Matelica: differenze tra le versioni
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{{Divisione amministrativa
|Nome = Matelica
|Panorama = PanoramaMatelica.jpg
|Didascalia = Panorama
|Bandiera = Matelica-
|Voce bandiera =
|Voce stemma =
|Stato = ITA
|Grado amministrativo = 3
|Divisione amm grado 1 = Marche
|Divisione amm grado
|Amministratore locale = Denis Cingolani
|Partito = [[lista civica]] di [[centro-destra]]
|Data elezione = 10-6-2024
|Data
|Sottodivisioni = Balzani, Braccano, Castiglione, Cavalieri, Colferraio, Collepere, Colli, Mistriano, Pezze, Piane, Poggeto, San Nicola, Terricoli, Valbona, Vinano
|Divisioni confinanti = [[Apiro]], [[Castelraimondo]], [[Cerreto d'Esi]] ([[provincia di Ancona|AN]]), [[Esanatoglia]], [[Fabriano]] ([[provincia di Ancona|AN]]), [[Fiuminata]], [[Gagliole]], [[Poggio San Vicino]], [[San Severino Marche]]
|Zona sismica = 2
|Gradi giorno = 2054
|Nome abitanti = matelicesi
|Patrono = [[Adriano di Nicomedia|sant'Adriano]]
|Festivo = 16 settembre
|PIL =
|PIL procapite =
|Mappa = Map of comune of Matelica (province of Macerata, region Marche, Italy).svg
|Didascalia mappa = Posizione del comune di Matelica nella provincia di Macerata
}}
'''Matélica''' ([[Alfabeto fonetico internazionale|AFI]]: {{IPA|/maˈtelika/|it}};<ref>{{DOP|id=1053788}}</ref><ref name="dipi">{{dipi|Matelica}}</ref> ''Matélleca'' o ''Matérga'' in [[Dialetti marchigiani#Dialetti marchigiani centrali|dialetto locale]]<ref name="utet">{{cita libro|titolo=Dizionario di toponomastica|anno=1990|editore=UTET|città=Torino|p=454}}</ref>) è un [[Comune (Italia)|comune italiano]] di {{Popolazione|ITA}} abitanti<ref name="template divisione amministrativa-abitanti" /> della [[provincia di Macerata]] nelle [[Marche]].
== Geografia fisica ==
Matelica è posta a 354 [[
== Origini del nome ==
L'origine del nome ''Matelica'' è oscura: non sembrano esistere altri luoghi o città con questo nome, e rarissimi (ad esempio [[Bastelica]] in [[Corsica]]) sono quelli che terminano con la stessa desinenza. Si attesta l'assonanza con Mensa Matellica, frazione di [[Ravenna]], sito noto per i rinvenimenti dell'età del Bronzo,<ref>{{Cita web|autore =|url =http://www.archeoserver.it/space/UniBo/Tesi/Abstract/Ravaglia.pdf|titolo =L’abitato dell’età del Bronzo di Mensa Matellica (Ravenna)|accesso =|editore =|data =|urlmorto =sì|urlarchivio =https://web.archive.org/web/20150119171605/http://www.archeoserver.it/space/UniBo/Tesi/Abstract/Ravaglia.pdf|dataarchivio =19 gennaio 2015}}</ref> ma l'origine di tale toponimo è probabilmente legato al fatto che là nel Cinquecento ebbero delle proprietà i conti [[Ottoni (famiglia)|Ottoni]] di Matelica.
Secondo un'ipotesi poco convincente il nome potrebbe essere di origine [[celti]]ca e significare ''paese dei prati'', dal celtico ''matten'', ''prato''.
Ancora più azzardata è una supposizione di origine greca, essendo i greci stabilitisi nella vicina [[Ancona]]: dal greco ''màthesis'', ''studio'', o, con più cognizione, ''metelis'', ''luogo di delizie''.
{{Senza fonte|Se si considera l'antico nome dialettale ''Matelga'', allora potrebbe essere interessante considerare la parola ''teleg'', che in molte lingue antichissime, come quelle semitiche, significa ''neve'', e dunque ''luogo coperto di neve''.}}
Si potrebbe far risalire l'origine al latino, alla forma ''mater liquoris'', ''madre delle acque'', anche se nessun fiume nasce nel suo territorio e, soprattutto, [[Gaio Plinio Secondo|Plinio il Vecchio]] chiama la città ''Matilica Matilicatis'', e dunque il nome le era già stato assegnato.
Recenti studi<ref>{{Cita web|autore = Borghi, Guido|url = https://iris.unige.it/handle/11567/317595#.VjtBabcvdD-|titolo = Rivista italiana di onomastica - 2012|}}</ref> ipotizzano un nome celtico ''Mati-lika'', derivante dalla traduzione del toponimo [[Lingua picena meridionale|sudpiceno]] ''Kupra Vepets'', "buona lastra di pietra".
== Storia ==
=== Origini e storia romana ===
Le origini della città di Matelica risalgono al [[Paleolitico]]. Gli [[umbri]], popolazione indoeuropea, già nel [[2000 a.C.]] si erano stanziati nella valle del fiume Esino, dove sorge la città. La nascita vera e propria del centro abitato è fatta risalire all'incontro delle popolazioni umbre con quelle picene. I [[piceni]], popolo proveniente dall'[[Abruzzo]] e dall'ascolano, costruirono il primo centro abitato vero e proprio, sfruttando i già presenti insediamenti primigeni.
Con l'arrivo dei [[Storia romana|Romani]], la città subì un rapido cambiamento; dopo la [[battaglia del Sentino]] ([[295 a.C.]]), svoltasi a pochi chilometri da Matelica, la città fu assoggettata ai nuovi conquistatori. Le terre contigue alla città furono spartite tra i legionari veterani e ci fu un rapido processo di romanizzazione di tutta la zona.
Dopo la [[guerra sociale]], la cittadinanza romana fu estesa prima ai Latini, poi agli Umbri e in seguito a tutta la penisola; nel [[70 a.C.
Matelica fu iscritta alla tribù Cornelia e nel [[101 d.C.]] la città ospitò l'imperatore [[Traiano]] in partenza per la [[Dacia (provincia romana)|Dacia]] da [[Ancona]]. In seguito, il generale Caio Arrio Clemente, che aveva visitato la città a seguito dell'imperatore, sarà nominato
Con l'avvento della cristianità sull'impero, Matelica fu sede vescovile sin dal 400
Il vescovo rimase l'unica autorità dopo la caduta dell'impero: la città si ritrovò soggetta a incursioni dei [[barbaro|barbari]]
Nel 552 la [[Battaglia di Tagina|battaglia]] tra [[Totila]] e [[
=== Alto Medioevo ===
Con l'arrivo dei [[Franchi]], la città fu ricostruita e, dopo l'800 d.C., come molte altre città, fu assoggettata a
=== Il comune (1100-1200) ===
[[File:Loggia Matelica.jpg|thumb
Quando l'Imperatore [[Federico Barbarossa]] tornò in Germania, Matelica si ribellò all'impero e scacciò i [[Ottoni (famiglia)|conti Ottoni]], famiglia con capostipite il conte Attone di cui sopra, e si costituì libero [[comune]],
La comunità, però, venne a patti con i figli del conte Attone, che giurarono fedeltà e si impegnarono a proteggerla; in questo modo la città fu ricostruita, grazie anche all'appoggio dell'
Il conte Attone (discendente del conte di cui sopra)
Dopo la ricostruzione, il paese era stato chiamato ''Nuovo Castello di Sant'Adriano'', ma il vecchio nome tornò presto in auge
Nel 1259, dopo una provocazione di [[Camerino]], i matelicesi presero posizione tra i
=== Trecento ===
Nei primi anni
In questo periodo si
=== La signoria degli Ottoni ===
[[File:Loggetta degli ottoni.jpg|thumb
Alla fine del Trecento il vicariato della città fu affidato dal [[papa Bonifacio IX]] agli [[Ottoni (famiglia)|Ottoni]]. Questa famiglia, in un primo tempo, lasciò invariata la struttura comunale, per poi lentamente sopprimerla e accentrare in sé tutti i poteri
All'inizio del
Alcune scelte di natura ecclesiastica, però, irritarono il popolo e con la signoria di [[Anton Maria Ottoni]] (1508-1564) iniziò il malcontento generale, dovuto soprattutto all'eccessiva crudeltà e tirannia di quest'ultimo, che non esitava a incarcerare e uccidere i suoi avversari politici. A causa della condotta tirannica, i rapporti con i matelicesi si erano fatti talmente tesi che alcuni cittadini, nel febbraio del 1545,
=== Dopo la signoria ===
Con [[papa Paolo V]], nel 1618, Matelica fu affidata
Nel 1692 la cittadinanza si riappacificò con i conti Ottoni, nominandoli cittadini onorari, e nel
=== L'epoca napoleonica e il Risorgimento ===
[[File:
L'arrivo dei [[Francia|francesi]] guidati da [[Napoleone Bonaparte|Napoleone]] soppresse il vescovado e, con la liberalizzazione dei commerci introdotta, la città subì un forte declino industriale, soprattutto nel settore della lana.
Il ritorno sotto lo [[Stato Pontificio]] fu quasi un sollievo per la popolazione, che tuttavia issò le bandiere tricolori durante i [[Primavera dei popoli|moti del 1848]] sul Palazzo del Comune per solidarietà ai rivoltosi di tutta [[Italia]]. Dopo la [[battaglia di Castelfidardo]], in città furono esposte ancora una volta le bandiere e, nel [[Plebisciti risorgimentali|plebiscito]], il "sì" all'unione al [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno
=== Dal Regno d'Italia
La nuova situazione riportò il libero commercio e l'attività da industriale divenne agricola, impoverendo parecchio tutta la popolazione.
===
[[File:Matelica-Gonfalone.png|thumb|100px|Il gonfalone comunale]]
Lo stemma e il gonfalone sono stati riconosciuti con DCG del 10 novembre 1932.<ref name="ACS">{{Cita web|url=https://patrimonioacs.cultura.gov.it/patrimonio/9f58deea-0e15-464f-82dd-948c9fe7d27d/1009-matelica|titolo=Bozzetti di stemma e gonfalone del Comune di Matelica|accesso=2024-08-29|sito=Archivio Centrale dello Stato}}</ref>
{{Citazione|Di rosso, alla croce piena d'argento.Ornamenti esteriori da Città.}}
Il gonfalone è un drappo di bianco.<ref name="ACS"/>
== Monumenti e luoghi
=== Architetture religiose ===
[[File:
[[File:SanFrancescoMatelica.JPG|thumb|
[[File:Chiesa del suffragio Matelica.jpg|thumb|
[[File:Sant'agostino Matelica.JPG|thumb|
{{vedi anche|Concattedrale di Santa Maria Assunta (Matelica)}}
;Chiesa della Beata Mattia
Costruita nel 1255, dell'antica fattura non rimane più nulla; il più antico segno è il campanile, databile nel XV secolo, mentre sono evidenti gli interventi ristrutturali operati nel tempo, che hanno dato alla chiesa uno stile barocco, quasi rococò. Ad essa vi è annesso il Monastero delle [[Clarisse]] più antico di Matelica, e anche il più famoso per il ricordo della Beata [[Mattia Nazareni|Mattia Nazzarei]] (1253-1320), che lì visse santamente. La chiesa settecentesca conserva sotto l'altare il venerato corpo della beata. Il monastero custodisce altri dipinti di pregevole esecuzione, tra quali particolarmente apprezzabili sono la ''Croce'' del XIII secolo, dipinta da un anonimo artista marchigiano, una ''Madonna col Bambino'' risalente alla fine del XIII secolo e una ''Madonna in adorazione del Bambino con un offerente francescano'', detta ''Madonna della culla'', opera del cosiddetto [[Maestro di Staffolo]], databile al 1455-60 circa, una delle quattro versioni di questo soggetto, forse derivato da un originale perduto di [[Gentile da Fabriano]].<ref>Matteo Mazzalupi, ''Maestro di Staffolo, Madonna in adorazione del Bambino con un offerente francescano (Madonna della Culla)'', in Alessandro Del Priori (a cura di), ''Luca di Paolo e il Rinascimento nelle Marche'', Perugia, 2015, pp. 50-51.</ref> Negli ambienti monastici è anche una ''Annunciazione'' attribuita a [[Lorenzo di Giovanni de Carris]] e databile ai primi anni dell'ultimo decennio dfel Quattrocento.<ref>Alessandro Delpriori, ''Lorenzo di Giovanni de Carris, detto il Giuda, Annunciazione,'' in ''Lorenzo de Carris e i pittori eccentrici nelle Marche del primo Cinquecento'', a cura di Alessandro Delpriori, catalogo di mostra, Perugia, 2016, pp. 76- 77.</ref>
;Chiesa di San Francesco
{{vedi anche|Chiesa di San Francesco (Matelica)}}
Giunti a Matelica fin dal secolo XIII [[Ordine dei frati minori|frati minori]], e tra di essi vi era il beato [[Gentile da Matelica]], la chiesa fu edificata tra il 1240 e il 1260, fu completamente rinnovata alla prima metà del secolo XVIII, è stata seriamente danneggiata dal terremoto del 2016 ed è in corso il suo restauro dal maggio 2022.<ref>{{Cita web|url=https://www.ilrestodelcarlino.it/macerata/cronaca/via-al-cantiere-per-la-rinascita-del-complesso-di-san-francesco-1.7656957|titolo=Via al cantiere per la rinascita del complesso di San Francesco
Stanziati più di 9 milioni per la ristrutturazione, Matelica attende il giorno della riapertura.}}</ref> L'interno a unica navata con cappelle laterali, conserva ancora buona parte dell'arredo antico, come le pale di [[Luca di Paolo da Matelica]], di [[Marco Palmezzano]], di [[Eusebio da San Giorgio]], nonché la decorazione della cappella Mozzanti di [[Giovanni Serodine]] (1623-1625). In chiesa era la ''Madonna della Rondine'' di [[Carlo Crivelli]], oggi alla [[National Gallery (Londra)|National Gallery]] di [[Londra]].
;Chiesa del Suffragio o delle Anime purganti
Con la sua mole proporzionata ed elegante, domina la piazza Enrico Mattei, completandone l'armonia tra gli edifici che la contornano. Sorse nel [[1690]] con le offerte dei cittadini sull'area di una chiesa più antica dedicata a San Sebastiano, patrono della città. Fu consacrata nel [[1715]]. A croce greca, nella sua misurata eleganza racchiude dei buoni quadri, tra cui il ''Crocifisso ed Anime Purganti'' di [[Salvator Rosa]]. Nella cappella a sinistra è collocata una statua di San Sebastiano, di fattura rinascimentale, datata [[1585]]. In sagrestia vi sono due quadri con parti napoletane, databili alla fine del Seicento, e raffiguranti la ''Madonna con San Francesco di Paola'' il primo e la ''Madonna e Santi'' il secondo, un tempo collocati sugli altari laterali della chiesa. Merita considerazione anche un'immagine della ''Madonna della Misericordia'', posta su un antiestetico ornamento, un tempo oggetto di particolare devozione. L'organo, di modeste proporzioni, è opera del Fedeli.
;Chiesa di Sant'Agostino
Risale al [[XIV secolo]]; la facciata si orna di un ricco portale romanico, inclinato in avanti, unico resto della primitiva costruzione. L'interno, rinnovato nel XVIII secolo, è a pianta basilicale a tre navate su pilastri, sovrastato da cupoletta. Nel presbiterio, a destra, ''Noli me tangere'', tela di [[Ercole Ramazzani]]; a sinistra, ''Cristo sotto il torchio'', tela seicentesca d'ignoto, d'eccezionale iconografia. In fondo alla navata sinistra, ''Madonna col Bambino e santi'', tela del Ramazzani, firmata e datata [[1588]]; sull'altare del transetto sinistro, ''Estasi di San Francesco'' attribuita al [[Guercino]]; al terzo altare sinistro, ''Crocifisso'' ligneo intagliato del [[XV secolo]]. Per questa chiesa [[Luca Signorelli]] aveva dipinto nel 1504 una pala per l'altare maggiore con la ''Deposizione'', venduta nel 1736, tagliata in più pezzi e sopravvissuta in alcuni frammenti, che doveva riprendere la composizione di quella nella [[Basilica di Santa Margherita|Chiesa di Santa Margherita]] a Cortona. Il dipinto, che dovette essere grandioso, ebbe grande risonanza nell'ambiente artistico marchigiano.<ref>Alessandro Delpriori, ''Lorenzo di Giovanni de carris, detto il Giuda. Un pittore del cinquecento nelle marche'', in ''Lorenzo de Carris e i pittori eccentrici nelle Marche del primo Cinquecento'', a cura di Alessandro Delpriori, catalogo di mostra, Perugia, 2016, pp. 25-26.</ref>
;Chiesa di San Filippo
Fu edificata a metà del XVII secolo per generosità del matelicese Ottaviano Grassetti nei confronti dei [[Confederazione dell'oratorio di San Filippo Neri|padri filippini]] che, giunti a Matelica nel [[1640]], vivevano in stretti e vecchi spazi. L'esterno della facciata si presenta in mattoni con richiami [[borromini]]ani; il prospetto posteriore presenta un luminoso e vivace punto di vista architettonico. Tutti gli elementi d'eccessivo barocchismo sono opera del primo restauro effettuato un secolo dopo la sua prima costruzione. All'interno si trova il pregiatissimo [[Crocifisso]], proveniente dalla vicinissima chiesa di San Giovanni, opera quattrocentesca di scultura lignea. In onore di quest'ultimo si svolgono a Matelica le ''Feste Triennali'', durante le quali si venera il Crocifisso che è portato di sera in sera in tutte le chiese matelicesi. Altre pregevoli opere presenti nel tempio sono un ''San Filippo'', già sull'altare maggiore, che adora la ''Vergine'' di Emilio Savonazzi (1580-1660), la ''Madonna dello Scalpore'' e altre pitture di scuola romana del Seicento e del Settecento. Inoltre, prezioso è il capolavoro di Pierleone Grezzi, di cui si conserva, nel Museo Piersanti, una stampa del [[1725]] illustrante il [[Concilio Lateranense V|Concilio Lateranense]], relativo al miracolo di [[Filippo Neri|San Filippo]], raffigurante il [[Papa Benedetto XIII|cardinale Orsini]] salvato dal terremoto.
;Chiesa dei Santi Teresa e Valentino
Risale alla metà del XVII secolo (la sua costruzione è durata dal 1695 al 1712). Dopo un testamento, ne divennero proprietari i [[Ordine dei carmelitani scalzi|carmelitani scalzi]], grazie alla rinuncia dei [[Compagnai di Gesù|gesuiti]] al fine di smentire a loro danno a seguito dell'uccisione del benefattore Conte Pellegrini. Nel 1823 la chiesa passò ai padri filippini, quindi nel [[1842]] ai [[Congregazione silvestrina|silvestrini]] che, tuttora, ne hanno il possesso. La chiesa è di stile barocco. Di buona mano è la tela dell'altare; pregevoli sono anche due preziose tavole, esposte in sacrestia, con ''San Sebastiano e Santa Caterina'' e con ''San Giovanni Battista e San Romualdo'', scomparto laterale di un trittico la cui tavola centrale è oggi al [[Musée du Petit Palais]] di [[Avignone]], eseguito tra 1468 e 1470 circa da [[Lorenzo d'Alessandro]], proveniente dalla chiesa di Sant'Antonio Abate. Le tavole, opere giovanili del pittore, coniugano elementi ancora tardogotici derivati dal [[Lorenzo Salimbeni|Salimbeni]], come il fondo oro, le vesti svolazzanti dei profeti o il prato fiorito, con elementi già rinascimentali, come la volumetria e la spazialità delle figure poste in diagonale, influenzate da [[Nicolò Alunno|Niccolò di Liberatore]].<ref>Alessandro Delpriori, ''Lorenzo d'Alessandro, San Sebastiano, Santa Caterina d'Alessandria e il profeta Daniele; San Giovanni Battista, San Bernardo da Chiaravalle e il profeta Eliseo'', in Alessandro Del Priori (a cura di), ''Luca di Paolo e il Rinascimento nelle Marche'', Perugia, 2015, pp. 56-57.</ref> Dopo il [[Terremoto di Umbria e Marche del 1997|terremoto del 27 settembre 1997]], fu restaurata negli anni 2001-2002 e inaugurata solennemente il 15 ottobre.
;Chiesa di San Rocco
Poco distante dall'ormai demolita Porta della Valle, sorse nel [[1529]]. Le ridotte dimensioni la qualificano immediatamente come cappella votiva edificata dalla comunità per impetrare l'allontanamento della peste. L'impianto planimetrico è a croce greca con un soffitto a crociera composita stellare. Un recente restauro ha eliminato la tinteggiatura scoprendo il mattoncino con un procedimento che, se esalta le caratteristiche strutturali del tempietto, non rispetta molto la realtà storica dell'edificio, che appartiene al secolo XVI. Modificato dunque l'interno nelle sue caratteristiche coloristiche, rimane interessantissima la struttura esterna, dalla quale traspare la dinamica costruttiva dell'insieme: un cubo inserito in un impianto a croce greca. Ne deriva una scansione tripartita dei muri perimetrali in profondità, scansione ripetuta su tutte e quattro le fronti del tempio. Si qualifica dall'esterno come struttura organicamente articolata nell'ambito di un sistema composto che prevede una forte spinta dinamica all'interno di un telaio rigidamente geometrico.
;Chiesa di Regina Pacis
Voluta fortemente dal parroco Franco Paglioni, e progettata dall'architetto Piero Sampaolo, la chiesa è stata consegnata ai propri fedeli l'8 dicembre [[2000]]. La sua struttura è completamente in cemento armato, l'esterno è in mattoncino e il tetto in legno.
;Monastero di Santa Maria Nuova
Sorge appena fuori delle mura castellane, dalla parte del quartiere della Vecchia. La chiesa fu completamente ricostruita nei primi decenni del secolo XVIII, utilizzando, però, gli elementi d'arredo sacro della chiesa precedente. In questo modo si è salvato, ed è tuttora visibile, il prezioso altare ligneo attribuito a Paris Scipione. Il monastero fu trasformato in Ospedale per invalidi nel [[1870]] e ancora oggi ospita una Casa di Riposo per anziani.
'''Chiesa di San Michele Arcangelo, Santuario del Santissimo Crocifisso'''
La chiesa, in campagna nei pressi della frazione di Rastia, è di origine medievale e l'aspetto e le dimensioni attuali si pensa possano risalire al 1199, quando un monaco che proveniva da San Severino Marche, trasportando un Crocifisso verso una meta sconosciuta, dopo aver passato la notte a Rastia, volle proseguire il suo cammino ma non riuscì a sollevare il Crocifisso da terra. La chiesa è stata però più volte rimaneggiata ma conserva un affresco sulla parete sinistra con un ''San Cristoforo'' di [[Diotallevi di Angeluccio]] di [[Esanatoglia]] e qualche lacerto nella parete di fronte. Il ''Crocifisso'' oggetto di devozione si trova appeso a una gloria lignea ottocentesca ma non è più quello medievale. Questo è cinquecentesco ed è stato attribuito a [[Simone De Magistris|Simone de Magistris]].<ref>Alessandro Delpriori, ''Simone De Magistris (?), Cristo crocifisso'', in ''Capriccio e Natura. Arte nelle Marche del secondo Cinquecento'', a cura di A. M. Ambrosini Massari, A. Delpriori, Cinisello Balsamo 2018, pp. 170-171.</ref>
;Abbazia di Santa Maria in Rotis
Nei pressi della frazione di Braccano, circondata dai monti del massiccio del [[monte San Vicino]], sorge l'antica abbazia benedettina di Santa Maria de Rotis, attualmente in un deplorevole stato di abbandono.<ref>[https://www.iluoghidelsilenzio.it/abbazia-di-santa-maria-in-rotis-matelica-mc/ I Luoghi del Silenzio - Abbazia di Santa Maria in Rotis – Matelica (MC)]</ref><ref>{{Cita web |url=http://www.luoghidelsilenzio.it/marche/01_abbazie/00031/index.htm/ |titolo=Luoghi del Silenzio - Marche - Abbazia di Santa Maria in Rotis – Matelica (MC) |accesso=11 maggio 2023 |dataarchivio=13 dicembre 2017 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20171213205610/http://www.luoghidelsilenzio.it/marche/01_abbazie/00031/index.htm |urlmorto=sì }}</ref>
=== Architetture civili ===
[[File:Palazzo del comune.jpg|thumb|upright=1.4|Palazzo del Comune]]
;Palazzo comunale
L'edificio, di proprietà della famiglia Scotti di Narni, parenti stretti degli [[Ottoni (famiglia)|Ottoni]], fu acquistato dal Comune di Matelica nel [[1606]] per avere uffici più funzionali. Al momento dell'acquisto, il palazzo presentava gravi danni alle strutture principali, che mettevano in serio rischio la sua stabilità e la sua permanenza nella piazza principale. Solo alla fine del secolo XIX, dopo un duro lavoro di noti architetti, il palazzo divenne una realtà stabile e sicura. All'interno del palazzo si possono ammirare la lapide di Caio Arrio e una tela raffigurante Sant'Onofrio di Salvatore Rosa. Sotto lo stemma del comune è rappresentata la vergine lauretana protettrice della città. Inoltre, il comune vanta anche il possesso di una raccolta di disegni del ritrattista matelicese [[Raffaele Fidanza]] (1797-1846).
;Palazzo del Governatore o dei Pretori e Torre civica
Il nome nacque dalla residenza nel palazzo, costruito su ordine di Ottone IV, del luogotenente imperiale. Molte sono state le ristrutturazioni, sicuramente non tutte rispettose dello stile originario, ma ciò nonostante il palazzo abbellisce la piazza principale su cui troneggia. Accorpata all'edificio è la Torre Civica, la cui base, per alcuni, potrebbe essere contemporanea dell'edificio, mentre per altri potrebbe risalire a un'epoca antecedente il [[1175]]. La torre fu sopraelevata alla fine del XV secolo e successivamente, nel [[1893]], fu allargata alla base per problemi di stabilità.
;Palazzo Ottoni
Fu costruito nel [[1472]], per conto di Alessandro e Ranuccio Ottoni, dagli architetti Costantino e Giovan Battista da Lugano. Il palazzo rinascimentale è antistante la Piazza Enrico Mattei e contribuisce a renderla originale per la pluralità stilistica degli edifici che la circondano. Sul retro è presente un cortile che, tramite una loggetta aerea rinascimentale ancora presente, caratterizzata da esili ed elegante colonnine, lo collegava a un'altra proprietà della famiglia.
Dal [[1998]] il piano terra ospita la [[Biblioteca comunale Libero Bigiaretti|biblioteca comunale]] intitolata allo scrittore matelicese [[Libero Bigiaretti]].
;Teatro comunale "Giuseppe Piermarini"
[[File:Matelica - Teatro Piermarini.jpg|miniatura|Teatro Piermarini]]
Risale al [[1805]]. La sua struttura è a palchetti, tre ordini più il loggione; ha un aspetto molto elegante. La progettazione si deve al celebre [[Giuseppe Piermarini]], che fu architetto della [[Teatro alla Scala|Scala di Milano]], mentre le decorazioni pittoriche, databili tra il [[1810]] ed il [[1812]], sono da attribuire al pittore Spiridione Mattei. Presso il teatro si conservano reperti archeologici relativi a resti d'abitazione dell'[[età del ferro]] e a un impianto termale d'epoca romana (I-II secolo d.C.). Il teatro è stato inaugurato nel [[1812]] con l'esecuzione di tre melodrammi, ''Ser Marcantonio'' di [[Stefano Pavesi]], ''Oh, che originale'' di [[Johann Simon Mayr|Giovanni Simone Mayr]] e ''Il filosofo sedicente'' di [[Giuseppe Mosca]]. Oggi ospita la stagione teatrale della città e molti altri eventi. Nel suo ''foyer'', recentemente rinnovato, ha sede un'enoteca del [[Verdicchio di Matelica]], che promuove il premiatissimo vino.
;Ospedale di San Sollecito
L'antico Ospedale di San Sollecito, ancora esistente è oggi sede del Polo di [[Medicina veterinaria|Medicina Veterinaria]] dell'[[Università degli Studi di Camerino|Università di Camerino]]. Nella cappella è un affresco probabilmente proveniente da una scomparsa cappella dedicata a San Domenico a [[Campamante]], raffigurante la ''Madonna di Loreto'', opera di [[Lorenzo d'Alessandro]] e databile alla fine del Quattrocento.<ref>''I pittori del Rinascimento a Sanseverino. Lorenzo D'Alessandro e Ludovico Urbani'', catalogo della mostra a cura di Vittorio Sgarbi e S. Papetti, Milano, 2001.</ref>. Le sue funzioni per la popolazione sono state sostituite dal moderno Ospedale "Enrico Mattei".
===Altro===
[[File:Globo di Matelica.jpg|miniatura|Il Globo di Matelica]]
[[File:Braccano_Murales.JPG|miniatura|Murales di Braccano]]
;Globo di Matelica
Il [[Globo di Matelica]] è un reperto archeologico rinvenuto casualmente nel 1985 durante i lavori di consolidamento delle fondamenta del Palazzo del Governo nel centro storico di Matelica (Macerata).
;Murales di Braccano
A Braccano, la più grande frazione del comune, posta sulla strada che da Matelica giunge al [[Monte San Vicino]], sono presenti dei ''murales''. Essi, di origine recente, voluti dall'amministrazione comunale, sono stati eseguiti dagli allievi delle accademie di [[Accademia di Belle Arti di Brera|Brera]], [[Accademia di belle arti di Urbino|Urbino]] e [[Accademia di belle arti di Macerata|Macerata]] sui muri esterni delle case, delle stalle e dei fienili presenti nella frazione. Ad oggi sono presenti oltre cinquanta ''murales'', dipinti in tempi diversi.
== Società ==
=== Evoluzione demografica ===
{{Demografia/Matelica}}
=== Tradizioni e folclore ===
{{F|centri abitati delle Marche|aprile 2023}}
[[File:Piazza Enrico Mattei, Matelica 02.jpg|thumb|La fontana di piazza Enrico Mattei]]
* Chi percorre, camminando o correndo, sette giri intorno alla fontana di piazza Enrico Mattei, sotto la supervisione di un addetto dell'associazione Pro Matelica, viene premiato con la ''Patente da mattu''. Tale tradizione deriva da un'antica legge degli Ottoni, che obbligava tutte le persone andate in fallimento a fare dodici giri intorno alla fontana gridando: «Io ho ceduto alli miei beni et per questo nisiuno mai più me creda».
{{citazione|Se a Matelica chiudessero le porte, sarebbe un manicomio|[[Sisto V]]}}
* Il vicolo Orfanelle, nel centro storico, è conosciuto dai più come vicolo Basciafemmine, ovvero ''baciafemmine''. La sua natura tortuosa permetteva, infatti, di appartarsi non visti.
* Le quattro statue che gettano acqua nella fontana di piazza Enrico Mattei sono posizionate in direzione dei punti cardinali e i matelicesi hanno dato loro affettuosi soprannomi: ''La Sirena'' a nord, ''Maccagnano'' a est, ''Biutino'' a sud e ''La Veloce'' a ovest.
==
=== Biblioteche ===
;Biblioteca comunale Libero Bigiaretti
La [[Biblioteca comunale Libero Bigiaretti]] trae origine dall'incameramento dei fondi librari dei [[Minori francescani|Minori]] Osservanti a seguito della soppressione degli ordini religiosi e della legge che condusse all'[[Eversione dell'asse ecclesiastico]]. L'istituzione della Biblioteca comunale avviene formalmente nel 1957.
===
Matelica è sede distaccata dell'[[Università degli Studi di Camerino|Università di Camerino]], facoltà di Medicina Veterinaria.<ref>[http://www.unicam.it/studenti/didattica/guida_studente/CL-LM42_Veterinaria.pdf Guida dello studente] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20100216222328/http://www.unicam.it/studenti/didattica/guida_studente/CL-LM42_Veterinaria.pdf |data=16 febbraio 2010 }}</ref>
=== Musei ===
;Museo Piersanti
Il museo, uno dei più importanti della regione, affonda la sua origine nel secolo XVII, allorché monsignor [[Venanzio Filippo Piersanti]], nato a Matelica nel [[1688]], iniziò all'interno del suo palazzo una raccolta d'oggetti d'alto valore storico-culturale e artistico. Il palazzo è donato, nonostante tutto quello che esso già abbondantemente e di notevole valore conteneva, grazie a un testamento nel [[1901]], per opera della marchesa Teresa Capaci Piersanti, al capitolo cattedrale di Santa Maria. Tutti gli oggetti contenuti nel palazzo avevano in comune solo il carattere della pregevolezza, spaziando in ogni campo e settore, dalla pittura alla scultura, dall'artigianato alla stampa, e molto altro. È per quest'accostamento irrazionale d'opere e d'oggetti, anche pezzi archeologici, che il museo ha acquistato una caratteristica e un'originalità del tutto proprie e interessanti. Con il passare degli anni il museo si è gradualmente arricchito di tele, pitture e sculture, grazie all'apporto di varie chiese locali, delle confraternite, del comune e, di recente, per il dono del pittore locale [[Diego Pettinelli]], consistente in centoquindici pastelli con vedute di Matelica, e con un campionario di stoffe e di merletti di gran valore appartenenti alla famiglia Murani Mattozzi di Matelica, di alcuni abiti di [[XVII secolo|Seicento]], [[XVIII secolo|Settecento]] e [[XIX secolo|Ottocento]]. Negli ultimi anni è stata aperta al pubblico la nuova stanza degli [[argenteria|argenti]].
Il museo si presenta lungo un itinerario comprendente tre sale a piano terra e ben sedici al primo piano, e ospita anche diverse curiosità; tra queste, le stanze del palazzo legate più alla quotidianità, dalla cucina ai locali per la [[vinificazione]]: se il frantoio è andato perso, le cantine con relative attrezzature hanno conservato l'assetto originario. Mancano molti oggetti d'uso quotidiano, di cui un meticoloso inventario redatto nel [[1763]] fornisce tuttavia interessante testimonianza. Oltre agli oggetti da cucina, agli attrezzi per realizzare insaccati suini e a quelli per fare il pane, sono inventariati, sempre in un registro settecentesco, i capi di bestiame allevati nelle fattorie.
;Museo archeologico
Il museo è allestito all'interno di palazzo Finaguerra, edificio storico, ubicato nei pressi del complesso monumentale di San Francesco. Il palazzo risale, nel suo aspetto attuale, a un periodo che va dalla fine del XVIII all'inizio XIX secolo, periodo in cui sono state realizzate anche le decorazioni pittoriche degli ambienti del primo e del secondo piano. Il museo espone reperti archeologici provenienti da Matelica e dal suo comprensorio; questi coprono un arco cronologico piuttosto ampio, che va dalla [[preistoria]] fino al [[Medioevo]] e all'età [[Rinascimento|rinascimentale]]. Particolarmente rappresentata è la fase relativa alla [[civiltà picena]], con i ricchi corredi delle tombe di VIII-VII secolo a.C. Di particolare rilievo sono le tombe della [[Periodo orientalizzante|fase "orientalizzante"]] (fine VIII-inizio VI secolo a.C.). Di eccezionale interesse, anche per la sua rarità, è l'orologio solare sferico in marmo con iscrizioni in greco, noto come ''Globo di Matelica'', datato tra il I e il II secolo d.C.
=== Musica ===
==== Gruppo Folk Città di Matelica ====
Il gruppo [[folk]] "Città di Matelica", fondato nel 1966, poi costituitosi in Associazione Folklorica con finalità di ricerca delle antiche tradizioni, si compone di 35-40 elementi. I costumi, i balli e i canti presentati sono frutto di ricerche storiografiche in archivi storici pubblici e privati. I bozzetti originali dei costumi della sposa e dello sposo matelicano sono conservati nella [[Civica raccolta delle stampe Achille Bertarelli|Galleria Bertarelli]] di [[Milano]]. Lo spettacolo presentato dal gruppo ripropone il folklore matelicese e dell'alto maceratese di fine Ottocento; è piacevole per le coreografie e il colore dei costumi, allegro e vivace nel ritmo musicale. Il gruppo partecipa ogni anno a trasferte a livello nazionale e internazionale, portando per il mondo la cultura e le usanze delle Marche.
=== Cucina ===
Oltre alle specialità tipiche [[cucina marchigiana|marchigiane]],
=== Eventi ===
==== Festival Internazionale del Folklore ====
Uno degli eventi principali dell'estate matelicese è il Festival Internazionale del Folklore. Nato dall'esigenza dell'Associazione Folklorica "Città di Matelica" di realizzare scambi culturali con altre formazioni italiane o straniere, esso rappresenta un momento di incontro tra culture e religioni diverse, unite in un grande spettacolo di suoni e di colori, un appuntamento con le danze e le voci di tutto il mondo. Il Festival, organizzato dall'Associazione Folklorica "Città di Matelica", con la partecipazione del Comune di Matelica, della Regione Marche e della Comunità Montana Alte Valli del Potenza e dell'Esino, e la collaborazione dell'associazione Pro Matelica, si tiene ogni anno tra la fine di luglio e l'inizio di agosto, e si svolge nell'arco di sei serate, durante le quali gruppi provenienti da diverse parti del mondo si esibiscono in balli e canti tradizionali. Oltre agli spettacoli, i visitatori possono sostare negli stand gastronomici e assistere a una serata di teatro dialettale. Di solito viene anche allestita una piccola mostra dell'artigianato. Il Festival del Folklore è un evento di notevole valenza socio-culturale e un momento di integrazione e di scambio tra popoli ed etnie portatrici di usi, costumi e tradizioni differenti fra loro, e rappresenta un valido modo per far apprezzare e mantenere vive le antiche tradizioni e le culture dei vari popoli.
==== Premio Biennale di Narrativa "Matelica - Libero Bigiaretti" ====
Il Comune di Matelica ha intitolato allo scrittore il Premio Biennale di Narrativa "Matelica - Libero Bigiaretti" svoltosi dal 1998 al 2010 presso il Teatro comunale "Giuseppe Piermarini".
Una giuria scientifica selezionava una rosa di tre finalisti mentre il vincitore sarebbe stato scelto da una giuria popolare.
I vincitori del premio sono stati, in ordine cronologico, [[Giuliana Berlinguer]] (''Il mago dell'Occidente''), [[Carmine Abate]] (''La moto di Scanderbeg''), Carmine Abate (''Tra i due mari''), [[Piero Meldini]] (''La falce dell’ultimo quarto''), [[Giuseppe Bonura]] (''Il prato delle voci di marmo''),<ref>{{Cita web|url=http://www.comune.matelica.mc.it/bibliotecacomunale/news.asp?id=2776|titolo=Elenco vincitori Premio Biennale di Narrativa "Matelica-Libero Bigiaretti" al 2006|accesso=23/01/2019|dataarchivio=24 gennaio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190124041254/http://www.comune.matelica.mc.it/bibliotecacomunale/news.asp?id=2776|urlmorto=sì}}</ref> [[Gaetano Cappelli]] (''Storia controversa dell’inarrestabile fortuna del vino aglianico nel mondo''),<ref>{{Cita web|url=http://www.comune.matelica.mc.it/bibliotecacomunale/news.asp?id=2824|titolo=Comunicato stampa vincitore della sesta edizione del Premio Biennale di Narrativa "Matelica-Libero Bigiaretti"|accesso=23/01/2019|dataarchivio=23 gennaio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190123223630/http://www.comune.matelica.mc.it/bibliotecacomunale/news.asp?id=2824|urlmorto=sì}}</ref> [[Barbara Garlaschelli]] (''Non ti voglio vicino'').<ref>{{Cita web|url=http://www.laprimaweb.it/2010/12/12/barbara-garlaschelli-vince-il-premio-biennale-di-narrativa-matelica-libero-bigiaretti/|titolo=Barbara Garlaschelli vince il Premio Biennale di narrativa “Matelica – Libero Bigiaretti”|accesso=23/01/2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190123223657/http://www.laprimaweb.it/2010/12/12/barbara-garlaschelli-vince-il-premio-biennale-di-narrativa-matelica-libero-bigiaretti/|dataarchivio=23 gennaio 2019|urlmorto=sì}}</ref>
In occasione della consegna del Premio Biennale di Narrativa veniva consegnato anche il premio "Matelica" destinato a chi con la sua attività avesse contribuito in modo determinante a far conoscere le Marche in Italia e all'estero. I vincitori del premio sono stati [[Pietro Zampetti]], storico dell'arte (1998), [[Giuliano De Marinis|Giuliano de Marinis]], archeologo (2000), Franco Moschini, industriale (2002), [[Valentina Vezzali]], sportiva (2004).<ref>{{Cita web|url=http://www.comune.matelica.mc.it/comune/uffici-news.asp?id=1746|titolo=Il Premio Matelica alla campionessa olimpica marchigiana Valentina Vezzali|accesso=23/01/2019|dataarchivio=23 gennaio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190123223323/http://www.comune.matelica.mc.it/comune/uffici-news.asp?id=1746|urlmorto=sì}}</ref>
== Economia ==
L'economia si è trasformata da prevalentemente agricola
=== Prodotti enogastronomici ===
==== Vino ====
Il [[vino]] è uno dei prodotti tipici di Matelica, a partire dal famoso ''Verdicchio'', vitigno bianco marchigiano, le cui uve, nel microclima continentale della valle dell'Esino, assumono e trasmettono al vino, in aggiunta alla sua tipica mineralità, le caratteristiche di freschezza ed acidità, peculiari dei vini dei freddi climi montani. Particolarità che rende il [[Verdicchio di Matelica]] ben riconoscibile ed assai diverso dal [[Verdicchio dei Castelli di Jesi|"cugino" dei Castelli di Jesi]]. Nel gergo locale quello di Matelica è chiamato "Verdicchio di montagna" mentre quello di Jesi "Verdicchio di mare".
===== Verdicchio di Matelica =====
{{Vedi anche|Verdicchio di Matelica}}
{{citazione|{{cn|Il rosso vestito di bianco}}<ref>{{Cita web|url=https://www.comune.matelica.mc.it/c043024/zf/index.php/servizi-aggiuntivi/index/index/idtesto/20064|titolo=Il Verdicchio di Matelica|sito=Città di Matelica|accesso=5 luglio 2024|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20240705055222/https://www.comune.matelica.mc.it/c043024/zf/index.php/servizi-aggiuntivi/index/index/idtesto/20064|urlmorto=no}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.slowfood.it/slowine/il-verdicchio-di-matelica-di-cantine-belisario/|titolo=Il verdicchio di Matelica di Cantine Belisario|autore=Alice Scarzello|sito=Slow Food|accesso=5 luglio 2024|urlmorto=no}}</ref>}}
È stato riconosciuto vino a [[Denominazione di Origine Controllata|DOC]] il 21 luglio [[1967]], per primo nelle [[Marche]]. La disposizione
Il Verdicchio si presenta dal colore brillante, paglierino tenue, il profumo delicato con fragranze fresche e persistenti di frutta non completamente matura. Al sapore è asciutto, morbido, armonico, con retrogusto gradevolmente amarognolo.
È presente anche in versione riserva, passito e spumante.
Diverse volte si è classificato tra i primi bianchi d'
===== Esino bianco e rosso =====
{{Vedi anche|Esino bianco|Esino rosso}}
Queste due DOC sono riconosciute in tutta la [[provincia di Ancona]] e nei territori del Verdicchio di Matelica. L'
===== Colli Maceratesi bianco e rosso =====
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Questa DOC è prodotta in tutta la zona collinare della [[provincia di Macerata]]. Il bianco è prodotto all'80% da uve maceratino, mentre il rosso con almeno il 50% di Sangiovese. Sono entrambi vini giovani e leggeri.
== Infrastrutture e trasporti ==
===
Strada a scorrimento veloce in costruzione, ma aperta solo nel tratto che va da [[Fabriano]] a [[Castelraimondo]], è la [[Strada statale 256 Muccese|SS256 var]], arteria che fa parte del progetto [[Pedemontana delle Marche]], collegamento nord-sud nell'interno della regione.
=== Ferrovie ===
La cittadina ha una [[Stazione di Matelica|stazione ferroviaria]] facente parte della [[ferrovia Civitanova Marche-Fabriano]], servita da treni regionali [[Trenitalia]] nell'ambito del contratto di servizio stipulato con la [[Regione Marche]].
== Amministrazione ==
{{ComuniAmminPrecTitolo}}
{{ComuniAmminPrec|26 agosto [[1985]]|8 luglio [[1990]]|Nannino Crescentini|[[Democrazia Cristiana|DC]]||}}
{{ComuniAmminPrec|9 luglio [[1990]]|23 aprile [[1995]]|Nannino Crescentini|[[Democrazia Cristiana|DC]]||}}
{{ComuniAmminPrec|24 aprile [[1995]]|13 giugno [[1999]]|Antonio Roversi|[[Lista civica|Sviluppo per Matelica]]||}}
{{ComuniAmminPrec|14 giugno [[1999]]|12 giugno [[2004]]|Patrizio Gagliardi|[[Lista civica|Alternativa per Matelica]]||}}
{{ComuniAmminPrec|13 giugno [[2004]]|7 giugno [[2009]]|Patrizio Gagliardi|[[Lista civica]]||}}
{{ComuniAmminPrec|8 giugno [[2009]]|26 maggio [[2014]]|Paolo Sparvoli|[[Lista civica|Progetto Matelica]]||}}
{{ComuniAmminPrec|27 maggio [[2014]]|26 maggio [[2019]]|Alessandro Delpriori|[[Lista civica|Per Matelica]]||}}
{{ComuniAmminPrec|27 maggio [[2019]]|9 giugno [[2024]]|Massimo Baldini|[[Lista civica|Matelica Futura]]||}}
{{ComuniAmminPrec|10 giugno [[2024]]|''in carica''|Denis Cingolani|[[Lista civica|Matelica il futuro è adesso]]||}}
{{ComuniAmminPrecFine}}
Fonte: Ministero dell'Interno.<ref>http://amministratori.interno.it/</ref>
=== Gemellaggi ===
* [[Las Rosas (Santa Fe)|🇦🇷Las Rosas (Santa Fe)]]<ref>{{Cita web|lingua=it|url=https://halleyweb.com/c043024/zf/index.php/servizi-aggiuntivi/index/index/idtesto/20078|titolo=Città di Matelica|sito=halleyweb.com|accesso=2025-08-14}}</ref>
== Sport ==
=== Calcio ===
Maggior club calcistico comunale è il {{Calcio Matelica|N}}; fondato nel [[1921]] e contraddistinto dai colori sociali bianco-rossi, ha trascorso oltre novant'anni nelle divisioni dilettantistiche marchigiane, arrivando nel [[2012]] a disputare per la prima volta la [[Serie D]], di cui ha vinto la [[Coppa Italia Serie D 2018-2019|relativa coppa nazionale]] nel [[2019]]. Nella stagione 2019-2020, trovandosi al primo posto del proprio girone (a 8 giornate dal termine della regular season), il Matelica si è assicurato per la prima volta la promozione in [[Serie C]] a seguito del congelamento delle classifiche dovuto alla pandemia di [[Covid-19]]. Dopo un solo anno di militanza nel professionismo, nel [[2021]] il Matelica si è trasferito ad [[Ancona]] per rilevare la tradizione sportiva della [[Ancona Calcio|società calcistica del capoluogo]]; il marchio e la denominazione sono pertanto stati ceduti alla società concittadina Gruppo Sportivo Corrado Fabiani Matelica (in breve "Fabiani Matelica", fondata nel [[1982]] come "Virtus Matelica" e successivamente ridenominata alla memoria di un giovane calciatore morto in un incidente stradale), che ha dato continuità alla storia biancorossa nel dilettantismo.
Terzo club calcistico cittadino è il Real Matelica, che come la Fabiani non si è mai spinto oltre i campionati dilettantistici a carattere regionale e provinciale.
Il campo principale è lo stadio comunale Giovanni Paolo II, ubicato nell'omonimo centro sportivo in località Boschetto; esso non è però abilitato ad ospitare gare professionistiche, sicché il Matelica dal [[2020]] si è trasferito allo [[stadio Helvia Recina]] di [[Macerata]].
===
In campo maschile la pratica del futsal è portata avanti dalle società Polisportiva Junior Matelica e Virtus Matelica, mai spintesi oltre le divisioni dilettantistiche del campionato italiano.
Attivo nel settore femminile è l'Atletico Matelica, a sua volta militante nelle categorie amatoriali.
=== Basket ===
I club cestistici comunali maschili sono la Vigor Basket Matelica (dotata altresì di una squadra riserve) che nella stagione 2020-2021 disputa il campionato di [[Serie C regionale|Serie C Gold]] organizzato dal comitato regionale [[Marche]], quarto livello del [[campionato italiano di pallacanestro|campionato italiano di pallacanestro maschile]], e la Gladiatores Basket Matelica.
La pallacanestro femminile fa capo alla società sovracomunale Thunder Basket Matelica-Fabriano.
Attualmente la squadra di pallacanestro femminile disputa il campionato nazione di A2.
Tutti i suddetti club hanno connotazione dilettantistica.
=== Pallavolo ===
Espressione di Matelica nella pallavolo femminile è la Polisportiva Audax Matelica, militante nelle divisioni dilettantistiche.
=== Altri sport ===
A Matelica sono altresì attive le società dilettantistiche Tennis Club Matelica (per il tennis), Ciclisti Junior Matelica, Gruppo Ciclistico Matelica e Matelica Cycling Club (per il ciclismo), Bocciofila Matelica (per le bocce) e Salus Nuoto Matelica (per il nuoto).
== Note ==
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== Bibliografia ==
* Camillo Acquacotta
* Angela Montironi, Loretta Mozzoni, ''L'oro, il verde, il rosso, Matelica'', Macerata, Associazione pro Matelica, 1981.
* Amedeo Bricchi, ''Matelica, i suoi abitanti, il suo dialetto'', Recanati, 1984.
* Luca Barbini, ''La signoria degli Ottoni'', Matelica (Macerata), 1988.
* Amedeo Bricchi
* Libero Bigiaretti, ''Il mio paese'', Grottammare (AP), Stamperia dell'Arancio, 1995.
* Maria Fiorella Conti
* Maria Fiorella Conti
* Antonio Trecciola, ''I volti e la memoria, Matelica 1840-1925''Matelica, Fondazione Cassa di risparmio della provincia di Macerata, 2002.
* Amedeo Gubinelli
* Paolo Simonetti, ''La resistenza a Matelica'', Matelica, Gruppo editoriale Geronimo, 2004.
* Maria Fiorella Conti, ''Tibi dedicata: memorie e testimonianze della chiesa di S. Maria Cattedrale di Matelica'', Matelica, 2006.
* ''Matelica segreta e scomparsa'', da testi inediti di Mons. Tarcisio Cesari... [et al.]; con il contributo di Maria Fiorella Conti, Matelica, 2007 ISBN 978-88-89463-02-4.
== Voci correlate ==
* [[Comunità montana Alte Valli del Potenza e Esino]]
* [[
* [[Pala Ottoni]]
* [[Stazione di Matelica]]
== Altri progetti ==
{{interprogetto
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
{{
{{Stati italiani dal 1156 al 1454}}
{{Città romane della Regio VI Umbria}}
{{Comunità montana Alte Valli del Potenza e Esino}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|Marche}}
[[Categoria:Matelica|
[[Categoria:Città romane delle Marche]]
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