Filippo Brunelleschi: differenze tra le versioni

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{{nota disambigua|altri significati|[[Brunelleschi (disambigua)]]|Brunelleschi}}
[[File:Masaccio, cappella brancacci, san pietro in cattedra. ritratto di filippo brunelleschi.jpg|thumb|200pxminiatura|Presunto ritratto di Brunelleschi, [[Masaccio]], ''[[Resurrezione del figlio di Teofilo e san Pietro in cattedra|San Pietro in cattedra]]'' (1423-14281423–1428), [[Cappella Brancacci]], Firenze]]
[[File:Il buggiano, effigie di filippo brunelleschi, 02.jpg|miniatura|[[Andrea Cavalcanti|Il Buggiano]], effigie di Filippo Brunelleschi (1447), [[Cattedrale di Santa Maria del Fiore|Duomo]] di Firenze]]
[[File:Cinque maestri del rinascimento fiorentino, XVI sec, Filippo Brunelleschi.JPG|thumb|200px|Ritratto di Brunelleschi, anonimo della seconda metà del XV secolo, Louvre]]
 
[[File:Bunelleschi.jpg|thumb|200px|Scultura di Brunelleschi che leva lo sguardo per osservare la [[Cupola del Brunelleschi|Cupola]] del [[Cattedrale di Santa Maria del Fiore|Duomo]] di [[Firenze]]]]
{{Bio
|Nome = Filippo
|Cognome = Brunelleschi
|PostCognomeVirgola = per esteso '''Filippo di ser Brunellesco Lapi'''<ref>Usato ad esempio da Vasari (1560-15681560–1568), vedi anche {{cita|Capretti, cit., |p. 10}}.</ref>
|Sesso = M
|LuogoNascita = Firenze
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|Attività2 = ingegnere
|Attività3 = scultore
|AttivitàAltre = , [[matematico]], [[orafo]] e [[scenografo]]
|Nazionalità = italiano
|PostNazionalità = del [[Rinascimento]]
|PostNazionalità = {{sp}} del [[Rinascimento]]. Grazie alle sue creazioni ed alla sua genialità madre di tante invenzioni, soluzioni tecniche e progetti che ancor oggi restano incredibili e difficilmente spiegabili, si può definire Filippo Brunelleschi come il più grande e importante architetto della storia.
}} Considerato tra i primi architetti e progettisti dell'età moderna,<ref>{{Cita libro|nome=Diane|cognome=Bodart|titolo=Renaissance & Mannerism|url=https://archive.org/details/renaissancemanne0000boda|città=New York |editore=Sterling|anno=2008 |isbn=978-1-4027-5922-2 }}</ref> Brunelleschi fu uno dei tre grandi iniziatori del [[Rinascimento fiorentino]] con [[Donatello]] e [[Masaccio]]. In particolare Brunelleschi, che era il più anziano, fu il punto di riferimento per gli altri due e a lui si deve l'invenzione o riscoperta della [[prospettiva]] a punto unico di fuga, o "prospettiva lineare centrica"<ref name="DVC 36.">{{cita|De Vecchi e Cerchiari|p. 36}}.</ref>. Dopo un apprendistato come orafo e una carriera come scultore si dedicò principalmente all'[[architettura]], costruendo, quasi esclusivamente a [[Firenze]], edifici sia laici sia religiosi che fecero scuola. Tra questi spicca la [[cupola di Santa Maria del Fiore]], un capolavoro ingegneristico costruito senza l'ausilio delle tecniche tradizionali, quali la [[centina]], nota per la sua struttura autoportante.
|Immagine =
}}
 
Con Brunelleschi nacque la figura dell'architetto moderno che, oltre ad essere coinvolto nei processi tecnico-operativi, come i [[Capomastro|capomastri]] medievali, ha anche un ruolo sostanziale e consapevole nella fase progettuale: non esercita più un'arte meramente "meccanica", ma è ormai un intellettuale che pratica un'"[[Arti liberali|arte liberale]]", fondata sulla [[matematica]], la [[geometria]] e la conoscenza [[storia|storica]]<ref name="DVC 36." />. La sua architettura si caratterizzò per la realizzazione di opere monumentali di ritmata chiarezza, costruite partendo da una misura di base ([[modulo (architettura)|modulo]]) corrispondente a numeri interi, espressi in [[braccio fiorentino|braccia fiorentine]], da cui deriva multipli e sottomultipli per ricavare le proporzioni di un intero edificio. Riprese gli [[ordini architettonici]] classici e l'uso dell'[[arco a tutto sesto]], indispensabili per la razionalizzazione geometrico-matematica delle [[pianta (architettura)|piante]] e degli [[alzato|alzati]]<ref name="DVC 36." />. Un tratto distintivo della sua opera è anche la purezza di forme, ottenuta con un ricorso essenziale e rigoroso agli elementi decorativi. Tipico in questo senso fu l'uso della grigia [[pietra serena]] per le membrature architettoniche, che risaltava sull'intonaco chiaro delle pareti<ref>{{cita|Zucconi|p. 55}}.</ref>.
Fu uno dei tre primi grandi iniziatori del [[Rinascimento fiorentino]] con [[Donatello]] e [[Masaccio]]. In particolare Brunelleschi, che era il più anziano, fu il punto di riferimento per gli altri due e a lui si deve l'invenzione della [[prospettiva]] a punto unico di fuga, o "prospettiva lineare centrica"<ref name="DVC 36.">De Vecchi - Cerchiari, cit., p. 36.</ref>. Dopo un apprendistato come orafo e una carriera come scultore si dedicò principalmente all'[[architettura]], costruendo, quasi esclusivamente a [[Firenze]], edifici sia laici sia ecclesiastici che fecero scuola. Tra questi spicca la [[cupola di Santa Maria del Fiore]], un capolavoro ingegneristico costruito senza l'ausilio delle tecniche tradizionali, quali la [[centina]].
 
Con Brunelleschi nacque la figura dell'architetto moderno che, oltre ad essere coinvolto nei processi tecnico-operativi, come i capomastri medievali, ha anche un ruolo sostanziale e consapevole nella fase progettuale: non esercita più un'arte meramente "meccanica", ma è ormai un intellettuale che pratica un'"[[Arti liberali|arte liberale]]", fondata sulla [[matematica]], la [[geometria]], la conoscenza [[storia|storica]]<ref name="DVC 36."/>.
 
La sua architettura si caratterizzò per la realizzazione di opere monumentali di ritmata chiarezza, costruite partendo da una misura di base ([[modulo (architettura)|modulo]]) corrispondenti a numeri interi, espressi in [[braccio fiorentino|braccia fiorentine]], da cui ricava multipli e sottomultipli per proporzionare un intero edificio. Riprese gli [[ordini architettonici]] classici e l'uso dell'[[arco a tutto sesto]], indispensabili per la razionalizzazione geometrico-matematica delle [[pianta (architettura)|piante]] e degli [[alzato|alzati]]<ref name="DVC 36."/>. Un tratto distintivo della sua opera è anche la purezza di forme, ottenuta con un ricorso essenziale e rigoroso agli elementi decorativi. Tipico in questo senso fu l'uso della grigia [[pietra serena]] per le membrature architettoniche, che risaltava sull'intonaco chiaro delle pareti<ref>Guido Zucconi, cit., p. 55.</ref>.
 
== Biografia e opere ==
=== Origini e apprendistato (1377-13981377–1398) ===
[[File:San marco, firenze, stemma pavimento 05 stemma lapi.JPG|thumbminiatura|200px140px|Lo stemma dei Lapi, famiglia di origine di Brunelleschi ([[San Marco (Firenze)|San Marco]], Firenze)]]
Filippo Brunelleschi, detto anche dai contemporanei Pippo, era figlio del [[notaio]] ser Brunellesco di Filippo Lapi e di Giuliana di Giovanni SpinelliSpini<ref name="C 10">Capretti,{{Cita citweb|url=https://www.treccani.it/enciclopedia/filippo-brunelleschi_(Dizionario-Biografico)/|titolo=BRUNELLESCHI, p.Filippo 10.- Enciclopedia|sito=Treccani|lingua=it|accesso=2024-08-30}}</ref>. Più o meno coetaneo di [[Lorenzo Ghiberti]] (nato nel [[1378]]) e di [[Jacopo della Quercia]] ([[1371]]-[[1374]] circa), crebbe in una famiglia agiata, che però non era imparentata con i nobili fiorentini [[Brunelleschi (famiglia)|Brunelleschi]] ai quali è tutt'oggi dedicata una via nel [[centro di Firenze]]. Suo padre era un professionista leale e stimato, che spesso venne incaricato di compiere ambascerie, come quella del [[1364]], quando fu inviato a [[Vienna]] a incontrare l'[[imperatore Carlo IV]]. La casa di famiglia si trovava verso la fine di via Larga (attuale via Cavour). Ebbe la casa dove visse e lavorò in via degli Agli, una via oggi scomparsa tra [[via dei Vecchietti]] e [[via dei Pescioni]], nei pressi della [[Chiesa dei Santi Michele e Gaetano|chiesa di San Michele Bertelde]] a [[Firenze]] (attuale [[San Gaetano (Firenze)|San Gaetano]])<ref name="C 10">{{cita|Capretti|p. 10}}.</ref>.
Ebbe la casa ove visse e lavorò in via degli Agli, vicino all'antica Piazza Padella , nei pressi della [[chiesa di San Michele Betelde]] a [[Firenze]] (attuale [[San Gaetano (Firenze)|San Gaetano]]), Oggi la Piazza e la via Degli Agli sono scomparse<ref name="C 10"/>.
 
Filippo ricevette una buona istruzione come era comune nella borghesia agiata dell'epoca, apprendendo a leggere, e a scrivere, a far di conto. Tramite lo studio dell'[[abaco]] poté apprendere le nozioni di matematica e geometria pratica che facevano parte del bagaglio conoscitivo di ogni buon mercante, comprese le nozioni di ''perspectivaprospettiva'', che a quell'epoca indicavano la pratica per calcolare misure e distanze inaccessibili con un rilevamento diretto. Col tempo la sua cultura dovette arricchirsi delle materie del [[quadrivio]], oltre che dalle letture personali (i testi sacri e [[Dante]] in primo luogo) e la conoscenza diretta di personaggi illustri, come [[Niccolò Niccoli]], umanista e bibliofilo, e il politico [[Gregorio Dati]]. In quegli anni nacque in lui anche l'interesse per la [[pittura]] e il [[disegno]], che diventarono la sua principale inclinazione. Il padre acconsentì alla scelta del figlio, senza insistere nel fargli seguire le sue orme negli studi giuridici, e lo mise a bottega da un orafo amico di famiglia, forse [[Benincasa Lotti]], dal quale Filippo imparò a fondere e gettare i metalli, a lavorare con il [[cesello]], con lo [[Sbalzo (arte)|sbalzo]], con il [[niello]], a praticare castoni di pietre preziose, [[smalti]] e rilievi ornamentali, ma soprattutto praticò approfonditamente il disegno, base per tutte le discipline artistiche<ref>{{cita|Capretti, cit., |pp. 10-11}}.</ref>.
 
Il suo primo biografo, l'allievo [[Antonio di Tuccio Manetti]], riportò come nel periodo di apprendistato uscirono dalle sue mani orologi meccanici e un "destatoio", una delle prime menzioni documentate di una [[sveglia]]<ref>{{cita|Capretti, cit., |p. 11}}.</ref>.
 
=== L'altare di San Jacopo (1399-14011399–1401) ===
{{vedi anche|Altare argenteo di San Jacopo|San Giovanni Evangelista (Brunelleschi)|Sant'Agostino (Brunelleschi)|Geremia e Isaia}}
[[File:Filippo brunelleschi, Geremia e Isaia, 1400-1401, 00.jpg|thumb|''Geremia e Isaia'' dell'Altare di San Jacopo 1400–1401]]
Verso la fine del secolo il suo apprendistato poteva dirsi concluso. Nel [[1398]] Filippo si iscrisse all'[[Arte della Seta]], immatricolandosi poi come orafo nel [[1404]]. Tra il [[1400]] e il [[1401]] si recò a [[Pistoia]] al seguito della bottega di [[Lunardo di Mazzeo]] e [[Piero di Giovanni]] per lavorare al completamento dell'[[altare di San Jacopo]], un prezioso altare-reliquiario argenteo tuttora conservato nella [[cattedrale di San Zeno]]. Nel contratto di allogazione, datato [[1399]], venne nominato come "Pippo da Firenze", incaricandolo di alcuni lavori in particolare. Alla sua mano sono attribuite le statuette di ''[[Sant'Agostino (Brunelleschi)|Sant'Agostino]]'' e dell<nowiki>'</nowiki>''[[San Giovanni Evangelista (Brunelleschi)|Evangelista seduto]]'' (forse San Giovanni) e due busti entro [[quadrilobi]] dei profeti ''[[Geremia e Isaia]]'' (quest'ultimo non è chiaramente identificato): si tratta delle sue prime opere conosciute. In questi lavori giovanili si nota già un'esecuzione raffinata, con una struttura corporea ben modellata e salda, che dialoga con lo spazio circostante tramite gesti eloquenti e torsioni<ref>Capretti, cit., p. 14.</ref>.
 
Verso la fine del secolo il suo apprendistato poteva dirsi concluso. Nel [[1398]] Filippo si iscrisse all'[[Arte della Seta]], immatricolandosi poi come orafo nel [[1404]]. Tra il [[1400]] e il [[1401]] si recò a [[Pistoia]] al seguito della bottega di [[Lunardo di Mazzeo]] e [[Piero di Giovanni da Pistoia]] per lavorare al completamento dell'[[altare di San Jacopo]], un prezioso altare-reliquiario argenteo tuttora conservato nella [[cattedrale di San Zeno]]. Nel contratto di allogazione, datato [[1399]], venne nominato come "Pippo da Firenze", incaricandolo di alcuni lavori in particolare. Alla sua mano sono attribuite le statuette di ''[[Sant'Agostino (Brunelleschi)|Sant'Agostino]]'' e dell{{'}}''[[San Giovanni Evangelista (Brunelleschi)|Evangelista seduto]]'' (forse San Giovanni) e due busti entro [[quadrilobi]] dei profeti ''[[Geremia e Isaia]]'' (quest'ultimo non è chiaramente identificato): si tratta delle sue prime opere conosciute. In questi lavori giovanili si nota già un'esecuzione raffinata, con una struttura corporea ben modellata e salda, che dialoga con lo spazio circostante tramite gesti eloquenti e torsioni<ref>{{cita|Capretti|p. 14}}.</ref>.
 
[[File:Filippo Brunelleschi, The Sacrifice of Isaac, 1401-2, Bargello, Florence.jpg|miniatura|Il ''[[Sacrificio di Isacco (Brunelleschi)|Sacrificio di Isacco]]'' di Brunelleschi (1401)]]
 
=== Il sacrificio di Isacco (1401-14021401–1402) ===
[[File:Brunelleschi, sacrificio di Isacco.JPG|thumb|200px|Il ''[[Sacrificio di Isacco (Brunelleschi)|Sacrificio di Isacco]]'' di Brunelleschi (1401)]]
{{vedi anche|Concorso per la porta nord del Battistero di Firenze|Sacrificio di Isacco (Brunelleschi)}}
 
Nel [[1401]] i Consoli dell'[[Arte di Calimala]] indissero il concorso per la realizzazione della [[Porta nord del Battistero di Firenze|seconda porta bronzea]] del [[battistero di Firenze|Battistero fiorentino]]. Venne richiesto ai partecipanti di costruire una formella con il tema del ''[[sacrificio di Isacco (Brunelleschi)|sacrificio di Isacco]]'', disponendovi le figure di [[Abramo]] nell'atto di sacrificare il figlio su un altare, l'angelo che interviene per fermarlo, l'ariete che dovrà essere immolato al posto di Isacco e infine il gruppo con l'asino e i due servitori. Brunelleschi divise in due la scena: in basso l'asino, con accanto i servitori, che tendono a debordare fuori dalla cornice. La scena di sinistra è una citazione dello ''[[Spinario]]'': questo gruppo forma la base per la costruzione piramidale della parte superiore della formella. Qui, al vertice, è raffigurato lo scontro delle tre volontà dei protagonisti della scena, culminante nel nodo delle mani di Abramo, il cui corpo all'indietro è sottolineato dal fluttuare del suo manto mentre stringe il collo di Isacco, deformato dal terrore e piegato in senso contrario al corpo paterno, mentre l'angelo ferma Abramo afferrandogli il braccio<ref>{{cita|Capretti, cit., |p. 15}}.</ref>.
 
Nella competizione, secondo il suo primo biografo [[Antonio Manetti]], vinse alla pari con [[Lorenzo Ghiberti]] che, però, si rifiutò di collaborare con lui perché i loro stili erano differenti, e il lavoro fu assegnato solamente a Ghiberti, che completò la porta del battistero<ref>{{cita|Capretti, cit., |p. 20}}.</ref>.
 
=== Il viaggio a Roma (1402-14041402–1404) ===
Deluso dall'esito del concorso - approfittando del momento di relativa tranquillità politica che dalla morte di [[Gian Galeazzo Visconti]] (1402) perdurò fino a quella di [[Bonifacio IX]] (1404), con l'ingresso del re di [[Napoli]] [[Ladislao]] nell'Urbe - nel [[1402]] Brunelleschi si recò a [[Roma]] per studiare "l'antico", con [[Donatello]], allora ventenne, con il quale si andava instaurando un intenso rapporto di amicizia. Il soggiorno romano fu cruciale per le vicende artistiche di entrambi. Qui poterono osservare i copiosi resti antichi, copiarli e studiarli per trarre ispirazione. Il [[Vasari]] racconta come i due vagassero nella città spopolata alla ricerca di "pezzi di capitelli, colonne, cornici e basamenti di edifizii", mettendosi a scavare quando li vedevano affiorare dal terreno. La coppia veniva chiamata per dileggio "quella del tesoro", poiché si pensava che scavassero alla ricerca di tesori sepolti, e in effetti in qualche occasione rinvennero materiali preziosi, come qualche cammeo o pietra dura intagliata o, addirittura, una brocca piena di medaglie. Entro il [[1404]] Donatello era già rientrato a Firenze, per collaborare con Ghiberti alla creazione dei modelli in cera per la porta del Battistero. Filippo restò ancora a Roma, pagandosi l'alloggio con saltuari lavori da orafo. Nel frattempo il suo interesse si spostò dalla scultura all'architettura, dedicandosi, sempre secondo il Manetti, allo studio degli edifici romani, cercando di capirne i segreti e i dettagli strutturali. Brunelleschi si concentrò soprattutto sulle proporzioni degli edifici e sul recupero delle tecniche di costruzione antiche. Negli anni successivi dovette tornare a Firenze, dove è documentato ma non in maniera continuativa, spostandosi probabilmente per tornare di nuovo a Roma in più occasioni<ref>Per tutto il paragrafo: {{cita|Capretti|pp. 22-23}}.</ref>.
[[File:Tempel der Minerva Medica-1.jpg|thumb|200px|left|[[Tempio di Minerva Medica|Ninfeo degli Horti Liciniani]] a Roma, sicuramente studiato da Brunelleschi in uno dei suoi viaggi]]
Deluso dall'esito del concorso, nel [[1402]] Brunelleschi si recò a [[Roma]] per studiare "l'antico", con [[Donatello]], allora ventenne, con il quale si andava instaurando un intenso rapporto di amicizia. Il soggiorno romano fu cruciale per le vicende artistiche di entrambi. Qui poterono osservare i copiosi resti antichi, copiarli e studiarli per trarre ispirazione. Il [[Vasari]] racconta come i due vagassero nella città spopolata alla ricerca di "pezzi di capitelli, colonne, cornici e basamenti di edifizj", mettendosi a scavare quando li vedevano affiorare dal terreno. La coppia veniva chiamata per dileggio "quella del tesoro", poiché si pensava che scavassero alla ricerca di tesori sepolti, e in effetti in qualche occasione rinvennero materiali preziosi, come qualche cammeo o pietra dura intagliata o, addirittura, una brocca piena di medaglie. Entro il [[1404]] Donatello era già rientrato a Firenze, per collaborare con Ghiberti alla creazione dei modelli in cera per la porta del Battistero. Filippo restò ancora a Roma, pagandosi l'alloggio con saltuari lavori da orafo. Nel frattempo il suo interesse si spostò dalla scultura all'architettura, dedicandosi, sempre secondo il Manetti, allo studio delle tipologie degli edifici romani, cercando di capirne i segreti e i dettagli strutturali. Brunelleschi si concentrò soprattutto sulle proporzioni degli edifici e sul recupero delle tecniche di costruzione antiche. Negli anni successivi dovette tornare a Firenze, dove è documentato ma non in maniera continuativa, spostandosi probabilmente per tornare di nuovo a Roma in più occasioni<ref>Per tutto il paragrafo: Capretti, cit., pp. 22-23.</ref>.
 
=== Il rientro a Firenze (1404-14091404–1409) ===
Fin dal [[1404]] venne consultato a Firenze per importanti questioni d'arte, prime fra tutte il cantiere di [[Santa Maria del Fiore]], per il quale fornì consulenze tecniche e modelli, come quello a proposito di un [[contrafforte]] (1404)<ref name="C 23">{{cita|Capretti, cit., |p. 23}}.</ref>.
 
Gli anni del primo decennio del Quattrocento sono descritti dai biografi con vari aneddoti, come quello del [[sarcofago romano]] visto nel [[duomo di Cortona]] da Donatello, che Brunelleschi andò seduta stante a copiare, o quello dello [[Novella del Grasso legnaiuolo|scherzo al legnaiolo Manetto di Jacopo Ammannatini]] detto il Grasso (datato dai biografi al [[1409]]), che per la vergogna avrebbe deciso di emigrare in [[Ungheria]] al seguito di [[Pippo Spano]]<ref name="C 23"/>.
 
=== Il Crocifisso di Santa Maria Novella (1410 circa) ===
{{vedi anche|Crocifisso di Brunelleschi}}
{|align=right
|[[File:Crocifisso di donatello, 1406-08 01.JPG|thumbminiatura|200pxupright=0.8|leftsinistra|Il [[Crocifisso di Santa Croce (Donatello)|Crocifisso di Donatello]] (1406-14081406–1408)]]
||[[File:Crocifisso di brunelleschi, 1410-15 02.JPG|thumbminiatura|200pxupright=0.8|Il [[Crocifisso di Brunelleschi]] (1410-14151410–1415)]]
|}
L'attività principale di Brunelleschi fino al [[1440]] circa fu quella di scultore, e anche dopo la realizzazione dei grandi edifici per cui è maggiormente famoso continuò saltuariamente a ricevere commissioni di scultura.
 
Le fonti e i documenti ricordano vari lavori scultorei di gioventù, tra le quali una ''Maria Maddalena'' per [[Santo Spirito (Firenze)|Santo Spirito]] che non ci è pervenuta, forse distrutta nell'incendio del [[1471]]<ref name="C24">{{cita|Capretti, cit., |p. 24}}.</ref>. Resta invece il ''[[Crocifisso di Brunelleschi|Crocifisso]]'' databile intorno al [[1410]]-[[1415]].
 
Vasari riporta con dovizia di particolari un curioso aneddoto sulla reazione di Brunelleschi alla vista del [[crocifisso di Santa Croce (Donatello)|crocifisso di Santa Croce]] di [[Donatello]], che trovò troppo "contadino" e in risposta al quale scolpì il suo. In realtà gli studi più recenti tendono a smentire l'episodio, collocando le due opere a una distanza tra i due e i dieci anni l'una dall'altra, anche se è molto probabile che i due amici ebbero modo di confrontarsi sul tema<ref name="C24"/>.
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Se il Cristo di Donatello era colto nel momento dell'agonia con occhi semiaperti, bocca dischiusa e corpo sgraziato, quello di Brunelleschi era improntato a una solenne ''gravitas'', con un attento studio delle proporzioni e dell'anatomia del corpo nudo, secondo uno stile essenziale ispirato all'antico. Esso è perfettamente inscrivibile in un [[Quadrato (geometria)|quadrato]], con le braccia aperte che misurano esattamente quanto l'altezza. Secondo [[Luciano Bellosi]]<ref name="Bellosi">[[Luciano Bellosi]], ''Da Brunelleschi a Masaccio'', in ''Masaccio e le origini del Rinascimento'', catalogo della mostra 2002.</ref> la scultura di Brunelleschi sarebbe "la prima opera rinascimentale della storia dell'arte", punto di riferimento per gli sviluppi successivi di [[Donatello]], [[Nanni di Banco]] e [[Masaccio]].
 
=== Le statue per Orsanmichele (1412 circa-1415circa–1415) ===
[[File:Orsanmichele-Sant-Pere.jpg|thumb|190px|''[[San Pietro (Brunelleschi)|San Pietro]]'' di Orsanmichele (replica)]]
{{vedi anche|San Pietro (Brunelleschi)|Madonna col Bambino (Brunelleschi)}}
[[File:Orsanmichele-Sant-Pere.jpg|miniatura|''[[San Pietro (Brunelleschi)|San Pietro]]'' di Orsanmichele (replica)]]
Agli inizi del secondo decennio del Quattrocento Brunelleschi e [[Donatello]] furono chiamati per partecipare alla decorazione delle nicchie di [[Orsanmichele]]. Secondo [[Vasari]] e altre fonti cinquecentesche (ma non la biografia di [[Antonio Manetti]]), i due ricevettero congiuntamente la commissione per il ''[[San Pietro (Brunelleschi)|San Pietro]]'' dell'[[Arte dei Beccai]] e il ''[[San Marco (Donatello)|San Marco]]'' dell'[[Arte dei Linaioli e Rigattieri]], ma Brunelleschi declinò presto l'opera lasciando il campo libero al collega. La critica recente ha invece attribuito il ''San Pietro'', databile al [[1412]], proprio a Brunelleschi, per l'altissima qualità dell'opera, con il vestito all'antica, come in una delle statue di antichi romani, i polsi magri e tendinosi, come nel ''[[Sacrificio di Isacco (Brunelleschi)|Sacrificio di Isacco]]'', le teste con le profonde bozze oculari, le rughe che solcano la fronte e i tratti energici del naso che richiamano i rilievi dell'[[altare di San Jacopo|altare d'argento di San Jacopo]] a [[Pistoia]]<ref name="C26">Capretti, cit., p. 26.</ref>. Il ''San Marco'' invece, databile al [[1413]], è opera unanimemente attribuita a Donatello e pare ispirata proprio all'atteggiamento del ''San Pietro''<ref name="C26"/>.
 
Agli inizi del secondo decennio del Quattrocento Brunelleschi e [[Donatello]] furono chiamati per partecipare alla decorazione delle nicchie di [[Orsanmichele]]. Secondo [[Vasari]] e altre fonti cinquecentesche (ma non la biografia di [[Antonio Manetti]]), i due ricevettero congiuntamente la commissione per il ''[[San Pietro (Brunelleschi)|San Pietro]]'' dell'[[Arte dei Beccai]] e il ''[[San Marco (Donatello)|San Marco]]'' dell'[[Arte dei Linaioli e Rigattieri]], ma Brunelleschi declinò presto l'opera lasciando il campo libero al collega. La critica recente ha invece attribuito il ''San Pietro'', databile al [[1412]], proprio a Brunelleschi, per l'altissima qualità dell'opera, con il vestito all'antica, come in una delle statue di antichi romani, i polsi magri e tendinosi, come nel ''[[Sacrificio di Isacco (Brunelleschi)|Sacrificio di Isacco]]'', le teste con le profonde bozze oculari, le rughe che solcano la fronte e i tratti energici del naso che richiamano i rilievi dell'[[altare di San Jacopo|altare d'argento di San Jacopo]] a [[Pistoia]]<ref name="C26">{{cita|Capretti|p. 26}}.</ref>. Il ''San Marco'' invece, databile al [[1413]], è opera unanimemente attribuita a Donatello e pare ispirata proprio all'atteggiamento del ''San Pietro''<ref name="C26"/>.
 
Alcuni, più prudentemente, preferiscono parlare di un ''Maestro del San Pietro di Orsanmichele'', a cui è attribuita anche la ''[[Madonna col Bambino (Brunelleschi)|Madonna col Bambino]]'' del [[museo di palazzo Davanzati]] a [[Firenze]], conosciuta in molte copie tra cui una in legno policromo al [[Museo del Bargello]]<ref name="C26"/>.
 
Nel [[1412]] Brunelleschi si trovò a Prato, invitato a dare una consulenza sulla facciata del [[duomo di Prato|duomo]]<ref name="C120">{{cita|Capretti, cit., |p. 120}}.</ref>.
 
Nel [[1415]] ristrutturò il [[Ponte a mare]] a [[Pisa]], ora distrutto, e lo stesso anno fu consultato con Donatello per progettare sculture da collocare sugli sproni del [[Duomo di Firenze]], tra cui una statua gigantesca in [[piombo]] dorato, che pare non fu mai realizzata<ref name="C120"/>.
 
=== L'invenzione della prospettiva lineare (1416 circa) ===
Brunelleschi fu l'inventore della ''[[prospettiva]] a punto unico di fuga'', che fu l'elemento più tipico e caratterizzante nelle rappresentazioni artistiche del [[Rinascimento fiorentino]] e [[rinascimento italiano|italiano]] in generale<ref name="C28">{{cita|Capretti, cit., |p. 28}}.</ref>.
 
Durante la sua formazione giovanile ebbe sicuramente a che fare con nozioni di [[ottica]], comprese quelle di ''perspectiva'', che all'epoca indicava un metodo per calcolare distanze e lunghezze raffrontandolemettendole a confronto con dimensioni note. Grazie forse all'amicizia con [[Paolo dal Pozzo Toscanelli]] Brunelleschi poté ampliare le proprie conoscenze, arrivando a formulare poi le regole della "prospettiva" geometrica lineare centrica come la intendiamo oggi, cioè come metodo di rappresentazione per creare un mondo illusionisticamente reale<ref name="C28"/>.
 
Per arrivare a un traguardo così importante, che segnò in modo cruciale la figurazione occidentale, Brunelleschi si servì di due tavolette in legno, costruite entro il [[1416]], con vedute urbane dipinte sopra, entrambe perdute ma note attraverso le descrizioni che ne fece [[Leon Battista Alberti]]<ref name="C28"/>.
 
==== Il pannello del Battistero ====
Il primo pannello era di forma quadrata, con il lato lungo circa 29&nbsp;cm, e rappresentava una veduta del [[Battistero di Firenze]] dal portale centrale di [[Santa Maria del Fiore]]. La sinistra e la destra erano scambiate, poiché esso doveva essere guardato attraverso uno specchio, mettendo l'occhio in un foro in basso sull'asse centrale della tavola stessa e tenendo lo specchio con il braccio. Alcuni accorgimenti erano stati presi per dare un effetto naturale all'immagine: il cielo nella tavoletta era rivestito con carta argentata, per poter riflettere la luce atmosferica naturale e il foro era svasato, più largo vicino alla superficie dipinta, più piccolo dal lato dove si appoggiava l'occhio<ref name="C30">{{cita|Capretti|p. 30}}.</ref>.
[[File:Ricostruzione della tavoletta prospettica del battistero di Brunelleschi.jpg|thumb|left|230px|Una possibile ricostruzione della tavoletta di Brunelleschi a partire da una fotografia (si devono immaginare le linee verticali dritte invece che distorte)]]
Il primo pannello era di forma quadrata, con il lato lungo circa 29&nbsp;cm, e rappresentava una veduta del [[Battistero di Firenze]] dal portale centrale di [[Santa Maria del Fiore]]. La sinistra e la destra erano scambiate, poiché esso doveva essere guardato attraverso uno specchio, mettendo l'occhio in un foro in basso sull'asse centrale della tavola stessa e tenendo lo specchio con il braccio. Alcuni accorgimenti erano stati presi per dare un effetto naturale all'immagine: il cielo nella tavoletta era rivestito con carta argentata, per poter riflettere la luce atmosferica naturale e il foro era svasato, più largo vicino alla superficie dipinta, più piccolo dal lato dove si appoggiava l'occhio<ref name="C30">Capretti, cit., p. 30.</ref>.
 
Innanzitutto Brunelleschi, stando dentro il portale, poteva annotare una "piramide visiva", cioè quella porzione di spazio visibile davanti a lui non nascosta dagli stipiti. Analogamente, se si metteva l'occhio nel foro si generava una piramide visiva, che aveva il centro nel punto esatto del foro. Ciò permetteva di fissare un punto di vista unico e fisso, impossibile da ottenere con le vedute a tutto campo<ref name="C30"/>.
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==== Il pannello di piazza della Signoria ====
Un secondo pannello, dove era presa una raffigurazione di [[piazza della Signoria]] vista dall'angolo con [[via de' Calzaiuoli]], era di utilizzo ancora più semplice, poiché non richiedeva l'uso dello specchio riflettente (bastava chiudere un occhio) e per questo non era invertita. Sulla tavoletta il cielo sopra gli edifici era stato tagliato via, per cui bastava sovrapporre l'immagine dipinta all'immagine reale fino a farle coincidere e calcolare le distanze. In questo caso era più facile definire la rappresentazione sulla tavoletta entro una piramide visiva, che aveva il vertice sul punto di fuga e la base all'altezza dell'occhio dello spettatore<ref name="C31">{{cita|Capretti, cit., |p. 31}}.</ref>.
 
In entrambi gli esperimenti era data grande importanza al cielo naturale, infatti in quegli anni si maturò la rottura con la tradizione medievale e i suoi astratti fondi oro o, tutt'al più, [[blu oltremare|blu]] [[lapislazzuli]], in favore di una rappresentazione più realistica<ref name="C31"/>.
 
[[File:Orsanmichele, san giorgio e la principessa di donatello.jpg|thumbminiatura|350pxupright=1.5|Donatello, ''[[San Giorgio libera la principessa (Donatello)|San Giorgio libera la principessa]]'' (copia dell'originale sulla nicchia di [[Orsanmichele]], Firenze)]]
 
Con questi studi Brunelleschi elaborò il metodo della prospettiva lineare unificata, che organizzava razionalmente le figure nello spazio. Gli storici e teorici successivi sono concordi nel riconoscere a Brunelleschi la paternità di tale scoperta, da [[Leon Battista Alberti]] al [[Filarete]], a [[Cristoforo Landino]]<ref name="C31"/>.
 
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=== Il concorso per la cupola di Santa Maria del Fiore (1418) ===
[[File:Filippo brunelleschi (attr.) modello ligneo per la cupola e le tribune.JPG|200px|thumb|Modello ligneo della cupola e delle absidi di Santa Maria del Fiore, attribuito a Brunelleschi, [[Museo dell'Opera del Duomo (Firenze)|Museo dell'Opera del Duomo]], [[Firenze]]]]
{{Vedi anche|Cupola del Brunelleschi}}
[[File:Filippo brunelleschi (attr.) modello ligneo per la cupola e le tribune.JPG|sinistra|miniatura|Modello ligneo della cupola e delle absidi di Santa Maria del Fiore, attribuito a Brunelleschi, [[Museo dell'Opera del Duomo (Firenze)|Museo dell'Opera del Duomo]], Firenze]]
 
Già dal primo decennio del XV secolo Brunelleschi ricevette incarichi da parte della [[Repubblica di Firenze]] per la costruzione o ristrutturazioni di fortificazioni, come quelle di [[Castello di Staggia Senese|Staggia]] (1431) o di [[Rocca di Vicopisano|Vicopisano]], che sono le meglio conservate delle sue architetture militari. Poco dopo iniziò a studiare il problema della [[cupola di Santa Maria del Fiore]], che fu l'opera esemplare della sua vita, dove sono presenti anche intuizioni esplicitate poi in opere future<ref name="C36"/>.
 
Brunelleschi era già stato interpellato più volte riguardo alla fabbrica del Duomo: nel [[1404]] con una commissione consuntiva circa un [[contrafforte]], nel [[1410]] per una fornitura di [[mattoni]], nel [[1417]] per non precisate "fatiche durate intorno alla cupola". Tra il [[1410]] e il [[1413]] era intanto stato costruito il [[tamburo (architettura)|tamburo]] ottagonale, alto tredici metri dal soffitto della [[navata]] maggiore, largo non meno di 42 e con muri spessi quattro metri, che aveva ulteriormente complicato il progetto originario di [[Arnolfo di Cambio]]. Una cupola così grande non era mai stata messa in opera dai tempi del [[Pantheon (Roma)|Pantheon]] e le tecniche tradizionali, con le impalcature e le armature di legno, sembravano improponibili per l'altezza e la vastità del foro da coprire. Nessuna varietà di legno avrebbe potuto reggere nemmeno provvisoriamente il peso di una copertura così ampia finché la cupola non fosse stata chiusa dalla [[lanterna (architettura)|lanterna]]<ref name="C36">{{cita|Capretti, cit., |p. 36}}.</ref>.
 
Il 19 agosto del [[1418]] venne bandito un concorso pubblico per affrontare il problema della copertura offrendo 200 [[fiorini]] d'oro a chi fornisse dei modelli e disegni soddisfacenti per le [[Centina|centine]], le armature, i ponti, gli strumenti per sollevare il materiale e quant'altro. Oltre ai problemi tecnici e ingegneristici, la cupola doveva anche concludere armonicamente l'edificio, sottolineandone il valore simbolico e imponendosi sullo spazio urbano e dei dintorni<ref>{{cita|De Vecchi- e Cerchiari, cit., |p. 35}}.</ref>. Dei diciassette partecipanti vennero ammessi a una seconda selezione Filippo Brunelleschi, autore di un apposito modello [[ligneo]], e [[Lorenzo Ghiberti]]<ref name="C38">{{cita|Capretti, cit., |p. 38}}.</ref>. Filippo allora perfezionò il suo modello ligneo ("grande come un forno"), apportando variazioni, aggiustamenti e modelli aggiuntivi, per dimostrare la fattibilità di una cupola senza armatura. AAlla fine del [[1419]], con l'aiuto di [[Nanni di Banco]] e [[Donatello]], Brunelleschi inscenò una dimostrazione in [[piazza del Duomo (Firenze)|piazza del Duomo]], realizzando un modello di cupola in [[mattoni]] e [[calcina]] senza armatura, nello spazio tra il Duomo e Campanile. La dimostrazione impressionò positivamente gli Operai del Duomo e risulta pagato 45 [[fiorini]] d'oro, il 29 dicembre [[1419]]<ref name="C38"/>.
 
Il 27 marzo [[1420]] fu sollecitata una consultazione finale, che assegnò infine i lavori (il 26 aprile) a Brunelleschi e Ghiberti, nominati Provveditori della cupola, affiancandoli al capomastro della fabbrica Battista d'Antonio. Lo stipendio era modesto: solo tre fiorini a testa. Il "vice" sostituto di Brunelleschi fu [[Giuliano d'Arrigo]], detto [[il Pesello]], mentre Ghiberti nominò [[Giovanni di Gherardo da Prato]]<ref name="C38"/>. La decisiva consultazione venne festeggiata con una colazione a base di [[vino]], [[Baccello|baccelli]] (fave in toscano), [[pane]] e [[Citrus × sinensis|melarance]]<ref name="C38"/>.
 
=== Lo Spedale degli Innocenti (dal 1419) ===
[[File:Spedale degli Innocenti.JPG|thumb|250px|Lo Spedale degli Innocenti]]
{{vedi anche|Spedale degli Innocenti}}
[[File:Ospedale degli Innocenti Florenz.jpg|miniatura|400px|Lo Spedale degli Innocenti]]
Nel [[1419]] iniziò a lavorare su commissione dell'[[Arte della Seta]] allo [[Spedale degli Innocenti]], il primo edificio costruito secondo canoni classici<ref>Capretti, cit., p. 60.</ref>. Esso era un [[orfanotrofio]] e Brunelleschi progettò un complesso che riprendeva la tradizione di altri ospedali, come [[ospedale di San Matteo|quello di San Matteo]] (della fine del XIV secolo). Lo schema prevedeva un porticato esterno in facciata, che dà accesso a un cortile quadrato dove si affacciano due edifici a base rettangolare di uguali dimensioni, rispettivamente la [[chiesa (architettura)|chiesa]] e l'abituro, cioè il dormitorio; nel piano seminterrato si aprono i saloni per l'officina e la scuola. La costruzione venne avviata il 19 agosto [[1419]] e i pagamenti documentano la presenza di Brunelleschi al cantiere fino al [[1427]], dopo di che subentrò probabilmente [[Francesco della Luna]]. Aggiunte e modifiche al progetto originario di Brunelleschi sono oggi di controversa identificazione, ma sicuramente ci furono e furono rilevanti, come testimonia [[Antonio Manetti]], che riporta varie critiche del maestro ai prosecutori dei lavori. Il portico esterno fu sicuramente opera di Brunelleschi; esso funge da cerniera fra lo Spedale e la piazza ed è composto da nove campate con [[volta a vela|volte a vela]] e archi a tutto sesto poggianti su colonne in [[pietra serena]] dai [[capitelli corinzi]] con [[pulvino]]<ref name="C62">Capretti, cit., p. 62.</ref>.
[[File:Adriano Marinazzo - Progetto Brunelleschi - Ospedale Innocenti.jpg|miniatura|400px|Ricostruzione del prospetto dell'Ospedale degli Innocenti secondo il progetto originario di Brunelleschi<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Adriano Marinazzo|anno=2010|titolo=La restituzione digitale della fronte porticata dell’Ospedale degli Innocenti da Brunelleschi a Della Luna (1420-1440)|rivista=Il mercante L’Ospedale I fanciulli|pp=86-87|url=https://www.academia.edu/20299735/La_restituzione_digitale_della_fronte_porticata_dell_Ospedale_degli_Innocenti_da_Brunelleschi_a_Della_Luna_1420_1440_The_digital_reconstruction_of_the_portico_fa%C3%A7ade_of_the_Ospedale_degli_Innocenti_from_Brunelleschi_to_Della_Luna_1420_1440_}}</ref>]]
 
Nel [[1419]] iniziò a lavorare su commissione dell'[[Arte della Seta]] allo [[Spedale degli Innocenti]], il primo edificio costruito secondo canoni classici<ref>{{cita|Capretti|p. 60}}.</ref>. Esso era un [[brefotrofio]] e Brunelleschi progettò un complesso che riprendeva la tradizione di altri ospedali, come [[ospedale di San Matteo|quello di San Matteo]] (della fine del XIV secolo). Lo schema prevedeva un porticato esterno in facciata, che dà accesso a un cortile quadrato dove si affacciano due edifici a base rettangolare di uguali dimensioni, rispettivamente la [[chiesa (architettura)|chiesa]] e l'abituro, cioè il dormitorio; nel piano seminterrato si aprono i saloni per l'officina e la scuola. La costruzione venne avviata il 19 agosto 1419, e i pagamenti documentano la presenza di Brunelleschi al cantiere fino al [[1427]], dopo di che subentrò probabilmente [[Francesco della Luna]]. Aggiunte e modifiche al progetto originario di Brunelleschi sono oggi di controversa identificazione, ma sicuramente ci furono e furono rilevanti, come testimonia [[Antonio Manetti]], che riporta varie critiche del maestro ai prosecutori dei lavori. Il portico esterno fu sicuramente opera di Brunelleschi; esso funge da cerniera fra lo Spedale e la piazza ed è composto da nove campate con [[volta a vela|volte a vela]] e archi a tutto sesto poggianti su colonne in [[pietra serena]] dai [[capitelli corinzi]] con [[pulvino]]<ref name="C62">{{cita|Capretti|p. 62}}.</ref>.
 
[[File:Ospedale degli Innocenti, Particolare.jpg|miniatura|sinistra|Il modulo del portico, con i tondi di [[Andrea della Robbia]], aggiunti solo nel [[1487]]]]
 
[[File:Ospedale degli Innocenti, Particolare.jpg|thumb|250px|left|Il modulo del portico, con i tondi di [[Andrea della Robbia]], aggiunti solo nel [[1487]]]]
Una serie di scelte per contenere i costi fu alla base di una delle più felici realizzazioni architettoniche del [[architettura rinascimentale|Rinascimento]], che ebbe uno straordinario influsso sull'architettura successiva, venendo reinterpretato in infiniti modi. Innanzitutto vennero scelti dei materiali a basso costo come la [[pietra serena]] per le membrature architettoniche, fino ad allora poco usata per via della sua fragilità agli agenti atmosferici, e l'intonaco bianco, che crearono quell'equilibrata bicromia di grigio e bianco che divenne un tratto caratteristico dell'architettura fiorentina e [[architettura rinascimentale|rinascimentale]] in generale<ref name="C62"/>.
 
Inoltre, sempre per risparmiare, venne scelta della manodopera poco esperta, che rese necessaria una semplificazione delle tecniche di misurazione e di costruzione. Per esempio il [[modulo (architettura)|modulo]] tra colonna e colonna, che si ripete proporzionalmente in tutto l'edificio, non venne calcolato tra gli assi centrali delle colonne, ma più semplicemente tra i punti esterni delle basi. QuestoIl modulo (10 [[braccia fiorentine]], circa 5, 84 metri) definiva anche l'altezza dalla base della colonna al pulvino compreso, la larghezza del portico, il diametro degli archi e l'altezza del piano superiore misurata oltre il cornicione; mezzo modulo era inoltre il raggio delle volte e l'altezza delle finestre; il doppio del modulo era l'altezza dal piano del calpestio del portico al davanzale delle finestre. Il risultato, forse inaspettato per lo stesso Brunelleschi, fu quello di un'architettura estremamente nitida, dove si può cogliere spontaneamente il ritmo semplice ma efficace delle membrature architettoniche, come una successione ideale, sotto il portico, di cubi sormontati da semisfere inscrivibili nel cubo stesso<ref>{{cita|Capretti, cit., |p. 64}}.</ref>.
 
Il modulo calcolato in maniera tradizionale (distanza tra gli assi delle colonne) dà la misura di undici braccia, che venne usata a sua volta come modulo nel corpo centrale dell'ospedaledello Spedale e in altre architetture di Brunelleschi come [[San Lorenzo (Firenze)|San Lorenzo]] e [[Santo Spirito (Firenze)|Santo Spirito]]<ref>{{cita|Capretti, cit., |p. 65}}.</ref>.
 
Brunelleschi non si limitò a progettare la facciata dell'edificio ma ne studiò la funzione sociale, raccordando la piazza su cui sorge ([[piazza della Santissima Annunziata]]) e il centro della città (il [[Duomo di Firenze|duomo]]) tramite l'attuale [[via dei Servi]]<ref>{{cita|Capretti, cit., |p. 66}}.</ref>.
 
=== La costruzione della cupola (dal 1420) ===
[[File:ViewFlorence ofduomo the Duomo's dome, Florencefc10.jpg|thumb|200pxminiatura|Cupola di Santa Maria del Fiore]]
[[File:Giovan battista nelli (attr.), ricostruzione dei ponteggi interni della cupola di brunelleschi, seconda metà del XVII sec., gabinetto disegni e stampe.jpg|thumb|250pxminiatura|[[Giovan Battista Nelli]], ricostruzione dei ponteggi interni della cupola di Brunelleschi, seconda metà del XVII secolo]]
 
I lavori alla cupola iniziarono finalmente il 7 agosto [[1420]] e l'Opera del Duomo dispose esplicitamente che il modello da seguire fosse quello messo su da Filippo in [[piazza del Duomo (Firenze)|piazza Duomo]], che rimase visibile da tutta la cittadinanza fino al [[1431]]. La storia della costruzione della cupola, ricostruita con notevole precisione grazie alla biografia del Manetti ampliata dal Vasari, alla documentazione d'archivio pubblicata nell'Ottocento e ai risultati dell'osservazione diretta della struttura durante i lavori di restauro iniziati nel [[1978]], assume il tono incalzante di un'avventura umana irripetibile, come una sorta di mito moderno che ha come unico protagonista Brunelleschi stesso, con il suo genio, la sua tenacia, la sua fiducia nel raziocinio<ref name="C42">{{cita|Capretti, cit., |p. 42}}.</ref>. Brunelleschi dovette vincere le perplessità, le critiche e le incertezze degli Operai del Duomo e si prodigò in spiegazioni, modelli e relazioni sul suo progetto, che prevedeva la costruzione di una cupola a doppia calotta con camminamenti nell'intercapedine ed edificabile senza armatura, ma con impalcature autoportanti. Per rompere gli indugi arrivò anche a dare una dimostrazione pratica di cupola costruita senza armatura nella cappella di Schiatta [[Ridolfi (famiglia)|Ridolfi]] nella [[chiesa di San Jacopo sopr'Arno]], oggi distrutta. Gli Operai alla fine si convinsero, ma affidarono l'incarico a Brunelleschi solo fino a un'altezza di 14 braccia, riservandosi prudentemente la conferma a un momento successivo, se l'opera fosse corrisposta a quanto promesso<ref name="C42"/>.
 
Avere Ghiberti tra i piedi fu un altro ostacolo da superare: Brunelleschi cercò allora di allontanarlo dimostrando la sua inadeguatezza; fingendosi malato, lasciò il collega da solo a soprintendere alla costruzione, finché non venne richiamato con sollecito, riconosciuta l'incapacità del collega. A quel punto Filippo poté pretendere una netta divisione dei compiti: a lui la creazione dei ponteggi, a Ghiberti quella delle catene; e nuovamente gli errori tecnici di Ghiberti fecero sì che Filippo venisse dichiarato governatore capo dell'intera fabbrica. Nel [[1426]] vennero confermati gli incarichi sia a Brunelleschi che a Ghiberti, il quale seguì il cantiere solo marginalmente fino al [[1433]]. A riprova di ciò resta la documentazione sul diverso trattamento salariale dei due, che andava dai cento fiorini l'anno per Brunelleschi ai soli tre di Ghiberti, inalterati dal contratto iniziale, per una collaborazione a tempo parziale<ref name="C41">{{cita|Capretti, cit., |p. 41}}.</ref>.
 
Nell<nowiki>{{'</nowiki>}}''Istruzione'' del [[1420]] e nel ''Rapporto'' sono contenute informazioni sulla tecnica muraria della cupola: in pietra fino a i primi sette metri circa, poi in mattoni, composti con la tecnica detta "spinapesce", che prevedeva l'inserimento a intervalli regolari di un mattone per lungo, murato tra mattoni messi orizzontalmente. In tale maniera i tratti sporgenti dei mattoni "in piedi" facevano da sostegno per l'anello successivo. Questa tecnica, che procede come una spirale, era già stata usata in edifici orientali precedenti, ma era inedita per l'area fiorentina<ref name="C41"/>.
 
Brunelleschi utilizzò per la cupola una forma a sesto acuto, «più magnifica e gonfiante», obbligato da esigenze pratiche ed estetiche: infatti le dimensioni non permettevano d'impiegare una forma semisferica. Scelse inoltre la doppia calotta, cioè due cupole una interna e una esterna, ciascuna divisa in verticale da otto [[Vela (architettura)|vele]]. Il maggiore sviluppo in altezza del sesto acuto compensava in altezza l'eccezionale sviluppo orizzontale della navata, unificando nella cupola tutti gli spazi. Un effetto analogo si percepisce dall'interno, dove il vano gigantesco della cupola accentra gli spazi delle cappelle radiali conducendo lo sguardo verso il punto di fuga ideale nell'occhio della [[Lanterna (architettura)|lanterna]]<ref name="DVC 36."/>.
 
[[File:Mariano di jacopo detto il taccola, veduta generale della gru di Brunelleschi, prima metà xv sec, BNCF Ms. Palatino 776, c. 10r.jpg|thumbminiatura|left|200pxsinistra|Mariano di Jacopo detto il Taccola, ''Veduta generale della gru di Brunelleschi'', prima metà XV secolo, [[BNCF]], Ms. Palatino 776, c. 10r.]]
 
Brunelleschi fece poggiare la cupola esterna su ventiquattro supporti posti sopra gli spicchi di quella interna e incrociati con un sistema di sproni orizzontali che ricordavano nel complesso una griglia di [[Meridiano (geografia)|meridiani]] e [[Parallelo (geografia)|paralleli]]. La cupola esterna, mattonata con cotto rosso inframmezzato da otto costoloni bianchi, proteggeva anche dall'umidità la costruzione e faceva sembrare la cupola più ampia di quanto non sia. La cupola interna, più piccola e robusta, regge il peso di quella esterna e, tramite gli appoggi intermedi, le permette di svilupparsi maggiormente in altezza<ref name="DVC 36."/>. Nell'intercapedine infine si trova il sistema di scale che permette di salire sulla sommità. La cupola - soprattutto dopo la conclusione con la lanterna, che con il suo peso consolidava ulteriormente [[costoloni]] e vele - è quindi una struttura organica, dove i singoli elementi si danno reciprocamente forza<ref name="DVC 36."/>, riconvertendo anche i [[Forza peso|pesi]] potenzialmente negativi in [[forze]] che aumentano la coesione, quindi positive. Le membrature sono prive di orpelli decorativi e, a differenza dell'[[architettura gotica]], il complesso gioco statico che sostiene l'edificio è nascosto nell'intercapedine, anziché mostrato apertamente<ref name="DVC 36."/>.
 
Per costruire la doppia calotta, Brunelleschi mise a punto un'impalcatura aerea che si innalzava gradualmente, partendo da una piattaforma lignea montata all'altezza del tamburo e fissata alle vele tramite anelli inseriti nella muratura<ref name="C44">{{cita|Capretti, cit., |p. 44}}.</ref>. All'inizio dell'opera, dove la parete della cupola era pressoché verticale, il ponteggio era sostenuto da travi infilate nel muro, mentre per l'ultimo tratto, in cui la calotta si curvava fino a convergere verso il centro, Brunelleschi progettò un ponteggio sospeso nel vuoto al centro della cupola, forse appoggiato con lunghe travi a piattaforme poste a quote inferiori, dove si trovavano anche i depositi di materiali e di strumenti<ref name="C44"/>.
 
Brunelleschi migliorò anche le tecnologie per alzare i pesanti blocchi di laterizio, applicando agli argani e alle carrucole di epoca gotica un sistema di moltiplicatori derivati da quelli usati nella fabbricazione degli orologi, in grado di aumentare l'efficacia della loro forza. Una coppia di cavalli legati a un albero verticale davano origine a un movimento circolare ascendente, che veniva poi impresso a un albero orizzontale da cui si arrotolavano e srotolavano le funi che sorreggevano le carrucole con i carichi. Questi macchinari, che svolgevano delle funzioni specifiche per il sollevamento e posizionamento dei materiali sulla cupola in costruzione, rimasero probabilmente nei pressi del cantiere per un certo tempo, e furono riprodotte da Bonaccorso Ghiberti, Mariano di Jacopo (Taccola), Francesco di Giorgio, Giuliano da Sangallo e Leonardo da Vinci. Per migliorare le condizioni di lavoro, Brunelleschi aveva inoltre approntato un sistema di illuminazione delle scale e dei passaggi che corrono, a vari livelli, tra l'involucro interno e quello esterno della cupola e con punti d'appoggio in ferro<ref name="C44"/>.
 
Vennero previsti dei punti di sostegno per i ponteggi necessari ad un'eventuale decorazione pittorica o musiva della calotta, mentre per l'esterno fu progettato sia un sistema di scolo delle acque piovane, sia un sistema di «buche e diversi aperti, acciò che i venti si rompessino, et i vapori, insieme con i tremuoti, non potessino far nocumento», sempre secondo quanto scrive il Vasari<ref name="C44"/>.
 
[[File:Leonardo da vinci, argano a tre velocità di Brunelleschi, 1480 circa, biblioteca ambrosiana, CA, c. 1083 v.jpg|thumb|250px|Leonardo da Vinci, ''Argano a tre velocità di Brunelleschi'', 1480 circa, [[Biblioteca Ambrosiana]], [[codice Atlantico|CA]], c. 1083 verso]]
Ogni vela era affidata a una diversa squadra di muratori guidata da un capomastro, in modo da procedere uniformemente su ciascun lato. Quando la costruzione arrivò parecchio in alto, Brunelleschi allestì sui ponteggi anche una zona ristoro, dove gli operai potevano fare la pausa pranzo senza perdere tempo a scendere e risalire<ref>Scrive il [[Giorgio Vasari|Vasari]]: «Era già cresciuta la fabbrica tanto alto, che era uno sconcio grandissimo, salito che uno vi era, inanzi si venisse in terra; e molto tempo perdevano i maestri nello andare a desinare e bere, e gran disagio per il caldo del giorno pativano. Fu adunque trovato da Filippo ordine che si aprissero osterie nella cupola con le cucine, e vi si vendesse il vino, e così nessuno si partiva del lavoro se non la sera. Il che fu a loro commodità, et all'opera utilità grandissima.»</ref>.
 
Brunelleschi dovette anche governare con polso le insubordinazioni, come lo sciopero dei muratori fiorentini che chiedevano migliori condizioni di lavoro, al quale rispose assumendo operai lombardi, più remissivi e avvezzi a lavorare nei grandi cantieri delle cattedrali del nord, lasciando i fiorentini a bocca asciutta, finché non li riassunse, ma a salario minorato. Brunelleschi fu costantemente al cantiere e si occupava di tutto, dalla progettazione di [[Argano|argani]], [[carrucola|carrucole]] e macchinari, alla scelta dei materiali nelle [[Miniera di superficie|cave]], dal controllo dei [[mattoni]] alle fornaci, al disegno di imbarcazioni per il trasporto, come quella brevettata nel [[1438]] con una propulsione a eliche ad aria e ad acqua, che però perse rovinosamente una parte del proprio carico mentre risaliva l'[[Arno]] presso [[Empoli]].{{senza fonti}}<!--[https://www.google.pt/books/edition/Filippo_Brunelleschi/0ZZIAQAAIAAJ?hl=pt-PT&gbpv=1&bsq=arno+imbarcazione+filippo+brunelleschi+empoli&dq=arno+imbarcazione+filippo+brunelleschi+empoli&printsec=frontcover nel 19 giugno 1421 Brunelleschi ottiene la"patente" (è breveto) per la invenzione di un nuovo tipo di natante]-->
 
Il suo proverbiale disinteresse per aiuti da parte di altri lo portò anche nel [[1434]] a rifiutare di riscriversi all'[[Arte dei Maestri di pietra e legname]], che gli costò il carcere finché non venne liberato su intercessione dell'Opera del Duomo<ref>{{cita|Capretti, cit., |p. 46}}.</ref>.
Per la costruzione delle due cupole, quella interna e quella esterna, vennero impiegati 4 milioni di mattoni di 55 forme e dimensioni differenti ed è la più grande cupola di mattoni del mondo.
 
Non ci sono pervenute testimonianze dirette dei progetti di Brunelleschi per i macchinari, ma ne restano numerose copie su disegno di [[Mariano di Jacopo|Mariano di Jacopo detto il Taccola]], [[Francesco di Giorgio Martini]], [[Bonaccorso Ghiberti]] e [[Leonardo da Vinci]]<ref>{{cita|Capretti, cit., |p. 47}}.</ref>.
 
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File:Antonio da sangallo il vecchio, disegno per una cupola a spinapesce, gabinetto dei disegni e delle stampe.jpg|[[Antonio da Sangallo il Vecchio]], ''Disegno di cupola a "spinapesce"'', inizio del XVI secolo, [[Gabinetto dei Disegni e delle Stampe]], [[Firenze]]
File:Bonaccorso ghiberti, veduta della gru di brunelleschi, post 1446, BNCF, B.R. 228, c. 106r.jpg|Bonaccorso Ghiberti, ''veduta della gru di Brunelleschi'' (post 1446), [[BNCF]], B.R. 228, c. 106r
File:Leonardo da vinci, argano a tre velocità di Brunelleschi, 1480 circa, biblioteca ambrosiana, CA, c. 1083 v.jpg|Leonardo da Vinci, ''Argano a tre velocità di Brunelleschi'', 1480 circa, [[Biblioteca Ambrosiana]], [[codice Atlantico|CA]], c. 1083 verso
File:Argani e macchinari per la costruzione della cupola 03.JPG|Carrucole usate nel cantiere della cupola, [[Museo dell'Opera del Duomo (Firenze)|Museo dell'Opera del Duomo]], Firenze
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=== Cappella Barbadori (1420) ===
[[File:Cappella barbadori, architettura 01.JPG|thumb|200px|Cappella Barbadori in Santa Felicita]]
{{vedi anche|Cappella Barbadori}}
[[File:Cappella barbadori, architettura 01.JPG|miniatura|170px|Cappella Barbadori in Santa Felicita]]
Nel [[1420]] Brunelleschi realizzò la [[cappella Barbadori]], poi [[Capponi]], nella [[chiesa di Santa Felicita (Firenze)|chiesa di Santa Felicita]] a [[Firenze]]. Con la distruzione della cappella [[Ridolfi (famiglia)|Ridolfi]] in [[San Jacopo sopr'Arno]], questa cappella è la più antica opera del genere costruita da Brunelleschi che ci sia pervenuta, nonostante i pesanti rimaneggiamenti successivi. Essa è inoltre una delle prime tappe del percorso di riflessione del grande architetto sul tema degli edifici a pianta centrale<ref name="C86">Capretti, cit., p. 86.</ref>.
 
Nel 1420 Brunelleschi realizzò la [[cappella Barbadori]], poi [[Capponi (famiglia)|Capponi]], nella [[chiesa di Santa Felicita (Firenze)|chiesa di Santa Felicita]] a [[Firenze]]. Con la distruzione della cappella [[Ridolfi (famiglia)|Ridolfi]] in [[San Jacopo sopr'Arno]], questa cappella è la più antica opera del genere costruita da Brunelleschi che ci sia pervenuta, nonostante i pesanti rimaneggiamenti successivi. Essa è inoltre una delle prime tappe del percorso di riflessione del grande architetto sul tema degli edifici a pianta centrale<ref name="C86">{{cita|Capretti|p. 86}}.</ref>.
La cupola emisferica, poi distrutta e rifatta, poggiava su un ambiente cubico, raccordandosi con quattro [[pennacchio (architettura)|pennacchi]] tra gli archi a tutto sesto delle pareti; in ciascuno di essi si trovava un oculo cieco, dove oggi si trovano gli affreschi degli ''Evangelisti'' di [[Pontormo]] e [[Bronzino]]. Innovativo era l'uso agli angoli di doppie semicolonne ioniche, invece dei tradizionali [[pilastri]] gotici; esse, sui lati esterni, si appoggiano su pilastri angolari [[ordine corinzio|corinzi]]. Lo schema, che ripropone, isolandolo, il modello della [[campata]] del portico dello [[Spedale degli Innocenti]], venne poi riproposto con poche varianti nella [[Sagrestia Vecchia]] e nella [[Cappella de' Pazzi]]<ref name="C86"/>.
 
La cupola emisferica, poi distrutta e rifatta, poggiava su un ambiente cubico, raccordandosi con quattro [[pennacchio (architettura)|pennacchi]] tra gli archi a tutto sesto delle pareti; in ciascuno di essi si trovava un oculo cieco, dove oggi si trovano i quattro tondi su tavola degli ''Evangelisti'' di [[Pontormo]] e [[Bronzino]]. Innovativo era l'uso agli angoli di doppie semicolonne ioniche, invece dei tradizionali [[pilastri]] gotici; esse, sui lati esterni, si appoggiano su pilastri angolari [[ordine corinzio|corinzi]]. Lo schema, che ripropone, isolandolo, il modello della [[campata]] del portico dello [[Spedale degli Innocenti]], venne poi riproposto con poche varianti nella [[Sagrestia Vecchia]] e nella [[Cappella de' Pazzi]]<ref name="C86"/>.
 
=== Palagio di Parte Guelfa (1420) ===
{{vedi anche|Palagio di Parte Guelfa}}
[[File:Palagio di parte guefa, retro.JPG|thumbminiatura|220px|leftsinistra|Palagio di Parte Guelfa, zona progettata da Brunelleschi]]
 
Sempre nel [[1420]] Filippo eseguì degli interventi nel [[palagio di Parte Guelfa]]. Si tratta dei uno dei pochi casi di architetture civili dove lavorò Brunelleschi sicuramente documentate. L'intervento, incompiuto e molto alterato nel corso dei secoli, faceva parte di una riqualificazione del palazzo<ref name="C110">Capretti, cit., p. 110.</ref>. Brunelleschi progettò una nuova sala di riunione al primo piano con alcuni locali annessi per uffici, al di sopra di una trecentesca struttura [[volta (architettura)|voltata]] al piano terra. Anche in questo caso Brunelleschi si ispirò a edifici della tradizione architettonica medievale fiorentina, come [[Orsanmichele]], rielaborandoli però fino ad arrivare a soluzioni inedite<ref name="C110"/>. La parete esterna, in [[pietraforte]], è levigata e scandita da arcate a tutto sesto sormontate da grandi oculi ciechi, forse nei progetti originali aperti sulla sala. Le cornici attorno a questi elementi sono graduate prospetticamente, studiate per una vista "d'infilata", cioè inclinata per via della strada angusta. La costruzione venne interrotta per via della guerra contro [[Lucca]] e [[Milano]] ([[1426]]-[[1431]]) e ripresa solo molto tempo dopo da [[Francesco della Luna]] e poi da [[Giorgio Vasari]]<ref name="C110"/>.
Sempre nel 1420 Filippo eseguì degli interventi nel [[palagio di Parte Guelfa]]. Si tratta di uno dei pochi casi di architettura civile dove lavorò Brunelleschi sicuramente poiché è documentato. L'intervento, incompiuto e molto alterato nel corso dei secoli, faceva parte di una riqualificazione del palazzo<ref name="C110">{{cita|Capretti|p. 110}}.</ref>. Brunelleschi progettò una nuova sala di riunione al primo piano con alcuni locali annessi per uffici, al di sopra di una trecentesca struttura [[volta (architettura)|voltata]] al piano terra. Anche in questo caso Brunelleschi si ispirò a edifici della tradizione architettonica medievale fiorentina, come [[Orsanmichele]], rielaborandoli però fino ad arrivare a soluzioni inedite<ref name="C110"/>. La parete esterna, in [[pietraforte]], è levigata e scandita da arcate a tutto sesto sormontate da grandi oculi ciechi, forse nei progetti originali aperti sulla sala. Le cornici attorno a questi elementi sono graduate prospetticamente, studiate per una vista "d'infilata", cioè inclinata per via della strada angusta. La costruzione venne interrotta per via della guerra contro [[Lucca]] e [[Milano]] ([[1426]]–[[1431]]) e ripresa solo molto tempo dopo da [[Francesco della Luna]] e poi da [[Giorgio Vasari]]<ref name="C110"/>.
 
Un altro lavoro in un palazzo civile attribuito a Brunelleschi è il cortile di [[palazzo Busini-Bardi]], il più antico esempio di palazzo fiorentino con tale apertura porticata su quattro lati al centro, ripresa dall'architettura delle ''[[domus]]'' romane<ref>M. Bucci e R. Bencini, ''I palazzi di Firenze, Quartiere di Santa Croce'', Firenze 1971.</ref>.
 
=== Sagrestia Vecchia (1421-14281421–1428) ===
[[File:Sagrestia Vecchia Filippo Brunelleschi.jpg|thumb|165px|Pianta e sezione della sagrestia vecchia]]
{{vedi anche|Sagrestia Vecchia}}
[[File:Sagrestia vecchia, veduta 00.jpg|thumb|La Sagrestia Vecchia di San Lorenzo, Firenze]]
Ancora al [[1420]] risale la commissione da parte di [[Giovanni di Bicci de' Medici]] per la costruzione di quella che poi venne chiamata la [[Sagrestia Vecchia]] di [[San Lorenzo (Firenze)|San Lorenzo]], oltre a una cappella familiare adiacente nel transetto sinistro della basilica<ref>Capretti, cit., p. 88.</ref>.
 
Al 1418 risale probabilmente la commissione da parte di [[Giovanni di Bicci de' Medici]] per la costruzione di quella che poi venne chiamata la [[Sagrestia Vecchia]] di [[San Lorenzo (Firenze)|San Lorenzo]], oltre a una cappella familiare adiacente nel transetto sinistro della basilica<ref>{{cita|Capretti|p. 88}}.</ref>.
Brunelleschi vi lavorò tra il [[1421]] e il [[1428]] e si tratta dell'unica opera architettonica che sia stata portata integralmente a compimento dal grande architetto. La sagrestia, concepita come un ambiente indipendente, sebbene comunicante con la chiesa, è composta da un vano principale a pianta quadrata, con una [[scarsella (architettura)|scarsella]] pure a base quadrata sul lato sud, il cui lato misura 1/3 del vano principale ed è affiancata da due piccoli ambienti di servizio, con [[volta a botte]], una delle più antiche applicazioni di questo tipo di copertura nell'[[architettura rinascimentale]]<ref>Capretti, cit., p. 93.</ref>.
 
Brunelleschi vi lavorò tra il [[1421]] e il [[1428]] e si tratta dell'unica opera architettonica che sia stata portata integralmente a compimento dal grande architetto. La sagrestia, concepita come un ambiente indipendente, sebbene comunicante con la chiesa, è composta da un vano principale a pianta quadrata, con una [[scarsella (architettura)|scarsella]] pure a base quadrata sul lato sud, il cui lato misura un terzo del vano principale ed è affiancata da due piccoli ambienti di servizio, con [[volta a botte]], una delle più antiche applicazioni di questo tipo di copertura nell'[[architettura rinascimentale]]<ref>{{cita|Capretti|p. 93}}.</ref>.

L'aula principale ha il [[modulo (architettura)|modulo]] del lato di base pari a 20 [[braccia fiorentine]]. La copertura è una [[cupola a ombrello]], cioè divisa in spicchi [[costoloni|costolonati]], alla base di ciascuno dei quali si trova un oculo che, insieme alla [[lanterna (architettura)|lanterna]], garantisce l'illuminazione interna. La scarsella è composta nella stessa maniera, con una propria cupoletta, che però è emisferica e cieca, con decorazione ad affresco, mentre i suoi lati sono dilatati da nicchie. Le pareti sono scandite da grandi archi a tutto sesto, che nelle zone al di sotto della cupola formano agli angoli quattro [[vela (architettura)|vele]], dove vennero poi inseriti i medaglioni di [[Donatello]] e gli [[stemma Medici|stemmi Medici]]. All'altezza della linea d'imposta degli archi corre una trabeazione in [[pietra serena]] con la parte centrale policroma e decorata da tondi con cherubini; essa corre senza soluzione di continuità per tutto il perimetro, compresa la scarsella. Agli angoli si trovano [[paraste]] scanalate di [[ordine corinzio]]<ref name="C96">{{cita|Capretti, cit., |p. 96}}.</ref>.
 
Anche in questa opera Brunelleschi si ispirò a elementi dell'architettura medievale toscana, regolarizzandoli e rielaborandoli con soluzioni tratte dall'[[arte romana|arte classica romana]] con un risultato di grande originalità. Per esempio la volta costolonata era già presente nell'[[architettura gotica]], ma è innovativo l'uso dell'arco a tutto sesto. Anche la commistione tra linee dritte e cerchi è tipica del romanico toscano, come ad esempio nelle tarsie marmoree della facciata di [[San Miniato al Monte]]. Rispetto all'architettura medievale però, Brunelleschi usò un metodo più razionale e rigoroso, studiando il modulo del cerchio inscritto nel quadrato, che si ripete nella planimetria e nell'alzato<ref name="C96"/>.
 
[[File:Einblick LH2 San Lorenzo Florenz.jpg|200px|thumb|left|Interno della chiesa di San Lorenzo]]
 
=== San Lorenzo (dal 1421 circa) ===
{{vedi anche|basilica di San Lorenzo (Firenze)}}
[[File:Einblick LH2 San Lorenzo Florenz.jpg|miniatura|sinistra|verticale|Interno della chiesa di San Lorenzo]]
Non è documentato quando esattamente Brunelleschi iniziò a lavorare in [[San Lorenzo (Firenze)|San Lorenzo]]. Un ampliamento della chiesa romanica venne avviato nel [[1418]], quando il priore Matteo Dolfini ottenne dalla Signoria il permesso per abbattere alcune case per ingrandire il [[transetto]] della chiesa e il 10 agosto [[1421]] egli celebrò una solenne cerimonia per benedire l'inizio dei lavori. Tra i finanziatori c'era lo stesso [[Giovanni di Bicci de' Medici]] che propose probabilmente il nome dell'architetto che già stava lavorando alla sua cappella. La ricostruzione dell'intera chiesa fu un progetto che dovette maturare in un secondo momento, probabilmente dopo il [[1421]], quando morì il Dolfini. L'inizio dell'intervento brunelleschiano viene generalmente collocato in quell'anno<ref>Capretti, cit., p. 68.</ref>.
 
Non è documentato quando esattamente Brunelleschi iniziò a lavorare in [[San Lorenzo (Firenze)|San Lorenzo]]. Un ampliamento della chiesa romanica venne avviato nel [[1418]], quando il priore Matteo Dolfini ottenne dalla Signoria il permesso per abbattere alcune case per ingrandire il [[transetto]] della chiesa e il 10 agosto 1421 egli celebrò una solenne cerimonia per benedire l'inizio dei lavori. Tra i finanziatori c'era lo stesso [[Giovanni di Bicci de' Medici]] che propose probabilmente il nome dell'architetto che già stava lavorando alla sua cappella. La ricostruzione dell'intera chiesa fu un progetto che dovette maturare in un secondo momento, probabilmente dopo il 1421, quando morì il Dolfini. L'inizio dell'intervento brunelleschiano viene generalmente collocato in quell'anno<ref>{{cita|Capretti|p. 68}}.</ref>.
L'impianto della chiesa, come in altre opere di Brunelleschi, si ispira ad altri edifici della tradizione medievale fiorentina, come [[Santa Croce (Firenze)|Santa Croce]], [[Santa Maria Novella]] o [[Santa Trinita (Firenze)|Santa Trinita]], ma a partire da questi modelli Brunelleschi creò qualcosa di più rigoroso, con esiti rivoluzionari. L'innovazione fondamentale sta nell'organizzazione degli spazi lungo l'asse mediano applicando un [[modulo (architettura)|modulo]] (sia in pianta che in [[alzato]]), corrispondente alla dimensione di una [[campata]] quadrata, con la base di 11 [[braccia fiorentine]], lo stesso dello [[Spedale degli Innocenti]]. L'uso del modulo regolare, con la conseguente ripetizione ritmica delle membrature architettoniche, definisce una scansione prospettica di grande chiarezza e suggestione, soprattutto nelle due navate laterali, che assomigliano a un doppio loggiato simmetrico dello ''Spedale'', applicato per la prima volta all'interno di una chiesa: anche qui infatti l'uso della campata quadrata e della [[volta a vela]] genera la sensazione di uno spazio scandito come una serie regolare di cubi immaginari sormontati da semisfere. Le pareti laterali sono decorate da [[paraste]] che inquadrano gli archi a tutto sesto delle cappelle. Queste ultime però non sono proporzionate al modulo e si pensa che siano una manomissione al progetto originale di Brunelleschi, messa in atto probabilmente dopo la sua morte ([[1446]]). Inoltre la razionalità dell'impianto nel [[piedicroce]] non trova un riscontro di analoga lucidità nel transetto, poiché qui probabilmente Brunelleschi dovette adattarsi alle fondazioni già avviate dal Dolfini<ref>Capretti, cit., p. 72.</ref>.
 
L'impianto della chiesa, come in altre opere di Brunelleschi, si ispira ad altri edifici della tradizione medievale fiorentina, come [[Santa Croce (Firenze)|Santa Croce]], [[Santa Maria Novella]] o [[Santa Trinita (Firenze)|Santa Trinita]], ma a partire da questi modelli Brunelleschi creò qualcosa di più rigoroso, con esiti rivoluzionari. L'innovazione fondamentale sta nell'organizzazione degli spazi lungo l'asse mediano applicando un [[modulo (architettura)|modulo]] (sia in pianta che in [[alzato]]), corrispondente alla dimensione di una [[campata]] quadrata, con la base di 11 [[braccia fiorentine]], lo stesso dello [[Spedale degli Innocenti]]. L'uso del modulo regolare, con la conseguente ripetizione ritmica delle membrature architettoniche, definisce una scansione prospettica di grande chiarezza e suggestione, soprattutto nelle due navate laterali, che assomigliano a un doppio loggiato simmetrico dello ''Spedale'', applicato per la prima volta all'interno di una chiesa: anche qui infatti l'uso della campata quadrata e della [[volta a vela]] genera la sensazione di uno spazio scandito come una serie regolare di cubi immaginari sormontati da semisfere. Le pareti laterali sono decorate da [[paraste]] che inquadrano gli archi a tutto sesto delle cappelle. Queste ultime però non sono proporzionate al modulo e si pensa che siano una manomissione al progetto originale di Brunelleschi, messa in atto probabilmente dopo la sua morte ([[1446]]). Inoltre la razionalità dell'impianto nel [[piedicroce]] non trova un riscontro di analoga lucidità nel transetto, poiché qui probabilmente Brunelleschi dovette adattarsi alle fondazioni già avviate dal Dolfini<ref>{{cita|Capretti|p. 72}}.</ref>.
Nonostante le alterazioni la basilica trasmette ancora un senso di concezione razionale dello spazio, sottolineata dalla membrature portanti in [[pietra serena]], che risaltano sull'intonaco bianco secondo il più riconoscibile stile brunelleschiano. L'interno è estremamente luminoso, grazie alla serie di finestre ad arco che corre lungo il [[cleristorio]]. Le colonne hanno [[capitelli corinzi]] con [[pulvino]], come nello Spedale degli Innocenti, mentre il soffitto della navata centrale è piano, decorato a [[lacunari]]<ref name="C74">Capretti, cit., p. 74.</ref>.
 
Nonostante le alterazioni la basilica trasmette ancora un senso di concezione razionale dello spazio, sottolineata dalla membrature portanti in [[pietra serena]], che risaltano sull'intonaco bianco secondo il più riconoscibile stile brunelleschiano. L'interno è estremamente luminoso, grazie alla serie di finestre ad arco che corre lungo il [[cleristorio]]. Le colonne hanno [[capitelli corinzi]] con [[pulvino]], come nello Spedale degli Innocenti, mentre il soffitto della navata centrale è piano, decorato a [[lacunari]]<ref name="C74">{{cita|Capretti|p. 74}}.</ref>.
=== La ''Trinità'' e le fortificazioni (1424-1425) ===
[[File:Masaccio trinity.jpg|thumb|190px|Masaccio (e Brunelleschi?), ''[[Trinità (Masaccio)|Trinità]]'' (1424-1427 circa), [[Santa Maria Novella]], Firenze]]
Nel [[1424]] sarebbe datata la presunta collaborazione di Brunelleschi con [[Masaccio]] nella costruzione prospettica del famoso affresco della ''[[Trinità (Masaccio)|Trinità]]'' in [[Santa Maria Novella]]<ref name="C120"/>. La perfetta organizzazione spaziale, che fece scrivere a [[Vasari]] "pare che sia bucato quel muro", fu un po' il manifesto della cultura prospettica formulata a Firenze in quegli anni ed è così accurata che alcuni hanno tentato di riprodurla sia in [[Pianta (architettura)|pianta]] che in [[alzato]]<ref>De Vecchi-Cerchiari, cit., p. 44.</ref>. Non esistono documenti o menzioni della collaborazione, ma la rigorosità dello schema ha fatto pensare che il grande architetto avesse almeno offerto una consulenza durante il disegno, correndo tra i due buoni rapporti, come testimonia il ''Libro di Antonio Billi'' e alcune menzioni di [[Vasari]]<ref name="Bellosi"/>.
 
=== La ''Trinità'' e le fortificazioni (1424–1425) ===
Sempre nel 1424 Brunelleschi iniziò i sopralluoghi a [[Pisa]] come consulente sulle [[mura di Pisa|fortificazioni]], seguite da quelle sulle [[mura di Lastra a Signa]], [[mura di Signa|di Signa]] e [[castello di Malmantile|di Malmantile]]. Nel [[1425]] fu nominato priore del quartiere di [[Battistero di Firenze|San Giovanni]] a Firenze. Nel [[catasto]] del [[1427]] dichiarò di possedere una casa nel quartiere e un deposito nel Monte di Firenze di 1.415 [[fiorini]] e di 420 su quello di Pisa<ref name="C120"/>. Lo stesso anno venne consultato per la cupola del [[Battistero di Volterra]]<ref name="C112">Capretti, cit., p. 112.</ref>.
[[File:Masaccio, Holy Trinity, 1425-28, Santa Maria Novella, Florence.jpg|miniatura|upright=0.7|Masaccio (e Brunelleschi?), ''[[Trinità (Masaccio)|Trinità]]'' (1424–1427 circa), [[Santa Maria Novella]], Firenze]]
 
Nel [[1424]] sarebbe datata la presunta collaborazione di Brunelleschi con [[Masaccio]] nella costruzione prospettica del famoso affresco della ''[[Trinità (Masaccio)|Trinità]]'' in [[Santa Maria Novella]]<ref name="C120"/>. La perfetta organizzazione spaziale, che fece scrivere a [[Vasari]] "pare che sia bucato quel muro", fu un po' il manifesto della cultura prospettica formulata a Firenze in quegli anni ed è così accurata che alcuni hanno tentato di riprodurla sia in [[Pianta (architettura)|pianta]] che in [[alzato]]<ref>{{cita|De Vecchi e Cerchiari|p. 44}}.</ref>. Non esistono documenti o menzioni della collaborazione, ma la rigorosità dello schema ha fatto pensare che il grande architetto avesse almeno offerto una consulenza durante il disegno, correndo tra i due buoni rapporti, come testimonia il ''Libro di Antonio Billi'' e alcune menzioni di [[Vasari]]<ref name="Bellosi"/>.
 
Sempre nel 1424 Brunelleschi iniziò i sopralluoghi a [[Pisa]] come consulente sulle [[mura di Pisa|fortificazioni]], seguite da quelle sulle [[mura di Lastra a Signa]], [[mura di Signa|di Signa]] e [[castello di Malmantile|di Malmantile]]. Nel [[1425]] fu nominato priore del quartiere di [[Battistero di Firenze|San Giovanni]] a Firenze. Nel [[catasto]] del 1427 dichiarò di possedere una casa nel quartiere e un deposito nel Monte di Firenze di 1.415 [[fiorini]] e di 420 su quello di Pisa<ref name="C120"/>. Lo stesso anno venne consultato per la cupola del [[Battistero di Volterra]]<ref name="C112">{{cita|Capretti|p. 112}}.</ref>.
 
=== Cappella de' Pazzi (dal 1429) ===
{{vedi anche|Cappella de' Pazzi}}
[[File:Pazzi chapel - Filippo Brunelleschi.jpg|thumbminiatura|165pxupright|leftsinistra|Pianta e alzato della [[Cappella dei Pazzi]]]]
 
Nel [[1429]] i [[francescani]] di [[Santa Croce (Firenze)|Santa Croce]] affidarono a Brunelleschi la ricostruzione della sala capitolare sul chiostro, che divenne poi la [[Cappella de' Pazzi]], finanziata da [[Andrea de' Pazzi]]<ref name="C98">Capretti, cit., p. 98.</ref>.
Nel [[1429]] i [[francescani]] di [[Santa Croce (Firenze)|Santa Croce]] affidarono a Brunelleschi la ricostruzione della sala capitolare sul chiostro, che divenne poi la [[Cappella de' Pazzi]], finanziata da [[Andrea de' Pazzi]]<ref name="C98">{{cita|Capretti|p. 98}}.</ref>.
 
La prima pietra venne messa nel [[1433]] circa e i lavori proseguirono lentamente fino alla morte dell'architetto, venendo poi terminata dopo il [[1470]] da [[Giuliano da Maiano]] e altri<ref name="TCI">''Guida d'Italia, Firenze e provincia'' ("Guida Rossa"), Edizioni Touring Club Italiano, Milano 2007, ISBN 88-365-0533-3.</ref>. Con un arco così ampio per il completamento dei lavori è sempre stato un problema definire con precisione cosa spetti alla paternità di Brunelleschi e cosa sia stato frutto dell'opera dei suoi continuatori; una parte della critica propende oggi per riconoscere al grande architetto almeno il progetto in tutte le linee essenziali, sia della struttura interna che esterna, compreso, ma con maggiori riserve, il portico, che rappresenterebbe l'unica [[facciata]] brunelleschiana<ref name="C98"/>.
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Lo schema generale, come nelle altre opere di Brunelleschi, si ispira a un precedente medievale, in questo caso la sala capitolare di [[Santa Maria Novella]] (il [[Cappellone degli Spagnoli]]), con un vano principale a pianta rettangolare e [[scarsella (architettura)|scarsella]]<ref name="C98"/>.
 
L'interno è molto essenziale e si basa, come nella Sagrestia Vecchia, nel modulo a 20 [[UnitàAntiche unità di misura delladel provinciacircondario di Firenze|braccia fiorentine]] (circa 11,66 metri), che è la misura della larghezza dell'area centrale, dell'altezza dei muri interni e del diametro della cupola, in modo da avere un cubo immaginario sormontato da una semisfera<ref name="TCI"/>. A questa struttura vanno aggiunte le due braccia laterali (coperte da [[volta a botte]]), un quinto ciascuno rispetto al lato del cubo centrale, e la scarsella dell'altare (con cupoletta), larga un altro quinto, pari all'arco di ingresso. La principale differenza con la pianta della [[sagrestia Vecchia]] è quindi la base rettangolare, che fu forse influenzata dall'assetto dei preesistenti edifici circostanti<ref name="TCI"/>.
 
[[File:Pazzi Chapel Florence Apr 2008.jpg|thumb|220pxminiatura|Interno della Cappella dei Pazzi]]
 
Una panca in [[pietra serena]] corre sul perimetro e venne costruita per permettere l'uso della cappella come [[sala capitolare|luogo di riunione]] per i frati. Dalla panca si dipartono le [[paraste]] corinzie, sempre in pietra serena, che scandiscono l'ambiente e si collegano alle membrature superiori; grazie all'espediente della panca che fa da [[zoccolo (architettura)|zoccolo]], esse sono alla stessa altezza di quelle della scarsella, rialzata di alcuni gradini<ref name="C99">Capretti, cit., p. 99.</ref>. L'apertura ad arco sopra il vano dell'altare è riprodotta anche sulle altri pareti, così come il profilo della finestra tonda sulla parete di accesso, creando un puro ritmo geometrico. La [[cupola a ombrello]] è segnata dai sottili [[costoloni]] a rilievo e la luce inonda la cappella dalla [[lanterna (architettura)|lanterna]] e dalle finestrelle disposte sul [[tamburo (architettura)|tamburo]]. Il grigio omogeneo e profondo della pietra si staglia sul fondo a intonaco bianco, nello stile più tipico del grande architetto fiorentino.
Una panca in [[pietra serena]] corre sul perimetro e venne costruita per permettere l'uso della cappella come [[sala capitolare|luogo di riunione]] per i frati. Dalla panca si dipartono le [[paraste]] corinzie, sempre in pietra serena, che scandiscono l'ambiente e si collegano alle membrature superiori; grazie all'espediente della panca che fa da [[zoccolo (architettura)|zoccolo]], esse sono alla stessa altezza di quelle della scarsella, rialzata di alcuni gradini<ref name="C99">{{cita|Capretti|p. 99}}.</ref>. L'apertura ad arco sopra il vano dell'altare è riprodotta anche sulle altri pareti, così come il profilo della finestra tonda sulla parete di accesso, creando un puro ritmo geometrico. La [[cupola a ombrello]] è segnata dai sottili [[costoloni]] a rilievo e la luce inonda la cappella dalla [[lanterna (architettura)|lanterna]] e dalle finestrelle disposte sul [[tamburo (architettura)|tamburo]]. Il grigio omogeneo e profondo della pietra si staglia sul fondo a intonaco bianco, nello stile più tipico del grande architetto fiorentino.
 
La decorazione plastica è strettamente subordinata all'architettura, come nella [[Sagrestia Vecchia]]: le pareti accolgono dodici grandi medaglioni in terracotta invetriata con gli ''Apostoli'', tra le migliori creazioni di [[Luca della Robbia]]<ref name="TCI"/>; più in alto si trova il [[fregio]], sempre con il tema dei Cherubini e dell'[[Agnello pasquale (araldica)|Agnello]]. Nelle vele della cupola, altri 4 tondi policromi, sempre in terracotta, che rappresentano gli ''Evangelisti'', sono attribuiti a [[Andrea della Robbia]] o al Brunelleschi stesso che ne avrebbe curato il disegno prima di affidarne la realizzazione alla bottega dei [[Della Robbia]]: in queste opere nella scelta dell'artefice si può cogliere la polemica di Brunelleschi contro le decorazioni troppo espressive di [[Donatello]] nella [[Sacrestia Vecchia]], con il quale interruppe di fatto la fino ad allora proficua collaborazione<ref name="C99"/>.
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Secondo Brunelleschi era preferibile non mettere [[Pala d'altare|ancone]] (pale dipinte o scolpite) sugli altari, preferendo il ricorso alle sole vetrate sulle pareti. Le due vetrate della scarsella completano infatti il ciclo iconografico dei medaglioni e sono state realizzate su disegno di [[Alesso Baldovinetti]]: raffigurano ''Sant'Andrea'' (quella rettangolare) e il ''Padre Eterno'' (nell'oculo), che è in diretta corrispondenza con il medaglione di ''Sant'Andrea'' sulla porta d'ingresso nel portico<ref name="C99"/>.
 
=== La guerra contro Lucca (1430-14311430–1431) ===
Nel [[1430]] Brunelleschi, [[Donatello]], [[Michelozzo]] e [[Lorenzo Ghiberti|Ghiberti]] erano impegnati nelle opere difensive dell'accampamento fiorentino durante la guerra contro [[Lucca]]<ref name="C121">{{cita|Capretti, cit., |p. 121}}.</ref>. Brunelleschi arrivò sul campo di battaglia il 5 marzo, quando i fiorentini iniziavano l'assedio della città. Filippo studiò un modo per deviare il [[Serchio]] e allagare la città, e da aprile a giugno lavorò a un complesso sistema di [[Chiusa (ingegneria)|chiuse]] a Nordnord, coordinate da un sistema di [[Argine|argini]] dagli altri lati. Purtroppo però lL'impresa però si rivelò un fallimento e l'acqua invase il campo fiorentino, vanificando l'[[assedio]].
 
Al rientro si dedicò al proseguimento dei lavori della [[cupola di Santa Maria del Fiore|cupola]]. Nel [[1431]] fu incaricato di predisporre l'[[altare di San Zanobi]] e creare una [[cripta]], mai realizzata, nel [[Duomo di Firenze]]<ref name="C121"/>.
 
=== Viaggi e rientro (1432-14341432–1434) ===
Nel [[1430]] venne consultato per il [[tiburio]] del [[duomo di Milano]]. Nel [[1432]] fece un viaggio a [[Ferrara]] ospite di [[Niccolò III d'Este]] e successivamente si spostò a [[Mantova]] da [[Giovan Francesco Gonzaga]], dove venne consultato per questioni idrauliche legate al corso del [[Po]]. Delle opere eseguite nelle due città restano tracce nulle o molto scarse<ref name="C121"/>. Visitò anche [[Rimini]] per consulenze varie a [[Sigismondo Pandolfo Malatesta]], che stava ristrutturando [[Castel Sismondo]]<ref name="C112"/>.
 
Tornato a Firenze, ricevette l'incarico di scolpire un lavabo per la Sagrestia delle Messe del [[duomo di Firenze|Duomo]], che venne poi eseguito dal [[il Buggiano|Buggiano]], suo figlio [[adozione|adottivo]] dal [[1419]]<ref name="C120"/>. Il naufragio sfiorato del suo "badalone", l'imbarcazione con eliche da lui brevettata per il trasporto dei materiali in [[Arno]], comportò la revoca del permesso di navigazione dell'imbarcazione<ref name="C121"/>.
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=== La Rotonda degli Angeli (dal 1434) ===
[[File:Angeli 11.png|thumb|200px|Pianta della Rotonda degli angeli]]
{{vedi anche|Rotonda del Brunelleschi}}
[[File:Angeli 11.png|miniatura|Pianta della Rotonda degli angeli]]
Tornato libero, nel [[1434]] Brunelleschi stipulò il contratto per la costruzione della [[Rotonda del Brunelleschi|rotonda di Santa Maria degli Angeli]] su commissione dell'[[Arte di Calimala]], dove lavorò fino al [[1436]] lasciando l'opera incompiuta<ref name="C121"/>. È l'unico edificio a pianta centrale progettato da Brunelleschi senza doversi misurare con strutture continue.
 
Tornato libero, nel [[1434]] Brunelleschi stipulò il contratto per la costruzione della [[Rotonda del Brunelleschi|rotonda di Santa Maria degli Angeli]] su commissione dell'[[Arte di Calimala]], dove lavorò fino al 1436 lasciando l'opera incompiuta<ref name="C121"/>. È l'unico edificio a pianta centrale progettato da Brunelleschi senza doversi misurare con strutture continue.
Il progetto si rifaceva ai modelli classici a pianta centrale e prevedeva una pianta ottagonale all'interno, circondata da una corona di cappelle comunicanti tra loro. L'altare doveva trovarsi probabilmente al centro, coperto da una cupola. Ciascuna cappella, di forma quadrata con due nicchie ai lati che la fanno sembrare ellittica, aveva una parete piana verso l'esterno, mentre negli spazi dei pilastri erano tagliate nicchie esterne forse destinate ad essere decorate da statue. Le nicchie interne dovevano essere in comunicazione l'una con l'altra, in modo da generare un andamento circolare dello spazio<ref name="C104">Capretti, cit., p. 104.</ref>.
 
Il progetto si rifaceva ai modelli classici a pianta centrale e prevedeva una pianta ottagonale all'interno, circondata da una corona di cappelle comunicanti tra loro. L'altare doveva trovarsi probabilmente al centro, coperto da una cupola. Ciascuna cappella, di forma quadrata con due nicchie ai lati che la fanno sembrare ellittica, aveva una parete piana verso l'esterno, mentre negli spazi dei pilastri erano tagliate nicchie esterne forse destinate ad essere decorate da statue. Le nicchie interne dovevano essere in comunicazione l'una con l'altra, in modo da generare un andamento circolare dello spazio<ref name="C104">{{cita|Capretti|p. 104}}.</ref>.
I lavori vennero bloccati dopo tre anni di lavori per via della guerra contro Lucca ([[1437]]) e non furono più proseguiti oltre i circa sette metri di altezza. Il resto dell'edificio, lasciato incompleto e chiamato comunemente con il sinistro nome di "Castellaccio", venne realizzato solo tra il [[1934]] e il [[1940]]<ref name="C104"/>.
 
I lavori vennero bloccati dopo tre anni di lavori per via della guerra contro Lucca ([[1437]]) e non furono più proseguiti oltre i circa sette metri di altezza. Il resto dell'edificio, lasciato incompleto e chiamato comunemente con il sinistro nome di "Castellaccio", venne realizzato solo tra il 1934 e il [[1940]]<ref name="C104"/>.
 
=== Vicopisano e Pisa (1435) ===
Nel [[1435]] l'Opera del Duomo lo inviò a [[Vicopisano]], per sovrintendere alla costruzione della [[rocca di Vicopisano|rocca]]<ref name="C121"/> da lui stesso progettata.
 
Lo stesso anno progettò la [[porta del Parlascio]] a [[Pisa]]<ref>{{cita web|url=http://www.rivistalatorre.it/servizi.php?categoria=1&id=56|titolo=Brunelleschi e la Torre del Parlascio a Pisa|accesso=26-09- settembre 2009|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090126043158/http://www.rivistalatorre.it/servizi.php?categoria=1&id=56|dataarchivio=26 gennaio 2009}}</ref> e, tornato a Firenze, si dedicò alla rotonda di [[Chesa di Santa Maria degli Angeli (Firenze)|Santa Maria degli Angeli]]<ref name="C121"/>.
 
=== L'inaugurazione della Cupola (1436) ===
[[File:Santa Maria del Fiore.jpg|thumbminiatura|250px|leftsinistra|La [[cupola di Santa Maria del Fiore]]]]
 
Il 25 marzo [[1436]], giorno di inizio del calendario fiorentino, Brunelleschi poté finalmente assistere alla solenne inaugurazione della [[cattedrale di Santa Maria del Fiore|cattedrale]], alla presenza di [[papa Eugenio IV]]. Brunelleschi sistemò l'interno della chiesa, abbattendo il muro provvisorio tra le navate e il corpo absidale, dove aveva avuto sede il cantiere, rimuovendo macchinari e materiali e facendo costruire un [[Coro (architettura)|coro]] ligneo provvisorio attorno all'altare maggiore, con dodici statue di ''Apostoli''<ref name="C48">Capretti, cit., p. 48.</ref>.
Il 25 marzo 1436, giorno di inizio del [[calendario fiorentino]], Brunelleschi poté finalmente assistere alla solenne inaugurazione della [[cattedrale di Santa Maria del Fiore|cattedrale]], alla presenza di [[papa Eugenio IV]]. Brunelleschi sistemò l'interno della chiesa, abbattendo il muro provvisorio tra le navate e il corpo absidale, dove aveva avuto sede il cantiere, rimuovendo macchinari e materiali e facendo costruire un [[Coro (architettura)|coro]] ligneo provvisorio attorno all'altare maggiore, con dodici statue di ''Apostoli''<ref name="C48">{{cita|Capretti|p. 48}}.</ref>.
 
La cupola venne terminata effettivamente solo nell'agosto, quando il 31 il [[vescovo di Fiesole]] [[Benozzo Federighi]], su delega dell'arcivescovo [[Giovanni Maria Vitelleschi]], salì sulla sommità della volta e pose l'ultima pietra benedicendo la grandiosa opera architettonica. Seguì un banchetto di festeggiamento mentre tutte le campane delle chiese cittadine suonavano a festa<ref name="C48"/>.
 
La cupola assurse a simbolo, oltre che religioso, anche cittadino, in quanto come essa ridefiniva e riproporzionava l'edificio sottostante, originariamente [[architettura gotica|gotico]], così la città di Firenze ridisegnava e sottometteva il territorio a lei vicino<ref name="C48"/>. Dal punto di vista ideologico si è spesso detto infatti che l'ombra della cupola incombe su tutti i popoli della Toscana<ref>{{cita web|url=http://www.firenze-online.com/artisti-toscani/filippo-brunelleschi.php|titolo=Biografia su Brunelleschi|opera=firenze-online.com|accesso=26-09- settembre 2009}}</ref>.
 
=== La lanterna (dal 1436) ===
{|align=right
|[[File:Progetto ligneo per la lanterna, 1673 01.JPG|thumbminiatura|180pxupright=0.75|Modello ligneo della lanterna, forse dall'originale di Brunelleschi e Manetti, XVII secolo, Museo dell'Opera del Duomo, Firenze]]
||[[File:Santa maria del fiore, lanterna ok.JPG|thumbminiatura|215pxupright=0.9|Lanterna di Santa Maria del Fiore vista dal campanile]]
|}
Restava da costruire la [[lanterna (architettura)|lanterna]], per la quale Brunelleschi aveva fornito un progetto già nel [[1432]]. La cupola nel frattempo era stata chiusa da una struttura ad anello, collocata nel punto in cui si toccavano le due calotte, in modo da serrarle tra di loro e creando anche otto stanze sulla sommità<ref>Capretti, cit., p. 52.</ref>.
 
Restava da costruire la [[lanterna (architettura)|lanterna]], per la quale Brunelleschi aveva fornito un progetto già nel [[1432]]. La cupola nel frattempo era stata chiusa da una struttura ad anello, collocata nel punto in cui si toccavano le due calotte, in modo da serrarle tra di loro e creando anche otto stanze sulla sommità<ref>{{cita|Capretti|p. 52}}.</ref>.
Tuttavia nel [[1436]], dopo l'inaugurazione della cupola, anziché dare il via immediato al progetto brunelleschiano per la lanterna si preferì bandire un nuovo concorso, durante il quale Brunelleschi dovette di nuovo mettersi in discussione, gareggiando, tra gli altri, con il suo collaboratore [[Antonio Manetti]] e con il rivale di sempre [[Lorenzo Ghiberti|Ghiberti]]. Il 31 dicembre [[1436]] la commissione giudicante, nella quale partecipava anche [[Cosimo de' Medici]], approvò il modello di Filippo, costruito in legno dallo stesso Manetti<ref>Il modello ligneo della lanterna al [[Museo dell'Opera del Duomo (Firenze)|Museo dell'Opera del Duomo]] dovrebbe essere una copia seicentesca di quello di Brunelleschi, si veda la scheda in AA.VV., ''Il museo dell'Opera del Duomo a Firenze'', Mandragora, Firenze 2000. ISBN 88-85957-58-7</ref>.
 
Tuttavia nel [[1436]], dopo l'inaugurazione della cupola, anziché dare il via immediato al progetto brunelleschiano per la lanterna si preferì bandire un nuovo concorso, durante il quale Brunelleschi dovette di nuovo mettersi in discussione, gareggiando, tra gli altri, con il suo collaboratore [[Antonio Manetti]] e con il rivale di sempre [[Lorenzo Ghiberti|Ghiberti]]. Il 31 dicembre 1436 la commissione giudicante, nella quale partecipava anche [[Cosimo de' Medici]], approvò il modello di Filippo, costruito in legno dallo stesso Manetti<ref>Il modello ligneo della lanterna al [[Museo dell'Opera del Duomo (Firenze)|Museo dell'Opera del Duomo]] dovrebbe essere una copia seicentesca di quello di Brunelleschi, si veda la scheda in AA.VV., ''Il museo dell'Opera del Duomo a Firenze'', Mandragora, Firenze 2000. ISBN 88-85957-58-7</ref>.
Come di consueto, Brunelleschi organizzò nei minimi dettagli il cantiere, creando una gru girevole e un castello di legno come impalcatura. La costruzione vera e propria prese il via solo nel [[1446]] e un mese dopo Brunelleschi morì, quando era stata edificata solo la base. L'opera venne portata a termine da [[Andrea del Verrocchio]] nel [[1461]], che creò anche la palla dorata con croce sulla sommità (la sfera originale crollò nel [[1601]] e venne in seguito reintegrata)<ref>Capretti, cit., p. 57.</ref>.
 
Come di consueto, Brunelleschi organizzò nei minimi dettagli il cantiere, creando una gru girevole e un castello di legno come impalcatura. La costruzione vera e propria prese il via solo nel 1446 e un mese dopo Brunelleschi morì, quando era stata edificata solo la base. L'opera venne portata a termine da [[Andrea del Verrocchio]] nel [[1461]], che creò anche la palla dorata con croce sulla sommità (la sfera originale crollò nel [[1601]] e venne in seguito reintegrata)<ref>{{cita|Capretti|p. 57}}.</ref>.
La lanterna è un prisma a otto facce con contrafforti agli angoli e alte finestre lungo i lati, coperta a cono rovesciato e scanalato. In ciascuno degli spigoli si trova una scala "a cerbotana vota" (Vasari, 1550), cioè a forma di pozzetto dove corrono ferri metallici a mo' di scalette. La lanterna era legata alle meditazioni sul tema degli edifici a pianta centrale sviluppate nella [[rotonda di Santa Maria degli Angeli]]. Essa è fulcro visivo dell'intera cattedrale e conclude formalmente le linee ascendenti che corrono lungo i [[costoloni]]. Inoltre essa ha il compito statico di chiudere gli sproni e le otto [[vela (architettura)|vele]] circostanti. Nel disegnarla Brunelleschi si ispirò forse alle oreficerie sacre, come gli [[incensiere|incensieri]] o gli [[ostensorio|ostensori]], ingrandendole su scala monumentale. La lanterna odierna è forse stata alterata in fase di realizzazione rispetto al progetto originario, per la presenza di ornamenti eleganti e raffinati, più in sintonia con lo stile della metà del secolo, dominato dalla figura di [[Leon Battista Alberti]]<ref name="C54">Capretti, cit., p. 54.</ref>.
 
La lanterna è un prisma a otto facce con contrafforti agli angoli e alte finestre lungo i lati, coperta a cono rovesciato e scanalato. In ciascuno degli spigoli si trova una scala "a cerbotana vota" (Vasari, 1550), cioè a forma di pozzetto dove corrono ferri metallici a mo' di scalette. La lanterna era legata alle meditazioni sul tema degli edifici a pianta centrale sviluppate nella [[rotonda di Santa Maria degli Angeli]]. Essa è fulcro visivo dell'intera cattedrale e conclude formalmente le linee ascendenti che corrono lungo i [[costoloni]]. Inoltre essa ha il compito statico di chiudere gli sproni e le otto [[vela (architettura)|vele]] circostanti. Nel disegnarla Brunelleschi si ispirò forse alle oreficerie sacre, come gli [[incensiere|incensieri]] o gli [[ostensorio|ostensori]], ingrandendole su scala monumentale. La lanterna odierna è forse stata alterata in fase di realizzazione rispetto al progetto originario, per la presenza di ornamenti eleganti e raffinati, più in sintonia con lo stile della metà del secolo, dominato dalla figura di [[Leon Battista Alberti]]<ref name="C54">{{cita|Capretti|p. 54}}.</ref>.
 
=== Le tribune morte (dal 1438) ===
[[File:Santa maria del fiore, absidiole.JPG|thumbminiatura|250px|leftsinistra|Una delle tribune morte, lato nord]]
Nel [[1445]], mentre Brunelleschi stava mettendo in opera la lanterna, iniziò anche un'importante aggiunta alla zona absidale del Duomo, cioè le "tribune morte" (ovvero "cieche", prive di aperture), progettate fin dal [[1438]]<ref name="C54"/>.
 
Sono dei tempietti a base semicircolare addossati alle pareti esterne del [[tamburo (architettura)|tamburo]], nei punti sgombri tra le tribune delle absidi. La loro superficie è articolata da cinque [[nicchia|nicchie]] marmoree alternate a coppie di semicolonne [[ordine corinzio|corinzie]], in modo da accentuare i volumi con il [[chiaroscuro]] dei vuoti e pieni<ref name="DVC 36."/>.
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=== Il progetto per palazzo Medici/Pitti (1443 circa) ===
[[File:3074 - Firenze - Palazzo Pitti - Foto Giovanni Dall'Orto, 28-Oct-2007.jpg|thumb|200px|Il nucleo quattrocentesco di Palazzo Pitti]]
{{vedi anche|Palazzo Medici-Riccardi|Palazzo Pitti}}
[[File:3074 - Firenze - Palazzo Pitti - Foto Giovanni Dall'Orto, 28-Oct-2007.jpg|miniatura|Il nucleo quattrocentesco di Palazzo Pitti]]
Nel [[1439]] Brunelleschi allestì la famosa rappresentazione vivente dell<nowiki>'</nowiki>''Annunciazione'', durante il [[Concilio di Basilea, Ferrara e Firenze|Concilio di Firenze]].
 
Nel 1439 Brunelleschi allestì la famosa rappresentazione vivente dell{{'}}''Annunciazione'', durante il [[Concilio di Basilea, Ferrara e Firenze|Concilio di Firenze]].
[[Giorgio Vasari]] riporta nel[[le Vite]] un episodio della vita di Brunelleschi che non ha trovato riscontri documentari e che è oggetto di valutazioni controverse da parte degli storici dell'arte. Non compare neanche nella biografia del Manetti, che però è incompiuta proprio sugli ultimi anni di vita dell'artista. Nel [[1443]] [[Cosimo il Vecchio]] comprò alcuni edifici e terreni in [[via Larga]] per farne il proprio [[palazzo Medici-Riccardi|palazzo]], costruito di lì a pochi anni da [[Michelozzo]]. Ma Vasari riporta che il capostipite di casa [[Medici]] si rivolse innanzitutto a Filippo Brunelleschi nel [[1442]], che gli portò un modello per il suo palazzo il quale venne però scartato poiché troppo "suntuoso e magnifico", tale da destare pericolose invidie. Secondo il progetto di Filippo l'accesso principale sarebbe dovuto essere su [[piazza San Lorenzo]] (dove oggi si trovano le mura del giardino)<ref>Capretti, cit., p. 114.</ref>.
 
[[Giorgio Vasari]] riporta [[Le vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori|nelle Vite]] un episodio della vita di Brunelleschi che non ha trovato riscontri documentari e che è oggetto di valutazioni controverse da parte degli storici dell'arte. Non compare neanche nella biografia del Manetti, che però è incompiuta proprio sugli ultimi anni di vita dell'artista. Nel 1443 [[Cosimo il Vecchio]] comprò alcuni edifici e terreni in [[via Larga]] per farne il proprio [[palazzo Medici-Riccardi|palazzo]], costruito di lì a pochi anni da [[Michelozzo]]. Ma Vasari riporta che il capostipite di casa [[Medici]] si rivolse innanzitutto a Filippo Brunelleschi nel [[1442]], che gli portò un modello per il suo palazzo il quale venne però scartato poiché troppo "suntuoso e magnifico", tale da destare pericolose invidie. Secondo il progetto di Filippo l'accesso principale avrebbe dovuto essere su [[piazza San Lorenzo]] (dove oggi si trovano le mura del giardino)<ref>{{cita|Capretti|p. 114}}.</ref>.
Il progetto venne poi scelto dal rivale di Cosimo, il banchiere [[Luca Pitti]], che lo mise in opera solo nel [[1458]], ben oltre la morte di Filippo, costituendo il nucleo primitivo dell'attuale [[palazzo Pitti]]; sempre secondo la testimonianza di Vasari il Pitti richiese espressamente che le finestre del suo palazzo fossero grandi quanto le porte di palazzo Medici e che il cortile potesse contenere tutto [[palazzo Strozzi]], il più grande edificio privato cittadino: in effetti tali condizioni sono soddisfatte, sebbene le finestre fossero originariamente aperte per formare una loggia e sebbene palazzo Pitti abbia solo tre lati invece di quattro, disposti attorno all'enorme cortile (rifatto nel XVI secolo). Il nucleo originale del palazzo corrisponde alle sei finestre centrali e il portale, con la facciata composta secondo un modulo fisso, che ricorre nell'ampiezza delle aperture e nella loro distanza; moltiplicato per due dà l'altezza delle aperture e per quattro l'altezza dei piani<ref name="C117">Capretti, cit., p. 117.</ref>.
 
Il progetto venne poi scelto dal rivale di Cosimo, il banchiere [[Luca Pitti]], che lo mise in opera solo nel [[1458]], ben oltre la morte di Filippo, costituendo il nucleo primitivo dell'attuale [[palazzo Pitti]]; sempre secondo la testimonianza di Vasari il Pitti richiese espressamente che le finestre del suo palazzo fossero grandi quanto le porte di palazzo Medici e che il cortile potesse contenere tutto [[palazzo Strozzi]], il più grande edificio privato cittadino: in effetti tali condizioni sono soddisfatte, sebbene le finestre fossero originariamente aperte per formare una loggia e sebbene palazzo Pitti abbia solo tre lati invece di quattro, disposti attorno all'enorme cortile (rifatto nel XVI secolo). Il nucleo originale del palazzo corrisponde alle sei finestre centrali e il portale, con la facciata composta secondo un modulo fisso, che ricorre nell'ampiezza delle aperture e nella loro distanza; moltiplicato per due dà l'altezza delle aperture e per quattro l'altezza dei piani<ref name="C117">{{cita|Capretti|p. 117}}.</ref>.
 
Nuova fu anche la presenza di una piazza antistante il palazzo, la prima destinata a un palazzo privato a Firenze, che permetteva una visuale frontale e centrata dal basso, secondo il punto di vista privilegiato definito anche da [[Leon Battista Alberti]]<ref name="C117"/>.
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=== Santo Spirito (dal 1444) ===
[[File:Santo Spirito, inside 1.JPG|thumb|250px|Interno di Santo Spirito]]
{{vedi anche|Basilica di Santo Spirito}}
[[File:Santo Spirito a Firenze.png|miniatura|Interno di Santo Spirito]]

La ristrutturazione della [[chiesa di Santo Spirito (Firenze)|basilica di Santo Spirito]], progettata dal [[1428]] e messa sotto [[contratto]] nel [[1434]], venne realizzata solo a partire dal [[1444]]<ref name="C121"/>. Nel [[1446]] giunse a Santo Spirito il primo fusto di colonna<ref name="C121"/>.
 
Nonostante le modifiche al progetto originario apportate dai continuatori, la chiesa rappresenta il capolavoro delle ultime meditazioni di Brunelleschi sul modulo e sulla combinazione tra [[croce latina]] e pianta centrale, con un'articolazione degli spazi molto più ricca e complessa di [[San Lorenzo (Firenze)|San Lorenzo]]. Si tratta di una nuova interpretazione della classicità non solo nei metodi ma anche nell'imponenza e monumentalità<ref>{{cita|De Vecchi e Cerchiari|p. 37}}.</ref>. Un colonnato continuo di campate quadrate con [[volta a vela]] circonda tutta la chiesa compreso il [[transetto]] e il [[capocroce]], creando un camminamento (come nel [[Duomo di Pisa]] o [[duomo di Siena|di Siena]]) dove si aprono quaranta cappellette a nicchia. I profili delle nicchie dovevano essere nei progetti visibili dall'esterno, come nel [[Duomo di Orvieto]], creando un rivoluzionario effetto di forte chiaroscuro e movimento delle masse murarie, che fu sostituito in fase costruttiva con un più tradizionale muro rettilineo<ref name="C80">{{cita|Capretti|p. 80}}.</ref>.
 
[[File:Santo Spirito Filippo Brunelleschi.jpg|miniatura|upright=0.8|sinistra|Pianta di Santo Spirito secondo il progetto originario di Brunelleschi]]
Nonostante le modifiche al progetto originario apportate dai continuatori, la chiesa rappresenta il capolavoro delle ultime meditazioni di Brunelleschi sul modulo e sulla combinazione tra [[croce latina]] e pianta centrale, con un'articolazione degli spazi molto più ricca e complessa di [[San Lorenzo (Firenze)|San Lorenzo]]. Si tratta di una nuova interpretazione della classicità non solo nei metodi ma anche nell'imponenza e monumentalità<ref>De Vecchi-Cerchiari, cit., p. 37.</ref>. Un colonnato continuo di campate quadrate con [[volta a vela]] circonda tutta la chiesa compreso il [[transetto]] e il [[capocroce]], creando un camminamento (come nel [[Duomo di Pisa]] o [[duomo di Siena|di Siena]]) dove si aprono quaranta cappellette a nicchia. I profili delle nicchie dovevano essere nei progetti visibili dall'esterno, come nel [[Duomo di Orvieto]], creando un rivoluzionario effetto di forte chiaroscuro e movimento delle masse murarie, che fu sostituito in fase costruttiva con un più tradizionale muro rettilineo<ref name="C80">Capretti, cit., p. 80.</ref>.
 
[[File:Santo Spirito Filippo Brunelleschi .jpg|thumb|180px|left|Pianta di Santo Spirito secondo il progetto originario di Brunelleschi]]
All'incrocio dei bracci si trova la cupola, originariamente pensata da Brunelleschi senza tamburo, come nella [[Sagrestia Vecchia]], in modo da illuminare con maggiore intensità la mensa dell'altare centrale, rendendo più esplicita l'allusione alla luce divina dello [[Spirito Santo]], al quale è dedicata la chiesa. Anche la copertura della navata centrale sarebbe dovuta essere con [[volta a botte]] invece che con controsoffitto piano, così da accentuare l'effetto di dilatazione dello spazio interno verso l'esterno, come se la chiesa "gonfiasse". Le campate dovevano continuare anche in controfacciata, con l'originale creazione di quattro portali, a fronte di sole tre navate<ref name="C80"/>.
 
Nonostante queste manomissioni a Santo Spirito il distacco dalla tradizione gotica si approfondisce e diviene definitivo. Il [[modulo (architettura)|modulo]] della [[campata]] di undici [[braccia fiorentine]] arriva a definire ogni parte della chiesa. Entrando nella chiesa e camminando verso il capocroce si può cogliere l'estremo dinamismo del variare continuo del punto di vista attraverso la sequenza ritmica degli archi e delle colonne, che creano filari prospettici anche trasversalmente, verso le nicchie e i portali. Il tutto dà però, a differenza delle chiese gotiche, l'effetto di estrema armonia e chiarezza dell'insieme, grazie alla regolazione secondo principi razionali unitari<ref name="C78">{{cita|Capretti, cit., |p. 78}}.</ref>.
 
La luce evidenzia il ritmo arioso ed elegante degli spazi, entrando in maniera graduale attraverso le differenti aperture, più ampie nel [[cleristorio]] della navata centrale e dagli oculi della cupola. Le navate laterali si trovano così ad essere più scure, dirigendo l'occhio inevitabilmente verso il nodo luminoso: l'altare centrale<ref name="C78"/>.
 
=== Gli ultimi anni e la morte (1445-14461445–1446) ===
[[File:Duomo Firenze Apr 2008 (13).JPG|thumb|250pxminiatura|La sepoltura di Brunelleschi in [[Santa Maria del Fiore]]]]
Nel [[1445]] veniva inaugurato, sebbene non ancora concluso, lo [[Spedale degli Innocenti]], la prima architettura avviata da Brunelleschi. Lo stesso anno si iniziò la costruzione delle ''Tribune morte'' del Duomo, progettate fin dal [[1438]]<ref name="C121"/>, e nel febbraio/marzo [[1446]] veniva messa in opera la lanterna della cupola.
 
Nel [[1445]] veniva inaugurato, sebbene non ancora concluso, lo [[Spedale degli Innocenti]], la prima architettura avviata da Brunelleschi. Lo stesso anno si iniziò la costruzione delle ''Tribune morte'' del Duomo, progettate fin dal 1438<ref name="C121"/>, e nel febbraio/marzo 1446 veniva messa in opera la lanterna della cupola.
Brunelleschi morì a Firenze nella notte tra il 15 e il 16 aprile del [[1446]], lasciando come erede, di una casa e di 3.430 [[fiorini]], il figlio adottivo [[il Buggiano|Buggiano]]<ref name="C121"/>.
 
Brunelleschi morì a Firenze nella notte tra il 15 e il 16 aprile del 1446, lasciando come erede, di una casa e di 3.430 [[fiorini]], il figlio adottivo [[il Buggiano|Buggiano]]<ref name="C121"/>.
La sua tomba venne inizialmente collocata in un loculo nel [[campanile di Giotto]] e trasferita solennemente in duomo il 30 settembre dello stesso anno. Persa la sua localizzazione nel corso dei secoli, fu riscoperta solo nel [[1972]], durante gli scavi della [[chiesa di Santa Reparata]] sotto la cattedrale<ref name="C118">Capretti, cit., p. 118.</ref>.
 
La sua tomba venne inizialmente collocata in un loculo nel [[campanile di Giotto]] e trasferita solennemente in duomo il 30 settembre dello stesso anno. Persa la sua localizzazione nel corso dei secoli, fu riscoperta solo nel [[1972]], durante gli scavi della [[chiesa di Santa Reparata]] sotto la cattedrale<ref name="C118">{{cita|Capretti|p. 118}}.</ref>.
Secondo Antonio Manetti: "''Gli fu fatto tanto onore d'essere seppellito in Santa Maria del Fiore, e postovi l'effigie sua al naturale, secondo che si dice, scultura di marmo a perpetua memoria, con uno tanto epitaffio''":
 
{{quote|Quanto sia stato eminente Filippo nell'arte di [[Dedalo]] è mostrato dalla meravigliosa cupola di questo tempio molto famoso, e dalle molte macchine inventate da lui per divino ingegno. E per le eccellenti qualità del suo animo e le sue singolari virtù, il suo corpo ben meritevole è stato sepolto in questa terra il 15 maggio 1446 per ordine della sua grata madrepatria.|Epitaffio di Brunelleschi nel Duomo di Firenze|<small>QUANTUM PHILIPPUS ARCHITECTUS ARTE DAEDALEA VALUERIT, CUM HUIUS CELEBERRIMI TEMPLI MIRA TESTUDO, TUM PLURES MACHINAE DIVINO INGENIO AB EO ADINVENTAE DOCUMENTO ESSE POSSUNT - QUAPROPTER OB EXIMIAS SUI ANIMI DOTES SINGULARESQUE VIRTUTES - XV- KL MAIAS ANNO MCCCC XLVI EIUS B.M. CORPUS IN HAC HUMO SUPPOSITA GRATA PATRIA SEPELIRI IUSSIT.</small>|lingua=la}}
Secondo Antonio Manetti: "Gli fu fatto tanto onore d'essere seppellito in Santa Maria del Fiore, e postovi l'effigie sua al naturale, secondo che si dice, scultura di marmo a perpetua memoria, con uno tanto epitaffio":
{{citazione|Quanto sia stato eminente Filippo nell'arte di [[Dedalo]] è mostrato dalla meravigliosa cupola di questo tempio molto famoso, e dalle molte macchine inventate da lui per divino ingegno. E per le eccellenti qualità del suo animo e le sue singolari virtù, il suo corpo ben meritevole è stato sepolto in questa terra il 15 maggio 1446 per ordine della sua grata madrepatria.|Epitaffio di Brunelleschi nel Duomo di Firenze|<small>QUANTUM PHILIPPUS ARCHITECTUS ARTE DAEDALEA VALUERIT, CUM HUIUS CELEBERRIMI TEMPLI MIRA TESTUDO, TUM PLURES MACHINAE DIVINO INGENIO AB EO ADINVENTAE DOCUMENTO ESSE POSSUNT - QUAPROPTER OB EXIMIAS SUI ANIMI DOTES SINGULARESQUE VIRTUTES - XV- KL MAIAS ANNO MCCCC XLVI EIUS B.M. CORPUS IN HAC HUMO SUPPOSITA GRATA PATRIA SEPELIRI IUSSIT.</small>|lingua=la}}
 
L'epitaffio si trova nella navata sinistra, al di sotto del busto del Buggiano, che fa parte della serie di artisti illustri che hanno contribuito, nei secoli, allo splendore della cattedrale: gli altri sono [[Arnolfo di Cambio]], [[Giotto]], [[Antonio Squarcialupi]], [[Marsilio Ficino]] ed [[Emilio de Fabris]].
 
== Lo scenografo ==
{{quotecitazione|Vedere muovere un cielo pieno di figure vive, e i contrappesi di ferri girare e muovere e con lumi coperti e da scoprirsi s'accendono: cose che diedero a Filippo grandissima lode.|Vasari, ''[[Le vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori]]'', edizione del 1550.}}
[[File:Brunelleschi, ricostruzione del modello dell'ingegno dell'annuncianzioe di san felice in piazza, da una mostra del 1975.jpg|thumb|250pxminiatura|Ricostruzione in modello dell'"ingegno" dell'Annunciazione di San Felice in Piazza di Brunelleschi]]
 
Secondo [[Giorgio Vasari]] Brunelleschi fu l'inventore dei macchinari scenici per l'annuale [[sacra rappresentazione|rievocazione]] dell'[[Annunciazione]] che si teneva in [[Chiesa di San Felice in Piazza|San Felice in Piazza]] e, secondo attribuzioni più recenti<ref>Zorzi, 1975.</ref>, fu responsabile, direttamente o tramite collaboratori della sua cerchia come [[il Cecca]], degli "ingegni" scenici per l'[[Ascensione di Gesù|Ascensione]], rievocata ogni anno in [[Santa Maria del Carmine (Firenze)|Santa Maria del Carmine]], e per la celebre annunciazione vivente allestita nel [[1439]], forse nella [[Santissima Annunziata (Firenze)|Santissima Annunziata]] o in [[San Marco (Firenze)|San Marco]], in occasione del [[Concilio di Basilea, Ferrara e Firenze|Concilio di Firenze]]. Un testimone oculare di queste ultime due rappresentazioni fu il prelato ortodosso Abramo di Souzdal che, giunto al seguito del [[metropolita di Kiev]], lasciò una dettagliata descrizione in [[slavo antico]]<ref name="C74"/>.
 
L'annunciazione del [[1439]] per esempio prevedeva il passaggio di un angelo lungo tutta la navata della chiesa, sospeso sopra gli spettatori. Scorreva su un canapo che andava dalla "tribuna dell'[[Empireo]]", sopra il portale della chiesa dove si trovava la rappresentazione del Padreterno, fino alla sommità del tramezzo, dove stava Maria in una cella. Dopo aver dato l'annuncio tornava verso l'Empireo, scambiandosi con un fuoco d'artificio che veniva in senso opposto e che rappresentava lo Spirito Santo<ref name="C74"/>. L'effetto scenografico di queste rappresentazioni sopravvive ancora oggi nella festa pasquale dello [[Scoppioscoppio del Carrocarro]] dove la ''colombina'', sospesa su cavi, attraversa velocemente il [[Duomo di Firenze]], dal carro posto sul sagrato della chiesa fino all'altare maggiore e viceversa.
 
L'"ingegno" di San Felice in Piazza invece prevedeva un'apertura rotonda che improvvisamente si apriva con fragore mostrando una grande nicchia rialzata sopra l'altare, illuminata da fiammelle come un cielo stellato, dove stavano il Padreterno e dodici angeli cantori. Sotto di esso si trovava appesa una struttura a forma di cupola rotante, il "mazzo", con attaccati otto angeli impersonati da fanciulli che cantavano le lodi di Maria, dal centro della quale si abbassava una mandorla, illuminata ai bordi con piccole lucerne, con un giovane che impersonava l'[[arcangelo Gabriele]], che arrivava al suolo e visitava Maria, seduta dentro una specie di tempietto<ref name="C74"/>. Il gruppo rotante di angeli in "volo", riproposto probabilmente anche in anni successivi, dovette fare da ispirazione per la composizione della ''[[Natività mistica]]'' di [[Sandro Botticelli]] ([[1501]]).
 
Gli allestimenti di Brunelleschi inaugurarono un nuovo modo di spettacolarizzare le rievocazioni sacre, usando sia una [[scenografia]] fissa che apparati semoventi, in grado di ricreare l'illusione del volo di [[Angelo|angeli]]. Nel fare questo Brunelleschi si servì della grande esperienza messa punto nella progettazione di macchinari, argani, congegni per il sollevamento, la sospensione e la trazione di materiali, usati nei suoi cantieri. Il tutto era reso più spettacolare anche dall'uso di giochi pirotecnici, illuminazioni improvvise, tendaggi<ref name="C74"/>. La ricostruzione lignea in scala di questi apparati è stata fatta alla mostra ''Il luogo teatrale a Firenze'' del [[1975]] curata dallo storico dello spettacolo [[Ludovico Zorzi]]<ref>[httphttps://www.nla.gov.au/nla.cat-vn2533882 Il Luogo teatrale a Firenze : Brunelleschi, Vasari, Buontalenti, Parigi, Firenze, Palazzo Medici Ric... | National Library of Australia<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>.
 
== Le fattezze di Brunelleschi ==
[[File:Maschera funeraria di filippo brunelleschi, 1446.JPG|thumb|250pxminiatura|Maschera funeraria di Brunelleschi (1456), [[Museo dell'Opera del Duomo (Firenze)|Museo dell'Opera del Duomo]], Firenze]]
[[File:Bunelleschi.jpg|miniatura|Scultura di Brunelleschi (in piazza del Duomo) che leva lo sguardo per osservare la [[Cupola del Brunelleschi|Cupola]] del Cattedrale]]
[[File:041 le vite, filippo brunelleschi.jpg|thumb|200px|Ritratto nelle ''Vite'' di [[Giorgio Vasari]], edizione giuntina del [[1568]]]]
 
Conosciamo l'aspetto di Filippo Brunelleschi da vari ritratti. Ci è pervenuta anche la maschera funeraria in stucco bianco che, presa subito dopo il decesso, è oggi conservata nel [[Museo dell'Opera del Duomo (Firenze)|Museo dell'Opera del Duomo]]. A partire da essa si ispirò [[il Buggiano]] per scolpire il busto "[[clipeo|clipeato]]" che si trova ancora oggi sulla parete della navata sinistra del [[Duomo di Firenze]]. Il maestro vi è ritratto senza gli strumenti tipici del mestiere di architetto (compasso, disegni di progetti), a sottolineare la sua superiorità intellettuale rispetto alla prassi artigianale, come indica anche l'epitaffio sottostante in [[lingua latina|latino]], dettato da [[Carlo Marsuppini]]<ref name="C118"/>.
 
I suoi resti, rinvenuti nel [[1972]], testimoniano la bassa statura e la corporatura gracile, confermando la descrizione di Vasari, che lo ricorda come "sparuto nella persona". La testa era grande, superiore alla media, e dai ritratti si è ricostruito il cranio calvo, gli orecchi pronunciati, il naso largo, le labbra sottili<ref name="C118"/>.
 
Una sua effigie in età più giovane dovrebbe trovarsi nel ''[[San Pietro in cattedra]]'', affresco di [[Masaccio]] nella [[Cappella Brancacci]] di Firenze, accanto ad altri artisti dell'epoca tra i quali lo stesso Masaccio, [[Leon Battista Alberti]] e, forse, [[Masolino]]. Sempre secondo la tradizione Filippo fece da modello a [[Donatello]] per la statua del ''[[Profeta imberbe]]'', destinata al [[campanile di Santa Maria del Fiore]] ([[1416]]-[[1418]]). Il profilo di Filippo compare anche nel dipinto dell'anonimo fiorentino del 1470 circa, già attribuito a [[Paolo Uccello]], assieme ad altri quattro fondatori delle arti figurative fiorentine: [[Giotto]], [[Paolo Uccello]] stesso, [[Donatello]] e [[Antonio Manetti]]. A questa immagine si ispirò l'incisore che curò i ritratti dell'edizione del [[1568]] delle ''[[Vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori]]''<ref>{{cita|Capretti, cit., |p. 119}}.</ref>.
 
Tra i ritratti più tardi, tutti derivati da questi prototipi, ci sono un busto marmoreo di [[Giovanni Bandini]], sempre all'[[Museo dell'Opera del Duomo (Firenze)|Opera del Duomo]] (seconda metà del XV secolo), o la statua di [[Luigi Pampaloni]] in [[piazza del Duomo (Firenze)|piazza del Duomo]] ([[1835]] circa), che lo raffigura mentre guarda verso il suo capolavoro: la Cupola.
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== Elenco delle opere ==
=== Scultura ===
* [[Altare argenteo di San Jacopo]], [[cattedrale di Pistoia]] ([[1400]]-[[1401]])
** ''[[Sant'Agostino (Brunelleschi)|Sant'Agostino]]'' (attr.)
** ''[[San Giovanni Evangelista (Brunelleschi)|San Giovanni Evangelista]]'' (attr.)
** ''[[Geremia e Isaia]]'' (attr.)
* ''[[Sacrificio di Isacco (Brunelleschi)|Sacrificio di Isacco]]'', [[Museo del Bargello]], [[Firenze]] ([[1401]])
* ''[[Madonna col Bambino (Brunelleschi)|Madonna col Bambino]]'' (attr.), [[palazzo Davanzati]], [[Firenze]] ([[1402]]-[[1405]] circa) - se ne conoscono circa ottanta repliche con lievi differenze, sparse nei musei del mondo.
* ''[[Crocifisso di Brunelleschi]]'', [[cappella Gondi]] in [[Santa Maria Novella]], [[Firenze]] ([[1410]]-[[1415]] circa)
* ''[[San Pietro (Brunelleschi)|San Pietro]]'' (attr.), [[Museo di Orsanmichele]], [[Firenze]] ([[1412]] circa)
* ''[[Pulpito di Santa Maria Novella]]'' (disegno), scolpito dal [[il Buggiano|Buggiano]], [[Santa Maria Novella]], [[Firenze]] ([[1443]])
 
=== Architettura ===
[[File:Staggia senese pano.jpg|thumb|250pxminiatura|Staggia senese]]
[[File:Vicopisano04.jpg|miniatura|Vicopisano]]
* [[Cupola di Santa Maria del Fiore]], Firenze ([[1418]]-[[1434]])
* [[SpedaleCupola deglidi InnocentiSanta Maria del Fiore]], Firenze ([[14191418]]-[[14271434]], completato da altri)
* [[Spedale degli Innocenti]], Firenze ([[1419]]–[[1427]], completato da altri)
* [[Cappella Barbadori]], [[Santa Felicita (Firenze)|Santa Felicita]] ([[1420]])
* Ampliamento del [[palagio di Parte Guelfa]], Firenze ([[1420]] circa)
* [[Sagrestia Vecchia]], [[San Lorenzo (Firenze)|San Lorenzo]], Firenze ([[1421]]-[[1426]])
* [[Basilica di San Lorenzo (Firenze)|Basilica di San Lorenzo]], Firenze ([[1421]] circa - completata da altri)
* [[Mura di Lastra a Signa]] (risistemazione, 1424-14251424–1425)
* [[Mura di Signa]] (risistemazione, 1424)
* [[Mura di Malmantile]] (1424)
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* [[Palazzo Bardi]]?, Firenze ([[anni 1430]])
* [[Castello di Staggia Senese]] ([[1431]])
* [[Rotonda di Santa Maria degli Angeli]], Firenze ([[1434]]-[[1437]] - completata da altri)
* [[Rocca di Vicopisano]] ([[1435]]-[[1440]])
* [[Rocca di Castellina in Chianti]]
* [[Castello di Rencine]] (ristrutturazione)
* [[Basilica di Santo Spirito]], Firenze ([[1444]] - completata da altri)
* Progetto di [[palazzo Pitti]]?, Firenze (iniziato postumo, dal [[1458]])
 
== Note ==
{{references|3}}
 
== Bibliografia ==
[[File:Smf, busto e epigrafe filipo brunelleschi (il buggiano).JPG|thumb|250px|Tondo con busto e epigrafe in [[Santa Maria del Fiore]], opera del [[il Buggiano|Buggiano]] (1446)]]
[[File:Vicopisano04.jpg|thumb|250px|Vicopisano]]
;[[Fonti primarie]]
* [[Leon Battista Alberti]], ''[[De pictura]]'', 1435-1436, edizione a cura di C. Grayson, in ''L. B. Alberti, Opere volgari III'', Bari, 1973
* [[Leon Battista Alberti]], ''[[De re aedificatoria]]'', 1452 circa, edizione a cura di G. Orlandi, Milano, 1966
* [[Vespasiano da Bisticci]], ''Le Vite'', 1480-1498 circa, edizione a cura di A. Greco, Firenze, 1970-1976
* [[Antonio di Tuccio Manetti]], ''Vita di Filippo Brunelleschi'', 1480 circa, edizione a cura di D. De Robertis e G. Tanturli, Milano, 1976
* [[Giorgio Vasari]], ''[[Le vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori]]'', Firenze, [[1550]] (edizione [[Giunti]]natorrentiniana) e [[1568]] (edizione Torrentinagiuntina), edizione a cura di G. Milanesi in ''Vasari, Le Opere vol. 9'', Firenze, 1878-1885.
 
;Fonti secondarie
* ''Il libro di Antonio Billi'', 1506-1530 circa, edizione a cura di F. Benedettucci, Anzio, 1991
* [[Giulio Carlo Argan]], ''Brunelleschi'', Milano 1952
* [[Giulio Carlo Argan]], ''Brunelleschi'', Milano, 1952
* Eugenio Battisti, ''Filippo Brunelleschi'', Electa Editrice, Milano 1976.
* [[Luciano Bellosi]], ''Da Brunelleschi a Masaccio. Le origini del Rinascimento'', Milano, 2002
* Corrado Bozzoni, [[Giovanni Carbonara]] (a cura di), ''Filippo Brunelleschi. Saggio di bibliografia'', Roma, Università degli studi - Istituto di fondamenti dell'architettura, 1977-1978 (2 voll.)
* {{cita libro|autore=Elena Capretti, ''|titolo=Brunelleschi'', |url=https://archive.org/details/brunelleschi0000capr|editore=[[Giunti Editore]], |città=Firenze |anno=2003. |ISBN =88-09-03315-9|cid=Capretti}}
* Giorgio Cricco, Francesco Paolo Di Teodoro, ''Itinerario nell'arte'', volume 2, Zanichelli, Bologna, 2004., ISBN 88-08-21740-X
* {{cita libro|autore=Pierluigi De Vecchi ed |autore2=Elda Cerchiari, ''|titolo=I tempi dell'arte'', |volume =2, |editore=Bompiani, |città=Milano |anno=1999. |ISBN =88-451-7212-0|cid=De Vecchi e Cerchiari}}
* {{de}} Cornelius von Fabriczy, ''Filippo Brunelleschi: sein Leben und seine Werke'', (in tedesco), Cotta, Stoccarda, 1892.
* Giovanni Fanelli, ''Brunelleschi'', Karl Robert Langewiesche Verlag, 1988, ISBN 3-7845-6162-4
* {{de}} Peter J. Gärtner, ''Filippo Brunelleschi 1377-1446'', Könemann, 2001, ISBN 3-8290-0683-7
* {{cita libro|titolo=Brunelleschi's Dome: The Story of the Great Cathedral in Florence|cognome=King|nome=Ross|anno=2005|editore=Pimlico|id=ISBN =1-84413-827-5|lingua=ingleseen}}
* {{en}} Heinrich Klotz, ''Filippo Brunelleschi: The Early Works and the Medieval Tradition'', (in inglese), Rizzoli International, 1990, ISBN 0-8478-1211-1
* Eugenio Luporini, ''Brunelleschi. Forma e ragione'', Edizioni di Comunità, Milano, 1964
* {{de}} Attilio Pizzigoni, ''Filippo Brunelleschi (Studiopaperback). Verlag für Architektur'', (in tedesco), Zürich, Monaco di Baviera 1991, ISBN 3-7608-8127-0
* [[Carlo Ludovico Ragghianti]], ''Filippo Brunelleschi. Un uomo, un universo'', Firenze, 1977
* Massimo Ricci, ''Il fiore di Santa Maria del Fiore'', Firenze, Alinea, 1983
* [[Piero Sanpaolesi]], ''Brunelleschi'', Milano 1962
* Massimo Ricci, ''Il genio di Brunelleschi e la costruzione della Cupola di Santa Maria del Fiore'', Le Sillabe, Livorno, 2014
* Leader Scott, ''Filippo di Ser Brunellesco'', George Bell & Sons, Londra 1901.
* Uta[[Piero SchedlerSanpaolesi]], ''Filippo Brunelleschi'', (in tedesco)Milano, Imhof Petersberg 2004, ISBN 3-937251-85-51962
* {{en}} Leader Scott, ''Filippo di Ser Brunellesco'', George Bell & Sons, Londra, 1901
* {{cita libro|titolo=Firenze, guida all'architettura|cognome=Zucconi|nome=Guido|editore=Arsenale Editrice|anno=1995|città=Verona|id=ISBN 88-7743-146-6}}
* {{de}} Uta Schedler, ''Filippo Brunelleschi'', Imhof Petersberg, 2004, ISBN 3-937251-85-5
* ''Il libro di Antonio Billi'', 1506-1530 circa, edizione a cura di F. Benedettucci, Anzio 1991
* {{cita libro|titolo=Firenze, guida all'architettura|cognome=Zucconi|nome=Guido|editore=Arsenale Editrice|anno=1995|città=Verona|ISBN=88-7743-146-6|cid=Zucconi}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* {{Cita web |url = http://www.scultura-italiana.com/Biografie/Brunelleschi.htm |titolo = Filippo Brunelleschi |sito = scultura-italiana.it |accesso = 4 marzo 2015 |urlmorto = sì |urlarchivio = https://web.archive.org/web/20150215090842/http://www.scultura-italiana.com/Biografie/Brunelleschi.htm |dataarchivio = 15 febbraio 2015 }}
* {{Cita web |url = http://brunelleschi.imss.fi.it/genscheda.asp?appl=LIR&indice=63&xsl=slideshow&chiave=100985 |titolo = Filippo Brunelleschi |sito = IMSS.fi.it – Istituto e Museo di Storia della Scienza |editore = [[Museo Galileo]] |accesso = 4 marzo 2015}}
 
== Voci correlate ==
* [[Architettura rinascimentale]]
* [[Architetture di Firenze per periodo#Rinascimento .28XV(XV secolo.29|Architetture rinascimentali di Firenze)]]
* [[Rinascimento fiorentino]]
* [[Prospettiva]]
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== Altri progetti ==
{{interprogetto|commons=:Category:Filippo Brunelleschi|ss2=Le vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori (1550)/Filippo Brunelleschi}}
 
== Collegamenti esterniNote ==
{{Note strette}}
* {{Treccani|filippo-brunelleschi}}
* {{Treccani|filippo-brunelleschi_%28Dizionario-Biografico%29}}
* [http://brunelleschi.imss.fi.it/genscheda.asp?appl=LIR&indice=63&xsl=slideshow&chiave=100985 Brunelleschi sul'IMSS.]
* [http://www.scultura-italiana.com/Biografie/Brunelleschi.htm Brunelleschi scultore]
 
{{vetrina|28|9|2009|Wikipedia:Vetrina/Segnalazioni/Filippo Brunelleschi|arg=biografie|arg2=arte}}
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