Papa Niccolò I: differenze tra le versioni
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{{Papa della Chiesa cattolica
|nome = Papa Niccolò I
|immagine =
|titolo = 105º papa della Chiesa cattolica
|elezione =
|
|fine pontificato =
|predecessore = [[papa Benedetto III]]▼
|cardinali = [[:Categoria:Cardinali nominati da Niccolò I|vedi categoria]]
▲|predecessore=[[papa Benedetto III]]
|successore = [[papa Adriano II]]
|data di nascita = [[820]] circa
|luogo di nascita = [[Roma]]
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|luogo di morte = [[Roma]]
|sepoltura = [[
}}
{{Santo
|nome= San Niccolò
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|morto= [[Roma]],
|venerato da= Chiesa cattolica
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{{Bio
|Nome = Niccolò I
|Cognome =
|PostCognomeVirgola = anche noto come '''san Niccolò Magno'''
|ForzaOrdinamento = Niccolo 01▼
|Sesso = M
▲|PostCognomeVirgola = anche noto come '''san Niccolò Magno''' ma talvolta erroneamente chiamato '''papa Nicola I'''
|LuogoNascita = Roma
|GiornoMeseNascita =
|AnnoNascita = [[
|LuogoMorte = Roma
|GiornoMeseMorte = 13 novembre
|AnnoMorte = 867
|Epoca = 800
|
|Attività2 = vescovo
▲|ForzaOrdinamento = Niccolo 01
|Attività3 = santo
|Nazionalità = italiano
|FineIncipit = è stato il 105º [[papa
}}
== Biografia ==
▲105º papa, viene ricordato come un consolidatore del potere e dell'autorità papale e sostenitore del rafforzamento dell'universalismo romano. È anche riconosciuto [[santo]] e la sua memoria si ricorda nella data della sua morte.
===
Quando papa Benedetto III morì, nell'aprile dell'858, il re d'Italia [[Ludovico II il Giovane|Ludovico II]] si trovava a Roma. Il sovrano, non volendo perdere l'occasione di influire sulla scelta del futuro papa, riuscì a far confluire i voti sul diacono Niccolò, che però al momento dell'elezione si trovava nella [[Antica Basilica di San Pietro in Vaticano|Basilica di San Pietro]] dove, ostentando un atto di modestia, si era rifugiato per evitare di essere eletto<ref name="rnd277" /><ref>Solo due papi, prima di Niccolò, tentarono di sottrarsi all'elezione pontificale per modestia, dichiarandosi indegni di tanta dignità: [[Papa Gregorio I|Gregorio Magno]] nel 590 e [[Papa Valentino|Valentino]] nell'827.</ref>. Accettata con riluttanza l'alta carica, Niccolò ascese al soglio pontificio e fu consacrato il 24 aprile<ref name="rnd277" /><ref>{{Cita|Niccolò I}}.</ref>. Non si può escludere, come sottolinea il [[Ferdinand Gregorovius|Gregorovius]], che tra il papa e l'imperatore intercorressero rapporti di amicizia personale; dopo l'elezione Ludovico lasciò Roma con ampia soddisfazione, ma fu presto raggiunto da Niccolò, con il seguito di clero e nobiltà, che lo ricondusse a Roma e, all'ingresso in città, l'imperatore, a piedi, condusse per le briglie il cavallo del papa, il quale «in questo atteggiamento superbo, di contra ad un imperatore che gli si umiliava dinanzi così profondamente, Niccolò I diede principio al suo pontificato»<ref>{{Cita|Gregorovius|p. 789}}.</ref>.
▲Leone IV apparteneva ad una nobile famiglia romana, in quanto figlio di un funzionario della corte pontificia, un certo Teodoro.<ref name="rnd277"> Claudio Rendina, ''I Papi, storia e segreti'', Newton&Compton Editori, Ariccia, 2005, p. 277.</ref>. La data di nascita non è sicura: alcuni propendono per l'800 <ref name="rnd277" />, altri per l'820.<ref name="trecc">http://www.treccani.it/enciclopedia/santo-niccolo-i_%28Enciclopedia_dei_Papi%29/ Niccolò I in Enclicopedia Treccani]</ref>. La giovinezza e la formazione del futuro papa si formarono all'ombra del [[Palazzo del Laterano]], seguendo la tradizionale educazione impartita agli ecclesiasti, basata sullo studio della [[Bibbia]], della letteratura sacra e sullo studio della [[lingua latina]]. Segnalatosi nel sinodo riunito per scomunicare il futuro [[antipapa Anastasio III]] nell'853, il diacono Leone si guadagnò la fiducia di [[Papa Benedetto III|Benedetto III]].<ref name="trecc" />
In base al principio del [[Primato di Pietro|primato della Sede di Roma]] sulle altre sedi episcopali<ref>Il primato petrino, si sviluppò lungo i primi secoli dell'Era Cristiana sulla base delle testimonianze di alcuni padri della Chiesa, quali [[Ireneo di Lione]] (''Cfr.'' l<nowiki>'</nowiki>''Adversus Haereses'', brano riportato in {{Cita|Filoramo-Menozzi|p. 196}}) e [[Tascio Cecilio Cipriano|Cipriano di Cartagine]]. Inoltre, decisive furono le decisioni conciliari di [[Concilio di Nicea I|Nicea]], [[Concilio di Costantinopoli I|Costantinopoli I]] e [[Concilio di Calcedonia|Calcedonia]], che aiutarono a delineare sempre più il primato papale all'interno della Grande Chiesa. {{Cita|Filoramo-Menozzi|pp. 378-381}}).</ref>, Niccolò intervenne per regolare gli abusi compiuti da alcuni titolari di cattedre vescovili dell'Europa cristiana.
Già dall'850 l'arcivescovo Giovanni VII di [[Arcidiocesi di Ravenna|Ravenna]], forte dei privilegi [[Impero bizantino|imperiali bizantini]] ottenuti nei secoli precedenti, che gli consentivano la cosiddetta [[autocefalia]], cioè l'autogoverno in materia ecclesiastica, aveva inasprito ancor più la politica autocefala, cercando di rendersi completamente autonomo da Roma e comportandosi da vero e proprio tiranno, con atti vessatori nei confronti delle diocesi suffraganee ([[Arcidiocesi di Modena-Nonantola|Modena]], [[Diocesi di Reggio Emilia-Guastalla|Reggio]], [[Diocesi di Parma|Parma]] e [[Diocesi di Piacenza-Bobbio|Piacenza]]), imponendo loro pesanti tributi e vietando di comunicare direttamente con la Chiesa di Roma. La disputa fu chiusa da Niccolò che, convocato invano a Roma l'arcivescovo, si recò a Ravenna dove, constatata la generale avversione del clero e del popolo per Giovanni, gli ingiunse di comparire nell'861 davanti a un sinodo che condannò il suo operato. [[Scomunica]]to, l'arcivescovo cercò un sostegno presso l'[[Sacro Romano Imperatore|imperatore dei Romani]], ma [[Ludovico II il Giovane|Ludovico II]], dopo un timido tentativo d'intervento, immediatamente bloccato dal pontefice, pensò bene di non immischiarsi negli affari della Chiesa, lasciando Giovanni nelle mani del papa, che finì per piegarlo al suo volere. La scomunica fu revocata e Giovanni fu costretto a sottomettersi ad un'azione di controllo da parte di Roma su tutti i suoi atti<ref name="rnd282">{{Cita|Rendina|p. 282}}.</ref>.
Sempre nell'[[861]] Niccolò annullò la sentenza di [[Incmaro di Reims|Incmaro]], [[arcivescovo di Reims]] e metropolita di Francia, che aveva tolto al vescovo di [[Soissons]], Rotado, la sua diocesi<ref name=rnd281>{{Cita|Rendina|p. 281}}.</ref>.
=== Relazioni con la Chiesa di Costantinopoli ===
Papa Niccolò fu uno dei più energici assertori dell'indipendenza del papato dall'autorità imperiale.
Nell'859-860 il pontefice accolse l'ex [[patriarca di Costantinopoli]], [[Ignazio I|Ignazio]] deposto dall'imperatore bizantino [[Michele III]] per una serie di gravi contrasti sorti tra i due, che aveva scelto di vivere l'esilio a [[Roma]]. Al suo posto era salito sulla cattedra patriarcale il laico [[Fozio I di Costantinopoli|Fozio]], uomo di fiducia di Michele III, a cui in brevissimo tempo fu consentito di scalare tutti i livelli della gerarchia ecclesiastica<ref name="trecc" />.<!--La crisi si protrarrà dall'860 all'867, anno della morte del pontefice.--> Nell'[[861]] il nuovo patriarca di Costantinopoli annunciò, per averne l'approvazione, la sua nomina a Niccolò I, il quale, nello stesso anno, inviò a [[Costantinopoli]], per effettuare un'inchiesta, il vescovo di [[Diocesi di Anagni-Alatri|Anagni]], Zaccaria, e quello di [[Sede suburbicaria di Porto-Santa Rufina|Porto]], Rodoaldo<ref>{{cita web|url=http://radiospada.org/2015/07/lo-scisma-doriente-gli-eretici-scismatici-ortodossi-ed-orientali/|titolo=Lo Scisma d'Oriente: gli eretici scismatici Ortodossi ed Orientali|accesso=17 agosto 2015}}</ref>. Oltre che chiarire la situazione, la missione aveva lo scopo di ribadire la supremazia di Roma sulla nomina di tutti i vescovi. I legati papali però, furono corrotti dall'imperatore Michele III e da Fozio stesso; le lettere inviate dal papa furono falsificate e un sinodo convocato di lì a poco nella [[Chiesa dei Santi Apostoli (Costantinopoli)|chiesa dei Santi Apostoli]] (Sinodo di Costantinopoli, 861) confermò la deposizione di Ignazio ed approvò la nomina di Fozio a patriarca<ref name="rnd284">{{Cita|Rendina|p. 284}}.</ref>. Fozio venne dunque riconosciuto dai [[legato pontificio|legati papali]].
Al fine di ristabilire la legittimità dei ruoli, Ignazio si appellò al papa. Ben presto Niccolò I capì che i suoi legati erano stati circuiti dai bizantini. Decise di inviare tre lettere a Costantinopoli (18 marzo [[862]]): nella prima, indirizzata a Fozio, ribadiva il primato della Sede di Pietro. Di conseguenza Fozio non aveva l'autorità per trattare questioni disciplinari. Il pontefice inoltre non accettava le argomentazioni con cui Fozio aveva giustificato il suo rapido passaggio dallo stato laicale al patriarcato; nella seconda missiva comunicava all'imperatore che Ignazio andava reintegrato finché l'intera questione non fosse stata trattata in sua presenza; infine scrisse agli altri patriarchi orientali per rendere nota la posizione della Sede apostolica su Fozio<ref name="trecc" />. Al di là del fatto che l'elezione di Fozio fosse effettivamente contraria alle norme del [[diritto canonico]], il pontefice colse l'occasione per ribadire come solo a lui spettasse decidere tutte le questioni ecclesiastiche, sia in Occidente sia in Oriente.
Da Costantinopoli non giunse alcuna risposta. L'attesa si protrasse per un anno intero, dopo il quale Niccolò convocò a sua volta a Roma un sinodo ([[863]]), nel quale fu dichiarato che:
* Il papa non riconosceva la deposizione di Ignazio;
* I due legati papali che si erano fatti corrompere venivano [[scomunica]]ti;
* I decreti dell'assemblea erano nulli;
* Fozio sarebbe rimasto scomunicato fintanto che avesse insistito nell'usurpazione del seggio patriarcale.
Il pontefice dette disposizioni anche in materia liturgica e dottrinale. Stabilì:
* l'aggiunta del ''[[filioque]]'' al Credo bizantino, la cui nuova formulazione diventava «... lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio»;
* il [[celibato]] per i preti, cosa non prevista in precedenza nell'[[Impero bizantino]];
* la proibizione per i preti di celebrare la [[Cresima]];
* il [[digiuno]] per tutto il [[clero]] al [[sabato]];
* l'inizio della [[Quaresima]] al [[Mercoledì delle Ceneri]]. Tutte queste disposizioni dovevano essere adottate anche dalla Chiesa di Costantinopoli (come era già avvenuto in Occidente).
Per quattro anni si ebbe uno scambio di ambascerie secondo ritmi quasi stagionali finché Fozio, in risposta alla scomunica e con l'appoggio dell'imperatore Michele III, nell'[[867]] convocò un concilio a [[Costantinopoli]], alla cui conclusione fu lanciata la scomunica e la conseguente sentenza di deposizione nei confronti di Niccolò I, sancendo così la rottura con la Sede apostolica<ref name="rnd284" />. Inoltre Fozio inviò un'[[enciclica]] a tutte le diocesi soggette al patriarcato di Costantinopoli, in cui rigettava tutte le disposizioni liturgiche e dottrinali imposte dalla [[Chiesa latina|Chiesa di Roma]].
▲=== Difesa della dottrina ===
==== La questione del divorzio di Ludovico II ====▼
Ma di lì a poco la situazione si capovolse: Michele III fu assassinato e al suo posto salì al trono imperiale il suo carnefice, [[Basilio I il Macedone]] (867-886). Il nuovo ''basileus'' destituì tutti coloro che avevano ottenuto alte cariche sotto il regno di Michele, compreso Fozio, e designò altri dignitari di sua fiducia, reintegrando Ignazio sulla cattedra di patriarca.
=== Relazioni con i regni cristiani ===
[[Lotario II di Lotaringia|Lotario II]], membro della famiglia imperiale (era fratello dell'imperatore [[Ludovico II il Giovane|Ludovico II]] ed aveva ereditato la [[Lotaringia|Lorena]]) aveva accusato la legittima moglie [[Teutberga]], dalla quale non aveva avuto figli, di aver commesso gravi peccati. Il suo scopo era annullare il matrimonio per poi sposare la concubina [[Waldrada di Wormsgau|Waldrada]], da cui invece aveva avuto tre figli<ref name="rnd280">{{Cita|Rendina|p. 280}}.</ref>. Sotto pressioni e minacce, la regina confessò i presunti peccati. La nullità del matrimonio con Teutberga fu confermata dagli arcivescovi di [[Arcidiocesi di Colonia|Colonia]], Guntero, e di [[Diocesi di Treviri|Treviri]], Teutgardo.
Il 28 aprile [[862]] il clero imperiale si riunì ad [[Aquisgrana]] e, ignaro del peso della decisione che avrebbe preso, consentì a Lotario di risposarsi. Il papa contrario a tale parere, inviò dei suoi legati alla corte di Lotario. Ma essi si fecero corrompere, così poi a un sinodo tenutosi a [[Metz]] nel giugno 863, anche i [[legato pontificio|legati pontifici]] confermarono la decisione. La regina fu rinchiusa in un convento e il re fu autorizzato a risposarsi. Gli atti del sinodo furono trasmessi alla [[Sede apostolica]].
Il comportamento di Niccolò fu diretto a confermare l'autorità della Chiesa in materia di [[Matrimonio (Chiesa cattolica)|matrimonio religioso]] e a ribadire l'indissolubilità dell'istituto. Fece fare tre settimane di "anticamera" ai prelati quindi, anziché riceverli, li convocò in un sinodo in Laterano nel quale, senza alcun dibattito o interrogatorio, dichiarò il sinodo di [[Metz]] non valido, i vescovi partecipanti scomunicati e deposti e le sue decisioni nulle. I due arcivescovi reali responsabili del pagamento, Guntero Colonia e Teutgardo di Treviri, furono anatemizzati. L'imperatore Ludovico II, immediatamente informato dell'accaduto, preso dall'ira partì alla volta di Roma portandosi al seguito un poderoso esercito e i due arcivescovi scomunicati. Era l'[[863]], e nel febbraio [[864]]<ref name="rnd280" /> Ludovico entrò nell'Urbe, ma non riuscì, neanche con le minacce, a far cambiare idea al pontefice, che si rifiutò persino di riceverlo. Anzi, siccome Lotario II continuava la sua relazione illecita, scomunicò anche Waldrada.
Di fronte ai continui dinieghi del papa e alle dimostrazioni antimperiali del popolo romano, che sfociarono anche in atti violenti, si dovette ricorrere alla mediazione dell'imperatrice consorte [[Engelberga]], che riuscì a far incontrare i due contendenti. Papa Niccolò non recedette di un passo dalle sue posizioni e Ludovico fu costretto ad abbandonare Roma senza aver ottenuto l'annullamento del matrimonio del fratello né il rientro delle scomuniche lanciate<ref name="rnd280" /><ref>{{Cita|Gregorovius|p. 796}}.</ref>. Da parte sua Lotario II dovette riconoscere, in una cerimonia pubblica, la legittima moglie di Teutberga come regina<ref>Karl Josef Heidecker, ''The Divorce of Lothar II: Christian Marriage and Political Power in the Carolingian World'', [[Cornell University]] Press, 2010, pp. 150 - 151. Lotario recedette dal divorzio, ma in privato continuò a vivere con la sua concubina.</ref>. Nicola riammise alla comunione ecclesiastica i due arcivescovi scomunicati, che poterono tornare al seggio vescovile dietro giuramento incondizionato al papa.<br/>
La rilevanza dell'episodio, al di là della pretesa di un regnante di voler piegare le regole e i dogmi della Chiesa alle sue esigenze personali (e in questo Lotario non fu né il primo né l'ultimo), risiede nel fatto che, come ha osservato Walter Ullmann, «per la prima volta il papato giudicò un re che si trovò inaspettatamente minacciato di scomunica»<ref name=rnd281 />.
==== La questione bulgara ====
Il giovanissimo Regno bulgaro era stato da poco tempo cristianizzato grazie all'opera di ferventi missionari di Costantinopoli, ma alcuni contrasti con l'impero, le contese all'interno del patriarcato costantinopolitano e i sostanziali buoni rapporti con Ludovico II, spinsero re [[Boris I di Bulgaria|Boris]] a rivolgersi al papa, chiedendogli una serie di consigli su come educare i propri sudditi, appena usciti da un'epoca di [[paganesimo]], a una vita civile e cristiana. Niccolò approfittò dell'occasione per attirare la Bulgaria nell'orbita romana e, per un breve periodo, ci riuscì<ref name="trecc" />; fu essenziale l'impegno dei [[vescovo|vescovi]] che il pontefice inviò in quella terra per battezzare ed educare: [[Papa Formoso|Formoso]] di [[Sede suburbicaria di Porto-Santa Rufina|Porto]] e Paolo di [[Diocesi di Populonia|Populonia]]. <br/>
Non meno rilevanti si rivelarono le indicazioni che Niccolò stesso fornì in risposta alle richieste di Boris, che costituirono una vera e propria [[costituzione]] in chiave evangelica. Ma nell'869-70 Ignazio di Costantinopoli convocò un concilio al quale partecipò un'ambasciata del re di Bulgaria. Infine, nell'[[870]] il Regno bulgaro rientrò nell'orbita di Costantinopoli: quell'anno, infatti, il patriarca Ignazio inviò nuovi sacerdoti e consacrò un nuovo vescovo in [[Bulgaria]]<ref name="rnd282" />.
===
Papa Niccolò I morì il 13 novembre dell'867 e fu sepolto in [[Antica Basilica di San Pietro in Vaticano|San Pietro]]<ref name=miranda/><ref>{{Cita|Rendina|p. 280}}; {{Cita|Niccolò I}}</ref>. Per il suo eccezionale carisma religioso, gli fu attribuito il titolo di "Magno" (attribuito, oltre a lui, soltanto ai pontefici [[papa Leone I|Leone I]] e [[papa Gregorio I|Gregorio I]]).
▲Papa Niccolò I morì il giorno 13 novembre dell'867 e fu sepolto in San Pietro.<ref name="rnd280" /> É venerato come [[santo]] dalla[[Chiesa cattolica]], che ne celebra la memoria liturgica il [[13 novembre]] a partire dal 1883 (era venerato il 6 dicembre in base al [[martirologio romano]] del 1630).<ref name="test">[http://www.santiebeati.it/dettaglio/77525 Niccolò I in santi e beati]</ref>
== Niccolò I nella storiografia ==
[[Ferdinand Gregorovius]] associò papa Niccolò I alle ''Decretali [[Pseudo-Isidoro|pseudoisidoriane]]'', una raccolta di lettere, apostoliche e non, e di altri documenti apocrifi, elaborata nel nord-est della [[Francia]] intorno all'anno [[850]]. Lo storico tedesco ritenne che Niccolò I fosse a conoscenza di tale collazione e, consapevole o meno della sua autenticità,
{{Citazione|... comprese che gli fornivano le armi più formidabili a combattere i re e i sinodi provinciali; e, come sopra ambedue queste potenze, egli trionfò, nel tempo stesso che l'imperatore, il quale pur comprendeva il pericolo onde era minacciato il principio politico, non poté essere altro che spettatore della vittoria pontificia.|{{Cita|Gregorovius|p. 818}}}}
== Note ==
<references
== Bibliografia ==
* {{Cita libro|autore = François Bougard|titolo = Niccolò I, santo|anno = 2000|editore = Istituto della Enciclopedia Italiana|città = Roma|url = http://www.treccani.it/enciclopedia/santo-niccolo-i_%28Enciclopedia_dei_Papi%29/|accesso = 26 ottobre 2015|collana = Enciclopedia dei Papi|volume = 2|SBN = USS0002453|cid=Bougard}}
* {{Cita libro|autore=Giovanni Filoramo e Daniele Menozzi|titolo=L'Antichità|anno=2010|editore=Laterza|città=Bari|volume=1|opera=Storia del Cristianesimo|cid=Filoramo-Menozzi|ISBN=978-88-420-6558-6}}
* {{Cita libro|autore = [[Claudio Rendina]]|titolo = I Papi - storia e segreti|anno = 2005|editore = Newton&Compton editori|città = Roma|SBN = PAL0279694|cid=Rendina}}
== Collegamenti esterni ==▼
* {{Cita libro|autore = [[Ferdinand Gregorovius]]|titolo = Storia della città di Roma nel Medioevo|url=https://archive.org/stream/storiadellacitta01greg_0#page/n5/mode/2up|accesso=12 gennaio 2017|anno=1900|editore=Società Editrice Nazionale|città=Roma|volume=1|cid=Gregorovius|SBN=UM10153572}}
* [http://www.documentacatholicaomnia.eu/01_01_0858-0867-_Nicholaus_I,_Magnus,_Sanctus.html Opera Omnia dal Migne Patrologia Latina con indici analitici]▼
== Altri progetti ==
{{interprogetto
▲== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* {{Cita web|url=https://w2.vatican.va/content/vatican/it/holy-father/niccolo-il-grande.html|titolo=Niccolò I|editore=vatican.va|cid=Niccolò I|accesso=12 gennaio 2017}}
▲*
* {{miranda|bios853.htm#Niccolo|NICCOLÒ|12 gennaio 2017}}
{{Box successione
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|immagine=Emblem of the Papacy SE.svg
}}
{{Papi|precedente=[[papa Benedetto III]]|successivo=[[papa Adriano II]]}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|biografie|cattolicesimo}}
[[Categoria:Cardinali nominati da Leone IV]]
[[Categoria:Papi della Chiesa cattolica]]
[[Categoria:Papi canonizzati]]
[[Categoria:Santi per nome]]
[[Categoria:
[[Categoria:Cristianizzazione della Bulgaria]]
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