Carlo Gemmellaro: differenze tra le versioni
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{{Bio
|Nome = Carlo
|Cognome = Gemmellaro<ref group=N>Da alcuni contemporanei talvolta indicato come "Gemellaro".</ref>
|Sesso = M
|LuogoNascita = Nicolosi
|GiornoMeseNascita = tra il 4 ed il 14 novembre<ref group=N>Il Fuochi ed altri autori localizzano la data di nascita il 14, altri il 4</ref><ref name="Burgio">[http://www.duepassinelmistero.com/Gemellaro.htm Due passi nel mistero, Ignazio Burgio]</ref>
|AnnoNascita = 1787
|LuogoMorte = Catania
|GiornoMeseMorte = 22 ottobre
|AnnoMorte = 1866
|Attività = naturalista▼
|Epoca = 1800
▲|Attività = naturalista
|Attività2 = geologo
|Nazionalità = italiano
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== Biografia ==
===La giovinezza===
Si distinse presto negli studi e conseguì la Laurea in medicina e chirurgia nel [[1808]], presso l'[[Università degli Studi di Catania]]. Come il fratello più anziano, [[Mario Gemmellaro|Mario]], anch'egli molto precocemente fu introdotto alle scienze naturali dallo zio [[Raimondo Gemmellaro]] (1738–1792). Sono anni importanti per la cultura catanese, nella quale si impongono gli allievi di [[Giovanni Agostino De Cosmi]] - il padre del democraticismo catanese - che, a loro volta, formano una generazione di intellettuali (naturalisti, politici, filosofi, letterati) orientata in senso democratico e [[giacobino]]. Carlo fa parte di questo nuovo ceto intellettuale nel quale si iscrivono le sue amicizie più importanti: fra tutte ricordiamo quella con [[Gabriello Carnazza Puglisi|Gabriello Carnazza]] (il futuro esponente dei democratici nel
===I viaggi===
Per sette anni fu chirurgo di reggimento al seguito dell'[[British Army|Armata britannica]]<ref group=N>L'arruolamento fu propiziato dal fratello Mario, amico di Lord Forbes, comandante delle truppe inglesi di stanza a Messina.</ref> impegnata contro [[Napoleone Bonaparte|Napoleone]].
===La carriera accademica e l'insegnamento===
Tornò a Catania nel [[1817]] intraprendendo la professione medica alternata ad un'attività di notabile colto. Si dedicò ad uno studio sistematico dell'[[Etna]] e dei territori della [[Sicilia]] orientale confinanti con il vulcano. Riformulò le teorie sulla formazione della grande depressione sul versante orientale dell'edificio vulcanico nota come [[Valle del Bove]], da lui e dal fratello Mario correttamente attribuita al collasso di un arcaico cono vulcanico<ref>Carlo Gemmellaro, ''Sulla costituzione fisica della Valle del Bove: memoria'', Accademia della Gioenia, 1837</ref><ref>[http://digilander.libero.it/ipercultura/carlo-gemmellaro.htm Ipercultura - Crocevia di arti e scienze]</ref> e nel 1827 contribuì allo sviluppo delle teorie geologiche di [[Charles Lyell]] al quale indicò i vulcani estinti del [[Val di Noto]], pur non condividendo mai pienamente le deduzioni anticatastrofiste dello studioso inglese<ref group=N>Lyell descriveva la formazione della Val di Noto come il risultato del dilavamento di un antico cono vulcanico per effetto dell'azione atmosferica e tellurica nel corso di diversi millenni, mentre Gemmellaro insisteva nel considerarla l'effetto di uno sprofondamento</ref><ref>{{en}}[http://www.nahste.ac.uk/cgi-bin/view_isad.pl?id=GB-0237-Sir-Charles-Lyell-Gen-118-Lyell-4-21&view=basic Letter to Sir Charles Lyell from Carlo Gemmellaro] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20061001222903/http://www.nahste.ac.uk/cgi-bin/view_isad.pl?id=GB-0237-Sir-Charles-Lyell-Gen-118-Lyell-4-21&view=basic |data=1 ottobre 2006 }}</ref>.
Pubblicò, attraverso l'[[Accademia Gioenia]] di Scienze Naturali, istituita nel [[1824]] e della quale fu tra i fondatori<ref>[http://books.google.it/books?id=zSU4AAAAcAAJ&pg=PA589&lpg=PA589&dq=accademia+gioenia+fondatori+gemmellaro&source=bl&ots=wJSSLEWCCR&sig=MSuxVX180fxKeDT10Ap6EWf2t2M&hl=it&sa=X&ei=etZXU-rXNMqZtAbI24GoCw&ved=0CFAQ6AEwBg#v=onepage&q=accademia%20gioenia%20fondatori%20gemmellaro&f=false Governo di Napoli, ''Almanacco reale del Regno delle Due Sicilie'', pag. 589, Stamp. Reale, 1841]</ref><ref>[http://www.lex.unict.it/archivio/bollettino/boll5.html/bentivegna.html Giuseppe Bentivegna, ''Carlo Gemmellaro: uno studioso europeo nella Catania dell'800'', Bollettino di Ateneo 1/1997]</ref>, i risultati delle sue ricerche, dando impulso alla [[Geologia]], a quel tempo in Sicilia quasi sconosciuta, creando a Catania una scuola geologica di fama europea.
|url=http://www.dipbot.unict.it/dipartimento/storia/1840-1858.html
|titolo=La fondazione (dell'orto botanico catanese)
|accesso=11 giugno 2018
|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20060510014515/http://dipbot.unict.it/dipartimento/storia/1840-1858.html
|dataarchivio=10 maggio 2006
|urlmorto=sì
}}</ref>.
Vi occupò poi cariche amministrative fino a diventarne rettore nel [[1847]].
Con una serie di lavori, redasse uno studio della [[Stratigrafia (geologia)|stratigrafia]] della Sicilia, della fauna del [[golfo di Catania]], e dell'origine geologica di molti terreni siciliani.
Elaborò una delle prime carte geologiche della Sicilia.
[[File:Ferdinadea historical.jpg|thumb|Isola Ferdinandea 1831]]
Quando nel 1831 emerse il vulcano dell'[[Isola Ferdinandea]], si affrettò a studiarlo e ne disegnò anche delle tavole prospettiche. ▼
{{citazione|''Se l’uomo sente tremarsi sotto a’ piedi la terra, e vede una montagna eruttar dalla cima, immezzo ad enormi colonne di fumo, masse di infocate materie, ed aprire i di lei fianchi per dar uscita ad orridi torrenti di lava brucianti e desolatrici, non può non riguardare i fenomeni de’ vulcani come i più grandiosi, come i più sorprendenti della natura...''<ref>Carlo Gemmellaro, "Relazione dei fenomeni del nuovo vulcano sorto dal mare fra la costa di Sicilia e l’isola di Pantelleria nel mese di luglio 1831”, Edizioni dell'Università di Catania, 1831</ref>.}}
Nel [[1832]], presso l'Università di Catania, istituì l'Osservatorio Meteorologico, dotandolo di strumenti, come un [[pluviometro]] di sua invenzione. Dotò inoltre l'Ateneo catanese del Gabinetto di Storia Naturale.
Sostenne sin dai primi anni Trenta le recenti ed ancora poco condivise tesi secondo cui solo i fossili permetterebbero di distinguere e datare le varie formazioni<ref>Cenno sopra le conchiglie fossili dell'argilla terziaria di Cifali presso Catania, Catania 1833</ref>. Per poi chiarire ed ampliare la sua prospettiva negli ultimi scritti:{{citazione|''(La [[paleontologia]]) non poteva appellarsi (scienza) finché limitavasi alla ricerca ed alla collezione de' resti organici (...), in oggi applicata a' rapporti che si è trovato mantenere i fossili con le rocce e co' terreni ne' quai si sono rinvenuti, ha potuto arricchir di dati più sicuri la geognosia, delle varie epoche della formazione, e della loro sovrapposizione; (...) si è resa così la più efficace cooperatrice della scienza geologica''<ref>''La Creazione. Quadro filosofico'', Catania, Galàtola 1864</ref>}}
Fu membro dell'Accademia Gioenia di Catania, dell'[[Accademia dei Lincei]] di [[Roma]], del Reale Collegio dei chirurghi di [[Londra]], dell'[[Senckenberg Naturmuseum|Accademia Senckenbergiana]] di [[Francoforte sul Meno]], dell'Istituto Colombiano di [[Washington (distretto di Columbia)|Washington]] e della [[Société géologique de France]].▼
Per contro resterà sempre un antievoluzionista. Il Gemmellaro rifiutò la tesi delle generazione spontanea e della trasformazione delle specie, e sostenne la [[Creazionismo|Teoria creazionista]] dei germi primitivi secondo la quale Dio aveva sin dagli inizi creato i germi di tutte le forme di vita possibili sulla terra, le quali si erano poi sviluppate man mano che si verificavano condizioni geoclimatiche a esse favorevoli<ref>[http://books.google.it/books?id=XcM_AAAAcAAJ&pg=PA154&dq=carlo+gemmellaro+germi&hl=it&sa=X&ei=8lZRU6jfMsGOtQb3i4C4CQ&ved=0CDQQ6AEwAA#v=onepage&q=carlo%20gemmellaro%20germi&f=false A. Aradas, ''Elogio accademico del Prof. cav. Carlo Gemmellaro'', pag. 154, Catania 1868]</ref><ref>[http://books.google.it/books?id=1YNhF-7g04IC&pg=PA422&dq=carlo+gemmellaro+germi&hl=it&sa=X&ei=8lZRU6jfMsGOtQb3i4C4CQ&ved=0CDkQ6AEwAQ#v=onepage&q=carlo%20gemmellaro%20germi&f=false ''Elementi di geologia ad uso della Regia Università degli studi in Catania del professore Carlo Gemmellaro'', pag. 422, Tipografia de' Regj studj, 1840]</ref>. Sarà negli anni successivi evidente che Gemmellaro pensava che questa teoria potesse costituire una risposta ortodossa all'[[Evoluzione|evoluzionismo]] darwiniano in nome di un [[creazionismo]] e di una reinterpretazione delle scritture bibliche che lo portarono a sostenere e provare a dimostrare la realtà storica del [[Diluvio universale]]<ref>''Sul diluvio. Prove geologiche'', Catania 1857</ref>. Gemmellaro credeva che l'immutabilità delle specie fosse la prova più chiara del miracolo della creazione divina e respingerà l'unitarietà delle razze umane, ponendosi in una posizione non congruente con l'ortodossia religiosa cattolica<ref>C. Gemmellaro, ''Un'ardito colpo d'occhio su' primi abitatori della Terra e della Sicilia in particolare'', 1859</ref><ref>[http://books.google.it/books?id=HoV4Gmo-as0C&pg=PA303&dq=Un'ardito+colpo+d'occhio+su'+primi+abitatori+della+Terra+e+della+Sicilia+in+particolare&hl=it&sa=X&ei=ctpXU4OxC6Kv4AS_7ICgAw&ved=0CDQQ6AEwAA#v=onepage&q=Un'ardito%20colpo%20d'occhio%20su'%20primi%20abitatori%20della%20Terra%20e%20della%20Sicilia%20in%20particolare&f=false Giuseppe Bentivegna, ''Dal riformismo muratoriano alle filosofie del Risorgimento: contributi alla storia intellettuale della Sicilia'', pag. 303, Guida Editori, 1999]</ref>.
▲Quando nel 1831 emerse il vulcano dell'[[Isola Ferdinandea]], si affrettò a studiarlo e ne disegnò anche delle tavole prospettiche.
Quantomeno ardita anche la sua teoria sulla formazione dei giacimenti di [[zolfo]] la cui origine sostenne fosse organica e provenisse dalla «''decomposizione de' molluschi putrescenti nel mare, che un tempo inondava la terra e Sicilia tutta''»<ref>[http://books.google.it/books?id=_JQEAAAAQAAJ&pg=PA302&dq=carlo+gemmellaro+geologiche+considerazioni+zolfo&hl=it&sa=X&ei=1tdjU573AcnM0AWTsYCQBw&ved=0CEcQ6AEwBA#v=onepage&q=carlo%20gemmellaro%20geologiche%20considerazioni%20zolfo&f=false ''Giornale di scienze, letteratura ed arti per la Sicilia'', 1834]</ref>, più volte tenacemente ribadita<ref>Carlo Gemmellaro, ''Considerazioni geologiche sullo zolfo'', Torchi dei f.lli Sciuto, Catania, 1844</ref><ref>[http://books.google.it/books?id=FzEhmnovjdwC&pg=PA327&dq=carlo+gemmellaro+zolfo&hl=it&sa=X&ei=BtVjU6K7J-fI0AWWrYGQAw&ved=0CEYQ6AEwBA#v=onepage&q=carlo%20gemmellaro%20zolfo&f=false Carlo Gemmellaro, ''Elementi di geologia ad uso della Regia Università degli studi in Catania del professore Carlo Gemmellaro'', pag. 327, Tipografia de' Regj studj, 1849]</ref> ed altrettante volte fermamente respinta dalla maggioranza degli altri scienziati contemporanei ed anche all'interno della stessa Accademia Gioenia di Catania<ref>[http://books.google.it/books?id=6fQyAQAAMAAJ&pg=PA212&dq=carlo+gemmellaro+zolfo&hl=it&sa=X&ei=adpjU9CxKKPz0gW5yIGACA&ved=0CEgQ6AEwBDgK#v=onepage&q=carlo%20gemmellaro%20zolfo&f=false ''Atti della Accademia gioenia di scienze naturali in Catania'', 1868]</ref>.
▲Fu anche membro
[[File:Casa Inglese.jpg|thumb|left|La "Casa Inglese o "Casa di Gemmellaro", 1910]]
Nei suoi settantanove anni di vita Carlo Gemmellaro viaggiò moltissimo. In questi viaggi raccolse opere d'arte, reperti naturalistici, medaglie e monete e divenne un cultore di [[numismatica]] tanto da fare della sua casa quasi un museo<ref>''Elogio accademico del Prof. cav. Carlo Gemmellaro'', pag. 169</ref>. Scrisse propugnando la necessità di realizzare il [[porto di Catania]]<ref>[http://books.google.it/books?id=1_8BAAAAYAAJ&pg=RA1-PA72&lpg=RA1-PA72&dq=carlo+gemmellaro+porto+catania&source=bl&ots=nie1dW1sV-&sig=ZCRJSulAA_zbdMJ88_xYKzrD5jU&hl=it&sa=X&ei=_LMRU6zWIMuQhQfCxYCQBg&ved=0CE0Q6AEwBg#v=onepage&q=carlo%20gemmellaro%20porto%20catania&f=false ''Brevi cenni sulla topografia dell'antico Porto di Ulisse del dott. Carlo Gemmellaro'', Torchi dei f.lli Sciuto, Catania 1835]</ref>, indispensabile alla città per il suo sviluppo commerciale.
Scrisse anche sullo sviluppo dell'agricoltura in Sicilia e sul Risorgimento siciliano.
Come geologo e [[vulcanologia|vulcanologo]] studiò l'[[Etna (vulcano)|Etna]]; I suoi studi sono riassunti nella monografia ''Vulcanologia dell'Etna 1859-1860'' che è certamente il prodotto più maturo delle ricerche del Gemmellaro, sintesi di osservazioni portate avanti per decenni e tentativo ben riuscito di una teoria vulcanica moderna. L'ultima sua opera, ''Un addio al maggior vulcano d'Europa'', è un saluto al principale oggetto dei suoi studi scientifici, oltre che una sintetica autobiografia<ref name="Burgio"/>.
===Il rapporto con la monarchia===
Di controversa interpretazione è l'atteggiamento del Gemmellaro nei confronti degli sconvolgimenti politici che si trovò ad attraversare. Il suo rapporto con le autorità [[borbone di Napoli|borboniche]] fu sempre delicato ed improntato alla prudenza: era sicuramente un tranquillo studioso e non certo un animoso rivoluzionario, ma era anche animato da una obiettiva consapevolezza che i mali della Sicilia derivavano dal malgoverno di [[Regno delle Due Sicilie|Napoli]]. Se quindi in alcuni scritti sembra quasi rasentare la piaggeria nei confronti dei Borboni, a proposito invece della famosa rivolta del 1837 fomentata da una «provvidenziale» epidemia di [[colera]]<ref>[http://archivio.siciliainformazioni.com/cultura-arte/il-colera-e-i-moti-del-1837-in-sicilia/ ''Il colera e i moti del 1837 in Sicilia''] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20140426201049/http://archivio.siciliainformazioni.com/cultura-arte/il-colera-e-i-moti-del-1837-in-sicilia/ |data=26 aprile 2014 }}</ref><ref>[http://www.giuseppemarchese.it/articoli/art_140/art140.html Giuseppe Marchese, ''L'epidemia di colera del 1837''] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20160309134654/http://www.giuseppemarchese.it/articoli/art_140/art140.html |data=9 marzo 2016 }}</ref> durante la quale Catania e [[Siracusa]], in particolare, diventarono gli epicentri del nuovo «malcontento», segnando la rottura tra una certa parte del ceto dirigente e il potere centrale, il Gemmellaro scrive tra l'altro: ''“...quei martoriati decenni nei quali la cecità politica, la cupidigia dei governanti, l'intolleranza del Governo di Napoli stremarono la sopportazione del popolo''"<ref>''Catania e il Risorgimento politico nazionale nelle Memorie inedite di Carlo Gemmellaro'', V. Finocchiaro, in «A.S.S.O.», a. XIX, fasc. I-II, 1922-23, pp. 167-202</ref>. Atteggiamenti per cui cadde ancora più in sospetto presso la polizia borbonica che gli impedì di partecipare nel 1839 al famoso congresso degli scienziati italiani a [[Pisa]]<ref>[http://books.google.it/books?id=HoV4Gmo-as0C&pg=PA296&lpg=PA296&dq=congresso+scienziati+pisa+gemmellaro&source=bl&ots=mQ9TPP0sKO&sig=1nppAF55foTAt1bAoV_CKml-Zp8&hl=it&sa=X&ei=3fZjU5v0BKPa0QX1_4Bw&ved=0CD8Q6AEwAg#v=onepage&q=congresso%20scienziati%20pisa%20gemmellaro&f=false Giuseppe Bentivegna, ''Dal riformismo muratoriano alle filosofie del Risorgimento: contributi alla storia intellettuale della Sicilia'', pag. 296, Guida Editori, 1999]</ref>. Una decina di anni più tardi, in occasione della [[Moti rivoluzionari|rivoluzione del '48]], aprì le porte dell'Università, di cui era diventato rettore l'anno prima, al Comitato rivoluzionario che vi si insediò<ref>''Cenni storici di la rivoluzioni siciliana l'annu MDCCCXLVIII'', scritti in lingua patria, a cura di C. Naselli, ibid., s. 4, I (1948), 3, pp. 1-91</ref> e ancora una volta scrisse una ''Memoria'' sugli avvenimenti di quegli anni, schierandosi apertamente contro la monarchia di [[Ferdinando II delle Due Sicilie|Ferdinando II]]<ref>''Cenni storici di la rivoluzioni siciliana l'annu MDCCCXLVIII, scritti in lingua patria''</ref>. L'arrivo dei [[Garibaldino|Garibaldini]] a Catania nel [[1860]] fu da lui approvato e compreso nella svolta risorgimentale: i figli Ferdinando e [[Gaetano Giorgio Gemmellaro|Gaetano Giorgio]] parteciparono nelle file garibaldine ai combattimenti alle porte di Palermo<ref>[http://www.treccani.it/enciclopedia/gaetano-giorgio-gemmellaro_%28Dizionario-Biografico%29/ Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 53 (2000)]</ref> garantendo in seguito alla famiglia Gemmellaro una posizione di prestigio anche nel nuovo [[Regno d'Italia]].
Si spense a Catania per un tumore alla gola il 22 ottobre [[1866]].
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== Opere ==
* ''La vulcanologia dell'Etna'', rist. anastatica a c. di Salvatore Cucuzza Silvestri, Giuseppe Maimone Editore, Catania 1989
* ''Un addio al maggior vulcano di Europa'', ibid. 1865.
* ''Sommi capi di una storia della geologia sino a tutto il secolo XVIII pei quali si detegge che le vere basi di questa scienza sono state fondate dagli Italiani'', Catania 1862
* ''Saggio sulla costituzione fisica dell'Etna'', Catania 1847
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* ''Sopra alcuni pezzi di granito e di lave antiche trovati presso alla cima dell'Etna. Osservazioni fisiche'', Catania 1823, passim
== Note ==
=== Esplicative ===
<references group=N/>
=== Bibliografiche ===
<references/>
== Bibliografia ==
*
* G.A. Boltshauser - ''Elogio di C. Gemellaro'', Catania 1870
* S. Di Franco, ''I primi geologi siciliani e i Gemmellaro, in Arch. stor. per la Sicilia orient.'', XXIX (1933)
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|accesso = 23-06-2013
}}
==Voci correlate==
* [[Etna]]
* [[Mario Gemmellaro]]
==Altri progetti==
{{interprogetto}}
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
{{Box successione
|carica = [[Rettori dell'Università di Catania|Rettore dell'Università di Catania]]
|immagine=
|periodo = [[1847]] - ?
|precedente = ''sconosciuto''
|successivo = [[Mario Zurria]] <small>(1862-1869)</small>
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{{Controllo di autorità}}
{{Portale|biografie|geologia|medicina|scienze della Terra}}
[[Categoria:
[[Categoria:Rettori dell'Università degli Studi di Catania]]
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