Giovanni March: differenze tra le versioni

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{{Bio
|Nome = Giovanni
|Cognome = March
|Sesso = M
|LuogoNascita = Tunisi
|GiornoMeseNascita = 2 febbraio
|AnnoNascita = 1894
|LuogoMorte = Livorno
|AnnoMorte=1974
|GiornoMeseMorte = 30 ottobre
|Epoca=1800
|AnnoMorte = 1974
|Attività=pittore
|Epoca =1800 1900
|Nazionalità=italiano
|Attività = pittore
|Nazionalità = italiano
|Immagine = Giovanni March, Piazza dei Miracoli, 1958.JPG
|Didascalia = ''Piazza dei Miracoli'', 1958
|DimImmagine = 250
}}
 
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Dopo la morte del padre si trasferisce da [[Tunisi]] a [[Livorno]]. Di formazione autodidatta riceve buoni consigli dal pittore [[Ludovico Tommasi]], con cui entra in contatto nel [[1915]], a Campolecciano, località delle [[Colline Livornesi]].
 
Negli [[anni 1920|anni venti]] si fa notare per una serie di mostre che gli rendono una certa notorietà nazionale. Sono gli anni in cui elabora un’arteun'arte che muove dai moduli stilistici di [[Mario Puccini]] senza peraltro esserne imprigionata.
Nel [[1920]] è tra i fondatori del [[Gruppo Labronico]], alle cui esposizioni collettive parteciperà puntualmente negli anni seguenti.
Nel [[1922]] espone con [[Primo Conti]] alla [[Fiorentina Primaverile]].
Nel [[1923]] è alla ''Galleria La Vinciana'' di [[Milano]], dove ottiene il positivo responso critico di [[Carlo Carrà]] e i complimenti del pittore [[Benvenuto Benvenuti]].
Nel [[1926]] è a ''Bottega d’Arted'Arte'', presentato da [[Enrico SomarèSomaré]].
Nel [[1927]] espone alla ''Galleria l'Esame'' di Milano con presentazione di Carlo Carrà. A quel punto gli giungono inviti ad esporre all’esteroall'estero.
Nel [[1929]] è alla ''Galleria L’ArtistiqueL'Artistique'' di [[Nizza]] e al ''XXXV Salone della società delle belle arti di [[Nizza]]''.
Dal [[1930]] diviene il maestro del dell'amico [[Mario Borgiotti]] e ne seguirà l'apprendistato artistico per 2due anni.
Nel [[1930]] è alla ''Galleria Bernheim Jeune'' di [[Parigi]]. Questa esperienza ispira, nello stesso anno, la mostra a ''Bottega d’Arted'Arte'' di Livorno, dove viene presentato da [[Ettore Petrolini]].
Nel [[1938]] diviene assistente all’all'[[Accademia di belle arti di Firenze]]. La sua pittura assume con il tempo tonalità chiare, con l’artistal'artista che va a distribuire il colore su spazi sempre più larghi.
 
[[File:Giovanni March, Ritratto di signora.JPG|thumb|''Ritratto di signora'']]
Nel [[1956]] partecipa al ''[[Premio del Fiorino]]'' di [[Firenze]] e nel [[1959]] al ''XIII [[Premio Michetti]]''. Nel [[1961]] vince il ''Premio Nazionale di pittura città di [[Olbia]]''.
 
Nel [[1966]] è presente alla ''[[IX Quadriennale Nazionale d'Arte di Roma|IX Quadriennale di Roma]]''.
 
Negli [[Anni 1970|anni settanta]] il suo tema preferito è: ''nature morte con bottiglia'', dove i richiami all’operaall'opera di [[Giorgio Morandi]] sembrano evidenti.
 
È considerato uno degli artisti più moderni tra i fondatori del Gruppo Labronico, anche se la sua opera ha finito per avere la stessa collocazione commerciale di quella dei pittori di fine [[XIX secolo|Ottocento]] e i primi del [[XX secolo|Novecento]].
 
Pittura limpida, serena, spontanea, nasce da un impeto interiore dell’artistadell'artista, che partendo dal linguaggio della tradizione macchiaiola toscana, attraverso i suoi più grandi esponenti, arriva a sviluppare un gusto ed una tecnica assolutamente personali. Le sue doti iniziano a crescere dedicandosi alla sua passione come autodidatta, dimostrando ben presto un profondo senso di osservazione ed un certo controllo coloristico. Dopo essersi appoggiato, per la sua formazione, all’arteall'arte toscana ed in particolare ai maestri livornesi, non esita ad abbandonarli, in favore di nuove ricerche, mosse dalla sua volontà di rinnovarsi continuamente. Così, nelle sue opere troviamo spesso dei contenuti che possiamo definire tipicamente toscani accostati ad uso a volte azzardato ed innovativo del colore. Il [[divisionismo]] di [[Plinio Nomellini]] gli fu di lezione, ma a questo accostò una conoscenza diretta dei modelli francesi contemporanei, dai quali seppe cavarne spunti importanti, restando però sempre legato da un’inconsciaun'inconscia fedeltà alla lezione toscana. Lungo il corso della sua carriera le sue tele risentono di tutti gli influssi che egli, mai pago dei risultati raggiunti, sembrò cercare anche oltre ai confini italiani. Ricorrono paesaggi dalle atmosfere sospese, dai colori accesi, ma graduati con gusto e sapienza, e le nature morte, attraverso le quali è ancor più evidente la ricerca dell’artistadell'artista, in merito a volumetrie di carattere geometrico, modellate attraverso il colore, che si rifanno alla lezione cézanniana.
 
==Bibliografia==
*[[Alice Barontini]], ''Livorno 900: La grafica dei Maestri, da Cappiello a Natali'', Benvenuti & Cavaciocchi editore 2010.
 
*[[Alice Barontini]], ''Livorno 900: La grafica dei Maestri, da Cappiello a Natali'', Benvenuti & Cavaciocchi editore 2010.
*Ferdinando Donzelli, Luciano Bonetti, ''Giovanni March'', [[Bologna]], Ed.Cappelli, 1985.
*U. Galetti, E. Camesasca, ''Enciclopedia della pittura italiana'', [[Milano]], Garzanti editore, 1951
 
Numerosi servizi giornalistici sono apparsi negli anni sulla rivista d’arte ‘Arte a Livorno e oltre confine ‘.
 
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