Islam: differenze tra le versioni

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[[File:Allah11.svg|min|verticale=1.2|Il nome di Dio ([[Allah|Allāh]]) in [[lingua araba]].]]
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[[File:Star and Crescent.svg|Una tipica mezzaluna e stella che svetta sulle cupole delle moschee e campeggia sulle bandiere di vari Stati islamici.|riquadrato]]
[[File:Allah11.svg|thumb|260px|Il nome di [[Allah|Allāh]] in [[lingua araba]].]]
L{{'}}'''Islam''' (pronunciato in italiano <small>[[Alfabeto fonetico internazionale|AFI]]</small>: {{IPA|/iˈzlam/|it}} -tradizionale- o {{IPA|/ˈizlam/|it}} -comune-<ref>{{dipi|Islam}}</ref><ref>{{DOP|id=1046741}}</ref>; {{arabo|إسلام|Islām}} {{IPA|[ʔɪˈslæːm]|ar}}<ref>{{cita libro |autore=Luciano Canepari |titolo=Il DiPI. Dizionario di pronuncia italiana |anno=1999 |città=Bologna |editore=Zanichelli |p=36 |isbn=88-08-09344-1}}</ref> ovvero "la sottomissione" del credente a Dio e la sua [[Shari'a|legge]]) è una [[monoteismo|religione monoteista]] [[religioni abramitiche|abramitica]] di carattere [[Universalismo|universalista]]. Apparsa nel [[VII secolo]] nella [[penisola araba]], nella cittadina [[Hegiaz|higiazena]] della [[La Mecca|Mecca]], i suoi fedeli, detti [[Musulmano|musulmani]] (coloro che si sottomettono a Dio), la ritengono rivelata [[Gabriele (arcangelo)|dall'Angelo Gabriele]] a [[Maometto]] (''Muhammad'' o ''Mohamed''), considerato l'ultimo [[profeta]] portatore di legge, «sigillo dei profeti» (''Khātam al-Nabiyyīn''), inviato al mondo da [[Allah]] (il dio unico dell'Islam) per ribadire definitivamente la [[rivelazione]], annunciata per la prima volta ad [[Adamo]], il primo uomo ed il primo profeta. I profeti più importanti [[Profeti dell'islam|(Rusul)]] sono: [[Abramo|Ibrahim]], [[Mosè|Musa]], [[Davide|Dawud]], [[Gesù nell'islam|'Isa]] e [[Maometto|Muhammad]].
L<nowiki>'</nowiki>'''Islàm''' (in {{arabo|إسلام}}, sostantivo verbale traducibile con "sottomissione [a Dio]", che deriva dalla radice "S-L-M", riconducibile al campo semantico di "pienezza", "completezza", "pace")<ref>[http://web.archive.org/web/20080216210207/http://www.bartleby.com/61/roots/S316.html Semitic Roots] American Heritage Dictionary; in particolare, ''Islàm'' (da pronunciarsi con l'accento sulla seconda sillaba) è il 'masdar' del verbo ''aslama'', di quarta forma, che significa "consegnarsi completamente, rendere piena la propria resa, sottomettere tutto sé stesso".</ref><ref>La [[Parola piana|pronuncia piana]] (''ìslam''), piuttosto diffusa tra i parlanti italofoni, va considerata una forma di [[ipercorrettismo]]: come in altri esempi - quali ''Ìraq'' o ''Ìran'', anziché i corretti ''Iràq'' e ''Iràn'' - si ritira l'accento per reazione alla tendenza a pronunciare come parole piane [[Tecnicismo|tecnicismi]] che sono in realtà [[Parola proparossitona|parole proparossitone]] (cfr. Paolo D'Achille, ''L'italiano contemporaneo'', ed. [[il Mulino]], Bologna, 2010, ISBN 978-88-15-13833-0, p. 112).</ref> è una [[monoteismo|religione monoteista]]; [[musulmani|musulmano]] è il nome dato a chi la osserva. L'Islam si è manifestato per la prima volta nella cittadina [[Hegiaz|higiazena]] di [[La Mecca]] ([[Penisola araba]]) nel [[VII secolo]] dell'era cristiana. Suo portavoce è stato [[Maometto]] (in {{arabo|محمد|Muḥammad}}), considerato dai [[musulmani]] l'ultimo e definitivo [[profeta]] inviato da [[Dio]] (in {{arabo|الله|Allāh}}) al mondo intero. Quanto a numero di fedeli, l'Islam (con tutte le sue varianti) è al secondo posto con 1,57 miliardi di fedeli, dopo il [[Cristianesimo]] che, con tutte le sue varianti, di fedeli ne ha 2,1 miliardi.<ref name=diffusione>Vedi [http://www.adherents.com/Religions_By_Adherents.html#Christianity i dati] riportati su [http://www.adherents.com World Religions Religion Statistics Geography Church Statistics]</ref> L'Islam conta il più marcato incremento numerico di adesioni fra le varie religioni.<ref>[http://www.foreignpolicy.com/articles/2007/05/13/the_list_the_worlds_fastest_growing_religions "The List: The World's Fastest-Growing Religions" - Foreign Policy]</ref>
 
Il 13% dei musulmani vive in [[Indonesia]], che è anche il paese musulmano più popoloso, il 25% nell'[[Asia Meridionale]], il 20% in [[Medio-Oriente]] e il 15% nell'[[Africa sub-sahariana|Africa sub-sahariana]].<ref>[http://www.pewforum.org/2009/10/07/mapping-the-global-muslim-population/ Mapping the Global Muslim Population - PewResearch]</ref> Minoranze considerevoli si ritrovano anche in [[Europa]], [[Cina]], [[Russia]] e Americhe.
Al 2025 con circa 2,03 miliardi di fedeli, ossia il 25% della [[popolazione mondiale]],<ref name="pewmuslim4">{{Cita web|url=http://www.pewforum.org/2011/01/27/the-future-of-the-global-muslim-population |titolo=Executive Summary |sito=The Future of the Global Muslim Population |editore=Pew Research Center |accesso=18 gennaio 2016}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://features.pewforum.org/muslim-population/?sort=Pop2030 |titolo=Table: Muslim Population by Country &#124; Pew Research Center's Religion & Public Life Project |data=27 gennaio 2011 |accesso=18 gennaio 2016}}</ref> l'Islam è la seconda religione del mondo per consistenza numerica (dopo il [[cristianesimo]]) e vanta il tasso di crescita più alto.<ref>{{Cita web|url=https://edition.cnn.com/2015/04/02/living/pew-study-religion/index.html|titolo=The Fastest Growing Religion Is...|autore=Daniel Burke|data=3 aprile 2015}}</ref><ref>{{Cita pubblicazione|autore=Thomas W. Lippman Retrieved 24 May 2020.|data=7 aprile 2008|titolo=No God But God|rivista=U.S. News & World Report|citazione="Islam is the youngest, the fastest growing, and in many ways the least complicated of the world's great monotheistic faiths. It is based on its own holy book, but it is also a direct descendant of Judaism and Christianity, incorporating some of the teachings of those religions—modifying some and rejecting others."}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://www.foreignpolicy.com/articles/2007/05/13/the_list_the_worlds_fastest_growing_religions|titolo=The List: The World's Fastest-Growing Religions|editore=[[Foreign Policy]]|data=14 maggio 2007|accesso=24 settembre 2013|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20141025234731/http://www.foreignpolicy.com/articles/2007/05/13/the_list_the_worlds_fastest_growing_religions|urlmorto=sì}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.usnews.com/news/religion/articles/2008/04/07/no-god-but-god |titolo=No God But God |autore=Lippman, Thomas W.|editore=U.S. News & World Report|data=7 aprile 2008|accesso=24 settembre 2013}}</ref> Il 13% dei musulmani vive in [[Indonesia]], che è anche il paese musulmano più popoloso, il 25% nell'[[Asia meridionale]], il 20% in [[Vicino Oriente]], [[Maghreb]] e [[Medio Oriente]] e il 15% nell'[[Africa subsahariana]].<ref>{{Cita web|url=https://www.pewforum.org/2009/10/07/mapping-the-global-muslim-population/|titolo=Mapping the Global Muslim Population|sito=Pew Research Center's Religion & Public Life Project|data=7 ottobre 2009|lingua=en|accesso=2 ottobre 2020}}</ref> Minoranze considerevoli si trovano anche in [[Europa]], [[Cina|Asia Orientale]] e [[America]]. Il simbolo della [[mezzaluna e stella]], già simbolo della città da diversi secoli, è stato adottato dagli [[impero ottomano|Ottomani]] con la presa di [[Assedio di Costantinopoli (1453)|Costantinopoli]] nel [[1453]].
 
Il testo sacro dei musulmani è il [[Corano]] rivelato e trascritto in lingua araba classica. È considerato l'ultima rivelazione di Dio, integralmente preservata, dai tempi di Maometto. Altri testi fondamentali, non solo per i [[sunniti]], sono gli ''[[Ḥadīth|hadith]]'', una collezione di testi di diversi autori contenente detti e azioni attribuiti a Maometto, che costituiscono la fonte principale per la conoscenza del profeta, considerato il modello supremo per gli uomini di tutti i tempi. Per i musulmani, l’Islam è il culmine e il completamento della rivelazione divina ai profeti come [[Adamo]], [[Noè]], [[Abramo]] e [[Gesù nell'islam|Gesù]]<ref>{{Cita libro|nome=John C.|cognome=Reeves|titolo=Bible and Qurʼān : essays in scriptural intertextuality|url=https://www.worldcat.org/oclc/52773511|accesso=2022-04-02|data=2004|editore=Brill|OCLC=52773511|ISBN=90-04-12726-7}}</ref>. Pur con notevoli differenze con l’Ebraismo ed il Cristianesimo nella descrizione del [[Paradiso]], l’Islam insegna l’idea di un giudizio finale in cui le persone saranno ricompensate con il Paradiso o l’Inferno in base alle loro azioni.
 
Similmente alla ''[[Halakhah]]'' ebraica, l'Islam prevede un sistema di leggi (la ''[[Shari'a]]'') per guidare gli aspetti della vita dell’individuo e delle comunità, così come della società in senso ampio e la vita politica dei Musulmani. La ''Sharīʿa'' si focalizza su cinque obiettivi principali: protezione della vita, protezione della proprietà, protezione della salute, protezione della religione e protezione della dignità.
 
I principali siti considerati sacri nella religione islamica sono La Mecca (in cui si trova la [[Ka'ba]], le cui fondamenta, secondo i musulmani, sarebbero state create da Abramo), [[Medina]] (la città dove Maometto emigrò dopo essere stato costretto a lasciare La Mecca in seguito alle persecuzioni del suo clan politeista natale: i [[Quraysh]]) e [[Gerusalemme]]. La Mecca e Medina sono indicate con l'espressione ''[[Haramayn|al-Ḥaramayn]]''.
 
Il testo primario conosciuto come il ''[[Ḥadīth di Gabriele]]'' (''ḥadīth Jibrīl'') e tramandato dalla raccolta di ''hadith'' autentici, inclusa quella di [[Bukhari|Bukhārī]], definisce l'Islam facendo riferimento ai [[Cinque pilastri dell'islam|cinque pilastri]]:
 
{{q|Un giorno, mentre eravamo seduti accanto al messaggero di Allah (pace su di lui) ecco apparirci un uomo dagli abiti candidi e dai capelli di un nero intenso; su di lui non traspariva traccia di viaggio, ma nessuno di noi lo conosceva. Si sedette di fronte al profeta (pace su di lui), mise le ginocchia contro le sue e appoggiando le palme delle mani sulle sue cosce gli disse: O Muhammad, dimmi cos’è l’Islam. Il messaggero di Allah (pace su di lui) disse: l’Islam è che tu testimoni che non c’è altro dio che Allah e che Muhammad è il messaggero di Allah; che tu compia la preghiera rituale, versi la zakat, digiuni nel mese di ramadan e faccia il pellegrinaggio a La Mecca, se ne hai la possibilità.<ref name=":2">{{Cita web|url=https://sunnah.com/bukhari:50|titolo=Ḥadīth di Gabriele|autore=Saḥīḥ Bukhari|accesso=12 Marzo 2022}}</ref>}}
 
== Etimologia e significato ==
[[File:Sheikh Lotf Allah Mosque dome.jpg|min|Dettaglio interno della [[Moschea dello sceicco Lotfollah|Moschea dello shaykh Loṭfollāh]] di [[Esfahan]] ([[Iran]])]]
''Islam'' è un sostantivo verbale traducibile con «''sottomissione, abbandono, consegna totale'' [di sé a Dio]»<ref>{{Cita web|url=http://www.treccani.it//vocabolario/islam|titolo=islàm in Vocabolario - Treccani|lingua=it|accesso=17 gennaio 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190903092945/http://www.treccani.it/vocabolario/islam/|urlmorto=sì}}</ref> che deriva dalla radice ''aslama'', congiunzione causale di ''salima'' («essere o porsi in uno stato di sicurezza»), ed è collegato a ''[[salām]] '' («pace»).<ref>{{Cita web|url=https://www.dictionary.com/browse/islam|titolo=Definition of islam {{!}} Dictionary.com|lingua=en|accesso=17 gennaio 2020}}</ref>
 
In [[Lingua araba|arabo]] la parola è un ''maṣdar'' (''nomen actionis'') di IV forma, con allungamento vocalico e accento tonico sulla seconda radicale (''lam''). Nel linguaggio religioso, il concetto è traducibile con la parafrasi: «entrare in uno stato di pace e sicurezza con Dio attraverso la sottomissione e la resa a Lui»<ref>[http://books.google.it/books?id=qa6H8hYm8WgC&pg=PA100&lpg=PA100&dq=islam+root+peace&source=bl&ots=HtHSmA3ksG&sig=Immg8zRjdEHraaZUYgUoXT6XIbQ&hl=it&sa=X&ei=LnoLVOjEMeT07Ab7woHgAw&ved=0CDIQ6AEwAjgU#v=onepage&q&f=false On Developing Theology of Peace in Islam]</ref>. Nel [[Corano]] talvolta assume la caratteristica di una qualità interiore del fedele: «''Allah apre il cuore all'Islàm a coloro che vuole guidare''»;<ref>Corano, VI:125</ref> altri versi collegano ''Islām'' e ''[[Dîn|dīn]]'', approssimativamente traducibile «religione»: «''Oggi ho reso perfetta la vostra religione'' [''dīn'']'', ho completato per voi la Mia grazia e Mi è piaciuto darvi per religione l'Islàm''».<ref>Corano V:3</ref> Altri ancora descrivono l'islam come «l'atto di ritorno a Dio» (in quanto secondo i musulmani tutti i viventi sarebbero musulmani inconsapevoli, in quanto viventi nell'universo creato da Dio, alcuni consapevolmente quando si convertono formalmente, ritornando così all'islam), piuttosto che un'affermazione verbale di fede.<ref>L. Gardet; J. Jomier, ''s.v.'' «Islam», in: ''[[The Encyclopaedia of Islam]]'' Online.</ref>
 
La parola ''Islam'' perciò non è legata a una personalità o a un gruppo etnico, bensì all'idea centrale del suo credo religioso, nonostante inizialmente alcune figure musulmane dei primi secoli considerassero la rivelazione dell'Islam un fenomeno solo per le tribù della penisola arabica.<ref>[[Seyyed Hossein Nasr]], ''The Heart of Islam: Enduring Values for Humanity'', 2002.</ref>
 
Nel [[ḥadīth di Gabriele]] (''ḥadīth Jibrīl'') l'Islam è presentato come parte di una triade composta da: ''Islām'' (Sottomissione), ''imān'' (fede) e ''[[Ihsan|iḥsān]]'' (eccellenza o perfezione), dove la definizione teologica dell'islam sarebbe il ''[[tawḥīd]]'' (l'affermazione cioè di fede in un [[divinità|dio]] uno e unico - ossia [[Allah]] - e nella missione profetica di Maometto). Il concetto di ''[[Ihsan|iḥsān]]'' ''assumerà'' un valore importantissimo nel fenomeno del [[Sufismo]].
 
== I pilastri dell'Islam ==
{{Vedi anche|Cinque pilastri dell'Islam}}
[[File:Prayer in Cairo 1865.jpg|min|Quadro di [[Jean-Léon Gérôme]] sulla preghiera su un tetto al [[Cairo]], [[Egitto]], 1865]]
Gli ''arkān al-Islām'' ("Pilastri dell'islam") sono i cinque doveri assolutamente cogenti per ogni musulmano osservante (pubere e sano di corpo e di mente) per potersi definire a ragione tale. Secondo un [[Hadith di Gabriele|hadith]] di [[Bukhari]] (IX secolo) l'angelo Gabriele avrebbe dettato a Maometto i cosiddetti cinque pilastri dell'islam, che sono:
 
* la ''[[shahada|shahāda]]'', o "testimonianza" di fede (in [[Lingua araba|arabo]] <span style="font-size: 120%;">ﺷﻬﺎﺩة</span>: {{Audio|Shahadah.ogg|audio}}):
:''Ašhadu an lā ilāha illā Allāh - wa ašhadu anna Muḥammad<sup>an</sup> Rasūl Allāh''
:"''Testimonio che non c'è divinità se non Dio (Allàh) e testimonio che Muḥammad è il suo messaggero''".<ref>Sotto un profilo strettamente contenutistico si parla tra gli esegeti di due testimonianze (''shahādatāni''), riferendosi alle due affermazioni che la compongono: la prima relativa all'Unità divina e la seconda alla missione profetica di Maometto.</ref>
Per essere valida, la ''shahāda'' deve essere recitata con piena comprensione del suo significato e in totale sincerità di intenti.<ref>Riguardo alla necessità o meno di recitare la ''shahāda'' di fronte a validi testimoni, si legga: [http://newtoislaam.abdurrahman.org/2011/06/10/are-witnesses-needed-for-a-non-muslim-to-take-shahada/ # Are witnesses needed for a non Muslim to take shahada? – Shaykh Saalih Fawzan] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20141129031010/http://newtoislaam.abdurrahman.org/2011/06/10/are-witnesses-needed-for-a-non-muslim-to-take-shahada/ |data=29 novembre 2014 }}</ref> Essa è sufficiente, da sola, a sancire l'adesione all'islam di chi la pronuncia<ref>A tale determinazione non si è giunti immediatamente, né pacificamente. Per oltre un secolo si è infatti discusso se per essere musulmano fosse sufficiente la sola fede o se essa dovesse essere accompagnata da opere coerenti. La discussione non era puramente teorica, in quanto derivava dalla penosa condizione in cui si trovavano i convertiti non-Arabi (''[[Mawlā|mawālī]]''), cui si obiettava la non compiuta conoscenza della ''[[Shari'a|Sharīʿa]]'' e delle complesse liturgie del culto per seguitare ad assoggettarli ai gravami fiscali cui erano tenuti i sudditi "protetti" (''[[dhimmi]]''), appartenenti cioè alla cosiddetta ''[[Ahl al-Kitab|Ahl al-Kitāb]]'', "Gente del Libro". Sarà solo la vittoria degli [[Abbasidi]] e la loro politica che attuava l'universalismo islamico a convincere i teologi della sufficienza della sola retta fede per fare acquisire la condizione giuridica e morale di musulmano.</ref>;
* la ''[[ṣalāt]]'' ({{lang-ar|صلاة}}), [[preghiera]] canonica da effettuare 5 volte al giorno (3 per alcune branchie dello [[Sciismo]] come l'[[Ismailismo]]), in precisi momenti (''awqāt'') che sono scanditi dal richiamo ({{lang-ar|أَذَان|adhān}}): {{Audio|33937_ejaz215_call-to-prayer-from-the-prophet-s-mo.ogg|audio}}) dei ''[[muezzin]]'' ({{lang-ar|مؤذن|muʾadhdhin}}), che operano nelle [[moschea|moschee]] (oggi spesso sostituiti da registrazioni diffuse con altoparlanti)<ref>{{Cita web|url=http://dx.doi.org/10.1163/1875-3922_q3_dum_00554|titolo=Shahāda|sito=Encyclopaedia of the Qurʾān|accesso=17 gennaio 2020}}</ref> dai [[Minareto|Minareti]]. Nell'islam [[Sciismo|sciita]] le preghiere possono essere tre (Corano 17,79 - 80).
* la ''[[zakat|zakāt]]'' ({{lang-ar|زكاة}}), versamento in denaro - obbligatorio per ogni musulmano che possa permetterselo - che rende lecita la propria ricchezza; da devolvere nei confronti di poveri e bisognosi. Nella quasi totale assenza ormai dello Stato tradizionale percettore - che era dotato di appositi funzionari (''ʿummāl'', pl. di ''ʿāmil'') con ampi [[Potere cogente|poteri cogenti]] - la ''zakāt'' è oggi prevalentemente autogestita dal pio musulmano, anche se esistono organizzazioni che forniscono aiuto ai fedeli per raccogliere fondi da destinare a opere di carità, per la cui realizzazione la giurisprudenza islamica ha previsto da sempre l'utilizzo delle somme raccolte tramite questa pratica canonica.<ref>Queste organizzazioni sono controllate in Occidente dalle autorità delegate alla pubblica sicurezza per evitare che con le somme raccolte si finanzino operazioni belliche spacciate per ''[[jihād]]''.</ref> La somma da versare, a cadenza annuale, viene calcolata con un'aliquota del 2,5% sul [[capitale finanziario]] del fedele, e vale anche per le aziende. L'[[Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari|OCHA]] ha calcolato che i volumi annuali di tali versamenti sono, come minimo, superiori anche di quindici volte ai valori totali del resto delle donazioni a livello mondiale;<ref>[http://www.newstatesman.com/blogs/politics/2012/08/muslim-zakat-vision-big-society The Muslim Zakat: a vision of the "big society"?]... UN office for the Coordination of Humanitarian Affairs (UNOCHA), included estimates that each year, somewhere between US$200 bn and US$1 trn (£130 bn and £645 bn respectively) are given as mandatory and voluntary donations across the Muslim world. At the low end of this estimate, this is 15 times more than global humanitarian aid contributions in 2011.</ref><ref>Numerosi versi del ''[[Corano]]'' (2:62; 5:69; 18:88; 25:70) equiparano la "fede" religiosa (''īmān'') e l'"opera pia" (''ʿamal ṣāliḥ'') di cui la ''zakāt'' rappresenta l'eccellenza.</ref>
* ''[[Ṣawm]] [[ramadan|ramaḍān]]'' ({{lang-ar|صوم رمضان}}), ovvero digiuno di ramaḍān - dal sorgere al tramonto del sole - durante il mese lunare di [[Ramadan]] per chi sia in grado di sostenerlo senza concrete conseguenze negative per la propria salute deve astenersi dal cibo, dalle bevande e dagli atti ritenuti impuri (fumo, rapporto sessuali...). In generale è ritenuto un mese di contemplazione religiosa e di preghiera. Durante il mese di Ramadan il Corano iniziò a essere recitato da Jibrīl a Muhammad.
* ''[[Hajj|Ḥajj]]'' ({{lang-ar|حج}}), pellegrinaggio canonico alla [[Mecca]] e dintorni almeno una volta nella vita, nel mese lunare di [[Dhu l-Hijja|Dhū l-ḥijja]], per chi sia in grado di sostenerlo fisicamente ed economicamente.
 
Oltre ai cinque pilastri dell’Islam vi sono i sei [[Sei articoli di fede|''arkān al-imān'']] (pilastri della fede) che definiscono sei elementi principali in cui ogni Musulmano deve credere per essere considerato tale specificamente nel sunnismo. Questi sono: credere in Dio (Allah) come unico Dio e creatore e degno di adorazione; credere negli angeli; credere nei libri rivelati come il Corano, il Vangelo e la Torah (non intesi come i libri materiali ma come il messaggio originale di [[Mosè]] e [[Gesù]]); credere in tutti i Profeti senza esclusione; credere nel Giorno del Giudizio; e credere nel Destino parte della vita.<ref name=":2" />
 
== Universalismo islamico ==
L'islam è considerato dai suoi fedeli come l'insieme delle rivelazioni elargite da [[Allah]] all'umanità fin dall'epoca del suo primo [[profeta]], [[Adamo]]. Dal punto di vista dei musulmani, l'islam non deve quindi essere considerato un'ulteriore Rivelazione rispetto alle altre due grandi fedi monoteistiche ([[Ebraismo]] e [[Cristianesimo]]), ma come l'ennesima riproposizione della volontà divina all'umanità, resa necessaria dalle continue distorsioni (''taḥrīf'') intervenute come effetto del fluire del tempo e dell'azione (talora maliziosa) degli uomini. [[Torah]] (''Tōrāh''), [[Salmi]] (''Zabūr'' per i musulmani) e [[Vangelo]] (''Injīl'') sono perciò considerati testi che, in origine, non contenevano rivelazioni diverse da quella coranica.
 
Per questo motivo è corretto definire [[Maometto|Muḥammad]] "Sigillo dei profeti" (''khaṭam al-nabiyyīn'') ed è un principio fondamentale per la fede islamica credere che con la sua morte sia terminato per sempre il ciclo profetico, tanto che viene accusato di massima empietà (''[[kufra]]''), e di fatto posto al di fuori dell'islam, chiunque lo dichiari riaperto. Nell'islam non vengono pertanto disconosciuti ''in toto'' l'[[Antico Testamento|Antico]] e il [[Nuovo Testamento]], della cui origine celeste non si discute, riconoscendo per logica conseguenza il carisma dei profeti vetero-testamentari (da [[Adamo]] a [[Noè]], da [[Abramo]] a [[Mosè]]), come pure quello di [[Gesù]]; tuttavia tali rivelazioni profetiche sarebbero contenute nella Bibbia di ebrei e cristiani solo in una forma corrotta e distorta, dunque non autentica e veritiera. Secondo i musulmani, il [[Corano]] è quindi l'unica e non più modificata affermazione della volontà divina, destinata a perdurare inalterata fino al [[Giorno del giudizio (islam)|Giorno del giudizio]].
 
=== La concezione di Dio ===
{{vedi anche|Dio (Islam)}}Dio è chiamato in arabo Allah. Etimologicamente il termine è una contrazione ''al-Ilāh, “Iddio”.'' Le origini linguistiche del termine sono da ricercarsi nei primissimi testi semitici in cui Dio è chiamato ''El, Il, Eloh''. Il termine Allah oggigiorno viene utilizzato infatti da persone di fede cristiana ed ebraica che parlano arabo oltre che dai musulmani stessi.<ref>{{Cita web|url=https://www.britannica.com/topic/Allah|titolo=Voce "Allah" su Britannica.com}}</ref>
 
La concezione e la fede in Dio è basata su elementi fondanti:
 
* La consapevolezza della Sua esistenza contrapposta a concezioni ateistiche o materialiste dell’esistenza
* La consapevolezza della padronanza di Dio sul creato e del Suo ruolo attivo come garante e sostentatore di ogni cosa, contrapposta ad una visione in cui Dio viene visto come noncurante come nel deismo.
* La consapevolezza nella divinità esclusiva di Dio senza alcun associato e nessun altro essere a cui può essere attribuito alcun tipo di divinità.
* La fede in tutti i Nomi e gli Attributi Divini, così come affermati nel Corano e nella ''Sunnah'' (tradizione profetica).<ref>{{Cita web|url=https://islamqa.info/en/answers/34630/what-is-the-meaning-of-belief-in-allah#4-belief-in-his-names-and-attributes|titolo=What Is the Meaning of Belief in Allah?|autore=IslamQA|accesso=13 marzo 2022}}</ref>
 
Nel Corano, la [[Sura CXII]] - ''al-Ikhlāṣ'' o "del culto sincero" - fornisce la definizione che Dio dà di sé:
 
''Di': «Egli, Dio, è uno, Dio, l'Eterno. Non generò né fu generato e nessuno Gli è pari»'' (in [[Lingua araba|arabo]]: audio<sup>[<nowiki/>[[Aiuto:File multimediali|?]]·[[:File:112.AlIkhlas-MisharyRashedAlafasy.ogg|info]]]</sup>).<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Alessandro Bausani|anno=1961|titolo=Il Corano, Traduzione di Alessandro Bausani|rivista=Sansoni|città=Firenze|p=496}}</ref>
 
Questa sura è considerata la perfetta sintesi dell'Unità islamica, o [[Tawḥīd]], che a sua volta incorpora le caratteristiche di Dio: egli è Unico (''wāḥid'') e Uno (''aḥad'').
 
Avendo tali caratteristiche, l'islam [[Antitrinitarismo|rigetta apertamente]] la [[Trinità (cristianesimo)|Trinità]] e la visione divina di [[Gesù]], ma ne attende il ritorno alla fine dei tempi. Dio, entità completamente trascendente, è oltre la comprensione e non raffigurabile. Tutto l'esistente, di cui è il creatore ''ex-nihilo'', non è altro che un suo segno, una sua manifestazione e un suo riflesso attraverso cui Egli si rende conoscibile.
 
Il Corano menziona che tutto ciò che è creato da Dio è il risultato dell’ordine divino “Sii”:<ref>{{Cita web|url=https://quran.com/it/la-giovenca/117\|titolo=Corano, Sura Giovenca, verso 117|urlmorto=}}</ref>
 
''“Egli è il Creatore dei cieli e della terra; quando vuole una cosa, dice «Sii» ed essa è.''”<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Annemarie Schimmel|titolo=Islam|rivista=Encyclopedia Britannica|url=https://www.britannica.com/topic/Islam}}</ref>
 
Abbandonandosi con fiducia a Dio il [[musulmano]] guadagna la guida del suo Signore:
 
''"Io sono secondo l'idea che il mio servo ha di me, e Io sono con lui quando mi menziona; e se mi menziona in cuor suo, lo menziono in cuor mio. E se mi menziona in pubblico, lo menziono in un pubblico migliore di quello; e se si avvicina a me di un palmo, mi avvicino a lui di un cubito; e se si avvicina a me di un cubito, mi avvicino a lui di un braccio; e se viene da me camminando, vado da lui correndo."''<ref>{{Cita pubblicazione|titolo=^ Ḥadīth Qudsī, 15, da Abū Hurayra, come trasmesso da Bukhārī, Muslim, Tirmidhī, Ibn Māja.}}</ref>
 
Vita, scienza, potenza, volontà, udito, vista e parola sono attributi che pur appartenendogli totalmente, non ne alterano l'Unità. Dio sovraintende la vita delle persone<ref>{{Cita pubblicazione|titolo=^ E quando fu proposto ad esempio il figlio di Maria, ecco che il tuo popolo vociferò, - dicendo: “È costui migliore dei nostri dèi?”. Ma non ti propongono questo paragone altro che come pretesto di disputa, ché son gente amante di liti. - Egli non è che un Servo cui concedemmo i Nostri favori e ne facemmo un esempio pei Figli d'Israele - (ché, se volessimo, faremmo ereditare la terra, dopo di voi, ad angeli) - ed egli non è che un presago dell'Ora: pertanto non dubitate ch'essa venga, e seguite Me; questo è il retto sentiero. (Cor., XLIII:57-61, trad. di A. Bausani, cit., p. 365).}}</ref> senza che questi possano vederlo, poiché "''non l'afferrano gli sguardi ed Egli tutti gli sguardi afferra''<ref name=":3">{{Cita pubblicazione|titolo=Corano 6:103}}</ref>", ma è pronto ad aiutarli qualora ne avessero bisogno ed è alla persona "''più vicino della vena giugulare''"<ref>{{Cita pubblicazione|titolo=Ḥadīth Qudsī, 15, da Abū Hurayra, come trasmesso da Bukhārī, Muslim, Tirmidhī, Ibn Māja.}}</ref>, rendendo superflua ogni intermediazione sacerdotale. Attraverso i [[Nomi di Dio nel Corano|suoi 99 nomi]] è possibile invocarlo<ref>{{Cita pubblicazione|titolo=^ "Qualunque sia la situazione in cui ti troverai, qualunque sia il brano del Corano che reciterai, voi non farete nulla senza che Noi assistiamo a quel che fate, nulla sfugge al tuo Signore, fosse pure del peso di una tarma, nulla sulla terra e nulla in cielo, più piccolo o più grande di questo, tutto è scritto in un libro chiaro". (Corano, Sūrat Yūnus, ossia "di Giona", X:61, trad. di Ida Zilio-Grandi, a cura di A. Ventura, Milano, Mondadori, 2010, p. 126.}}</ref>, ma data la sua natura trascendente e oscura alla persona "''non v'ha simile a Lui cosa alcuna''<ref name=":3" />", l'islam rifiuta l'idea che Dio assomigli in qualche modo alla sua creatura umana o che vi sia il benché minimo spazio per una concezione [[Antropomorfismo|antropomorfica]] di Allāh.
 
I [[Nomi di Dio nel Corano|99 nomi di Dio]] mirano a qualificarne l'essenza (''kawn''), esplicitata attraverso tale elenco di attributi: egli sarebbe dunque tra le altre cose, l'eterno (''Ṣāmad''), la verità (''al-Ḥaqq''), l'esistente di per sé (''al-Ḥayy al-Qayyūm''), il sublime (''al-ʿAẓīm''), il potente (''Qadīr''), il sapiente (''al-Ḥakīm''), ma anche ''al-Badīʾ'', "Il creatore di ogni cosa". La sua onniscienza è chiaramente enunciata:
 
''"È il primo e l'ultimo, l'evidente e il nascosto, e conosce tutto."''<ref>{{Cita pubblicazione|titolo=Corano 69:33}}</ref>
 
=== Luoghi di culto ===
{{vedi anche|Architettura islamica|Arte islamica}}
[[File:Sultan Ahmed Mosque Istanbul Turkey retouched.jpg|min|La [[Moschea Blu]] di [[Istanbul]], [[Turchia]]]]
[[File:"Baadshahi Mosque" (Imperial Mosque) - Lahore, Pakistan.JPG|min|La [[Moschea Imperiale]] di [[Lahore]], [[Pakistan]]]]
 
Luogo deputato (ma non indispensabile) alla ''[[Ṣalāt]]'' è la [[moschea]] (in arabo ''masjid'', al plurale ''masājid''). Non necessariamente delegata a fini liturgici, essa funge anche da luogo d'incontro, di studio e persino di riposo. Al suo interno si usano compiere le cinque preghiere giornaliere obbligatorie, la rottura del digiuno del ''[[ramadan|ramaḍān]]'', la raccolta e ridistribuzione dei fondi della ''[[zakat|zakāt]]''.
 
Dal punto di vista storico, oggi si ritrovano ancora nelle moschee di tutto il mondo elementi introdotti dalle prime moschee di [[Mecca]] e [[Medina]]: è il caso del ''[[miḥrāb]]'', del ''[[minbar]]'', e di un largo cortile esterno, il ''[[sahn]]'' (che poi si sarebbe diffuso anche alle case private), in cui spesso si trovano fontane, o ''[[Abluzione|ḥawḍ]]'', indispensabili al compimento delle abluzioni necessarie per il conseguimento della [[purità rituale]].
 
La moschea rappresenta di gran lunga l'espressione preminente dell'[[architettura islamica]], a sua volta influenzata dalle normative che regolano l'arte sacra in generale: non vi sono quindi ospitate, in linea generale, rappresentazioni umane o animali. La geometria assume dunque un ruolo di collegamento fra realtà umana e trascendenza divina, data la natura infinita e onnipresente, una e unica di [[Allah]]. Per proiettare questi principi, appartenenti alla dottrina teologica islamica o ''[[tawḥīd]]'', nella moschea si utilizzano forme e decorazioni tese a trasmettere al fedele la consapevolezza riguardante la stretta correlazione esistente fra il mondo esterno delle forme e quello interiore delle realtà divine, essendo entrambe, per la concezione islamica, appartenenti ad [[Allah]], considerato sia ''al-Ẓāhir'', "Manifesto", sia ''al-Bātin'', "occulto".<ref>Riguardo all'importanza della geometria nell'arte e nella teologia islamica si possono leggere gli interventi della studiosa presso il reparto di Studi sulle civiltà islamiche all'Università dell'Aga Khan a Londra, Valerie Gonzalez: [http://scgp.stonybrook.edu/archives/984 Geometry and Islamic Art](in inglese), oppure la versione in Italiano: [https://oggiscienza.wordpress.com/2010/08/30/la-geometria-nell%E2%80%99arte-islamica/ La geometria nell'arte islamica] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20141218113522/https://oggiscienza.wordpress.com/2010/08/30/la-geometria-nell%E2%80%99arte-islamica/ |data=18 dicembre 2014 }} e quelli di Christopher E. Longhurst, Th.D alla Pontificia Studiorum Universitas a Sancto Thoma Aquinate in Urbe, Roma:[https://www.academia.edu/1906595/THEOLOGY_OF_A_MOSQUE_The_Sacred_Inspiring_Form_Function_and_Design_in_Islamic_Architecture Theology of a Mosque] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20150402073611/http://www.academia.edu/1906595/THEOLOGY_OF_A_MOSQUE_The_Sacred_Inspiring_Form_Function_and_Design_in_Islamic_Architecture |data=2 aprile 2015 }}</ref>
 
A causa di questo stretto rapporto fra teologia e geometria gli architetti musulmani progredirono notevolmente nelle scienze matematiche, scoprendo, per esempio, formule che in [[Civiltà occidentale|Occidente]] sarebbero diventate note solo nel [[XX secolo]].<ref>Il professor Peter J. Lu, dell'Università di Harvard, ha condotto un approfondito studio sull'argomento, disponibile [http://www.peterlu.org/content/decagonal-and-quasi-crystalline-tilings-medieval-islamic-architecture qui] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20151208152411/http://www.peterlu.org/content/decagonal-and-quasi-crystalline-tilings-medieval-islamic-architecture |data=8 dicembre 2015 }}. Esso ha anche attirato l'attenzione della stampa internazionale [http://www.repubblica.it/2007/02/sezioni/scienza_e_tecnologia/islam-matematica/islam-matematica/islam-matematica.html Il segreto dell'architettura islamica medioevale "Usa formule matematiche del XX secolo"].</ref> Principali espressioni di questa ricerca sono il [[girih]] e l'[[arabesco]].
 
La contrarietà a rappresentare immagini umane è dettata dall'assenza nel pensiero islamico [[sunnita]] del concetto di santità e dalla possibilità che un qualsiasi essere umano - con l'eccezione di [[Maometto]] - possa intercedere per l'essere umano presso Dio, oltre che dalla precisa determinazione d'impedire qualsiasi degenerazione idolatrica del culto.
{{Immagine grande|Taj Mahal, Agra, Uttar Pradesh, India 2012.jpg|1000px|Il [[Taj Mahal]], ad [[Agra (India)|Agra]], in [[India]].}}
 
=== Rituali e liturgie ===
Fra le pratiche devozionali, la preghiera obbligatoria - ''[[ṣalāt]]'' - è considerata la più importante ed è osservata cinque volte al giorno.
 
''"La Preghiera è il pilastro della religione. Chiunque ometta intenzionalmente di compierla, ha distrutto la propria religione."''<ref>''Biḥār al-anwār'', vol. 82, pp. 203 e 209.</ref>
 
Le ''Ibadat'' ({{lang-ar|عبادات}}), plurale di ''[[ibādah]]'', si riferiscono secondo la giurisprudenza islamica (''[[fiqh]]'') alle "regole che guidano l’adorazione nell’Islam"<ref>{{Cita libro|autore=John Bowker|titolo=The Concise Oxford Dictionary of World Religions|url=https://www.oxfordreference.com/view/10.1093/acref/9780192800947.001.0001/acref-9780192800947-e-3317}}</ref> ed includono i dover religiosi che i Musulmani praticano. I cinque pilastri dell’Islam sono inclusi fra le ''Ibadat''.
 
Le pratiche devozionali includono anche rituali supererogatori, la ''du'a'', invocazione a Dio, in particolare la richiesta di perdono per i propri peccati (''istighfar''), e più in generale il ''dhikr'', definito come "ricordo di Dio", che nasce sulla base di numerosi versetti coranici come "''Coloro che credono, che rasserenano i loro cuori al Ricordo di Allah. In verità i cuori si rasserenano al Ricordo di Allah. // Coloro che credono e operano il bene, avranno la beatitudine e il miglior rifugio."''<ref>{{Cita web|url=https://ilcorano.net/il-sacro-corano/13-sura-ar-rad/|titolo=Corano 13:28-29, traduzione dei suoi significati in lingua italiana, a cura di Hamza Roberto Piccardo}}</ref>
 
La pratica del ''dhikr'' include la ripetizione di ''lā ilāha illā Allāh,'' la glorificazione di Dio (''tasbih''), la meditazione sulla creazione, sui versetti Coranici e sulla tradizione profetica, e benedire il Profeta Muhammad con varie [[Pbsl|eulogie]].
 
Fra le ''Ibadat'' migliori nell’Islam vi sono quelle legate al buon comportamento e all’eccellenza con il prossimo. In un hadith tramandato da at-Tabarani si narra che:
Gli ''arkān al-Islām'' ("Pilastri dell'Islam") sono quei doveri assolutamente cogenti per ogni musulmano osservante (pubere e sano di corpo e di mente) per potersi definire a ragione tale. La loro intenzionale evasione comporta una sanzione morale o materiale. Essi sono:
 
''Un uomo venne dal Profeta (benedizioni e pace di Allah su di lui) e disse: 'O Messaggero di Allah, quale delle persone è più caro ad Allah? E quali azioni sono più care ad Allah?' Il Messaggero di Allah (benedizioni e pace di Allah su di lui) disse: 'La più cara delle persone ad Allah, che Egli sia esaltato, è colui che fa più beneficio alle persone, e la più cara delle azioni ad Allah, possa Egli essere esaltato, è la gioia che porti a un musulmano quando lo allevi dall'angoscia, o paghi un debito per lui, o soddisfi la sua fame. E camminare con un fratello per soddisfare i suoi bisogni mi è più caro che osservare i'tikaaf [ritiro] in questa moschea [cioè la moschea di Medina] per un mese'''.<ref>{{Cita web|url=https://islamqa.info/en/answers/105343/the-reward-of-taking-care-of-one-who-is-sick|titolo=At-Tabarani (12/453); classificato come Saheeh da al-Albani in Saheeh at-Targheeb (955)}}</ref>
* la ''[[shahada|shahāda]]'', o "testimonianza" di fede (affermazione, espressa con retta intenzione, dell'esistenza in Dio Uno e Unico nella missione profetica di [[Maometto]]);
* la ''[[ṣalāt]]'', [[preghiera]] canonica da effettuare 5 volte al giorno, in precisi momenti (''awqāt'') che sono scanditi dal richiamo dei ''[[Muezzin|muʾadhdhin]]'' ({{arabo|مؤذن|muezzin}}) che operano nelle ''[[moschea|moschee]]'' (oggi spesso sostituiti da registrazioni diffuse con altoparlanti);
* la ''[[zakat|zakāt]]'', (l'elemosina) devoluta volontariamente a persone bisognose, organizzazioni di carità.(''[[Da'wa|daʿwa]]'');<ref>Numerosi versi del ''[[Corano]]'' (2,62; 5,69; 18,88; 25,70) equiparano la "fede" religiosa (''īmān'') e l' "opera pia" (''ʿamal ṣāliḥ'') di cui la ''zakāt'' rappresenta l'eccellenza.</ref>
* ''Ṣawm [[ramadan|ramaḍān]]'' ({{arabo|صوم رمضان}}), ovvero digiuno - dal sorgere al tramonto del sole - durante il mese lunare di [[Ramadan]] per chi sia in grado di sostenerlo senza sensibili inconvenienti di salute;
* ''[[Hajj|{{unicode|ḥ|}}ajj]]'' ({{arabo|الحج}}), pellegrinaggio canonico a [[Mecca]] e dintorni, nel mese lunare di [[Dhu l-Hijja|Dhū l-ḥijja]], per chi sia in grado di sostenerlo fisicamente ed economicamente.
 
La venerazione delle [[reliquie]] è considerata una degenerazione della fede,<ref>[http://www.treccani.it/enciclopedia/reliquie_%28Enciclopedia-Italiana%29/ Enciclopedia Treccani, 2009, Reliquie.]</ref> così come, in generale, la credenza nella possibilità che i santi ([[Wali (santo)|Wali]]) possano intercedere per i viventi; posizioni nate su impulso di versetti perentori.<ref>''Mi fu detto: "Rendi a Dio culto puro, e non essere uno dei pagani, - e non invocare in luogo di Dio chi non può darti né giovamento né danno. Se lo farai sarai tra gli iniqui''. (''Sūrat Yūnus'', X:105-106)</ref> Vi sono tuttavia delle eccezioni, del tutto minoritarie e principalmente aventi base etnica,<ref>[http://www.treccani.it/enciclopedia/reliquie_%28Enciclopedia-Italiana%29/ Treccani 2009]| Si citano Bījāpur (Deccan), Rohrī (Sind), Aḥmadābād, [[Gaur (Malda)|Gaur]], [[Delhi]]; talune zone dell'Africa</ref> per quanto riguarda le reliquie; mentre sui santi gli [[sciiti]] e talune confraternite [[Sufismo|Sufi]] si discostano dalla maggioranza [[Sunnismo|sunnita]].
In ambienti come quelli [[sciita]], [[kharigismo|kharigita]] e [[sunnita]]-[[Hanbalismo|hanbalita]] si aggiunge un sesto pilastro: il ''[[jihad|jihād]]'',<ref>Il sostantivo è maschile in arabo ed è del tutto scorretto renderlo femminile per la persistente volontà di tradurlo esclusivamente come "guerra".</ref> ma se nella sua accezione di "''jihād'' maggiore" (''akbar'', dice la [[fiqh|giurisprudenza]]), teso cioè a combattere gli aspetti più deteriori dell'animo umano, esso è accettato da ogni scuola di pensiero sunnita come un potenziale sesto pilastro, la sua accezione di "impegno sacro armato" è talmente densa di condizioni e limitazioni da non consentire che il "''jihād'' minore" (''a{{unicode|ṣ|}}ghar'') sia accettato ''sic et simpliciter'' dal [[madhhab]] [[hanafismo|hanafita]], [[malikismo|malikita]] e [[sciafeismo|sciafeita]] come sesto degli ''arkān al-Islām''.
 
Altre pratiche, eseguite particolarmente all'interno di alcune [[Confraternite islamiche|confraternite mistiche]] sono:
== Ecumenismo islamico ==
L'Islam è considerato dai suoi fedeli come l'insieme delle rivelazioni elargite da [[Allah]] all'umanità fin dall'epoca del suo primo [[profeta]], [[Adamo]]. Dal punto di vista dei musulmani, l'islam non deve quindi essere considerata come ultima in ordine di tempo rispetto alle altre due grandi fedi monoteistiche ([[Ebraismo]] e [[Cristianesimo]]), ma come l'ennesima riproposizione della volontà divina all'umanità, resa necessaria dalle continue distorsioni (''taḥrīf'') intervenute come effetto del fluire del tempo e dell'azione (talora maliziosa) degli uomini. [[Torah]] (''Tōrāh''), [[Salmi]], [[Avestā|Avesta]] e [[Vangelo]] (''Injīl''), cui si aggiungeranno in seguito anche i [[Veda]] dell'[[Induismo]], sono perciò considerati testi che, in origine, non contenevano rivelazioni diverse da quella coranica.
 
* la [[Muraqaba|Murāqaba]] o "meditazione", ampiamente praticata da Maometto nei suoi ritiri sul monte [[Hira'|Ḥirāʾ]], con la pratica chiamata ''[[taḥannuth]]'';
Per questo motivo è corretto definire [[Maometto]] "Sigillo dei profeti" (''khaṭam al-nabiyyīn'') ed è un principio fondamentale per la fede islamica credere che con la sua morte sia terminato per sempre il ciclo profetico, tanto che viene accusato di massima empietà (''[[kufra]]''), e di fatto posto al di fuori dell'Islam, chiunque lo dichiari riaperto. Nell'Islam non vengono pertanto disconosciuti il [[Vecchio Testamento|Vecchio]] e il [[Nuovo Testamento]], della cui origine celeste non si discute, riconoscendo per logica conseguenza il carisma dei profeti vetero-testamentari (da [[Adamo]] a [[Noè]], da [[Abramo]] a [[Mosè]]), come pure quello di [[Gesù]]. Secondo i musulmani, il [[Corano]] è però l'unica e non più modificata affermazione della volontà divina, destinata a perdurare inalterata fino al [[Giorno del Giudizio (Islam)|Giorno del Giudizio]].
* il movimento rotatorio su se stessi dei [[Dervisci]], particolarmente praticata dall'ordine dei [[Mawlawiyya|Mevlevi]].
 
Sebbene queste pratiche possano svolgersi anche privatamente, ciò solitamente non avviene. Infatti, in assenza del clero, il musulmano è responsabile della propria fede (''īmān'') ed è per questo esortato a circondarsi della compagnia di persone rette che possano aiutarlo a percorrere il cammino sulla via di [[Allah]], come diceva lo [[sceicco|shaykh]] [[Abu Madyan Shu'ayb]]:
==== Dio ====
:''Il piacere della vita è solo nella compagnia dei ''fuqarāʾ''.<ref>Definizione del termine [http://books.google.it/books?id=C5xoCnX7CgUC&pg=PA174&lpg=PA174&dq=fuqara&source=bl&ots=a3lre-PO6r&sig=XRwGTRClZkf0BRuWkXIyxFsP_6E&hl=it&sa=X&ei=4yg0U5HRIuz8yAPi5YCIBA&ved=0CDAQ6AEwBDgK#v=onepage&q=fuqara&f=false ''Il sufismo nelle parole degli antichi'']; riassumibile in uomini poveri o umili di fronte a Dio</ref> Essi sono i sultani, i maestri e i principi. Il ''faqīr'' è colui che ha abbandonato la futile ricerca di questo mondo per intraprendere la ricerca del Reale, ovverosia, del segreto della sua esistenza. Il primo requisito di questa ricerca è la compagnia delle altre persone che desiderano acquisire tale scienza. Essere parte di esse significa condividerne le difficoltà e le gioie. Da principio, il ''faqīr'' vede le manchevolezze dei ''fuqarāʾ''. Quando impara che essi sono uno specchio per lui — come insegnava il famoso ''ḥadīth''<ref>"il credente è lo specchio del credente" ([[Abu Dawud al-Sijistani|Abū Dāwūd]], 49)</ref> — cessa di combatterli e nel suo cuore comincia a sorgere l'amore per gli amanti di [[Allah]]. In tal modo si approssima allo Shaykh.''<ref>Tratto da "''I cento passi"'' di [[Shaykh Abdalqadir as-Sufi al-Murabit]]</ref>
Nel Corano, la [[Sura]] 112 - Al-Ikhlâs o Il Puro Monoteismo - fornisce la definizione che Dio dà di sè:
:''Di’ «Egli Allah è Unico, Allah è l’Assoluto. Non ha generato, non è stato generato e nessuno è eguale a Lui».''
Questa sura è considerata la perfetta sintesi dell'Unità islamica, o [[Tawhid]], che a sua volta incorpora le caratteristiche di Dio: egli è Unico (''wāḥid'') e Uno (''aḥad'').
Avendo tali caratteristiche, l'Islam rigetta apertamente la [[Trinità]] e la visione divina di [[Gesù]], ma ne attende il ritorno alla fine dei tempi<ref>''Quando viene proposto l'esempio del figlio di Maria, il tuo popolo lo rifiuta, dicendo: “I nostri dèi non sono forse migliori di lui?”. Ti fanno questo esempio solo per amor di polemica, ché sono un popolo litigioso. Egli non era altro che un Servo, che Noi abbiamo colmato di favore e di cui abbiamo fatto un esempio per i Figli di Israele. Se volessimo, trarremmo angeli da voi ed essi vi sostituirebbero sulla terra. Egli è un annuncio dell'Ora. Non dubitatene e seguitemi, questa è la retta via. Corano, 43:61''</ref>. Dio, entità completamente trascendente, esiste senza avere luogo e sovraintende la vita degli uomini<ref>''Corano, Sura Yunus o Giona - ayat 62''</ref> senza che questi possano vederlo<ref>Gli sguardi non lo raggiungono, ma Egli scruta gli sguardi. Corano 6:103 </ref>, ma è pronto ad aiutarli qualora ne avessero bisogno<ref>Quando i Miei servi ti chiedono di Me, ebbene Io sono vicino! Rispondo all'appello di chi Mi chiama quando Mi invoca. Procurino quindi di rispondere al Mio richiamo e credano in Me, sì che possano essere ben guidati. Corano 2:186</ref> e gli è "''più vicino della vena giugulare''"<ref>In verità siamo stati Noi ad aver creato l'uomo e conosciamo ciò che gli sussurra l'animo suo. Noi siamo a lui più vicini della sua vena giugulare. Corano, 50:16</ref>, rendendo superflua ogni intermediazione sacerdotale. Attraverso i [[Nomi di Dio (Corano)|suoi 99 nomi]] - i più conosciuti dei quali sono il Misericordioso (''Ar-Rahmân'') e il Compassionevole (''Ar-Rahîm'') - è possibile invocarlo<ref>''Ad Allah appartengono i nomi più belli: invocateLo con quelli(Corano, Al-A'râf, 180)''</ref>, ma data la sua natura trascendente e oscura all'uomo "''niente è simile a Lui''<ref>Corano, 42:11</ref>", non può essere raffigurato in alcun modo; l'Islam inoltre rifiuta l'idea che Dio assomigli in qualche modo alla sua creazione, o che abbia un corpo. La sua Onniscenza è chiaramente enunciata:
:''“Egli è il Primo e l'Ultimo, il Palese e l'Occulto, Egli è l'Onnisciente." <ref>[Corano 57:3]</ref> ''
 
==== RitualiI eprofeti Liturgie ====
{{Vedi anche|Profeti dell'islam|Maometto}}
Alcuni musulmani<ref>Ahmed Deedat - Come pregavano i Profeti</ref> sostengono di riallacciarsi alle pratiche di diversi profeti dell'Islam come [[Abramo]], [[Mosè]] o [[Gesù]], durante lo svolgimento di alcuni rituali canonici; essi sono:
I Profeti nell’Islam sono quegli individui a cui Dio ha rivelato il Messaggio e che hanno la funzione di modelli ispiratori per carattere, spiritualità ed adorazione del Creatore. Ai profeti possono venire affidate delle missioni specifiche come quelle di convenire dei messaggi divini ad una comunità di empi, di liberare un popolo dall’oppressione come nel caso di [[Mosè]] ed i [[Dodici tribù di Israele|Figli di Israele]], di ricordare il bene guidando un popolo di credenti che hanno già accettato il Messaggio in precedenza, come nel caso di [[Davide]] ed altri profeti biblici mandati come guida ai Figli di Israele, nel periodo in cui l’Islam considera che il [[Alleanza (Bibbia)|Patto dell’alleanza]] era ancora valido fra Dio ed i Figli di Israele, infranto secondo i musulmani dopo la negazione di Gesù come Messia e di Muhammad come ultimo dei profeti<ref>{{Cita web|url=https://quran.com/it/10?startingVerse=47|titolo=Corano 10:47}}</ref>.
 
I musulmani dichiarano che la loro religione si riallaccia direttamente alle tradizioni religiose che sarebbero state predicate dal patriarca [[Bibbia|biblico]] Abramo, considerato da Muhammad come il suo più autorevole predecessore. La ragione è che da Abramo discende [[Ismaele]], e di conseguenza gli [[arabi]], e Muhammad stesso. Gli [[ebrei]] invece sono considerati i discendenti da [[Isacco]] e i [[cristiani]] sarebbero originati dall'ebraismo come una setta ebraica che con [[Paolo di Tarso]] iniziò ad accogliere anche i non-ebrei. Ismaele e Isacco erano entrambi figli di Abramo, sebbene il primo fosse di madre araba e il secondo israelita. È per questo che l'islam viene classificato come [[religioni abramitiche|religione abramitica]], al pari dell'[[Ebraismo]] e del [[Cristianesimo]].
* il rimuovere le scarpe nei luoghi sacri, secondo quanto Dio disse a Mosè sul Monte Sinai<ref>''Fermati lì! Togliti i sandali, perché il luogo dove ti trovi è terra santa. Esodo 3:5''</ref>, o ciò che venne detto a Giosuè <ref>'' Rispose il capo dell'esercito del Signore a Giosuè: «Togliti i sandali dai tuoi piedi, perché il luogo sul quale tu stai è santo». Giosuè così fece. Giosuè 5:15''</ref>
* il compiere le abluzioni rituali, secondo ciò che Dio comandò a Mose e Aronne<ref>''“Con l’acqua della purificazione Mosè, Aronne e i suoi figli si lavarono le mani e i piedi. Si purificavano così ogni volta che entravano nella tenda dell’incontro e quando si avvicinavano all’altare , come il SIGNORE aveva ordinato a Mosè” (Esodo 40: 31.32)''</ref>;
* Il prostarsi con il viso rivolto a terra, così come venne fatto da Gesù <ref>''Andò un po' avanti (Gesù), si gettò con la faccia a terra e si mise a pregare.'' (Matteo 26:39)</ref>, Abramo<ref>“Allora Abramo si prostrò con la faccia a terra…” (Genesi 17:17)</ref>, Mosè<ref>''“Mosè e Aronne si allontanarono dagli israeliti e andarono a gettarsi con il volto a terra davanti alla tenda dell’incontro. il Signore manifestò loro la sua presenza”. (Numeri 20:6)''</ref> e Giosuè.<ref>''Allora Giosuè cadde con la faccia a terra, si prostrò e gli disse: «Che dice il mio signore al suo servo?». Rispose il capo dell'esercito del Signore a Giosuè: «Togliti i sandali dai tuoi piedi, perché il luogo sul quale tu stai è santo». Giosuè così fece. ''</ref>
* il digiuno, simile a quello compiuto da Gesù per 40 giorni e 40 notti<ref>''Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per esser tentato dal diavolo. E dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, ebbe fame. Matteo 4:1-2''</ref>
 
Il primo profeta islamico viene considerato [[Adamo]] e, dopo di lui, Idris, e poi Nūḥ ([[Noè]]). Sono annoverati fra i tanti profeti islamici, dopo Ibrāhīm ([[Abramo]]), suo cugino Lūt, i suoi figli Isḥāq ([[Isacco]]) e Ismāʿīl ([[Ismaele]]), Yaʿqūb ([[Giacobbe]]), Yūsuf ([[Giuseppe (patriarca)|Giuseppe]]), Mūsā ([[Mosè]]), Dāwūd ([[Davide]]), Sulaymān ([[Salomone]]), Yaḥyā ([[Giovanni Battista]]) e, prima di Muḥammad, ʿĪsā ibn Maryam (cioè [[Gesù]] di Nazareth, figlio di Maryam, ossia colei che in altro contesto è chiamata [[Maria (madre di Gesù)|Maria]]),<ref>Si veda [[Gesù nell'islam]].</ref> Maria è considerata anche nel Corano come esempio sublime di devozione femminile a Dio.
Altre pratiche, eseguite particolarmente all'interno delle [[Sufismo|confraternite mistiche]] diffuse in tutto il mondo islamico, sono:
 
Alcuni profeti citati dal Corano non sono usualmente identificati con quelli biblici, o la loro identificazione è dubbia: questo includono [[Idris (islam)|Idrīs]], [[Salih|Ṣāliḥ]], [[Hud (profeta)|Hud]], Shuʿayb, Dhū l-Kifl, al-Khidr.
* la [[Muraqaba|Murāqaba]] o meditazione;
* il [[dhikr]], definito come ricordo o invocazione di Dio da ripetere perlopiù in silenzio. Usualmente, ''la ilaha ilallah'' o ''Allahu Akbar '';
* la rotazione dei [[Dervisci]], particolarmente praticata dall'ordine dei Mevlevi.
 
Dopo Muhammad, considerato dai musulmani l’ultimo profeta e per questo "il sigillo dei profeti" (''khātim al-anbiyāʾ''), è un dogma per l'islam credere nella fine del ciclo profetico, e credere il contrario viene considerato dal sunnismo e dallo sciismo come motivo sufficiente per non essere considerati musulmani (''kufr'').
Sebbene queste pratiche possano svolgersi anche in solitaria, ciò solitamente non avviene. Infatti, in assenza del clero il musulmano è responsabile del proprio Īmān (fede) ed è per questo esortato a circondarsi della compagnia di persone rette che possano aiutarlo a percorrere il cammino sulla via di [[Allah]], come dice lo [[Shaykh]] Abu Madyan:
:<small>''Il piacere della vita è solo nella compagnia dei fuqara<ref>[http://books.google.it/books?id=C5xoCnX7CgUC&pg=PA174&lpg=PA174&dq=fuqara&source=bl&ots=a3lre-PO6r&sig=XRwGTRClZkf0BRuWkXIyxFsP_6E&hl=it&sa=X&ei=4yg0U5HRIuz8yAPi5YCIBA&ved=0CDAQ6AEwBDgK#v=onepage&q=fuqara&f=false Definizione di Fuqara]</ref>.Essi sono i sultani, i maestri e i principi. Il faqir è colui che ha abbandonato la futile ricerca di questo mondo per intraprendere la ricerca del Reale, ovverosia, del segreto della sua esistenza. Il primo requisito di questa ricerca è la compagnia delle altre persone che desiderano acquisire tale scienza. Essere parte di esse significa condividerne le difficoltà e le gioie. Dapprincipio, il faqir vede le manchevolezze dei fuqara. Quando impara che essi sono uno specchio per lui — come insegna il famoso hadith — cessa di combatterli e nel suo cuore comincia a sorgere l’amore per gli amanti di [[Allah]]. In tal modo si approssima allo Shaykh.''</small>
 
Nell’Islam si fa una distinzione fra Profeta (''Nabi'') e Messaggero (''Rasul''). Ogni Rasul viene considerato un Nabi ma non viceversa. Una delle differenziazioni più popolari fra i dotti islamici è quella di [[Ibn Taymiyya]] che distingue il Nabi dal Rasul dal fatto che gli ultimi sono mandati a convenire il messaggio della rivelazione divina ad un popolo non credente mentre i primi sono mandati come ammonitori e guide per un popolo che già crede<ref>{{Cita web|url=https://daruliftabirmingham.co.uk/home/rasul-and-nabi/|titolo=Aqaaidul Islam|autore=Maulana Idris Khandhawi|p=p.59 – p.60}}</ref>.
== Profeti ==
{{Vedi anche|Maometto}}
I musulmani dichiarano che la loro religione si riallaccia direttamente alle tradizioni religiose che sarebbero state predicate dal patriarca [[Bibbia|biblico]] Abramo, considerato da Maometto come il suo più autorevole predecessore. La ragione è che l'Islam è (almeno inizialmente) la religione degli [[arabi]], discendenti da [[Ismaele]], mentre gli [[Ebrei]] sarebbero i discendenti da [[Isacco]] e i [[Cristiani]] sarebbero gemmati dall'ebraismo come una setta ebraica che con [[Paolo di Tarso]] iniziò ad accogliere anche i non-ebrei. E Ismaele ed Isacco erano figli di Abramo, sebbene il primo fosse di madre araba e il secondo israelita (fatti tuttavia senza particolare significato in una cultura patrilineare e patriarcale). È per questo che, in chiave puramente formale, l'Islam viene classificato come [[religioni abramitiche|religione abramitica]], al pari dell'[[Ebraismo]] e del [[Cristianesimo]].
 
I Profeti vengono riconosciuti come tali principalmente per due motivi: il primo motivo è quello del messaggio con cui vengono i profeti e che deve essere concorde con il monoteismo puro del Dio di Abramo e la cui morale ed etica devono anche essere in linea (salvo modifiche legislative dettate dalle diverse rivelazioni nell’arco della storia umana); il secondo motivo è quello dei segni e dei miracoli con cui il profeta viene inviato. Il Corano ricorda molti miracoli dei profeti biblici e non, e lo stesso Muhammad avrebbe menzionato esplicitamente in un hadith l’importanza del miracolo come segno a conferma di un profeta affermando:
Il primo profeta islamico sarebbe peraltro stato [[Adamo]] e, dopo di lui, Nūḥ ([[Noè]]). Sono annoverati fra i tanti profeti islamici, dopo Ibrāhīm ([[Abramo]]), i suoi figli Isḥāq ([[Isacco]]) e Ismāʿīl ([[Ismaele]]), Yaʿqūb ([[Giacobbe]]), Yūsuf ([[Giuseppe (patriarca)|Giuseppe]]), Mūsā ([[Mosè]]), Dāwūd ([[Davide]]), Sulaymān ([[Re Salomone|Salomone]]), Yaḥyā ([[Giovanni Battista]]) e, prima di Muḥammad, ʿĪsā ibn Maryam (cioè [[Gesù]] di Nazareth figlio di Maryam, ossia quella che in altro contesto è chiamata [[Maria, madre di Gesù|Maria]], ''vedi [[Gesù secondo l'Islam]]''). Maria è considerata anche nel Corano come esempio sublime di devozione femminile a Dio.
 
“Non c'è profeta a cui non siano stati dati miracoli con cui le persone hanno creduto. Il miracolo che mi è stato dato è la rivelazione che Allah mi ha ispirato. Ecco perché spero che nel Giorno del Giudizio sarò il profeta con la comunità più numerosa!"<ref>{{Cita web|url=https://sunnah.com/bukhari:4981|titolo=Hadith, Sahih al-Bukhari 4981}}</ref>
Dopo Maometto, chiamato per questo "il sigillo dei profeti" (''khātim al-anbiyāʾ''), è un dogma per l'Islam che la profezia abbia termine e credere nella riapertura del ciclo profetico è senz'altro considerato dal sunnismo e dallo sciismo ''kufra''.
 
== Il Culto ==
{{Vedi anche|Feste islamiche}}
Mentre il culto per Dio, chiamato Allah, è immutabile e del tutto indifferente all'epoca e allo spazio fisico in cui esso è praticato, la liturgia espressa potrà in varie occasioni adattarsi invece al tempo e al luogo in cui il fedele vive. Ciò è in perfetta coerenza col principio condiviso che l'Islam sia una religione ''wusṭa'', cioè collocata su una linea "mediana" rispetto agli opposti estremi costituiti dall'ateismo da un lato e da un formalismo rigido di facciata, non pervaso dalla reale comprensione e dalla tolleranza nei confronti di chi sbaglia.<ref>Si veda in merito quanto affermato da [[Ahmad ibn Hanbal]] e dal suo tardo epigono, [[Ibn Taymiyya]], secondo cui «''un musulmano non deve ''mai'' stancarsi di ammonire il fratello che sbaglia''», rendendo così illegittima qualsiasi sanzione personale del peccatore.</ref> È nota l'affermazione di Muḥammad, secondo cui l'Islam aborre gli eccessi e il fanatismo, basandosi sull'assunto, più volte ribadito nel [[Corano]], che "Dio non ama gli eccessivi" (II:190; VI:141; VII:31; XVII:26-27; XXV:67; XLIV:31 e LVII:23). Per questo motivo l'estremo rigore sul piano sia della lettera, sia dei contenuti della Legge, corrisponde nei fatti a un'estrema flessibilità.
Mentre il culto per Dio, chiamato Allah, è immutabile e del tutto indifferente all'epoca e allo spazio fisico in cui esso è praticato, la liturgia espressa potrà in varie occasioni adattarsi invece al tempo e al luogo in cui il fedele vive. Ciò è in perfetta coerenza col principio condiviso che l'islam sia una religione ''wusṭa'', ovvero collocata su una linea "mediana" rispetto agli opposti estremi costituiti dall'ateismo da un lato e da un formalismo rigido di facciata, non pervaso dalla reale comprensione e dalla tolleranza nei confronti di chi sbaglia.<ref>Si veda in merito quanto affermato da [[Ahmad ibn Hanbal]] e dal suo tardo epigono, [[Ibn Taymiyya]], secondo cui «''un musulmano non deve ''mai'' stancarsi di ammonire il fratello che sbaglia''», rendendo così illegittima qualsiasi sanzione personale del peccatore.</ref> È nota l'affermazione di Maometto, secondo cui l'islam aborre gli eccessi e il fanatismo, basandosi sull'assunto, più volte ribadito nel [[Corano]], che "Dio non ama gli eccessivi" (II:190; VI:141; VII:31; XVII:26-27; XXV:67; XLIV:31 e LVII:23). Per questo motivo l'estremo rigore sul piano sia della lettera, sia dei contenuti della Legge, corrisponde nei fatti a un'estrema flessibilità.
 
Una visione etnocentrica del culto islamico ha però portato, durante il corso della storia europea, a dei grossi fraintendimenti: se per gli europei medioevali MuḥammadMaometto era uno scismatico cristiano<ref>Dante Alighieri nella Divina Commedia rappresenta Maometto e Alì insieme agli scismatici,</ref><ref>[[Brunetto Latini]] nel suo ''[[Il Tesoretto|Le livre dou tresor]]'' lo rappresenta come un cardinale con mire papali</ref> questa credenza si è evoluta nel corso dei secoli, fino a trasformare i musulmani in "[[Maomettano|maomettani]]"; credenza questa parzialmente diffusa anche nel secolo ventesimo - possibilmente alimentata da una visione dell'Islamislam speculare a quella che i Cristianicristiani hanno della propria religione e in particolare della figura di Cristo, divinizzata e dunque adorata. In realtà un musulmano che adorasse MuḥammadMaometto, o qualsiesiqualsiasi altro Profetaprofeta prima di lui, commetterebbe l'errore gravissimo di scambiare i messaggeri, cioè i profeti inviati da Dio sulla terra per annunciare la rivelazione monoteista, con il messaggio, il Dio Unico (''wāḥid'') e Uno (''aḥad'') che non ha generato e non è stato generato (''lam yalid wa lam yūlad'') che avrebbe incaricato MuḥammadMaometto di annunciare l'ultima, definitiva rivelazione;, rendendolo così "sigillo dei profeti" (''khātim al-anbiyāʾ'').
 
== Testi fondamentalisacri ==
{{Vedi anche|Corano|Sunna|Libri sacri dell'Islam}}
[[File:Jerusalem Dome of the rock BW 3.JPG|thumb|right|360px|La [[Cupola della Roccia]] a [[Gerusalemme]], la terza città santa dell'Islam]]
[[File:Jerusalem Dome of the rock BW 3.JPG|min|verticale=1.6|La [[Cupola della Roccia]] nella [[monte del Tempio|Spianata delle Moschee]] a [[Gerusalemme]], la terza città santa dell'Islam [[sunnismo|sunnita]]]]
I testi fondamentali a cui fanno riferimento i musulmani sono, in ordine di importanza:
 
* il ''[[Corano]]'' (letteralmente "Recitazione"), che è considerato dai musulmani espresso parola per parola da Dio ([[Allah]]). I musulmani ritengono che Maometto abbia ricevuto il Corano da Dio attraverso l'[[Arcangelo Gabriele]], che glielo avrebbe rivelato in lingua araba.<ref>Questa posizione è stata contestata, recentemente, da [[Cristoph Luxenberg]] (''Die syro-aramaeische Lesart des Koran; Ein Beitrag zur Entschlüsselung der Qur'ansprache'', Berlino, 2000), il quale - nel solco della corrente degli studiosi iper-scettici che fa capo a [[John Wansbrough]] - considera invece che la composizione originale del Corano sia avvenuta in ambito siro-aramaico.</ref> È per questo che i fondamentali atti liturgici islamici sono recitati in tale idioma in tutto il mondo musulmano. Dopo la Rivelazione ricevuta da Maometto l'islam crede, per [[dogma]], che nessun altro profeta sarà più identificato da Dio fra gli uomini. Il Corano fu messo per iscritto in parte durante la vita di Muhammad su pietre o pezzi di cuoio ed in particolare durante le sessioni in cui Muhammad dettava il Corano ad uno dei suoi Compagni (Sahaba). Muhammad, secondo la tradizione islamica era analfabeta,<ref>Il suo analfabetismo serve a stornare da lui il sospetto che la rivelazione coranica fosse nient'altro che una sua composizione poetica e che Maometto fosse per ciò stesso invasato dai ''[[jinn]]'', ispiratori dei poeti ma anche apportatori di follia,</ref> e il Corano sarebbe stato perfettamente assimilato da lui per grazia divina, così da poterlo recitare senza esitazioni e impacci ai suoi seguaci che, sovente, lo memorizzarono a loro volta. Già durante il mandato del primo Califfo [[Abū Bakr|Abu Bakr]] i maggiori compagni del Profeta avevano delle personali copie del Corano. Sotto il [[califfo]] [[Uthman]] il Corano fu compilato (dai ''[[kuttāb]]'') e sistemato con una serie di accorgimenti grafici (i punti diacritici delle varie consonanti arabe [[Omografia (linguistica)|omografe]] e le vocali, o ''ḥarakāt''), altri accorgimenti diacritici furono implementati all'epoca del [[Wali (governatore)|governatorato]] dell'[[omayyade]] [[al-Hajjaj ibn Yusuf|al-Ḥajjāj b. Yūsuf]], verso la fine del [[VII secolo]]-inizi dell'[[VIII secolo|VIII]] ma già dai tempi del Califfo Uthman il testo viene considerato ultimato così come confermato anche da varie scoperte archeologiche moderne come il [https://web.archive.org/web/20150825091624/http://vmr.bham.ac.uk/Collections/Mingana/Islamic_Arabic_1572a/table/ Manoscritto coranico di Birmingham] ed altri. Una critica controversa da parte della minoranza [[sciismo|sciita]] sostiene che - malgrado la sacralità e l'autenticità del Libro sacro dopo la ''Vulgata'' di [[al-Hajjaj ibn Yusuf]] debba essere appieno riconosciuta - il Corano manchi di alcuni passaggi relativi al ruolo preminente di [['Ali ibn Abi Talib]] e dei suoi discendenti. Uno dei lavori più completi su questa critica sciita è il ''Kitāb al-qirāʾāt'' (o ''Kitāb al-tanzīl wa l-taḥrīf'') di Aḥmad ibn Muḥammad al-Sayyārī ([[IX secolo]])<ref>Etan Kohlberg and Mohammad Ali Amir-Moezzi, ''Revelation and Falsification'', Leiden-Boston, E.J. Brill, 2009.</ref> e l'ultimo quello di Mīrzā al-Nūrī al-Ṭabarsī/Ṭabrisī col suo ''Faṣl al-khiṭāb''.<ref>''Faṣl al-khiṭāb fī taḥrīf kitāb rabb al-arbāb''. Ed. lit., in folio, s.l. [Teheran], 1298/1881.</ref>
{{Vedi anche|Corano}}
* la ''[[Sunna]]'' (letteralmente "consuetudine") è costituita da una serie di detti, fatti, silenzi o inazioni, di Maometto. Essa è dunque basata su ''[[ḥadīth]]'' (tradizioni giuridico-religiose), raccolti e tramandati da testimoni ritenuti sicuri. È stata messa in forma scritta solo nel III secolo del [[calendario islamico]] ([[IX secolo]]) nei [[Sei libri]] (''al-kutub al-sitta''), i più importanti dei quali sono universalmente considerati dai musulmani quelli di [[Bukhari|Bukhārī]] e di [[Muslim ibn al-Hajjaj|Muslim]] mentre gli altri furono composti da [[Ibn Maja|Ibn Māja]], [[al-Nasa'i|al-Nasāʾī]], [[Tirmidhi|al-Tirmidhī]] e [[Abu Dawud al-Sijistani|Abū Dāwūd al-Sījistānī]]. Gli [[sciiti]] affiancano loro le opere quali l{{'}}''al-Kāfī fī ʿilm al-dīn'' di Abū Jaʿfar Muḥammad b. Yaʿqūb al-Kulaynī/al-Kulīnī (m. 939); il ''Kitāb man lā yaḥḍuruhu l-faqīh'' di Abū Jaʿfar Muḥammad b. ʿAlī, altrimenti noto come [[Ibn Babawayh al-Qummi|Ibn al-Bābūya (o Bābawayh) al-Qummī]] (m. 991) e il ''Tahdhīb al-aḥkām'' di Abū Jaʿfar Muḥammad b. al-Ḥasan al-Ṭūsī (m. 1067 o 1068), riuniti nei [[Quattro Libri (sciismo)|Quattro libri]]. I criteri di trasmissione dei hadith si basa su principi quali l’affidabilità morale di chi tramanda la narrazione, la capacità intellettuale e la conoscenza, la mancanza di errori nel uso lavoro nel campo della trasmissione di hadith e il numero di catene di trasmissione che tramandano ogni hadith<ref>{{Cita libro|autore=Muhammad Mustafa Azami|titolo=Studies in Hadith Methodology and Literature|annooriginale=1977|anno=2012|ISBN=0892590114}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://islamqa.info/en/answers/79163/conditions-of-a-saheeh-sound-hadeeth|titolo=Islamqa, Conditions of a saheeh (sound) hadeeth}}</ref>.
* il ''[[Corano]]'' (letteralmente "Recitazione"), che è considerato dai musulmani espresso parola per parola da Dio ([[Allah]]). I musulmani ritengono che Maometto abbia ricevuto il Corano da Dio attraverso l'[[Arcangelo Gabriele]], che glielo avrebbe rivelato in lingua araba.<ref>Questa posizione è stata contestata, recentemente, da Cristoph Luxenberg ''Die syro-aramaeische Lesart des Koran; Ein Beitrag zur Entschlüsselung der Qur'ansprache'', Berlino, 2000, il quale - nel solco della corrente degli studiosi iper-scettici che fa capo a [[John Wansbrough]] - considera invece che la composizione originale del Corano sia avvenuta in ambito siro-aramaico.</ref> È per questo che i fondamentali atti liturgici islamici sono recitati in tale idioma in tutto il mondo musulmano. Dopo la Rivelazione ricevuta da Maometto l'Islam crede, per [[dogma]], che nessun altro profeta sarà più identificato da Dio fra gli uomini. Secondo i fedeli, il Corano non venne messo immediatamente per iscritto: Maometto, secondo un'ipotesi fatta propria anche dai [[musulmani]], sarebbe stato analfabeta.<ref>Il suo analfabetismo serve a stornare da lui il sospetto che la rivelazione coranica fosse nient'altro che una sua composizione poetica e che Maometto fosse per ciò stesso invasato dai ''[[jinn]]'', ispiratori dei poeti ma anche apportatori di follia,</ref> e che il Corano sarebbe stato perfettamente assimilato da lui per grazia divina, sì da poterlo recitare senza esitazioni e impacci ai suoi seguaci che, sovente, lo memorizzarono a loro volta. Solo più tardi (sotto il [[califfo]] [[Uthman]]) fu messo per iscritto (dai ''[[katib|kuttāb]]'') e sistemato con una serie di accorgimenti grafici (i punti diacritici delle varie consonanti arabe [[Omografia (linguistica)|omografe]] e le vocali, o ''ḥarakāt''), all'epoca del [[Wali (governatore)|governatorato]] dell'[[omayyade]] [[al-Hajjaj ibn Yusuf|al-Ḥajjāj b. Yūsuf]], verso la fine del [[VII secolo]]-inizi dell'[[VIII secolo|VIII]]. Epoca dopo la quale il testo sacro è rimasto assolutamente immutato.
{{vedi anche|Sunna}}
* la ''[[Sunna]]'' (letteralmente "consuetudine") è costituita da una serie di detti, fatti, silenzi o inazioni, di Maometto. Essa è dunque basata su ''[[hadith|ḥadīth]]'' (tradizioni giuridico-religiose), raccolti e tramandati da testimoni ritenuti sicuri. È stata messa in forma scritta solo nel III secolo del [[calendario islamico]] ([[IX secolo]]) nei [[Sei libri]] (''al-kutub al-sitta''), i più importanti dei quali sono universalmente considerati dai musulmani quelli di [[Bukhari|Bukhārī]] e di [[Muslim ibn al-Hajjaj|Muslim]] mentre gli altri furono composti da [[Ibn Maja|Ibn Māja]], [[al-Nasa'i|al-Nasāʾī]], [[Tirmidhi|al-Tirmidhī]] e [[Abu Dawud al-Sijistani|Abū Dāwūd al-Sījistānī]]. Gli [[sciiti]] affiancano loro le opere quali l'''al-Kāfī fī ʿilm al-dīn'' di Abū Jaʿfar Muḥammad b. Yaʿqūb al-Kulīnī/al-Kulaynī (m. 939); il ''Kitāb man lā yaḥḍuruhu l-faqīh'' di Abū Jaʿfar Muḥammad b. ʿAlī, altrimenti noto come al-Bābūya al-Qummī (m. 991) e il ''Tahdhīb al-aḥkām'' di Abū Jaʿfar Muḥammad b. al-Ḥasan al-Ṭūsī (m. 1067 o 1068).
 
IQuanto alle rivelazioni precedenti al Corano, i musulmani - secondo il concetto di [[Tahrif]] - credono che siano d'ispirazione divina, ma corrotti dal tempo o dalla malizia degli uomini (elencati in ordine cronologico dal più recente):
 
* il ''[[Vangelo]]'' (chiamato ''Injīl'');
* l'[[Avesta]] zoroastriano;
* i ''[[Salmi]]'' (chiamati ''al-Zabūr'');
* la ''[[ToràhTorah|Tōrāh]]'' (chiamata ''TawrāTawrāt'');
* Per quanto riguarda i [[Veda]] induisti essi furono riconosciuti come ispirati da Dio nell'Impero Moghul (islamico). Secondo Ragheb El-Sergany nel suo libro "Un esempio per gli uomini", nella seconda parte del "Samaveda" della tradizione brahmanica c'è scritto: «Ahmed ricevette la legislazione del suo Dio ed è piena di saggezza ed è circondata di luce». Nei Veda parte ventesima, c'è scritto: «O gente, ascoltate e comprendete, sarà inviato Al-Mohamed tra la gente più prestigiosa. La sua grandiosità viene menzionata anche nel Paradiso e dipende dal fatto che lui è pieno di pregi, lui è Mohamed».
* l'''[[Avesta]]'' [[zoroastriano]].
 
Accanto alle sacre scritture, e da esse direttamente ispirata, v'è un'immensa letteratura prodotta nei secoli dalla comunità dei dottori appartenenti sia all'islam [[Sunnismo|sunnita]] sia a quello [[Sciismo|sciita]]: testi di ''[[fiqh]]'' (giurisprudenza), di ''[[kalām]]'' (teologia), di ''[[tasawwuf]]'' (mistica). Non è da trascurarsi infine che, soprattutto per quanto riguarda la mistica islamica o [[sufismo]], molta pregevole letteratura è stata prodotta in versi da autori di espressione araba e persiana soprattutto, ma anche in turco, urdu ecc.
Il dilemma se trattare gli induisti come politeisti cui offrire l'opportunità fra conversione o morte fu superata grazie all'interpretazione di numerosi dotti musulmani, secondo cui anche i [[Veda]] sarebbero stati un testo d'origine divina, per quanto particolarmente corrotti.
 
Accanto alle sacre scritture, e da esse direttamente ispirata, v'è un'immensa letteratura prodotta nei secoli dalla comunità dei dottori appartenenti sia all'Islam [[Sunnismo|sunnita]] sia a quello [[Sciismo|sciita]]: testi di ''[[fiqh]]'' (giurisprudenza), di ''[[kalām]]'' (teologia), di ''[[tasawwuf]]'' (mistica). Non è da trascurarsi infine che, soprattutto per quanto riguarda la mistica islamica o [[sufismo]], molta pregevole letteratura è stata prodotta in versi da autori di espressione araba e persiana soprattutto, ma anche in turco, urdu ecc.
 
== Obblighi morali e sociali ==
{{Vedi anche|Finanza islamica}}
[[File:Masjedolnabi2.JPG|thumb|right|400px|[[Moschea]] del Profeta a [[Medina]], seconda città sacra dell'Islam.]]
[[File:Masjedolnabi2.JPG|min|verticale=1.8|[[Moschea del Profeta]] a [[Medina]], seconda città sacra dell'Islam]]
Il [[musulmano]] ha dunque il dovere di assolvere al "''[[jihad|jihād]]'' maggiore", additato letteralmente come "sforzo" o "impegno [del singolo] sulla Strada di Dio" (''jahada fī sabīl Allāh''), nella speranza di poter vedere nell'Aldilà il Suo Volto (''li-wajhihi''), grazie alla riuscita impegnativa lotta contro le pulsioni negative del proprio corpo e del proprio spirito.<br>
Il [[musulmano]] ha dunque il dovere di assolvere al "''[[jihād]]'' maggiore", additato letteralmente come "sforzo" o "impegno [del singolo] sulla Strada di Dio" (''jahada fī sabīl Allāh''), nella speranza di poter vedere nell'Aldilà il Suo Volto (''li-wajhihi''), grazie alla riuscita impegnativa lotta contro le pulsioni negative del proprio corpo e del proprio spirito.
Nella sua veste "minore", il ''jihād'' viene definito e differenziato dalla ''[[Shari'a|sharīʿa]]''. Se infatti un'offesa o un'aggressione sono portate dalla ''[[dar al-Harb]]'' nel cuore della ''[[dar al-Islam]]'', l'impegno a prendere le armi per contrastare ed eliminare l'oltraggio incombe su tutta la ''[[Umma]]'', mentre se si intendesse realizzare l'espansione dei confini fisici e spirituali della ''Umma'', l'impegno al ''jihād'' incomberebbe esclusivamente su volontari espressi dalla ''[[Umma]]''. Nel primo caso si parla allora di ''far{{unicode|ḍ|}} ʿayn'' (obbligo individuale), nel secondo invece di ''far{{unicode|ḍ|}} kifāya'' (obbligo collettivo).
 
La ''[[jihād]]'' maggiore è diversa dalla ''[[jihād]]'' minore le cui specifiche vengono definite e differenziate dalla [[Shari'a|''sharīʿa'']] legislando i casi legittimi di lotta armata a livello di comunità religiosa.<ref>{{Cita libro|autore=Abdel Haleem Muhammed|titolo=Understanding the Qurʼan : Themes and Style.|anno=2001|editore=I.B. Tauris|p=62|ISBN=9781860640094}}</ref>
Generico obbligo è anche quello di "ordinare il bene e vietare il male" (''al-amr bi-l-maʿrūf wa-nahy ʿan al-munkar'') ovunque essi si presentino, ricorrendo a ogni mezzo lecito e necessario (con la mano, la parola, la penna o la spada), laddove il bene e il male sono determinati esplicitamente da Dio nel [[Corano]], dovendosi intendere come Bene la sua volontà e Male il disobbedirgli.
 
NessunaGenerico obbligo è anche quello di "ordinare il bene e vietare il male" (''al-amr bi-l-maʿrūf wa nahy ʿan al-munkar'') ovunque essi si presentino, ricorrendo a ogni mezzo lecito e necessario, laddove il bene e il male sono determinati esplicitamente da Dio nel [[Corano]], dovendosi intendere come Bene la sua volontà e Male il disobbedirgli.<br />La "teologia naturale" è ammessa, chenella possamisura farin presumerecui alll'intelligenza umana dipuò penetrare razionalmente i confini tra il Volerevolere di Dio e la Suasua non-Volontàvolontà, essendotramite lale creaturapratiche umanainterpretative tenutadell{{'}}''[[Ijtihad]]'' ade assoggettarsila senzacui distinguopratica altrae origine dal dettatotesto [[Corano|coranico]] e dalla sunna. In senso letterale, la parola "Islàm" significa infatti ''sottomissione'', ''abbandono'' o ''obbedienza'' a Dio. Abbandono a un Progetto divino che concerne l'umanità intera e che l'uomo non può conoscere per la sua intrinseca limitatezza, al quale tuttavia esso si dovrà abbandonare, fiducioso della bontà e della misericordia divina. All'uomo è concesso, giacché ne ha ricevuto rivelazione attraverso i profeti, di riconoscere e interpretare i segni di Dio (''āyāt Allāh''). Come avvenuto al profeta [[Abramo]] la ragione umana, guidata dal disegno imperscrutabile ma trascendentalmente perfetto di Dio, è portata ad afferrare e riconoscere, in tutto ciò che perisce e muta, la prova incontrovertibile dell'esistenza e della necessità del [[Dio (Islam)|Creatore]] che seguita a creare e ri-creare tutto l'esistente che, pervaso com'è dal suo spirito, senza di lui non potrebbe assolutamente continuare a esistere.
 
Riflettere sui segni di [[Dio (Islam)|Dio]] è dunque un dovere del musulmano, come più volte ricorda il [[Corano]] (tra cui II:118, 164; III:190; VI:99; XIII:2-3; XXIV:43-54).
Dio - al contrario di quanto pensavano i [[mutazilismo|mutaziliti]] - non concede il [[libero arbitrio]] all'uomo, essendo ogni atto (compreso quello umano) creato da Dio. Egli dà all'uomo tutt'al più il possesso (''iktisāb'') dell'atto compiuto, mentre il presumere di poter creare qualcosa o di penetrare l'insondabile Volontà divina sono peccati di massima superbia, con la conseguenza che il Volere divino dovrà essere accettato senza condizione alcuna da parte delle Sue creature.
 
Molti musulmani credono che Dio - come la scuola degli [[ashariti]], al contrario di quanto pensavano i [[Mutazilismo|mutaziliti]] e altri musulmani attuali e storici, che pensano che oltre al destino nella vita ci sia anche il caso e il libero arbitrio - non conceda mai il [[libero arbitrio]] all'uomo, essendo ogni atto (compreso quello umano) determinato da Dio. Egli dà all'uomo tutt'al più il possesso (''iktisāb'') dell'atto compiuto, mentre il presumere di poter creare qualcosa o di penetrare l'insondabile Volontà divina sono peccati di massima superbia, con la conseguenza che il volere divino dovrà essere accettato senza condizione alcuna da parte delle sue creature.
Questo avviene non solo nelle pratiche di culto - il cui obbligo non si considera assolto convenientemente senza l'osservanza precisa delle loro minuziose modalità (precise ritualità da osservare nel corso del pellegrinaggio obbligatorio alla [[Mecca]] e nei suoi dintorni) -, ma anche nell'ottemperare alle precise e cogenti norme alimentari che, secondo lo schema vetero-testamentario, non si giustificano con motivazioni di carattere razionale, in grado cioè di essere percepite dall'intelligenza umana, ma che devono essere accettate come tutto il resto "senza chiedersi il come e il perché" (''bi-lā kayfa'').
 
Questo avviene non solo nelle pratiche di culto - il cui obbligo non si considera assolto convenientemente senza l'osservanza precisa delle loro specifiche modalità (come le precise ritualità da osservare nel corso del pellegrinaggio obbligatorio alla [[Mecca]] e nei suoi dintorni) -, ma anche nell'ottemperare alle precise norme alimentari che, secondo lo schema vetero-testamentario, non si giustificano esclusivamente con motivazioni di carattere razionale, in grado cioè di essere percepite dall'intelligenza umana, ma che devono essere in primis accettate in virtu’ della validità epistemica data dalle altre argomentazioni e prove presentate dal Corano e dalla Sunna.
== Assenza di clero ==
[[File:Supplicating Pilgrim at Masjid Al Haram. Mecca, Saudi Arabia.jpg|thumb|left|250px|Folla di pellegrini nella Spianata Sacra della [[La Mecca|Mecca]], la città più santa dell'Islam per la presenza della [[Ka'ba|Kaʿba]].]]
Le correnti principali dell'Islam non ammettono né riconoscono [[clero]] e tanto meno gerarchie (indirettamente una forma di ambiente clericale esiste però nell'ambito [[Sciismo|sciita]]), dal momento che si crede non possa esistere alcun intermediario fra Dio e le Sue creature.
 
Parte di queste norme è il divieto di consumare carne che non sia lecita (''[[ḥalāl]]''), ovvero macellata con l'invocazione ad Allāh e menzionando il suo Nome (''Cor.'', V:118, 119, 121) ed escludendo animali morti per incidente o cause naturali (V:119).La diversa legge alimentare data agli Ebrei nel Levitico ([[Casherut|kosher]]) e con più criteri del ''ḥalāl'' (Lev. VII, 22-46; XI, 1-47; XIV, 3-21) - col divieto di consumare grasso degli ovini e dei bovini, eccetto quello del dorso, viscere o frammisto ad ossa - deve essere intesa come una legge stringente di Allāh per la ribellione dei Figli di Israele (''Cor.'', VI:146).
Da non confondere col clero è la categoria degli ''[[imam]]'', musulmani che per le loro buone conoscenze liturgiche, sono incaricati dalla maggioranza dei fedeli di condurre nelle [[moschea|moschee]] la [[Ṣalāt|preghiera obbligatoria]].
 
=== L'Aldilà ===
Neppure gli ''[[ulema|ʿulamāʾ]]'', che si limitano a interpretare il Corano, possono essere avvicinati a una forma di clero, anche se, nell'assolvere alla loro funzione, di fatto tendono a riaffermare il ruolo privilegiato che deve svolgere la religione islamica nella società.
{{Vedi anche|Janna|Inferno islamico|Escatologia islamica}}
Alla creatura umana [[Allah]] riserva, a seconda della sua insondabile volontà e conoscenza del comportamento tenuto dalla sua creatura - un premio eterno o un castigo.<br />
Il luogo in cui potranno essere godute le delizie [[paradiso|paradisiache]] è il "Giardino" ({{Arabo|ﺟﻨـة|Janna}}), mentre il luogo in cui saranno scontate le azioni malvagie è il Fuoco ({{Arabo|ﻧﺎﺭ|Nār}}).<br />
È oggetto di discussione tra i [[teologia islamica|teologi musulmani]] il tema dell'eternità della pena [[Inferno|infernale]], alle quali assistette [[Maometto]] nel suo mistico viaggio notturno e ascesa al Cielo ([[Isrāʾ e Miʿrāj]]).<br />
[[Abu al-Hasan al-Ash'ari]] sosteneva nella sua ''al-Ibāna ʿan uṣūl al-diyāna'' che l'inferno non sarebbe stato eterno per chi fosse stato musulmano ma, vista l'Onnipotenza divina, l'eternità del castigo non poteva essere asserita neppure per ogni altro essere umano.<ref>[[Daniel Gimaret]], ''La doctrine d'al-Ashʿarī'', Parigi, Les Éditions du Cerf (Patrimonie Islam), 1990.</ref>
 
“E coloro i cui visi si illumineranno, saranno nella Misericordia di Allah e vi rimarranno in perpetuo.”<ref>{{Cita web|url=https://ilcorano.net/il-sacro-corano/3-surat-al-imran/|titolo=Corano 3:107}}</ref>
A un ben delimitato ambito giuridico vanno invece ricondotti i ''[[mufti]]'', che sono autorizzati a esprimere pareri astratti nelle diverse fattispecie giuridiche, indicando se una data norma sia o meno coerente con l'impianto giuridico islamico.
 
“Oltrepassate le porte dell’Inferno per rimanervi in perpetuo. Com’è atroce la dimora dei superbi!”<ref>{{Cita web|url=https://ilcorano.net/il-sacro-corano/16-sura-an-nahl/|titolo=Corano 16:29}}</ref>
Similmente deve dirsi dei ''[[qadi|qāḍī]]''. Di nomina governativa, essi eventualmente sono chiamati a giudicare in base alle norme della ''[[shari'a|sharīʿa]]'' all'interno di particolari tribunali (definiti ''sciaraitici'') che un tempo prevalevano nelle società islamiche ma che oggi sono soppiantati dai tribunali statali. Questi ultimi giudicano sulla base di codici, per lo più d'ispirazione occidentale, anche se ispirati alla normativa [[shari'a|sciaraitica]].
 
L’aldilà nell’Islam prevede tre fasi principali: la fase del [[Risurrezione|''barzakh'']] (dall’arabo, barriera) in cui le anime sono sottoposte ad un giudizio ed una punizione o ricompensa preliminare; la fase del giudizio in cui, a differenza del ''barzakh'', le persone saranno risuscitate in anima e corpo similmente alla vita terrena ed in cui il Giudizio finale avrà luogo; la fase finale è quella della destinazione eterna in base al risultato del Giudizio che sarà in paradiso o nel [[Inferno islamico|''jahannam'']].
Forma di ricerca interiore, il [[misticismo]] dell'Islam, è incarnato dai ''[[sufi]]''.
 
== Assenza di clero ==
Il fatto di interfacciarsi direttamente col ''sacro'' e di non ammettere intermediari tra uomo e Dio non rende necessaria la figura del sacerdote (cui quindi non sono, almeno nel Sunnismo, minimamente assimilabili gli ''[[ulema|ʿulamāʾ]]'' o i ''[[mufti]]''). Diverso il caso dello Sciismo, dove gli [[Ayatollah]] fungono in qualche misura da intermediazione tra i devoti e l'"[[Imam]] nascosto", la cui ''[[parusia]]'' è attesa alla fine dei tempi ma che agisce ineffabilmente proprio attraverso i dotti.
[[File:Supplicating Pilgrim at Masjid Al Haram. Mecca, Saudi Arabia.jpg|min|sinistra|Folla di pellegrini nella [[Al-Masjid al-Haram|Spianata Sacra]] della [[La Mecca|Mecca]], la città più santa dell'islam per la presenza della [[Kaʿba]]]]
Le correnti principali dell'Islam non ammettono né riconoscono [[clero]] e tanto meno gerarchie (indirettamente una forma di ambiente clericale esiste però nell'ambito della minoranza [[Sciismo|sciita]], in cui si crede che l' "Imam nascosto" eserciti un'ineffabile influenza sui [[Marja' al-taqlid|''marjaʿ al-taqlīd'']]), dal momento che si crede non possa esistere alcun intermediario fra Dio e le sue creature.
 
Da non confondere con il clero è la categoria degli ''[[imam]]'': musulmani che per le loro conoscenze liturgiche sono incaricati dalla maggioranza dei fedeli di condurre nelle [[Moschea|moschee]] la loro [[Ṣalāt|preghiera obbligatoria]].
 
Neppure gli ''[[ʿulamāʾ]]'', che si limitano a interpretare il Corano, possono essere avvicinati a una forma di clero, anche se, nell'assolvere alla loro funzione, di fatto tendono a riaffermare il ruolo privilegiato che deve svolgere la religione islamica nella società.
 
A un ben delimitato ambito giuridico vanno invece ricondotti i ''[[muftī]]'', che sono autorizzati a esprimere pareri nelle diverse fattispecie giuridiche, indicando se una data norma sia o meno coerente con l'impianto giuridico islamico.
 
Similmente devono essere considerati i [[Qadi|''qāḍī'']] che, storicamente, erano di nomina governativa e chiamati a giudicare in base alle norme della [[Shari'a|''sharīʿa'']] all'interno di particolari tribunali (definiti ''sciaraitici'') che, un tempo, caratterizzavano le società islamiche ma che sono stati progressivamente soppiantati nella maggioranza dei Paesi islamici da tribunali statali che agiscono in base a una normativa che fa riferimento a codici, per lo più d'ispirazione occidentale, anche se condizionati dalla tradizione normativa [[Shari'a|sciaraitica]].
 
Il fatto di rapportarsi direttamente con il [[sacro]] e di non ammettere intermediari tra uomo e Dio non rende necessaria la figura del sacerdote (cui quindi non sono, almeno nel Sunnismo, minimamente assimilabili gli ''[[ʿulamāʾ]]'' o i ''[[muftī]]''). Diverso il caso dello Sciismo, dove gli [[ayatollah]] fungono in qualche misura da intermediazione tra i devoti e l'"[[Imam]] nascosto", la cui [[parusia]] è attesa alla fine dei tempi, ma che agisce ineffabilmente proprio attraverso i dotti.
 
== Scuole giuridiche e teologiche ==
{{vedi anche|Fiqh|KalamKalām|Madhhab|Scuole e correnti islamiche}}
[[File:Madhhab Map2Map3.png|thumbmin|right|300pxverticale=1.4|Distribuzione delle scuole giuridico-religiose islamiche nel mondo.]]
[[File:Self-report affinity of muslims.png|min|verticale=1.4|Distribuzione delle scuole giuridico-religiose islamiche nel mondo]]
Se ognuno è sacerdote di sé stesso e responsabile dei suoi errori, il discrimine fra quanto è considerato consono all'Islam e quanto gli è contrario potrà scaturire solo dall'approfondito dibattito fra esperti "dottori" (''[[ulema|ʿulamāʾ]]'').
Se ognuno è sacerdote di sé stesso e responsabile dei suoi errori, il discrimine fra quanto è considerato consono all'islam e quanto gli è contrario potrà scaturire solo dall'approfondito dibattito fra esperti "dottori" (''[[ʿulamāʾ]]'') che abbiano compiuto i necessari studi all'interno di strutture d'insegnamento religioso, la cui affidabilità sia riconosciuta senza riserve.
 
Esiste in materia un pluralismo di scuole giuridiche ([[madhhab]]) e teologiche, con numerose diverse interpretazioni di una stessa fattispecie giuridica, (salvo, ovviamente, l'impossibilità di discutere gli assetti dogmatici dell'Islamislam, che non sono contestabili, per non incorrere automaticamente nellanell’essere condannaconsiderati di ''kufra'' - infedeltà massima - che fa conseguire la qualifica di "eretico" - ''[[Kafir|kāfir]]'', pl. ''kāfirūn'') - non musulmani. Tutte le cosiddette "scienze religiose" (''ʿulūm dīniyya'') tendono alla formazione di un consenso maggioritario (''[[ijmaIjma|''ijmāʿ]]'']]) circa il modo d'interpretare il disposto [[Corano|coranico]] e [[shariShari'a|sciaraitico]]. Tale consenso potrà comunque mutare nel tempo, in caso si esprima in tal senso una nuova maggioranza. Si parlatratta di una veravero e propriaproprio "polverizzazione"spettro dei modi di giudicare della ''[[Umma (islam)|umma]]'', divisa in numerose scuole teologiche e giuridiche, alle quali potrebbe aggiungere anche l'enorme differenziato panorama costituito dalle [[tariqa|confraternite mistiche]], tanto che qualcuno ritiene che, più che parlare di Islam, si dovrebbe parlare di "pluralità di Islam" (''Islam''s in [[lingua inglese|inglese]]).
 
I quattro [[Madhhab|''madhahib'']] (pl. di ''madhhab'') principali al giorno d’oggi solo quelli il cui impianto epistemico nell’approccio al Corano e la Sunna hanno ottenuto un seguito maggiore nel’Islam sunnita. Questi sono il madhhab [[Madhhab|malikita]], [[Hanafismo|hanafita]], [[Sciafeismo|shafi’ita]], e [[Hanbalismo|hanbalita]] che prendono il nome dai rispettivi fondatori.
 
Ai musulmani è consentito la scelta del madhhab che sentono come più vicino all’approccio epistemico ortodosso risalente al Profeta Muhammad e basato su una corretta interpretazione e implementazione del Corano. Queste scuole giuridiche, e molte altre che le hanno precedute negli anni, non sono da considerare come diverse “sette”, ma come metodi diversi appartenenti all’Islam ortodosso sunnita e tradizionale e infatti anche in istanze completamente opposte fra ''madhahib'' le stesse non si considerano in modo esclusivista e questo ha portato ad una ricchezza dal punto di vista storico giurisperita islamico nell’arco del millennio e mezzo di storia islamica<ref>{{Cita web|url=https://yaqeeninstitute.org/read/paper/what-is-a-madhhab-exploring-the-role-of-islamic-schools-of-law|titolo=What is a Madhhab? Exploring the Role of Islamic Schools of Law|autore=Hamde Emad|sito=Yaqeen Institute}}</ref>.
 
== Gruppi religiosi ==
{{Vedi anche|Denominazioni islamiche|Sunnismo|Sciismo|Kharigismo}}
[[File:Muslim in the world.png|right|400px|thumb|Stati con popolazione di religione islamica.]]
[[File:Sunni-Shia-Ibadi.png|right|400px|thumb|Area di diffusione dell'Islam: in arancio il territorio degli Sciiti, in verde quello dei Sunniti.]]
I musulmani vengono differenziati in:
* [[Sunniti]], che sono la grande maggioranza in quasi tutti i paesi islamici (tranne l'[[Iran]], l'[[Iraq]], l'[[Oman]], il [[Libano]] e il [[Bahrein]]).
* [[Sciiti]], che costituiscono la minoranza più consistente (circa il 10%). Essi si richiamano all'eredità di [['Ali ibn Abi Tàlib|ʿAlī ibn Abī Ṭālib]], cugino e genero di Muḥammad, e dei suoi figli [[al-Hasan ibn Ali|al-Ḥasan b. ʿAlī]] e, più in particolare, di [[al-Husayn ibn Ali|al-Ḥusayn b. ʿAlī]]. Dominante in [[Iran]], lo Sciismo è maggioritario in [[Iraq]], in [[Libano]] e in [[Bahrein]]. Gli sciiti si dividono a loro volta in:
:* un gruppo maggioritario ([[Duodecimani|duodecimano]], o [[Duodecimani|imamita]] o ''ithnaʿashariyya''),
:* un gruppo minoritario ([[ismailita]], o [[Settimani|settimano]] o ''sabaʿiyya''). Gruppi di [[Ismaele|Ismaeliti]] sono presenti in [[India]],
:* un gruppo più esiguo, detto "[[Zaydismo|zaydita]]" e prevalente in [[Yemen]], teorizza la possibilità che a guidare legittimamente la Comunità islamica (''[[Umma]]'') possa essere qualsiasi discendente del Profeta purché questi agisca concretamente contro i musulmani usurpatori del [[Califfo|califfato]] e reprobi, con deciso impegno militante e che non lasci spazio a un comodo quietismo limitato a un'attività puramente teoretica.
 
[[File:Islam percent population in each nation World Map Muslim data by Pew Research.svg|verticale=1.8|min|Stati con popolazione di religione islamica.]]
* [[Kharigismo|Kharigiti]], un tempo abbastanza diffusi, specialmente in [[Nordafrica]], Iraq e Penisola araba, si dividevano in numerosi sottogruppi - [[sufriti]], [[Azraqiti]], [[Najadat|Najadāt]], [[Nukkariti]] - di cui sussistono solo gli:
 
:* [[Ibaditi]], oggi maggioritari nel solo [[Oman]], ma presenti anche in qualche località del Nordafrica e dell'Africa Orientale.
[[File:Sunni-Shia-Ibadi.png|verticale=1.8|min|Area di diffusione dell'islam: in arancio il territorio degli sciiti, in verde quello dei sunniti.]]
 
I musulmani vengono differenziati in:
* [[Sunniti]], che costituiscono tra l'87 e il 90% del numero complessivo dei devoti musulmani,<ref name=PEW2009>{{cita web|titolo=Mapping the Global Muslim Population|url=http://www.pewforum.org/2009/10/07/mapping-the-global-muslim-population/|accesso=21 dicembre 2015}}</ref> sono maggioritari in quasi tutti i Paesi a prevalenza musulmana (tranne in [[Iran]], [[Iraq]], [[Azerbaigian]], [[Bahrein]] e [[Oman]]). Si divide in [[Hanafismo]], [[Malikismo]], [[Sciafeismo]], [[Hanbalismo]].
* [[Sciiti]], che costituiscono la minoranza più consistente (circa il 10-13%). Essi si richiamano all'eredità di [['Ali ibn Abi Tàlib|ʿAlī ibn Abī Ṭālib]], cugino e genero di Muḥammad, e dei suoi figli [[al-Hasan ibn Ali|al-Ḥasan b. ʿAlī]] e, più in particolare, di [[al-Husayn ibn Ali|al-Ḥusayn b. ʿAlī]]. Dominante in [[Iran]], lo sciismo è maggioritario in [[Iraq]], in [[Azerbaigian]] e in [[Bahrein]]. Gli sciiti si dividono a loro volta in:
** un gruppo maggioritario ([[Duodecimani|duodecimano]], o [[Duodecimani|imamita]] o ''ithnaʿashariyya''),
** un gruppo minoritario ([[ismailita]], o [[Settimani|settimano]] o ''sabaʿiyya''). Gruppi di [[Ismaele|Ismaeliti]] sono presenti in [[India]],
** un gruppo più esiguo, detto "[[Zaydismo|zaydita]]", prevalente in [[Yemen]], teorizza la possibilità che a guidare legittimamente la Comunità islamica (''Umma'') possa essere qualsiasi discendente del Profeta purché questi agisca concretamente contro i musulmani reprobi e usurpatori del [[Califfo|califfato]], con un deciso impegno militante che non lasci spazio a un comodo quietismo limitato a un'attività puramente teoretica.
** [[Rawafidh|Rafidi]], gruppo estremista sciita somigliante agli [[Alauiti|aleviti]].
* [[Kharigismo|Kharigiti]], che deriva dal termine arabo che significa "uscire" ed indica gli estremisti di pratica o teologia che de facto vengono considerati dalla maggioranza sunnita fuori dall’Islam, specialmente in [[Nordafrica]], Iraq e Penisola araba, si dividevano in numerosi sottogruppi - [[Sufriti]], [[Azraqiti]], [[Najadat|Najadāt]], [[Nukkariti]], [[Ibaditi]] - e oggi, a seconda delle classificazioni, dalle due nuove frange del [[salafismo]] e del [[Wahhabismo]]. Delle frange antiche sussistono solo gli [[Ibaditi]], oggi maggioritari nel solo [[Oman]], ma presenti anche in qualche località del Nordafrica e dell'Africa Orientale. In relazione alla pratica o teologia considerata da kharijita, alcuni ''hadith'' di riferimento sono quelli in cui Muhammad profetizzò che tale gruppo estremo sarebbe sorto<ref>{{Cita libro|autore=Kenney, Jeffrey T.|titolo=Muslim Rebels: Kharijites and the Politics of Extremism in Egypt|url=https://archive.org/details/muslimrebelskhar0000kenn|anno=2006|editore=New York: Oxford University Press|ISBN=978-0-19-513169-7}}</ref>. In seguito alla battaglia di Hunayn del 630, un uomo chiamato Dhu'l-Khuwaysira attaccò Muhammad per non avergli concesso più bottino. Il compagno del Profeta Umar volle implementare la pena capitale per l’attacco ma Muhammad lo fermò affermando<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Wellhausen, Julius|anno=1901|titolo=Die religiös-politischen Oppositionsparteien im alten Islam|editore=Berlin: Weidmannsche buchhandlung|numero=OCLC 453206240}}</ref>: ''Lascialo andare, ci saranno persone che proverranno da lui che pregheranno e digiuneranno così avidamente che la tua preghiera e il tuo digiuno ti sembreranno relativamente poco; si immergeranno così profondamente nella religione che ne usciranno dall'altra parte, come una freccia appuntita che attraversa un bersaglio e su cui non rimane traccia di sangue e carne''<ref>{{Cita web|url=https://sunnah.com/bukhari:3610|titolo=Bukhari, Sahih al Bukhari, Virtues and Merits of the Prophet (pbuh) and his Companions. Chapter: The signs of Prophethood in Islam}}</ref>''.'' Sono vari i hadith sulla stessa linea di quello citato sopra che cita questo gruppo di persone estremo che emergerà e che uscirà (appunto kharijiti) dall’Islam. Oggigiorno gli estremisti come quelli di Daesh (ISIS) sono considerati dai musulmani parte dei kharijiti con riferimenti ad altri hadith che ne cita le peculiarità come la superficialità della pratica religiosa, l’essere giovani impetuosi, ed il fatto che essi debbano essere combattuti ed opposti dai musulmani stessi. In uno di questi hadith Muhammad affermò: ''Un gruppo di giovani emergerà recitando il Corano, ma esso non passerà oltre le loro gole. Ogni volta che apparirà un gruppo di loro dovrà essere escluso; finché il Dajjal (l’anticristo) non emergerà alla fine dei tempi.'' Ibn 'Umar disse: Ho sentito il Profeta dire ''<nowiki/>'Ogni volta che apparirà un gruppo di loro, dovrà essere tagliato fuori''' più di 20 volte<ref>{{Cita web|url=https://sunnah.com/ibnmajah:174|titolo=Ibn Majah, Sunan Ibn Majah, The Book of the Sunnah, Mention of the Khawarij}}</ref>.
 
Di derivazione islamica, ma considerati eterodossi, sono invece:
 
* Gli [[Alawitialawiti]], appartenenti a una setta minoritaria d'ispirazione sciita ma con forti tratti [[gnosticismo|gnosticheggianti]]. Esprime il gruppo dirigente in [[Siria]] fin dall'epoca del Presidente [[Hafiz al-Asad|Ḥāfiẓ al-Asad]].
* I [[Drusidrusi]], di originaria ispirazione ismailita (ma presto abbondantemente diversificatisi), sorti in età [[Fatimidi|fatimide]] all'epoca dell'[[Imam|Imàm]]-[[califfo]] [[al-Hakim|al-HākimḤākim]]. eSono presenti in [[Libano]], nella regione montagnosa dello [[Shuf|Shūf]], come pure in Siria (Golan, [[Gebel Druso]]) e in [[Israele]].
* I [[Bahá'í|Bahāʾī]], a loro volta gemmati dal [[BabismoBábismo]], costretti dalla [[Rivoluzione iraniana del 1979|Rivoluzione Islamicaislamica]] dell'[[Iran]] a rifugiarsi in India e in Occidente (soprattutto [[Canada]] e [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]]). SonoI consideratisuoi tuttaviafedeli appartenentipretendono adi costituire una religione completamente"interamente distaccatanuova"<ref>[[Alberto Ventura|A. Ventura]], "Confessioni scismatiche, eterodossie e nuove religioni", in dall''Islam'', vol. 3 della ''Storia delle religioni'' (a cura di [[Giovanni Filoramo|G. Filoramo]]), Roma-Bari, 1995, p. 411.</ref> e non una suaquindi un'eterodossia dell'islam.
* Gli [[Alevismo|Alevitialeviti]] sarebbero per alcuni uno dei tre rami dello [[Yazdanesimo]] appartenenti a una setta minoritaria d'ispirazione sciita duodecimana, ma con forti aspetti [[gnosticismo|prossimi allo gnosticismo]]. Sono presenti soprattutto in Turchia dove rappresentano almeno il 15% della popolazione.
* Gli [[Ahl-e Haqq|Ahl-e Ḥaqq]], presenti in Iraq e in Iran, sarebbe per alcuni uno dei tre rami dello [[Yazdanesimo]] di ispirazione sciita ma marcatamente eterodossa.
* Gli L'[[Ahmadiyya|Aḥmadiyya]] di [[Qadian|Qādyān]] ([[India]] settentrionale) e [[Lahore]] ([[Pakistan]]), fondatifondata da [[Mirza Ghulam Ahmad]].
* Gli [[yazidi]], il cui sincretismo include anche alcuni elementi dell'islam, pur discostandosene sostanzialmente.
* I [[Sikh]], presenti in India, sono nati dopo Muhammad e ritengono validi alcuni punti del credo islamico (tra cui il monoteismo). Sono considerati tuttavia appartenenti a una religione completamente distaccata dall'Islam, e non una sua eterodossia.
* La "[[Nation of Islam]]" presente negli Stati Uniti, di ispirazione sunnita ma marcatamente eterodossa, tanto da essere consideraticonsiderata dagli storici delle religioni come appartenentiappartenente a una religione ormai completamente distaccata dall'Islamislam, e non una sua generica eterodossia.
 
== Sinergie con altre religioni monoteiste ==
== Modelli ispiratori ==
QualiLa siano[[religione]] staticonsiste inella modelli[[fede]] religiosi(''al-īmān'', ispiratoriidentificata ècon ancorai argomento[[Sei articoli di discussionefede]] fradell'[[aqida]]) e nella pratica (''al-dīn'', identificata coi [[Cinque pilastri dell'islam|Cinque pilastri dell'Islam]]). Per gli storici delle religioni. Sel’argomento infattidei sipunti puòin parlare,comune coifra dovutiIslam distinguo,e le altre religioni – in particolare quelle monoteiste – è ancora oggetto di debitistudio contrattie versodiscussione. Elementi sinergici si trovano con il [[Giudaismo]], lo [[Zoroastrismo]], il [[Cristianesimo orientale]] e, più ancora, verso il credo delle [[Giudeo-cristianesimo|comunità ebraico-cristiane]] attive nella stessa [[Penisola araba]]. - debiti per molti versi e in diversa misura difficilmente negabili - nonNon manca però chi sostiene l'indubbia esistenza di una matricesinergia indigenaanche sud-arabica che affrancherebbe l'Islam da una sorta di tutela strettamente allogena. Del resto non sono episodichecon le prove, epigrafiche, artistiche (statuaria votiva) e archeologiche, circa l'esistenzareligioni di cultimatrice monoteistici negli ambienti culturaliindigena sud-arabici e il loro lento accostamento a forme sempre più spiccatamente [[monoteismo|monoteistiche]].<ref>[[Claudio Lo Jacono]], «La cultura araba preislamica». Relazione presentata al convegno Internazionale ''Corano e Bibbia'' organizzato da Biblia (Napoli, 24-26 ottobre 1997). Atti a cura di R. Tottoli, Morcelliana, Brescia, 2000, pp. 117-131arabica.</ref>
 
Altri interessanti sinergie si possono trovare con i culti dell’ambiente culturale sud-arabico di cui siamo a conoscenza grazie alle prove, epigrafiche, artistiche (statuaria votiva) e archeologiche, circa l'esistenza di culti monoteistici negli ambienti culturali sud-arabici e il loro lento accostamento a forme sempre più spiccatamente [[Monoteismo|monoteistiche]].<ref>[[Claudio Lo Jacono]], «La cultura araba preislamica». Relazione presentata al convegno Internazionale ''Corano e Bibbia'' organizzato da Biblia (Napoli, 24-26 ottobre 1997). Atti a cura di R. Tottoli, Morcelliana, Brescia, 2000, pp. 117-131.</ref>
Che l'Islam appartenga al medesimo contesto di valori dell'[[Religione ebraica|Ebraismo]] e del [[Cristianesimo]], viene sottolineato dalla sua inclusione tra le cosiddette [[religione abramitica|religioni abramitiche]].<ref name="J.Smith98">''Religion, Religions, Religious'', essay by Jonathan Z. Smith, published in book: {{Cita libro |curatore=Mark C. Taylor |titolo=Critical Terms for Religious Studies |annooriginale=1998 |url=http://www.press.uchicago.edu/Misc/Chicago/791572.html |editore=University of Chicago Press |id=ISBN 978-0226791562 |capitolo=fifteen |pagine=430}}</ref><ref>[[Jacques Derrida]], ''Once More, Once More: Derrida, the Jew, the Arab'', introduction to Gil Anidjar, ''Acts of Religion'', Routledge, New York & London, 2001.</ref>
 
Che l'Islam appartenga al medesimo contesto di valori dell'[[Ebraismo]] e del [[Cristianesimo]] viene sottolineato dalla sua inclusione tra le cosiddette [[religioni abramitiche]].
== Differenze fra i concetti di Islam e Islamismo ==
{{Vedi anche|Islamismo|Antislamismo}}
Quanto al lessico impiegato, se in contesti linguistici diversi da quello italiano la differenza fra il termine ''Islam'' e ''Islamismo'' è abbastanza sfumata, in [[lingua italiana|italiano]] una diversità sostanziale invece esiste, perché con la parola ''Islam'' s'intende quell'insieme di atti di fede, di pratiche rituali e di norme comportamentali che è praticato da [[Sunnismo|sunniti]] e [[Sciismo|sciiti]] che, insieme, rappresentano quasi il 99% dei fedeli musulmani, mentre il termine ''Islamismo'' indica di fatto una concezione dell'uomo e del mondo che si ispira ai valori dell'Islam ma che si esprime a livello più propriamente politico.
 
Le fonti primarie dell’Islam, cioè Corano e Sunna, si riferiscono ai molti punti di sinergia e coerenza tra Corano, [[Tanakh]] e ''Injil'' (Vangelo) argomentando che la fonte ([[Dio]]) è la stessa e quindi le nozioni sono principalmente le stesse, salvo nei pochi punti dove il Corano diverge ove Dio avrebbe corretto gli errori (intenzionali o accidentali) di tali testi e fatto delle aggiunte, per ultimo nel Corano.
La disciplina che studia l'Islam è tradizionalmente detta in italiano ''islamistica'', e ''islamisti'' sono detti i suoi cultori e studiosi. Sennonché, per l'improprio uso fattone da alcuni ''[[mezzo di comunicazione di massa|media]]'' generalisti, il termine "islamista" può essere percepito come sinonimo di "estremista islamico", generando disagio per gli studiosi della materia, che potrebbero in alternativa ricorrere al gallicismo ''islamologi'', se esso non risultasse estraneo alla tradizione accademica.<ref>Si veda anche [[Franco Cardini]] nella nota 2 a p. 14 del suo "Al-Andalus al tempo di Moshe ben Maimon", in (a cura di Geri Cerchiai e Giovanni Rota) ''Maimonide e il suo tempo'', Franco Angeli, Milano, 2007.</ref> ''Islamistica'' resta perciò la dizione accademica della branca disciplinare relativa alla cultura dell'Islam.
 
I musulmani pensano che il primo profeta sia stato [[Adamo]] e che da allora la religione proposta da Dio all'umanità sia sempre stata l'Islam, ma visto che periodicamente la narrazione religiosa si arricchiva di elementi originali o si distorceva, allora Dio ha dovuto periodicamente mandare profeti aggiuntivi per rettificare la via primigenia e naturale (''fitrawi'', da ''[[fitra]]h''). È con l’Islam che il rischio di corruzione testuale verrebbe annullato in virtù della promessa divina della preservazione del Corano riferita nello stesso, e ciò a sua volta in virtù del ruolo di Muhammad nella visione islamica come sigillo della profezia:
Altra fonte di confusione terminologica si ha negli ultimi anni con il crescente e improprio uso come sostantivo dell'aggettivo ''islamico''.<ref>Cfr. il ''Dizionario Enciclopedico Italiano'' (DEI) dell'Istituto Treccani, vol. VI: «islàmico agg. (pl. m. -ci). Dell'Islam: ''religione i.'', ''cultura i.''; più genericam., che appartiene all'islamismo, inteso non solo come religione ma come sistema politico, sociale e culturale: ''popolazioni i.''; ''il mondo i.''; ''la civiltà islamica''».</ref> Il sostantivo che si riferisce a chi professa la religione islamica è infatti ''musulmano'' (nell'uso corretto si dovrebbe dire: ''i musulmani'' e non ''gli islamici''). L'uso dell'aggettivo come sostantivo, così come il sostantivo ''islamista'' - del tutto sconosciuto a qualsiasi autorevole dizionario italiano, se non nel senso di "studioso dell'Islam" - sembra coniato dalla sbrigativa volontà di indicare i militanti di movimenti radicali di matrice islamica che spesso tracimano nel terrorismo, finendo col conferire a quest'ultimo uso una sfumatura negativa che, invece, è evidentemente estranea al termine "musulmano". Ciononostante si assiste a una sua crescente diffusione nei mezzi di comunicazione di massa come semplice sinonimo di quest'ultimo sostantivo/aggettivo.
 
''“In verità, Noi abbiamo fatto scendere il Monito e Noi ne stiamo i Custodi.”''<ref>{{Cita web|url=https://ilcorano.net/il-sacro-corano/15-sura-al-hijr/|titolo=Corano 15:9}}</ref>
La fede per i musulmani è basata sui "cinque pilastri". Per essere un "uomo dell'Islam" si deve possedere perfettamente la fede (''īmān'') in questi principi ed esercitare il bene e la pietà (''birr''). Le parole "Islam" e "[[salam]]" (pace) hanno la stessa radice consonantica e sono come fuse. L'Islam si configura quindi come "intima pace dell'uomo con Dio" e il ''mùslim'' (musulmano) è colui che si affida con pienezza al Signore. Questo fiducioso abbandono è manifestato dal credente assolvendo per quanto può ai doveri espressi dai cinque ''arkān al-Islām'', vale a dire i cinque "pilastri della fede islamica".
 
== Islam e politica ==
L'Islam non è soltanto una religione, nel senso tecnico del termine (cfr. il [[Lingua latina|latino]] ''[[Religione#Definizione|religio]]''), che si basi principalmente su un'intima persuasione di fede, ma è anche (e non secondariamente) un'ortoprassi, una serie cioè di azioni e comportamenti obbligatori, perché giudicati "corretti".<ref>Denominati ''ʿibādāt'' se riferiti alle attività cultuali, ''muʿāmalāt'' se riferiti alle relazioni tra gli uomini.</ref> I comportamenti esteriori sono giudicati secondo la ''[[shari'a|sharīʿa]]'', la disciplina legale islamica, mentre per quelli interiori il solo giudice è Dio. Ciò non toglie che, dopo un lungo e animato dibattito teologico durato quasi un secolo,<ref>Il voler subordinare la fede alle opere fu la logica perseguita dagli [[Omayyadi]] per motivi essenzialmente politici e fiscali, al fine cioè di poter seguitare a percepire le imposte non-islamiche anche da chi - i [[mawla|mawālī]] - si era invece convertito, pur senza aver ancora bene imparato le ritualità e le liturgie previste dall'Islam.</ref> mirante a determinare se per potersi definire "musulmano" bastasse l'''imān'' (la fede) o se invece essa dovesse accompagnarsi o addirittura essere subordinata alle opere (''aʿmāl'') la risposta è stata quella di dare assoluta preminenza alla prima, tant'è vero che per essere considerato a pieno titolo "musulmano" è sufficiente una seria ''[[shahada|shahāda]]'', anche se un musulmano non potrà poi esimersi dall'esprimere coerentemente nei fatti della vita la profondità e la sincerità della sua fede. Questo di per sé eliminerebbe la necessità di parlare di un "[[integralismo religioso|integralismo]] islamico", dal momento che l'Islam ha per definizione un approccio "integrale" alla realtà fenomenologica, senza alcuna separazione fra aspetti mondani e ultramondani.
{{F|religione|settembre 2021}}
{{Vedi anche|Storia dell'Islam|Islamismo|Movimenti liberali nell'islam|Socialismo islamico}}
La relazione fra Islam e politica diviene più prominente in seguito alla migrazione di Muhammad verso la Medina (la [[Egira|''Hijra'']]'','' o Egira del 622) dopo l’oppressione e la persecuzione subita nel periodo meccano dall’inizio della sua missione profetica nel 610. È a Medina che Muhammad assume il ruolo di Re-Profeta agendo come leader politico oltre che come guida spirituale. Dopo la morte di Muhammad nel 632 l’espressione della pratica politica dell’Islam si realizza con il [[califfato]] (dall’arabo ''khilafa'' e con il signfiicato di vicereggente del Profeta Muhammad).
 
Il califfatto per antonomasia nella storia islamica è considerato quello dei “califfi ben guidati” (dall’arabo [[Califfato dei Rashidun|''khulafa al rashidun'']]) durato dal 632 circa al 661 e che identifica nei quattro califfi eletti da una assemblea e quindi ben guidati, i quattro maggiori compagni (''sahaba'') di Muhammad che sono diventati i leader politici della comunità dei musulmani dopo la morte del Profeta: [[Abū Bakr|Abu Bakr]], ‘[[Umar ibn al-Khattab|Omar Ibn al Khattab]], [[Uthman ibn Affan|‘Othman Ibn ‘Affan]], e [[ʿAlī ibn Abī Ṭālib|‘Ali bin Abi Talib]]<ref>{{Cita libro|autore=Abbas, Hassan|titolo=The Prophet's Heir: The life of Ali ibn Abi Talib|anno=2021|editore=Yale University Press|ISBN=9780300252057}}</ref>.
== Islam politico ==
{{Vedi anche|Storia dei popoli islamici|Islamismo}}
Dal [[632]] al [[1924]] l'Islam politico si è sviluppato nel [[califfato]]. Dal [[1969]] i paesi musulmani fanno riferimento per la difesa dei valori dell'Islam all'associazione [[Organizzazione della Conferenza Islamica]]. Dal [[1945]] quelli [[lingua araba|arabofoni]] fanno anche riferimento, ma essenzialmente politico, alla [[Lega Araba]]. Oggi sono 6 i paesi retti ufficialmente da una [[repubblica islamica]], anche se ci sono paesi a maggioranza musulmana che sono repubbliche democratiche (vedi [[Indonesia]], [[Turchia]]). Gli altri Stati a maggioranza musulmana sono o monarchie assolute o dittature o repubbliche (o monarchie costituzionali) democratiche solo nominalmente ([[Tunisia]], [[Egitto]]), anche se dopo la [[primavera araba]] questi paesi sembra possano entrare a far parte delle [[democrazia islamica|democrazie islamiche]].
 
Uno dei testi di riferimento per quanto riguarda la relazione fra Islam e politica è l’analisi di Ibn Taymiyya da ''Al-Kitab al-Siyasa al-shar'iyya'' (Trattato sul governo della legge religiosa)<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Laoust, Henri|titolo=Ibn Taymiyya|rivista=Encyclopaedia of Islam, Second Edition, BrillOnline|accesso=Retrieved 2015-01-28.|url=http://referenceworks.brillonline.com/entries/encyclopaedia-of-islam-2/ibn-taymiyya-SIM_3388|dataarchivio=Archived from the original on 2015-01-16.}}</ref><ref>{{Cita libro|autore=Jaan S. Islam e Eryigt A|titolo=Islam and the State in Ibn Taymiyya Translation and Analysis|anno=2022|editore=Routledge|ISBN=9781032131832}}</ref>. Nell’Islam la politica è uno dei reami dell’esistenza umana in cui l’etica islamica informa la pratica, in questo caso politica. Il riferimento al califfato è completamente assente nel Corano ma è chiaramente presente come metodo di governo preferito esplicitamente nella sunna.
== Concezione del mondo ==
Questa dottrina, che non compare nel [[Corano]] e negli [[hadith]], è stata elaborata da [[Abu Hanifa an-Nu'man]] e altri pensatori musulmani nell'arco di cinque secoli. Un periodo di espansione territoriale per l'Islam, che per questo necessitava dotarsi di una visione geo-politica del mondo che, secondo questa concezione, sarebbe diviso in tre parti:
 
''“La profezia sarà in mezzo a voi per tutto il tempo che Dio intende, e poi Dio ve la toglierà se lo vorrà. Poi ci sarà un califfato secondo il metodo profetico. Rimarrà in mezzo a voi per tutto il tempo che Dio intende, e poi Dio lo porterà via se lo vorrà. Allora ci sarà una monarchia mordace. Rimarrà in mezzo a voi per tutto il tempo che Dio intende, e poi Dio lo porterà via se lo vorrà. Allora ci sarà una monarchia tirannica. Rimarrà in mezzo a voi per tutto il tempo che Dio intende, e poi Dio lo porterà via se lo vorrà. Poi ci sarà un califfato secondo il metodo profetico."''<ref>{{Cita libro|titolo=Ahmad Ibn Hanbal, Musnad al-Imam Ahmad, parte 4.}}</ref>
* La Casa della Pace, "''Dār al-Salām''" o "''[[Dar al-Islam|Dār al-Islām]]''", "la Casa dell'Islam", dove vivono i musulmani sotto la protezione della Legge islamica e i popoli sottomessi - ''[[dhimmi]]'' (''dhimmī'') . Gli uomini appartenenti a fedi diverse da quella islamica sono sottoposti al pagamento di un tributo personale, la [[jizya]], che garantisce loro la protezione dalle aggressione esterne, l'esenzione dal servizio militare, dal pagamento della [[zakat]] - tassa riservata ai musulmani - e la possibilità di godere di una limitata indipendenza amministrativa.<ref>http://www.alsiraj.net/English/misc/nonmuslims/html/page20.html</ref> Le interpretazioni dei teologi musulmani differiscono sulla possibilità di accettare come ''dhimmī'' fedeli di religioni differenti da quella dei cristiani, ebrei, [[Mazdeismo|zoroastriani]] e [[sabei]] ma, storicamente, si accettò anche l'[[Induismo]] come religione proteggibile, in quanto esso poteva vantare un testo scritto (i [[Veda]]) che fu considerato anch'esso ispirato divinamente. I teologi Hanafi considerano Dar al-Islam anche un territorio non più sotto controllo musulmano che però permette ancora l'amministrazione del culto e la protezione, sia ai musulmani che ai dhimmi.<ref>[http://www.oxfordislamicstudies.com/article/opr/t125/e491 Oxford Islamic Studies - Dar al-Islam]</ref>
* La Casa della Tregua, "''Dār al-Hudna''", territorio non islamico in cui però l'Islam è praticabile liberamente. Non può essere attaccato e, al contrario, deve essere difeso dai musulmani che hanno stabilito un patto con le autorità del paese; i musulmani devono anche rispettarne gli usi e i costumi. Se però la controparte rompe i patti, può trasformarsi in Dar al-Harb.<ref>[http://islamicencyclopedia.org/public/index/topicDetail/page/6/id/255 Dar al-Hudna]</ref>
* La Casa della Guerra " o ''Dār al-ḥarb''" riguarda i territori confinanti con quelli islamici che non hanno un accordo di pace o di non-aggressione con i paesi musulmani circostanti. Secondo alcuni giuristi musulmani, un territorio a maggioranza musulmana conquistato da forze non-islamiche diventa Dār al-ḥarb. Secondo molti storici, dopo la scomparsa dell'ultimo grande califfato, quello [[Ottomano]], e la frammentazione degli stati islamici seguita al [[Colonialismo]], questo concetto ha perso molto del suo significato.<ref>[http://www.oxfordislamicstudies.com/article/opr/t125/e490?_hi=17&_pos=3 Oxford Islamic Studies]</ref>
 
Ciononostante, dopo la caduta dell’impero ottomano e la sospensione del califfatto ereditario in seguito alla secolarizzazione della Turchia operata da [[Mustafa Kemal Atatürk|Kemal Mustafa Ataturk]], i nuovi Stati a maggioranza islamica hanno mantenuto il fondamento costituzionale islamico adottando altre forme di governo, incluso quello democratico, informate dall’etica e dai valori islamici seppur in modo limitato. In questi Stati infatti viene permessa, ad esempio, la vendita di alcolici e la ''riba'' (il prestito bancario con interessi considerato usura nell’Islam in qualsiasi percentuale). Vi sono comunque dei tentativi di offrire un'alternativa a questi Stati con aree di studio come quella della [[finanza islamica]] che mirano ad offrire soluzioni in linea con i principi islamici ai governanti e gli Stati a maggioranza islamica.
Il [[proselitismo]] è un obbligo morale per il musulmano (''daʿwa'', "appello" alla conversione) contro il paganesimo e l'idolatria, ma non riguarda i popoli [[monoteismo|monoteisti]], che in diversa misura posseggono già una parte della Rivelazione tramite l'uso delle [[Sacre Scritture]], che sono sempre ispirate dallo stesso Dio, ma rese incomplete e corrotte per via della manipolazione umana. Le popolazioni del Libro sono innanzitutto ebrei e cristiani, ma nel corso dell'[[espansione islamica]] vi furono compresi anche [[mandei]], [[mazdei]], [[induisti]] e [[buddisti]].
 
Maometto stesso ha sottolineato in vari ''[[hadith]]'' della sua [[Sunna]] il portato della Rivelazione coranica.
Dal [[1969]] i paesi musulmani fanno riferimento per la difesa dei valori dell'islam all'associazione [[Organizzazione della Conferenza Islamica]]. Dal [[1945]] quelli [[Lingua araba|arabofoni]] fanno anche riferimento, ma essenzialmente politico, alla [[Lega Araba]]. Oggi sono 6 i paesi retti ufficialmente da una [[repubblica islamica]], anche se ci sono paesi a maggioranza musulmana che sono repubbliche democratiche (vedi [[Indonesia]], [[Tunisia]], [[Turchia]], [[Libano]], [[Iraq]], [[Malaysia]], [[Pakistan]]) o monarchie costituzionali (vedi il [[Bahrein]], la [[Giordania]], il [[Kuwait]] ed il [[Marocco]]). Gli altri Stati a maggioranza musulmana sono o monarchie assolute (l'[[Arabia Saudita]]) o dittature o repubbliche democratiche solo nominalmente ([[Egitto]], [[Iran]]). Vedi democrazia islamica, sostenuta dai [[movimenti liberali nell'islam]]. Un caso curioso di sincretismo ideologico è il [[socialismo islamico]] (un quarto dei partiti dei paesi a maggioranza islamica dove si fanno elezioni si riferisce a quest'ideologia).
specificando con precisione quali differenze vi siano tra fede e sottomissione politica e impositiva per le [[Ahl al-Kitab|Genti del Libro]], cui la ''[[Umma]]'' islamica deve garantire il libero esercizio del proprio credo nei territori dell'Islam, pur dovendo rinunciare a qualsiasi forma di proselitismo e pur accettando, in quanto comunità protette, la superiorità politica dell'Islam, la lealtà verso la ''Umma'' in quanto entità politica e il pagamento di un tributo. Questa sostanziale "tolleranza religiosa" fu tra i fattori che permisero la veloce conquista dei territori dell'Impero bizantino, dove le eresie cristiane (come il [[monofisismo]]) erano invece pesantemente combattute e dove la tassazione era più alta di quella richiesta dagli arabi conquistatori.
 
== Concezione geopolitica del mondo ==
[[Abū Ḥanīfa al-Nuʿmān]] e altri pensatori musulmani nell'arco di cinque secoli hanno sviluppato una concezione del mondo che divide geopoliticamente il mondo in territori dell'Islam, territori della tregua o dei patti, e territori di guerra. Questa dottrina, che non compare nel [[Corano]] e negli ''[[ʾaḥādīth]]'', nacque in un periodo di espansione territoriale per l'Islam, che per questo aveva necessità di dotarsi di una visione geo-politica del mondo che, secondo questa concezione, sarebbe diviso in tre parti:
 
* Il "Territorio (lett. "Casa") dell'islam", o "''[[Dār al-Islām]]''"<ref>Sull'uso di tale espressione, ormai puramente accademica, si vedano per tutti [[Alberto Ventura]], "L'islām sunnita nel periodo classico (VII-XVI secolo)", in: ''Islam'', a cura di [[Giovanni Filoramo]], Roma-Bari, Storia delle religioni Laterza, 1999<sup>2</sup>, p. 155 o [[Armand Abel]], ''s.v.'' «Dār al-Islām», in: ''The [[Encyclopaedia of Islam]]'', con annessa Bibliografia.</ref> (o ''Dārunā'', "Il nostro territorio"), dove vivono i musulmani sotto la protezione della Legge islamica e i popoli sotto la protezione delle autorità islamiche senza essere cittadini musulmani ([[Dhimmi|''dhimmī'']]). Gli uomini appartenenti a fedi diverse da quella islamica, fino all'età contemporanea, furono integrati nelle società con il pagamento di una tassa personale, la ''[[jizya]]'', obbligatoria per non incorrere in sanzioni come l'espulsione o la morte e associata al concetto di umiliazione e sottomissione, venendo esentati dal servizio militare, dal pagamento della ''[[zakat]]'' - tassa invece riservata ai soli musulmani - permettendo il godimento di una limitata indipendenza amministrativa<ref>[http://www.alsiraj.net/English/misc/nonmuslims/html/page20.html Link]</ref> Le interpretazioni dei teologi musulmani differiscono sulla possibilità di accettare come ''dhimmī'' fedeli di religioni differenti da quella dei cristiani, ebrei, [[Mazdeismo|zoroastriani]] e [[Sabei (Harran)|sabei]] ma, storicamente, si accettò anche l'[[Induismo]] come religione proteggibile, in quanto esso poteva vantare un testo scritto (i [[Veda]]) che poteva essere considerato anch'esso ispirato divinamente. I teologi [[hanafiti]] considerano ''Dār al-Islām'' anche un territorio non più sotto controllo musulmano che però permette ancora l'amministrazione del culto e la protezione, sia ai musulmani che ai ''dhimmī'',<ref>{{Cita web |url=http://www.oxfordislamicstudies.com/article/opr/t125/e491 |titolo=Oxford Islamic Studies - Dar al-Islam |accesso=26 marzo 2014 |dataarchivio=13 dicembre 2012 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20121213060209/http://www.oxfordislamicstudies.com/article/opr/t125/e491 |urlmorto=sì }}</ref> ma anche il giurista [[Malikismo|malikita]] [[sicilia]]no, l'Imām [[Imam al-Mazari|al-Māzarī]], affermò questo principio riferendosi al periodo in cui i musulmani erano governati dai [[Normanni]]. In tal modo egli legittimava la loro permanenza nell'isola, da cui essi sarebbero invece dovuti emigrare qualora la Sicilia fosse stata da considerare ''[[Dār al-ḥarb]]'', ossia "Territorio della Guerra". Contestato invece l'uso dell'espressione "''Dār al-Salām''"<ref>{{Cita web|url=https://islam.ru/en/content/news/dagestan-dar-al-salam-fatwa-shaykh-ali-al-qaradaghi|titolo=Fatwa di Shaykh Ali Al-Qaradaghi, Dagestan – Dar al Salam}}</ref>, "Territorio della Pace", malgrado l'uso fattone in una ''fatwa'' di al-Azhar circa l'obsolescenza concettuale della divisione del mondo tra ''Dār al-Salām'' (definizione che sembrerebbe usata come sinonimo di ''Dār al-Islām'') e ''Dār al-ḥarb''.<ref>[http://www.arabwestreport.info/year-2006/week-30/12-azhar-scholars-dar-al-harb-and-dar-al-salam-are-no-longer-valid-under Articolo di Muhammad Khalil, sulla rivista ''Al-Sharq al-Awsaṭ'', 30 (2006), p. 22, sulla ''fatwa'' di al-Azhar circa l'obsolescenza concettuale della distinzione dottrinale classica tra ''Dār al-Salām'' e ''Dār al-ḥarb''] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20140910195940/http://www.arabwestreport.info/year-2006/week-30/12-azhar-scholars-dar-al-harb-and-dar-al-salam-are-no-longer-valid-under |data=10 settembre 2014 }}.</ref>
* Il "Territorio della Tregua", "''Dār al-ʿahd''"<ref>Così in [[Abu Bakr Sarakhsi|al-Sarakhsī]] (m. 1106), commentatore [[hanafita]] di [[Muhammad al-Shaybani|al-Shaybānī]] nel suo ''Mabsūṭ'', 30 voll., Il Cairo, 1906/1324 [[Calendario islamico|E.]], X, p. 2.</ref> o "''Dār al-Hudna''", territorio non islamico in cui però l'islam è praticabile liberamente. Non può essere attaccato e, al contrario, deve essere difeso dai musulmani che hanno stabilito un patto con le autorità del paese; i musulmani devono anche rispettarne gli usi e i costumi. Se però la controparte rompe i patti, può trasformarsi in Dar al-Harb.<ref>[http://islamicencyclopedia.org/public/index/topicDetail/page/6/id/255 Dar al-Hudna]</ref>
* Il Territorio della Guerra, o "''Dār al-ḥarb''" (talora chiamato "''Dār al-kufr''", "Casa dell'empietà"<ref>Si veda A. Morabia, ''Le Gihad dans l'Islam médiéval'', p. 201.</ref>) riguarda invece i territori confinanti con quelli islamici (ma anche all'interno di quelli<ref>[[David Santillana]], ''Istituzioni di diritto musulmano malichita - con riguardo anche al sistema sciafiita'', 2 voll., Roma, [[Istituto per l'Oriente]], 1925, I, p. 97.</ref>) che non hanno un accordo di pace o di non-aggressione con i paesi musulmani circostanti. Secondo alcuni giuristi musulmani, un territorio a maggioranza musulmana conquistato da forze non-islamiche diventa ''Dār al-ḥarb''. Secondo molti storici, dopo la scomparsa dell'ultimo grande califfato, quello [[Turchi ottomani|Ottomano]], e la frammentazione degli Stati islamici seguita al [[Colonialismo]], questo concetto ha perso molto del suo significato.<ref>{{Cita web |url=http://www.oxfordislamicstudies.com/article/opr/t125/e490?_hi=17&_pos=3 |titolo=Oxford Islamic Studies |accesso=26 marzo 2014 |dataarchivio=28 maggio 2012 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20120528231134/http://www.oxfordislamicstudies.com/article/opr/t125/e490?_hi=17&_pos=3 |urlmorto=sì }}</ref>
 
Va comunque sottolineato che tali distinzioni appartengono alla discussione sviluppatasi in età islamica classica e che oggi essa non ha motivo di essere riproposta, salvo oggetti di studio da parte di studiosi e di riflessioni da parte degli giurisperiti islamici in relazione alla concezione geopolitica islamica in un’ottica contemporanea, globale e caratterizzata da interdipendenza e trattati internazionali di portata mondiale.
{{Citazione|La dottrina islamica contemporanea tende a considerare la contrapposizione tra ''dār al-Islām'' e ''dār al-ḥarb'' come superata: la esistenza di trattati e istituzioni internazionali universali impone di considerare i paesi non musulmani come ''dār al-ʿahd'', almeno in assenza di uno stato di guerra effettiva.|Roberta Aluffi Beck-Peccoz, ''s.v.'' «Dār al-Islām», in ''Dizionario dell'Islam'' a cura di [[Massimo Campanini]], Milano, Rizzoli, 2005, p. 83}}
 
Il [[proselitismo]] è un obbligo morale per il musulmano (''daʿwa'', "appello" alla conversione) contro il paganesimo e l'idolatria, ed esso riguarda anche i popoli [[Monoteismo|monoteisti]], che in diversa misura posseggono già una parte della Rivelazione tramite l'uso delle [[Sacre Scritture]], e in cui vi si trovano parti ispirate dallo stesso Dio, ma rese incomplete e corrotte per via della manipolazione umana e di cui il Corano si fa “Discrimine” confermando le parti corrette secondo l’ultima rivelazione coranica e quelle considerate dall’Islam come interpolazioni o deviazioni dalla pura dottrina abramitica e divina. Le popolazioni del Libro sono innanzitutto ebrei e cristiani, ma nel corso dell'[[espansione islamica]] vi furono compresi anche altri come i zoroastriani. Muhammad stesso ha sottolineato in vari ''[[ʾaḥādīth]]'' della sua [[Sunna]] la portata della Rivelazione coranica.
 
Senza precludere le differenze tra fede e status politico per le [[Ahl al-Kitab|Genti del Libro]], la ''Umma'' islamica deve garantire il libero esercizio del proprio credo nei territori dell'islam, pur dovendo rinunciare a qualsiasi forma di proselitismo e pur accettando, in quanto comunità protette, l’autorita’politica del contratto sociale basato sull’Islam, la lealtà verso la ''Umma'' in quanto entità politica e il pagamento della tassa della ''Jizya''. Questa sostanziale tolleranza religiosa fu tra i fattori che permisero la veloce conquista dei territori dell'Impero bizantino, dove le eresie cristiane (come il [[monofisismo]]) erano invece pesantemente represse e dove la tassazione era più alta di quella richiesta dai musulmani.
 
== Demografia ==
Uno studio demografico del 2020, condotto in 267 tra stati e territori, ha riferito che il 27% della popolazione mondiale, pari all'incirca a 1,7 miliardi di persone, era di fede musulmana. Di questi si stima che oltre il 75% siano sunniti, mentre gli sciiti sarebbero il 20%,<ref name=":0">{{Cita web|url = http://www.pewforum.org/2009/10/07/mapping-the-global-muslim-population/|titolo = Mapping the Global Muslim Population}}</ref><ref>{{Cita web|url = https://www.britannica.com/EBchecked/topic/295507/Islam|titolo = Islam - Encyclopaedia Britannica}}</ref><ref>{{Cita web|url = https://www.cia.gov/library/publications/the-world-factbook/fields/2122.html|titolo = CIA|accesso = 20 gennaio 2022|dataarchivio = 24 dicembre 2018|urlarchivio = https://web.archive.org/web/20181224211645/https://www.cia.gov/library/publications/the-world-factbook/fields/2122.html%20|urlmorto = sì}}</ref> con una piccola restante minoranza appartenente ad altre sette.<ref name=":0" /> Circa 63 paesi sono a maggioranza musulmana,<ref name=":0" /> gli arabi rappresentano circa il 20% di tutti i musulmani del mondo.<ref>{{Cita libro|autore = Ilyas Ba-Yunus; Kassim Kone|titolo = Muslims in the United States|url = https://archive.org/details/muslimsinuniteds0000bayu|anno = 2006i|editore = Greenwood Publishing Group|p = [https://archive.org/details/muslimsinuniteds0000bayu/page/172 172]|ISBN = 0-313-32825-0}}</ref>
 
La maggioranza dei musulmani vive in Asia e in Africa.<ref>{{Cita web|autore = Oxford Islamic Studies online|url = http://www.oxfordislamicstudies.com/article/opr/t125/e1087|titolo = Islam: An Overview}}</ref> Circa il 62% si trova in Asia, con oltre 700 milioni di fedeli tra Indonesia, Pakistan, India e Bangladesh.<ref name=":0" /> In Medio Oriente, i paesi non arabi, come la Turchia e l'Iran, sono i paesi con la più ampia maggioranza musulmana. In Africa, Egitto e Nigeria hanno le comunità musulmane più numerose.<ref>{{Cita web|url = http://www.nationmaster.com/graph/rel_isl_num_of_mus-religion-islam-number-of-muslim|titolo = Number of muslim by country}}</ref>
 
La maggior parte delle stime indica la presenza islamica in Cina come quantificabile approssimativamente in 35 milioni di persone (dall'1,5% al 2% della popolazione cinese).<ref>{{Cita web|autore = CIA|url = https://www.cia.gov/library/publications/the-world-factbook/geos/ch.html|titolo = The World Factbook|accesso = 20 gennaio 2022|dataarchivio = 13 ottobre 2016|urlarchivio = https://web.archive.org/web/20161013030611/https://www.cia.gov/library/publications/the-world-factbook/geos/ch.html|urlmorto = sì}}</ref><ref>{{Cita web|autore = U.S. Department of State|url = http://www.state.gov/j/drl/rls/irf/2006/71338.htm|titolo = China (includes Tibet, Hong Kong, and Macau)}}</ref><ref>{{Cita web|autore = China daily|url = http://www.chinadaily.com.cn/bizchina/2008-07/09/content_6831389.htm|titolo = NW China Region eyes global Muslim market}}</ref><ref>{{Cita web|autore = Muslim Media Network|url = http://muslimobserver.com/chinese-muslim-scholars/|titolo = Chinese Muslim Scholars}}</ref> Tuttavia, i dati forniti dall'International Population Center dell'università statale di San Diego al U.S. News & World Report sostengono che la Cina abbia 65,3 milioni di musulmani. L'islam è la seconda religione per numero di fedeli, dopo il cristianesimo, in molti stati europei, e si sta lentamente avvicinando al secondo posto anche nelle Americhe, con un numero tra i {{formatnum:2454000}}, secondo il Pew Forum, e approssimativamente 7 milioni, secondo il CAIR (Council on American-Islamic relations), negli Stati Uniti.<ref name=":0" /><ref>{{Cita web|autore = CAIR|url = http://icnl.com/files/Masjid_Study_Project_2000_Report.pdf|titolo = The Mosque in America a national portrait|accesso = 28 febbraio 2015|dataarchivio = 18 gennaio 2021|urlarchivio = https://web.archive.org/web/20210118112044/http://icnl.com/files/Masjid_Study_Project_2000_Report.pdf|urlmorto = sì}}</ref>
 
Al 2023 il [[cristianesimo]] è la maggiore religione del mondo (con 2,4 miliardi di aderenti stimati) e l'Islam la seconda (con 1,9 miliardi).
 
In Oman e in alcune zone isolate del [[Nordafrica]] esiste, però, la cosiddetta "terza via" dell'Islam: l'[[ibadismo]]. Questa corrente è seguita da meno del 1% dei musulmani (2,7 milioni di persone su 1,9 miliardi di credenti). Gli ibaditi considerano gli altri musulmani come "''[[kuffār al-niʿma]]",'' cioè ''"coloro che negano la grazia di Allah",'' ma nonostante ciò possono anche pregare con loro e persino sposarsi.
 
== Critiche e controversie ==
{{Vedi anche|Antislamismo|Islamofobia}}
 
Le critiche all’Islam risalgono agli inizi dell’Islam da parte dei politeisti dei [[Quraysh]] che vedevano in [[Maometto|Muhammad]] una minaccia allo status quo. In seguito, le altre prime critiche documentate furono quelle di [[Giovanni Damasceno|Giovanni il Damasceno]] che considerava l’Islam come una eresia cristiana. Nell’arco della storia islamica le critiche, soprattutto dal mondo cristiano, sono state molteplici e principalmente di carattere religioso e teologico.
 
In epoca moderna le critiche dell’Islam si sono trasposte in un contesto secolare in branche di studio che partono dai lavori compiuti dai musulmani negli anni per dimostrare affermazioni come la preservazione del [[Corano]] e le origini dello stesso come con Luxenberg che a sua volte ricevette critiche per il suo livello di conoscenza dettagliata dell’[[Lingua araba|arabo]] da studiosi come François de Blois e il cui lavoro oggi è considerato superato in accademia in seguito a scoperte di manoscritti ed altre teorie più contemporanee che dall’ambiente secolare vedono in Muhammad la fonte più verosimile del Corano come opera originale piuttosto che altri testi esterni siriaci.<ref>{{Cita pubblicazione|autore=De Blois, François|anno=2003|titolo=Review of Die syro-aramäische Lesart des Koran. Ein Beitrag zur Entschlüsselung der Koransprache|rivista=Journal of Qur'anic Studies|volume=5 (1)|numero=ISSN 1465-3591, JSTOR 25728097|pp=92-97}}</ref>
 
In epoca coloniale, queste critiche hanno assunto una connotazione coloniale sotto un’ottica di eccezionalismo occidentale soprattutto promosso da potenze come la [[Francia]] per giustificare la propria colonizzazione nei paesi islamici e discussa ampiamente da intellettuali come [[Edward Said#Altri progetti|Edward Said]] e Franz Fanon.<ref>{{Cita libro|titolo=Cultura e imperialismo. Letteratura e consenso nel progetto coloniale dell'Occidente (traduzione italiana)|anno=1998|editore=Gamberetti Editrice|città=Roma|ISBN=88-7990-016-1}}</ref><ref>{{Cita pubblicazione|autore=Fanon, Franz|anno=1965|titolo=Estratti di Algeria Unveiled, A Dying Colonialism,|rivista=Monthly Review Press|città=New York.|pp=35-64}}</ref>
 
Più di recente, le critiche iniziate soprattutto in seguito alla guerra in [[Iraq]] ed [[Afghanistan]] hanno riguardato la relazione tra Islam e [[terrorismo]]. Queste critiche sono state respinte dalla totalità dei dotti musulmani ed ancora oggi caratterizzano oggetto di studio sul tema in particolare della rappresentazione dei musulmani nei media occidentali e più in generale dell'[[islamofobia]], un neologismo che indica un atteggiamento [[Xenofobia|xenofobo]] che nasce da [[pregiudizio]] e discriminazione verso l'Islam come religione, e verso i musulmani come credenti.
 
Casi controversi in Occidente di islamofobia sono quelli di vari Stati Europei come la Francia in cui le [[Discriminazione|discriminazioni]] contro i musulmani hanno assunto un carattere più sistemico con: forti limitazioni alle libertà fondamentali delle organizzazioni della società civile e no profit, limitazioni delle libertà individuali e del [[diritto allo studio]] per le donne musulmane, chiusura di [[Organizzazione|organizzazioni]] per la lotta alla discriminazione che lavorano sull'islamofobia. Il caso francese ha portato anche a critiche dall'[[Organizzazione delle Nazioni Unite|ONU]]. Il Report europeo sull’Islamofobia promosso anche dall'[[Unione europea|Unione Europea]] mostra, ad esempio, una crescita di fenomeni ed aggressioni islamofobe a livello mediatico, istituzionale ed anche cittadino in vari paesi, inclusa l'[[Italia]].<ref>{{Cita news|url=https://news.un.org/en/story/2018/10/1023872|titolo=Nazioni Unite, French full-body veil ban, violated women’s freedom of religion|pubblicazione=UN Human Rights Committee}}</ref><ref>{{Cita pubblicazione|titolo=European Islamophobia Report 2015|url=https://ec.europa.eu/migrant-integration/library-document/european-islamophobia-report_en}}</ref><ref>{{Cita pubblicazione|titolo=European Islamophobia Report 2019|url=https://www.islamophobiaeurope.com/wp-content/uploads/2020/06/EIR_2019.pdf}}</ref>
 
== Islamofascismo ==
{{Vedi anche|Islamofascismo}}
 
== Note ==
{{<references|2}}/>
 
== Bibliografia ==
* Emanuela Luisari (a cura di), ''Fiabe e leggende del mondo islamico'', Roma, Editori Riuniti, 2001, ISBN 978-88-359-5150-6
* [[Carlo Alfonso Nallino]], ''Vita di Maometto'', Roma, [[Istituto per l'Oriente]], 1946 (ed. postuma)
* [[Louis Gardet]], ''Conoscere l'islam'', Catania, Ed. Paoline, 1959
* [[Louis Gardet]], ''Gli uomini dell'islam'', Milano, Jaca Book, 1979
* [[Félix Maria Pareja]], ''Islamologia'', in coll. con L. Hertling, A. Bausani, T. Bois, Roma, Orbis Catholicus, 1951.
* [[Philip Hitti]], ''Storia degli Arabi'', Firenze, La Nuova Italia, 1966).
* [[Michelangelo Guidi]], ''La religione dell'Islam'', in ''Storia delle religioni'' diretta da P. Tacchi Venturi, 1970-71, vol. V
* [[Claude Cahen]], ''L’IslamismoL'Islamismo I'', vol. 14 della Storia Universale, Milano, Feltrinelli, 1969.
* [[Gustav E. von Grunebaum]], ''Islamismo II'', vol. 15 della Storia Universale, Milano, Feltrinelli, 1972
* [[Francesco Gabrieli]], ''L'islam nella storia'', Bari, Dedalo, 1966
* [[Francesco Gabrieli]], ''Maometto e le grandi conquiste arabe'', Milano, Il Saggiatore, 1967.
* [[Umberto Rizzitano]], ''Storia degli Arabi dall'epoca preislamica ad oggi'', Palermo, U. Manfredi, 1971
* [[André Miquel]], ''L'islam. Storia di una civiltà'', Torino, SEI, 1973
* [[Laura Veccia Vaglieri]], ''L'Islam da Maometto al secolo XVI'', Milano, Vallardi, 1974.
* [[William Montgomery Watt]]-[[A.T. Welch]], ''L'islam, Maometto, il Corano'', Milano, Jaca Book, 1981
* [[Alessandro Bausani]], ''L'Islam'', Milano, Garzanti, 1980
* [[Tor AndraeAndræ]], ''Maometto, la sua vita, la sua fede'', Bari, Laterza, 1981
 
'''Introduzioni più recenti, in italiano o tradotte:'''
 
* [[Alfonso Maria Di Nola]], ''L'Islam'', Roma, Newton Compton, 1989
* [[Sergio Noja]], ''Storia dei popoli dell'islam'', 4 voll.volumi, Milano, Oscar Mondadori, 1990-94
* [[Henri-Charles Puech]] (a cura di), ''L'Islamismo'', Bari, Laterza, 1991.
* [[Annemarie Schimmel]], ''L'Islam'', Bologna, EDB, 1992
* [[Gerhard Endress|G. Endress]], ''Introduzione alla storia del mondo musulmano'', Venezia, Marsilio, 1994.
* [[Ira M. Lapidus]], ''Storia delle società islamiche'', Torino, Einaudi, 1993-1995 (vol. I. ''Le origini dell'Islam''; vol. II. ''La diffusione dell'Islam''; vol. III. ''I popoli musulmani'').
* [[Paolo Branca]], ''Introduzione all'Islam'', Milano, Paoline, 1995
* [[Giorgio Vercellin]], ''Istituzioni del mondo musulmano'', Torino, Einaudi, 1996
* [[G. Crespi-G. Samir Eid]], ''L'islam: storia, fede, cultura'', Brescia, Ed. La Scuola, 1996
* [[Claudio Lo Jacono]], [[Khaled Fouad Allam]], [[Alberto Ventura]], ''Islam'' - ''Storia delle religioni'' (curata da [[Giovanni Filoramo]]), Roma-Bari, Laterza (Biblioteca Universale), 1999.
* [[Carlo Saccone]], ''I percorsi dell'Islam. Dall'esilio di Ismaele alla rivolta dei nostri giorni'', Padova, EMP, 2003 (prima ed. 1999)
* [[Biancamaria Scarcia Amoretti]], ''Il mondo musulmano. Quindici secoli di storia'', Roma, Carocci, 2001
* [[Bernard Lewis]], ''Gli Arabi nella storia'', Roma-Bari, Laterza, 2001
* {{cita libro | autore = Hartmut Bobzin | titolo = Maometto | curatore = [[Roberto Tottoli]] | anno = 2002 | editore = [[Giulio Einaudi Editore|Einaudi]] | città = Torino | isbn = 978-88-06-16194-1}}
* [[Claudio Lo Jacono]], ''Storia del mondo islamico (VII-XVI secolo)'' 1. ''Il Vicino Oriente'', Torino, Einaudi, 2004.
* [[Claudio Lo Jacono]], ''Storia del mondo islamico (VII-XVI secolo)'' 1. ''Il Vicino Oriente'', Torino, Einaudi, 2004
* [[G. Delle Donne]], ''Maometto, il Profeta dell'Islam, e il suo tempo'', Milano, Simonelli Editore, 2005.
* [[G. Delle Donne]], ''Maometto, il Profeta dell'Islam, e il suo tempo'', Milano, Simonelli Editore, 2005
* [[Hans Küng|H. Küng]], ''Islam: passato, presente futuro'', Milano, Rizzoli-BUR, 2005
* Gerhard Gäde, ''"Adorano con noi il Dio unico"'' (Lumen gentium 16). Per una comprensione cristiana della fede islamica, Roma, Borla, 2008
 
* [[Sadik J. Al-Azm]], ''L'illuminismo islamico'', Roma, Di Renzo Editore, 2001
'''Introduzioni di autori musulmani e simpatizzanti:'''
* [[Toufiq Fahd]], «L'Islam», in ''Storia delle religioni'', vol. IX, a cura di H.-C. Puech, Bari, Laterza, 1977 (rist. dalla stessa casa editrice sotto il titolo ''Storia dell'islamismo'')
 
* [[Sadik J. Al-Azm]], ''L'illuminismo islamico'', Roma, Di Renzo Editore, 2001.
* [[Toufiq Fahd]], «L’Islam», in ''Storia delle religioni'', vol. IX, a cura di H.-C. Puech, Bari, Laterza, 1977 (rist. dalla stessa casa editrice sotto il titolo ''Storia dell’islamismo'').
* [[Sayyid Hosein Nasr]], ''Ideali e realtà dell'Islam'', Milano, Rusconi, 1988
* [[Albert Hourani]], ''Storia dei popoli arabi. Da Maometto ai nostri giorni'', Milano, Mondadori, 1998
* [[TariqṬāriq RamadanRamaḍān]], ''Maometto. Dall'islam di ieri all'islam di oggi'', Torino, Einaudi, 2007
* [[Allama Tabataba'i]], ''Muhammad alla luce dell'islam'', CamagnolaCarmagnola, 1982
* [[Martin Lings]], ''Il profeta Muhammad. La sua vita secondo le fonti più antiche'', SITI, Trieste 1988
* [[F. Schuon]], ''Comprendere l'islam'', Milano, SE, 1989
* [[Abu l-A'la Maududi|Abu l-Ala Mawdudi]], ''Conoscere l'islam'', Roma, Ed. Mediterranee, 1873
* [[Fazlur Rahman]], ''La religione del Corano'', Milano, Saggiatore, 1968
 
'''Su temi più particolari:'''
 
* [[W. Ende-U. Steinbach]], ''L'islam oggi'', EDB, Bologna 1991
* [[Maurice Borrmans]], ''Islam e Cristianesimo. Le vie del dialogo'', San Paolo, Cinisello Balsamo 1993
* [[J. Jomier]], ''Per comprendere l'islam'', Roma, [[Edizioni Borla]], 1996
* [[H. Kragg]], ''Maometto e il cristiano. Un problema che attende risposta'', Torino, 1986.
* [[Pier Giovanni Donini]], ''Il mondo islamico. Breve storia dal Cinquecento a oggi'', Bari-Roma, Laterza, 2003
* [[G. Finazzo]], ''I musulmani e il cristianesimo - Alle origini del pensiero islamico (secc. VII-X)'', Roma, Edizioni Studium, 2005.
* [[Gustav E. von Grunebaum]], ''Classical Islam: a History 600 AD to 1258 AD'', Chicago, 1970.
* [[Hugh Kennedy]], ''The Prophet and the Age of the Caliphates'', London-New York, Longman, 1986.
* [[Giorgio Levi Della Vida]], ''Arabi ed Ebrei nella storia'', Napoli, Ricciardi, 1984.
* [[Bernard Lewis]], ''Uno sguardo dal Medioriente'', Roma, Di Renzo Editore, 1999.
* [[Robert Mantran]], ''L’espansioneL'espansione musulmana dal VIII all’XIall'XI secolo'', Milano, Mursia, 1978.
* [[Carlo Saccone]], ''Allah il Dio del Terzo Testamento. Letture coraniche'', Milano, Medusa, 2006
* [[Maurice Lombard]], ''Splendore e apogeo dell'Islam: VIII-XI secolo'', Milano, Rizzoli-BUR, 1991
* [[TariqṬāriq RamadanRamaḍān]], ''Essere musulmano europeo'', Troina (En), Città aperta, 2002.
* [[M. Khalid Rhazzali]], ''L'islam in carcere. L'esperienza religiosa dei giovani musulmani nelle prigioni italiane'', FrancoAngeli, Milano, 2010
* [[Ciro Sbailò]], ''Il Governo della Mezzaluna. Saggi sul diritto islamico'', Leonforte (En), Euno edizioni, 2010
* [[Ciro Sbailò]]IDEM, ''Principi sciaraitici e organizzazione dello spazio pubblico nel mondo islamico. Il caso egiziano'', Padova, CEDAM, 2012
* [[Joseph Schacht]], ''Introduzione al diritto musulmano'', Torino, Ed. [[Fondazione Giovanni Agnelli]], 1995
* [[R. Schulze]], ''Il mondo islamico del XX secolo. Politica e società civile'', Milano, Feltrinelli, 1998
 
'''Su Europa e Islam:'''
 
* [[Massimo Introvigne]], ''Islam. Che sta succedendo? Le rivolte arabe, la morte di Osama bin Laden, l'esodo degli immigrati'', Milano, Sugarco, 2012, ISBN 978-88-7198-618-0
* [[Norman Daniel]], ''Gli Arabi e l'Europa nel Medioevo'', Bologna, il Mulino, 1981 (rist. 2007)
* [[William Montgomery Watt]], ''L'islam e l'Europa medievale'', Milano, Mondadori, 1991
* [[Maxime Rodinson]], ''Il fascino dell'islam'', Bari, Dedalo, 1988
* [[Arno Tausch]], (2023). Political Islam and Religiously Motivated Political Extremism. SpringerBriefs in Political Science. Springer, Cham. https://doi.org/10.1007/978-3-031-24854-2_2, Published 16 February 2023, Print ISBN 978-3-031-24853-5; open access: https://link.springer.com/book/10.1007/978-3-031-24854-2
* [[Franco Cardini]], ''Europa e Islam. Storia di un malinteso'', Roma-Bari, Laterza, 1999
* [[M.R. Menocal]], ''Principi, poeti, visir. Un esempio di convivenza pacifica tra musulmani, ebrei e cristiani'', Milano, Il Saggiatore, 2003
* [[M.R. Menocal]], ''The Arabic Role in Medieval Literary History'', Philadelphia, Un. of Pennsylvania Press, 1990
* [[S. Hunke]], ''Allahs Sonne ueber dem Abendland. Unser arabisches Erbe'', Stuttgart, DVA, 1989
* [[Claudio Lo Jacono]], [[Giacomo E. Carretto]], [[Alberto Ventura]], (a cura di [[Francesco Gabrieli]]), ''Maometto in Europa. Arabi e Turchi in Occidente'', Milano, Mondadori, 1982 (ed. in francese della Bordas di Parigi e in tedescotedesca della List Verlag di [[Monaco di Baviera|Monaco]] nel 1983)
* [[Francesco Gabrieli]] - [[Umberto Scerrato]], ''Gli Arabi in Italia (cultura, contatti, tradizioni)'', Milano, Garzanti (già Scheiwiller), 1979
* [[Michele Amari]], ''Storia dei musulmani in Sicilia'', 3 voll.volumi, revisione a cura di C. A. Nallino, Catania, Romeo Prampolini, 1933-39
* [[F. Maurici]], ''Breve storia degli Arabi in Sicilia'', Palermo, Flaccovio Ed., 1999
* Claudio Lo Jacono, ''Islamismo'', Firenze, Giunti, 2019.
 
== Voci correlate ==
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{{Div col}}
 
* [[Allah]]
* [[Antitrinitarismo]]
* [[Architettura islamica]]
* [[Calendario islamico]]
* [[Cinque pilastri dell'Islam]]
* [[CondizioneConcezione della donnamorte nell'Islam]]
* [[Consulta per l'islam italiano]]
* [[Cristianesimo e Islam]]ismo
* [[Coranisti]]
* [[Corano]]
* [[Cristianesimo e islam]]
* [[Dio (Islam)]]
* [[Ebraismo e islam]]
* ''[[Encyclopaedia of Islam]]''
* [[Egira]]
* [[Finanza islamica]]
* [[Fatwā]]
* [[Fiqh]]
* [[Fondamentalismo islamico]]
* [[Giochi della solidarietà islamica]]
* [[Guerra santa]]
* [[FiqhIblīs]]
* [[Islam in Italia]]
* [[JihadJihād]]
* [[KalamIslamismo]]
* [[Kalām]]
* [[Maometto]]
* [[Monoteismo]]
* [[Moschea]]
* [[Madhhab]]
* [[Mitologia islamica]]
* [[Movimenti liberali nell'islam]]
* [[Organizzazione della cooperazione islamica]]
* [[Religioni abramitiche]]
* [[Riformismo islamico]]
* [[Sacro (islam)]]
* [[Sciismo]]
* [[Shari'a]]
* [[Storia dei popoli islamici]]
* [[Shahada]]
* [[Socialismo islamico]]
* [[Storia della donna nell'Islam]]
* [[Storia dell'Islam]]
* [[Sufismo]]
* [[Sunna]]
* [[Sunnismo]]
* [[TawhidSūra]]
* [[TasawwufTawḥīd]]
* [[Teologia islamica]]
* [[Concezione della morte nell'Islam]]
 
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