Germani: differenze tra le versioni
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{{Popolo
|nome = Germani
|immagine = Germanic tribes
|didascalia = Espansione dei Germani in [[Europa centrale]]<br />([[VIII secolo a.C.]]-[[I secolo|I secolo d.C.]]):{{legend|#f00|Insediamenti prima del [[750 a.C.]]}} {{legend|#f84|nuovi insediamenti dal 750 a.C. al [[1|1 d.C.]]}} {{legend|#ff0|nuovi insediamenti fino al [[100|100 d.C.]]}} {{legend|#0f0|nuovi insediamenti dopo il 100 d.C.}}
|alternativi = [[Popoli germanici]]
|sottogruppi =
*[[Popoli germanici occidentali|Germani occidentali]]
*[[Popoli germanici orientali|Germani orientali]]
*[[Popoli germanici settentrionali|Germani settentrionali]]
|regione = [[Scandinavia]] meridionale, [[Jutland]]
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|lingua = [[Lingue germaniche]]
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|correlati =
|distribuzione1 = [[Europa settentrionale]] (''[[Germania Magna]]'' e [[Scandinavia]])
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|note =
}}
Il termine '''Germani''' (chiamati anche '''[[Teutoni]]''' o, per [[sineddoche]], '''[[Goti]]''') indica un insieme di popoli parlanti [[lingue germaniche]], nati dalla fusione fra gruppi etnici di origine [[Popoli indoeuropei|indoeuropea]] e gruppi etnici autoctoni di origine paleo-mesolitica e [[neolitico|neolitica]] nella loro [[Urheimat|patria originaria]] ([[Scandinavia]] meridionale, [[Jutland]], odierna [[Germania]] settentrionale), che, dopo essersi cristallizzati in un'unica compagine, a partire dai primi secoli del [[I millennio]] si diffusero fino a occupare un'ampia area dell'[[Europa]] centro-settentrionale, dalla [[Scandinavia]] all'alto corso del [[Danubio]] e dal [[Reno (Germania)|Reno]] alla [[Vistola]]. Da qui, a partire soprattutto dal [[III secolo]], numerose [[tribù]] germaniche migrarono in molteplici ondate verso ogni direzione, toccando gran parte del continente europeo e arrivando fino in [[Nordafrica]] e in [[Nordamerica]].
Dopo il periodo delle migrazioni i popoli germanici attraversarono un nuovo periodo di [[etnogenesi]] dal quale emersero alcune nazioni odierne<ref>{{Cita libro|cognome1=Waldman |nome1=Carl |cognome2=Catherine |nome2=Catherine |titolo=Encyclopedia of European Peoples |url=http://books.google.no/books?id=kfv6HKXErqAC |accesso=25 maggio 2013 |anno=2006 |editore=Infobase Publishing |città=New York |isbn=1-4381-2918-1 |pagina=xii}}</ref>: i [[popoli scandinavi]] ([[Danesi]], [[Faroesi]], [[Islandesi]], [[Norvegesi]], [[Svedesi]]); i [[Tedeschi|popoli tedeschi]] (compresi gli [[Austriaci]] e gli [[Svizzeri|Svizzeri Alemanni]]); i popoli franconi ([[Fiamminghi]], [[Olandesi]], [[Lussemburghesi]]); e i popoli di matrice anglo-frisone ([[Frisoni]], [[Inglesi]])<ref>{{Cita libro|cognome=Minahan |nome=James |titolo=One Europe, many nations: a historical dictionary of European national groups |url=https://books.google.no/books?id=NwvoM-ZFoAgC |accesso=25 maggio 2013 |anno=2000 |editore=Greenwood Publishing Group |città=Westport (Connecticut) |isbn=0-313-30984-1 |pagina=769}}</ref>, sebbene il lascito dei Germani sia presente in tutta [[Europa]], anche in nazioni che non parlano lingue germaniche dove vari popoli germanici ([[Franchi]], [[Burgundi]], [[Goti]], [[Longobardi]], [[Normanni]], etc.) si fusero con le popolazioni locali non germaniche, dai paesi del [[Mar Mediterraneo|Mediterraneo]], alla [[Francia]] dove essi assunsero la [[lingue gallo-romanze|lingua gallo-romanza]] locale, alla [[Russia]] ([[Variaghi]]).
Dall'età moderna furono soprattutto gruppi germanici, almeno in origine, a [[Colonizzazione europea delle Americhe|fondare colonie nell'America del nord]] (le [[tredici colonie]] britanniche) e in altre zone non europee. Da questo periodo in poi elementi culturali originariamente propri di gruppi germanici, quali la [[lingua inglese]] e la [[protestantesimo|religione protestante]] che fu creata in ambito germanico nel XVI secolo, si sono diffusi in tutto il mondo anche tra popolazioni non germaniche.
== Ripartizione ==
I Germani sono tradizionalmente ripartiti in tre gruppi:
* [[Popoli germanici orientali]];
* [[Popoli germanici occidentali]];
* [[Popoli germanici settentrionali]].
La partizione dell'insieme delle tribù germaniche in tre grandi sottoinsiemi, geograficamente caratterizzati (occidentali, orientali e settentrionali), deriva da una distinzione [[linguistica]] interna alle [[lingue germaniche]] prima ancora che una strettamente storica, secondo lo schema classico di [[August Schleicher]]: frequenti erano, presso i Germani, i mescolamenti e le ibridazioni di tribù di diversa stirpe in formazioni nuove, che arrivavano perfino a includere elementi non germanici (e, talora, perfino non indoeuropei). A volte l'esiguità delle testimonianze non consente di verificare con esattezza l'appartenenza di un dato popolo a una precisa branca della famiglia germanica.
== Etnonimo ==
[[File:Germane.png|thumb|upright=0.8|Un germano, rappresentato su un rilievo trionfale romano oggi custodito ai [[Musei Vaticani]], a [[Roma]].]]
=== Esonimo: Germani ===
Il termine "Germani" delle fonti classiche (latino ''Germanus(-i)'', pronunciato con G iniziale dura=«''ghermani''») [[Gaio Cornelio Tacito|Tacito]] sostiene sia di origine [[celti]]ca. Utilizzato inizialmente per identificare una specifica tribù, passò in seguito a essere impiegato per la totalità dei Germani. [[Gaio Cornelio Tacito|Tacito]] sostiene che il termine indicasse originariamente una tribù [[galli]]ca stanziata nell'odierno [[Belgio]] prima di essere scacciata da una penetrazione germanica: quella dei [[Tungri]] che, una volta insediatisi nel territorio dei "Germani" celtici, sarebbero stati indicati dai vicini con il medesimo nome, in un secondo tempo esteso a tutte le genti a loro affini<ref>{{cita|Villar 1997|p. 431}}.</ref>.
L'etimologia dell'etnonimo ''Germani'' non è certa. Se davvero derivasse dalla [[lingua gallica]] è stato proposto si tratti di un composto di *''ger'' "vicini" + *''mani'' "uomini", comparabile al [[lingua gallese|gallese]] ''ger'' "vicino", l'[[antico irlandese]] ''gair'' "vicino", e l'[[lingua irlandese|irlandese]] ''gar-'' (prefisso) "vicino" e ''garach'' "vicinamente"<ref>''[[Oxford Dictionary of English Etymology]]'' 1966.</ref><ref>McBain's ''An Etymological Dictionary of the Gaelic Language''</ref><ref>Schulze (1998). ''Germany: A New History'', p. 4.</ref><ref>[http://www.oxfordreference.com/views/ENTRY.html?subview=Main&entry=t27.e6407 "German"], ''The Concise Oxford Dictionary of English Etymology''. Ed. T. F. Hoad. Oxford: [[Oxford University Press]], 1996. Oxford Reference Online. Oxford University Press. Retrieved 4 March 2008.</ref>. Un altro etimo celtico ricollega la radice "ger" a "rumoroso", quindi "Germani" a "uomini rumorosi" o "urlanti"; cf. [[lingua bretone|bretone]]/[[lingua cornica|cornico]] ''garm'' "urlare", irlandese ''gairm'' "chiamare"<ref name=partridge>{{Cita pubblicazione|titolo=Origins: A Short Etymological Dictionary of Modern English |nome=Eric |cognome=Partridge|url=https://books.google.com/books?id=xA9dxrhfa5kC&pg=PA1265|p=1265}}</ref>. Tuttavia non v'è corrispondenza tra le vocali e la lunghezza delle stesse.
Altri studiosi hanno proposto un'etimologia dal [[lingua protogermanica|germanico comune]] stesso, *''gēr''-''manni'', "uomini di lancia" o "di spada" o in senso lato "uomini d'arme", cf. [[olandese medio]] ''ghere'', [[alto tedesco antico]] ''Ger'', [[Lingua norrena|norreno]] ''geirr''<ref>{{Cita pubblicazione|pagina=245|editore=Oxford|cognome1=Mallory|cognome2=Adams|titolo=The Oxford Introduction to Proto-Indo-European and the Proto-Indo-European World}}</ref>, o anche [[lingua inglese|inglese contemporaneo]] ''gear'', "arnese", "congegno", "equipaggiamento". Tuttavia, la forma ''gēr'' sembra foneticamente di molto posteriore al I secolo, perché ha una vocale lunga dove dovrebbe essercene una breve per le lingue germaniche del periodo, e la forma latina ''Germanus(-i)'' ha una sola -''n''-, non una [[geminazione consonantica|geminata]].
È altresì possibile una parentela etimologica con il termine latino omografico ''germanus'', che non sembrerebbe connesso con l'etnonimo, che deriva da ''germen'' ("germe", "seme") e significa "congenere", "dello stesso sangue", "fratello"<ref>Lemma {{Treccani|germano2|germano2|v=sì|accesso=2021-02-01}}</ref>.
=== Endonimo: "Teutoni, Tedeschi" ===
I Germani identificavano se stessi semplicemente come "il popolo" o "i popoli", con una varietà di parole tutte aventi la stessa origine nel [[lingua protogermanica|germanico comune]] ''*þiudiskaz'' (''thiudiskaz''). La radice ''*þeudō'' (''theudo'') significava appunto "popolo" (nel senso del moderno ''volk'', ovvero "gruppo etnico", gruppo di gente accomunata dalla stessa origine e dagli stessi costumi), e il suffisso ''*-iskaz'' formava l'aggettivo (tale suffisso continua nell'inglese ''-ish'' e nel tedesco moderno ''-isch'', nonché nell'italiano ''-esco'' per prestito dal germanico, ad es. nel nome proprio in origine etnonimo "[[Francesco (nome)|Francesco]]"). La parola [[lingua protoindoeuropea|proto-indoeuropea]] ''*tewtéh₂'' ("tribù"), che è accettata negli studi linguistici come base di ''theudo'', è all'origine anche di parole affini in altre lingue indoeuropee quali il [[lingua lituana|lituano]] ''tautà'' ("nazione"), l'irlandese antico ''túath'' ("tribù", "popolo") e l'[[lingua osca|osco]] (una delle antiche lingue italiche) ''touto'' ("comunità").<ref>{{Cita pubblicazione|titolo=The Oxford Introduction to Proto-Indo-European and the Proto-Indo-European World
|cognome=Mallory |nome=J. P. |cognome2= Adams|nome2=D. Q.|wkautore2=Douglas Q. Adams |anno=2006
|editore=Oxford University Press |città=USA|url=https://books.google.com/books?id=yfZZX1qjpvkC&printsec=frontcover&source=gbs_navlinks_s#v=onepage&q=&f=false |isbn= 0-19-929668-5}}, p. 269.</ref> Dalla forma in germanico occidentale *''þiudisk'' e sue variazioni successive deriva il prestito latino medievale ''theodiscus'' e le sue varianti [[lingue romanze|neolatine]].<ref>W. Haubrichs, "''Theodiscus'', Deutsch und Germanisch - drei Ethnonyme, drei Forschungsbegriffe. Zur Frage der Instrumentalisierung und Wertbesetzung deutscher Sprach- und Volksbezeichnungen." In: H. Beck et al., ''Zur Geschichte der Gleichung "germanisch-deutsch"'' (2004), 199-228</ref>
''Thiudiskaz'' nell'[[inglese medio]] divenne ''thede''/''thedisc'', ma già dal Medioevo gli [[Inglesi]] si riferivano a sé stessi come ''Englisc'' poi ''English'', e dal primo inglese moderno ''thede'' era già perso (conservandosi solo in alcuni toponimi in Inghilterra come [[Thetford]], "guado popolare"). Continua nell'[[lingua islandese|islandese]] ''þjóð'' (''thiod'') che sta per "popolo, nazione" e nel [[lingua norvegese|norvegese]] [[nynorsk|nuovo]] ''tjod'' dallo stesso significato, e specialmente nel [[lingua tedesca|tedesco]] della [[Germania]] ''Deutsch'' dove non indica un concetto generico di popolo ma proprio il "popolo germanico". Indicano specificamente la nazione della Germania anche l'[[lingua olandese|olandese]] ''Duits'' (che pure possiede una variante antiquata, ''Deits'', a significare il solo "popolo olandese"), lo [[lingua yiddish|yiddish]] (germanico giudaico) דײַטש ''daytsh'', il [[lingua danese|danese]] ''tysk'', il norvegese ''tysk'', lo [[lingua svedese|svedese]] ''tyska'', e i derivati neolatini come l'[[lingua italiana|italiano]] ''tedesco''.
La parola "teutone", in forma aggettivale "teutonico", deriva anch'essa dal germanico ''thiudiskaz'' ma non attraverso il latino medievale ''theodiscus'', quanto attraverso il latino antico ''Teutones'' già adottato dai Romani ad identificare una delle prime tribù germaniche con le quali erano entrati in contatto, i [[Teutoni]] appunto.
== Storia ==
=== Le origini ===
==== Le prime testimonianze storiche e archeologiche (III-II millennio a.C.) ====
{{vedi anche|Cultura della ceramica cordata|Popoli indoeuropei}}
[[File:Typ stridsyxa.jpg|thumb|left|upright=0.9|Ascia in pietra della cultura della ceramica cordata da [[Tidaholm (comune)|Tidaholm]].]]
I Germani furono il risultato dell'indoeuropeizzazione, nella prima metà del [[III millennio a.C.]], della [[Scandinavia]] meridionale e dello [[Jutland]] da parte di genti provenienti dall'[[Europa centrale]], già indoeuropeizzata nel corso del [[IV millennio a.C.]] Sebbene la cronologia esatta di questa penetrazione sia ancora oggetto di disputa, è riconosciuto che entro il [[2500 a.C.]] gli elementi culturali propri di questi popoli - la [[cultura della ceramica cordata]] - avevano raggiunto un'ampia area dell'Europa settentrionale, dal [[Mar Baltico]] orientale all'odierna [[Russia europea]], dalla [[Penisola scandinava]] alle coste orientali del [[Mare del Nord]]<ref name="Villar425">{{cita|Villar 1997|p. 425}}.</ref>.
Al momento del loro insediamento in quella che sarebbe divenuta la [[Urheimat|patria originaria]] dei Germani, gli elementi indoeuropei trovarono già sviluppata una civiltà [[agricoltura|agricola]], autrice dei [[Megalito|megaliti]] propri dell'[[Età della Pietra nordica]]. Non si conoscono i caratteri etnici propri di questi popoli, ma è possibile che fossero affini a quelli delle (relativamente) vicine genti [[
Il grado di compattezza dell'insieme dei Germani è oggetto di dibattito storiografico. Comunemente si ritiene che, nonostante la scissione in numerose tribù e l'assenza di un [[endoetnonimo]] attestato, i Germani avessero coscienza della propria identità etnica, secondo quanto ampiamente attestato sia dalla storiografica coeva greca e romana, sia dalla stessa produzione germanica di poco successiva<ref name=villar421>{{cita|Villar
====
[[File:Tanum Vitlycke unesco IMG 4763 hunters cup-holes.jpg|thumb|upright=1.4|[[Petroglifi]] dell'età del bronzo scandinava da [[Tanum]].]]
La cultura materiale che si sviluppò sulle rive del [[mar Baltico]] occidentale e nella [[Scandinavia]] meridionale durante la tarda [[età del bronzo]] europea ([[1700 a.C.]]-[[500 a.C.]]), nota come [[età del bronzo nordica]], è già considerata la cultura comune ancestrale del popolo germanico<ref name="Villar425" />. Esistevano a quel tempo insediamenti piccoli ed indipendenti, oltre ad un'economia fortemente incentrata sulla disponibilità di bestiame.
Fu questa l'epoca in cui la [[lingua proto-germanica]] assunse, all'interno della famiglia linguistica indoeuropea, le proprie caratteristiche peculiari<ref name="Villar426">{{cita|Villar
Durante questo periodo i Germani furono a lungo in contatto, linguisticamente e culturalmente, con i Celti e gli [[Italici]] (sia [[Osco-umbri]], sia [[Latino-falisci|proto-Latini]] e proto-[[Antichi Veneti|Veneti]]) a sud e con i [[Balti (popolo europeo)|Balti]] a est<ref name="Villar428" />. I rapporti con gli Italici, certificati dalla [[Glottologia|linguistica storica]], si interruppero alla fine del [[II millennio a.C.]], quando questi popoli avviarono la loro migrazione verso sud<ref name="Villar426" /> e sarebbero ripresi soltanto a partire dal [[I secolo a.C.]], quando con [[Gaio Giulio Cesare]] l'espansione di [[Antica Roma|Roma]] sarebbe arrivata fino al Reno.
====
{{Vedi anche|Cultura di Przeworsk|Cultura di Wielbark}}
Dal [[V secolo a.C.|V]] al [[I secolo a.C.]], durante l'[[Età del ferro]], i Germani premettero costantemente verso sud, venendo a contatto (e spesso in conflitto) con i [[Celti]] e, in seguito, con i [[Antica Roma|Romani]]. Lo spostamento verso sud fu probabilmente influenzato da un peggioramento delle condizioni climatiche in [[Scandinavia]] tra il [[600 a.C.]] e il [[300 a.C.]] circa{{
Nell'area di contatto con i Celti, lungo il [[Reno (Germania)|Reno]], i due popoli entrarono in conflitto. Sebbene portatori di una civiltà più articolata, i [[Galli]] subirono l'insediamento di avamposti germanici nel loro territorio, che diedero origine a processi di sovrapposizione tra i due popoli: insediamenti appartenenti all'uno o all'altro ceppo si alternavano e penetravano, anche profondamente, nelle rispettive aree d'origine. Sul lungo periodo, a uscire vincitori dal confronto furono i Germani, che qualche secolo più tardi sarebbero dilagati a occidente del Reno. Identico processo si sarebbe verificato, a sud, lungo l'altro argine naturale alla loro espansione, il [[Danubio]]<ref>{{cita|Villar
Sul finire del [[II secolo a.C.]] i Germani risultavano presenti, oltre che nella loro patria originaria baltico-scandinava, in un'ampia ma indefinita regione dell'Europa centrale, all'epoca ricoperta di fitte foreste e corrispondente agli attuali [[Paesi Bassi]], [[Germania]] centro-settentrionale e [[Polonia]] centro-occidentale. I confini dell'area da loro raggiunta, sia pure fluidi e soggetti a mutamenti e a condivisioni con altri popoli, coincidevano a grandi linee con i bassi corsi del [[Reno (Germania)|Reno]] a ovest e della [[Vistola]] a est; a sud la situazione era ancor più incerta, con penetrazioni germaniche anche profonde in regioni abitate prevalentemente da [[Celti]], come [[Norico]] e [[Pannonia]]. Già nel [[I secolo a.C.|secolo successivo]], tuttavia, la presenza germanica si sarebbe meglio definita, da un punto di vista territoriale, quale quella predominante nelle aree poste immediatamente al di là del [[Limes romano]], marcato in quelle regioni dal Reno e dall'alto [[Danubio]].
==== Il mito e la loro suddivisione nella storiografia romana ====
{{vedi anche|Germania Magna|Tribù germaniche}}
In età antica era diffusa l'ipotesi, riferita dallo storico latino, [[Publio Cornelio Tacito]], nel ''[[De origine et situ Germanorum]]'' (del [[98|98 d.C.]]), secondo cui i Germani fossero un popolo indigeno della Germania stessa, dal momento che nelle epoche più antiche gli spostamenti di intere popolazioni avvenivano esclusivamente via mare ed egli ritiene che nessun popolo del [[Mar Mediterraneo|Mediterraneo]] si sia spinto verso il [[Mare del Nord]].<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|II, 3 e IV, 1}}.</ref> Oltre a ciò, lo storico romano riferisce anche delle origini mitiche che la tradizione germanica attribuiva al proprio popolo, trasmesse oralmente; essi si consideravano discendenti di [[Tuisto]]ne, [[dio|divinità]] della terra. I suoi nipoti, figli di suo figlio [[Manno (mitologia)|Manno]], sarebbero i capostipiti delle tre stirpi germaniche:
# quella degli [[Ingaevones|Ingevoni]] (le popolazioni vicino all'Oceano);
# degli [[Istaevones|Istevoni]] (che occupano la zona di mezzo);
# e degli [[Herminones|Erminoni]] (tutte le altre).
Secondo altre tradizioni, sempre riferite da Tacito, Manno ebbe tanti altri figli oltre ai primi tre, dai quali derivarono anche i [[Marsi (Germani)|Marsi]], i [[Gambrivi]], i [[Suebi]], i [[Vandali|Vandili]], e dunque avrebbero dato origine ad altre tribù<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|II, 4}}.</ref>.
Vent'anni prima, nel [[77]]/[[78]], [[Plinio il Vecchio]] scriveva qualcosa di molto simile nella sua ''[[Naturalis Historia]]'', che andrebbe a completare il quadro descritto da Tacito sui popoli germanici. Secondo lo storico e naturista latino: «i Germani hanno 5 razze: i [[Vandali]], di cui fanno parte i [[Burgundi]], i [[Varni|Varinni]], i [[Carini (Germani)|Carini]], [[Goti|Gutoni]]; gli Ingueoni (assimilabili agli [[Ingaevones|Ingevoni]] di Tacito), comprendenti [[Cimbri]], [[Teutoni]] e [[Cauci]] (sulle coste dell'Oceano Germanico); gli Istueoni (assimilabili agli [[Istaevones|Istevoni]]), vicini al Reno (e che occupano la terra di mezzo); gli Ermioni (assimilabili agli [[Herminones|Erminoni]]), più nell'interno e di cui fanno parte [[Suebi]], [[Ermunduri]], [[Catti]] e [[Cherusci]]; la quinta ripartizione è costituita da [[Peucini]] e [[Bastarni]]»<ref>{{cita|Plinio il Vecchio|IV, 99-100}}.</ref>.
[[File:Germani secondo PLINIO 78 e TACITO 98 AD.png|thumb|center|upright=3.8|La [[Germania Magna]] e la sua suddivisione per popolazioni sulla base degli scritti di [[Plinio il Vecchio]] ([[77]]/[[78]]) e [[Tacito]] ([[98]]): {{legend|#ffd700|''[[Ingaevones]]''}}{{legend|#9acd32|''[[Istaevones]]''}}{{legend|#db7093|''[[Herminones]]''}}]]
=== Il conflitto contro Roma (II secolo a.C. - V secolo d.C.) ===
{{vedi anche|Guerre romano-germaniche|limes renano|limes danubiano}}
==== Cimbri e Teutoni (113 - 101 a.C.) ====
{{vedi anche|Guerre cimbriche}}
[[File:Kimbernkriege, Karte 1.png|thumb|upright=1.5|La coalizione germanica di [[Cimbri]] e [[Teutoni]] muovono dal [[mare del Nord]] in direzione prima del [[Danubio]] e poi verso la [[Gallia]], dove si scontrano con i [[Repubblica romana|Romani]] alcune volte tra il [[113 a.C.|113]] ed il [[105 a.C.]]]]
I Germani vennero a contatto con [[Antica Roma|Roma]] fin dall'ultimo scorcio del [[II secolo a.C.]], con le incursioni di [[Cimbri]] e [[Teutoni]] in territorio romano. I due popoli germanici mossero dal natio [[Jutland]] e penetrarono in [[Gallia]], spingendosi fino alla [[province romane|provincia romana]] della [[Gallia Narbonense]], di recente costituzione. Qui discesero il corso del [[
Negli anni successivi i Cimbri penetrarono in [[Penisola iberica|Iberia]], mentre i Teutoni proseguirono le loro scorrerie in Gallia settentrionale. I due popoli tornarono poi a volgersi contro i domini di Roma, minacciando la [[Gallia cisalpina]]; a opporsi a loro fu inviato il [[console (storia romana)|console]] [[Gaio Mario]], che in due battaglie annientò entrambi i popoli: i Teutoni ad [[Battaglia di Aquae Sextiae|Aquae Sextiae]] (l'odierna [[Aix-en-Provence]]) nel [[102 a.C.]], i Cimbri ai [[Battaglia dei Campi Raudii|Campi Raudii]] (presso [[Vercelli]]) nel [[101 a.C.]]
Superato il pericolo dell'invasione di Cimbri e Teutoni, Roma passò a una politica marcatamente espansionistica verso nord, nei territori dell'[[Europa]] centro-occidentale. Il processo, articolato in varie fasi, portò alla conquista di tutte le aree collocate a ovest del [[Reno (Germania)|Reno]] e a sud del [[Danubio]], oltre a varie penetrazioni al di là di tale linea. L'ininterrotta frontiera dell'[[Impero romano]], estesa dal [[Mare del Nord]] al [[Mar Nero]], fu il [[Limes romano|Limes]], per secoli argine alla spinta espansionista dei Germani verso sud e verso ovest. Lungo il Limes, numerosi furono i conflitti che si accesero nel corso dei secoli tra i Romani e i Germani, che tentarono a più riprese di penetrare nel più ricco e organizzato territorio soggetto all'Urbe. Soltanto però quando l'Impero romano entrò - per cause interne - in [[Crisi del III secolo|grave crisi]], ai Germani riuscì la penetrazione con ampie masse al di qua del Limes ([[III secolo]]).
==== Cesare e la Gallia: il Reno come confine naturale con i Germani (58-54 a.C.) ====
{{vedi anche|Conquista della Gallia}}
Al tempo della [[conquista della Gallia]] condotta da [[Gaio Giulio Cesare|Cesare]], nuovi conflitti si accesero lungo il [[Reno (Germania)|Reno]], confine tra i [[Celti]] e i Germani. Fin dal [[72 a.C.]] un gruppo di tribù germaniche, capeggiate dai [[Suebi]] di [[Ariovisto]], aveva passato il fiume e tormentava con le sue scorribande il [[Gallia|territorio gallico]], infliggendo anche una dura sconfitta ai [[Galli]] presso [[Admagetobriga]] ([[60 a.C.]]). I Galli invocarono allora l'aiuto di Cesare, che sconfisse definitivamente Ariovisto presso [[Mulhouse]] ([[58 a.C.]]).
La disfatta di Ariovisto non fu comunque sufficiente ad arrestare la pressione esercitata in quegli anni dai Germani sui Galli. Una massa di [[Usipeti]] e [[Tencteri]] minacciò i [[Menapi]] [[belgi (popolo antico)|belgi]] presso la foce del Reno, fornendo a Cesare una nuova opportunità di intervento ([[55 a.C.]]). Sconfitte le due tribù in [[Gallia belgica]], il proconsole sconfinò nelle terre dei Germani: valicato il Reno, compì razzie e saccheggi per terrorizzare il nemico e indurlo a rinunciare a nuove incursioni verso la Gallia. Fissò quindi stabilmente il confine dei territori soggetti a Roma sullo stesso Reno. Cesare aveva l'obiettivo di espandersi ben al di là dei territori nordici, ma fu frenato dall'espansionismo dei Germani che invasero costantemente il territorio gallico appena conquistato e preferì rinunciare all'espansione per controllare i movimenti dei Germani transrenani.
==== Il tentativo di conquista romana sotto Augusto (12 a.C.-9 d.C.) ====
{{vedi anche|Occupazione romana della Germania sotto Augusto|Germania (provincia romana)}}
[[File:Teutoburgo.jpg|upright=1.4|thumb|left|La mappa della [[Battaglia della foresta di Teutoburgo|disfatta di Varo, nella Selva di Teutoburgo]]]]
Le popolazioni germaniche avevano più volte tentato di passare il [[Reno]]: nel [[38 a.C.]] (anno in cui gli alleati germani, [[Ubi (popolo)|Ubi]], furono trasferiti in territorio romano)<ref>{{cita|Strabone|IV, 3, 4}} (Gallia).</ref> e nel [[29 a.C.]] i [[Suebi]], mentre nel [[17 a.C.]] i [[Sigambri]], insieme a [[Usipeti]] e [[Tencteri]] (''[[Marco Lollio (console 21 a.C.)|clades lolliana]]'').<ref>Con riferimento all'episodio del [[17 a.C.]] confronta: {{cita|Floro|II, 30, 23-25}}; {{cita|Cassio Dione|LIV, 20}}; {{cita|Velleio Patercolo|II, 97}}; {{cita|Svetonio|''Augustus'', 23}}; {{cita|Tacito, ''Annales''|I, 10}}.</ref> Augusto ritenne fosse giunto il momento di annettere la [[Germania (provincia romana)|Germania]], come aveva fatto [[Gaio Giulio Cesare]] con la [[Gallia]]. Desiderava portare i confini dell'[[Impero romano]] più ad est, dal fiume [[Reno]] al [[fiume Elba]]. Il motivo era di ordine prettamente strategico, più che di natura economico-commerciale. Si trattava infatti di territori acquitrinosi e ricoperti da interminabili foreste ma il fiume Elba avrebbe ridotto notevolmente i confini esterni dell'impero.<ref name="NardipolEstera">{{cita|Nardi 2009|pp. 92-112}}.</ref><ref name="Maxfield159-163">{{cita|Maxfield 1989|pp. 159-163}}.</ref>
Toccò al figliastro di Augusto, [[Druso maggiore]], il gravoso compito di operare in Germania. Le [[occupazione romana della Germania sotto Augusto|campagne che si susseguirono furono numerose]], discontinue, e durarono per circa un ventennio dal [[12 a.C.]] al [[6|6 d.C.]] portando alla costituzione della nuova provincia di [[Germania (provincia romana)|Germania]] con l'insediamento di numerose installazioni militari a sua difesa. Tutti i territori conquistati in questo ventennio furono però definitivamente compromessi quando nel [[7]] Augusto inviò in Germania [[Publio Quintilio Varo]], sprovvisto di doti diplomatiche e militari, oltreché ignaro delle genti e dei luoghi. Nel 9 un esercito di 20.000 uomini composto da tre legioni venne massacrato nella [[Battaglia della foresta di Teutoburgo|selva di Teutoburgo]], portando alla definitiva perdita di tutta la zona tra il Reno e l'Elba.<ref name="NardipolEstera"/><ref name="Maxfield159-163"/><ref name="Colin M. Wells 1995">{{cita|Wells 1995}}.</ref>
==== L'occupazione romana degli Agri decumati ====
{{Vedi anche|Limes germanico-retico|Campagne suebo-sarmatiche di Domiziano}}
Dopo il disastro di Teutoburgo, Roma tentò nuovamente di ridurre all'obbedienza i Germani, ma questi riuscirono sempre a evitare di piegarsi al giogo romano, salvo episodi momentanei. Una spedizione condotta da [[Gaio Giulio Cesare Claudiano Germanico|Germanico]] sotto [[Tiberio Claudio Nerone|Tiberio]] ([[14]]-[[16]] d.C.) si concluse con la vittoria della [[Battaglia di Idistaviso]], che tuttavia non portò a un ampliamento dei domini romani. Nel [[47]] [[
Tra l'[[83]] e l'[[85]] una nuova campagna contro i Germani fu condotta dall'imperatore romano [[Domiziano]], che si scontrò con i [[Catti]] e occupò l'area degli [[Agri decumates]], riducendo così la lunghezza del Limes tra Reno e Danubio. In seguito, lo stesso imperatore combatté contro altre tribù germaniche (i [[Marcomanni]] e i [[Quadi]]) più a est, lungo il medio corso del Danubio ([[Pannonia]]), in una serie di campagne proseguite poi da [[Traiano]] ([[89]]-[[97]]).
==== Le tribù germaniche
Risale alla fine del [[I secolo]] la prima dettagliata descrizione dei Germani, riportata nella ''[[De origine et situ Germanorum|Germania]]'' di [[Publio Cornelio Tacito|Gaio Cornelio Tacito]] ([[98]] d.C. circa). A quel tempo i Germani erano ormai diventati da un pezzo agricoltori sedentari. Lo storico romano, come già [[Gaio Giulio Cesare|Cesare]] prima di lui, si occupa esclusivamente dei "Germani occidentali", che sono dunque i primi a essere descritti dettagliatamente dalla [[storiografia]]. Tacito testimonia che inizialmente questi Germani non erano interessati ai territori romani. Ogni tanto sommovimenti generati all'interno o indotti da pressioni esterne convogliavano l'aggressività endemica di queste tribù guerriere verso i confini dell'Impero romano, che suscitava in loro paura, riverenza e cupidigia. Ma l'Impero era troppo forte e le tribù troppo deboli per potere consolidare quelle incursioni in vere e proprie campagne militari. Le incursioni erano piuttosto i Romani a effettuarle nelle terre barbare, con risultati terrorizzanti.<ref>{{cita|Ruffolo 2004|p. 82}}.</ref> Fu solo tra il [[II secolo|II]] e il [[IV secolo]] che, spinti dalle tribù di nomadi delle steppe che, superiori militarmente, ne occuparono i pascoli, essi iniziarono a premere verso sud.
La partizione dell'insieme delle [[Lista di tribù germaniche|tribù germaniche]] in tre grandi sottoinsiemi, geograficamente caratterizzati (occidentali, orientali e settentrionali), segue una distinzione [[linguistica]] interna alle [[lingue germaniche]] più che una strettamente storica<ref>Secondo lo schema classico di [[August Schleicher]], che ripartiva le [[lingue germaniche]] nei tre rami occidentale, orientale e settentrionale ({{cita|Villar 1997|p. 432}}).</ref>, giacché frequenti erano, presso i Germani, i mescolamenti e le ibridazioni di tribù diverse.
[[File:Germani AD 78-98 italiano-latino.png|thumb|center|upright=3.8|La [[Germania Magna]] nel 98 d.C. al tempo dello scritto di [[Tacito]], ''[[De origine et situ Germanorum]]'', inclusi i ritrovamenti archeologici.]]
{{vedi anche|Popoli germanici occidentali}}
Nella ''[[De Origine et situ Germanorum|Germania]]'' [[Tacito]] ripartisce i Germani (occidentali) in tre gruppi: ''[[Ingaevones]]'', ''[[Istaevones]]'' e ''[[Herminones]]''. Tale tripartizione è stata accolta anche dalla storiografia moderna, che li identifica rispettivamente con le tribù del [[Mare del Nord]], del bacino del [[Reno (Germania)|Reno]]-[[Weser]] e di quello dell'[[Elba (fiume)|Elba]]<ref name="Villar436">{{cita|Villar
Gli ''[[Ingaevones]]'' all'epoca di Tacito erano le tribù stanziate lungo le coste del [[Mare del Nord]] e le piccole isole adiacenti; tra queste, i [[
Gli ''[[Istaevones]]'' si trovavano, nel [[I|I secolo]]-[[II secolo]] nell'area dei bacini dei fiumi [[Reno (Germania)|Reno]] e [[Weser]]. Tra le varie tribù che facevano parte di questo gruppo spiccano i [[Batavi]], gli [[Ubi (popolo)|Ubi]], i [[Treveri]], i [[Catti]] e i [[Franchi]], che presto si evolsero da singola tribù a confederazione includente anche apporti di diversa origine.
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Gli ''[[Herminones]]'' (spesso indicati anche con il nome generico di [[Suebi]], impiegato tuttavia in modo incoerente dalle fonti classiche) occupavano, sempre intorno al I secolo, la regione compresa tra il basso corso dell'[[Elba (fiume)|Elba]] e il [[Mar Baltico]], chiamata allora [[Golfo di Codano]]. Tra le tribù che ne facevano parte, oltre agli stessi Suebi, si contavano i [[Marcomanni]], i [[Quadi]] e i [[Semnoni]]; questi ultimi avrebbero costituito il nucleo della confederazione degli [[Alemanni]].
{{vedi anche|Popoli germanici orientali}}
Chiamati anche, dal luogo del loro insediamento tra [[I secolo|I]] e [[II secolo]], "gruppo dell'[[Oder]]-[[Vistola]]", anche questo grande sottoinsieme dei Germani, identificato principalmente su base linguistica<ref>L'unica lingua pienamente attestata dall'antichità è, tra le [[lingue germaniche|germaniche]] orientali, quella [[lingua gotica|gotica]]; delle altre si conservano soltanto glosse e parole isolate
Scarse sono le informazioni su questa branca germanica nei primi secoli d.C.: a causa dei rari contatti con il mondo classico, le testimonianze degli storici e dei geografici greci e latine sono poche e confuse. Soltanto a partire dal [[III secolo|III]]-[[IV secolo]], con i primi grandi movimenti migratori dei Germani orientali dall'area [[Mar Baltico|baltica]] verso il [[Limes romano]] e con la traduzione in [[lingua gotica]] della [[Bibbia]] per opera di [[Ulfila]], le tribù germaniche orientali sarebbero entrate nella linea della storia.
{{vedi anche|Popoli germanici settentrionali}}
Nonostante la scarsità dei contatti, gli storici e i geografi latini hanno tramandato alcune informazioni sul ramo settentrionale dei Germani: [[Plinio il Vecchio]] li indica con il nome generico di ''Hilleviones'', mentre [[Tacito]] ricorda la tribù dei [[Suioni]] (dal cui nome deriva quello della [[Svezia]]). Accomunate dalla [[lingua proto-norrena]], tramandata dalle iscrizioni in [[alfabeto runico]], nei primi secoli d.C. le varie tribù erano stanziate nella parte meridionale della [[Penisola scandinava]]; soltanto a partire dal [[V secolo]] ebbero inizio vari movimenti migratori, che espansero notevolmente l'area occupata da questa branca germanica<ref>{{cita|Villar
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{{Vedi anche|Guerre marcomanniche|Marcomannia}}
[[File:Marcomannia e Sarmatia 178-179 dC.jpg|thumb|upright=1.4|Le [[Guerre marcomanniche]], combattute nella (progettata) regione della [[Marcomannia]]]]
Dopo un periodo di tranquillità, i Germani ripresero a manovrare contro l'[[Impero romano]] nel [[135]], con i [[Suebi]]; contro di loro mosse, in due campagne, [[Lucio Elio Cesare]] ([[136]]-[[137]]). Ma nel corso del [[II secolo]] furono soprattutto i [[Marcomanni]] a combattere contro Roma, dando vita a un lungo periodo di conflitti militari (dal [[167]] al [[188]]) combattuti soprattutto in [[Pannonia]].
Nel [[166]]/[[167]], avvenne il primo scontro lungo le [[limes romano|frontiere]] della [[Pannonia (provincia romana)|Pannonia]], ad opera di poche bande di predoni [[Longobardi]] e [[Osii]], che, grazie al pronto intervento delle truppe di confine, furono prontamente respinte. La pace stipulata con le limitrofe popolazioni germaniche a nord del [[Danubio]] fu gestita direttamente dagli stessi imperatori, [[Marco Aurelio]] e [[Lucio Vero]], ormai diffidenti nei confronti dei barbari aggressori e recatisi per questi motivi fino nella lontana [[Carnuntum]] (nel [[168]]).<ref>
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{{vedi anche|Invasioni barbariche del III secolo}}
[[File:Invasioni occidente 258-260 png.png|thumb|left|upright=1.4|Invasioni in Occidente di [[Franchi]], [[Alemanni]], [[Marcomanni]], [[Quadi]], [[Iazigi]] e [[Roxolani]] degli anni [[258]]-[[260]].]]
Dopo le [[Guerre marcomanniche]], tra i Germani si verificò un nuovo processo: in luogo delle semplici coalizioni di tribù si realizzarono vere e proprie federazioni etniche. Le identità proprie di ogni singolo gruppo tribale lasciavano cioè il posto, in questi casi, a una nuova identità più ampia, "nazionale": quella della federazione. Esempi di questa nuova modalità furono i [[Franchi]], gli [[Alemanni]] e più tardi, dal [[V secolo]], gli [[Anglosassoni]]. Il processo si realizzò soltanto in alcuni casi, e fu soltanto una delle linee di sviluppo possibili del grande processo di riorganizzazione compiuto dalle tribù germaniche durante i processi migratori noti come [[Invasioni barbariche]]; in altri casi continuò a operare l'aggregazione di tribù, parti di tribù e perfino di singoli guerrieri attorno a tribù già esistenti, che funzionarono così da catalizzatore e continuarono a conservare la propria identità (anche se ora allargata). Aggregazioni di questo genere furono, per esempio, quelle che si realizzarono intorno ai [[Suebi]], agli [[Ostrogoti]], ai [[Visigoti]] e ai [[Longobardi]]. Anche [[Marcomanni]] e [[Quadi]] agirono più volte in coalizione, uniti anche a popoli non germanici come gli [[Iazigi]] di ceppo [[sarmati]]co.
Le invasioni [[invasioni barbariche del III secolo|di questo periodo]] (dal [[212]]/[[213]] al [[305]]) costituirono un periodo ininterrotto di scorrerie all'interno dei confini dell'[[impero romano]], condotte per fini di saccheggio e bottino<ref>Non si trattava, quindi, ancora di spostamenti di massa di intere popolazioni come quelli che si sarebbero verificati nei secoli successivi, quando l'irruzione degli [[Unni]] nello scacchiere europeo avrebbe indotto molte tribù germaniche a cercare nuove sedi d'insediamento all'interno dell'Impero romano. Nel III secolo a muoversi erano più o meno numerose orde di guerrieri, che per lo più lasciavano alle loro spalle, nei territori dove si erano stabiliti immediatamente al di là del Limes, le famiglie e gli accampamenti delle tribù; dopo una o due stagioni di razzie, facevano rientro alle basi, non curandosi di creare colonie stabili nel territorio romano.</ref> da genti armate appartenenti alle popolazioni che gravitavano lungo le [[limes romano|frontiere]] settentrionali: [[Pitti (popolo)|Pitti]], [[Caledoni]] e [[Sassoni]] in [[Britannia (provincia romana)|Britannia]]; le tribù germaniche di [[Frisi]], [[Sassoni]], [[Franchi]], [[Alemanni]], [[Burgundi]], [[Marcomanni]], [[Quadi]], [[Lugi]], [[Vandali]], [[Iutungi]], [[Gepidi]] e [[Goti]] ([[Tervingi]] ad occidente e [[Grutungi]] ad oriente<ref>Peter Heather, ''La migrazione dei Goti: dalla Scandinavia alla Tracia'', in ''Roma e i Barbari, la nascita di un nuovo mondo'', p. 239.</ref>), le tribù [[daci]]che dei [[Carpi (popolo)|Carpi]] e quelle [[sarmati]]che di [[Iazigi]], [[Roxolani]] ed [[Alani]], oltre a [[Bastarni]], [[Sciti]], [[Borani (popolo)|Borani]] ed [[Eruli]] lungo i fiumi [[Reno (Germania)|Reno]]-[[Danubio]] ed il [[Mar Nero]].
[[File:Goti 268-270 invasioni png.png|thumb|upright=1.4|L'invasione delle genti [[goti]]che del [[267]]/[[268]]-[[270]] durante i regni di [[Gallieno]] e [[Claudio il Gotico]]. In colore verde il [[regno di Palmira]] della regina [[Zenobia]] e [[Vaballato]].]]
La crescente pericolosità per l'Impero romano di Germani e [[Sarmati]] era dovuta principalmente al cambiamento sopra citato, rispetto ai secoli precedenti nella struttura tribale della loro società: la popolazione, in costante crescita e sospinta dai popoli orientali, necessitava di nuovi territori per espandersi, pena l'estinzione delle tribù più deboli. Da qui la necessità di aggregarsi in federazioni etniche di grandi dimensioni, come quelle di [[Alemanni]],<ref name="Villar438">{{cita|Villar 1997|p. 438}}.</ref> [[Franchi]]<ref>{{cita|Villar 1997|p. 440}}.</ref> e [[Goti]],<ref>{{cita|Southern 2001|pp. 207 e ss}}.</ref> per meglio aggredire il vicino Impero o per difendersi dall'irruzione di altre popolazioni barbariche confinanti. Per altri studiosi, invece, oltre alla pressione delle popolazioni esterne, fu anche il contatto ed il confronto con la civiltà imperiale romana (le sue ricchezze, la sua lingua, le sue armi, la sua organizzazione) a suggerire ai popoli germanici di ristrutturarsi ed organizzarsi in sistemi sociali più robusti e permanenti, in grado di difendersi meglio o di attaccare seriamente l'Impero.<ref>{{cita|Ruffolo 2004|p. 84}}.</ref>
Roma, dal canto suo, ormai dal I secolo d.C. provava ad impedire la penetrazione dei barbari trincerandosi dietro il ''[[Limes romano|limes]]'', ovvero la linea continua di fortificazioni estesa tra il Reno e il Danubio e costruita proprio per contenere la pressione dei popoli germanici.<ref>{{cita|Southern 2001|pp. 205 e 207}}.</ref>
Lo sfondamento da parte delle popolazioni barbariche che si trovavano lungo il ''limes'' fu facilitato anche dal [[crisi del III secolo|periodo di grave instabilità interna]] che attraversava l'Impero romano nel corso del III secolo. A Roma, infatti, era un continuo alternarsi di [[imperatori romani|imperatori]] ed [[usurpatori romani|usurpatori]] (la cosiddetta [[anarchia militare]]). Le guerre interne non solo consumavano inutilmente importanti risorse negli scontri tra i vari contendenti, ma - cosa ben più grave - finivano per sguarnire proprio le frontiere sottoposte all'aggressione dei barbari.
==== Invasioni del IV secolo ====
{{Vedi anche|Invasioni barbariche del IV secolo|Tarda antichità}}
Lo sforzo intrapreso dagli [[imperatori romani|augusti]] che si erano susseguiti già nel corso del III secolo e poi nel IV secolo, tanto a causa della mancanza di un progetto a lungo termine, quanto per la crisi economica che aveva investito il sistema tributario romano, non riuscì a salvare l'integrità dell'Impero. Era ormai chiaro che qualsiasi sforzo per il mantenimento dello ''status quo'' non avrebbe prodotto i risultati sperati. [[Diocleziano]] e la sua [[tetrarchia]], [[Costantino I]] e la sua [[Dinastia costantiniana|dinastia]], poterono solo rallentare questo processo.
[[File:Costantino nord-limes png.PNG|upright=1.8|left|thumb|Le [[limes danubiano|frontiere romane]] [[limes renano|settentrionali]] ed [[limes orientale|orientali]] al tempo di [[Costantino]], con i territori acquisiti nel corso del [[Campagne germanico-sarmatiche di Costantino|trentennio di campagne militari]] (dal [[306]] al [[337]]).]]
Verso la metà del [[IV secolo]] la pressione delle tribù germaniche sui confini del [[Danubio]] e del [[Reno (Germania)|Reno]] era diventata molto forte, incalzata dagli [[Unni]] provenienti dalle steppe [[Asia centrale|centro-asiatiche]] (forse la stessa popolazione, ricordata con il nome di [[Xiongnu]], che un secolo prima avevano insidiato l'[[Impero cinese]] presso la [[Grande Muraglia]]). L'irruzione degli Unni sullo scacchiere europeo modificò profondamente i caratteri degli attacchi germanici contro il territorio romano: se durante il [[III secolo]] la modalità prevalente era stata quella delle incursioni con finalità di saccheggio, esaurite le quali le varie tribù, federazioni o coalizioni facevano ritorno nei loro insediamenti posti immediatamente al di là del [[Limes romano]], nel IV presero avvio migrazioni di massa verso l'Impero. In questo processo, a spostarsi erano non soltanto più i guerrieri, ma l'intero popolo, in cerca di nuove aree di stanziamento; la migrazione, comunque, non sostituì completamente la razzia, ma le due modalità si intersecarono e si sovrapposero ripetutamente.
In un primo momento, Roma tentò di assorbire gli spostamenti delle popolazioni germaniche inserendole all'interno delle proprie strutture, affidando loro un territorio di stanziamento lungo il Limes e impegnandole, in cambio dell'accoglienza, alla difesa del Limes stesso. La scissione della grande famiglia [[goti]]ca nei due rami "occidentale" (Visigoti) e "orientale" (Ostrogoti) non frenò la loro pressione contro il [[Limes romano|Limes danubiano]], che tra III e IV secolo esercitarono sia singolarmente, sia congiuntamente. In seguito alla migrazione degli Unni, inizialmente in [[Pannonia]] e all'effetto domino cagionato da essa, tuttavia, la politica di progressiva assimilazione non poté più essere proseguita, e i Germani irruppero in massa e al di fuori di ogni pianificazione all'interno dell'Impero. Al termine del processo, proseguito anche nei secoli seguenti, numerosi popoli germanici si trovarono insediati in vari territori dell'Europa occidentale, meridionale e perfino in [[Nordafrica]], ridisegnando di conseguenza la mappa etnica e linguistica del Vecchio continente.
La nuova situazione ebbe come momento di svolta la [[battaglia di Adrianopoli (378)]], nella quale i [[Visigoti]] sconfissero l'esercito dell'imperatore [[Valente (imperatore)|Valente]], che perse la vita nello scontro. [[Teodosio I|Teodosio]], infatti, chiamato alla guida dell'impero d'Oriente da [[Graziano]] dopo la morte di Valente, e i suoi successori adottarono una nuova strategia di contenimento nei confronti dei barbari. Dopo quell'evento infatti gli imperatori, incapaci di fermare le invasioni militarmente, cominciarono ad adottare una politica basata sui sistemi della ''[[hospitalitas]]'' e della ''[[foederati]]o''. Dopo la terribile disfatta di Adrianopoli del [[378]], gli imperatori romani furono così costretti a "subire" la presenza dei barbari sia all'interno sia all'esterno dei [[limes romano|confini imperiali]], una delle principali cause della disgregazione ed allontanamento tra la [[impero romano d'Occidente|parte occidentale]] ed [[impero romano d'Oriente|orientale]] dell'impero.
==== Invasioni del V secolo ====
{{vedi anche|Invasioni barbariche del V secolo|Impero romano d'Occidente|Impero romano d'Oriente}}
[[File:Europe in the Migration Period in the 4th and 5th centuries.jpg|upright=1.8|thumb|Invasioni barbariche del [[V secolo]].]]
L'estrema agonia di Roma iniziò quando, intorno al [[395]], i [[Visigoti]] si ribellarono.<ref>[[Jordanes|Giordane]], 147</ref> La morte di [[Teodosio I]] e la divisione definitiva dell'[[impero romano d'Occidente]] e d'[[Impero romano d'Oriente|Oriente]] tra i due suoi figli [[Onorio (imperatore)|Onorio]] e [[Arcadio]], portò il generale visigoto [[Alarico]] a rompere l'alleanza con l'impero e a penetrare attraverso la Tracia fino ad accamparsi sotto le mura di [[Costantinopoli]]. Contemporaneamente gli [[Unni]] invasero la Tracia e l'[[Asia Minore]] mentre i [[Marcomanni]] la Pannonia. Fu solo grazie all'intervento del generale [[Stilicone]], che, seppur bloccato dall'autorità di [[Arcadio]], poté fermare sul nascere un possibile assedio della capitale d'Oriente.<ref name="Baroni1037">Anselmo Baroni, ''Cronologia della storia romana dal 235 al 476'', p. 1037.</ref><ref>[[Procopio di Cesarea|Procopio]], ''Storia delle guerre di Giustiniano'', III.1.2</ref><ref>Gibbon, ''The Decline and Fall of the Roman Empire'', p. 551</ref>
Ed ancora nel [[402]] sempre i Visigoti tentarono un nuovo colpo di mano assediando [[Milano|Mediolanum]], l'altra capitale imperiale (questa volta della parte occidentale) dove si era rifugiato [[Onorio (imperatore)|Onorio]]. Fu solo grazie ad un nuovo intervento di Stilicone che fu salvata e Alarico fu costretto a togliere l'assedio.
Pochi anni più tardi, nel [[410]], i tentativi di Alarico ottennero un importante successo. Grazie soprattutto alla morte di Stilicone, unico baluardo della romanità, egli riuscì a penetrare in Italia ed mettere a [[Sacco di Roma (410)|sacco]] la stessa [[Roma]].<ref>Matyszak, ''The Enemies of Rome'', p. 267</ref><ref>Gibbon, ''The Decline and Fall of the Roman Empire'', p. 589</ref><ref>Giordane, 156</ref> A quella data, già da alcuni anni, la capitale imperiale si era trasferita a [[Ravenna]],<ref>Gibbon, ''The Decline and Fall of the Roman Empire'', p. 587</ref> ma qualche storico candida il 410 quale possibile data della vera caduta dell'impero romano.<ref>Wood, ''In Search of the First Civilizations'', p. 177</ref> Privato di Roma e di molte delle sue precedenti [[provincia romana|province]], con un'impronta germanica sempre più marcata, l'impero romano degli anni successivi al 410 aveva davvero poco in comune con quello dei secoli passati. Nel 410, la [[Britannia romana|Britannia]] era ormai andata perduta definitivamente,<ref>Gibbon, ''The Decline and Fall of the Roman Empire'', p. 560</ref> come pure grossa parte dell'[[Europa occidentale]] fu messa alle strette "''da ogni genere di calamità e disastri''",<ref>Churchill, ''A History of the English-Speaking Peoples'', p. 17</ref> finendo in mano a [[regni romano-barbarici]] formatisi all'interno dei suoi originari confini e comandati da [[Vandali]], [[Suebi|Svevi]], [[Visigoti]] e [[Burgundi]].<ref name="stormingP187">Santosuosso, ''Storming the Heavens'', p. 187</ref>
Vi fu solo un timido tentativo di ripristinare l'antico splendore di Roma da parte del ''[[magister militum]]'' [[Flavio Ezio|Ezio]], che riuscì a fronteggiare provvisoriamente i barbari fino al [[451]], quando batté gli Unni di [[Attila]] grazie a una coalizione di genti germaniche federate nella [[battaglia dei Campi Catalauni]]ci.<ref>Matyszak, ''The Enemies of Rome'', p. 276</ref><ref>Gibbon, ''The Decline and Fall of the Roman Empire'', p. 489</ref><ref>Giordane, 197</ref> La morte di Ezio nel [[454]] portò alla successiva fine nell'arco di venticinque anni e a un nuovo [[Sacco di Roma (455)|sacco di Roma]] nel [[455]].
Il [[476]] sancì infatti la fine formale dell'[[Impero romano d'Occidente]]. In quell'anno, [[Flavio Oreste]] rifiutò di pagare i mercenari germanici al suo servizio. I mercenari insoddisfatti, inclusi gli [[Eruli]], si rivoltarono. La rivolta era capeggiata dal barbaro [[Odoacre]]. Odoacre e i suoi uomini catturarono e uccisero Oreste. Poche settimane dopo, [[Ravenna]], la capitale dell'Impero, cadde e l'ultimo imperatore [[Romolo Augusto]] venne deposto. Questo evento viene tradizionalmente considerato la caduta dell'Impero romano, almeno in Occidente. Tutta l'Italia era in mano a Odoacre, il quale mandò le insegne imperiali all'imperatore d'Oriente [[Zenone (imperatore)|Zenone]].<ref name="jordanes243">Giordane, 243</ref>
=== Regni romano-germanici (V-VIII secolo) ===
{{vedi anche|Regni romano-barbarici}}
Nei territori appartenuti all'[[Impero romano]] e in seguito sommersi dalla [[Invasioni barbariche]], i nuovi venuti germani diedero vita, insieme ai vinti [[romanici]] (gruppi etnici gallo-romani e ibero-romani e genti d'altra origine residuati della dissoluzione dell'antico Impero Romano), a istituzioni statali di nuovo tipo, dette [[regni romano-barbarici]] (o latino-germanici). All'interno di questi regni avvenne, durante l'[[Alto Medioevo]], l'integrazione tra gli invasori germani e gli autoctoni romanici, dando così vita - almeno nelle linee più generali - alla composizione etnica e linguistica dell'[[Europa]] moderna. Le monarchie "romano-barbariche" presentavano un duplice carattere legato sia alla tradizione germanica dei conquistatori (leggi non scritte, importanza della [[pastorizia]], credo religioso [[arianesimo|ariano]] e usanze guerriere) sia alla tradizione latina delle genti romanizzate, con i vescovi spesso provenienti da antiche famiglie aristocratiche romane.
[[File:Europe at the fall of the Western Roman Empire in 476.jpg|thumb|left|upright=1.8|I [[regni romano-barbarici]] poco dopo la [[caduta dell'Impero romano d'Occidente]].]]
La ''pars occidentis'' si andava riorganizzando secondo i nuovi profili istituzionali delle cosiddette "monarchie romano-barbariche", riconosciute formalmente dall'unico imperatore rimasto, quello d'Oriente. Le vecchie municipalità però rimasero operative a lungo, anche se l'economia e la società furono gravemente colpite e non si ripresero per molti secoli. Si spopolarono gradualmente le città (per l'insicurezza, la carenza di approvvigionamenti e l'[[inflazione]] galoppante) e l'economia si ruralizzò. Esauriti ormai gli schiavi per i latifondi, si diffusero i [[Colonia (insediamento)|coloni]] (uomini e donne formalmente liberi, ma legati alle terre che lavoravano ed ai latifondisti, ai quali prestavano opere gratuite, obbligatorie e unilateralmente decise dai padroni), che vi si rifugiavano in cambio della protezione dei ''vigilantes'', piccoli corpi militari privati.
Nel latifondo, spartito tra le famiglie dei coloni, si erano ormai spezzate le vecchie monocolture in favore di prodotti diversificati e una maggiore presenza di pascoli per l'allevamento (attività tipica dei coloni di origine germanica). Non era quasi mai possibile arrivare all'autosufficienza e persistevano i mercati, almeno per le merci pregiate e i prodotti dell'artigianato.
Il decadere dei commerci con l'oriente rese raro il [[papiro]], che venne sostituito nella preparazione dei libri nei monasteri con la più pregiata (e costosa) [[pergamena]], ricavata dalla pelle degli animali opportunamente conciata, una risorsa ormai più facilmente disponibile per la maggiore diffusione dell'allevamento.
I regni romano-barbarici mantennero molte delle strutture del governo romano, soprattutto a livello municipale, servendosi della collaborazione dei Romani (o, per meglio dire, [[Romanici]]) per governare il loro stato.<ref>{{cita|Jones 1964|Vol. I, p. 248.}}</ref> Non risulta che [[Franchi]] e [[Burgundi]] avessero mantenuto il sistema provinciale romano, mentre [[Visigoti]] e [[Vandali]] mantennero le province (governate da ''rectores'' o ''iudices'') ma non diocesi e prefetture.<ref>{{cita|Jones 1964|Vol. I, pp. 257-259.}}</ref> Soltanto in Italia [[Odoacre]] e, successivamente, i re [[Ostrogoti]] (in ''primis'' [[Teodorico il Grande]]) conservarono integralmente la struttura amministrativa tardo-imperiale mantenendo la [[prefettura del pretorio d'Italia]] e i due vicariati dell'[[Italia Annonaria]] e [[Italia Suburbicaria|Suburbicaria]], nonché le diverse province in cui era stata suddivisa l'Italia. Quando Teodorico conquistò la Provenza, nel 508, ricostituì anche una [[Septem Provinciae|diocesi delle Gallie]], promossa due anni dopo al rango di [[prefettura del pretorio delle Gallie|prefettura]], con capitale [[Arelate]]. La prefettura del pretorio delle Gallie venne abolita nel 536, sotto il regno di [[Vitige]], in seguito alla cessione della Provenza ai Franchi. Il motivo per cui Odoacre e, successivamente, Teodorico mantennero integralmente la struttura amministrativa tardo-imperiale era che essi erano ufficialmente viceré dell'Imperatore "romano" di Costantinopoli, per cui l'Italia continuava nominalmente a far parte dell'Impero romano, seppur in maniera "indiretta". Le cariche civili (come quella di [[vicarius|vicario]], di [[prefetto del pretorio]], di ''[[praeses]]'', di ''[[praefectus urbi]]'', di [[console (storia romana)|console]], di ''[[magister officiorum]]'') continuavano ad essere rivestite da cittadini romani, mentre i Barbari privi di cittadinanza ne erano esclusi. I Romani erano invece esclusi dall'esercito, interamente costituito da Ostrogoti.
Le leggi dei regni romano-barbarici attestano che i Barbari ricevettero un terzo o i due terzi delle terre della regione di insediamento, sulla base dell'istituto della cosiddetta ''[[hospitalitas]]''.
Alcuni dei regni romano-barbarici, come quelli dei [[Burgundi]] nel bacino del [[Rodano]] o degli [[Suebi|Svevi]] (''Suebi'') nella parte nord-occidentale della penisola iberica, vennero assimilati nel corso del VI secolo dai vicini (quello dei Burgundi dai Franchi e quello svevo dai Visigoti); altri, come quelli dei [[Vandali]] in Nordafrica o degli [[Ostrogoti]] in Italia, crollarono sempre nel VI secolo sotto l'offensiva di Bisanzio, che tentò di ricostruire l'unità dell'impero. Quelli dei [[Visigoti]] in Spagna e dei [[Franchi]] nelle ex province galliche invece sopravvissero, sia per la rapida integrazione tra le popolazioni dei residenti e gli invasori, sia per la collaborazione con la Chiesa e con esponenti del mondo intellettuale latino. Il [[regno visigoto]] crollò agli inizi dell'VIII secolo, conquistato dagli Arabi musulmani. Dopo il crollo del [[regno ostrogoto]], nel 568 l'Italia fu invasa dai [[Longobardi]], il cui [[regno longobardo|regno]] durò fino al 774, quando fu conquistato dai Franchi di [[Carlo Magno]].
=== Stati germanici medievali e moderni ===
{{vedi anche|Impero carolingio|Regno di Francia|Sacro Romano Impero|Regno d'Inghilterra}}
=== Normanni e migrazioni vichinghe (IX-X secolo) ===
{{vedi anche|Normanni|Norreni|Vichinghi}}
=== Famiglia ===
[[File:Der Frauen der Teutonen verteidigen die Wagenburg by Heinrich Leutemann.jpg|thumb|upright=1.4|''Le donne dei [[Teutoni]], sempre a fianco dei mariti in combattimento, difendono la [[fortezza di carri]]'' (1882) di [[Heinrich Leutemann]].]]
Tacito aggiunge che accanto alle schiere di combattenti, stanno nelle retrovie i loro familiari, così vicini da sentire le urla di incitamento delle loro donne e dei loro figli. Questi sono per ogni soldato le persone più care, a cui porgono le ferite da curare (a madri e mogli) e dalle quali sono nutriti con cibo, esortati ed incoraggiati.<ref name="TacitoGerm7.4">{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|VII, 4}}.</ref>
{{Citazione|Si racconta che degli eserciti già vacillanti e in ritirata siano stati ricondotti al combattimento dalle donne che insistevano nelle loro preghiere, opponevano il loro petto, indicavano la minaccia incombente della prigionia: i Germani temono infatti la schiavitù più per le loro donne che per loro stessi, al punto che, volendo più efficacemente vincolare le popolazioni, bisogna imporre la presenza, tra gli ostaggi, anche di nobili fanciulle.|{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|VIII, 1}}.}}
[[File:Thusnelda Loggia dei Lanzi 2005 09 13.jpg|thumb|upright=0.7|left|Statua di una prigioniera barbara, detta "[[Thusnelda]]” (moglie di [[Arminio]]). Opera romana in marmo di età traianeo-adrianea (II sec. d.C.) con restauri moderni. Scoperta a Roma, oggi si trova a Firenze sotto la [[Loggia dei Lanzi]]]]
Nelle donne i Germani vedevano qualcosa di santo e di profetico e non disprezzavano i loro consigli, né trascuravano i loro responsi.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|VIII, 2}}.</ref> Non a caso durante il principato di [[Vespasiano]], una donna, [[Veleda]], fu ritenuta dalla maggior parte dei suoi quasi una dea, mentre in tempi più antichi questo ruolo fu ricoperto da una certa [[Albrinia]].<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|VIII, 3}}.</ref> Le donne vivevano con grande riserbo e pudore della loro femminilità (''pudicitia''), senza subire influenze negative dagli spettacoli o dai conviti. Tanto gli uomini, come le donne, ignoravano il tradimento. Non a caso gli adulteri erano rarissimi in una società tanto numerosa.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|XIX, 1-2}}.</ref>
Conoscere una donna prima del ventesimo anno era per i Germani, assai vergognoso. Essi tenevano infatti alla loro verginità, poiché credevano desse loro maggiore forza, vigore e statura.<ref>{{cita|Cesare, ''De bello gallico''|VI, 21.4-5}}.</ref> I rapporti coniugali erano austeri, e per questo Tacito stesso li ammirava. Ai Germani, infatti, quasi soli tra le genti barbare, bastava una sola moglie, a parte pochi che contraevano più matrimoni, non tanto per il desiderio del piacere, ma in quanto ricercati per la loro nobiltà.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|XVIII, 1}}.</ref> Presso di loro non era la moglie a portare la dote al marito, ma questi che la offrivano alla stessa. I genitori e i parenti del marito passavano in rassegna ai doni, che non erano dati per il compiacimento della donna, ma erano dei buoi accoppiati, un cavallo bardato, uno scudo, una lancia e una spada.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|XVIII, 2}}.</ref> In cambio di questi doni, si acquistava la moglie, mentre la stessa donava al marito qualche arma: questo rappresentava il contenuto più profondo del loro vincolo, i loro sacri misteri e le divinità delle nozze. La moglie era, inoltre, tenuta a condividere fatiche e pericoli col marito, pronta a soffrire e ad averne la stessa sorte, tanto in pace come in guerra. Questo rappresentava anche il simbolo dei doni della famiglia del marito.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|XVIII, 3-4}}.</ref>
La donna, una volta divenuta madre, doveva rendere ai figli quanto aveva ricevuto, per poi trasmettere il tutto alle future nuore e da queste ai loro nipoti, in una continuità delle tradizioni di generazione in generazione.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|XVIII, 5}}.</ref> Ciascun bambino veniva allattato dalla propria madre e non era mai affidato a balie o ad ancelle.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|XX, 2}}.</ref>
Ai giovani è concesso di portare le armi, solo dopo che la tribù abbia riconosciuto loro di essere in grado di poterle maneggiare. In assemblea, uno dei capi o il padre o uno dei parenti, provvede a fornire al giovane una lancia (''[[framea]]'') e uno scudo. In questo modo si evidenzia una prima forma di onore della gioventù. Se prima di tale cerimonia i giovani erano considerati come parte della famiglia, ora fanno parte della loro tribù o popolo.<ref name="TacitoGermania13,1"/> Una grande nobiltà o i grandi meriti e virtù che i giovani possono avere, conferiscono ad alcuni di essi anche la dignità di capo; altri di loro si mettono al seguito dei più forti di loro, il cui valore è già stato messo alla prova.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|XIII, 2}}.</ref>
[[File:Ancient German Family.jpg|thumb|upright=0.9|Rappresentazione di una famiglia germanica.]]
In tempo di pace, piuttosto che rimanere nell'ozio per un lungo periodo, alcuni giovani si recavano presso quelle popolazioni alleate che erano impegnate in guerra, in quanto, come sostiene Tacito, «l’inerzia reca fastidio a questo popolo». Ciò serviva per acquisire gloria più facilmente se in mezzo ai pericoli, e «solo la violenza di una guerra consente di mantenere un seguito numeroso».<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|XIV, 3}}.</ref>
L'istinto amoroso nei giovani si risveglia tardi e per questo motivo, secondo Tacito, essi godono di una forte virilità. Neppure le ragazze si sposano troppo precocemente. Forti di giovinezza come i mariti, hanno la loro stessa statura e si sposano quando sono pari in robustezza ai loro compagni. E i figli nati da loro hanno di conseguenza lo stesso vigore dei genitori.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|XX, 4}}.</ref>
Fatto curioso che riferisce Tacito è che i figli della sorella erano tenuti dallo zio nella stessa considerazione dei padri, tanto che quando erano costretti ad accogliere degli ostaggi, venivano chiesti soprattutto i figli delle sorelle, rappresentando un rapporto di parentela estremamente sacro e profondo per loro.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|XX, 5}}.</ref> Quanto poi erano numerosi i parenti e di conseguenza gli affini, tanto più i vecchi erano onorati.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|XX, 7}}.</ref>
Era un dovere per gli antichi Germani considerare come proprie, sia le inimicizie che le amicizie del proprio padre o di un parente. Gli odi non erano comunque senza fine. Anche l'omicidio poteva essere perdonato con un numero fisso di buoi e di pecore; e la famiglia poteva perciò rimanere soddisfatta di questa offerta. Tacito sintetizza alla fine che tutto ciò andava a vantaggio della collettività, in quanto «le rivalità sono più pericolose dove esiste libertà».<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|XXI, 1}}.</ref>
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;Struttura
La struttura fondamentale della società germanica era il ''*kunja'' (inglese: ''kin'', ''cynn'', sassone: ''cunni'', tedesco: ''kunne''), che significa "generazione", "razza", "discendenza", etimologicamente imparentato al greco ''ghenos'' e al latino ''genus'', istituito nel ''*sibjō'' (tedesco: ''[[sippe]]''; equivalente al [[clan]]), formato dall'unione di più famiglie patriarcali imparentate fra loro. Il clan costituiva un'entità economica, militare e politica del tutto autonoma e autosufficiente. L'entità superiore delle ''sippen'' era il ''*theudō'' (anche ''thiuda''), il ''volk'', "popolo" (inglese: ''thede'', sassone: ''thiod'', tedesco: ''diot'' [poi ''deutsch'' con il suffisso aggettivale ''-isch''], norreno: ''thjóð'', con la forma tedesca poi latinizzata in ''theodiscus''), territorialmente esteso nel ''[[gau (suddivisione territoriale)|gau]]'', chiamato dai latini ''civitas'', cioè una tribù stanziata in un determinato territorio.
Sostanzialmente democratica, la società germanica conobbe forme di [[monarchia elettiva]] entro le quali l'assemblea degli uomini liberi, il ''thing'' (o ''[[allthing]]'', o, nei regni anglosassoni ''[[witan]]'') periodicamente riunita manteneva di fatto tutti i poteri, compreso quello giudiziario. Le assemblee esprimevano le decisioni del popolo, che quindi consisteva nell'unione libera e volontaria di diversi ''kin''.
;Capi-clan, re e principi
{{Vedi anche|Principe germanico}}
[[File:Arminius pushkin.jpg|thumb|upright=0.8|left|Busto detto di [[Arminio|''Arminius'']], [[principe germanico]] e eroe nazionale tedesco]]
[[Tacito]] scrive che, attorno alla fine del [[I secolo]], i re germani erano eletti in virtù della loro stirpe, i generali invece in relazione al valore dimostrato in battaglia. E se il potere dei primi non era illimitato, né libero, i secondi fondavano la loro autorità sull'esempio, suscitando ammirazione se erano coraggiosi, se combattevano davanti alle loro schiere in battaglia.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|VII, 1}}.</ref>
I capi-clan avevano un proprio seguito, all'interno del quale vi era una gerarchia di posizioni, distribuiti secondo il volere di colui che li guidava. Spesso i vari subalterni (''comites'') gareggiavano tra loro per ottenere una posizione più avanzata, più vicina al loro capo, mentre i capi gareggiavano tra loro per avere compagni più numerosi e forti dei loro pari.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|XIII, 3}}.</ref> La notorietà dei capi si affermava non solo presso la propria gente, ma anche presso le altre popolazioni, quando il suo gruppo era conosciuto per il valore dimostrato. Non a caso alcuni di loro erano richiesti insistentemente tramite ambascerie, recanti offerte di doni, e con la loro fama potevano influenzare sull'esito di una guerra.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|XIII, 4-5}}.</ref>
In battaglia era vergognoso per un capo-clan lasciarsi superare in valore dai suoi stessi subordinati. Ed era altrettanto vergognoso per questi, non eguagliare il coraggio del proprio comandante. Peggio ancora, costituiva marchio d'infamia e di vergogna per tutta la vita, tornare salvi da un combattimento quando il proprio capitano era morto in battaglia, poiché l'impegno più sacro era di difendere e proteggere il proprio capo, arrivando anche ad attribuire allo stesso i propri atti di eroismo.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|XIV, 1-2}}.</ref> I compagni di clan, pretendevano invece dal proprio comandante un cavallo, una lancia vittoriosa bagnata di sangue nemico, poiché risultava abbondante il vitto, per quanto fosse semplice e rozzo e costituisse di fatto un vero e proprio ''[[stipendium]]'' militare. Risultava pertanto molto apprezzato il bottino che si potevano dividere al termine di una guerra o di una razzia.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|XIV, 4}}.</ref> Non a caso Tacito scrive che tra i Germani costituisse «segno di inerzia e di pigrizia acquistare col sudore ciò che si può ottenere col sangue».<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|XIV, 5}}.</ref>
;Assemblee
I capi-clan diedero vita, probabilmente già in età molto antica, a periodiche riunioni assembleari. Le adunanze assembleari dell'intero popolo avvenivano in giorni fissi, durante il [[novilunio]] o il [[plenilunio]], periodo che considerano il più favorevole per prendere certe iniziative.<ref name="TacitoGermania11,2">{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|XI, 2}}.</ref>
{{Citazione|Dal loro modo di vivere assai libero hanno tratto questo difetto: quando devono trovarsi in assemblea non vi si recano tutti insieme o come persone che abbiano ricevuto un ordine; in questo modo, per l’indugio dei partecipanti, si perdono due o tre giorni. Quando alla turba sembra giunto il momento opportuno, tutti si siedono in armi. I sacerdoti, che in questi casi hanno anche potere di costrizione, impongono il silenzio.|{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|XI, 3-4}}.}}
Durante l'assemblea generale, prima si ascoltano i discorsi del re, o del capo, in ordine di maggiore età o per nobiltà di stirpe, o per valore militare, o per eloquenza, che viene misurata per l'efficacia dei loro argomenti persuasivi, più che per l'autorità di comando che essi ricoprono.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|XI, 5}}.</ref> Quando le idee incontrano il favore della maggioranza, queste vengono accolte da un rumore di lance che si urtano.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|XI, 6}}.</ref>
In caso di guerra l'assemblea nominava comandanti uomini di particolare valore o autorità, e questi, semplici "primi fra pari", dovevano sempre rispondere del loro operato all'assemblea stessa. Solo in epoca più tarda i comandanti militari eletti iniziarono ad assumere tratti da re e con la formazione dei regni romano-barbarici, dopo la fine dell'[[Impero romano d'Occidente]], si affermarono stirpi reali prestigiose. In ogni caso, le figure dei sovrani germanici furono sempre limitate nel loro potere dall'assemblea.
Interessante era l'uso del ''comitatus'', cioè l'abitudine di aggregare i giovani delle famiglie meno in vista a quelli delle famiglie più importanti, facendoli diventare compagni inseparabili in pace e in guerra. Questo modello di fedeltà personale avrebbe influenzato, tramite le legislazioni romano-barbariche, le istituzioni del [[Medioevo]], divenendone anzi una delle caratteristiche salienti.
;Uomini semiliberi e schiavi
Dopo gli uomini liberi, la minoranza col diritto di portare le armi e che deteneva l'intero potere (tra i [[Longobardi]] si chiamavano per esempio [[arimanni]]), venivano gli aldi (''hald'', latinizzato: ''haldii''), uomini semiliberi legati alla terra quasi alla stregua di [[servi della gleba]]; infine gli [[schiavo|schiavi]], quasi sempre prigionieri di guerra o civili catturati durante le razzie.
Tacito aggiunge che non si riuscirebbe a riconoscere un servo dal suo padrone per alcuna particolare raffinatezza di educazione. Entrambi crescono insieme alle stesse greggi, sullo stesso terreno, fino a quando l'età non separa gli uomini liberi e il valore non li mette in evidenza.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|XX, 3}}.</ref>
Normalmente i padroni non affidavano agli schiavi incombenze particolari, come facevano i Romani; ciascuno governa la sua casa e la sua famiglia; i lavori domestici erano affidati a moglie e figli. Il padrone imponeva allo schiavo, come ad un colono, di fornirgli un determinato quantitativo di frumento o bestiame o tessuto. Entro questi limiti l'obbedienza era obbligatoria.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|XXV, 1}}.</ref> Era difficile che un padrone percuotesse uno schiavo o lo facesse gettare in carcere, o lo costringesse ai lavori forzati. Era più facile che lo uccidesse, più che altro spinto dall'impeto della collera. E in questo caso l'omicidio rimaneva impunito.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|XXV, 2}}.</ref>
La condizione dei liberti non era molto dissimile da quella degli schiavi. Raramente avevano ascendenza in famiglia, nessuna nel villaggio, a parte presso quelle popolazioni che avevano un regime monarchico. Qui infatti potevano ottenere maggior potere degli stessi uomini liberi o dei nobili.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|XXV, 3}}.</ref>
I Germani al tempo di Tacito, diversamente dai Romani, computavano le notti al posto dei giorni. Con questo criterio fissano il tempo, e di conseguenza le citazioni in giudizio.<ref name="TacitoGermania11,2"/> Essi dividono l'anno in sole tre stagioni, a differenza dei Romani che ne avevano quattro: in pratica essi conoscevano, secondo Tacito, l'inverno, la primavera e l'estate. Essi ignoravano quindi il nome e i doni propri dell'autunno.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|XXVI, 4}}.</ref>
=== Insediamenti ===
[[File:Geismar Mittelalterdorf.jpg|thumb|upright=1.4|Ricostruzione a [[Geismar]]-[[Fritzlar]] di tipiche abitazioni germaniche dei [[Catti]] e di un loro insediamento.]]
I germani vivevano in piccole comunità o insediamenti sparsi. Non esistevano pertanto tra loro delle città. Le costruzioni erano in legno e assai semplici, e già [[Tacito]] testimonia l'esistenza di edifici simili a quella che sarebbe poi diventata la ''[[casa con intelaiatura a traliccio|fachwerkhaus]]'', la casa caratteristica dei popoli germanici. Non tollerano che le loro abitazioni siano contigue tra loro. Dimorano separati infatti, in luoghi isolati, vicini a dove hanno trovato una fonte, un campo, un bosco a loro piacimento.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|XVI, 1}}.</ref> Ciascuno di loro circonda la propria casa di uno spazio vuoto, sia per premunirsi dal pericolo degli incendi, o forse perché ignorano l'arte di costruire come i Romani.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|XVI, 2}}.</ref> Ancora Tacito riferisce che i Germani non sembravano conoscere l'uso delle pietre da costruzione o quello delle tegole. E per ogni necessità si servono di legno grezzo senza curarsi minimamente dell'aspetto che ne deriva. Solo alcuni punti delle loro abitazioni sono ricoperte di una terra così pura e lucente che sembra imitare tinte e disegni colorati.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|XVI, 3}}.</ref>
A volte scavano anche delle grotte sotterranee, ricoprendole con letame. E di queste si servono come rifugi in inverno o come magazzini per il raccolto, in quanto alleviano i rigori del gelo e quando vengono presi d'assalto dal nemico, spesso riescono a nascondervi i propri beni.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|XVI, 4}}.</ref>
Le scoperte archeologiche testimoniano inoltre l'esistenza nelle zone occupate dai Germani di luoghi fortificati, i ''burga'', da cui i nomi delle città che terminano in ''burg'', ''borg''<ref>di origine indoeuropea. Si confronti con il [[celti]]co ''briga'', "luogo rilevato", o "città".</ref> (come [[Würzburg]], in [[Germania]]) oppure ''burgh'', ''borough'' o ''bury'' (come [[Peterborough]] o [[Canterbury]], in [[Gran Bretagna]]).
Al tempo di Cesare, non esisteva la [[proprietà privata]] della terra tra i [[Suebi]]: le terre via via occupate venivano spartite tra i clan, ciascuno dei quali provvedeva a sua volta a suddividere la propria quota tra le famiglie dello stesso ceppo o ai gruppi di parenti che lo componevano.<ref>{{cita|Cesare, ''De bello gallico''|IV, 1.7}}.</ref> I più alti magistrati e i capi clan, infatti, ogni anno assegnavano alle famiglie un determinato luogo, per poi l'anno successivo concederne uno differente.<ref>{{cita|Cesare, ''De bello gallico''|VI, 22.2}}.</ref> Giustificano tale pratica col fatto che non volevano che la popolazione si abituasse a una vita sedentaria, perdendo la passione per la guerra; che i più forti non cacciassero dai loro poderi i più deboli, ingrandendo i propri possedimenti; che non si curassero troppo di costruire case comode per ripararli dal caldo e dal gelo; che non nascesse l'amore per il denaro.<ref>{{cita|Cesare, ''De bello gallico''|VI, 22.3}}.</ref> Così facendo, tutti avevano una ricchezza pari a quella dei più potenti.<ref>{{cita|Cesare, ''De bello gallico''|VI, 22.4}}.</ref>
=== Ospitalità ===
Sempre Tacito ci racconta dell'ospitalità, caratteristica fondamentale per gli usi e i costumi dei Germani. «''Nessun'altra nazione più dei Germani esercitò questa forma tanto cordiale nel ricevere i forestieri''». Essi infatti erano assai predisposti nell'apprestare i conviti, i banchetti. Costituiva al contrario una forma di mancanza di rispetto l'escludere una persona dalla propria abitazione; e ciascuno riceveva l'ospite secondo le sue possibilità, imbandendo la tavola come poteva.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|XXI, 2}}.</ref> Ogni volta che il cibo terminava, l'ospite era invitato a recarsi in una nuova abitazione dove poteva essere accolto nello stesso modo, e lo si accompagnava. E sebbene si recassero dai vicini senza alcun preavviso, erano sempre ricevuti con pari cortesia.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|XXI, 3}}.</ref>
Riguardo al diritto di ospitalità, nessuno faceva differenza tra persone conosciute e sconosciute. E quando un ospite partiva, nel caso avesse avuto bisogno di qualcosa, era consuetudine dargliela. Allo stesso modo all'ospite potevano essere rivolte richieste con altrettanta facilità. Si rallegravano pertanto dei doni, sia per quelli che avevano donato, sia per quelli ricevuti, dei quali non si sentivano in dovere.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|XXI, 4}}.</ref>
=== Vestiario tradizionale ===
Tutti i Germani si vestono con un corto mantello, bloccato da una [[Fibula (spilla)|fibula]] o, se non ne possiedono, da una spina. Con le altre parti del corpo nudo, trascorrono intere giornate accanto al fuoco acceso.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|XVII, 1}}.</ref> I più ricchi si differenziano dagli altri in quanto indossano una veste, non larga come quella dei [[Sarmati]] o dei [[Parti]], ma così attillata da mettere in evidenza le singole membra.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|XVII, 2}}.</ref> Indossano anche pelli di animali selvatici, quelli che abitano lungo le rive del [[Reno (Germania)|Reno]] le indossano senza alcun'eleganza, mentre quelli che si trovano più internamente le indossano con maggior gusto. I primi sono quelli che non conoscono tutti gli ornamenti derivati dal commercio.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|XVII, 3}}.</ref>
Le donne poi non si differenziano dagli uomini nell'abbigliamento, anche se spesso si vestono con mantelli di lino, ornati da strisce rosse, senza allungare la parte superiore della veste in una manica; tengono infatti nude le braccia fino alle spalle e scoprono anche la parte superiore del petto.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|XVII, 4}}.</ref>
Quando combattevano, erano spesso spogli o comunque ricoperti da una leggera tunica.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|VI, 2}}.</ref> Cesare aggiunge che
erano abituati a lavarsi nei fiumi, uomini e donne in modo promiscuo, e a portare come vestito, in quelle regioni freddissime, solo delle pelli o indumenti corti detti ''renones'' che, piccoli come erano, lasciavano scoperta gran parte del corpo.<ref>{{cita|Cesare, ''De bello gallico''|IV, 1.10; VI, 21.5}}.</ref>
=== Giornata tipica e alimentazione ===
[[File:Crystal Malt 80L.jpg|thumb|upright=1.4|[[Malto]] d'[[Hordeum vulgare|orzo]] utilizzato nella produzione della [[birra]], [[Storia della birra|bevanda degli antichi Germani]].]]
Tacito racconta che appena svegli dal sonno, e spesso avveniva anche sul tardi, si lavavano con acqua calda, poiché nelle loro regioni l'inverno occupava gran parte della stagione. Una volta terminato di lavarsi, iniziavano a mangiare, seduti su una sedia, davanti a un tavolo separato dagli altri. In seguito, armati andavano alle loro rispettive occupazioni, e spesse volte banchettavano insieme.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|XXII, 1}}.</ref> Per nessuno di loro era vergognoso passare il giorno e la notte a bere. Le risse erano frequenti, poiché era abitudine ubriacarsi. Raramente si risolvevano in discussioni animate, spesso finivano con uccisioni e ferimenti.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|XXII, 2}}.</ref>
Succede anche che, durante i banchetti, i Germani trattino le questioni di maggiori importanza, come le riconciliazioni tra loro, gli accordi matrimoniali, la scelta dei capi, della pace o della guerra: «evidentemente non esiste situazione migliore per aprire l’animo a pensieri sinceri o per accenderlo attorno alle grandi questioni della comunità. Ma è gente non portata naturalmente all’astuzia né fatta ancora avveduta dall’esperienza, sicché, complice l’allegra libertà del banchetto, svela i suoi segreti più riposti. E il pensiero di tutti è dunque scoperto, messo a nudo. Il giorno dopo tutto ritorna in discussione e si fanno salvi gli atteggiamenti migliori dell’uno e dell’altro momento: nel primo riflettono non potendo fingere, nel secondo decidono non potendo sbagliare».<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|XXII, 3-4}}.</ref>
Bevono un liquido, ricavato dall'orzo e dal frumento, che fatto fermentare assomiglia al vino. Si tratta di un'antica ricetta della futura [[birra]]. Coloro che invece abitavano vicino alla riva del Reno, compravano anche del vino. Si nutrono semplicemente con frutti selvatici, con cacciagione appena uccisa, con latte cagliato. Partecipano a banchetti, di certo non sontuosi e senza quindi prelibatezze.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|XXIII, 1}}.</ref> Non riescono invece a contenersi quando si tratta di bere, tanto che lo stesso Tacito auspica a che si favorisca la loro tendenza all'ubriachezza, in modo da vederli sopraffatti facilmente da questo vizio, a cui sono legati tanto quanto lo sono alle loro armi.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|XXIII, 2}}.</ref>
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Vi era, secondo Tacito, un solo tipo di spettacolo che caratterizzava queste popolazioni. I giovani, nudi, per divertirsi, saltavano in mezzo a spade e lance, puntate minacciosamente contro di loro.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|XXIV, 1}}.</ref> Facendo esercizio continuo, se ne impratichivano e diventavano abili. La sola ricompensa a questo gioco pericoloso era il divertimento degli spettatori.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|XXIV, 2}}.</ref>
Giocano anche con i dadi e li giocavano con un così cieco accanimento, da arrivare a puntare, come ultima posta del gioco, anche la propria libertà personale.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|XXIV, 3}}.</ref> Il vinto accettava una servitù volontaria e, per quanto potesse essere anche più giovane o più forte, sopportava di essere legato e venduto. Questa ostinata perseveranza nel giocare anche la propria vita, la definivano lealtà. E sembra che per liberarsi della vergogna di aver vinto un loro pari in questo modo, i vincitori vendessero gli schiavi così ottenuti.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|XXIV, 4}}.</ref>
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I funerali erano celebrati dai Germani senza fasto alcuno. A loro interessava una sola cosa, che i corpi degli uomini illustri fossero cremati con un particolare tipo di legna.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|XXVII, 1}}.</ref> Non gettavano sul rogo di chi era cremato, né abiti preziosi, né profumi. Bruciavano invece le armi del morto e per alcuni aggiungevano anche il cavallo.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|XXVII, 2}}.</ref>
Il sepolcro era costituito da un insieme di zolle, in quanto i Germani mal sopportavano gli onori di monumenti sepolcrali, che a loro sembravano pesare sul morto con la loro complicata architettura.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|XXVII, 3}}.</ref>
Il pianto e i gemiti di dolore cessavano presto. Duravano invece a lungo il dolore e la malinconia. Spettava alle donne piangere il morto, agli uomini il ricordare.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|XXVII, 4}}.</ref>
=== Tecniche militari ===
{{Vedi anche|Organizzazione militare dei Germani}}
==== Al tempo di Mario e Cesare (I secolo a.C.) ====
{{Vedi anche|Battaglia in Alsazia (58 a.C.)}}
[[File:Mario vincitore dei Cimbri.jpg|upright=1.4|thumb|left|Francesco Saverio Altamura, ''[[Gaio Mario]] vincitore dei [[Cimbri]]'', 1863 circa.]]
[[Gaio Giulio Cesare|Cesare]] racconta che i Germani trascorrevano la loro vita tra la caccia e la guerra. Fin da piccoli si dedicavano a quelle attività che tempravano il corpo alla fatica.<ref>{{cita|Cesare, ''De bello gallico''|VI, 21.3}}.</ref> Egli testimonia, parlando del potente popolo dei [[Suebi]], di come i cavalieri germani combattessero a piedi.
{{citazione|Negli scontri di cavalleria spesso smontano da cavallo e combattono a piedi, mentre i cavalli, appositamente addestrati, li attendono sul posto ed essi fanno presto a raggiungerli in caso di necessità. Secondo loro, l’uso della sella è indice di vergognosa viltà, e così, per quanto in pochi, osano assalire qualsiasi corpo di cavalleria i cui cavalli siano sellati.|{{cita|Cesare, ''De bello gallico''|IV, 1.2}}.}}
{{
Il normale schieramento delle fanterie germaniche era invece di tipo [[falange (militare)|falangitico]] come ci racconta ancora Cesare:
{{
==== Al tempo di Tacito (I secolo d.C.) ====
{{Vedi anche|Occupazione romana della Germania sotto Augusto}}
[[File:Otto Albert Koch Varusschlacht 1909.jpg|thumb|Assalto dei Germani alle legioni romane nella ''[[clades variana]]''.]]
I Germani, a differenza dei [[Celti]], combattevano soprattutto a piedi, in formazione falangitica [[tattiche della fanteria romana#Formazione a cuneus|a "cuneo"]], come viene indicato da [[Tacito]] nella sua ''Germania''.<ref>
{{
[[File:Sarcophagus with battle scene DMA T42492.jpg|thumb|center|upright=3.4|Sarcofago databile al [[190]] ca. (oggi al Museo d'arte di [[Dallas]], [[Texas]]), rappresentante uno scontro tra cavallerie germanico-sarmatiche e Romani.]]
==== Il periodo delle grandi invasioni ====
{{Vedi anche|Organizzazione militare dei Goti}}
[[File:Ulpiano Checa La invasión de los bárbaros.jpg|thumb|upright=1.4|left|Cavalieri barbari (in particolare [[Visigoti]] e [[Vandali]]) assaltano l'[[Impero romano]] e saccheggiano la stessa [[Roma (città antica)|Roma]] nel [[V secolo]].]]
Anche la loro tecnica militare si era evoluta notevolmente, soprattutto grazie alle tecniche apprese durante gli anni trascorsi nelle file delle [[truppe ausiliarie dell'esercito romano]].
L'arma principale rimaneva l'asta da urto (''framea'') di varia lunghezza. L'uso della spada era invece meno diffuso presso alcune tribù. Adoperavano anche giavellotti da lancio, come i [[Franchi]], simili al ''pilum'' romano. L'arco rimase un'arma secondaria per la maggior parte di questi popoli. Altre armi usate in combattimento erano l'[[ascia]], in particolare dai [[Franchi]], e la [[mazza]].
L'armamento difensivo si era notevolmente evoluto, accompagnando al tradizionale uno scudo di legno al cui centro era posto un umbone in metallo, un elmo e spesso una corazza di maglie di ferro. E comunque indossavano tutti delle brache (simili ai nostri pantaloni), una tunica, a volte dei mantelli (come nel caso degli [[Alemanni
Restano famose alcune tribù per le caratteristiche della loro [[cavalleria]]: i cavalieri combattevano mischiati ai fanti leggeri, e spesso abbandonavano il loro cavallo, abituato ad attenderli, per combattere loro stessi a piedi. Il nucleo dell'esercito rimaneva, però, la fanteria. Suoni di corno ed il famoso ''barritus'' o ''barditus'' (grido di guerra), stimolavano l'ardore dei combattenti.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|III, 1}}.</ref>
I Germani appresero l'arte di costruire valli difensivi per i loro campi dai Romani, come pure il concetto di comando della battaglia. I capi, una volta erano abituati a dare l'esempio, lanciandosi all'attacco. Durante questo periodo cambiarono tattica, dirigere i propri soldati come facevano i Romani, lontani dalle prime linee.
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Fu poi la volta dei [[Goti]], al tempo di [[Teodosio I]], ad essere riconosciuti come federati. E l'uccisione di [[Stilicone]] nel [[408]] d.C. risultò l'ultimo tentativo da parte dell'elemento romano di combattere la superiorità dei Germani nell'esercito e nello Stato. Con il 410 d.C., anno del sacco di Roma da parte di Alarico, ebbe inizio l'epoca dei Regni romano-barbarici.
=== Aspetto fisico e indole ===
[[File:027 Rekonstruktionsversuch wandalicher Trachten von dem Äußere Karpatensenken und Westbeskiden, 2 bis 3 Jh. PR DSC 1316 przeworsk.JPG|thumb|upright=0.9|Ricostruzione di uomo e donna [[vandali]] [[asdingi]] dei [[Carpazi]] esterni e dei [[Monti Beschidi]] occidentali.]]
[[File:Hermann Katsch Germane mit Eisbärenfell 1893.jpg|thumb|upright=0.9|''Germano con pelle d'orso'', di Hermann Katsch (1893).]]
Del loro aspetto [[Gaio Giulio Cesare]] scrisse:
{{citazione|Queste abitudini: il tipo di alimentazione, l’esercizio quotidiano, la libertà di vita, poiché fin da bambini, non essendo sottoposti a nessun obbligo e disciplina, non fanno assolutamente nulla contro la propria volontà, li rendono forti e fanno di loro degli uomini dalla corporatura straordinaria.|{{cita|Cesare, ''De bello gallico''|IV, 1.9}}.}}
All'epoca di [[Gaio Giulio Cesare]] (58-53 a.C.) i Germani ad est del [[Reno]] erano più alti rispetto ai soldati romani dell'epoca; se infatti i Romani superavano di rado il metro e sessantacinque di statura,<ref>{{cita|Alberto Angela|''I tre giorni di Pompei''}}.</ref> i Germani arrivavano anche a poco più di 170 cm<ref>G. Garbarino, ''Opera 1B, L'età di Cesare'', Paravia Bruno Mondadori Editori, 2003</ref>. Il [[conquista della Gallia|conquistatore della Gallia]] aggiunge che «''quanto più a lungo erano rimasti vergini, tanto più elevata era la loro gloria tra i vicini, poiché ritenevano che con la verginità si accrescesse la statura, le forze e il vigore''».<ref>{{cita|Cesare, ''De bello gallico''|VI, 21.4}}.</ref>
[[Tacito]] afferma che generalmente i Germani avevano occhi severi di colore azzurro e capelli biondo-rossi (''truces et caerulei oculi, rutilae comae''), dotati di un fisico robusto ma incapace di resistere alla sete e al caldo, sebbene ottimo sia per il combattimento che per resistere al gelo.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|IV}}.</ref> Essi crescevano nudi e sudici fino a raggiungere quella solidità e grandezza dei corpi che destavano in Tacito e nei Romani grande meraviglia.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|XX, 1}}.</ref>
Cento cinquanta anni dopo, lo storico romano [[Tacito]], ci tramandò quanto segue:
{{citazione|Dal canto mio, condivido il parere di coloro che reputano le genti della Germania non contaminate da nozze con altri popoli. Si tratta dunque di un popolo a parte, di sangue puro, con caratteristiche fisiche peculiari. Infatti, per quanto è possibile all’interno di un così vasto gruppo di persone, l’aspetto fisico è lo stesso in tutti: occhi truci e cerulei, capelli rosso-oro, corporature imponenti e valide soltanto al primo assalto. Non proporzionata appare però la loro resistenza al lavoro e alla fatica: non sono abituati a sopportare sete e caldo, mentre tollerano freddo e fame, date la rigidità del loro clima e la povertà del loro suolo.|{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|IV, 2-3}}.}}
Tacito aggiunge che quando non erano in guerra, trascorrevano il tempo nell'ozio, più che nel cacciare o nel coltivare i campi, occupati a dormire e a mangiare, lasciando alle donne, ai vecchi e ai più deboli tutte le faccende di casa e della famiglia.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|XV, 1}}.</ref>
{{citazione|Essi poltriscono: si tratta di una ben strana contraddizione della natura che gli stessi uomini amino l’inerzia e odino la pace.|{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|XV, 1}}.}}
Era poi costume, sia dei singoli individui sia delle tribù, portare ai capi degli omaggi di bestiame o del loro raccolto in segno di ossequio. E dimostrano gratitudine e contentezza una volta che ricevono doni dalle popolazioni confinanti, che siano inviati da privati o in modo ufficiale da altre tribù, come cavalli scelti, splendide armature, piastre e collane, ma anche da denaro, come usano fare con i Romani.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|XV, 2-3}}.</ref>
==== Studi genetici ====
Gli studi della moderna [[genetica delle popolazioni]] sostengono una stretta correlazione tra i movimenti migratorii dei popoli germanici e la distribuzione che ha oggi il lignaggio maschile rappresentato dall'[[Aplogruppo I (Y-DNA)|aplogruppo I]]1 (e specialmente I1a) del [[cromosoma Y]], la cui origine è tracciata a un uomo (quello che la genetica delle popolazioni definisce "antenato comune più recente") che visse tra i 4,000 e i 6,000 anni fa nell'Europa settentrionale, probabilmente nella zona che è oggi la Danimarca. In altre parole, l'aplogruppo I1a è quello che più caratterizza i popoli germanici.<ref name=newphylo>"New Phylthatetic Relationships for Y-chromosome Haplogroup I: Reappraising its Phylogeography and Prehistory," Rethinking the Human Evolution, Mellars P, Boyle K, Bar-Yosef O, Stringer C, Eds. McDonald Institute for Archaeological Research, Cambridge, UK, 2007, pp. 33–42 by Underhill PA, Myres NM, Rootsi S, Chow CT, Lin AA, Otillar RP, King R, Zhivotovsky LA, Balanovsky O, Pshenichnov A, Ritchie KH, Cavalli-Sforza LL, Kivisild T, Villems R, Woodward SR</ref>
È anche probabile che l'aplogruppo I1 sia [[Europa Antica|pre-indoeuropeo]], ossia l'aplogruppo I1 potrebbe appartenere a quelle popolazioni paleolitiche native dell'Europa settentrionale che furono assimilate dagli [[Popoli indoeuropei|Indoeuropei]] quando questi vennero dall'Asia centrale, compartecipando alla formazione etnica, culturale e linguistica dei Germani. In altre parole, l'analisi dell'Y-DNA sia delle popolazioni germaniche moderne (tedeschi, scandinavi, inglesi, ecc.) sia dei resti lasciati presso gli antichi insediamenti rivela un misto omogeneo di aplogruppo I1 con elementi di aplogruppi tipici di altre popolazioni indoeuropee (specialmente [[Celti]] e [[Slavi]]), quali gli aplogruppi [[aplogruppo R1a (Y-DNA)|R1a]]1a, [[aplogruppo R1b|R1b]]-P312 e R1b-U106. Tale composizione è quella che probabilmente portava l'"antenato comune più recente".<ref>{{cita|Manco 2013|p. 208}}.</ref>
L'aplogruppo I1 è rilevato nel 40% dei maschi islandesi, nel 40%–50% degli svedesi, nel 40% dei norvegesi, e nel 40% dei danesi. Ha poi picchi sopra il 30% tra i tedeschi della Germania del nord e tra gli inglesi dell'Inghilterra dell'est. Gli aplogruppi R1b e R1a, comuni ad altri popoli di matrice indoeuropea, insieme sono rilevati nel 40% dei maschi svedesi, nel 50% di quelli norvegesi, nel 60% di quelli islandesi, nel 60-70% dei tedeschi, e tra il 50% e il 70% nei maschi inglesi e olandesi con variazioni regionali.<ref>J. D. McDonald (2005). ''Y Haplogroups of the World''. PDF map, University of Illinois. URL: [http://www.scs.illinois.edu/~mcdonald/WorldHaplogroupsMaps.pdf] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20131211101657/http://www.scs.illinois.edu/~mcdonald/WorldHaplogroupsMaps.pdf|date=11 dicembre 2013}}</ref> La presenza di aplogruppi R1b-P312 e R1b-L21 nelle genti germaniche odierne fa pensare a un substrato celtico e si trova con frequenza in Olanda e Inghilterra sudoccidentale.<ref>{{cita|Manco 2013|pp. 208-209}}.</ref> L'aplogruppo R1b-U106 ha picchi in Scandinavia e fornisce informazioni rilevanti sui tragitti di migrazione seguiti dai Germani.<ref>{{cita|Manco 2013|pp. 209-210}}.</ref>
== Religione ==
=== Origini ===
{{Vedi anche|Sacro (antica religione germanica)}}
[[File:Arnkiel Othin Thor & Frigge2.jpg|thumb|"Othin, Thor und Frigge" da ''Cimbrische Heyden-Religion'' (1691, edizione 1702) di Trogillus Arnkiel. I principali Asi, [[Odino]], [[Thor]] e [[Frigga]] rappresentati in uno stile iconografico medievale, con i simboli della spada (Odino), dello scettro e del fuoco sacro o fascio (Thor) e dell'arco (Frigga).]]
[[File:Mårten Eskil Winge - Tor's Fight with the Giants - Google Art Project.jpg|thumb|[[Thor]], raffigurato sul suo carro mentre brandisce il martello [[Mjöllnir]]. Dipinto in stile [[Romanticismo|romantico]] di [[Mårten Eskil Winge]], [[1872]].]]
{{Citazione|Il nome di ''Asi'' od ''Ansi'' è da rapportarsi al sanscrito ''as'' ― raggiare, ed anco ― raggio di luce; così che gli Asi in relazione alla divina loro origine sarebbero i raggi di luce della divinità. [...] Anco nell'antica credenza religiosa tedesca, l'idea di un supremo Ente abbracciante e penetrante ogni cosa, e di tutto regolatore, forma la base più profonda, quantunque anche avviluppata di molto. Questo Ente costituisce per interna misura l'ordine mondiale, e perciò gli è pure il Misuratore ed il Regolatore. Siffatta norma è riposta intimamente ed esternamente in Dio e nel mondo, e per questo là è ad un tempo il destino (''orlog'', ''orlag''). Ma sì nel mondo naturale che nel morale appaiono come potenze particolari, delle manifestazioni proprie della divinità le quali vengono comprese in modo politeistico come personificazioni divine. Desse sono raffigurate sotto imagine di raggi (''as'', ''ans'', Asi ed Ansi). Intorno al numero e grado loro vi hanno di molte dissimili vedute, le quali sorsero nelle diverse età e dalle varie stirpi. Supremi Dei od Ansi tengonsi le divinità cui furono sacri quattro giorni della settimana, cioè ''Ziu'' (ovvero Tiu), ''Wodan'' (Wuotan, Othin, Odin), ''Donar'' (Thorr), e la dea ''Frikka''. Nella mitologia del norde ha bensì Wodan (Odin) un posto distinto, ma in Ziu è espressa certamente la più antica idea del cielo. Accanto a Wodan trovasi pressoché sempre come sposa la ''Frikka'' (in anti.nord Frigg), chiamata anche Holda e Pertha (la splendente), espressione femminile dello spirito divino, dominante le cose sacre e i desiderii delle donne, l'antesignana delle Anse, come Wodan lo era degli Ansi. Fra questi Ansi trovansi però i Wani, i quali non compongono nulla più d'una prosapia (forse posteriore) elevata a venerazione divina.|''Enciclopedia'' di [[Heinrich Ahrens]], 1857<ref name=Ahrens>[[Heinrich Ahrens]], ''Enciclopedia giuridica, ovvero esposizione organica della scienza del diritto e dello Stato fondata sui principii di una filosofia etico-legale'', Volume 2, Civelli Giuseppe e Comp., 1857, [https://www.google.it/books/edition/Enciclopedia_giuridica_ovvero_Esposizion/_Jfnk7GMYxcC?hl=it&gbpv=1&dq=asi+ansi+germanici&pg=PA9&printsec=frontcover p. 9, n. 2; p. 17].</ref>}}
La fonte principale sulla religione germanica è l{{'}}''[[Edda]]'', compilazione [[Islanda|islandese]] del XIII secolo di testi del ramo [[mitologia norrena|norreno]] ([[Scandinavia|scandinavo]]) di tale religione e della sua narrazione mitologica. La carenza di fonti impedisce tuttavia di conoscere a fondo la religione più antica dei Germani: le fonti archeologiche, [[alfabeto runico|runiche]] e poetiche, sono spesso di difficile interpretazione, mentre le fonti latine e greche sono tarde e scarsamente obiettive per l'implicita difficoltà di capire culture estranee a quelle del loro mondo.
I Germani veneravano due categorie di enti divini: gli [[Asi (mitologia)|Asi o Ansi]] ([[lingua norrena|norreno]] ''æsir'', [[lingua protogermanica|protogermanico]] ''*[[ansuz]]'', [[lingua protoindoeuropea|protoindoeuropeo]] ''*hénsus'', "spiriti", "dèi" o anche "raggi" di luce celeste), concepiti come emanazioni di un Ente supremo impersonale e regolatore di tutto, identificato con il destino stesso dell'universo (''[[Wyrd]]'' e ''orlog''), e i [[Vani (mitologia)|Vani]] (norreno ''vanir'', protogermanico *''wanaz'', protoindoeuropeo ''*wenh'', "forze" o "potenze" vitali, soprattutto intese come prosapie terrene divinizzate).<ref name=Ahrens/> Nella religione e mitologia germanica si trovano molte affinità con altre culture euro-asiatiche, che testimoniano indirettamente una serie di influenze esterne difficilmente districabili dai contenuti "originali" della cultura germanica, anche per via della disomogeneità tra le varie tribù.
Asi e Vani ricordano gli [[Asura]] e i [[Deva]] indo-iranici, mentre le [[Norne]] ricordano le [[Parche]]/[[Moire]] greco-romane che presiedono il destino umano; [[Odino]]/Wotan, in quanto presente al passaggio tra vita e morte, è assimilabile a [[Hermes]]/[[Mercurio (divinità)|Mercurio]], mentre [[Thor]] è simile ad [[Ares]]/[[Marte (divinità)|Marte]], al quale immolano animali per placarlo.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|IX, 1}}.</ref> I Vani ([[Njordhr]] o [[Freyja]]) sono invece ascrivibili al culto della Terra e della fecondità, in quanto dispensatori di ricchezza, pace e fertilità di terra e mare.
Cesare ci racconta nel suo ''[[De bello gallico]]'' che i Germani non solo non avevano sacerdoti che presiedessero ai riti religiosi, ma non si occupavano neppure con zelo ai sacrifici.<ref>{{cita|Cesare, ''De bello gallico''|VI, 21.1}}.</ref> Avevano tra i loro dèi solo quelli che vedevano e dalla cui potenza ricevevano in modo manifesto aiuto, come le divinità romane del [[Sole (divinità)|Sole]], della [[Luna (divinità)|Luna]] o di [[Vulcano (divinità)|Vulcano]].<ref>{{cita|Cesare, ''De bello gallico''|VI, 21.2}}.</ref> Ciò risulta però esagerato se consideriamo che [[Tacito]] ci racconta di sacerdoti,<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|VII, X, LX, LXIII}}.</ref> mentre [[Strabone]] di sacerdotesse tra i [[Cimbri]]. Quest'ultimo racconta che avevano capelli grigi, erano vestite di bianco con mantelli di lino fissati con fermagli a guaine di bronzo ed erano a piedi nudi. Ora con una spada in mano, queste sacerdotesse vagavano alla ricerca di prigionieri di guerra in tutto il campo; una volta trovati, prima li incoronavano e poi li conducevano ad un vaso di bronzo, capiente come venti anfore. Il recipiente si trovava su una piattaforma rialzata dove doveva montare la sacerdotessa, la quale avrebbe poi tagliato la gola di ogni prigioniero, raccogliendone il sangue in questo grande recipiente-bollitore. Il sangue effuso sarebbe poi servito per interpretare una profezia, mentre il corpo del prigioniero ormai morto, era oggetto di un'ispezione delle viscere, sempre per poter emettere una profezia sulla vittoria del proprio popolo. Le donne poi, durante le battaglie, dovevano battere sulle pelli che erano appese ai carri per produrre un rumore assordante e quasi ultraterreno, che potesse intimorirne il nemico.<ref>{{cita|Strabone|VII, 2.3}}.</ref>
Tacito scriveva nella ''[[Germania (Tacito)|Germania]]'' che i Germani non avevano una casta sacerdotale, né effigi religiose, né ritenevano adeguato alla maestà degli dèi il rinchiuderli tra pareti chiuse, né il ritrarli in forme che ricordassero l'immagine umana,<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|IX, 3}}.</ref> anche se non è del tutto corretto, perché sono state trovate rappresentazioni religiose antropomorfe, resti di templi ed esistevano dei sacerdoti. Uno dei più importanti centri sacri era Uppsala, in Svezia, dove sorgeva un tempio dedicato ai tre dèi Odino, Thor e Freyr. Esistevano poi [[sciamano|sciamani]] che mediavano tra il mondo dei vivi e quello degli spiriti.
I Germani, in particolare i [[Suebi]], erano scrupolosi osservatori dei presagi e delle [[divinazione|divinazioni]]. Se si trattava di una consultazione collettiva, era il sacerdote della città a chiederlo, se si trattava di una consultazione privata era lo stesso capo famiglia. Si invocavano quindi gli dèi; si estraevano delle schegge di un albero da frutto, precedentemente fatto a pezzi e sparso sopra una candida veste, tre frammenti e, sollevatili, se ne interpretava il significato. Se i segni erano sfavorevoli, non si facevano altre consultazioni per tutto il giorno, se invece risultavano favorevoli, si richiedeva una nuova prova per garantire l'auspicio. Anche tra i Germani si usava poi interpretare i canti e il volo degli uccelli.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|X, 1-3}}.</ref>
Vi è poi un'altra forma di presagio presso i Germani, soprattutto per prevedere l'esito di guerre importanti. Qualora abbiano un prigioniero contro la cui nazione essi dovranno combattere una guerra, era spinto a combattere contro un campione dei loro, servendosi ciascuno dei due delle sue proprie armi. La vittoria di uno o dell'altro era considerata come un presagio sull'esito finale della guerra da affrontare.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|X, 6}}.</ref>
=== Adozione del cristianesimo ===
{{vedi anche|Cristianizzazione dei Germani}}
Le popolazioni germaniche che per prime penetrarono nell'Impero romano ne adottarono la religione di stato, il [[cristianesimo]]. La maggior parte di essi optò nelle fasi iniziali per l'[[arianesimo]], una dottrina che dal 380 era stata dichiarata eretica dalla Chiesa di Roma e che riconosceva al Verbo (e quindi al Cristo) una natura posteriore rispetto a quella di Dio Padre (semplificando, non valevano per gli ariani i primi versi del [[Vangelo di Giovanni]]: "In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio"; il Verbo per gli ariani non si identificava con Dio ma ne era la creazione). I vescovi e i preti ariani, allontanati dalle aree d'influenza dell'impero, trovarono seguaci presso i popoli germanici.
Con lo stabilirsi dei regni romano-germanici e a partire dalla conversione alla Chiesa di Roma (cattolica) dei Franchi per opera di [[Clodoveo I|Clodoveo]] nel 511, anche i popoli germanici ariani aderirono gradualmente alla dottrina ufficiale della Chiesa romana.
Le popolazioni che erano rimaste fuori dall'Impero romano avevano conservato la religione germanica. Furono convertiti al cristianesimo relativamente tardi da un'intensa attività missionaria ad opera soprattutto dell'[[Impero carolingio]] (caso dell'Inghilterra), oppure per decreto regio (Norvegia e Islanda), oppure ancora con la forza militare da parte della potenza carolingia (caso dei Sassoni, la cui conversione accompagnò l'annessione all'Impero carolingio).
==== La riforma protestante ====
{{vedi anche|Riforma protestante}}
Nel 1517 un frate agostiniano sassone, [[Martin Lutero]], si fece portatore del generale malcontento che in area germanica generavano le politiche finanziarie della Chiesa di Roma, specialmente quelle legate alla pratica dell'[[indulgenza]], dando inizio a un movimento di riforma della religione cristiana noto da allora come "riforma protestante" che prevedeva innanzitutto l'abbandono della Chiesa romana e l'espropriazione dei suoi patrimoni, i quali dovevano essere incamerati da nuove "Chiese protestanti" nazionali strettamente legate al potere temporale (spesso i principi o i re le patrocinavano o ne fungevano da capi politico-religiosi, emblematico è il caso della [[Chiesa d'Inghilterra]], il cui capo religioso è lo stesso regnante d'Inghilterra).
Il [[protestantesimo]] trovò subito l'adesione dei potentati di area germanica e nell'arco di relativamente poco tempo quasi tutti i popoli germanici (eccezion fatta per principati della Germania meridionale e l'attuale Austria, zone dell'Olanda meridionale compresi i Fiamminghi) furono convertiti alla nuova fede, la quale trovò espressione in una grande diversità di chiese e dottrine, inizialmente il [[luteranesimo]], il [[calvinismo]] (Chiese riformate) e l'[[anglicanesimo]] (Chiesa inglese).
La riforma determinò una spaccatura religiosa dell'Europa occidentale tra un nord germanico-protestante e un sud cattolico-romano che ha avuto conseguenze politiche e culturali i cui effetti proseguono anche ai nostri giorni.
==== Sviluppi moderni ====
[[File:Þingblót 2009.jpg|thumb|Un gruppo della ''Ásatrúarfélagið'' ("Sodalizio della Fedeltà Divina" o "agli Asi") degli Islandesi si avvia a celebrare il ''Þingblót'' al [[Parco nazionale Þingvellir|Þingvellir]].]]
I cambiamenti radicali che la riforma protestante comportò nelle società germaniche e nella visione del mondo di ogni singolo individuo, e specificamente le dottrine protestanti che sono alla base di questi cambiamenti, come la dottrina dei "due regni" di Martin Lutero, sono considerati da alcuni studiosi come i semi che aprirono la strada per i processi di [[separazione tra Stato e Chiesa]] e conseguente [[secolarizzazione]].<ref>''The Unintended Reformation: How a Religious Revolution Secularized Society''. Harvard University Press, 2012</ref> A partire dal XX secolo i paesi che furono culle della riforma protestante sono stati teatro di un graduale e costante declino del cristianesimo. Nel [[Religioni nei Paesi Bassi|2013 solo il 34% degli Olandesi dichiarava di aderire al cristianesimo]]. Anche negli stati della [[Germania Est]] che furono incorporati nell'[[Unione Sovietica]] dopo la [[seconda guerra mondiale]] si è verificato un declino del cristianesimo anche dovuto alle politiche contrarie alla religione dell'unione, tanto che nel 2010 in [[Sassonia-Anhalt]], la terra d'origine di Martin Lutero, i cristiani erano solo il 18% (14% protestanti e 4% cattolici).<ref>{{Cita web|url=https://www.ekd.de/download/Ber_Kirchenmitglieder_2010.pdf |titolo=Statistik der EKD für 2010 |formato=PDF |data= |accesso=16 agosto 2014}}</ref> Un declino simile si verifica nei paesi scandinavi e in Inghilterra.
A partire dalla seconda metà del XX secolo s'è verificata d'altro canto una riscoperta della religione germanica antica, il culto agli [[Asi (mitologia)|Asi o Ansi]] (dall'indoeuropeo ''*hénsus'', "spiriti", "dèi" o anche "raggi" di luce celeste<ref name=Ahrens/>), e anche ai Vani (*''wenh'', le "forze" o "potenze" vitali terrene<ref name=Ahrens/>), che ha preso la forma di una costellazione di gruppuscoli diversi che nondimeno si riconoscono sotto il termine comune di "[[Etenismo]]" (ingl. ''Heathenism'', "religione della [[landa]]" o "dei boschi"). Ancora minoritario in tutta Europa, il movimento ha una certa visibilità in [[Islanda]] dove l{{'}}''Ásatrúarfélagið'' ("Sodalizio della Fedeltà Divina" o "agli Asi") raccoglie circa l'1% della popolazione.
== Diritto ==
{{vedi anche|Storia del diritto germanico}}
Secondo Tacito, i Germani non usavano né condannare a morte, né porre i ceppi. A nessuno, al di fuori dei soli sacerdoti, era concesso di percuotere qualcuno. I sacerdoti potevano infatti punire qualcuno, in obbedienza ad un ordine generale, come se avessero ricevuto il comando dal dio stesso, che essi credono presente in battaglia.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|VII, 2}}.</ref>
Riguardo ai problemi di minore importanza decidono i capi. Le deliberazioni più importanti sono invece prese da tutti, anche se vengono discusse davanti ai capi.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|XI, 1}}.</ref>
Durante le adunanze, potevano essere pronunciati atti di accusa o intentare un processo capitale. E secondo i delitti commessi, si distinguevano le pene da somministrare:<ref name="TacitoGermania12,1">{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|XII, 1}}.</ref>
*i traditori e i disertori erano impiccati agli alberi;<ref name="TacitoGermania12,1"/>
*i vili e i codardi, oltre a quelli che compivano atti «contro natura» come l'omosessualità, erano immersi nel fango della palude e ricoperti da una stuoia,<ref name="TacitoGermania12,1"/> quasi a nascondere le «turpi scelleratezze».<ref name="TacitoGermania12,2">{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|XII, 2}}.</ref>
*per i misfatti più lievi, la pena era proporzionata alla gravità della colpa (tra cui lo stesso omicidio). I colpevoli, infatti, erano obbligati a pagare, dando un certo numero di cavalli o capi di bestiame; una parte della multa era pagata al re o alla tribù, una parte a colui che era stato offeso o ai suoi parenti.<ref name="TacitoGermania12,2"/>
In queste stesse assemblee erano scelti quei capi a cui spettava di amministrare la giustizia nei vari distretti e villaggi. Cento compagni selezionati in mezzo al popolo davano, quindi, una mano ai primi, grazie al loro consiglio e autorità.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|XII, 3}}.</ref>
Per gli antichi Germani la giustizia era una questione soprattutto privata. Non trattano nessun affare, che sia pubblico o privato, senza essere armati, a parte i giovani a cui non sia stato dato ancora il permesso di portare le armi.<ref name="TacitoGermania13,1">{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|XIII, 1}}.</ref> Chi osava offendere qualcuno ne subiva la vendetta dell'offeso, chiamata [[faida]]. Se uno non aveva prove certe per accusare qualcuno, si verificava la colpevolezza dell'accusato attraverso l'[[ordalia]] o giudizio di Dio (giudizio di Dio non è il nome originale, ma è stato dato dai Germani cristianizzati e dai [[Longobardi]]): se l'imputato rimaneva illeso dopo aver camminato sui carboni ardenti oppure aveva sconfitto l'accusatore poteva essere dichiarato innocente (i Germani, infatti, pensavano che il Fato non avrebbe aiutato i colpevoli). Esisteva anche una pena scontata con una multa pesante, chiamata [[guidrigildo]].
Nei rari casi di adulterio da parte della donna, la punizione era affidata al marito. Egli in presenza dei parenti, cacciava la donna adultera di casa, dopo averle tagliato i capelli, denudato il corpo e, sotto le percosse del marito, viene fatta passare attraverso tutte le strade del villaggio. E seppure bella, giovane e ricca, non poteva più trovare un nuovo marito. Nessun'indulgenza le era, pertanto, riservata.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|XIX, 2}}.</ref>
I Germani ritengono sia assai disdicevole limitare le nascite o sopprimere qualcuno dei figli nati dopo il primo. I buoni costumi (''boni mores'') dei Germani hanno un valore maggiore di quello che hanno altrove le buone leggi (''bonae leges'').<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|XIX, 6}}.</ref> Per ciascun padre, eredi naturali erano i figli, tanto da non essere necessario fare alcun testamento. E quando mancavano i figli, i primi eredi nella successione erano i fratelli, poi gli zii paterni e poi quelli materni.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|XX, 6}}.</ref>
Era ignoto a queste popolazioni il prestare denaro e accrescerne a dismisura fino a praticarne l'usura. Essi infatti se ne astenevano più che se fosse stato vietato dalle leggi.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|XXVI, 1}}.</ref>
Tra i [[Tencteri]], abili cavallerizzi, i cavalli passavano in eredità come gli schiavi, la casa e tutto ciò che fa parte del diritto successorio. Tacito racconta che i cavalli però non passavano in eredità al figlio maggiore, ma solo a quello tra i figli che fosse più meritevole, vale a dire più valoroso e fiero.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|XXXII, 4}}.</ref>
== Economia ==
{{Vedi anche|Via dell'ambra}}
[[File:Amber Road.jpg|thumb|left|upright=0.9|La [[via dell'ambra]].]]
=== Agricoltura ===
Dell'agricoltura i Germani, almeno al tempo di Cesare, non si occupano con zelo.<ref name="CesareVI,22,1">{{cita|Cesare, ''De bello gallico''|VI, 22.1; 29.1}}.</ref> L'[[agricoltura]] del resto era primitiva, e tendeva semplicemente a sfruttare il più possibile, nell'immediato, il terreno strappato alla foresta. Il [[proconsole]] romano raccontava infatti che:
{{citazione|D’altra parte non esiste presso di loro la proprietà privata e a nessuno è permesso di coltivare per più di un anno lo stesso appezzamento di terra. Il frumento non è il loro alimento principale, si nutrono prevalentemente di latte e carne ovina, e praticano molto la caccia.<ref name="CesareVI,22,1"/> […] Danno libero accesso ai mercanti più per avere a chi vendere le loro prede di guerra che per desiderio di importare merci. Anzi, contrariamente a quanto fanno i Galli, che hanno una vera passione per i cavalli e sono disposti ad acquistarli a qualsiasi prezzo, i Germani non usano cavalli d’importazione, ma con un addestramento quotidiano rendono adatti ad ogni fatica quelli che nascono presso di loro, che sono piccoli e sgraziati. […] Proibiscono nella maniera più assoluta l’importazione del vino, perché ritengono che renda gli uomini meno resistenti alla fatica e che infiacchisca gli animi.|{{cita|Cesare, ''De bello gallico''|IV, 1.7-2.6}}.}}
[[Tacito]] aggiunge che la terra era in generale fertile per la coltivazione di semenze, ma non produttiva di alberi da frutta. È ricca di bestiame, soprattutto di bassa statura. I bovini poi non portano le corna. I Germani si accontentano di averne molti, poiché questa rappresenta la loro vera ricchezza.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|V, 1-2}}.</ref> Essi non avevano miniere né di argento, né di oro sempre secondo lo storico latino.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|V, 3}}.</ref> E neppure il ferro si trovava in abbondanza in quei territori, almeno attorno alla fine del [[I secolo]]. Pochi erano, infatti, i guerrieri che si servivano di lance o di grandi lance fatte di questo metallo.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|VI, 1}}.</ref>
I campi erano occupati e a disposizione di tutti gli abitanti dei villaggi, a seconda del numero di coloro che coltivavano la terra. Erano quindi divisi tra loro secondo il rango di ciascuno. La vastità delle terre ne rendeva facile la suddivisione.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|XXVI, 2}}.</ref> Ogni anno poi, cambiavano le terre da seminare, anche se vi era una sovrabbondanza di terreno da coltivare. La fertilità e l'enorme ampiezza dei campi non li costringono a una grande fatica per piantare frutteti, per dividere il terreno tra i vari abitanti del villaggio, per irrigare gli orti. Essi chiedono alla terra soprattutto grano.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|XXVI, 3}}.</ref>
=== Commercio ===
Commercializzano con i Romani, soprattutto le genti più prossime al [[limes romano|''limes'']], ricevendo in cambio vasi d'argento, oltre a [[monetazione romana|monete d'oro e d'argento]], in particolare quelle con l'orlo seghettato o con l'incisione della [[biga]] romana. Quelli delle regioni più interne invece, a causa della loro rozzezza e semplicità, si servono ancora del baratto delle merci.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|V, 4-5}}.</ref> Frequenti furono, infatti, gli scambi di merci con i popoli settentrionali, a nord dei ''[[limes romano|confini imperiali]]'' di [[limes renano|Reno]] e [[limes danubiano|Danubio]], della ''[[Germania Magna]]'', di ''[[Sarmatia]]'' e [[Scandinavia]]. Le merci che erano importate dall'Impero romano erano solitamente, grano e bestiame che, secondo lo storico [[Tacito]], era di dimensioni sgradevoli,<ref>{{cita|Tacito, ''Annales''|IV, 72.2}}.</ref> come pure schiavi, spesso impiegati come guardie del corpo o gladiatori.<ref>{{CIL|13|8348}}; K. Tausend, ''Die Bedeutung des Importes aus Germanien für den römischen Markt'', Tyche 2, 1987, pp. 224–226.</ref> Durante invece il periodo della [[tarda antichità]] erano invece importate pelli e maiali.
Lo storico [[Tacito]] ci racconta che al tempo di [[Maroboduo]], dopo che [[Tiberio]] aveva stabilito con lo stesso un trattato di ''amicitia'' con il popolo romano, erano presenti nella capitale dei [[Marcomanni]], in Boemia, un gran numero di vivandieri e commercianti romani.<ref>{{cita|Tacito, ''Annales''|II, 62}}.</ref> Non dimentichiamo che i Marcomanni si erano qui stabiliti alla fine del [[I secolo a.C.]],<ref name="Wheeler22">{{cita|Wheeler 2016|p. 22}}.</ref> che un giovane Maroboduo era stato in [[Italia romana|Italia]] e che lo stesso incoraggiò il commercio anche in segno di distensione con il vicino alleato romano.<ref name="Wheeler13">{{cita|Wheeler 2016|p. 13}}.</ref> Alla Boemia si accedeva facilmente seguendo la [[via dell'ambra]] che, passando attraverso ''[[Carnuntum]]'' sul [[limes danubiano|Danubio]] (alla confluenza con la [[Morava]]), giungeva da [[Aquileia romana|Aquileia]].<ref name="Wheeler13"/><ref name="Wheeler18">{{cita|Wheeler 2016|p. 18}}.</ref>
[[File:Saalburgmuseum Bilderschuesseln.jpg|thumb|upright=1.4|Esempi di ''[[terra sigillata]]'' dal forte romano di [[Saalburg]], lungo il [[limes germanico-retico]].]]
L'[[Ambra (resina)|ambra]] era un bene di lusso che giungeva ad Aquileia, per poi essere smerciato in [[Italia romana|Italia]] ed essere utilizzato qual ornamento in vasi, gioielli e amuleti. Plinio il Vecchio raccontò di una spedizione di un cavaliere romano fino al [[Mar Baltico]] al tempo dell'Imperatore [[Nerone]], per procurarsi una grande quantità di ambra.<ref>{{cita|Plinio il Vecchio|XXXVII, 43-45}}.</ref> Venivano, inoltre, importate ciocche di capelli biondi, per farne parrucche.<ref>K. Tausend, ''Die Bedeutung des Importes aus Germanien für den römischen Markt'', Tyche 2, 1987, p.222 seg.</ref>
Al contrario venivano esportati in ''Germania Magna'' e Scandinavia grandi quantità di ''[[terra sigillata]]'', soprattutto della Gallia meridionale e centrale, oltre a vasi in bronzo e vetro, utensili vari, armi d'argento, anelli e tessuti.
Quasi due secoli più tardi, dopo la [[guerre marcomanniche|sconfitta dei Marcomanni]] ([[173]] ca.), l'imperatore romano [[Marco Aurelio]] «''fissò i luoghi e i giorni per il commercio degli stessi, poiché non erano stati fissati in precedenza''».<ref>{{cita|Cassio Dione|LXXII, 15}}.</ref> Ancora Tacito alla fine del [[I secolo]], nello scrivere la sua ''[[De origine et situ Germanorum|Germania]]'', scrisse che si potevano trovare tra queste popolazioni dei vasi d'argento, dati in dono agli ambasciatori e ai loro capi tribù, mentre la loro forza dipendeva ancora dall'autorità di Roma che spesso li finanziava con [[denario|''denarii'']].<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|V e XLII}}.</ref> Comunque sia dai ritrovamenti archeologici in Boemia, risultano numerosi i vasi italici in bronzo del [[I secolo]], insieme soprattutto a [[denario|monete d'argento]] e [[aureo|d'oro]]. Poi questi oggetti di importazione dall'[[Impero romano]] si diffusero verso nord, attraverso le valli fluviali fino al [[Mare del Nord]] e al [[Mar Baltico]].<ref>{{cita|Wheeler 2016|p. 24}}.</ref>
== Lingua ==
{{vedi anche|Lingua proto-germanica|Lingue germaniche}}
[[File:Germanic dialects ca. AD 1.png|miniatura|258x258px|Una teoria proposta per i gruppi dialettali germanici e la loro distribuzione approssimativa nell'Europa settentrionale intorno a 1 d.C.:]]
Le antiche tribù germaniche parlavano [[dialetto|dialetti]] mutuamente intelligibili e condividevano una comune cultura e la stessa [[Mitologia norrena|mitologia]], come è chiaramente indicato dal ''[[Beowulf]]'' e dalla ''[[Volsunga saga]]''. L'esistenza di un'identità comune è testimoniata dall'esistenza di un termine proprio, ad indicare le popolazioni non-germaniche: ''*walhaz'' (plurale di ''*walhoz''), da cui sono derivati toponimi ancora in uso oggi come [[Galles]] (''Welsh''), [[Vallese]] (''Wallis''), [[Vallonia]] (''Walloon'') e [[Trentino|Tirolo italiano]] (''Welschtirol'')<ref>[[Esonimo]] tedesco del territorio quando questo si trovava sotto il dominio austriaco.</ref>.
Un ulteriore esempio di questa unità etnica è dato dal fatto che i [[Storia di Roma|
In assenza di una politica egemonica come quella imposta dai
== Cultura ==
I Germani non usavano estesamente la [[scrittura]], facendo invece affidamento sulla tradizione orale e cantoriale di [[mito|miti]] e [[leggende]] che esaltavano il valore ed il coraggio dei protagonisti. Alcune testimonianze artistiche dei germani giunte sino a noi sono degli oggetti in [[metallo]] (come [[armi]], [[fibbia|fibbie]] e [[gioielleria|gioielli]]) finemente lavorati ed incisi.
== Note ==
== Bibliografia ==
*{{cita libro|autore=[[Beda il Venerabile]]
*{{cita libro|autore=[[Gaio Giulio Cesare|Cesare]]|titolo=[[Commentarii de bello Gallico]]|cid=Cesare, ''De bello gallico''|lingua=latino}} ([[Wikisource:la:Commentarii de bello Gallico|testo latino]] {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}} oppure [https://ebookgratis.biz/Generi-ebook/Classici-latini/De%20bello%20gallico%20Caio%20Giulio%20Cesare.pdf qui]).
* {{cita libro|autore=[[Cassio Dione Cocceiano|Dione Cassio]]|titolo=[[Storia romana (Cassio Dione)|Storia romana]]|cid=Cassio Dione|lingua=grc}} ([[Wikisource:el:Ρωμαϊκή Ιστορία|testo greco]] {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}} e [https://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/Cassius_Dio/home.html traduzione inglese]).
* {{cita libro|autore=[[Floro]]|titolo=[[Epitomae de Tito Livio bellorum omnium annorum DCC libri duo]]|cid=Floro|lingua=latino}} ([[Wikisource:la:Scriptor:Florus|testo latino]] {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}} e [https://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/Florus/Epitome/home.html traduzione inglese]).
* {{cita libro|autore=[[Giordane]]|titolo=[[De origine actibusque Getarum]]|cid=Giordane|lingua=latino}} ([https://web.archive.org/web/20080213070528/http://www.thelatinlibrary.com/iordanes1.html testo latino] e [https://people.ucalgary.ca/~vandersp/Courses/texts/jordgeti.html traduzione inglese]).
*{{cita libro|autore=|titolo=[[Historia Augusta]]|cid=Historia Augusta|lingua=latino}} ([[Wikisource:la:Historia Augusta|testo latino]] {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}} e [https://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/Historia_Augusta/home.html traduzione inglese]).
*{{cita libro|autore=[[Plinio il Vecchio]]|titolo=[[Naturalis historia]]|cid=Plinio il Vecchio|lingua=la}} ([[Wikisource:la:Naturalis Historia|testo latino]] {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}} e [https://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/Pliny_the_Elder/home.html versione inglese]).
* {{cita libro|autore=[[Gaio Svetonio Tranquillo|Svetonio]]|titolo=[[Vite dei Cesari|De vita Caesarum libri VIII]]|cid=Svetonio, ''Vite dei Cesari''|lingua=latino}} ([[Wikisource:la:De vita Caesarum libri VIII|testo latino]] Geografia (Strabone)).
*{{Cita libro|autore=[[Publio Cornelio Tacito|Tacito]]|titolo=[[De origine et situ Germanorum]]|cid=Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|lingua=latino}} ([[Wikisource:la:De origine et situ Germanorum (Germania)|testo latino]] {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}}, [http://elfinspell.com/TacitusGermany1.html traduzione inglese]).
*{{Cita libro|autore=[[Publio Cornelio Tacito|Tacito]]|titolo=[[Annales (Tacito)|Annales]]|cid=Tacito, ''Annales''|lingua=latino}} ([[Wikisource:la:Ab excessu divi Augusti (Annales)|testo latino]] {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}}, [https://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/Tacitus/home.html?tw_p=twt traduzione inglese]).
* {{cita libro|autore=[[Strabone]]|titolo=[[Geografia (Strabone)|Geografia]]|volume=|cid=Strabone|lingua=grc}} ([https://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/Strabo/home.html traduzione inglese libri 1-9], [http://www.perseus.tufts.edu/hopper/text?doc=Strab.+6.1.1&fromdoc=Perseus%3Atext%3A1999.01.0198 libri 6-14] e [[Wikisource:it:Geografia (Strabone)|traduzione italiana]] {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}}).
*{{Cita libro|autore=[[Claudio Tolomeo|Tolomeo]]|titolo=[[Geografia (Tolomeo)|Geografia]]|cid=Tolomeo, ''Geografia''|lingua=grc}} ([https://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Gazetteer/Periods/Roman/_Texts/Ptolemy/home.html traduzione inglese]).
* {{cita libro|autore=[[Velleio Patercolo]]|titolo=[[Historiae Romanae ad M. Vinicium consulem libri duo]]|cid=Velleio Patercolo|lingua=latino}} ([[Wikisource:la:Historiae Romanae ad M. Vinicium consulem libri duo|testo latino]] {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}} e [https://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/Velleius_Paterculus/home.html traduzione inglese qui] e [[Wikisource:en:Compendium of the History of Rome|qui]] {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}}).
* {{cita libro|autore=Marco Battaglia|titolo=I germani. Genesi di una cultura europea|città=Roma|editore=Carocci|anno=2013}}
* {{cita libro|autore= Renato Bordone e [[Giuseppe Sergi (storico)|Giuseppe Sergi]]|titolo=Dieci secoli di Medioevo|anno= 2009|editore= Einaudi|città= Torino|isbn= 978-88-06-16763-9}}
* {{cita libro|autore=[[Franco Cardini]] e Marina Montesano|titolo=Storia medievale|città=Firenze|editore=Le Monnier Università|anno=2006|isbn=8800204740}}
* {{cita libro|autore=S.Fischer-Fabian
* {{cita libro|autore=G. Garbarino
* {{cita libro|autore= Thomas Greenwood |titolo= The First Book of the History of the Germans: Barbaric Period |url= https://archive.org/details/firstbookofhisto00gree/page/n3/mode/2up?q=pavia |editore= Longman, Rees, Orne, and Co. |città= Londra |anno= 1836 |lingua=en }}
* {{cita libro|autore=C. Lecoteux|titolo=Dizionario di mitologia germanica|editore=Argo|città=Lecce|anno=2007}}
* {{Cita libro|cognome=Manco |nome=Jean |anno=2013 |titolo=Ancestral Journeys: The Peopling of Europe from the First Venturers to the Vikings |url=https://archive.org/details/ancestraljourney0000manc |città=New York|editore=Thames & Hudson | isbn= 978-0-500-05178-8|lingua=en|cid=Manco 2013}}
* {{Cita libro|autore=Valerie A. Maxfield|titolo=L'europa continentale (capitolo ottavo)|curatore=John Wacher|collana=Il mondo di Roma imperiale. La formazione|editore=Laterza|città=Roma & Bari|anno=1989|cid=Maxfield 1989}}
* {{
* {{cita libro|autore=Roger Remondon|titolo=La crisi dell'impero romano da Marco Aurelio ad Anastasio|città=Milano|anno=1975}}
* {{cita libro|autore=[[Umberto Roberto]]|titolo=Il nemico indomabile. Roma contro i Germani|città=Bari-Roma|editore=Laterza|anno=2018|isbn=978-88-581-2756-8}}
* {{cita libro | autore=[[Giorgio Ruffolo]]|titolo=Quando l'Italia era una superpotenza| url=https://archive.org/details/quandolitaliaera0000ruff|editore=Einaudi|città=Torino|anno=2004|cid=Ruffolo 2004|isbn=978-8806175146}}
* {{Cita libro|autore=Pat Southern|titolo=The Roman Empire: from Severus to Constantine|anno=2001|editore=Routledge|città=London & New York|isbn=0-415-23943-5 |lingua=en|cid=Southern 2001}}
* {{cita libro|autore=E.A.Thompson|titolo=Una cultura barbarica: I Germani|città=Bari-Roma|anno=1976|editore=Laterza}}
* {{cita libro|autore=[[Malcolm Todd]]|titolo=I Germani: dalla tarda Repubblica romana all'epoca carolingia|editore=ECIG|città=Genova|anno=1996}}
* {{cita libro | cognome=Villar | nome=Francisco | titolo=Gli Indoeuropei e le origini dell'Europa | editore=Il Mulino | città=Bologna | anno=1997 | isbn=88-15-05708-0|cid=Villar 1997}}
* {{cita libro|autore=[[Mortimer Wheeler]]|titolo=Roma oltre i confini dell'Impero|editore=Res Gestae|città=Milano|anno=2016|cid=Wheeler 2016|isbn=978-8866971948}}
* {{Cita libro|autore=[[Colin M. Wells|Colin Michael Wells]]|titolo=L'impero romano|città= Bologna|editore=Il Mulino|anno=1995|cid=Wells 1995|isbn=88-15-04756-5}}
* {{cita libro|autore=Colin Michael Wells|titolo=The german policy of Augustus: an examination of the archaeological evidence|url=https://archive.org/details/isbn_198131623|anno=1972|città=Oxford|editore=Oxford University Press|cid=Wells 1972|lingua=en|isbn=978-0198131625}}
* {{cita libro|autore=[[Herwig Wolfram]]|titolo=I germani|editore=Il Mulino|città=Bologna|anno=2005}}
== Voci correlate ==
* [[Lista di tribù germaniche]]
* [[Onomastica germanica]]
== Altri progetti ==
{{interprogetto
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* {{cita web | 1 = http://www.storiafilosofia.it/popoli/germani/ | 2 = Approfondimento storico | accesso = 2 gennaio 2006 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20060101202221/http://www.storiafilosofia.it/popoli/germani/ | dataarchivio = 1º gennaio 2006 | urlmorto = sì }}
* Per uno studio della composizione genetica delle popolazioni germaniche e di altri popoli [https://web.archive.org/web/20040728005528/http://www.scs.uiuc.edu/~mcdonald/WorldHaplogroupsMaps.pdf Wayback Machine] e [https://web.archive.org/web/20060326213734/https://www9.nationalgeographic.com/genographic/atlas.html Atlas of the Human Journey - The Genographic Project]
{{Popoli germanici}}
{{Indoeuropei}}
{{Conquista della Gallia (58-50 a.C.)}}
{{Guerre romano-germaniche (12 a.C.-16 d.C.)}}
{{Guerre marcomanniche}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|antica Roma|Germani}}
[[Categoria:Germani| ]]
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