Cecenia: differenze tra le versioni
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{{Nota disambigua|l'entità statutale non riconosciuta esistita tra il 1991 e il 2000|Repubblica cecena di Ichkeria}}
{{nd|il film del 2004 diretto da Leonardo Giuliano|Cecenia (film)}}
{{NN|Russia|marzo 2022}}
{{Divisione amministrativa
|Nome =
|Nome ufficiale = {{
|Panorama =
|Didascalia =
|Voce bandiera = Bandiera della Cecenia
|Voce stemma = Stemma della Cecenia
|Stato = RUS
|Grado amministrativo =
|Tipo = [[Repubbliche della Russia|repubblica
|Divisione amm grado 1 = Caucaso settentrionale
|Capoluogo = {{simbolo|Coat of Arms of Grozny (Chechnya).svg|14}} [[Groznyj]]
|Amministratore locale = [[Ramzan Kadyrov]]
|Partito =
|Data elezione = 15 febbraio 2007
|Lingue ufficiali = [[Lingua russa|russo]], [[Lingua cecena|ceceno]]
|Data istituzione = 11 gennaio [[1991]]
|Latitudine gradi = 43
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|Longitudine EW = E
|Altitudine =
|Superficie =
|Note superficie =
|Abitanti =
|Note abitanti = https://www.gks.ru/storage/mediabank/Popul2020.xls
|Aggiornamento abitanti =
|Nome abitanti = ceceni
|Targa = 10
|Inno = [[Inno nazionale della Cecenia]]
|PIL =
|PIL procapite =
|PIL PPA =
|PIL procapite PPA =
|Immagine localizzazione =
|Mappa = Chechnya and Caucasus.png
|Didascalia mappa =
}}
[[File:RIAN archive 908389 Victory Day parade in Russian Regions.jpg|thumb|Veterani ceceni della [[seconda guerra mondiale]]]]
La '''Cecenia''' ({{russo|Чечня́|Čečnjá}}; {{ceceno|Нохчичоь|Noxçiyçö}}), ufficialmente '''Repubblica Cecena''' ({{russo|Чеченская Республика|Čečenskaja Respublika}}; {{ceceno|Нохчийн Республика|Noxçiyn Respublika}}), è una [[Repubbliche della Russia|repubblica della Federazione Russa]].
==Geografia ==
===Confini ===
[[File:Ĉeĉenio_DE.svg|alt=Carte simplifiée de la Tchétchénie.|miniatura|343x343px]]
Confina a nord-ovest con il [[Territorio di Stavropol']], ad est e nord-est con la repubblica del [[Daghestan]], a sud con la [[Georgia]] e ad ovest con le repubbliche dell'[[Inguscezia]] e dell'[[Ossezia Settentrionale-Alania|Ossezia del Nord-Alania]]. Si trova sulle montagne del [[Caucaso]] nel [[Circondario federale del Caucaso Settentrionale]] della [[Russia|Federazione Russa]].
== Storia ==
=== Il XVI secolo e l'annessione all'Impero Russo ===
{{Vedi anche|Cosacchi del Volga}}
Parte dell'[[Impero ottomano]] dal [[XV secolo]], nel [[1577]] i [[Cosacchi]] liberi provenienti dal [[Volga]] e stabilitisi sulle rive del [[Terek (fiume)|fiume Terek]] formarono una comunità raccolta nello [[Stato cosacco del Terek]]. Nel [[1783]] i regni di [[Russia]] e [[Georgia]] firmarono il [[trattato di Georgievsk]], con il quale i ''Kartli-Kakheti'', ovvero i signori della regione, si sottomettevano all'autorità imperiale russa diventando un protettorato. Per assicurarsi una comunicazione diretta tra la Georgia e le altre regioni della [[Transcaucasia]], l'[[Impero russo]] cercò di espandere il proprio controllo sulla Cecenia, provocando così lo scoppio della [[guerra caucasica]] nel [[1817]], scatenando la guerra di resistenza della popolazione soprattutto nelle zone degli altopiani, contro le quali venne inviata un'armata al comando del generale [[Aleksandr Barjatinskij]] forte di 250.000 uomini, che riuscì a sedare la rivolta soltanto nel [[1859]]. Annessa alla Russia nel [[1873]], anche se con periodiche ribellioni ([[Imamato del Caucaso]]), Cecenia ed [[Inguscezia]] furono inglobate nella [[Repubblica delle Montagne del Caucaso Settentrionale|Repubblica Autonoma Socialista Sovietica Ceceno-Inguscia]] alla nascita dell'[[Unione Sovietica]].
=== La rivolta contro l'Unione Sovietica ===
{{Vedi anche|Insurrezione cecena del 1940-1944}}
Durante la [[seconda guerra mondiale]], i ceceni insorsero contro i russi sperando di approfittare dell'impegno dell'esercito sovietico su altri fronti per ottenere l'indipendenza, ma una volta che l'[[Armata Rossa]] ebbe ricacciato le truppe nemiche, [[Stalin]] ordinò una durissima punizione per i ceceni collaborazionisti. Il 23 febbraio [[1944]] con l'[[Operazione Lentil]] in una sola notte cinquecentomila cittadini ceceni vennero deportati dal governo centrale sovietico nella [[repubblica sovietica del Kazakhstan]]. Qui i ceceni vennero isolati e le famiglie disperse nel tentativo di "decaucasizzare" i ribelli. Fu loro concesso di ritornare alla loro regione d'origine solo nel [[1957]].
===
{{vedi anche|Prima guerra cecena}}
Dopo il [[Dissoluzione dell'Unione Sovietica|collasso dell'Unione Sovietica]] in Cecenia nacque un movimento indipendentista che entrò in conflitto con la [[Russia]], non disposta a riconoscere la secessione della Cecenia. Tra i motivi dell'
[[Džochar Dudaev]], il presidente nazionalista della repubblica cecena, dichiarò l'indipendenza della nazione dalla Russia nel [[1991]]. Nella sua campagna elettorale presidenziale del [[1990]] [[Boris El'cin]] aveva promesso di riconoscere le richieste di autonomia amministrativa e fiscale dei governi federati, spesso disegnati su base etnica in epoca sovietica, e il 31 marzo [[1992]] la [[Duma di Stato (Federazione Russa)|Duma]] (presieduta da [[Ruslan Imranovič Chasbulatov|Ruslan Chasbulatov]], un ceceno) approvò una legge in tal senso, in base alla quale El'cin e Chasbulatov firmarono il Trattato della Federazione (Russa), che definiva la divisione dei poteri fra i due livelli di governo, con 86 degli 88 territori interessati. Il [[Tatarstan]] firmò nella primavera del [[1994]], mentre nel caso della Cecenia, che rifiutava di ritirare la dichiarazione di indipendenza, nessuna delle due parti tentò seriamente di trattare.
[[File:CRI flag emblem.png|thumb|left|Bandiera indipendentista cecena]]
Nel [[1994]] il presidente russo [[Boris El'cin]] inviò 30.000 soldati nella repubblica per impedirne la secessione, scatenando la [[prima guerra cecena]]; nonostante le truppe russe, mal equipaggiate e poco motivate, subissero sconfitte anche notevoli ad opera dei ribelli, riuscirono a prendere il controllo della capitale [[Groznyj]] nel febbraio del [[1995]] e a uccidere Dudaev il 21 aprile [[1996]] con un missile sul luogo in cui si trovava, con un'operazione gestita dalla intelligence militare centrale. Il 6 marzo 1996, tra i 1.500 e i 2.000 ribelli ceceni si infiltrarono all'interno di Groznyj e per tre giorni lanciarono attacchi a sorpresa in molte zone della città riuscendo anche a impossessarsi di armi e munizioni. Sempre a marzo, i ceceni attaccarono Samaški, dove centinaia di civili furono uccisi quando furono catturati dai russi; il mese successivo, il 16 aprile, il comandante saudita [[Ibn al-Khattab]] nell'agguato di Šatoj distrusse una grande colonna di corazzati russi uccidendo 53 soldati (secondo molti 100); in un altro attacco 28 soldati furono uccisi vicino a [[Vedeno]].<sup>[[Prima guerra cecena#cite note-29|[29]]]</sup>
Le perdite militari e le crescenti vittime civili resero la guerra ancora più impopolare in [[Russia]]; le vicine elezioni presidenziali indussero il governo di [[Boris Nikolaevič El'cin|Boris El'cin]] alla ricerca di una via d'uscita al conflitto. Nonostante l'uccisione di [[Džochar Dudaev]], avvenuta il 21 aprile 1996, il movimento separatista permase. Il mese successivo, il 28 maggio 1996, il presidente russo [[Boris Nikolaevič El'cin|El'cin]] dichiarò la vittoria a Groznyj, dopo un temporaneo "cessate il fuoco" con il presidente ceceno ''ad interim'' [[Zelimchan Jandarbiev]],<sup>[[Prima guerra cecena#cite note-30|[30]]]</sup> ma le forze armate continuavano la guerra. Il 6 agosto 1996, tre giorni prima che [[Boris Nikolaevič El'cin|El'cin]] venisse nominato presidente della Russia per il secondo mandato e quando la maggior parte delle truppe russe venne spostata a sud in attesa dell'offensiva finale nelle roccaforti separatiste in montagna, i ribelli ceceni lanciarono un attacco a sorpresa su Groznyj. [[Šamil' Salmanovič Basaev|Šamil' Basaev]] al comando di circa 5000 uomini il 6 agosto 1996 attaccò Groznyj, riuscendo ad occupare tutti i punti chiave della città e a tendere imboscate ai soccorsi. La riuscita del piano e l'alto numero di prigionieri russi costrinsero [[Aleksandr Ivanovič Lebed'|Aleksandr Lebed']] a trattare e a firmare l'accordo di [[Chasavjurt]], che sancì la definitiva vittoria cecena.
A fine agosto [[1996]] [[Boris Nikolaevič El'cin|El'cin]], grazie anche all'opera di mediazione condotta dal Gruppo di Assistenza dell'OSCE (organizzazione per la Cooperazione e Sicurezza in Europa) guidata dal diplomatico svizzero Tim Guldimann, si accordò con i leader ceceni per un [[cessate il fuoco]] a [[Chasavjurt]] in [[Daghestan]] che portò nel [[1997]] alla firma di un trattato di pace. Alla fine della ''prima guerra russo-cecena'' (1994-96) venne eletto come primo [[Presidente della Cecenia]] [[Aslan Maschadov]], il comandante delle forze ribelli che firmò con il generale Aleksandr Lebed' la tregua con le forze armate russe. [[Aslan Maschadov]] venne eletto con un mandato quadriennale in un'elezione tenuta sotto monitoraggio internazionale nel gennaio [[1997]], quando i separatisti rappresentavano una forza maggioritaria. Tuttavia una grave crisi economica, le continue azioni terroristiche di Basaev e la perdurante presenza di ''signori della guerra'', che in varie zone sostituivano completamente l'autorità governativa, ridimensionarono fortemente la figura del comandante Maschadov.
=== La seconda guerra cecena (1999-2009) ===
{{vedi anche|Seconda guerra cecena}}
Dopo la prima guerra cecena il paese si presentava devastato sia economicamente che psicologicamente. La maggior parte delle infrastrutture erano distrutte, così come città e attività industriali; inoltre queste non potevano essere ricostruite visto che le riparazioni di guerra non lasciarono mai la Russia. Le attività criminali e il perdurante blocco economico post guerra corrosero il tessuto socioeconomico e lasciarono il campo aperto per una maggior penetrazione del [[wahhabismo]], in particolare nelle fasce deboli della popolazione, i disoccupati e i giovani.
Nell'agosto [[1999]] [[Šamil' Salmanovič Basaev|Šamil' Basaev]] e l'IIPB (Brigate internazionali), miliziani jihadisti non inquadrati nell'esercito ceceno, invasero il [[Daghestan]]. Contemporaneamente all'invasione in territorio daghestano, venne sferrata una serie di attentati dinamitardi in alcune abitazioni di [[Mosca (Russia)|Mosca]] e [[Volgodonsk]] e nella cittadina daghestana di [[Bujnaksk]]. Il 4 settembre [[1999]] uno di questi attentati contro una palazzina che ospitava le famiglie di poliziotti russi fece 62 vittime. Gli attentati, che durarono nelle successive due settimane, fecero complessivamente 300 morti. Le autorità russe, primo fra tutti l'allora Presidente [[Boris Nikolaevič El'cin|Boris El'cin]], accusarono degli attentati i separatisti ceceni.
<sup>[[Seconda guerra cecena#cite note-14|[14]]]</sup>Il 29 settembre 1999 le autorità russe chiesero alla Cecenia l'estradizione dei responsabili materiali degli attentati, e il giorno successivo le forze di terra russe iniziarono l'invasione della Cecenia<sup>[[Seconda guerra cecena#cite note-defused-15|[15]]][[Seconda guerra cecena#cite note-16|[16]]][[Seconda guerra cecena#cite note-guardian.co.uk-17|[17]]][[Seconda guerra cecena#cite note-wsws.org-18|[18]]]</sup>. A nulla valsero i tentativi di [[Aslan Maschadov]] di ridurre Putin a più miti consigli. Le truppe russe invasero la Cecenia nel settembre 1999, radendo al suolo la capitale Groznyj. Nel 2001, Maschadov promulgò un decreto che ne prorogava la carica per un altro anno. Non gli fu tuttavia possibile partecipare alle elezioni presidenziali del [[2003]], dato che i partiti separatisti furono posti fuori legge e che su di lui pendeva l'accusa di far parte di forze separatiste: Maschadov fu costretto a ritirarsi sulle montagne.
[[File:Coat of Arms of the Chechen Republic of Ichkeria.svg|thumb|[[Stemma]] indipendentista della [[Repubblica cecena di Ichkeria]]]]
Alla fine del 2002 il Presidente Putin si convinse a stringere ulteriormente la morsa in Cecenia dopo i sanguinosi [[Crisi del teatro Dubrovka|fatti del Teatro Dubrovka]], quando tra il 23 e il 26 ottobre al teatro Dubrovka di Mosca vennero sequestrati e tenuti in ostaggio circa 850 civili da parte di un gruppo di 40 militanti armati ceceni, e l’intervento delle forze armate russe si concluse con la morte di più di 150 persone.
Dopo l'uccisione di [[Aslan Maschadov]] ad opera dei servizi russi, avvenuta il 9 marzo [[2005]], il nuovo capo dei separatisti divenne [[Abdul Halim Sadulaev]], esponente di quella "nuova guardia" stanca dei silenzi dell'Occidente e che non esitò nel settembre del [[2005]] a destituire i vecchi ministri del defunto Maschadov, sostituendoli con personaggi più estremisti come [[Šamil' Salmanovič Basaev|Šamil' Basaev]]. Il 17 giugno [[2006]] le truppe speciali russe uccisero Sadulaev; il 9 luglio [[2006]] anche il leader della guerriglia cecena Šamil' Basaev, l'uomo più ricercato in [[Russia]], venne ucciso nel corso di un'operazione delle forze speciali russe insieme ad altri guerriglieri che si trovavano con lui in [[Inguscezia]]. Il 16 aprile [[2009]] le operazioni contro il terrorismo in Cecenia furono dichiarate ufficialmente concluse da parte russa e passate in toto al governo ceceno.<sup>[[Seconda guerra cecena#cite note-Russia.27ends Chechnya operation-1|[1]]]</sup>
== Politica ==
La Cecenia è una Repubblica della Federazione Russa, la cui Costituzione regionale è entrata in vigore il 2 aprile [[2003]], dopo un referendum tenutosi il 23 marzo [[2003]].
Sin dal [[1990]] la repubblica cecena è stata al centro di conflitti legali, militari e civili riguardanti la sua indipendenza. L'attuale governo recepisce la maggior parte delle leggi della precedente Repubblica socialista sovietica, della successiva Repubblica cecena e della Federazione Russa. Questo compromesso viene visto da alcuni come troppo pro-federale.
Il 5 ottobre [[2003]] [[
Il 9 maggio [[2004]], Kadyrov è stato ucciso in uno stadio di Groznyj con una [[mina (ordigno)|mina]] posta nella tribuna d'onore fatta esplodere durante una parata a commemorazione della vittoria sovietica della [[seconda guerra mondiale]]. [[
Il 29 agosto [[2004]] si è tenuta una nuova elezione presidenziale. Stando alla commissione elettorale cecena, [[Alu
Anche la conduzione dell'elezione è stata contestata, senza tuttavia l'apertura di contestazioni formali. Le elezioni sono state sorvegliate nel loro svolgimento dalla [[Comunità
Il 4 marzo [[2006]] il primo ministro [[
==
===
(nel territorio della moderna Cecenia)<ref>{{
<div style="overflow:auto">
{| class="wikitable" style="text-align: right;"
|- style="background:#e0e0e0;"
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| style="text-align:left;"| [[Ceceni]]
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| style="text-align:left;"| [[Russi]]
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|-
| style="text-align:left;" colspan="17"| <sup>1</sup> <small>2
|}
</div>
==
===
==== Distretti ====
La '''Repubblica di Cecenia''' è divisa nei seguenti [[rajon della Russia|rajon]]
# [[Naurskij rajon]] (''Наурский'')
# [[
# [[Nadterečnyj rajon]] (''Надтеречный'')
# [[Groznenskij rajon]] (''Грозненский'')
# [[Gudermesskij rajon]] (''Гудермесский'')
# [[
# [[Ačkhoj-Martanovskij rajon]] (''Ачхой-Мартановский'')
# [[Urus-Martanovskij rajon]] (''Урус-Мартановский'')
Riga 308 ⟶ 323:
# [[Šarojskij rajon]] (''Шаройский'')
==== Principali centri urbani ====
[[File:
# [[Argun (Cecenia)|Argun]]
# [[Znamenskoe (Cecenia)|Znamenskoe]]
# [[Naurskaja]]
# [[Ačkhoj-Martan]]
# [[Urus-Martan]]
# [[Groznyj]]
# [[Ojschara]]
# [[Sernovodskoe]]
# [[Šali]]
# [[Kurčaloj]]
# [[Gudermes]]
# [[Šelkovskaja]]
# [[Itum-
# [[Šatoy]]
# [[Vedeno]]
# [[Nožaj-Jurt]]
== Geografia fisica ==
[[File:Kezenoy-lake.jpg|thumb
* Popolazione: 1,3 milioni di abitanti
* Area: 19,300 km²
Riga 334 ⟶ 352:
*** [[Daghestan]]
** Internazionali:
*** [[
'''Fiumi:'''
* [[Terek (fiume)|Terek]]
* [[Sunža]]
* [[Argun (fiume)|Argun]]
Riga 350 ⟶ 368:
== Popolazione ==
{{
La maggior parte dei ceceni è di [[islam|religione musulmana]] [[sunniti|sunnita]]; la regione vi fu convertita tra il [[XVI secolo]] e il [[XVIII secolo]].
Alla fine dell'era sovietica i russi rappresentavano il 23% circa della popolazione (269.000 nel 1989), tuttavia la guerra
Le lingue usate nella repubblica sono la [[lingua cecena]] e la [[lingua russa]]. La lingua cecena appartiene alla famiglia linguistica Vaynakh, o del Caucaso centro-settentrionale, che include anche le lingue inguscia e batsb. Alcuni ricercatori collocano questa famiglia linguistica in una super-famiglia ibero-caucasica.[[File:Evstafiev-chechnya-women-pray.jpg|thumb|Donne cecene]]La Cecenia ha una tra le popolazioni più giovani della Federazione Russa, la cui popolazione sta generalmente invecchiando. Nei primi anni '90 era una tra le poche regioni la cui popolazione cresceva in modo naturale.
* '''Popolazione''': 1.103.686 abitanti (2002)
** ''Urbana'': 373.177 (
** ''Rurale'': 730.509 (
** ''Maschi'': 532.724 (48.3%)
** ''Femmine'': 570.962 (51.7%)
Riga 369 ⟶ 384:
** ''Rurale'': 22,7 anni
** ''Maschile'': 21,6 anni
** ''Femminile'': 23
* '''Numero di nuclei familiari''': 195.304 (1.069.600 persone)
** ''Urbano'': 65.741 (365,577 persone)
Riga 375 ⟶ 390:
==Diritti umani==
[[File:Mass grave in Chechnya.jpg|thumb|
Nel 2006 la [[Human Rights Watch]] riportò che le forze cecene sotto il comando di Mosca
I gruppi per i diritti umani hanno criticato lo svolgimento delle elezioni parlamentari nel 2005 in quanto
La ''Internal Displacement Monitoring Centre'' riportò che dopo che centinaia di migliaia di persone abbandonarono le loro case in seguito al conflitto inter-etnico e [[
I due conflitti hanno prodotto violazioni dei diritti umani acclarate dalla UN Commission on Human Rights<ref>{{Cita web|cognome=Refugees|nome=United Nations High Commissioner for|url=http://www.refworld.org/docid/3b00f2ba44.html|titolo=Refworld {{!}} Commission on Human Rights resolution 2000/58 Situation in the Republic of Chechnya of the Russian Federation|accesso=2016-03-06|sito=Refworld}}</ref> oltre che dalla massima sede giurisdizionale internazionale, la [[Corte europea dei diritti umani]], in almeno tre sentenze di condanna della [[Federazione russa]], di seguito riassunte.
===Sentenze 24 febbraio 2005, casi Chašiev e Akaeva c. Russia, Isaeva, Jussupova e Bazaeva c. Russia e Isaeva c. Russia===
La Corte europea dei diritti dell'uomo era chiamata a deliberare su richiesta di sei cittadini della Cecenia che avevano accusato Mosca della morte di loro parenti, uccisi durante attacchi e bombardamenti delle forze armate russe nel 1999 e nel 2000.
Nel primo caso considerato, avvenuto nella capitale cecena Groznyj, nessun esito avevano avuto presso le istanze nazionali le esecuzioni extra-giudiziali di parenti dei ricorrenti ad opera di personale dell'esercito russo a fine gennaio 2000; i corpi dei familiari erano stati rinvenuti mutilati da ferite da armi da fuoco e da taglio dopo un'incursione delle forze armate russe in cerca di ribelli separatisti. L'inchiesta penale, più volte sospesa e riaperta, si era conclusa senza l'identificazione dei responsabili, e nel 2003 una corte civile aveva ordinato al Ministero della difesa il pagamento di un indennizzo a Chašiev in relazione all'uccisione dei suoi parenti da parte di personale militare non identificato. I due ricorrenti hanno sostenuto dinanzi alla Corte europea che i loro familiari erano stati torturati e assassinati dai membri dell'esercito russo, che l'indagine condotta sulle circostanze del loro decesso era stata inefficace e che, inoltre, non avevano beneficiato di alcun rimedio nazionale effettivo, invocando di conseguenza l'art. 2 ([[diritto alla vita]]), l'art. 3 ([[divieto di tortura]]) e l'art. 13 ([[diritto a un ricorso effettivo]]) della [[Convenzione europea dei diritti dell'uomo]] (CEDU).
Nel secondo caso, i ricorrenti, residenti in Groznyj fino al 1999, hanno denunciato il bombardamento indiscriminato da parte degli aerei militari russi di civili in fuga da Groznyj il 29 ottobre 1999 su un corridoio umanitario verso l'Inguscezia; tale bombardamento aveva causato l'uccisione dei familiari di Isaeva, il ferimento delle prime due ricorrenti nonché la distruzione del veicolo di Bazaeva contenente tutti i beni della sua famiglia. Le tre ricorrenti hanno lamentato la violazione del loro diritto alla vita e di quello dei loro familiari, nonché del loro diritto alla protezione contro trattamenti inumani e degradanti, affermando altresì che l'indagine intrapresa dalle autorità russe in merito alle circostanze dell'attacco era stata inefficace e che non avevano beneficiato di un ricorso nazionale effettivo; le richiedenti hanno invocato gli artt. 2, 3 e 13 della CEDU, nonché, nell'ultimo caso, l'art. 1 del Protocollo n. 1 (protezione della proprietà).
Infine, nel terzo caso, la richiedente sosteneva che il suo villaggio Katyr-Yourt della Cecenia era stato bombardato in maniera indiscriminata dall'esercito russo il 4 febbraio 2000 e, in conseguenza di questo bombardamento, i suoi familiari erano rimasti uccisi. Un'inchiesta penale aperta nel settembre del 2000 aveva confermato la versione dei fatti formulata dalla ricorrente ma vi si pose fine nel 2002, giacché le azioni dei militari furono stimate legittime nelle circostanze date (un gruppo importante di combattenti illegali occupava allora il villaggio e si rifiutava di arrendersi). La ricorrente ha quindi affermato che il diritto alla vita dei suoi familiari era stato violato, che l'indagine in merito al loro decesso era stata inefficace e che non aveva beneficiato di un ricorso interno effettivo, facendo leva sugli artt. 2 e 13 della CEDU. In tutti i casi esaminati, la Corte ha riconosciuto quanto meno la violazione dell'articolo 2 ed ha disposto, in applicazione dell'art. 41, il risarcimento di danni pecuniari e non pecuniari ai sei ricorrenti per un ammontare di 135.710 euro, nonché il pagamento delle spese giudiziali per complessivi 32.779 euro.
===Sentenza 27 luglio 2006, caso Bazorkina c. Russia===
La Russia è stata dichiarata responsabile della sparizione di un giovane ceceno di 25 anni, Chadži-Murat Jandiev, mentre si trovava in custodia nelle mani delle forze di sicurezza moscovite. La causa era stata intentata dalla madre, Fatima Bazorkina, che ha anche accusato le autorità russe di non aver condotto indagini adeguate. Fra le prove, la donna ha presentato un filmato nel quale si vede chiaramente un generale russo che, dopo aver sbrigativamente interrogato Jandiev vicino a un autobus, dà ordine di portarlo via e ucciderlo. Da allora non si hanno più notizie del ragazzo.
Mosca ha respinto le accuse della madre sostenendo che non è stato dato nessun ordine di ucciderlo, né esiste alcuna prova che Jandiev sia morto. I giudici, tuttavia, hanno stabilito che il ragazzo è presumibilmente deceduto e che la Russia deve essere considerata legalmente responsabile per questo. Il fatto che da nessuna parte sia stata annotato l'arresto del giovane viene considerato della Corte un'aggravante. «La Corte - si legge in un comunicato - considera il fatto in sé una mancanza molto grave, perché ha consentito ai responsabili di un atto di privazione della libertà di nascondere il loro coinvolgimento nel crimine». La Corte ha, inoltre, riconosciuto alla madre un risarcimento di 35.000 euro e il rimborso delle spese sostenute.
La sentenza è stata accolta favorevolmente dai gruppi che si battono per i diritti umani: è un fatto che potrebbe aprire le porte alle oltre 200 simili denunce che attendono di essere ascoltate. Dall'inizio del secondo conflitto ceceno nel 1999 sono oltre 5.000 le persone scomparse.
===Sentenza 9 novembre 2006, caso Estamirov c. Russia===
La sentenza reagisce all'uccisione di cinque membri di una famiglia, tra cui una donna al nono mese di gravidanza (febbraio 2000). La Corte europea per i diritti umani ha emesso una sentenza di condanna nei confronti della Federazione russa che dovrà pagare 200.000 euro di risarcimento ai parenti di una famiglia massacrata nel febbraio del 2000 alla periferia di Groznyj. Fra i sette morti della famiglia Estamirov c'erano anche un bambino di appena un anno, una ragazza di 19 e una donna incinta.
Il tribunale di Strasburgo ha dato tre mesi di tempo a Mosca per pagare il risarcimento, in base all'articolo 2 della Convenzione europea per i diritti umani. Ha anche condannato la Russia in base all'articolo 13 della convenzione, che garantisce il diritto alla rappresentanza legale, sottolineando che le autorità non hanno ottemperato all'obbligo di aprire un'inchiesta sulla strage, come chiesto dai parenti delle vittime. I giudici della Corte hanno all'unanimità stabilito che Mosca ha violato il "diritto alla vita", oltre a criticare il fatto che le autorità non sono state in grado di portare avanti un'adeguata indagine sugli omicidi.
===Persecuzione degli omosessuali===
{{vedi anche|Diritti LGBT in Russia}}
Nell'aprile del 2017 il periodico [[Novaja Gazeta]] ha pubblicato un'inchiesta che porta alla luce le persecuzioni degli [[Omosessualità|omosessuali]] in Cecenia.<ref>{{cita web|url=https://www.novayagazeta.ru/articles/2017/04/04/72027-raspravy-nad-chechenskimi-geyami-publikuem-svidetelstva|lingua=russo|accesso=12 aprile 2017|titolo=Crimes against Chechen gays|urlmorto=no|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170404195042/https://www.novayagazeta.ru/articles/2017/04/04/72027-raspravy-nad-chechenskimi-geyami-publikuem-svidetelstva|dataarchivio=4 aprile 2017}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2017/04/11/in-cecenia-prigioni-segrete-per-i-gay-torture-e-omicidi.-attivata-la-farnesina_a4a53812-47a5-4c9d-a2ab-2ddf1bc957f4.html|titolo=In Cecenia prigioni segrete per i gay, torture e omicidi. Attivata la Farnesina|accesso=12 aprile 2017|editore=ANSA|urlmorto=no|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170412032949/http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2017/04/11/in-cecenia-prigioni-segrete-per-i-gay-torture-e-omicidi.-attivata-la-farnesina_a4a53812-47a5-4c9d-a2ab-2ddf1bc957f4.html|dataarchivio=12 aprile 2017}}</ref>
Testimoni riportano che le forze dell'ordine perseguono, arrestano, picchiano e torturano persone sospettate di essere omosessuali.
Il governo ceceno attraverso le parole del primo ministro [[Ramzan Kadyrov]] ha smentito tali accuse negando, di fatto, l'esistenza di persone omosessuali nel paese, sottolineando però che "se tali persone esistessero in Cecenia, le forze dell'ordine non dovrebbero preoccuparsi di loro dal momento che ci penserebbero gli stessi familiari a spedirli da dove non possono più tornare".<ref>{{cita web|url=https://www.independent.co.uk/news/world/europe/chechnya-ramzan-kadyrov-gay-citizens-massacre-chechen-leader-do-not-exist-russia-vladimir-putin-a7675906.html|lingua=en|titolo=Chechen leader Ramzan Kadyrov denies massacre of gay citizens saying ‘such people do not exist’|accesso=12 aprile 2017|data=10 aprile 2017|sito=independent.co.uk|urlmorto=no|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170718074902/http://www.independent.co.uk/news/world/europe/chechnya-ramzan-kadyrov-gay-citizens-massacre-chechen-leader-do-not-exist-russia-vladimir-putin-a7675906.html|dataarchivio=18 luglio 2017}}</ref>
== Inno nazionale ==
L'inno nazionale della Cecenia è [[Şatlaqan Illi]].
== Sport ==
=== Calcio ===
La selezione di calcio della Cecenia è una selezione di calcio creata in rappresentanza della repubblica di Cecenia, non riconosciuta ufficialmente a livello internazionale in quanto la Cecenia non è membro né della [[FIFA]] né della [[UEFA]] e pertanto non può partecipare ai tornei organizzati da queste due società (come i [[Campionato mondiale di calcio|campionati mondiali di calcio]] e i [[Campionato europeo di calcio|campionati europei di calcio]]). Attualmente è membro della [[NF-Board]], che organizza gare non ufficiali tra altre squadre non ufficiali ed ha accettato di prendere parte alla [[VIVA World Cup]]. La Cecenia ha perso 14-0 con l'Occitania in un'amichevole e non ha mai vinto una partita in VIVA World Cup.<ref>{{cita web|url=http://www.fedefutbol.net/fed.aspx?id=TCH|titolo=Federaciones Internationales de Fútbol entry|accesso=22 febbraio 2007|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20080506182702/http://www.fedefutbol.net/fed.aspx?id=TCH|dataarchivio=6 maggio 2008|urlmorto=sì}}</ref><ref>{{cita web | 1 = http://www.nf-board.com/ | 2 = Non FIFA Board | accesso = 22 febbraio 2007 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20170919005221/http://nf-board.com/ | dataarchivio = 19 settembre 2017 | urlmorto = sì }}</ref>
== Note ==
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== Bibliografia ==
* [[Carlo Gubitosa]], [http://www.peacelink.it/conflitti/docs/121.pdf ''Viaggio in Cecenia. La guerra sporca della Russia e la tragedia di un popolo'']. Nuova Iniziativa Editoriale, 2003.
* [[Jacques Allaman]], ''CECENIA- Ovvero l'irresistibile ascesa di Vladimir Putin''. Fazi Editore, 2003.
* [[Anna Politkovskaja]], ''Cecenia, il disonore russo'', Fandango 2003
* [[Anna
* [[Alexandre Dumas (padre)|Alexandre Dumas]], ''La guerra santa. Viaggio tra i ribelli ceceni'', traduzione di Antonio Coltellaro, Rubbettino, 2002
* [[Milana Terloeva]], ''Ho danzato sulle rovine'', Corbaccio, 2008
* [[Wojciech Jagielski]], ''Le torri di pietra: storie dalla Cecenia'', Bruno Mondadori, 2007.
* {{en}} Olga Oliker, ''[http://www.rand.org/pubs/monograph_reports/MR1289.html Russia's Chechen Wars 1994-2000. Lessons from Urban Combat]'', [[Rand Corporation]], ISBN 0-8330-2998-3 (analisi strategica delle guerre cecene, scaricabile gratuitamente)
* [[Jonathan Littell]], ''Cecenia, anno III'', Einaudi, 2010.
== Voci correlate ==
* [[Ceceni]]
* [[Groznyj]]
* [[Insurrezione cecena del 1940-1944]]
* [[Repubblica delle Montagne del Caucaso Settentrionale]]
* [[Repubblica cecena di Ichkeria]]
* [[Prima guerra cecena]]
* [[Seconda guerra cecena]]
== Altri progetti ==
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== Collegamenti esterni ==
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