Giuseppe Solaro: differenze tra le versioni

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{{P|Voce apologetica con due fonti (Tosca e Vincenti) pubblicate da case editrici "ambigue".|biografie|marzo 2022}}
{{Bio
{{Carica pubblica
|Nome = Giuseppe
|nome =
|immagine = Giuseppe Solaro.jpg
|didascalia =
|carica = [[Segretario federale#Regno d'Italia (1922-1945)|Segretario federale]] del [[Partito Fascista Repubblicano]] di [[Torino]]
|mandatoinizio = 8 ottobre [[1943]]
|mandatofine = 23 aprile [[1945]]
|mandato =
|vice di =
|cotitolare =
|capo di stato =
|presidente =
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|vice =
|predecessore = ''carica istituita''
|successore = [[Mario Pavia]]
|legislatura =
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|suffisso onorifico =
|partito = [[Partito Nazionale Fascista]]<small><br/>(fino al 1943)</small> <br> [[Partito Fascista Repubblicano]]<small><br/>(1943-1945)</small>
|titolo di studio = Diploma di [[Geometria]]
|alma mater = [[Università degli Studi di Torino]]
|professione =
|firma =
}}
{{Militare
|Nome = Giuseppe Solaro
|Immagine = Giuseppe Solaro rsi.jpg
|Didascalia = Giuseppe Solaro in uniforme come federale di Torino
|Soprannome =
|Data_di_nascita = 16 maggio 1914
|Nato_a = [[Torino]]
|Data_di_morte = 29 aprile 1945
|Morto_a = [[Torino]]
|Cause_della_morte = Esecuzione
|Luogo_di_sepoltura =
|Etnia = [[Italiani|Italiana]]
|Religione = <!-- solo se enciclopedica -->
|Nazione_servita = {{Bandiera|ITA 1861-1946}} [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]]<br />{{RSI}}
|Forza_armata = [[File:Flag of the Blackshirts.svg|21px]] [[Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale]] <br> [[File:Flag of Italy (1860).svg|21px]] [[Regio Esercito]] <br> [[File:Flag of the Blackshirts.svg|21px]] [[Brigate Nere]]
|Arma =
|Corpo =
|Specialità =
|Unità =
|Reparto =
|Anni_di_servizio = 1937; 1940 - 1943 <br> 1943 - 1945
|Grado =
|Ferite =
|Comandanti =
|Guerre = [[Guerra civile spagnola]] <br> [[Seconda guerra mondiale]]
|Campagne =
|Battaglie = [[Battaglia di Bilbao]]
|Azioni =
|Comandante_di = Ispettore regionale delle [[Brigate Nere]] del [[Piemonte]] <br> I Brigata Nera "Ather Capelli"
|Decorazioni =
|Studi_militari =
|Pubblicazioni =
|Frase_celebre =
|Altro_lavoro =
|Altro_campo =
|Altro =
|Note =
|Ref =
}}{{Bio
|Nome = Giuseppe
|Cognome = Solaro
|Immagine = Giuseppe Solaro.jpg
|Sesso = M
|LuogoNascita = Torino
|GiornoMeseNascita = 16 maggio
|AnnoNascita = 1914
|NoteNascita = <ref>Alcune fonti riportano, come data di nascita, il 12 maggio.</ref>
|LuogoMorte = Torino
|GiornoMeseMorte = 29 aprile
|AnnoMorte = 1945
|Attività = politico
|Epoca = 1900
|Attività = politico
|Attività2 = militare
|Nazionalità = italiano
|PostNazionalità = , segretario provinciale (''federale'') del [[Partito Fascista Repubblicano]] di [[Torino]] e comandante della I [[Brigate Nere|Brigata Nera]] "[[Ather Capelli]]"
}}
 
== Biografia ==
===Gli studi===
Di modesta famiglia, il padre è operaio alle ferrovie, prima prende il diploma di geometra e dopo riesce con sacrificio a conseguire la [[laurea]] in Economia e Commercio a pieni voti, da studente lavoratore, militando nel frattempo nel [[Gruppo Universitario Fascista]] (GUF) di Torino, del quale diventa in breve tempo fiduciario (responsabile cittadino).
Di modesta famiglia, il padre è operaio alle ferrovie, prima prende il diploma di geometra poi si iscrive nel novembre 1936 alla [[Università degli Studi di Torino|facoltà di Economia e Commercio]] e aderendo al [[Gruppo Universitario Fascista]] (GUF) di Torino, del quale diventa in breve tempo fiduciario (responsabile cittadino). Solaro, da sempre sulle posizioni della [[fascismo di sinistra|sinistra fascista]]<ref name="cita-Fabrizio-Vincenti-p56">{{cita|Fabrizio Vincenti|p. 56}}.</ref>, inizia a scrivere per svariate riviste, sempre più approfondendo le sue posizioni in tematiche economiche. Sempre nel novembre 1936 Solaro si sposa con Martina Magnani detta Tina<ref name="cita-Fabrizio-Vincenti-p56"/>.
 
NelIl 14 febbraio [[1937]], ritornò sotto le armi come ufficiale della [[Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale]] (MVSN), partee partì come volontario nella [[Guerra civile spagnola]]. Dopoprendendo averparte studiatoalle economiafasi einiziali della [[dirittoBattaglia di corporativoBilbao]] conanche ilse prof.al Pacces,momento fondadella ilcaduta ''Centrodella Studicittà Economicisi etrovava Sociali''in insiemelicenza ada Golzioalcuni egiorni<ref>{{cita|Fabrizio CanonicaVincenti|p. Nel66}}.</ref>. frattempoRientrato scrivedefinitivamente sulin quotidianoItalia, nazionalefu ''[[Laassunto Stampa]]''come egeometra sulpresso periodicoil dellaComune Federazionedi provincialeTorino<ref>{{cita|Fabrizio delVincenti|p. [[Partito Nazionale Fascista]] (PNF)69}}.</ref>.
 
DalGià nel [[1940]], in partecipaprevisione alladella [[Secondaseconda guerra mondiale]] fu richiamato sotto le armi come [[Ufficiale di complemento]] in [[artiglieria]], continuando nel frattempo a scrivere articoli giornalistici e piccoli saggi di [[geopolitica]].<ref name="ReferenceA">Hans Werner Neulen e Nicola Cospito, ''Salò-Berlino. L'alleanza difficile'', Mursia</ref> nonostante il fatto che il Comune, tramite il [[podestà (fascismo)|podestà]] [[Matteo Bonino]], ne richiedesse la presenza a Torino<ref>{{cita|Fabrizio Vincenti|pp. 77-78}}.</ref>. Nel giugno del 1940 Solaro, pochi giorni dopo l'inizio della guerra, conseguì la {{chiarire|sofferta}} laurea con una tesi intitolata ''"Le variazioni dei prezzi nel '500 e '600 in Italia"''<ref>{{cita|Fabrizio Vincenti|p. 80}}.</ref>.
 
Nell'ottobre 1940 fondò il ''Centro Studi Economici e Sociali''<ref>{{cita|Fabrizio Vincenti|p. 84}}.</ref> insieme a Golzio e Canonica. Nel frattempo scriveva sul quotidiano nazionale ''[[La Stampa]]'' e sul periodico della Federazione provinciale del [[Partito Nazionale Fascista]] (PNF).
 
=== Repubblica Sociale Italiana ===
Dopo l'[[armistizio dell'8 settembre 1943]] aderì alla [[Repubblica Sociale Italiana]] e il 16 settembre 1943 fu nominato alla guida del [[Partito Fascista Repubblicano]] di Torino in un [[triumvirato]] composto dal console della [[MVSN]] [[Domenico Mittica]] e da Luigi Riva<ref>{{cita|Michele Tosca, vol I|p. 33}}.</ref>. La nomina di Solaro avvenne principalmente per iniziativa di [[Alessandro Pavolini]] il quale apprezzava i giovani provenienti dalla [[Scuola di mistica fascista]], che vedeva come punto di riferimento intellettuale da cui trarre la nuova dirigenza<ref>{{cita|Nicola Adduci|pp. 99-100}}.</ref>.
[[File:Giuseppe Solaro rsi.jpg|thumb|Giuseppe Solaro federale di Torino]]
 
Dopo l'[[armistizio dell'8 settembre 1943]] aderì alla [[Repubblica Sociale Italiana]] e il 16 settembre 1943 fu nominato alla guida del [[Partito Fascista Repubblicano]] di Torino in un [[triumvirato]] composto dal console della [[MVSN]] [[Domenico Mittica]] e da [[Luigi Riva]]<ref>{{cita|Michele Tosca, vol I|p. 33}}</ref>. Intanto il 30 settembre [[Paolo Zerbino]] fu nominato [[capo della Provincia]] di Torino<ref>{{cita|Michele Tosca, vol I|p. 40}}</ref>, assunse ufficialmente l'incarico il 21 ottobre<ref>{{cita|Michele Tosca, vol I|p. 51}}</ref>. La prima riunione a casa Littoria si svolse l'8 ottobre e furono assegnati gli incarichi: Solaro divenne commissario federale,, Riva comandante del Fascio di Torino e Mittica comandante della Gioventù con compito di collegamento con la MVSN<ref>{{cita|Michele Tosca, vol I|p. 44}}</ref>. Il 25 ottobre due membri dei GAP uccidono in un attentato il seniore della MVSN [[Domenico Giardina]], catturati furono condannati a morte e fucilati il 21 dicembre<ref>{{cita|Michele Tosca, vol I|p. 55}}</ref>.
Intanto il 30 settembre [[Paolo Zerbino]] fu nominato [[capo della Provincia]] di Torino<ref>{{cita|Michele Tosca, vol I|p. 40}}.</ref>, assunse ufficialmente l'incarico il 21 ottobre<ref>{{cita|Michele Tosca, vol I|p. 51}}.</ref>. La prima riunione a casa Littoria si svolse l'8 ottobre e furono assegnati gli incarichi: Solaro divenne commissario federale, Riva comandante del Fascio di Torino e Mittica comandante della Gioventù con compito di collegamento con la MVSN<ref>{{cita|Michele Tosca, vol I|p. 44}}.</ref>. Il 25 ottobre due membri dei GAP uccisero in un attentato il seniore della MVSN [[Domenico Giardina]], catturati furono condannati a morte e fucilati il 21 dicembre<ref>{{cita|Michele Tosca, vol I|p. 55}}.</ref>.
 
Il 31 ottobre furono segnalate le prime azioni partigiane in [[val di Susa]] così una spedizione di squadristi, guidata dal conte Federico Gaschi, si recò a [[Borgone Susa]] dove iniziarono a perquisire le case incendiando quelle dove furono trovate delle armi. La spedizione si risolse in un disastro. Nel pomeriggio avvennero i primi scontri in cui caddero anche dei civili. Feriti furono alcuni militi della [[Guardia Nazionale Repubblicana di Frontiera|milizia confinaria]] mentre cadde ucciso il vicefederale Luigi Riva<ref name="Michele Tosca p. 57">{{cita|Michele Tosca, vol I|p. 57}}.</ref>. Solaro, che aveva vietato la spedizione e che poi, informatone, aveva inutilmente cercato di fermarla allertando i carabinieri, fece porre agli arresti il conte Gaschi<ref name="Michele Tosca p. 57"/>.
 
A partire dal 15 novembre alla FIAT si iniziò uno sciopero contro il caro vita che presto si estese anche ad altre fabbriche. Solaro, che sosteneva le richieste degli operai, si recò direttamente alla FIAT Mirafiori per parlare con gli operai<ref>{{cita|Michele Tosca, vol I|pp. 66-67}}.</ref>. Nel dicembre, su richiesta del PFR, le autorità tedesche acconsentirono a un aumento dei salari del 30%<ref>{{cita|Michele Tosca, vol I|p. 70}}.</ref>. A Torino il 23 dicembre il gappista [[Giovanni Pesce]] uccise nel suo negozio di orologi Aldo Morej, il quale era amico personale di Mussolini<ref>{{cita|Michele Tosca, vol I|p. 82}}.</ref>. Nonostante che gli iscritti al PFR reclamassero una rappresaglia, Solaro e Zerbino riuscirono a evitarla<ref>{{cita|Michele Tosca, vol I|p. 84}}.</ref>.
Il 31 ottobre furono segnalate le prime azioni partigiane in [[val di Susa]] così una spedizione di squadristi, guidata dal conte Federico Gaschi, si recò a [[Borgone Susa]] dove iniziarono a perquisire le case e incendiando quelle dove furono trovate delle armi. La spedizione si risolse in un disastro. Nel pomeriggio avvennero i primi scontri in cui caddero anche dei civili. Feriti furono alcuni militi della milizia confinaria mentre cadde ucciso il vicefederale Luigi Riva<ref>{{cita|Michele Tosca, vol I|p. 57}}</ref>. Solaro che aveva vietato la spedizione e che poi informatone aveva inutilmente cercato di fermarla allertando i carabinieri fece porre agli arresti il conte Gaschi<ref>{{cita|Michele Tosca, vol I|p. 57}}</ref>.
 
Uno dei compiti più gravosi che afflissero Solaro fu di contenere le continue spinte disgreganti interne al PFR<ref>{{cita|Nicola Adduci|pp. 114-115}}.</ref>. Pur mantenendo sempre la maggioranza interna, dal gruppo originario del PFR si era scissa il 17 giugno 1944 la componente ''"Movimento rivoluzionario dei repubblicani integrali"'' guidata da [[Antonio Burdin]]<ref>{{cita|Nicola Adduci|p. 419}}.</ref>. Burdin che rappresentava l'ala nazional-fascista chiedeva lo scioglimento del PFR e la creazione di un governo d'emergenza a carattere militare<ref>{{cita|Nicola Adduci|pp. 208-209}}.</ref>. Un'altra componente che si era venuta a delineare era guidata da [[Mario Bodo]], che contestava l'evidente debolezza degli organi centrali del PFR chiedendo l'allontanamento degli elementi che dopo la caduta di Mussolini si erano posti su posizioni attendiste<ref>{{cita|Nicola Adduci|p. 208}}.</ref>
A partire dal 15 novembre alla FIAT iniziò uno sciopero contro il caro vita che presto si estese anche ad altre fabbriche. Solaro che sosteneva le richieste degli operai si recò direttamente alla FIAT Mirafiori per parlare con gli operai<ref>{{cita|Michele Tosca, vol I|p. 66-67}}</ref>. A margine degli scioperi i primi nuclei partigiani iniziano sequestrare civili che presumibilmente uccisi, non furono più ritrovati<ref>{{cita|Michele Tosca, vol I|p. 69 e seguenti}}</ref>. Nel dicembre, su richiesta del PFR, le autorità tedesche accobsentono ad un aumento dei salari del 30%<ref>{{cita|Michele Tosca, vol I|p. 70}}</ref>. A Torino il 23 dicembre il gappista [[Giovanni Pesce]] uccise nel suo negozio di orologi Aldo Morej il quale era amico personale di Mussolini<ref>{{cita|Michele Tosca, vol I|p. 82}}</ref>. Nonostante che gli iscritti al PFR reclamassero una rappresaglia Solaro e Zerbino riuscirono ad evitarla<ref>{{cita|Michele Tosca, vol I|p. 84}}</ref>.
 
====La socializzazione====
 
In questo periodo Solaro segue con particolare attenzione l'attuazione dei decreti sulla [[Socializzazione_Socializzazione (fascismo)|socializzazione dei mezzi di produzione]], promuovendo diverse iniziative tra i lavoratori (conferenze, stampa di opuscoli, ecc.) al fine di rendere noti i contenuti della nuova legislazione sociale di cui è convinto assertore. Nell'aprile 1944 avviòavvia il "''Corso di preparazione dei lavoratori alla socializzazione''" da tenersi in undici lezioni<ref>{{ name="cita|-Luigi -Ganapini|p.-p414" 414}}</ref>. Denuncia a Mussolini, insieme al prefetto Zerbino, supposti boicottaggi in accordo tra [[Fiat]] e tedeschi che boicottano ogni iniziativa volta verso laalla [[socializzazione dell'economia]]<ref>Hans Werner Neulen e Nicola Cospito, ''Salò-Berlino. L'alleanza difficile'', Mursia<name="ReferenceA"/ref> mentre ritenneritiene di riscontrare l'interesse dei lavoratori<ref>{{ name="cita|-Luigi -Ganapini|p.-p414" 414}}</ref>.
{{citazione|Posso informare che il provvedimento di legge circa la socializzazione della produzione ha incontrato il favore dei lavoratori intelligenti, che vedono in questo equilibrato e ponderato programma sociale la salvaguardia a movimenti estremisti, che porterebbero al comunismo e cioè alla statolatria.|Giuseppe Solaro<ref name="cita-Luigi-Ganapini-p414">{{cita|Luigi Ganapini|p. 414}}.</ref>}}
 
Il 2 dicembre 1944, nell'ambito della svolta socializzatrice, Solaro, nominònomina l'operaio [[Michele Fassio]] nuovo podestà di Torino al posto dell'uscente [[Matteo Bonino]]. Nell'inverno dello stesso anno pubblica l'opuscolo ''Validità teorica e applicabilità al concreto sistema teorico-sociale di Mussolini e Hitler'', apologia del [[nazifascismo]].
 
===Ispettore regionale===
In occasione dello sciopero generale del 18 aprile 1945 dichiarò che la Brigata Nera "Ather Cappelli" era "pronta a stroncare ogni azione contro l'ordine pubblico"<ref>"Il dottor Solaro tiene rapporto agli ufficiali della Brigata nera", ''La Stampa'', 17 aprile 1945.</ref>. Il 20 aprile un migliaio di brigatisti neri comandati da Solaro entrarono a [[Chieri]], mettendola a ferro e fuoco e prendendo 22 ostaggi. Lo stesso Solaro collegherà direttamente le violenze alla repressione dello sciopero, sostenendo che fosse fallito grazie all'azione repressiva delle Forze armate e delle Brigate nere e minacciando ulteriori repressioni nei confronti dei "sicari scatenati dai capitalisti, dai massoni, dagli ebrei"<ref>"Un appello ai torinesi del Commissario federale", ''La Stampa'', 22 aprile 1945.</ref>.
Il 23 aprile 1945 Solaro fu promosso Ispettore regionale per le Brigate Nere e a livello cittadino fu sostituito da [[Mario Pavia]].
 
Il 23 aprile 1945 Solaro fu promosso Ispettore regionale per le Brigate Nere e a livello cittadino fu sostituito da [[Mario Pavia]]. Quando la [[caduta della Repubblica Sociale Italiana]] si rivelarivelò imminente i vertici militari cittadini decisero di lasciare Torino par raaggiungereraggiungere la Valtellina<ref>{{cita|Nicola Adduci|p. 342}}.</ref> mentre Solaro tentò inutilmente di convincerli a restare in città. Probabilmente, sottovalutando l'effettiva forza del movimento partigiano, Solaro sostenne la necessità di opporre almeno una resistenza simbolica in città<ref name="cita-Nicola-Adduci-p343">{{cita|Nicola Adduci|p. 343}}.</ref>. La partenza dell'esercito fu decisa dal generale [[Enrico Adami Rossi]] che affidò il comando della colonna al colonnello Cabras<ref>{{ name="cita|-Nicola -Adduci|p. 343}}<-p343"/ref>. Deciso a a rimanere in città proseguì nell'organizzazione dei franchi tiratori che avrebbero dovuto contrastare l'ingresso dei partigiani in città con l'obiettivo di "fare di Torino un Alcazar"<ref>{{cita|Nicola Adduci|p. 373}}.</ref> e resistere fino all'arrivo delle forze anglo-americane<ref>{{cita|Nicola Adduci|p. 344}}.</ref>.
 
La mattina del 26 aprile Solaro dispose il prelevamento dalla [[Banca d'Italia]] di una somma sufficiente a pagare gli stipendi arretrati di tutti i militi<ref name="cita-Nicola-Adduci-p347">{{cita|Nicola Adduci|p. 347}}.</ref>. Trovatala chiusa si diressero invece presso la Cassa di Risparmio dove, ottenuto un rifiuto da parte del direttore, sfondarono il cancello con un mezzo blindato e prelevarono diciassette milioni e mezzo di lire<ref>{{ name="cita|-Nicola -Adduci|p. 347}}<-p347"/ref>.
Il concentramento fu deciso presso la [[Palazzo Campana (Torino)|casa Littoria]]. La sera del 26 avvenne ancora un incontro con monsignor Garneri e Solaro che fu tentato tramite lo stesso federale Pavia ma non sortì alcun effetto<ref name="cita-Nicola-Adduci-p353-354">{{cita|Nicola Adduci|ppp. 353-354}}.</ref>. A Solaro fu inoltre contestato dall'avvocato Salza, presente all'incontro, che il prelievo forzoso della mattinata aveva sfavorevolmente colpito il CLN, aal che Solaro rispose: "''L'ho fatto io e ne assumo tutte le responsabilità... non potevo lasciare tutta questa gente alla mercèmercé dell'uragano''"<ref>{{ name="cita|-Nicola -Adduci|p. 353-p353-354}}<"/ref>.
 
La ormai irrevocabile decisione dei vertici militaremilitari di lasciare Torino vanificò i progetti di Solaro di difendere la città<ref>{{cita|Nicola Adduci|p. 354}}.</ref>, pertanto la mattina del 27 Solaroegli decise la smobilitazione dei reparti delle Brigate Nere<ref name="cita-Nicola-Adduci-p364">{{cita|Nicola Adduci|p. 364}}.</ref> aia cui furono consegnati tutti i soldi prelevati la mattina precedente come premio di smobilitazione<ref>{{ name="cita|-Nicola -Adduci|p. 364}}<-p364"/ref>.
 
Tutti i militi presenti a [[Palazzo Campana (Torino)|casa Littoria]] si diressero quindi alla caserma Podgora ancora tenuta dalla GNR<ref>{{cita|Nicola Adduci|ppp. 364-365}}.</ref> ma Solaro non si recò nella piazza in cui si stava organizzando la colonna per uscire da Torino. Nemmeno tutti i famigliari furono a conoscenza della sua decisione, mentre il fratello Adriano che si era unito alla colonna fascista lo aspettò inutilmente fino all'ultimo<ref name="cita-Fabrizio-Vincenti-p282">{{cita|Fabrizio Vincenti|p. 282}}.</ref>, l'altro fratello Ferdinando, a conoscenza delle sue intenzioni, recatosi in federazione lo aveva scongiurato di unirsi alla colonna<ref>{{ name="cita|-Fabrizio -Vincenti|p. 282}}<-p282"/ref>.Costituito un nucleo di quattro persone, persistette nella decisione di non lasciare Torino con la colonna in partenza<ref>{{ name="cita|-Fabrizio -Vincenti|p. 282}}<-p282"/ref> e si trasferì nelle cantine del consorzio agrario di via [[Mario Gioda]] 22 poco distanti sia da casa Littoria che dalla caserma Podgora<ref>{{cita|Nicola Adduci|p. 366}}.</ref>. Il mattino seguente, dopo una segnalazione, i quattro furono presi prigionieri da una squadra partigiana e portati alla caserma Bergia<ref>{{cita|Nicola Adduci|p. 368}}.</ref>.
 
Nonostante l'avvenuta smobilitazione della Brigata Nera di Torino alcuni gruppi di franchi tiratori diedero egualmente vita al previsto piano di difesa ad oltranza della città<ref>{{cita|Nicola Adduci|p. 371}}.</ref>, nel corso dei cuidegli scontri persero la vita circa 300 partigiani, attirandosi il loro odio.<ref>Pasquale Chessa; Guerra civile: 1943-1945-1948, una storia fotografica; Mondadori; 2005</ref>.
 
Preso prigioniero fu riconosciuto e sottoposto ad un primo interrogatorio in cui, secondo il dirigente comunista [[Osvaldo Negarville]], in una testimonianza resa il 3 settembre 1946 in un processo contro l'ex federale Mario Pavia<ref>{{cita|Fabrizio Vincenti|p. 288}}.</ref>, Solaro, nel tentativo di salvarsi, avrebbe sostenuto di essere un elemento moderato se non comunista anch'esso e, sempre secondo Negarville, avrebbe addossandoaddossato la responsabilità dei franchi tiratori proprio al nuovo federale Pavia<ref>{{cita|Nicola Adduci|p. 369}}.</ref>. Le affermazioni di Negarville furono ampiamente smentite dagli altri testimoni<ref name="cita-Fabrizio-Vincenti-p289">{{cita|Fabrizio Vincenti|p. 289}}.</ref> e respinte dallo stesso Pavia, nel corso dello stesso processo che lo vedeva imputato, il quale dichiarò di non credere alle affermazioni fatte "''dubito che il Solaro avesse fatto il mio nome in tale circostanza, come voi mi avete detto poiché ritengo il Solaro uomo onesto e leale''"<ref>{{cita|Fabrizio Vincenti|p. 278}}.</ref>.
 
La mattina del 29 seguì un sommario processo che terminò poco dopo con sentenza d'impiccagione<ref>{{cita|Nicola Adduci|ppp. 369-370}}.</ref><ref name="Teodoro Francesconi 2006">Teodoro Francesconi, ''RSI e guerra civile nella bergamasca'', Greco&Greco, Milano, 2006.</ref>. Il dibattimento non fu reso noto dato che non fu stilato nessun verbale<ref>{{ name="cita|-Fabrizio -Vincenti|p. 289}}<-p289"/ref><ref>{{cita|Nicola Adduci|p. 370}}.</ref>.
 
Sapendo di dover morire Solaro scrisse l'ultima lettera alla moglie:
{{citazione|Cara Tina, prima di morire ti esprimo tutto il mio amore e la mia devozione. Sono stato onesto tutta la vita e onesto muoio per un’idea. Che essa aiuti l’Italia sulla via della Redenzione e della costruzione. Ricordami e amami, come io ho sempre amato l’Italia. Cara Tina, viva l’Italia libera, viva il Duce! Tuo Peppino.|Giuseppe Solaro alla moglie<ref>Lettere dei condannati a morte della RSI, Edizioni Il Borghese e Ciarrapico Editori associati, Cassino, 1975, pag: 262</ref><ref>''Come ha saputo morire Solaro'', Edizioni La Legione, Milano, 1997</ref>}}
 
=== La morte di Solaro ===
[[File:Solaro3.jpg|thumb|Giuseppe Solaro poco prima di essere giustiziato]]
[[File:Solaro2.jpg|thumb|Il cadavere di Giuseppe Solaro trasportato dai partigiani per le strade deserte di [[Torino]].|alt=|sinistra]]
Il mattino seguente fu portato in processione per le vie cittadine dai partigiani per essere poi condotto in viacorso Vinzaglio dove nove mesi prima erano stati impiccati quattro partigiani in rappresaglia al ferimento di un ufficiale della RSI<ref>Comunicato della RSI, in Pier Luigi Bassignana, Torino in guerra, Edizioni del Capricorno, 2013,p 122:"La mattina del 21 luglio un valoroso ufficiale italiano appartenente alla gloriosa Divisione Leonessa - che in cinque anni di guerra ha scritto pagine di alto valore e di spirito di sacrificio non comune- è stato brigantescamente assalito mentre discendeva dal tram e gravemente ferito da un criminale fuori legge, al soldo di Londra e Mosca, che fuggì in bicicletta. Questo vile e odioso misfatto esigeva una decisa rappresaglia. Perciò stamattina sono stati impiccati quattro banditi catturati durante un'azione di rastrellamento e sorpresi in possesso di armi"</ref>. A Solaro non poteva essere attribuita alcuna responsabilità circa i quattro partigiani che erano stati impiccati dato che l'ordine era stato dato direttamente dai tedeschi ed eseguito dalla GNR<ref>{{cita|Nicola Adduci|ppp. 370-371}}.</ref>.
 
[[Giorgio Amendola]], dirigente del PCI e comandante partigiano, asserì che Solaro morì in maniera poco coraggiosa<ref>Giorgio Amendola, ''Lettere a Milano'', Editori, Riuniti, Roma, 1973, pp. 572-573.</ref> (tra le altre cose, negò il suo rapporto col fascismo, attribuì le sue responsabilità ad altri gerarchi e si autodescrisse come un "compagno di idee comuniste"<ref>Gino Candreva, [http://storieinmovimento.org/wp-content/uploads/2017/06/Zap-39_14-StoriaAlLavoro2.pdf ''La storiografia à la carte di Giampaolo Pansa''], storieinmovimento.org, giugno 2017.</ref>). La ricostruzione di Amendola è confermata anche da [[Pietro Chiodi]], che nel suo diario gli attribuisce queste ultime parole: "Non fatemi del male. Io sono sempre stato socialista"<ref>Pietro Chiodi, ''Banditi'', Torino, Einaudi, 2015, pp. 149-150. La citazione è ripresa anche da [[Claudio Pavone]] in ''Una guerra civile'', Torino, Bollati-Boringhieri, 2006, p. 510.</ref>.
Solaro fu impiccato una prima volta ad un albero, ma il ramo si spezzò e lui, ormai in stato di semi-incoscienza, venne impiccato per una seconda volta. Il cadavere fu nuovamente portato in processione per le vie ed infine gettato nel fiume [[Po]] dal Ponte Isabella.<ref>Giampaolo Pansa, ''[[Il sangue dei vinti]]'', Sperling & Kumpfer</ref><ref>Teodoro Francesconi, ''RSI e guerra civile nella bergamasca'', Greco&Greco, Milano, 2006.</ref>
 
È sepolto nel [[Cimitero monumentale di Torino]], presso il sacrario dei militi della RSI.
 
== Opere ==
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== Note ==
<references />
 
== Bibliografia ==
* ''Come ha saputo morire Solaro'', Edizioni La Legione, Milano, 1997.
* Giampaolo Pansa, ''[[Il sangue dei vinti]]'', Sperling & Kumpfer. ISBN 888274759X
* Giorgio Amendola, ''Lettere a Milano'', Editori Riuniti, Roma, 1973.
* Hans Werner Neulen e Nicola Cospito, ''Salò-Berlino. L'alleanza difficile'', Mursia.
* Teodoro Francesconi, ''RSI e guerra civile nella bergamasca'', Greco&Greco, Milano, 2006.
* Nino Arena, ''RSI: forze armate della Repubblica sociale italiana'', Albertelli, 1999.
* Luigi Ganapini, ''La repubblica delle camicie nere'', Garzanti, Milano, 2010
* Giorgio Pisanò, ''Storia della guerra civile in Italia (1943-1945)'', 1965.
* Luigi Ganapini, La repubblica delle camicie nere, Garzanti, Milano, 2010
* Nicola Adduci, "Gli altri, Fascismo repubblicano e comunità nel Torinese (1943-1945)", FrancoAngeli, Milano, 2014
* Fabrizio Vincenti, "Giuseppe Solaro, il fascista che sfidò la fiat e wall street", CiclostileEclettica, Carrara, maggio 2014
* Michele Tosca, "I ribelli siamo noi, diario di Torino nella Repubblica Sociale Italiana. La crudele cronaca di una guerra civile 1943-1944", Volume I, Roberto Chiaramonte Ed.,
 
== Voci correlate ==
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* [[Socializzazione dell'economia (fascismo)]]
* [[Guerra civile in Italia (1943-1945)]]
 
== Altri progetti ==
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* [{{cita web | 1 = http://www.italia-rsi.org/padri-figli/padri-figli.htm | 2 = Il ricordo della figlia Franca e la poesia della figlia Gabriella] | accesso = 11 ottobre 2010 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20090520003826/http://www.italia-rsi.org/padri-figli/padri-figli.htm | dataarchivio = 20 maggio 2009 | urlmorto = sì }}
 
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