Storia della Sicilia greca: differenze tra le versioni
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{{C|La voce non solo non cita alcuna fonte durante tutto il suo scorrimento (il numero di due sole note poste nell'incipit non è assolutamente accettabile) ma, cosa ancor più grave, trae le sue principali informazioni dalle voci correlate che a loro volta sono prive o quasi del tutto prive delle dovute fonti; ciò si ripercuote nell'affidabilità delle informazioni qui descritte (bibliografia sproporzionata, e selezionata con criteri arbitrari senza tenere conto di opere scientifiche ben conosciute da chi fa ricerca specialistica, quando non vi è nessuna nota che rimandi ad essa): ad esempio nell'elencare la fondazione delle prime colonie si commette l'errore di non tener conto delle varie versioni delle fonti antiche ma di prenderne solo una per buona o di trasportare qui una data proveniente da voce senza alcuna fonte. Non si rispetta inoltre l'ordine di anzianità della colonia ma si predilige un discutibile ordine geografico (da nord a sud). Altra scelta non corretta è quella di prediligere nei vari titoli il nome del solo tiranno della polis di Siracusa anziché specificare con un titolo di più ampio respiro il periodo vissuto dall'intera Sicilia. Da rivedere e sistemare.|Sicilia|dicembre 2016}}
{{torna a|Storia della Sicilia}}
La '''storia della Sicilia greca''' ({{lang-grc|Σικελία}}) si fa risalire convenzionalmente alla fondazione delle prime [[Colonizzazione greca|colonie]], intorno alla metà dell'[[VIII secolo a.C.]], che presto si staccarono dalla madrepatria, e con [[Siracusa (città antica)|Siracusa]] furono entità statale.
Dal [[600 a.C.]] l'isola fu teatro di una serie di conflitti con i cartaginesi, denominati [[guerre greco-puniche]].
Il tentativo di una [[Isola di Sicilia|Sicilia]] dominata interamente da stirpi greche tramonterà definitivamente intorno al [[276 a.C.]], con la cacciata dall'isola di [[Pirro]], [[Regno d'Epiro|re dell'Epiro]], che era riuscito a conquistare tutta l'isola tranne la cartaginese [[Lilibeo]]. Di lì a poco l'isola cadrà in mano dei [[Civiltà romana|Romani]]<ref>Braccesi e Millino, ''La Sicilia greca'', op. cit., p. 184.</ref>, mentre anche Siracusa, in un primo tempo alleata, cadde nel [[212 a.C.]]
I Greci di Sicilia erano detti [[Sicelioti]].
La vicenda storica della Sicilia greca, sebbene strettamente legata a quella della [[Magna Grecia]], va da questa tenuta distinta.<ref>{{Cita|Braccesi, Raviola|p. 7|titolo=La Magna Grecia}}.</ref>.
== Territorio ==
=== Città ===
{{vedi anche|Colonizzazione greca in Occidente|Città antiche in Sicilia}}
Le poleis della Sicilia si configurano come ''[[Apoikia|apoikìai]]'' (città di nuova fondazione che si distaccano dalla propria città di origine, con a capo un [[ecista]]), frutto della [[seconda colonizzazione greca]].
Le prime colonie sorsero nella [[Sicilia orientale]]: nell'[[VIII secolo a.C.]] i greci calcidesi fondarono [[Zancle]], [[Naxos (Sicilia)|Naxos]], [[Leontinoi]] e [[Katane]]; nella parte sud-orientale i corinzi e i megaresi fondarono, rispettivamente, [[Syrakousai]] e [[Megara Hyblaea]], mentre nella costa meridionale, nel [[689 a.C.]], cretesi e rodii fondarono [[Gela (città antica)|Gela]], con cui si concluse la prima fase della colonizzazione greca in Sicilia.
== Popolazioni ==
{{vedi anche|Storia della Sicilia preellenica|Sicelioti}}
=== I rapporti e le relazioni con i popoli indigeni ===
[[File:Selinunte Panoramic View 1.jpg|thumb|L'interno del [[Tempio E (Selinunte)|tempio E]] (noto come ''Tempio di Hera'') di [[Selinunte]] (in [[lingua greca|greco]] Σελινοῦς).]]
[[File:Les fondations (première et secondaire) grecques des cités de Sicile & dates de fondations.jpg|thumb|upright=1.6|Mappa delle colonie e delle subcolonie greche in [[Sicilia]]]]
[[File:Selionte Acropole.jpg|thumb|left|L'acropoli di [[Selinunte]]]]
I rapporti con le popolazioni non greche, [[Sicani]], [[Siculi]] ed [[Elimi]] e soprattutto con i [[Cartaginesi]] furono molto conflittuali ma a volte, soprattutto all'inizio, improntati a strategie mutevoli. {{Senza fonte|Di regola solo il capo della spedizione recava con sé la propria donna;}} tutti gli altri negoziavano con i locali o ricorrevano al rapimento delle donne necessarie. Questo determinava rapporti amichevoli o viceversa conflittuali. Dal punto di vista commerciale la strategia era in genere quella di inserire nelle città sicule un nucleo di greci che si occupava delle acquisizioni o delle transazioni di merci e prodotti. Ciò deve essere avvenuto in qualche modo anche con le città fenicie. Proprio la loro capitale, [[Mozia]], risulta infatti indifesa per quasi due secoli: le sue mura infatti non sono state costruite che nel [[VI secolo a.C.]] e coprono in parte la necropoli arcaica nelle cui tombe si è rinvenuta della ceramica greca di [[VII secolo a.C.]].
Tutto ciò significa che i rapporti tra [[Fenici]] e Greci erano agli inizi pacifici, improntati soprattutto sul commercio. Sicuramente una comunità di Greci dovette vivere stabilmente nella stessa città, come ci viene attestato dagli storici antichi che, parlando della distruzione di Mozia da parte di [[Dionisio I]] di [[Siracusa]], ci dicono che il tiranno, prima di ritirarsi dall'isola devastata e saccheggiata, non mancò di giustiziare i cittadini Greci di Mozia che durante l'assedio, nell'ultima strenua difesa della città, si erano schierati invece dalla parte dei Fenici.
Anche presso [[Grammichele]] (nel sito dell'antica [[Occhiolà]] abbandonato dopo il terremoto del [[1693]]), e a [[Morgantina]] sembra esservi insediato un nucleo greco, probabilmente [[calcide]]se, sin dalla metà del [[VI secolo a.C.]] Dalle attuali conoscenze sembra che entro il [[500 a.C.]] fosse già stata ellenizzata l'area sicula fino ad [[Enna]]. Tuttavia ben presto i Siculi si trovarono in una posizione di schiavitù simile a quella degli Iloti a [[Sparta]]: erano legati al loro territorio senza essere proprietà vera e propria di qualcuno. Secondo [[Erodoto]] erano definiti ''[[killichirioi]]''.
La pressione delle nuove popolazioni greche determinò lo spostamento delle preesistenti popolazioni dei [[Siculi]] e dei [[Sicani]], sempre più all'interno; costrette ad abbandonare la costa, divennero spesso un problema per le nuove colonie. Non di rado infatti avvennero scontri per la contesa dei territori e, in seguito, vere e proprie rivolte.
== Storia ==
=== Le motivazioni della colonizzazione ===
{{vedi anche|Colonizzazione greca in Occidente}}
{{C|Capitolo che "non" spiega le motivazioni della colonizzazione greca ma che si concentra sulla sola e discutibile teoria dello Stretto di Messina come "passaggio" per l'antica rotta dei greci dall'Italia alla Sicilia e viceversa. Ma cosa questo ha a che vedere con i popoli che, per esempio, giunsero da Corinto o da Megara senza prima passare dall'Italia? Si tace inoltre il contesto della Grecia e dell'isola al momento della colonizzazione.|Sicilia|dicembre 2016}}
Secondo lo storico greco [[Tucidide]], le prime [[fondazioni]] coloniali furono opera di ''[[aristoi]]'', aristocratici esclusi dalle [[città]] dopo le lotte intestine seguite al ritorno dalla guerra di [[Troia]]; era infatti difficile armare una [[nave]] anche piccola senza capitali. Tuttavia la scelta dei primi siti evidenzia soprattutto una strategia di tipo commerciale: [[Storia di Messina|Messina]], [[Naxos (Sicilia)|Naxos]], [[Storia di Reggio Calabria|Reggio]], [[Storia di Catania|Catania]], [[Storia di Siracusa|Siracusa]] sono tutti porti che si trovano lungo una delle rotte commerciali più importanti del tempo ed assumono una funzione sia di base che di controllo.
[[File:Tempio dei Dioscuri 2007.JPG|thumb|[[Tempio dei Dioscuri]] ad [[Agrigento]]]]
Che un'antica rotta marina attraversasse lo [[Stretto di Messina]] non è attestato solo dal fatto che le più antiche colonie greche in Sicilia si situino tutte lungo la costa orientale dell'isola, ma anche dal fatto che esse furono precedute in [[Magna Grecia]] dalla prima colonia, la più antica, quella di [[Cuma]] (circa 750 a.C.), sulla costa tirrenica della Campania. Cuma era stata preceduta a sua volta, qualche decennio prima, dall’''emporion'' di [[Pithecusae]] ([[Lacco Ameno]], [[Ischia (isola)|Ischia]]). A Ischia (Casamicciola-Castiglione) sono stati trovati frammenti [[Arte minoico-micenea|ceramici micenei]] riferibili al [[Micenei|Miceneo III A]] (1425-1300 a.C.) che forniscono una testimonianza di insediamenti dell'epoca. E nella vicina isola di [[Procida]], a [[Vivara]], sono stati rinvenuti insediamenti dell'[[età del bronzo]] caratterizzati da [[ceramica]] d'impasto locale associata a frammenti di [[ceramica greca|ceramica micenea]] risalente al [[Micenei|Miceneo I]] (1580-1400 a.C. circa) e scorie ferrose; queste sono risultate, alle analisi, provenienti dall'[[isola d'Elba]]. Tutto ciò testimonia che la rotta marina attraverso lo ''Stretto'' esisteva fin dall'epoca micenea ed era dovuta alla necessità che avevano le genti greche di approvvigionarsi di metalli - [[ferro]] in primo luogo - che esse andavano a procurarsi in [[Toscana]].
Le città greche da cui i coloni provenivano, le ''[[metropoli|metropoleis]]'' in genere erano anche origine del nome delle città fondate, le ''[[polis|poleis]]''. Queste, una volta consolidate, creavano delle sottocolonie a scopo militare o commerciale. [[Akrai]] e [[Casmene]] furono infatti probabili avamposti militari di [[Siracusa]].
=== Il periodo dei primi
Il [[VI secolo a.C.]] fu per la Sicilia un periodo di prosperità e di incremento demografico, ma con essi anche di conflitti sociali nelle città e tra popolazioni locali e i [[Sicelioti]]. Alcuni individui approfittarono di ciò e presero il potere attuando politiche espansionistiche con metodi dispotici e anche brutali. Nel [[570 a.C.]] [[Falaride]] divenne tiranno di [[Akragas]]; nel [[505 a.C.]] [[Cleandro di Gela|Cleandro]]
L'ascesa al potere di
[[
Quando [[Terillo]] di [[Himera]] e Anassila chiesero l'aiuto di [[Cartagine]], questa non si fece pregare e intervenne. Ma egli radunò tutte le forze [[siceliote]] dell'isola: lo scontro decisivo si ebbe a [[Himera|Imera]], in una famosa battaglia avvenuta nel [[480 a.C.]] dove Gelone grazie all'alleanza con Terone di Agrigento riuscì a riportare una storica vittoria; [[Amilcare Barca|Amilcare]] venne ucciso, le sue navi bruciate e i Cartaginesi catturati venduti come schiavi. Inoltre Cartagine dovette pagare un pesante indennizzo e - {{
Nel [[476 a.C.]] alla sua morte gli successe il fratello [[Gerone I|Ierone]]; nello stesso anno, vinte [[Catania]] e [[Naxos (Sicilia)|Naxos]], ne deportò gli abitanti a [[Leontini]] e rifondò Catania con il nome di
=== Il periodo democratico (466-405 a.C.) ===
I resoconti di [[Diodoro Siculo]] presentano un quadro fosco degli ultimi tiranni: sia [[Trasibulo di Siracusa]], succeduto a Ierone a Siracusa, che [[Trasideo]] ad [[Akragas]] vengono definiti "violenti e assassini". Sarà infatti la loro dispotica crudeltà a spingere alle rivolte che metteranno fine al primo periodo della
Il primo ad essere rovesciato fu Trasideo di Akragas, che dopo una pesante sconfitta da parte di Ierone di Siracusa fu cacciato e sostituito da un governo democratico. Toccò poi a Trasibulo sconfitto da una coalizione di insorti siracusani e truppe sicule e di Akragas, Gela, Selinunte e Imera.
Rimarrà al potere solo [[Dinomene il Giovane|Dinomene]] ad Aitna (Catania), fino a quando una coalizione siculo-siracusana costringerà la popolazione a fuggire, rifugiandosi sui monti ad est di [[Centuripe]] ad [[Inessa]] ribattezzata Etna. Di conseguenza Catania riprese il suo antico nome e venne ripopolata dagli esuli cacciati ai tempi di Ierone e con coloni siracusani e siculi. Nello stesso periodo [[Storia di Messina|Messina]] si liberò dalla tirannide dei figli di Anassilao.
Nel [[452 a.C.]] un siculo ellenizzato, di nome [[Ducezio]], che aveva partecipato all'assedio di Etna a fianco dei Siracusani, sollevò un vasto movimento di rivolta nazionalistica, una vera e propria lega sicula. Partendo dalla nativa [[Mineo (Italia)|Mineo]] attaccò e distrusse Inessa-Etna e [[Morgantina]] e fondò alcune colonie in punti strategici per controllare il territorio; tra queste [[Palagonia|Palikè]] nei pressi dell'antico santuario dei [[Palici]]. Verso il [[450 a.C.]] però, attaccato dai Siracusani, venne pesantemente sconfitto e costretto ad andare in esilio a Corinto. Non vi rimase molto tempo: con un piccolo gruppo di Greci del [[Peloponneso]] sbarcò in Sicilia e vi fondò una città, [[Kale Akte]] ove rimase fino alla morte nel [[440 a.C.]] Negli anni che seguirono Siracusa tornò a sottomettere quasi tutti i territori da lui "liberati".
====La guerra tra Leontini e Siracusa====
Intanto in Grecia (nel [[431 a.C.]]) era scoppiata la [[guerra del Peloponneso]] che coinvolse pesantemente le colonie di Sicilia. Nel [[427 a.C.]], nella guerra tra [[Leontini]] e Siracusa, erano di nuovo coinvolti anche gruppi di Siculi, oltre Catania, Naxos, Camarina (dalla parte di Leontini), e Imera e Gela dalla parte di Siracusa. Dopo tre anni, nel [[424 a.C.]] venne [[Congresso di Gela|siglato un accordo di pace]] con il patrocinio del siracusano [[Ermocrate]], preoccupato per la presenza delle truppe [[Atene|ateniesi]]. Queste, a seguito di ciò, ritornarono in patria. Nel [[422 a.C.]] scoppiò la guerra civile a Leontini e questo fornì il pretesto per un nuovo intervento di Siracusa; la città venne rasa al suolo e il partito oligarchico vincente si trasferì a Siracusa.
Il conflitto intanto si spostava nella zona occidentale; nel [[416 a.C.]] erano [[Selinunte]] (appoggiata da Siracusa) e [[Segesta]] (che dopo il rifiuto di aiuto da parte di Cartagine si era rivolta ad Atene) a lottare tra loro.
====La spedizione ateniese====
Atene nel [[415 a.C.]] inviò [[Alcibiade]] con una flotta di 250 navi e 25.000 uomini in aiuto, ma la [[Spedizione siciliana|spedizione ateniese in Sicilia]] finì in un disastro. Quando Atene intraprese la spedizione siciliana contro Siracusa, Akragas rimase neutrale.
Ulteriori aiuti nel [[414 a.C.]] e nel [[413 a.C.]], con un esercito guidato da [[Demostene]], non riuscirono a piegare la coalizione che intanto si era raccolta attorno a Siracusa. Alla fine del [[413 a.C.]] gli Ateniesi erano in rotta; 7000 di loro fatti prigionieri furono rinchiusi nelle cave di pietra dove la maggior parte di essi morì; i sopravvissuti, marchiati come cavalli, vennero venduti come schiavi, mentre i comandanti Demostene e [[Nicia]] furono giustiziati. Siracusa festeggiò la vittoria, ma la vittoria non assicurò la pace interna. Il governo guidato da uno dei generali, [[Diocle di Siracusa (demagogo)|Diocle]], attuò una serie di riforme sul modello ateniese ed un codice di leggi, favorito in ciò dall'assenza di [[Ermocrate]], impegnato al comando di una flotta in aiuto di [[Sparta]].
[[
Nel [[410 a.C.]] si riaccese il conflitto e Selinunte attaccò Segesta. In aiuto di questa giunse un piccolo esercito di mercenari cartaginesi. L'anno successivo sbarcò anche [[Annibale Magone]] con un ulteriore esercito e in sette giorni espugnò Selinunte, distruggendola e massacrandone gli abitanti.
Annibale marciò poi verso [[Imera (colonia greca)|Imera]], ma qui trovò Diocle con l'esercito siracusano. Dopo pesanti scontri i Siracusani si ritirarono, gli Imeresi fuggirono via ma la metà di loro venne uccisa. Annibale fece quindi ritorno in patria e sciolse il suo esercito. Intanto [[Ermocrate]], che era stato destituito dal comando della flotta dell'[[Mar Egeo|Egeo]], con un piccolo esercito di profughi e mercenari e una flotta di cinque navi si insediò a capo di quel che rimaneva di Selinunte e attaccò le città tributarie di [[Cartagine]]. Siracusa in quel periodo era in pieno caos, Diocle venne mandato in esilio ed Ermocrate rientrato con la speranza di reinsediarsi venne invece ucciso.
Nella primavera del [[406 a.C.]] i Cartaginesi tornarono con un potentissimo esercito, espugnarono [[Akragas]] che venne saccheggiata e depredata delle sue opere d'arte; per sette mesi i Siracusani si difesero valorosamente, al comando del giovane [[Dionisio]], nominato comandante supremo. Intanto cadeva [[Gela (città antica)|Gela]] e poi anche [[Rovine di Kamarina|Kamarina]].
===La tregua con Cartagine===
A questo punto delle ostilità Dionisio riuscì a stipulare un trattato che metteva fine alla guerra, delimitando le rispettive zone di influenza. Gli insediamenti punici, elimi e sicani sarebbero appartenuti a Cartagine. Le popolazioni di Selinunte, Akragas, Imera, Gela e Camarina sarebbero ritornate alle loro città pagando un tributo a Cartagine con la condizione di non erigere mura. Leontini, Messina e i Siculi sarebbero stati liberi e Dionisio avrebbe governato Siracusa. Era così finita di fatto la parentesi democratica.
Il periodo storico dal 405 a.C. fino alla conquista romana sarà dominato dalle figure dei sovrani siracusani.
=== Dionisio
{{Vedi anche|Seconda guerra greco-punica}}
{{Guerre greco-puniche}}
[[Dionisio I di Siracusa|Dionisio]] già nel [[404 a.C.]] aveva denunciato il trattato con Cartagine iniziando col sottomettere diverse colonie sicule e spingendosi fino ad Enna. Prese il potere per gradi e regnò sul territorio della Sicilia fino a [[Solunto]], estendendo la sua potente influenza fino al golfo di [[Taranto]] ed arrivando a penetrare anche in territorio [[etrusco]]; attaccò e distrusse infatti il porto di [[Pyrgi]] (oggi [[Santa Severa (Santa Marinella)|Santa Severa]]) e saccheggiò [[Cerveteri]] nella campagna del [[384 a.C.]] Attaccò e distrusse poi [[Naxos (Sicilia)|Naxos]] e sottomise Catania deportandone gli abitanti. Nel contempo si dedicò a potenziare l'esercito adottando anche armi di nuova concezione come le catapulte. Costruì inoltre una potentissima flotta disboscando allo scopo ampie zone forestate dell'Etna.
Nel [[398 a.C.]] iniziò le ostilità contro Cartagine. [[Erice]] si arrese, mentre [[Mozia|Motia]] dopo un anno di assedio fu distrutta e gli abitanti trucidati. L'anno dopo, il [[396 a.C.]], i Cartaginesi ritornarono in forze, invasero quasi tutta la Sicilia e distrussero Messina, minacciando anche Siracusa. Tuttavia, sembra a causa della peste, dovettero fare la pace con Dionisio e tornarsene dopo aver pagato un grosso indennizzo. Messina venne ripopolata. Vi furono ancora guerre con Cartagine con alterne fortune e spargimenti di sangue fino alla sua morte avvenuta nel [[367 a.C.]]
====Le colonie nell'Adriatico====
[[File:Colonie greche in Adriatico.png|thumb|left|Colonie greche in Adriatico (in rosso quelle siracusane)]]
Intorno al [[387 a.C.]] Dionisio intraprese un programma di colonizzazione dell'[[Adriatico]], sia dal lato italico, che della costa dalmata, per approvvigionarsi del grano padano senza passare attraverso la mediazione etrusca. Inoltre stabilì di popolare le nuove colonie con i suoi avversari politici, sostenitori della democrazia, che poteva essere ripristinata nelle nuove città. Sorsero così ''Adrìa'' (attuale [[Adria]]), ''[[Ankón]]'' (attuale [[Ancona]]), ''Issa'' (attuale [[Lissa (città)|Lissa]]), ''Dimos'' (attuale [[Lesina (Croazia)|Lesina]]), ''Pharos'' (attuale [[Cittavecchia di Lesina]]), ''Tragyrion'' (attuale [[Traù]]) (vedi cartina).
A Dionisio il vecchio successe il figlio [[Dionisio II|Dionisio detto il giovane]]; questi non fu all'altezza del padre e così il partito avverso capeggiato da [[Dione di Siracusa|Dione]] (il fratello della moglie siracusana del padre), gli fu ostile. Nel [[357 a.C.]] Dione che era stato esiliato un decennio prima, con un migliaio di mercenari si recò ad [[Eraclea Minoa|Minoa]] dalla quale ottenne aiuto e marciò su Siracusa che gli aprì subito le porte e lo accolse. A seguito di ciò si scatenò un decennio di lotte nelle quali venne coinvolta [[Lentini|Leontini]] ed altre città che finirono con l'indebolire
Seguirono tutta una serie di assassinii che sconvolsero la vita di Siracusa. [[Callippo (generale)|Callippo]] divenne tiranno di [[Catania]] e [[Iceta di Leontini]]. In questo periodo sembra si sia trovato coinvolto [[Platone]] (almeno secondo le notizie di [[Plutarco]]).
=== La spedizione di Timoleonte ===
Nel [[346 a.C.]] [[Dionisio II]] ritornò a Siracusa, ma del periodo si hanno notizie frammentarie. Intanto ad [[Apollonia (Albania)|Apollonia]] e ad [[Eugione]], forse [[Troina]] aveva preso il potere [[Leptine]], a [[Catania]] si era insediato [[Mamerco]], a [[Centuripe]] [[Nicodemo di Centuripe|Nicodemo]], [[Apolloniade]] ad [[Agira|Agirio]], [[Ippone]] a [[Storia di Messina|Zancle]] e [[Andromaco di Tauromenio|Andromaco]] a [[Taormina]].
Il disordine politico però rendeva precario ogni equilibrio. Iceta, esiliato a Leontini, richiese aiuto a [[Corinto (città antica)|Corinto]], la quale inviò un piccolo esercito agli ordini di [[Timoleonte]]. Questi, sbarcato a Taormina nel [[344 a.C.]], conquistò Messana e Siracusa e avviò una campagna militare vittoriosa: in sei anni si impossessò di tutta l'[[Sicilia|isola]]; vennero destituiti tutti i tiranni e quasi tutti vennero uccisi o esiliati a Corinto, tranne Andromaco di Taormina che gli era amico. Nel [[339 a.C.]] sbaragliò i [[Cartaginesi]] al fiume [[Crimiso]] (forse il fiume Caldo, affluente del S.Bartolomeo, nei pressi di [[Segesta]]) e si procurò un immenso bottino. Nello stesso anno, già avanti in età e forse cieco, si ritirò. Aveva ottenuto tuttavia il grande risultato di rendere più sicuro il futuro della [[Sicilia]] restaurando la democrazia a Siracusa (secondo Diodoro e Plutarco) anche se il potere reale era nelle mani del Consiglio dei 600. Siracusa e la Sicilia conobbero una nuova era di sviluppo e prosperità. Rifiorirono [[Akragas]] e [[Gela (città antica)|Gela]], l'entroterra e [[Rovine di Kamarina|Kamarina]], [[Megara Iblea]], [[Segesta]] e [[Morgantina]].
=== L'età ellenistica ===
==== Agatocle ====
{{Vedi anche|Età agatoclea}}
Il ritiro di Timoleonte dalla scena politica condusse ben presto ad un altro periodo di instabilità. Erano soprattutto conflitti di classe interni tra l'[[oligarchia]] al potere e il popolo di Siracusa. Scoppiarono anche guerre tra le città e ciò spianò la strada nel [[317 a.C.]] al lungo regno di Agatocle che in queste guerre ebbe una parte rilevante. Era finita, sia in [[Grecia]] che in Sicilia, la lunga stagione di autonomia ed autogoverno delle città ed erano nate le [[monarchia|monarchie]] [[ellenismo|ellenistiche]].
La sua presa del potere a Siracusa avvenne con l'aiuto di veterani di [[Morgantina]] e di altre città dell'interno, durante due giorni di insurrezione popolare. Vennero uccise 4.000 persone di rango elevato ed esiliate altre 6.000 (secondo [[Diodoro Siculo|Diodoro]]); al termine, Agatocle venne eletto comandante unico e con pieni poteri. Come tutti i demagoghi promise la cancellazione dei debiti e la divisione delle terre. Nonostante le scarse notizie a disposizione, sembra che Agatocle abbia mantenuto le promesse. Le crudeltà a lui attribuite sembrano dirette infatti solo verso la classe degli oligarchi e mai verso il popolo e comunque sembrerebbero limitate ai primi tempi (secondo [[Polibio]]).
La Sicilia prosperò di nuovo; tuttavia il suo primo decennio fu segnato da conflitti con le oligarchie di Akragas, Gela e Messina appoggiate da Cartagine che nel [[311 a.C.]] invase nuovamente la Sicilia. Agatocle assediato a Siracusa, a metà agosto del [[310 a.C.]], affidata la difesa della città al fratello Antandro, salpò con 14.000 uomini e 60 [[nave|navi]] per invadere il [[Nordafrica]]. Bruciate le navi all'arrivo, stabilì la sua base a [[Tunisi]], minacciando direttamente Cartagine. [[Amilcare Barca|Amilcare]], costretto a rimandare una parte degli uomini indietro, subì una pesante sconfitta, venne catturato e torturato a morte, poi la sua testa fu inviata ad Agatocle in Africa. Per attaccare, tuttavia, Agatocle aveva bisogno di altre truppe; alleatosi con Ofella, vecchio ufficiale di [[Alessandro Magno]] che governava la Cirenaica, ebbe disponibili ulteriori 10.000 fanti e cavalieri, di cui prese il comando dopo aver fatto assassinare, per motivi non noti, lo stesso Ofella. Con queste forze espugnò Utica e Hippon Akra, catturando una grande forza navale con i suoi cantieri e le sue basi; ma non gli riuscì di espugnare Cartagine. Notizie di insurrezioni in Sicilia nel [[307 a.C.]] lo costrinsero a ritornare per domarle; ritornato in Africa, a causa dell'esaurimento delle risorse e del deterioramento del morale delle truppe, nel [[306 a.C.]] trattò la pace. Cartagine manteneva l'estremità occidentale della Sicilia, controllando le città di Lilibeo, Drepanon, Eraclea Minoa, Termini, Solunto, Selinunte, Segesta e Panormo; mentre agli Elimi, loro alleati, appartenevano le città di Segesta, Erix, Entella, Elima, Iaitas e Nakone.
Fu a questo punto che assunse per sé il titolo di re di Sicilia adeguandosi al nuovo uso ellenistico; nulla mutava di fatto, ma cambiavava la sua immagine nei rapporti di "politica estera". Si dedicò a questo punto ad estendere il suo regno in Italia, conquistò [[Leucade (isola)|Leucade]] e [[Corcira]], dandola poi in dote alla figlia quando questa sposò [[Pirro]], il re dell'Epiro. Prese poi per terza moglie una figlia di [[Tolomeo I|Tolomeo]] d'Egitto. Sotto il suo lungo regno la Sicilia prosperò e le tracce archeologiche lo confermano. A settantadue anni, nel [[289 a.C.]] venne assassinato per rivalità familiari di successione, ma dopo la sua morte tutto si dissolse rapidamente a causa dell'anarchia e delle lotte che seguirono.
Tra le tante lotte, è da ricordare quella tra i cittadini di Siracusa e un gruppo di mercenari italici chiamati [[Mamertini]]. Per convincerli ad andarsene, venne loro offerto il porto di Messina, di cui si impadronirono massacrandone la popolazione maschile e spartendosi donne e bambini. Si resero subito protagonisti di razzie anche nel territorio e divennero un pericolo costante. Attaccarono anche Camarina e Gela. Nel [[282 a.C.]], approfittando di ciò, [[Finzia]] tiranno di Akragas distrusse definitivamente Gela e ne deportò la popolazione a [[Licata]], che ricostruì in puro stile greco con mura, agorà e templi. Due anni dopo Siracusa attaccò e sconfisse Akragas, facendo scorrerie nel territorio ma questo provocò una nuova invasione cartaginese. È a questo punto che si inserisce nella storia di Sicilia Pirro il re dei [[Molossi (popolo)|Molossi]] dell'Epiro. Intervenuto nel 280 su richiesta di [[Taranto]] minacciata dai [[Storia romana|Romani]], dopo averli sconfitti (con molte perdite però), rispose agli appelli che provenivano dalle città siciliane. Nel [[278 a.C.]] sbarcò a Taormina, accolto dal tiranno [[Tindarione]]: armate 200 navi e un grosso esercito in due anni cacciò i Mamertini e ripulì l'isola dai Cartaginesi. Non riuscì nell'assedio di [[Marsala|Lilibeo]], la piazzaforte marittima dei punici, ma presto dovette ritornarsene in Italia.
==== Ierone II ====
Nel [[269 a.C.]] Ierone II prese il potere a Siracusa e, fatto un accordo con i Cartaginesi, sferrò un nuovo attacco ai Mamertini; non poté tuttavia prendere Messina perché Cartagine, attenta a non far troppo crescere la potenza siracusana, non glielo consentì.
Il passo successivo di Ierone fu quello di proclamarsi re e lo fu per 54 anni fino alla morte avvenuta nel [[215 a.C.]] Stabilì la sua residenza nel palazzo fortificato di [[Isola di Ortigia|Ortigia]] e governò in maniera differente dai precedenti sovrani. Non proseguì nelle mire espansionistiche, né nelle avventure militari, ma curò specialmente le relazioni commerciali con i mercati mediterranei e l'[[Egitto]]. La massima estensione del suo regno abbracciava la Sicilia orientale da Taormina a Noto. La sua politica estera previde prima un'alleanza con Cartagine; ma presto si accorse che l'astro emergente era Roma così nel [[263 a.C.]] firmò un trattato con quest'ultima e vi rimase fedele fino all'ultimo, risparmiando ai sudditi ed agli alleati il coinvolgimento nelle terribili conseguenze della [[Prima Guerra Punica]]. Infatti già da alcuni anni le truppe romane avevano inferto duri colpi alle città della Sicilia occidentale.
===L'occupazione romana===
I Romani ricompensarono [[Gerone II]]: nel 248 a.C., quando fu rinnovato il trattato tra Roma e Siracusa, il senato romano rinunciò ad ogni richiesta di tributo e lo incluse tra gli alleati e, nel 241 a.C., quando fu stipulato il trattato di pace con Cartagine, i romani imposero ai cartaginesi l'onere di non arrecare guerra né a Siracusa né ai suoi alleati. Roma mantenne l'alleanza con Gerone II fino alla sua morte nel [[215 a.C.]]. Il suo successore, il giovane [[Geronimo di Siracusa|Geronimo]], fautore di una alleanza tra Siracusani e Cartaginesi, l'anno dopo fu assassinato da una congiura filo-romana.
Con l'[[Assedio di Siracusa (212 a.C.)|occupazione di Siracusa]] nel 212 a.C. e di [[Akragas]] nel [[210 a.C.]] fu completata la conquista romana.
== Note ==
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== Bibliografia ==
* {{Cita libro |autore = Laura Buccino |url_capitolo = http://www.treccani.it/enciclopedia/i-caratteri-generali-della-colonizzazione-greca-in-occidente_(Il_Mondo_dell'Archeologia)/ |capitolo = I caratteri generali della colonizzazione greca in Occidente |titolo = Il Mondo dell’Archeologia |città = Roma |editore = [[Istituto dell'Enciclopedia Italiana]] |anno = 2004 |accesso = 27 aprile 2014}}
* {{Cita libro |autore = [[Moses Israel Finley|Moses I. Finley]] |titolo = Storia della Sicilia antica |annooriginale = 1979 |città = Bari-Roma |editore = [[Laterza Editore]] |anno = 2009 |edizione = 8 |isbn = 978-88-420-2532-0|cid = Finley}}
* {{Cita libro |autore = Francesco Alaimo |titolo = La leggenda di Akragas |città = Firenze |editore = Lalli Editore |anno = 1991 |isbn = 0-00-099013-2}}
* {{Cita libro |autore = AA.VV. |titolo = I greci in Occidente: Magna Grecia e Sicilia |città = Milano |editore = [[Rcs MediaGroup]] |anno = 1996}}
* {{Cita libro |autore = AA.VV. |curatore = Giovanni Pugliese Carratelli |titolo = I Greci in Occidente. Catalogo della Mostra (Palazzo Grassi, Venezia 1996) |edizione = 2 |città = Milano |editore = [[Bompiani]] |anno = 1996 |isbn = 88-452-2798-7}}
* {{Cita libro |autore = Gioacchino Francesco La Torre |titolo = Sicilia e Magna Grecia. Archeologia della colonizzazione greca d'Occidente |città = Bari-Roma |editore = Laterza Editore |anno = 2011 |isbn = 978-88-420-9511-8}}
* {{Cita libro |autore = Martin Dreher |titolo = La Sicilia antica |anno = 2010 |editore = [[il Mulino]] |città = Bologna|isbn = 978-88-15-13824-8 |cid = Dreher}}
* {{Cita libro |curatore = Claire L. Lyons, Michael Bennett, Clemente Marconi |titolo = Sicily: Art and Invention between Greece and Rome |anno = 2013 |editore = [[Getty Museum|Getty Publications]] |isbn = 978-1-60606-133-6 |cid = Lyons et al.}}
* {{Cita libro |autore = [[Valerio Massimo Manfredi]] |autore2 = Lorenzo Braccesi |titolo = [[I Greci d'occidente]] |città = Milano |editore = [[Arnoldo Mondadori Editore]] |anno = 1997 |isbn = 88-04-43503-8}}
* {{Cita libro |autore = Dieter Mertens |autore2 = Margareta Schützenberger |titolo = Città e monumenti dei greci d'occidente: dalla colonizzazione alla crisi di fine V secolo a.C. |città = Roma |editore = [[L'Erma di Bretschneider]] |anno = 2006 |isbn = 978-88-8265-933-2}}
* {{Cita libro |autore = [[Indro Montanelli]] |titolo = [[Storia dei Greci]] |città = Milano |editore = Rizzoli |anno = 2005 |isbn = 88-17-11512-6}}
* {{Cita libro |autore = Jean Huré |titolo = Storia della Sicilia |città = San Giovanni La Punta (CT) |editore = Brancato Editore |anno = 2005 |isbn = 88-8031-078-X}}
* {{Cita libro |autore = [[Santi Correnti]] |titolo = Breve storia della Sicilia dalle origini ai giorni nostri |editore = [[Newton Compton Editori|Newton & Compton]] |città = Roma |annooriginale = 1996 |anno = 2002 |isbn = 88-7983-511-4}}
* [[Francesco Benigno (storico)|Francesco Benigno]] e [[Giuseppe Giarrizzo]], ''Storia della Sicilia'', vol. 1, ed. Laterza, Roma-Bari, 1999, ISBN 88-421-0533-3
* {{Cita libro|autore=Lorenzo Braccesi|autore2=Flavio Raviola|titolo=La Magna Grecia|anno=2008|città=Bologna|editore=il Mulino|pagine=209 pp.|cid=Braccesi, Raviola|isbn=978-88-15-12410-4}}
* Lorenzo Braccesi e Giovanni Millino, ''La Sicilia greca'', Carocci editore, 2000, ISBN 88-430-1702-0
== Voci correlate ==
{{div col}}
*[[Cart ruts di Siracusa]]
*[[Città antiche in Sicilia]]
*[[Colonizzazione greca in Occidente]]
*[[Antichi popoli di Sicilia]]
*[[
*[[
{{div col end}}
{{Storia della Grecia}}
{{Storia della Sicilia}}
{{Siti archeologici della Sicilia greca}}
{{Portale|Antica Grecia|Magna Grecia e Sicilia greca|Sicilia|storia d'Italia}}
[[Categoria:Storia della Sicilia greca| ]]
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