Letteratura greca alto imperiale: differenze tra le versioni

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[[File:August Tarraco Viva.jpg|thumb|upright=1.4|[[Ottaviano Augusto]], primo [[imperatore romano]], sotto il quale si fissa convenzionalmente l'inizio del "«periodo letterario greco [[Altoalto imperoImpero romano|alto imperiale]]"».]]
Con '''letteratura greca alto imperiale''' si intende il periodo successivo a [[letteratura ellenistica|quello ellenistico]], il cui inizio è convenzionalmente fissato nel [[27 a.C.]] (anno in cui [[OttavianoAugusto]] divenne il primo [[imperatore romano]]) e la cui fine con l'inizio del [[tetrarchia|periodo tetrarchico]] di [[Diocleziano]], nel [[285|285 d.C.]].
 
== Contesto storico ==
{{Vedi anche|Alto impero romano|Grecia romana}}
La regione ellenica venne annessa alla [[Repubblica romana]] nel [[146 a.C.]], dopo una campagna militare condotta da [[Lucio Mummio]] e terminata con la distruzione di [[Corinto (città antica)|Corinto]], la cui popolazione venne uccisa o resa schiava, e con il saccheggio della città, che fornì opere d'arte per le ville dei patrizi romani. Per la sua vittoria, Mummio ricevette l{{'}}''agnomen'' ''Achaicus'', "conquistatore dell'Acaia". La [[Antica Grecia|Grecia]] divenne, quindi, un [[protettorato]] [[Repubblica romana|romano]] nel [[146 a.C.]], mentre le [[isole]] dell'[[Mar Egeo|Egeo]] entrarono a farvi parte nel [[133 a.C.]]
 
L'effetto immediato che si ebbe una volta che la Grecia venne sottomessa a Roma fu la cessazione di tutte le guerre interne tra città e città.<ref name="Giovannini767">Adalberto Giovannini, ''La disintegrazione politica del mondo ellenistico'', p. 767; [[Polibio]], ''Storie'', V, 104.10-11.</ref> Vero è che se alcuni membri dell'oligarchia senatoria furono sinceramente filo-ellenici e molti Romani ammirarono profondamente la cultura greca, Roma non considerò mai i Greci come suoi alleati o amici, ma come semplici sudditi, uguali a tanti altri. L'atteggiamento romano nei confronti della Grecia sembra che fosse improntato non tanto sul rispetto, ma sull'arroganza e disprezzo.<ref>Adalberto Giovannini, ''La disintegrazione politica del mondo ellenistico'', p. 769.</ref> Sul piano culturale, Atene mantenne il suo ruolo di centro intellettuale, venendo però surclassata da [[Alessandria d'Egitto]].
La regione venne annessa alla [[Repubblica romana]] nel [[146 a.C.]], dopo una campagna militare condotta da [[Lucio Mummio]] e terminata con la distruzione di [[Corinto]], la cui popolazione venne uccisa o resa schiava, e con il saccheggio della città, che fornì opere d'arte per le ville dei patrizi romani. Per la sua vittoria, Mummio ricevette l<nowiki>'</nowiki>''agnomen'' ''Achaicus'', "conquistatore dell'Acaia". La [[Antica Grecia|Grecia]] divenne, quindi, un [[protettorato]] [[Repubblica romana|romano]] nel [[146 a.C.]], mentre le [[isole]] dell'[[Mar Egeo|Egeo]] entrarono a farvi parte nel [[133 a.C.]]
 
{{Tripla immagine|left|Sulla Glyptothek Munich 309 white bkg.jpg|136|Bellum mithridaticum 87-86aC.png|250|Mithridates VI Louvre white background.jpg|143|Busto di [[Lucio Cornelio Silla]] ([[Gliptoteca (Monaco di Baviera)|Gliptoteca di Monaco di Baviera]])|Gli anni cruciali (87-86 a.C.) della prima guerra mitridatica: dalla [[Battaglia di Cheronea (87 a.C.)|prima battaglia di Cheronea]] (dell'87 a.C.) all'[[Assedio di Atene (87 a.C.)|assedio di Atene]], alla [[Battaglia di Cheronea (86 a.C.)|seconda battaglia di Cheronea]] (dell'86 a.C.), fino a [[Battaglia di Orcomeno|quella di Orcomeno]]|[[Mitridate VI|Mitridate]] raffigurato in una statua romana del [[I secolo]], oggi al [[museo del Louvre]]}}
L'effetto immediato che si ebbe una volta che la Grecia venne sottomessa a Roma, fu la cessazione di tutte le guerre interne tra stato e stato.<ref name="Giovannini767">Adalberto Giovannini, ''La disintegrazione politica del mondo ellenistico'', p. 767; [[Polibio]], ''Storie'', V, 104.10-11.</ref> Vero è che se alcuni membri dell'oligarchia senatoria furono sinceramente filoellenici e molti Romani ammirarono profondamente la cultura greca, Roma non considerò mai i Greci come suoi alleati o amici, ma come semplici sudditi, uguali a tanti altri. L'atteggiamento romano nei confronti della Grecia sembra che fosse improntato non tanto sul rispetto, ma sull'arroganza e disprezzo.<ref>Adalberto Giovannini, ''La disintegrazione politica del mondo ellenistico'', p. 769.</ref> Sul piano culturale, Atene mantenne il suo ruolo di centro intellettuale, venendo però surclassata da [[Alessandria d'Egitto]].
 
I Romani punirono severamente i Greci ribelli e, in Grecia come altrove, i Romani si preoccuparono di arricchirsi il più possibile, con la guerra, la tassazione o il commercio. L'atteggiamento romano poi, per tutto il resto, fu di grande indifferenza, tanto da portare la Grecia ad una situazione drammatica, dove la pirateria prese il sopravvento sulla parte orientale del Mediterraneo, trovando in [[Creta (Grecia)|Creta]] e [[Cilicia]] le sue principali basi logistiche. Da queste regioni i pirati organizzarono spedizioni sempre più ardite nel [[Mar Egeo]], costruendo vere e proprie flottiglie e compiendo razzie il cui obbiettivo principale era di porre in schiavitù intere popolazioni. Roma alla fine fu costretta ad intervenire, sebbene inizialmente non si fosse resa conto della politica distruttiva che aveva messo in atto, disinteressandosi della Grecia e degli Stati ellenistici che gravitavano attorno ad essa. Si era inoltre reso necessario inviare in Macedonia le legioni romane per difendere i suoi confini dai continui attacchi delle popolazioni traciche e dalmatiche dell'ultimo terzo del [[II secolo a.C.]].<ref>Adalberto Giovannini, ''La disintegrazione politica del mondo ellenistico'', pp. 770-771.</ref>
{{Tripla immagine|left|Sulla Glyptothek Munich 309 white bkg.jpg|136|Bellum mithridaticum 87-86aC.png|250|Mithridates VI Louvre white background.jpg|143|Busto di [[Lucio Cornelio Silla]] ([[Gliptoteca (Monaco di Baviera)|Gliptoteca di Monaco di Baviera]])|Gli anni cruciali (87-86 a.C.) della prima guerra mitridatica: dalla [[Battaglia di Cheronea (87 a.C.)|prima battaglia di Cheronea]] (dell'87 a.C.), all'[[Assedio di Atene (87 a.C.)|assedio di Atene]], alla [[Battaglia di Cheronea (86 a.C.)|seconda battaglia di Cheronea]] (dell'86 a.C.), fino a [[Battaglia di Orcomeno|quella di Orcomeno]]|[[Mitridate VI|Mitridate]] raffigurato in una statua romana del [[I secolo]], oggi al [[museo del Louvre]]}}
 
I successi ottenuti contro i pirati nel [[102 a.C.]] da parte del consolare [[Marco Antonio Oratore]],<ref name="LivioPeriochae68.1">[[Tito Livio|Livio]], ''Periochae [[ab Urbe condita libri]]'', 68.1.</ref> che aveva condotto una campagna nell'area cilicia, portarono all'istituzione di una seconda provincia romana, quella di [[Cilicia (provincia romana)|Cilicia]] nel [[101 a.C.|101]]-[[100 a.C.]].<ref name="Piganiol298">André Piganiol, ''Le conquiste dei Romani'', Milano 1989, p. 298.</ref><ref>M.H.Crawford, ''Origini e sviluppi del sistema provinciale romano'', in ''Storia Einaudi dei Greci e dei Romani'', Ediz. de Il ''Sole 24 ORE'', Milano, 2008 (vol. 14°), p.91.</ref> Sfortunatamente questi successi iniziali si risolsero in un nulla di fatto quando, nell'[[88 a.C.]], [[Mitridate VI del Ponto|Mitridate VI Eupatore]], [[re del Ponto]], convinse molte città-Stato greche a unirsi a lui contro i Romani.<ref name="AppianoMitridatiche27">[[Appiano di Alessandria|Appiano]], ''Guerre mitridatiche'', 27.</ref> Fu così che l'[[Acaia (provincia romana)|Acaia]] insorse. Il governo della stessa [[Atene]], formato da un'[[oligarchia]] di mercanti di schiavi e proprietari di miniere, fu rovesciato da un certo [[Aristione]], che poi si dimostrò a favore di Mitridate, meritandosi dallo stesso il titolo di ''amico''.<ref name="Piganiol393">André Piganiol, ''Le conquiste dei Romani'', Milano 1989, p. 393.</ref> Il re del Ponto appariva ai loro occhi come un liberatore della grecità, quasi fosse un nuovo [[Alessandro Magno]].
I Romani punirono severamente i Greci ribelli e, in Grecia come altrove, i Romani si preoccuparono di arricchirsi il più possibile, con la guerra, la tassazione o il commercio. L'atteggiamento romano poi, per tutto il resto, fu di grande indifferenza, tanto da portare la Grecia ad una situazione drammatica, dove la pirateria prese il sopravvento sulla parte orientale del Mediterraneo, trovando in [[Creta]] e [[Cilicia]] le sue principali basi logistiche. Da queste regioni i pirati organizzarono spedizioni sempre più ardite nel [[Mare Egeo]], costruendo vere e proprie flottiglie, e compiendo razzie il cui obbiettivo principale era di porre in schiavitù intere popolazioni. Roma alla fine fu costretta ad intervenire, sebbene inizialmente non si fosse resa conto della politica distruttiva che aveva messo in atto, disinteressandosi della Grecia e degli stati ellenistici che gravitavano attorno ad essa. Si era inoltre reso necessario inviare in Macedonia le legioni romane per difendere i suoi confini dai continui attacchi delle popolazioni traciche e dalmatiche dell'ultimo terzo del [[II secolo a.C.]].<ref>Adalberto Giovannini, ''La disintegrazione politica del mondo ellenistico'', pp. 770-771.</ref>
 
[[Lucio Cornelio Silla]] riuscì al termine di due [[prima guerra mitridatica|duri anni di guerra]] ad allontanare Mitridate dalla Grecia e a sedare la ribellione, [[Assedio di Atene (87 a.C.)|saccheggiando Atene]] nell'[[86 a.C.]]<ref>[[Appiano di Alessandria|Appiano]], ''Guerre mitridatiche'', 31-41; [[Tito Livio|Livio]], ''Periochae [[ab Urbe condita libri]]'', 81.1; [[Plutarco]], ''Vita di Silla'', 12-16.</ref> e [[Tebe (città greca antica)|Tebe]] l'anno successivo,<ref>[[Appiano di Alessandria|Appiano]], ''Guerre mitridatiche'', 30 e 54.</ref> depredando le città sconfitte delle loro opere d'arte.<ref>[[Appiano di Alessandria|Appiano]], ''Guerre mitridatiche'', 39.</ref> [[Plutarco]] racconta che, poco prima di [[Assedio di Atene (87 a.C.)|assaltare la città di Atene]], il tiranno [[Aristione]] tentò una mediazione con Silla:
I successi ottenuti contro i pirati nel [[102 a.C.]] da parte del consolare [[Marco Antonio Oratore]],<ref name="LivioPeriochae68.1">[[Tito Livio|Livio]], ''Periochae [[ab Urbe condita libri]]'', 68.1.</ref> che aveva condotto una campagne nell'area cilicia, portarono alla creazione di una seconda provincia romana, quella di [[Cilicia (provincia romana)|Cilicia]] nel [[101 a.C.|101]]-[[100 a.C.]].<ref name="Piganiol298">André Piganiol, ''Le conquiste dei Romani'', Milano 1989, p. 298.</ref><ref>M.H.Crawford, ''Origini e sviluppi del sistema provinciale romano'', in ''Storia Einaudi dei Greci e dei Romani'', Ediz. de Il ''Sole 24 ORE'', Milano, 2008 (vol. 14°), p.91.</ref> Sfortunatamente questi successi iniziali si risolsero in un nulla di fatto quando, nell'[[88 a.C.]] [[Mitridate VI del Ponto|Mitridate VI Eupatore]], [[re del Ponto]], convinse molte città-stato greche a unirsi a lui contro i Romani.<ref name="AppianoMitridatiche27">[[Appiano di Alessandria|Appiano]], ''Guerre mitridatiche'', 27.</ref> E così l'[[Acaia (provincia romana)|Acaia]] insorse. Il governo della stessa [[Atene]], formato da un'[[oligarchia]] di mercanti di schiavi e proprietari di miniere, fu rovesciato da un certo [[Aristione]], che poi si dimostrò a favore di Mitridate, meritandosi dallo stesso il titolo di ''amico''.<ref name="Piganiol393">André Piganiol, ''Le conquiste dei Romani'', Milano 1989, p. 393.</ref> Il re del Ponto appariva ai loro occhi come un liberatore della grecità, quasi fosse un nuovo [[Alessandro Magno]].
 
[[Lucio Cornelio Silla]] riuscì al termine di due [[prima guerra mitridatica|duri anni di guerra]] ad allontanare Mitridate dalla Grecia e a sedare la ribellione, [[Assedio di Atene (87 a.C.)|saccheggiando Atene]] nell'[[86 a.C.]]<ref>[[Appiano di Alessandria|Appiano]], ''Guerre mitridatiche'', 31-41; [[Tito Livio|Livio]], ''Periochae [[ab Urbe condita libri]]'', 81.1; [[Plutarco]], ''Vita di Silla'', 12-16.</ref> e [[Tebe (Grecia)|Tebe]] l'anno successivo,<ref>[[Appiano di Alessandria|Appiano]], ''Guerre mitridatiche'', 30 e 54.</ref> depredando le città sconfitte delle loro opere d'arte.<ref>[[Appiano di Alessandria|Appiano]], ''Guerre mitridatiche'', 39.</ref> [[Plutarco]] racconta che poco prima di [[Assedio di Atene (87 a.C.)|assaltare la città di Atene]], il tiranno [[Aristione]] tentò una mediazione con Silla:
{{Citazione|...dopo tanto tempo, [Aristione] inviò due o tre dei suoi compagni di banchetti per trattare per la pace, a cui Silla, quando questi non fecero nessuna richiesta di salvare la città, ma decantarono le gesta di [[Teseo]] ed [[Eumolpo]], delle [[guerre persiane]], rispose: "''Andatevene pure, miei cari signori, portandovi pure questi discorsi con voi, poiché io non sono stato inviato qui ad Atene dai Romani per imparare la sua storia, ma per domare i ribelli''".|[[Plutarco]], ''Vita di Silla'', 13.4.}}
 
E anche lo scoppio delle successive [[guerre civili romane]] combattute in Grecia e Macedonia, come la [[guerra civile tra Cesare e Pompeo]] e [[guerraGuerra civile tra Ottaviano e Marco Antonio|quella tra Ottaviano e Antonio]], fecero precipitare il [[Grecia romana|mondo greco]] in un periodo di grande sofferenza, lasciandolo alla fine spopolato e in rovina.<ref name="Giovannini772">Adalberto Giovannini, ''La disintegrazione politica del mondo ellenistico'', p. 772.</ref><ref>[[Plutarco]], ''Vita di Antonio'', 68; Jean-Louis Ferrary, ''La resistenza ai Romani'', p. 836.</ref> Fu solo con la creazione del [[principato (storia romana)|principato]] da parte di [[Ottaviano Augusto]] che, in Grecia tornòtornarono a regnare pace ed equilibrio. Il primo imperatore romano, nel [[27 a.C.]], trasformò la Grecia nella [[provincia romana]] di [[Acaia (provincia romana)|provincia romana di Acaia]].<ref name="Campanile841">Maria Domitilla Campanile, ''Il mondo greco verso l'integrazione politica nell'impero'', p.841.</ref> Fu soprattutto sotto il regno del suo successore [[Tiberio]], che la regione conobbe benevolenza e benessere rivolto ai sudditi dell'[[imperoImpero romano]]. Egli, infatti, ridusse la tassazione alle province di Acaia e [[Macedonia (provincia romana)|Macedonia]]<ref name="tacito">[[Tacito]], ''Annales'', I, 76.2.</ref> e per due volte inviò aiuti alle città asiatiche duramente colpite da un terremoto, nel [[17]] e [[27]].<ref>[[Tacito]], ''Annales'',name="tacito" I, 76.2.</ref> I successori poi continuarono questa politica di grande disponibilità verso il mondo greco,: in particolare [[Nerone]] e [[AdrianoPublio (imperatoreElio romano)Traiano Adriano|Adriano]] adottarono una politica filoellenicafilo-ellenica. Giovannini aggiunge che: "''Roma finì per assumersi... le proprie responsabilità nei confronti di un popolo che per due secoli aveva spietatamente umiliato e depredato''".<ref name="Giovannini772"/> Al tempo di [[Strabone]], Roma ormai si era ellenizzata, senza perdere però la propria identità; i Romani non potevano più essere percepiti come daidei barbari daida parte dei Greci, quasi che la loro egemonia rappresentasse una minaccia per il mondo greco.<ref>[[Strabone]], ''Geografia'', IX, 2.2; Jean-Louis Ferrary, ''La resistenza ai Romani'', pp. 811-812.</ref>
 
== Lingua ==
{{vedi anche|Lingua greca|Koinè}}
[[File:P46.jpg|thumb|left|upright=0.7|Il [[Nuovo testamentoTestamento]] scritto in greco antico (Η Καινή Διαθήκη)]]
 
Le conquiste di [[Alessandro Magno]] e la diffusione della cultura greca in una vastissima area favorisconofavorirono lo sviluppo di un linguaggio comune, che superò le divisioni dialettali del [[lingua greca antica|greco arcaico e classico]]. Questa lingua comune, o [[koinè]], viene dall'espressione "«koinè dialektos"diàlektos» (κοινὴ διάλεκτος), cioè un dialetto che si pone al di sopra delle particolarità dialettali greche, detto anche "«Alexandrinè diálektos"» (Ἀλεξανδρινὴ διάλεκτος, [[lingua alessandrina]]). Essa si basava sul [[dialetto attico]], privato dei suoi tratti più caratteristici e con aggiunte da parte di altri dialetti (soprattutto della [[Ionia]]). Questa lingua rimase in uso per tutta l'età ellenistica e romana, costituendo la lingua franca di tutta la parte orientale dell'[[Impero romano]].
 
A partire dal [[II secolo a.C.]], iniziò l'insegnamento del greco negli insediamenti romani non di lingua greca, eche si sviluppò fino ad Augusto; poi, iniziò a cambiare fino al [[V secolo|V secolo d.C.]]. La koinè ellenistica, nella storia dei Greci, non è importante solo per essere il primo dialetto comune e il principale antenato del greco moderno. È importante anche per il suo impatto nella civiltà occidentale come lingua franca nel Mar Mediterraneo. La koinè appunto è anche la lingua originale del [[Nuovo Testamento]] della [[Bibbia]] cristiana ede anche il mezzo per l'insegnamento e la diffusione del [[Cristianesimocristianesimo]]. Inoltre, fu la seconda lingua dell'Impero romano, sebbene non quella ufficiale. Il passaggio alla quarta fase della lingua greca, conosciuta come greco medievale, è simbolicamente assegnata alla fondazione di [[Costantinopoli]] nel 330 d.C. da parte di [[Costantino I]].
 
== Produzione ==
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=== Epica ===
{{Vedi anche|EpicaPoema grecaepico}}
[[File:Giovanni Domenico Tiepolo - The Procession of the Trojan Horse in Troy - WGA22382.jpg|upright=1.4|thumb|[[Quinto Smirneo]] fu autore del poema comunemente noto come ''[[Le Postomeriche|Posthomerica]]'' (''I fatti successivi a [[Omero]]''), dove si raccontano gli avvenimenti successivi ai funerali di [[Ettore (mitologia)|Ettore]], con cui si conclude l<nowiki>{{'</nowiki>}}''[[Iliade]]'', fino alla [[guerra di Troia|presa di Troia]] grazie al [[cavallo di Troia|cavallo di legno]] (olio su tela di [[Giovanni Domenico Tiepolo]]).]]
 
L'[[epicaPoema grecaepico|epica]], dopo aver conosciuto il suo culmine con [[Omero]] in [[letteraturaLetteratura greca classicaarcaica|epoca classicaarcaica]], e poi [[Apollonio Rodio]] in [[letteratura greca ellenistica|epoca ellenistica]], continuò ad essere coltivata anche in età imperiale. Essa utilizzava il tradizionale [[esametro]], anche se in modo differente rispetto al suo utilizzo più antico. Di quest'ultimo periodo ricordiamo importanti personalità come [[Quinto Smirneo]] (probabilmente del [[III secolo]]), autore del poema comunemente noto come ''[[Le Postomeriche|Posthomerica]]'' ({{Polytoniclang|grc|''Τὰ μεϑ' Ὅμηρον''}}, ''I fatti successivi a [[Omero]]''), in 14 libri,<ref name="Montanari589">Franco Montanari, ''La letteratura greca in età imperiale'', p. 589.</ref> dove si raccontano gli avvenimenti successivi ai funerali di [[Ettore (mitologia)|Ettore]], con cui si conclude l<nowiki>{{'</nowiki>}}''[[Iliade]]'', fino alla partenza degli eroi greci. Smirneo narra così i duelli di [[Achille]] con [[Pentesilea]] e con [[Memnone (mitologia)|Memnone]], la sua morte, i giochi funebri in suo onore, la contesa tra [[Aiace Telamonio|Aiace]] e [[Odisseo]] per il possesso delle sue armi, fino ad arrivare (attraverso una serie di duelli e battaglie di sapore omerico che occupano i libri centrali), alla morte di [[Paride]], all’ingannoall'inganno del cavallo di legno e alla presa di [[Troia (Asia Minore)|Troia]].
 
Contemporaneo a Smirneo era [[Trifiodoro]] di [[Panopoli]], il quale scrisse un poema epico, dal titolo ''La presa di [[Troia]]'' (''Ἰλίου Ἅλωσις''), in 691 [[esametro|esametri dattilici]], stilisticamente vicini a [[Nonno di Panopoli]] e Quinto Smirneo.<ref name="Montanari589"/>
 
Altra opera del periodo è l<nowiki>{{'</nowiki>}}''Iliade mancante di una lettera'' (''Ἰλιὰς λιπογράμματος''), in cui ciascuno dei ventiquattro libri dell<nowiki>{{'</nowiki>}}''[[Iliade]]'', indicati a partire dall'[[epoca ellenistica]] con una lettera dell'[[alfabeto greco]] secondo un uso forse introdotto da [[Zenodoto di Efeso]], veniva rielaborato in modo da non contenere proprio quella lettera (in forma di [[lipogramma]]: così, il primo libro mancava dell'[[alfa (lettera)|alfa]], il secondo del [[beta (lettera)|beta]], etc…). Fu composta da [[Nestore di Laranda]] (metà del III secolo). Suo figlio, [[Pisandro di Laranda]], compose un il poema epico più lungo della [[letteratura greca]] di sessanta cantiche, ''Heroikai Theogamiai'' (in greco {{lang-grc|''Ἡρωικαὶ θεογαμίαι''}}, "Matrimoni eroici degli daidei"), di sessanta cantiche. Quest'ultimo poema è costituito da una "completa storia epica del mondo".<ref name="Montanari589"/>
 
Altri poeti del periodo furono [[Scopeliano]] di [[Clazomene]] del I secolo, autore della ''Guerra dei Giganti'', e un non meglio identificato Dionisio, a cui andrebbero attribuiti due brevi componimenti (''Gigantiade'' e ''Bassarica'').<ref name="Montanari589"/>
 
=== Epistolografia ===
Altro genere letterario di questo periodo è l'[[epistolografia]] fantastica, costituita da una serie di raccolte di lettere fittizie (antenatosorta di antenate del [[romanzo epistolare]]) fra personaggi storici o leggendari e gente comune.<ref name="Montanari594"/> In questa disciplina letteraria ricordiamo [[Alcifrone]] ([[II secolo]]), del quale rimangono 118 lettere, organizzate in quattro libri,<ref name="Montanari595">Franco Montanari, ''La letteratura greca in età imperiale'', p. 595.</ref> e frammenti di altre cinque, oggetto delle quali è il delineare alcune tipologie di uomini, descrivendo il loro pensiero e la loro opinione su argomenti che fossero loro familiari. Le classi di individui scelte da Alcifrone sono i pescatori, i contadini, i parassiti e le cortigiane. Tutti costoro esprimono i loro sentimenti in modo elegante anche quando sono trattati argomenti scabrosi o osceni. In tal modo, questi personaggi fittizi si elevano rispetto ai loro corrispondenti reali, senza tuttavia eccedere nella mancanza di realtà. Questo genere letterario fu anche seguito anche da [[Claudio Eliano]] (''Lettere di contadini'') e [[Lucio Flavio Filostrato]] (''Epistolae'' o ''Lettere d'amore'') nel II e [[III secolo]], un esercizio molto praticato nelle scuole di [[retorica]].<ref name="Montanari595"/>
 
=== Favolistica ===
{{vedi anche|Favole di (Esopo)}}
 
Le [[favole''Favole'' di Esopo]], che avevano riscontrato tanto successo fin dal [[VI secolo a.C.]], erano già state rivisitate poeticamente nella [[Storia della letteratura latina (14 - 68)|letteratura latina]] con [[Fedro]]. In età imperiale esse rifiorirono in composizioni [[giambo|giambiche]] con lo scrittore e favolista greco, [[Babrio]] (fine II secolo – prima metà del III secolo). ScrisseEgli compose un'opera scoperta solo recentemente, (nel [[1842]]), che conteneva, oltre alle 123 favole scoperte, altre 37 per un totale supposto di 160.; sono Scrittecomposte in versi coliambici. La versificazione è corretta ed elegante, lo stile piacevole; la struttura narrativa delle favole segue quella delle favole in prosa. La genuinità di questa raccolta è normalmente accettata dagli studiosi.<ref name="Montanari591">Franco Montanari, ''La letteratura greca in età imperiale'', p. 591.</ref>
 
=== Filosofia e politica ===
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[[File:Plotin.jpg|thumb|left|upright=0.7|Busto di [[Plotino]] ([[Musei Vaticani]])]]
 
Le dottrine di questo periodo alto imperiale si mossero sulla base di quelle nate in precedenza, senza produrre vere e proprie nuove correnti di pensiero. Non vi furono originali ricerche filosofiche, ma rielaborazioni sempre più [[eclettismo|eclettiche]] delle correnti di pensiero precedenti, favorite da una dimensione sempre più [[cosmopolitismo|cosmopolita]] degli individui. Continuarono a sopravvivere le due grandi scuole che raccolsero l'eredità di [[Platone]] e [[Aristotele]], l'[[Accademia di Atene|Accademia]] e il [[Peripato]]. Altre scuole nate nell'età classica e sviluppatesi in quella ellenistica continuarono a sopravvivere, come [[scuola cinica|quella cinica]], [[Scetticismo filosofico|scettica]], [[Stoicismo|stoica]] ed anche [[Epicureismo|epicureica]]. La caratteristica principale della filosofia di questo periodo fu il carattere esortativo e consolatorio nella vesti di «guida e terapia dell'anima» per meglio affrontare la vita quotidiana, sviluppando il genere delledella ''[[consolationesconsolatio]]''.<ref name="Montanari599">Franco Montanari, ''La letteratura greca in età imperiale'', p. 599.</ref>
 
La filosofia divenne meno ristretta ad una cerchia, riuscendo ad aprirsi ad un pubblico più ampio. In questo ambito numerosi furono i personaggi che operarono in una ambito compreso tra filosofia e retorica, nel senso che le loro opere diedero i loro contributi in entrambe le discipline. A titolo di esempio basta ricordare [[Plutarco]] (46/48 - 125/127), [[Dione di PrusaCrisostomo]] e [[Luciano di Samosata]] (120 - 180/192). Altri personaggi operarono invece tra filosofia e scienza come [[Galeno]] (129 - 216) e [[Claudio Tolomeo]] (100 - 175 ca.).<ref name="Montanari602">Franco Montanari, ''La letteratura greca in età imperiale'', p. 602.</ref>
 
In un tale contesto, in cui si assiste al prevalere di correnti [[gnosticismo|gnostiche]] e ad alcune rielaborazioni dell'[[aristotelismo]], le principali novità furono rappresentate dalla diffusione della [[religione cristiana]], la cui affermazione giunse a compimento con la legalizzazione del culto da parte dell'imperatore [[Costantino I]] ([[313]]); dalla risposta "filosofica" e pagana a questo culto, rappresentato dai vari esponenti del [[neoplatonismo]], i più importanti dei quali furono il fondatore [[Ammonio Sacca]] (175 - 242), il discepolo [[Plotino]] (203/205 - 270), dopo di lui, [[Porfirio]] (233/234 - 305) e [[Massimo di Tiro]] (II-III secolo);<ref name="Montanari601"/> dal [[neopitagorismo]], con autori come [[Apollonio di Tiana]] (2 - 98 d.C.), [[Nicomaco di Gerasa]] (60 - 120) e [[Numenio di Apamea]] (II secolo).<ref name="Montanari599"/>
 
Il neoplatonismo, inteso come reinterpretazione del pensiero di [[Platone]] (in particolare nei suoi aspetti ontologici e cosmologici, per ricondurlo sulle orme di [[Parmenide]] a un principio più unitario rispetto alla ''Diade'' a cui erano approdati gli ultimi [[dialoghi platonici]]),<ref>[[Giovanni Reale]], ''Per una nuova interpretazione di Platone'', Milano 2003.</ref> divenne la più florida corrente di pensiero dal [[III secolo]] in poi.<ref name="Montanari599"/> Questo pensiero aveva in sé notevoli elementi di [[misticismo]]; avrà, infatti, una grande influenza sui maggiori mistici cristiani del [[medioevo]] e durerà fin quando l'[[aristotelismo]] non subentrerà al neoplatonismo.
 
[[File:Marco Aurelio bronzo (cropped).JPG|thumb|upright=0.7|L'imperatore [[Marco Aurelio]], fu anche un importante [[filosofo]] [[stoico]], autore dei ''[[Colloqui con se stesso]]'' in [[lingua greca|greco]]).<ref>{{Cita|Renan 1937|harv=s}}.</ref>]]
 
Diversa figura dalle precedenti è quella di [[Giamblico]] di [[Calcide]] (250 - 330 ca.), allievo di [[Porfirio]], nel quale filosofia e religione si fondono in una forma di [[Neopitagorismo]] che trae spunti da [[Platone]] e [[Aristotele]].<ref name="Montanari602"/> Egli si allontanò dalla dottrina del suo maestro per formulare una propria interpretazione del [[neoplatonismo|platonismo]] che accentuava la separazione tra [[anima]] e corpo, e la missione [[salvezza|soteriologica]] della [[filosofia]], che aveva l'obiettivo di guidare l'uomo all'unione [[misticismo|mistica]] con i principi immateriali, attraverso la pratica della [[teurgia]].
 
A questo periodo (II-III secolo) sembra possa attribuirsi il ''[[Corpus hermeticum]]'', una raccolta di testi filosofico-religiosi, attribuiti a [[Ermete Trismegisto]], che rappresentò la fonte di ispirazione del pensiero [[Ermetismo (filosofia)|ermetico]]. Si trattava di un complesso di dottrine [[misticismo|mistico]]-religiose e filosofiche alle quali si affiancarono teorie [[astrologia|astrologiche]] di origine [[semita]], elementi della filosofia di ispirazione [[Platone|platonica]] e [[Pitagora|pitagorica]], credenze [[gnosticismo|gnostiche]] e antiche procedure [[magia|magiche]] [[Egitto|egizie]].<ref name="Montanari600">Franco Montanari, ''La letteratura greca in età imperiale'', p. 600.</ref>
 
In una posizione chiave si inserisce la figura di [[Filone di Alessandria]] (20 a.C. - 45 d.C. ca.), filosofo di cultura ebraica. La sua originalità consiste nell'aver interpretato la Bibbia secondo la filosofia [[Platone|platonica]]. Egli vede nella teoria del ''[[demiurgo]]'' greco (esposta da Platone nel suo [[Timeo (dialogo)|Timeo]]), il [[Dio#Visione ebraica|Dio]] [[Creazione (teologia)|creatore]] ebraico. Questo modo di leggere i testi biblici avrà di lì a breve molta fortuna e costituirà il metodo interpretativo principale per la tradizione [[neoplatonismo|neoplatonica]] di area ebraica. Questo modo di conciliare il pensiero greco con quello ebraico, permise poi nei secoli successivi di fondere la cultura pagana classica con il [[Cristianesimo]].<ref name="Montanari600"/>
 
Altra importante figura del periodo è [[Epitteto]] di [[Ierapoli]] (50 - 130 ca.), la cui filosofia [[stoicismo|stoica]] richiama quella [[Socrate|socratica]]. Supremamente indifferente alla gloria letteraria, Epitteto, come [[Socrate]], non si curò mai di scrivere dei libri. Tuttavia un suo discepolo di nome [[Flavio Arriano]], che poi divenne un noto scrittore e una personalità politica di notevole rilievo, ebbe l’idea di [[stenografia|stenografare]] le lezioni alle quali assisteva, trascrivendo fedelmente le parole così come uscivano dalla bocca del maestro. Arriano prese infatti a modello l'opera di [[Senofonte]], i ''Memorabili di Socrate'', proprio nell' intento di presentare Epitteto come un "nuovo Socrate".<ref>Hadot, ''op. cit.'', p. 63</ref> Dalle ''[[Diatribe (Epitteto)|Diatribe]]'' furono poi estratte le massime per il conseguimento della [[felicità]] raccolte nell'Εγχειρίδιον (''Enchiridion'', "ciò che si tiene in mano", cioè ''manuale''), il ''[[Manuale di Epitteto]]''.<ref name=Filosofico.net>{{Cita web|url= http://www.filosofico.net/epitteto.htm |titolo = Epitteto di Ierapoli|accesso = 19 dicembre 2013}}</ref> Questa eccezionale documentazione, nota come ''Diatribe e Manuale di Epitteto'', era originariamente contenuta in otto libri, dei quali soltanto i primi quattro e il ''Manuale'' sono fortunosamente giunti fino a noi.<ref name="Montanari600"/>
 
[[File:Scuola di pergamo, filosofo cinico, III sec. ac..JPG|left|thumb|upright=0.7|[[Scuola di Pergamo]], filosofo [[Cinismo|cinico]] ([[Musei Capitolinicapitolini]], [[Roma]])]]
 
Una particolare figura di questo periodo fu l'imperatore romano, [[Marco Aurelio]] (121 - 180), l'ultimo grande esponente dello [[Stoicismo]].<ref name="Perelli320-324">{{Cita|Perelli 1969|pp. 320-324|Perelli 1969|harv=s}}.</ref> Egli si distinse per la ricerca del dialogo interiore in un periodo in cui la filosofia tendeva a "parlare" al pubblico, all'esterno (vedi [[Pensiero di Marco Aurelio]]). Tra il [[170]] e il [[180]], Marco scrisse i ''[[Colloqui con se stesso]]'', come esercizio per il proprio orientamento e auto-miglioramento.<ref name="Perelli320-324"/> Il titolo è stata un'aggiunta postuma, originariamente Marco intitolò l'opera ''A se stesso'', ma non si sa se avesse intenzione di renderla pubblica. Il libro è considerato uno dei capolavori letterari e filosofici di tutti i tempi.<ref name="Perelli320-324"/>
{{quotecitazione|Sii come il promontorio contro cui si infrangono incessantemente i flutti: resta immobile e intorno ad esso si placa il ribollire delle acque. «Me sventurato, mi è capitato questo». Niente affatto! Semmai: «Me fortunato, perché anche se mi è capitato questo resisto senza provar dolore, senza farmi spezzare dal presente e senza temere il futuro». Infatti una cosa simile sarebbe potuta accadere a tutti, ma non tutti avrebbero saputo resistere senza cedere al dolore. Allora perché vedere in quello una sfortuna anziché in questo una fortuna?|{{cita|Marco Aurelio|4.49|Marco Aurelio|harv=s}}.}}
 
Anche lo [[scetticismo filosofico|Scetticismo]] ebbe nuovi sviluppi e il suo massimo rappresentante in [[Sesto Empirico]] (160 - 210), il cui soprannome sembra avere avuto un legame con la [[scuola empirica|scuola medica empirica]].<ref>Sesto Empirico, ''Lineamenti pirroniani'' I, pp. 236 ss.</ref> Tra le sue opere principali ricordiamo le ''Pyrrhoneae Hypotyposes'' (''Lineamenti pirroniani'', un compendio della filosofia scettica, in tre libri, dedicata al suo fondatore [[Pirrone]] di [[Elide]]) e ''Adversus mathematicos'' (''Contro i matematici'', in undici libri, che confutava le presunzioni scientifiche delle varie discipline, ritenendo che l'unica soluzione finale fosse la sospensione di giudizio).<ref name="Montanari601">Franco Montanari, ''La letteratura greca in età imperiale'', p. 601.</ref>
 
Merita attenzione anche il movimento del [[cinismo]] che, dopo un periodo di declino, ebbe una ripresa in concomitanza alla crescente corruzione del [[Impero romano|potere imperiale di Roma]]. La reazione fu di fare appello alla [[libertà]] interiore e all'[[austerità]] dei costumi. [[Dione di PrusaCrisostomo]] (40-120) diede una svolta alla propria vita convertendosi alle teorie filosofiche di tipo [[Cinismo|cinico]] e [[Stoicismo|stoico]], nonché alle influenze delle dottrine [[Platonismo|platoniche]].<ref name="Montanari601"/>
 
Vi è da aggiungere che, nell'[[impero romano|età imperiale]], la cultura ellenistica si fuse con quella [[filosofia latina|latina]] e contribuì, soprattutto mediante i suoi apporti artistici e filosofici, a sviluppare anche nei [[cittadinanza romana|cittadini romani]] il senso e l'importanza dell<nowiki>{{'</nowiki>}}''[[otium]]'', ovvero di quella parte della vita quotidiana che i cittadini più ricchi potevano e dovevano dedicare ai piaceri e alla riflessione, anziché all'impegno politico o lavorativo. Non è quindi più possibile, in periodo imperiale, identificare una filosofia "greca" distinta dai suoi sviluppi in ambito "latino".
 
In questo periodo numerose furono le [[dossografia|ricerche dossografiche]] e i commentari a importanti opere dei maestri della filosofia classica. Ricordiamo [[Alessandro d'Afrodisia]] (vissuto a cavallo tra il II e III secolo), definito uno dei maggiori commentatori [[Aristotele|aristotelici]] dell'antichità; il neoplatonico Gaio (II secolo) con il discepolo [[Albino (filosofo)|Albino]] (maestro a sua volta di [[Galeno]]).<ref name="Montanari599"/>
 
=== Letteratura erudita ===
{{Vedi anche|Filologia classica|grammatica del greco antico|erudizione}}
[[File:Claudius Aelianus Varia Historia 1668 Title page.jpg|thumb|upright=0.7|''Varia Historia'' di [[Claudio Eliano]], copertina di un'edizione del [[1668]].]]
 
Un settore di notevole importanza della cultura greca, prima in età ellenistica, e poi in quella imperiale fu la letteratura erudita che comprendeva la [[Filologia classica|filologia]], la [[Grammatica del greco antico|grammatica]], la [[lessicografia]], le [[silloge|sillogi]] antiquarie e [[dossografia|dossografiche]], ecc.. La grande creazione filologica e dell'interpretazione dei testi ebbe un grande successo soprattutto dopo la conquista della Grecia fino all'[[età augustea]].<ref>Franco Montanari, ''La letteratura greca in età imperiale'', p. 611.</ref> Ricordiamo in questo periodo [[Dionisio di Alicarnasso]] (60 - 7 a.C. ca.) che si occupò soprattutto dei prosatori e scrisse un trattato sugli antichi oratori, uno sulle regole della composizione in poesia e in prosa, e [[Antichità romane (Dionigi di Alicarnasso)|Ρωμαικὴ ἀρχαιολογὶα (''Antichità romane'')]], in 20 libri, in cui mostra che in realtà Greci e Romani appartengono ad una stessa stirpe. Ai greci [[Didimo Calcentero]] (63 a.C. - 10 d.C.) e [[Trifone di Alessandria]] (60 - 10 a.C. ca.) si devono spesso le notizie e i commenti che abbiamo su molti scrittori, perché a loro si rifecero anche gli studiosi di letteratura successivi. Apparteneva allo stesso periodo anche [[Aristonico d'Alessandria]], che durante il regno di [[Augusto]] e [[Tiberio]], contemporaneo di [[Strabone]].<ref name="strabo">Strabone, ''"Geografia'', I, 38.</ref> Scrisse ad esempio ''Dei segni critici dell'Iliade e dell'Odissea'' (περὶ τῶν σημείων τῆς Ἰλιάδος καὶ Ὀδυσσείας), sui segni a margine che i critici alessandrini usavano per segnalare versi sospetti o [[interpolazione (filologia)|interpolati]] nei poemi omerici e nella ''[[Teogonia (Esiodo)|Teogonia]]'' di [[Esiodo]],<ref>''[[Etymologicum Magnum]]'' s.vv. λύχνος, ἔρσαι e ὀπή; ''[[Suda (enciclopedia)|Suda]]'' s.v. Ἀριστόνικος; [[Eudocius]] 64; [[scolio]] A su ''[[Iliade]]'' 9.397.</ref> e ''Dei termini non grammaticali'' (ἀσυντάκτων ὀνομάτων βιβλία), un'opera in sei volumi sulle costruzioni grammaticali irregolari di Omero<ref>''Suda'' ''loc. cit''.</ref> Sempre in questo periodo fiorì [[Teone di Alessandria (filologo)|Teone di Alessandria]], il quale commentò oltre ai poeti classici anche quelli alessandrini.<ref name="Montanari612">Franco Montanari, ''La letteratura greca in età imperiale'', p. 612.</ref>
 
Durante l'età imperiale viene svolto un grande lavoro di sistemazione della normativa grammaticale, attraverso studiosi come: [[Tirannione il Vecchio|Tirannione filosseno]] (I secolo a.C.), [[Trifone di Alessandria|Trifone]] (60 - 10 a.C. ca.), [[Alessione]], [[Tolemeo di Ascalona]] (I secolo d.C.); [[Nicanore di Alessandria (grammatico)|Nicanore di Alessandria]] (II secolo) per i suoi studi sulla punteggiatura; [[Efestione (grammatico)|Efestione]] (II secolo) per quelli sulla metrica; il medico e filosofo [[Galeno]] (129 - 216), per i suoi scritti su tematiche critico-letterarie, linguistici, retorici e commentari a diversi autori antichi; fino a giungere ai massimi esponenti di questa disciplina che sono [[Apollonio Discolo]] (II secolo) e il figlio [[Elio Erodiano]] (180 - 250).<ref name="Montanari612"/>
 
Grande sviluppo ebbe anche la [[lessicografia]] con autori come:[[Apollonio Sofista]] (I secolo), [[Giulio Polluce]] (II secolo) e [[Panfilo di Alessandria]] (I secolo) con una raccolta di ''lexeis'' in ben 95 libri.<ref>Franco Montanari, ''La letteratura greca in età imperiale'', p. 613.</ref> Questo periodo vide anche la compilazione di compendi, sillogi antiquarie ed enciclopediche, oltre a raccolte dossografiche, come le opere di [[Pausania il Periegeta]] (110 - 180; ''Periegesi della Grecia''), oppure quelle di [[Diogene Laerzio]] (180 - 240; ''Raccolta delle vite e delle dottrine dei filosofi''), di [[Claudio Eliano]] (165/170 - 235; ''Storia varia''), di [[Ateneo di Naucrati]] (fine II secolo; ''[[Deipnosophistai]]'' o ''I dotti a banchetto'', dove cita oltre mille autori e titoli di opere).<ref name="Montanari614">Franco Montanari, ''La letteratura greca in età imperiale'', p. 614.</ref>
 
Fin da Augusto, per iniziativa dei vari imperatori, in [[Roma (città antica)|Roma]] furono costruite [[Biblioteche della Città di Roma|numerose biblioteche]] che raccolsero opere rare ancora reperibili di autori greci e latini. L'istruzione assunse in questo periodo grande importanza e talvolta molte opere furono compilate per essere utilizzate quale insegnamento ai giovani aristocratici.
 
=== Letteratura greco-ebraica e cristiana ===
{{Vedi anche|Letteratura ebraica|Letteratura cristiana}}
[[File:Ptoleme 2 by Jean-Baptiste de Champaigne.jpg|left|thumb|upright=1.4|[[Tolomeo II Filadelfo]] parla con alcuni dei 72 dotti ebrei che avevano tradotto la Bibbia per la grande [[biblioteca di Alessandria]] (Dipinto di [[Jean-Baptiste de Champaigne]], [[1672]], [[Versailles]]).]]
 
Il primo esempio di testo letterario ebraico in lingua greca è la [[Septuaginta|versione dei Settanta]] della [[Bibbia]] in [[lingua greca]], che la ''[[lettera di Aristea]]'' vuole tradotta direttamente dall'[[lingua ebraica|ebraico]] da 72 saggi ad [[Alessandria d'Egitto]]; in questa città cosmopolita e tra le maggiori dell'epoca vi era una grandissima e [[biblioteca di Alessandria|famosa biblioteca]] e vi si trovava un'importante e attiva comunità ebraica. Questa versione costituisce tuttora la versione liturgica dell'Antico Testamento per le [[chiese ortodosse]] orientali di tradizione greca. La ''Septuaginta'' non va confusa con le altre sette o più versioni greche dell'Antico Testamento, la maggior parte delle quali ci sono arrivate in frammenti.<ref name="Montanari615">Franco Montanari, ''La letteratura greca in età imperiale'', p. 615.</ref>
 
L'origine della traduzione è narrata leggendariamente dalla ''Lettera di Aristea a Filocrate''. Secondo tale racconto, il sovrano ellenista [[Tolomeo II Filadelfo]] (regno [[285 a.C.|285]]-[[246 a.C.]]) commissionò alle autorità religiose del [[tempio di Gerusalemme]] una traduzione in greco del [[Pentateuco]] per la neonata [[biblioteca di Alessandria]]. Il sommo sacerdote Eleazaro nominò 72 eruditi ebrei, sei [[scriba|scribi]] per ciascuna delle [[dodici tribù di Israele]], che si recarono ad Alessandria. Stabilitisi nell'isola di Faro completarono la traduzione in 72 giorni in maniera indipendente. Al termine del lavoro comparando fra loro le versioni, si accorsero con meraviglia che le rispettive traduzioni erano identiche. Non fu una semplice traduzione letterale, bensì la redazione greca del ''[[Vecchio Testamento]]''.<ref name="Montanari615"/>
 
La «Bibbia dei Settanta» ebbe un significato ed un effetto fondamentale riguardo alla diffusione dell'ebraismo nei confronti del mondo, prima ellenistco e poi romano, e il suo utilizzo fu enorme. Nei secoli successivi, in particolare nel II secolo, vennero prodotte nuove traduzioni, in alcuni casi più fedeli al testo originale, come quelle di [[Aquila di Sinope]] (trad. del [[130]] ca.), [[Simmaco l'Ebionita]] (II secolo) e [[Teodozione]] (I-II secolo) presenti nell'opera di [[Origene]] di [[Alessandria d'Egitto]], l{{'}}''[[Exapla]]''. Fu tuttavia la «Bibbia dei Settanta» ad essere usata come fonte principale della [[Cristianesimo|cultura cristiana]] e della successiva [[esegesi biblica]], che ebbe in autori come [[Filone di Alessandria]] (20 a.C. - 45 d.C.), [[Clemente Alessandrino]] (150 - 215 ca.) e Origene (185 - 254), i suoi massimi esponenti.<ref name="Montanari616">Franco Montanari, ''La letteratura greca in età imperiale'', p. 616.</ref>
 
La nascita della [[letteratura cristiana]] si ebbe con il testo del [[Nuovo Testamento]], che conteneva i quattro [[vangeli canonici]], ''secondo [[Matteo apostolo ed evangelista|Matteo]]'', ''secondo [[Marco evangelista|Marco]]'', ''secondo [[Luca evangelista|Luca]]'' e ''secondo [[Giovanni apostolo ed evangelista|Giovanni]]''. Riportavano la vita e la predicazione di [[Gesù]], esposti in modo parallelo, con contenuti abbastanza similari.<ref name="Montanari616"/>
 
{| class="wikitable" style="text-align:center;"
|+ Sinossi riassuntiva dei quattro [[vangeli canonici]]
|- bgcolor="sandybrown"
! Libro<br /><small>(e sigla)</small>
! Lingua
! Capitoli e<br />versetti
! Autore
! Composizione
! Contenuto
|-
| [[Vangelo secondo Matteo]]<br /><small>(Mt)</small>
| [[Lingua greca|greco]]<ref>Probabilmente su prototesto [[aramaico]] perduto. Vedi [[Priorità aramaica]].</ref>
| 28<br />1071
| [[Matteo apostolo ed evangelista|Levi detto Matteo]], figlio di Alfeo, apostolo
| [[Antiochia sull'Oronte|Antiochia]] (?), circa 70-90 d.C.<ref name="Montanari617"/><ref name=vangeli>Per la maggior parte degli storici cristiani, vangeli e Atti furono redatti entro il I secolo, mentre alcuni storici ipotizzano la redazione definitiva alla metà del II secolo. Così p.es. [[Alfred Loisy]], ''Le origini del Cristianesimo'', 1964, p. 55-59;161; [[Ambrogio Donini]], ''Breve storia delle religioni'', 1991.</ref>
| Ministero di [[Gesù]], il [[Messia]] atteso, descritto ai giudeo-cristiani, riscatto di [[Gesù]]
|-
| [[Vangelo secondo Marco]]<br /><small>(Mc)</small>
| [[Lingua greca|greco]]
| 16<br />678
| [[Marco Evangelista|Giovanni detto Marco]]
| [[Roma]], circa 65-70<ref name="Montanari617">Franco Montanari, ''La letteratura greca in età imperiale'', p. 617.</ref><ref name=vangeli/>
| Ministero di [[Gesù]], [[Figlio di Dio]], descritto ai non ebrei
|-
| [[Vangelo secondo Luca]]<br /><small>(Lc)</small>
| [[Lingua greca|greco]]
| 24<br />1151
| [[Luca evangelista|Luca]]
| [[Grecia]] (?), circa 70-90<ref name="Montanari617"/><ref name=vangeli/>
| Ministero di [[Gesù]], salvatore di tutti gli uomini
|-
| [[Vangelo secondo Giovanni]]<br /><small>(Gv)</small>
| [[Lingua greca|greco]]
| 21<br />879
| [[Giovanni apostolo ed evangelista|Giovanni]], apostolo, figlio di [[Zebedeo]]
| [[Efeso]], circa 100<ref name=vangeli/><ref name="Montanari618">Franco Montanari, ''La letteratura greca in età imperiale'', p. 618.</ref>
| Ministero di [[Gesù]], incarichi di Pietro
|}
 
Lo stesso autore del ''Vangelo secondo Luca'' scrisse anche gli ''[[Atti degli Apostoli]]'', in cui narra la storia delle prime comunità cristiane sotto la guida di [[Pietro apostolo|Pietro]], [[Giacomo il Minore|Giacomo]] e soprattutto [[Paolo di Tarso|Paolo]], fino alla venuta a [[Roma (città antica)|Roma]] di quest'ultimo nel [[56]].<ref name="Montanari618"/> A motivo della loro intestazione, dello stile e dei contenuti, il ''Vangelo secondo Luca'' e gli ''Atti degli Apostoli'' formano quasi un'unica opera, divisa in due parti.
 
[[File:Apocryphon of John.jpg|thumb|upright=1.4|Il [[Apocrifo di Giovanni|Vangelo apocrifo di Giovanni]] e [[Vangelo dell'infanzia di Tommaso|quello di Tommaso]], da un papiro di [[Nag Hammadi]]]]
 
Seguono ventuno ''lettere'', tra le quali il nucleo più importante è [[lettere di Paolo|quello delle quattordici ''lettere'' di Paolo]]: si tratta di scritti inviati a varie comunità in risposta a esigenze particolari o a temi generali, assieme ad altri destinati a singoli individui. Gli scritti autentici di Paolo di Tarso sono i più antichi documenti del Cristianesimo conservatisi, a partire dalla ''[[Prima lettera ai Tessalonicesi]]'', ''[[Lettera ai Galati|Galati]]'', ''[[Lettera ai Filippesi|Filippesi]]'', ''[[Prima Lettera ai Corinzi|Prima]]'' e ''[[Seconda Lettera ai Corinzi]]'', ''[[Lettera ai Romani|Romani]]'' e ''[[Lettera a Filemone|Filemone]]''. La maggior parte degli studiosi considera «deuteropaoline» (attribuite a Paolo, ma scritte dopo la sua morte) ''[[Lettera agli Efesini|Efesini]]'', ''[[Lettera ai Colossesi|Colossesi]]'', e la ''[[Seconda Lettera ai Tessalonicesi]]'' e, per comune consenso, le [[lettere pastorali]] (''[[Prima Lettera a Timoteo|Prima]]'' e ''[[Seconda lettera a Timoteo]]'', ''[[Lettera a Tito]]''). La ''[[Lettera agli Ebrei]]'' potrebbe essere un'antica [[omelia]] rivolta ai cristiani di origine ebraica, tentati di ritornare alle istituzioni giudaiche. L'autore, ignoto, ma di ambiente paolino, conosceva molto bene le norme sacerdotali ebraiche, le Scritture di Israele e le loro tecniche interpretative.<ref name="Montanari618"/>
 
Vi è infine un nucleo di altre sette lettere, dette ''[[lettere cattoliche]]'', perché indirizzate non alla comunità cristiana di una città particolare, ma a tutte le chiese, o più semplicemente perché non hanno precisato il destinatario. Esse sono la due [[Prima lettera di Pietro|Prima]] e la [[Seconda lettera di Pietro]], la [[Lettera di Giacomo]], la [[Lettera di Giuda]] (tutte di ambiente giudeo-cristiano), e le tre [[Lettere di Giovanni]]. L'inserimento più contrastato è l'[[Apocalisse di Giovanni|Apocalisse]], che chiude il ''Nuovo Testamento'', con temi desunti dalla letteratura apocalittica giudaica, che riguardano la «fine dei tempi», quando avverrà il ritorno del [[Gesù|Cristo]] e il [[giudizio finale]].<ref name="Montanari618"/><ref name="Montanari619">Franco Montanari, ''La letteratura greca in età imperiale'', p. 619.</ref>
 
Nei primi secoli circolavano poi una serie di «[[vangeli apocrifi]]», un eterogeneo gruppo di testi a carattere religioso che si riferivano alla figura di [[Gesù]] [[Cristo]] e che, vennero poi esclusi dal [[canone della Bibbia]] cristiano, anche se avevano un genere letterario ai quattro Vangeli canonici. Fanno parte della cosiddetta "letteratura apocrifa", un fenomeno religioso e letterario rilevante del [[Patristica|periodo patristico]]. Sovente dotati dell'attribuzione [[pseudoepigrafa]] di qualche apostolo o discepolo, i vangeli apocrifi furono esclusi dalla pubblica lettura liturgica in quanto ritenuti portatori di tradizioni misteriose o esoteriche, e quindi in contraddizione con l'ortodossia cristiana. Il termine "[[apocrifo]]" ("da nascondere", "riservato a pochi") è stato coniato dalle prime comunità cristiane. Possono essere classificati come segue:
* i «Vangeli dell'infanzia», che illustravano i dettagli relativi alla vita pre-ministeriale di [[Gesù]], soprattutto la sua infanzia, altrimenti ignoti in quanto taciuti dai [[vangeli canonici]], come ad esempio<ref name="Montanari619"/>
{| class="wikitable" style="text-align:center;"
|- bgcolor= "navajowhite"
! colspan="6" | Vangeli apocrifi dell'infanzia
|- bgcolor="sandybrown"
! Titolo
! Attribuzione pseudoepigrafica
! Lingua
! Data
! Contenuto
! Note
|-
| [[Protovangelo di Giacomo]] o Vangelo dell'Infanzia di Giacomo o Vangelo di Giacomo<ref name="Montanari619"/>
| [[Giacomo il Giusto|Giacomo]] apostolo e primo vescovo di Gerusalemme
| [[lingua greca|greco]]
| metà del II secolo
| nascita miracolosa di [[Maria (madre di Gesù)|Maria]]; sua infanzia al [[tempio di Gerusalemme]]; matrimonio miracoloso con [[San Giuseppe|Giuseppe]]; nascita di Gesù
| esalta la natura verginale di Maria; presenta accenni [[gnostici]]
|-
| [[Vangelo dell'infanzia di Tommaso]] o Vangelo dello pseudo-Tommaso<ref name="Montanari619"/>
| [[Tommaso apostolo]]
| [[lingua greca|greco]]
| metà del II secolo
| vari miracoli compiuti da Gesù tra i 5 e 12 anni
| presenta accenni [[gnostici]]
|-
| [[Vangelo dello pseudo-Matteo]] o Vangelo dell'infanzia di Matteo<ref name="Montanari619"/>
| [[Matteo]] apostolo ed evangelista, tradotto da [[San Girolamo|Girolamo]]
| [[Lingua latina|latino]]
| VIII-IX secolo
| nascita miracolosa di [[Maria (madre di Gesù)|Maria]]; sua infanzia al [[tempio di Gerusalemme]]; matrimonio miracoloso con [[San Giuseppe|Giuseppe]]; nascita di Gesù; fuga in Egitto; vari miracoli compiuti da Gesù tra i 5 e 12 anni
| rielaborazione del materiale presente nel [[Protovangelo di Giacomo]] e nel [[Vangelo dell'infanzia di Tommaso]] con l'apporto originale relativo alla fuga in Egitto
|}
 
* i «Vangeli della passione e della resurrezione», oltre ad altri con svariati temi, come ad esempio<ref name="Montanari619"/>
{| class="wikitable" style="text-align:center;"
|- bgcolor= "navajowhite"
! colspan="6" | Vangeli apocrifi della passione
|- bgcolor="sandybrown"
! Titolo
! Attribuzione pseudoepigrafa
! Lingua
! Data
! Contenuto
! Note
|-
| [[Vangelo di Nicodemo]]
| [[Nicodemo (discepolo di Gesù)|Nicodemo]], discepolo di Gesù
| [[lingua greca|greco]]
| II secolo
| Descrive la passione di Gesù, discolpando [[Ponzio Pilato|Pilato]]
| -
|-
| [[Vangelo di Pietro]]
| [[Pietro apostolo|Pietro]], apostolo
| [[lingua greca|greco]]
| metà del II secolo
| Descrive la passione di Gesù, discolpando [[Ponzio Pilato|Pilato]]
| Già perduto, conosciuto in accenni patristici; un lungo frammento fu trovato nel 1887 ad [[Akhmim]] ([[Egitto]])
|}
 
Vi sono poi una serie di atti apostolici, della seconda metà del II secolo/inizi del III secolo, riuniti come [[Apocrifi del Nuovo Testamento#Atti apocrifi|''Atti apocrifi dei dodici apostoli'']], oltre ad alcune [[Apocrifi del Nuovo Testamento#Apocalissi apocrife del Nuovo Testamento|''Apocalissi apocrife'']]. Altro testo del periodo è ''[[Pastore di Erma]]'' (greco: Ποιμήν του Ερμά; latino: ''Haermae Pastor''), di stampo [[paleocristiano]]-[[apocalisse|apocalittico]], composto nella prima metà del II secolo. Esso prende il nome dal personaggio principale della ''Visione V'', l'Angelo della Penitenza, il quale appare ad [[Erma (padre della Chiesa)|Erma]] nelle vesti di pastore. In questo libro vengono esposti i precetti e le parabole della dottrina cristiana, volte alla conversione del fedele. Sebbene non sia inserito nel canone biblico, il ''Pastore di Erma'' godette di un'ampia fortuna tra i cristiani del II secolo, tanto che alcuni [[Padri della Chiesa]] lo considerarono Sacra Scrittura.<ref name="Montanari619"/>
 
Il [[Cristianesimo]] contribuì non poco alla diffusione dei testi scritti, con un notevole incremento di copie prodotte e di strutture preposte a questo scopo. Contemporaneamente assistiamo alla progressiva sostituzione del [[Dal rotolo al codex|rotolo di pergamena con il ''codex'']].<ref name="Montanari619"/>
 
[[File:The Christian Martyrs' Last Prayer GA&C.jpg|left|thumb|upright=1.4|Rappresentazione di martiri cristiani, prima di morire in pasto delle belve nel [[Circo Massimo]] (da un dipinto di [[Jean-Léon Gérôme]]).]]
 
Alle primissime fasi di sviluppo della letteratura cristiana appartiene un gruppo di personaggi chiamati «[[Padri apostolici]]», i quali produssero opere neotestamentarie il cui scopo era quello di fungere da guida spirituale dei fedeli. Si trattava dei seguenti scrittori: [[Clemente Romano|Clemente]], vescovo di [[Roma (città antica)|Roma]] (? - 100); [[Ignazio di Antiochia|Ignazio]], vescovo di [[Antiochia di Siria]] (35 - 107 circa, martire a Roma); [[Papia di Ierapoli|Papia]], vescovo di ''[[Hierapolis]]'' (70 - ''post'' 130); [[Policarpo di Smirne|Policarpo]], vescovo di [[Smirne]] (69 - 155); [[Erma (padre della Chiesa)|Erma]], originario di [[Aquileia romana|Aquileia]] (II secolo); e l’autore della [[A Diogneto|Lettera a Diogneto]] (seconda metà del II secolo). Il contesto in cui si trovò a crescere il Cristianesimo, che ebbe un difficile rapporto con l'[[Impero romano]], sfociato nel [[Persecuzione dei cristiani nell'Impero romano|lungo periodo delle persecuzioni]], generò una [[letteratura cristiana]] [[agiografia|agiografica]] che narrava in modo edificatorio e di autentica glorificazione le vicende dei [[martirio cristiano|martiri della fede]] (''[[Atti dei martiri]]'').<ref>Franco Montanari, ''La letteratura greca in età imperiale'', p. 620.</ref>
 
Ben presto, infatti, i Cristiani ebbero la necessità di replicare alle accuse infamanti a cui furono sottoposti, soprattutto nei primi tre secoli di Impero. Il primo apologista che si ricordi fu [[Quadrato di Atene (scrittore)|Quadrato di Atene]], che indirizzò la sua ''Apologia'' all'imperatore [[Adriano]] nel [[125]]. Dopo di lui, [[Giustino (filosofo)|Giustino]] (100 - 162/168) ne indirizzò una sua ad [[Antonino Pio]] (regno 138 - 161). Una terza fu indirizzata nel [[177]] da [[Atenagora di Atene]] (133 - 190 ca.) "''agli imperatori [[Marco Aurelio Antonino]] e [[Commodo|Lucio Aurelio Commodo]], conquistatori dell'[[Armenia]] e della [[Sarmazia]], e, quel che più conta, [[filosofo|filosofi]]''". Un'altra ancora (''Oratio adversus Græcos''), dai toni particolarmente accesi contro la cultura pagana, venne scritta da [[Taziano il Siro]] (120 - 180 ca.).<ref name="Montanari621">Franco Montanari, ''La letteratura greca in età imperiale'', p. 621.</ref>
 
Sempre in questo periodo cominciarono a manifestarsi le prime [[eresia|posizioni eretiche]] (a partire dal II secolo), come lo [[Gnosticismo cristiano|gnosticismo]]. Sviluppatosi soprattutto ad [[Alessandria d'Egitto]] nel [[II secolo|II]]-[[III secolo]], fu una dottrina diversa dalle elaborazioni [[Teologia|teologiche]] prevalenti nelle altre [[Sedi apostoliche|principali sedi]] del cristianesimo antico, come [[Santa Sede|Roma]], [[Patriarcato di Antiochia|Antiochia]] e [[Patriarcato di Costantinopoli|Costantinopoli]]. Fu quindi inevitabile che le dottrine gnostiche incontrassero l'opposizione delle altre comunità e fossero considerate eretiche e combattute dalla Chiesa.<ref name="Montanari621"/> La ricca letteratura gnostica è andata quasi completamente perduta, sovrastata dalla vittoriosa "crociata" della chiesa. Rimangono per lo più notizie indirette. Vi è da aggiungere che, come reazione, si ebbe una copiosa letteratura antieretica, che ebbe i suoi maggiori rappresentanti in [[Ireneo di Lione]] (130 - 202) e [[Ippolito di Roma]] (170 - 235).<ref>Franco Montanari, ''La letteratura greca in età imperiale'', p. 622.</ref> Nelle conclusioni di [[Franco Montanari]], la prima letteratura cristiana sembra caratterizzarsi soprattutto quale reazione a una serie di «emergenze» dottrinali, politiche e culturali, quali le persecuzioni, le eresie e la concorrenza con la cultura pagana.<ref>Franco Montanari, ''La letteratura greca in età imperiale'', p. 623.</ref>
 
=== Oratoria e retorica ===
{{Vedi anche|Retorica|Seconda sofistica}}
[[File:Hadrian Greek BM Sc1381.jpg|thumb|upright=0.7|L'imperatore [[Publio Elio Traiano Adriano|Adriano]], in veste greca, offre un sacrificio ad [[Apollo]] ([[Londra]], [[British Museum]]).]]
 
Se dobbiamo indicare un'attività intellettuale che primeggiò sulle altre in questo particolare periodo, questa è stata la [[retorica]]. In età augustea ci si era ispirati all'[[Atticismo]], movimento "stilistico-formale-linguistico" nato in Attica nel [[V secolo a.C.|V]]-[[IV secolo a.C.]], da cui attingere ed imitare. I promotori sembra fossero [[Dionigi di Alicarnasso]] (60 - 7 a.C.) e [[Cecilio di Calacte]] (al tempo di [[Augusto]]). Tali forme di classicismo trovarono la loro naturale continuazione a partire dal tardo [[I secolo]], fino ai primi decenni del [[III secolo]], nel movimento denominato «[[Seconda sofistica]]».<ref name="Montanari586">Franco Montanari, ''La letteratura greca in età imperiale'', p. 586.</ref> Il nome «Seconda sofistica» (Δεύτερα σοφιστική) fu usato da [[Lucio Flavio Filostrato]] nel suo ''Vite dei sofisti'', per indicare la corrente letteraria a lui contemporanea che, in continuità con la [[Sofistica]] del [[V secolo a.C.]], intendeva riportare in auge lo studio e l'esercizio dell'eloquenza. Filostrato non dà grande spazio in questo ambito ad autori come [[Dione di PrusaCrisostomo]] (40 - 120), [[Favorino]] di [[Arles]] (80 - 160) ed [[Elio Aristide]] (117 - 180), al contrario magnifica autori come [[Niceta di Smirne]] (epoca [[Nerone|epoca neroniana]]), [[Scopeliano]] ([[Dinastia dei Flavi|epoca dei Flavi]]), [[Marco Antonio Polemone]] di [[Laodicea al Lico]] (88 - 144 ca.) e [[Erode Attico]] (101 - 177; discepolo di Favorino).<ref name="Montanari604">Franco Montanari, ''La letteratura greca in età imperiale'', p. 604.</ref><ref name="Montanari609">Franco Montanari, ''La letteratura greca in età imperiale'', p. 609.</ref>
{{qCitazione|L'antica sofistica, trattando anche gli argomenti filosofici, li esponeva prolissamente e in modo diffuso [...]. La sofistica successiva a questa, che bisogna chiamare non "nuova", dal momento che è pur essa antica, ma piuttosto "seconda" ha rappresentato i poveri e i ricchi, i nobili, i tiranni e gli argomenti famosi di cui tratta la storia. A quella più antica diede inizio [[Gorgia|Gorgia da Leontini]], [...] alla seconda, invece, [[Eschine]], figlio di Atrometo [...].|Filostrato, ''Vite dei sofisti'' I 481; trad. di M. Civiletti}}
 
Il crescente interesse per l'eloquenza greca, venne promosso dallo stesso imperatore [[Vespasiano]] che fondò a [[Roma (città antica)|Roma]] una scuola di retorica stipendiata dallo Stato. Rinacque così la figura del retore professionista che, imitando i retori-filosofi del [[V secolo a.C.]], si autodefiniva "sofista".<ref>A. Plebe, ''Breve storia della retorica antica'', Bari 1988, p. 110.</ref> La tecnica dei neosofisti, però, benché riprendesse formule e argomenti della Sofistica antica, era priva di scopi politici e orientata piuttosto alla ricercatezza stilistica.<ref name="Britannica">{{cita web|httphttps://www.britannica.com/EBchecked/topic/554705/Sophist/68432/The-Second-Sophistic-movement#ref560310|The Second Sophistic Movement – Britannica OnLine|29 gennaio 2012}}</ref>
 
Il periodo di maggiore sviluppo coincise con II secolo, durante il regno di [[Publio Elio Traiano Adriano|Adriano]]: questi, come altri imperatori, si rivelò un grande ammiratore della cultura greca e ne promosse la diffusione e la fioritura, gettando un ponte tra romanità e grecità.<ref>D. Del Corno, ''Letteratura Greca'', Milano 1995, p. 517.</ref>
 
Tra i maggiori esponenti del periodo ricordiamo [[Ermogene di Tarso]] (161 - 240), la cui precoce abilità gli assicurò un impiego pubblico come insegnante di [[retorica]] già quando aveva solo 15 anni, attirando l'interesse dello stesso imperatore, [[Marco Aurelio]];<ref>[[Lucio Flavio Filostrato|Flavio Filostrato]], ''Vite dei sofisti'' II 7.</ref> compose vari trattati di retorica, che divennero molto popolari come ''Sulla costituzione delle cause giudiziarie'', ''Sull'invenzione'', ''Esercizi preparatori'' (''Progymnasmata'') e ''Sulle forme stilistiche''.<ref name="Montanari607"/>
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[[File:Dio Chrysostom Orationes Johann Jacob Reiske 1784 page 43.jpg|left|thumb|upright=1.0|''Orazione'' di [[Dione Crisostomo]].]]
L'opera di [[Dione Crisostomo|Dione di Prusa]] (40 - 120 ca.), detto Crisostomo («bocca d'oro»), rappresenta l'unico esempio di orazioni pronunciate nel corso di una "vita pubblica" e a noi conservate. Il ''corpus'' delle orazioni dionee consiste di 80 discorsi di carattere diverso. Interessanti per il loro contenuto di filosofia politica sono, tra le altre, le orazioni ''Sulla regalità'' (libri I-IV), indirizzate quasi sicuramente all<nowiki>{{'</nowiki>}}''Optimus Princeps'', [[Traiano]]: esse presentano molti spunti per la definizione di un'etica del governante e testimoniano l'accettazione e la ormai crescente partecipazione dei Greci nei confronti dei ''[[Imperatori romani|''principes'']]'' e della vita amministrativa dell'Impero romano. Di stampo più propriamente cinico sono le orazioni ''Sulla tirannide'', dette anche "diogeniche", che condannano l'atteggiamento tirannico del cattivo sovrano (alludendo forse a [[Domiziano]]).<ref name="Montanari608"/>
 
Merita una menzione particolare l'autore anonimo del ''[[Trattato del Sublime]]'' (databile agli inizi del [[I secolo]]), una delle più importanti opere della critica retorico-letteraria. Rappresenta una lunga disamina sul [[sublime]], lo stile [[Retorica|retorico]] cosiddetto elevato, che ha lo scopo di ammaliare il pubblico toccando le corde del [[sentimento]] e delle [[Emozione|emozioni]] (''[[pathos]]'').<ref name="Montanari608">Franco Montanari, ''La letteratura greca in età imperiale'', p. 608.</ref> L'anonimo scrive per un [[nobile (aristocrazia)|nobile]] romano appassionato di [[letteratura greca]], tale Postumio Floro Terenziano.<ref>''Del Sublime'' cap. 1.</ref> Il suo intento è di esaminare cosa sia lo stile [[sublime]], ovvero ciò che «induce a sentimenti e riflessioni più alte di quanto in esso è stato detto» e che quindi produce su tutti i lettori, e non solo su alcuni, un'impressione durevole. L'opera è polivalente, poiché oltre alla retorica e alla critica letteraria abbraccia temi [[Etica|etici]] ed estetici, ricorrendo a uno stile brillante, ben diverso da quello pedante della manualistica tradizionale. Si può quindi dire che il ''Sublime'' si pone come un'opera a sé stante, inquadrato in una dimensione artistica autonoma sottolineata dallo stile epistolare dell'opera stessa.<ref name="Guidorizzi533">G. Guidorizzi, ''Il mondo letterario greco'', p. 533.</ref> Inoltre, non va dimenticato l'intento squisitamente [[Educazione|pedagogico]] del Trattato, ovvero far attingere, insegnandolo loro, lo stile sublime alle future generazioni di "uomini politici", nel senso che al termine dava Aristotele. Il Trattato è infine un ''unicum'' anche per la lingua utilizzata, che mescola forme della ''[[koinè]]'' ellenistica con stilemi elevati, espressioni tecniche, [[Metafora|metafore]], forme classiche e ricercate che producono un ''[[pastiche]]'' letterario al limite della sperimentazione linguistica.<ref name="Guidorizzi533"/>
 
[[File:Plutarch delphi 1.jpg|thumb|upright=0.7|Busto di [[Plutarco]], oggi conservato al museo archeologico di [[Delfi (città antica)|Delfi]].]]
 
Sempre a questo periodo appartengono retori come [[Apollodoro di Pergamo]] (104 - 22 a.C.), caposcuola della setta degli «[[Apollodorei]]», [[Teodoro di Gadara]] (I secolo a.C.), caposcuola dei «[[Teodorei]]»; [[Elio Teone]] (I-II secolo) di cui si conservano una collezione di esercizi preparatori (in greco antico Προγυμνάσματα, traslitterato in Progymnàsmata) pensati per la formazione degli oratori;<ref>Franco Montanari, ''La letteratura greca in età imperiale'', p. 606.</ref> [[Alessandro figlio di Numenio]] (II secolo), autore di un breve trattato di retorica ''Sulle figure di pensiero e di parola'' ({{polytoniclang|grc|Περὶ τῶν τῆς διανοίας καὶ τῆς λέξεως σχημάτων}}), che fu la fonte dell'opera ''De figuris sententiarum et elocutionis'' di [[Aquila Romano]], come già notava [[Giulio Rufiniano]];<ref>{{cita|Rufiniano|p. 159}}.</ref> [[Apsine]] di [[Gadara]] (III secolo), studiò a [[Smirne]] ed insegnò ad [[Atene]] diventando uno tra i personaggi più eloquenti del periodo e potendo accedere, grazie all'imperatore [[Massimino Trace]], al [[console (storia romana)|consolato]]; [[Cassio Longino (retore)|Cassio Longino]] (213 - 273), ebbe come allievo [[Porfirio]], tenne lezioni di filosofia, [[critica letteraria]], ma anche retorica e [[grammatica]],<ref>''Historia Augusta'', Aureliano 30; ''Suda'', Longino.</ref> e la sua conoscenza divenne così vasta che [[Eunapio]] lo chiamò «biblioteca vivente» o «museo che cammina».<ref name="Montanari607">Franco Montanari, ''La letteratura greca in età imperiale'', p. 607.</ref>
 
Ricordiamo anche [[Claudio Eliano]] (170 - 235 ca.) di [[Preneste]], il quale riuscì ad impadronirsi della lingua greca in modo impeccabile, esercitando poi retorica a Roma. Le sue sono opere compilatorie, che non si avvalgono di osservazioni autoptiche, né di un'accurata scelta delle fonti, né di criteri di selezione. Raccoglitore di dati, per lo più a carattere aneddotico, inverosimile quando non paradossale, Eliano si colloca nell'alveo della paradossografia, mosso più che da interessi scientifici o storiografici, dall'attenzione per il meraviglioso e l'insolito.<ref name="Montanari609"/> Altri due personaggi di primo piano sono:
* [[Plutarco]] di [[Cheronea]] (45 - 125 ca.) con una raccolta miscellanea di 78 scritti sotto il titolo di ''[[Moralia]]'' (che trattano di temi etici, pedagogici, politici, di filosofia e religione, di scienze naturali, fino all'erudizione antiquaria e alla retorica) e 23 coppie di ''[[Vite parallele]]'' che accostano le biografie di personaggi greci a quelle di romani, con un breve confronto finale.<ref>Franco Montanari, ''La letteratura greca in età imperiale'', p. 610.</ref>
* [[Luciano di Samosata]] (120 - 180 ca.) risulta un osservatore curioso, penetrante ed ironico del suo tempo. Assorbì la cultura greca così in profondità da diventare uno dei maggiori esponenti del suo tempo.<ref>Franco Montanari, ''La letteratura greca in età imperiale'', pp. 610-611.</ref> La produzione letteraria di Luciano spazia su generi ed argomenti tra loro molto differenti, ma con una costante di fondo: la critica e la satira nei confronti delle scuole ufficiali. La sua fama è però soprattutto legata ai dialoghi, alcuni dei quali sono raggruppati in modo da formare delle serie organiche (i ''[[Dialoghi degli dei]]'', i ''[[Dialoghi marini]]'', i ''[[Dialoghi dei morti (Luciano)|Dialoghi dei morti]]'', i ''[[Dialoghi delle cortigiane]]''), mentre il gruppo più importante è costituito dai dialoghi di contenuto morale, filosofico e religioso, caratterizzati da una vis satirica e polemica, acre soprattutto verso i [[cinicocinismo|cinici]], e da una evidente simpatia verso [[Epicuro]]: tra questi, si segnalano ''Menippo o la necromanzia'', ''Icaromenippo'', ''Caronte'', ''Zeus confutato'', ''Zeus tragedo'', ''[[Prometeo o il Caucaso]]'', l{{'<nowiki></nowiki>}}''Assemblea degli dei'', ''Due volte accusato'', la ''Vendite delle vite all'asta'' e l{{'}}''[[Alessandro o il falso profeta]]'', ''[[Demonatte (filosofo)|La vita di Demonatte]]'', ''[[Peregrino Proteo|La morte di Peregrino]]''.
 
=== Poesia ===
{{Vedi anche|Epigramma|poesia didascalica}}
[[File:Mesomede's Hymns.jpg|left|thumb|upright=0.9|Pagina del libro ''Dialogo della musica antica e della moderna'' di [[Vincenzo Galilei]], che contiene il testo e la notazione musicale dei tre inni di [[Mesomede di Creta]]. Il primo (in alto nella prima colonna) è l'inno alla musa [[Calliope]], il secondo (a cavallo tra la prima e la seconda colonna) è l'inno al [[Sole]], l'ultimo è quello dedicato a [[Nemesi]].]]
 
Il genere poetico, pur non prevalendo su quello della prosa, conserva una sua vitalità, anche se rimane privo di grandi componimenti. Il fenomeno poetico maggiormente rilevante risulta l'[[epigramma]]. Dopo le grandi creazioni di epoca ellenistica, vengono riprese le tematiche e lo stile degli epigrammi risulta sempre formato da brevi [[distico elegiaco|distici elegiaci]]. I principali rappresentanti del periodo sono: [[Crinagora di Mitilene]] e [[Antipatro di Tessalonica]] dell'[[età augustea]]; [[Marco Argentario]], [[Lucillio]] e [[Filippo di Tessalonica]] del [[I secolo]]; [[Stratone di Sardi]] e [[Rufino (epigrammista)|Rufino]] del [[II secolo]]. Il genere poi comincerà a declinare per tornare a rinascere solo qualche secolo più tardi.<ref name="Montanari588">Franco Montanari, ''La letteratura greca in età imperiale'', p. 588.</ref>
 
La [[poesia didascalica]] ottenne risultati assai modesti. Il più importante rappresentante di questo genere letterario fu [[Dionigi il Periegeta]], autore di una ''[[Periegesi della Terra]]'', poemetto in 1187 esametri di gusto tardo ellenistico e databile all'epoca dell'[[imperatore romano]], [[Adriano (imperatore romano)|Adriano]]. Altri autori, sempre di questo genere, furono [[Oppiano di Anazarbo]] (II-III secolo?), il quale scrisse un poema sulla pesca (''[[Halieutica (Oppiano)|Halieutica]]''), dedicato agli imperatori [[Marco Aurelio]] e al figlio [[Commodo]]. Il suo omonimo, [[Oppiano di Apamea]], scrisse un poema sulla caccia (''[[Cynegetica (Oppiano)|Cynegetica]]''), dedicato all'imperatore [[Caracalla]], verosimilmente databile dopo il [[211]].<ref name="Montanari589"/>
 
Altro autore del periodo fu [[Mesomede di Creta]], citaredo, lirico e [[liberto]] dell'imperatore [[Adriano (imperatore romano)|Adriano]]. Si racconta che avesse composto un [[panegirico]] sul suo favorito [[Antinoo]] chiamato ''Inno Citaredico'' ([[Suda (enciclopedia)|Suda]]). Di lui si conoscono tredici componimenti in metri vari, tra cui due [[epigrammi]], contenuti nell<nowiki>{{'</nowiki>}}Anthologia Graeca<ref>''[[Antologia palatinaPalatina]]'', XIV, 63; XVI, 323.</ref> e un inno a [[Nemesi]].<ref>[http://www.liminalityland.com/citharode.htm liminalityland.com<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref> Cosa assai importante è il fatto che a noi siano giunte alcune annotazioni musicali, un raro esempio di [[Musica nell'antica Grecia|musica antica]].<ref name="Montanari590">Franco Montanari, ''La letteratura greca in età imperiale'', p. 590.</ref>
 
Incerta appare la cronologia di alcuni componimenti poetici [[orfismo|orfici]], databili al III secolo o successivi. Ci rimangono un paio di poemetti in esametri,: comele l<nowiki>'</nowiki>''Argonautika[[Argonautiche orfiche]]'' (sul mito degli [[Argonauti]]), in quasi 1.400{{formatnum:1400}} versi, e lai ''Lithika'' (suppasulle proprietà delle pietre) in 774 versi. Vi è poi una raccolta di 87 ''[[Inni orfici|Inni]]'', sempre in esametri, per un totale di oltre 1.100{{formatnum:1100}} versi; ed i cosiddetti ''Versi aurei'', attribuiti a [[Pitagora]], ma di evidente rielaborazione alto imperiale.<ref name="Montanari590"/>
 
Con riferimento alla poesia oracolare, l'opera più importante è gli ''[[Oracoli sibillini]]''. Sono 12 libri (su 14 originali, messi insieme da un redattore del [[V secolo]])<ref>I libri sono numerati da I a XIV, ma mancano i libri numerati con IX e X ({{cita|Monaca|p. 18}}).</ref> in [[lingua greca|greco]] di contenuto assai eterogeneo, scritti in circa 4.200{{formatnum:4200}} [[esametri]] e contenenti varie [[profezia|profezie]] circa eventi storici futuri (in particolare sulla vita pubblica e le catastrofi naturali), con elementi ebraici e cristiani. E sempre a questo periodo apparterrebbero gli ''[[Oracoli caldaici]]'', una raccolta di rivelazioni sapienziali appartenenti alla tradizione [[Religioni misteriche|misterica]] greco-romana, scritti probabilmente al tempo di [[Marco Aurelio]], da [[Giuliano il Teurgo]]. Si componevano di [[esametro|esametri]] [[Omero|omerici]] in cui veniva [[Rivelazione|rivelata]] la sapienza [[divino|sapienza divina]]. Essi facevano riferimento alla sapienza [[Babilonia (regione storica)|babilonese]], dotati di un sincretismo di elementi [[Neopitagorismo|neopitagorici]], [[platonismo|platonici]], [[stoicismo|stoici]] e orientali.<ref name="Montanari590"/><ref>[[Giovanni Reale]], ''Rinascita del platonismo e del pitagorismo'', Milano 2004, pp. 312-3313.</ref>
 
=== Romanzo ===
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[[File:François-Louis Français-Paysage avec Daphnis et Chloé-Détail.jpg|left|thumb|upright=1.3|''Dafni e Cloe'' (olio su tela di [[François-Louis Français]], [[Musée d'Orsay]] [[1897]]).]]
 
Il [[romanzo greco|romanzo]] in prosa fu forse la più grossa novità del periodo alto imperiale. Anche se le prime testimonianze di questo genere letterario risalirebbero al [[II secolo a.C.]]. tuttavia i primi romanzi a noi pervenuti in modo integrale, attraverso le traduzioni bizantine, appartengono all'età imperiale.<ref name="Montanari591"/>
 
Pochi sono i romanzi greci conservati per intero (nei [[Codice (filologia)|codici]] [[Medioevo|medievali]]). Sono romanzi d'amore e presentano quasi tutti uno schema fisso: due giovani si incontrano e si innamorano, ma la coppia viene separata ed è soggetta ad una serie di peripezie e disavventure volute dagli [[Dèi greci|dèi]] o dal destino (''[[Tyche]]''), che li vede eroi passivi; al termine del romanzo i due giovani si ricongiungono felicemente.<ref name="Montanari592">Franco Montanari, ''La letteratura greca in età imperiale'', p. 592.</ref>
 
Si possono notare numerose analogie sia con le trame delle [[commedia greca|commedie]] (anche se i romanzi risultano solitamente più complicati e avventurosi), sia con il materiale novellistico (in particolare con la ''[[fabula milesia]]'') e sia con una certa [[storiografia greca|storiografia]] volta all'intrattenimento ed al diletto del lettore.<ref name="Montanari592"/>
 
Almeno inizialmente notiamo una predilezione verso il "[[romanzo storico]]", dove alcuni personaggi sono realmente esistiti, come nel caso del "''[[Romanzo di Nino]]''" dove si raccontano le avventure del diciassettenne [[Nino (re)|Nino]], re capostipite del [[regno assiro]], innamorato della cugina [[Semiramide]], quattordicenne.<ref name="Montanari593">Franco Montanari, ''La letteratura greca in età imperiale'', p. 593.</ref>
 
Pervenuto nel ''corpus'' delle opere di [[Luciano di Samosata]] è ''[[Lucio o l'asino]]'', breve romanzo in cui si racconta di un tale Lucio che, a causa dell'uso maldestro di filtri magici, si trasforma in un asino al posto di un uccello e che al termine della storia riuscirà a recuperare la forma umana. Sembra che la trama di questo romanzo sia derivata integralmente da un'opera di un certo [[Lucio dadi PatrassoPatre]] ([[I-II secolo a.C.|II]]-[[I secolo a.C.]]), il quale ispirò non solo Luciano di Samosata, che scrisse in greco, ma anche [[Apuleio]] con le sue ''[[Le metamorfosi (Apuleio)|Le metamorfosi o l'asino d'oro]]'', scritte in [[lingua latina|latino]].<ref name="Montanari594">Franco Montanari, ''La letteratura greca in età imperiale'', p. 594.</ref>
 
[[File:Byzantinischer Mosaizist des 5. Jahrhunderts 002.jpg|thumb|upright=1.3|Lucio divenuto asino e il suo padrone, ispirato al romanzo "[[Lucio o l'asino]]".]]
Ricordiamo alcunii deicinque romanzi a noi pervenuti in modo integrale:
* ''[[Le avventure di Cherea e Calliroe]]'' di [[Caritone]] di Afrodisia (risalente ad un periodo compreso tra il [[I secolo a.C.]] e la prima metà del [[II secolo]] d.C.);
* ''[[Leucippe e Clitofonte]]'' di [[Achille Tazio (romanziere)|Achille Tazio]] (II secolo);
* ''Dafni[[Abrocome e CloeAnzia]]'' di [[LongoSenofonte SofistaEfesio]] ([[IIIII secolo]]);
* ''Abròcome[[Gli amori pastorali di Dafni e AnziaCloe]]'' di [[SenofonteLongo EfesioSofista]] (II[[III secolo]]);
* ''Le [[Etiopiche]]'', o ''Teàgene e Caricléa'', di [[Eliodoro di Emesa|Eliodoro]] (III - [[IV secolo]]).
 
Vi sarebbero poi un paio di romanzi che raccontano della [[guerra di Troia]], secondo il modello del «testimone oculare» degli eventi, scritti da [[Ditti Cretese]] e [[Darete Frigio]]. Inizialmente conosciuti solo nella versione latina, in seguito si scoprirono dei ritrovamenti papiracei che ne determinarono la loro origine greca ([[I secolo]]). Nella ''[[Ephemeris Belli Troiani]]'', Ditti Cretese racconta la guerra di Troia, vista dalla parte dei Greci, grazie all'aiuto di un diario personale; Darete Frigio racconta la stessa guerra dalla parte dei Troiani nel suo ''[[Daretis Phrigii de excidio Trojae Historia|De excidio Trojae Historia]]''.<ref name="Montanari594"/>
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=== Storiografia ===
{{Vedi anche|Storiografia greca|storiografia romana}}
[[File:Stele des Polybios.jpg|thumb|upright=0.7|Il grande storico greco [[Polibio]]]]
Il tema principale delle storiografia greca, a partire dalle fasi finali dell'[[ellenismo|età ellenistica]], fu l'espansionismo romano, il suo consolidamento quale potenza egemone dell'intero Mediterraneo e il fatto che rappresentasse ormai il perno unificante dell'intero mondo conosciuto.<ref name="Montanari595" /> Ḕ ovvio che in [[impero romano|età imperiale]], i temi affrontati dagli storici fossero romanocentrici. Non mancavano però opere antiromane, dove erano messi in evidenza tematiche come la decadenza morale, la corruzione della classe politica, lo sfruttamento delle [[province romane]] e le vessazioni subite dalle popolazioni locali che portavano a rivolte più o meno aperte contro il dominio del conquistatore romano. La visione positiva e universalistica di Roma, prima conquistatrice con le armi e poi pacificatrice con la pace sociale, la troviamo in autori come [[Dionisio di Alicarnasso]] (vedi sotto), [[Nicola Damasceno]] (politico e storico, consigliere di [[Erode il Grande]]), [[Filone di Alessandria]], [[Dione di Prusa]] (40 - 120) e [[Elio Aristide]] (117 - 180).<ref name="Montanari596">Franco Montanari, ''La letteratura greca in età imperiale'', p. 596.</ref>
 
[[File:Portret van Flavius Josephus, RP-P-1906-2507.jpg|thumb|Lo storico ebraico [[Flavio Giuseppe]] che scrisse in greco.]]
Il tema principale delle storiografia greca, a partire dalle fasi finali dell'[[ellenismo|età ellenistica]], fu l'espansionismo romano, il suo consolidamento quale potenza egemone dell'intero Mediterraneo e il fatto che rappresentasse ormai il perno unificante dell'intero mondo conosciuto.<ref name="Montanari595">Franco Montanari, ''La letteratura greca in età imperiale'', p. 595.</ref> Ḕ ovvio che in [[impero romano|età imperiale]], i temi affrontati dagli storici fossero romanocentrici. Non mancavano però opere antiromane, dove erano messi in evidenza tematiche come la decadenza morale, la corruzione della classe politica, lo sfruttamento delle [[province romane]] e le vessazioni subite dalle popolazioni locali che portavano a rivolte più o meno aperte contro il dominio del conquistatore romano. La visione positiva e universalistica di Roma, prima conquistatrice con le armi e poi pacificatrice con la pace sociale, la troviamo in autori come [[Dionisio di Alicarnasso]] (vedi sotto), [[Nicola Damasceno]] (politico e storico, consigliere di [[Erode il Grande]]), [[Filone di Alessandria]], [[Dione di Prusa]] (40 - 120) e [[Elio Aristide]] (117 - 180).<ref name="Montanari596">Franco Montanari, ''La letteratura greca in età imperiale'', p. 596.</ref>
 
[[File:Polybios.jpg|thumb|upright=0.7|Il grande storico greco [[Polibio]]]]
[[File:Josephusbust.jpg|thumb|upright=0.7|Lo storico ebraico [[Flavio Giuseppe]] che scrisse in greco.]]
 
Gli storici greci più importanti del periodo provenivano dalle province orientali di cultura greca. Essi scrissero di politica e di problemi attuali della vita imperiale, avendo potuto prenderne spesso direttamente parte. Il modello storiografico è quindi di tipo [[Tucidide|tucideo]]-[[Polibio|polibiano]], ancorato saldamente alla realtà contemporanea e alle cause che ne derivano. Dal passato si ricava esperienza per il presente, ogni tematica può essere animata da aspetti morali e civili, oltreché da un impegno politico.<ref name="Montanari597">Franco Montanari, ''La letteratura greca in età imperiale'', p. 597.</ref> I personaggi più significativi di questo periodo storico, greco-romano, furono in ordine cronologico:
 
* [[Polibio]] (206 – 124 a.C.), greco che credeva fermamente nella [[Lega Acheaachea]]. Dopo essere stato catturato dai Romani e condotto a Roma, egli s’incaricòs'incaricò di documentare la "storia di Roma" per spiegare le tradizioni romane ai suoi connazionali. Voleva convincerli ad accettare la dominazione romana come una verità universale. Del suo lavoro principale, le ''[[Storie (Polibio)|''Storie'']]'', ci sono pervenuti i primi cinque libri e lunghi frammenti ed [[epitomi]] del resto.
* [[Diodoro Siculo]] (90 - 27 a.C.) fu uno storico greco di [[Agiro]] (presso [[Enna]]), la cui opera principale fu la ''[[Bibliotheca historica]]'', che consisteva di quaranta libri e fu concepita come una storia universale dall'epoca mitologica fino al [[primo secolo a.C.]]. Diodoro utilizzò uno stile semplice e diretto nello scrivere, e per le sue informazioni si basò abbondantemente su numerose fonti di ogni genere, costituendo egli stesso una notevole fonte storica e di erudizione. I suoi scritti subirono certamente influenze cesariane.<ref name="Montanari595"/>
 
* [[Dionigi di Alicarnasso]] (60 – 7 a.C. ca.) fu uno storico e retore greco che visse a Roma in epoca augustea. La sua opera più importante fu ''[[Antichità romane (Dionigi di Alicarnasso)|Antichità romane]]'', dove raccontava la storia di Roma, dai [[fondazione di Roma|primordi]] fino alla [[prima guerra punica]]; composta da 20 libri, oggi contribuisce a riempire alcune lacune dei racconti di Tito Livio. Dionigi sosteneva la tesi della grecità di Roma, tanto da considerarla parte integrante del mondo greco; vedeva nell'Impero romano di Augusto un ''modus vivendi'' universale, sotto l'egida della cultura classica greca.<ref name="Montanari596"/>
*[[Diodoro Siculo]] (90 - 27 a.C.) fu uno storico greco di [[Agiro]] (presso [[Enna]]), la cui opera principale fu la ''[[Bibliotheca historica]]'', che consisteva di quaranta libri e fu concepita come una storia universale dall’epoca mitologica fino al [[primo secolo a.C.]]. Diodoro utilizzò uno stile semplice e diretto nello scrivere, e per le sue informazioni si basò abbondantemente su numerose fonti di ogni genere, costituendo egli stesso una notevole fonte storica e di erudizione. I suoi scritti subirono certamente influenze cesariane.<ref name="Montanari595"/>
* [[Flavio Giuseppe]] di [[Gerusalemme]] (37 – 100 ca.) fu uno storico ed [[Apologetica|apologeta]] ebreo, che scrisse in greco. Le sue opere principali sono la ''[[Guerra giudaica (Flavio Giuseppe)|Guerra giudaica]]'' (storia sulla [[prima guerra giudaica]]) e le ''[[Antichità giudaiche]]'' (storia degli ebrei fino a [[Nerone]]). Alle critiche rivolte a quest'ultimo scritto egli rispose con un'opera apologetica, ''[[Contro Apione]]''. Egli credeva che fosse inutile ribellarsi a Roma, sebbene il suo potere si basasse sulla violenza contro i popoli sottomessi. Egli cercò di indicare al suo popolo la via per una sopravvivenza tranquilla. Egli sviluppò anche il tema della priorità della cultura ebraica rispetto ai Greci.<ref name="Montanari598"/> Fu influenzato da Tucidide e da Polibio e fu appoggiato dall'Imperatore Tito. Sebbene molti critici pensano che sia stato un traditore della sua gente, i suoi scritti mostrano che fu un difensore zelante della fede e della cultura ebree.
 
* [[Appiano di Alessandria]] (95 ca. - 165), fu avvocato ed ottenne la carica di procuratore nella [[Egitto (provincia romana)|provincia d'Alessandria e Egitto]]. Ammiratore dell'Impero romano e della [[dinastia degli Antonini]], sotto i quali credeva di vivere una nuova "età dell'oro", scrisse una ''[[Storia romana (Appiano)|Storia Romana]]'' (Ρωμαικά) in 24 libri, che è un insieme di [[monografia|scritti monografici]] dove esponeva la storia dell{{'}}''[[Roma (città antica)|Urbs]]'' dalle origini alla morte dell'imperatore [[Traiano]] ([[98]]-[[117]]).<ref name="Montanari597"/>
*[[Dionigi di Alicarnasso]] (60 – 7 a.C. ca.) fu uno storico e retore greco che visse a Roma in epoca augustea. La sua opera più importante fu ''[[Antichità romane (Dionigi di Alicarnasso)|Antichità romane]]'', dove raccontava la storia di Roma, dai [[fondazione di Roma|primordi]] fino alla [[prima guerra punica]]; composta da 20 libri, oggi contribuisce a riempire alcune lacune dei racconti di Tito Livio. Dionigi sosteneva la tesi della grecità di Roma, tanto da considerarla parte integrante del mondo greco; vedeva nell'Impero romano di Augusto un ''modus vivendi'' universale, sotto l'egida della cultura classica greca.<ref name="Montanari596"/>
* [[Flavio Arriano]] (95 ca. - 175), originario di [[Nicomedia]] in [[Bitinia]], fu allievo del [[filosofo]] [[stoico]] [[Epitteto]], del quale trascrisse il ''Manuale'' e le ''Diatribe''. Trasferitosi a [[Roma]], divenne amico dell'imperatore [[Publio Elio Traiano Adriano|Adriano]], sotto al quale fu ''[[consul suffectus]]'', [[senatore]], e [[governatore provinciale romano]]. Trasferitosi ad [[Atene]] sotto l'imperatore [[Antonino Pio]], scoprì la sua vocazione storiografica, cominciando la stesura delle sue opere principali. Nella città greca ricoprì la carica di [[arconte]]. Scrisse diverse opere su argomenti svariati come il ''[[Periplus Ponti Euxini]]'' (Περίπλους Εὐξείνου πόντου; resoconto di un viaggio di servizio nell'Est del [[Ponto eusino]]), ''Cinegetico'' (trattato sulla [[caccia]]) e ''[[Tactica (Arriano)|Tactica]]'' (Τέχνη τακτική; trattato di [[arte militare]]). L'attività principale fu però in ambito storiografico con l{{'}}''[[Anabasi di Alessandro]]'' (᾿Ανάβασις ᾿Αλεξάνδρου; sulle vicende di [[Alessandro Magno]]) e gli ''[[Indikà|Indica]]'' (᾿Ινδικὴ συγγραϕή; sull'[[India]], per i quali si servì dei contributi di [[Nearco (condottiero)|Nearco]], ammiraglio di Alessandro, e di [[Eratostene di Cirene]]).<ref name="Montanari597"/>
 
* [[Cassio Dione Cocceiano]] (155 - 235) fu un distinto senatore greco originario di [[Nicea]]. Trascorse la maggior parte della sua vita a servizio dell'Impero. Fu [[senatore]] sotto [[Commodo]]. In seguito fu [[console (storia romana)|console ''suffetto'']], poi proconsole in [[Africa (provincia romana)|Africa]] e in [[Pannonia (provincia romana)|Pannonia]]. [[Alessandro Severo]] lo fece eleggere console per la seconda volta, nel [[229]] insieme a lui.<ref name="Montanari597"/> Grazie ad un livello di conoscenza diretta nella vita pubblica, scrisse una ''[[Storia romana (Cassio Dione)|Storia romana]]'' di ottanta libri, che narrava le vicende di Roma dalle sue origini al 229. In quest'opera predomina il cambiamento dalla repubblica romana ad una monarchia di imperatori, l'unica, secondo Cassio Dione, che poteva consentire a Roma di avere un governo stabile. Oggi, l'unica parte rimastaci della Storia romana è quella dal 69 a.C. al 46 d.C..
*[[Flavio Giuseppe]] di [[Gerusalemme]] (37 – 100 ca.) fu uno storico ed [[Apologetica|apologeta]] ebreo, che scrisse in greco. Le sue opere principali sono la [[Guerra giudaica (Flavio Giuseppe)|''Guerra giudaica'']] (storia sulla [[prima guerra giudaica]]) e le ''[[Antichità giudaiche]]'' (storia degli ebrei fino a [[Nerone]]). Alle critiche rivolte a quest'ultimo scritto egli rispose con un'opera apologetica, ''[[Contra Apionem]]''. Egli credeva che fosse inutile ribellarsi a Roma, sebbene il suo potere si basasse sulla violenza contro i popoli sottomessi. Egli cercò di indicare al suo popolo la via per una sopravvivenza tranquilla. Egli sviluppò anche il tema della priorità della cultura ebraica rispetto ai Greci.<ref name="Montanari598"/> Fu influenzato da Tucidide e da Polibio e fu appoggiato dall'Imperatore Tito. Sebbene molti critici pensano che sia stato un traditore della sua gente, i suoi scritti mostrano che fu un difensore zelante della fede e della cultura ebree.
* [[Erodiano]] (170 - 250), fu autore di una storia degli [[imperatori romani]], ''[[Storia dell'impero dopo Marco Aurelio]]'' (''Τῆς μετὰ Μάρκον βασιλείας ἰστορίαι''), in otto libri, che narrano in una lingua greca semplice e chiara, esemplata su [[atticismo|modelli attici]], 59 anni della storia imperiale, dal [[180]], anno della morte di [[Marco Aurelio]], al [[238]], regno congiunto di [[Pupieno]] e [[Decimo Celio Calvino Balbino|Balbino]]. La sua storia venne continuata in seguito da [[Publio Erennio Dessippo|Dexippo]] con una ''Cronaca'' che giungeva al [[270]] (lavoro a sua volta proseguito da [[Eunapio]] fino al [[404]]).<ref name="Montanari598">Franco Montanari, ''La letteratura greca in età imperiale'', p. 598.</ref>
 
*[[Appiano di Alessandria]] (95 ca. - 165), fu avvocato ed ottenne la carica di procuratore nella [[Egitto (provincia romana)|provincia d'Alessandria e Egitto]]. Ammiratore dell'Impero romano e della [[dinastia degli Antonini]], sotto i quali credeva di vivere una nuova "età dell'oro", scrisse una ''[[Storia romana (Appiano)|Storia Romana]]'' (Ρωμαικά) in 24 libri, che è un insieme di [[monografia|scritti monografici]] dove esponeva la storia dell<nowiki>'</nowiki>''[[Roma antica|Urbs]]'' dalle origini alla morte dell'imperatore [[Traiano]] ([[98]]-[[117]]).<ref name="Montanari597"/>
 
*[[Flavio Arriano]] (95 ca. - 175), originario di [[Nicomedia]] in [[Bitinia]], fu allievo del [[filosofo]] [[stoico]] [[Epitteto]], del quale trascrisse il ''Manuale'' e le ''Diatribe''. Trasferitosi a [[Roma]], divenne amico dell'imperatore [[Publio Elio Traiano Adriano|Adriano]], sotto al quale fu ''[[consul suffectus]]'', [[senatore]], e [[governatore provinciale romano]]. Trasferitosi ad [[Atene]] sotto l'imperatore [[Antonino Pio]], scoprì la sua vocazione storiografica, cominciando la stesura delle sue opere principali. Nella città greca ricoprì la carica di [[arconte (storia)|arconte]]. Scrisse diverse opere su argomenti svariati come il ''[[Periplus Ponti Euxini]]'' (Περίπλους Εὐξείνου πόντου; resoconto di un viaggio di servizio nell'Est del [[Ponto eusino]]), ''Cinegetico'' (trattato sulla [[caccia]]) e ''[[Tactica]]'' (Τέχνη τακτική; trattato di [[arte militare]]). L'attività principale fu però in ambito storiografico con l<nowiki>'</nowiki>''[[Anabasi di Alessandro]]'' (᾿Ανάβασις ᾿Αλεξάνδρου; sulle vicende di [[Alessandro Magno]]) e l<nowiki>'</nowiki>''[[Indikà|Indica]]'' (᾿Ινδικὴ συγγραϕή; sull'[[India]], per la quale si servì dei contributi di [[Nearco (condottiero)|Nearco]], ammiraglio di Alessandro, e di [[Eratostene di Cirene]]).<ref name="Montanari597"/>
 
*[[Cassio Dione]] (155 - 235) fu un distinto senatore greco originario di [[Nicea]]. Trascorse la maggior parte della sua vita a servizio dell'Impero. Fu [[senatore]] sotto [[Commodo]]. In seguito fu [[console (storia romana)|console ''suffetto'']], poi proconsole in [[Africa (provincia romana)|Africa]] e in [[Pannonia (provincia romana)|Pannonia]]. [[Alessandro Severo]] lo fece eleggere console per la seconda volta, nel [[229]] insieme a lui.<ref name="Montanari597"/> Grazie ad un livello di conoscenza diretta nella vita pubblica, scrisse una [[Storia romana (Cassio Dione)|''Storia romana'']] di ottanta libri, che narrava le vicende di Roma dalle sue origini al 229. In quest'opera predomina il cambiamento dalla repubblica romana ad una monarchia di imperatori, l'unica, secondo Cassio Dione, che poteva consentire a Roma di avere un governo stabile. Oggi, l'unica parte rimastaci della Storia romana è quella dal 69 a.C. al 46 d.C..
 
*[[Erodiano]] (170 - 250), fu autore di una storia degli [[imperatori romani]], ''Storia dell'impero dopo Marco Aurelio'' (''Τῆς μετὰ Μάρκον βασιλείας ἰστορίαι''), in otto libri, che narrano in una lingua greca semplice e chiara, esemplata su [[atticismo|modelli attici]], 59 anni della storia imperiale, dal [[180]], anno della morte di [[Marco Aurelio]], al [[238]], regno congiunto di [[Pupieno]] e [[Balbino]]. La sua storia venne continuata in seguito da [[Dexippo]] con una ''Cronaca'' che giungeva al [[270]] (lavoro a sua volta proseguito da [[Eunapio]] fino al [[404]]).<ref name="Montanari598">Franco Montanari, ''La letteratura greca in età imperiale'', p. 598.</ref>
 
=== Teatro ===
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=== Trattato scientifico ===
[[File:Galen detail.jpg|thumb|left|upright=0.7|[[Claudio Galeno di Pergamo]], massimo esponente della [[medicina romana]] della fine del [[II secolo]]/inizi del [[III secolo]] ([[Litografia (arte)|litografia]] di Pierre Roche Vigneron).]]
 
Notevole fu lo sviluppo delle discipline scientifiche e della letteratura ad esse dedicata, sebbene non sia facile distinguere quella strettamente «scientifica» da quella filosofica.<ref name="Montanari602"/> Basta ricordare la grande tradizione della [[geografia]] greca, che ebbe in [[Strabone]] (60 a.C. - 23 d.C.) uno dei massimi esponenti di questa disciplina.<ref name="Montanari603">Franco Montanari, ''La letteratura greca in età imperiale'', p. 603.</ref> Dopo molti viaggi, Strabone tornò ad Amasea, dove cominciò a redigere una ''Storia'' in 43 libri (nessuno dei quali ci è pervenuto), che nelle sue intenzioni avrebbe dovuto essere la continuazione dell'opera di [[Polibio]]. Passò poi alla compilazione di una ''[[Geografia (Strabone)|Geografia]]'' in 17 libri, pensata come complementare dell'opera storica, che ci è pervenuta per intero, salvo alcune parti mancanti del libro VII.
 
L'antico genere letterario della [[periegesi]] ebbe in [[Pausania il Periegeta|Pausania]] (110 - 180), con la sua ''[[Periegesi della Grecia]]'' ({{polytoniclang|grc|Ἑλλάδος περιήγησις}}), il suo più importante rappresentanti. Egli offre una grande quantità di notizie antiquarie in campo artistico e archeologico. Un altro autore periegetico fu [[Dionigi il Periegeta]], di [[Publio Elio Traiano Adriano|età adrianea]], la cui opera, molto popolare, fu in seguito tradotta in latino da [[Rufio Festo Avieno|Avieno]].<ref name="Montanari603"/>
 
Altra disciplina che ebbe notevole sviluppo fu l'[[astronomia]] con [[Claudio Tolomeo]] (100 - 175 ca.), il quale scrisse anche di matematica, geografia e geometria.<ref name="Montanari603"/> Egli fu considerato uno dei padri della geografia, autore di importanti opere scientifiche, la principale delle quali è il trattato astronomico noto come ''[[Almagesto]]''. Tolomeo formulò un modello [[geocentrico]], in cui solo il [[Sole]] e la [[Luna]], considerati [[pianeti]], avevano il proprio [[epiciclo]], ossia la [[circonferenza]] sulla quale si muovevano, centrata direttamente sulla [[Terra]]. Questo modello del [[sistema solare]], che da lui prenderà il nome di ''[[sistema tolemaico]]'', rimase di riferimento per tutto il mondo occidentale (ma anche arabo) fino a che non fu sostituito dal modello di sistema solare [[eliocentrismo|eliocentrico]] dell'astronomo polacco [[Niccolò Copernico]], già noto, comunque, nell'antica Grecia al tempo del filosofo [[Aristarco di Samo]]. Un'altra opera importante di Tolomeo è la ''[[Geografia (Tolomeo)|Geografia]]'', che contiene un'esposizione delle basi teoriche della geografia matematica e le coordinate di 8.000 diverse località. Le fonti principali dell'opera furono l'opera del geografo [[Marino di Tiro]] e resoconti di viaggi attraverso l'impero romano, la [[Persia]] ed altrove, ma gran parte delle informazioni relative a paesi al di fuori dell'impero erano inaccurate.
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== Note ==
{{<references|2}}/>
 
== Bibliografia ==
<div class="references-medium" style="-moz-column-count: 2; column-count: 2;">
;Fonti primarie
* {{cita libro |autore=[[Appiano di Alessandria]]|titolo=Historia Romana (Ῥωμαϊκά) |cid=Appiano|lingua=grc}} Versione in inglese [http://www.livius.org/ap-ark/appian/appian_0.html qui] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20151120053128/http://www.livius.org/ap-ark/appian/appian_0.html |date=20 novembre 2015 }}.
* {{cita libro |autore=[[Cassio Dione Cocceiano]]|titolo=Historia Romana |url=https://it.wikisource.org/wiki/Autore:Cassio_Dione_Cocceiano|cid=Cassio Dione|lingua=grc}} LXIX-LXXIII [[File:{{simbolo|Wikisource-logo.svg|15px]]15}} Versione in inglese [http://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/Cassius_Dio/home.html qui].
* {{Cita libro|autore=[[Erodiano]]|titolo=Storia dell'impero dopo Marco Aurelio (Τῆς μετὰ Μάρκον βασιλείας ἰστορίαι)|url=|cid=Erodiano|lingua=grc}} Versione in inglese [http://www.livius.org/he-hg/herodian/hre000.html qui] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20150504215548/http://www.livius.org/he-hg/herodian/hre000.html |date=4 maggio 2015 }}.
* {{cita libro|autore=Livio|wkautore=Tito Livio|titolo=Ab Urbe condita libri|url=https://la.wikisource.org/wiki/Ab_Urbe_Condita_libri|cid=Livio|lingua=la}} [[File:{{simbolo|Wikisource-logo.svg|15px]]15}}.
* {{cita libro|autore=Livio|wkautore=Tito Livio|titolo=Periochae|url=https://la.wikisource.org/wiki/Ab_Urbe_Condita_%E2%80%93_Periochae|cid=Livio|lingua=la}} [[File:{{simbolo|Wikisource-logo.svg|15px]]15}}.
* {{cita libro |autore=Marco Aurelio|wkautore=Marco Aurelio|titolo=Colloqui con se stesso|url=https://el.wikisource.org/wiki/%CE%A4%CE%B1_%CE%B5%CE%B9%CF%82_%CE%B5%CE%B1%CF%85%CF%84%CF%8C%CE%BD|cid=Marco Aurelio| lingua=grc}} [[File:{{simbolo|Wikisource-logo.svg|15px]]15}} I-XII.
* {{cita libro|autore=Ovidio|wkautore=Publio Ovidio Nasone|titolo=Epistulae ex Ponto|url=httphttps://la.wikisource.org/wiki/Epistulae_ex_Ponto|cid=Ovidio|lingua=la}} [[File:{{simbolo|Wikisource-logo.svg|15px]]15}};
* {{cita libro |autore=Plutarco|wkautore=Plutarco|titolo=Vite parallele (Βίοι Παράλληλοι)|url=httphttps://el.wikisource.org/wiki/%CE%92%CE%AF%CE%BF%CE%B9_%CE%A0%CE%B1%CF%81%CE%AC%CE%BB%CE%BB%CE%B7%CE%BB%CE%BF%CE%B9|cid=Plutarco| lingua=grc}} [[File:{{simbolo|Wikisource-logo.svg|15px]]15}} (Versione in inglese disponibile [http://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/Plutarch/Lives/home.html qui]).
* {{cita libro|autore=Giulio Rufiniano|wkautore=Giulio Rufiniano|titolo=De figuris sententiarum et elocutionis|cid=Rufiniano|lingua=la}}
* {{cita libro|autore=Strabone|wkautore=Strabone|titolo=Geografia|volume=XII|cid=Strabone|lingua=grc}} [http://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/Strabo/home.html QUI la versione inglese].
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;Letteratura critica
* {{cita libro | cognome=Brizzi | nome=Giovanni | wkautore=Giovanni Brizzi | titolo=Storia di Roma. 1. Dalle origini ad Azio | città=Bologna |anno=1997 | lingua=italiano }}
* {{cita libro|nome=Maria Domitilla|cognome=Campanile|titolo=Il mondo greco verso l'integrazione politica nell'impero|opera=Storia Einaudi dei Greci e dei Romani|editore=Il Sole 24 ORE|città=Milano|anno=2008|volume=8| paginepp=pp. 839-856| lingua=italiano }}
* {{cita libro|autore=Ambrogio Donini|wkautore=Ambrogio Donini|titolo=Breve storia delle religioni|città=Roma|editore=Newton Compton|anno=1991}}
*{{cita libro|nome=Jean Louis|cognome=Ferrary|titolo=La resistenza ai Romani|opera=Storia Einaudi dei Greci e dei Romani|editore=Il Sole 24 ORE|città=Milano|anno=2008|volume=8| pagine=pp. 803-837|lingua=italiano }}
* {{cita libro|nome=AdalbertoJean Louis|cognome=GiovanniniFerrary|titolo=La disintegrazioneresistenza politicaai del mondo ellenisticoRomani|opera=Storia Einaudi dei Greci e dei Romani|editore=Il Sole 24 ORE|città=Milano|anno=2008|volume=8| paginepp=pp. 745803-772| lingua=italiano 837}}
* {{cita libro|autorenome=Erich S.GruenAdalberto|cognome=Giovannini|titolo=«Egemonia»La romanadisintegrazione epolitica del continuitàmondo ellenisticheellenistico|opera=Storia Einaudi dei Greci e dei Romani|editore=Il Sole 24 ORE|città=Milano|anno=2008|volume=8| paginepp=pp. 773745-801| lingua=italiano 772}}
* {{cita libro|autore=GiulioErich GuidorizziS.Gruen|titolo=«Egemonia» romana e continuità ellenistiche|opera=Storia Einaudi dei Greci e dei Romani|editore=Il mondoSole letterario24 grecoORE|città=TorinoMilano|anno=20002008|volume=vol. 3/2|cid=Guidorizzi 20008|linguapp=italiano773-801}}
* {{cita libro|autore=Giulio Guidorizzi|titolo=Il mondo letterario greco|città=Torino|anno=2000|volume=vol. 3/2|cid=Guidorizzi 2000}}
*{{Cita libro |nome=Mariangela |cognome=Monaca |titolo=Oracoli sibillini |editore=Città Nuova |anno=2008 |cid=Monaca | lingua=italiano|id=ISBN 978-88-311-8199-0}}
* {{Citacita libro|nomeautore=Franco|cognome=MontanariAlfred Loisy|wkautore=FrancoAlfred MontanariLoisy|titolo=LaLe letteraturaorigini grecadel in età imperialeCristianesimo|operacittà=Storia Einaudi dei Greci e dei RomaniTorino|editore=Il Sole 24 ORE|città=MilanoEinaudi|anno=2008|volume=17| lingua=italiano 1964}}
* {{Cita libro |nome=Mariangela |cognome=Monaca |titolo=Oracoli sibillini |editore=Città Nuova |anno=2008 |cid=Monaca |isbn=978-88-311-8199-0 }}
* {{Cita libro||[[Luciano Perelli]]|Storia della letteratura latina|1969|Paravia|Torino|ISBN=88-395-0255-6| lingua=italiano|cid=Perelli 1969}}
* {{citaCita libro | nome=Franco|cognome=Piganiol Montanari| nomewkautore=AndréFranco Montanari| titolo=LeLa conquisteletteratura greca in età imperiale|opera=Storia Einaudi dei RomaniGreci e dei Romani|editore=Il Sole 24 ORE|città=Milano |anno=1989 2008| linguavolume=italiano 17}}
* {{Cita libro||[[Luciano Perelli]]|Storia della letteratura latina|1969|Paravia|Torino|ISBN=88-395-0255-6|cid=Perelli 1969}}
*{{cita libro | autore=Giovanni Reale|wkautore=Giovanni Reale|titolo=Per una nuova interpretazione di Platone|ediotre=Vita e Pensiero|città=Milano|anno=2003| lingua=italiano|id=ISBN 88-343-1036-5}}
* {{cita libro | cognome=Piganiol | nome=André | titolo=Le conquiste dei Romani | città=Milano |anno=1989 }}
*{{cita libro | autore=Giovanni Reale|wkautore=Giovanni Reale|titolo=Storia della filosofia greca e romana|opera=Rinascita del platonismo e del pitagorismo, Corpus Hermeticum e Oracoli Caldaici|volume=vol.7|città=Milano|editore=Bompiani|anno=2004| lingua=italiano|id=ISBN 8845211347}}
* {{cita libro | autore=Giovanni Reale|wkautore=Giovanni Reale|titolo=Per una nuova interpretazione di Platone|editore=Vita e Pensiero|città=Milano|anno=2003|isbn=88-343-1036-5}}
* {{Cita libro||[[Ernest Renan]]|Marco Aurelio e la fine del mondo antico|1937|Corbaccio|Milano|cid=Renan 1937| lingua=italiano }}
* {{cita libro | autore=Giovanni Reale|titolo=Storia della filosofia greca e romana|opera=Rinascita del platonismo e del pitagorismo, Corpus Hermeticum e Oracoli Caldaici|volume=vol.7|città=Milano|editore=Bompiani|anno=2004|isbn=88-452-1134-7}}
* {{Cita libro||[[Ernest Renan]]|Marco Aurelio e la fine del mondo antico|1937|Corbaccio|Milano|cid=Renan 1937}}
</div>
 
== Collegamenti esterni ==
* {{Thesaurus BNCF}}
 
{{letteratura greca}}