Città ideale: differenze tra le versioni

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[[File:Fra Carnevale - The Ideal City - Walters 37677.jpg|thumb|upright=2.5|Una delle rappresentazioni pittoriche di questodel concetto: il dipinto ''[[Città ideale (dipinto)|Città ideale]]'' (anonimo fiorentino, fine del [[XV secolo|XV sec.]]), dipinto di anonimo fiorentino, conservato allaal [[Walters Art Museum]] di [[Baltimora]].]]
Una '''città ideale''' è il concetto di un [[città|insediamento urbano]] - (progettato, o solo immaginato, in rari casi messo in pratica -) il cui [[progetto|disegno]] [[urbanistica|urbanistico]] riflette, secondo uno schema prevalentemente geometrico, criteri e principi astratti di razionalità e funzionalità, o un'[[metodo scientifico|impostazione scientifica]], caratteri che spesso si accompagnano a una tensione [[Ideale (etica)|ideale]] e filosofica, o a una forte carica [[utopia|utopica]].
 
Il tema della città ideale, si può dire abbia percorso l'intera [[Storia dell'uomo|storia dell'umanità]] urbanizzata, fin dall'[[antichità]], ma rimanda con particolare forza al [[Rinascimento]], quando la città, dopo il declino dell'[[antichità]] e superatoil lsuperamento dell'interludio [[Feudalesimo|feudale]] e [[Medioevo|medievale]], assurseassunse nuovamentedi nuovo al ruolo centrale di luogo privilegiato entro cui dispiegare l'[[storia dell'uomo|agire storico dell'uomo]]. A partire dal [[XV secolo|Quattrocento]], l'esperienza teorica e il dibattitocui sullaperimetro "città ideale" furono tanto intensi da fare di quel tema, pure in carenza disi veredispiegava e proprieacquisiva realizzazionisenso pratiche, uno dei grandi snodi ispiratori su cui si concentrò la riflessione delll'[[arte rinascimentale|arte]],storia dell'[[architettura rinascimentaleuomo|architettura]]agire estorico dell'[[urbanistica rinascimentaleuomo]], che ambirono a coniugarvi esigenze funzionali e sensibilità estetica, un'aspirazione che porta con sé i tratti caratteristici di quel tempo<ref name="Dorfles167">[[Gillo Dorfles]], Cristina Dalla Costa, Marcello Ragazzi, ''Storia dell'arte dalla [[Preistoria]] al [[XVII secolo|Settecento]]'', p. 167</ref>.
 
A partire dal [[XV secolo|Quattrocento]], infatti, l'esperienza teorica e il dibattito sulla "città ideale" furono tanto intensi da fare di quel tema, pure in carenza di vere e proprie realizzazioni pratiche, uno dei grandi snodi ispiratori su cui si concentrò la riflessione dell'[[arte rinascimentale|arte]], dell'[[architettura rinascimentale|architettura]], della [[filosofia rinascimentale|filosofia]] e dell'[[urbanistica rinascimentale]], che ambiva a coniugarvi esigenze funzionali e sensibilità estetica, in un'aspirazione che porta con sé i tratti caratteristici di quel tempo.<ref name="Dorfles167">[[Gillo Dorfles]], Cristina Dalla Costa, Marcello Ragazzi, ''Storia dell'arte dalla [[Preistoria]] al [[XVII secolo|Settecento]]'', p. 167.</ref>
==Storia di un'idea==
 
==Storia ==
[[File:Ville-pyramide-sesostris2.jpg|thumb|[[El Lahun]], [[antico Egitto|Egitto]] ([[XIX secolo a.C.]]), la cui pianificazione regolare riflette rapporti di forza [[despotismo|dispotici]] e [[Ierocrazia|ierocratici]] della [[civiltà egizia]].]]
 
[[File:Pieter Bruegel the Elder - The Tower of Babel (Vienna) - Google Art Project - edited.jpg|thumb|La ''[[torre di Babele (Bruegel)|torreTorre di Babele]] di'', [[Pieter Bruegel il Vecchio|Pieter Bruegel]], ([[1563]]).]]
 
L'ambizioneidea adell'ambire ad uno "spazio ideale", si può affermare, haabbia accompagnato l'[[Genere umano|uomo]] lungo tutta la sua storia, fin da quando, già nella remota [[antichità]], ha dovuto confrontarsi con situazioni e problematicheproblemi che emergevano dallo strutturarsi in forma urbana o protourbana degli insediamenti umani, della [[Società (sociologia)|società]], e dell'[[Storia economica|economia in forma urbana o protourbana]].
=== Elemento qualificante dell'aspirazione ideale ===
Quando si parla di "città ideale", un valore discriminante si attribuisce alla tensione ideale che ispira il progetto. In mancanza di essa, infatti, la ricerca programmatica e gli esiti progettuali stimolati dalle criticità della struttura urbana non danno forma a ciò che si intende per "città ideale". La struttura degli insediamenti, infatti, non può essere avulsa dalle gerarchie di potere e dagli assetti della [[società (sociologia)|società]] di cui gli insediamenti urbani sono una delle espressioni.<ref name="Firpo11"/>
 
In assenza della dimensione ideale qualificante, i programmi edilizi, per quanto appaiano razionali e pianificati, possono risultare privi di qualsiasi spessore utopico e, anzi, finire semplicemente per riflettere, riprodurre, perpetuare, o consolidare, i rapporti di forza, gli [[Stratificazione sociale|assetti]] e le [[Gerarchia sociale|gerarchie sociali]] già espressi dalla società.
Un valore fondamentale si attribuisce alla tensione ideale che ispira il progetto. In mancanza di essa, infatti, la ricerca programmatica e gli esiti progettuali stimolati dalle criticità della struttura urbana non danno forma a ciò che si intende per "città ideale". La struttura degli insediamenti, infatti, non può essere avulsa dalle gerarchie di potere e dagli assetti della [[società]] di cui gli insediamenti urbani sono una delle espressioni<ref name="Firpo11"/>.
 
Ad esempio, la razionale regolarità dei villaggi dell'[[antico Egitto]] (con le fragili abitazioni comuni sovrastate fisicamente dalla solida monumentalità [[tempio egizio|templare]] e [[società palaziale|palaziale]]) non fa altro che riprodurre ed esprimere, in maniera quasi simbolica, la natura [[despotismo|dispotica]] e [[Ierocrazia|ierocratica]] dei rapporti di forza che permeavano quella antica civiltà.<ref name="Firpo11">[[Luigi Firpo]], ''op. cit.'', p. 11.</ref>
In assenza dell'elemento ideale qualificante, i programmi edilizi, per quanto razionali e pianificati, possono risultare privi di qualsiasi spessore utopico e, anzi, finire semplicemente per riflettere, riprodurre, perpetuare, o consolidare, i rapporti di forza, gli [[Stratificazione sociale|assetti]] e le [[Gerarchia sociale|gerarchie sociali]] già espressi dalla società.
Ad esempio, la razionale regolarità dei villaggi dell'[[antico Egitto]], con le fragili abitazioni comuni sovrastate fisicamente dalla solida monumentalità [[tempio egizio|templare]] e [[società palaziale|palaziale]], non fa altro che esprimere, in maniera quasi simbolica, la natura [[despotismo|dispotica]] e [[Ierocrazia|ierocratica]] dei rapporti di forza di quella antica civiltà<ref name="Firpo11">[[Luigi Firpo]], cit., p. 11.</ref>.
 
===La metafora della Torre di Babele===
 
Un esempio dell'ambizione ideale lo si ritrova già nel ''[[Libro della Genesi]]'', in cui la [[metafora]] [[Bibbia|biblica]] della [[Torre di Babele]] [[sussunzioneSussunzione (filosofia)|sussume]] l'aspirazione dell'uomo a uno spazio abitativo la cui struttura rifletta una forte carica utopica e ideale: una tensione che spinge l'uomo a voler acquisire fama toccando il cielo, perseguendo il disegno di tenere unita l'intera Umanità, affinché essa non fosse «dispersa sulla faccia di tutta la terra». Il fine utopico sotteso all'impresa di Babele è differente dal pensiero del libro sacro e quindi indirizzato a un primordiale popolamento della terra, dato che spesso il Dio biblico stravolge il Pensiero umano.<ref>''[[Libro della Genesi]]'', {{Cita passo biblico|Gen|11,1-9}}.</ref>.
 
===Riflessione teorica e filosofica: da Ippodamo e Platone al Rinascimento===
[[File:Pergamon Museum Berlin 2007078.jpg|thumb|L'[[Schema ippodameo|Impianto planimetrico [[Ippodamo di Mileto|ippodameo]] della [[polis]] di [[Mileto (Asia Minore)|Mileto]], al [[Pergamonmuseum|Museo di Pergamo]] di [[Berlino]].]]
 
Ben presto, nella [[storia dell'uomo]], questa aspirazione ha assunto il carattere di una riflessione teorica, declinata in chiave di [[Utopia]] [[filosofia greca|filosofica]] o nei termini di un progetto politico.
 
==== Utopia urbana in Platone ====
L'intento teorico di pianificare una [[polis]] ideale assume comunque una dimensione [[Filosofia platonica|filosofica]] nell'[[idealismo]] di [[Platone]], espresso in due [[dialoghi platonici|suoi dialoghi]], sulla ''[[La Repubblica (dialogo)|Repubblica]]'' e sulle ''[[Leggi (dialogo)|Leggi]]''. La riflessione di Platone apre a teorie politiche che confinano con l'utopia, ma non si spinge fino al punto da concepire una città che traduca, nella compiutezza di forme architettoniche, l'idealità delle visioni politiche e degli assetti statuali da lui teorizzati.<ref name=Kruft6>Hanno-Walter Kruft, ''Le città utopiche. La città ideale dal XV al XVIII secolo fra utopia e realtà'', [[Casa editrice Giuseppe Laterza & figli|Laterza]], 1990 (p. 6).</ref> L'unica annotazione esteriore, in Platone, si sofferma sullo schema urbano, di cui viene respinta come inopportuna ogni soluzione di assoluta regolarità, una caratteristica che Platone considera deprecabile in quanto portatrice di sgradevolezza estetica.<ref name=Kruft6/>
{{vedi anche|La Repubblica (dialogo){{!}}Repubblica|Leggi (dialogo){{!}}Le Leggi}}
 
L'intento teorico di pianificare una [[polis]] ideale assume comunque una dimensione [[Filosofia platonica|filosofica]] nell'[[idealismo]] di [[Platone]], espresso nei [[dialoghi platonici|suoi dialoghi]] sulla ''[[La Repubblica (dialogo)|Repubblica]]'' e sulle ''[[Leggi (dialogo)|Leggi]]''. La riflessione di Platone apre a teorie politiche che confinano con l'utopia, ma non si spinge fino al punto da concepire una città che traduca in forme architettoniche le visioni politiche e gli assetti statuali da lui teorizzati<ref name=Kruft6>Hanno-Walter Kruft, ''Le città utopiche. La città ideale dal XV al XVIII secolo fra utopia e realtà'', [[Editori Laterza|Laterza]], 1990 (p. 6)</ref>. L'unica annotazione estetica si appunta sullo schema urbano, di cui viene affermata come inopportuna ogni soluzione di assoluta regolarità, che Platone considera deprecabile in quanto portatrice di sgradevolezza estetica<ref name=Kruft6/>.
Il pensiero democratico di Platone si relaziona all'amicizia col tiranno [[Archita]] di Taranto e con gli [[Scuola pitagorica|aspetti pitagorici]] della sua filosofia, negli stessi anni in cui [[Alcmeone di Crotone]] teorizzava che la ''monarchia'' è una malattia del corpo in cui un elemento prevale sugli altri. Tale concezione può ragionevolmente essere stata trasposta anche oltre l'ambito medico-filosofico a quello politico, etico e estetico, intendendo la salute dello Stato e della città come l'equilibrio stabile e misurato dei vari costituenti primi.
 
==== Schema ippodameo ====
{{vedi anche|Ippodamo da Mileto|Urbanistica greca|Schema ippodameo}}
Sia laLa [[civiltà etrusca]], siae l'[[antica Grecia|antichità greca]], offrono entrambe i primi tentativi di tradurre un progetto politico ideale in architettura urbana: le città di [[Marzabotto]] e di [[Gonfienti]], edificate all'inizio del [[VI secolo a.C.]], e la polis di [[Thurii]], presso [[Sibari]], una [[città di fondazione]] nata nel [[444 a.C.]], su iniziativa di [[Pericle]], sorsero col probabile intento di farne centri [[colonizzazione greca in Occidente|coloniali greci]] ed etruschi, collegati sia al mondo della [[dodecapoli etrusca]] sia a quello [[Panellenismo|panellenico]].<ref name="Kruft6-7">Hanno-Walter Kruft, ''Le città utopiche. La città ideale dal XV al XVIII secolo fra utopia e realtà'', [[EditoriCasa editrice Giuseppe Laterza & figli|Laterza]], 1990 (pp. 6-7).</ref>; traTra i "padri" di Thurii, oltre al nome di Pericle, è tramandato quello dell'architetto [[Ippodamo di Mileto]] e del [[sofistica|sofista]] [[Protagora]].<ref name="Kruft6-7"/>.
 
Viene anche ritenuta «attendibile» un'[[Pitagorismo|influenza pitagorica]] su Ippodamo, testimoniata dalla regolarità dell'[[Schema ippodameo|impianto planimetrico detto [[Ippodamo di Mileto|ippodameo]], e dalla tipicità delle abitazioni, in cui si riflette architettonicamente il concetto di [[isonomia]] ({{polytoniclang|grc|ἰσονομία}}), l'equa attribuzione ai cittadini di prerogative e potenzialità<ref name="Kruft7">Hanno-Walter Kruft, ''Le città utopiche. La città ideale dal XV al XVIII secolo fra utopia e realtà'', [[Editori Laterza|Laterza]], 1990 (p. 7).</ref> che trovò la sua formulazione nello spazio culturale della [[Polis|polis greca]] già in [[Grecia arcaica|epoca arcaica]].
 
Giungendo nell'epoca dell'[[Umanesimo]] [[Rinascimento|rinascimentale]], l'aspirazione a forme urbanistiche ideali va ad alimentare un progetto comune, utopistico e allo stesso tempo irrealizzabile, nel quale architetti e artisti del Rinascimento profusero le loro migliori forze creative, dando vita, soprattutto nel [[XVI secolo]], a un appassionato dibattito teorico, importante dal punto di vista culturale, anche se foriero di pochissimi esiti concreti.<ref name="Firpo10">[[Luigi Firpo]], ''op. cit.'', p. 10.</ref><ref name="Sciolla33">[[Gianni Carlo Sciolla]], in ''Id''. (a cura di), ''La città ideale nel Rinascimento'', [[UTET]], Torino, 1975, p. 33.</ref>
 
===Utopia e prassi della città rinascimentale===
{{vedi anche|Urbanistica rinascimentale|Architettura rinascimentale}}
[[File:Utopia.jpg|thumb|''Utopiae Insula'', [[xilografia]] di [[Ambrosius Holbein|A. Holbein]] per ''[[L'Utopia]]'' di [[Tommaso Moro]]]]
[[File:Palmanova aerea.jpg|thumb|La planimetria stellata e radiocentrica della [[Fortificazione alla moderna|città fortezza]] di [[Palmanova]].]]
 
LaFu in quest'epoca che la città ideale vennesi infattipose al centro di un intenso dibattito, divenendo uno dei grandi temi su cui si appuntò l'elaborazione teorica dell'[[arte rinascimentale|arte]], dell'[[architettura rinascimentale|architettura]], e dell'[[urbanistica rinascimentale]]<ref name="Dorfles167"/>. A quei grandi temi, peraltro, la riflessione sulla città ideale era, peraltro, organicamente legata: la rinnovata affermazione della [[Umanesimo|centralità dell'uomo]], la riscoperta e la riappropriazione dell'[[arte greca|arte greco]]-[[arte romana|romana]] e dell'[[architettura greca|architettura classico]]-[[architettura romana|romana]], non solo attraverso lo studio del ''[[De architectura]]'' di [[Vitruvio]] (in particolare del [[De architectura, libro IV|Libro IV]]), ma anche attraverso l'esame autoptico e diretto delle vestigia antiche: si pensi, come esempio di questo atteggiamento, al programma culturale delineato di quel sodalizio dell'vitruviano, noto come [[Accademia della Virtù]] di(animato da [[Claudio Tolomei]], ma in cui operò anche il [[Jacopo Barozzi da Vignola|Vignola]]), le alle riflessioni sull'[[Mimesi#La mimesi nel Rinascimento|imitazione della realtà]], l'[[prospettiva|organizzazione prospettica]] dello spazio artistico, la [[Proporzione (architettura)|teoria delle proporzioni]] e della [[modulo architettonico|misura]] nella progettazione architettonica.<ref name="Dorfles166">[[Gillo Dorfles]], Cristina Dalla Costa, Marcello Ragazzi, ''Storia dell'arte dalla [[Preistoria]] al [[XVII secolo|Settecento]]'', p. 166.</ref>.
 
====Funzione ideologica della città-stato rinascimentale====
Se nel [[Rinascimento]] la riflessione divenne particolarmente intensa, anche se con poche e occasionali realizzazioni concrete, lo si deve alla rinata centralità della città rinascimentale che, a partire dal [[XV secolo|Quattrocento]], riacquista il ruolo di perimetro e crocevia dell'[[storia dell'uomo|agire storico dell'uomo]], ''[[topos]]'' separato e distinto dalla [[Natura]].<ref name="Dorfles167"/><ref name="Sciolla33"/> Questa concezione si accompagna alla riappropriazione della consapevolezza della centralità dell'uomo e del valore della sua dignità, in un'atmosfera umanistica che ripone la sua fiducia nell'uomo, nel suo agire, e nella sua capacità di concepire ed edificare lo spazio urbano.<ref>[[Eugenio Garin]], ''Scienza e vita civile nel Rinascimento italiano'', 1993 (p. 53).</ref>

Nello spazio delimitato della '"città'" dovevano idealmente convergere aspirazioni ed esigenze disparate, sia funzionali chema anche estetiche, veri tratti culturali caratteristici dell'epoca, il cui equilibrio fosse espressione della nuova sensibilità affermatasi nella cultura e nella società del tempo.<ref name="Dorfles167"/>. La città assume per questo un ruolo di spicco nei confronti delle arti: non solo semplice luogo privilegiato in cui se ne esprimono e se ne raccolgono le manifestazioni ma, più di tutto, spazio teorico che, nel suo perimetro prospetticamente delimitato, si pone in posizione gerarchicamente sovraordinata nei confronti del complesso delle arti, assumendosi la [[Funzione sociale|funzione]] [[ideologia|ideologica]] di coordinarne le differenti espressioni, ricomponendole all'interno di un coerente sistema di interrelazioni formali in grado di trascendere le peculiarità e gli aspetti particolari delle singole manifestazioni, attraendole e subordinandole nella sfera concettuale unificante della [[città-stato]],<ref name="Sciolla33"/><ref>[[Giulio Carlo Argan]] e [[Maurizio Fagiolo dell'Arco]], «Premessa all'arte italiana», in ''[[Storia d'Italia'', [[Giulio Einaudi Editore|Einaudi]]'', 1972.</ref>, ora non più semplice contenitore di abitanti, e nemmeno, d'altronde, luogomero meramenteluogo architettonico o monumentale (''[[urbs]]'', secondo la definizione di [[Leonardo Bruni]]<ref name="LBruniX.25">[[Leonardo Bruni]], ''[httphttps://www.google.com/books?id=rI02AAAAMAAJ&printsec=titlepage&hl=it#v=onepage&q=aliud%20urbs&f=false Epistolario, X.25]'', testo [[lingua latina|latino]] da [[Google ricerca libri]]).</ref>), ma [[comunità]] civica (''[[civitas]]'', sempre secondo la definizione di [[Leonardo Bruni|Bruni]]),<ref name="LBruniX.25"/>), portatrice di un retaggio storico e culturale, che si pone come «spazio ideale aperto all'invenzione e insieme luogo concreto della [[Vita sociale|vita associata]] e sede del [[potere politico]]».<ref name="FPignatti"/>.
 
=====Città stato e signorie cittadine=====
[[File:Terra del Sole.jpg|thumb|upright=1.4|Antica pianta di [[Terra del Sole]], presso [[Forlì]].]]
La funzione ideologica della città stimolò nelle [[Signoria cittadina|signorie cittadine]] dell'epoca il desiderio di costruirsi delle città ideali, che celebrassero i caratteri «di novità e artificiosità del nuovo regime politico»:<ref name="FPignattiCittàIdeale">Franco Pignatti, [http://www.italica.rai.it/rinascimento/parole_chiave/schede/citta_ideale.htm «Città ideale»] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20091217135019/http://www.italica.rai.it/rinascimento/parole_chiave/schede/citta_ideale.htm |data=17 dicembre 2009 }} (da Italica.[[RAI]].it).</ref>:
 
Fu in questa temperie politica e culturale che, durante la seconda metà del [[XV secolo|Quattrocento]], si registrarono alcuni episodici tentativi di realizzare spazi urbani in cui, trasferendo su un piano progettuale i temi del dibattito teorico, l'organizzazione dello spazio si informasse a esigenze ideali di funzionalità, equilibrio, ordine razionale, con le quali interpretare e tradurre in pratica le «aspirazioni della perfetta ragione politica» e le funzioni imposte dalle aspirazioni signorili: «di rappresentanza (il [[Architettura rinascimentale#Il palazzo e la villa|palazzo]]), di difesa (le [[fortificazione|fortificazioni]]), di residenza (strutture abitative per i nuovi ceti urbani), di spettacolo (il [[Teatro rinascimentale|teatro]])».<ref name="FPignattiCittàIdeale"/>.
 
Elementi fondamentali per raggiungere tale obiettivo furono l'apertura di nuove prospettive cittadine con realizzazioni, in forme regolari o rettilinee, di [[strada|strade]], [[ponte|ponti]], [[Canale artificiale|canali]] e [[piazza|piazze]]. La volontà signorile imboccò diverse direzioni, dalla progettazione di nuove città all'ampliamento di quelle esistenti, dall'abbellimento della [[città medievale]], fino alla sua trasformazione secondo un ordine diverso.<ref name="Dorfles168">[[Gillo Dorfles]], Cristina Dalla Costa, Marcello Ragazzi, ''Storia dell'arte dalla [[Preistoria]] al [[XVII secolo|Settecento]]'', p. 168.</ref>. Soprattutto nel [[XVI secolo]], l'esigenza di [[palingenesi (filosofia)|palingenesi]] dello spazio urbano risentì delle tensioni politiche e militari che si addensarono sulla [[penisola italiana|penisola]] e sull'intera [[Europa]].<ref name="Dorfles168"/>. Ne fu favorita l'esigenza di munire le città già esistenti contro le armi nemiche: in questo modo, la razionalità della [[Fortificazione alla moderna|nuova concezione della fortificazione]] finiva per riverberarsi e imporsi sull'organizzazione e sull'ordine dello spazio interno.<ref name="Dorfles168"/>.
 
Non mancarono, a questo proposito, esempi progettuali di vere e proprie città militari. Fra queste, un esempio significativo è la città-fortezza di [[Terra del Sole]] [[città di fondazione|costruita ex novo]] alla fine del Cinquecento per volontà di [[Cosimo I de' Medici]]. Il culmine dell'architettura militare adattata alla fortificazione delle città può essere rintracciato nell'exploit architettonico della topologia ''stellata'' e radiocentrica di [[Palmanova]].
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==== Iconografia: ''Città Ideale'' del Palazzo Ducale di Urbino ====
{{vedi anche|Città ideale (dipinto)}}
[[File:Formerly Piero della Francesca - Ideal City - Galleria Nazionale delle Marche Urbino 2.jpg|thumb|upright=2.3|''[[Città ideale (dipinto)|Città ideale]]'', [[Galleria Nazionale delle Marche]], [[Urbino]]]]
 
La ''[[Città ideale (dipinto)|Città Ideale]]'', dipinto esposto nella [[Galleria nazionale delle Marche]], opera di un ignoto artista,<ref>AA.VV., ''Urbino Galleria Nazionale della Marche'', Electa, Milano 2005.</ref> è il "luogo ideale" in cui la classicità "moderna" trova la "sua" rappresentazione e raggiunge il suo culmine. Il pittore (che alcuni identificano in [[Piero della Francesca]] o in [[Melozzo da Forlì]], laddove altri propendono per un'attribuzione a [[Leon Battista Alberti]] o a [[Luciano Laurana]]) ha voluto rappresentare il modello di assoluta perfezione della [[Urbanistica rinascimentale|città rinascimentale]], concepita come una "[[scacchiera]]" in cui il pavimento delle strade, con l'intersecarsi dei marmi policromi, riflette e amplifica la struttura della città, i cui edifici, proprio come i pezzi di una scacchiera, sono ordinati e collocati a intervalli di spazio regolari e prestabiliti, secondo [[Canone (arte)|canoni]] di assoluta perfezione. Inoltre gli edifici (che non devono assolutamente superare i 3 piani di altezza) sono disposti in maniera [[simmetria|simmetrica]] e trasversale rispetto al centro della [[Rappresentazione (arti figurative)|rappresentazione]], culminante in una [[Rotonda (architettura)|rotonda]], quella particolare tipologia di edificio classico che, in quanto strutturalmente di forma circolare, vuole rappresentare (con la [[circonferenza]] del [[cerchio]], figura da sempre ritenuta "perfetta" perché in sé chiusa e conchiusa) il coronamento di un'opera che tutto circoscrive e ricomprende al suo interno, lasciando un vuoto ideale e universale al di fuori di sé. Si tratta di un caso classico di [[utopia]].
 
=====Castiglione Olona=====
{{vedi anche|Castiglione Olona}}
[[File:Palazzo Branda C.jpg|thumb|Ingresso di [[Palazzo Branda Castiglioni]]]]
 
La prima città ideale dell’[[Umanesimo]] è [[Castiglione Olona]] in [[provincia di Varese]], rifondata negli anni venti del Quattrocento e ultimata verso il 1435 dal [[Cardinale]] [[Branda Castiglioni]] sulle terre di famiglia. Il nucleo inferiore è epicentrato sul [[Palazzo Branda Castiglioni]], il Palazzo dei Familiari, il Pio Luogo dei Poveri di Cristo, la Scuola (una delle prime d’età moderna) e soprattutto la [[Chiesa del Santissimo Corpo di Cristo (Castiglione Olona)|Chiesa del Santissimo Corpo di Cristo]], detta Chiesa di Villa. Il nucleo superiore, antica rocca, comprende il complesso della Collegiata con la [[Chiesa dei Santi Stefano e Lorenzo (Castiglione Olona)|Chiesa dei Santi Stefano e Lorenzo]] e il Battistero (in origine, cappella palatina). La volontà del Cardinale di realizzare un microcosmo europeo, basato sull'interazione di artisti lombardi, veneti, toscani, francesi, tedeschi, boemi, ungheresi porta a geniali accostamenti di stili fra tardogotico e umanesimo, alle chiese che uniscono con abilità i linguaggi architettonici, ai grandi cicli di affreschi, dovuti a [[Masolino da Panicale]], [[Paolo Schiavo]], Lorenzo di Pietro "il [[Vecchietta]]": la Veduta ideale e il ciclo della cappella di San Martino in Palazzo Branda Castiglioni; le Storie della Vergine e dei Santi Stefano e Lorenzo nella Collegiata; le Storie di San Giovanni Battista nel Battistero, con un forte messaggio antivisconteo<ref>Andrea Spiriti, Iconografia filoviscontea e antiviscontea nel periodo ducale (1395-1447): il principe fra vizi e virtù da Milano a Castiglione Olona, in Lorenzo Geri (a cura di), ''Principi prima del Principe'', Bulzoni, Roma 2012, pp. 145-174</ref>. La Chiesa di Villa è infatti un impianto umanistico fiorentino alla [[Brunelleschi]] con sculture lombarde, lombarde alla friulana, senesi; la Collegiata è una “chiesa a sala” d’impianto tedesco con portale alla francese, sculture lombarde e venete, lampadario alla boema, oreficerie lombarde (nel vicino Museo). Un cenno particolare merita la precocissima [[Natura morta]] affrescata in Palazzo Branda Castiglioni; e la Veduta di Roma nel Battistero, derivazione di Masolino dal proprio celebre affresco romano di Palazzo Orsini a Montegiordano, con la straordinaria anticipazione nel 1435 del progetto di ricostruzione a [[pianta centrale]] cupolata di San Pietro in Vaticano<ref>Andrea Spiriti, Gerusalemme, Roma, Castiglione Olona: novità sull'"imago urbis" della cappella palatina di Branda Castiglioni, in Vincenzo Cazzato - Sebastiano Roberto - Mario Bevilacqua (a cura di), ''La festa delle Arti. Scritti in onore di Marcello Fagiolo per cinquant'anni di studi'', I, Gangemi, Roma 2014, pp. 138-143</ref>.
La ''[[Città ideale (dipinto)|Città Ideale]]'', dipinto esposto nella [[Galleria nazionale delle Marche]] e opera di un ignoto artista<ref>AA.VV., ''Urbino Galleria Nazionale della Marche'', Electa, Milano 2005</ref>, è il "luogo ideale" in cui la classicità "moderna" trova la "sua" rappresentazione e raggiunge il suo culmine. Il pittore (che alcuni identificano in [[Piero della Francesca]] o in [[Melozzo da Forlì]]<ref>[http://marcellolandi.altervista.org/la-citt%C3%A0-ideale-di-urbino-una-nuova-linea-di-ricerca.html M. Landi, ''La Città ideale di Urbino. Una nuova linea di ricerca'']</ref>, mentre altri optano per un'attribuzione a [[Leon Battista Alberti]] o a [[Luciano Laurana]], secondo quanto descritto in calce allo stesso dipinto) ha voluto rappresentare il modello di assoluta perfezione della città rinascimentale, concepita come una "[[scacchiera]]" dove il pavimento delle strade, con l'intersecarsi dei marmi policromi, riflette e amplifica la struttura della città, i cui edifici, proprio come i pezzi di una scacchiera, sono ordinati e collocati a intervalli di spazio regolari e prestabiliti, secondo [[Canone (arte)|canoni]] di assoluta perfezione. Inoltre gli edifici (che non devono assolutamente superare i 3 piani di altezza) sono disposti in maniera [[simmetria|simmetrica]] e trasversale rispetto al centro della rappresentazione che culmina con una [[Rotonda (architettura)|Rotonda]], una particolare tipologia di edificio classico che, in quanto strutturalmente di forma circolare, vuole rappresentare (con l'[[iperbole (geometria)|iperbole]] della [[circonferenza]] del [[cerchio]], figura da sempre ritenuta "perfetta" perché in sé chiusa e conchiusa) il coronamento di un'opera che tutto racchiude all'interno di sé, lasciando un vuoto ideale e universale al di fuori di sé. Si tratta di un caso classico di [[utopia]].
 
====Esperienze====
=====Urbino=====
{{vedi anche|Rinascimento urbinate|Palazzo Ducale di Urbino}}
[[File:Urbino-palazzo ducale01.jpg|thumb|upright=1.2|[[Chiostro]] e [[Cortile d'onore di palazzo Ducale|cortile d'onore]] del [[palazzo Ducale di Urbino]].]]
La più ricordata tra le città reali ispirate a un progetto ideale è [[Urbino]], con il suo [[palazzo Ducale di Urbino|Palazzo Ducale]], la cui grande e complessa concezione monumentale si risolveva, secondo la definizione di [[Baldassare Castiglione]], nella concezione di una «città in forma di [[palazzo]]»<ref name="FPignatti">Franco Pignatti, [http://www.italica.rai.it/rinascimento/categorie/citta.htm «Città rinascimentale»] (da Italica.[[RAI]].it)
</ref><ref name="Dorfles169"/>. Tale risultato si deve alla volontà del [[duca di Urbino|duca]] [[Federico da Montefeltro]], di inclinazioni culturali [[Umanesimo|umanistiche]], che volle espandere verso il basso il castello del suo [[Da Montefeltro|potente casato]], fino a congiungerlo a un'altra costruzione che insisteva su un livello altimetrico inferiore.
 
La più ricordata tra le città reali ispirate a un progetto ideale è [[Urbino]], con il suo [[palazzo Ducale di Urbino|Palazzo Ducale]], la cui grande e complessa concezione monumentale si risolveva, secondo la definizione di [[Baldassare Castiglione]], nella concezione di una «città in forma di [[palazzo]]».<ref name="FPignatti">Franco Pignatti, [http://www.italica.rai.it/rinascimento/categorie/citta.htm «Città rinascimentale»] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20100111055251/http://www.italica.rai.it/rinascimento/categorie/citta.htm |data=11 gennaio 2010 }} (da Italica.[[RAI]].it).</ref><ref name="Dorfles169"/> Tale risultato si deve alla volontà del [[duca di Urbino|duca]] [[Federico da Montefeltro]], di inclinazioni culturali [[Umanesimo|umanistiche]], che volle espandere verso il basso il castello del suo [[Da Montefeltro|potente casato]], fino a congiungerlo a un'altra costruzione che insisteva su un livello altimetrico inferiore.
L'intervento, nella sua ampiezza e complessità, fu affidato nella seconda metà del [[XV secolo|Quattrocento]] all'architetto [[Luciano Laurana]], esponente di quella schiera di intellettuali e artisti di cui il colto [[duca di Urbino]] amava circondarsi, raccogliendo attorno alla sua corte un vero e proprio cenacolo animato da figure di spicco come, oltre al già citato architetto, quelle di [[Piero della Francesca]], [[Francesco Laurana]], [[Leon Battista Alberti]] e [[Francesco di Giorgio Martini]]<ref name="Dorfles169"/>.
 
L'intervento, nella sua ampiezza e complessità, fu affidato nella seconda metà del [[XV secolo|Quattrocento]] all'architetto [[Luciano Laurana]], esponente di quella schiera di intellettuali e artisti di cui il colto [[duca di Urbino]] amava circondarsi, raccogliendo attorno alla sua corte un vero e proprio cenacolo animato da figure di spicco come, oltre al già citato architetto, quelle di [[Piero della Francesca]], [[Francesco Laurana]], [[Leon Battista Alberti]] e [[Francesco di Giorgio Martini]].<ref name="Dorfles169"/>
La complessa soluzione ideata da [[Luciano Laurana]], poi continuata da [[Francesco di Giorgio Martini]], lasciava spazio a una nuova monumentale piazza cittadina e a un [[Cortile d'onore di palazzo Ducale|cortile d'onore interno]], dalla rigorosa scansione geometrica, circondato da un [[chiostro]]<ref name="Dorfles169"/>. Alcuni elementi estetici di vaga [[architettura medievale|impronta medievale]] (come gli slanciati ''torricini'' o la [[merlatura]] dell'originario progetto, poi smantellata da [[Girolamo Genga]] alla metà del [[XVI secolo|secolo successivo]]) non travisano la matura razionalità di una concezione pienamente aderente alla sensibilità architettonica rinascimentale<ref name="Dorfles169"/>.
 
La complessa soluzione ideata da [[Luciano Laurana]], poi continuata da [[Francesco di Giorgio Martini]], lasciava spazio a una nuova monumentale piazza cittadina e a un [[Cortile d'onore di palazzo Ducale|cortile d'onore interno]], dalla rigorosa scansione geometrica, circondato da un [[chiostro]].<ref name="Dorfles169"/> Alcuni elementi estetici di vaga [[architettura medievale|impronta medievale]] (come gli slanciati ''torricini'' o la [[merlatura]] dell'originario progetto, poi smantellata da [[Girolamo Genga]] alla metà del [[XVI secolo|secolo successivo]]) non travisano la matura razionalità di una concezione pienamente aderente alla sensibilità architettonica rinascimentale.<ref name="Dorfles169"/>
 
=====Pienza=====
{{vedi anche|Urbanistica di Pienza}}
[[File:Palazzo Piccolomini Pienza.JPG|thumb|Il [[bugnato]] liscio di [[Palazzo Piccolomini]], a [[Pienza]], nella [[Urbanistica di Pienza|sistemazione urbanistica]] di [[Bernardo Rossellino]].]]
 
Altro esempio di città ideale è [[Pienza]], in [[provincia di Siena|terra senese]], nata dalla [[Intervento edilizio|ristrutturazione]] del borgo di [[Corsignano]] (a poco più di 50&nbsp;km da [[Siena]]) per volere del [[papa Pio II]] [[Piccolomini]] che ne commissionò i lavori all'architetto [[Bernardo Rossellino]], seguace e collaboratore di [[Leon Battista Alberti]]. La ristrutturazione doveva inizialmente riguardare la sola piazza centrale, su cui si affacciano la [[Duomo di Pienza|cattedrale di Pienza]], la residenza del papa, la [[Palazzo Vescovile (Pienza)|locale sede vescovile]] e il [[Palazzo Pretorio (Pienza)|Palazzo Pretorio]], e per la quale fu messo in atto un particolare accorgimento prospettico, a segnare la stretta adesione alla regolarità geometrica rinascimentale la distanza dalla spontanea anarchia delle forme urbiche medievali: la piazza ebbe forma di trapezio, un espediente architettonico in grado di controbilanciare la convergenza prospettica delle linee verso l'[[Retta impropria|orizzonte]], esaltando il risalto conferito alla fabbrica del [[Duomo di Pienza|Duomo cittadino]].<ref name="Dorfles169">[[Gillo Dorfles]], Cristina Dalla Costa, Marcello Ragazzi, ''Storia dell'arte dalla [[Preistoria]] al [[XVII secolo|Settecento]]'', p. 169.</ref>
{{vedi anche|Urbanistica di Pienza}}
Altro esempio di città ideale è [[Pienza]], in [[provincia di Siena|terra senese]], nata dalla [[Intervento edilizio|ristrutturazione]] del borgo di Corsignano (a poco più di 50&nbsp;km da [[Siena]]) per volere del [[papa Pio II]] [[Piccolomini]] che ne commissionò i lavori all'architetto [[Bernardo Rossellino]], seguace e collaboratore di [[Leon Battista Alberti]]. La ristrutturazione doveva inizialmente riguardare la sola piazza centrale, su cui si affacciano la [[Duomo di Pienza|cattedrale di Pienza]], la residenza del papa, la [[Palazzo Vescovile (Pienza)|locale sede vescovile]] e il [[Palazzo Pretorio (Pienza)|Palazzo Pretorio]], e per la quale fu messo in atto un particolare accorgimento prospettico, a segnare la stretta adesione alla regolarità geometrica rinascimentale la distanza dalla spontanea anarchia delle forme urbiche medievali: la piazza ebbe forma di trapezio, un espediente architettonico in grado di controbilanciare la convergenza prospettica delle linee verso l'[[Retta impropria|orizzonte]], esaltando il risalto conferito alla fabbrica del [[Duomo di Pienza|Duomo cittadino]]<ref name="Dorfles169">[[Gillo Dorfles]], Cristina Dalla Costa, Marcello Ragazzi, ''Storia dell'arte dalla [[Preistoria]] al [[XVII secolo|Settecento]]'', p. 169</ref>.
 
L'intervento fu poi esteso al resto del borgo, fino a farne una perfetta residenza papale, improntata a un'omogenea visione architettonica, in cui la scansione orizzontale del lastrico pavimentato sembra rispecchiarsi sulla geometria regolare delle linee verticali dei prospetti dei palazzi, quasi assurgendo a [[modulo architettonico]].<ref name="Dorfles169"/>
 
La morte di Rossellino e di Pio II [[Piccolomini]] ha impedito la completa realizzazione del progetto, lasciando comunque a Pienza lo splendido [[palazzo Piccolomini]] con il suo [[loggiato]] da cui si può ammirare per molti chilometri la campagna toscana della [[Val d'Orcia]].
 
=====Ferrara=====
[[File:Ferrara 07-05 (67).jpg|thumb|Il [[Rivestimento murale|paramento]] [[bugnato]] di [[Palazzo dei Diamanti (Ferrara)|Palazzo dei Diamanti]], con l'originale e «imprevista» evidenziazione della [[parasta]] angolare e del [[balcone]] sporgente<ref name="Argan307"/>, presso il monumentale ''Quadrivio degli Angeli''.]]
{{vedi anche|Addizione Erculea|Rinascimento ferrarese}}
[[File:01 Palazzo dei Diamanti - Ferrara.jpg|thumb|Il [[Rivestimento murale|paramento]] [[bugnato]] di [[Palazzo dei Diamanti]], con l'originale e «imprevista» evidenziazione della [[parasta]] angolare e del [[balcone]] sporgente,<ref name="Argan307"/> presso il monumentale ''[[Quadrivio degli Angeli]]''.]]
 
Un altro progetto da non tralasciare è quello realizzato dall'architetto [[Biagio Rossetti]] nel [[1492]] per [[Ferrara]], prima città ad aver avuto un vero [[piano regolatore]] per opera degli [[Este (famiglia)|Estensi]]nsi. La città divenne in quel periodo un importante centro [[umanesimo|umanistico]], ospitando alla [[Este (famiglia)|corte estense]] i maggiori poeti italiani del Quattrocento e [[XVI secolo|Cinquecento]], [[Matteo Maria Boiardo]], [[Ludovico Ariosto]] e [[Torquato Tasso]], nonché i grandi pittori del tempo, tra i quali [[Tiziano]], nella stagione del cosiddetto [[Rinascimento ferrarese]].
 
Rossetti esaminò i problemi della città padana e comprese la necessità di nuove [[cinta muraria|cinte murarie]] e di un maggior numero di abitazioni le esigenze di una popolazione in notevole crescita. Il suo progetto si basò sulla costruzione di una rete stradale sul modello delle città dell'[[antica Roma]] (due vie principali tra loro perpendicolari, parallelamente alle quali sarebbero state costruite tutte le altre: "città a scacchiera") e sull'inserimento degli edifici ducali e delle nuove mura. Ma per vari motivi (calo demografico, crisi economica, passaggio della città sotto il [[Stato Pontificio|dominio della Chiesa]]) i lavori rimasero incompiuti. Rimane tuttavia leggibile lo spirito profuso dall'artefice: l'[[Addizione Erculea|intervento additivo]] di Rossetti, come dimostrato da [[Bruno Zevi]]<ref>Quest'ultima asserzione è di [[Giulio Carlo Argan]], in ''Storia dell'arte italiana'', II vol., [[Sansoni editore]], 1978 (pag. 307).</ref> non può essere ricondotto a un'astratta e rigida applicazione pratica di elaborazioni teoriche vertenti sul tema ideale, ma nasce da uno studio metodico dell'impianto medievale, del quale si riconosce implicitamente il valore.<ref name="Argan307"/>. In Rossetti, l'avvertita necessità di un ampliamento dello sviluppo urbano si accompagna all'esigenza consapevole di mettere in atto un'"azione rigeneratrice" dell'impianto precedente.<ref name="Argan307">[[Giulio Carlo Argan]], ''Storia dell'arte italiana'', II vol., p. 307, [[Sansoni editore]], 1978.</ref><ref>[[Bruno Zevi]], ''Storia e controstoria dell'architettura in Italia'', [[Newton & Compton]], 1997.</ref>. Con queste premesse l'architetto dà vita a una «spazialità urbana che [...] tiene conto di un'idea di spazio [...] [''quale''] poteva dedursi dall'opera dei grandi pittori ferraresi: [[Cosmè Tura]], [[Francesco del Cossa]], [[Ercole de' Roberti]], [...] una spazialità indipendente da premesse prospettiche assolute [...] e in nessun modo omogenea o geometrizzata, anzi fatta di rapidi, sorprendenti passaggi di grandezze: contratte strettoie e spalancate aperture, fughe di linee e dilatarsi di atmosfere [...], scarti, deviazioni, direzioni plurime convergenti, divergenti, incrociate».<ref name="Argan307"/>
 
=====Acaya=====
[[File:Acaya castle.jpg|thumb|upright=1.4|Torrione del [[castello di Acaya]], nella sistemazione di [[Gian Giacomo dell'Acaya]]]]
{{vedi anche|Acaya|Castello di Acaya}}
[[File:Acaya castle.jpg|thumb|upright=1.4|Torrione del [[castello di Acaya]], nella sistemazione di [[Gian Giacomo dell'Acaya]]]]
[[Acaya]] è un piccolo borgo in [[provincia di Lecce]], lungo l'antichissima arteria che arrivava fino a [[Otranto]]. Chiamato Salapia e poi Segine in epoca [[messapica]], l'abitato venne integralmente ristrutturato, fortificato e riordinato urbanisticamente da [[Giangiacomo Dell'Acaya]], un [[umanista]] versato nelle matematiche, [[ingegnere militare]] di [[Carlo V]] e [[feudatario]] di Acaya. Ultimati i lavori nell'anno 1535, ne mutò anche il nome affinché, come scrisse nell'epigrafe sulla porta d'ingresso al paese, a Dio piacendo, il nome dell'antica Acaya potesse essere rinnovato nelle [[Salento|terre salentine]]. Il paese presenta un impianto ortogonale con un [[cardine (storia romana)|cardo]] e un [[decumano]]. Di forma quadrata, il borgo è dotato del [[castello di Acaya]], posto nell'angolo sud-ovest, sotto il quale è stata ritrovata evidenza archeologica di una chiesa di [[monachesimo basiliano|culto greco basiliano]] del [[IX secolo]], con importanti [[icona (arte)|icone]] affrescate.
 
[[Acaya]] è un piccolo borgo in [[provincia di Lecce]], lungo l'antichissima arteria che arrivava fino a [[Otranto]]. Chiamato Segine nel XV secolo, l'abitato venne integralmente ristrutturato, fortificato e riordinato urbanisticamente da [[Giangiacomo Dell'Acaya]] a partire dagli anni Quaranta del Quattrocento. Giangiacomo un Architetto [[umanista]] versato nelle matematiche, [[ingegnere militare]] di [[Carlo V]] e [[feudatario]] di Acaya. Ultimati i lavori nell'anno 1535, ne mutò anche il nome affinché, come scrisse nell'epigrafe sulla porta d'ingresso al paese, a Dio piacendo, il nome dell'antica Acaya potesse essere rinnovato nelle [[Salento|terre salentine]]. Il paese presenta un impianto ortogonale con un [[cardine (storia romana)|cardo]] e un [[decumano]]. Di forma quadrata, il borgo è dotato del [[castello di Acaya]], posto nell'angolo sud-ovest, sotto il quale è stata ritrovata evidenza archeologica di una chiesa di [[monachesimo basiliano|culto greco basiliano]] del [[IX secolo]], con importanti [[icona (arte)|icone]] affrescate.
 
Sono presenti tre piazze lungo la diagonale che corre verso nord-est per concludersi con il convento dei [[Ordine dei Frati Minori|frati minori]]. Questi elementi architettonici e topografici definiscono i tre aspetti della vita sociale del tempo: l'aspetto militare, quello politico e la sfera religiosa. La città nelle sue dimensioni è a misura d'uomo, ed è disposta in allineamento con la rosa dei venti.
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[[File:Terra del sole foto aerea.jpg|thumb|[[fotografia aerea|Veduta aerea]] di [[Terra del Sole]]]]
 
[[Terra del Sole|Terra del Sole-Eliopoli]] è una [[città fortificata]] [[città di fondazione|costruita ''ex novo'']] da [[Cosimo I de' Medici]] nell'[[enclave]] [[Romagna Toscana|romagnola]] del [[Granducato di Toscana]], a pochi chilometri da [[Forlì]], in funzione di una precisa politica di difesa dei confini, attuata da Cosimo attraverso un piano di consolidamento del potere territoriale.<ref name="MuseoGalileo">[http://brunelleschi.imss.fi.it/mediciscienze/imed.asp?c=70005 I Medici e la scienza], dal sito del [[Museo Galileo]].</ref>.
 
Nel quadro delle fortificazioni cosimiane, Terra del Sole ha tratti fortementeassai specifici, pensata non solo come fortezza ma anche come minuscola "città": simbolo (fin dal nome, così evidentemente legato al [[Sole (simbologia)|mito solare]] ricorrente nell'ideologia del [[Principato (diritto)|Principato]]) e luogo concreto della sovranità ducale, eretto laddove questa aveva termine, nella [[Stato Pontificio|pianura pontificia]] dominata da un centro cittadino ben più antico e più reale, quello di [[Forlì]], e sintesi del granducato in [[Romagna Toscana|terra romagnola]].<ref name="Elena Fasano Guarini">{{cita pubblicazione| nome=Elena | cognome=Fasano Guarini,| titolo = laLa Provincia di Romagna nel Granducato di Toscana, |pubblicazione= Archivio toscano in Romagna - Inventario dell'Archivio storico di Castrocaro Terme e Terra del Sole, IBC E.R.,| editore = ed. Analisi, città =Bologna | anno =1989}}</ref>.
 
[[Terra del Sole]] era destinata a diventare la nuova prestigiosa sede degli "uffizi" medicei nella [[Romagna Toscana]], struttura urbana che doveva assolvere a molteplici funzioni: amministrative, giudiziarie, militari, religiose e commerciali.<ref name="Cronache Castellane">''Cronache Castellane'', n. 162, anno 2006.</ref>. Nel nuovo insediamento Cosimo trasfuse la sua esperienza di soldato e principe e le sue conoscenze sull'evoluzione dell'[[ingegneria militare]]: sapeva del ''[[castrum]]'' romano e apprezzava i modelli di [[fortezza]] [[bastione|bastionata]], distingueva le strutture belliche studiate per le [[balestra (arma)|balestre]] e l'[[arma bianca]] da quelle in cui difesa e offesa si fondavano sull'artiglieria. [[Baldassarre Lanci]], [[Giovanni Camerini (architetto)|Giovanni Camerini]], [[Bernardo Buontalenti]] e [[Girolamo Genga]], furono gli artisti e egli architetti incaricati di eseguire le sue idee.
 
A [[Terra del Sole]] le fortificazioni erano adeguate ai tempi, come [[fortificazione alla moderna]], e alle nuove tecniche militari e [[Poliorcetica|ossidionali]]. Così come per le altre fortezze volute da [[Cosimo I de' Medici|Cosimo]] a difesa del [[Granducato di Toscana|Granducato]], le lunghe cortine e le torri furono sacrificate in favore di quattro bastioni angolari, muniti di [[Orecchione (architettura)|orecchioni]] al fine di proteggere, con bocche da fuoco poste nelle cannoniere, le [[Scarpa (architettura)|scarpe]] delle cortine costruite in [[terra battuta]], armate con palificate, e rivestite in [[laterizio]].<ref name="Cronache Castellane">Cronache Castellane, n. 162, anno 2006</ref>.
 
«[[Terra del Sole]] può essere considerata, con [[Palmanova]], come la più compiuta espressione della nuova modellistica urbana che si impone in Italia nel cinquecento, per diretta influenza delle teorizzazioni e delle concrete esperienze degli ingegneri militari».<ref name="EGuidoni123">Enrico Guidoni, ''L'arte di progettare le città'', pag. 123, Ed. Kappa, 1992.</ref>
 
=====Sabbioneta=====
{{vedi anche|Sabbioneta}}
[[File:Sabbioneta-piazza ducale.jpg|thumb|[[Sabbioneta]] - [[Palazzo Ducale (Sabbioneta)|Piazza Ducale]]]]
 
La città fu fondata da [[Vespasiano Gonzaga|Vespasiano Gonzaga Colonna]] tra il [[1554]]/[[1556]] e il [[1591]], anno della sua morte, nel luogo in cui sorgevano una [[Rocca (fortificazione)|rocca]] e un antico insediamento.
Il periodo più prospero nella storia della città difu Sabbioneta fuproprio negli anni della sua riedificazione, sotto il dominio del principe Vespasiano Gonzaga Colonna, di cui divenne la residenza.
 
La cittadina, costruita in base ai principi [[umanesimo|umanistici]] della città ideale, ospita al suo interno diversi monumenti quali il [[Palazzo Ducale (Sabbioneta)|Palazzo Ducale]] o Palazzo Grande, residenza ducale e luogo deputato all'amministrazione dello stato, il [[Teatro all'Antica]] o ''Teatro Olimpico'' ([[1590]]) progettato da [[Vincenzo Scamozzi]], primo [[teatro (architettura)|edificio teatrale]] dell'epoca moderna costruito appositamente per tale funzione, la [[Galleria degli Antichi]] o Corridor Grande, deputata a ospitare la collezione di marmi antichi nonché i trofei di caccia, il [[Palazzo Giardino]] o Casino, luogo consacrato all'''[[otium]]'' e pregevolmente riqualificato tra il [[1582]] e il [[1587]] da [[Bernardino Campi]] e dalla sua équipe di collaboratori, le chiese dell'Assunta, Incoronata, del Carmine, la Sinagoga e lo storico quartiere ebraico, oggi non più abitato da una comunità, con le sue attività di stampa, fondate nel [[1567]] da [[Tobias Foa]].
La cittadina, costruita in base ai principi [[umanesimo|umanistici]] della città ideale, ospita al suo interno diversi monumenti quali il [[Palazzo Ducale (Sabbioneta)|Palazzo Ducale]] (o Palazzo Grande), residenza ducale e luogo deputato all'amministrazione dello stato; il [[Teatro all'Antica]] (o ''Teatro Olimpico'', [[1590]]) progettato da [[Vincenzo Scamozzi]], primo [[teatro (architettura)|edificio teatrale]] dell'epoca moderna costruito appositamente per tale funzione; la [[Galleria degli Antichi]] (o Corridor Grande), deputata a ospitare la collezione di marmi antichi nonché i trofei di caccia; il [[Palazzo del Giardino (Sabbioneta)|Palazzo Giardino]] (o Casino), luogo consacrato all'''[[otium]]'' e pregevolmente riqualificato tra il [[1582]] e il [[1587]] da [[Bernardino Campi]] e dalla sua équipe di collaboratori; le [[Chiesa della Beata Vergine Incoronata|chiese dell'Incoronata]], dell'Assunta, del Carmine, la [[Sinagoga di Sabbioneta|Sinagoga]], lo storico [[Ghetto|quartiere ebraico]], oggi non più abitato da una [[Comunità ebraiche italiane|comunità]], con le sue attività di stampa, fondate nel [[1567]] da [[Tobias Foa]].
 
=====Livorno=====
{{vedi anche|Livorno}}
 
Nel [[1575]] l'architetto granducale [[Bernardo Buontalenti]] fu incaricato dal granduca [[Francesco I de' Medici]] di erigere una città portuale intorno al borgo murato del castello di Livorno, fortificato nel [[1392]] dalla [[Repubblica di Pisa]]. Per l'occasione fu costituito un apposito "Uffizio della Fabbrica" che con i propri tecnici fece porre in giro i segnali terminali del futuro perimetro murario, e fece acquistare tutti i terreni privati all'interno di tale circuito.
 
Il 28 marzo 1577 fu posta ufficialmente la prima pietra della nuova città in presenza dello stesso granduca e dell'[[arcivescovo di Pisa]]. I lavori sospesi più volte per mancanza di fondi furono alacremente ripresi sotto il governo del nuovo granduca [[Ferdinando I de' Medici]] ed il 19 marzo 1606 Livorno fu elevata solennemente al rango di città. La città fu costruita con la caratteristica forma stellare, tipica delle piazzeforti dell'epoca, circondata da una possente linea difensiva, poi ampliata nel corso del secolo XVII. Le mura in mattoni furono erette secondo il concetto militare del De Marchi, successivamente imitato dal Vauban, con mura a linee spezzate ed angoli rafforzati da bastioni di terra con orecchioni e controscarpe. L'ingegnere imperiale [[Claudio Cogorano]] apportò alcune modifiche al progetto del Buontalenti: tra i tre bastioni originari di San Bernardo, del Casone e di San Cosimo, fece erigere due [[rivellini]] per rafforzare la difesa della cinta muraria rettilinea, mentre a nord progettò una vasta fortezza ([[Fortezza Nuova]]) che insieme alla [[Fortezza Vecchia]], preesistente, difendeva il nucleo cittadino da quella parte.
La nuova città divenne presto una delle maggiori piazzeforti del Mediterraneo e ritenuta inespugnabile, sebbene non abbia mai subìto assedi.
La forza delle sue fortificazioni era data dagli imponenti bastioni angolari del pentagono buontalentiano originario a cui si aggiunsero la Fortezza Nuova , poi ridimensionata alle proporzioni degli altri bastioni e nell'ultimo decennio del XVII secolo da un nuovo bastione a nord-est costituito dal [[Forte San Pietro]] d'Alcàntara. I bastioni riempiti da terrapieni dovevano contenere i colpi dell'artiglieria nemica, così come i terrapieni per rinforzare i tratti rettilinei delle mura. Fu inoltre scavato intorno un fosso circondario (Fosso Reale) che isolava la città dalla campagna circostante profondo circa 3 metri e largo circa 36 metri, difeso sul lato esterno da una linea continua di terrapieni rappresentati dagli [[spalti]] su cui correva sinuosa una strada ad uso militare difesa da una palizzata in legno. Le vie di accesso alle porte della città erano difese da cancelli a saracinesca detti "pettini". Le mura furono terminate nel 1606 a cui seguì dopo il 1619 la costruzione di quelle portuali verso ovest per la difesa del nuovo [[porto mediceo]] e quelle postume del nuovo quartiere c.d. della [[Venezia Nuova]]. Con i nuovi ampliamenti le mura cittadine raggiunsero un perimetro complessivo di circa 2.750 metri. Anche la struttura urbanistica della nuova città seguì i dettami della "Forma Urbis" dello schema a scacchiera vitruviano. Nella rete ortogonale della trama urbanistica fu aperta una vasta piazza (Piazza d'Arme o Grande) su cui si affacciavano i principali edifici pubblici (Duomo, Palazzo granducale, Palazzo del governatore, Palazzo del Comune, Palazzo della Dogana). La piazza aveva il ruolo di centro ideale del "Pentagono buontalentiano", divenendo il centro topografico e sociale della città. Originariamente progettata a pianta quadrata davanti al sagrato del Duomo, dopo il 1630 fu prolungata fino ad assumere le proporzioni di un vasto rettangolo di metri 320 per circa 75 per divenire una delle più vaste piazze d'Italia. Gli isolati furono costruiti a far data dal 1590 per lotti, caratterizzati da interventi programmati sistematici, la costruzione delle case fu attuata secondo regolamenti e progetti approvati direttamente dal governo. La tipologia più ricorrente fu quella delle [[Casa a schiera|case a schiera]] sul fronte strada, conferendo alla città un alto livello di decoro, procedendo alla riproduzione di aggregazione di più moduli elementari ripetuti, sebbene tenendo in parte conto delle esigenze dei privati. La caratteristica peculiare della città è la precoce suddivisione delle unità immobiliari in appartamenti con scala comune con facciate ritmate da forme architettoniche semplici ed austere secondo gli stilemi del tempo. Ci fu grande uso di [[pietra serena]] negli ornamenti di porte e finestre con fregi più o meno elaborati secondo se trattasi di piani nobili o piani superiori. I nuovi modelli edilizi sono concepiti per attività plurifunzionali con vasti magazzini e botteghe ai piani terreni a cui si sovrappongono i piani di abitazione e successivamente con vaste cantine sotto il piano stradale che spesso avevano accessi a livello dei fossi che s'insinuano nella città per facilitare l'immagazzinamento delle merci scaricate dal porto.
 
'''San Martino al Cimino (Viterbo)'''
 
Il borgo di San Martino al Cimino, oggi frazione di Viterbo, rappresenta uno dei più eclatanti esempio di ''città ideale'', sia nella sua fase abbaziale che nella ristrutturazione urbanistica seicentesca, realizzazione questa sviluppatasi per volere di Donna Olimpia Midalchini Pamphilj e che può essere considerato un esperimento urbanistico [[ante litteram]], tanto da essere considerata ''Non urbem sed orbem'' al momento della sua elevazione a principato da Innocenzo X. Nuova conformazione del borgo ancora adesso del tutto percepibile per la lungimiranza ed avanguardia delle caratteristiche infrastrutturali<ref>C. Bastianelli, L. Salvatelli, ''Non urbem, sed orbem: San Martino al Cimino. Per una rilettura delle vicende storico-artistiche del complesso abbaziale e del borgo Pamphiliano''. Viterbo 2017.</ref>.
 
=====Altri esempi=====
 
L'unico esempio di nuovo centro cittadino del Quattrocento razionalmente progettato, quello di [[Vigevano]], [[1493]]-[[1495]], richiama uno spazio chiuso circondato da [[arcata|arcate]]. Nei primi anni del [[1990]], [[Todi]] fu definita città ideale (e la più vivibile del mondo) da uno studio dell'[[Università del Kentucky]]. Studi approfonditi hanno dimostrato una corrispondenza stretta tra l'affresco della città ideale e la piazza centrale di [[San Giovanni Valdarno]]. Anche il comune di [[San Lorenzo Nuovo]], realizzato nel [[1774]], fu progettato dall'architetto [[Francesco Navone]] come una sorta di città ideale secondo i canoni urbanistici del tempo.
Un esempio di nuovo centro cittadino del Quattrocento razionalmente progettato, quello di [[Vigevano]], [[1493]]-[[1495]], richiama uno spazio chiuso circondato da [[arcata|arcate]]. Nei primi anni del [[1990]], [[Todi]] fu definita città ideale (e la più vivibile del mondo) da uno studio dell'[[Università del Kentucky]]. Studi approfonditi hanno dimostrato una corrispondenza stretta tra l'affresco della città ideale e la piazza centrale di [[San Giovanni Valdarno]]. La fondazione rinascimentale di [[Giulianova|Giulia]], in Abruzzo, voluta da [[Giulio Antonio Acquaviva]] nel [[1471]], è considerata dagli studiosi un esempio di applicazione delle teorie ideali.<ref>{{cita web |url=http://www.comune.giulianova.te.it/archivio29_turismo-cosa-vedere_0_53_1908_6.html |titolo=Copia archiviata |accesso=13 ottobre 2016 |urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20161013222259/http://www.comune.giulianova.te.it/archivio29_turismo-cosa-vedere_0_53_1908_6.html |dataarchivio=13 ottobre 2016 }}</ref><ref>[https://www.youtube.com/watch?v=hlyFmYFSeXs youtube.it; Giulianova: città ideale del Rinascimento, Rai Storia, 7 marzo 2016]</ref> Anche il comune di [[San Lorenzo Nuovo]], realizzato nel [[1774]], fu progettato dall'architetto [[Francesco Navone]] come una sorta di città ideale secondo i canoni urbanistici del tempo.
 
La città polacca di [[Zamość]] è un esempio storico di cooperazione polacco-italiano nella creazione di una città ideale.
 
=== Età contemporanea ===
 
Esempi attuali di tentativi di costruire la città ideale sono [[Auroville]] (in India) e [[Arcosanti]] (in USA).
 
==Note==
 
{{references|2}}
<references/>
 
==Bibliografia==
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* [[Gianni Carlo Sciolla]], "Premessa" a ''La città ideale nel Rinascimento'', [[UTET]], Torino 1975
* [[Giulio Carlo Argan]], ''Storia dell'arte italiana'', II vol., [[Sansoni editore]], 1978
* [[Giulio Carlo Argan]] e [[Maurizio Fagiolo dell'Arco]], «Premessa all'arte italiana», in [[Ruggiero Romano]] (curatori), ''[[Storia d'Italia Einaudi]]'', [[Giulio Einaudi Editore|Einaudi]], Torino, 1989, ISBN 978-88-06-11614-9
* [[Bruno Zevi]], ''Storia e controstoria dell'architettura in Italia'', [[Newton & Compton]], 1997
* [[Gillo Dorfles]], Cristina Dalla Costa, Marcello Ragazzi, ''Storia dell'arte dalla [[Preistoria]] al [[XVII secolo|Settecento]]'', Atlas, 2009, p.&nbsp;167, ISBN 88-268-1236-5
* [[Eugenio Garin]], ''Scienza e vita civile nel Rinascimento italiano'', Laterza, 1993
* Hanno-Walter Kruft, ''Le città utopiche. La città ideale dal XV al XVIII secolo fra utopia e realtà'', [[Bari]], [[Editori Laterza|Laterza]], 1990 ISBN 88-420-3658-7
**ed. originale (trad. di Mauro-Tosti Croce): ''Städte in Utopia. Die Idealstadt vom 15. bis zum 18. Jahrundert zwischen Staatsutopie und Wirklichkeit'', [[Monaco di Baviera|Monaco]], Beck, 1989, ISBN 3-406-33909-3
* [[Leonardo Benevolo]], ''La città nella storia d'Europa'', [[Casa editrice Giuseppe Laterza & figli|Laterza]], 1993 ISBN 88-4204-815-1.
* Franco Pignatti, [http://www.italica.rai.it/rinascimento/categorie/citta.htm «Città rinascimentale»] e [http://www.italica.rai.it/rinascimento/parole_chiave/schede/citta_ideale.htm «Città ideale»], [http://www.italica.rai.it/rinascimento/categorie/palazzo.htm «Palazzo rinascimentale»] (da Italica.[[RAI]].it)
* Franco Pignatti, [https://web.archive.org/web/20100111055251/http://www.italica.rai.it/rinascimento/categorie/citta.htm «Città rinascimentale»] e [https://web.archive.org/web/20091217135019/http://www.italica.rai.it/rinascimento/parole_chiave/schede/citta_ideale.htm «Città ideale»], [https://web.archive.org/web/20100526230649/http://www.italica.rai.it/rinascimento/categorie/palazzo.htm «Palazzo rinascimentale»] (da Italica.[[RAI]].it)
*Paola Cosentino, [https://web.archive.org/web/20091216081539/http://www.italica.rai.it/rinascimento/cento_opere/alberti_architectura.htm Il ''De re aedificatoria''] di [[Leon Battista Alberti]] (da Italica.[[RAI]].it)
* [[Moshe Barasch]], [http://xtf.lib.virginia.edu/xtf/view?docId=DicHist/uvaBook/tei/DicHist1.xml;chunk.id=dv1-52;toc.depth=1;toc.id=dv1-52;brand=default «The City»], dal ''Dictionary of the History of Ideas. Studies of Selected Pivotal Ideas'', (Vol. I: ''Abstraction in the Formation of Concepts''-''Design Argument'', pp.&nbsp;427–434) dal sito dell'[[Università della Virginia]].
 
== Voci correlate ==
* [[Accademia vitruviana della Virtù]]
* [[Umanesimo]] - [[Rinascimento]]
* [[Utopia]] - [[platonismo]] - [[ermetismo (filosofia)|ermetismo]]
* [[Società palaziale]] - [[Polis]] - [[Urbanistica Greca]] - [[Città-Stato]] - [[Città di fondazione]]
* [[Fortificazione alla moderna]]
* [[Città ideale (dipinto)|Tema iconografico della ''Città Ideale'']]
* [[Arte rinascimentale]] - [[architettura rinascimentale]] - [[Urbanistica rinascimentale]]
* ''[[De re aedificatoria]]'' di [[Leon Battista Alberti]]
* [[Accademia della Virtù|Accademia vitruviana della Virtù]]
* [[Anfiteatro della memoria]]
* [[Arte rinascimentale]] - [[architettura rinascimentale]] - [[Urbanistica rinascimentale]]
* [[Sforzinda]] - ''[[La città del Sole]]''
* [[Ave Maria (Stati Uniti d'America)]]
* [[Città ideale (dipinto)]]
* [[Città ideale di Leonardo]]
* ''[[De re aedificatoria]]'' di [[Leon Battista Alberti]]
* [[Fortificazione alla moderna]]
* [[Palmanova]]
* [[Umanesimo]] - [[Rinascimento]]
* [[Utopia]] - [[platonismo]] - [[ermetismo (filosofia)|ermetismo]]
* [[Schema ippodameo]]
* [[Sforzinda]] - ''[[La città del sole]]''
* [[Società palaziale]] - [[Polis]] - [[Urbanistica greca]] - [[Città-Stato]] - [[Città di fondazione]]
* [[Urbanistica di Pienza]]
* [[Vitruvio]], ''[[De architectura]]'', ''[[De architectura, libro IV]]''
 
==Altri progetti==
 
{{Interprogetto|commons=Category:Ideal city|commons_preposizione= sulla|commons=Category:Ideal city (painting)|etichetta=tema iconografico della ''Città ideale''|commons_preposizione= sul|q|Città ideale|q_preposizione=sulla}}
{{Interprogetto|q|q_preposizione=sulla}}
 
==Collegamenti esterni==
* {{Cita video
*[http://xtf.lib.virginia.edu/xtf/view?docId=DicHist/uvaBook/tei/DicHist1.xml;chunk.id=dv1-52;toc.depth=1;toc.id=dv1-52;brand=default;query=ideal%20city#3 «City»], voce dal ''Dictionary of the History of Ideas. Studies of Selected Pivotal Ideas'', (Vol. I: ''Abstraction in the Formation of Concepts''-''Design Argument'') dal sito dell'[[Università della Virginia]]
|autore =
*Paola Cosentino, [http://www.italica.rai.it/rinascimento/cento_opere/alberti_architectura.htm Il ''De re aedificatoria''] di [[Leon Battista Alberti]] (da Italica.[[RAI]].it)
|titolo = Italia - Viaggio nella bellezza. Abitare nel rinascimento: le città di nuova fondazione
* {{Thesaurus BNCF}}
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|data = 2016
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* {{cita web | url = https://speculumartis.wordpress.com/2017/11/13/la-citta-ideale-del-rinascimento/ | titolo = La città ideale del Rinascimento | sito = Speculum Artis. Piccoli saggi divulgativi sull'arte dal Rinascimento al Barocco | giorno = 13 | mese = novembre | anno = 2017 | accesso = 8 ottobre 2018 }}
* ''Città ideali. Visioni e progetti per il futuro urbano'' https://www.cittaideali.org/
 
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