Cesare Magati: differenze tra le versioni
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|AnnoNascita = 1579
|LuogoMorte = Bologna
|GiornoMeseMorte = 9 settembre
|AnnoMorte = 1647
|Epoca = 1500
|Epoca2 = 1600
|Attività =
|Attività2 =
|Attività3 =
|Nazionalità = italiano
|Immagine = Busto Cesare Magati.jpg
|Didascalia = Busto di Cesare Magati conservato presso la Curia provinciale dei frati cappuccini dell'Emilia-Romagna
}}
[[File:Busto Cesare Magati.jpg|thumb|Busto di Cesare Magati]]▼
== Biografia ==
===Giovinezza e primi studi===
Cesare Magati nacque il 14 luglio 1579 a [[Scandiano]] da genitori borghesi: il padre, di una famiglia di proprietari terrieri<ref>Capoccia, http://www.treccani.it/enciclopedia/cesare-magati_(Dizionario-Biografico)</ref>, si chiamava Giorgio Magati e la madre si chiamava Claudia Mattacoda<ref>Capoccia, http://www.treccani.it/enciclopedia/cesare-magati_(Dizionario-Biografico)</ref>. ▼
[[File:Targa casa di Magati.jpg|thumb|upright=0.7|Targa in ricordo di Magati,
▲Cesare Magati nacque il 14 luglio 1579 a [[Scandiano]] da genitori borghesi: il padre, di una famiglia di proprietari terrieri<ref name="treccani.it">Capoccia, http://www.treccani.it/enciclopedia/cesare-magati_(Dizionario-Biografico)</ref>, si chiamava Giorgio Magati e la madre si chiamava Claudia Mattacoda<ref
Le buone condizioni economiche della famiglia gli permisero di intraprendere abbastanza precocemente gli studi. Dal [[1596]] studiò
Dopo un periodo di tempo ancora incerto da stabilire, Magati tornò nel suo paese natale, Scandiano, con l'intento di
▲Le buone condizioni economiche della famiglia gli permisero di intraprendere abbastanza precocemente gli studi. Dal [[1596]]studiò Medicina a [[Bologna]], dove ebbe come maestri [[Giulio Cesare Claudini]], [[Flaminio Rota]] e [[Giambattisti Cortesi]]<ref>L. Münster G. Romagnoli, ''Cesare Magati'', 1968, p. 2</ref>. Giovanissimo si laureò in Medicina e Filosofia il 28 marzo 1597<ref>L. Münster G. Romagnoli, ''op. cit.'', p. 2</ref>. Essendo appena dicottenne, per impratichirsi un po', decise di recarsi a [[Roma]] all'Ospedale S. Maria della Consolazione per osservare in che modo venissero curati in quel [[nosocomio]] i malati e i feriti. Qui, accanto a medici illustri a quel tempo come [[Settala]]<ref>Capoccia, http://www.treccani.it/enciclopedia/cesare-magati_(Dizionario-Biografico)/</ref>, sebbene prima come osservatore poi in maniera più diretta, fece pratica di un nuovo metodo per la cura delle ferite. L'esperienza medico-specialistica che Magati acquisì in questo ospedale gli sarà molto utile in seguito, in particolare nella stesura delle sue opere<ref>L. Münster G. Romagnoli, ''op. cit.'', p. 2</ref>.
A Ferrara Magati dovette superare una prova per entrare a far parte della prestigiosa università; superata ottimamente<ref name="L. Münster G. Romagnoli p. 3">L. Münster G. Romagnoli, ''op. cit.'', p. 3</ref>, nel 1612, grazie all'appoggio di
▲[[File:Targa casa di Magati.jpg|thumb|Targa in ricordo di Magati, presente sulla sua casa ancora visibile oggi a Scandiano]]
▲Dopo un periodo di tempo ancora incerto da stabilire, Magati tornò nel suo paese natale, Scandiano, con l'intento di stabilrsi e di esercitare la professione medica. Tuttavia l'incontro con il marchese [[Ezio Bentivoglio]] gli garantì grandi benefici, giacché il marchese lo invitò a trasferirsi con lui a [[Ferrara]] e nel [[1610]] egli già esercitava la sua professione in questa città<ref>Capoccia, http://www.treccani.it/enciclopedia/cesare-magati_(Dizionario-Biografico)</ref>.
===Attività nell'Ospedale S. Anna di Ferrara e ultimi anni===
▲A Ferrara Magati dovette superare una prova per entrare a far parte della prestigiosa università; superata ottimamente<ref>L. Münster G. Romagnoli, ''op. cit.'', p. 3</ref>, nel 1612, grazie all'appoggio di .[[Ottavio Thiene]]<ref>Capoccia, http://www.treccani.it/enciclopedia/cesare-magati_(Dizionario-Biografico)/</ref>, fu designato alla cattedra di chirurgia di Ferrara e l'anno dopo ebbe la nomina di primo chirurgo dell'[[Arcispedale Sant'Anna di Ferrara]]<ref>L. Münster G. Romagnoli, ''op. cit.'', p. 3</ref>. La sua carriera didattica ebbe vita assai breve. Da alcuni ''Rotuli'' del comune ferrarese si è scoperto che egli fu lettore di chirurgia presso l'Università ferrarese dall'anno accademico 1612-13 all'anno accademico 1617-18<ref>L. Münster G. Romagnoli, ''op. cit.'', pp. 3-5. I ''Rotuli'', redatti dal '600 in poi, sono divisi in ''Raccolta di Bandi'' e ''Rotuli dei Signori Artisti'': Cesare Magati è presente in questi il 25 ottobre 1612, il 24 ottobre 1613, il 30 ottobre 1614, il 30 ottobre 1615, il 25 ottobre 1616, il 27 ottobre 1617. Nel rotulo del 30 ottobre 1618 non appare più la lettura di chirurgia, forse soppressa</ref>.
Nel [[1613]] iniziò dunque la sua attività nell'Ospedale in cui ebbe l'opportunità di sperimentare nuovamente il suo metodo.
▲Nel [[1613]] iniziò dunque la sua attività nell'Ospedale in cui ebbe l'opportunità di sperimentare nuovamente il suo metodo. Tuttavia al Magati furono imposte incombenze piuttosto onerose, che spesso egli non riusciva a sopportare. Sebbene venisse chiamato nell'ospedale ''Magà''<ref>Munster Romagnoli, p. 5</ref>, gli amministratori pretendevano che egli dovesse recarsi a ''buonissima ora'' per medicare gli infermi. Nel [[1614]] furono inoltre approvati altri Statuti<ref>L. Münster G. Romagnoli, ''op. cit.'', p. 8</ref>, i quali prescrivevano al chirurgo di essere presente un'ora prima dell'arrivo dei medici-fisici<ref>L. Münster G. Romagnoli, ''op. cit.'', p. 6</ref>. Altri statuti prevedevano l'obbligo da parte del chirurgo di medicare assiduamente i propri malati, avvertimento sicuramente indirizzato anche a Magati. Secondo alcuni autori<ref>L. Münster G. Romagnoli, ''op. cit.'', p. 6</ref> Magati mal sopportava queste critiche, anche perché egli non era un semplice barbiere-chirurgo, ma aveva acquisito col tempo anche conoscenze nella medicina-fisica<ref>L. Münster G. Romagnoli, ''op. cit.'', p. 2: ''le sue esperienze traumatologiche s'arricchiscono notevolmente, come si approfondisce il suo sapere diagnostico terapeutico anche nel campo delle malattie fisiche''</ref>.
In questi anni cominciò l'elaborazione delle opere che lo resero celebre. Il 15 dicembre [[1615]], nel giro di 3 anni, terminò il trattato intitolato ''De rara medicatione vulnerum'', la cui prima edizione vide la luce nel 1616 a [[Venezia]].
[[File:Pieter van Schuppen - Portrait of Rinaldo d'Este.jpg|thumb|upright=0.7|Il cardinale Rinaldo d'Este, curato da Magati]]
Molti studiosi hanno evidenziato il suo carattere iroso e difficile, la sua scarsa capacità di comunicazione, ma sicuramente anche una certa propensione al ragionamento e alla conversazione, oltre che alla disputa. Di lui si è parlato come di un uomo orgoglioso e ambizioso<ref name="messaggerocappuccino.it">P. Fughelli E. Maraldi, http://www.messaggerocappuccino.it/index.php/in-convento/348-2013mc3-con-2</ref>, ma altri autori ne parlano come di un professore e studioso modesto e profondamente religioso<ref>L. Münster G. Romagnoli, ''op. cit'', p. 74</ref>.
Pochi anni dopo Magati fu colto da una grave malattia, e così decise di darsi alla vita
Sofferente di calcoli renali, si fece operare da un chirurgo norcino a Bologna. Quando questo gli estrasse un calcolo ''della grandezza di un uovo'' e ''trasse seco sangue e carne'', egli capì subito che la sua fine
==Descrizione delle sue opere==
[[File:Jacob Franszn (ca 1635-1708) and family in his barber-surgeon shop, by Egbert van Heemskerck (ca 1634 - 1704).jpg|thumb|upright=0.7|Salasso nel XVII secolo (1669, [[Amsterdams Historisch Museum]])]]
Il trattato ''De rara medicatione vulnerum'', diviso in due libri, uscì per la prima volta nel [[1616]] a Venezia. Nel [[1676]] uscì la seconda edizione, ancora a Venezia. Nel [[1733]] l'opera fu pubblicata anche in tedesco a [[Norimberga]]<ref>L. Münster G. Romagnoli, ''op. cit.'', pp. 10-11</ref>. ▼
[[File:Gaetano zumbo, cere della peste 02.JPG|thumb|upright=0.7|Cere della [[peste]] di Gaetano Zumbo (XVII secolo)]]
▲Il trattato ''De rara medicatione vulnerum'', diviso in due libri, uscì per la prima volta nel [[1616]] a Venezia. Nel [[1676]] uscì la seconda edizione, ancora a Venezia. Nel [[1733]] l'opera fu pubblicata anche in tedesco a [[Norimberga]]<ref>L. Münster G. Romagnoli, ''op. cit.'', pp. 10-11</ref>.
Il trattato è composto da un unico tomo diviso in due libri: il primo è
Dei 78 capitoli del secondo libro ben 48 riguardano le ferite della testa, pochi altri capitoli le ferite del volto, del naso, della lingua, della [[cavità pleurica]] (capp.
Oltre ai due libri già menzionati, alla fine del trattato è presente in appendice il ''De vulneribus sclopo inflictis'', in cui l'autore tratta delle ferite da armi da fuoco.
Nel trattato sono molte le citazioni riportate dall'autore (a dimostrazione della sua ampia e diffusa conoscenza nella letteratura medica<ref>Capoccia, http://www.treccani.it/enciclopedia/cesare-magati_(Dizionario-Biografico)</ref>: oltre che un immenso numero di citazioni di [[Ippocrate]] e [[Galeno]] (consueti nella letteratura medica), anche [[Aulo Cornelio Celso]], [[Gaio Plinio Cecilio Secondo|Plinio]], [[Avicenna]], [[Lanfranco da Milano]], [[Ugo Borgognoni]] e [[Teodorico Borgognoni]], [[Guy de Chauliac]], [[Girolamo Fracastoro]], [[Nicolò Fiorentino]], [[Berengario da Carpi]], [[Gabriele Falloppio]], [[Giovanni Manardo]], [[Mercuriale]], [[Orazio Augenio]]<ref>L. Münster G. Romagnoli, ''op. cit.'', pp. 19-21</ref>, [[Ambroise Paré]], [[Paracelso]]<ref>L. Müster G. Romagnoli, ''op. cit.'', pp. 22-23</ref>.▼
▲Nel trattato sono molte le citazioni riportate dall'autore (a dimostrazione della sua ampia e diffusa conoscenza nella letteratura medica<ref
Il trattato ''Considerationes medicinae'' uscì a Bologna nel [[1637]]. Comprende un unico tomo, diviso in 3 parti, più due indici finali che si riferiscono agli argomenti che doveva trattare negli altri due tomi, però mai portati a compimento. Gli argomenti della prima parte sono essenzialmente gli stessi del ''De rara medicatione vulnerum'', in più contiene la risposta alle critiche di [[Daniel Sennert]]. Gli altri due tomi dovevano trattare la febbre pestilenziale, e gli innumerevoli rimedi (venesezione, purgazione), oltre che le diverse metodologie su tali rimedi<ref>L. Münster G. Romagnoli, ''op. cit.'', pp. 60-61</ref>.▼
▲Il trattato ''Considerationes medicinae'' uscì a Bologna nel [[1637]]. Comprende un unico tomo, diviso in 3 parti, più due indici finali che si riferiscono agli argomenti che doveva trattare negli altri due tomi, però mai portati a compimento. Gli argomenti
== Presupposti teorici ==
[[File:Fracastoro Syphilis Hamburg 1857 frontispiz.jpg|thumb|upright=0.7|Girolamo Fracastoro]]
Sebbene l'esperienza ospedialiera sia stata importante per l'evoluzione del pensiero di Magati, essa non fu la sola ad influire sulle sue concezioni. Nonostante egli riveli espressamente nelle sue opere di rifarsi principalmente ad alcuni chirurghi pratici romani<ref>L. Münster G. Romagnoli, ''op. cit.'', p. 16</ref>, comunque è difficile credere che non si sia basato su alcun fondamento teorico. I principali medici e studiosi ai quali le sue opere si rifanno sono: [[Girolamo Fracastoro]], [[Ambroise Parè]] e [[Paracelso]].▼
▲Sebbene l'esperienza ospedialiera sia stata importante per l'evoluzione del pensiero di Magati, essa non fu la sola ad influire sulle sue concezioni. Nonostante egli riveli espressamente nelle sue opere di rifarsi principalmente ad alcuni chirurghi pratici romani<ref>L. Münster G. Romagnoli, ''op. cit.'', p. 16</ref>, comunque è difficile credere che non si sia basato su alcun fondamento teorico. I principali medici e studiosi ai quali le sue opere si rifanno sono: [[Girolamo Fracastoro]], [[Ambroise
Fracastoro riteneva che l'aria (composta, secondo lui, da ''atometti'' piccolissimi e quasi invisibili) fosse nociva per la cura delle ferite nei malati (difatti, secondo lo studioso, la diffusione negli ospedali dell'[[antrace]] era da riferirsi proprio a questo)<ref>L. Münster G. Romagnoli, ''op. cit.'', p. 17</ref>. La concezione che l'aria fosse non un alleato (idea diffusa a quel tempo tra i maggiori medici e chirurghi) ma un potente ostacolo alla guarigione delle ferite venne presa in toto da Magati a sostegno del suo metodo. Infatti, nel capitolo 53 del secondo libro del ''De medicatione vulnerum'', Magati dice:▼
▲Fracastoro riteneva che l'aria (composta, secondo lui, da ''atometti'' piccolissimi e quasi invisibili) fosse nociva per la cura delle ferite nei malati (difatti, secondo lo studioso, la diffusione negli ospedali dell'[[antrace]] era da riferirsi proprio a questo)<ref>L. Münster G. Romagnoli, ''op. cit.'', p. 17</ref>. La concezione che l'aria fosse non un alleato (idea diffusa a quel tempo tra i maggiori medici e chirurghi) ma un potente ostacolo alla guarigione delle ferite venne presa in toto da Magati a sostegno del suo metodo. Infatti, nel capitolo 53 del secondo libro del ''De medicatione vulnerum'',
{{quote|[...] l'aria s'attacca con le sue puntine acide e nitrose sulla superficie esterna dell'osso stesso, che sotto l'azione di queste particelle dell'aria si altera e diventa cariato.<ref>L. Münster G. Romagnoli, ''op. cit.'', p. 18</ref>.|
[[File:Portrait of Ambroise Pare (1510 - 1590), French surgeon Wellcome L0006703.jpg|left|upright=0.7|thumb|Ambroise Parè]]
Tuttavia Fracastoro non dà precise disposizioni riguardo
[[File:Paracelsus-portrait.jpg|upright=0.7|thumb|Paracelso]]
▲Tuttavia Fracastoro non dà precise disposizioni riguardo la cura delle ferite: per esempio a volte ammette che è conveniente estrarre dal corpo eventuali corpi estranei, altre volte ritiene che è meglio lasciare che la natura faccia il suo corso. Demanda dunque al chirurgo operante il giudizio sul da farsi, e non scrive nessun trattato specialistico sulla materia, a differenza di Magati.
Un altro importante chirurgo che influenzò con i suoi scritti il Magati fu [[Ambroise
Anche le idee del medico [[Paracelso]] influenzarono il Magati nella sua trattazione: la più importante tra queste, e anche la più oggetto di citazioni, è la ''Mumia'', ''la virtù terapeutica del cadavere umano''<ref>Pirmin Meier, ''Paracelso, medico e profeta'', Salerno Editrice, p. 162</ref>, una virtù speciale che corrisponde al potere naturale dell'organismo di guarire (la cosiddetta ''vix medicatrix naturae'')<ref name="L. Münster G. Romagnoli p. 23">L. Münster G. Romagnoli, ''op. cit.'', p. 23</ref>. In verità Magati (alcuni autori dicono che conoscesse il tedesco<ref
▲Un altro importante chirurgo che influenzò con i suoi scritti il Magati fu [[Ambroise Parè]]: questo sosteneva che la pericolosità di una ferita non dipendeva solo dalle sue caratteristiche anatomiche (grandezza, profondità, ecc.), ma anche dalle caratteristiche intrinseche ed evidentemente soggettive dell'individuo (famoso è il caso di una leggera ferita ma quasi mortale per il re [[Carlo IX]] nella spedizione Rotomaghese)<ref>L. Münster G. Romagnoli, ''op. cit.'', p. 22</ref>. Parè è citato da Magati principalmente nell'appendice della sua opera principale, relativamente alla cura delle ferite prodotte da armi da fuoco. Così come Parè e [[Bartolomeo Maggi]], anche Magati era dell'opinione che le armi da fuoco non ustionassero né avvelenassero il tessuto danneggiato (come credevano i chirurghi e i medici del tempo), ma che producessero una contusione o una frattura all'interno del corpo<ref>L. Münster G. Romagnoli, ''op. cit.'', p. 32</ref>.
Nell'esposizione del suo metodo, Magati parte dunque da una concezione naturalistica della medicina. Secondo alcuni<ref>P. Fughelli E. Maraldi, http://www.griseldaonline.it/camporesi/corpo/conversando-su-caesar-magatus.html {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20140116110716/http://www.griseldaonline.it/camporesi/corpo/conversando-su-caesar-magatus.html |data=16 gennaio 2014 }}</ref>, infatti è da considerare rivoluzionario per quell'epoca questo aspetto, perché era diffuso al suo tempo la concezione che la
▲Anche le idee del medico [[Paracelso]] influenzarono il Magati nella sua trattazione: la più importante tra queste, e anche la più oggetto di citazioni, è la ''Mumia'', ''la virtù terapeutica del cadavere umano''<ref>Pirmin Meier, ''Paracelso, medico e profeta'', p. 162</ref>, una virtù speciale che corrisponde al potere naturale dell'organismo di guarire (la cosiddetta ''vix medicatrix naturae'')<ref>L. Münster G. Romagnoli, ''op. cit.'', p. 23</ref>. In verità Magati (alcuni autori dicono che conoscesse il tedesco<ref>L. Münster G. Romagnoli, ''op. cit.'', p. 23</ref>) cita (nel cap. 36 del primo libro del ''De rara medicatione vulnerum'')un altro studioso e medico tedesco, [[Joseph du Chesne]], discepolo di Paracelso, che fa riferimento ad un ''Balsamo radicale'', definito come il calore del corpo umano (di cui anche Paré ne aveva parlato), presente nelle ferite e durante la malattia, e a cui se ne deve la guarigione. Sia Paracelso che il suo discepolo orientarono i loro sforzi nel cercare di realizzare artificialmente questo balsamo o principio curativo naturalmente presente nel nostro corpo ma carente nel momento del bisogno (come in una ferita).
▲Nell'esposizione del suo metodo, Magati parte dunque da una concezione naturalistica della medicina. Secondo alcuni<ref>P. Fughelli E. Maraldi, http://www.griseldaonline.it/camporesi/corpo/conversando-su-caesar-magatus.html</ref>, infatti è da considerare rivoluzionario per quell'epoca questo aspetto perché era diffuso al suo tempo la concezione che la cosmologia fosse d'aiuto per la medicina, soprattutto in campo diagnostico.
== Il suo metodo ==
Durante la lunga e fruttifera attività ospedaliera, Magati sperimentò e comprovò un nuovo metodo per la cura delle [[ferite]]. Qui di seguito Magati racconta un caso particolare, riportato nel secondo libro del ''De medicatione vulnerum'':
Durante l'epoca di Magati i chirurghi curavano le ferite utilizzando garze, bende o altri tipi di medicamenti cambiati molto di frequente (anche ogni 2 o 3 giorni). Questa metodologia oltre ad essere basata su supposizioni teoriche antiquate, risultava anche estremamente dolorosa per i pazienti. Partendo dalla sua concezione particolare sulla natura delle ferite, Magati riteneva che le ferite dovessero essere trattate in modo che i medicamenti apportati dal chirurgo fossero i meno invasivi possibile e che fossero cambiati più raramente (una ''medicazione rara e dolce della ferita''<ref>L. Münster G. Romagnoli, ''op. cit. '', p. 12</ref>). Le faldelle di cotone, utilizzate in maniera impropria dai chirurghi del tempo, secondo lui dovevano essere preposte ad aiutare il deflusso dei fluidi creatisi all'interno della ferita, con l'accortezza però di evitare che la faldella stringa troppo la ferita. Era inoltre contrario all'uso delle ''teste'', filamenti di lino che erano usati sì per la fuoriuscita di pus dalla ferita, ma che finivano troppo spesso per tenerla aperta a lungo<ref>L. Münster G. Romagnoli, ''op. cit.'', p. 14</ref>.▼
{{quote|Mentre sto scrivendo queste cose, mi è stata fatta vedere una piaga [[Cicatrizzazione|cicatrizzata]] in una coscia di un'adolescente, che finché, per lo spazio di sei mesi veniva medicata giornalmente, non poté mai coprirsi di cicatrice, per quanto non si tralasciasse nulla dei dettami dell'arte. E pure, da quest'[[ulcera]], finché la medicai quotidianamente, ora una, ora due volte al dì, e che secondo la quantità degli escrementi vi applicai gli opportuni medicamenti, pure sempre secerneva una gran copia di [[Escreato|escreati]] purulenti. Infastidito a causa di questa lunga cura, incominciai a scoprire la ferita a giorni alterni. In occasione della prima e della seconda medicazione riscontrai una diminuzione della secrezione in confronto di prima, quando cioè lo scoprivo ogni 24 ore. Inoltre trovai la piaga meglio colorata. Giudicai perciò di aver trovata la vera via, di conseguenza differii a quattro giorni la sequela delle medicature. Così continuando a medicare la piaga ogni quattro giorni, la faccenda procedette in modo felice, tanto che in breve tempo la portai alla completa guarigione. Lo stesso riuscii ad ottenere spessissimo in altri casi, con felicissimo successo.<ref>L. Münster G. Romagnoli, ''op. cit.'', p. 36</ref>|Cesare Magati}}
▲Durante l'epoca di Magati i chirurghi curavano le ferite utilizzando [[Garza|garze]], bende o altri tipi di medicamenti cambiati molto di frequente (anche ogni 2 o 3 giorni). Questa metodologia oltre ad essere basata su supposizioni teoriche antiquate, risultava anche estremamente dolorosa per i pazienti. Partendo dalla sua concezione particolare sulla natura delle ferite, Magati riteneva che le ferite dovessero essere trattate in modo che i medicamenti apportati dal chirurgo fossero i meno invasivi possibile e che fossero cambiati più raramente (una ''medicazione rara e dolce della ferita''<ref>L. Münster G. Romagnoli, ''op. cit. '', p. 12</ref>). Le faldelle di cotone, utilizzate in maniera impropria dai chirurghi del tempo, secondo lui dovevano essere preposte ad aiutare il deflusso dei fluidi creatisi all'interno della ferita, con l'accortezza però di evitare che la faldella stringa troppo la ferita. Era inoltre contrario all'uso delle ''teste'', filamenti di [[Lino (fibra)|lino]] che erano usati sì per la fuoriuscita di [[pus]] dalla ferita, ma che finivano troppo spesso per tenerla aperta a lungo<ref name="L. Münster G. Romagnoli p. 14">L. Münster G. Romagnoli, ''op. cit.'', p. 14</ref>.
Magati ipotizzava l'uso di certe ''cannule''<ref>L. Müster G. Romagnoli, ''op. cit.'', p. 13</ref> per far defluire facilmente il pus prodottosi in una ferita ristagnante, senza però mai chiudere del tutto l'apertura della ferita stessa. Il sistema delle teste era ammesso da Magati nel caso di emorragie, avendo però l'accortezza di rimuoverle quando la ferita fosse guarita in modo da evitare continue riaperture<ref
== Critiche ==
[[File:Lodovico Settala.JPG|thumb|upright=0.7|Ludovico Settala]]
Le opere di Cesare Magati furono subito oggetto di critiche (alcune positive, altre ancora negative) da parte di molti studiosi. Una delle prime ragioni che portarono molti dei chirurghi e medici del tempo a disprezzare e di conseguenza a criticare la sua nuova metodologia fu sicuramente economica: venendo meno l'importanza fondamentale di medicamenti e cure ripetute nel tempo, di certo i medici perdevano anche la loro importanza, e dunque perdevano facili entrate economiche<ref>P. Fughelli E. Maraldi, http://www.messaggerocappuccino.it/index.php/in-convento/348-2013mc3-con-2</ref>.▼
[[File:Portret van Johannes Wesling, RP-P-1912-1299.jpg|thumb|upright=0.7|[[Johann Vesling]]]]
▲Le opere di Cesare Magati furono subito oggetto di critiche (alcune positive, altre ancora negative) da parte di molti studiosi. Una delle prime ragioni che portarono molti dei chirurghi e medici del tempo a disprezzare e di conseguenza a criticare la sua nuova metodologia fu sicuramente di natura economica: venendo meno l'importanza fondamentale di medicamenti e cure ripetute nel tempo,
[[Ludovico Settala]], chirurgo e medico italiano, nella sua opera principale ''Animadversionum et cautionum medicorum libri IX'' approvò appieno il metodo del Magati; infatti, esercitando la professione medica nell'[[Ospedale Maggiore di Milano]], sperimentò la differente [[prognosi]] dei feriti trattati con o senza il metodo del chirurgo ferrarese, e presentò nel suo libro un'ampia casistica di questi risultati. Settala inoltre prescriveva al chirurgo di conservare il calore naturale della parte lesa, riproponendo una teoria già per molti aspetti anticipata da Magati e Paracelso prima di lui
A parte Settala e pochi altri estimatori, Magati fu duramente criticato da molti suoi contemporanei (come l'italiano [[Giovanni Nardi (medico)|Giovanni Nardi]] nel ''De prodigiosis vulnerum curationibus''<ref>
Autore di critiche negative a Sennert e stimatore di Magati fu [[Johann Vesling]]<ref>
Il chirurgo [[Agostino Belloste]] (facente parte dell'esercito francese in [[Italia]]) pubblicò nel [[1696]] il ''Chirurgien de l'Hospital'' nel quale trattò un nuovo metodo per
{{quote|Mi è parso questo una conferma di quanto scrisse Cesare Magati, medico e lettore a Ferrara, nell'opera stampata nel 1616 ''De rara medicatione vulnerum''. Servirà questo, se non altro, per additarne la felice scoperta di un metodo di cura delle ferite meno doloroso, più sicuro e più presto dell'ordinario, medicandole non così spesso e scansando le taste.<ref>L. Münster G. Romagnoli, ''op. cit.'', p. 68</ref>.|Denis Dodart}}
Lo stesso
{{quote|[...] nuova non è la foggia di medicare dal Sig. Belloste proposta, ma [...] dottrina dei Vecchi Maestri, e [...] insegnata da Medici-Chirurghi Italiani e Veneti, molti anni e cento avanti che il Sig. Belloste se l'ideasse [...]<ref>L. Münster G. Romagnoli, ''op. cit.'', p. 69</ref>.|Sebastiano Melli}}
Altri estimatori di Magati del [[XVIII secolo]] furono [[Francesco Maria Nigrisoli]] e [[Giuseppe Lanzoni]].
==Opere principali==
* ''De rara medicatione vulnerum'', 2 voll., Venezia, apud Ambrosium, & Bartholomaeum Dei, fratres, 1616.
* ''Considerationes medicae'', Bologna, 1637
===Opere digitalizzate disponibili in rete===
==Monumenti e ricordi==▼
* ''[https://books.google.it/books?id=WIIPAAAAQAAJ&dq=Cesare%20Magati&hl=it&pg=PP7#v=onepage&q=Cesare%20Magati&f=false De rara medicatione vulnerum]'', Vol. 1, edizione 1733. Google libri.
▲==Monumenti e ricordi==
A [[Scandiano]] [https://web.archive.org/web/20150925212541/http://www.ausl.re.it/ospedali/ospedale-magati-di-scandiano l'ospedale] cittadino è intitolato al suo nome.
Sulla casa di famiglia una targa ne ricorda la nascita, ma con una data anteriore di due anni rispetto al 1579 (''v. foto in questa pagina'').
== Note ==
<references/>
== Bibliografia ==
* Ladislao
*
* Patrizia Fughelli, Elisa Maraldi, ''Conversando su Caesar Magatus, frate Cappuccino e medico. (1577-1647)'',
==Voci correlate==
== Collegamenti esterni ==▼
* [[Ferita]]
* [[Sutura chirurgica]]
* [[Girolamo Fracastoro]]
* [[Ambroise Paré]]
* [[Università di Ferrara]]
== Altri progetti ==
{{Portale|biografie|Medicina}}▼
{{interprogetto}}
▲== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
{{Controllo di autorità}}
▲{{Portale|biografie|Medicina|Cattolicesimo}}
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