Annibale Carracci: differenze tra le versioni

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{{Citazione|[L’]ignorante Vasari [n]on s’accorge che gl’[a]ntichi buoni maestri [h]anno cavate le cose [l]oro dal vivo, et vuol [p]iù tosto che sia buono [r]itrar dalle seconde [c]he son l’antiche, che [d]a le prime e princi[p]alissime che sono le vive, le quali si debbono [s]empre immitare. [M]a costui non intese [q]uest’arte<ref>Si tratta di una delle ''postille'' di Annibale Carracci vergate a margine di una copia delle ''[[Le vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori|Vite]]'' del Vasari, in possesso dello stesso pittore (ora nella Biblioteca comunale di [[Bologna]]). L’annotazione commenta un passo vasariano, relativo al [[Giovanni Bellini|Giambellino]] e ai coevi pittori veneziani, in cui lo storico aretino considera un limite della pittura veneziana del tempo la pratica di ''ritrarre dal vivo'', dovuta all’assenza, a [[Venezia]], di opere antiche da utilizzare come modello e canone. Considerazione che suscita la ripulsa di Annibale, viceversa convinto fautore della necessità, per un pittore, di ''immitare il vivo''. Le ''postille'' sono una fonte di grandissimo interesse storico perché consentono, pur nella loro sinteticità, di entrare in diretto contatto con gli ideali di Annibale Carracci in materia di pittura. Anche da questa fonte emerge con chiarezza la polemica antimanierista di Annibale e spesso i suoi commenti alle affermazioni del Vasari, come nel passo citato, sono impietosi. Sulle ''postille'' si veda: Mario Fanti, «Le postille carraccesche alle `Vite' del Vasari: il testo originale», in ''Il Carrobbio'', 1979, V, pp. 148-164.</ref>|Annibale Carracci}}
{{Bio
|Nome = Annibale
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|GiornoMeseMorte = 15 luglio
|AnnoMorte = 1609
|Epoca = 1500
|Attività = pittore
|Epoca = 1500
|Nazionalità = italiano
|Immagine = Annibale Carracci Autoritratto col cappello a quattr'acque.jpg
|Immagine = Self-portrait_on_an_Easel_in_a_Workshop_by_Annibale_Carracci.jpg|250px|thumb|right|
|Didascalia = Annibale Carracci, ''[[Autoritratto sul(Annibale cavalletto'',Carracci)|Autoritratto 1604col ca.cappello Olioa su tavolaquattr'acque]]'', 36.5 x 29.8 cm. Firenze1593, Galleria degli UffiziParma, [http://www.polomuseale.firenze.it/inv1890/scheda.asp?position=1&ninv=1774[Galleria inventarionazionale n.di 1774Parma|Galleria nazionale]]}}
}}
[[File:Annibale Carracci Signature.svg|right|thumb|''Annibale Carracci pittore''. Autografo di Annibale Carracci in calce ad una lettera del 1595, Archivio di Stato di Reggio Emilia]]
 
In antitesi con gli esiti ormai sterili del tardomanierismo, propose il recupero della grande tradizione della pittura italiana del [[Cinquecento]], riuscendo in un'originale sintesi delle molteplici scuole del Rinascimento maturo: [[Raffaello]], [[Michelangelo Buonarroti|Michelangelo]], [[Correggio (pittore)|Correggio]], [[Tiziano]] e il [[Paolo Veronese|Veronese]] sono tutti autori che ebbero notevole influsso sull'opera del Carracci. La riproposizione e, al tempo stesso, la modernizzazione di questa grande tradizione, unitamente al ritorno dell'imitazione del vero, sono i fondamenti della sua arte. Con [[Caravaggio]] e [[Rubens]], pose le basi per la nascita della [[pittura barocca]], di cui fu uno dei padri nobili<ref>{{cita|Montanari, 2012| pp. 37-47}}.</ref>.
{{quote |''[L’]ignorante Vasari [n]on s’accorge che gl’[a]ntichi buoni maestri [h]anno cavate le cose [l]oro dal vivo, et vuol [p]iù tosto che sia buono [r]itrar dalle seconde [c]he son l’antiche, che [d]a le prime e princi[p]alissime che sono le vive, le quali si debbono [s]empre immitare. [M]a costui non intese [q]uest’arte''<ref> Si tratta di una delle ''postille'' di Annibale Carracci vergate a margine di una copia delle ''[[Le vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori|Vite]]'' del Vasari, in possesso dello stesso pittore (ora nella Biblioteca comunale di Bologna). L’annotazione commenta un passo vasariano, relativo al [[Giovanni Bellini|Giambellino]] e ai coevi pittori veneziani, in cui lo storico aretino considera un limite della pittura veneziana del tempo la pratica di ''ritrarre dal vivo'', dovuta all’assenza, a Venezia, di opere antiche da utilizzare come modello e canone. Considerazione che suscita la ripulsa di Annibale, viceversa convinto fautore della necessità, per un pittore, di ''immitare il vivo''. Le ''postille'' sono una fonte di grandissimo interesse storico perché consentono, pur nella loro sinteticità, di entrare in diretto contatto con gli ideali di Annibale Carracci in materia di pittura. Anche da questa fonte emerge con chiarezza la polemica antimanierista di Annibale e spesso i suoi commenti alle affermazioni del Vasari, come nel passo citato, sono impietosi. Sulle ''postille'' si veda: Mario Fanti, ''Le postille carraccesche alle 'Vite' del Vasari: il testo originale'', in «''Il Carrobbio''», 1979, V, pp. 148-164. </ref>.|'''Annibale Carracci'''}}
 
Di fondamentale importanza nello sviluppo della sua carriera furono i rapporti con il cugino [[Ludovico Carracci|Ludovico]] e il fratello [[Agostino Carracci|Agostino]] – entrambi dotatissimi pittori – con i quali, agli esordi, tenne [[Carracci|bottega comune]] e con cui collaborò, a più riprese, anche in seguito.
In antitesi con gli esiti ormai sterili del tardomanierismo, si propose il recupero della grande tradizione della pittura italiana del primo Cinquecento, riuscendo in un’originale sintesi delle molteplici scuole del nostro rinascimento maturo: [[Raffaello]], [[Michelangelo Buonarroti|Michelangelo]], [[Parmigianino]], [[Correggio (pittore)|Correggio]], [[Tiziano]] e il [[Paolo Veronese|Veronese]] sono tutti autori che ebbero notevole influsso sull’opera del Carracci. La riproposizione e, al tempo stesso la modernizzazione, di questa grande tradizione, unitamente al ritorno dell’imitazione del vero, sono i fondamenti della sua arte. Con Caravaggio, pose le basi per la nascita della pittura barocca italiana, di cui fu uno dei padri nobili<ref>Tomaso Montanari, ''Il Barocco'', 2012, Einaudi, pp. 33 e seguenti</ref>.
 
Di fondamentale importanza nello sviluppo della sua carriera furono i rapporti con il cugino [[Ludovico Carracci|Ludovico]] e il fratello [[Agostino Carracci |Agostino]] – entrambi dotatissimi pittori – con i quali, agli esordi, tenne [[Carracci|bottega comune]] e con cui collaborò, a più riprese, anche in seguito.
 
== Biografia ==
[[File:1583 Annibale Caracci, Crucifixion Santa Maria della Carità, Bologna.jpg|left|thumb|Annibale Carracci, ''Crocifissione'', 1583. Olio su tela, 305 x 210 cm. Bologna, Chiesa di Santa Maria della Carità.]]
 
=== Gli esordi bolognesi ===
[[File:1583 Annibale Caracci, Crucifixion Santa Maria della Carità, Bologna.jpg|left|thumb|Annibale Carracci, ''[[Crocifissione e santi (Annibale Carracci)|Crocifissione e santi]]'' , 1583, Bologna, chiesa di Santa Maria della Carità]]
Nulla è noto circa la formazione iniziale di Annibale Carracci, anche se è possibile che essa sia avvenuta al di fuori della cerchia familiare<ref> Sulle ipotesi relative alla prima formazione di Annibale Carracci Caudio Strinati, ''Annibale Carracci'', Firenze, 2001, p. 12.</ref>. Infatti, l’avvio della collaborazione con il cugino Ludovico (e il fratello Agostino), risale all’inizio degli anni Ottanta del Cinquecento mentre la prima opera di data certa di Annibale è del 1583. Periodo, quindi, in cui egli è già più che ventenne. Appare allora ipotizzabile che - prima di metter su bottega con il cugino e il fratello - egli possa aver compiuto il suo primo apprendistato presso altri maestri, ma questa ipotesi, ad oggi, non è comprovata da alcun documento.
Annibale Carracci nacque da Antonio, sarto cremonese, trasferitosi a Bologna col fratello Vincenzo, di professione beccaio e padre di [[Ludovico Caracci]].
 
Nulla è noto circa la formazione iniziale di Annibale, anche se, in alternativa alla diffusa opinione che lo vuole allievo del cugino Ludovico, è possibile che essa sia avvenuta al di fuori della cerchia familiare<ref name=Strinatipag.12>{{cita|Strinati, 2001| p. 12}}.</ref>. Infatti, l'avvio della collaborazione con Ludovico (e Agostino), risale all'inizio degli anni Ottanta del Cinquecento, quando Annibale, quindi, è già più che ventenne e ottiene (nel 1583) una rilevante commissione pubblica, improbabile per un quasi esordiente. Appare allora ipotizzabile che - prima di metter su bottega con il cugino e il fratello - il più giovane dei Carracci possa aver compiuto il suo primo apprendistato presso altri maestri<ref>Donald Posner, tra i maggiori studiosi del Carracci, ipotizza, sulla base dell'analisi stilistica delle opere giovanili di Annibale, che egli possa aver svolto un breve allievato, sul finire degli anni Settanta del Cinquecento, presso la bottega di [[Bartolomeo Passarotti]].</ref>, ma questa ipotesi, ad oggi, non è comprovata da alcun documento.
Altra ipotesi avanzata sugli anni iniziali di Annibale è che egli (non oltre i primissimi anni Ottanta del XVI secolo) possa aver compiuto dei viaggi di studio in altre città italiane ed in particolare a Venezia <ref name= posnervenezia > Donald Posner, voce ''Annibale Carracci'', in ''Dizionario Biografico degli Italiani'', Vol. 20, Treccani, 1971.</ref>. Ma, se è documentalmente provata la permanenza di Annibale a Venezia allo scadere degli anni Ottanta del Cinquecento, le prove di un soggiorno in laguna antecedente alle sue opere di esordio, sono del tutto assenti. Ciò però non esclude che egli vi si possa essere effettivamente recato, poiché echi della pittura di [[Tiziano]] e di [[Paolo Veronese|Veronese]] sembrano percepibili già in alcune delle sue prime opere<ref name= posnervenezia />.
 
La prima opera certa di Annibale Carracci è una [[pala d'altare]] raffigurante la ''[[Crocifissione e santi (Annibale Carracci)|Crocifissione e santi]]'' dipinta per la [[chiesa di San Nicolò di San Felice|chiesa bolognese di San NiccolòNicolò]] (e attualmente nella chiesa di Santa Maria della Carità), eche risale, per l’appunto,appunto al 1583. Probabilmente nonNon è la sua prima opera in assoluto<ref name="Daniele Benati 2006, p. 90">Daniele Benati, in ''Annibale Carracci, Catalogo della mostra Bologna e Roma 2006-2007'', Milano, 2006, p. 90.</ref> e fu oggetto di vivaci critiche da parte dell’ambientedell'ambiente artistico bolognese soprattutto per lail composizione nel suo insieme, ritenuta squilibrata: infatti, i santi Bernardino, Francescorealismo e Petronio dominano la tela in termini spaziali, relegando le altre figure in secondo piano. L'evangelista Giovanni in particolare - all'estremità destra del dipinto - sembra doversi sporgere per rendersi visibile. Anche la stesura del colore e il realismosemplicità con cui Annibale haraffigurò raffiguratola il Cristo furono oggettoPassione di giudizi negativiCristo<ref>Le critiche al dipinto di Annibale mosse dai pittori bolognesi contemporanei sono riferire da GiulioCarlo Cesare Malvasia nella sua ''Felsina pittrice'', del 1678.</ref>. [[File:Carracci-Butcher's shop.jpg|right|thumb|Annibale Carracci,''Grande Macelleria'', 1580 circa. Olio su tela, 185 x 266 cm. Oxford, [[Christ Church Picture Gallery]].]]
 
[[File:Carracci-Butcher's shop.jpg|thumb|Annibale Carracci, ''[[Bottega del macellaio|Grande Macelleria]]'', 1585 circa, Oxford, [[Christ Church Picture Gallery]]]]
La storiografia moderna<ref> Sulla ''Crocifissione'' di Santa Maria della Carità, Daniele Benati, ''in Annibale Carracci, Catalogo della mostra Bologna e Roma 2006-2007'', Milano, 2006, p. 136.</ref>, invece, osserva in questa prima opera pubblica di Annibale, la tendenza antimanierista del giovane pittore e un primo tentativo di ritorno al vero (elementi, questi, particolarmente visibili nella figura del Cristo, di prefette proporzioni anatomiche<ref>Marinella Pigozzi, ''Arte e scienza a Bologna da papa Gregorio XIII a papa Clemente VIII (1572-1605). I Carracci. Dal confronto con la natura all'ideale classico'', in ''Rappresentare il corpo. Arte e Anatomia da Leonardo all'Illuminismo'', Bononia University Press, Bologna, 2004, pp. 136-137.</ref>). Sembrano cogliersi, in questa opera d'esordio, anche rimandi alla pittura veneta di qualche decennio prima.
A questa prima attività di Annibale risalgono alcuni dipinti di genere<ref> Claudio Strinati, ''Annibale Carracci'', Firenze, 2001, p. 13.</ref>, come la ''[[Bottega del macellaio|Grande macelleria]]'', oggi nella [[Christ Church Picture Gallery]]. La tematica non è, di per sé, una novità: opere di soggetto analogo sono infatti presenti sia in dipinti di scuola fiamminga (come, ad esempio, in quelli di [[Joachim Beuckelaer]]), sia in dipinti di scuola italiana, come in quelli di [[Bartolomeo Passerotti]] (bolognese come Annibale).
 
La storiografia moderna<ref>Daniele Benati, «Sulla ''Crocifissione'' di Santa Maria della Carità», in ''Annibale Carracci, Catalogo della mostra Bologna e Roma 2006-2007'', Milano, 2006, p. 136.</ref>, invece, osserva già in questa prima opera pubblica il rifiuto delle convenzioni del tardomanierismo da parte del giovane pittore e un primo tentativo di ritorno al vero.
La novità della ''Grande macelleria'' di Annibale risiede, invece, nella sobria raffigurazione del lavoro di una bottega. Contrariamente a quanto avveniva in molte opere fiamminghe e italiane più o meno coeve e di soggetto analogo, Annibale non ha dipinto i personaggi con fattezze grottesche e in pose triviali, egli ha preferito raffigurare la dignità dei lavoratori di questa macelleria, mostrando tra l'altro un particolare interesse per il dato naturale<ref>Daniele Benati, in ''Annibale Carracci, Catalogo della mostra Bologna e Roma 2006-2007'', Milano, 2006, p. 90.</ref>.
 
A questa prima attività di Annibale risalgono alcuni dipinti di genere<ref name =Strinatipag.13>{{cita|Strinati, 2001| p. 13}}.</ref>, come la ''[[Bottega del macellaio|Grande macelleria]]'', oggi nella [[Christ Church Picture Gallery]]. La tematica non è, di per sé, una novità: opere di soggetto analogo sono infatti presenti sia in dipinti di scuola fiamminga (come, ad esempio, in quelli di [[Joachim Beuckelaer]]), sia in dipinti di scuola italiana, come in quelli di [[Bartolomeo Passerotti]] (bolognese come Annibale).
A questo periodo<ref>Di quest’opera, tuttavia, manca ogni elemento che ne consenta una datazione anche solo di massima e alcuni storici – in particolare Silvia Ginzburg – ipotizzano che l’opera possa appartenere ad una fase più matura di Annibale Carracci.</ref>, forse appartiene anche un altro dipinto di genere: il celebre ''Mangiafagioli'' (Roma, [[Palazzo Colonna]]) che, forse, raffigura [[Zanni]], nota maschera della [[Commedia dell'arte]]<ref>Silvia Ginzburg Carignani, ''Annibale Carracci a Roma'', Roma, 2000, p. 26.</ref>.
 
La novità della ''Grande macelleria'' di Annibale risiede, invece, nella sobria raffigurazione del lavoro di una bottega. Contrariamente a quanto avveniva in molte opere fiamminghe e italiane più o meno coeve e di soggetto analogo, Annibale non ha dipinto i personaggi con fattezze grottesche e in pose triviali, egli ha preferito raffigurare la dignità dei lavoratori di questa macelleria, mostrando tra l'altro un particolare interesse per il dato naturale<ref name="Daniele Benati 2006, p. 90"/>.
 
A questo periodo<ref>Di quest'opera, tuttavia, manca ogni elemento che ne consenta una datazione anche solo di massima e alcuni storici – in particolare Silvia Ginzburg – ipotizzano che l'opera possa appartenere ad una fase più matura di Annibale Carracci.</ref>, forse appartiene anche un altro dipinto di genere: il celebre ''[[Mangiafagioli]]'' (Roma, [[Palazzo Colonna]]) che, forse, raffigura [[Zanni]], nota maschera della [[Commedia dell'arte]]<ref>Silvia Ginzburg Carignani, ''Annibale Carracci a Roma'', Roma, 2000, p. 26.</ref>.
 
=== Il sodalizio con Ludovico e Agostino e l'''Accademia degli Incamminati'' ===
[[File:Annibale, Ludovico and Agostino Carracci, Bolognese School.jpg|left|thumb|Scuola Bolognese, ''Annibale, LudovicoAgostino e AgostinoLudovico Carracci'', XVII secolo, collezione privata]]
L’esordioL'esordio di Annibale Carracci sulla scena artistica è strettamente connesso all'attività del fratello Agostino e del cugino Ludovico. Insieme, nei primi anni Ottanta del Cinquecento, i tre cugini diedero vita ad una scuola chiamata dapprima ''Accademia dei Desiderosi'' e successivamente ''[[Accademia degli Incamminati]]''<ref> Sull{{'}}''Accademia degli Incamminati'', Daniele Benati, ''Annibale Carracci, Catalogo della mostra Bologna e Roma 2006-2007'', p. 126.</ref>.
 
L’"L'accademia" dei tre giovani cugini, allora ancora agli inizi delle rispettive carriere, non va paragonata alle accademie ufficiali, come ad esempio la celebre [[Accademia del Disegno]] a Firenze. Si trattava piuttosto di una scuola/bottega privata, verosimilmente guidata da Ludovico, il più anziano dei Carracci, dove – diversamente da quanto avveniva nelle vere e proprie accademie, allora legate ai canoni pittorici tardomanieristi<ref>Per questi aspetti dell’accademismodell'accademismo cinquecentesco si veda Rudolf e Margot Wittkower, ''Nati sotto Saturno. La figura dell'artista dall'antichità alla Rivoluzione francese'', Torino, Einaudi, 2005, pp. 250-275.</ref> – si promuoveva l'imitazione della realtà e gli allievi erano incoraggiati ad osservare e studiare le opere dei grandi del Rinascimento in modo nuovo, senza la ripetizione di formule di ''maniera'' ormai prive di potenzialità creative.
 
L’L{{'}}''Accademia degli Incamminati'' fu peraltro una rilevantissima fucina di talenti: alcuni dei migliori pittori italiani del primo Seicento vantarono un apprendistato presso i cugini Carracci.
 
La carriera di Annibale Carracci fu significativamente legata al rapporto con il fratello e il cugino. Infatti, oltre alla produzione artistica personale, Annibale collaborò, a più riprese, con i parenti in opere collettive.
La prima di queste, nel 1584, è la decorazione ad affresco di [[Palazzo Ghisilardi Fava|Palazzo Fava]], a Bologna. Secondo quanto riferito dalle fonti - e in particolare da [[Carlo Cesare Malvasia]] nel suo libro ''Felsina Pittrice'' - questa committenzacommissione sarebbe stata affidata ai tre Carracci grazie all'intermediazione del padre di Annibale e Agostino, che era uomo di fiducia di Filippo Fava, il proprietario della dimora.
 
A Palazzo Fava, i cugini Carracci decorarono, trein questa prima occasione, due ambienti raffigurando in uno le ''Storie di Giove ed Europa'', e nell'altro le ''[[Storie di Giasone e Medea]]''. eNonostante gli sforzi degli studiosi, ad oggi è pressoché impossibile distinguere con certezza le mani dei tre in questo ciclo pittorico<ref>Sugli affreschi di Palazzo Fava, Anna Stanzani, in ''StorieAnnibale diCarracci, EneaCatalogo della mostra Bologna e Roma 2006-2007'', Milano, 2006, p. 431.<br/ref>.
Nonostante gli sforzi degli studiosi, ad oggi è pressoché impossibile distinguere con certezza le mani dei tre in questo ciclo pittorico. L'attribuzione certa di ogni scena alla mano di Annibale, o Agostino o Ludovico è tuttora oggetto di studio e di dibattito critico<ref>Sugli affreschi di Palazzo Fava, Anna Stanzani, in ''Annibale Carracci, Catalogo della mostra Bologna e Roma 2006-2007'', Milano, 2006, p. 431</ref>.
 
===L’affermazioneL'affermazione di Annibale in Emilia===
[[File:1584 Annibale Carracci, TheBattesimo Baptismdi ofCristo, Chiesa Christdei SanSanti Gregorio e Siro, Bologna.jpg|leftright|thumb|Annibale Carracci, ''[[Battesimo di Cristo'' (particolareAnnibale Carracci)|Battesimo di Cristo]]'', 1585, Bologna, Chiesachiesa di San Gregorio]]
Gli anni Ottanta del Cinquecento sono, per Annibale, anche anni di viaggio e saranno soprattutto due i soggiorni che ne segneranno i futuri sviluppi artistici. Parma, dove il Carracci perfeziona la sua conoscenza della pittura del [[Correggio (pittore)|Correggio]] (e dove eseguirà delle opere) e Venezia, dove il giovane pittore resta ammirato dai capolavori dei grandi maestri veneziani del secolo che sta per chiudersi<ref>Una lettera di Agostino Carracci, in laguna già da qualche tempo, ci informa che il fratello Annibale, a Venezia, «''vedute le immense macchine di tanti valentuomoni è rimasto attonito e stordito'' […]. ''Di Paolo'' [Veronese] ''poi confessa essere il primo del mondo'' […] ''perché è più animoso e più inventore''». La lettera non ha data certa ed è collocata tra il 1583 e il 1587. </ref>.
 
Gli anni Ottanta del Cinquecento sono, per Annibale, anche anni di viaggio e saranno soprattutto due i soggiorni che ne segneranno i futuri sviluppi artistici. Prima Parma, dove il Carracci perfeziona la sua conoscenza della pittura del [[Correggio (pittore)|Correggio]] (e dove eseguirà delle opere<ref>Stando alle fonti (tra le altre Bellori e Malvasia) in quegli anni, a Parma, Annibale ottenne anche l'incarico (secondo alcune versioni insieme a suo fratello Agostino) di riprodurre su tela gli affreschi dell'abside dell'[[abbazia di San Giovanni Evangelista]], dipinti dal Correggio nei primi anni Venti del Cinquecento. Di questi affreschi, infatti, era stata decisa la distruzione per ampliare il coro della chiesa, come in effetti avvenne nel 1587. A Parma (''Vergine Incoronata'' e ''Cristo nell'atto di incoronare''), a Capodimonte (''figure di santi'') e nella National Gallery londinese (''gruppi di teste'') vi sono vari dipinti derivanti dai distrutti affreschi dell'Allegri, ma la critica non è concorde sul fatto che si tratti delle copie carraccesche di cui testimoniano le fonti (cfr. Silvia Ginzburg Carignani, 2000, pp. 92-93).</ref>) e poi Venezia, dove il giovane pittore resta ammirato dai capolavori dei grandi maestri veneziani del secolo che sta per chiudersi<ref>Una lettera di Agostino Carracci, in laguna già da qualche tempo, ci informa che il fratello Annibale, a Venezia, «''vedute le immense macchine di tanti valentuomoni è rimasto attonito e stordito'' […]. ''Di Paolo'' [Veronese] ''poi confessa essere il primo del mondo'' […] ''perché è più animoso e più inventore''». La lettera non ha data certa ed è collocata tra il 1583 e il 1587.</ref>.
Correggio e il [[Paolo Veronese|Veronese]] saranno, negli anni emiliani, i maggiori punti di riferimento per Annibale Carracci<ref> Claudio Strinati, ''Annibale Carracci'', Firenze, 2001, p. 12.</ref>.
 
Correggio e successivamente il [[Paolo Veronese|Veronese]] saranno, negli anni emiliani, i maggiori punti di riferimento per Annibale Carracci<ref name=Strinatipag.12 />.
Lo si avverte già nel ''Battesimo di Cristo'', del 1585, realizzato per la chiesa di San Gregorio a Bologna, nel quale, per la grazia delle figure, si inizia ad avvertire l’influenza dell’[[Correggio (pittore)|Allegri]], mentre il forte colorismo dell'opera, e alcuni aspetti compositivi, rimandano al Veronese<ref> Claudio Strinati, ''Annibale Carracci'', Firenze, 2001, p. 13.</ref>.
 
EvidenteLa prima opera significativa in cui si avverte l'influenza dell'[[Correggio (pittore)|Allegri]] è il ''[[Battesimo di Cristo (Annibale Carracci)|Battesimo di Cristo]]'', del 1585, realizzato per la chiesa di San Gregorio a Bologna. Altro, più evidente, omaggio al Correggio - ede in particolare al ''[[Compianto sul Cristo morto (Correggio)|Compianto Del Bono]]'' - è la ''Deposizione[[Pietà con lai Verginesanti Chiara, Francesco e santiMaria Maddalena]]''<ref>[{{Cita web |url=http://www.parmabeniartistici.beniculturali.it/galleria-nazionale-di-parma/galleria/deposizione-con-la-vergine-e-i-santi/35 |titolo=Scheda del dipinto sul sito della Galleria nazionale di Parma] |accesso=31 ottobre 2013 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20131105064640/http://www.parmabeniartistici.beniculturali.it/galleria-nazionale-di-parma/galleria/deposizione-con-la-vergine-e-i-santi/35/ |dataarchivio=5 novembre 2013 |urlmorto=sì }}</ref>, realizzata da Annibale nelnello 1585stesso anno per la chiesa dei Cappuccini di Parma (ede ora nella [[Galleria nazionale di Parma|Galleria nazionale]] della stessa città).[[File:CARRACCI, Annibale - An allegory of Truth and Time (1584-5).JPG|right|thumb|Annibale Carracci, ''Allegoria della Verità e del Tempo'', 1585 ca., [[ Royal Collection]], [[Hampton Court]]]]
 
NegliIn stessiquesto anniperiodo Annibale si affermaprova di sé anche in commissioni diverse da quelle ecclesiastiche, come dimostra un’operaun'opera di notevole bellissimapregio, raffigurantequale l’l{{'}}''[[Allegoria della Verità e del Tempo]]''<ref>[http://www.royalcollection.org.uk/eGallery/object.asp?object=404770&row=0&detail=about Scheda del dipinto sul sito delle Royal Collection]</ref> (1584-1585 ca.).
Nel dipinto, il ''Tempo'' tira fuori da un pozzo la figura alata della ''Verità'' che si guarda in uno specchio e calpesta l’''Inganno''. Ai lati della composizione due figure, identificate nell’''Abbondanza'', a sinistra – con una [[cornucopia]] e un [[caduceo]] - e, a destra, nel ''Buon Evento,'' sottolineano l’esito felice, propiziato dal ''Tempo'', della lotta tra ''Verità'' ed ''Inganno''. Stilisticamente, l’opera, specie nelle figure centrali, si rifà ancora una volta al Correggio, ma, nella composizione, è percepibile il richiamo al capolavoro di Tiziano ''[[Amor sacro e Amor profano]]'', in particolare per la corrispondenza della [[vera da pozzo]] del dipinto di Annibale con il sarcofago istoriato di bassorilievi e riadattato a fontana che compare nel quadro di Tiziano<ref>Sull’''Allegoria'' di Hampton Court, Daniele Benati, in ''Annibale Carracci, Catalogo della mostra Bologna e Roma 2006-2007'', Milano, 2006, p. 164.</ref>.
 
Poco dopo, il Carracci ottiene importanti incarichi anche a [[Reggio Emilia]], dove esegue, nel 1587, per la confraternita di San Rocco, una grande pala raffigurante l’l{{'}}''Assunzione della Vergine''<ref>[httphttps://skd-online-collection.skd.museum/deDetails/contentsIndex/showSearch?id=242847 Scheda del dipinto sul sito della Gemäldegalerie Alte Meister di Dresda]</ref>. Opera dove, nuovamente all’influsso di Correggio si aggiunge l’omaggio al Veronese.
 
Il contatto con Reggio Emilia, dove Annibale realizzerà più opere, è di capitale importanza per gli sviluppi futuri della sua vicenda artistica. È a Reggio, infatti, che Annibale entra in rapporti con [[Gabriele Bombasi]], uomo legato alla corte di [[Ranuccio I Farnese]], ducaDuca di Parma, del quale era stato precettore. Si crea probabilmente così il legame con i Farnese che determinerà, di lì a non molti anni dopo, la chiamata di Annibale a Roma<ref>Alessandro Brogi, in ''Annibale Carracci, Catalogo della mostra Bologna e Roma 2006-2007'', Milano, 2006, p. 234.</ref>.
[[File:Lodovico Carracci - The, Stories of JasonRomulus (detail)and -Remus, Palzzo Magnani, WGA04469Bologna.jpg|left|thumb|''Romolo e Remo nutriti dalla lupa'', 1589-15921589–1592, Affreschi[[Storie della fondazione di Roma|affreschi di [[Palazzo Magnani]], [[Bologna]]]]
Tra il 1589 e il 1592, Annibale torna a lavoro con il fratello e il cugino per gli affreschi di [[Palazzo Magnani]], a Bologna, ove i tre realizzano un fregio con le ''Storie della fondazione di Roma''. Come nel precedente di Palazzo Fava, l’opera presenta, nei vari riquadri in cui si articola, una sostanziale unità stilistica e di conseguenza, anche in questo caso, l’attribuzione delle varie scene all’uno o all’altro dei Carracci non è oggetto di visioni condivise.
 
Intorno al 1588 la pittura di Annibale vira in modo deciso verso il gusto pittorico veneziano rappresentato in primis da [[Paolo Veronese]]. L'opera che inaugura questa nuova fase della parabola artistica è la ''[[Madonna in trono col Bambino e santi (Annibale Carracci)|Madonna in trono col Bambino e santi]]'' (opera anch'essa realizzata per Reggio Emilia e ora nella [[Gemäldegalerie Alte Meister|Gemäldegalerie]] di Dresda), che mostra una forte vicinanza con il ''Matrimonio mistico di santa Caterina d'Alessandria'' del Caliari (1575 circa), ora conservato presso le [[Gallerie dell'Accademia]] a Venezia. Negli anni a seguire e sino al suo trasferimento a Roma la pittura veneta sarà per Annibale un determinante punto di riferimento.
Nel 1593, il pittore realizza una pala d'altare, la ''Madonna col Bambino, san Giovannino e i santi Giovanni e Caterina'', lavorando assieme a [[Lucio Massari]]. Dello stesso anno è la ''[[Resurrezione di Cristo (Annibale Carracci)|Resurrezione di Cristo]]''.
 
Tra il 1589 e il 1592, Annibale torna al lavoro con il fratello e il cugino per gli affreschi di [[Palazzo Magnani]], a Bologna, ove i tre realizzano un fregio con le ''[[Storie della fondazione di Roma]]''. Come nel precedente di Palazzo Fava, l'opera presenta, nei vari riquadri in cui si articola, una sostanziale unità stilistica e di conseguenza, anche in questo caso, l'attribuzione delle varie scene all'uno o all'altro dei Carracci non è oggetto di visioni condivise.
Verosimilmente tra il 1593 e 1594 si colloca una nuova impresa con Ludovico e Agostino: la decorazione, ancora a Bologna, di Palazzo Sampieri. Questa volta però, a differenza che nei casi precedenti, il lavoro dei tre Carracci non è collettivo. Gli ambienti da decorare sono infatti tre e il committente dispone che ognuno dei cugini affreschi di sua mano il singolo ambiente che gli è affidato<ref>Eugenio Riccomini, in ''Annibale Carracci, Catalogo della mostra Bologna e Roma 2006-2007'', Milano, 2006, p. 45.</ref>, dipingendo, in particolare, una scena sul soffitto di ogni stanza ed una sulla fuga del camino.
[[File:Annibale Carracci - The Samaritan Woman at the Well - WGA4446.jpg|right|thumb|Annibale Carracci, ''Samaritana al pozzo'', 1593-1594 ca., [[ Pinacoteca di Brera]], [[Milano]]]]
La commissione, oltre alla decorazione parietale, comprende la realizzazione di tre gradi tele – ed anche in questo caso ognuno dei Carracci deve realizzarne singolarmente una - da utilizzare come [[Soprapporta|sovrapporta]], in ciascuna delle stanze oggetto della campagna decorativa.
 
Nel 1593 il pittore realizza una pala d'altare raffigurante la ''[[Madonna col Bambino in trono e i santi Giovannino, Giovanni Evangelista e Caterina d'Alessandria|Madonna col Bambino in trono e santi]]'' (nota anche come ''Pala di San Giorgio'', dal nome della chiesa bolognese cui era originariamente destinata), dipinto in cui parte della critica ha visto un contributo più o meno ampio (a seconda delle diverse posizioni) dell'allievo [[Lucio Massari]], ma che da ultimo è stato decisamente riattribuito alla piena autografia di Annibale<ref>Alessandro Brogi, in ''Annibale Carracci, Catalogo della mostra Bologna e Roma 2006-2007'', Milano, 2006, pp. 260-261.</ref><ref>Particolare degno di menzione a proposito della ''Pala di San Giorgio'' è che essa è una delle poche opere bolognesi ad essere oggetto di una decisa lode da parte del Bellori; lo storico, infatti, fu sempre piuttosto parco di elogi nei confronti dell'attività emiliana del Carracci, reputando che il genio di Annibale abbia trovato pieno compimento solo dopo il suo trasferimento a Roma.</ref>.
Proprio nel sovrapporta, Annibale realizza un'opera mirabile quale la ''Samaritana al pozzo'' (oggi nella [[Pinacoteca di Brera]]) che è un evidente, ulteriore, tributo al genio del Veronese. <br>
Quanto agli affreschi, complessivamente dedicati alle storie di Ercole, sono di mano di Annibale la scena di ''Ercole guidato dalla Virtù'' (soffitto) e quella dove ''Ercole punisce Caco'' (sul camino)<ref>Anna Satanzani, in ''Annibale Carracci, Catalogo della mostra Bologna e Roma 2006-2007'', Milano, 2006, p. 442.</ref>.
 
Dello stesso anno è la ''[[Resurrezione di Cristo (Annibale Carracci)|Resurrezione di Cristo]]'', opera di definitivo approdo alla maturità<ref name =Strinatipag.26>{{cita|Strinati, 2001| p. 26}}.</ref> che si segnala anche per la maestria con la quale è raffigurato il gruppo dei soldati romani a guardia del sepolcro, in parte dormienti in parte stupefatti dall'evento, nel dipingere i quali Annibale dà un notevole saggio di abilità compositiva e di padronanza degli scorci<ref>Alessandro Brogi, in ''Annibale Carracci, Catalogo della mostra Bologna e Roma 2006-2007'', Milano, 2006, p. 233.</ref>.
Opera di chiusura del periodo emiliano, capolavoro di questa fase dell’attività di Annibale Carracci, e l’''Elemosina di san Rocco''<ref name= Pfisterer > Ulrich Pfisterer, ''L' Elemosina di san Rocco di Annibale Carracci e l'innovazione della historia cristiana'', in ''Hochmann, Michel (Hrsg.): Programme et invention dans l'art de la Renaissance'', Roma 2008, pp. 247-269.</ref><ref>[http://skd-online-collection.skd.museum/de/contents/showSearch?id=242859 Scheda del dipinto sul sito della Gemäldegalerie Alte Meister di Dresda]</ref>.
 
All'incirca nel medesimo periodo, con il fratello e il cugino, Annibale torna a Palazzo Fava, luogo della prima opera comune dei Carracci, per affrescarvi un altro ambiente con un fregio dedicato alle ''[[Storie di Enea]]''.
Il dipinto, completato da Annibale nel 1595 (benché commissionato molto tempo prima), fu realizzato di nuovo per la confraternita di San Rocco di Reggio Emilia (oggi è custodito presso la [[Gemäldegalerie Alte Meister]] di Dresda). È il dipinto (affreschi a parte) più grande del pittore (misura, infatti, 331 cm x 477 cm) e nella monumentale composizione una turba di umanità bisognosa e derelitta si approssima al santo che si spoglia di tutti i suoi averi<ref> Claudio Strinati, ''Annibale Carracci'', Firenze, 2001, p. 29.</ref>.
Secondo [[Denis Mahon]] l’''Elemosina di san Rocco'' è un testo di capitale importanza per la nascente pittura barocca e dovette colpire profondamente i pittori dell’epoca come testimonia l’alto numero di incisioni che da questo quadro sono state tratte<ref name= Pfisterer />.
 
Verosimilmente tra il 1593 e 1594 si colloca un'ulteriore impresa con Ludovico e Agostino: la [[Affreschi di Palazzo Sampieri|decorazione di Palazzo Sampieri]] a Bologna. Qui i tre dipingono in tre stanze affrescando in ogni ambiente una scena sul soffitto e una sulla fuga del camino.
=== Annibale a Roma ===
[[File:Odoardo Farnese Il Gesù.jpg|right|thumb|150px|[[Odoardo Farnese (cardinale)|Odoardo Farnese]]<ref>Anonimo, dettaglio del ''Doppio ritratto dei cardinali [[Alessandro Farnese il Giovane|Alessandro]] e Odoardo Farnese come fondatori della Chiesa del Gesù e della Casa Professa'', [[Chiesa del Gesù]], Roma.</ref>]]
 
[[File:Annibale Carracci - The Samaritan Woman at the Well - WGA4446.jpg|thumb|Annibale Carracci, ''[[Cristo e la Samaritana al pozzo (Annibale Carracci Brera)|Cristo e la Samaritana al pozzo]]'', 1593–1594 circa, [[Pinacoteca di Brera]], Milano]]
Gli affreschi monumentali di Bologna e le altre opere emiliane diedero grande notorietà ad Annibale, tanto che il [[Odoardo Farnese (cardinale)|cardinale Odoardo Farnese]], forse dietro consiglio del letterato reggiano [[Gabriele Bombasi]] che da anni conosceva bene il pittore, lo incaricò, con suo fratello Agostino, di decorare il piano nobile di [[Palazzo Farnese (Roma)|Palazzo Farnese]], a [[Roma]].
 
La commissione, oltre alla decorazione parietale, comprende la realizzazione di tre grandi tele – e anche in questo caso ognuno dei Carracci deve realizzarne singolarmente una – da utilizzare come [[Soprapporta|sovrapporta]], in ciascuna delle stanze oggetto della campagna decorativa.
Tuttavia, la fama di Annibale in città cominciò a diffondersi grazie ad una commissione dello stesso Bombasi (affidatagli durante la prima campagna decorativa di Palazzo Farnese), relativa a una tela raffigurante ''Santa Margherita'' e collocata nella [[Chiesa di Santa Caterina dei Funari|chiesa di santa Caterina dei Funari]]. Si tratta della prima opera pubblica romana di Annibale Carracci e, secondo [[Giovanni Pietro Bellori|Bellori]], il dipinto riscosse anche l’ammirazione di [[Michelangelo Merisi|Caravaggio]] che, «''dopo essersi fermato lungamente a riguardarlo, si risolse, e disse: mi rallegro che al mio tempo veggo pure un pittore''»<ref>Giovanni Pietro Bellori, ''Le vite de' pittori, scultori et architetti moderni'', Roma: Mascardi, 1672, p.32.</ref>.
 
Proprio nel sovrapporta, Annibale realizza un'opera mirabile quale il ''[[Cristo e la Samaritana al pozzo (Annibale Carracci Brera)|Cristo e la Samaritana al pozzo]]'' (oggi nella [[Pinacoteca di Brera]]).
=== La decorazione di Palazzo Farnese ===
Quanto agli affreschi, complessivamente dedicati alle storie di Ercole, sono di mano di Annibale la scena di ''Ercole guidato dalla Virtù'' (soffitto) e quella dove ''Ercole punisce Caco'' (sul camino)<ref>Anna Satanzani, in ''Annibale Carracci, Catalogo della mostra Bologna e Roma 2006-2007'', Milano, 2006, p. 442.</ref>.
[[File:Annibale Carracci - The Choice of Heracles - WGA4416.jpg|left|thumb|Annibale Carracci, ''Ercole al Bivio'', 1596 circa [[Museo di Capodimonte]], Napoli]]
Il programma originario per la decorazione del palazzo dei Farnese, come ci informa una lettera del cardinale Odoardo a suo fratello [[Ranuccio I Farnese|Ranuccio]], duca di Parma, avrebbe dovuto riguardare la celebrazione del valore militare di [[Alessandro Farnese]], padre di entrambi e valente condottiero, copertosi di gloria nelle Fiandre alla guida delle armate imperiali. Programma, quindi, in linea di continuità con la celebrazione dei fasti della casata, avviata dal [[Francesco Salviati|Salviati]] e completata da [[Taddeo Zuccari]] nel sesto decennio del XVI secolo<ref> Claudio Strinati, ''Annibale Carracci'', Firenze, 2001, p. 35.</ref>. Per ragioni non note questo progetto venne abbandonato e la campagna decorativa del palazzo ebbe avvio, verosimilmente alla fine del 1595 o all’inizio dell’anno successivo, partendo - secondo la prospettazione più comune, ma non unanimemente condivisa - dal ''camerino'', in cui Annibale ed Agostino raffigurarono, ad affresco, le storie di [[Ercole]].
 
[[File:Elemosina di san Rocco - Annibale Carracci.jpg|left|thumb|Annibale Carracci, ''[[Elemosina di san Rocco]]'', 1595, Dresda, [[Gemäldegalerie Alte Meister]]]]
Mirabile, nel ''camerino'', come già rilevò il [[Giovanni Baglione|Baglione]], è la decorazione monocroma a finto stucco<ref>Così, nelle sue ''Vite'', il Baglione descrive questa decorazione: «''vi sono alcuni scompartimenti da lui'' [Annibale] ''finti di stucco, che sono tanto belli che paiono rilievi''».</ref> che richiama il capolavoro di Correggio della ''[[Camera della Badessa| Camera di san Paolo]]'', a Parma, e di cui i fratelli Carracci invertirono le proporzioni: mentre a Parma è la parte policroma dell’affresco dell’Allegri a inglobare i monocromi, nel ''camerino'' di Odoardo Farnese avviene il contrario<ref>Silvia Ginzburg Carignani, ''Annibale Carracci a Roma'', Roma, 2000, p. 93.</ref>.
 
Opera di chiusura del periodo emiliano, capolavoro di questa fase dell'attività di Annibale Carracci, è l{{'}}''[[Elemosina di san Rocco]]''<ref name= Pfisterer >Ulrich Pfisterer, «L'Elemosina di san Rocco di Annibale Carracci e l'innovazione della historia cristiana», in ''Hochmann, Michel (Hrsg.): Programme et invention dans l'art de la Renaissance'', Roma 2008, pp. 247-269.</ref><ref>[http://skd-online-collection.skd.museum/de/contents/showSearch?id=242859 Scheda del dipinto sul sito della Gemäldegalerie Alte Meister di Dresda] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20150610210642/http://skd-online-collection.skd.museum/de/contents/showSearch?id=242859 |data=10 giugno 2015 }}</ref>.
Oltre alla decorazione ad affresco, ancora per il ''camerino ''del cardinale Farnese, Annibale realizzò una grande tela raffigurante ''Ercole al bivio''<ref>[http://www.polomusealenapoli.beniculturali.it/museo_cp/cp_scheda.asp?ID=34 Scheda del dipinto sul sito del Museo di Capodimonte di Napoli]</ref>, incastonata nel soffitto dell’ambiente, dove la figura dell’eroe rimanda alla celebre statua dell’[[Ercole Farnese]]<ref> Claudio Strinati, ''Annibale Carracci'', Firenze, 2001, p. 32.</ref>, allora ancora a palazzo (il dipinto venne poi rimosso dalla sua collocazione originaria e si trova oggi nel [[Museo di Capodimonte]] a Napoli).
 
Il quadro, completato nel 1595 (benché commissionato molto tempo prima), fu realizzato di nuovo per la confraternita di San Rocco di Reggio Emilia (oggi è custodito presso la [[Gemäldegalerie Alte Meister]] di Dresda). È il dipinto (affreschi a parte) più grande del pittore e nella monumentale composizione una turba di umanità bisognosa e derelitta si approssima al santo che si spoglia di tutti i suoi averi<ref>{{cita|Strinati, 2001| p. 29}}.</ref>.
Nello stesso Palazzo Farnese, Annibale, ancora coadiuvato da Agostino e probabilmente con l’intervento di alcuni aiuti (tra i quali si ipotizza anche il [[Domenichino]]<ref name= posnervenezia />), pose poi mano alla decorazione della Galleria. Il tema di questo celeberrimo ciclo di affreschi - culminante nella scena raffigurante il ''[[Trionfo di Bacco e Arianna]]'' al centro del soffitto - è ''Gli Amori degli Dei'' e secondo una seguita ipotesi esso venne realizzato per celebrare le nozze tra il duca di Parma [[Ranuccio I Farnese|Ranuccio Farnese]], fratello del cardinale Odoardo, e [[Margherita Aldobrandini]], nipote di [[Clemente VIII]]<ref name= montanarigalleria > Tomaso Montanari, ''Il Barocco'', Milano, 2012, p. 19. </ref>.
[[File:Annibale Carracci - Triumph of Bacchus and Ariadne - WGA04457.jpg|right|thumb|Annibale Carracci, ''[[Trionfo di Bacco e Arianna]]'', 1597-1601, [[Palazzo Farnese (Roma)|Palazzo Farnese]], [[Roma]]]]
La fonte iconografica utilizzata è, almeno in parte, da rintracciarsi nelle [[Le metamorfosi (Ovidio)|Metamorfosi]] di [[Ovidio]]<ref>Silvia Ginzburg, in ''Annibale Carracci, Catalogo della mostra Bologna e Roma 2006-2007'', Milano, 2006, p. 452.</ref>, ma il compiuto significato allegorico del ciclo non è ancora del tutto svelato se non per la generale celebrazione della forza dell’amore che tutto condiziona (l’''[[amor vincit omnia]]'' virgiliano), compreso il destino degli dei<ref>Per un’ipotesi interpretativa più approfondita del significato allegorico del ciclo si veda Silvia Ginzburg in ''Annibale Carracci, Catalogo della mostra Bologna e Roma 2006-2007'', Milano, 2006, pp. 451-457. Per la studiosa gli affreschi della Galleria raffigurano l’antagonismo tra l’amore spirituale e l’amore sensuale a loro volta rispettivamente simboleggiati dalla ''Venere celeste'' – l’Arianna del corteo bacchico al centro del soffitto – e la ''Venere terrena'', da individuarsi nella figura femminile sdraiata, in basso a destra, nello stesso quadro riportato.</ref>.
 
Secondo [[Denis Mahon]] l{{'}}''Elemosina di san Rocco'' è un testo di capitale importanza per la nascente pittura barocca: «''the first great multifigured composition of the baroque''» la definisce lo storico inglese.
La decorazione della Galleria è quanto mai ricca e si compendia in un articolato dialogo tra pittura, scultura ed architettura, in un complesso gioco di rimandi tra illusione e realtà: le immaginarie sculture dipinte dai Carracci erano infatti in rapporto con alcune delle celebri statue antiche della [[collezione Farnese]]<ref>Citazione delle antiche sculture farnesiane che si coglie anche in alcune scene narrative. Ad esempio, il riquadro con ''Diana e Pan'' è in rapporto con il gruppo scultoreo di ''Pan e Dafni'' (ora all’Archeologico di Napoli). Anche nel ''camerino'', del resto, ricorre questo tipo di citazione: oltre al già evidenziato rimando all’''Ercole Farnese'' della tela dell’''Ercole al Bivio'', la scena con ''Ercole che porta il Globo'' è collegabile al celebre ''[[Atlante Farnese]]'' (anch’esso oggi nel museo di Napoli).</ref>, allora nella Galleria ed oggi non più in loco<ref name= montanarigalleria />.
 
L'opera, inoltre, dovette colpire profondamente i pittori dell'epoca come testimonia l'alto numero di incisioni che da questo quadro sono state tratte<ref name= Pfisterer />.
Telamoni, ''ignudi'' e finti bronzi della decorazione pittorica sono citazioni della michelangiolesca [[Volta della Cappella Sistina |volta sistina]]. Ed anche la scelta di ambientare le scene mitologiche in ''quadri riportati'' - cioè creando l’illusione che la scene dipinte siano state stese su una tela poi applicata al muro, e non direttamente affrescate sulla parete, come in realtà è – guarda ancora alla volta di [[Michelangelo Buonarroti |Michelangelo]] che usò lo stesso espediente per le ''[[Storie della Genesi]]'' della stessa volta<ref name= montanarigalleria />.
{{clear}}
 
=== La Controrifoma ===
Ulteriori riferimenti seguiti da Annibale nell’impresa della Galleria farnesiana sono costituiti dagli affreschi di Raffello (e della sua équipe) della ''[[Loggia di Psiche]]'', realizzati per la [[Villa Farnesina|villa sul Tevere]] di [[Agostino Chigi]]<ref>Giulio Carlo Argan, ''Storia dell'arte italiana'', Firenze, 1979, Vol. II, p. 146</ref>, e dalle tele di Tiziano dedicate al dio Bacco<ref>Silvia Ginzburg Carignani, ''Annibale Carracci a Roma'', Roma, 2000, p. 83.</ref>, dipinte dal maestro di Pieve di Cadore per i [[Camerini d'alabastro|camerini estensi]] ferraresi. Le tele tizianesche, infatti, furono parte del ricco bottino che il cardinale [[Pietro Aldobrandini]] (conosciuto dal Carracci) portò con sé a Roma da Ferrara, allorché la città, nel 1598, passò dal dominio estense a quello pontificio.
Al termine di questa parabola il più giovane dei Carracci è uno dei pittori più richiesti e apprezzati nel panorama artistico bolognese (ed emiliano in genere). Tra le ragioni di questo successo è stata individuata anche la capacità di Annibale di entrare in sintonia con le nuove esigenze artistiche dettate dallo spirito [[Controriforma|controriformistico]].
 
Del resto fu proprio a Bologna che, ad opera del cardinale [[Gabriele Paleotti]], arcivescovo della città, venne redatto – proprio negli anni in cui Annibale esordiva – uno dei testi più significativi sui dettami dell'[[Arte della Controriforma|arte controriformata]]: il ''Discorso intorno alle immagini sacre e profane'' (1582).
Della campagna della Galleria, conclusasi orientativamente nel 1601, ci restano anche moltissimi disegni e schizzi preparatori di mano di Annibale (di cui parte cospicua si trova al [[Louvre]]).
 
Si ritiene che l'inclinazione di Annibale per il vero e la sua ripulsa per l'artificiosità tardomanieristica lo abbiano favorito nell'intercettare lo spirito dei tempi e imporsi sulla tradizione artistica locale che, condizionata da tanti anni di "''errori e perversità''" (per dirla con le parole del Paleotti), non dimostrò la stessa capacità.
Gli affreschi farnesiani ispireranno successivamente altri grandi artisti, quali [[Giovanni Lanfranco|Lanfranco]], [[Pietro da Cortona]], e successivamente ancora [[Andrea Pozzo]] e [[Giovan Battista Gaulli]], autori tutti di spettacolari volte affrescate - in chiese e palazzi - che sono tra le più mirabili produzioni della [[pittura barocca]].
 
=== Annibale a Roma ===
[[File:Annibale Carracci, Cristo e la Cananea, 1595, Parma.jpg|thumb|Annibale Carracci, ''[[Cristo e la Cananea]]'', 1594-1595, [[Pinacoteca Stuard]], Parma]]
Gli affreschi monumentali di Bologna e le altre opere emiliane diedero grande notorietà ad Annibale, tanto che il cardinale [[Odoardo Farnese (cardinale)|Odoardo Farnese]], forse dietro consiglio del letterato reggiano [[Gabriele Bombasi]] che da anni conosceva bene il pittore, lo incaricò, con suo fratello Agostino, di decorare il piano nobile di [[Palazzo Farnese (Roma)|Palazzo Farnese]], a [[Roma]].
 
Nella città Annibale ebbe un primo breve soggiorno nel 1594, forse per perfezionare gli accordi con il cardinal Farnese e farsi un'idea del luogo in cui avrebbe dovuto operare. Secondo alcune fonti, già in questa occasione egli eseguì un dipinto per il suo nuovo mecenate: si tratta del ''[[Cristo e la Cananea]]'' che fu collocato nella cappella privata di Palazzo Farnese (ora si trova a Parma) e che costituirebbe, quindi, la sua prima opera romana in assoluto, nonché la prima delle tante realizzate negli anni seguenti per il cardinal Odoardo<ref>Silvia Ginzburg Carignani, ''Annibale Carracci a Roma'', Roma, 2000, p. 44.</ref>.
 
Dopo questo primo contatto con Roma, Annibale fece ritorno in Emilia per concludere le incombenze rimaste in sospeso e (insieme al fratello) si trasferì stabilmente a Roma tra la fine del 1595 e l'inizio del 1596.
 
La sua fama in città cominciò a diffondersi grazie ad una commissione del Bombasi (affidatagli durante la prima campagna decorativa di Palazzo Farnese), riguardante la ''[[Santa Margherita (Annibale Carracci)|Santa Margherita]]'' realizzata per la cappella acquistata dal letterato reggiano nella [[chiesa di Santa Caterina dei Funari]] (dove tuttora si trova). Si tratta della prima opera pubblica romana di Annibale Carracci e, secondo [[Giovanni Pietro Bellori|Bellori]], il dipinto riscosse anche l'ammirazione di [[Michelangelo Merisi|Caravaggio]] che, «''dopo essersi fermato lungamente a riguardarlo, si risolse, e disse: mi rallegro che al mio tempo veggo pure un pittore''»<ref>Giovanni Pietro Bellori, ''Le vite de' pittori, scultori et architetti moderni'', Roma: Mascardi, 1672, p. 32.</ref>.
 
=== La decorazione di Palazzo Farnese ===
{{vedi anche|Affreschi della Galleria Farnese}}
[[File:Annibale Carracci - The Choice of Heracles - WGA4416.jpg|left|thumb|Annibale Carracci, ''[[La scelta di Ercole|Ercole al Bivio]]'', 1595-1596, [[Museo di Capodimonte]], Napoli]]
Il programma originario per la decorazione del palazzo dei Farnese, come ci informa una lettera del cardinale Odoardo a suo fratello [[Ranuccio I Farnese|Ranuccio]], duca di Parma, avrebbe dovuto riguardare la celebrazione del valore militare di [[Alessandro Farnese]], padre di entrambi e valente condottiero, copertosi di gloria nelle Fiandre alla guida delle armate imperiali. Programma, quindi, in linea di continuità con la celebrazione dei fasti della casata, avviata dal [[Francesco Salviati|Salviati]] e completata da [[Taddeo Zuccari]] nel sesto decennio del XVI secolo<ref>{{cita|Strinati, 2001| p. 35}}.</ref>.
 
Per ragioni non note questo progetto venne abbandonato e la campagna decorativa del palazzo ebbe avvio, verosimilmente nella tarda estate del 1595, partendo dal [[Camerino Farnese|Camerino]] del cardinale, ove venne raffigurato un ciclo allegorico che per ha protagonista [[Ercole]]. Mirabile, nell'ambiente, come già rilevò il [[Giovanni Baglione|Baglione]], è la decorazione monocroma a finto stucco<ref>Così, nelle sue ''Vite'', il Baglione descrive questa decorazione: «''vi sono alcuni scompartimenti da lui'' [Annibale] ''finti di stucco, che sono tanto belli che paiono rilievi''».</ref>.
[[File:Annibale Carracci, Farnese Ceiling.jpg|thumb|Annibale Carracci, Volta della [[Galleria Farnese]], 1597-1601, [[Palazzo Farnese (Roma)|Palazzo Farnese]], [[Roma]]]]
 
Oltre alla decorazione ad affresco, ancora per il Camerino del cardinal Farnese, Annibale realizzò una grande tela raffigurante ''[[La scelta di Ercole|Ercole al bivio]]'' incastonata nel soffitto della stanza, dove la figura dell'eroe rimanda alla celebre statua dell'[[Ercole Farnese]]<ref>{{cita|Strinati, 2001| p. 32}}.</ref>, allora ancora a palazzo (il dipinto venne poi rimosso dalla sua collocazione originaria e si trova oggi nel [[Museo di Capodimonte]] a Napoli).
 
Nello stesso Palazzo Farnese, Annibale, in questo caso coadiuvato da Agostino e probabilmente con l'intervento di alcuni aiuti, pose poi mano alla decorazione della [[Galleria Farnese|Galleria]]. Il tema di questo celeberrimo ciclo di affreschi - culminante nella scena raffigurante il ''[[Affreschi della Galleria Farnese#Il Trionfo di Bacco e Arianna|Trionfo di Bacco e Arianna]]'' al centro del soffitto - è ''Gli Amori degli dèi'' e secondo una seguita ipotesi esso venne realizzato per celebrare le nozze tra il duca di Parma [[Ranuccio I Farnese|Ranuccio Farnese]], fratello del cardinale Odoardo, e [[Margherita Aldobrandini]], nipote di [[Clemente VIII]]<ref name= montanarigalleria >{{cita|Montanari, 2012| p. 19}}.</ref>.
 
La fonte iconografica utilizzata è, in gran parte, da rintracciarsi nelle [[Le metamorfosi (Ovidio)|Metamorfosi]] di [[Ovidio]]<ref>Silvia Ginzburg, in ''Annibale Carracci, Catalogo della mostra Bologna e Roma 2006-2007'', Milano, 2006, p. 452.</ref>, ma il compiuto significato allegorico del ciclo non è ancora del tutto svelato se non per la generale celebrazione della forza dell'amore che tutto condiziona (l{{'}}''[[omnia vincit amor]]'' virgiliano), compreso il destino degli dèi<ref>Per un'ipotesi interpretativa più approfondita del significato allegorico del ciclo si veda Silvia Ginzburg in ''Annibale Carracci, Catalogo della mostra Bologna e Roma 2006-2007'', Milano, 2006, pp. 451-457. Per la studiosa gli affreschi della Galleria raffigurano l'antagonismo tra l'amore spirituale e l'amore sensuale a loro volta rispettivamente simboleggiati dalla ''Venere celeste'' – l'Arianna del corteo bacchico al centro del soffitto – e la ''Venere terrena'', da individuarsi nella figura femminile sdraiata, in basso a destra, nello stesso quadro riportato.</ref><ref>{{Cita web |url=http://www.ambafrance-it.org/Galleria-dei-Carracci |titolo=Scheda e galleria fotografica della Galleria Farnese sul Sito dell'Ambasciata di Francia in Italia (che ha sede in Palazzo Farnese) |accesso=25 novembre 2013 |dataarchivio=26 febbraio 2015 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150226062755/http://www.ambafrance-it.org/Galleria-dei-Carracci |urlmorto=sì }}</ref>.
 
Gli affreschi farnesiani - vertice assoluto della vicenda artistica di Annibale Carracci - ispireranno successivamente altri grandi artisti, quali [[Giovanni Lanfranco|Lanfranco]], [[Pietro da Cortona]], e successivamente [[Andrea Pozzo]] e [[Giovan Battista Gaulli]], autori tutti di spettacolari volte affrescate - in chiese e palazzi - che sono tra le più mirabili produzioni della [[pittura barocca]], di cui gli ''Amori'' di Annibale sono l'incunabolo.
 
=== Altre opere per i Farnese ===
[[File:Annibale Carracci 1560-1609 Pieta.jpg|left|thumb|200px|Annibale Carracci, ''[[Pietà (Annibale Carracci)|Pietà]]'', 1598-16031600, [[Museo di Capodimonte]], Napoli]]Come attesta una lettera di un allievo di Annibale<ref>Si tratta di Giovanni Paolo Bonconti, discepolo di Annibale oggi quasi dimenticato; la lettera è dell’agostodell'agosto 1599.</ref>, il suo rapporto con i Farnese non si limitò alla sola decorazione del palazzo, ma fu assai simile a quello di un pittore di corte. Annibale, infatti, stipendiato dal cardinale Farnese (pare in modo assai modesto, come si desume dalla stessa lettera) si occupava di tutte le “esigenze figurative” della casata, realizzando quadri, progettando apparati effimeri per le feste, finanche disegnando le suppellettili usate a palazzo.
RimarchevoleSignificativa a questo riguradoriguardo è la realizzazione da parte di Annibale dei disegni<ref>[http://www.metmuseum.org/Collections/search-the-collections/338417 Scheda del disegno sul sito del Metropolitan Museum of Art di New York]</ref> per una coppa d'argento che riscosse notevole ammirazione, ovvero la stesura da parte sua dei disegni utilizzati per la tessitura di paramenti sacri utilizzatiper dalconto del cardinale Odoardo<ref>Di mano di Annibale è anche la decorazione di alcuni strumenti musicali – probabilmente dei clavicembali – appartenuti a [[Fulvio Orsini]], raffinato umanista al servizio dei Farnese. Quel che resta di questi strumenti - tre pannelli in legno con scene mitologiche e bucoliche - si trova alla National Gallery di Londra (Cfr. Patrizia Cavazzini, ''Il Palazzo e la famiglia Lancellotti nel primo Seicento'', in ''Collezione di antichità di Palazzo Lancellotti ai Coronari'', Roma 2008, p. 28).</ref>.
[[File:Annibale Carracci - Christ in Glory - WGA4411.jpg|thumb|Annibale Carracci, ''[[Cristo in Gloria con santi ed Odoardo Farnese]]'', 1597, [[Galleria Palatina]], Firenze]]
Tra le opere pittoriche realizzate per i Farnese nell'ambito di questo rapporto, particolare menzione deve essere fatta di una splendida ''[[Pietà (Annibale Carracci)|Pietà]]'', sostanzialmente coeva alla decorazione della volta della Galleria Farnese. L'opera è unanimemente considerata uno dei capolavori maggiori del Carracci e venne verosimilmente eseguita per una cappella privata dei Farnese, forse nello stesso palazzo romano, forse per una delle diverse dimore periferiche della casata (ora la tela è nel Museo di Capodimonte).
 
In questo magistrale dipinto Annibale fonde l'eredità correggesca, richiamando nuovamente il ''[[Compianto sul Cristo morto (Correggio)|Compianto Del Bono]]'', con un vigore dei corpi e un nitore di disegno prettamente romani.
Evidente, inoltre, è l'omaggio alla ''[[Pietà vaticana]]'' di Michelangelo, di cui Annibale riprende la composizione piramidale del gruppo e la posa della Vergine<ref>Sulla ''Pietà'' di Capodimonte, Carel van Tuyll, in ''Annibale Carracci, Catalogo della mostra Bologna e Roma 2006-2007'', Milano, 2006, p. 376.</ref>.
 
Oltre a soddisfare le esigenze celebrative di Odorado, con la decorazione del palazzo, e quelle devozionali, con le opere di carattere religioso, Annibale attese ad esaudirne anche i desideri figurativi più strettamente privati. È il caso della sensualissima ''[[Venere dormiente con amorini]]'', ora al [[Museo Condé]] di [[Chantilly]], opera elogiatissima da [[Giovanni Battista Agucchi]], prelato e amatore d'arte bolognese al servizio di Pietro Aldobrandini, e della tela con ''[[Rinaldo e Armida (Annibale Carracci)|Rinaldo e Armida]]'' (ora a [[Museo di Capodimonte|Capodimonte]]), rimarchevole anche in quanto è una delle più precoci rappresentazioni pittoriche tratte dalla [[Gerusalemme liberata]] di [[Torquato Tasso]].
Tra le opere pittoriche realizzate per i Farnese nell'ambito di questo rapporto, particolare menzione deve essere fatta di una splendida ''Pietà''<ref>[http://www.polomusealenapoli.beniculturali.it/museo_cp/cp_scheda.asp?ID=35 Scheda del dipinto sul sito del Museo di Capodimonte di Napoli]</ref>, collocabile in un periodo che oscilla tra il 1598 e 1603. L’opera è unanimemente considerata uno dei capolavori maggiori del Carracci e venne verosimilmente eseguita per un cappella privata dei Farnese, forse nello stesso palazzo romano, forse per una delle diverse dimore periferiche della casata (ora la tela è nel Museo di Capodimonte).
 
Annibale, infine, dovette prestare il suo pennello anche alle ambizioni politiche più alte del cardinal Farnese. Nel ''[[Cristo in Gloria con santi ed Odoardo Farnese]]''<ref>[http://www.polomuseale.firenze.it/invpalatina/scheda.asp?position=1&ninv=220 Scheda del dipinto sul sito del Polo Museale Fiorentino]</ref> ([[Galleria Palatina]]), [[Edoardo il Confessore|sant’Edoardo]], patrono e primo re d'Inghilterra, presenta il Farnese al Redentore. Secondo un'interpretazione della composizione, essa alluderebbe al desiderio di Odoardo Farnese di ottenere (forte della sua discendenza, per parte materna, dai [[Casa di Lancaster|Lancaster]]) l'investitura a re d'Inghilterra<ref>{{cita|Strinati, 2001| p. 43}}.</ref>. Ambizione frustrata da Clemente VIII che si limitò a conferirgli solo l'evanescente titolo di protettore di quel regno<ref>{{DBI|nome=Odorado Farnese|nomeurl= odoardo-farnese_(Dizionario-Biografico)/|autore= Roberto Zapperi|anno =1995 |pagine =|volume =45|accesso=20 maggio 2014}}</ref>.
In questo magistrale dipinto Annibale fonde l’eredità correggesca, richiamando nuovamente il ''[[Compianto sul Cristo morto (Correggio)|Compianto Del Bono]]'', con un vigore dei corpi e un nitore di disegno prettamente romani. Evidente, inoltre, è l’omaggio alla ''[[Pietà vaticana]]'' di Michelangelo, di cui Annibale riprende la composizione piramidale del gruppo e la posa della Vergine<ref>Sulla ''Pietà'' di Capodimonte, Carel van Tuyll, in ''Annibale Carracci, Catalogo della mostra Bologna e Roma 2006-2007'', Milano, 2006, p. 376.</ref>.
 
=== Altre committenze romane ===
[[immagineFile:Carracci-Assumption of theMary Virgin- MaryCerasi Chapel - Santa Maria del Popolo - Rome 2015.jpg|right|thumb|200px|Annibale Carracci, ''[[Assunzione della Vergine'' (Annibale Carracci)|Assunzione della Vergine]]'',1600-1601), [[Basilica di Santa Maria del Popolo]], Roma]]
Il rapporto con i Farnese non fu però esclusivo, come dimostra l'allogazione ad Annibale, contemporaneamente alla decorazione della volta della Galleria Farnese o subito dopo la sua conclusione, della pala d’altared'altare della cappella funeraria didel monsignor [[Tiberio Cerasi]], cardinale e tesoriere della [[Camera apostolica]], sita nella [[basilica di Santa Maria del Popolo]]<ref>Sull'opera, Silvia Ginzburg, in ''Annibale Carracci, Catalogo della mostra Bologna e Roma 2006-2007'', Milano, 2006, p. 380.</ref>., ancora oggi nota come [[cappella Cerasi]].
 
La pala raffigura l’l{{'}}''[[Assunzione della Vergine (Annibale Carracci)|Assunzione della Vergine]]'' e presenta affinità sia con la celeberrima [[Assunta (Tiziano)|tela di Tiziano]], di identico tema, della basilica veneziana dei [[Basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari |Frari]]<ref>Tomaso {{cita|Montanari, ''Il Barocco'', 2012, Einaudi,| p. 34}}.</ref> sia con la non meno celebre ''[[Trasfigurazione (Raffaello)|TrasigurazioneTrasfigurazione]]'' di Raffaello.
 
Questa tavola<ref>La scelta della tavola, supporto ormai poco usato al tempo in cui il dipinto fu realizzato, in luogo della tela, fu espressamente imposta dalla committenza. Anche Caravaggio, uniformandosi a questa indicazione, eseguì le prime versioni della ''Crocifissione di Pietro'' e della ''Conversione di Saulo'' su tavola. Per motivi non noti questi due dipinti vennero sostituti dagli attuali che sono invece sulla più consueta tela.</ref> del Carracci è famosa anche perché “dialoga” con gli ancor più noti laterali di [[Michelangelo Merisi da Caravaggio |Caravaggio]], siti nella stessa cappella, raffiguranti la ''[[Crocifissione di san Pietro (Caravaggio)|Crocifissione di san Pietro]]'' e la ''[[Conversione di san Paolo (Caravaggio)|Conversione di san Paolo]]''.
 
Altro importante rapporto di committenza romano, diverso dai Farnese, fu quello con gli [[Aldobrandini]], per i quali Annibale dipinse diverse opere come una ''Incoronazione della Vergine''<ref>[http://www.metmuseum.org/Collections/search-the-collections/435853 Scheda del dipinto sul sito Metropolitan Museum of Art di New York]</ref> (1600 ca.circa), ora [[Metropolitan Museum of Art]], di New York - dipinto che nella composizione su due livelli e nella disposizione semicircolare della schiera angelica cita la raffaellesca ''[[Disputa del Sacramento]]'' - e il ''[[Domine, quo vadis?]]''<ref>[http://www.nationalgallery.org.uk/paintings/annibale-carracci-christ-appearing-to-saint-peter-on-the-appian-way Scheda del dipinto sul sito della National Gallery di Londra]</ref> (1601), ora alla [[National Gallery (Londra)|National Gallery]] di Londra]].
 
Tavola, quest'ultima, che per il forte aggetto prospettico della figura di Cristo (nella posa del braccio destro, nella croce scorciata in profondità, nell'incedere del passo) - che occupa scultoreamente lo spazio pittorico -, è probabilmente frutto di una riflessione del Carracci sulle tele di Caravaggio della [[Cappella Cerasi]], nelle quali il Merisi eccelse anche nella resa tridimensionale degli episodi raffigurati<ref>Silvia Ginzburg Carignani, ''Annibale Carracci a Roma'', Roma, 2000, pp. 111-115.</ref>. Il dipinto suscitò l'entusiasmo del committente [[Pietro Aldobrandini]] che compensò riccamente il pittore.
Sempre per gli Aldobrandini, si impegnò a decorarne la cappella privata di palazzo (opera poi completata dagli allievi).
 
Sempre per gli Aldobrandini, si impegnò a decorarne la cappella privata di palazzo (opera poi completata dagli allievi).
Ulteriore rilevante commissione romana, non proveniente dai Farnese, è l’allogazione della decorazione ad affresco della cappella Herrera, presso la chiesa (oggi non più esistente) di [[Chiesa di Nostra Signora del Sacro Cuore (Roma)|San Giacomo degli Spagnoli]]. Impresa che in verità, più che da Annibale, fu portata a compimento dall'allievo [[Francesco Albani]]<ref name= strinatip46 > Claudio Strinati, ''Annibale Carracci'', Firenze, 2001, p. 46.</ref>.
 
Ulteriore rilevante commissione romana, non proveniente dai Farnese, è l'allogazione della decorazione ad affresco della cappella Herrera, presso la chiesa (oggi non più esistente) di [[Chiesa di Nostra Signora del Sacro Cuore (Roma)|San Giacomo degli Spagnoli]]. Impresa che in verità, più che da Annibale, fu portata a compimento dagli allievi, col particolare contributo di [[Francesco Albani]]<ref name= strinatip46 >{{cita|Strinati, 2001| p. 46}}.</ref>. Forse, è almeno in parte del Carracci, invece, la pala d'altare fatta per cappella Herrera, raffigurante ''[[San Diego di Alcalà presenta il figlio di Juan de Herrera a Gesù]]'' (1606 circa).
=== I paesaggi ===
[[File:Annibale Carracci 003.jpg|thumb|left|200px|Annibale Carracci, ''Paesaggio con la fuga in Egitto'', 1604 ca., [[Galleria Doria Pamphilj]], Roma]]
Già il [[Giovanni Pietro Bellori |Bellori]], nelle sue ''Vite'' (1672), considerava che Annibale Carracci nel raffigurare i paesaggi «''ha superato ogn’altro eccettuando Tiziano''». A partire da questa annotazione dello storico romano, l’attribuzione ad Annibale Carracci della rifondazione della pittura di paesaggio diviene un vero e proprio ''topos'' storiografico di cui si ha piena conferma ne "''Il Cicerone''" del [[Jacob Burckhardt| Burckhardt]] che attribuisce senz’altro al Carracci l’invenzione del paesaggio moderno, perfezionato, poi, da [[Domenichino]], [[Nicolas Poussin]] e [[Claude Lorrain]]<ref name= posnervenezia />.
 
=== I paesaggi ===
Alcuni storici moderni<ref name= strinatip46 />sembrano voler, almeno in parte, ridimensionare questa visione, evidenziando che, quantunque il Carracci abbia dipinto anche bellissimi paesaggi, egli non può essere considerato uno specialista del genere, essendo, in effetti, poche le sue prove da paesaggista.
[[File:Annibale Carracci 003.jpg|thumb|left|upright=1.4|Annibale Carracci, ''[[Paesaggio con la fuga in Egitto]]'', 1602-1604, [[Galleria Doria Pamphilj]], Roma]]
Già il Bellori, nelle sue Vite (1672), considerava che Annibale Carracci nel raffigurare i paesaggi ''«ha superato ogn'altro eccettuando Tiziano»''. Nelle sue prime prove da paesaggista – ad esempio nelle scene di caccia e di pesca oggi al Louvre – Annibale si rifece a precedenti veneti, ma a Roma elaborò un nuovo tipo di paesaggio, definito come ''paesaggio classico'' o ''moderno'', che superava le precedenti coniugazioni di queste genere, nordiche e italiane<ref name= Witt-paesaggio>{{cita libro|autore=Rudolf Wittkower|titolo=Arte e architettura in Italia. 1600-1750|città=Torino|anno= 2005|p=p. 53 e p. 426}}</ref>.
 
L'innovazione di Annibale sta nel raggiungimento di un equilibrio tra la natura e l'uomo che la abita e la trasforma evitando al tempo stesso che gli elementi paesistici si limitino a fare da mero sfondo a soggetti di altro genere<ref name= Witt-paesaggio />.
Tra queste, in ogni caso, l’opera più nota è il ''[[Paesaggio con la fuga in Egitto]]'', tela del 1604 realizzata per la cappella di Palazzo Aldobrandini, nella quale l’episodio sacro quasi scompare nell’amplissimo paesaggio che lo avvolge.
 
Infatti, a lui, come riconosce la storiografia quasi unanime (già a partire dal [[Jacob Burckhardt|Burckhardt]] nel suo ''Il Cicerone'' - 1853/54), è dovuta una nuova concezione della [[Pittura paesaggistica|pittura di paesaggio]] che la sottrae dal novero dei generi minori.
===La ritrattistica===
[[File:Carracci, Annibale - Head of an Old Man - Google Art Project.jpg|right|thumb|Annibale Carracci, ''Ritratto di vecchio'', 1590-92, [[Galleria Palatina]], Firenze]]
Parte significativa dell’attività ritrattistica di Annibale Carracci è costituita da autoritratti dello stesso artista. Annibale, infatti, fu tra i pittori che maggiormente si autoritrasse, quasi consentendoci di assistere all’evoluzione della sua vita, non solo per l’aspetto strettamente fisionomico, ma anche per i mutamenti emotivi che negli autoritratti delle diversi fasi della sua esistenza si colgono. E in questo anticipò [[Rembrandt]], che anch’egli ci ha lasciato innumerevoli autoritratti<ref>Daniele Benati, in ''Annibale Carracci, Catalogo della mostra Bologna e Roma 2006-2007'', Milano, 2006, pp. 70-85.</ref>.
 
Il capolavoro di Annibale in questo genere è il ''[[Paesaggio con la fuga in Egitto]]''<ref>Flavio Caroli, ''Il volto e l'anima della natura'', Milano, 2009, pp. 44-47.</ref>, tela databile tra il 1602 e il 1604, realizzata per la cappella di Palazzo Aldobrandini. In questa ideale finestra aperta sull'[[Agro romano]] inondato da una luce autunnale, l'episodio sacro quasi scompare nell'amplissimo paesaggio che lo avvolge e vi è piena armonia tra l'elemento naturale e quello architettonico che si fondono in un tutto.
I ritratti veri e propri di Annibale sono caratterizzati il più delle volte da un tono informale. Sono quasi assenti nel catalogo dell’artista ritratti ufficiali di alti prelati, condottieri, aristocratici (che tanta parte sono della ritrattistica rinascimentale prima e barocca poi), ma al contrario, nella maggior parte dei casi, i soggetti effigiati sono persone comuni, giovani e vecchi, cui, spesso, è impossibile dare un nome<ref name= Brogiritratti> Alessandro Brogi, in ''Annibale Carracci, Catalogo della mostra Bologna e Roma 2006-2007'', Milano, 2006, p. 220 </ref>.
 
Debitori di Annibale saranno i maggiori paesaggisti del Seicento quali il [[Domenichino]], [[Nicolas Poussin]] e [[Claude Lorrain]], fino ad arrivare a [[Salvator Rosa]]: pittori che portarono questo genere ad uno dei livelli più alti che esso abbia mai raggiunto.
L’attività ritrattistica di Annibale è strettamente associata alla sua continua ricerca del vero: l’intento dell’artista fu quello di restituire la reale fisionomia della persona effigiata, senza alcun abbellimento o enfatizzazione del ruolo sociale di questa. Ne è prova anche la tecnica di molti dei suoi ritratti: spesso si tratta di disegni (di un grado di finitezza tale da lasciar presumere che non si tratti solo di preparativi) o di olii su carta, supporto che facilita una più fluida riproduzione dell’essenza fisionomica della persona ritratta<ref name= Brogiritratti />.
 
=== La ritrattistica ===
A questo aspetto si collega anche un’altra caratteristica della ritrattistica di Annibale, costituita dal fatto che alcune delle sue prove in questo genere sembrano molto vicine a degli studi di espressione<ref> Molte sono le ''teste di carattere'' o le caricature dipinte o disegnate da Annibale. [[Flavio Caroli]], in ''La storia dell'arte raccontata da Flavio Caroli'' (Milano, 2011), pp. 19-20, mette quest’attività del Carracci in linea di continuità con gli studi di fisiognomica di [[Leonardo da Vinci]]. </ref>. Tra queste, particolarmente suggestivi sono due ritratti di donne cieche (dei primi anni Novanta del Cinquecento), verosimilmente dipinti per una pia istituzione bolognese, dedita all’assistenza dei non vedenti, fondata dal cardinale [[Gabriele Paleotti]]. Si tratta di due rilevanti esempi dell’approccio naturalistico al ritratto di Annibale Carracci<ref>[http://collezioni.genusbononiae.it/products/dettaglio/1627 ''Ritratto di donna cieca''; Scheda del dipinto sul sito del Sistema museale del Comune di Bologna]</ref><ref> [http://collezioni.genusbononiae.it/products/dettaglio/1628 ''Ritratto di donna cieca''; Scheda del dipinto sul sito del Sistema museale del Comune di Bologna.]</ref>.
[[File:Carracci, Annibale - Head of an Old Man - Google Art Project.jpg|thumb|Annibale Carracci, ''Ritratto di vecchio'', 1590-92, [[Dulwich Picture Gallery]], Londra]]
Parte significativa dell'attività ritrattistica di Annibale Carracci è costituita da autoritratti dello stesso artista. Annibale, infatti, fu tra i pittori che maggiormente si autoritrasse, quasi consentendoci di assistere all'evoluzione della sua vita, non solo per l'aspetto strettamente fisionomico, ma anche per i mutamenti emotivi che negli autoritratti delle diversi fasi della sua esistenza si colgono. E in questo anticipò [[Rembrandt]], che anch'egli ci ha lasciato innumerevoli autoritratti<ref>Daniele Benati, in ''Annibale Carracci, Catalogo della mostra Bologna e Roma 2006-2007'', Milano, 2006, pp. 70-85.</ref>.
 
I ritratti veri e propri di Annibale sono caratterizzati il più delle volte da un tono informale e nella maggior parte dei casi i soggetti effigiati sono persone comuni, giovani e vecchi, cui, spesso, è impossibile dare un nome<ref name= Brogiritratti>Alessandro Brogi, in ''Annibale Carracci, Catalogo della mostra Bologna e Roma 2006-2007'', Milano, 2006, p. 220.</ref>.
Tra le ultime possibili acquisizioni al catalogo ritrattistico di Annibale, si segnala un ritratto di [[Giovanni Battista Agucchi]] (York Art Gallery), prelato e amatore d’arte bolognese. Per il dipinto, a lungo ritenuto del [[Domenichino]], è stata autorevolmente proposta l’autografia di Annibale, sia per ragioni stilistiche, sia cronologiche<ref>Silvia Ginzburg, ''The Portrait of Agucchi at York Reconsidered'', in «''The Burlington Magazine''», Vol. 136, N. 1090, 1994, pp. 4-14.</ref>.
 
L'attività ritrattistica di Annibale è strettamente associata alla sua continua ricerca del vero: l'intento dell'artista fu quello di restituire la reale fisionomia della persona effigiata, senza alcun abbellimento o enfatizzazione del ruolo sociale di questa. Ne è prova anche la tecnica di molti dei suoi ritratti: spesso si tratta di disegni (di un grado di finitezza tale da lasciar presumere che non si tratti solo di preparativi) o di olii su carta, supporto che facilita una più fluida riproduzione dell'essenza fisionomica della persona ritratta<ref name= Brogiritratti />.
 
A questo aspetto si collega anche un'altra caratteristica della ritrattistica di Annibale, costituita dal fatto che alcune delle sue prove in questo genere sembrano molto vicine a degli studi di espressione<ref>Molte sono le ''teste di carattere'' dipinte o disegnate da Annibale. [[Flavio Caroli]], in ''La storia dell'arte raccontata da Flavio Caroli'' (Milano, 2011), pp. 19-20, mette quest'attività del Carracci (e quella di caricaturista) in linea di continuità con gli studi di fisiognomica di [[Leonardo da Vinci]].</ref>. Tra queste, particolarmente suggestivi sono due ritratti di donne cieche (dei primi anni Novanta del Cinquecento), verosimilmente dipinti per una pia istituzione bolognese, dedita all'assistenza dei non vedenti, fondata dal cardinale [[Gabriele Paleotti]]. Si tratta di due rilevanti esempi dell'approccio naturalistico al ritratto di Annibale Carracci.
 
Tra le ultime probabili acquisizioni al catalogo ritrattistico di Annibale, si segnala il ''[[Ritratto di monsignor Giovanni Battista Agucchi]]'' (York Art Gallery), prelato e amatore d'arte bolognese nonché uno dei più vivaci intelletti del suo tempo. Per il dipinto, a lungo ritenuto del [[Domenichino]], è stata autorevolmente proposta, ricevendo considerevoli consensi, l'autografia di Annibale, sia per ragioni stilistiche, sia cronologiche<ref>Silvia Ginzburg, ''The Portrait of Agucchi at York Reconsidered'', in «''[[The Burlington Magazine]]''», Vol. 136, N. 1090, 1994, pp. 4-14.</ref>. Il ritratto di Monsignor Agucchi spicca nella produzione ritrattistica di Annibale non solo per qualità esecutiva, ma anche perché l'unico, allo stato attuale delle conoscenze, collocabile con certezza nel periodo romano del pittore.
 
Dichiarato ammiratore della ritrattistica di Annibale è stato uno dei più grandi artisti del Novecento, [[Lucian Freud]]. All'influenza sui ritratti di Freud della produzione del Carracci è stata dedicata la mostra ''Painting from Life: Carracci Freud'', svoltasi a Londra nel 2012 con il patrocinio della [[Dulwich Picture Gallery]]<ref>{{Cita web |url=http://www.ordovasart.com/exhibition/painting-from-life-carracci-freud/ |titolo=Presentazione della mostra sul sito della Galleria ORDOVAS, sede dell'esposizione |accesso=25 gennaio 2016 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160910184915/http://www.ordovasart.com/exhibition/painting-from-life-carracci-freud/ |dataarchivio=10 settembre 2016 |urlmorto=sì }}</ref>.
 
=== Le incisioni ===
{{vedi anche|Incisioni di Annibale Carracci}}
[[File:Annibale Carracci - Sainte Madeleine au désert.jpg|right|thumb|200px|Annibale Carracci, ''Maddalena nel deserto'', acquaforte e bulino, 1591, Gabinetto delle stampe della [[Pinacoteca nazionale (Bologna)|Pinacoteca nazionale di Bologna]]]]
[[File:Annibale Caprarola.jpg|thumb|Annibale Carracci, ''Pietà di Caprarola'', acquaforte, bulino e puntasecca, 1597, [[National Gallery of Art]], Washington]]
 
Annibale Carracci eccelse anche come [[incisione|incisore]], attività che esercitò, sia pure con delle interruzioni, sostanzialmente lungo tutto l’arcol'arco della sua vicenda artistica<ref> Sull’attivitàSull'attività incisoria di Annibale Carracci, Maurizio Calvesi e Vittorio Casale, ''Le incisioni dei Carracci'', Roma, 1965.</ref>, in questo forse spinto anche dall’esempiodall'esempio del fratello Agostino, valente e prolifico incisore a sua volta.
 
In questo campo predilesse, anche se non in via esclusiva, una tecnica mista ad [[acquaforte]] e [[bulino]]. Le sue stampe si segnalano, oltre che per bellezzala qualità estetica, anche perché Annibale fu tra i pochi, al suo tempo, a produrre quasi esclusivamente incisioni originali, cioè basate su composizioni create ''ad hoc'', mentre la prevalente attività incisoria contemporanea era, al contrario, di gran lunga dedicata ad una pratica di ''traduzione'', cioè a produrre incisioni tratte da preesistenti dipinti<ref>Solo agli esordi della sua carriera, nei primissimi anni Ottanta, è registrata un'attività di ''traduzione'' anche da parte di Annibale che in quegli anni ha trasposto in incisione una pala d'altare realizzata a Bologna da [[Lorenzo Sabbatini]] e [[Denijs Calvaert]].</ref>, per lo più celebri<ref>È un buon esempio di questa pratica proprio l’attivitàl'attività incisoria di Agostino Carracci che ha tradotto in stampe numerosi capolavori di Tiziano, del Veronese e del Tintoretto.</ref>.
 
Tra le incisioni più belle e apprezzate del Carracci, forse quella più nota, si segnala la ''Pietà di Caprarola'' (1597)<ref> Claudio {{cita|Strinati, ''Annibale Carracci'', Firenze, 2001,| p. 31}}.</ref>, così definita perché il nome del borgo della [[Tuscia]] compare (a parirepartire dal secondo stadio) affiancoa fianco alla firma di Annibale e dove potrebbe essere stata eseguita durante un probabile soggiorno presso la celebre [[Palazzo Farnese (Caprarola)|dimora estiva dei Farnese]]. Nell’incisioneL'incisione diè [[Caprarola]],esemplificativa ancorasia unadelle voltariflessioni eglidi siAnnibale cimenta con ilsul tema della morte''Pietà'' disia Gesù,dell'influenza tanteche voltelo affrontatostile daldi pittore.Correggio Dellacontinuò stampaad esistonoavere variesulla versioni,sua in stadi diversiproduzione di lavorazione.quegli Una delle migliori (al sesto stadio) si trova nel museo dell’[[Ermitage]]<ref>[http://www.hermitagemuseum.org/fcgi-bin/db2www/fullSize.mac/fullSize?selLang=English&dlViewId=BX2FIC8%2B23FACSH48R&size=big&selCateg=picture&dlCategId=VYH7JJQ1CG%2B40PDVEK&comeFrom=quick Scheda dell’incisione sul sito del Museo dell’Ermitage a San Pietroburgo]</ref>anni.
 
Secondo alcuni autori<ref>Ludwig Münz, ''Rembrandt's Etchings'', Londra, 1952, Vol. I, p. 40.</ref>, talunealcune delle acqueforticreazioni grafiche di Annibale Carracci avrebbero influenzato anche [[Rembrandt]] che fu, tra l’altrol'altro, uno dei massimi incisori del Seicento. Influenza che si coglie, in particolare, nella ''Sacra Famiglia''<ref>[http://www.britishmuseum.org/research/collection_online/collection_object_details/collection_image_gallery.aspx?objectId=683803&partId=1 Scheda dell'incisione sul sito del British Museum di Londra]</ref> del Van Rijn (1632), ispirata, secondo questa prospettazione, dall'incisione con la ''[//upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/b/b6/Annibale_Carracci_Sacra_Famiglia_e_san_Giovannino.jpg Sacra Famiglia e san Giovannino]'', realizzata da Annibale nel 1590, altro suo celebrato capolavoro in ambito grafico.
Nella composizione, probabilmente a sua volta derivata dalla ''[[Madonna del Sacco (Andrea del Sarto)|Madonna del sacco]]'' di [[Andrea del Sarto]], Annibale cala nell'episodio sacro anche un momento di tenera umanità.
 
Proprio all'arte incisoria, il Carracci dedicò alcune delle poche opere certamente collocabili durante il periodo della sua infermità (dal 1605 in poi). Tra queste si annovera la ''[//upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/c/c9/Annibale_Carracci_Madonna_Scodella.jpg Madonna della scodella]'' (del 1606) che, per l'ampio numero di copie note e per la circostanza che il [[Giovanni Battista Salvi|Sassoferrato]], ancora a distanza di decenni dalla realizzazione dell'incisione, la riprodusse in un [https://web.archive.org/web/20150924145714/http://www.bbc.co.uk/arts/yourpaintings/paintings/virgin-and-child-with-saint-elisabeth-and-child-baptist-85966 dipinto] (Glasgow Museums), dovette riscuotere notevole apprezzamento.
 
=== I disegni ===
[[File:Annibale Carracci - Tête deSatiro, femmeLouvre.jpg|left|thumb|200px|Annibale Carracci, ''Testa di donnaSatiro'', gessetto nero su carta1595-1600, [[Orléans]]Parigi, Musée des Beaux-ArtsLouvre]]
Il più giovane dei Carracci praticò il disegno sia come esercizio, disegnando dal vero o copiando opere antiche, sia come mezzo di studio e preparazione di dipinti o incisioni – molteplici, ad esempio, sono i disegni preparatori della Galleria Farnese –, ma anche come opera finita in sé. A questo ultimo proposito si segnalano in particolare diversi ritratti e alcuni paesaggi.
 
Tra i disegni tratti dall’anticodall'antico, particolare menzione meritano la raffigurazione di un satiro, derivata dalla statua di [[Pan]] e [[Dafni (mitologia)|Dafni]] (o Olimpo) di proprietà dei Farnese<ref>[http://www.nga.gov/exhibitions/car_50.shtm Scheda del disegno sul sito della National Gallery di Londra]</ref>, e la bellissima riproduzione della testa della statua di [[Niobe]]<ref>[{{Cita web |url=http://www.royalcollection.org.uk/collection/902028/rcin-902028 |titolo=Scheda del disegno sul sito della Royal Collection Trust del Windsor Castle] |accesso=21 novembre 2013 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20131203000012/http://www.royalcollection.org.uk/collection/902028/rcin-902028 |dataarchivio=3 dicembre 2013 |urlmorto=sì }}</ref>, facente parte del gruppo dei Niobidi, un tempo a [[Villa Medici]], sul [[Pincio]], e ora agli Uffizi. Quest’ultima è l’evidente modello seguito da [[Guido Reni]] per il volto della madre in fuga (sulla destra del dipinto) nella sua ''[[Strage degli innocenti (Reni)| Strage degli innocenti]]''.
 
Quest'ultima è probabilmente il modello seguito da [[Guido Reni]] per il volto della madre in fuga (sulla destra del dipinto) nella sua ''[[Strage degli innocenti (Reni)|Strage degli innocenti]]''.
Impresa disegnativa di Annibale particolarmente conosciuta è quella de ''Le Arti di Bologna'' – realizzata a Roma nelle pause dei lavori per Palazzo Farnese – per la quale Annibale creò una serie di disegni dedicati a descrivere il lavoro per strada degli artigiani e dei venditori ambulanti della sua città natale<ref>Daniele Benati, ''Annibale Carracci e il vero'', Milano, 2007, pp. 22-23.</ref>.
 
Impresa disegnativa di Annibale particolarmente conosciuta è quella de ''[[Le Arti di Bologna]]'', per la quale creò una serie di disegni che descrivono il lavoro per strada degli artigiani e dei venditori ambulanti della sua città natale<ref>Daniele Benati, ''Annibale Carracci e il vero'', Milano, 2007, pp. 22-23.</ref>.
L’opera ci è nota quasi per intero tramite le incisioni che ne trasse l’incisore parigino Simon Guillain (1618 - 1658), edite in volume nel 1646<ref>[http://www.britishmuseum.org/research/collection_online/collection_object_details.aspx?objectId=1551522&partId=1&searchText=arti+di+bologna&people=129967&page=1 Scheda di una delle incisioni di Guillain (il “''Padellaro''”) dai disegni di Annibale Carracci per le Arti di Bologna sul sito del British Museum, Londra]</ref>. Nella serie, a una forte espressività delle figure dei diversi mestieri si associano accenti caricaturali e satirici. Grande fu il successo dell'opera, come dimostra il numero di edizioni succedutesi nel tempo.
 
L'opera ci è nota quasi per intero tramite le stampe che ne trasse l'incisore parigino Simon Guillain (1618 - 1658), edite in volume nel 1646. La serie ebbe grande successo, come dimostra il numero di edizioni succedutesi nel tempo, e rivestì un ruolo di rilievo per gli sviluppi futuri della pittura di genere italiana.
La grande versatilità di Annibale nel disegno è dimostrata anche dalla molteplicità di tecniche utilizzate. Matita, penna, carboncino, gessetto, [[sanguigna]], [[Lumeggiatura|lumeggiature]] in [[biacca]], [[Acquerello|acquerellatura]] sono tutte tecniche di disegno da lui padroneggiate.
[[File:Annibale Carracci - Sheet of caricatures - WGA04432.jpg|right|thumb|Annibale Carracci, ''Caricature'', Londra, Britsh Museum]]
L'apprezzamento dei disegni di Annibale fu costante presso collezionisti e intenditori. Anche nei periodi in cui la fortuna critica del Carracci, tra Settecento ed Ottocento, scemò grandemente, i suoi disegni fecero eccezione e continuarono a riscuotere generale ammirazione<ref>Silvia Ginzburg Carignani, ''Annibale Carracci a Roma'', Roma, 2000, p. 20.</ref>.
 
=== Le caricature ===
L’apprezzamento dei disegni di Annibale fu costante presso collezionisti ed intenditori. Anche nei periodi in cui la fortuna critica del Carracci, tra Settecento ed Ottocento, scemò grandemente, i suoi disegni fecero eccezione e continuarono a riscuotere generale ammirazione<ref>Silvia Ginzburg Carignani, ''Annibale Carracci a Roma'', Roma, 2000, p. 20.</ref>.
Ad Annibale (ed Agostino) è attribuita l'invenzione della [[caricatura]] in senso moderno, cioè l'ideazione di ''ritrattini carichi'' (così li definisce la letteratura secentesca sul Carracci) in cui le caratteristiche fisionomiche di un individuo, e in special modo i suoi difetti, sono esasperati (per l'appunto ''caricati'') sino ad ottenere un effetto ridicolo<ref name= Brilli_caricature >[[Attilio Brilli]], ''Dalla satira alla caricatura'', Bari, 1985, pp. 209-211.</ref>.
 
Probabilmente questa invenzione parte dalla ricerca fisionomica, cui Annibale in particolare si dedicò soprattutto agli inizi della sua attività, in cui venne inserito l'elemento burlesco e comico<ref name= Brilli_caricature />.
Tra le testimonianze più celebri dell'attività di Annibale in questo genere vi è un foglio di caricature (talvolta attribuito ad Agostino Carracci), datato intorno al 1595 (British Museum), in cui compaiono i volti di uomini e donne dalle fattezze deformate e grottesche. Nel prelato nell'angolo inferiore destro del foglio del British si ipotizza possa individuarsi una caricatura di Giovanni Battista Agucchi.
 
=== La malattia e la morte di Annibale ===
[[File:Annibale Carracci - Mocking of Christ - WGA04441.jpg|right|thumb|left|Annibale Carracci, ''[[Cristo Derisoincoronato di spine]]'', 1596 ca.1598-1600, [[Pinacoteca nazionale (Bologna)|Pinacoteca nazionaleNazionale di Bologna]]]]
Come risulta dalla corrispondenza dida Odoardovarie Farnesefonti, Annibale Carracci cadde, a partire dal 1605, in uno stato di profonda prostrazione che [[Giulio Mancini]] descriverà come «''estrema malinconia accompagnata da una fatuità di mente e di memoria che non parlava né si ricordava''». Stato mentale che in termini moderni ha fatto pensare ad una grave [[Disturbo depressivo|sindrome depressiva]]<ref name= Wittkowerdepressione > Sulla patologia di Annibale Carracci si veda Rudolf e Margot Wittkower, ''op. cit.'', p. 128.</ref>.
 
Le fonti sono discordi sulle cause di questo malessere: secondo alcuni autori la depressione di Annibale sarebbe stata causata dall’irriconoscenzadall'irriconoscenza di Odoardo Farnese per il suo lavoro<ref>In particolare, il compenso che Odoardo diede ad Annibale per gli affreschi della Galleria fu incredibilmente esiguo, pari a soli 500 scudi. Basti pensare che Pietro Aldobrandini, per il solo ''[[Domine, quo vadis?]]'', pagò ben 200 scudi con l'aggiunta del dono di una medaglia.</ref>, altri alludono a non meglio specificati ''disordini amorosi''<ref name= Wittkowerdepressione />. Locuzione quest'ultima che, unitamente alla descrizione dei sintomi, ha indotto alcuni storici a prendere in considerazione la possibilità che Annibale possa aver contratto la [[sifilide]]<ref>Clovis Whitfield, 2012.</ref>.
 
Quali che fossero le ragioni della ''melanconia'' di Annibale, questo stato patologico influì sulla sua ultima produzione che si fece più rara e, in alcuni casi più modestadisomogenea, per il frequente ricorso ad aiuti, anche se, più complessivamente, l’esattal'esatta cronologia delle ultime opere del Carracci è ancora oggetto di molti dubbi ede incertezze<ref name= Wittkowerdepressione />.
 
Significativa testimonianza della sostanziale improduttività di Annibale determinata dal deterioramento della sua salute si rinviene in uno scambio epistolare del 1605 tra Odoardo Farnese e il duca di Modena [[Cesare d'Este]]. Questi infatti era in attesa di ricevere una tela del Carracci con una ''Natività'' e si era quindi rivolto al Farnese affinché sollecitasse il pittore. La risposta del cardinale fu che «''quando Annibale Carracci sia rihavuto da una infirmità mortale che ha havuto li giorni passati, et che lo tiene tuttavia interdetto dalla pittura, Vostra Altezza resterà servita''»<ref>Maria Cristina Terzaghi, ''Caravaggio, Annibale Carracci, Guido Reni tra le ricevute del banco Herrera & Costa'', Roma, 2007, p. 229</ref>. Così non avvenne, dal momento che Annibale non completò mai questo dipinto.
La profonda afflizione degli ultimi anni lo accompagnò sino alla morte, pare senza remissioni significative. Annibale Carracci si spense il 15 luglio 1609. Sul [[catafalco]] funebre fu appoggiato il ''Cristo deriso'' del maestro, realizzato per i Farnese nel 1596 circa (ora nella Pinacoteca di Bologna). Fu sepolto, come da sua volontà, nel [[Pantheon (Roma)|Pantheon]], a fianco alla tomba di [[Raffaello Sanzio|Raffaello]].
 
La profonda afflizione degli ultimi anni lo accompagnò sino alla morte, pare senza remissioni significative. Annibale Carracci si spense il 15 luglio 1609, dopo aver compiuto un viaggio a Napoli le cui ragioni sono ancora misteriose.
 
La data e le circostanze della morte di Annibale sono state tramandate da una lettera del suo grande sostenitore Giovanni Battista Agucchi, ove, tra l'altro, il prelato porta un estremo omaggio al maestro bolognese considerando che: «''Io non so qual sia l'opinione degli uomini di coteste parti, ma per confessione dei primi pittori di Roma egli era il primo che vivesse al mondo nella sua arte; e quantunque da cinque anni di qua non abbia potuto lavorare quasi niente, nondimeno riteneva il suo solito giudizio e conoscimento''»<ref>Questa lettera dell'Agucchi ci è nota in quanto riportata dal Malvasia nella ''Felsina Pittrice''.</ref>.
 
Il giorno del funerale, sul [[catafalco]] funebre fu appoggiato il suo ''[[Cristo incoronato di spine]]'', realizzato circa un decennio prima. Fu sepolto, come da sua volontà, nel [[Pantheon (Roma)|Pantheon]], a fianco alla tomba di [[Raffaello Sanzio|Raffaello]].
 
Sul luogo della sepoltura è ancora possibile leggere l'iscrizione fatta apporre nel 1674 da [[Carlo Maratta]] che commemora l'egual valore di Annibale e di Raffaello, di cui in quel tempo si era convinti, ma la loro diversa fortuna:
 
{{Citazione|[[Deo Optimo Maximo|D.O.M.]]/ HANNIBAL CARACCIUS BONONIENSIS/ HIC EST/ RAPHAELI SANCTIO URBINATI/ UT ARTE, INGENIO, FAMA SIC TUMULO PROXIMUS/ PAR UTRIQUE FUNUS ET GLORIA/ DISPAR FORTUNA/ AEQUAM VIRTUTI RAPHAEL TULIT/ HANNIBAL INIQUAM / DECESSIT DIE XV JVLII AN. MDCIX AET. XXXXIX/ CAROLUS MARATTUS SUMMI PICTORIS/ NOMEN ET STUDIA COLENS P. AN. MDCLXXIV/ ARTE MEA VIVIT NATURA, ET VIVIT IN ARTE/ MENS DECUS ET NOMEN, COETERA MORTIS ERANT}}
 
[[Giovan Battista Marino]] salutò la morte di Annibale Carracci con questo madrigale: «''Chi die' l'esser al nulla, ecco che ‘n nulla è sciolto. Chi le tele animò, senz'alma giace. Al gran Pittor, che porse spesso a i morti color senso vivace, Morte ogni senso ogni color ha tolto: ben tu sapresti or forse farne un altro, Natura, eguale a quello, s'avessi il suo pennello''».
 
== Gli allievi ==
[[File:Annibale Carracci - Mural paintings from the Herrera Chapel - Google Art Project.jpg|thumb|''Affreschi della Cappella Herrara'', 1605-1606, [[Museu Nacional d'Art de Catalunya|MNAC]], Barcellona. Si tratta di una delle ultime commissioni ricevute da Annibale Carracci. All'esecuzione provvidero, su progetto di Annibale, pressoché esclusivamente gli allievi.]]
Furono allievi e collaboratori di Annibale Carracci (ma anche di suo fratello e di suo cugino) pittori che si riveleranno tra i migliori artisti del XVII secolo. Pressoché tutti di area bolognese ed emiliana, operarono lungamente a Roma che riempirono di capolavori. Come Annibale eccelsero nell'arte dell'[[affresco]]<ref>Rudolf Wittkower, ''Arte e architettura in Italia. 1600-1750'', Torino, 2005, pp. 62-64.</ref>, fondamentale ''medium'' della pittura italiana già nel medioevo e nel Rinascimento, che grazie a loro venne traghettata anche nell'epoca barocca, posto che gli altri grandi iniziatori di questo nuovo stile, come Caravaggio e [[Peter Paul Rubens|Rubens]], non si dedicarono mai a questa tecnica.
 
I nomi più noti di questa scuola sono: [[Guido Reni]], [[Sisto Badalocchio]], [[Giovanni Lanfranco]], [[Francesco Albani]], il [[Domenichino]].
 
Ad eccezione del Reni, che frequentò l'accademia carraccesca a Bologna per poi avviare una brillante carriera autonoma, gli altri seguirono Annibale anche a Roma (che raggiunsero nei primi del Seicento) e fino alla morte del maestro fecero stabilmente parte della sua bottega. Negli ultimi anni della sua vita Annibale, ormai malato e poco attivo, si avvarrà molto del loro notevole talento.
 
Fu in questa fucina che ebbero incubazione sia gli esiti più alti del classicismo seicentesco (raggiunti dal Reni e dal Domenichino) sia le più immaginifiche invenzioni propriamente barocche (sviluppate dal Lanfranco).
 
Collaboratore meno dotato di questi maestri ma a lungo vicino ad Annibale fu Innocenzo Tacconi.
 
Degno di menzione tra i collaboratori minori del Carracci appare anche Antonio Maria Panico (anch'egli bolognese). Benché si tratti di un pittore oggi poco noto, le fonti su Annibale (Bellori e Malvasia) gli dedicano un certo spazio. Interessanti sono soprattutto le annotazioni di Bellori che attestano l'intervento di Annibale in un'opera del Panico (''La Messa di Paolo III'', nella chiesa del Salvatore a [[Farnese (Italia)|Farnese]]) o la possibilità che alcuni dipinti ritenuti opera dell'allievo, siano in realtà del maestro<ref>Il Posner, tuttavia, pur ammettendo che il Panico possa aver goduto dei consigli di Annibale Carracci per la realizzazione di queste opere, esclude che vi sia stato un diretto intervento del maestro; cfr. Donald Posner, ''Antonio Maria Panico and Annibale Carracci'', in ''The Art Bulletin'', LII, 1970, pp.181-183.</ref>. Tra queste si segnala in particolare una grande ''Crocifissione con san Francesco e sant'Antonio da Padova'' ([[National Gallery of Ireland]])<ref>[http://fe.fondazionezeri.unibo.it/catalogo/scheda.jsp?decorator=layout&apply=true&tipo_scheda=OA&id=58950&titolo=National+Gallery+of+Ireland+%2c+Annibale+Carracci.+Christ+on+the+Cross+with+Saint+Anthony+%26amp%3b+Saint+Francis Scheda del dipinto sul sito della Fondazione Federico Zeri]</ref>.
 
Anche il figlio di Agostino, [[Antonio Carracci]], dopo la morte del padre (1602) entrò nella bottega romana dello zio Annibale. Data la sua presumibile giovanissima età all'avvio di questa esperienza (ma in verità la sua data di nascita è incerta) è probabile che egli, nella bottega dello zio, abbia avuto un ruolo marginale.
 
== La fortuna critica ==
[[File:Carlo Maratta - Portrait of Giovan Pietro Bellori.JPGjpg|thumb|left|[[Giovanni Pietro Bellori|Giovan Pietro Bellori]] (ritratto dacon le sue ''Vite'' ([[Carlo Maratta]], 1672 ca.circa). La sua visione dell’operadell'opera di Annibale Carracci ha influenzato profondamente il successivo giudizio critico sul pittore bolognese.]]La fortuna critica di Annibale Carracci fu ampia presso i suoi contemporanei, a partire dal giudizio di [[Giovanni Pietro Bellori]] che, nella sua prolusione all’all'[[Accademia nazionale di San Luca|Accademia di San Luca]], raccolta nello scritto «''L'idea del pittore, dello scultore, e dell'architetto''»<ref>Utilizzato poi come prologo delle sue fortunatissime ''Vite'' del 1672.</ref> (1664), indicò in Annibale il miglior interprete dell’idealedell'ideale di bellezza che è compito degli artisti perseguire. Bellezza che, nella visione del Bellori (ma che in verità rimanda a concetti molto più risalenti e mostra un debito nei confronti delle teorie di [[Giovanni Battista Agucchi]]), deve sì partire dalla natura, ma deve elevarsi ad essa, non potendo l’artistal'artista, secondo questa impostazione, limitarsi alla sola riproduzione del reale quale esso appare agli occhi<ref name= ginzburg_fortuna > Silvia Ginzburg Carignani, ''Annibale Carracci a Roma'', Roma, 2000, pp. 3-33.</ref>.
 
Per il Bellori, per l'appunto, l'opera del più giovane dei Carracci, e in particolare la sua produzione romana, è l'esempio da seguire per raggiungere questo obiettivo.
 
Elevato, così, a campione del ''bello ideale'', il Carracci divenne il ''Nuovo Raffaello'', cioè l'acme della pittura del suo tempo. Di pari passo, la sua opera - e in particolare gli affreschi della Galleria Farnese<ref>Episodio eloquente della fortuna, non solo italiana, degli affreschi farnesiani nel corso del Seicento, è il progetto, caldeggiato dal [[Nicolas Poussin]] e [[Charles Le Brun]], di fare una riproduzione integrale della Galleria Farnese nel [[Palazzo delle Tuileries]] a Parigi, progetto avviato ma non portato a termine (Cfr. Evelina Borea, ''Annibale Carracci e i suoi incisori'', Roma, 1986, p. 526).</ref> - assurse a testo imprescindibile nella formazione del gusto pittorico barocco<ref name= ginzburg_fortuna/>.
Per il Bellori, per l’appunto, l’opera del più giovane dei Carracci, ed in particolare la sua produzione romana, è l’esempio da seguire per raggiungere questo obiettivo.
 
Questo giudizio entrò in profonda crisi alla fine del Settecento e quasi per tutto l'Ottocento. In questo torno di tempo, Annibale Carracci divenne il caposcuola di quello che fu definito, a partire dal [[Johann Joachim Winckelmann|Winckelmann]], ''[[Eclettismo (arte)|eclettismo]]'', concetto che assumerà sempre più valenza negativa. In sostanza, questo punto di vista degradò l'opera del Carracci alla sola fusione di stili diversi, negandogli vera capacità creativa<ref name= ginzburg_fortuna/>.
Elevato, così, a campione del ''bello ideale'', il Carracci divenne il ''Nuovo Raffaello'', cioè l’acme della pittura del suo tempo. Di pari passo, la sua opera e, in particolare gli affreschi della Galleria Farnese assursero a testo imprescindibile nella formazione del gusto pittorico barocco<ref name= ginzburg_fortuna/>.
 
Nel Novecento si assiste ad un lento e parziale recupero del valore di Annibale Carracci. Aprì questa rivalutazione [[Hans Tietze]], storico di formazione viennese, che nel 1906 dedicò un saggio<ref>Hans Tietze, «Annibale Carraccis Galerie im Palazzo Farnese und seine römische Werkstatte», in ''Jahrbuch der Kunsthistorischen Sammlungen'', XXVI (1906-1907), pp. 49-182.</ref> alla decorazione della Galleria Farnese, interrompendo così un lunghissimo silenzio critico sull'opera del maestro bolognese. Tappa ancor più significativa fu la pubblicazione da parte di [[Denis Mahon]] dei suoi ''Studies in Seicento Art and Theory'' (1947)<ref name= ginzburg_fortuna/>.
Questo giudizio entrò in profonda crisi alla fine del Settecento e quasi per tutto l’Ottocento. In questo torno di tempo, Annibale Carracci divenne il caposcuola di quello che fu definito, a partire dal [[Johann Joachim Winckelmann|Winckelmann]], ''[[Eclettismo (arte)|eclettismo]]'', concetto che assumerà sempre più valenza negativa. In sostanza, questo punto di vista degradò l’opera del Carracci alla sola fusione di stili diversi, negandogli vera capacità creativa<ref name= ginzburg_fortuna/>.
 
[[File:Carlo Maratta, Allegoria di Annibale Carracci.jpg|thumb|[[Carlo Maratta]], ''Apoteosi di Anniballe Carracci, risollevatore della Pittura'', Dipartimento di Arti grafiche del Louvre|350x350px]]
Nel Novecento si assiste ad un lento e parziale recupero del valore di Annibale Carracci. Aprì questa rivalutazione Hans Tietze, storico di formazione viennese, che nel 1906 dedicò un saggio<ref>Hans Tietze, ''Annibale Carraccis Galerie im Palazzo Farnese und seine römische Werkstatte'', in «''Jahrbuch der Kunsthistorischen Sammlungen''», XXVI (1906-1907), pp. 49-182.</ref> alla decorazione della Galleria Farnese, interrompendo così un lunghissimo silenzio critico sull’opera del maestro bolognese. Tappa ancor più significativa fu la pubblicazione da parte di [[Denis Mahon]] dei suoi ''Studies in Seicento Art and Theory'' (1947)<ref name= ginzburg_fortuna/>.
 
Se questi studi ebbero il merito di riaccendere l’attenzionel'attenzione sull’artesull'arte del Carracci (ormai quasi dimenticata), essi, tuttavia, ne fornirono una visione in una certa misura deformante. Infatti, ponendosi in linea di continuità con l’antical'antica visione belloriana, questo primo processo di rivalutazione individuò nell'Annibale Carracci "romano" il capofila della corrente classicista della pittura barocca italiana, antitetica alla corrente verista, il cui fondatore è [[Michelangelo Merisi da Caravaggio|Caravaggio]]. In tal modo, però, si obliterava la forte tensione ''al vivo'' da cui, a Bologna, anche Annibale era partito e che egli perseguì con decisione, specie negli anni antecedenti al suo trasferimento a Roma<ref name= ginzburg_fortuna/>.
 
Si creò, così, una visione dicotomica della parabola artistica di Annibale Carracci, che scisse in termini piuttosto netti il periodo romano e classicista, determinatocontrassegnato dall'assimilazione di [[Michelangelo Buonarroti|Michelangelo]], di [[Raffaello Sanzio|Raffaello]] e dell’dell{{'}}''antico'', dagli anni bolognesi – tanto influenzati dalla pittura padana e veneziana e animati da una forte tensione verista - che vennero sostanzialmente minimizzati come esperienze giovanili, superate, poi, dall'artista una volta giunto a Roma<ref name= ginzburg_fortuna/>.
 
La mostra sui Carracci, tenutasi a Bologna nel 1956 presso il palazzo dell'Archiginnasio, favorì un primo recupero critico anche dell’attivitàdell'attività pre-romana di Annibale, ma rimase fermo il ''topos'' storiografico che vedeva nella sua vicenda creativa una drastica soluzione di continuità – da verista “lombardo” a classicista raffaellesco – conseguente al suo approdo sulle sponde del Tevere<ref name= ginzburg_fortuna/>. Anche la fondamentale monografia di Donald Posner (1971), benché testo per molti versi ancora imprescindibile per lo studio di Annibale Carracci, avallò (e consolidò) questa concezione<ref>Secondo Posner gli ultimi influssi padani, e correggeschi in particolare, si coglirebberocoglierebbero solo nelle opere eseguite nei primissimi tempi del soggiorno romano e segnatamente nel ''camerino'' Farnese. Cfr. Donald Posner, ''Annibale Carracci: A Study in the reform of Italian Painting around 1590'', Londra, 1971, pp. 83-87.</ref>.
 
Solo in tempi relativamente vicini, anche riprendendo un'intuizione di [[Roberto Longhi (storico dell'arte)|Roberto Longhi]] formulata già nel 1934<ref>Roberto Longhi, ''«Momenti della pittura bolognese''», in «''L'Archiginnasio''», XXX, 1934.</ref>, si è andata delineando una valutazione critica più matura dell’operadell'opera del più giovane dei Carracci. Giudizio che coglie la sua grandezza nell’avernell'aver Annibale saputo inventare uno stile propriamente ''italiano'', armonizzando le tante strade indicate dalle scuole locali che lo hanno preceduto e riuscendo, al tempo stesso, ad evitare che questo programma artistico si risolvesse in una sterile riproposizione del passato<ref>Tomaso {{cita|Montanari, ''Il Barocco'', Milano, 2012,| pp. 39-40}}. </ref>. Anzi, aprendo le porte ad una nuova era della storia dell'arte: il [[barocco]].
 
In questa chiave, benché il lungo, definitivo, soggiorno a Roma ne abbia naturalmente influenzato ede arricchito lo stile, minor credito ha l'idea di una drastica cesura tra Bologna e Roma, anche perché, come gli studi più recenti stanno acquisendo, il trasferimento nella città dei papi non significò affatto l’abbandonol'abbandono, da parte di Annibale, dei suoi modelli settentrionali, né, almeno in parte, della sua ricerca realista.
 
In questa stessa chiave, anche il luogo comune di un Annibale Carracci in tutto antitetico all’altroall'altro gigante della pittura italiana del primo Seicento, [[Michelangelo Merisi da Caravaggio|Michelangelo Merisi]], inizia ad essere oggetto di rivisitazione critica, cogliendosi tra i due maestri, pur tra le evidenti e profonde differenze di stilestili, di interessi artistici e di interessitraiettorie artisitici,umane e creative – anche punti di contatto e reciproche influenze, percepiblipercepibili soprattutto durante l'iniziale soggiorno romano di entrambi che fu quasi contemporaneo<ref>Silvia Ginzburg Carignani, ''Annibale Carracci a Roma'', Roma, 2000, pp. 94-117.</ref>. Anni durante i quali, a Roma, opere come gli affreschi della Galleria Farnese o il ''Ciclo di san Matteo'' della [[Cappella Contarelli]] segneranno per i secoli a venire la pittura di d'Italia e d'Europa.
 
== Opere ==
{{vedi anche|Opere di Annibale Carracci}}
=== Periodo emiliano (primi anni Ottanta del XVI secolo - 1595) ===
Il catalogo delle opere di Annibale Carracci fu modernamente sistematizzato essenzialmente da Donald Posner nel suo fondamentale studio ''Annibale Carracci: A Study in the reform of Italian Painting around 1590'' (Londra, 1971).
[[File:Carracci - Der Bohnenesser.jpeg|right|thumb|Annibale Carracci, ''Il Mangiafagioli'', primi anni Ottanta del XVI sec., [[Roma]], [[Galleria Colonna (museo)|Galleria Colonna]]]]
[[File:Annibale Carracci - Christ Wearing the Crown of Thorns, Supported by Angels - WGA04427.jpg|right|thumb|Annibale Carracci, ''Cristo coronato di spine sorretto dagli angeli'', 1585-1587, [[Dresda]], [[Gemäldegalerie Alte Meister]]]]
[[File:Annibale Carracci - The Mystic Marriage of St Catherine - WGA4423.jpg|right|thumb|Annibale Carracci, ''Matrimonio mistico di santa Caterina'', 1585-1587, [[Napoli]], [[Museo di Capodimonte]]]]
[[File:Madonna Enthroned with Saint Matthew, Annibale Carracci, 1588.png|right|thumb|Annibale Carracci, ''Madonna col Bambino in trono e i santi Francesco, Matteo e Giovanni Battista'', 1588, [[Dresda]], [[Gemäldegalerie Alte Meister]]]]
[[File:Annibale Carracci - The Virgin Appears to Sts Luke and Catherine - WGA4431.jpg|right|thumb|Annibale Carracci, '' La Vergine appare a san Luca e santa Caterina'', 1592, [[Parigi]], [[Museo del Louvre]]]]
* '''''Ragazzo che beve''''', 1580-1585, olio su tela, 55 × 43 cm, collezione privata.
* '''''Mangiafagioli''''', 1580-1585, olio su tela, 69,5 × 88,3 cm, [[Allentown (Pennsylvania)|Allentown]], [[Allentown Art Museum]].
* '''''Piccola macelleria''''', 1580-1585, olio su tela, 59.7 × 71 cm, [[Fort Worth]], [[Kimbell Art Museum]].
* '''''Crocifissione e santi''''', 1583, olio su tela, 305 × 210 cm, [[Bologna]], Chiesa di Santa Maria della Carità.
* '''''Sacra Famiglia con san Giovannino e santa Elisabetta''''', 1583 ca., olio su tela, 100 × 75,5 cm, [[Nantes]], [[Musée des beaux-arts (Nantes)| Musée des beaux-arts]].
* '''''Testa d'uomo sorridente (o il buffone)''''', 1583 ca., olio su carta, 42 × 28 cm, [[Roma]], [[Galleria Borghese]].
* '''''San Sebastiano''''', 1583 -1584, olio su tela, 189 × 107 cm, [[Dresda]], [[Gemäldegalerie Alte Meister]].
* '''''Pittore al lavoro (ritratto di Agostino Carracci?)''''', 1583 -1584, olio su carta, 60 × 39 cm, [[Bologna]], collezione privata.
* '''''[[Salma di Cristo|Cristo morto e strumenti della Passione]]''''', 1583-1585, olio su tela, 70,7 × 88,8 cm, [[Stoccarda]], Staatsgalerie Stuttgart.
* '''Affreschi di Palazzo Fava''' (in collaborazione con Agostino e Ludovico Carracci), '''''Storie di Giove ed Europa''''', '''''Storie di Giasone e Medea''''', '''''Storie di Enea''''', 1584, [[Bologna]], Palazzo Fava.
* '''''Mangiafagioli''''', 1584-1585, olio su tela, 57 × 68 cm, [[Roma]], [[Galleria Colonna (museo)|Galleria Colonna]].
*'''''Allegoria della Verità e del Tempo''''', 1585 ca., olio su tela, 130 × 169.6 cm, [[Hampton Court]], [[ Royal Collection]].
*'''''Sacra famiglia''''', 1585 ca., olio su tela, 92,5 × 73 cm, Tatton Park, The Egerton Collection.
* '''''Deposizione con la Vergine e santi''''', 1585, olio su tela, 373,8 × 239,7 cm, [[Parma]], [[Galleria nazionale di Parma|Galleria nazionale]].
* '''''Autoritratto con tre figure''''', 1585, olio su carta applicata a tela, 60 × 48 cm, [[Milano]], [[Pinacoteca di Brera]].
* '''''[[La bottega del macellaio|Grande macelleria]]''''', 1585 ca., olio su tela, 185 × 266 cm, [[Oxford]], [[Christ Church Picture Gallery]].
* '''''Ritratto del medico Bossi''''', 1585 ca., olio su tela, 116 × 89,5 cm, [[Parigi]], [[Museo del Louvre]].
* '''''San Francesco penitente''''', 1585 ca., olio su tela, 75 × 57 cm, [[Roma]], [[Pinacoteca Capitolina]].
* '''''Battesimo di Cristo''''', 1585, olio su tela, 383 × 225 cm, [[Bologna]], Chiesa di San Gregorio.
* '''''Visione di sant'Eustachio''''', 1585-1586, olio su tela, 86 × 113 cm, [[Napoli]], [[Museo di Capodimonte]].
* '''''Maria Maddalena nel deserto''''', 1585-1586, olio su tela, 68.4 × 83.8 cm, [[Dublino]], [[National Gallery of Ireland]].
* '''''La pesca''''', 1585-1588, olio su tela, 136 × 253 cm, [[Parigi]], [[Museo del Louvre]].
* '''''La caccia''''', 1585-1588, olio su tela, 136 × 253 cm, [[Parigi]], [[Museo del Louvre]].
* '''''Madonna che abbraccia il bambin Gesù''''', 1586, olio su tela 55 × 44 cm, [[Bologna]], collezione privata.
* '''''Matrimonio mistico di santa Caterina''''', 1585-1587, olio su tela, 160 × 128 cm, [[Napoli]], [[Museo di Capodimonte]].
* '''''Cristo coronato di spine sorretto dagli angeli''''', 1585-1587, olio su tela, 85 × 100 cm, [[Dresda]], [[Gemäldegalerie Alte Meister]].
* '''''San Francesco d'Assisi''''', 1585-1590, olio su tela, 55 × 37 cm, [[Napoli]], [[Museo di Capodimonte]].
* '''''San Rocco e l’angelo ''''', 1585-1590, olio su tavola, 62,2 × 81,3 cm, [[Cambridge]], [[Fitzwilliam Museum]].
* '''''Assunzione della Vergine''''', 1587 ca., 381 × 245 cm, olio su tela, [[Dresda]], [[Gemäldegalerie Alte Meister]].
* '''''Ritratto di musicista (presunto ritratto di Claudio Merulo)''''', 1587 ca., olio su tela, 91 × 67 cm, [[Napoli]], [[Museo di Capodimonte]].
* '''''Madonna col Bambino in gloria e santi''''', 1587 -1588, olio su tela, 278 × 193 cm, [[Bologna]], [[Pinacoteca nazionale (Bologna)|Pinacoteca nazionale]].
* '''''Due bambini che molestano un gatto''''', 1587 – 1588, olio su tela, 66 × 88.9 cm, [[New York]], [[Metropolitan Museum]].
* ''''' Testa virile dall’espressione irata''''', 1587-1588, olio su carta, 40 × 33 cm, [[Firenze]], [[Galleria Palatina]].
* ''''' Compianto sul corpo di Cristo''''', 1587-1590, olio su tela, 237,5 × 156,2 cm, già a [[Londra]], Bridgewater House (opera distrutta nel 1941 da un bombardamento aereo tedesco).
* '''''Venere con un Satiro e Cupido''''', 1588 ca., olio su tela, 112 × 142 cm, [[Firenze]], [[Galleria degli Uffizi]].
* '''''Arcangelo Gabriele''''', 1588 ca., olio su tela, 152 × 76 cm, [[Bologna]], [[Pinacoteca nazionale (Bologna)|Pinacoteca nazionale]].
* '''''Vergine Annunziata''''', 1588 ca., olio su tela, 152 × 76 cm, [[Bologna]], [[Pinacoteca nazionale (Bologna)|Pinacoteca nazionale]].
* '''''Madonna col Bambino in trono e i santi Francesco, Matteo e Giovanni Battista''''', 1588, olio su tela, 384 × 255 cm, [[Dresda]], [[Gemäldegalerie Alte Meister]].
* '''''Amor di virtù''''', 1588 -1589, olio su tela, 174 × 114 cm, [[Dresda]], [[Gemäldegalerie Alte Meister]].
* '''Affreschi di Palazzo Magnani''' (in collaborazione con Agostino e Ludovico Carracci), '''''Scene della fondazione di Roma,''''' 1589-1592, [[Bologna]], Palazzo Magnani.
* '''''Satiro''''', 1588-1590, olio su tela, 128 × 76 cm, [[Napoli]], [[Museo di Capodimonte]].
* '''''Sansone in carcere''''', 1588-1590, olio su tela, 180 × 130 cm, [[Roma]], [[Galleria Borghese]].
* '''''Madonna col Bambino in gloria e i santi Ludovico, Alessio, Giovanni Battista, Caterina, Francesco e Chiara''''', 1589-1590, olio su tela, 278 × 193 cm, [[Bologna]], [[Pinacoteca nazionale (Bologna)|Pinacoteca nazionale]].
* '''''Latona e i pastori di Licia''''', 1590, olio su tela, 90,6 × 78,8 cm, [[Kroměříž]], Castello Episcopale.
* '''''Paesaggio con Diana ed Endimione''''', 1590 ca., olio su tavola, 33 × 46 cm, [[York]], City Art Gallery.
* '''''Autoritratto di profilo''''', 1590 ca., olio su tela, [[Firenze]], [[Galleria degli Uffizi]].
* '''''Uomo con scimmia''''' 1590 ca., olio su tela, 68 × 58,3 cm, [[Firenze]], [[Galleria degli Uffizi]].
* '''''Venere e Cupido''''', 1590 ca., olio su tela, 110 × 130 cm, [[Modena]], [[Galleria Estense]].
* '''''Ritratto di vecchia ''''', 1590 ca., olio su carta, 42 × 29 cm, [[Cambridge]], [[Fitzwilliam Museum]].
* '''''Flora''''', 1590 ca., olio su tela, 110 × 131 cm, [[Modena]], [[Galleria Estense]].
* '''''Paesaggio fluviale''''', 1590 ca., olio su tela, 88,3 × 148 cm, [[Washington (distretto di Columbia)|Washington]], [[National Gallery of Art]].
* '''''Ritratto d’uomo''''', 1590 ca., olio su tela, 46,5 × 39,4 cm, [[Dublino]], [[National Gallery of Ireland]].
* '''''Assunzione della Vergine''''', 1590 ca., olio su tela, 130 × 97 cm, [[Madrid]], [[Museo del Prado]].
* '''''Bacco''''', 1590-1591, olio su tela, 160 × 100 cm, [[Napoli]], [[Museo di Capodimonte]].
* ''''' Ritratto di Vecchio''''', 1590-1592, olio su tela, 39,4 × 27,9 cm, [[Firenze]], [[Galleria Palatina]].
* ''''' Ritratto di donna cieca''''', 1590-1592, olio su carta, 24 × 17,5 cm, [[Bologna]], [[Pinacoteca nazionale (Bologna)|Pinacoteca nazionale]].
* ''''' Ritratto di donna cieca''''', 1590-1592, olio su carta, 24 × 17,5 cm, [[Bologna]], [[Pinacoteca nazionale (Bologna)|Pinacoteca nazionale]].
* '''''Venere abbigliata dalle Grazie''''', 1590-1595, olio su tela, 133 × 170,5 cm, [[Washington (distretto di Columbia)|Washington]], [[National Gallery of Art]].
* '''''La morte di Didone''''', 1592, affresco staccato, [[Bologna]], Palazzo Francia.
* '''''La Vergine appare a san Luca e santa Caterina''''', 1592, olio su tela, 401 × 226 cm, [[Parigi]], [[Museo del Louvre]].
* '''''Assunzione della Vergine''''', 1592, olio su tela, 260 × 117 cm, [[Bologna]], [[Pinacoteca nazionale (Bologna)|Pinacoteca nazionale]].
* '''''Madonna in gloria sulla città di Bologna''''', 1593 ca., olio su tela, 147 × 105 cm, [[Oxford]], [[Christ Church Picture Gallery]].
* '''Affreschi di Palazzo Sampieri''' (in collaborazione con Agostino e Ludovico Carracci): '''''Storie di Ercole''''' (sono attribuiti ad Annibale i riquadri con ''Ercole guidato dalla Virtù'' ed ''Ercole punisce Caco''), 1593-1594, [[Bologna]], Palazzo Sampieri.
* '''''La Samaritana al pozzo''''', 1593-1594, olio su tela, 170 × 225 cm, Milano, [[Pinacoteca di Brera]].
* '''''[[La resurrezione di Cristo (Annibale Carracci)|La resurrezione di Cristo]]''''' 1593, olio su tela, 217 × 160 cm, [[Parigi]], [[Museo del Louvre]].
* '''''La Sacra Famiglia''''', 1593 ca., olio su tela, 120 × 98 cm, [[Parigi]], [[Museo del Louvre]].
* '''''Autoritratto col cappello a quattr’acque''''', 1593, olio su tela, 24 × 20 cm, [[Parma]], [[Galleria nazionale di Parma|Galleria nazionale]].
* '''''Adorazione dei pastori''''', 1593, olio su tela, 85 × 63 cm, [[Roma]], [[Galleria nazionale d'arte antica]].
* '''''Madonna col Bambino in trono e i santi Giovannino, Giovanni Evangelista e Caterina''''', 1593, olio su tela, 289,5 × 192,5 cm, [[Bologna]], [[Pinacoteca nazionale (Bologna)|Pinacoteca nazionale]].
* '''''Allegoria fluviale''''', 1593-1594, olio su tela, 80,5 × 90,5 cm, [[Napoli]], [[Museo di Capodimonte]].
* '''''Ritratto di Giulio Mascheroni''''', 1593- 1594, ca., olio su tela, 77 × 64,5 cm, [[Dresda]], [[Gemäldegalerie Alte Meister]].
* '''''Annunciazione''''', 1593-1596, olio su tela, 48 × 35 cm, [[Parigi]], [[Museo del Louvre]].
* '''''Cristo Crocifisso'',''' 1594, olio su tela, 33,8 × 23,4 cm, [[Berlino]], [[Staatliche Museen]].
* '''''Visione di san Francesco d'Assisi''''', 1594 ca., olio su tela, 47 × 35,5 cm, [[Kassel]], Staatliche Kunstsammlungen.
* '''''San Giovanni Battista nel deserto''''', 1594-1595, olio su tela, 129,3 × 98 cm, [[Bologna]], [[Pinacoteca nazionale (Bologna)|Pinacoteca nazionale]].
* '''''Venere, Adone e Cupido''''', 1595 ca., olio su tela, 212 × 268 cm, [[Madrid]], Museo del Prado.
* '''''Venere e Adone''''', 1595 ca., olio su tela, 217 × 246 cm, [[Vienna]], [[Kunsthistorisches Museum]].
* '''''Cristo e la Cananea''''', 1595 ca., olio su tela, 251 × 198.5 cm, [[Parma]], Palazzo comunale.
* '''''Ritratto virile''''', 1595-1599, olio su tela, 46 × 37 cm, [[Firenze]], [[Galleria Palatina]].
* '''''Sepoltura di Cristo''''', 1595, olio su rame, 43,8 × 34,9 cm, [[New York]], [[Metropolitan Museum]].
*'''''Elemosina di San Rocco''''', 1595, olio su tela, 331 × 477 cm, [[Dresda]], [[Gemäldegalerie Alte Meister]].
 
La fonte di gran lunga prevalente seguita dal Posner a tal fine sono state le ''Vite'' del Bellori. Il progredire degli studi, tuttavia, sta dimostrando che altre fonti, sinora, forse, sottovalutate (tra le quali in particolare la ''Felsina Pittrice'' del Malvasia, ma anche molti inventari secenteschi) hanno consentito di rintracciare quadri di Annibale mai menzionati dal biografo romano. Il catalogo delle opere di Annibale Carracci, quindi, verosimilmente non può dirsi ancora definitivo, non potendosi affatto escludere, con il miglioramento dello sfruttamento di fonti sinora sottoutilizzate, possibili nuove aggiunte<ref>Sulla questione, Carel van Tuyll van Serooskerken, ''Note su alcuni quadri carracceschi provenienti dalla collezione Farnese'', in ''Les Carraches et les décors profanes. Actes du colloque de Rome (2-4 octobre 1986)'', Roma, 1988, pp. 39-63.</ref>.
=== Periodo romano (fine 1595, inizio 1596 - 1609) ===
 
[[File:Annibale Carracci - St Margaret - WGA04422.jpg|right|thumb|Annibale Carracci, ''Santa Margherita'', 1597-1599, [[Roma]], [[Chiesa di Santa Caterina dei Funari]]]]
=== Attribuzioni incerte ===
[[File:Annibale Carracci - L'incoronazione della Vergine.jpg|right|thumb|Annibale Carracci, ''Incoronazione della Vergine'', 1600 ca., [[New York]], [[Metropolitan Museum]]]]
[[File:AnnibaleDomenichino, CarracciSusanna -e HolyI WomenVecchioni, atGalleria Christ'Doria sPamphilj, Tomb - WGA4454Roma.jpg|right|thumb|left|Annibale Carracci o Domenichino?, ''Le[[Susanna piee donnei alvecchioni Sepolcro(Annibale Carracci)|Susanna e i Vecchioni]]'', 1600ca.1600-1605, [[San PietroburgoRoma]], [[ErmitageGalleria Doria Pamphilj]]]]
A causa della lunga collaborazione con il cugino e con il fratello e del frequente ricorso al contributo degli allievi, specie nei suoi ultimi anni romani, vi sono alcune opere la cui attribuzione ad Annibale divide la critica.
[[File:Annibale Carracci - Sleeping Venus - WGA4449.jpg|right|thumb|Annibale Carracci, ''Venere dormiente con amorini'', 1602-1603, [[Chantilly]], [[Museo Condé]]]]
 
[[File:Annibale Carracci - Lamentation of Christ - WGA4436.jpg|right|thumb|Annibale Carracci, ''Compianto su Cristo morto'', 1604-1606, [[Londra]], [[National Gallery (Londra)|National Gallery]]]]
Di alcuni dipinti si discute se si tratti dell'originale di Annibale ovvero della copia di un allievo, mentre in altri casi l'incertezza è tra Annibale o suo cugino Ludovico.
* '''Affreschi del Camerino di Odoardo Farnese''' (in collaborazione con Agostino Carracci), '''''Storie di Ercole''''', 1596-1597 ca., [[Roma]], [[Palazzo Farnese (Roma)|Palazzo Farnese]].
 
* '''''Ercole al Bivio''''', 1596 ca., olio su tela, 167 × 273 cm, [[Napoli]], [[Museo di Capodimonte]].
Tra i primi si può menzionare la ''Susanna e i Vecchioni'' della Galleria Doria Pamphilj, prevalentemente ritenuta una copia del Domenichino, ma da alcuni studiosi attribuita ad Annibale, o una ''Adorazione dei Pastori'' ([[National Gallery of Scotland]]), egualmente incerta tra l'autografia di Annibale o la copia dello Zampieri<ref>[https://commons.wikimedia.org/wiki/Category:17th-century_paintings_of_adoration_by_the_shepherds#mediaviewer/File:Domenichino_%28Domenico_Zampieri%29%2C_The_Adoration_of_the_Shepherds%2C_c._1607-10%2C_Oil_on_canvas%2C_143_x_115cm%2C_National_Gallery_of_Scotland.jpg Un'immagine del dipinto]</ref>.
* '''''Adorazione dei pastori''''', 1596 ca., olio su rame, 42 × 30 cm, [[Parigi]], [[Museo del Louvre]].
 
* '''''Madonna con Bambino e san Giovannino''''', 1596-1597, olio su rame, 26,3 × 20,3 cm, [[Firenze]], [[Galleria degli Uffizi]].
Al secondo gruppo appartiene la notevole ''[[Flagellazione di Cristo (Ludovico Carracci)|Flagellazione di Cristo]]''<ref>{{Cita web |url=http://collection.musenor.com/application/moteur_recherche/consultationOeuvre.aspx?idOeuvre=377190 |titolo=Scheda del dipinto sul sito dell'associazione dei curatori d'arte dei musei del Nord-Passo di Calais |accesso=19 marzo 2014 |dataarchivio=20 marzo 2014 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140320114719/http://collection.musenor.com/application/moteur_recherche/consultationOeuvre.aspx?idOeuvre=377190 |urlmorto=sì }}</ref> del Musée de la Chartreuse di [[Douai]] che alcuni studiosi hanno ritenuto opera di Annibale Carracci, ma per la quale ora prevale l'idea della paternità del più anziano cugino<ref>Per le diverse posizioni critiche sulla spettanza della ''Flagellazione'' di Douai a Ludovico o Annibale cfr. A. Emiliani (a cura di), ''Ludovico Carracci'', Bologna, 1993, pp. 15-16.</ref>, oppure la ''Flora'' della Galleria Estense.
* '''''Allegoria della Notte''', 1596-1600, olio su tela, 128 × 155 cm, [[Chantilly]], [[Museo Condé]].''
 
* '''''Allegoria dell’Aurora''', 1596-1600, olio su tela, 119 × 159 cm, [[Chantilly]], [[Museo Condé]].''
Problemi simili si registrano anche tra Annibale ed Agostino. Un esempio è la ''Diana e Atteone'' di Bruxelles, la cui attribuzione all'uno o all'altro dei fratelli è oggetto di pareri diversi<ref>{{Cita web |url=http://www.fine-arts-museum.be/fr/la-collection/annibale-carracci-attribue-a-diane-au-bain-surprise-par-acteon?artist=carracci-annibale-1 |titolo=Scheda del dipinto sul sito dei Musées royaux des Beaux-Arts de Belgique |accesso=20 maggio 2014 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140520222440/http://www.fine-arts-museum.be/fr/la-collection/annibale-carracci-attribue-a-diane-au-bain-surprise-par-acteon?artist=carracci-annibale-1 |dataarchivio=20 maggio 2014 |urlmorto=sì }}</ref>.
* '''Affreschi della Galleria Farnese''' (in collaborazione con Agostino Carracci ed aiuti), '''''Gli Amori degli dei''''' (''Trionfo di Bacco, Diana e Pan, Mercurio e Paride, Giove e Ganimede, Apollo e Giacinta, Polifemo e Galatea, Polifemo e Aci, Giove e Giunone, Venere e Anchise, Diana e Endimione, Glauco e Scilla, Cefalo e Aurora, Perseo e Fineo, Perseo e Andromeda, Vergine con l’unicorno''), 1597-1601, [[Roma]], [[Palazzo Farnese (Roma)|Palazzo Farnese]].
* '''''San Francesco adorante il Crocifisso''''', 1596 ca., olio su rame, 48 × 36,5 cm, [[Bologna]], [[Pinacoteca nazionale (Bologna)|Pinacoteca nazionale]].
* '''''Cristo deriso''''', 1596 ca., olio su tela, 60 × 69,5 cm, [[Bologna]], [[Pinacoteca nazionale (Bologna)|Pinacoteca nazionale]].
* '''''Orazione nell'orto''''', 1596-1597, olio su tavola, 39,4 × 29 cm, [[Hampton Court]], [[Royal Collection]].
* ''''' Cristo e la Samaritana''''', 1596-1597, olio su tela, 63,5 × 76,5 cm, [[Budapest]], [[Museo di belle arti (Budapest)|Museo Szépmuvészeti]].
* '''''San Girolamo''''', 1596-1599, olio su tela, 44 × 32 cm, [[Napoli]], [[Museo di Capodimonte]].
* '''''Cristo in gloria con i santi Giovanni Evangelista, Maria Maddalena, Ermenegildo martire ed Edoardo d'Inghilterra ed Odoardo Farnese''''', 1597, olio su tela, 194,2 × 142,4 cm, [[Firenze]], [[Galleria Palatina]].
* '''''Incoronazione di santo Stefano''''', 1597 ca., olio su rame, 14,3 × 10,8 cm, collezione privata.
* '''''Pianeta di Odoardo Farnese''''' (disegni preparatori dei ricami), 1597-1598, [[Firenze]], [[Museo dell'Opera del Duomo (Firenze) |[Museo dell’Opera del Duomo]].
* '''''Adorazione dei pastori''''', 1597-1598, olio su tela, 103 × 85 cm, [[Orléans]], Musée des Beaux-Arts.
* '''''Madonna col Bambino e i santi Lucia, Edoardo d’Inghilterra e Domenico''''', 1597-1598, olio su tela, 43,4 × 33,7 cm, [[Andalusia (Alabama)|Andalusia]], Nelson Shanks Collection.
* '''''L’Arcangelo Gabriele tra angeli musicanti e cherubini''''', 1597-1599, olio su tela, 249 × 212 cm, [[Chantilly]], [[Museo Condé]].
* '''''Marsia e Olimpo''''', 1597-1600, olio su tavola, 35,4 × 84,2 cm, [[Londra]], [[National Gallery (Londra)|National Gallery]].
* '''''Sileno che mangia l'uva''''', 1597-1600, olio su tavola, 54,5 × 88,5 cm, [[Londra]], [[National Gallery (Londra)|National Gallery]].
* '''''Santa Margherita''''', 1597-1600, olio su tela, 239 × 134 cm, [[Roma]], [[Chiesa di Santa Caterina dei Funari]].
* '''''Maria Maddalena in un paesaggio''''', 1598 ca., olio su tavola, 54,5 × 88,5 cm, [[Cambridge]], [[Fitzwilliam Museum]].
* '''''Natività della Vergine''''', 1598 – 1599, olio su tavola, 279 × 159 cm, [[Parigi]], [[Museo del Louvre]].
* '''''Le tentazioni di sant'Antonio abate''''', 1598-1600, olio su rame, 49,5 × 34,4 cm, [[Londra]], [[National Gallery (Londra)|National Gallery]].
* '''''Ritratto di giovane uomo''''', 1598-1600, olio su tela, 67 × 55 cm, [[Roma]], [[Galleria Spada]].
* '''''Madonna col Bambino e san Giovannino''''', 1599-1600, olio su tela, 51,2 × 68,4 cm, [[Hampton Court]], [[Royal Collection]].
* '''''Pietà''''', 1598-1603, olio su tela, 156 × 149 cm, [[Napoli]], [[Museo di Capodimonte]].
* '''''Madonna col Bambino e i santi Francesco e Dorotea''''' (in collaborazione con Innocenzo Tacconi), 1599 ca., olio su tela, 364 × 211 cm, [[Spoleto]], [[Duomo di Spoleto|Duomo]].
* '''''Sacrificio di Isacco''''', 1599-1600, olio su tela, 45 × 34 cm, [[Parigi]], [[Museo del Louvre]].
* '''''Ercole strozza i serpenti''''', 1599-1600, olio su tavola, 16 × 15 cm, [[Parigi]], [[Museo del Louvre]].
* '''''Le pie donne al Sepolcro''''', 1600 ca., olio su tela, 145.5 × 121 cm, olio su tela, [[San Pietroburgo]], [[Ermitage]].
* '''''Incoronazione della Vergine''''', 1600 ca., olio su tela, 117,8 × 141,3 cm, [[New York]], [[Metropolitan Museum]].
* '''''Madonna Montalto''''', 1600 ca., olio su tavola, 35 × 27,5 cm, [[Londra]], [[National Gallery (Londra)|National Gallery]].
* '''''Riposo durante la Fuga in Egitto''''', 1600 ca., olio su tela, diametro 82,5 cm, [[San Pietroburgo]], [[Ermitage]].
* '''''San Giovanni Battista''''', 1600 ca., olio su rame, 54.3 × 43.5, [[New York]], [[Metropolitan Museum]].
* '''''Incoronazione della Vergine''''', 1600 ca., affresco della volta della cappella Cerasi, [[Roma]], [[Basilica di Santa Maria del Popolo]].
* ''''' Danae''''', 1600 ca., olio su tela, 170 × 344 cm, già a [[Londra]], Bridgewater House (opera distrutta nel 1941 da un bombardamento aereo tedesco).
* '''''Assunzione della Vergine''''', 1600-1601, olio su tela, 245 × 155 cm, [[Roma]], [[Basilica di Santa Maria del Popolo]].
* '''''Rinaldo e Armida''''', 1601 ca., olio su tela, 154 × 233 cm, [[Napoli]], [[Museo di Capodimonte]].
* '''''Paesaggio con toletta di Venere''''', 1601- 1605, olio su tela, 89 × 99 cm, [[Bologna]], [[Pinacoteca nazionale (Bologna)|Pinacoteca nazionale]].
* ''''' San Gregorio Magno prega per le anime del purgatorio''''', 1601-1603, olio su tavola, 265 × 152 cm, già a [[Londra]], Bridgewater House (opera distrutta nel 1941 da un bombardamento aereo tedesco).
* '''''[[Domine, quo vadis?]]''''', 1602 ca., olio su tavola, 77,4 × 56,3 cm, [[Londra]], [[National Gallery (Londra)|National Gallery]].
* '''''Ritratto di monsignor Giovan Battista Agucchi''''', 1602-1603, olio su tela, 60.3 × 46.3 cm, [[York]], City Art Gallery.
* '''''Venere dormiente con amorini''''', 1602-1603, olio su tela, 190 × 238 cm, [[Chantilly]], [[Museo Condé]].
* '''''Pietà con san Francesco e Maria Maddalena''''', 1602-1607 ca., olio su tela, 277 × 186 cm, [[Parigi]], [[Museo del Louvre]].
* '''''La Pietà e due angeli''''', 1603 ca., olio su rame 41, × 60,8 cm, [[Vienna]], [[Kunsthistorisches Museum]].
* '''''La Samaritana al pozzo''''', 1603 ca., olio su tela, 60,5 × 146 cm, [[Vienna]], [[Kunsthistorisches Museum]].
* '''''Martirio di santo Stefano''''', 1603-1604, olio su tela, 51 × 68 cm, [[Parigi]], [[Museo del Louvre]].
* '''''Lapidazione di santo Stefano''''', 1603- 1604, olio su rame, 41 × 53 cm, [[Parigi]], [[Museo del Louvre]].
* '''Affreschi della cappella Herrera''' (con Francesco Albani ed altri aiuti), '''''Storie di san Diego di Alcalà''''', 1604 ca., affreschi staccati, in parte a [[Barcellona]], [[Museu nacional d'art de Catalunya]] e in parte a [[Madrid]], [[Museo del Prado]].
* '''''San Diego di Alcalà presenta il figlio di Juan de Herrera a Gesù''''', 1604 ca., olio su tela, 258 × 163 cm, [[Roma]], [[Chiesa di Santa Maria in Monserrato degli Spagnoli]].
* '''''[[Paesaggio con la fuga in Egitto]]''''', 1604 ca., olio su tela, 122 × 230 cm, [[Roma]], [[Galleria Doria Pamphilj]].
* '''''Sepoltura di Cristo''''', 1604 ca., olio su tela, 120 × 189 cm, [[Roma]], [[Galleria Doria Pamphilj]].
* '''''Autoritratto sul cavaletto''''', 1604 ca., 42 × 30 cm, [[San Pietroburgo]], [[Ermitage]].
* '''''Autoritratto sul cavaletto''''', 1604 ca., 36.5 × 29.8 cm, [[Firenze]], [[Galleria degli Uffizi]].
* '''''Trittico della Deposizione''''', 1604-1605, olio su rame, 37 × 24 cm (pannello centrale), [[Roma]], [[Galleria nazionale d'arte antica]].
* '''''Traslazione della Santa Casa''''', 1604-1606., olio su tela, 250 × 150 cm, [[Roma]], [[Chiesa di Sant'Onofrio al Gianicolo]].
* '''''Compianto su Cristo morto''''', 1604-1606, olio su tela, 92,8 × 103,2 cm, [[Londra]], [[National Gallery (Londra)|National Gallery]].
 
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== Note ==
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== FontiBibliografia ==
*[[Giulio Mancini]], ''Considerazioni sulla pittura'', 1620.
*[[Giovanni Baglione]], ''Le vite de' pittori, scultori et architetti dal pontificato di Gregorio XIII del 1572 in fino a' tempi di Papa Urbano Ottavo nel 1642'', 1642.
*[[Giovanni Battista Agucchi]], ''Trattato della pittura'', 1646.
*Francesco Scannelli, '' Il microcosmo della pittura'', 1657.
*[[Giovanni Pietro Bellori]], ''Vite de' pittori, scultori e architecti moderni'', 1672
*[[LuigiGiovanni PellegriniPietro ScaramucciaBellori]], ''[[Le finezzevite de' pennellipittori, italianiscultori et architetti moderni]]'', 16741672.
*[[Luigi Pellegrini Scaramuccia]], ''Le finezze de' pennelli italiani'', 1674.
*[[Carlo Cesare Malvasia]], ''Felsina Pittrice'', 1678
*[[Carlo Cesare Malvasia]], ''Felsina Pittrice'', 1678.
* {{Cita libro | nome=Denis |cognome= Mahon | anno=1947| titolo= Studies in Seicento Art and Theory| editore= The Warburg Institute University of London, Londra}}
* {{Cita libro | nome= Rudolf |cognome= Wittkower | anno=1952| titolo= The drawings of the Carracci in the collection of Her Majesty the Queen at Windsor Castle | editore= Phaidon Press, Londra }}
* {{Cita libro | nome= Rudolf |cognome= Wittkower | anno=1958| titolo= Art and Architecture in Italy, 1600-1750 | editore= Penguin Books, Harmondsworth }}
* {{Cita libro | nome= John Rupert|cognome= Martin| anno=1965| titolo= The Farnese Gallery | url= https://archive.org/details/farnesegallery00mart| editore= Princeton University Press, Princeton}}
 
* {{Cita libro | nome= Donald|cognome= Posner| anno=1971| titolo= Annibale Carracci: A Study in the reform of Italian Painting around 1590 | url= https://archive.org/details/annibalecarracci0000posn| editore= Phaidon Press, Londra}}
== Bibliografia essenziale ==
* {{Cita libro | nome= HenryAnton W. A.|cognome=Keazor Boschloo | anno=20071974| titolo= IlAnnibale veroCarracci modo.in DieBologna: Malereireformvisible derreality Carracci|in capitolo=art |after curatore=the |Council altri=2007of Trent| editore= GebruederKunsthistorische Mannstudien Verlag|van id=het |Nederlands url=Instituut http://www.amazon.de/Il-vero-modo-Henry-Keazor/dp/3786125619|te wkautore=Rome, L'Aia}}
* {{Cita libro | nome= Gianfranco|cognome= Malafarina| anno=20061976| titolo= L'opera completa di Annibale Carracci, Catalogocon dellaprefazione mostradi BolognaPatrick e Roma 2006-2007 | capitolo= | curatore=Daniele Benati | altri= | pagine=J. Cooney| editore= MondadoriRizzoli ElectaEditore, Milano| id= | url= | wkautore= }}
* {{Cita libro | nome=Charles Caudio|cognome=StrinatiDempsey | anno=20011981| titolo=Annibale Carracci|Carrache capitolo=au | curatore=Palais | altri=Farnèse| editore= Giunti, Firenze|Ecole id=francaise |de url= | wkautore=Rome, Roma}}
* {{Cita libro | nome= Silvia|cognome=Ginzburg Carignani | anno=20001987| titolo=AnnibaleGli Carracciamori adegli Roma|dei: capitolo=nuove indagini sulla Galleria Farnese| curatore= |Giuliano altri=|Briganti, editore=André DonzelliChastel, Roma| id=Roberto Zapperi| urleditore= |Edizioni wkautore=dell'Elefante, Roma}}
* {{Cita libro | nome= Roberto |cognome=Zapperi| anno=1988| titolo= Annibale Carracci| capitolo= | curatore= | altri= | pagine= | editore= Einaudi, Torino | id= | url= | wkautore= }}
* {{Cita libro | nome= Silvia|cognome=Ginzburg Carignani| anno=19872000| titolo=GliAnnibale amoriCarracci degli dei: nuove indagini sulla Galleria Farnese| capitolo= | curatore= Giuliano Briganti, André Chastel, Roberto Zapperi| altri= | pagine=a Roma| editore= Edizioni dell'ElefanteDonzelli, Roma| idisbn= 88-7989-561-3| urlcid= |Ginzburg wkautore=Carignani,2000 }}
* {{Cita libro | nome= MalafarinaCaudio|cognome= GianfrancoStrinati| anno=19762001| titolo= L'opera completa di Annibale Carracci, con prefazione di Patrick J. Cooney| capitolo= | curatore= | altri= | pagine= | editore= Rizzoli EditoreGiunti, MilanoFirenze| idisbn= 88-09-02051-0| urlcid= | wkautore=Strinati, 2001}}
* {{Cita libro | nome= Anton W. A.Erwin|cognome= Boschloo Panofsky| anno=19742006| titolo= AnnibaleIdea. CarracciContributo inalla Bologna:storia visible reality in art after the Council of Trent| capitolo= | curatore= | altri= | pagine=dell'estetica | editore= GovernmentBollati Pub. OfficeBoringhieri, New York| id= | url= | wkautore= Torino}}
* {{Cita libro | nome=Stefano Donald|cognome= PosnerColonna| anno=19712007| titolo= AnnibaleLa Carracci:Galleria Adei StudyCarracci in thePalazzo reformFarnese ofa ItalianRoma. PaintingEros, aroundAnteros, 1590 | capitolo= | curatore= | altri= | pagine=Età dell'Oro| editore= PhaidonCangemi PressEditore, Londra| id= | url= | wkautore= Roma}}
* {{Cita libro | nome=Denis Henry|cognome= Mahon Keazor| anno=19562007| titolo= MostraIl deivero Carracci, 1 settembre-25 novembre 1956, Bolognamodo. PalazzoDie dell'Archiginnasio;Malereireform catalogo critico dei disegni| capitolo= | curatore= | altri= | pagine=der Carracci| editore= EdizioniGebrueder Alfa, Bologna| id=Mann Verlag| url= | wkautore= https://www.amazon.de/Il-vero-modo-Henry-Keazor/dp/3786125619}}
* {{Cita libro | nome= Silvia|cognome=Ginzburg| anno=2008| titolo=La Galleria Farnese| editore= Electa Mondadori, Milano}}
* {{Cita libro | nome= Clare|cognome=Robertson| anno=2008| titolo=The invention of Annibale Carracci| editore= Silvana Editore, Cinisello Balsamo (Milano)}}
* {{Cita libro | nome=Andrea|cognome= Emiliani| anno=2012| titolo= I Carracci. Capolavori giovanili di Ludovico, Agostino e Annibale nel passaggio del Manierismo al Barocco| editore= NFC Edizioni, Rimini| isbn=9788867260829}}
* {{Cita libro | nome=Tomaso |cognome= Montanari| anno=2012| titolo= Il Barocco| editore= Einaudi, Torino| isbn=978-88-06-20341-2| cid= Montanari, 2012 }}
;Cataloghi di mostre
* {{Cita libro | nome= |cognome= | anno=1956| titolo= Mostra dei Carracci, 1 settembre-25 novembre 1956, Bologna. Palazzo dell'Archiginnasio; Catalogo critico dei disegni| curatore= Denis Mahon| editore= Edizioni Alfa, Bologna}}
* {{Cita libro | nome= |cognome= | anno=1956| titolo= Mostra dei Carracci, 1 settembre-25 novembre 1956, Bologna. Palazzo dell'Archiginnasio; Catalogo critico delle opere| curatore=Gian Carlo Cavalli| editore= Edizioni Alfa, Bologna }}
* {{Cita libro | nome= |cognome= | anno=1986| titolo= Nell'età di Correggio e dei Carracci. Pittura in Emilia dei secoli XVI e XVII. Catalogo della mostra Bologna 1986| curatore= Andrea Emiliani e J.Carter Brown | altri=Testi di: Andrea Emiliani, J.Carter Brown, Philippe De Montebello, Giuliano Briganti, Eugenio Riccomini, Sylvie Beguin, Vera Fortunati Pietrantonio, Giuseppe Olmi, Paolo Prodi, Charles Dempsey, D.Stephen Pepper, Arnauld Brejon De Lavergnee, Anna Ottani Cavina | editore= Nuova Alfa Editoriale, Bologna }}
*{{Cita libro|titolo= Annibale Carracci (Catalogo della Mostra tenuta a Bologna nel 2006-2007 e Roma nel 2007)|curatore= Daniele Benati e Eugenio Riccòmini| altri=Testi di: Daniele Benati, Alessandro Brogi, Andrea Emiliani, Silvia Ginzburg, Eugenio Riccomini, Anna Stanzani, Claudio Strinati, Carel van Tuyll van Serooskerken||editore= Mondadori Electa|città= Milano|anno= 2006|ISBN= 9788837043490}}
 
== Voci correlate ==
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* [[Ludovico Carracci]]
* [[Gabriele Bombasi]]
* [[Giovanni Battista Agucchi]]
* [[Affreschi della Galleria Farnese]]
* [[Camerino Farnese]]
* [[Storie della fondazione di Roma]]
* [[Storie di Giasone e Medea]]
* [[Le Arti di Bologna]]
 
== Altri progetti ==
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==Collegamenti esterni==
== Collegamenti esterni ==
*[http://www.treccani.it/enciclopedia/annibale-carracci_(Dizionario-Biografico)/ Voce in Dizionario Biografico degli Italiani, Treccani.it, 1977]
* {{Collegamenti esterni}}
*[http://eca.provincia.fe.it/ ECA - Catalogo on-line del patrimonio artistico degli Estensi sparso per i musei del mondo]
* {{cita web |1=http://eca.provincia.fe.it/ |2=ECA - Catalogo on-line del patrimonio artistico degli Estensi sparso per i musei del mondo |accesso=4 gennaio 2016 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20151205134119/http://eca.provincia.fe.it/ |dataarchivio=5 dicembre 2015 |urlmorto=sì }}
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{{Annibale Carracci}}
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[[Categoria:Sepolti nel Pantheon (Roma)]]
[[Categoria:Annibale Carracci| ]]
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