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{{Museo
|Nome =
|NomeMuseo = Antiquarium del Palatino
|Immagine = Museo Palatino Roma.jpg
|Larghezza = 300px
|Didascalia = L'antiquarium del Palatino
|Stato = Italia
|Data di fondazione = 1734
|Data di apertura = XIX secolo
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|Tipologia Località = [[arte romanaRoma]]
|Sito Indirizzo =
|Latitudine = 41.888278
|Visitatori =
|Longitudine = 12.486583
|Anno visitatori =
|Tipologia = [[arte romana]]
|Visitatori = 247796
|Note visitatori = <ref>{{cita testo|url=http://www.statistica.beniculturali.it/RILEVAZIONI/MUSEI/Anno%202013/MUSEI_TAVOLA7_2013.pdf|titolo=Visitatori ed Introiti Musei, Monumenti e Aree Archeologiche Statali - ANNO 2013|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20200929041526/http://www.statistica.beniculturali.it/RILEVAZIONI/MUSEI/Anno%202013/MUSEI_TAVOLA7_2013.pdf }}</ref>
|Anno visitatori = 2013
}}
 
L<nowiki>'</nowiki>'''Antiquarium del Palatino''' (anche noto come '''''Museo Palatino'''''), è un museo situato sul colle [[Palatino (colle)|Palatino]] a [[Roma]]. Fondato nella seconda metà del XIX secolo, esso ospita sculture, frammenti di affrechiaffreschi e del materiale archeologico scoperto sul colle.
 
 
== Storia ==
Il primo Antiquarium del Palatino fu creato nella seconda metà del XIX secolo da [[Pietro Rosa]], al piano terra di un edificio costruito dai [[Farnese]]. Esso ospitava delle sculture messe in luce durante gli scavi effettuati per conto di [[Napoleone III]]. Nel 1882 l'edificio fu demolito da [[Rodolfo Lanciani]] per consentire il collegamento fra l'area archeologica del Foro Romano e quella del Palatino. In questo frangente, le collezioni furono trasferite al [[Museo nazionale romano delle Terme di Diocleziano]], dopo essere state catalogate da [[Gherardo Ghirardini]].
 
Esso ospitava delle sculture messe in luce durante gli scavi effettuati per conto di [[Napoleone III]].
[[File:Antiquariumpalatino1.jpg|thumb|upright=1.3|L'Antiquarium Palatino in una foto del 1987]]
Nel 1882, l'edificio fu demolito da Rodolfo Lanciani per permettere il collegamento fra l'area archeologica del Foro Romano e quella del Palatino.
 
In questo frangente, le collezioni furono trasferite al [[Museo delle Terme]] di [[Diocleziano]], dopo essere state catalogate da Gherardo Ghirardini.
EgliNegli anni 1930, su iniziativa dell'archeologo [[Alfonso Bartoli]] (direttore degli scavi sul Palatino e scopritore di numerosi oggetti sul sito della ''[[Domus Augustana]]''), fu creata una nuova sede, usando le parti rimanenti della demolita [[Villa Mills]]. Bartoli riuscì a riportare sul Palatino una parte delle sculture da qui provenienti che si trovavano al Museo delle Terme, divenuto nel frattempo Museo Nazionale Romano, e le espose in un edificio costruito a partire dal 1868 per le suore della Visitazione sopra le strutture appartenenti all'antico palazzo imperiale di [[Diocleziano]], laddove si raccordavano la ''[[Domus Flavia]]'' e la ''[[Domus Augustana]]''.
 
Le raccolte furono nuovamente spostate durante la [[seconda guerra mondiale]] per ragioni di sicurezza, divenendo poi l'oggetto di un nuovo conflitto d'attribuzione tra l'Antiquarium del Palatino e il Museo Nazionale Romano. Quest'ultimo voleva infatti mantenere al proprio interno le opere più belle. Il dicastero all'epoca competente (ovvero il [[Ministero dell'istruzione]], proprietario di entrambe le istituzioni), diede ragione al Museo Nazionale, sostenendo che i visitatori del Palatino fossero interessati primariamente ai luoghi visitati e secondariamente al museo ivi ospitato.
Negli anni trenta del XIX secolo, su iniziativa dell'archeologo Alfonso Bartoli, direttore degli scavi sul Palatino e scopritore di numerosi oggetti sul sito della ''[[Domus Augustana]]''.
Egli riuscì a riportare sul Palatino una parte delle sculture da qui provenienti che si trovavano al Museo delle Terme, divenuto nel frattempo Museo Nazionale Romano, e le espose in un edificio costruito a partire dal 1868 per le suore della Visitazione sopra le strutture appartenenti all'antico palazzo imperiale di [[Diocleziano]], laddove si raccordavano la ''Domus Flavia'' e la ''Domus Augustana''.
Le raccolte furono nuovamente spostate durante la [[Seconda Guerra Mondiale]] per ragioni di sicurezza, divenendo poi l'oggetto di un nuovo conflitto d'attribuzione tra l'Antiquarium del Palatino e il Museo Nazionale Romano.
Quest'ultimo voleva mantenere al suo interno le opere più belle.
Il Ministero dell'Istruzione, proprietario di entrambe le istituzioni, diede ragione al Museo Nazionale Romano, motivando la scelta con il fatto che i visitatori del Palatino si interessano innanzi tutto ai luoghi e, solamente in maniera molto secondaria, al museo che vi è ospitato.
 
La riorganizzazione del Museo Nazionale Romano, in seguito alla legge del 1981 sul patrimonio archeologico di Roma, determinò dunque il ritorno all'Antiquarium dei materiali ritrovati sul Palatino. Il museo è stato interamente riorganizzato sotto l'egida della [[Soprintendenza Speciale perArcheologia iBelle BeniArti Archeologicie Paesaggio di Roma|Soprintendenza deiSpeciale per i Beni Archeologici di Roma]] per presentare un panorama dei gusti artistici imperiali, da Augusto fino alla Tarda[[tarda Antichitàantichità]].
L'Antiquarium pertanto ora espone esclusivamente materiali legati in maniera diretta alla storia del Palatino.
 
Dal 2016, con l'istituzione del Parco archeologico del Colosseo, l'Antiquarium del Palatino è passato alle pertinenze dell'ente suddetto.<ref>Cfr.{{Cita web|url=https://parcocolosseo.it/area/musei/museo-palatino/|titolo=Museo Palatino|sito=Parco archeologico del Colosseo|accesso=1 giugno 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20200605041309/https://parcocolosseo.it/area/musei/museo-palatino/|urlmorto=sì}}</ref>
La riorganizzazione del Museo Nazionale romano, in seguito alla legge del 1981 sul patrimonio archeologico di Roma, porta al ritorno all'Antiquarium delle sculture che sono state ritrovate.
Il museo è stato interamente riorganizzato sotto l'egida della [[Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma|Soprintendenza dei Beni Archeologici]] per presentare un panorama dei gusti artistici imperiali, da Augusto fino alla Tarda Antichità.
 
== Raccolte ==
 
L'edificio comprende due piani, ciascuno composto da quattro stanze. Il piano terra è dedicato al Palatino dalle origini all'epoca repubblicana, mentre il primo piano è dedicato alle opere di epoca imperiale.
Il piano terra è dedicato al Palatino dalle origini all'epoca repubblicana, mentre il primo piano è dedicato alle opere di epoca imperiale.
 
=== Piano terra ===
Le sale dalla I alla III racchiudono oggetti di pietra (sala I), che attestano una frequentazione umana del Palatino a partire dal [[Paleolitico]] medio e, proseguendo, nel Paleolitico superiore. Sono pure state rinvenute le tracce di un villaggio di capanne risalente almeno all'VIII secolo a.C.: esse consistono in vasi e altri utensili realizzati in [[Impasto ceramico|impasto]], di fabbricazione locale. Tra l'altro, le sale comprendono anche i modelli delle capanne, il contenuto di una tomba infantile datata al principio del VII secolo a.C. e un muro che permette la ricostruzione della stratigrafia della capanna A, cioè le diverse scoperte ordinate dalle più recenti alle più antiche, seguendo l'ordine in cui sono state rinvenute.
Sono pure state rinvenute le tracce di un villaggio di capanne risalente almeno all'VIII secolo a.C.: esse consistono in vasi e altri utensili realizzati in [[Impasto ceramico|impasto]], di fabbricazione locale.
Tra l'altro, le sale comprendono anche i modelli delle capanne, il contenuto di una tomba infantile datata al principio del VII secolo a.C. e un muro che permette la ricostruzione della stratigrafia della capanna A, cioé le diverse scoperte ordinate dalle più recenti alle più antiche, seguendo l'ordine in cui sono state rinvenute.
 
Nella sala IV sono esposte le opere di epoca arcaica e repubblicana. Fra di esse vi sono un altare dell'epoca di [[Lucio Cornelio Silla|Silla]] dedicato "a un dio o a una dea", formulazione vaga che si ritrova altrove e che probabilmente è destinata a nascondere ai suoi nemici il vero nome del dio venerato. Sono esposte anche parecchie antefisse in terracotta policroma di varie epoche, rappresentanti [[Giunone Sospita]] e, forse, [[Giove (divinità)|Giove]] e [[Apollo]].
Nella sala IV sono esposte le opere di epoca arcaica e repubblicana.
Fra di esse vi sono un altare dell'epoca di [[Silla]] dedicato "a un dio o a una dea", formulazione vaga che si ritrova altrove e che probabilmente è destinata a nascondere ai suoi nemici il vero nome del dio venerato.
Sono esposte anche parecchie antefisse in terracotta policorma di varie epoche, rappresentanti [[Giunone Sospita]] e, forse, [[Giove]] e [[Apollo]].
 
=== Primo piano ===
[[File:Fresco Apollo kitharoidos Palatino Inv379982 n2.jpg|thumb|Apollo citaredo, affresco scoperto negli scavi delle ''Scalae Ceci'']]
[[File:Jesus graffito.jpg|thumb|[[Graffito di Alessameno]], III secolo, un asino crocifisso e il commento "Alessameno venera (il suo) dio" suggerisce che questo disegno rappresenti un Romano convertito al Cristianesimo.]]
Nella sala V sono esposte opere dell'epoca di [[Augusto]]. In particolare, vi sono una statua di Hermes eclettico, che si rifarifà agli [[Scultura greca classica|scultori greci]] [[Lisippo]] e [[Policleto]], e una statua di atleta vittorioso in [[basalto]], probabilmente commissionata da Ottaviano dopo la [[Battaglia di Azio]], che rende testimonianza dei gusti classici dell'epoca. Alcune [[antefisse]] e alcune placche in bassorilievo testimoniano l'esercizio dell'arte della terracotta, ereditata dagli [[Etruschi]]. Un affresco, portato alla luce nel 1950 tra gli scavi delle ''Scalae Caci'', rappresenta Apollo coronato d'alloro, seduto su un trono, con la [[cetra (antichità classica)|citara]] in mano, in prossimità all<nowiki>'</nowiki>''[[omphalos]]''.
Alcune [[antefisse]] e alcune placche in bassorilievo testimoniano l'esercizio dell'arte della terracotta, ereditata dagli [[Etruschi]].
Un affresco, portato alla luce nel 1950 tra gli scavi delle ''Scalae Caci'', rappresenta Apollo coronato d'alloro, seduto su un trono, con la [[citara]] in mano, in prossimità all<nowiki>'</nowiki>''[[omphalos]]''.
 
Nella sala VI si trovano pitture e decorazioni in ''[[opus sectile]]'' provenienti dalla ''[[Domus Transitoria]]'', fatta edificare da [[Nerone]] e poi ricoperta dalla ''[[Domus Flavia]]''.
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Le sale VII e VIII raggruppano opere a partire dall'[[età giulio-claudia]] fino alla [[Tetrarchia]]. Tra di esse vi sono parecchi ritratti, dei quali i principali sono quelli di Nerone, [[Agrippina Minore]], [[Antonino Pio]], [[Adriano]] e [[Marco Aurelio]].
 
Vi si trova anche il celebre [[Graffito di Alessameno]], scoperto nel ''[[Paedagogium]]'' nel 1857,<ref>Filippo Coarelli, ''Guida archeologica di Roma'', Arnoldo Mondadori Editore, Verona 1984, pag. 158.</ref> trasferito dapprima al [[Museo kircheriano]] e poi al [[Museo Nazionale Romano]], prima di essere infine restituito all'Antiquarium del Palatino nel 1946. Il disegno, grossolano nei tratti, rappresenta un personaggio dalla testa di asino crocifisso e alla sua sinistra un altro personaggio con il braccio sollevato. Le due figure sono separate da un'iscrizione in [[Greco antico|greco]] che recita: "Alessameno venera [il suo] dio". L'opera, datata al [[III secolo d.C.]],<ref>Michael Green, ''Evangelism in the Early Church'', Wm. B. Eerdmans Publishing, 2004, [{{cita testo|url=http://books.google.com/books?vid=ISBN0802827683&id=9F-nnE2dfqUC&pg=PA244&lpg=PA244&dq=alexamenos&sig=RUBibspJSosl4SG4p1bzffQupnI |titolo=p. 244]}}</ref><ref name="p. 103">David L. Balch, Carolyn Osiek, ''Early Christian Families in Context: An Interdisciplinary Dialogue'', Wm. B. Eerdmans Publishing, 2003, [{{cita testo|url=http://books.google.com/books?vid=ISBN080283986X&id=VjMdbpzLhRQC&pg=PA103&lpg=PA103&dq=alexamenos&sig=wy9th3yPkBtg4frS_T26iK4_8lo#PPA103,M1 |titolo=p. 103]}}</ref><ref name="p. 208">B. Hudson MacLean, ''An introduction to Greek epigraphy of the Hellenistic and Roman periods from Alexander the Great down to the reign of Constantine'', University of Michigan Press, 2002, [{{cita testo|url=http://books.google.com/books?vid=ISBN0472112384&id=x2AD3M77TgMC&pg=RA1-PA208&lpg=RA1-PA208&dq=alexamenos&sig=BBohYqZwJkfRMaJkEwd8Q4HgR9g |titolo=p. 208]}}</ref>, diede origine a molteplici controversie. In generale, si considera che si trattasse di una raffigurazione a fini di derisione nei confronti di un cristiano accusato di praticare l'[[onolatria]], vale a dire l'adorazione di un asino (oppure l'[[Onocoete]]), convinzione riportata anche da [[Tertulliano]].
Vi si trova anche il celebre [[Graffito di Alessameno]], scoperto nel ''[[Paedagogium]]'' nel 1857<ref>Filippo Coarelli, ''Guida archeologica di Roma'', Arnoldo Mondadori Editore, Verona 1984, pag. 158.</ref>, trasferito dapprima al [[Museo kircheriano]] e poi al [[Museo Nazionale Romano]], prima di essere infine restituito all'Antiquarium del Palatino nel 1946.
Il disegno, grossolano nei tratti, rappresenta un personaggio dalla testa di asino crocifisso e alla sua sinistra un altro personaggio con il braccio sollevato.
Le due figure sono separate da una iscrizione in [[Greco antico|greco]] che recita: "Alessameno venera [il suo] dio".
L'opera, datata al III secolo d.C.]]<ref>Michael Green, ''Evangelism in the Early Church'', Wm. B. Eerdmans Publishing, 2004, [http://books.google.com/books?vid=ISBN0802827683&id=9F-nnE2dfqUC&pg=PA244&lpg=PA244&dq=alexamenos&sig=RUBibspJSosl4SG4p1bzffQupnI p. 244]</ref><ref name="p. 103">David L. Balch, Carolyn Osiek, ''Early Christian Families in Context: An Interdisciplinary Dialogue'', Wm. B. Eerdmans Publishing, 2003, [http://books.google.com/books?vid=ISBN080283986X&id=VjMdbpzLhRQC&pg=PA103&lpg=PA103&dq=alexamenos&sig=wy9th3yPkBtg4frS_T26iK4_8lo#PPA103,M1 p. 103]</ref><ref name="p. 208">B. Hudson MacLean, ''An introduction to Greek epigraphy of the Hellenistic and Roman periods from Alexander the Great down to the reign of Constantine'', University of Michigan Press, 2002, [http://books.google.com/books?vid=ISBN0472112384&id=x2AD3M77TgMC&pg=RA1-PA208&lpg=RA1-PA208&dq=alexamenos&sig=BBohYqZwJkfRMaJkEwd8Q4HgR9g p. 208]</ref>, diede origine a molteplici controversie.
In generale, si considera che si trattasse di una raffigurazione a fini di derisione nei confronti di un cristiano accusato di praticare l'[[onolatria]], vale a dire l'adorazione di un asino (oppure l'[[Onocoete]]), convinzione riportata anche da [[Tertulliano]].
 
La sala IX è una galleria che raggruppa copie romane di statue greche, provenienti dai palazzi imperiali del Palatino.
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== Bibliografia ==
* {{cita libro|nome=Maria Antonietta|cognome= Tolomei,|titolo= ''Museo Palatino'', |editore=Electa,|data= 1997,| ISBN= 88-435-6325-4.}}
 
== Voci correlate ==
* [[Palatino (colle)]]
* [[Villa Mills]]
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto|commons=Category:Antiquarium del Palatino (Rome)}}
 
== Collegamenti esterni ==
*[{{cita web|url=http://www.museionline.info/tipologia/item/antiquarium-del-palatino.html |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140414153018/http://www.museionline.info/tipologia/item/antiquarium-del-palatino.html|urlmorto=sì|titolo=Antiquarium del Palatino] - Museo Italia}}
 
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