Grammatica sanscrita: differenze tra le versioni
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La [[grammatica]] della [[lingua sanscrita]] possiede un complesso sistema verbale, un sistema di [[Declinazione (linguistica)|declinazione]] dei sostantivi e aggettivi e conosce, inoltre, un ampio utilizzo di sostantivi composti. Essa fu studiata e codificata da grammatici indiani a partire dal tardo periodo dei [[Veda]] (VIII secolo a.C. circa), culminando nella grammatica redatta dal grande grammatico indiano [[Pāṇini]] attorno al IV secolo a.C.
==Tradizione grammaticale==
La tradizione grammaticale del sanscrito ([[vyākarana]], una delle sei discipline del cosiddetto ''[[Vedāṅga]]'') iniziò nel tardo periodo vedico indiano e trovò il proprio punto di massima espressione intellettuale con la codificazione grammaticale dell{{'}}''[[Aṣṭādhyāyī]]'' da parte del grammatico Pānini, un'opera consistente di 3990 aforismi.
L'autore sanscrito [[Kātyāyana]] compose i [[Vārtikas]] (le spiegazioni) di [[Pānini]]. [[Patañjali (grammatico)|Patañjali]], vissuto tre secoli dopo Pānini, scrisse il ''[[Mahābhāshya]]'', il ''Grande commentario'' sull{{'}}''Aṣṭādhyāyī'' e sui ''Vārtikas''.
È grazie all'opera di questi tre antichi grammatici del sanscrito che la tradizione grammaticale di questa lingua in tale epoca prende il nome di ''Trimuni vyākarana'' o ''Grammatica dei tre saggi''.
In ultimo, al fine di spiegare ulteriormente il significato dei suddetti sutras, gli autori [[Jayaditya]] e [[Vāmana]] scrissero nel sesto secolo dopo Cristo il commentario ''[[Kāsikā]]''.
La grammatica pāniniana trova uno dei propri fondamenti nei cosiddetti quattordici ''[[Shiva sutras]]'' o ''Maheshvara sutras''.
Essi espongono sinteticamente l'organizzazione dei [[fonemi]] della lingua sanscrita.
Degna di nota per lo sviluppo della riflessione grammaticale sulla lingua sanscrita fu nel XII secolo l'opera del grammatico [[Kaiyata]] che scrisse un commentario al ''Mahābhāshya'' di Patañjali.
Maggiormente influente fu il ''[[Rupāvatāra]]'', opera di [[Dharmakīrti]], il quale divulgò versioni più semplici della grammatica sanscrita.
Durante il diciassettesimo secolo l'opera di grammatica sanscrita più importante fu il ''[[Siddhānta kaumudi]]'' di [[Bhattoji Dīkshita]], assieme al quale esistono versioni derivate per opera del grammatico [[Varadarāja]].
Lo studio del sanscrito da parte di studiosi europei comincia nel diciottesimo secolo con [[Jean François Pons]] e altri studiosi minori.
Bisognerà attendere il diciannovesimo secolo per opere esaustive.
Fra i più importanti studiosi europei del periodo ci sono [[Otto Boehtlingk]], [[William Dwight Whitney]] e [[Jacob Wackernagel]].
Tradizionalmente il sanscrito utilizza la scrittura [[Alfabeto devanagari|devanāgarī]], le cui consonanti possiedono una schwa /ə/ come vocale inerente e dei diacritici per indicare le vocali brevi e lunghe quando non sono in forma isolata. Possiede pure dei diacritici ausiliari per indicare fenomeni fonetici come la nasalizzazione della vocale (ँ), fusioni calligrafiche di lettere per indicare i cluster consonantici o consonanti doppie (ex. "rka" र्क, "krai" क्रै, ṭre ट्रे ecc.) e una riga orizzontale, da scrivere per ultima, che in presenza di alcune lettere si spezza. Sotto si indica la romanizzazione/pronuncia figurata delle lettere, basata sul sistema di William Wilson Hunter, detto "sistema hunteriano".
{| class="wikitable" style="margin: 0 auto; text-align: center;"
|-
| <big>अ</big> || <big>आ
|<big>ॠ (ॄ)</big>
|<big>ऌ (ॢ)</big>
|<big>ॡ (ॣ)</big>|| <big>ए (े)</big> || <big>ऐ (ै)</big> || <big>ओ (ो)</big> || <big>औ (ौ)</big> || <big>अँ</big> || <big>अः</big>
|-
| <big>a</big> || <big>ā</big> || <big>i</big> || <big>ī</big> || <big>u</big> || <big>ū</big> || <big>ṛ
|<big>ṝ</big>
|<big>ḷ</big>
|<big>ḹ</big>|| <big>ē</big> || <big>ai</big> || <big>ō</big> || <big>au</big> || <big>aṃ</big> || <big>aḥ</big>
|}
{| class="wikitable" style="margin: 0 auto; text-align: center;"
|-
| <big>क</big> || <big>ख</big> || <big>ग</big> || <big>घ</big> || <big>ङ</big> || <big>च</big> || <big>छ</big> || <big>ज</big> || <big>झ</big> || <big>ञ</big>
|-
| <big>ka</big> || <big>kha</big> || <big>ga</big> || <big>gha</big> || <big>ṅa</big> || <big>ca</big> || <big>cha</big> || <big>ja</big> || <big>jha</big> || <big>ña</big>
|}
{| class="wikitable" style="margin: 0 auto; text-align: center;"
|-
| <big>ट</big> || <big>ठ</big> || <big>ड</big> || <big>ढ</big> || <big>ण</big> || <big>त</big> || <big>थ</big> || <big>द</big> || <big>ध</big> || <big>न</big>
|-
| <big>ṭa</big> || <big>ṭha</big> || <big>ḍa</big> || <big>ḍha</big> || <big>ṇa</big> || <big>ta</big> || <big>tha</big> || <big>da</big> || <big>dha</big> || <big>na</big>
|}
{| class="wikitable" style="margin: 0 auto; text-align: center;"
|-
| <big>प</big> || <big>फ</big> || <big>ब</big> || <big>भ</big> || <big>म
|-
| <big>pa</big> || <big>pha</big> || <big>ba</big> || <big>bha</big> || <big>ma
|}
{| class="wikitable" style="margin: 0 auto; text-align: center;"
|-
| <big>य</big> || <big>र</big> || <big>ल
|<big>ळ</big>
|<big>ऴ</big>|| <big>व</big> || <big>श</big> || <big>ष</big> || <big>स</big> || <big>ह</big>
|-
| <big>ya</big> || <big>ra</big> || <big>la
|<big>ḷa</big>
|<big>ḷha</big>|| <big>va</big> || <big>śa</big> || <big>ṣa</big> || <big>sa</big> || <big>ha</big>
|}
==Verbi==
Riga 63 ⟶ 67:
Il sanscrito ha dieci classi verbali suddivise ulteriormente in due grandi categorie: i verbi tematici e atematici. Il primo gruppo aggiunge una ''a'' tra il tema e la desinenza, rendendo così i verbi più stabili; il secondo gruppo non aggiunge vocale tematica.
Nel sanscrito vedico, oltre alle dieci classi verbali, ce n'è una in più: si chiama il ''Lata'', da लाति ''
L'elemento base di un verbo sanscrito è la radice,
Il sanscrito è in grado di fornire termini semanticamente analizzabili suddividendoli in fonemi portatori ciascuno di un particolare significato; il processo di formazione di una parola sanscrita tende alla regolarità e alla trasparenza, ed è peculiarità di questa lingua.<br/>
Una parte significativa delle radici verbali sanscrite trova riscontro anche in altre lingue della famiglia indo-europea; ciò ha consentito uno studio comparato di molti termini presenti nelle diverse lingue, consentendo una ricostruzione del significato originario di alcuni suoni primitivi che poi hanno, per estensione e astrazione, generato altri termini con significato sempre più apparentemente distante.
Alcuni esempi: la radice semantica ''tṝ'', composta dal suono ''t dentale "t"'' e dalla ''r vocalica lunga "ṛ"'' (il sanscrito considera foneticamente la r anche con valore vocalico) è connessa al senso primario di passare attraverso, ma anche attraversare, raggiungere uno scopo, superare. La presenza di questo composto è rintracciabile anche in italiano, passando per il prefisso latino ''trans'', al di là di, attraverso: per esempio at'''tr'''aversare (andare oltre), '''tr'''asportare (portare attraverso), '''tr'''amontare (andare oltre i monti).<br/>
Il prefisso latino ''inter'' (in sanscrito ''antar'') significa "dentro, in mezzo", nel quale ''in'' indica l'intero e ''ter'', da ''tr'', lo stare in centro, in mezzo; per esempio '''inter'''nazionale (tra le nazioni), '''inter'''personale (tra le persone).
Di seguito un esempio di verbo coniugato: si tratta della radice ''vad'', che significa ''parlare, dire'', coniugata nella sesta classe, ovvero all'indicativo presente, al singolare:
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! !! Singolare !! Composizione !! Traduzione
|-
| 1
|-
| 2
|-
| 3
|}
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====Sistema del tema del presente====
Il tema del presente ci permette di ricavare il presente e l'imperfettivo indicativo, l'imperativo, l'ottativo e alcune antiche forme di congiuntivo.<br/>
Il sistema del tema del presente può essere formato in vari modi, come i seguenti punti mostrano:
*Prima classe: utilizzo del suffisso della vocale tematica ''a'' con un rafforzamento apofonico finale; per esempio ''bháva'', da ''bhū'', essere.
*Seconda classe: nessuna modificazione; per esempio ''ad'', da ''ad'', mangiare
*Terza classe: raddoppiamento premesso attraverso un prefisso alla radice verbale; per esempio ''juhu'', da ''hu'', sacrificare
*Quarta classe: utilizzo del suffisso ''ya'', per esempio ''dīvya'', da ''div'',
*Quinta classe: utilizzo del suffisso ''nu'' ([[guna (grammatica sanscrita)|guna]], ovvero grado zero di ''no''), per esempio ''sunu'', da ''su'', estrarre.
*Sesta classe: utilizzo del suffisso in vocale ''a'' con conseguente spostamento dell'accento su quest'ultima vocale, per esempio ''tudá'', da ''tud'', colpire, spingere.
*Settima classe: utilizzo dell'infisso ''na'' o ''n'' prima della consonante finale della radice (con gli opportuni cambiamenti dovuti alle regole del sandhi), per esempio ''rundh'' o ''runadh'', da ''rudh'', ostruire, bloccare.
*Ottava classe: utilizzo del suffisso ''u'' (guna, o grado zero, di ''o''), ad esempio ''tanu'', da ''tan'', distendere.
*Nona classe: utilizzo del suffisso ''nā'', ad esempio ''krīna'' o ''krīnī'', da ''krī'', ottenere, comprare.
*Decima classe: si forma
(!) Oggigiorno, l'ottava classe è considerata come una sottoclasse della quinta.
(!) La prima, la quarta, la sesta e la
====Sistema del tema del perfetto====
Il perfetto ci permette di ricavare perfetto e piuccheperfetto indicativo, e participio passato.<br/>
Il sistema del perfetto possiede forme deboli e forti del verbo: la seconda è utilizzata con i verbi al singolare in forma attiva, la prima per tutte le altre forme.
====Sistema del tema dell'aoristo====
L'aoristo indicativo, l'ottativo [[precativo]] e l'[[ingiuntivo]].
Il sistema dell'aoristo include l'aoristo propriamente detto (con aspetto puntuale, il nostro passato remoto; es. ''abhūh'', tu fosti) e alcune forme di una più antica forma di ottativo precativo e di ingiuntivo, utilizzato quasi esclusivamente con il prefisso "mā" nelle proibizioni, ad esempio ''mā bhūh'', non essere!
Il sistema dell'aoristo conosce le tre seguenti diverse forme:
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Il sistema del futuro è formato tramite l'uso del suffisso ''sya'' oppure ''iṣya'' (nel quadratino vi è una s con un puntino sotto: suono semi-retroflesso) più un cambiamento apofonico.
Esso
es:
kr "fare" (quinta classe), futuro "kariṣyami" farò, condizionale "akariṣyam" farei
Riga 130 ⟶ 135:
===Participi===
Il sanscrito conosce un uso molto esteso dei participi.
I participi passati vengono formati direttamente dalle radici verbali di molti verbi,
Tutti i participi, tranne il presente, hanno un senso perfettivo, ovvero indicano l'azione compiuta, conclusa e possono liberamente sostituire le forme finite dei verbi coniugati al passato.
====Participio presente====
Il participio presente è formato dal tema del presente ed è formato in modo differente a seconda che il verbo sia classificato come ''parasmaipada'' (diatesi attiva)
Il participio presente non può sostituire un verbo in forma finita.
Il participio presente possiede un senso imperfettivo indicando un'azione colta nel suo svolgersi.
Riga 146 ⟶ 150:
====Participi passati passivi====
Il participio passato passivo (''ktãnta'') è formato
Per diversi verbi anche la radice stessa viene modificata.
Ad esempio, la radice ''vac'', parlare, dà origine al participio passato ''ukta''.
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Il [[gerundivo]] (da non confondere con il [[gerundio]]) può essere pensato come un participio prescrittivo passivo futuro indicante il fatto che la parola modificata dovrebbe essere oggetto dell'azione da parte del participio.
Il suo significato è simile al gerundivo [[Lingua latina|latino]], ovvero esprime l'idea di "dovere", o "necessità". Esempio: il latino "liber legendus" si tradurrà come "il libro da leggere", "il libro che deve essere letto".
Si ottiene in sanscrito usando la radice con grado guṇa
Esempi: dalla radice ''kṛ'' (fare, produrre) si ottiene ''kartavya-'', ''karaṇīya-'', ''kārya-'', ''kṛtya-'', da farsi, da compiere.
''Dṛś-'' (vedere) ''dṛśya'', da vedersi, degno di essere visto, che deve essere visto; ''ji-'' (vincere) jetavya oppure ''jeya-'', destinato
===Coniugazione verbale===
Ogni verbo possiede una voce grammaticale di senso attivo ([[diatesi attiva]]), una di senso passivo ([[diatesi passiva]])
Il medio può essere inteso come un'azione che un soggetto compie per
Senso attivo: il giocatore (soggetto) sistema (verbo in forma attiva) il pallone (oggetto) per battere la punizione.
Riga 202 ⟶ 206:
! rowspan="5"| Tema presente
! Presente
| ''bhavati'' '''egli è''' <br/>''bhavate'' || ''bhāvayati'' '''egli fa essere''' <br/>''bhāvayate'' || ''{{Unicode|bubhūṣati}}'' '''egli desidera essere''' || ''bobhoti'' / ''bobhavīti''<br/>''bobhūyate'' '''egli continua
|-
! Imperfetto
| ''abhavat''<br/>''abhavata''|| ''abhāvayat''<br/>''abhāvayata'' || ''{{Unicode|abubhūṣat}}'' || ''abobhot''<br/>''abobhūyata''
|-
! Imperativo
| ''bhavatu'' <br/> ''bhavatām'' || ''bhāvayatu''<br/>''bhāvayatām '' || ''{{Unicode|bubhūṣatu}}'' || ''bobhotu'' / ''bobhavītu''<br/>''bobhūyatām''
|-
! Ottativo
| ''bhavet'' <br/> ''bhaveta'' || ''bhāvayet''<br/>''bhāvayeta''|| ''{{Unicode|bubhūṣet}}'' || ''bobhavyāt''<br/>''bobhūyeta''
|-
! Participio
| ''bhavant'' <br/> ''bhavamāna'' || ''bhāvayant''<br/>''bhāvayamāna'' || ''bubhūṣant'' || ''bobhavant''<br/>''bobhūyamāna''
|-
! rowspan="5"|Passivo
Riga 229 ⟶ 233:
| ''bhũyeta'' || ''bhāvyeta''|| ''{{Unicode|bubhūṣyeta}}'' ||
|-
! Participio
| ''bhūyamāna'' || ''bhāvyamāna'' || ''bubhūṣyamāṇa'' ||
|-
! rowspan="3"|Tema
! Futuro
| ''{{Unicode|bhaviṣyati}}'' || ''{{Unicode|bhāvayiṣyati}}''<br/>''bhāvayiṣyate'' || ''{{Unicode|bubhūṣiṣyati}}'' ||
|-
! Condizionale
| ''{{Unicode|abhaviṣyat}}'' || ''{{Unicode|abhāvayiṣyat}}'' || ''abubhūṣiṣyat'' ||
|-
! Participio
| ''{{Unicode|bhaviṣyant}}'' || ''{{Unicode|bhāvayiṣyant}}''<br/>''bhāvayiṣyamāṇa'' || ''bubhūṣiṣyant'' ||
|-
! colspan="2"|Futuro
| ''bhavitā'' || ''bhāvayitā'' || ''{{Unicode|bubhūṣitā}}'' ||
|-
Riga 267 ⟶ 271:
| ''bobhavīti'' || || ||
|-
! colspan="2"|Participio
| ''bhūta'' <br/> ''bhūtavant'' || ''bhāvita'' <br/> ''bhāvitavant'' || ''bubhūṣita'' <br/> ''bubhūṣitavant'' ||
|-
! colspan="2"|Gerundivo
| ''bhavya'', <br/> ''bhavitavya'' || ''bhāvayitavya'' || ||
|}
Tenendo conto del fatto che ciascuna
Esempio di coniugazione '''atematica''':
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==Flessione del sostantivo==
Il sanscrito è una [[lingua flessiva]] e per quanto riguarda il [[Genere (grammatica)|genere grammaticale]] distingue in femminile, maschile e neutro e suddivide in tre numeri ([[singolare]], [[duale (linguistica)|duale]] e [[plurale]]).
Possiede otto casi: nominativo, vocativo, accusativo, strumentale, dativo, ablativo, [[genitivo]] e locativo.
Riga 426 ⟶ 429:
5 ''Karman'' ("il fatto/"l'oggetto"): è il caso [[accusativo]] rispondente alla domanda implicita "chi è oggetto dell'azione?", "che cosa è oggetto nell'azione?".
6 ''Kartā'' (colui che agisce): è il [[nominativo]], il caso che risponde alla domanda implicita "chi compie l'azione?", "cosa compie l'azione?"
I casi [[possessivo (caso)|possessivo]] (Sambandha) e [[vocativo]] sono assenti nella grammatica redatta da Pānini.
Riga 442 ⟶ 445:
! !! Singolare !! Duale !! Plurale
|-
! Nominativo <br/> (''Karta'')
| <big>-स् -s<br/>(-म् -m)</big>||<big>-औ -au<br/>(-ई -ī)</big>||<big>-अस् -as<br/>(-इ -i)</big>
|-
! Accusativo <br/> (''Karma'')
| <big>-अम् -am<br/>(-म् -m)</big>||<big>-औ -au<br/>(-ई -ī)</big>||<big>-अस् -as<br/>(-इ -i)</big>
|-
! Strumentale <br/> (''Karana'')
| <big>-आ -ā</big>||<big>-भ्याम् -bhyām</big>||<big>-भिस् -bhis</big>
|-
! Dativo <br/> (''Sampradana'')
| <big>-ए -e</big>||<big>-भ्याम् -bhyām</big>||<big>-भ्यस् -bhyas</big>
|-
! Ablativo <br/> (''Apadana'')
| <big>-अस् -as</big>||<big>-भ्याम् -bhyām</big>||<big>-भ्यस् -bhyas</big>
|-
! Genitivo <br/> (''Sambandha'')
| <big>-अस् -as</big>||<big>-ओस् -os</big>||<big>-आम् -ām</big>
|-
! Locativo <br/>(''Adhikarana'')
| <big>-इ -i</big>||<big>-ओस् -os</big>||<big>-सु -su</big>
|-
! Vocativo
| <big>-स् -s<br/>(- -)</big>||<big>-औ -au<br/>(-ई -ī)</big>||<big>-अस् -as<br/>(-इ -i)</big>
|}
Riga 483 ⟶ 486:
|-
! Nominativo
|
|-
! Accusativo
Riga 489 ⟶ 492:
|-
! Strumentale
| rā́mena || rā́mābhyām ||
|-
! Dativo
| rā́māya || rā́mābhyām ||
|-
! Ablativo
| rā́māt || rā́mābhyām ||
|-
! Genitivo
| rā́masya ||
|-
! Locativo
| rā́me ||
|-
! Vocativo
Riga 513 ⟶ 516:
|-
!rowspan="2"|
!colspan="3"| Masc.
!colspan="3"| Neutro (''vā́ri-'' "acqua")
|-
Riga 547 ⟶ 550:
|-
!rowspan="2"|
!colspan="3"| Masc.
!colspan="3"| Neutro (''mádhu-'' "miele")
|-
Riga 672 ⟶ 675:
7 saptá, sápta
8 <span style="font-family:Tahoma">aṣṭá, áṣṭa</span>
9
10 dáśa.
I numeri dall'uno al quattro sono declinabili.
Riga 713 ⟶ 716:
|-
! Genitivo
|colspan="2"|
| {{Unicode|tisṛṇā́m}}
|colspan="2"| {{Unicode|caturṇā́m}}
| {{Unicode|catasṛṇā́m}}
Riga 723 ⟶ 726:
|colspan="2"| {{Unicode|catúrṣu}}
| {{Unicode|catasṛ́ṣu}}
|}
====Tavola con paragoni di numerali====
{| class="wikitable sortable"
!Sanscrito-hindi
+nome in
sanscrito
!Bengali
!Arabo moderno
!Urdu
!Arabo
!Persiano
!Nome in hindi
!Nomi imparentati in altre lingue indo-europee
|-align="center"
|<big>०,</big> <big>śūnya (शून्य)</big>
|<big>৹,</big> shunnô
|<big>0</big>
|<big>۰,</big> <big>صفر</big>
sifar
|<big>٠,</big><big>صفر</big>
|<big>٠</big>
<big>sefr</big>
<big>(صفر)</big>
|<big>śūnya (शून्य)</big>
|(in arabo classico è stato poi tradotto come "ṣifr", cioè "nulla"; in latino medievale è stato poi traslitterato come "zephirum", da cui deriva "zero", usato in parecchie lingue europee),
midén - μηδέν (greco moderno), nihil (latino)
|-align="center"
|<big>१,</big> <big>eka</big>
<big>(एक)</big>
|<big>১,</big> æk
|<big>1</big>
|<big>۱,</big> <big>ایک</big>
ek
|<big>١,</big><big>وا حد</big>
|<big>۱</big>
<big>yek</big>
<big>(یک)</big>
|<big>ek (एक्)</big>
|ekh (sylheti, assamese),
ena - ένα (greco moderno), one (inglese), ūnus (latino)
|-align="center"
|<big>२,</big> <big>dvi</big>
<big>(द्वि)</big>
|<big>২,</big> dui
|<big>2</big>
|<big>۲,</big> <big>دو</big>
do
|<big>٢,</big><big>إثنان</big>
|<big>۲</big>
<big>do</big>
<big>(دو)</big>
|<big>do</big><big>(दो)</big>
|dos (spagnolo), duo (latino),
dva (russo), due (italiano)
deux (francese), tveir (norvegese antico)
dui (sylheti, assamese),
dyo - δυο (greco moderno), two (inglese < Old English *twa)
|-align="center"
|<big>३,</big> <big>tri</big>
<big>(त्रि)</big>
|<big>৩,</big> tin
|<big>3</big>
|<big>۳,</big> <big>تین</big>
tīn
|<big>٣,</big><big>ثلاثة</big>
|<big>۳</big>
<big>se</big>
<big>(سه)</big>
|<big>tīn (तीन्)</big>
|tri (russo), tre (italiano)
tres (spagnolo), três (portoghese)
three (inglese), tin (sylheti)
drei (tedesco), troix (francese)
tini (assamese), tria - τρία (greco moderno), trēs (latino)
|-align="center"
|<big>४,</big> <big>catur</big>
<big>(चतुर्)</big>
|<big>৪,</big> car
|<big>4</big>
|<big>۴,</big> <big>چار</big>
chār
|<big>٤,</big><big>أربعة</big>
|<big>۴</big>
<big>hahâr (چهار)</big>
|<big>cār (चार्)</big>
|katër (albanese), quattuor (latino).
quattro (italiano), cuatro (spagnolo)
quatro (portoghese), quatre (francese)
četiri (croato), chetyre (russo)
sair (sylheti), sari (assamese),
ceathair (gaelico), tessera - τέσσερα (greco moderno)
|-align="center"
|<big>५,</big> <big>pañca</big>
<big>(पञ्च)</big>
|<big>৫,</big> pãch
|<big>5</big>
|<big>۵,</big> <big>پانچ</big>
pāṅch
|<big>٥,</big><big>خمسة</big>
|<big>۵</big>
<big>panj</big>
<big>(پنج)</big>
|<big>pā͂c (पाँच्)</big>
|pyat' (russo)
penki (lituano), pięć (polacco),
pans (assamese)
fas (sylheti), pente - πέντε,
quīnque (latino), cinque (italiano)
|-align="center"
|<big>६,</big> <big>ṣaṣ</big>
<big>(षष्)</big>
|<big>৬,</big> chôy
|<big>6</big>
|<big>۶,</big> <big>چھ</big>
chaḥ
|<big>٦,</big><big>ستّة</big>
|<big>۶</big>
<big>shesh (شش)</big>
|<big>chaḥ (छः)</big>
|shesh (persiano), seis (spagnolo)
seis (portoghese), six (francese)
six (inglese), sei (italiano)
sechs (tedesco),
shôy (assamese), soy (sylheti),
eksi - έξι (greco moderno), sex (latino)
|-align="center"
|<big>७,</big> <big>sapta</big>
<big>(सप्त)</big>
|<big>৭,</big> shat
|<big>7</big>
|<big>۷</big><big>سات</big>
sāt
|<big>٧,</big><big>سبعة</big>
|<big>۷</big>
<big>haft</big>
<big>(هفت)</big>
|<big>sāt (सात्)</big>
|sette (italiano), siete (spagnolo)
sieben (tedesco), sept (francese)
sete (portoghese), shat (sylheti),
epta - επτά (< */h/-) (greco moderno), seven (inglese),
septem (latino)
|-align="center"
|<big>८,</big> <big>aṣṭa</big>
<big>(अष्ट)</big>
|<big>৮,</big> at
|<big>8</big>
|<big>۸,</big> <big>آٹھ</big>
āṭh
|<big>٨,</big><big>ثامنية</big>
|<big>۸</big>
<big>hasht (هشت)</big>
|<big>āṭh (आठ्)</big>
|hasht (persiano), astoņi (lettone)
acht (tedesco), åtte (norvegese)
otto (italiano), oito (portoghese)
eight (inglese), huit (francese)
at (sylheti), oktw - οκτώ (greco moderno),
eight (inglese), octō (latino)
|-align="center"
|<big>९,</big> <big>nava</big>
<big>(नव)</big>
|<big>৯,</big> nôy
|<big>9</big>
|<big>۹,</big> <big>نو</big>
nau
|<big>٩,</big><big>تعسة</big>
|<big>۹</big>
<big>noh</big>
<big>(نه)</big>
|<big>nau (नौ)</big>
|nove (italiano), nove (portoghese)
nueve (spagnolo), neuf (francese)
nine (inglese), nô (assamese)
nôy (sylheti), neun (tedesco)
naw (gallese, o "Cymraeg"), ennea - εννέα (greco moderno),
novem (latino)
|}
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|-
!rowspan="2"|
!colspan="3"| Prima
!colspan="3"| Seconda
|-
! Singolare !! Duale !! Plurale
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==Termini composti (''samāsa'')==
Un'altra caratteristica degna di nota della lingua sanscrita, e in particolare del suo sistema nominale, è l'uso molto comune di parole composte, alcune delle quali possono arrivare a essere formate da un numero considerevole di termini assemblati fra loro.
I termini composti si presentano in diverse modalità di composizione dei termini.
Ogni sostantivo o aggettivo si presenta nella sua forma tematica debole con solo l'ultimo elemento del termine composto a ricevere la flessione del caso grammaticale.
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==={{unicode|Amreḍita}}===
Un termine composto consistente nella stessa parola ripetuta due volte, con la peculiarità di avere l'accento sul primo termine del termine composto. [http://findarticles.com/p/articles/mi_go2081/is_200310/ai_n9761222] Gli amreditas vengono utilizzati per esprimere ripetitività; per esempio, da ''dív'' (''giorno'') si ottiene ''divé-dive'' ("giorno dopo giorno", "quotidianamente") e da ''devá'' ("Dio") si ottiene ''deváṃ-devam'' oppure ''devó-devas'' ("Dio dopo Dio").[
===Avyayibhāva===
Il primo membro di questa tipologia di termine composto è indeclinabile; a questo viene aggiunto un secondo termine di norma declinabile, in modo tale da rendere il nuovo termine così composto, a sua volta nel suo complesso indeclinabile.
Esempi: yathā+śakti,
Nei termini composti avyayibhāva, il primo membro del termine composto ha un ruolo primario (pūrva-pada-pradhāna) e l'intera parola composta si comporta come un termine indeclinabile a causa della natura grammaticale della prima parte indeclinabile del composto nominale.
==={{unicode|Tatpuruṣa}} (composti determinativi)===
{{
Diversamente dai composti avyayibhāva, nei composti {{unicode|Tatpuruṣa}} il ruolo primario è detenuto non dal primo ma dal secondo membro del termine composto (uttara-pada-pradhāna).
Esistono molti tatpuru{{Unicode|ṣ}}as (uno per ciascun caso nominale, oltre ad alcuni altri).
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==={{unicode|Karmadhāraya}} (composti descrittivi)===
È una varietà di {{unicode|Tatpuruṣa}} considerato separatamente.
La relazione tra il primo e l'ultimo membro di un termine composto è di apposizione, attributiva o avverbiale
===Dvigu===
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Il termine "dvigu" stesso è in realtà un termine composto: dvau+gāvau.
Nei composti dvigu, la principale è la parte finale, esattamente come nei composti {{unicode|Tatpuruṣa}}.
==={{unicode|Dvandva}} (composti coordinativi)===
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La prima è chiamata ''itaretara dvandva'', una parola composta enumerativa il cui significato si riferisce in egual misura a tutti i membri del termine composto.
Il termine composto che ne risulta è in numero duale o plurale e prende il genere grammaticale dell'ultimo membro della parola composta.
Esempi: ''Rāma-Lakşmaņau'' – Rama e Lakshmana, oppure ''Rāma-Lakşmaņa-Bharata-śatrughnāh'' – Rama, Lakshmana, Bharata e Satrughna.
La seconda tipologia è chiamata ''samāhāra dvandva'', una parola composta che ha valore collettivo, il cui significato si riferisce
La parola composta che ne risulta è in numero singolare e sempre di genere neutro.
''Pāņipādam'' – "membra", letteralmente mani e piedi, da pāņi = mano e pāda = piede.
Secondo alcuni grammatici esiste una terza tipologia di dvandva chiamata ''ekaśeşa dvandva'' o composto residuale.
Essa prende le forme duale e plurale della sola parte finale del composto, ad esempio: ''pitarau'' per "mātā" + "pitā", madre+padre= genitori ("padri", includendo con tale termine duale sia il genitore maschio
In ogni caso secondo altri grammatici lo
==={{unicode|Bahuvrīhi}} (composti esocentrici)===
Bahuvrīhi, o letteralmente "molto-riso", indica una persona ricca
I composti di tipologia Bahuvrīhi si riferiscono
Ad esempio, "senzatetto" (in italiano nel senso di persona senza fissa dimora).
Dal momento che nel termine composto "senza-tetto" non è presente il soggetto che è privo del tetto (esattamente come il termine sanscrito molto-riso non indica una specie di riso ma la natura di chi ne possiede molto) e il termine non indica un tipo di tetto, si può parlare in questo caso di termine composto di tipologia Bahuvrīhi.
I termini composti Bahurvrīhis possono spesso essere resi in italiano attraverso un participio presente oppure una forma perifrastica del tipo "(colei/colui che possiede..." per esempio "possidente molto riso",
===Madhyama-pada-lopī-samāsa===
È una varietà di composto ''Karmadhāraya'' {{unicode|Tatpuruṣa}} nel quale la parte mediana o centrale scompare.
Esempio:
devapūjakaḥ+brāhamaṇaḥ = devabrāhamaṇaḥ; Śrīyukta+Rāmaḥ = Śrīrāmaḥ.
===Upapada-samāsa===
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==Sintassi==
Grazie al complesso sistema di declinazioni l'ordine delle parole nella frase è piuttosto libera nel sanscrito, sebbene sia presente una
Esistono inoltre alcune regole sintattiche al fine di ridurre le possibili ambiguità in una qualsiasi
==Bibliografia==
* ''A Sanskrit Grammar for Students'' – A. A. Macdonell – ISBN 81-246-0094-5
* ''Grammatica sanscrita elementare''- Traduzione in italiano dell'opera originale "A Sanskrit Grammar for Students" di A. A. Macdonell a cura di G. Bechis - ISBN 88-555-0687-0
* ''Corso di sanscrito'' - Carlo Della Casa con una introduzione di A. Passi - ISBN 88-400-0700-8
* ''Grammatica sanscrita'' - Saverio Sani- con comparazione indoeuropea- ISBN 88-814-7361-5
* ''Dizionario sanscrito'' - sanscrito–italiano, italiano–sanscrito - Tiziana Pontillo - ISBN 88-119-4152-0
* ''Devavāṇīpraveśikā: An Introduction to the Sanskrit Language'' – Robert P. Goldman – ISBN 0-944613-40-3
* Massimo Morroni, ''Sanscrito semplice. Introduzione allo studio'', Roma, Gruppo Editoriale L'Espresso, 2012. - ISBN 978-88-91037-04-6
* W. D. Whitney, ''[[s:Sanskrit Grammar|Sanskrit Grammar: Including both the Classical Language and the Older Dialects]]''
* W. D. Whitney, ''The Roots, Verb-Forms and Primary Derivatives of the Sanskrit Language (A Supplement to His Sanskrit Grammar)''
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*[[Frits Staal]], ''Word order in Sanskrit and Universal Grammar'', Foundations of Language, supplementary series 5, Springer (1967), ISBN 978-9027705495.
== Voci correlate ==
* [[Devanagari]]
* [[IAST]]
* [[Lingua sanscrita]]
* [[Pāṇini]]
* [[protoindoeuropeo]]
* [[Sanscritizzazione]]
== Collegamenti esterni ==
*{{collegamento interrotto|1=http://omero.humnet.unipi.it/matdid/68/La%20lingua%20sanscrita.pdf |data=marzo 2018 |bot=InternetArchiveBot }} (in italiano in formato pdf)
*http://warnemyr.com/skrgram/grammar/toc.html (in inglese)
*https://web.archive.org/web/20080419034430/http://chitrapurmath.net/sanskrit/step-by-step.htm (in inglese)
*https://web.archive.org/web/20090609044426/http://www.scribd.com/doc/10528654/Sanskrit-Grammar (piccola grammatica in forma di libro online in inglese)
*https://web.archive.org/web/20170817204122/http://www.spokensanskrit.de/ (dizionario online inglese sanscrito, sanscrito inglese)
{{Lingue indoarie}}
{{Controllo di autorità}}
[[Categoria:Sanscrito| ]]
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