Endecasillabo: differenze tra le versioni
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Nella [[metrica italiana]], l{{'}}'''endecasillabo''' ({{lang-grc|ἑνδεκασύλλαβος|hendecasýllabos|(verso) di undici sillabe|da=si|p=si|pp=si}})<ref>M. Cortelazzo, P. Zolli, ''Dizionario etimologico della lingua italiana'', vol. 2, Bologna, N. Zanichelli, 1980, p. 384).</ref> è il [[verso]] in cui l'ultimo [[accento (linguistica)|accento]], tonico e ritmico, cade obbligatoriamente sulla decima sillaba.<ref>Pietro G. Beltrami, ''La metrica italiana'', Bologna, Il Mulino, 1991, p. 156 e p. 343.</ref> È il metro principale e più utilizzato della [[poesia]] italiana: si trova in tutte le [[strofe]] e le strutture metriche più importanti, come la [[terza rima]], o [[terzina dantesca]], l'[[Ottava rima|ottava]], la [[Ballata (poesia)|ballata]], la [[Canzone (metrica)|canzone]], il [[sonetto]]. È sempre stato usato anche in sequenze di endecasillabi [[Verso sciolto|sciolti]]. Le sedi degli accenti sono varie. Tuttavia di norma gli endecasillabi presentano un accento fisso o sulla quarta o sulla sesta sede (qui evidenziate in arancione e in giallo).
==Le origini==
Non è escluso, come già ipotizzava [[Pietro Bembo]], che all'origine dell'endecasillabo ci siano influenze [[Poesia trobadorica|provenzali]] e, come trova il critico [[Francesco D'Ovidio]]<ref>Francesco D'Ovidio, ''Versificazione romanza. Poetica e poesia medioevale''. 3 voll, Guida, Napoli 1932</ref> esistono «affinità con il [[décasyllabe]], una derivazione dall'[[endecasillabo saffico]] attraverso la [[latino medievale|poesia mediolatina]] con la mediazione del [[trimetro giambico]]».
==Endecasillabi comuni (piani, tronchi e sdruccioli)==
È errore comune dunque pensare che tutti gli endecasillabi debbano avere sempre e comunque undici sillabe. Ciò, se pure nella maggior parte dei casi è vero, non costituisce una regola. L'avere undici sillabe non è altro che la diretta conseguenza del fatto che la lingua italiana sia formata prevalentemente da parole piane, cioè che hanno l'accento sulla penultima sillaba.
Per chiarire il concetto ecco alcuni esempi:
*Come già detto, nella sua più comune uscita piana esso è costituito da ''undici sillabe metriche'':
{{Citazione|Mi ritrovai per una selva '''oscura'''}}
{| class="wikitable" style="text-align:center;"
| Sill 1 || Sill 2 || Sill 3 ||bgcolor="orange"| Sill 4 || Sill 5 || Sill 6 || Sill 7 || Sill 8 || Sill 9 ||bgcolor="lightgreen"|Sill 10 || Sill 11
|- bgcolor="#EFEFEF"
|mi||ri||tro||bgcolor="orange"|vai||per||u||na||sel||va‿os<ref name=fonema>La suddivisione sillabica, così proposta, è foneticamente corretta (anche se non ortograficamente), poiché il [[fonema]] s appartiene [[fonologia|fonologicamente]] alla sillaba che lo precede, quando si presenta come "[[esse impura]]"</ref>||bgcolor="lightgreen"|cu||ra
|}
*
{{
{|
| Sill 1 || Sill 2 || Sill 3 || Sill 4 || Sill 5 ||bgcolor="yellow"|
|- bgcolor="#EFEFEF"
|Ciò ||che'n ||grem||
|}
*
{{
{|
| Sill 1 || Sill 2 || Sill 3 || Sill 4 || Sill 5 ||bgcolor="yellow"|
|- bgcolor="#EFEFEF"
|
|}
Come appare chiaro da questi esempi, pur mutando il numero complessivo di sillabe e la posizione degli accenti interni al verso, l'accento sulla decima sede rimane fisso in ogni caso. Nei tre esempi mostrati è chiara anche un'altra caratteristica fondamentale del verso (non solo endecasillabo): la sua base è la sillaba fonetica, e non quella grammaticale. Vediamo infatti in ciascun esempio che una sillaba metrica può essere formata da due sillabe di parole adiacenti unite per [[sinalefe]].
===Endecasillabi "estremi"===
Lungo tutta la storia della letteratura italiana i casi di endecasillabi maggiori di dodici sillabe sono assai rari e costituiti in prevalenza da parole a cui sono state aggiunte una o più particelle àtone, come ad esempio i pronomi clitici (mi, ci, ne, si, lo). Data la loro artificiosità, la produzione di tali versi si limita in genere allo sperimentalismo della poesia burlesco/parodistica.
*Un endecasillabo bisdrucciolo,
{{
{|
| Sill 1 || Sill 2 || Sill 3 || Sill 4 || Sill 5 ||bgcolor="yellow"|
|- bgcolor="#EFEFEF"
|
|}
*
{{Citazione|Ottima è l'acqua; ma le piante abbeverinosene.|[[Nicola Villani]], ''Sonetto in versi sdruccioli fantastici'', v. 14<ref>Nicola Villani, ''Ragionamento dello academico aldeano sopra la poesia giocosa de' greci, de' latini e de' toscani con alcune poesie piacevoli del medesimo autore'', In Venetia, appresso Gio. Pietro Pinelli, 1634, p. 214.</ref>}}
{|
| Sill 1 || Sill 2 || Sill 3 || bgcolor="orange"|
|- bgcolor="#EFEFEF"
|
|}
*L'endecasillabo di sedici sillabe, con accento sulla settultima, ricorre solo in un ''divertissement'' di [[Arrigo Boito|Boito]], ma ha poche probabilità di essere foneticamente corretto.<ref>Nelle forme flesse dei verbi in -''ficare'' l'accento principale precede la sillaba ''fi'' (come in ''acidìficano'', ''cementìficano'', ''diversìficano'', ''umidìficano''), piuttosto che cadere sulla stessa sillaba tonica del sostantivo o dell'aggettivo da cui il verbo deriva. I verbi ''stalattitificare'' e ''stalagmitificare'' non sono attestati.</ref>
{{Citazione|Sotto la penna, ovvero stalagmitificanomisi.|Arrigo Boito}}
{|
| Sill 1 || Sill 2 || Sill 3 || Sill 4 || Sill 5 ||bgcolor="yellow"|
|- bgcolor="#EFEFEF"
|
|}
[[File:Quartina gelata.jpg|thumb|upright=1.3|L'autografo della ''Quartina gelata'' di Boito, firmata con lo pseudonimo anagrammatico Tobia Gorrio]] Ecco l'intera quartina da cui è stato tratto l'esempio precedente, intitolata ''Quartina gelata'' e formata esclusivamente da endecasillabi con quindici o sedici sillabe:
{{Citazione|Sì crudo è il gelo che le rime sdrucciolanosene<br />
Tremando, e in fondo al verso rincantucciolanosene;<br />
Le gocciole d'inchiostro stalattitificanomisi<br />
Sotto la penna, ovvero stalagmitificanomisi.<ref>{{cita libro|url=https://www.google.it/books/edition/Enciclopedia_dei_giochi_Q_Z/8KUTAQAAIAAJ|autore=[[Giampaolo Dossena]]|titolo=Enciclopedia dei giochi: Q-Z|editore=UTET|città=Torino|anno=1999|p=1012|accesso=23 febbraio 2024}}</ref>}}
==Endecasillabi ''a maiore'' e ''a minore''==
Per motivi legati alla sua genesi (l'endecasillabo nasce infatti dalla fusione di un quinario e di un settenario{{Senza fonte}}) e formalizzati già da [[Pietro Bembo]], l'endecasillabo "canonico" prevede un accento secondario sulla sesta o sulla quarta sede; nel primo caso l'endecasillabo si definisce ''a maiore'' (ed il primo emistichio equivale ad un [[settenario]]), nel secondo caso si definisce ''a minore'' (ed il primo [[emistichio]] equivale ad un [[quinario]]).
Nell'endecasillabo ''a minore'' canonico, l'accento del primo emistichio può cadere su un monosillabo tronco o un polisillabo piano, ma non su un polisillabo sdrucciolo.<ref>{{Treccani|endecasillabo_(Enciclopedia-dell%27Italiano)|autore=Claudio Ciociola|accesso=4 marzo 2025|citazione=}}</ref><ref>{{Cita libro
|titolo = La metrica
|autore = Antonio Pinchera
|editore = Mondadori
|città = Milano
|anno = 1999
|p = 86
|ISBN = 88-424-9312-0
}}</ref> Per esempio, l'endecasillabo dantesco «per cui tremavano amendue le sponde» (''Inferno'', IX, 66) ''[[ex lege]]'' non è canonico: è un endecasillabo ''a minore'' (accenti su 4ª e 8ª sillaba), in cui il primo emistichio («per cui tremavano») ha l'accento primario su una parola sdrucciola («tre''mà''vano»).
La definizione degli accenti di un verso è spesso un concetto soggettivo; un verso può anche avere più accentazioni diverse a seconda della lettura che si vuol dare; di regola si tende a considerare atone le particelle più piccole come pronomi, preposizioni, articoli e congiunzioni, quando non siano in posizione evidentemente marcata.
[[File:Pietro Bembo - Titian.jpg|thumb|upright|[[Pietro Bembo]], uno dei primi teorici della metrica italiana in [[Ritratto di Pietro Bembo|un ritratto]] di [[Tiziano]].]]
L'endecasillabo ''a maiore'' è generalmente considerato più solenne:
{{Citazione|Nel mezzo del cammin di nostra vita|Dante, ''Inferno'' I - v 1 }}
{| class="wikitable" style="text-align:center;"
| Sill 1 || Sill 2 || Sill 3 || Sill 4 || Sill 5 ||bgcolor="yellow"| Sill 6 || Sill 7 || Sill 8 || Sill 9 ||bgcolor="lightgreen"|Sill 10 || Sill 11
|- bgcolor="#EFEFEF"
|
|}
Mentre l'endecasillabo ''a minore'' è più calmo pacato ed intimista:
{{Citazione|Mi ritrovai per una selva oscura|Dante, ''Inferno'' I - v 2}}
{| class="wikitable" style="text-align:center;"
| Sill 1 || Sill 2 || Sill 3 ||bgcolor="orange"| Sill 4 || Sill 5 || Sill 6 || Sill 7 || Sill 8 || Sill 9 ||bgcolor="lightgreen"|Sill 10 || Sill 11
|- bgcolor="#EFEFEF"
|
|}
Questa versatilità rende l'endecasillabo uno dei versi principe della metrica italiana.
===Tipi di endecasillabi
Molto più raro il caso in cui non ci siano accenti rilevanti prima della sesta sillaba come in questo caso:
{{
Più raro ancora il caso in cui da un accento sulla prima si va subito all'accento sulla sesta:
{{
===Tipi di endecasillabi
L'endecasillabo ''a
L'
{{
{{Citazione|che 'l gran sep''o''lcro liber''ò'' di Cristo|[[Torquato Tasso|Tasso]], ''[[Gerusalemme liberata]]'', I, 2 / Schema: 4a-8a-10a }}
L'endecasillabo a minore "''di settima''" risulta essere più raro rispetto agli altri versi "a minore", poiché il suo ritmo in passato era considerato poco "sonoro" e perciò adatto, secondo i poeti [[Petrarchismo|petrarchisti]], a riprodurre la prosodia del parlato:
{{Citazione|ch'io mi sia t''a''rdi al socc''o''rso lev''a''ta,|Dante, ''Inferno'', II, 65 / Schema: 4a-7a-10a}}
{{Citazione|l'aiuta s''ì'' ch'i' ne s''i''a consol''a''ta.|Dante, ''Inferno'', II, 69 / Schema: 4a-7a-10a}}
==Accenti e ritmo==
===Giambico, dattilico e anapestico===
Come in una composizione musicale, il [[ritmo]] è una delle componenti fondamentali da cui deriva l'armonia musicale che caratterizza il verso.
Data la ricchezza ritmica non esiste una classificazione universalmente riconosciuta che riesca a categorizzare tutti i tipi di ritmi che si possono dare ad un endecasillabo. Tuttavia, prendendo a prestito una terminologia proveniente dalla metrica classica, è possibile evidenziare alcuni tipi di versi a seconda del loro attacco definendoli ''[[giambo|giambici]]'', ''[[dattilo (metrica)|dattilici]]'' e ''[[anapesto|anapestici]]''.
Si definiscono dal ritmo
*''Giambico'' quegli endecasillabi con accento sulla 2ª, 4ª e 6ª sede:
{{Citazione|Al c''o''r gent''i''l remp''a''ira s''e''mpre am''o''re|[[Guido Guinizelli|Guido Guinizzelli]], ''[[Al cor gentil rempaira sempre amore]]''}}
{| class="wikitable" style="text-align:center;"
| Sill 1 ||bgcolor="pink"| ''Sill 2'' || Sill 3 || bgcolor="orange"| Sill 4 || Sill 5 ||bgcolor="yellow"| Sill 6 || Sill 7 || bgcolor="pink"| ''Sill 8'' || Sill 9 ||bgcolor="lightgreen"|Sill 10 || Sill 11
|- bgcolor="#EFEFEF"
| al || bgcolor="pink"| '' cor'' || gen || bgcolor="orange"| til || rem ||bgcolor="yellow"| pai || ra || bgcolor="pink"| ''sem'' || pre‿a ||bgcolor="lightgreen"| mo || re
|}
Un endecasillabo così costruito ha entrambe le sedi principali toniche (4ª e 6ª sillaba), anche per questo motivo è il ritmo più semplice e più comune nella poesia italiana.
L'andamento giambico (àtona-tònica-àtona-tònica...) fornisce al verso un ritmo cantilenante e monotono.
Questo ritmo era particolarmente adatto a componimenti che dovevano essere accompagnati da musica.
Tra i versi ''a minore'' si riconoscono dal ritmo:
*''Dattilico'' quelli con accento sulla 1ª 4ª 7ª 10ª o più raramente 1ª 4ª 7ª 9ª 10ª:
{{Citazione|f''a''tta di gi''o''co in fig''u''ra d'am''o''re|[[Guido Cavalcanti]], ''[[:s:Rime (Cavalcanti)|Rime]]'', XXX, v. 21}}
{| class="wikitable" style="text-align:center;"
|bgcolor="pink"| ''Sill 1'' || Sill 2 || Sill 3 || bgcolor="orange"| Sill 4 || Sill 5 || Sill 6 || bgcolor="pink"| ''Sill 7'' || Sill 8 || Sill 9 ||bgcolor="lightgreen"|Sill 10 || Sill 11
|- bgcolor="#EFEFEF"
| bgcolor="pink"| ''fat'' || ta || di || bgcolor="orange"| gio || co‿in ||fi ||bgcolor="pink"| ''gu'' || ra || d'a ||bgcolor="lightgreen"| mo || re
|}
I poeti delle origini utilizzavano questo ritmo lento e discendente (tònica-àtona-àtona-tònica...) per dare al lettore una sensazione di solennità, o per riprodurre la prosodia del parlato.
Tra i versi ''a maiore'' è possibile identificare quelli dal ritmo:
*Anapestico: Con accento sulla 3ª 6ª 10ª:
{{Citazione|Se Merc''é'' fosse am''i''ca a' miei disiri|Guido Cavalcanti, ''Rime'', XV}}
{| class="wikitable" style="text-align:center;"
|| Sill 1 || Sill 2 || bgcolor="pink"| ''Sill 3'' || Sill 4 || Sill 5 || bgcolor="yellow"|Sill 6 || Sill 7 || Sill 8 || Sill 9 ||bgcolor="lightgreen"|Sill 10 || Sill 11
|- bgcolor="#EFEFEF"
|
|}
Il ritmo anapestico (àtona-àtona-tònica...) è ascendente e dà un senso di maggiore "scorrevolezza" e velocità al verso.
===L'uso del ritmo e la poesia===
Volendo trovare una regola generale potremmo dire che il ritmo del verso si fa più incalzante quanto più sono numerosi e ravvicinati e gli accenti tra loro; lo sfruttare abilmente gli accenti di un verso è parte fondamentale della sensibilità artistica di un autore.
Ecco alcuni esempi che mostrano quanto il ritmo sia importante per dare "colore" al componimento poetico:
In questo esempio i primi accenti a disposizione dattilica, e l'accostamento di due versi con accentazione simile contribuiscono a dare un andamento da ninna-nanna e una sensazione di pace:
:L''e''nta la n''e''ve fi''o''cca, fi''o''cca, fi''o''cca. <small>(schema:1,4,6,8,10)</small>
:S''e''nti: una z''a''na d''o''ndola pi''a''n pi''a''no. <small>(Schema: 1,4,6,10)</small>
::<small>([[Giovanni Pascoli|G. Pascoli]], ''[[:s:Myricae/Creature/IV Orfano|Orfano]]'')</small>
[[File:VAlfieriFabre.jpg|thumb|upright=1.3|[[Vittorio Alfieri]], tragediografo italiano. È con la tragedia in "sciolti" che il ritmo assume grande valore per dare "colore" ai versi.]]
In quest'altro esempio invece gli accenti sono disposti per riprodurre un ritmo calmo e meditativo.
:V''a''ghe st''e''lle dell{{'}}''O''rsa, io non cred''e''a <small>(Schema:1-3-6-10)</small>
:torn''a''re anc''o''r per ''u''so a contempl''a''rvi <small>(schema:2-4-6-10)</small>
::<small>([[Giacomo Leopardi|G. Leopardi]], ''[[:s:Canti (Leopardi)/Le ricordanze|Le ricordanze]]'')</small>
Oppure possono dare un ritmo solenne alla composizione:
:O che tra f''a''ggi e ab''e''ti erma su i c''a''mpi <small>(schema: 4-6-10)</small>
:smerald''i''ni la fr''e''dda orma si st''a''mpi <small>(schema: 3-6-10)</small>
::<small>([[Giosuè Carducci|G. Carducci]], ''[[Il comune rustico]]'')</small>
==La cesura==
Il punto che separa i due emistichi si definisce cesura (dal latino ''caedo'' = taglio). Se la cesura è particolarmente forte spezza il verso in due parti, ''ma mai una parola a metà''.
Tutti gli endecasillabi hanno una cesura, che può venire o meno sottolineata durante la declamazione del verso.
Esistono vari tipi di cesura:
*Si ha una "cesura maschile" quando cade dopo un verso tronco:
{{Citazione|Le donne i cavalier, l'arme gli amori| Ariosto, ''[[Orlando Furioso]]'', I 1,1}}
{| class="wikitable" style="text-align:center;"
| Sill 1 || Sill 2 || Sill 3 || Sill 4 || Sill 5 ||bgcolor="yellow"| Sill 6 ||bgcolor="black"| . || Sill 7 || Sill 8 || Sill 9 ||bgcolor="lightgreen"|Sill 10 || Sill 11
|- bgcolor="#EFEFEF"
|}
Secondo la metrica canonica infatti (ma non è una regola ferrea), l'incontro di due accenti consecutivi (cavali''èr'' ''l'àr''me) è infatti possibile soltanto nel punto in cui il verso presenta una cesura, poiché l'incontro di due accenti rende obbligatoria una breve pausa per una corretta lettura.
Ecco un altro caso di cesura dopo una parola che abbia subito un troncamento (''mar'' da ''mare''):<ref>Da notare inoltre come in questo e nel caso successivo, la cesura metrica sia funzionale a marcare una pausa di tipo sintattico.</ref>
{{Citazione|Molti i figli del mar. Tu sempre tremi,| [[Melchiorre Cesarotti|Cesarotti]], ''[[Ossian|Poesie d'Ossian]]'', I 11}}
{|
| Sill 1 || Sill 2 || Sill 3 || Sill 4 || Sill 5 ||bgcolor="yellow"|
|- bgcolor="#EFEFEF"
|}
Oppure può cadere dopo una parola che sia già tronca (come ad esempio un passato remoto, un futuro)
{{Citazione|Disfrondato lasciò: nascente luna | [[Melchiorre Cesarotti|Cesarotti]], ''[[Ossian|Poesie d'Ossian]]'', I 21}}
{| class="wikitable" style="text-align:center;"
| Sill 1 || Sill 2 || Sill 3 || Sill 4 || Sill 5 ||bgcolor="yellow"| Sill 6 ||bgcolor="black"| . || Sill 7 || Sill 8 || Sill 9 ||bgcolor="lightgreen"|Sill 10 || Sill 11
|- bgcolor="#EFEFEF"
|
|}
*La
{{
{|
| Sill 1 || Sill 2 || Sill 3 ||bgcolor="orange"|
|- bgcolor="#EFEFEF"
|
|}
*La "cesura lirica" si ha quando la terza sillaba è tonica e la quarta atona:
{{Citazione|che nel lago del cor m'era durata| Dante, ''Inferno''}}
{| class="wikitable" style="text-align:center;"
| Sill 1 || Sill 2 ||bgcolor="#b0e0e6"| Sill 3 || Sill 4 ||bgcolor="black"| . || Sill 5 ||bgcolor="yellow"|Sill 6 || Sill 7 || Sill 8 || Sill 9 ||bgcolor="lightgreen"|Sill 10 || Sill 11
|- bgcolor="#EFEFEF"
|
|}
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== Endecasillabi non comuni ==
Esistono una serie di endecasillabi "insoliti" che sono considerati canonici pur essendone al limite.{{Senza fonte}}
===Endecasillabo epico===
*La
Un tipo di cesura molto particolare è la
Tale verso, benché rientri in questa categoria, non è propriamente un endecasillabo.
La sua forte cesura non permette in nessun caso la [[sinalefe]], ed è caratterizzato da una forte pausa tra il primo e secondo emistichio.
Contrariamente a quanto succede nell'endecasillabo canonico, le ultime sillabe atone del primo emistichio non si contano nel computo del secondo indipendentemente se sia tronco, piano o addirittura sdrucciolo.
Esempio:
{{
{|
| Sill 1 || Sill 2 || Sill 3 ||bgcolor="yellow"|
|- bgcolor="#EFEFEF"
|
|}
Di fatto perciò l
===
Un ultimo tipo di endecasillabo a metà tra il canonico e il non canonico è quello detto "crescente". Questo tipo di metrica, già presente in epoca precedente, è stata resa famosa da [[Giovanni Pascoli|Pascoli]] che ne fa uso in diversi casi e non solo usando l'endecasillabo.
Grazie a questo espediente il verso riesce in qualche modo a rientrare nella categoria dei "canonici" pur essendone al limite, come si può vedere in questo caso:
{{
cerulo, ognuno, e s'ascoltava il ''g
arido, nel silenzio inabitato.<
A pini e cerri i pionieri estr
davan la scure per la lor capanna<
e i nuovi aratri, e per la nave e i r
Nonostante il secondo verso sdrucciolo dell'esempio (gemito) sembri apparentemente una [[Rima (linguistica)|rima ipermetra]], in fase di lettura diviene una rima perfetta con gli altri due ("estremi" e
Un altro caso è quello in cui la sillaba atona del verso precedente va a colmare la sillaba mancante nel verso ipometro seguente: questa tecnica è stata ripresa dai crepuscolari
==Endecasillabi non canonici
Esistono poi una serie di endecasillabi considerati "errati" dai teorici.{{Senza fonte}}
Non sono ammessi nella poesia classica tutti quei tipi di versi dove non è possibile riconoscere i due emistichi principali del quinario e del settenario; che abbiano cioè sia la quarta che la sesta sede atone.
Gli endecasillabi di Dante sono ''quasi'' tutti canonici. Quelli di Petrarca e dei petrarchisti lo sono tutti.
Endecasillabi non canonici si possono trovare nei primi esperimenti di poesia italiana (più di un caso nella [[Divina Commedia]]) e in alcuni poeti successivi volutamente "stravaganti" ([[Pietro Aretino]] ad esempio), ma ne viene generalmente deprecato l'uso.
Un esempio di endecasillabo con la quarta e la sesta atone, accentato sulla seconda e sull'ottava:
{{
{|
! Sill 1 ||bgcolor="red"|Sill 2 || Sill 3 || Sill 4 ||Sill 5 || Sill 6 || Sill 7
|- bgcolor="#EFEFEF"
|
|-
|}
===Endecasillabi ''di quinta''===
Tra gli endecasillabi non canonici, i più comuni sono i cosiddetti "endecasillabi di quinta", che presentano appunto la quinta sillaba tonica e sia la quarta che la sesta atone.
Ecco un esempio di endecasillabo di quinta in Dante
{{
{|
! Sill 1 ||Sill 2 || Sill 3 || Sill 4 ||bgcolor="red"| Sill 5 || Sill 6 || Sill 7
|- bgcolor="#EFEFEF"
|
|-
|}
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===Endecasillabo rolliano===
Nel [[Secolo XVIII|Settecento]] [[Paolo Rolli]] tentò di
Ne uscì un quinario doppio, con uscita sdrucciola nel primo emistichio, e piana nel secondo:
{{Citazione|Più non sfavillano quegli occhj neri|Paolo Rolli, ''Endecasillabi'', IV 22, in ''Rime'', 1717, p. 12}}
{| class="wikitable" style="text-align:center;"
! Sill 1 ||Sill 2 || Sill 3 || Sill 4 ||bgcolor="red"| Sill 5 || Sill 6 || Sill 7 || Sill 8 ||| Sill 9 ||bgcolor="lightgreen"|Sill 10 || Sill 11
|- bgcolor="#EFEFEF"
| Più|| non || sfa|| bgcolor="red" | vil || la || no || que || gli oc || chj || bgcolor="lightgreen" | ne || ri
|-
|}
Questo tipo di endecasillabo non è considerato canonico, perché di regola in un endecasillabo canonico l'accento sulla quarta sillaba può essere quello di una parola monosillabica tronca o polisillabica piana, ma non di una polisillabica sdrucciola. Il verso, chiamato "endecasillabo rolliano", prende nome dal poeta che lo portò in auge.
La maggior parte della poesia italiana è versificata in endecasillabi.
L'endecasillabo è usato da solo in sequenze di [[Verso sciolto|versi sciolti]], come nella traduzione dell{{'}}''[[Eneide (Caro)|Eneide]]'' di [[Annibale Caro|Annibal Caro]] e dell{{'}}''[[Iliade (Monti)|Iliade]]'' del [[Vincenzo Monti|Monti]], oppure in [[Strofa|strofe]], soprattutto in terzine come nella ''[[Divina Commedia]]'' di [[Dante Alighieri|Dante]] e in ottave come nell{{'}}''[[Orlando furioso]]'' dell'[[Ludovico Ariosto|Ariosto]] e nella ''[[Gerusalemme liberata]]'' del [[Torquato Tasso|Tasso]].
Le strofe tipiche costituite da endecasillabi sono :
*Il [[distico]], formato da due versi a rima baciata (''AA'', ''BB'', ...);
*La [[terzina dantesca]], o [[terza rima]], formata da tre versi a rima incatenata (''ABA, BCB, ...'');
*La [[Quartina (metrica)|quartina]], formata da quattro versi variamente rimati (''AABB'', o ''ABAB'', o ''ABBA'');
*La [[sestina]], formata da sei versi variamente rimati (solitamente: ''ABABAB'', o ''ABABCC'');
*L'[[ottava rima|ottava]], formata da otto versi variamente rimati (''ABABABAB'' detta "ottava siciliana", oppure ''ABABABCC'' detta "ottava toscana");
*Il [[sonetto]], formato da quattordici versi variamente rimati (due quartine + due terzine).
Sporadici sono i casi di strofe diverse da quelle qui elencate, ma è possibile trovare stanze di cinque versi (pentastiche) e di sette versi (eptastiche), solitamente endecasillabi e settenari, tutt'altro che rare nella poesia italiana.
== Metrica classica ==
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Nella [[metrica classica]] esistono alcune varietà di endecasillabo:
*''[[
*''[[
*''[[
== Note ==
<references />
== Bibliografia ==
*
* Aldo Menichetti, ''Metrica italiana'', Padova, Antenore, 1993, p. 663, ISBN 88-8455-073-4.
==Voci correlate==
*[[rima (linguistica)|Rima]]
*[[
*[[
*[[
*[[Endecasillabo frottolato]]
*[[Verso sciolto]]
== Altri progetti ==
{{interprogetto|etichetta=endecasillabo|wikt=endecasillabo}}
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* {{Treccani|endecasillabo_(Enciclopedia-dell'Italiano)|endecasillabo}}
* {{Treccani|endecasillabo_(Enciclopedia-Dantesca)|endecasillabo}}
* {{cita web | 1 = http://www.metrica-italiana.it/endecasillabo/ | 2 = "Endecasillabo" in "Breviario di metrica italiana" | accesso = 17 giugno 2013 | dataarchivio = 29 luglio 2013 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20130729142117/http://www.metrica-italiana.it/endecasillabo/ | urlmorto = sì }}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|letteratura}}
[[Categoria:Versi]]
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