Kurt Mälzer: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Biografia: revisione stilistica di un paio di frasi
Nessun oggetto della modifica
 
(53 versioni intermedie di 24 utenti non mostrate)
Riga 1:
{{Infobox militare
|Nome = Kurt Mälzer
|Immagine = Bundesarchiv Bild 101I-311-0926-08, Italien, italienische Soldaten, deutscher General.jpg
|Didascalia = Mälzer a Roma nel marzo 1944, durante una sua ispezione delle truppe italiane della [[Xª Flottiglia MAS (Repubblica Sociale Italiana)|Decima Mas]], destinate al [[sbarco di Anzio|fronte di Anzio e Nettuno]].
|Didascalia = Mälzer durante una parata a Nettuno nel marzo 1944.
|Data_di_nascita = 2 agosto 1894
|Nato_a = [[Altenburg]], [[Germania]]
|Data_di_morte = 24 marzo 1952
|Morto_a = [[Werl]], Germania
|Cause_della_morte =
|Luogo_di_sepoltura =
|Nazione_servita = {{bandiera|DEU 1871-1918|nome}} [[Impero tedesco]]<br />{{bandiera|DEU 1918-1933|nome}} [[Repubblica di Weimar]]<br />{{bandiera|DEU 1933-1945|nome}} [[Germania nazista]]
|Forza_armata = [[Deutsches Heer (1871-1919)|Deutsches Heer]]<br />[[Reichswehr]]<br />[[Luftwaffe (Wehrmacht)|Luftwaffe]]
|Arma =
|Corpo =
Riga 19:
|Grado = [[Generalleutnant]]
|Comandanti =
|Guerre = [[Prima guerra mondiale]]<br />[[Seconda guerra mondiale]]
|Campagne =
|Battaglie =
Riga 40:
|GiornoMeseMorte = 24 marzo
|AnnoMorte = 1952
|Epoca = 1900
|Attività = generale
|Attività2 = criminale di guerra
|Nazionalità = tedesco
|PostNazionalità = . Con il grado di [[Generalleutnant]] ([[tenente generale]]) della [[Luftwaffe (Wehrmacht)|Luftwaffe]], durante la [[seconda guerra mondiale]] fu il comandante della piazza di [[Roma]] nel periodo dell'[[eccidio delle Fosse Ardeatine]]
|Immagine =
}}
|PostNazionalità = . Con il grado di [[Generalleutnant]] ([[tenente generale]]) della [[Luftwaffe (Wehrmacht)|Luftwaffe]], durante la [[seconda guerra mondiale]] fu il comandante della piazza di [[Roma]] nel periodo dell'[[eccidio delle Fosse Ardeatine]].
 
== Biografia ==
Nel 1914, ancora prima dello scoppio della [[prima guerra mondiale]], Mälzer si arruolò nell'esercito sassone come allievo ufficiale. Nello stesso anno fu decorato con la [[croce di ferro]] di 1ª e 2ª classe. Durante la guerra completò l'addestramento da pilota d'aereo. Dopo la fine del conflitto, col grado di ''[[Sottotenente|Leutnant]]'', transitò nella [[Reichswehr]] e prestò servizio dapprima come comandante di plotone nel 4. Kraftfahr-Abteilung (4°º battaglione trasporti). Tra il 1923 e il 1924 frequentò i corsi della scuola d'[[artiglieria]] di [[Jüterbog]]. Nel 1925, promosso al grado di ''[[Tenente|Oberleutnant]]'', assunse il comando di una batteria del 4°º reggimento d'artiglieria. Tra il 1928 e il 1933 studiò alla [[Technische Universität Berlin|Technische Hochschule Charlottenburg]], dove conseguì la laurea in ingegneria. In seguito prestò servizio al ministero della difesa ([[Reichswehrministerium]]).
 
Tra il 1928 e il 1933 studiò all'[[Università tecnica di Berlino]], dove conseguì la laurea in ingegneria. In seguito prestò servizio al ministero della difesa (''[[Reichswehrministerium]]''). Nel 1934, Mälzer fu trasferito nella [[Luftwaffe (Wehrmacht)|Luftwaffe]], all'epoca ancora in fase di formazione. Insegnò per breve tempo alla scuola tecnica di Jüterbog e fu uno dei primi addestratori della nuova [[Lufttechnische Akademie Gatow|accademia aeronautica di Berlino-Gatow]]. Nel 1937, col grado di ''[[Tenente colonnello|Oberstleutnant]]'', assunse il comando del [[Kampfgeschwader 51|Kampfgeschwader 255]] (255°º stormo) e dell'aeroporto militare di [[Landsberg am Lech]].
 
Allo scoppio della [[seconda guerra mondiale]], Mälzer era aggregato allo [[stato maggiore]] della [[Luftflotte 2]]. Durante la [[campagna di Francia]] prestò servizio al comando del distretto aereo Belgio-Francia settententrionalesettentrionale con sede a [[Bruxelles]]. Promosso ''[[Maggior generale|Generalmajor]]'' nel 1941, nel biennio 1942-1943 fu capodipartimento al ministero dell'aeronautica (''[[Reichsluftfahrtministerium]]'') e nel settembre 1943 divenne comandante del Sanitäts-Flugbereitschaft 17 a [[Vienna]]. Promosso ''[[Tenente generale|Generalleutnant]]'' il 1º ottobre 1943, il 30 dello stesso mese fu trasferito a [[Roma]] in qualità di comandante della città. In quanto tale era un sottoposto del generale [[Eberhard von Mackensen]], comandante della [[14. Armee (Wehrmacht)|14ª armata]], che in un'occasione lo definì ''wirrer Kopf'', ovvero "confusionario". Il feldmaresciallo [[Albert Kesselring]], comandante del fronte del sud-ovest, considerava sia von Mackensen che Mälzer incapaci della «durezza brutale, forse anche ingiusta, ma necessaria nel quinto anno di guerra»<ref>Joachim Staron, ''Fosse Ardeatine e Marzabotto. Storia e memoria di due stragi tedesche'', Il Mulino, Bologna, 2007, p. 36.</ref>.
 
Nella sua funzione di comandante della piazza di Roma fu corresponsabile dell'[[eccidio delle Fosse Ardeatine]], avvenuto il 24 marzo 1944. Dato che la città si trovava in quel momento nelle immediate retrovie del fronte, la facoltà di decidere eventuali misure di rappresaglia in caso di attacchi contro soldati tedeschi spettava alla catena di comando della [[Wehrmacht]], composta, nel caso di Roma, composta – procedendo verso l'alto – dai generali Mälzer, e Mackensen e [[Albertdal feldmaresciallo Kesselring]]. Il capo dello [[Sicherheitsdienst|SD]] a Roma, l'[[Obersturmbannführer]] [[Herbert Kappler]], era quindi alle dipendenze di Mälzer. Il 23 marzo 1944, quando in [[attentato di via Rasella|via Rasella fu compiuto un attentato]] dinamitardo contro una compagnia del [[Polizeiregiment "Bozen"]],generale Mälzer era impegnato in un pranzo all'Hotel Excelsior. Giunto sul luogo dell'attentato, Mälzer, alterato per gli effetti dell'alcol, apparve sconvolto ed estremamente irritato: in un primo momentò parlò di fucilare tutti i residenti in zona e di far saltare in aria gli edifici intorno alla strada con la dinamite<ref>[http://digilander.libero.it/historia_militaria/rasella1.htm L'attentato di via Rasella], da historiamilitaria.it.</ref>. L'ufficiale che ricevette quest'ordine tuttavia non lo eseguì, appellandosi al feldmaresciallo Kesselring.<ref>Staron, ''Fosse Ardeatine'', pag. 51-53, 139.</ref> Mälzer, di comune accordo con Kappler e Kesselring, adducendo a motivazione un ordine di [[Adolf Hitler|Hitler]] (avvertito dell'attentato nel primo pomeriggio), decise la fucilazione di dieci ostaggi per ogni tedesco ucciso; lo stesso Führer aveva richiesto una rappresaglia immediata<ref>R. Katz, ''Roma città aperta'', pp. 264-265.</ref> nella misura uccidere di trenta-cinquanta italiani per ogni soldato tedesco morto in via Rasella, ma non esistono documenti che provino l'esistenza di un ordine diretto di Hitler con la precisa determinazione dell'entità della rappresaglia<ref>C. Fracassi, ''La battaglia di Roma'', p. 391.</ref>. Sarebbero stati Kesselring e von Mackensen che decisero di ridurre le proporzioni della rappresaglia. In 24 marzo 1944 furono uccise complessivamente 335 persone, tra civili, prigioniori politici ed ebrei.
 
Il 23 marzo 1944, alle ore 15:50, mentre si compiva l'[[attentato di via Rasella|attentato dinamitardo in via Rasella]], contro una compagnia del [[Polizeiregiment "Bozen"]], Mälzer era impegnato in un pranzo all'Hotel Excelsior, in [[Via Vittorio Veneto]]. Giunto sul luogo dell'attentato, dove era già presente il questore di Roma, [[Pietro Caruso]], il generale, [[Ubriachezza|alterato]] per gli effetti dell'[[Etanolo|alcol]], apparve sconvolto ed estremamente irritato: in un primo momento parlò di fucilare tutti i residenti in zona e di far saltare in aria gli edifici intorno alla strada con la dinamite<ref>{{cita testo|url=http://digilander.libero.it/historia_militaria/rasella1.htm|titolo=L'attentato di via Rasella}}, da historiamilitaria.it.</ref>. L'ufficiale che ricevette quest'ordine tuttavia non lo eseguì, appellandosi al feldmaresciallo Kesselring, che era in visita ad Anzio.<ref>Staron, ''Fosse Ardeatine'', pag. 51-53, 139.</ref> Sul posto, poco dopo, arrivarono anche il consigliere dell'ambasciata tedesca a Roma, [[Eitel Friedrich Moellhausen]], il colonnello delle [[Schutzstaffel|SS]] [[Eugen Dollmann]], Kappler e cercarono di calmare il generale Mälzer.
Mälzer, a causa di questo crimine di guerra, fu tratto dinanzi a un tribunale militare britannico nel novembre 1946 insieme a von Mackensen e condannato a morte.<ref>[http://www.ess.uwe.ac.uk/WCC/mackensen.htm TRIAL OF GENERAL VON MACKENSEN AND GENERAL MAELZER BRITISH MILITARY COURT, ROME, 18TH-30TH NOVEMBER, 1945]</ref> Già nel settembre 1946 un tribunale americano aveva condannato Mälzer a 10 anni di reclusione, ridotti poi a tre, poiché il 2 febbraio 1944, in occasione di una parata, aveva esibito in pubblico alcuni prigionieri di guerra.<ref>"Tried by a U.S. military court at Florence, Italy, and sentenced to 10 years imprisonment on 14.&nbsp;September 1946 (7 years remitted), for parading U.S. prisoners of war through the streets of Rome" [http://www.ess.uwe.ac.uk/WCC/warcrimgenrls.htm History of the United Nations War Crimes Commission and the Development of the Laws of War. United Nations War Crimes Commission. London: HMSO, 1948]</ref> Il 29 giugno 1947 la pena di morte venne commutata in ergastolo, sia per Mälzer che per von Mackensen. I britannici addussero a motivazione il fatto che Kesselring non era stato condannato a morte dal tribunale italiano.<ref>Filippo Focardi: ''Das Kalkül des "Bumerangs". Politik und Rechtsfragen im Umgang mit deutschen Kriegsverbrechen in Italien.'' In: Norbert Frei (Hrsg.): ''Transnationale Vergangenheitspolitik. Der Umgang mit deutschen Kriegsverbrechern in Europa nach dem Zweiten Weltkrieg.'' Wallstein, Göttingen 2006, S. 545, 558.</ref> Von Mackensen e Mälzer scontarono la pena a partire dal 1947 nel carcere di Werl. Mentre il primo fu liberato nell'ottobre 1952, Mälzer morì in prigione. Il suo funerale fu trasformato in una manifestazione di solidarietà da parte del [[Verband deutscher Soldaten]], cui si aggregarono la [[Deutsches Rotes Kreuz|croce rossa tedesca]], lo [[Stahlhelm, Bund der Frontsoldaten]], il [[Freie Demokratische Partei|partito liberale]] e [[Sozialistische Jugend Deutschlands – Die Falken|Die Falken]]<ref>Bert-Oliver Manig: ''Die Politik der Ehre. Die Rehabilitierung der Berufssoldaten in der frühen Bundesrepublik.'' Göttingen 2004, S. 456</ref>
 
Il capo ufficio operazioni di Kesselring, colonnello Dietrich Beelitz, telefonò al [[Tana del Lupo|quartier generale di Rastenburg]] immediatamente. [[Adolf Hitler|Hitler]], stava riposando e avvertito dell'attentato alle ore 16:30, era furioso e voleva una rappresaglia che ''avrebbe fatto tremare il mondo'', volendo che fosse fatto saltare in aria l'intero quartiere della città, con tutti quelli che lo abitavano. Kesselring, che non poteva distogliere dal fronte l'imponente numero di soldati che sarebbero serviti per eseguire l'ordine di Hitler, decise di comune accordo con Malzer e Kappler, la fucilazione di dieci ostaggi per ogni tedesco ucciso; lo stesso Führer aveva richiesto una rappresaglia immediata<ref>R. Katz, ''Roma città aperta'', pp. 264-265.</ref> nella misura di uccidere trenta-cinquanta italiani per ogni soldato tedesco morto in via Rasella, ma non esistono documenti che provino l'esistenza di un ordine diretto di Hitler con la precisa determinazione dell'entità della rappresaglia<ref>C. Fracassi, ''La battaglia di Roma'', p. 391.</ref>.
 
Sarebbero stati Kesselring e von Mackensen a decidere di ridurre le proporzioni della rappresaglia. Il 24 marzo 1944, a partire dalle ore 14, [[Eccidio delle Fosse Ardeatine|furono uccise complessivamente 335 persone]], tra civili, prigionieri politici ed ebrei. Mälzer, a causa di questo crimine di guerra, fu tratto dinanzi a un tribunale militare britannico nel novembre 1946 insieme a von Mackensen e condannato a morte.<ref>{{Cita testo|lingua=en|url=http://www.ess.uwe.ac.uk/WCC/mackensen.htm|titolo=''Trial Of General Von Mackensen And General Maelzer British Military Court''|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20131005230427/http://www.ess.uwe.ac.uk/WCC/mackensen.htm }}, Rome, 18th-30th November, 1945.</ref> Già nel settembre 1946 un tribunale americano aveva condannato Mälzer a 10 anni di reclusione, ridotti poi a tre, poiché il 2 febbraio 1944, in occasione di una parata, aveva esibito in pubblico alcuni prigionieri di guerra.<ref>"Tried by a U.S. military court at Florence, Italy, and sentenced to 10 years imprisonment on 14.&nbsp;September 1946 (7 years remitted), for parading U.S. prisoners of war through the streets of Rome" {{cita testo|url=http://www.ess.uwe.ac.uk/WCC/warcrimgenrls.htm|titolo=History of the United Nations War Crimes Commission and the Development of the Laws of War. United Nations War Crimes Commission. London: HMSO, 1948|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20120401143013/http://www.ess.uwe.ac.uk/WCC/warcrimgenrls.htm }}</ref>
 
Il 29 giugno 1947 la pena di morte venne commutata in ergastolo, sia per Mälzer che per von Mackensen e Kesselring. Von Mackensen e Mälzer scontarono la pena a partire dal 1947 nel carcere di [[Werl]]. Mentre il primo fu liberato nell'ottobre 1952, Mälzer morì in prigione. Il suo funerale fu trasformato in una manifestazione di solidarietà da parte del ''[[Verband deutscher Soldaten]]'', cui si aggregarono la [[Croce Rossa tedesca]], lo ''[[Stahlhelm, Bund der Frontsoldaten]]'', il [[Freie Demokratische Partei|Partito Liberale]] e ''[[Sozialistische Jugend Deutschlands – Die Falken|Die Falken]]''.<ref>Bert-Oliver Manig: ''Die Politik der Ehre. Die Rehabilitierung der Berufssoldaten in der frühen Bundesrepublik.'' Göttingen 2004, S. 456.</ref>
 
== Note ==
Riga 63 ⟶ 70:
* Joachim Staron: ''Fosse Ardeatine und Marzabotto. Deutsche Kriegsverbrechen und Resistenza. Geschichte und nationale Mythenbildung in Deutschland und Italien (1944–1999)''. Paderborn 2002.
 
== Altri progetti ==
{{Portale|biografie|guerra}}
{{interprogetto}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{cita testo|url=http://www.difesa.it/GIUSTIZIAMILITARE/RASSEGNAGM/PROCESSI/Pagine/Mackensen-Maelzer.aspx|titolo=Processo al generale von Mackensen e al generale Maelzer|accesso=8 dicembre 2017|dataarchivio=19 ottobre 2013|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20131019212017/http://www.difesa.it/GIUSTIZIAMILITARE/RASSEGNAGM/PROCESSI/Pagine/Mackensen-Maelzer.aspx|urlmorto=sì}}, Corte Britannica Militare, Roma 18-30 novembre 1946 (N.B. Nella pagina il processo è erroneamente datato al 1945), da difesa.it
 
{{Rasella-Ardeatine}}
{{Crimini di guerra nazisti in Italia}}
{{Portale|biografie|guerra}}
[[Categoria:Eccidio delle Fosse Ardeatine]]
[[Categoria:Militari della Luftwaffe]]
[[Categoria:Morti nelle carceri tedesche]]
[[Categoria:Persone condannate per crimini di guerra]]