Anzio (città antica): differenze tra le versioni

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{{Città antica
{{F|storia antica|maggio 2014|A causa della scarsità di fonti storiche attendibili contemporanee, la voce si configura, almeno in parte, come una [[WP:RO|ricerca originale]], composta attraverso estrapolazioni di citazioni classiche e moderne, interpretate, talvolta personalmente, dagli autori della voce attraverso le proprie conoscenze personali sulla topografia delle attuali Anzio e Nettuno.}}
|Nome = Anzio
{{L|storia|maggio 2014|non rara insistenza su notazioni di interesse prettamente locale sull'attuale collocazione (attestata o presunta) degli edifici antichi}}
|Immagine = Domus rovine.JPG
{{Sito archeologico
|Didascalia = Rovine della [[Villa di Nerone (Anzio)|Villa di Nerone]]
|Nome = Antium
|Nome originale = ''Antĭum''
|Immagine = Domus rovine 6.JPG
|Fondazione = [[IX secolo a.C.]]
|LarghezzaImmagine =
|Fine = [[VI secolo d.C.]]
|Didascalia = I ruderi della Domus Neroniana.
|Causa = [[Invasioni barbariche]]
|Civiltà = [[Latini|latino]]-[[Volsci|volsca]] e [[civiltà romana|romana]]
|Dipendente da = [[Volsci]] (dal [[V secolo a.C.]]); [[Repubblica romana]] (dal [[338 a.C.]]) [[Impero romano]] (dal [[27 a.C.]])
|Utilizzo =
|Superficie massima =
|Stile =
|Abitanti massimi =
|Epoca = Inizi del [[I millennio a.C.]] - [[VI secolo]] d.C.
|Nome abitanti = Anziati (in [[Lingua latina|latino]] ''antĭātes'')
<!-- Localizzazione -->
|StatoLingua = ITAlatino
|Stato attuale = ITA
|Suddivisione1 = {{IT-LAZ}}
|Località moderna = [[Anzio]] e [[Nettuno (Italia)|Nettuno]]
|Suddivisione2 = {{IT-RM}}
|Mappa = Antium plan.png
|Suddivisione3 =
|Didascalia mappa = Planimetria di Anzio<ref>{{cita pubblicazione|autore=G. Lugli|titolo=Saggio sulla topografia dell'antica Antium|pubblicazione=Rivista del [[Regio istituto italiano di archeologia e storia dell'arte]]|volume=VII|anno=1940}}</ref>
|Altitudine =
<!-- Dimensioni -->
|Superficie =
|Altezza =
|Larghezza =
|Volume =
|Inclinazione =
<!-- Scavi -->
|Data_scoperta =
|Date_scavi =
|Organizzazione_scavi =
|Archeologo =
<!-- Amministrazione -->
|Parte di = [[Anzio]] e [[Nettuno (Italia)|Nettuno]]
|Ente =
|Responsabile =
|Visitabile =
|Sito_web = http://www.beniculturali.it/mibac/opencms/MiBAC/sito-MiBAC/MenuPrincipale/LuoghiDellaCultura/Ricerca/index.html?action=show&idluogo=101478
}}
L'antica '''Anzio''' ([[Lingua latina|latino]] '''''Antium''''') era una città [[Italici|italica]], che sorgeva sulla costa tirrenica del [[Latium|Lazio antico]]. Fu fondata dai [[Latini]] agli inizi del [[I millennio a.C.|primo millennio a.C.]], e in seguito occupata dagli antichi [[Volsci]], che erano giunti nella zona costiera tra il VI e il V secolo a.C.
In [[Civiltà romana|epoca romana]] luogo termale e di villeggiatura, la città era frequentata da [[patrizio (storia romana)|patrizi]] e imperatori. Copriva un territorio oggi occupato dalle odierne città di [[Anzio]]<ref>La moderna Anzio sorse il 1° Gennaio 1857, per separazione da Nettuno, con l'entrata in vigore, in quel giorno, del decreto pontificio emanato il 26 Giugno 1856 dal pontefice [[Pio IX]]</ref> e [[Nettuno (Italia)|Nettuno]], che ne conservano le vestigia e ne sono quindi eredi<ref>[[Antonio Nibby]], ''Analisi storico-topografico-antiquaria della carta de' Dintorni di Roma'', Roma, Tipografia delle Belle Arti, 1849, Vol. II; [[Giuseppe Tomassetti]], ''La Campagna romana antica, medioevale e moderna'', a cura di L. Chiumenti e F. Bilancia, Firenze, Olschki, 1979-’80, vol II; Brandizzi Vittucci Paola, ''Antium. Anzio e Nettuno in epoca romana'', Roma, Bardi Editore, 2000, ISBN 88-85699-83-9; [[Giuseppe Lugli]], ''Saggio sulla topografia dell'antica Antium'', Roma, ''RIASA'' 7 (1940), pp. 153-188. </ref>.
== Storia ==
=== Età latino-volsca ===
{{vedi anche|Satricum|Longula|Polusca|}}
[[File:Ancient Latium.png|thumb|upright=1.3|Ricostruzione dell'antico ''Latium'', che illustra, fra le altre cose, il percorso della [[Via Severiana]]. Notare anche che l'interpretazione proposta dalla cartina pone il porto [[Cenone]] degli Anziati (qui chiamato ''P. Ceno'') a oriente della voce ''Antium'' (che trovasi in corrispondenza del Capo d'Anzio), quindi nel territorio oggi occupato dall'odierna [[Nettuno (Italia)|Nettuno]], nella zona del fiume Loricina (in base ad una tesi avanzata da alcuni studiosi). L'interpretazione esclude quindi la localizzazione del Cenone nell'area del successivo porto neroniano, posto invece sul Capo d'Anzio, sul lato occidentale (come vuole invece invece l'altra tesi).]]
Secondo la tradizione leggendaria di [[Xenagora]], Antium (che per [[Plinio il Vecchio]] era la città di ''Afrodisio''<ref name="PlinioNatHistIII,57">[[Plinio il Vecchio]], ''[[Naturalis Historia]]'', III, 57.</ref>) venne fondata da [[Anteo]], figlio di Ulisse e della maga Circe<ref>[[Dionigi di Alicarnasso]], [[Antichità romane (Dionigi di Alicarnasso)|Antichità romane]], I, 63.</ref>, mentre un'altra leggenda del ciclo troiano indica della città un diverso fondatore: [[Ascanio]], figlio di [[Enea]]. Sebbene la scoperta di reperti archeologici risalenti all'età della pietra provi la presenza dell'uomo fin da quell' epoca, le fonti storiche hanno accertato la fondazione della città vera e propria, col nome di "Antium", nell'epoca della [[cultura laziale|civiltà laziale]]<ref>Riguardo alla necropoli di Antium arcaica, [[Giuseppe Lugli]] così scriveva: "..La scoperta di un considerevole gruppo di tombe dell'età del ferro, avvenuta alcuni anni fa nella zona ad occidente del faro" (l'attuale Faro di Anzio) "fissa il sito della necropoli arcaica in quel luogo, cioè subito fuori della cinta preromana. Si rinvennero circa venti tombe che appartenevano al periodo fra l'VIII e VII secolo a. C.; le tombe più antiche erano a cremazione, le più recenti a inumazione; il materiale somiglia molto a quello dei corrispondenti sepolcri dei Colli Albani e fa pensare che si tratti di popolazione latina, anziché volsca..." ([[Giuseppe Lugli]], ''Op. cit.'', p. 181).</ref><ref>Recentemente sono stati scoperti materiali appartenenti a un gruppo di tombe databili tra il [[IX secolo a.C.|IX]] e il [[VII sec. a.C.]] (quindi alla fasr "laziale"), rinvenute nel 1962, nell'area di Viale Severiano (Anzio odierna) e poste all'interno del vallo che circondava la città pre-romana.</ref>.
 
'''Anzio''' (in [[Lingua latina|latino]] '''''Antĭum''''') era una città [[Italici|italica]] che sorgeva sulla costa dell'[[Latium|antico Lazio]], a sud di [[Roma (città antica)|Roma]]. Già capitale dei [[Volsci]], dopo la conquista [[Storia romana|romana]] ([[338 a.C.]]) divenne un importante centro portuale e residenziale della [[Repubblica romana|repubblica]] e poi dell'[[Impero romano]]. Fu abbandonata in seguito alle [[invasioni barbariche]] del [[V secolo|V]]-[[VI secolo]].
Affacciandosi su quel promontorio (oggi ''Capo d'Anzio'', nell'odierna Anzio) che interrompe il piatto scorrere della costa laziale a sud di Roma, dalla foce del Tevere fino al [[Circeo]], agli inizi del primo millennio la città doveva a tale posizione la propria origine ed il proprio sviluppo.
Fin dalle origini notevole centro commerciale, in epoca pre-romana Antium, secondo un'interpretazione proposta, fra diversi studiosi, da Paola Brandizzi Vittucci, si estendeva approssimativamente (per [[longitudine]]) dal Capo d'Anzio al fiume [[Loricina]], nell'attuale Nettuno<ref>Lo studioso [[Giuseppe Lugli]] collocava la ''città volsca'' e l' ''acropoli volsca'', fortificate da un vallo (detto ''volsco''), nella sola località collinare de "Le Vignacce", occupata dall'attuale zona di S. Teresa, sovrastante la zona costiera di Capo d'Anzio (indicava l'''acropoli'' situata nelle immediate vicinanze della ''città'', più a oriente). [[Antonio Nibby]] (''Analisi storico-topografico-antiquaria della carta de' Dintorni di Roma'', Roma, Tipografia delle Belle Arti, 1849, Vol. I, p. 184) argomentava invece che Antium volsca, nel suo complesso, da "Le Vignacce" si estendesse molto più a oriente, quindi su tutto il "ripiano scosceso e dirupato" fino all'attuale [[Riserva naturale provinciale Villa Borghese|Riserva naturale di Villa Borghese]] (a Nettuno), e anche oltre, con la sua acropoli, la "cittadella originale", nel sito dell'attuale Palazzo Borghese al suo interno. Di diverso avviso P. Francesco Lombardi, che voleva l'acropoli, la "Cittadella primitiva", nell'area del Palazzo Pamphily (P. Francesco Lombardi, ''Anzio antico e moderno: opera postuma'', Roma, Fratelli Pallotta Tipografi, 1865, pp. 84-85). L'insieme delle ricerche fino ad oggi sembra comunque confermare l'estensione dell'abitato fortificato fino al mare, almeno nell'area del Capo d'Anzio.</ref>.
 
== Storia ==
Un ''aggere'', muro di difesa rafforzato da un terrapieno e completato da un fossato, a protezione della città, detto ''vallo volsco'' (iniziato dai Latini e poi migliorato dai Volsci, per cui l'espressione alternativa sarebbe ''vallo latino-volsco''<ref>A conferma dell'origine latina di Antium, il vallo presenta caratteristiche del tutto simili rispetto alle mura di antiche città latine come [[Ariccia|Aricia]], [[Gabii]], [[Lavinium]] e [[Ardea]]. Inoltre, lo scavo operato dalla Soprintendenza Archeologica del Lazio (1980-1981) ha consentito di datare una prima fase di costruzione dell'aggere, corrispondente a un periodo non successivo alla metà del [[VII sec. a.C.]], quindi alla fase protostorica di Antium, precedente all'arrivo dei Volsci.</ref>) si estendeva in gran parte del territorio dell'odierna Anzio (soprattutto sull'altopiano delle "Vignacce", primo nucleo di Antium, meglio difendibile per le sue caratteristiche naturali - i resti dell'opera sono visibili, in modo particolare, lungo Via dell'oratorio di S. Rita<ref>La tesi di Paola Brandizzi Vittucci (''Op.cit''.) sostiene in effetti che l'insediamento con ''vallum'' e necropoli, cioè a dire l'''oppidum'' protostorico e la prima colonia latina (467 a.C.) sono ubicabili nel sito di Anzio odierna (Colle delle Vignacce)</ref>).
La località risulta esser stata abitata già in epoca [[protoindoeuropei|pre-indoeuropea]], come attestato sia dalla [[toponomastica]] locale<ref name=porto>{{Treccani|porto-d-anzio_(Enciclopedia-dell'-Arte-Antica)|Porto d'Anzio|anno=1965|autore=A. La Regina}}</ref>, sia dai rinvenimenti archeologici, con una [[necropoli]] datata all'[[età del ferro]]<ref name=treccani>{{EI|anzio_res-68f945c4-8baa-11dc-8e9d-0016357eee51_(Enciclopedia-Italiana)|Anzio|anno=1929|autore=G. L., R. A., G. d. A.}}</ref> ([[IX secolo a.C.|IX]]-[[VII secolo a.C.]]<ref name=arte>{{Treccani|anzio_(Enciclopedia-dell'-Arte-Antica)|Anzio|anno=1994|autore=A. Guidi}}</ref>). Nel [[V secolo a.C.]] nell'area si stanziarono i [[Volsci]], popolo di ceppo [[Osco-umbri|osco-umbro]], e Anzio divenne la loro principale città, la economia era incentrata sulla navigazione e sulla pirateria (praticata fino al [[Mar Egeo]])<ref name=porto />.
 
I [[Roma e le guerre con Equi e Volsci|conflitti tra i Volsci e i Romani]], iniziati già dalla fine del [[VI secolo a.C.]], caratterizzarono la storia della città nei secoli successivi. Dopo numerosi scontri (tra i quali le battaglie [[Battaglia di Anzio (484 a.C.)|del 484 a.C.]] e [[Battaglia di Anzio (468 a.C.)|del 468 a.C.]]), i Romani riuscirono a fondare una [[colonia latina]] ad Anzio nel [[467 a.C.]]<ref name=porto /> e a sottomettere definitivamente la città nel [[338 a.C.]] grazie alla [[battaglia del fiume Astura]]<ref name=porto />; venne occupata anche la [[Oppidum|rocca]] portuale, [[Cenone]], e i [[Rostro (arma)|rostri]] delle navi della flotta volsca furono portati nel [[Foro Romano]] a ornare le tribune degli oratori (dette da allora [[Rostri]])<ref name=porto/><ref name=treccani />. Nel [[317 a.C.]] Anzio divenne [[Municipio (storia romana)|municipio]]<ref name=treccani />.
Del resto, che la città fosse situata su un'altura, dava notizia Strabone scrivendo che "si trova su masse di roccia.."<ref name="StraboneItaliaV3.5">[[Strabone]], ''[[Geografia (Strabone)|Geografia]]'', V, 3, 5.</ref>.
 
In epoca tardo-[[Repubblica romana|repubblicana]] e [[Impero romano|imperiale]] ad Anzio - rinomata per il paesaggio litoraneo - sorsero numerose residenze signorili; lo sviluppo urbanistico fu favorito anche dalla vicinanza con Roma, cui Anzio era collegata attraverso la [[Strada statale 207 Nettunense|Via Anziatina]] (che si diramava dalla [[Via Appia]] all'altezza di [[Frattocchie]])<ref name=treccani />. A dare particolare impulso allo sviluppo del borgo fu [[Nerone]], imperatore dal [[54]] al [[68]], che vi costruì [[Villa di Nerone (Anzio)|una villa]] (successivamente ampliata da [[Domiziano]], [[Adriano]] e [[Settimio Severo]]<ref name=arte />) e un nuovo porto<ref name=treccani />, che garantì la fioritura della città anche per i secoli successivi<ref name=porto />.
Vi era un antico [[oppidum]] anziate, un castello fortificato e abitato, chiamato ''[[Cenone|Caenon (Cenone)]]''<ref>Livio chiamava il porto anziate col nome di ''Caenonem'', mentre Dionigi di Alicarnasso lo indicava col termine ''navale'' ([[Dionigi di Alicarnasso]], [[Antichità romane (Dionigi di Alicarnasso)|Antichità romane]], IX, 56; [[Tito Livio]], [[Ab Urbe Condita Libri]], II, 63).</ref>, che fin dal periodo latino fungeva da porto, da foro per il mercato e da deposito per i viveri<ref>[[Dionigi di Alicarnasso]], [[Antichità romane (Dionigi di Alicarnasso)|Antichità romane]], VIII</ref> (la localizzazione dell' oppidum col porto è oggetto di dibattito<ref>Per la studiosa Paola Brandizzi Vittucci, il Cenone (il cui nome latino, ''Caenum'', indicava un semplice "ricettacolo per navi", piuttosto fangoso, poco profondo e di natura paludosa, ossia un pantano) si trovava in corrispondenza del fiume nettunese Loricina, che scorre ad oriente del [[Borgo medievale di Nettuno]]. [[Giuseppe Tomassetti]] sosteneva che l' "arsenale marittimo Cenon [...] corrisponde, per consenso dei topografi, al Castello di Nettuno" (il Borgo medievale anzidetto). Riguardo alla parte relativa al porto, la collocava ai suoi piedi ([[Giuseppe Tomassetti]], ''Op. cit'', pag. 372); per altri studiosi, come [[Antonio Nibby]] e [[Giuseppe Lugli]], il Cenone era invece situato nel luogo poi occupato dal porto neroniano, o nelle sue immediate vicinanze; dunque sul Capo d'Anzio, a sud-ovest della città alta (Antium con la sua acropoli).</ref><ref>Nell'odierna Nettuno fu ritrovata un'iscrizione marmorea, forse risalente al [[II secolo d.C.]], in cui si accenna (oltre che all'esistenza di un tempio di Apollo), anche alla presenza di una sorgente d'acqua, di un foro per il mercato di erbe e di bestiame, di depositi di grano e di vestigia del "porto di Nettuno"; il testo è riportato nel ''[[Corpus Inscriptionum Latinarum]]'', repertorio epigrafico ufficiale (CIL VI, 29830 cfr. 36613): T(emplum). APOLLINIS AQUAE. PEN. Mle FOR. BOARIUS PORT(us). EX NEPTUNI FORI. OLITORIUS HORREA BAL. FAUSTINA. La sorgente pare corrispondere alla nota "fontana vecchia", presente all'interno del [[Borgo medievale di Nettuno]]; i depositi di viveri ai molti pozzi di grano che una volta erano visibili nella piazza detta "dei pozzi" (l'odierna Piazza Mazzini, confinante col borgo menzionato, che un tempo era più esteso e la racchiudeva), e il porto a quello dell'antico Cenone (di cui in epoca romana si dovevano vedere ancora i ruderi). Anche [[Dionigi di Alicarnasso]] ([[Antichità romane]], IX, 56) descriveva il ''Caenum'', oltre che come "porto degli Anziati", anche come "foro per il mercato e il deposito dei loro viveri". Lo studioso Giovanni Matteucci ricordava che gli antichi parlavano del Cenone con le stesse parole dell'iscrizione sovraesposta: ".. Citandoci i primi Storici il ''Cenònis, Forum, horrea'': locché mostra di secoli tanti e tanti la Opulenza in Mare e per terra di quegli industri e potenti Anziati ..." e inoltre sosteneva che l'espressione della lapide, PORTUS NEPTUNI, lascia intendere che il porto di Cenone, in età romana interrato e in rovina, già durante l' [[Impero romano|Impero]] aveva perso la denominazione originaria e veniva ricordato con quella di ''Neptunus''; lo stesso nome del suo borgo adiacente (l'oppidum in precedenza chiamato ''Caenon'', che sarebbe divenuto il borgo medievale), che si chiamava così fin dal periodo intorno al [[I secolo d.C.]] (Giovanni Matteucci, ''Cenni storici sull'Anzio antico, Nettuno e Porto d' Anzio'', Tip. di D. Vaselli, 1872, pp. 19-20) Si pensa quindi che il porto di Cenone fosse collocato nelle adiacenze dell'attuale borgo medievale e rivolto verso il fiume Loricina (o situato in corrispondenza di quest'ultimo), che scorre non lontano de esso, a oriente.</ref><ref>[[Cicerone]], nelle sue epistole ad Attico, accennava ad un luogo situato alquanto a sud di Antium, in direzione della sua villa di [[Astura]], denominandolo "Castello di Coenon" (questo ''oppidum'' quindi esisteva ancora in epoca romana, sebbene ormai privo del porto); ciò farebbe supporre che il Cenone fosse localizzato nell'area dell'odierno [[Borgo medievale di Nettuno]] (secondo la proposta "nettunese" di alcuni studiosi) e che fosse sempre stato una città fortificata a se stante, piuttosto distante dalla "madre" Antium. ([[Cicerone]], ''Epistulae Ad Atticum'', IV, 8; XII, 19; XIII, 26, ecc.)</ref>); punto strategico, da esso partivano le scorrerie piratesche per tutto il Mediterraneo<ref>In passato ''Antium'' era stata una località dove si raccoglievano numerose imbarcazioni, da cui partivano incursioni di pirateria ([[Strabone]], ''[[Geografia (Strabone)|Geografia]]'', V, 3,5).</ref>.
 
Durante le [[invasioni barbariche]] Anzio subì le incursioni dei [[Vandali]] di [[Genserico]] ([[V secolo]]), degli [[Ostrogoti]] di [[Vitige]] ([[VI secolo]]) e dei [[Saraceni]] ([[VIII secolo|VIII]]-[[IX secolo]]), che indussero gli abitanti superstiti a fondare [[Nettuno (Italia)|Nettuno]]<ref name=treccani />. Il ripopolamento dell'area ebbe inizio nel [[XVII secolo]], quando [[papa Innocenzo XII]] fece costruire un nuovo porto attorno al quale nel [[XIX secolo]] si sviluppò [[Anzio|la moderna città di porto d'Anzio]]<ref name=treccani />.
Antium, che nel periodo volsco osteggiò lungamente Roma, per molto tempo fu la capitale dei Volsci Anziati (stanziati sulla costa tirrenica, e distinti dai Volsci Ecetrani, dell'entroterra). Colonie anziati furono le città di [[Ecetra]]<ref>"..I coloni anziati tenevano congressi palesemente in Ecetra..." ([[Tito Livio]], [[Ab Urbe Condita Libri]], III, 10).</ref>, [[Longula]], [[Polusca]] e [[Satricum]] (oggi Conca).
 
== Note ==
Antium si pose alla guida di altre città divenute volsche e intraprese una belligeranza che vide numerosi episodi, tra cui il più noto è quello del patrizio [[Gneo Marcio Coriolano|Coriolano]], il quale, in esilio presso gli Anziati<ref>[[Plutarco]], [[Vite parallele]], 6. Gneo Marcio Coriolano e Alcibiade, XXII, 1.</ref>, fu accolto dal nobile [[Attio Tullio]] e con lui organizzò la strategia di guerra contro Roma; il primo, ora comandante delle loro truppe volsche, tra il [[489 a.C.]] e il [[488 a.C.]] arrivò a minacciare seriamente l'Urbe, portando i Volsci ad arrivare al IV miglio della [[via Latina]]<ref>[[Dionigi di Alicarnasso]], [[Antichità romane (Dionigi di Alicarnasso)|Antichità romane]], VIII, 1-36.</ref>. Ad Antium Coriolano fu poi ucciso, mentre si apprestava a difendere il proprio operato al Foro<ref>[[Dionigi di Alicarnasso]], [[Antichità romane (Dionigi di Alicarnasso)|Antichità romane]], VIII, 58.</ref>.
<references/>
 
Nel [[484 a.C.]], nel territorio antistante la città, i Volsci inflissero in battaglia una dura sconfitta alle legioni romane, condotte da [[Lucio Emilio Mamercino]], costringendole ad una clamorosa fuga notturna<ref>[[Dionigi di Alicarnasso]], [[Antichità romane (Dionigi di Alicarnasso)|Antichità romane]], VIII, 83-85.</ref>.
 
Nel [[469 a.C.]] i Romani conquistarono e devastarono la città-castello di Cenone<ref>[[Dionigi di Alicarnasso]], [[Antichità romane (Dionigi di Alicarnasso)|Antichità romane]], IX, 56.</ref>. Nel [[468 a.C.]], dopo aver perso la [[Battaglia di Anzio (468 a.C.)|battaglia di Antium]], gli Anziati si arresero ai Romani, che stabilirono un presidio armato in città<ref>[[Dionigi di Alicarnasso]], [[Antichità romane (Dionigi di Alicarnasso)|Antichità romane]], IX, 57-58.</ref>. L'anno seguente Roma fondò una [[colonia latina|colonia di diritto latino]] nel territorio anziate<ref>[[Tito Livio]], [[Ab Urbe Condita Libri]], III, 1.</ref>. Ma in seguito, nel [[459 a.C.]], assediò nuovamente e conquistò Antium (dopo aver già preso [[Ardea]] e sottomesso i [[Rutuli]], e dopo che i Volsci anziati coi coloni romani si erano ribellati al suo controllo)<ref>[[Tito Livio]], [[Ab Urbe Condita Libri]], III, 22.</ref><ref>[[Dionigi di Alicarnasso]], [[Antichità romane (Dionigi di Alicarnasso)|Antichità romane]], X, 21.</ref>.
 
Nel [[338 a.C.]] il console [[Gaio Menio Publio]], nel contesto delle [[guerra latina]], guidava l'esercito contro gli Anziati, cui erano confederati i [[Lanuvium|Lanuvini]], i [[Velletri|Veliterni]] e gli [[Ariccia|Aricini]]: assaliti all'improvviso presso il fiume Astura, li vinceva e mandava in rotta<ref>[[Tito Livio]], [[Ab Urbe Condita Libri]], VIII, 13.</ref>. Antium capitolava, col porto di Cenone definitivamente distrutto, e diventava la prima [[colonia romana]]<ref>In virtù di una politica di integrazione, inviati già in città circa trecento coloni, Roma concesse agli anziati superstiti (tra quelli non ridotti in schiavitù né uccisi) la cittadinanza ([[Tito Livio]], [[Ab Urbe Condita Libri]], VIII, 14.) e, per rispondere alle loro richieste, il senato gli accordò la concessione di "patroni" al fine di riorganizzare le leggi della nuova colonia ([[Tito Livio]], [[Ab Urbe Condita Libri]], IX, 12). In tal modo, Roma si valse dell'esperienza cantieristica anziate, per creare una valida flotta in grado di primeggiare nel Mediterraneo.</ref>. Nello stesso anno, Gaio Menio faceva installare i rostri bronzei delle più vecchie navi anziati nel Foro romano (furono posti in esposizione permanente al basamento della tribuna, da allora in poi detta ''rostra''<ref>Per Lucio Floro le navi rostrate erano sei ([[Lucio Anneo Floro]], ''Rerum romanorum'', I, IX)</ref>); mentre con quelle pienamente operative, le migliori, si organizzò la prima militare militare romana.
 
=== Età romana ===
{{Vedi anche|Torre Astura}}
[[Image:Teatro anzio orchestra.JPG|thumb|left|Vestigia dell' orchestra del teatro romano sito sul del colle de "Le Vignacce" (S. Teresa).]]
[[Image:Torre Astura by-RaBoe 114.jpg|thumb|left|Resti della peschiera appartenente alla villa marittima romana nel sito di [[Torre Astura]] (è visibile la torre). La prima costruzione risale al [[I secolo a.C.]]. Potrebbe trattarsi della villa di Astura appartenuta a [[Cicerone]], che ne parlava nelle sue lettere ad [[Tito Pomponio Attico|Attico]].]]
[[Image:Gaius Caesar Caligula.jpg|thumb|right|Busto dell'imperatore romano Gaio Cesare Germanico, detto [[Caligola]] (31 agosto [[12]]- 24 gennaio [[41]]), nativo di Antium.]]
[[Image:Nero Glyptothek Munich 321.jpg|thumb|right|Testa in marmo dell'imperatore romano [[Nerone]] (15 dicembre [[37]]- 9 giugno [[68]]) presso la [[Gliptoteca (Monaco di Baviera)|Gliptoteca di Monaco di Baviera]]. Egli era nativo di Antium.]]
[[File:Anzio - grotta di Nerone.JPG|thumb|upright=1.3|La villa e le grotte di Nerone, sul lato ovest del Capo d' Anzio.]]
[[File:Domus libreria 3.JPG|thumb|upright=1.3|Le biblioteche nella Domus Neroniana, sulla costa occidentale del Capo d' Anzio.]]
 
Agli inizi del [[I secolo a.C.]], durante la guerra civile tra il democratico [[Gaio Mario]] e l'aristocratico [[Lucio Cornelio Silla]], Antium si era schierata col secondo, e per questo aveva poi conosciuto serie devastazioni da parte dell'esercito mariano<ref>[[Appiano di Alessandria|Appiano]], ''[[Storia romana (Appiano)|Historia romana]]'', ''De bellis civilibus, Liber I,'', V.</ref>. Di conseguenza aveva subito una battuta d'arresto nel suo sviluppo turistico.
 
Superata la crisi locale, la città riprese il ruolo di soggiorno marino; ospitò eminenti romani che vi costruirono numerose ville in riva al mare, e tra essi [[Cicerone]] e [[Gaio Cilnio Mecenate|Mecenate]]. Antium conobbe il massimo sviluppo durante il periodo imperiale (vi vennero a contatto tutti gli imperatori)<ref>Soprattutto i Cesari della [[Dinastia giulio-claudia]] frequentarono molto la città.</ref>, fin da [[Augusto]]<ref>[[Svetonio]], ''[[Wikisource:la:De vita Caesarum libri VIII|''De vita Caesarum libri VIII'' (testo latino)]]'', II, 58.</ref>. [[Tiberio]] vi trascorreva brevi periodi di riposo, dopo le fatiche del governo. Nella città nacquero [[Nerone]] (15 dicembre dell'anno [[37 d.C.]])<ref>Vi nacque, nel 63 d.C., anche sua figlia [[Claudia Augusta]] ([[Tacito]], ''[[Annales (Tacito)|Annales]]'', XV, 23); durante il [[grande incendio di Roma]] del 64 d.c., Nerone si trovava ad Antium ([[Tacito]], ''[[Annales (Tacito)|Annales]]'', XV, 38, 42).</ref> che vi condusse una colonia militare<ref>[[Tacito]], ''[[Annales (Tacito)|Annales]]'', XIV, 27</ref>, e, secondo [[Svetonio]] e [[Tito Livio|Livio]], [[Caligola]] (31 agosto dell'anno [[12]])<ref>“[...] tanto più che Antium fu, tra tutti, il luogo e il ritiro da lui preferito, proprio come si predilige il luogo della propria nascita. Si dice persino che, annoiato dell’Urbe, abbia pensato di trasferirvi la sede dell’Impero..” ([[Tito Livio]], [[Ab Urbe Condita Libri]], IV, 8); [[Svetonio]], ''[[Wikisource:la:De vita Caesarum libri VIII|''De vita Caesarum libri VIII'' (testo latino)]]'', IV.</ref>, il quale vi sposò [[Lollia Paolina]].
 
Meno di dieci anni dopo la morte di Nerone, avvenuta il 9 giugno dell'anno [[68]], Antium era quasi tutta in rovina<ref> [[Plinio il Vecchio]], morto nel [[79 d.C.]], scriveva che "..Antium, patria di Nerone, distava da Roma trentamila passi; ora giace quasi tutta in rovina" ([[Plinio il Vecchio]], [[Naturalis Historia]], III, 5, 9).</ref><ref>"..Dopo l'epoca di Nerone niuna notizia ci resta più di Anzio, che meriti di essere menzionata..." ([[Antonio Nibby]], ''Viaggio antiquario ne' contorni di Roma di Antonio Nibby membro ordinario dell'Accademia Romana di Archeologia''. Roma, Vincenzo Poggioli stampatore camerale, 1819, Tomo II, p. 232)</ref>.
 
Ma in seguito tornò ad essere frequentata dagli imperatori, particolarmente da [[Vespasiano]] e [[Tito (imperatore romano)|Tito]]; altri come [[Domiziano]] e [[Adriano]]<ref>Adriano ebbe un'illustre regia ad Antium ([[Lucio Flavio Filostrato|Filostrato]], ''Vita di Apollonio di Tiana'', VIII, cap. 8 </ref>, [[Commodo]] e [[Settimio Severo]] vi fecero costruire ulteriormente, per poi, questi ultimi due, farla chiamare successivamente colonia Commodiana e Severiana<ref>[[Erodiano]], ''Storia dell'impero dopo Marco Aurelio'', libb. VIII</ref>.
 
Almeno ai tempi di [[Strabone]], la parte più importante della città si trovava forse sull'altura occupata oggi dalla Villa Bell'aspetto o Villa Borghese<ref>"...Tutto il tratto però fra Anzio, e Nettuno dovea essere occupato dall'antica città" (Antium) "come dalle rovine apparisce. Anzi da questa parte" (a Nettuno) "esister dovea l'antica città a' tempi di [[Strabone]] ([[Strabone]], ''[[Geografia (Strabone)|Geografia]]'', V, 3, 5), che la dice posta sopra rupi ([[Antonio Nibby]], ''Op. cit'', pp. 235-236).</ref>.
 
Riguardo all'estensione di Antium romana, l'archeologo [[Antonio Nibby]] scriveva che ''..andando da Anzio a Nettuno tutta la spiaggia vedesi ricoperta di rovine imponenti di fabbriche, residui di ostraco, pavimenti di mosaico ecc. indizi tutti della popolazione che aveva occupato tutta questa costa..''<ref>[[Antonio Nibby]], ''Analisi storico-topografico-antiquaria della carta de' Dintorni di Roma'', Roma, Tipografia delle Belle Arti, 1849, Vol. II, p. 404.</ref>. Non lo contraddiceva lo storico [[Giuseppe Tomassetti]]<ref>"...Scorrendo pertanto le memorie antiche di questo popolo, noi non possiamo separare, specialmente nell'età antica, Anzio da Nettuno, perché ogni anticaglia trovata ad Anzio o a Nettuno spetta ad uno stesso centro. Epigrafi anziati trovansi a Nettuno come in Anzio..." ([[Giuseppe Tomassetti]], ''Op. cit.'', p. 366).</ref>.
 
E secondo il [[Giuseppe Lugli|Lugli]], anch'egli archeologo: ''...I confini del territorio anziate nell'età romana erano rappresentati ad est e a nord-est dal fiume Astura - che lo divideva dall'Agro Pontino e dalle città di Satricum e di Velitrae - fino alla località detta Guarda Passo, nella tenuta di Campomorto'' (oggi Campoverde)''; di qui dobbiamo tirare una linea fino al miglio 29 della via di Anzio, comprendendo entro il perimetro le selve di Padiglione e di Nettuno. Il fosso del Diavolo, che sbocca in mare alla Torre S. Lorenzo formava forse il confine settentrionale fra Anzio e Ardea...'' <ref>[[Giuseppe Lugli]], ''Op. cit.'', p. 154</ref>. Quindi la città, ''destinata allo svago e al riposo dei nobili romani''<ref name="StraboneItaliaV3.5"/> si estese su tutto il territorio ora occupato dalle due città di Nettuno e di Anzio, e anche oltre<ref>E il Lombardi, dopo aver riportato le parole di [[Plinio il giovane]] (''Epistularum libri'', II, 17, ''A Gallo''.): "..tutto il lido è ornato di ville, le une contigue, le altre separate, che per la loro differente bellezza formano il più incantevole aspetto del mondo, ed insieme offrono a' tuoi occhi più d'una città..". aggiungeva: "...A levante, poi, tutta la deliziosa curva fino ad Astura ne era fiorita, com'è a vedersi dagli avanzi che tratto tratto appariscono sul lido. Grandiosi in ispecie sono quelli che trovansi al quarto miglio, oltre Nettuno, in un sito nominato i ''Grottoni''" (località de "Le Grottacce" a Nettuno) "parte de' quali sono di opera incerta, cioè dell'era repubblicana, e parte di opera reticolata, appartenente a' primi tempi imperiali..." (P. Francesco Lombardi, ''Op. cit'', pp. 102-103). </ref>:
 
==== Molte erano le principali opere o costruzioni anziati: ====
 
Dalla fine del [[II secolo a.C.]], il litorale da Tor San Lorenzo ad Astura (oggi località di [[Torre Astura]]) fu costellato di ville romane. A partire dal secolo successivo, il lido orientale compreso tra Anzio moderna e Torre Astura si popolò di moltissime ''villae maritimae'' (con peschiera, lat. ''piscina'', per l'allevamento ittico) del tipo delle ville d' ''otium'', secondo la nuova concezione romana che destinava un tipo di villa suburbana al riposo e al piacere degli aristocratici, facendola perlopiù di carattere residenziale.
 
* Infatti, secondo gli storici, molti nobili romani avevano le loro ville nei pressi del fiume Loracina, oggi [[Loricina]] (che scorre a [[Est|levante]] del [[Borgo medievale di Nettuno|Borgo medievale]] nettunese), nei cui dintorni infatti sono stati trovati molti reperti archeologici<ref>Lo studioso Luigi Jacono, nei primi anni del [[XX secolo]], documentò graficamente la struttura di tre peschiere che aveva individuato e osservato sul litorale di Nettuno (una di queste era situata di fronte alla "fontana vecchia", interna al borgo medievale); queste, oggi distrutte, testimoniavano la presenza di almeno tre ''villae maritimae''.</ref>. [[Tito Livio]] scrisse che il [[pretore romano]] Caio Lucrezio, [[Ab Urbe condita|nell'anno di Roma]] 583 ([[170 a.C.]]), si fece costruire una villa nei pressi del fiume detto Loracina, ove vi sarebbe stato un acquedotto dal quale vi conduceva l'acqua<ref>[[Tito Livio]], [[Ab Urbe Condita Libri]], XLIII, 4, 6</ref><ref>"...Abbiamo notizia delle seguenti ville: del pretore Caio Lucrezio, nella prima metà del II secolo a.C., lo stesso che spese 130.000 sesterzi ''ex manubiis'' per condurre l'acqua potabile ad Anzio dal fosso di Loracina (LIV., XLIII, 4, 6-7)..." ([[Giuseppe Lugli]], ''Op. cit.'', pp. 153-154).</ref><ref>Vi sarebbero notizie su resti di acquedotto, localizzato nell'attuale Nettuno, la cui captazione ''ex flumine Loracinae'' era indicata da [[Tito Livio]] (XLIII, 4, 6) al 170 a.C., e che forse era stato un'opera pubblica (Brandizzi Vittucci Paola, ''Op. cit.'').</ref>.
 
* [[Cicerone]] ebbe una villa con biblioteca (tornato poi dall'esilio, riorganizzò i resti delle sue biblioteche, per metterli in un posto sicuro) ove spesso si recava, quando non nell'altra di Astura<ref>[[Cicerone]], ''Epistulae Ad Atticum'', II, 3, 6; III, 2; IV, 8; XII, 19; XIII, 26, ecc.</ref><ref>Astura (che dall’età romana rappresentava il prolungamento e il confine orientale della colonia di Antium) fu il luogo in cui si consumarono le ultime fasi dell'inutile fuga di Cicerone da [[Antonio]], come riporta [[Plutarco]] in ''Cicerone'', 47, 1-7.</ref>.
 
* Secondo l'antiquario [[Pirro Ligorio]], come scrive lo studioso Calcedonio Soffredini (e come riportato anche dal Lugli), Caio Cilnio Mecenate possedeva una villa "a sei miglia da Antium", presso le acque Caldane (oggi [[Tor Caldara]]), ove innalzò una statua ad Augusto come protettore della fonte<ref>Calcedonio Soffredini, ''Storia di Anzio, Satrico, Astura e Nettuno'', Roma, Tipografia della pace, 1879, p. 34.</ref><ref name="Giuseppe LugliItalia">[[Giuseppe Lugli]], ''Op. cit''.</ref><ref>E' interessante notare che, partendo dalla località di [[Tor Caldara]] (che si trova a nord del sito centrale di Antium) e andando verso sud calcolando le sei miglia (il miglio romano corrisponde a circa 1500 metri) si arriva nell'area dell'odierna Piazza Mazzini, limitrofa al [[Borgo medievale di Nettuno]].</ref>.
 
* La località di Astura ospitava, fra le molte ville, quella con peschiera costruita nel [[I secolo a.C.]] (potrebbe trattarsi della villa di Cicerone); vi era inoltre un approdo per le imbarcazioni, sulle rovine del quale sarebbe stata poi costruita la [[Torre Astura|torre]] medievale.
 
* Nerone fece costruire dei palazzi, tra cui la sua villa imperiale sul mare<ref>Non può tuttavia essere identificata con certezza, sebbene venga generalmente posta nei pressi del cosiddetto Arco Muto, dove tuttora si trovano le rovine di un teatro. La dimora dell'imperatore si estendeva sul Capo d'Anzio lungo una fascia costiera di circa ottocento metri e venne edificata sul sito di una precedente villa dove [[Augusto (imperatore romano)|Augusto]] aveva ricevuto una delegazione da Roma per essere acclamato ''Pater Patriae''. Nerone volle erigere una villa degna, per dimensioni e magnificenza, del suo status di imperatore. Dopo la morte di Nerone tutti i Cesari romani la utilizzarono fino alla [[Dinastia dei Severi]].</ref>, nonché templi, impianti termali e circhi<ref>In uno di quei circhi anziati Nerone fece un ingresso trionfale e ricevette gli applausi dal pubblico, allorché tornò dalla Grecia vincitore dei giochi olimpici ([[Svetonio]], ''[[Wikisource:la:De vita Caesarum libri VIII|''De vita Caesarum libri VIII'' (testo latino)]]'', VI, 25).</ref>. Organizzò quindi feste e giochi. Volle anche l'edificazione di un nuovo porto romano<ref>[[Svetonio]] giudicava il porto neroniano un'opera sontuosissima ([[Svetonio]], ''[[Wikisource:la:De vita Caesarum libri VIII|''De vita Caesarum libri VIII'' (testo latino)]]'', VI, 9)</ref> (del quale ancora oggi si vedono i resti, sulla costa occidentale del Capo d'Anzio<ref>".. la periferia dell'antico porto fabbricatovi da Nerone [...] ad occidente del porto moderno.."([[Antonio Nibby]], ''Viaggio antiquario ne' contorni di Roma di Antonio Nibby membro ordinario dell'Accademia Romana di Archeologia''. Roma, Vincenzo Poggioli stampatore camerale, 1819, Tomo II, p. 233).</ref>); era caratterizzato da moli addossati a due piccoli promontori. Quello a occidente, di cui rimangono emersi pochi avanzi, aveva una lunghezza di circa 850 metri; quello orientale, col faro alla sua estremità, era lungo 700 metri. L'imbocco, largo 60 metri, si rivolgeva a Sud Est. Non si conosce il lato diritto del porto sulla terraferma; vicino al molo occidentale hanno ancora i loro resti dei magazzini portuali.
* Opere d'arte come la ''La Fanciulla di Anzio'', ''[[Gladiatore Borghese|Il Gladiatore Borghese]]'', oggi al [[museo del Louvre|Louvre]], e ''[[Apollo del Belvedere|l'Apollo del Belvedere]]'', conservato in [[Vaticano]]<ref>[[Antonio Nibby]], ''Op.cit.'', p. 234.</ref>, nonché il ''Gallo morente'', una replica dell' ''Hermes Ludovisi'', l' ''Anubi Aldobrandini'' e molte altre, furono rinvenute perlopiù nell'area della villa imperiale, situata sul Capo d'Anzio.
 
* Di Vespasiano erano stati scoperti due acquedotti di piombo. Nel 1726, come riferiva l'erudita [[Giuseppe Rocco Volpi]], fu rinvenuto un altro acquedotto, la cui iscrizione<ref>E' la seguente: IMP. AUG. VESPASIANI PROSIAE CRISPINAE ([[Giuseppe Rocco Volpi]], ''Vetus Latium Profanum'', Patavii, Cominus, 1726-45, Lib.IV, cap. III, pag. 40). E' riportata, in due parti anche nel ''[[Corpus Inscriptionum Latinarum]]'' (CIL 10, 06684 = CIL 15, 07790; CIL 10, 06695 = CIL 15, 07798).</ref> indica che ''Vespasiano e Prosia Crispina restaurarono gli acquedotti anziati''<ref>Calcedonio Soffredini, ''Op. cit.'', p. 38</ref>.
 
* Adriano edificò invece depositi di grano per gli eserciti, numerosi altri palazzi e, anch'egli (come, peraltro, anche Domiziano) una biblioteca.
 
* Il questore di Antium Lucio Verazio Afro, secondo una tesi, avrebbe invece abitato nell'antica zona nettunese che era prima chiamata San Biagio<ref>"..... Nell'Ottobre del 1877, sotto una piccola chiesa antica dedicata a S. Biagio, a breve distanza da Nettuno" (a poca distanza dall'odierna Piazza Mazzini, ora confinante col borgo medievale nettunese, che una volta, più esteso, la racchiudeva) "si ritrovò un sepolcreto, e in questo due lapidi con iscrizioni latine, nonché il frammento di una terza. La prima, bene incisa e dei migliori secoli dell'impero, è la seguente: L. VERATIO C. F. QUI AFRO FORO IULI VETERANO DECURIONI QUAEST0R ANTI L. MUNATIUS SABINUS SPECUL. C MAMILIUS NAUS COH VII PR. N NAEVIUS RUFUS COH VI VIG. L VERATIUS CERTUS LEG. HAEREDES IN FRONTE P XX IN AGRO P XX .... " (Calcedonio Soffredini, ''Op. cit.'', p. 182). Tali iscrizioni sono riportate nel ''[[Corpus Inscriptionum Latinarum]]'' (CIL 10, 06674).</ref>.
 
* Era presente un teatro imperiale, emerso dagli scavi nel [[XX secolo]] nell'area de "Le Vignacce". La costruzione rinvenuta, con un lungo [[colonnato]] dietro alla scena, ha un diametro di 30 metri; la sua [[cavea]] è suddivisa in 11 cunei, che un corridoio semicircolare coperto taglia a metà. Un [[fornice]] centrale e due laterali, nei pressi della scena, consentivano di entrare nella cavea. La scena aveva stanze sottoterra destinate agli attrezzi, nonché camere riservate agli attori. Rispetto a questa, il [[portico]] sul retro aveva lunghezza ben maggiore (originariamente, era dotato di 18 colonne, poi ridotte a 14). Tutta l'ossatura muraria era rivestita di marmo, a testimonianza della destinazione a pochi spettatori di rango scelto<ref name="Giuseppe LugliItalia"/>.
 
* Un edificio con fronte a semicerchio e lati rettilinei, probabilmente un circo, ha i suoi resti nell'odierna Anzio, situati tra la villa Corsini ed il tratto della ''via Antiatina'' in direzione di Roma.
 
* Nella parte alta della città romana (oggi S. Teresa), l'odierna villa Spigarelli ad Anzio è costruita sulle rovine molto estese di una villa antica, di cui rispetta la pianta e conserva molte vestigia<ref name="Giuseppe LugliItalia"/>.
 
* Nei pressi della menzionata villa imperiale, in riva al mare, villa Mastrella è ricavata da un'opera del II-I secolo a.C; conserva l'impianto antico la parte dell'atrio, caratterizzato da ''impluvium'' e pavimento a mosaico. I resti della costruzione romana si estendono anche al di fuori della villa moderna.
 
* Si possono vedere i resti di un acquedotto, risalente al II sec. d.C., che portava l'acqua da una sorgente sita ad Ovest della città, presso il mare.
* Pare che l'intera città dell'odierna Nettuno sia attraversata da una grande rete di gallerie sotterranee, che dovrebbero essere le rovine nettunesi dell'antica città (e che, altresì, sono state utilizzate dai soldati americani durante lo sbarco di Anzio e Nettuno).
 
* Cippi di legionari romani appartenenti alla XII Legione anziate, come risultava dalle loro iscrizioni, erano stati rinvenuti sotto la gradinata della Chiesa di San Giovanni (che si trova all'interno del Borgo medievale), durante gli scavi del 1937. Depositati poi nel municipio di [[Nettunia|"Nettunia porto"]], sparirono durante la Seconda guerra mondiale.
 
==== Riguardo ai principali templi: ====
Antium romana ne aveva molti, e tra essi:
 
* Il tempio della [[Dea Fortuna]] (di cui tuttora non sembra rimanere traccia)<ref>Il celebre tempio era dedicato alla Fortuna Anziate (che si contendeva la fama con la Fortuna di [[Palestrina]]), caratterizzata dalla duplice forma di divinità della buona e cattiva sorte, ed invocata da Orazio: “O diva gratum quae regis Antium” ([[Orazio]], I, [[Odi (Orazio)|Ode]] XXXV). </ref> che secondo molti storici sorgeva nel sito della Chiesa di San Francesco, a Nettuno, al di sotto della quale si sarebbero le sue vestigia<ref>Come riportavano Calcedonio Soffredini (''Op. cit.'') e P. Francesco Lombardi (''Op. cit.''), nel 1585, in una base marmorea nell'odierna Chiesa di S. Francesco (costruita sulle rovine di un tempio antico), si leggeva scolpito il seguente voto alle Fortune Anziati: FORTUNIS ANTIATIBUS M. ANTONIUS RUFUS AXIUS - DAMASCO S.D.D. Il testo fu riportato anche da [[Giuseppe Rocco Volpi]] (''Op. cit.'', Lib. IV, cap. V, p. 99), che aggiungeva, dell'iscrizione, la seguente frase: SENATUS DECRETUS DICAVIT. Potrebbe risultare indicativa, sulla reale collocazione del tempio della Dea Fortuna, la notizia dataci da [[Publio Cornelio Tacito|Tacito]] (''[[Annales]]'', XV, 23), il quale scriveva che il [[Senato romano]], in seguito alla nascita di [[Claudia Augusta|Claudia Poppea]], figlia di Nerone, ad Antium, decretò delle "gare sul tipo di quelle tenute per celebrare la vittoria di Azio, e la collocazione di statue d'oro alle due Fortune sul trono di [[Tempio di Giove Ottimo Massimo|Giove Capitolino]]. </ref><ref>[[Giuseppe Tomassetti]] (''Op. cit.'') supponeva invece che il sito del tempio fosse nell'attuale Villa Albani, nell'odierna Anzio; ma di diverso avviso era [[Giuseppe Lugli]], che si dimostrava incerto riguardo alla vera collocazione. </ref>;
 
* Il tempio di [[Ercole]], le cui rovine dovrebbero trovarsi al di sotto o nei pressi dell'attuale [[Forte Sangallo (Nettuno)|Forte San Gallo]] (costruito sulle rovine di un'antico edificio romano), nell'area della villa Belvedere, dove nel 1863 fu rinvenuta una statua marmorea di questo dio, la cui gamba era stata trovata, nel 1845, più a ponente<ref> Calcedonio Soffredini, ''Op. cit.'', p. 74; Giovanni Matteucci, ''Op. cit.'', p. 11; P. Francesco Lombardi, ''Op. cit.'', p. 167.</ref><ref>P. Francesco Lombardi (Op. cit., p. 168 e 175) argomentava invece l'esistenza del tempio di Ercole dentro l'odierna Villa Aldobrandini, verso l'odierna Anzio, dopo però aver parlato di un'iscrizione relativa al dio, che era stata ritrovata presso la Batteria Panfili, a Nettuno, quindi laddove fu poi rinvenuta la sua gamba: SANCTISSIMO HERCULI PACIFICO INVICTO SACRUM P. IUNIUS P. F. CERINUS. PRAEF. EQ. SING V. S. L. M. L'epigrafe era stata riportata anche da [[Giuseppe Rocco Volpi]] (''Op. cit.'', Lib. IV, cap. IV, pag. 96) e da [[Raffaele Fabretti]] (''Inscriptionum antiquarum quae in aedibus paternis asservantur explicatio et additamentum'', Biblioteca pubblica di Lione, 1699, pag. 128).</ref>;
 
* Due templi del Dio [[Nettuno (divinità)|Nettuno]], uno dei quali si sarebbe trovato presso la villa imperiale (Anzio odierna)<ref>P. Francesco Lombardi affermava che tale tempio "apparteneva alla villa imperiale" (P. Francesco Lombardi, ''Op. cit.'', p. 162)</ref>; mentre l'altro, presente, presumibilmente, già nell'Antium pre-romana, doveva avere le sue rovine sotto l'attuale chiesa di San Giovanni, interna al Borgo medievale<ref>Nel Borgo medievale, fra i molti avanzi di vestigia antiche, era stata rinvenuta una lapide, riferita da [[Raffaele Fabretti]] (''Op. cit.'', pag. 405) e da [[Giuseppe Rocco Volpi]] (''Op. cit.'', Lib. IV, cap. IV, pp. 91-92): NEPTUNO REDUCI SACRUM Q. MANILIUS Q. FIL. PAL. VI VIR AUGUSTALIS ET FLAM. TITIAL. VOTUM SOLVIT LIBENS MERITO. Il Volpi riporta anche un'altra iscrizione, scoperta nello stesso luogo, che fa riferimento a un sacerdote del dio Nettuno: ACCIAE. MANILIAE. C.F. VIXIT. ANNIS. XLII. L. ACCIUS. L. F. OUFENT. VARUS NEPTUNI.III. SACERDOS. D. D.</ref><ref>[[Antonio Nibby]] decisamente afferma che: "..Nello sbarcare a Nettuno si veggono dentro il mare le sostruzioni del tempio di Nettuno...." ([[Antonio Nibby]], ''Op. cit.'', p. 236)</ref><ref>"..l'altro tempio, certamente più antico dell'imperiale e più grandioso, sorgeva alle sponde del mare la' dove ne' bassi tempi" (nel Medioevo) "surse il Castello di questo nome..." Nettuno (P. Francesco Lombardi, ''Op. cit.'', p. 164).</ref>;
 
* Il tempio di [[Esculapio]]<ref>La prima notizia di un tempio di Esculapio ad Antium si ha, fra gli altri, da [[Valerio Massimo]] (''Factorum et dictorum memorabilium libri IX'', ''Liber I'', 8, 2).</ref> e di [[Apollo]], presente dall'epoca pre-romana, dei quali furono rinvenute le statue in ottime condizioni<ref> Secondo una tesi proposta, fra gli altri, da Calcedonio Soffredini: "...Il tempio di Esculapio e di Apollo doveva
sorgere nelle vicinanze del presente Nettuno" (ossia nelle adiacenze del borgo, il castello di Nettuno) "ove era il Cenone, porto anziate in cui dovette approdare il naviglio venuto dalla Grecia, e sarebbe provato dalla seguente iscrizione rinvenuta presso questo tempio (è riportata nel ''[[Corpus Inscriptionum Latinarum]]'': CIL VI, 29830 cfr. 36613) [...]: T(emplum). APOLLINIS AQUAE. PEN. Mle FOR. BOARIUS PORT(us) EX NEPTUNI FORI. OLITORIUS HORREA BAL. FAUSTINA. [...] nella quale [...] è accennato il foro pel mercato dei buoi e dell'erbe, e i pozzi granai che esistevano nel Cenone (antico porto anziate), i quali essendo sotterra, tuttora si riconoscono colla loro superficie circolare innanzi l' antico castello di Nettuno nella piazza grande chiamata perciò dei Pozzi, ora della Indipendenza" (l'odierna Piazza Mazzini, che confina col borgo, che una volta, più esteso, la comprendeva al suo interno) "cancellando così una memoria storica...." (Calcedonio Soffredini, ''Op. cit.'', pp. 64 - 65); [[Giuseppe Lugli]] (''Op. cit.'') affermava invece la grande incertezza sulla localizzazione del tempio.</ref>;
 
* Il tempio di [[Venere (divinità)|Venere]] ''Afrodisia'', che avrebbe dovuto trovarsi non lontano dal porto neroniano<ref>Pier Francesco Lombardi (''Op. cit.'') ricordava che [[Giuseppe Rocco Volpi]] (''Op. cit''), indicava gli avanzi del tempio sul lido del mare aldilà del porto neroniano.</ref>.
 
==== Per quanto concerne le principali strade: ====
 
* La via ''Antium-Lanuvium'' (di cui un tratto, identificato con la via storica dallo studioso G. M. De Rossi, è oggi visibile nella località nettunese "La Campana", dove è stato stato dissotterrato nel 2002) affondava le sue radici in un' epoca molto antica, forse nell' [[VIII secolo a.C.]]. Iniziava da [[Lanuvium]] e, entrata nel territorio di Nettuno odierna, andava verso "La Campana" e poi in direzione del "Fosso dell’Armellino"; passava poi attraverso la località dei "Cioccati" e, superato il ponticello sul torrente "Pocacqua" (zona Tinozzi), assumeva una biforcazione: il ramo principale proseguiva verso Anzio moderna, mentre il secondario, in direzione sud Sud Est, continuava a Nettuno lungo le attuali Via di San Giacomo e Via Romana (che giunge nelle adiacenze del borgo medievale, che, un tempo più esteso, la ospitava al suo interno), per poi terminare, finalmente, al litorale. Questo tratto ultimo della via era documentato nel '500 come “strada romana”, nome che infatti conserva ancora oggi. Inoltre una seconda via forse si staccava dalla direttrice principale che partiva da Lanuvium, a circa 2 km prima di "Torre del Monumento", e puntava direttamente a Nettuno centro (il Borgo suddetto)<ref>Paola Brandizzi Vittucci (''Op. cit.'', pp. 124-128) sostiene che gli assi principali dell'assetto viario (via ''Antium-Satricum'', via ''Antium-Lanuvium'', via ''Hostis-Lavinium-Antium-Terracina'', documentate dalla [[Tabula Peutingeriana]]) che collegava la colonia romana di Antium (costituita nel 338 a.C.) con altre città laziali convergono nella zona dell'attuale [[borgo medievale di Nettuno]]. Che il sito affondi le sue radici nell'antichità, sarebbe provato dall'impianto ortogonale delle strade al di fuori del perimetro della cinta medievale del borgo, e da un importante cippo di confine riportante un lunga iscrizione, rinvenuto di recente, che rappresenterebbe una solida controprova di opere di centuriazione conosciute grazie alle fonti. Sempre secondo la Brandizzi Vittucci, anche la toponomastica più antica andrebbe a sostegno dell'ipotesi, essendo l'attuale piazza Mazzini (che confina col borgo, che una volta, essendo più grande, la includeva al suo interno) invariabilmente denominata nella cartografia storica col nome "Piazza dei Pozzi di grano"; il toponimo va collegato con le numerose allusioni alla produzione cerealicola di Antium ([[Tito Livio]], [[Ab Urbe Condita Libri]], IV, 56, 6; VI, 3, 5-8.).</ref>.
 
* La ''via Antiatina'', in corrispondenza della porta anziate rivolta verso Roma (quella occidentale), si congiungeva con la ''Severiana'', e nel tratto extra-urbano aveva lo stesso tracciato della moderna [[Strada statale 207 Nettunense|Via Nettunense]].
 
* Come accennato, la città era attraversata dalla famosa ''[[via Severiana]]'', costruita nel [[198]] dall'imperatore [[Settimio Severo]]; collegava [[Portus]] a [[Terracina]]. Ad Antium, nel punto in cui usciva dal ''vallo latino-volsco'' verso Astura, la via attraversava la porta orientale della città, e si trovava anche in asse, verso il mare, con la porta meridionale.
 
==== I ''Fasti Antiates Maiores'' ====
{{vedi anche|Calendario romano|Calendario giuliano|}}
Rinvenuti presso la Villa di Nerone sul Capo d'Anzio (di qui il nome ''Antiates''), rappresentano l'unico calendario romano precedente alla [[Calendario Giuliano|riforma giuliana]] (dunque un esempio del calendario di Numa) sopravvissuto ai giorni nostri. I ''Fasti'' presentano una datazione tra l'[[84 a.C.|84]] e il [[55 a.C.]]; trattasi di una affresco scoperto in frammenti, che però ne permettono un'ampia e sicura ricostruzione, tale da renderlo nuovamente un calendario completo.
I ''Fasti Antiates Maiores'' sono ora esposti nel [[Museo Nazionale Romano]], a Roma.
 
==== In età tardo-antica ====
Seguì poi la decadenza dei nuclei abitativi già dal III secolo d.C. e lo sviluppo della comunità cristiana con sede vescovile, a cui vennero devoluti l'amministrazione e l'approvvigionamento annonario<ref>Brandizzi Vittucci Paola, ''Op. cit.''</ref>.
 
=== Distruzione di Antium e sua eredità storica ===
 
Il porto neroniano era certamente ancora agibile fino al [[536]]-[[537]], se [[Procopio di Cesarea]] scriveva che alcune navi vi erano approdate per mandare viveri a Roma assediata dai [[Goti]]<ref>[[Procopio di Cesarea]], ''De Bello Gothico'', I, Capo 26.</ref>.
 
All'inizio del [[VI secolo|VI secolo d.C.]] Antium, fra molte altre, fu oggetto di saccheggio e distrutta dai Goti, che seminavano morte e distruzione per il Lazio<ref>Il [[Papa Gregorio I]] così descriveva: "..Dovunque vediamo lutti, dovunque sentiamo gemiti. Distrutte le città, abbattute le fortezze, devastate le campagne, la terra è ridotta a deserto [...]Da ogni parte siamo circondati dalle spade, da ogni parte temiamo imminente il pericolo di morte [...] Ormai sono costretto ad interrompere il commento, perché l'anima mia sente il tedio della vita". ([[Gregorio Magno]], ''Omelie su Ezechiele'', II, 6, 21-22; II, 10, 24).</ref>.
 
La storiografia sembra concorde nell'affermare che il "castello di Nettuno", agli inizi del [[Medioevo]], continuò la storia di Antium, né raccolse l'eredità sviluppandosi sul suo territorio come nuovo, autonomo centro abitato. Se Antonio Nibby ipotizzava che i "primitivi abitanti" nettunesi non fossero degli anziati susperstiti, ma gente venuta da altrove<ref>[[Antonio Nibby]], ''Analisi storico-topografico-antiquaria della carta de' Dintorni di Roma'', Roma, Tipografia delle Belle Arti, 1849, Vol. II, pp. 405-406.</ref>, altri orientamenti propendono per una versione secondo cui, in seguito alle incursioni gotiche e a quelle successive dei [[Saraceni]], abbandonato l'antico porto neroniano e tutto il resto del territorio, gli Anziati sopravvissuti si spostarono o concentrarono in massa in un ''oppidum'' o borgo (che anticamente era forse il ''Caeno'' o ''Caenon'', e che già dal periodo intorno al [[I secolo d.C.]] aveva probabilmente assunto il nuovo nome ''Neptunus'', prendendolo dal tempio, al suo interno, dedicato all'omonimo dio<ref>Giovanni Matteucci, ''Op. cit.''</ref>), dove, fin da subito, si fortificarono intorno a un tempio del Dio Nettuno; di qui derivò il borgo medievale, che quindi assunse (se, come detto, non l'avesse già da molto prima) la denominazione ''Neptunus''.
 
Sorse una nuova città, che, inizialmente quartiere suburbano di Antium, prese possesso di tutto il suo territorio<ref>Paola Brandizzi Vittuci afferma che ad Antium, accanto alla ''civitas'' tardo-antica (sita nell'odierna Nettuno), sorgeva nel VI secolo d. C. il borgo fortificato (Brandizzi Vittucci Paola, ''Op. cit.'').</ref><ref>Lo storico anziate Pier Francesco Lombardi scriveva che gli Anziati, avviliti dopo le incursioni saracene, si fortificarono "..in un prossimo fabbricato, già tempio di Nettuno.." dando così "..origine al paese di tal nome [...] sotto la cui dipendenza tutto il territorio anziate fece passaggio.." Affermava poi che la storia di Nettuno riempiva "..la lacuna lasciata vuota nella Storia Anziate dalla sua caduta fino al risorgimento Innocenziano.." Quindi proseguiva: ".. Che Nettuno perciò principiasse col finire di Anzio, sembra non potersene dubitare [...] L'avvocato Carlo Fea, il quale assicura di aver fatte molte ricerche per rintracciare la storia di Nettuno, e la sua denominazione [...] che però crede che la mera località isolata, o il nominato tempio di Nettuno avran dato origine a questo paese, e ciò fosse nell'ottavo, o nono secolo: e con molta probabilità può ritenersi questa opinione, sendoché le città marittime in questo torno di tempo si ebbero i maggiori guasti dai Saraceni nel 740...." (P. Francesco Lombardi, ''Op. cit''., pp. 286 e 389, 390 - 391).</ref>.
 
A tal riguardo, è importante citare il Lugli: ''..Anzio, come tutte le città marinare della costa tirrenica, fu soggetta all'inizio del Medioevo alle incursioni dei pirati e dei Saraceni, per cui il porto'' (neroniano) ''fu danneggiato e la città abbandonata, e nel vasto territorio rimasero soltanto una domusculta (Liber Pontificalis, ediz. Duchesne, I, p. 435) e una torre di segnalazione.'' [...] ''Nell'età papale la popolazione si era spostata di un paio di chilometri più a sud, intorno al castello di Nettuno, situato in località meglio difensibile dal mare, e la nuova città aveva assunto la eredità di Anzio...''<ref>[[Giuseppe Lugli]], ''Op. cit.'', pp. 154-155.</ref><ref>Paola Brandizzi vittucci afferma che solo a partire dal XVIII secolo la zona di Capo d'Anzio, col nuovo porto innocenziano, tornò a ripopolarsi (Brandizzi Vittucci Paola, ''Op. cit.'').</ref>.
 
Dello stesso avviso era stato Giuseppe Tomassetti<ref>"...il moderno Anzio [...] di recente costituzione (1858), essendo stato sempre appodiato di Nettuno [...] vero centro abitato erede e continuatore degli antichi Anziati..." Più avanti scriveva "...Del resto è certo che la evoluzione del centro abitato" (di Nettuno) "nel medioevo, fu esclusivamente agricola. Difatti la terza notizia, che ce n'è pervenuta, è quella importantissima dell'essere stata in Anzio" (Antium) "fondata una "domusculta", ossia villaggio sparso nel vasto sub antico territorio. Ciò avvenne sotto il papa Zaccaria (a. 741-752) come ne fa fede il citato Liber Pontificalis (ivi, pag. 435). Contemporaneo fu l'abbandono del porto neroniano e lo spostamento od accantonamento degli Anziati a Nettuno. Quindi cessa il nome di Anzio e succede il nome dell'altro, che va divenendo soggetto alle vicende politiche della difesa del mare.." ([[Giuseppe Tomassetti]], ''Op. cit.'', pp. 366 e 381-382).</ref>.
 
Ad ogni modo, il borgo o castello di Nettuno aveva probabilmente quel nome, e si era posto come nuova città erede, già nel [[VII secolo]], quindi era presente al momento dell'arrivo dei Saraceni. Antium dovette cessare la sua esistenza, o comunque di chiamarsi col vecchio nome, già agli inizi del VI secolo<ref>"..Falsa è così quell'opinione, ché Anzio perisse per man de' Saraceni. Occuparon Essi per la prima volta quel littorale negli ultimi del seguente Secolo settimo: ma Anzio da oltre un secolo non v'era più. Qué feroci pirati poteron solo come fecero, danneggiar il porto Neroniano, opprimere l'indifeso Nettuno, rosicchiare solo con rabbia ogni resto dell'Anzio infelice, di cui appena restava memoria..." (Giovanni Matteucci, ''Op. cit.'', p. 46) </ref>. Comunque [[Stefano Borgia]] poneva il borgo di Nettuno nell'elenco dei paesi che facevano parte, intorno all'anno [[778]] d.c., del [[Ducato Romano]]<ref>[[Stefano Borgia]], ''Breve istoria del dominio temporale della Sede Apostolica nelle Due Sicilie descritta in tre libri'', in Roma, 1789. Lo stesso Pier Francesco Lombardi, a tal riguardo, cita la fonte storiografica di Stefano Borgia (P. Francesco Lombardi, ''Op. cit.'', p. 393.</ref>.
 
L'area di Capo d' Anzio andò ripopolandosi nel [[XVIII]] secolo, in seguito all'inaugurazione del porto innocenziano ([[1700]]). Il nome di Antium (nella forma italianizzata di ''Anzio'') tornò definitivamente in auge nel [[1827]], con la nascita del Comune di Nettuno e del Porto d'Anzio. Nel [[1857]], [[papa Pio IX]] istituì il [[Anzio|Comune di Anzio]], cedendogli circa 1/3 di Nettuno<ref>P. Francesco Lombardi, ''Op. cit.''.</ref>.
 
Nel Medioevo il borgo rappresentò quindi i resti della vecchia Antium. Molte iscrizioni marmoree ritrovate recitano ''Neptunum olim Antium'' ossia "Nettuno una volta Antium", oppure ''Neptuno in Antium''. Infatti gli abitanti non fecero altro che cambiare il nome della contrada da Antium a Nettuno (probabilmente in onore del Dio Nettuno). Pare che i Nettunesi avessero la consapevolezza di far parte di quel territorio una volta chiamato Antium, e ci tenessero a chiamarsi ''Nettunesi Antiatis'', per differenziarsi da tutti coloro che giungevano da altre località<ref>Per esempio, il nettunese Domenico Segneri nel 1656 pubblicò un'opera dal titolo "Opus dei admirabile, seu de monarchia divi pietri. Studio Dominici Segneri Antiatis explicata", che vuol dire "Mirabile opera di Dio, ossia del regno di S. Pietro, descritta da Domenico Segneri, '''Anziate'''" (Domenico Segneri, Pierre Miotte, ''Opus Dei admirabile'', typis HH. Corbelletti, 1656).</ref>.
 
== Note ==
{{references|2}}
 
== Bibliografia ==
*{{cita libro|Domenico Segneri| e Pierre Miotte| Opus dei admirabile|1656| typis HH. Corbelletti|pp=427| url=http://books.google.it/books?id=ETAR2bNGxtUC&printsec=frontcover&hl=it&source=gbs_ge_summary_r&cad=0#v=onepage&q&f=false}}
*{{cita libro|Raffaele |Fabretti|Inscriptionum antiquarum quae in aedibus paternis asservantur explicatio et additamentum|1699| Biblioteca pubblica di Lione|url=http://books.google.it/books?id=W2YTgiqMmfIC&printsec=frontcover&vq=405&hl=it#v=onepage&q=405&f=false |wkautore=Raffaele Fabretti}}
*{{cita libro|Giuseppe Rocco| Volpi|Vetus Latium profanum |1726-1745| Cominus|Patavii|url=http://books.google.it/books?id=VF1TAAAAcAAJ&printsec=frontcover&hl=it&source=gbs_ge_summary_r&cad=0#v=onepage&q&f=false |wkautore=Giuseppe Rocco Volpi}}
*{{cita libro|Stefano| Borgia|Breve istoria del dominio temporale della Sede Apostolica nelle Due Sicilie descritta in tre libri|1789|| Roma|url=http://books.google.it/books?id=w0YtcGuzyZQC&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false|wkautore=Stefano Borgia}}
*{{cita libro|Antonio|Nibby|Viaggio antiquario ne' contorni di Roma |1819, Tomo II|presso Vincenzo Poggioli stampatore camerale| |url=http://books.google.it/books?id=g9MiqTD0NAMC&printsec=frontcover&vq=VIAGGIO+AD+ANZIO&hl=it#v=onepage&q=VIAGGIO%20AD%20ANZIO&f=false|wkautore=Antonio Nibby}}
*{{cita libro|Antonio|Nibby|Analisi storico-topografico-antiquaria della carta de' Dintorni di Roma (3 voll.)|1849| Tipografia delle Belle Arti|Roma| url=http://books.google.it/books?id=p4dJAAAAMAAJ&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false}}
*{{cita libro|Pier Francesco| Lombardi|Anzio antico e moderno: opera postuma|1865| Fratelli Pallotta Tipografi|Roma|pp=434| url=http://books.google.it/books?id=r4U5AAAAcAAJ&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false }}
*{{cita libro|Giovanni| Matteucci|Cenni storici dell'Anzio antico, Nettuno e porto d'Anzio|1872| Tip. di D. Vaselli|Roma|pp=102| url=http://books.google.it/books?id=5tKg7CS7q0YC&printsec=frontcover&hl=it&source=gbs_ge_summary_r&cad=0#v=onepage&q&f=false }}
*Calcedonio Soffredini, ''Storia di Anzio, Satrico, Astura e Nettuno'', Roma, Tipografia della pace, 1879.
*[[Giuseppe Lugli]], ''Saggio sulla topografia dell'antica Antium'', Roma, ''RIASA'' 7 (1940), pp. 153-188.
*[[Giuseppe Tomassetti]], ''La Campagna romana antica, medioevale e moderna'', a cura di L. Chiumenti e F. Bilancia, Firenze, Olschki, 1979-’80, vol II.
*''Anzio. Villa di Nerone. Restauri 1989-1992'', a cura di L. Crescenzi, S. Gizzi, P. Vigilante, Roma, 1992, pp. 14 e tavv. f.t.
*{{cita libro| Gregorio| Magno| Omelie su Ezechiele (vol II)| 1996| Città nuova editrice| a cura di Emilio Gandolfo, Roma|pp=213| url=http://books.google.it/books?id=g2GFACFiyQEC&pg=PA3&vq=Da+ogni+parte+siamo+circondati+di+spade&dq=Gregorio+Magno,+Omelie+su+Ezechiele&hl=it&source=gbs_selected_pages&cad=2#v=onepage&q=Da%20ogni%20parte%20siamo%20circondati%20di%20spade&f=false|wkautore=Papa Gregorio I }}
*Paola Brandizzi Vittucci, ''Antium. Anzio e Nettuno in epoca romana'', Roma, Bardi Editore, 2000. ISBN 88-85699-83-9
*Giancarlo Baiocco, Laura Baiocco, Eugenio Bartolini, Chiara Conte, Maria Luisa Del Giudice, Francesco Di Mario, Agnese Livia Fischetti, Arnaldo Liboni, Vincenzo Monti, Rocco Paternostro, Alberto Sulpizi, Laura Zecchinelli, ''Nettuno e la sua storia'', a cura di Arti grafiche s.r.l, Pomezia (RM), 2010, pp. 140.
* Tiziana Ceccarini, ''Anzio e i suoi Fasti: il tempo tra mito e realtà'', Edizioni Tipografia Marina, 2010, pp. 119. ISBN 9788890518300
 
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* [[Anzio]]
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* {{Treccani|anzio_(Enciclopedia-dell'-Arte-Antica)|A. Guidi|autore= A. La Regina|anno=1994}}
* [http://oracle-vm.ku-eichstaett.de:8888/epigr/epigraphik_it Banca dati epigrafica] che contiene anche le iscrizioni del ''[[Corpus Inscriptionum Latinarum]]'' (Esempio: per cercare l'iscrizione 29830 del volume 6 (VI) bisogna ricercare "CIL 06, 29830")
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