Annibale Carracci: differenze tra le versioni
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{{Citazione|[L’]ignorante Vasari [n]on s’accorge che gl’[a]ntichi buoni maestri [h]anno cavate le cose [l]oro dal vivo, et vuol [p]iù tosto che sia buono [r]itrar dalle seconde [c]he son l’antiche, che [d]a le prime e princi[p]alissime che sono le vive, le quali si debbono [s]empre immitare. [M]a costui non intese [q]uest’arte<ref>Si tratta di una delle ''postille'' di Annibale Carracci vergate a margine di una copia delle ''[[Le vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori|Vite]]'' del Vasari, in possesso dello stesso pittore (ora nella Biblioteca comunale di [[Bologna]]). L’annotazione commenta un passo vasariano, relativo al [[Giovanni Bellini|Giambellino]] e ai coevi pittori veneziani, in cui lo storico aretino considera un limite della pittura veneziana del tempo la pratica di ''ritrarre dal vivo'', dovuta all’assenza, a [[Venezia]], di opere antiche da utilizzare come modello e canone. Considerazione che suscita la ripulsa di Annibale, viceversa convinto fautore della necessità, per un pittore, di ''immitare il vivo''. Le ''postille'' sono una fonte di grandissimo interesse storico perché consentono, pur nella loro sinteticità, di entrare in diretto contatto con gli ideali di Annibale Carracci in materia di pittura. Anche da questa fonte emerge con chiarezza la polemica antimanierista di Annibale e spesso i suoi commenti alle affermazioni del Vasari, come nel passo citato, sono impietosi. Sulle ''postille'' si veda: Mario Fanti, «Le postille carraccesche alle `Vite' del Vasari: il testo originale», in ''Il Carrobbio'', 1979, V, pp. 148-164.</ref>|Annibale Carracci}}
{{Bio
|Nome = Annibale
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|GiornoMeseMorte = 15 luglio
|AnnoMorte = 1609
|Epoca = 1500
|Attività = pittore
|Nazionalità = italiano
|Immagine = Annibale Carracci Autoritratto col cappello a quattr'acque.jpg
|Didascalia = Annibale Carracci, ''[[Autoritratto
}}
[[File:Annibale Carracci Signature.svg|right|thumb|''Annibale Carracci pittore''. Autografo di Annibale Carracci in calce ad una lettera del 1595, Archivio di Stato di Reggio Emilia]]
In antitesi con gli esiti ormai sterili del tardomanierismo, propose il recupero della grande tradizione della pittura italiana del [[Cinquecento]], riuscendo in un'originale sintesi delle molteplici scuole del Rinascimento maturo: [[Raffaello]], [[Michelangelo Buonarroti|Michelangelo]], [[Correggio (pittore)|Correggio]], [[Tiziano]] e il [[Paolo Veronese|Veronese]] sono tutti autori che ebbero notevole influsso sull'opera del Carracci. La riproposizione e, al tempo stesso, la modernizzazione di questa grande tradizione, unitamente al ritorno dell'imitazione del vero, sono i fondamenti della sua arte. Con [[Caravaggio]] e [[Rubens]], pose le basi per la nascita della [[pittura barocca]], di cui fu uno dei padri nobili<ref>{{cita|Montanari, 2012| pp. 37-47}}.</ref>.
Di fondamentale importanza nello sviluppo della sua carriera furono i rapporti con il cugino [[Ludovico Carracci|Ludovico]] e il fratello [[Agostino Carracci|Agostino]] – entrambi dotatissimi pittori – con i quali, agli esordi, tenne [[Carracci|bottega comune]] e con cui collaborò, a più riprese, anche in seguito.
== Biografia ==
=== Gli esordi bolognesi ===
[[File:1583 Annibale Caracci, Crucifixion Santa Maria della Carità, Bologna.jpg|left|thumb|Annibale Carracci, ''[[Crocifissione e santi (Annibale Carracci)|Crocifissione e santi]]'' , 1583, Bologna, chiesa di Santa Maria della Carità]]
Annibale Carracci nacque da Antonio, sarto cremonese, trasferitosi a Bologna col fratello Vincenzo, di professione beccaio e padre di [[Ludovico Caracci]].
Nulla è noto circa la formazione iniziale di Annibale, anche se, in alternativa alla diffusa opinione che lo vuole allievo del cugino Ludovico, è possibile che essa sia avvenuta al di fuori della cerchia familiare<ref name=Strinatipag.12>{{cita|Strinati, 2001| p. 12}}.</ref>. Infatti, l'avvio della collaborazione con Ludovico (e Agostino), risale all'inizio degli anni Ottanta del Cinquecento, quando Annibale, quindi, è già più che ventenne e ottiene (nel 1583) una rilevante commissione pubblica, improbabile per un quasi esordiente. Appare allora ipotizzabile che - prima di metter su bottega con il cugino e il fratello - il più giovane dei Carracci possa aver compiuto il suo primo apprendistato presso altri maestri<ref>Donald Posner, tra i maggiori studiosi del Carracci, ipotizza, sulla base dell'analisi stilistica delle opere giovanili di Annibale, che egli possa aver svolto un breve allievato, sul finire degli anni Settanta del Cinquecento, presso la bottega di [[Bartolomeo Passarotti]].</ref>, ma questa ipotesi, ad oggi, non è comprovata da alcun documento.
La prima opera certa di Annibale Carracci è una [[pala d'altare]] raffigurante la ''[[Crocifissione e santi (Annibale Carracci)|Crocifissione e santi]]'' dipinta per la [[chiesa di San Nicolò di San Felice|chiesa bolognese di San
[[File:Carracci-Butcher's shop.jpg|thumb|Annibale Carracci, ''[[Bottega del macellaio|Grande Macelleria]]'', 1585 circa, Oxford, [[Christ Church Picture Gallery]]]]
La storiografia moderna<ref>Daniele Benati, «Sulla ''Crocifissione'' di Santa Maria della Carità», in ''Annibale Carracci, Catalogo della mostra Bologna e Roma 2006-2007'', Milano, 2006, p. 136.</ref>, invece, osserva già in questa prima opera pubblica il rifiuto delle convenzioni del tardomanierismo da parte del giovane pittore e un primo tentativo di ritorno al vero.
A questa prima attività di Annibale risalgono alcuni dipinti di genere<ref name =Strinatipag.13>{{cita|Strinati, 2001| p. 13}}.</ref>, come la ''[[Bottega del macellaio|Grande macelleria]]'', oggi nella [[Christ Church Picture Gallery]]. La tematica non è, di per sé, una novità: opere di soggetto analogo sono infatti presenti sia in dipinti di scuola fiamminga (come, ad esempio, in quelli di [[Joachim Beuckelaer]]), sia in dipinti di scuola italiana, come in quelli di [[Bartolomeo Passerotti]] (bolognese come Annibale).
La novità della ''Grande macelleria'' di Annibale risiede, invece, nella sobria raffigurazione del lavoro di una bottega. Contrariamente a quanto avveniva in molte opere fiamminghe e italiane più o meno coeve e di soggetto analogo, Annibale non ha dipinto i personaggi con fattezze grottesche e in pose triviali, egli ha preferito raffigurare la dignità dei lavoratori di questa macelleria, mostrando tra l'altro un particolare interesse per il dato naturale<ref name="Daniele Benati 2006, p. 90"/>.
A questo periodo<ref>Di quest'opera, tuttavia, manca ogni elemento che ne consenta una datazione anche solo di massima e alcuni storici – in particolare Silvia Ginzburg – ipotizzano che l'opera possa appartenere ad una fase più matura di Annibale Carracci.</ref>, forse appartiene anche un altro dipinto di genere: il celebre ''[[Mangiafagioli]]'' (Roma, [[Palazzo Colonna]]) che, forse, raffigura [[Zanni]], nota maschera della [[Commedia dell'arte]]<ref>Silvia Ginzburg Carignani, ''Annibale Carracci a Roma'', Roma, 2000, p. 26.</ref>.
=== Il sodalizio con Ludovico e Agostino e l
[[File:Annibale, Ludovico and Agostino Carracci, Bolognese School.jpg|left|thumb|Scuola Bolognese, ''Annibale,
La carriera di Annibale Carracci fu significativamente legata al rapporto con il fratello e il cugino. Infatti, oltre alla produzione artistica personale, Annibale collaborò, a più riprese, con i parenti in opere collettive.
La prima di queste, nel 1584, è la decorazione ad affresco di [[Palazzo Ghisilardi Fava|Palazzo Fava]], a Bologna. Secondo quanto riferito dalle fonti
A Palazzo Fava, i cugini Carracci decorarono,
===
[[File:
Gli anni Ottanta del Cinquecento sono, per Annibale, anche anni di viaggio e saranno soprattutto due i soggiorni che ne segneranno i futuri sviluppi artistici. Prima Parma, dove il Carracci perfeziona la sua conoscenza della pittura del [[Correggio (pittore)|Correggio]] (e dove eseguirà delle opere<ref>Stando alle fonti (tra le altre Bellori e Malvasia) in quegli anni, a Parma, Annibale ottenne anche l'incarico (secondo alcune versioni insieme a suo fratello Agostino) di riprodurre su tela gli affreschi dell'abside dell'[[abbazia di San Giovanni Evangelista]], dipinti dal Correggio nei primi anni Venti del Cinquecento. Di questi affreschi, infatti, era stata decisa la distruzione per ampliare il coro della chiesa, come in effetti avvenne nel 1587. A Parma (''Vergine Incoronata'' e ''Cristo nell'atto di incoronare''), a Capodimonte (''figure di santi'') e nella National Gallery londinese (''gruppi di teste'') vi sono vari dipinti derivanti dai distrutti affreschi dell'Allegri, ma la critica non è concorde sul fatto che si tratti delle copie carraccesche di cui testimoniano le fonti (cfr. Silvia Ginzburg Carignani, 2000, pp. 92-93).</ref>) e poi Venezia, dove il giovane pittore resta ammirato dai capolavori dei grandi maestri veneziani del secolo che sta per chiudersi<ref>Una lettera di Agostino Carracci, in laguna già da qualche tempo, ci informa che il fratello Annibale, a Venezia, «''vedute le immense macchine di tanti valentuomoni è rimasto attonito e stordito'' […]. ''Di Paolo'' [Veronese] ''poi confessa essere il primo del mondo'' […] ''perché è più animoso e più inventore''». La lettera non ha data certa ed è collocata tra il 1583 e il 1587.</ref>.
Correggio e successivamente il [[Paolo Veronese|Veronese]] saranno, negli anni emiliani, i maggiori punti di riferimento per Annibale Carracci<ref name=Strinatipag.12 />.
Poco dopo
Il contatto con Reggio Emilia, dove Annibale realizzerà più opere, è di capitale importanza per gli sviluppi futuri della sua vicenda artistica. È a Reggio, infatti, che Annibale entra in rapporti con [[Gabriele Bombasi]], uomo legato alla corte di [[Ranuccio I Farnese]],
[[File:
Intorno al 1588 la pittura di Annibale vira in modo deciso verso il gusto pittorico veneziano rappresentato in primis da [[Paolo Veronese]]. L'opera che inaugura questa nuova fase della parabola artistica è la ''[[Madonna in trono col Bambino e santi (Annibale Carracci)|Madonna in trono col Bambino e santi]]'' (opera anch'essa realizzata per Reggio Emilia e ora nella [[Gemäldegalerie Alte Meister|Gemäldegalerie]] di Dresda), che mostra una forte vicinanza con il ''Matrimonio mistico di santa Caterina d'Alessandria'' del Caliari (1575 circa), ora conservato presso le [[Gallerie dell'Accademia]] a Venezia. Negli anni a seguire e sino al suo trasferimento a Roma la pittura veneta sarà per Annibale un determinante punto di riferimento.
Tra il 1589 e il 1592, Annibale torna al lavoro con il fratello e il cugino per gli affreschi di [[Palazzo Magnani]], a Bologna, ove i tre realizzano un fregio con le ''[[Storie della fondazione di Roma]]''. Come nel precedente di Palazzo Fava, l'opera presenta, nei vari riquadri in cui si articola, una sostanziale unità stilistica e di conseguenza, anche in questo caso, l'attribuzione delle varie scene all'uno o all'altro dei Carracci non è oggetto di visioni condivise.
Nel 1593 il pittore realizza una pala d'altare raffigurante la ''[[Madonna col Bambino in trono e i santi Giovannino, Giovanni Evangelista e Caterina d'Alessandria|Madonna col Bambino in trono e santi]]'' (nota anche come ''Pala di San Giorgio'', dal nome della chiesa bolognese cui era originariamente destinata), dipinto in cui parte della critica ha visto un contributo più o meno ampio (a seconda delle diverse posizioni) dell'allievo [[Lucio Massari]], ma che da ultimo è stato decisamente riattribuito alla piena autografia di Annibale<ref>Alessandro Brogi, in ''Annibale Carracci, Catalogo della mostra Bologna e Roma 2006-2007'', Milano, 2006, pp. 260-261.</ref><ref>Particolare degno di menzione a proposito della ''Pala di San Giorgio'' è che essa è una delle poche opere bolognesi ad essere oggetto di una decisa lode da parte del Bellori; lo storico, infatti, fu sempre piuttosto parco di elogi nei confronti dell'attività emiliana del Carracci, reputando che il genio di Annibale abbia trovato pieno compimento solo dopo il suo trasferimento a Roma.</ref>.
Dello stesso anno è la ''[[Resurrezione di Cristo (Annibale Carracci)|Resurrezione di Cristo]]'', opera di definitivo approdo alla maturità<ref name =Strinatipag.26>{{cita|Strinati, 2001| p. 26}}.</ref> che si segnala anche per la maestria con la quale è raffigurato il gruppo dei soldati romani a guardia del sepolcro, in parte dormienti in parte stupefatti dall'evento, nel dipingere i quali Annibale dà un notevole saggio di abilità compositiva e di padronanza degli scorci<ref>Alessandro Brogi, in ''Annibale Carracci, Catalogo della mostra Bologna e Roma 2006-2007'', Milano, 2006, p. 233.</ref>.
All'incirca nel medesimo periodo, con il fratello e il cugino, Annibale torna a Palazzo Fava, luogo della prima opera comune dei Carracci, per affrescarvi un altro ambiente con un fregio dedicato alle ''[[Storie di Enea]]''.
Verosimilmente tra il 1593 e 1594 si colloca un'ulteriore impresa con Ludovico e Agostino: la [[Affreschi di Palazzo Sampieri|decorazione di Palazzo Sampieri]] a Bologna. Qui i tre dipingono in tre stanze affrescando in ogni ambiente una scena sul soffitto e una sulla fuga del camino.
[[File:Annibale Carracci - The Samaritan Woman at the Well - WGA4446.jpg|thumb|Annibale Carracci, ''[[Cristo e la Samaritana al pozzo (Annibale Carracci Brera)|Cristo e la Samaritana al pozzo]]'', 1593–1594 circa, [[Pinacoteca di Brera]], Milano]]
La commissione, oltre alla decorazione parietale, comprende la realizzazione di tre grandi tele – e anche in questo caso ognuno dei Carracci deve realizzarne singolarmente una – da utilizzare come [[Soprapporta|sovrapporta]], in ciascuna delle stanze oggetto della campagna decorativa.
Proprio nel sovrapporta, Annibale realizza un'opera mirabile quale il ''[[Cristo e la Samaritana al pozzo (Annibale Carracci Brera)|Cristo e la Samaritana al pozzo]]'' (oggi nella [[Pinacoteca di Brera]]).
Quanto agli affreschi, complessivamente dedicati alle storie di Ercole, sono di mano di Annibale la scena di ''Ercole guidato dalla Virtù'' (soffitto) e quella dove ''Ercole punisce Caco'' (sul camino)<ref>Anna Satanzani, in ''Annibale Carracci, Catalogo della mostra Bologna e Roma 2006-2007'', Milano, 2006, p. 442.</ref>.
[[File:Elemosina di san Rocco - Annibale Carracci.jpg|left|thumb|Annibale Carracci, ''[[Elemosina di san Rocco]]'', 1595, Dresda, [[Gemäldegalerie Alte Meister]]]]
Opera di chiusura del periodo emiliano, capolavoro di questa fase dell'attività di Annibale Carracci, è l{{'}}''[[Elemosina di san Rocco]]''<ref name= Pfisterer >Ulrich Pfisterer, «L'Elemosina di san Rocco di Annibale Carracci e l'innovazione della historia cristiana», in ''Hochmann, Michel (Hrsg.): Programme et invention dans l'art de la Renaissance'', Roma 2008, pp. 247-269.</ref><ref>[http://skd-online-collection.skd.museum/de/contents/showSearch?id=242859 Scheda del dipinto sul sito della Gemäldegalerie Alte Meister di Dresda] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20150610210642/http://skd-online-collection.skd.museum/de/contents/showSearch?id=242859 |data=10 giugno 2015 }}</ref>.
Il quadro, completato nel 1595 (benché commissionato molto tempo prima), fu realizzato di nuovo per la confraternita di San Rocco di Reggio Emilia (oggi è custodito presso la [[Gemäldegalerie Alte Meister]] di Dresda). È il dipinto (affreschi a parte) più grande del pittore e nella monumentale composizione una turba di umanità bisognosa e derelitta si approssima al santo che si spoglia di tutti i suoi averi<ref>{{cita|Strinati, 2001| p. 29}}.</ref>.
Secondo [[Denis Mahon]] l{{'}}''Elemosina di san Rocco'' è un testo di capitale importanza per la nascente pittura barocca: «''the first great multifigured composition of the baroque''» la definisce lo storico inglese.
L'opera, inoltre, dovette colpire profondamente i pittori dell'epoca come testimonia l'alto numero di incisioni che da questo quadro sono state tratte<ref name= Pfisterer />.
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=== La Controrifoma ===
Al termine di questa parabola il più giovane dei Carracci è uno dei pittori più richiesti e apprezzati nel panorama artistico bolognese (ed emiliano in genere). Tra le ragioni di questo successo è stata individuata anche la capacità di Annibale di entrare in sintonia con le nuove esigenze artistiche dettate dallo spirito [[Controriforma|controriformistico]].
Del resto fu proprio a Bologna che, ad opera del cardinale [[Gabriele Paleotti]], arcivescovo della città, venne redatto – proprio negli anni in cui Annibale esordiva – uno dei testi più significativi sui dettami dell'[[Arte della Controriforma|arte controriformata]]: il ''Discorso intorno alle immagini sacre e profane'' (1582).
Si ritiene che l'inclinazione di Annibale per il vero e la sua ripulsa per l'artificiosità tardomanieristica lo abbiano favorito nell'intercettare lo spirito dei tempi e imporsi sulla tradizione artistica locale che, condizionata da tanti anni di "''errori e perversità''" (per dirla con le parole del Paleotti), non dimostrò la stessa capacità.
=== Annibale a Roma ===
[[File:Annibale Carracci, Cristo e la Cananea, 1595, Parma.jpg|thumb|Annibale Carracci, ''[[Cristo e la Cananea]]'', 1594-1595, [[Pinacoteca Stuard]], Parma]]
Gli affreschi monumentali di Bologna e le altre opere emiliane diedero grande notorietà ad Annibale, tanto che il cardinale [[Odoardo Farnese (cardinale)|Odoardo Farnese]], forse dietro consiglio del letterato reggiano [[Gabriele Bombasi]] che da anni conosceva bene il pittore, lo incaricò, con suo fratello Agostino, di decorare il piano nobile di [[Palazzo Farnese (Roma)|Palazzo Farnese]], a [[Roma]].
Nella città Annibale ebbe un primo breve soggiorno nel 1594, forse per perfezionare gli accordi con il cardinal Farnese e farsi un'idea del luogo in cui avrebbe dovuto operare. Secondo alcune fonti, già in questa occasione egli eseguì un dipinto per il suo nuovo mecenate: si tratta del ''[[Cristo e la Cananea]]'' che fu collocato nella cappella privata di Palazzo Farnese (ora si trova a Parma) e che costituirebbe, quindi, la sua prima opera romana in assoluto, nonché la prima delle tante realizzate negli anni seguenti per il cardinal Odoardo<ref>Silvia Ginzburg Carignani, ''Annibale Carracci a Roma'', Roma, 2000, p. 44.</ref>.
Dopo questo primo contatto con Roma, Annibale fece ritorno in Emilia per concludere le incombenze rimaste in sospeso e (insieme al fratello) si trasferì stabilmente a Roma tra la fine del 1595 e l'inizio del 1596.
La sua fama in città cominciò a diffondersi grazie ad una commissione del Bombasi (affidatagli durante la prima campagna decorativa di Palazzo Farnese), riguardante la ''[[Santa Margherita (Annibale Carracci)|Santa Margherita]]'' realizzata per la cappella acquistata dal letterato reggiano nella [[chiesa di Santa Caterina dei Funari]] (dove tuttora si trova). Si tratta della prima opera pubblica romana di Annibale Carracci e, secondo [[Giovanni Pietro Bellori|Bellori]], il dipinto riscosse anche l'ammirazione di [[Michelangelo Merisi|Caravaggio]] che, «''dopo essersi fermato lungamente a riguardarlo, si risolse, e disse: mi rallegro che al mio tempo veggo pure un pittore''»<ref>Giovanni Pietro Bellori, ''Le vite de' pittori, scultori et architetti moderni'', Roma: Mascardi, 1672, p. 32.</ref>.
=== La decorazione di Palazzo Farnese ===
{{vedi anche|Affreschi della Galleria Farnese}}
[[File:Annibale Carracci - The Choice of Heracles - WGA4416.jpg|left|thumb|Annibale Carracci, ''[[La scelta di Ercole|Ercole al Bivio]]'', 1595-1596, [[Museo di Capodimonte]], Napoli]]
Il programma originario per la decorazione del palazzo dei Farnese, come ci informa una lettera del cardinale Odoardo a suo fratello [[Ranuccio I Farnese|Ranuccio]], duca di Parma, avrebbe dovuto riguardare la celebrazione del valore militare di [[Alessandro Farnese]], padre di entrambi e valente condottiero, copertosi di gloria nelle Fiandre alla guida delle armate imperiali. Programma, quindi, in linea di continuità con la celebrazione dei fasti della casata, avviata dal [[Francesco Salviati|Salviati]] e completata da [[Taddeo Zuccari]] nel sesto decennio del XVI secolo<ref>{{cita|Strinati, 2001| p. 35}}.</ref>.
Per ragioni non note questo progetto venne abbandonato e la campagna decorativa del palazzo ebbe avvio, verosimilmente nella tarda estate del 1595, partendo dal [[Camerino Farnese|Camerino]] del cardinale, ove venne raffigurato un ciclo allegorico che per ha protagonista [[Ercole]]. Mirabile, nell'ambiente, come già rilevò il [[Giovanni Baglione|Baglione]], è la decorazione monocroma a finto stucco<ref>Così, nelle sue ''Vite'', il Baglione descrive questa decorazione: «''vi sono alcuni scompartimenti da lui'' [Annibale] ''finti di stucco, che sono tanto belli che paiono rilievi''».</ref>.
[[File:Annibale Carracci, Farnese Ceiling.jpg|thumb|Annibale Carracci, Volta della [[Galleria Farnese]], 1597-1601, [[Palazzo Farnese (Roma)|Palazzo Farnese]], [[Roma]]]]
Oltre alla decorazione ad affresco, ancora per il Camerino del cardinal Farnese, Annibale realizzò una grande tela raffigurante ''[[La scelta di Ercole|Ercole al bivio]]'' incastonata nel soffitto della stanza, dove la figura dell'eroe rimanda alla celebre statua dell'[[Ercole Farnese]]<ref>{{cita|Strinati, 2001| p. 32}}.</ref>, allora ancora a palazzo (il dipinto venne poi rimosso dalla sua collocazione originaria e si trova oggi nel [[Museo di Capodimonte]] a Napoli).
Nello stesso Palazzo Farnese, Annibale, in questo caso coadiuvato da Agostino e probabilmente con l'intervento di alcuni aiuti, pose poi mano alla decorazione della [[Galleria Farnese|Galleria]]. Il tema di questo celeberrimo ciclo di affreschi - culminante nella scena raffigurante il ''[[Affreschi della Galleria Farnese#Il Trionfo di Bacco e Arianna|Trionfo di Bacco e Arianna]]'' al centro del soffitto - è ''Gli Amori degli dèi'' e secondo una seguita ipotesi esso venne realizzato per celebrare le nozze tra il duca di Parma [[Ranuccio I Farnese|Ranuccio Farnese]], fratello del cardinale Odoardo, e [[Margherita Aldobrandini]], nipote di [[Clemente VIII]]<ref name= montanarigalleria >{{cita|Montanari, 2012| p. 19}}.</ref>.
La fonte iconografica utilizzata è, in gran parte, da rintracciarsi nelle [[Le metamorfosi (Ovidio)|Metamorfosi]] di [[Ovidio]]<ref>Silvia Ginzburg, in ''Annibale Carracci, Catalogo della mostra Bologna e Roma 2006-2007'', Milano, 2006, p. 452.</ref>, ma il compiuto significato allegorico del ciclo non è ancora del tutto svelato se non per la generale celebrazione della forza dell'amore che tutto condiziona (l{{'}}''[[omnia vincit amor]]'' virgiliano), compreso il destino degli dèi<ref>Per un'ipotesi interpretativa più approfondita del significato allegorico del ciclo si veda Silvia Ginzburg in ''Annibale Carracci, Catalogo della mostra Bologna e Roma 2006-2007'', Milano, 2006, pp. 451-457. Per la studiosa gli affreschi della Galleria raffigurano l'antagonismo tra l'amore spirituale e l'amore sensuale a loro volta rispettivamente simboleggiati dalla ''Venere celeste'' – l'Arianna del corteo bacchico al centro del soffitto – e la ''Venere terrena'', da individuarsi nella figura femminile sdraiata, in basso a destra, nello stesso quadro riportato.</ref><ref>{{Cita web |url=http://www.ambafrance-it.org/Galleria-dei-Carracci |titolo=Scheda e galleria fotografica della Galleria Farnese sul Sito dell'Ambasciata di Francia in Italia (che ha sede in Palazzo Farnese) |accesso=25 novembre 2013 |dataarchivio=26 febbraio 2015 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150226062755/http://www.ambafrance-it.org/Galleria-dei-Carracci |urlmorto=sì }}</ref>.
Gli affreschi farnesiani - vertice assoluto della vicenda artistica di Annibale Carracci - ispireranno successivamente altri grandi artisti, quali [[Giovanni Lanfranco|Lanfranco]], [[Pietro da Cortona]], e successivamente [[Andrea Pozzo]] e [[Giovan Battista Gaulli]], autori tutti di spettacolari volte affrescate - in chiese e palazzi - che sono tra le più mirabili produzioni della [[pittura barocca]], di cui gli ''Amori'' di Annibale sono l'incunabolo.
=== Altre opere per i Farnese ===
[[File:Annibale Carracci 1560-1609 Pieta.jpg|left|thumb
[[File:Annibale Carracci - Christ in Glory - WGA4411.jpg|thumb|Annibale Carracci, ''[[Cristo in Gloria con santi ed Odoardo Farnese]]'', 1597, [[Galleria Palatina]], Firenze]]
Tra le opere pittoriche realizzate per i Farnese nell'ambito di questo rapporto, particolare menzione deve essere fatta di una splendida ''[[Pietà (Annibale Carracci)|Pietà]]'', sostanzialmente coeva alla decorazione della volta della Galleria Farnese. L'opera è unanimemente considerata uno dei capolavori maggiori del Carracci e venne verosimilmente eseguita per una cappella privata dei Farnese, forse nello stesso palazzo romano, forse per una delle diverse dimore periferiche della casata (ora la tela è nel Museo di Capodimonte).
In questo magistrale dipinto Annibale fonde l'eredità correggesca, richiamando nuovamente il ''[[Compianto sul Cristo morto (Correggio)|Compianto Del Bono]]'', con un vigore dei corpi e un nitore di disegno prettamente romani.
Evidente, inoltre, è l'omaggio alla ''[[Pietà vaticana]]'' di Michelangelo, di cui Annibale riprende la composizione piramidale del gruppo e la posa della Vergine<ref>Sulla ''Pietà'' di Capodimonte, Carel van Tuyll, in ''Annibale Carracci, Catalogo della mostra Bologna e Roma 2006-2007'', Milano, 2006, p. 376.</ref>.
Oltre a soddisfare le esigenze celebrative di Odorado, con la decorazione del palazzo, e quelle devozionali, con le opere di carattere religioso, Annibale attese ad esaudirne anche i desideri figurativi più strettamente privati. È il caso della sensualissima ''[[Venere dormiente con amorini]]'', ora al [[Museo Condé]] di [[Chantilly]], opera elogiatissima da [[Giovanni Battista Agucchi]], prelato e amatore d'arte bolognese al servizio di Pietro Aldobrandini, e della tela con ''[[Rinaldo e Armida (Annibale Carracci)|Rinaldo e Armida]]'' (ora a [[Museo di Capodimonte|Capodimonte]]), rimarchevole anche in quanto è una delle più precoci rappresentazioni pittoriche tratte dalla [[Gerusalemme liberata]] di [[Torquato Tasso]].
Annibale, infine, dovette prestare il suo pennello anche alle ambizioni politiche più alte del cardinal Farnese. Nel ''[[Cristo in Gloria con santi ed Odoardo Farnese]]''<ref>[http://www.polomuseale.firenze.it/invpalatina/scheda.asp?position=1&ninv=220 Scheda del dipinto sul sito del Polo Museale Fiorentino]</ref> ([[Galleria Palatina]]), [[Edoardo il Confessore|sant’Edoardo]], patrono e primo re d'Inghilterra, presenta il Farnese al Redentore. Secondo un'interpretazione della composizione, essa alluderebbe al desiderio di Odoardo Farnese di ottenere (forte della sua discendenza, per parte materna, dai [[Casa di Lancaster|Lancaster]]) l'investitura a re d'Inghilterra<ref>{{cita|Strinati, 2001| p. 43}}.</ref>. Ambizione frustrata da Clemente VIII che si limitò a conferirgli solo l'evanescente titolo di protettore di quel regno<ref>{{DBI|nome=Odorado Farnese|nomeurl= odoardo-farnese_(Dizionario-Biografico)/|autore= Roberto Zapperi|anno =1995 |pagine =|volume =45|accesso=20 maggio 2014}}</ref>.
=== Altre committenze romane ===
[[
Il rapporto con i Farnese non fu però esclusivo, come dimostra l'allogazione ad Annibale, contemporaneamente alla decorazione della volta della Galleria Farnese o subito dopo la sua conclusione, della pala
La pala raffigura
Questa tavola
Altro importante rapporto di committenza romano, diverso dai Farnese, fu quello con gli [[Aldobrandini]], per i quali Annibale dipinse diverse opere come una ''Incoronazione della Vergine''<ref>[http://www.metmuseum.org/Collections/search-the-collections/435853 Scheda del dipinto sul sito Metropolitan Museum of Art di New York]</ref> (1600
Tavola, quest'ultima, che per il forte aggetto prospettico della figura di Cristo (nella posa del braccio destro, nella croce scorciata in profondità, nell'incedere del passo) - che occupa scultoreamente lo spazio pittorico -, è probabilmente frutto di una riflessione del Carracci sulle tele di Caravaggio della [[Cappella Cerasi]], nelle quali il Merisi eccelse anche nella resa tridimensionale degli episodi raffigurati<ref>Silvia Ginzburg Carignani, ''Annibale Carracci a Roma'', Roma, 2000, pp. 111-115.</ref>. Il dipinto suscitò l'entusiasmo del committente [[Pietro Aldobrandini]] che compensò riccamente il pittore.
Sempre per gli Aldobrandini, si impegnò a decorarne la cappella privata di palazzo (opera poi completata dagli allievi).
Ulteriore rilevante commissione romana, non proveniente dai Farnese, è l'allogazione della decorazione ad affresco della cappella Herrera, presso la chiesa (oggi non più esistente) di [[Chiesa di Nostra Signora del Sacro Cuore (Roma)|San Giacomo degli Spagnoli]]. Impresa che in verità, più che da Annibale, fu portata a compimento dagli allievi, col particolare contributo di [[Francesco Albani]]<ref name= strinatip46 >{{cita|Strinati, 2001| p. 46}}.</ref>. Forse, è almeno in parte del Carracci, invece, la pala d'altare fatta per cappella Herrera, raffigurante ''[[San Diego di Alcalà presenta il figlio di Juan de Herrera a Gesù]]'' (1606 circa).
=== I paesaggi ===
[[File:Annibale Carracci 003.jpg|thumb|left|upright=1.4|Annibale Carracci, ''[[Paesaggio con la fuga in Egitto]]'', 1602-1604, [[Galleria Doria Pamphilj]], Roma]]
Già il Bellori, nelle sue Vite (1672), considerava che Annibale Carracci nel raffigurare i paesaggi ''«ha superato ogn'altro eccettuando Tiziano»''. Nelle sue prime prove da paesaggista – ad esempio nelle scene di caccia e di pesca oggi al Louvre – Annibale si rifece a precedenti veneti, ma a Roma elaborò un nuovo tipo di paesaggio, definito come ''paesaggio classico'' o ''moderno'', che superava le precedenti coniugazioni di queste genere, nordiche e italiane<ref name= Witt-paesaggio>{{cita libro|autore=Rudolf Wittkower|titolo=Arte e architettura in Italia. 1600-1750|città=Torino|anno= 2005|p=p. 53 e p. 426}}</ref>.
L'innovazione di Annibale sta nel raggiungimento di un equilibrio tra la natura e l'uomo che la abita e la trasforma evitando al tempo stesso che gli elementi paesistici si limitino a fare da mero sfondo a soggetti di altro genere<ref name= Witt-paesaggio />.
Infatti, a lui, come riconosce la storiografia quasi unanime (già a partire dal [[Jacob Burckhardt|Burckhardt]] nel suo ''Il Cicerone'' - 1853/54), è dovuta una nuova concezione della [[Pittura paesaggistica|pittura di paesaggio]] che la sottrae dal novero dei generi minori.
Il capolavoro di Annibale in questo genere è il ''[[Paesaggio con la fuga in Egitto]]''<ref>Flavio Caroli, ''Il volto e l'anima della natura'', Milano, 2009, pp. 44-47.</ref>, tela databile tra il 1602 e il 1604, realizzata per la cappella di Palazzo Aldobrandini. In questa ideale finestra aperta sull'[[Agro romano]] inondato da una luce autunnale, l'episodio sacro quasi scompare nell'amplissimo paesaggio che lo avvolge e vi è piena armonia tra l'elemento naturale e quello architettonico che si fondono in un tutto.
Debitori di Annibale saranno i maggiori paesaggisti del Seicento quali il [[Domenichino]], [[Nicolas Poussin]] e [[Claude Lorrain]], fino ad arrivare a [[Salvator Rosa]]: pittori che portarono questo genere ad uno dei livelli più alti che esso abbia mai raggiunto.
=== La ritrattistica ===
[[File:Carracci, Annibale - Head of an Old Man - Google Art Project.jpg|thumb|Annibale Carracci, ''Ritratto di vecchio'', 1590-92, [[Dulwich Picture Gallery]], Londra]]
Parte significativa dell'attività ritrattistica di Annibale Carracci è costituita da autoritratti dello stesso artista. Annibale, infatti, fu tra i pittori che maggiormente si autoritrasse, quasi consentendoci di assistere all'evoluzione della sua vita, non solo per l'aspetto strettamente fisionomico, ma anche per i mutamenti emotivi che negli autoritratti delle diversi fasi della sua esistenza si colgono. E in questo anticipò [[Rembrandt]], che anch'egli ci ha lasciato innumerevoli autoritratti<ref>Daniele Benati, in ''Annibale Carracci, Catalogo della mostra Bologna e Roma 2006-2007'', Milano, 2006, pp. 70-85.</ref>.
I ritratti veri e propri di Annibale sono caratterizzati il più delle volte da un tono informale e nella maggior parte dei casi i soggetti effigiati sono persone comuni, giovani e vecchi, cui, spesso, è impossibile dare un nome<ref name= Brogiritratti>Alessandro Brogi, in ''Annibale Carracci, Catalogo della mostra Bologna e Roma 2006-2007'', Milano, 2006, p. 220.</ref>.
L'attività ritrattistica di Annibale è strettamente associata alla sua continua ricerca del vero: l'intento dell'artista fu quello di restituire la reale fisionomia della persona effigiata, senza alcun abbellimento o enfatizzazione del ruolo sociale di questa. Ne è prova anche la tecnica di molti dei suoi ritratti: spesso si tratta di disegni (di un grado di finitezza tale da lasciar presumere che non si tratti solo di preparativi) o di olii su carta, supporto che facilita una più fluida riproduzione dell'essenza fisionomica della persona ritratta<ref name= Brogiritratti />.
A questo aspetto si collega anche un'altra caratteristica della ritrattistica di Annibale, costituita dal fatto che alcune delle sue prove in questo genere sembrano molto vicine a degli studi di espressione<ref>Molte sono le ''teste di carattere'' dipinte o disegnate da Annibale. [[Flavio Caroli]], in ''La storia dell'arte raccontata da Flavio Caroli'' (Milano, 2011), pp. 19-20, mette quest'attività del Carracci (e quella di caricaturista) in linea di continuità con gli studi di fisiognomica di [[Leonardo da Vinci]].</ref>. Tra queste, particolarmente suggestivi sono due ritratti di donne cieche (dei primi anni Novanta del Cinquecento), verosimilmente dipinti per una pia istituzione bolognese, dedita all'assistenza dei non vedenti, fondata dal cardinale [[Gabriele Paleotti]]. Si tratta di due rilevanti esempi dell'approccio naturalistico al ritratto di Annibale Carracci.
Tra le ultime probabili acquisizioni al catalogo ritrattistico di Annibale, si segnala il ''[[Ritratto di monsignor Giovanni Battista Agucchi]]'' (York Art Gallery), prelato e amatore d'arte bolognese nonché uno dei più vivaci intelletti del suo tempo. Per il dipinto, a lungo ritenuto del [[Domenichino]], è stata autorevolmente proposta, ricevendo considerevoli consensi, l'autografia di Annibale, sia per ragioni stilistiche, sia cronologiche<ref>Silvia Ginzburg, ''The Portrait of Agucchi at York Reconsidered'', in «''[[The Burlington Magazine]]''», Vol. 136, N. 1090, 1994, pp. 4-14.</ref>. Il ritratto di Monsignor Agucchi spicca nella produzione ritrattistica di Annibale non solo per qualità esecutiva, ma anche perché l'unico, allo stato attuale delle conoscenze, collocabile con certezza nel periodo romano del pittore.
Dichiarato ammiratore della ritrattistica di Annibale è stato uno dei più grandi artisti del Novecento, [[Lucian Freud]]. All'influenza sui ritratti di Freud della produzione del Carracci è stata dedicata la mostra ''Painting from Life: Carracci Freud'', svoltasi a Londra nel 2012 con il patrocinio della [[Dulwich Picture Gallery]]<ref>{{Cita web |url=http://www.ordovasart.com/exhibition/painting-from-life-carracci-freud/ |titolo=Presentazione della mostra sul sito della Galleria ORDOVAS, sede dell'esposizione |accesso=25 gennaio 2016 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160910184915/http://www.ordovasart.com/exhibition/painting-from-life-carracci-freud/ |dataarchivio=10 settembre 2016 |urlmorto=sì }}</ref>.
=== Le incisioni ===
{{vedi anche|Incisioni di Annibale Carracci}}
[[File:Annibale Caprarola.jpg|thumb|Annibale Carracci, ''Pietà di Caprarola'', acquaforte, bulino e puntasecca, 1597, [[National Gallery of Art]], Washington]]
Annibale Carracci eccelse anche come [[incisione|incisore]], attività che esercitò, sia pure con delle interruzioni, sostanzialmente lungo tutto
Tra le incisioni più belle e apprezzate del Carracci, forse quella più nota, si segnala la ''Pietà di Caprarola'' (1597)<ref>
Secondo alcuni autori<ref>Ludwig Münz, ''Rembrandt's Etchings'', Londra, 1952, Vol. I, p. 40.</ref>,
Nella composizione, probabilmente a sua volta derivata dalla ''[[Madonna del Sacco (Andrea del Sarto)|Madonna del sacco]]'' di [[Andrea del Sarto]], Annibale cala nell'episodio sacro anche un momento di tenera umanità.
Proprio all'arte incisoria, il Carracci dedicò alcune delle poche opere certamente collocabili durante il periodo della sua infermità (dal 1605 in poi). Tra queste si annovera la ''[//upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/c/c9/Annibale_Carracci_Madonna_Scodella.jpg Madonna della scodella]'' (del 1606) che, per l'ampio numero di copie note e per la circostanza che il [[Giovanni Battista Salvi|Sassoferrato]], ancora a distanza di decenni dalla realizzazione dell'incisione, la riprodusse in un [https://web.archive.org/web/20150924145714/http://www.bbc.co.uk/arts/yourpaintings/paintings/virgin-and-child-with-saint-elisabeth-and-child-baptist-85966 dipinto] (Glasgow Museums), dovette riscuotere notevole apprezzamento.
=== I disegni ===
[[File:Annibale Carracci -
Il più giovane dei Carracci praticò il disegno sia come esercizio, disegnando dal vero o copiando opere antiche, sia come mezzo di studio e preparazione di dipinti o incisioni – molteplici, ad esempio, sono i disegni preparatori della Galleria Farnese –, ma anche come opera finita in sé. A questo ultimo proposito si segnalano in particolare diversi ritratti e alcuni paesaggi.
Tra i disegni tratti
Quest'ultima è probabilmente il modello seguito da [[Guido Reni]] per il volto della madre in fuga (sulla destra del dipinto) nella sua ''[[Strage degli innocenti (Reni)|Strage degli innocenti]]''.
Impresa disegnativa di Annibale particolarmente conosciuta è quella de ''[[Le Arti di Bologna]]'', per la quale creò una serie di disegni che descrivono il lavoro per strada degli artigiani e dei venditori ambulanti della sua città natale<ref>Daniele Benati, ''Annibale Carracci e il vero'', Milano, 2007, pp. 22-23.</ref>.
L'opera ci è nota quasi per intero tramite le stampe che ne trasse l'incisore parigino Simon Guillain (1618 - 1658), edite in volume nel 1646. La serie ebbe grande successo, come dimostra il numero di edizioni succedutesi nel tempo, e rivestì un ruolo di rilievo per gli sviluppi futuri della pittura di genere italiana.
[[File:Annibale Carracci - Sheet of caricatures - WGA04432.jpg|right|thumb|Annibale Carracci, ''Caricature'', Londra, Britsh Museum]]
L'apprezzamento dei disegni di Annibale fu costante presso collezionisti e intenditori. Anche nei periodi in cui la fortuna critica del Carracci, tra Settecento ed Ottocento, scemò grandemente, i suoi disegni fecero eccezione e continuarono a riscuotere generale ammirazione<ref>Silvia Ginzburg Carignani, ''Annibale Carracci a Roma'', Roma, 2000, p. 20.</ref>.
=== Le caricature ===
Ad Annibale (ed Agostino) è attribuita l'invenzione della [[caricatura]] in senso moderno, cioè l'ideazione di ''ritrattini carichi'' (così li definisce la letteratura secentesca sul Carracci) in cui le caratteristiche fisionomiche di un individuo, e in special modo i suoi difetti, sono esasperati (per l'appunto ''caricati'') sino ad ottenere un effetto ridicolo<ref name= Brilli_caricature >[[Attilio Brilli]], ''Dalla satira alla caricatura'', Bari, 1985, pp. 209-211.</ref>.
Probabilmente questa invenzione parte dalla ricerca fisionomica, cui Annibale in particolare si dedicò soprattutto agli inizi della sua attività, in cui venne inserito l'elemento burlesco e comico<ref name= Brilli_caricature />.
Tra le testimonianze più celebri dell'attività di Annibale in questo genere vi è un foglio di caricature (talvolta attribuito ad Agostino Carracci), datato intorno al 1595 (British Museum), in cui compaiono i volti di uomini e donne dalle fattezze deformate e grottesche. Nel prelato nell'angolo inferiore destro del foglio del British si ipotizza possa individuarsi una caricatura di Giovanni Battista Agucchi.
=== La malattia e la morte di Annibale ===
[[File:Annibale Carracci - Mocking of Christ - WGA04441.jpg
Come risulta
Le fonti sono discordi sulle cause di questo malessere: secondo alcuni autori la depressione di Annibale sarebbe stata causata
Quali che fossero le ragioni della ''melanconia'' di Annibale, questo stato patologico influì sulla sua ultima produzione che si fece più rara e, in alcuni casi
Significativa testimonianza della sostanziale improduttività di Annibale determinata dal deterioramento della sua salute si rinviene in uno scambio epistolare del 1605 tra Odoardo Farnese e il duca di Modena [[Cesare d'Este]]. Questi infatti era in attesa di ricevere una tela del Carracci con una ''Natività'' e si era quindi rivolto al Farnese affinché sollecitasse il pittore. La risposta del cardinale fu che «''quando Annibale Carracci sia rihavuto da una infirmità mortale che ha havuto li giorni passati, et che lo tiene tuttavia interdetto dalla pittura, Vostra Altezza resterà servita''»<ref>Maria Cristina Terzaghi, ''Caravaggio, Annibale Carracci, Guido Reni tra le ricevute del banco Herrera & Costa'', Roma, 2007, p. 229</ref>. Così non avvenne, dal momento che Annibale non completò mai questo dipinto.
La profonda afflizione degli ultimi anni lo accompagnò sino alla morte, pare senza remissioni significative. Annibale Carracci si spense il 15 luglio 1609, dopo aver compiuto un viaggio a Napoli le cui ragioni sono ancora misteriose.
La data e le circostanze della morte di Annibale sono state tramandate da una lettera del suo grande sostenitore Giovanni Battista Agucchi, ove, tra l'altro, il prelato porta un estremo omaggio al maestro bolognese considerando che: «''Io non so qual sia l'opinione degli uomini di coteste parti, ma per confessione dei primi pittori di Roma egli era il primo che vivesse al mondo nella sua arte; e quantunque da cinque anni di qua non abbia potuto lavorare quasi niente, nondimeno riteneva il suo solito giudizio e conoscimento''»<ref>Questa lettera dell'Agucchi ci è nota in quanto riportata dal Malvasia nella ''Felsina Pittrice''.</ref>.
Il giorno del funerale, sul [[catafalco]] funebre fu appoggiato il suo ''[[Cristo incoronato di spine]]'', realizzato circa un decennio prima. Fu sepolto, come da sua volontà, nel [[Pantheon (Roma)|Pantheon]], a fianco alla tomba di [[Raffaello Sanzio|Raffaello]].
Sul luogo della sepoltura è ancora possibile leggere l'iscrizione fatta apporre nel 1674 da [[Carlo Maratta]] che commemora l'egual valore di Annibale e di Raffaello, di cui in quel tempo si era convinti, ma la loro diversa fortuna:
{{Citazione|[[Deo Optimo Maximo|D.O.M.]]/ HANNIBAL CARACCIUS BONONIENSIS/ HIC EST/ RAPHAELI SANCTIO URBINATI/ UT ARTE, INGENIO, FAMA SIC TUMULO PROXIMUS/ PAR UTRIQUE FUNUS ET GLORIA/ DISPAR FORTUNA/ AEQUAM VIRTUTI RAPHAEL TULIT/ HANNIBAL INIQUAM / DECESSIT DIE XV JVLII AN. MDCIX AET. XXXXIX/ CAROLUS MARATTUS SUMMI PICTORIS/ NOMEN ET STUDIA COLENS P. AN. MDCLXXIV/ ARTE MEA VIVIT NATURA, ET VIVIT IN ARTE/ MENS DECUS ET NOMEN, COETERA MORTIS ERANT}}
[[Giovan Battista Marino]] salutò la morte di Annibale Carracci con questo madrigale: «''Chi die' l'esser al nulla, ecco che ‘n nulla è sciolto. Chi le tele animò, senz'alma giace. Al gran Pittor, che porse spesso a i morti color senso vivace, Morte ogni senso ogni color ha tolto: ben tu sapresti or forse farne un altro, Natura, eguale a quello, s'avessi il suo pennello''».
== Gli allievi ==
[[File:Annibale Carracci - Mural paintings from the Herrera Chapel - Google Art Project.jpg|thumb|''Affreschi della Cappella Herrara'', 1605-1606, [[Museu Nacional d'Art de Catalunya|MNAC]], Barcellona. Si tratta di una delle ultime commissioni ricevute da Annibale Carracci. All'esecuzione provvidero, su progetto di Annibale, pressoché esclusivamente gli allievi.]]
Furono allievi e collaboratori di Annibale Carracci (ma anche di suo fratello e di suo cugino) pittori che si riveleranno tra i migliori artisti del XVII secolo. Pressoché tutti di area bolognese ed emiliana, operarono lungamente a Roma che riempirono di capolavori. Come Annibale eccelsero nell'arte dell'[[affresco]]<ref>Rudolf Wittkower, ''Arte e architettura in Italia. 1600-1750'', Torino, 2005, pp. 62-64.</ref>, fondamentale ''medium'' della pittura italiana già nel medioevo e nel Rinascimento, che grazie a loro venne traghettata anche nell'epoca barocca, posto che gli altri grandi iniziatori di questo nuovo stile, come Caravaggio e [[Peter Paul Rubens|Rubens]], non si dedicarono mai a questa tecnica.
I nomi più noti di questa scuola sono: [[Guido Reni]], [[Sisto Badalocchio]], [[Giovanni Lanfranco]], [[Francesco Albani]], il [[Domenichino]].
Ad eccezione del Reni, che frequentò l'accademia carraccesca a Bologna per poi avviare una brillante carriera autonoma, gli altri seguirono Annibale anche a Roma (che raggiunsero nei primi del Seicento) e fino alla morte del maestro fecero stabilmente parte della sua bottega. Negli ultimi anni della sua vita Annibale, ormai malato e poco attivo, si avvarrà molto del loro notevole talento.
Fu in questa fucina che ebbero incubazione sia gli esiti più alti del classicismo seicentesco (raggiunti dal Reni e dal Domenichino) sia le più immaginifiche invenzioni propriamente barocche (sviluppate dal Lanfranco).
Collaboratore meno dotato di questi maestri ma a lungo vicino ad Annibale fu Innocenzo Tacconi.
Degno di menzione tra i collaboratori minori del Carracci appare anche Antonio Maria Panico (anch'egli bolognese). Benché si tratti di un pittore oggi poco noto, le fonti su Annibale (Bellori e Malvasia) gli dedicano un certo spazio. Interessanti sono soprattutto le annotazioni di Bellori che attestano l'intervento di Annibale in un'opera del Panico (''La Messa di Paolo III'', nella chiesa del Salvatore a [[Farnese (Italia)|Farnese]]) o la possibilità che alcuni dipinti ritenuti opera dell'allievo, siano in realtà del maestro<ref>Il Posner, tuttavia, pur ammettendo che il Panico possa aver goduto dei consigli di Annibale Carracci per la realizzazione di queste opere, esclude che vi sia stato un diretto intervento del maestro; cfr. Donald Posner, ''Antonio Maria Panico and Annibale Carracci'', in ''The Art Bulletin'', LII, 1970, pp.181-183.</ref>. Tra queste si segnala in particolare una grande ''Crocifissione con san Francesco e sant'Antonio da Padova'' ([[National Gallery of Ireland]])<ref>[http://fe.fondazionezeri.unibo.it/catalogo/scheda.jsp?decorator=layout&apply=true&tipo_scheda=OA&id=58950&titolo=National+Gallery+of+Ireland+%2c+Annibale+Carracci.+Christ+on+the+Cross+with+Saint+Anthony+%26amp%3b+Saint+Francis Scheda del dipinto sul sito della Fondazione Federico Zeri]</ref>.
Anche il figlio di Agostino, [[Antonio Carracci]], dopo la morte del padre (1602) entrò nella bottega romana dello zio Annibale. Data la sua presumibile giovanissima età all'avvio di questa esperienza (ma in verità la sua data di nascita è incerta) è probabile che egli, nella bottega dello zio, abbia avuto un ruolo marginale.
== La fortuna critica ==
[[File:Carlo Maratta - Portrait of Giovan Pietro Bellori.
Per il Bellori, per l'appunto, l'opera del più giovane dei Carracci, e in particolare la sua produzione romana, è l'esempio da seguire per raggiungere questo obiettivo.
Elevato, così, a campione del ''bello ideale'', il Carracci divenne il ''Nuovo Raffaello'', cioè l'acme della pittura del suo tempo. Di pari passo, la sua opera - e in particolare gli affreschi della Galleria Farnese<ref>Episodio eloquente della fortuna, non solo italiana, degli affreschi farnesiani nel corso del Seicento, è il progetto, caldeggiato dal [[Nicolas Poussin]] e [[Charles Le Brun]], di fare una riproduzione integrale della Galleria Farnese nel [[Palazzo delle Tuileries]] a Parigi, progetto avviato ma non portato a termine (Cfr. Evelina Borea, ''Annibale Carracci e i suoi incisori'', Roma, 1986, p. 526).</ref> - assurse a testo imprescindibile nella formazione del gusto pittorico barocco<ref name= ginzburg_fortuna/>.
Questo giudizio entrò in profonda crisi alla fine del Settecento e quasi per tutto l'Ottocento. In questo torno di tempo, Annibale Carracci divenne il caposcuola di quello che fu definito, a partire dal [[Johann Joachim Winckelmann|Winckelmann]], ''[[Eclettismo (arte)|eclettismo]]'', concetto che assumerà sempre più valenza negativa. In sostanza, questo punto di vista degradò l'opera del Carracci alla sola fusione di stili diversi, negandogli vera capacità creativa<ref name= ginzburg_fortuna/>.
Nel Novecento si assiste ad un lento e parziale recupero del valore di Annibale Carracci. Aprì questa rivalutazione [[Hans Tietze]], storico di formazione viennese, che nel 1906 dedicò un saggio<ref>Hans Tietze, «Annibale Carraccis Galerie im Palazzo Farnese und seine römische Werkstatte», in ''Jahrbuch der Kunsthistorischen Sammlungen'', XXVI (1906-1907), pp. 49-182.</ref> alla decorazione della Galleria Farnese, interrompendo così un lunghissimo silenzio critico sull'opera del maestro bolognese. Tappa ancor più significativa fu la pubblicazione da parte di [[Denis Mahon]] dei suoi ''Studies in Seicento Art and Theory'' (1947)<ref name= ginzburg_fortuna/>.
[[File:Carlo Maratta, Allegoria di Annibale Carracci.jpg|thumb|[[Carlo Maratta]], ''Apoteosi di Anniballe Carracci, risollevatore della Pittura'', Dipartimento di Arti grafiche del Louvre|350x350px]]
Se questi studi ebbero il merito di riaccendere
Si creò, così, una visione dicotomica della parabola artistica di Annibale Carracci, che scisse in termini piuttosto netti il periodo romano e classicista,
La mostra sui Carracci, tenutasi a Bologna nel 1956 presso il palazzo dell'Archiginnasio, favorì un primo recupero critico anche
Solo in tempi relativamente vicini, anche riprendendo un'intuizione di [[Roberto Longhi (storico dell'arte)|Roberto Longhi]] formulata già nel 1934<ref>Roberto Longhi,
In questa chiave, benché il lungo, definitivo, soggiorno a Roma ne abbia naturalmente influenzato
In questa stessa chiave, anche il luogo comune di un Annibale Carracci in tutto antitetico
== Opere ==
{{vedi anche|Opere di Annibale Carracci}}
Il catalogo delle opere di Annibale Carracci fu modernamente sistematizzato essenzialmente da Donald Posner nel suo fondamentale studio ''Annibale Carracci: A Study in the reform of Italian Painting around 1590'' (Londra, 1971).
La fonte di gran lunga prevalente seguita dal Posner a tal fine sono state le ''Vite'' del Bellori. Il progredire degli studi, tuttavia, sta dimostrando che altre fonti, sinora, forse, sottovalutate (tra le quali in particolare la ''Felsina Pittrice'' del Malvasia, ma anche molti inventari secenteschi) hanno consentito di rintracciare quadri di Annibale mai menzionati dal biografo romano. Il catalogo delle opere di Annibale Carracci, quindi, verosimilmente non può dirsi ancora definitivo, non potendosi affatto escludere, con il miglioramento dello sfruttamento di fonti sinora sottoutilizzate, possibili nuove aggiunte<ref>Sulla questione, Carel van Tuyll van Serooskerken, ''Note su alcuni quadri carracceschi provenienti dalla collezione Farnese'', in ''Les Carraches et les décors profanes. Actes du colloque de Rome (2-4 octobre 1986)'', Roma, 1988, pp. 39-63.</ref>.
=== Attribuzioni incerte ===
[[File:
A causa della lunga collaborazione con il cugino e con il fratello e del frequente ricorso al contributo degli allievi, specie nei suoi ultimi anni romani, vi sono alcune opere la cui attribuzione ad Annibale divide la critica.
Di alcuni dipinti si discute se si tratti dell'originale di Annibale ovvero della copia di un allievo, mentre in altri casi l'incertezza è tra Annibale o suo cugino Ludovico.
Tra i primi si può menzionare la ''Susanna e i Vecchioni'' della Galleria Doria Pamphilj, prevalentemente ritenuta una copia del Domenichino, ma da alcuni studiosi attribuita ad Annibale, o una ''Adorazione dei Pastori'' ([[National Gallery of Scotland]]), egualmente incerta tra l'autografia di Annibale o la copia dello Zampieri<ref>[https://commons.wikimedia.org/wiki/Category:17th-century_paintings_of_adoration_by_the_shepherds#mediaviewer/File:Domenichino_%28Domenico_Zampieri%29%2C_The_Adoration_of_the_Shepherds%2C_c._1607-10%2C_Oil_on_canvas%2C_143_x_115cm%2C_National_Gallery_of_Scotland.jpg Un'immagine del dipinto]</ref>.
Al secondo gruppo appartiene la notevole ''[[Flagellazione di Cristo (Ludovico Carracci)|Flagellazione di Cristo]]''<ref>{{Cita web |url=http://collection.musenor.com/application/moteur_recherche/consultationOeuvre.aspx?idOeuvre=377190 |titolo=Scheda del dipinto sul sito dell'associazione dei curatori d'arte dei musei del Nord-Passo di Calais |accesso=19 marzo 2014 |dataarchivio=20 marzo 2014 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140320114719/http://collection.musenor.com/application/moteur_recherche/consultationOeuvre.aspx?idOeuvre=377190 |urlmorto=sì }}</ref> del Musée de la Chartreuse di [[Douai]] che alcuni studiosi hanno ritenuto opera di Annibale Carracci, ma per la quale ora prevale l'idea della paternità del più anziano cugino<ref>Per le diverse posizioni critiche sulla spettanza della ''Flagellazione'' di Douai a Ludovico o Annibale cfr. A. Emiliani (a cura di), ''Ludovico Carracci'', Bologna, 1993, pp. 15-16.</ref>, oppure la ''Flora'' della Galleria Estense.
Problemi simili si registrano anche tra Annibale ed Agostino. Un esempio è la ''Diana e Atteone'' di Bruxelles, la cui attribuzione all'uno o all'altro dei fratelli è oggetto di pareri diversi<ref>{{Cita web |url=http://www.fine-arts-museum.be/fr/la-collection/annibale-carracci-attribue-a-diane-au-bain-surprise-par-acteon?artist=carracci-annibale-1 |titolo=Scheda del dipinto sul sito dei Musées royaux des Beaux-Arts de Belgique |accesso=20 maggio 2014 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140520222440/http://www.fine-arts-museum.be/fr/la-collection/annibale-carracci-attribue-a-diane-au-bain-surprise-par-acteon?artist=carracci-annibale-1 |dataarchivio=20 maggio 2014 |urlmorto=sì }}</ref>.
== Note ==
==
*[[Giulio Mancini]], ''Considerazioni sulla pittura'', 1620.
*[[Giovanni Baglione]], ''Le vite de' pittori, scultori et architetti dal pontificato di Gregorio XIII del 1572 in fino a' tempi di Papa Urbano Ottavo nel 1642'', 1642.
*[[Giovanni Battista Agucchi]], ''Trattato della pittura'', 1646.
*Francesco Scannelli, '' Il microcosmo della pittura'', 1657.
*[[
*[[Luigi Pellegrini Scaramuccia]], ''Le finezze de' pennelli italiani'', 1674.
*[[Carlo Cesare Malvasia]], ''Felsina Pittrice'', 1678.
* {{Cita libro | nome=Denis |cognome= Mahon | anno=1947| titolo= Studies in Seicento Art and Theory| editore= The Warburg Institute University of London, Londra}}
* {{Cita libro | nome= Rudolf |cognome= Wittkower | anno=1952| titolo= The drawings of the Carracci in the collection of Her Majesty the Queen at Windsor Castle | editore= Phaidon Press, Londra }}
* {{Cita libro | nome= Rudolf |cognome= Wittkower | anno=1958| titolo= Art and Architecture in Italy, 1600-1750 | editore= Penguin Books, Harmondsworth }}
* {{Cita libro | nome= John Rupert|cognome= Martin| anno=1965| titolo= The Farnese Gallery | url= https://archive.org/details/farnesegallery00mart| editore= Princeton University Press, Princeton}}
* {{Cita libro | nome= Donald|cognome= Posner| anno=1971| titolo= Annibale Carracci: A Study in the reform of Italian Painting around 1590 | url= https://archive.org/details/annibalecarracci0000posn| editore= Phaidon Press, Londra}}
* {{Cita libro | nome=
* {{Cita libro | nome=
* {{Cita libro | nome=Charles
* {{Cita libro | nome=
* {{Cita libro | nome= Roberto |cognome=Zapperi| anno=1988| titolo= Annibale Carracci
* {{Cita libro | nome= Silvia|cognome=Ginzburg
* {{Cita libro | nome=
* {{Cita libro | nome=
* {{Cita libro | nome=Stefano
* {{Cita libro | nome=
* {{Cita libro | nome= Silvia|cognome=Ginzburg| anno=2008| titolo=La Galleria Farnese| editore= Electa Mondadori, Milano}}
* {{Cita libro | nome= Clare|cognome=Robertson| anno=2008| titolo=The invention of Annibale Carracci| editore= Silvana Editore, Cinisello Balsamo (Milano)}}
* {{Cita libro | nome=Andrea|cognome= Emiliani| anno=2012| titolo= I Carracci. Capolavori giovanili di Ludovico, Agostino e Annibale nel passaggio del Manierismo al Barocco| editore= NFC Edizioni, Rimini| isbn=9788867260829}}
* {{Cita libro | nome=Tomaso |cognome= Montanari| anno=2012| titolo= Il Barocco| editore= Einaudi, Torino| isbn=978-88-06-20341-2| cid= Montanari, 2012 }}
;Cataloghi di mostre
* {{Cita libro | nome= |cognome= | anno=1956| titolo= Mostra dei Carracci, 1 settembre-25 novembre 1956, Bologna. Palazzo dell'Archiginnasio; Catalogo critico dei disegni| curatore= Denis Mahon| editore= Edizioni Alfa, Bologna}}
* {{Cita libro | nome= |cognome= | anno=1956| titolo= Mostra dei Carracci, 1 settembre-25 novembre 1956, Bologna. Palazzo dell'Archiginnasio; Catalogo critico delle opere| curatore=Gian Carlo Cavalli| editore= Edizioni Alfa, Bologna }}
* {{Cita libro | nome= |cognome= | anno=1986| titolo= Nell'età di Correggio e dei Carracci. Pittura in Emilia dei secoli XVI e XVII. Catalogo della mostra Bologna 1986| curatore= Andrea Emiliani e J.Carter Brown | altri=Testi di: Andrea Emiliani, J.Carter Brown, Philippe De Montebello, Giuliano Briganti, Eugenio Riccomini, Sylvie Beguin, Vera Fortunati Pietrantonio, Giuseppe Olmi, Paolo Prodi, Charles Dempsey, D.Stephen Pepper, Arnauld Brejon De Lavergnee, Anna Ottani Cavina | editore= Nuova Alfa Editoriale, Bologna }}
*{{Cita libro|titolo= Annibale Carracci (Catalogo della Mostra tenuta a Bologna nel 2006-2007 e Roma nel 2007)|curatore= Daniele Benati e Eugenio Riccòmini| altri=Testi di: Daniele Benati, Alessandro Brogi, Andrea Emiliani, Silvia Ginzburg, Eugenio Riccomini, Anna Stanzani, Claudio Strinati, Carel van Tuyll van Serooskerken||editore= Mondadori Electa|città= Milano|anno= 2006|ISBN= 9788837043490}}
== Voci correlate ==
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* [[Ludovico Carracci]]
* [[Gabriele Bombasi]]
* [[Giovanni Battista Agucchi]]
* [[Affreschi della Galleria Farnese]]
* [[Camerino Farnese]]
* [[Storie della fondazione di Roma]]
* [[Storie di Giasone e Medea]]
* [[Le Arti di Bologna]]
== Altri progetti ==
{{interprogetto
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* {{cita web |1=http://eca.provincia.fe.it/ |2=ECA - Catalogo on-line del patrimonio artistico degli Estensi sparso per i musei del mondo |accesso=4 gennaio 2016 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20151205134119/http://eca.provincia.fe.it/ |dataarchivio=5 dicembre 2015 |urlmorto=sì }}
{{Annibale Carracci}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|biografie|pittura}}
[[Categoria:Sepolti nel Pantheon (Roma)]]
[[Categoria:Annibale Carracci| ]]
[[Categoria:
|