Strage del Duomo di San Miniato: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
(365 versioni intermedie di oltre 100 utenti non mostrate) | |||
Riga 1:
{{Incidente
|immagine = San miniato, piazza duomo 02.JPG
|didascalia = Duomo di San Miniato
|descrizione_immagine =
|nazione = ITA
|divamm1 = {{IT-TOS}}
|divamm2 = {{IT-PI}}
|data = 22 luglio 1944
|obiettivo = duomo
|ora = 10:15
|ora-inizio =
|ora-fine =
|tipo = Esplosione
|feriti =
|dispersi =
|sopravvissuti =
|danni =
|responsabili = 337º battaglione di artiglieria campale statunitense
|motivazione =
|evento =
La '''strage del Duomo di San Miniato'''
Fino al
▲La '''strage del Duomo di San Miniato''' fu un fatto di guerra avvenuto il 22 luglio [[1944]] a [[San Miniato]] [[Provincia di Pisa|(Pisa)]], in cui cinquantacinque persone, radunate nel [[Duomo di San Miniato|Duomo]], perirono a causa di una granata sparata dal 337º Battaglione d'artiglieria campale [[United States Army|statunitense]], che colpì accidentalmente<ref>[http://www.dellastoriadempoli.it/?p=5581 Claudio Biscarini: San Miniato, la strage. : Della Storia d'Empoli<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref><ref>[http://www.storiaxxisecolo.it/dossier/Dossier1d1.htm Centro studi della Resistenza: le stragi di civili in Toscana<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref><ref>[http://ricerca.gelocal.it/iltirreno/archivio/iltirreno/2007/07/25/LN4LN_LN433.html La sinistra riabiliti il vescovo Giubbi - il Tirreno dal 1997.it » Ricerca<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref> la [[Cattedrale di Santa Maria Assunta e di San Genesio|chiesa]] dove erano assiepati un gran numero di civili.
▲Fino al [[2004]] la responsabilità dell'eccidio fu erroneamente attribuita alle truppe tedesche della [[3. Panzergrenadier-Division (Wehrmacht)|3ª Divisione granatieri corazzati]], allora in ritirata dalla cittadina.
== Contesto storico-ambientale ==
L'inverno di guerra del 1944 aveva aggiunto in Italia nuove privazioni a quelle a cui la popolazione era stata costretta nel passato. Scarsità di generi alimentari di prima necessità, mancanza di vestiario e spesso di corrente elettrica e poco carbone disponibile favorivano il contrabbando, il [[mercato nero]] e la borsa nera. Il vantaggio di un inverno mite e con poche piogge s'era risolto in un fatto negativo per le continue incursioni aeree,
Nella seconda metà del luglio 1944, la [[United States Army North|Quinta armata statunitense]] avanzò inesorabilmente: il 17 luglio furono liberati i comuni di [[Montaione]] e [[Ponsacco]], rispettivamente
Tre formazioni partigiane operavano nelle campagne circostanti San Miniato: la brigata "Corrado Pannocchia" comandata da Loris Sliepizza
=== Il
Nelle prime ore del 22 luglio
Da metà del mese di luglio il convento dei Padri Domenicani ospitava circa un migliaio di persone di ogni età che avevano occupato tutti gli spazi disponibili. All'alba del 22 luglio alcuni soldati tedeschi si presentarono al convento ordinando ai rifugiati di uscire e di radunarsi nella piazza antistante la chiesa, cioè dell'Impero. Gli uomini sarebbero stati condotti fuori città, mentre le donne, i vecchi, i malati
Anche la chiesa fu colpita durante il cannoneggiamento da un proiettile il quale dopo aver sfondato il tetto andò, strisciando sul pavimento marmoreo, a magagnare lo scalino dell'altare di San Domenico, senza esplodere<ref name=paganucci2>
Dopo che la gente fu affluita in piazza, i tedeschi fecero entrare in chiesa donne, anziani e bambini lasciando fuori gli uomini
=== La
Alle dieci circa un fitto fuoco
▲Alle dieci circa un fitto fuoco dell’artiglieria statunitense colpì inizialmente le pendici a sud della città,<ref>Testimonianza di Padre Alberto Diaz alla commissione, 31 ottobre 1944: "Quando cominciò il cannoneggiamento da sud chiesi che la popolazione potesse scendere nei sotterranei il soldato di guardia... lo permise e vi venne egli pure insieme ai suoi compagni" pag. 121 Paoletti " 1944 San Miniato..." </ref>. A distanza di un quarto d'ora il fuoco dell'artiglieria si spostò sul lato nord-est della città interessando la zona del duomo,il viale della Rimembranza il poggio della rocca, via Umberto I. Durante questa fase un proiettile, probabilmente da {{TA|105 [[Millimetro|mm]]}} ad alto potenziale esplosivo, entrò nella chiesa provocando l'esplosione che causò cinquantacinque vittime, la maggior parte delle quali nella navata {{TA|destra<ref>{{cita|AA.VV. 2004|pp. 53-54}} Testimonianza di Anna Parrini resa a G. Contini e ivi riportata.</ref><ref name="Paoletti67">{{Cita|Paoletti, 2000|p. 67}}</ref>}}.
== Vittime ==
I morti furono cinquantacinque e i loro nomi sono elencati nella lapide commemorativa che il [[Capitolo (cristianesimo)|Capitolo]] della cattedrale, l'[[Venerabile Arciconfraternita della Misericordia di Firenze|Arciconfraternita di Misericordia]]
▲I morti furono cinquantacinque e i loro nomi sono elencati nella lapide commemorativa che il [[Capitolo (cristianesimo)|Capitolo]] della cattedrale, l'[[Venerabile Arciconfraternita della Misericordia di Firenze|Arciconfraternita di Misericordia]] ed i familiari collocarono nel Duomo nel 50º anniversario. I loro nomi sono elencati di seguito:
[[File:Lapide strage di san miniato dentro il duomo.jpg|thumb|Lapide dentro il Duomo]]
[[File:targa commemorativa strage del duomo di san miniato.JPG|thumb|Targa commemorativa nei giardini di fronte al Duomo]]
Riga 41 ⟶ 60:
| Arzilli Giuseppe || San Miniato || 65 anni
|-
| Barusso Sergio ||
|-
| Bellini Benedetta || Grosseto || 49 anni
Riga 51 ⟶ 70:
| Brotini Emila || San Miniato || 80 anni
|-
| Brotini Silvana || San Miniato || 14 anni
|-
| Capperucci Anna||
|-
| Capperucci Dino || Grosseto || 14 anni
Riga 59 ⟶ 78:
| Capperucci Sonia || Grosseto || 24 anni
|-
|
|-
| Castulli Andreina || Pisa || 41 anni
|-
| Ceccatelli Giulia || San Miniato || 59 anni
|-
| Chelli Carlo || San Miniato || 20 anni
Riga 71 ⟶ 90:
| Ciulli Angelo || San Miniato || 70 anni
|-
| Criachi Quintilia || San Miniato|| 76 anni
|-
| Del Bravo Renato || San Miniato || 45 anni
Riga 79 ⟶ 98:
| Fontana Bruna || San Miniato || 19 anni
|-
| Fontana Zemira|| San Miniato|| 52 anni
|-
| Franchi Agar || San Miniato || 52 anni
|-
| Gasparri Francesco || San Miniato || 17 anni
|-
| Giani Bianca || San Miniato
|-
| Giglioli Annunziata || San Miniato || 80 anni
|-
| Gori Cesare || San Miniato || 83 anni
Riga 109 ⟶ 128:
| Mazzi Gina || Livorno || 29 anni
|-
| Micheletti Quintilia || San Miniato || 52 anni
|-
| Mori Massimo || San Miniato || 78 anni
Riga 117 ⟶ 136:
| Razzauti Emilio || Livorno || 53 anni
|-
|-
| Scardigli Adriana || San Miniato ||
|-
| Scardigli Corrado || San Miniato || 13 anni
Riga 150 ⟶ 169:
== Accertamento delle responsabilità ==
I tedeschi lasciarono definitivamente San Miniato la notte del 23 luglio, dopo aver distrutto altri edifici del paese e infine la [[Rocca di Federico II|Torre di Federico II di Svevia]], eretta sulla Rocca circa 700 anni prima, e minata già il 20 luglio, come scrisse il canonico Galli Angelini nel suo diario "20
===
La strage venne subito attribuita, da parte dell'opinione pubblica, «ad una precisa volontà dei tedeschi»<ref>{{cita|Morelli, 2002| pp. 77-78}}.</ref>, non
In questa responsabilità venne coinvolto anche il
Giubbi morì nel settembre del
Durante i suoi funerali in Duomo, qualcuno tentò di festeggiare la sua morte accendendo dei fuochi sul prato della rocca<ref>Michele Battini, Paolo Pezzino, ''Guerra ai civili. Occupazione tedesca e politica del massacro. Toscana 1944'', Marsilio, Venezia 1997</ref><ref>{{cita|Morelli, 2002| p. 78}}.</ref>.
=== Prime inchieste ===
Le inchieste che si occuparono, fin dal mese di luglio, di accertare le cause, le modalità e le responsabilità dell'eccidio furono tre: due promosse dagli americani
==== La prima inchiesta
La prima indagine la svolse
«Tutte le prove visibili e circostanziali sulla scena dell'esplosione», scrisse l'ufficiale
Il comandante del 362º reggimento, colonnello John W. Cotton, appena ricevuta l'informativa, si fece premura di trasmetterla al generale [[Mark
In poco meno di dieci giorni tutta la documentazione dell'indagine preliminare passò dal 362º Reggimento di fanteria americano al
==== La seconda indagine del tribunale militare
La seconda inchiesta prende ufficialmente avvio il 1º agosto 1944.
La commissione, incaricata delle indagini, è nominata dal Capo di Stato Maggiore [[Alfred
Il 6 maggio 1946 il
==== La terza inchiesta italiana ====
La Commissione della terza inchiesta, tutta italiana, si insediò il 21 settembre 1944.
Era composta dal sindaco Emilio Baglioni, l'avvocato Ermanno Taviani, l'ingegner Aurelio Giglioli, Dante Giampieri, Pio Volpini e Gino Mori Taddei che svolgeva funzioni di segretario.
Emilio Baglioni, incorporato il 1º giugno 1944 nella formazione partigiana "Mori Fioravante" come addetto al servizio di collegamento con le truppe alleate, in questa veste tratteneva i rapporti con gli ufficiali americani dell
La commissione si mise subito al lavoro e fu attivissima, riunendosi undici volte tra settembre e ottobre 1944. In questa fase furono raccolte la maggior parte delle testimonianze dei superstiti, dei feriti, dei periti militari.
Vennero acquisiti reperti bellici trovati nella cattedrale: si trattava di schegge (a volte tolte dai corpi dei feriti) e di "un involucro d'alluminio di forma cilindrica alto circa 10 cm": era la spoletta ''Fuze P.D. M48'', rubricata come ''Fuze P.D. M43''<ref name="Paoletti 64 e 244">{{Cita|Paoletti, 2000|pp. 64 e 244}}.</ref><ref>{{Cita|Paoletti, 2000|p. 260}} La spoletta modello PDM43 non esiste. L'incisione PDM48 è stata letta PDM43 per la deformazione del numero 8 quando il proiettile sbatté contro il bassorilievo.</ref> (la spiegazione della diversa numerazione l'avrebbe data 60 anni più tardi il colonnello Massimo Cionci)<ref>{{Cita|Paoletti, 2000|pp. 64 e 244}} Cit.: Deposizione di Gina Scardigli: «farò pervenire alla commissione 2 schegge tolte dalla coscia di mio figlio e dalla mia gamba».</ref>. L'esame del materiale raccolto presentava elementi di ambiguità, vaste zone d'ombra e incongruenze tali che spesso confliggevano tra loro. La relazione tecnica del tenente Jacobs e quella del tenente colonnello Cino Cini, che attribuiva l'eccidio
Il 27 febbraio 1945 il sindaco Emilio Baglioni
Al ritorno di Baglioni, dopo il [[Anniversario della liberazione d'Italia|25 aprile 1945]], la Commissione, ridotta dai
<!-- NOTE
a) Diario 88
b) Paoletti pagg. 64 e 244 (deposizione di Gina Scardigli... farò pervenire alla commissione 2 schegge tolte dalla coscia di mio figlio e dalla mia gamba)
c) Paoletti pag. 260 perizia di Spampinato (per la deformazione del corpo della spoletta l'
d) Paoletti pagg. da 189 a 194
e) Paoletti pag. 14
Riga 194 ⟶ 214:
g) Paoletti pag. 67
h) Paoletti pag. 67
i) Paoletti pag. 257
l) Paoletti pag. 67
-->
=== Prime ipotesi sulla responsabilità degli Alleati ===
[[File:Lucernario strage navata destra duomo san miniato.jpg|thumb
[[File:San miniato umbone danneggiato.jpg|thumb
[[File:San miniato rico giannoni.jpg|thumb
[[File:Duomo san miniato sketch.svg|thumb
"I fatti del duomo" come solitamente si usava (e spesso si usa ancora) definire l'eccidio del 22 luglio 1944, per circa
Nel gennaio 1983 comparve sul ''[[il Giornale|Giornale Nuovo]]'' una lettera scritta da [[Giuseppe Turini]], contestante la versione di strage nazista adombrata nel film
Nell'anno 2000 uscì il volume di Paolo Paoletti "1944 San Miniato - Tutta la Verità sulla Strage" (Ed. Mursia). Paoletti, analizzate le perizie, le testimonianze, i documenti coevi conservati negli archivi di Washington e di Friburgo, aiutandosi anche con nuove perizie compiute in loco dai generali dell'Esercito Italiano Ignazio Spampinato, Sabino Malerba e dal colonnello Massimo Cionci<ref>Le perizie sono pubblicate nel "1944.." di Paoletti da pag. 259 a 302.</ref>, smontò la tesi della responsabilità dell'artiglieria tedesca, attribuendo la causa della strage
Secondo Paoletti gli
=== La ricostruzione del cannoneggiamento ===
A convalidare l'assunto di Paoletti, nel 2001, venne pubblicato un opuscolo di Giuliano Lastraioli e Claudio Biscarini dal titolo ''La Prova''<ref>Giuliano Lastraioli, Claudio Biscarini, ''La Prova. Un documento risolutivo sulla strage nel duomo di San Miniato'', FM Edizioni, Empoli, 2001.</ref>, nel quale si riproducevano, tra l'altro, copia degli originali del ''
I documenti coevi, citati o riprodotti nel volume ''La Prova'', riportano come si svolse il cannoneggiamento americano tra le 10:00 e le 10:30 di quel 22 luglio.
Il "Journal" del 337º battaglione di artiglieria campale americano, trovato da Claudio Biscarini al ''National Archives & Record Service'' di Washington, riporta che le batterie dell'unità mobile del 337º battaglione chiamate A "''Able''", B "''Baker''" e C "''Charlie''", ciascuna delle quali disponeva di sei [[105 mm M101|cannoni d'artiglieria campale M101]] da 105
La mattina del 22 luglio perviene alla batteria A da parte del suo osservatorio ''"White''", posizionato a sud di San Miniato, la segnalazione che piazzole di mitragliatrici
Nello stesso ''"Journal"'' veniva marginalizzato un referto dei partigiani (trascritto integralmente in lingua inglese ne ''La Prova'') inviato agli americani (precisamente all'osservatorio avanzato ''Lookout 2'') che informava il sottufficiale Johnson che in una chiesa erano stati uccisi 30 civili
Il testo integrale in lingua originale recitava:
{{
{{quote|1810 Hrs. 337<sup>th</sup> F.A.: ''Our arty not to fire at house 434565 (casa Finetti), which is our Partisian's headquarters... If all trees are covered with sheets it means the krauts have taken over and we can knock the house down.''}}▼
▲{{
La strage del duomo, che per oltre 50 anni aveva ricevuto poche attenzioni, fatta eccezione per roventi polemiche locali mai sopite ed alimentatesi a causa di lunghe contese partitocratiche – guadagnò spazio nelle cronache locali e nazionali<ref>[[Dario Fertilio]], ''[http://archiviostorico.corriere.it/2004/aprile/24/Strage_San_Miniato_verita_americana_co_9_040424088.shtml Strage di San Miniato, la verità «americana». Fu una granata degli Alleati a uccidere le 55 persone che si erano rifugiate nel Duomo]'', articolo sul "[[Corriere della Sera]]" del 24 aprile 2004, p. 35</ref><ref>Hartmut Koehler (docente presso l'[[Università di Friburgo]]), ''Morte nella Cattedrale'', 1987.</ref>.▼
Lo storico Luigi Cardini nell'agosto 2003 pubblicò sul "[[Il Tempo|Tempo]]" un articolo intitolato "Distruggete la lapide bugiarda"<ref>[http://www.iltempo.it/2003/08/01/798557-distruggete_lapide_bugiarda.shtml# F. Cardini, ''Distruggete la lapide bugiarda'', Il Tempo, 1 agosto 2003]</ref> scrivendo a proposito della strage: «se è vero che il comando locale tedesco aveva indicato la chiesa cattedrale alla popolazione come un luogo di rifugio abbastanza sicuro da usare nelle ore del passaggio del fronte, non meno vero è che i militari tedeschi erano in buona fede e non solo non avevano alcuna intenzione di provocare una strage, ma, al contrario, miravano a salvare vite umane. Fatalità volle che la chiesa fosse colpita, per errore, da uno spezzone dell'artiglieria americana: beninteso, nemmeno gli statunitensi avrebbero voluto far vittime civili» e concludeva sul testo della lapide e l'attribuzione di responsabilità ai nazisti: «è evidente che nessuno, nemmeno il peggior criminale della terra, può essere ritenuto responsabile di delitti che non ha commesso con la scusa che, comunque, ne ha commessi altri».▼
[[Paolo Mieli]] sul "[[Corriere della Sera]]" del 7 aprile 2004 scriveva che «io credo che sarebbe un giusto modo di rendere onore al vero spirito della Resistenza quello di modificare una scritta su marmo che non risponde a verità», e faceva notare che se «l'attribuzione di colpa ai tedeschi restasse incisa sulla targa commemorativa, da oggi in poi la lapide si distinguerebbe per questo e non per ciò a cui è dedicata, l'eccidio» e concludeva affermando che «sulle lapidi è meglio che resti scritta la verità. Soltanto la verità»<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/2004/aprile/27/San_Miniato_targa_che_accusa_co_9_040427096.shtml ''San Miniato: la targa che accusa ingiustamente i tedeschi''] Mieli Paolo, pag. 41 (27 aprile 2004) - Corriere della Sera</ref>.▼
Non mancarono interpellanze<ref>"La Nazione" on. Riccardo Migliori interpella il Ministero degli Interni - Sen. Turini interrogazione al Ministro degli Interni</ref> di politici e parlamentari al Governo nazionale perché sulla lapide fosse scritta soltanto la verità a cui il Ministero dell'Interno tramite il sottosegretario Alessandro Pajano, rispose favorevolmente alla richiesta di collocazione di una nuova lapide.▼
=== La commissione storica d'inchiesta ===
L'esito della commissione<ref>''La strage in duomo, la bomba era americana'', articolo su "Il Tirreno" del 27 aprile 2004.</ref> fu pubblicato nell'aprile del 2004 nel volume ''L<nowiki>'</nowiki>
In sintesi la commissione accertò che "una contrapposizione intransigente, senza spazio e disponibilità per un sereno confronto, caratterizzò anche il dibattito sulle diverse tesi relative alla responsabilità della strage del 22 luglio 1944. Nessun approfondimento e nessun confronto parve allora possibile... Giornali, libri, film hanno acriticamente continuato a riproporre, per anni, la tesi della responsabilità tedesca; una tesi che appare insostenibile, tenuto conto del complesso della documentazione di cui si dispone"<ref>L. Ballini, ''Eccidio del Duomo di San Miniato. La Memoria e la ricerca storica 1944-2004'', "Le schegge non fanno curve", pagg. 139-140.</ref>.
Riga 244 ⟶ 258:
Tutta la documentazione relativa alla terza inchiesta sulla ricostruzione storica degli avvenimenti legati all'eccidio venne archiviata nel 1960 e tradotta negli archivi del cosiddetto [[armadio della vergogna]]. Quando, diversi anni dopo furono rinvenuti e riaperti gli archivi, il fascicolo venne assegnato al Tribunale della Procura Militare di [[La Spezia]], e derubricato come "supposto crimine di guerra tedesco" e ne venne richiesta l'archiviazione nel 1996 in quanto «gli autori del reato sono rimasti ignoti»<ref>[http://static.repubblica.it/iltirreno/PDF/Sant'Anna/SanMiniato.pdf Copia atto della procura militare della Repubblica con gli allegati originali dell'inchiesta americana]</ref>.
Il 23 ottobre 2000 Giuseppe Chelli, un congiunto di una vittima dell'eccidio, sottopose formale richiesta alla procura spezzina di "esprimere un parere definitivo" in merito al procedimento in corso per crimine di guerra tedesco. La richiesta venne accolta e l'8 novembre 2000 Chelli fu convocato presso la Procura per essere ascoltato quale persona informata sui fatti<ref name=ArchChelli>Archivio privato Chelli, corrispondenza tra la procura e G. Chelli.</ref>. I
Il [[
Alcuni storici, come Claudio Biscarini e Kertsin Von Lingen, hanno espresso critiche sulla gestione delle istruttorie iniziali da parte delle autorità
==
▲La strage del duomo, che per oltre 50 anni aveva ricevuto poche attenzioni, fatta eccezione per roventi polemiche locali mai sopite
=== L'attenzione dei media ===
▲Lo storico
|[[File:Lapidi2008.JPG|thumb|center|150px|Le due lapidi sulla facciata del Comune]]▼
|[[File:Lapide 2008 2.JPG|thumb|center|300px|La lapide del 2008]]▼
▲|}
▲[[Paolo Mieli]] sul "[[Corriere della Sera]]" del 7 aprile 2004 scriveva che «io credo che sarebbe un giusto modo di rendere onore al vero spirito della Resistenza quello di modificare una scritta su marmo che non risponde a verità», e faceva notare che se «l'attribuzione di colpa ai tedeschi restasse incisa sulla targa commemorativa, da oggi in poi la lapide si distinguerebbe per questo e non per ciò a cui è dedicata, l'eccidio» e concludeva affermando che «sulle lapidi è meglio che resti scritta la verità. Soltanto la verità»<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/2004/aprile/27/San_Miniato_targa_che_accusa_co_9_040427096.shtml ''San Miniato: la targa che accusa ingiustamente i tedeschi''] Mieli Paolo, pag. 41 (27 aprile 2004) - Corriere della Sera</ref>.
== Trasposizione cinematografica ==▼
▲Non mancarono interpellanze<ref>"La Nazione" on. Riccardo Migliori interpella il Ministero degli Interni - Sen. Turini interrogazione al Ministro degli Interni</ref> di politici e parlamentari al Governo nazionale perché sulla lapide fosse scritta soltanto la verità a cui il Ministero dell'Interno tramite il sottosegretario Alessandro Pajano, rispose favorevolmente alla richiesta di collocazione di una nuova lapide.
=== Le lapidi della memoria ===
Prendendo spunto dai fatti del Duomo ed abbracciando l'ipotesi della sola responsabilità tedesca della Strage, nel [[1982]] i fratelli [[Paolo e Vittorio Taviani]], tra l'altro originari proprio di [[San Miniato]], dirigono uno dei loro film più famosi, [[La notte di San Lorenzo]], aggiudicandosi il [[Grand Prix Speciale della Giuria|Gran Premio Speciale della Giuria]] del [[Festival di Cannes]]. La ''___location'' della scena nel film fu però la Collegiata di [[Empoli]].▼
Il 22 luglio 2008 l'amministrazione comunale di San Miniato decise di porre vicino alla precedente lapide del 1954, posta sulla facciata del Municipio, che imputa la responsabilità della strage ai tedeschi, una nuova lapide, recante un testo scritto dall'ex presidente della Repubblica [[Oscar Luigi Scalfaro]] che attribuisce la strage ai cannoneggiamenti delle forze alleate. Il testo della seconda lapide è stato oggetto di critiche da parte del senatore di [[Alleanza Nazionale]] [[Piero Pellicini]] (figlio dell'ultimo podestà di San Miniato prima della liberazione<ref>[https://www.iltirreno.it/pontedera/cronaca/2012/05/12/news/morto-pellicini-senatore-nato-a-s-miniato-1.4502353 Morto Pellicini, senatore nato a S. Miniato] - ''[[Il Tirreno]]'', 12 mag 2012</ref>), ex membro della "commissione parlamentare d'inchiesta sulle cause dell'occultamento di fascicoli relativi a crimini nazifascisti", che si è detto contento del riconoscimento della verità storica, ma ha criticato la citazione di Scalfaro sui "repubblichini" poiché «tiene aperti i fossati»<ref name="tgcom">''[http://www.tgcom24.mediaset.it/cronaca/articoli/articolo422195.shtml Strage di San Miniato, due le lapidi. Uno studio rivela che non fu nazista]'', articolo su tgcom24, 23 luglio 2008.</ref>. Dal 18 aprile 2015 le lapidi sono state tolte per volontà della giunta comunale. Inoltre il consiglio comunale nella seduta dell'11 giugno 2015 ha deliberato a maggioranza (11 voti favorevoli - 4 astenuti - nessun contrario) che le lapidi saranno collocate nell'erigendo Museo della Memoria, ubicato sotto i Loggiati di San Domenico.<ref>Atti Consiliari del Comune di San Miniato relativi al 5° punto dell'O.d.G della seduta dell'11 giugno 2015</ref> Nel 2016 Franco Cardini scrisse<ref>pag.140, F. Cardini, ''Storia Illustrata di San Miniato'', Pacini Editore Pisa, 2015</ref>: ''"...Oggi sappiamo difatti con certezza assoluta che l'arma responsabile delle morti avvenute nel Duomo di San Miniato fu un proiettile alleato. Lo hanno dimostrato a sufficienza molti studi e, non in ultimo, i lavori della commissione di esperti nominata dall'amministrazione comunale di San Miniato nel 2001 per far chiarezza. Ormai le prove della responsabilità americana ci sono e sono evidenti al di là di ogni ragionevole dubbio..."''.
{{cn|Nel 2018, le lapidi sono state poste una accanto all'altra sotto il porticato del nuovo Museo della Memoria inaugurato nel centro storico di San Miniato.}}
<gallery>
File:Lapide2008 leggibile.jpg|alt=La lapide del 1954, in basso sono visibili i fori a sostegno delle lettere di una frase rimossa dalla Prefettura di Pisa prima l'affissione perché ritenuta xenofoba e anti-tedesca. La frase tolta diceva"Lo straniero di ogni parte sia sempre tenuto lontano dalle belle contrade rifiutando ogni lusinga o d'aiuto o d'impero." Inoltre al rigo 7° fu tolta la parola "attilesca" dopo pura ferocia.|La lapide del 1954, in basso sono visibili i fori a sostegno delle lettere di una frase rimossa dalla Prefettura di Pisa prima l'affissione perché ritenuta xenofoba e antiamericana. La frase tolta diceva ''"Lo straniero di ogni parte sia sempre tenuto lontano dalle belle contrade rifiutando ogni lusinga o d'aiuto o d'impero."'' Inoltre al rigo 7° fu tolta la parola ''"attilesca"'' dopo pura ferocia<ref>{{cita libro| Carla |Forti|Dopoguerra in provincia: microstorie pisane e lucchesi, 1944-1948|2007|FrancoAngeli| Milano|p= 210|}}</ref>.
File:LAPIDI RIMOSSE 002.JPG|alt=Facciata del comune con le lapidi rimosse a seguito della decisione della Giunta comunale|Facciata del comune con le lapidi rimosse a seguito della decisione della giunta comunale
</gallery>
▲== Trasposizione cinematografica ==
▲Prendendo spunto dai fatti del Duomo
== Note ==
== Bibliografia ==
* {{Cita libro|autore=Michele Battini|
* {{cita libro|autore= Giuseppe Busdraghi|titolo="Estate di Guerra a Bucciano": Diario del Parroco - giugno/settembre 1944|altri = a cura di Giuliano Lastraioli, Claudio Biscarini, Luciano Niccolai, Fabrizio Mandorlini|editore =Edizioni F.M.|anno= 1996|città = San Miniato|cid= Busdraghi}}
* {{Cita libro|autore=Delio Fiordispina|titolo= Giuseppe Gori e compagni|città=San Miniato|editore=Ed. Palagini |edizione=1ª ed. Comitato Giuseppe Gori di Cigoli)|anno= 2005 [1994]|cid= Fiordispina}}
* {{Cita testo|lingua=inglese|autore=[[John Foot]]|curatore=[[Hannes Obermair]] et al.|titolo=Divided Memories in Italy. Stories from the Twentieth and Twenty-first Centuries|opera=Erinnerungskulturen des 20. Jahrhunderts im Vergleich – Culture della memoria del Novecento al confronto|editore=Città di Bolzano|città=Bolzano|anno=2014|url=https://www.academia.edu/8864674/Erinnerungskulturen_des_20._Jahrhunderts_im_Vergleich_Culture_della_memoria_del_Novecento_a_confronto|ISBN=978-88-907060-9-7 |pp=172–188 (175–180)}}
* {{cita libro|autore=Giuliano Lastraioli, Claudio Biscarini|titolo= "46.48 / 59.50" La Prova|editore = FM Edizioni - Centro di Documentazione Internazionale Storia Militare|città = San Miniato basso|anno= 2001|cid=Lastraioli e Biscarini, 2000}}
* {{cita libro|autore=Giuliano Lastraioli, Claudio Biscarini|titolo= De Bilia. Ultima
* {{cita libro|autore=Paolo Morelli|titolo=Relazione della Commissione di studio sulla
* {{Cita libro|autore=Leonardo Paggi|titolo=Stragi tedesche e bombardamenti alleati|anno=2005|editore=
* {{cita libro|autore=Leonardo Paggi|
* {{Cita libro|autore=Paolo Paoletti|titolo= 1944 San
* Tribunale Militare della Spezia, "Decreto di Archiviazione n.262/96/R. ignoti" del 20 aprile 2002.
* [[Franco Cardini]], ''Storia Illustrata di San Miniato'', Pacini Editore, Pisa, 2015
== Voci correlate ==
▲* [[San Miniato]]
* [[Storia di San Miniato]]
▲* [[Duomo di San Miniato]]
== Altri progetti ==
{{interprogetto|preposizione=sulla}}
== Collegamenti esterni ==
* [http://www.dellastoriadempoli.it/?p=5581 Claudio Biscarini: San Miniato, la strage] <small> a cura di Paolo Pianiggiani, ''Della Storia d'Empoli''.</small>
*
*
{{Controllo di autorità}}
{{portale|Seconda guerra mondiale|storia d'Italia|Toscana}}
[[Categoria:San Miniato]]
[[Categoria:
[[Categoria:Stragi alleate in Italia]]
[[Categoria:Eventi del 1944]]
|