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{{Nota disambigua|il concetto informatico di file archivio|File archivio}}
{{Citazione|L'archivio è l'insieme di documenti di ogni tipo, prodotti e ricevuti da una persona fisica o giuridica, da un organismo nell'ambito della sua attività, e conservati|{{Cita|Definizione del Consiglio internazionale degli archivi}}|The whole of the documents made and received by a juridical or physical person or organization in the conduct of affairs, and preserved.|lingua2=Ita|lingua=En}}
 
[[File:Fondos archivo.jpg|thumb|Fondi d'archivio]]
{{Nota disambigua|il concetto informatico di file archivio|[[File archivio]]}}
Per '''archivio''' si intende una raccolta organizzata e sistematica di [[informazioni]] fissate su un supporto e di diversa natura.
{{Avvisounicode}}
{{Citazione|[L'archivio è] una struttura permanente che raccoglie, inventaria e conserva documenti originali di interesse storico e ne assicura la consultazione per finalità di studio e di ricerca.|''[[Codice dei beni culturali e del paesaggio]]'' - [[Decreto Legislativo]] n. 42 del 22 gennaio 2004, art. 101 comma 2, lettera c}}
 
In secondo luogo, per estensione, con il termine archivio si designa anche l'ente che ha il compito istituzionale di tutelare e valorizzare un insieme di documenti e i locali destinati alla loro conservazione.
Per '''archivio''' si intende un complesso ordinato e sistematico di atti, [[Scrittura|scritture]] e [[documento|documenti]] prodotti e/o acquisiti da un [[soggetto pubblico]] o [[Soggetto privato|privato]] ([[ente (diritto)|ente]], [[istituzione]], [[famiglia]] o [[individuo]] nel normale esercizio delle proprie funzioni), durante lo svolgimento della propria [[Lavoro|attività]], e custoditi in funzione del loro valore di [[attestazione]] e di [[tutela]] di un determinato [[interesse (diritto)|interesse]].<ref name="ARNatale">Alfio Rosario Natale (a cura di), ''L'Archivio di Stato di Milano. Manuale storico archivistico'', Milano, 1976.</ref> L'interesse potrà essere di varia natura: politico-sociale (amministrativo, giudiziario, scientifico, militare, religioso...) o patrimoniale.<ref name="ARNatale"/>
 
== Etimologia ==
In secondo luogo, per estensione, si è chiamato "archivio" anche il [[Stanza (architettura)|locale]] destinato alla loro conservazione e l'ufficio, organo o ente cui è affidata istituzionalmente la conservazione, tutela e valorizzazione dei documenti storici.
Secondo un'etimologia accettata, il termine archivio deriva {{lang-grc|ἀρχεῖον|archeîon|da=si|nopunti=si}}, tramite il {{nomelingua|la}} ''archium/archivum/archivium'', che significa "palazzo dell'[[arconte]]", luogo in cui, presumibilmente, si conservavano anche gli atti emanati dal [[magistrato]]<ref>{{Cita|Casanova|p. 11}} e {{Cita|Bertini|p. 11}}.</ref>.
 
== Storia della definizione ==
== Definizioni ==
[[File:Schlagwortkatalog.jpg|thumb|Uno schedario]]
 
=== Il dibattito nel XX secolo ===
Secondo un'etimologia accettata, il termine archivio deriva dal [[lingua greca|greco]] ''ἀρχεῖον'', tramite il latino ''archium/archivum/archivium'', che significa "palazzo dell'[[arconte (storia)|arconte]]", luogo in cui, presumibilmente, si conservavano anche gli atti emanati dal [[magistrato]]<ref>Eugenio Casanova, ''[http://www.icar.beniculturali.it/biblio/_view_volume.asp?ID_VOLUME=53 Archivistica]'', 1928, p. 11</ref>.
==== Il ''Manuale degli archivisti olandesi'': archivio e soggetto produttore ====
[[File:Giovanni Vittani - bis.jpg|sinistra|miniatura|Giovanni Vittani, direttore dell'Archivio di Stato di Milano dal 1920 al 1938, particolare.]]
La prima definizione moderna di archivio risale alla fine del XIX secolo e fu formulata dal ''Manuale degli archivisti olandesi'' di Samuel Muller, Johann Adrian Feith e Robert Fruin, ove per archivio si intende
 
{{Citazione|Archivio è l’intero complesso degli scritti, disegni e stampe, ricevuti o redatti in qualità ufficiale da qualunque autorità o amministrazione, o da qualsiasi impiegato di queste, purché tali documenti, conformemente alla loro funzione, debbano rimanere presso la stessa autorità o amministrazione, o presso i suoi impiegati.|{{Cita|Muller-Feith-Fruin|p. 1}}}}
Nel senso comune un archivio è un agglomerato di carte o altri materiali, una raccolta di [[Informazione|informazioni]] conservata per la [[consultazione]], un [[campionario]]. Non mancano nel linguaggio generico le accezioni negative: si pensi al verbo "archiviare", che può essere sinonimo di "dimenticare", "mettere da parte", "seppellire". In realtà uno degli elementi essenziali dell'archivio è proprio la consultabilità e la fruizione.
 
La traduzione del manuale ad opera di [[Giovanni Vittani]] e di [[Giuseppe Bonelli]] e la sua pubblicazione in Italia nel 1908, segnò definitivamente il tramonto del [[Luca Peroni|metodo peroniano]].
Il termine "archivio" in realtà comprende entità diverse a seconda se usato nel linguaggio strettamente [[archivistica|archivistico]] o in quello delle discipline affini o nel linguaggio comune.
 
==== Eugenio Casanova: l'ordine nell'archivio ====
In senso stretto l'archivio è quel complesso di documenti caratterizzato da un [[vincolo archivistico]], naturale e originario. Il vincolo, che è il nodo dell'archivistica, è quella caratteristica che fa sì che la raccolta si formi in maniera ''spontanea'' e mai attraverso una produzione ''volontaria'': in ciò sta la grande differenza tra archivi e raccolte (di oggetti, come le [[Collezionismo|collezioni]], o di libri, come le [[biblioteche]], ecc.), poiché i primi si formano come diretta conseguenza dell'attività spontanea di un [[#Soggetti produttori di archivi|soggetto produttore dei documenti]], mentre le seconde sono sempre frutto di scelte mirate, a spettro più o meno ampio, e difficilmente esaustive dell'intera complessità di un fenomeno in generale.
{{Vedi anche|Eugenio Casanova}}
Eugenio Casanova (1867-1951), considerato il padre dell'archivistica italiana, nel suo manuale ''Archivistica'' del 1928, riprese la definizione data dagli archivisti olandesi aggiungendo però l'elemento dell'ordine dei documenti come stabiliti dal soggetto produttore:
{{Citazione|L’archivio è la raccolta ordinata degli atti di un ente o individuo, costituitasi durante lo svolgimento della sua attività e conservata per il conseguimento degli scopi politici, giuridici e culturali di quell’ente o individuo.|{{Cita|Casanova|p. 19}}}}
 
==== Giorgio Cencetti e il "vincolo" ====
La mancanza del vincolo genera talvolta degli equivoci, che portano a chiamare archivio anche quelle raccolte che in senso stretto non sarebbero tali: ad esempio esiste la prassi di chiamare archivi le [[raccolta storiografica|raccolte storiografiche]] (come l'[[Archivio Storiografico Italiano]]) costituite in maniera predeterminata, attraverso acquisti e ricerche, che sono più assimilabili alle biblioteche.
{{Vedi anche|Giorgio Cencetti}}
Giorgio Cencetti, nel suo articolo ''L'archivio come "universitas rerum"'' del 1937, indicò un altro elemento essenziale per l'identificazione di un archivio, ovvero il [[vincolo archivistico]]:
{{Citazione|I singoli componenti di un archivio non solo provengono da un medesimo individuo, aggregato familiare o ente...ma poiché costituiscono niente altro che uno dei mezzi usati dall'ente o individuo per raggiungere i propri scopi, portano in loro stessi fin dall'origine il vincolo della destinazione comune, sintetizzato nell'adempimento dalle funzioni dell'ente o individuo medesimo.|{{Cita|Cencetti|''L'archivio come universitas rerum'', pp. 48-49}}}}Due anni più tardi, nell'articolo ''Il fondamento teorico della scienza archivistica'', ribadisce l'unitarietà dell'archivio nelle sue tre fasi di vita, ribadisce l'assoluto valore del vincolo e pone le basi teoriche per lo svolgimento del mestiere d'archivista che ancora oggi sono valide.
 
==== FunzioniHilary Jenkinson ====
{{Vedi anche|Hilary Jenkinson}}
Tra le funzioni principali di un archivio si ricordano:
L'archivista inglese Hilary Jenkinson (1882-1961), nel suo ''Manual of Archive Administration'' del 1937, aggiunse il criterio dell'ininterrotta custodia, elemento che conferisce attendibilità alla conservazione dell'archivio:
* la conservazione, tutela e valorizzazione dei documenti;
{{Citazione|I documenti accumulatisi per un procedimento naturale nel corso della trattazione di affari di ogni genere, pubblici e privati, in ogni epoca, e conservati per documentazione, nella propria custodia, dalle persone responsabili.|{{Cita|Jenkinson|pp. 37-38}}}}
* la redazione di [[Inventario|inventari]], [[Repertorio (archivistica)|repertori]], [[Indice (editoria)|indici]] o [[Manuale|guide]] che consentano la consultazione del materiale archivistico;
* promuovere l'utilizzo dei beni conservati, per esempio in campo didattico.
 
==== Adolf Brennecke ed Elio Lodolini: l'archivio è solo quello della fase storica ====
L'organizzazione dell'archivio è oggetto di studi (che vanno sotto il nome di [[archivistica]]), prevalentemente con il fine di aumentare i benefici derivanti dall'archiviazione per mezzo di una gestione il più possibile razionale, facilitando la ricerca e la conservazione, contenendo gli spazi e i costi.
{{Vedi anche|Archivio storico|Adolf Brennecke}}
Mentre nella comunità internazionale si stava ormai sedimentando che l'archivio, nato essenzialmente per uno scopo amministrativo e non di ricerca e che è caratterizzato da tre fasi di vita, alcuni archivisti tedeschi e italiani adottarono il principio secondo cui l'elemento caratterizzante dell'archivio è l'oggetto dell'indagine storica, per cui vi è la divisione tra la fase di registratura (''registratur'') e quella di ''archiv''<ref>{{Cita|Brenneke|p. 583 §1|titolo=Glossario}}: «Come si vede, il termine ‹Archiv› è assai più restrittivo dell’italiano ‹archivio›, in base alla fondamentale distinzione tedesca fra ‹Archiv› e ‹Registratur›».</ref>, ossia l'archivio propriamente detto che custodisce documenti non più necessari nella fase corrente; documenti che abbiano un valore amministrativo e scientifico; che siano, perciò, conservati in un istituto di conservazione<ref>{{Cita|Brenneke|p. 582 §1 - p. 583|titolo=Glossario}}.</ref>. Il primo a formulare questa concezione fu il tedesco Adolf Brenneke (1875-1946) che, nel suo manuale ''Archivistica'' edito postumo nel 1953, giunse a definire l'archivio come:
 
<br />{{Citazione|L’archivio è la totalità di scritti e di altri documenti, che si sono formati presso persone fisiche o giuridiche in base alla loro attività pratica o giuridica e che, quali '''fonti documentarie e prove del passato''', sono destinati a permanente conservazione in un determinato luogo.|{{Cita|Brenneke|p. 125}}}}
== Storia ==
===Vicino Oriente antico===
La gestione della memoria tramite archivi nelle [[città-stato]] del [[Vicino Oriente antico]] è ampiamente documentata almeno dalla metà del [[III millennio a.C.]], grazie a scoperte archeologiche di interi archivi di tavolette di argilla di contenuto vario: contabilità dei magazzini regi, testi di legge, atti amministrativi, sentenze giudiziarie, corrispondenza diplomatica.
 
In Italia la posizione tedesca fu recuperata da [[Elio Lodolini]] (1922-2023) che, nel suo ''Archivistica. Principi e problemi'' del 1985, dichiarò che
I più antichi archivi pervenuti sono quelli di [[Ebla]] (quasi integro, con circa 17.000 tavolette) e [[Lagash]] (ca 30.000), risalenti alla seconda metà del [[III millennio a.C.]].
{{Citazione|L'archivio è un complesso di documenti formatisi presso una persona fisica o giuridica o anche di un'associazione di fatto nel corso della esplicazione della sua attività e pertanto legati da un vincolo necessario, i quali, una volta perduto l'interesse per lo svolgimento dell'attività medesima, sono stati selezionati per la conservazione permanente quali beni culturali.|{{Cita|Lodolini|p. 21}}}}Posizione ancora più esplicita la espone ancora Lodolini nel suo ancora attuale ''Lineamenti di storia dell'archivistica italiana'':
<br />{{Citazione|La stessa espressione "archivio storico" va considerata come una formula di comodo, adottata perché nell'uso più frequente in lingua italiana la parola "archivio" - a differenza dell'uso costante in altri Paesi, come la [[Germania]] o il [[America del Nord|Nordamerica]] - è adoperata anche per indicare i complessi di documenti correnti, cioè quelle che, ad evitare equivoci, è preferibile chiamare "registrature correnti" [...] Inoltre, l'archivio definitivo, o archivio destinato alla conservazione permanente, cioè l'"archivio" propriamente detto...|{{Cita|Lodolini, 1991|pp. 210-211}}}}
 
==== Claudio Pavone e il rapporto archivio-soggetto produttore ====
Al [[II millennio a.C.]] risalgono le collezioni di tavolette scoperte a [[Nippur]] (ca 30.000), [[Mari (città)|Mari]] (più di 25.000 tavolette), [[Hattuša]], (oltre 30.000), [[Amarna]] (quasi 400), [[Ugarit]], [[Cnosso]] e [[Pilo di Messenia]].
{{Vedi anche|Claudio Pavone}}
Claudio Pavone (1920-2016), nel suo saggio ''Ma è poi tanto pacifico che l'archivio rispecchi l'istituto?'' del 1970, benché accolga in linea generale secondo cui l'archivio rispecchi l'attività del soggetto produttore, ammette però che non ci possa sempre essere una perfetta speculiarità tra quanto prodotto e chi produce, a causa dei mutamenti dell'ente produttore (soppressione, cambio di finalità, etc...). Per Pavone, dunque, l'archivio non è il riflesso del soggetto produttore, quanto del suo modo organizzativo:
 
{{Citazione|L'archivio rispecchia infatti innanzi tutto il modo con cui l'istituto organizza la propria memoria, cioè la propria autodocumentazione [...] Il "metodo storico", partito con l'ambizione di fare dell'archivio uno specchio privilegiato della storia dell'istituto, di fronte ai troppo evidenti scarti e sfasature fra i due elementi rischia di concludere con l'affermazione che l'archivio rispecchia in realtà soltanto la storia di sé stesso [...] Ci sembra invece che se l'archivio viene innanzi tutto ricondotto alla sua natura, modesta ma precisa, di ordine formale della memoria dell'istituto, anche i problemi della sua autonomia e della sua storicità, della sua forma e dei suoi contenuti, possono essere portati su un terreno più piano e solido.|{{Cita|Pavone|p. 147; p. 149}}}}
A [[Ninive]] gli [[archeologia|archeologi]] hanno rinvenuto in un'ala del palazzo reale di [[Assurbanipal]] 22.000 tavolette d'argilla, corrispondenti alla [[Biblioteca di Assurbanipal|biblioteca]] ed agli archivi del palazzo del [[VII secolo a.C.]].
 
==== Filippo Valenti: l'archivio in ''senso proprio'' e in ''senso lato'' ====
===Età classica===
{{Vedi anche|Filippo Valenti}}
Nell'età classica si passò a supporti più agili e leggeri ([[papiro]], [[pelle]], [[pergamena]]), ma anche più volatili, tanto che la stragrande maggioranza degli archivi egiziani, greci e romani è oggi perduta. Restò però l'uso di registrare alcuni avvenimenti di massima importanza su supporti più duraturi, come le incisioni su lastre di marmo o di pietra, per salvaguardarne la memoria in eterno ([[epigrafia]]). Nella [[repubblica di Roma|Roma repubblicana]] si conosce dalle fonti l'uso di tavolette lignee sia imbiancate e scritte a inchiostro (''album''), sia rivestite di cera e incise (''tabulae cerussatae''), che venivano custodite con la massima cura in ambienti sacri. Di esse tuttavia non è pervenuta a noi alcuna traccia. In epoca imperiale il sistema archivistico venne perfezionato e nacquero le idee di [[memoria eterna]] dei fatti e della ''[[fides]]'' verso le scritture degli archivi pubblici. Ma i problemi legati alla [[fragilità]] nel tempo dei supporti ha fatto sì che siano veramente esigue le testimonianze archivistiche dal I millennio a.C. al I millennio d.C., con rare eccezioni riguardanti episodici, singoli documenti.
Il [[Modena|modenese]] Filippo Valenti (1919-2015), nel suo ''Nozioni di base per un'archivistica come euristica'' del 1975, opera la distinzione tra l'archivio "proprio" e quello in "senso lato": se il primo risponde alla definizione di archivio caratterizzato dalla presenza di un vincolo ben preciso prodotto da un soggetto produttore per finalità pratiche, il secondo invece è l'assemblamento di vari archivi in un istituto di concentrazione quale può essere un Archivio di Stato:
 
{{Citazione|Si riferisce, cioè, all'archivio di un singolo e ben determinato ente, e quindi a quello che io sono solito chiamare archivio "in senso proprio" in contrapposizione all'unione, confluenza o concentrazione di vari archivi, che propongo di chiamare invece archivio "in senso lato".|{{Cita|Valenti|p. 151}}}}
===Medioevo===
[[File:Oratorio dei buonomini di s. martino, lunette di Francesco d'Antonio, notaio fa un inventario.JPG|thumb|''Un notaio redige un inventario'', [[oratorio dei Buonomini di San Martino|Oratorio di San Martino]], [[Firenze]]]]
Solo sul finire del I millennio d.C., allo scadere dell'[[alto medioevo]], l'uso della [[pergamena]] e lo sviluppo sociale ed economico degli [[Ordine religioso|ordini religiosi]] (in particolare della grandi [[abbazia|abbazie]]) e della [[Chiesa (istituzione)|Chiesa]] (in particolare le sedi vescovili) permisero la conservazione di una significativa quantità di documentazione archivistica, via via più consistente.
 
==== Paola Carucci: il ''fondo'', e le ''definizioni'' di archivio ====
La nascita dei [[Comune medievale|Comuni]] segnò un grande sviluppo, con l'introduzione della [[carta]], dei [[libro|libri]] e degli ''{{Chiarire|armari}}'', al posto delle poco pratiche ''capse'' e ''scrinia'' (casse e scrigni). Nacquero in questo periodo figure addette alla conservazione dei documenti, i ''notari'', che ordinavano e custodivano il materiale proveniente dagli uffici comunali, rendendolo disponibile per la fruizione dei funzionari pubblici e dei privati cittadini che avessero un interesse pertinente. Si può dire che agli inizi del Trecento quella del notaro-archivista fosse già una professione ben definita e qualificata<ref>Romiti, cit., pag. 23.</ref>. All'epoca comunale risalgono anche i primi regolamenti sulle gestione degli archivi pubblici.
Paola Carucci (1941-viv), ne ''Le fonti archivistiche'' del 1983, opera una plurima definizione del concetto di archivio, sviluppando nel contempo la terminologia di quello che è definito come ''fondo''.
 
Se per la Carucci l'archivio è il «complesso dei documenti prodotti o comunque acquisiti da un ente (magistrature, organi, e uffici centrali e periferici dello Stato; enti pubblici; istituzioni private, famiglie o persone) durante lo svolgimento della propria attività» e riprende la distinzione operata già da Valenti in archivio proprio e archivio ''in senso lato'', il ''fondo'' ha un'accezione più generica, dove non è più presente il vincolo a causa di una serie di motivi quali smembramenti e agglomeramenti di archivi prodotti da soggetti diversi:
Nella stessa epoca si svilupparono anche gli archivi delle monarchie europee, in quanto l'amministrazione degli stati avveniva sempre più sistematicamente per mezzo di documenti scritti. Fra i più antichi regni a dotarsi di archivio dobbiamo ricordare il [[Regno di Sicilia]] ed il [[Regno di Napoli]].
{{Citazione|Si usa il termine archivio, in un'accezione più generica e anche fondo, parola ormai molto usata anche se non ha un significato chiaramente definito in italiano (la parola è d'origine francese), per indicare, all'interno di un Archivio di Stato o di un qualsiasi istituto in cui siano concentrati archivi di diversa provenienza, ciascun complesso documentario che abbia un carattere di unitarietà, sia nel caso si tratti di un archivio di un determinato ente (archivio in senso proprio), sia che si tratti di un complesso di documenti prodotti da enti diversi ma confluiti per ragioni varie nell'ente che ha effettuato il versamento o il deposito, sia che si tratti di un complesso di documenti che sia il risultato di smembramenti, fusioni e riordinamenti eseguiti in Archivi di concentrazione, sia che si tratti di miscellanee o di raccolte.|{{Cita|Carucci|p. 21}}}}Secondo questa definizione, la Carucci intende affermare che, poiché all'interno di un istituto di conservazione si possono trovare tanti archivi i quali, l'uno rispetto all'altro, sono però svincolati fra di loro in quanto non prodotti da un unico soggetto produttore. Inoltre, un fondo può essere anche stato creato non da un unico soggetto produttore (si veda i fondi creati col metodo peroniano, per esempio), per cui non vi è neanche la presenza del vincolo che è l'elemento caratterizzante dell'archivio secondo quanto definito decenni prima da Cencetti, come definito nel glossario del Sistema Archivistico Nazionale:
 
{{Citazione|FONDO. Insieme di documenti d'archivio conservato presso un soggetto conservatore e gestito presso quest'ultimo come un unico complesso. In genere corrisponde a un archivio: può tuttavia verificarsi che un archivio, prodotto e organizzato da un determinato soggetto produttore, venga successivamente diviso o smembrato e che la sua documentazione entri a far parte di altri complessi, andando a costituire più fondi archivistici. Analogamente, è possibile che un unico fondo comprenda documentazione in origine risalente ad archivi distinti.|{{Cita|Fondo}}}}
== Storia degli archivi ==
{{Vedi anche|Storia dell'archivistica}}
 
===Dai primordi alla caduta dell'Impero Romano===
[[File:Ebla_Palazzo_G_-_GAR_-_9-01.JPG|sinistra|miniatura|Rovine del Palazzo Reale di Ebla, sede dell'antico archivio del regno.]]
[[File:Tabularium 01.JPG|miniatura|Il ''Tabularium'' con sovrapposto il Palazzo dei Senatori.|alt=]]
Gli archivi, intesi come testimonianza dell'attività umana, sono sempre esistiti in quanto l'archivio serve all'uomo per la sua attività quotidiana. Le prime testimonianze di archivio risalgono all'epoca dei [[Sumeri]] ([[III millennio a.C.|III millennio]]), a quando cioè risalgono i primi supporti stabili<ref group="N">In [[Lombardia]] le prime testimonianze risalgono alla [[Storia della Val Camonica|civiltà camuna]] (graffiti su pietra), ma per intendere l'archivio inteso come odierno è necessario che 1) la civiltà sia stabile e organizzata; 2) organizzazione archivistica stabile con supporti duraturi; 3) finalità pratiche.</ref>. I Sumeri, infatti, si legarono in civiltà stabile, svilupparono la scrittura ([[scrittura cuneiforme]], in uso dal 3500 a.C.) e avevano un bisogno di lasciare testimonianza delle loro attività quotidiane (come i commerci, esercizi contabili). Tra il 1976 e il 1977, una spedizione guidata da [[Paolo Matthiae]] riportò alla luce gli archivi regali di Ebla<ref>{{Cita|Angelucci|p. 18}}.</ref>.
 
Al contrario, presso gli [[Antica Grecia|antichi greci]] e la [[civiltà romana]] i supporti utilizzati ([[Tavole di Eraclea|tavole di cera]] e [[papiro]]) non permisero la conservazione degli archivi statali e privati per un lungo periodo: dei rotoli conservati al ''metroon'' di Atene o di quelli del ''Tabularium'' tardo-repubblicano non si è conservato assolutamente nulla, così come dell'archivio d'età Imperiale.
 
===Il Medioevo===
[[File:Imperatore Giustiniano.jpg|miniatura|Giustiniano I (527-565), [[Imperatori bizantini|imperatore d'Oriente]] e fautore, insieme al giurista [[Triboniano]], del ''Corpus Iuris Civilis.'']]
{{Vedi anche|Medioevo}}[[File:Oratorio dei buonomini di s. martino, lunette di Francesco d'Antonio, notaio fa un inventario.JPG|thumb|''Un notaio redige un inventario'', [[oratorio dei Buonomini di San Martino|Oratorio di San Martino]], [[Firenze]]|alt=|sinistra]]In seguito al crollo dell'[[Impero romano d'Occidente|Impero Romano d'Occidente]] e la confusione generata dagli sconvolgimenti sociopolitici successivi, la documentazione prodotta durante l'[[Alto Medioevo]] è alquanto esigua: da un lato, furono prodotti pochi documenti (o se ne sono conservati pochi) da parte delle cancellerie dei [[Regni romano-germanici|regni romano-barbarici]]<ref name=":1">{{Cita|Angelucci|p. 30}}.</ref>; dall'altro, i sovrani e anche le autorità ecclesiastiche locali (vescovi, abati) avevano l'abitudine di portare con sé la documentazione archivistica, delineando così la nozione di ''archivi itineranti'', concezione che rimarrà in uso fino al XII secolo<ref>{{Cita|Bertini-Petrilli|pp. 58-59}}.</ref>. Al contrario, un ruolo fondamentale per la conservazione dei documenti è stata la [[Chiesa cattolica|Chiesa]]: grazie ai [[Monastero|monasteri]], nei cui ''[[Scriptorium|scriptoria]]'' operavano i [[Amanuense|monaci amanuensi]] dediti alla conservazione della memoria classica e alla produzione di [[Bibbia|Bibbie]] o [[Evangeliario|Evangeliari]], molta documentazione fu salvata dall'oblio, grazie anche all'imporsi, a partire dalla tarda antichità, dell'utilizzo della [[pergamena]] come materiale scrittorio<ref name=":1" />.
 
Al contrario, con il [[Basso Medioevo]] (XI-XV secolo), la rinascita delle città e dei commerci produsse una rifioritura delle città e una maggiore laicizzazione, per quanto fosse possibile, della società: si vennero a creare così gli archivi comunali e quelli dei notai<ref>{{Cita|Romiti|p. 23}}.</ref>.
===Età moderna===
==== Gli archivi come "arsenali del potere" ====
[[File:Archivio-carte.JPG|miniatura|Carte provenienti da un archivio privato di fine '800]]
[[File:Archivo_General_de_Simancas.jpg|sinistra|miniatura|Particolare dell{{'}}''Archivo General de Simancas'']]
Dalla seconda metà del XVI secolo nacque un vero e proprio dibattito teorico sull'[[archivistica]], con la [[stampa]] di importanti opere al riguardo, soprattutto in area tedesca, con riflessioni sul metodo e sull'organizzazione degli archivi. Nel XVII e XVIII secolo, fino alla metà del XIX, si aggiunsero i contributi degli studiosi italiani, con grandi archivisti come [[Francesco Bonaini]], [[Cesare Guasti]] e [[Salvatore Bongi]], che inventarono il cosiddetto "[[Archivio storico#metodo storico|metodo storico]]", tutt'oggi il più usato. In quel periodo si ebbero i maggiori sviluppi della disciplina archivistica sia a livello teorico che pratico, riuscendo a risolvere svariati problemi, tra i quali spiccava ormai quello del riordino degli archivi antichi. Nel Novecento ebbero importanza i teorici olandesi e altri studiosi che perfezionarono le teorie archivistiche già formulate.
Con l'inizio dell'età moderna e la formazione delle monarchie nazionali, gli archivi diventarono necessari ai fini dell'esercizio del potere e della consultazione dei documenti da parte dei sovrani. Gli archivi in quest'epoca furono definiti dei veri e propri "arsenali del potere" (o ''arsenal de l'autorité''), cioè strumenti a disposizione del sovrano, e crescono in funzione dell'attività del governo<ref>{{Cita|Zanni Rosiello|p. 60}}.</ref>. Tra questi si ricordano principalmente l{{'}}''[[Archivio generale di Simancas|Archivio generale di Castiglia]],'' l{{'}}''[[Archivio di Stato Austriaco|Archivio di corte a Vienna]]'' (oggi ''Archivio di Stato Austriaco''), istituito da [[Maria Teresa d'Austria|Maria Teresa]] col nome di ''Geheimes Hausarchiv'' (ossia ''Archivio di Corte''), l{{'}}''Archivio di Corte'' a Torino, oggi sede dell'[[Archivio di Stato di Torino]] e l{{'}}''Archivio napoleonico di Parigi.''[[File:Interiors_of_Vatican_Secret_Archives.png|miniatura|Scaffali nei depositi dell'Archivio Segreto Vaticano]]
Inoltre, sul finire del [[XVIII secolo]] i nobili italiani godevano di una serie di prerogative che, però, dovevano essere dimostrate davanti al tribunale araldico: si sentì la necessità di creare degli archivi "nobiliari", affidando l'opera di riordinamento agli archivisti<ref>{{Cita|Guérin-Dalle Mese|p. 75}}.</ref>.
 
A fianco degli archivi laici, si vennero a formare dal XVI secolo gli archivi ecclesiastici, in seguito alle disposizioni disciplinari emanate dal [[Concilio di Trento]] (1545-1563) che obbligavano i parroci a tenere i registri dello ''stato delle anime'', così come dei battesimi, dei matrimoni e dei funerali. Agli inizi del XVII secolo, [[papa Paolo V]] (1605-1621) decise infatti di creare un archivio che raccogliesse le carte di governo dello [[Stato Pontificio|Stato della Chiesa]]<ref>{{Cita|Note storiche}}.</ref>. Si trattava del nucleo di quello che verrà chiamato successivamente ''[[Archivio segreto vaticano|Archivio Segreto Vaticano]]''<ref>{{Cita|Boaga-Palese-Zito|p. 270}}.</ref>.
Nel frattempo nascevano gli archivi parrocchiali per conservare i [[registri parrocchiali]] istituiti dal [[Concilio di Trento]]. A partire dalla [[Rivoluzione Francese]] e durante il corso del [[XIX secolo]] le nazioni europee si sono via via dotate di [[Registro dello stato civile|registri dello stato civile]] laici, redatti e conservati dai comuni, che si sono perciò dotati di archivi comunali.
 
=== GliIl archiviXIX contemporaneisecolo ===
[[File:Staatsarchiv Erdberg Sep 2006 001.jpg|thumb|''Staatsarchiv'' (Archivio di Stato) di [[Erdberg]], Austria]]
 
==== L'archivio come "memoria storica" ====
Negli anni più recenti sono tornati alla ribalta i problemi legati alla formazione, la gestione e la conservazione degli archivi, soprattutto in riguardo all'introduzione di nuove tecnologie, che in futuro potrebbero rivoluzionare la consistenza degli archivi. Si tratta in particolare delle tecnologie [[Informatica|informatiche]] e [[Telematica|telematiche]], che hanno reso impellente la revisione di metodologie ormai consolidate da decenni. L'uso delle nuove tecnologie, soprattutto dopo aver superato una prima fase di sperimentazione un po' improvvisata all'inizio degli [[Anni 1980|anni ottanta]], si sta via via affinando sempre maggiormente, con procedimenti più meditati, consapevoli e raffinati, sostenuti anche dall'istituzione di appositi organismi statali (in Italia il [[CNIPA]], Centro Nazionale per l'Informatica nella Pubblica Amministrazione), anche se restano da sciogliere i dubbi legati all'organizzazione dei documenti che non comprometta il [[vincolo archivistico|vincolo]] e alla conservazione dei nuovi [[Supporto digitale|supporti digitali]] nel futuro: se un foglio di carta ha infatti dimostrato di poter essere conservato, tramite le opportune cautele, anche per secoli, per quanti anni sarà consultabile un supporto [[DVD]] o un [[disco rigido]]? Questi sono i nodi da sciogliere nel presente e nell'immediato futuro.
[[File:Luigi Osio.jpg|miniatura|Ritratto di [[Luigi Osio]], ''direttore degli archivi lombardi'' dal 1851 al 1873. L'Osio, cresciuto alla scuola di Peroni, fu un suo seguace. |alt=|sinistra]]
[[File:Francesco_Bonaini.jpg|miniatura|Ritratto di Francesco Bonaini]]
Nel corso dell'Ottocento, l'archivio da ''memoria di autodocumentazione'' (ovvero ha una funzione esclusivamente pragmatico-amministrativa per il soggetto produttore) diventa ''fonte della memoria collettiva'': i documenti, quando smettono di funzionare per il soggetto che lo produce, assumono un'importanza storica agli occhi di altre persone, ''in primis'' gli studiosi, che non l'hanno prodotto. Oltre al granduca Pietro Leopoldo che creò nel 1778 il Museo Diplomatico di Firenze, si ricordano anche la creazione, nel 1790, dell'Archivio Nazionale francese ad opera dell'Assemblea Nazionale<ref>{{Cita|Brenneke|p. 213}}.</ref>.
 
==== Gli ordinamenti degli archivi ====
== Il vincolo ==
Verso il finire del '700, vengono creati dei grandi depositi che perdono il collegamento con la cancelleria di provenienza, in seguito alla soppressione di enti religiosi o di magistrature civili. Il tutto è finalizzato in un'ottica razionale, finalizzata alla ricerca immediata di determinati atti da parte delle autorità pubbliche secondo la materia trattata. I documenti così ordinati secondo lo spirito illuminista (si pensi all{{'}}''[[Encyclopédie|Encyclopèdie]]'' di [[Denis Diderot|Diderot]] e [[Jean Baptiste Le Rond d'Alembert|d'Alambert]], ma anche ai testi di [[Pierre Camille Le Moine]], ''Diplomatique pratique'', 1765 e di De Chevrières'', Le nouvel archiviste'', 1775<ref>{{Cita|Lodolini, 1991|p. 77}}.</ref>) trovarono un primo luogo di sviluppo a [[Vienna]], e poi in Lombardia grazie all'archivista [[Ilario Corte]] prima e poi a [[Luca Peroni]].
{{vedi anche|vincolo archivistico}}
Il nesso che distingue un archivio da una raccolta qualsiasi o da una collezione è il cosiddetto [[vincolo archivistico]]. Tale vincolo deve necessariamente avere le caratteristiche di "naturalità" e "originarietà": la prima significa che gli elementi dell'archivio siano stati riuniti in maniera involontaria, rispecchiando la normale attività di produzione del soggetto; la seconda significa che il vincolo naturale fosse presente "all'origine" dell'archivio, quindi che sia stato creato con procedure adatte fin dall'inizio.
 
Nella seconda metà dell'Ottocento, però, vi fu una reazione nei confronti del metodo per materia. In Francia, su proposta dello storico [[Natalis de Wailly]], il ministero degli Interni emanò una circolare (le ''Instructions'' del 24 aprile 1841) in cui si stabilisce il principio di provenienza o rispetto dei fondi<ref>{{Cita|Valenti|p. 159}}.</ref>. Questo principio, già diffuso in [[Danimarca]] e nel [[Regno di Prussia]], profondamente antitetico rispetto al precedente, fu accolto poi in Italia dal toscano [[Francesco Bonaini]] il quale estremizzò tale metodo dando origine al ''metodo storico'', ossia alla ricostruzione storica del soggetto produttore e del fondo da esso creato per la migliore comprensione della struttura del fondo in questione. Si pose in tal modo la teorizzazione, in [[Italia]], del moderno ordinamento archivistico.
Se la prima caratteristica può decadere quando una parte dell'archivio viene dispersa o distrutta, il requisito dell'originalità resta per sempre a qualificare la parte restante dell'archivio, a meno che la distruzione sia pressoché totale oppure l'archivio non sia stato ricostruito in base a scelte volontarie, magari da un soggetto estraneo (ad esempio un collezionista che ricrei un archivio smembrato di un personaggio illustre comprando i singoli pezzi sul mercato): in questo secondo caso è più corretto parlare di "raccolta di carte".
 
=== VitaTra diXX une archivioXXI secolo ===
[[File:Fondos archivo.jpg|thumb|Scaffalature di un archivio]]
 
==== Gli archivi contemporanei e le sfide della conservazione digitale ====
Un archivio nasce innanzitutto quando un soggetto, detto "[[#Soggetti produttori di archivi|produttore]]" (di documentazione), decide di conservare le [[testimonianza|testimonianze]] delle proprie operazioni: a questa decisione è legata la convinzione che tali documenti possano tornare ad essere utili in un futuro più o meno vicino, per questo se ne evita la distruzione. Nelle fasi iniziali la conservazione dei documenti ha essenzialmente finalità pratiche, amministrative e giuridiche, mentre solo col passare del tempo, mentre questi interessi vanno sfumando o decadendo, subentra un altro valore, di tipo storico, legato alla ricerca della conoscenza del passato, da parte degli studiosi.
{{Vedi anche|Archivistica informatica}}[[File:Staatsarchiv Erdberg Sep 2006 001.jpg|thumb|''Staatsarchiv'' (Archivio di Stato) di [[Erdberg]], Austria]]L'imposizione del metodo storico e gli ordinamenti statali nei confronti degli istituti di conservazione hanno omologato la gestione archivistica in tutto il mondo. Negli anni più recenti sono tornati alla ribalta i problemi legati alla formazione, alla gestione e alla conservazione degli archivi, soprattutto riguardo all'introduzione di nuove tecnologie, che in futuro potrebbero rivoluzionare la consistenza degli archivi. Si tratta in particolare delle tecnologie [[Informatica|informatiche]] e [[Telematica|telematiche]], che hanno reso impellente la revisione di metodologie ormai consolidate da decenni. L'uso delle nuove tecnologie, soprattutto dopo aver superato una prima fase di sperimentazione un po' improvvisata all'inizio degli [[Anni 1980|anni ottanta]], si sta via via affinando sempre maggiormente, con procedimenti più meditati, consapevoli e raffinati, sostenuti anche dall'istituzione di appositi organismi statali (in Italia l'AgID, acronimo per l'[[Agenzia per l'Italia digitale]]), anche se restano da sciogliere i dubbi legati all'organizzazione dei documenti che non comprometta il [[vincolo archivistico|vincolo]] e alla conservazione dei nuovi [[Supporto di memoria|supporti digitali]] nel futuro: se un foglio di carta ha infatti dimostrato di poter essere conservato, tramite le opportune cautele, anche per secoli, per quanti anni sarà consultabile un supporto [[DVD]] o un [[disco rigido]]? Questi sono i nodi da sciogliere nel presente e nell'immediato futuro.
 
==== L'archivio come bene culturale ====
La vita di un archivio si muove su una coordinata temporale (verticale) che va dalla nascita alla chiusura dell'archivio (l'"archivio morto", cioè il cui soggetto produttore non produce più documenti per la cessazione dell'attività, e quindi non è più soggetto agli accrescimenti), fino all'ipotetica data della distruzione dell'archivio. Inoltre l'archivio si riferisce a un determinato territorio ed a una serie di soggetti col quale il soggetto produttore interagisce (coordinata orizzontale).
{{Vedi anche|Beni culturali|Convenzione dell'Aia (1954)|Archivio#L'amministrazione archivistica italiana attuale}}
Una prima definizione internazionale degli archivi come beni di interesse culturale risale alla [[Convenzione dell'Aia (1954)|Convenzione dell'Aja del 1954]] (ratificata in Italia nel [[1958]]), dove si citavano i beni artistici, architettonici, archeologici, librari e archivistici "di grande importanza"<ref>{{Cita|Convenzione dell'Aja|p. 1|titolo=Disposizioni generali concernenti la protezione Art. 1, a}}.</ref>. La Conferenza Generale del [[1970]], voluta dall'UNESCO, riconobbe agli "archivi, compresi i fonografici, fotografici e cinematografici" le misure atte a impedirne l'illecita [[importazione]], [[esportazione]] o trasferimento di proprietà<ref>{{Cita|Convenzione Unesco}}.</ref>.
 
In Italia, il processo per il riconoscimento a livello legale degli archivi come beni culturali fu lungo e complesso, in quanto partì soltanto dall'Istituzione del Ministero dei beni culturali nel 1975 e proseguì fino all'emanazione dell'[[Codice dei beni culturali e del paesaggio|attuale codice del 2004]].
La nascita dell'archivio richiede alcuni elementi necessari:
*l'esistenza di un soggetto produttore, in attività e legato a una particolare tipologia di azioni;
*la volontà di conservare le memorie, tramite supporti destinati a durare nel tempo
*la presenza del vincolo archivistico.
 
== Il mondo degli archivi ==
Fondamentale è poi il concetto di "ordine", che serve per garantire una struttura logica e utile per la consultazione, anche se non incide la natura dell'archivio stesso: un archivio disordinato resta sempre un archivio, magari in attesa dell'inventariazione e del riordino, mentre un archivio senza vincolo non è un archivio.
{{Vedi anche|Archivistica}}
 
=== La funzione dell’archivio ===
Oggi la vita degli archivi, almeno quelli di enti pubblici e quelli privati dichiarati di [[pubblico interesse]], è regolamentata da precise disposizione di legge. Inoltre gli archivi in [[Italia]] sono oggi considerati e tutelati come [[beni culturali]].
L'archivio, essenzialmente, ha tre scopi principali:
 
# '''Valore giuridico – probatorio'''. Il documento è un elemento di prova il cui possesso stabilisce un titolo, un atto o una transazione che facilita la dimostrazione del diritto in caso di necessità.
La vita di un archivio è stata schematizzata in tre fasi, che corrispondono a:
# '''Strumento per l'esercizio/la consultazione del potere'''. Nel passato gli archivi erano inaccessibili e affidati ad alti funzionari di fiducia del sovrano. In momenti storici cruciali gli archivi distrutti per eliminare prove scomode, o trasportati altrove, o utilizzati per conoscere le magistrature precedenti e per riorganizzare quelle nuove. Oggi è strumento essenziale alla democrazia, accessibili ai cittadini. Gli archivi, in sostanza, rendono tracciabile il potere, sono fonte della sua legittimità e mezzo della sua contestazione.
*L'[[archivio corrente]] (per gli affari in corso);
# '''Testimonianza storica'''. Cessate le funzioni pratiche, probatorie e l'utilità amministrativa, i documenti sono conservati se possiedono un valore storico, inizialmente per il soggetto produttore; ciò che rimane costituisce la memoria della Nazione e pertanto devono essere non solo tutelati, ma anche valorizzati<ref>Ne parla profusamente il libro di Isabella {{Cita|Zanni Rosiello|titolo=Archivi e memoria storica}}.</ref>.
*L'[[archivio di deposito]] (per gli affari detti "esauriti");
*L'[[archivio storico]] (per i documenti con più di 40 anni di età, destinati a venir conservati per sempre).
 
=== Le persone e gli archivi ===
Questa impostazione "italiana" risale al teorico seicentesco [[Baldassarre Bonifacio]]. In area tedesca prevale l'impostazioni in quattro fasi delle quali solo l'ultima è definita "archivio", mentre le altre sono dette "registratura" (corrente, di deposito e prearchivio, ovvero la fase di scarto), sottolineandone le finalità più immediate e pratiche; in area francese esistono pure quattro fasi, come in Germania, ma vengono denominate già tutte "archivio", come in Italia. La quarta fase del modello tedesco e francese è in sintesi la fase dello scarto, che in Italia è inglobata al termine della fase di deposito. Durante lo scarto si distruggono tutti i documenti ritenuti superflui per la memoria futura, ad esempio i doppioni, i contenute accessori, ecc. Nell'[[archivistica francese]], vengono spesso distrutte intere serie organiche, secondo le [http://www.archivesdefrance.culture.gouv.fr/gerer/records-management-et-collecte/instructions/ circolari di scarto degli archivi].
 
==== Gli utenti ====
Nell'archivio i documenti sono di solito sistemati dentro delle "buste" (contenitori di cartone nei quali si conservano i documenti raggruppati in fascicoli) che sono a loro volta sistemati su delle scaffalature. Dentro alle buste i documenti, raggruppati in cartelline, formano un fascicolo (insieme di documenti sistemati in ordine cronologico). Il fascicolo è considerato l'unità base dell'archivio. Sulle scaffalature, oltre alle buste, sono presenti anche dei registri (documenti formati da più fogli contenenti atti di genere vario) ma se questi sono troppo rovinati vengono anch'essi racchiusi in buste.
Gli utenti che usufruiscono dei documenti d’archivio, principalmente, sono gli [[Storiografia|studiosi di storia]], storia locale e di altre discipline umanistiche ([[storia dell'arte]], [[letteratura]], [[geografia]]) o di discipline scientifiche ([[biologia]], [[tecnologia]]). Vi si possono trovare anche i [[Genealogia|genalogisti]], i [[Biografia|biografi]] o studenti appartenenti a vari gradi di formazione per consultare documenti utili a ricerche o alla stesura della tesi.
 
==== Gli archivisti ====
== Soggetti produttori di archivi ==
{{Vedi anche|archivista}}
Il soggetto è colui che produce o riceve i documenti che finiscono nell'archivio. I documenti sono la memoria della sua attività specifica. A seconda della natura del soggetto, specialmente nella disciplina giuridica contemporanea, si hanno diverse disposizioni, regolate nella principale legge italiana sulla gestione degli archivi, il [[Decreto del presidente della Repubblica|DPR]] 1409 del 30 settembre [[1963]].
[[File:Riccardo filangieri di candida.jpg|miniatura|[[Riccardo Filangieri (storico)|Riccardo Filangieri]], archivista e direttore dell'[[Archivio di Stato di Napoli]].]]
Il mestiere dell’archivista è basato non solo su una formazione scientifica concernente la conoscenza dei fondi a lui affidati e della specifica legislazione in materia di beni archivistici, ma anche su una comprovata competenza nella gestione dell’archivio. Tra i suoi principali compiti vi sono quelli di:
 
# raccogliere i documenti
Una prima distinzione è attuabile tra soggetti pubblici e privati. I soggetti pubblici si dividono in:
# selezionare i documenti (non tutto quello che viene prodotto viene conservato a lungo termine; si deve fare una cernita)
#Soggetti pubblici "statali"
# conservare i documenti (è la volontà ''primaria'' dell'archivista e deve partire dalle sovrintendenze)
##Centrali, come i [[ministero|Ministeri]], la [[Corte dei Conti]], il [[Consiglio di Stato]], ecc.,
# rendere accessibili i fondi (vuol dire non soltanto aprire l'archivio ma anche creare degli inventari, degli strumenti di ricerca).
##Periferici, come le [[prefettura|Prefetture]], le [[questura|Questure]], le [[soprintendenza|soprintendenze]], ecc.
#Soggetti pubblici "non statali", come [[Regione amministrativa|Regioni]], [[Provincia|Province]], [[Comune|Comuni]], Associazioni Intercomunali e [[Comunità montana|Comunità montane]].
 
=== La natura di un archivio ===
I soggetti privati si distinguono in:
#Soggetti privati singoli ([[Persona fisica|persone fisiche]] e [[persona giuridica|giuridiche]], come le [[Impresa|imprese]] individuali o gli artigiani)
#Soggetti privati complessi
##[[famiglia|Nuclei familiari]]
##[[Associazione (diritto)|Associazioni]]
##[[impresa|Imprese]]
 
==== Il vincolo ====
Nel caso dei soggetti privati le norme lasciano ampia libertà e, tranne nel caso in cui intervenga una dichiarazione di pubblico interesse, i privati sono liberi di tenere o anche distruggere i [[archivio privato|propri archivi]], salvo restanti le sole disposizioni in materia [[Fisco|fiscale]] e [[Contabilità|contabile]], che prevedono la conservazione di alcuni tipi di documentazione per un certo lasso di tempo (in genere dieci anni).
{{vedi anche|vincolo archivistico|Archivio#Storia della definizione}}
Il nesso che distingue un archivio da una raccolta qualsiasi o da una collezione è il cosiddetto [[vincolo archivistico]]. Tale vincolo, come esplicitato da Giorgio Cencetti ne ''Il fondamento teorico della dottrina archivistica'' (1939) deve necessariamente avere le tre seguenti caratteristiche:
 
# Essere '''naturale''' e '''involontario''': con "naturale" si intende che gli elementi dell'archivio sono stati riuniti in maniera involontaria, rispecchiando la normale attività di produzione del soggetto; con "involontario" si intende che il vincolo naturale fosse presente "all'origine" dell'archivio e che quindi non è nato per volontà del soggetto produttore, quanto automaticamente.
=== Attività del soggetto ===
# Essere '''necessario''' e '''determinato''': ossia che il vincolo è "necessario" perché l'archivio sia tale, e che il legame così creato è "determinato" dalla stessa attività dell'ente.
In archivistica è fondamentale il concetto di attività, intesa come insieme di rapporti "verso l'esterno", escludendo invece in linea di massima i comportamenti che si esauriscono all'interno del soggetto. Durante l'attività ci può essere un periodo di inerzia, che può essere transitoria o definitiva: nel secondo caso l'archivio non è più suscettibile di aggiunte e si dice "morto".
 
In base alla conclusione stabilita da Paola Carucci nel saggio sovramenzionato, un archivio per essere tale dev'essere caratterizzato dal vincolo archivistico. Qualora non sia presente questo vincolo, mancanza dovuta a varie cause quali lo smembramento o l'agglomeramento di archivi prodotti da soggetti diversi, si parla più generalmente di fondo.
L'archivio non si forma mai per i soli comportamenti attivi del soggetto produttore, ma sempre anche per il concorso di altri soggetti che vi interagiscono (si pensi ad esempio ai carteggi in entrata e uscita). Da ciò discende il principio della ''non volontarietà'' della formazione dell'archivio, che ne caratterizza la fattispecie rispetto alle raccolte "volontarie" (come le collezioni di documenti).
 
==== Il soggetto produttore ====
== Archivi come beni culturali ==
Altro elemento fondamentale per la nascita e la vita di un archivio è la presenza del soggetto produttore, ovvero, secondo la definizione data dall'[[ISAAR]], questi tre grandi macrogruppi<ref>Figura già regolata con il [[Decreto del presidente della Repubblica|DPR]] 1409 del 30 settembre [[1963]].</ref>:
{{L|cultura|febbraio 2013}}
{{Citazione|L'ente, la famiglia o la persona che ha posto in essere, accumulato e/o conservato la documentazione nello svolgimento della propria attività personale o istituzionale.|{{Cita|Glossario|Soggetto produttore}}}}
In Italia gli archivi sono disciplinati tra i [[beni culturali]]. Una prima definizione internazionale degli archivi come beni di interesse culturale risale alla [[convenzione dell'Aja]] del [[1954]] (ratificata in Italia nel [[1958]]), dove si citavano i beni artistici, architettonici, archeologici, librari e archivistici "di grande importanza".
 
===== Gli enti =====
La [[Convenzione di Parigi]] del [[1970]], voluta dall'[[UNESCO]], riconobbe agli "archivi, compresi i fonografici, fotografici e cinematografici" le misure atte a impedirne l'illecita [[importazione]], [[esportazione]] o [[trasferimento di proprietà]].
Gli enti produttori, come delineato da Paola Carucci<ref>{{Cita|Carucci|pp. 99-127}}.</ref>, possono essere di diverso tipo in base al loro ''status'' legale:
{{Approfondimento|titolo=Soggetto ''produttore'' e soggetto ''conservatore''|contenuto=I soggetti possono distinguersi in due tipologie: in ''produttori'' e in ''conservatori''.
 
1. I ''soggetti produttori'' sono coloro i quali producono la documentazione nell'ambito della loro attività<ref>{{Citazione|L'ente, la famiglia o la persona che ha posto in essere, accumulato e/o conservato la documentazione nello svolgimento della propria attività personale o istituzionale|{{Cita|Glossario|Soggetto produttore}}}}</ref>.
In [[Italia]] gli archivi avevano una gestione non legata ai beni culturali, infatti sin dalle decisioni della [[Commissione Cibrario]] del marzo [[1870]] essi erano stati assegnati al [[Ministero dell'Interno]], sottolineandone la funzione prevalentemente amministrativa. I restanti beni archeologici, architettonici, artistici e librari erano invece di competenza del [[Ministero della Pubblica Istruzione]].
 
2. I soggetti ''conservatori'' (o ''istituti di conservazione'' o ''soggetti collettori''<ref>{{Cita|Carucci-Guercio|p. 85}}.</ref>) sono quegli enti deputati alla conservazione del materiale prodotto dai soggetti produttori, come per esempio gli Archivi di Stato<ref>{{citazione|ente che, per ragioni burocratiche o istituzionali, acquisisce archivi di altri enti, i quali sono ciascuno autonomo e indipendente da quello dell'ente collettore, cui si collegano soltanto per la ragione che ne determina l'acquisizione|{{Cita|Carucci-Guercio|p. 85}}}}</ref>.
Con la creazione del [[Ministero per i Beni Culturali e Ambientali]] nel [[1975]], voluto da [[Giovanni Spadolini]] e [[Aldo Moro]], si decise, e solo in fase di conversione del [[decreto legge]] (29 gennaio [[1975]]) grazie ad una presa di posizione di gran parte degli archivisti di Stato italiani, di inserire anche gli archivi tra i [[beni culturali]], seguendo peraltro la linea già prevista a livello internazionale fin dal [[1954]].
 
'''N.B''': i soggetti conservatori possono essere anche soggetti produttori. Difatti, gli Archivi di Stato, oltre a conservare, producono una documentazione archivistica in seno alla loro attività istituzionale.|allineamento=\"sinistra\"}}
La presenza degli archivi tra i beni culturali è stata ribadita dalle disposionioni del ''Testo Unico'' ([[Dlgs.]] n. 490 del 29 ottobre [[1999]]) e del ''[[Codice dei beni culturali e del paesaggio|Codice dei Beni Culturali]]'' ([[Dlgs.]] 42 del 22 gennaio [[2004]]). In quest'ultimo testo sono precisamente indicati tra i beni culturali "gli archivi e singoli documenti dello [[Stato]], delle [[Regioni d'Italia|regioni]] e degli altri [[enti pubblici territoriali]], nonché di ogni altro ente ed istituto pubblico"<ref>Art. 10, comma 2, lettera b.</ref> e "gli archivi e singoli documenti, appartenenti a [[Archivio privato|privati]], che rivestono un interesse storico particolarmente importante"<ref>Art. 10, comma 3, lettera b.</ref>. Esiste quindi una fondamentale differenza tra archivi pubblici e privati: i primi sono tutelati sempre, in maniera naturale, i secondi solo in casi speciali, scelti su basi soggettive. Viene così rispettata la sfera del privato dei singoli cittadini, associazioni, imprese, ecc., che sono libere di disporre a piacimento dei propri archivi, salvo le eccezioni. Nelle successive definizioni però non si tiene conto del senso stretto degli archivi come raccolte caratterizzate da un vincolo naturale e originario, assimilandoli, con la perplessità degli addetti ai lavori<ref>Rimiti, cit.</ref>, ad altre raccolte come "i [[Manoscritto|manoscritti]], gli [[Autografo|autografi]], i [[epistolario|carteggi]]"<ref>Art. 10, comma 4, lettera c.</ref> ovvero "le [[Carta geografica|carte geografiche]], e gli [[Partitura|spartiti musicali]] aventi il carattere di rarità e pregio"<ref>Art. 10, comma 4, lettera d.</ref>.
 
# [[Ente territoriale|''Enti pubblici territoriali'']], ossia lo [[Stato]], le [[Regione (Italia)|Regioni]], le [[Province d'Italia|Province]], le [[Città metropolitane d'Italia|Città metropolitane]] e i Comuni. A loro volta, questi enti pubblici territoriali si distinguono in ''enti pubblici centrali'' (quali i Ministeri) ed in ''enti pubblici periferici'' (Regioni e via dicendo).
# ''Enti pubblici non territoriali'', ossia degli Enti creati dagli enti pubblici territoriali «ai quali è attribuita la competenza su determinate materie nei riguardi di tutta o di una parte della popolazione»<ref>{{Cita|Talice|p. 64}}.</ref>. Possono essere di tipo ''economico'' ([[Enel]]), ''strumentali'' o di ''servizio'' ed ''associativi''.
 
===== Le persone =====
 
#''I privati cittadini'': sono soggetti inquadrati nel diritto privato e che possono produrre degli archivi indipendentemente dalla loro capacità giuridica. Se questi cittadini hanno svolto, nel corso della loro vita, una rilevante attività pubblica (nel campo della cultura, dell'industria, della politica), i loro archivi possono essere ritenuti di valore pubblico: l'archivio privato di [[Giulio Andreotti]], quello di [[Arturo Toscanini]] e quello dell'imprenditore settecentesco Antonio Greppi sono alcuni esempi di archivi di privati cittadini<ref group="N">L'archivio privato di Giulio Andreotti è stato donato dagli eredi nel 2007 all'Istituto Luigi Sturzo di Roma (''cfr.'' {{Cita|Archivio Andreotti}}), mentre gli ultimi due sono conservati presso l'[[Archivio di Stato di Milano]].</ref>. Nel caso dei soggetti privati le norme lasciano ampia libertà e, tranne nel caso in cui intervenga una dichiarazione di pubblico interesse, i privati sono liberi di tenere o anche distruggere i [[archivio privato|propri archivi]], salvo restanti le sole disposizioni in materia [[Amministrazione finanziaria|fiscale]] e [[Contabilità|contabile]], che prevedono la conservazione di alcuni tipi di documentazione per un certo lasso di tempo (in genere dieci anni).
# I ''notai'': sono cittadini che agiscono con una funzione istituzionale facendo da mediatori tra i due o più autori di un negozio giuridico determinato. Gli archivi notarili, nati nel corso del [[Basso Medioevo]], sono conservati per il loro valore giuridico probatorio nei cosiddetti ''archivi notarili distrettuali.'' Secondo la normativa italiana vigente, dopo cent'anni dalla cessazione dell'attività di quel determinato notaio devono essere versati nell'Archivio di Stato locale per essere conservati permanentemente<ref>Disciplinato dalla legge 1963, art. 23. Cfr. {{Cita|Ghezzi|p. 68, n. 6}} e {{Cita|Carucci-Guercio|p. 35}}.</ref>.
 
[[File:Centro Storico Fiat. Area Archivi.JPG|sinistra|miniatura|Scaffalature del deposito degli archivi del ''Centro storico Fiat''.]]
===== Le famiglie =====
Oltre alle persone, vi possono anche esserci gli archivi prodotti da determinate famiglie (aristocratiche, borghesi o proletarie) nel corso del tempo e che vanno a costituire il cosiddetto ''patrimonio'' di famiglia, costituito da documenti di genealogia famigliare, carteggi privati, fotografie, documentazioni anagrafiche e altro materiale ancora. Tra gli archivi di famiglia si possono riscontrare anche quelli legati ad una determinata attività istituzionale, come nel caso delle dinastie (''Archivio del patrimonio privato Casa Savoia'', conservato presso l'[[Archivio Centrale dello Stato]]<ref>{{Cita|Archivio Savoia}}.</ref>), delle famiglie aristocratiche (il fondo ''Sormani Giussani Andreani Verri'' conservato presso l'[[Archivio di Stato di Milano]]<ref>{{Cita|Sormani Giussani Andreani Verri}}.</ref>) o di importanti famiglie imprenditoriali, quali gli [[Agnelli (famiglia)|Agnelli]] (''[[Centro storico Fiat|Centro Storico Fiat]]'').
 
===== Gli archivi ecclesiastici =====
[[File:Ruini.jpg|miniatura|Camillo Ruini]]
[[File:Giovanna Melandri.jpg|sinistra|miniatura|Giovanna Melandri]]
Esistono inoltre gli archivi [[Chiesa (comunità)|ecclesiastici]], cioè dipendenti da un'autorità ecclesiastica, che li gestisce coi suoi fondi. Oltre all'[[Archivio segreto vaticano|Archivio Segreto Vaticano]], gli archivi ecclesiastici in territorio italiano si dividono per sottotipi a seconda del grado di organizzazione territoriale della Chiesa locale: gli archivi [[diocesi|diocesani]] e [[Capitolo (cristianesimo)|capitolari]] (cioè di un'assemblea di [[presbitero|presbiteri]]) e gli archivi [[parrocchia]]li (di peculiare interesse per quanto riguarda gli studi storici e demografici). Non bisogna dimenticarsi degli archivi dei [[seminario|seminari]] e quelli degli [[ordine religioso|ordini religiosi]]<ref>{{Cita|Vigini|p. 14}} e {{Cita|Boaga-Palese-Zito|p. 54}}.</ref>.
 
Gli archivi ecclesiastici presenti sul suolo italiano sono gestiti contemporaneamente dalla Santa Sede che dallo Stato Italiano come stabilito dagli [[Accordo di Villa Madama]] del 1984, cui seguirono altre modifiche fino a giungere all'intesa del 18 aprile 2000 tra il [[cardinale]] [[Camillo Ruini]], allora presidente della [[Conferenza Episcopale Italiana|C.E.I.]], e il ministro [[Giovanna Melandri]] (con cui si decisero le modalità di consultazione del materiale archivistico e il luogo della conservazione del medesimo)<ref>{{Cita|Boaga-Palese-Zito|p. 94}}.</ref>. Con l'entrata in vigore del Codice dei beni culturali nel 2004, gli archivi ecclesiastici figurano nella tipologia dei beni privati e sono sottoposti al controllo sia della [[Diocesi]] di riferimento, che della [[Soprintendenza archivistica e bibliografica]] competente<ref>{{Cita|Carucci-Guercio|pp. 38-39}}.</ref>.
 
==== Il documento archivistico ====
Il documento, in ambito archivistico, ha un'accezione molto più ampia rispetto alla sua [[Diplomatica#Il documento|controparte della scienza diplomatista]]: se nella diplomatica il documento preso in esame ha sempre una forma giuridica, in ambito archivistico il documento ha anche qui valore giuridico-probatorio, ma la tipologia documentaria è sicuramente più estesa: non vi rientrano solo atti normativi, ma anche documenti di natura privata quali lettere, diari, poesie, fotografie ''et similia''<ref>{{Cita|Carucci|pp. 30-32}}.</ref>. Il documento archivistico dunque, secondo quanto riportato dalla [[Direzione generale Archivi|DGA]], si può definire come la:
{{Citazione|Testimonianza scritta di un fatto di natura giuridica, compilata con l'osservanza di determinate forme che conferiscono al documento pubblica fede e forza di prova. L'archivistica tende a ricomprendere sotto la dizione di documento tutta la documentazione di cui si compone un archivio, anche se si tratta di documenti informali, lettere private, documenti a stampa, fotografie, eccetera.|{{Cita|Glossario|Documento}}}}
==== Sottotipi di archivi ====
 
# ''archivi analogici'': documenti cartacei cui si aggiungono documenti registrati su supporti diversi (cassette, audio e video)
# ''archivi informatici'': documenti informatici prodotti, utilizzati e conservati in ambiente informatico; possono entrare a farne parte documenti analogici digitalizzati
# ''sistemi archivistici integrati'': risultato della fusione o della sovrapposizione delle due tipologie precedenti.
 
== La struttura dell'archivio ==
Parlare della struttura di un archivio non è compito facile, in quanto si deve prendere in considerazione la natura del soggetto produttore dell'archivio medesimo e la complessità più o meno accentuata del medesimo. Comunemente un archivio (o un ''fondo'') si struttura secondo quella definizione che è stata definita ''ad albero rovesciato'' da parte dell'[[ISAD(G)]]<ref>{{Cita|Glossario - LBC|titolo=Ordinamento}}.</ref>, cioè una struttura che parte dall'insieme delle unità documentarie (il ''fondo'') fino al singolo documento:
{{Approfondimento|titolo=Unità archivistica e Unità di condizionamento|contenuto=Non bisogna confondere l{{'}}'''unità archivistica''' con l{{'}}'''unità di condizionamento''' (o '''conservazione''')<ref>{{Cita|Carucci-Guercio|pp. 88-90}}.</ref>:
 
1. L'unità archivistica è l'insieme dei documenti di un determinato affare che sono raggruppati attraverso varie tipologie di unità archivistiche, quali il registro, la filza, il volume, il fascicolo.
 
2. L'unità di condizionamento, invece, è «il contenitore in forma di busta, faldone, scatola, cartella» di un'unità archivistica.}}
 
# ''Fondo'' (guarda sopra per la definizione).
# ''Serie:'' ossia l'insieme delle unità archivistiche facenti parti di un fondo raggruppate secondo «caratteristiche omogenee in relazione alla natura giuridica o alla forma dei documenti come risultato di una specifica attività; alla categoria o alle categorie di un [[Titolario di classificazione|quadro di classificazione]]; all'oggetto; alla materia»<ref>{{Cita|Carucci-Guercio|p. 86}}.</ref>. A loro volta, le ''serie'' si possono suddividere in ''sottoserie'', ovvero ulteriori ripartizioni delle serie
# ''Unità archivistiche'': ossia l'insieme delle unità documentarie raggruppate, in base all'affare ivi trattato in fascicoli, registri, [[Filza|filze]] o volumi, posti in ordine cronologico inverso e conservate attraverso le ''unità di condizionamento'' (o ''conservazione'').
# ''Unità documentarie'': ossia il singolo documento, l'unità minima del fondo.
 
La nomenclatura, però, può variare in base al titolario/piano di classificazione adottato dal vertice del soggetto produttore: difatti, non è raro trovare come struttura di un archivio la ripartizione del titolario in diversi modi<ref>{{Cita|Carucci|p. 204}}.</ref>:
 
# Fondo
# ''Categorie,'' eventualmente ripartite in ''sottocategorie''
# ''Classi'', eventualmente ripartite in ''sottoclassi''
# Unità archivistiche
# Unità documentarie
 
== Vita di un archivio ==
[[File:Fondos archivo.jpg|thumb|Scaffalature di un archivio]]
 
=== Considerazioni generali ===
Un archivio nasce innanzitutto quando un soggetto, detto "[[#Soggetti produttori di archivi|produttore]]" (di documentazione), decide di conservare le [[testimonianza|testimonianze]] delle proprie operazioni: a questa decisione è legata la convinzione che tali documenti possano tornare ad essere utili in un futuro più o meno vicino, per questo se ne evita la distruzione. Nelle fasi iniziali la conservazione dei documenti ha essenzialmente finalità pratiche, amministrative e giuridiche, mentre solo col passare del tempo, mentre questi interessi vanno sfumando o decadendo, subentra un altro valore, di tipo storico, legato alla ricerca della conoscenza del passato, da parte degli studiosi. La vita di un archivio si muove su una coordinata temporale (verticale) che va dalla nascita alla chiusura dell'archivio (l'"archivio morto", cioè il cui soggetto produttore non produce più documenti per la cessazione dell'attività, e quindi non è più soggetto agli accrescimenti), fino all'ipotetica data della distruzione dell'archivio. Inoltre l'archivio si riferisce a un determinato territorio ed a una serie di soggetti col quale il soggetto produttore interagisce (coordinata orizzontale). Fondamentale è poi il concetto di "ordine", che serve per garantire una struttura logica e utile per la consultazione, anche se non incide la natura dell'archivio stesso: un archivio disordinato resta sempre un archivio, magari in attesa dell'inventariazione e del riordino, mentre un archivio senza vincolo non è un archivio.
 
Inoltre occorre mettere in rapporto il fruitore col fondo medesimo attraverso vari strumenti di corredo tra i quali si ricordano gli ''elenchi'', i ''censimenti,'' i ''catologhi'' e lo strumento principe, ossia l{{'}}''inventario'', un elenco o registro per trovare e catalogare ciò che è in un dato luogo, come una biblioteca o un archivio.
[[File:Dossier couleur prune.PNG|miniatura|Un esempio di [[faldone]] (o ''cartella''), unità di condizionamento utilizzata negli archivi anche correnti, per la conservazione dei fascicoli.]]
 
=== La vita dell'archivio ===
 
==== Secondo la legislazione italiana ====
La vita di un archivio, secondo la normativa italiana (che ha preso spunto dal capitolo IX ''De ordinis archivis servando''<ref>{{Cita|Bonifacio|pp. 10-11}}.</ref> del ''De archivis liber singularis'' del vescovo e poeta cremonese [[Baldassarre Bonifacio]]) è stata schematizzata in tre fasi, che corrispondono a: l{{'}}'''archivio corrente''' (per gli affari in corso); l{{'}}'''archivio di deposito''' (per gli affari detti "esauriti"); l{{'}}'''archivio storico''' (per i documenti con più di 30 anni di età, destinati a venir conservati per sempre). Tutte queste tre fasi, secondo il [[Decreto ministeriale|D.P.C.M.]] 31 ottobre 2000, devono essere gestite attraverso il cosiddetto ''manuale di gestione''<ref>Il manuale di gestione, come si rileva dal decreto, «''descrive il sistema di '''gestione''' e di '''conservazione''' dei documenti e fornisce le istruzioni per il corretto funzionamento del servizio''» ({{Cita|Ghezzi|p. 238}}).</ref>.
===== Archivio corrente =====
{{Vedi anche|Archivio corrente}}
È la fase dell'archivio in cui si trattano gli affari in corso e rispecchia l'attività del soggetto produttore che ne stabilisce l'ordinamento. In sostanza, durante la fase dell'archivio corrente, si esplicano la ''registrazione'' o ''protocollazione'', con cui si dà ad un documento prodotto o entrante nell'archivio un numero progressivo e analitico e lo si registra nell'apposito [[registro di protocollo]]. Poi, sulla base del ''[[Titolario di classificazione|titolario]]'' (o ''piano di classificazione''), si inquadra il documento nell'ordine logico dato all'archivio dal soggetto produttore ed infine lo si fascicola, segnandolo nell'apposito ''repertorio dei fascicoli''. Viene ricordato anche il ''piano di conservazione'', o ''massimario di scarto'', con cui il vertice dell'ente produttore stabilisce la durata degli archivi prodotti o ricevuti. Tale strumento permette di addentrarci e affrontare, per quanto sinteticamente, la fase di deposito.
[[File:Collections Storage Archives of American Art.jpg|sinistra|miniatura|Scaffalature di un deposito presso la sede dell{{'}}''Archives of American Art'' a [[Washington]], D.C.]]
 
===== Archivio di deposito o di ''sedimentazione'' =====
{{Vedi anche|Archivio di deposito}}
Quando la documentazione non ha più un interesse quotidiano, si passa alla fase di deposito o di sedimentazione. I documenti di deposito sono gestiti in altri locali in cui c'è il soggetto produttore, oppure può affidare in ''[[Esternalizzazione|outsourcing]]'' la fase di deposito (ovvero la conservazione in altri locali di sua proprietà oppure presso terzi). Durante la fase di deposito v'è l'attività fondamentale, per la vita dell'archivio, consistente nella selezione dei documenti e, qualora questi non verranno riconosciuti come beni culturali, verranno scartati.
 
Per quanto riguarda gli archivi degli organi periferici dello Stato, questo compito è affidato alle ''Commissioni di sorveglianza'' che, basandosi sui ''massimari di scarto'' (o ''piani di conservazione''), sono in grado di valutare la durata di "vita" di un determinato documento. Per quanto concerne i documenti provenienti dagli archivi degli enti statali, essi giacciono nei depositi, in linea generale, per circa 30 anni; per i soggetti pubblici e privati, invece, non v'è una normativa solida come quella per gli archivi statali, in quanto non sono previste delle commissioni per i primi, mentre per i secondi vi sono varie modalità stabilite dalla legge con cui versare negli Istituti di concentrazione il loro patrimonio documentario (''[[comodato]]'', ''cessione'', ''donazione'', ''vendita''...).
 
===== Archivio storico =====
{{Vedi anche|Archivio storico}}
Quando la documentazione ha perso ogni attività di legame con il soggetto produttore ed è stata valutata da una 'Commissione di sorveglianza' di rilevanza storica, inizia la fase storica dell'archivio. Nel passaggio all'archivio storico ci sono cambiamenti importanti: in un soggetto produttore privato l'archivio è tenuto dal privato e quindi non c'è passaggio di proprietà da un ente a un altro; per il soggetto produttore statale, invece, i documenti non scartati andranno a sedimentarsi negli appositi fondi custoditi dall'Archivio di Stato competente. L'ordinamento archivistico italiano, basato sul [[Archivio storico|metodo storico]] patrocinato dall'archivista toscano [[Francesco Bonaini]] (1806-1874), prevede il rispetto dei fondi e la ricostruzione ''storica'' del soggetto produttore e della storia dell'archivio suddetto.
 
Durante questa fase, in cui l'archivio diventa oggetto di studio per gli studiosi, l'archivista ha il compito non solo di conservarlo correttamente sia dal punto di vista materiale che tecnico-archivistico.
 
==== Secondo la legislazione tedesca e francese ====
{{Vedi anche|Archivistica francese}}
[[File:Site de Fontainebleau-unité-1 Architecte Claure Aureau.jpg|sinistra|miniatura|L'archivio ''intermedio'' di Fontainbleau.]]
In area [[Germania|tedesca]] prevale l'impostazioni in quattro fasi delle quali solo l'ultima è definita "archivio", mentre le altre sono dette "registratura" (corrente, di deposito e prearchivio, ovvero la fase di scarto), sottolineandone le finalità più immediate e pratiche<ref>{{Cita|Brenneke|pp. 582-583|titolo=Glossario}}.</ref>. In Italia, questa definizione è stata adottata da Elio Lodolini, come si è visto nella sezione relativa alla definizione di archivio.
 
In area [[Francia|francese]] esistono pure quattro fasi, come in Germania, ma vengono denominate già tutte "archivio", come in Italia. Se la terza fase è denominata ''archivio intermedio'' o ''pre-archivio'', che serve a liberare gli archivi di deposito e porli in altre strutture (come nei depositi della ''Cité des archives contemporaines'' a [[Fontainebleau]], località poco distante da [[Parigi]])<ref>{{Cita|Carucci-Guercio|p. 221}}.</ref>, la quarta fase del modello francese è in sintesi la fase dello scarto, che in Italia è inglobata al termine della fase di deposito. Durante lo scarto si distruggono tutti i documenti ritenuti superflui per la memoria futura, ad esempio i doppioni, i contenuti accessori, ecc. Nell'[[archivistica francese]], vengono spesso distrutte intere serie organiche, secondo le {{cita testo|url=http://www.archivesdefrance.culture.gouv.fr/gerer/records-management-et-collecte/instructions/|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20101108020302/http://www.archivesdefrance.culture.gouv.fr/gerer/records-management-et-collecte/instructions/|urlmorto=sì|titolo=circolari di scarto degli archivi}}.
 
== Organizzazione archivistica internazionale ==
 
=== Premessa ===
In tutti i paesi del mondo esiste un interesse verso gli archivi come luoghi della conservazione della memoria (culturale, amministrativa, pratica, giuridica, ecc.), per questo essi sono tenuti e gestiti secondo precise disposizioni statali, che ne garantiscono la conservazione. Ogni nazione segue però principi propri, che vengono stabiliti in maniera autonoma e, pur con molteplici punti in comune, possono essere contraddistinti da forti differenze sia nella forma che nella sostanza.
=== Consiglio Internazionale degli Archivi (CIA o ICA) ===
{{vedi anche|Consiglio Internazionaleinternazionale degli Archiviarchivi}}
A livello internazionale esistono alcune organizzazioni che facilitano il collegamento tra le singole entità nazionali, senza però imporre normative da applicare a livello sopranazionale. Il [[Consiglio internazionale degli archivi|Consiglio Internazionale degli Archiviarchivi]] (C.I.A.CIA), che fa parte dell'[[UNESCO]], fu fondato nel giugno [[1949]] per assicurare la conservazione, la fruizione e la valorizzazione del patrimonio archivistico mondiale. Vi partecipano le istituzioni archivistiche nazionali, regionali, locali, pubbliche e private, le associazioni professionali di categoria, archivisti a titolo individuale e membri d'onore: la sua struttura è quindi molto articolata<ref>Per approfondire, ''cfr.'' {{Cita|ICA / CIA}} e {{Cita|International Council on Archives}}.</ref>.
 
==== Gli standard descrittivi ====
Nel 1994, ha pubblicato la prima versione dell'[[ISAD(G)]] (''General International Standard Archival Description''), un'iniziativa volta a definire uno standard da adottare per la descrizione di ogni tipo di archivio destinato alla registrazione di documenti, siano essi prodotti da organizzazioni, persone o famiglie.
L'ICA ha patrocinato, a partire dagli anni '90, la creazione di standard descrittivi per gli elementi che partecipano alla consistenza di un archivio:
 
#[[ISAD(G)|ISAD]], acronimo di ''General International Standard Archival Description''), fornisce le norme su come descrivere i fondi di un Istituto, al fine di creare degli strumenti di ricerca.
== Organizzazione archivistica in Italia ==
#[[ISAAR]] è lo strumento che permette di creare la descrizione del soggetto ''produttore''.
In Italia gli archivi pubblici appartengono al [[Ministero per i beni e le attività culturali]], in particolare alla [[Direzione generale per gli archivi]], che svolge le funzioni e i compiti, non attribuiti alle direzioni regionali o ai soprintendenti di settore ai sensi delle disposizioni in materia, relativi alla tutela dei beni archivistici. L'amministrazione si articola in una direzione centrale suddivisa in tre servizi e due istituti centrali dotati di particolare autonomia (l'[[Istituto Centrale per gli Archivi]], con finalità di ricerca e di studio, e l'[[Archivio Centrale dello Stato]]) e, infine, nelle amministrazione periferica.
# ISDIAH. Ha lo stesso ruolo dell'ISAAR, ma al contrario di quest'ultimo l'ISDIAH parla del soggetto ''conservatore''.
# ISDF: ''International Standard for Describing Functions''
# EAD/EAC.
 
[[File:Flag of UNESCO.svg|sinistra|miniatura|Il logo dell'UNESCO]]
Gli istituti periferici si dividono in [[Soprintendenze Archivistiche]], [[Archivi di Stato]] e, in casi particolari, Sezioni di Archivi di Stato.
 
=== UNESCO ===
*Le [[Soprintendenza archivistica|Soprintendenze archivistiche]], diciannove, sono in ciascuna regione (tranne in [[Val d'Aosta]], accorpata al [[Piemonte]]) e svolgono una funzione di tutela e di assistenza verso gli archivi non statali, pubblici (Archivi di Regioni, Province e Comuni) e [[archivio privato|privati]] dichiarati di notevole interesse storico (con notifica emessa proprio dalla soprintendenza). Nel linguaggio tecnico la sua mansione di controllo si chiama "vigilanza". La vigilanza non comprende il controllo sulla fase di riordino, ma si limita a fornire un consulto se richiesto.
{{Vedi anche|UNESCO}}
L'UNESCO, [[acronimo]] per ''Organizzazione delle Nazioni Unite per l'educazione, la scienza e la cultura'', è uno dei dipartimenti in cui si divide l'[[Organizzazione delle Nazioni Unite|ONU]]. Fondata nel 1945 per incoraggiare la collaborazione tra le Nazioni nelle aree dell'istruzione, scienza, cultura e comunicazione, l'UNESCO ha una sezione dedicata esclusivamente agli archivi risalente al 1947 e denominata ''UNESCO Archives''<ref>{{Cita|UNESCO Archives}}.</ref>, col compito di preservare gli archivi di fondazioni, enti non governativi e altri, ma soprattutto di spiegare e sensibilizzare sulla digitalizzazione del patrimonio archivistico mondiale<ref>{{Cita|Bertini|p. 84}}.</ref>.
 
== Organizzazione archivistica italiana ==
*Gli [[Archivi di Stato]] sono cento, ed hanno sede in ciascun [[capoluogo di provincia]] (tranne alcuni capoluoghi di recente istituzione, dove non sono ancora attivi). Si occupano di conservare le carte delle amministrazioni statali centrali e periferiche della propria circoscrizione (preunitarie e postunitarie) e gli archivi di enti pubblici e privati, quando necessario. Gli Archivi di Stato inoltre controllano tutti gli archivi di istituti statali di quella provincia: [[questura]], [[prefettura]], [[direzione di poste e telegrafi]], ecc. Il nome tecnico della sua mansione di controllo è "sorveglianza". In diciassette archivi di Stato hanno sede anche le Scuole di archivistica, paleografia e diplomatica.
*Le Sezioni di Archivio di Stato sono trentaquattro (la legge stabilisce un numero massimo di quaranta) e sono analoghe agli archivi di Stato, ma poste in un comune non capoluogo, subordinate all'archivio di Stato del capoluogo. Si tratta di archivi formatisi storicamente con una rilevante qualità e quantità di documenti che, secondo il principio basilare di mantenere sempre gli archivi nel territorio che gli ha prodotti, vengono mantenuti nella città di origine.
 
=== Storia della normativa italiana ===
Sorveglianza e vigilanza sono attuate soprattutto per verificare che gli archivi vengano gestiti beni, che i locali deputati agli archivi siano idonei, che lo scarto sia effettuato correttamente, ecc. In particolare al momento dello scarto si ha un diverso modo di procedere a seconda se si tratti di ente sorvegliato da un Archivio di Stato o vigilato da una Soprintendenza.
 
==== All'alba del Regno d'Italia ====
In Italia esistono inoltre un'Associazione Nazionale Archivistica Italiana (ANAI, con scopi di coordinazione di categoria) e un'organizzazione propria degli enti pubblici territoriali non statali, quali Comuni, Province e Regioni.
{{Vedi anche|Regno d'Italia (1861-1946)}}
[[File:Francesco Trinchera.gif|miniatura|Francesco Trinchera, direttore dell'ASNa e poi [[Senato del Regno (Italia)|senatore del Regno]].]]
 
==== Gli archivi italiani e le proposte di Francesco Bonaini ====
Al momento dell’Unità la normativa riguardante i 15 archivi statali italiani, concentrati prevalentemente nelle capitali degli Stati preunitari<ref name=":2">{{Cita|Carucci-Guercio|p. 18}}.</ref>, era quanto mai più frastagliata: se nell'ex [[Granducato di Toscana]] e nell'ex [[Regno delle Due Sicilie]] gli archivi - in quest'ultimo Stato vi erano poi gli "archivi provinciali" per distinguerli dai due principali di Napoli e di Palermo - erano posti sotto il Ministero dell'Istruzione Pubblica, nell'ex [[Regno Lombardo-Veneto|Lombardo-Veneto]] e negli altri Stati pre-unitari invece gli archivi erano governativi, per cui sottoposti al controllo diretto del Ministero dell'Interno<ref group="N">Più precisamente, erano sottoposti a questo ministero gli archivi del [[Regno di Sardegna (1720-1861)|Regno di Sardegna]] (Archivio governativo di Torino, [[Archivio di Stato di Cagliari|quello di Cagliari]] e [[Archivio di Stato di Genova|quello di Genova]]), poi quelli del Lombardo-Veneto (Milano e [[Archivio di Stato di Brescia|Brescia]]) ed infine quelli del [[Ducato di Modena e Reggio|Ducato di Modena]] e [[Ducato di Parma e Piacenza|di Parma]]. Situazione particolare riguardava il "[[Archivio di Stato di Palermo|Grande archivio di Palermo]]" che, nonostante la legislazione borbonica, ricadeva direttamente sotto il controllo del Ministero dell'Interno.</ref>.
 
Tra il 1861 e il 1870, Francesco Bonaini cercò di proporre più volte (1861 e 1865) che gli archivi di Stato fossero sottoposti alle dipendenze del Ministero dell'Istruzione Pubblica e che fossero poi messi alle dipendenze di quattro grandi ''Sovrintendenze archivistiche''<ref group="N">Queste Soprintendenze non devono essere accomunate con le attuali Soprintendenze archivistiche e bibliografiche: semmai, erano degli organi di controllo locale dell'attività dei vari archivi statali. Istituite col R.D. 1861/1874, le 10 “Soprintendenze degli Archivi di Stato" (quella del Piemonte, della Liguria, della Lombardia, dell'Emilia, della Toscana, quella Romana, quella Napoletana, quella della Sicilia ed infine quella della Sardegna) furono poi soppresse nel 1891.</ref> che avessero competenze anche sugli archivi comunali e su quelli notarili. Inoltre, Bonaini proponeva la creazione delle ''scuole di paleografia'' (antesignane delle attuali Scuole di Archivistica, Paleografia e Diplomatica) per la formazione del nuovo personale archivistico<ref>Rimanevano fuori dalla discussione, per il momento, gli archivi privati, in quanto lo [[Statuto Albertino]] aveva già provveduto ad affermare, in modo molto generale, che «tutte le proprietà, senza alcuna eccezione, erano inviolabili».</ref>. Tali proposte furono riprese, infine, nel 1867, quando a Firenze si riunì il [[Congresso internazionale di statistica|Congresso internazionale di Statistica]] cui parteciparono, oltre a vari storici italiani, anche i direttori dell'[[Archivio di Stato di Venezia]] [[Tommaso Gar]], [[Archivio di Stato di Napoli|quello di Napoli]] [[Francesco Trinchera]] ed infine lo stesso Bonaini<ref>{{Cita|Lodolini, 1991|pp. 133-136}}.</ref>.
 
==== La commissione Cibrario e il R.D. 1852/1874 ====
{{Vedi anche|Commissione Cibrario}}
[[File:Luigi_cibrario_by_Stefano_Bolognini.JPG|sinistra|miniatura|[[Pierre Tetar van Elven]], ''Ritratto di Luigi Cibrario'', [[Pittura a olio|olio su tela]], [[Museo di stato di San Marino|Museo di Stato di San Marino]], 1864]]
Il dibattito che archivisti ed intellettuali stavano sviluppando in riunioni e congressi, fu poi portato all'attenzione del Parlamento. Il governo, col decreto 15 marzo 1870, istituì la "''Commissione Cibrario''", dal nome del senatore e ministro [[Luigi Cibrario]] che analizzò i 14 quesiti posti dal [[Parlamento del Regno d'Italia|Parlamento]]. La commissione, composta sia da politici quali i senatori [[Michelangelo Castelli]] e [[Diodato Pallieri]] che da archivisti quali Francesco Bonaini (che per [[Disturbo mentale|problemi di salute mentale]] non vi partecipò), Francesco Trinchera, Tommaso Gar e il direttore dell'[[Archivio di Stato di Milano]] [[Luigi Osio]]<ref>Per l'elenco completo, ''cfr.'' {{Cita|Lodolini, 1991|136, n. 11}}</ref>, aveva il compito di valutare l'importanza degli archivi comunali e notarili; di stabilire delle normative relative ai versamenti e la creazione delle ''Sovrintendenze archivistiche'' formulate dal Bonaini, così come l'adozione del metodo storico per l'ordinamento degli Archivi di Stato. Il problema più spinoso, però, riguardò la questione del ministero cui far dipendere gli archivi. La commissione, infatti, si trovò disgiunta se affidare gli archivi al Ministero dell'Istruzione (in quanto i documenti sono testimonianza storica e culturale) o al Ministero dell'Interno (in quanto gli archivi sono i depositari degli atti emanati dal potere). Per un solo voto, si decise alla fine di far dipendere gli archivi dal Ministero dell'Interno:
 
{{Citazione|[La Commissione ] non fu poi concorde in questo: che taluni sopra la importanza storica ponevano la politica e l'amministrativa; altri a queste preponevano la storica. E se i primi dicevano che gli archivi per quanto possano servire agli studi non prendono mai tanto la qualità di istituti scientifici, che non rimangano soprattutto depositi di documenti, nei quali il governo come il pubblico ha i più vitali e più comuni interessi; i secondi dicevano che la politica e l'amministrazione possono e debbono avere le loro riserve, ma il documento che passa in archivio entra già nel dominio della storia [...] Le quali sentenze portavano una parte della Commissione a propendere pel Ministero che governa e amministra lo Stato; l'altra per quello che ha cura dell'istruzione. Raccolti i suffragi, la maggioranza fu pel Ministero dell'Interno.|{{Cita|Relazione della Commissione istituita dai Ministri dell'Interno e della Pubblica Istruzione con decreto 15 marzo 1870|p. 3}}}}Tale verdetto fu poi legiferato tramite il [[Regio decreto|Regio Decreto]] 1852/1874, che stabilì quanto deciso dai membri della Commissione.
 
==== L'Italia liberale ====
Ecco le principali tappe della normativa legislativa italiana in materia archivistica dopo la Commissione Cibrario:
 
*[[File:Giovanni Giolitti crop.jpg|miniatura|[[Giovanni Giolitti]], presidente del consiglio e ministro dell'interno al momento dell'emanazione del R.D. 1163/1911]]'''R.D. 2552/1875:''' stabilisce che tutti gli organi periferici dello Stato debbano versare quei documenti il cui negozio si è ormai esaurito negli Archivi di Stato locali; per quanto riguarda i ministeri, invece, devono versare nell{{'}}''Archivio''<nowiki/> ''del Regno'' (attuale [[Archivio Centrale dello Stato]]), fondato il 30 dicembre 1871. Al contempo, l'articolo 22 pone sotto l'attività di sorveglianza gli archivi non statali e quelli ecclesiastici da parte delle Soprintendenze<ref>{{Cita|Bertini|p. 24}}.</ref>. Inoltre, tale regio decreto consacra il metodo storico del Bonaini quale metodo per la gestione degli archivi del regno<ref>{{Cita|Lodolini, 1991|p. 140}}.</ref> e un primo regolamento delle scuole di paleografia, che si decise di farle dipendere dal Ministero della Pubblica Istruzione.
*'''R.D. 4 maggio 1885''': l'articolo 1 dichiara che rientrano nel [[demanio]] statale anche gli archivi<ref>{{Cita|Bertini|pp. 17-18}}.</ref>.
*Con la '''''Circolare [[Carlo Astengo|Astengo]]''''' (circ. 17100/2 del '''1897''') si provvide ad elaborare delle norme per gli uffici delle amministrazioni pubbliche territoriali (Comuni) e per gli archivi notarili, tenendo conto in particolar modo della tenuta del registro di protocollo<ref>{{Cita|Bertini-Petrilli|p. 92, n° 77}}.</ref>. Tutto ciò fu il preludio per l'emissione del '''R.D. 35/1900''', vigente fino al 1998, con l'istituzione del registro di protocollo negli uffici ministeriali e le indicazioni per la tenuta degli archivi storici a loro afferenti<ref>{{Cita|Regio Decreto 35/1900}}.</ref>.
*'''R.D. 2 ottobre 1163/1911:''' è la prima legge completamente dedicata all'organizzazione degli archivi e della materia archivistica in Italia<ref name=":2" />. Fondamentale ancora oggi per le scuole APD, il R.D. 1163/1911 prevedeva infatti la durata biennale delle scuole con lezioni bisettimanali, la frequenza obbligatoria e le norme per lo svolgimento degli esami finali. Inoltre, prevedeva delle norme sullo scarto (questo non doveva avvenire senza l'approvazione del Consiglio generale degli archivi, avvisato in questo dai prefetti con nulla osta del Direttore dell'Archivio di Stato competente). Inoltre, si provvide ad obbligare gli enti pubblici e quelli ecclesiastici a tenere in ordine i loro archivi.
 
==== Sotto il fascismo: accentramento e la Legge Bottai ====
{{Vedi anche|Storia del fascismo italiano}}[[File:Bottai 37.jpg|miniatura|Giuseppe Bottai nel 1937.]]Con la [[marcia su Roma]] del 28 ottobre del 1922, [[Benito Mussolini]], con la complicità della Corona, dell'esercito e dell'industria, prendeva il controllo del governo, aprendo così la stagione del Ventennio (1922-1943).
 
In materia archivistica Mussolini, per lungo tempo ministro dell'Interno, intendeva istituire degli Archivi di Stato in ogni provincia e, successivamente, quella di far dipendere i medesimi dallo stessa presidenza del consiglio e quindi dal Duce, idea poi accantonata. Tuttavia, il fascismo si occupò di quanto i governi dell'età liberale e [[Giovanni Giolitti|giolittiana]] non si erano interessati, ovvero la definitiva statalizzazione degli archivi provinciali meridionali, finora dotati di uno ''status'' particolare e assumendo il nome di ''Archivi provinciali di Stato'' ([[1932]])<ref>{{Cita|Ghezzi|p. 67}}.</ref>; l'intervento sugli archivi privati, che erano ancora regolati secondo quanto stabilito nel 1848 da [[Carlo Alberto di Savoia|Carlo Alberto]]; e l'aggregazione degli archivi notarili agli Archivi di Stato.
 
I principali risultati legislativi dei progetti di Mussolini si realizzarono, poi, attraverso la legge 2006/1939 (Legge Bottai) e gli articoli 822-23-24 del Codice Civile del 1942:
 
*'''Legge 2006/1939''', l'unica legge fra le '''"Leggi [[Giuseppe Bottai|Bottai]]"''' dedicata completamente agli archivi ed espressione della concezione fascista nel controllo degli archivi. In essa si delineano i compiti degli archivi pubblici, statali e privati. Si delineano le competentenze delle neonate Soprintendenze archivistiche e si stabilisce la creazione di un Archivio di Stato in ogni capoluogo<ref>{{Cita|Angelucci|p. 101}}.</ref>. Gli archivi continuano a rientrare nella dimensione amministrativa e giuridico-probatorio, non venendo considerati come "beni culturali"<ref>{{Cita|Angelucci|pp. 101-102}}.</ref>. Infine, si dispose il versamento degli atti dei notai prodotti prima dell'[[1800|anno 1800]] dagli archivi notarili in quelli di Stato<ref>{{Cita|Ghezzi|art. 11, p. 461|titolo=Legge 22 dicembre n°2006/1939}}.</ref>. La legge Bottai, comunque, non ebbe un'efficacia pratica incisiva: l'anno successivo l'Italia entrerà nella Seconda guerra mondiale e la caduta del fascismo il 25 luglio del 1943 vanificarono molte delle proposte sugli archivi, venendo però riprese in parte nel corso dell'età repubblicana.
*'''Articoli 822-823-824''' del [[Codice civile italiano|Codice civile]] (1942): esplicano il concetto di demanio pubblico («Fanno parimenti parte del demanio pubblico [...] le raccolte dei [[Museo|musei]], delle [[Pinacoteca|pinacoteche]], degli archivi, delle [[Biblioteca|biblioteche]]», art. 822) e la loro inalienabilità dal territorio italiano (art. 823). L'articolo 824 ribadisce lo stesso concetto anche per gli archivi degli enti pubblici territoriali quali [[Comune (Italia)|Comuni]], [[Provincia|Provincie]] e [[Regioni d'Italia|Regioni]].
 
==== L'età repubblicana ====
{{Vedi anche|Storia della Repubblica Italiana}}
[[File:Giovanni Spadolini 2.jpg|miniatura|Giovanni Spadolini|sinistra]]
 
*'''"Legge sugli archivi"'''<ref>Definita in tal modo da {{Cita|Bertini|p. 25}} e da {{Cita|Carucci|p. 18}}.</ref> '''del 1963'''. Prima legge dedicata esclusivamente agli archivi dal 1911, nel D.P.R. 30 settembre 1963 n°1409 (rivisto in parte nel 1975) si viene a delineare il funzionamento archivistico italiano fino all'entrata in vigore del [[Decreto legislativo|Dlgs.]] 42/2004, ossia il ''Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio''<ref>{{Cita|Bertini|p. 25}}.</ref>.
* Sempre nel 1963 ('''D.P.R. 1409/1963''') vengono istituite commissioni per la sorveglianza sull'attività degli organi dello Stato da parte di Archivi di Stato e Soprintendenze e l'attività di scarto di materiali non ritenuti atti ad entrare nell'Archivio storico dopo la fase di deposito.
*'''[[Commissione d'indagine per la tutela e la valorizzazione del patrimonio storico, archeologico, artistico e del paesaggio|Commissione Franceschini]] del 1964''', in cui si propose di far entrare nel novero dei beni culturali anche gli archivi.
*'''1974''': Gli archivi di Stato passano sotto la giurisdizione del neonato [[Ministero per i beni e le attività culturali|MIBAC]] (Ministero dei Beni Culturali e del Paesaggio) con il '''[[Decreto-legge|D.L.]] 14 dicembre 1974''', per volontà del ministro [[Giovanni Spadolini]]<ref>{{Cita|Ghezzi|p. 49}}.</ref>. Il nuovo Ministero entra in funzione il 1º marzo 1975, dopo che ci fu la conversione in legge del D.L il 29 gennaio 1975<ref>{{Cita|Angelucci|p. 104}}.</ref>.
*'''D.P.R. 30 dicembre 1975''', n. 854 stabilisce che il Ministero dell'interno, che fino a quel momento aveva avuto la giurisdizione degli Archivi di Stato, continui tuttavia ad avere voce in capitolo «in materia di documenti archivistici non ammessi alla libera consultabilità»<ref>{{Cita|Ghezzi|pp. 530-532}}.</ref>.
*[[File:Giuliano Urbani.jpg|miniatura|Giuliano Urbani]]'''[[Legge]] 241/1990, artt. 3, 8, 22''' sul '''procedimento amministrativo'''. Per quanto riguarda l'amministrazione archivistica:
** Articolo 3: ''"Motivazione del provvedimento".'' L'articolo 3bis, aggiunto nel 2005 e avente per oggetto l{{'}}''uso della telematica''.
** Articolo 8: "''Modalità e contenuti della comunicazione di avvio del procedimento"''
** Articolo 22: ''"Definizioni e modalità di accesso"''
* '''D lgs 490/1998''', ovvero il ''[[Testo unico|Testo Unico]] delle disposizioni legislative in materia di beni culturali e ambientali'', riunisce tutte le disposizioni in materia culturale legiferate durante il XX secolo<ref>{{Cita|Angelucci|p. 105}}.</ref>.
*'''D.P.R. 445/2000''', ossia il '''Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di documentazione amministrativa'''. L{{'}}''articolo 68'', avente per oggetto le ''Disposizioni per la conservazione degli archivi'', disciplina i flussi documentali degli archivi, il piano di conservazione, il controllo sugli spostamenti e il rispetto della [[Codice in materia di protezione dei dati personali|legge sulla privacy]].
*'''D.P.R. 37/2001''': vengono ridelineati i compiti, le funzioni e le modalità di esecuzione delle componenti delle '''Commissioni di sorveglianza'''. L'oggetto del decreto infatti recita: "''Regolamento di semplificazione dei procedimenti di costituzione e rinnovo delle Commissioni di sorveglianza sugli archivi e per lo scarto dei documenti degli uffici dello Stato".''
*'''[[Decreto legislativo|D. lgs.]] 42/2004''': '''Entra in vigore il [[Codice dei beni culturali e del paesaggio|Codice dei Beni culturali e del paesaggio]]''' ad opera del ministro [[Giuliano Urbani]] (perciò detto anche ''Decreto Urbani''). Da questo momento in avanti, il codice sostituisce la legge del 1963 e il Testo unico del 1998 e, nel corso degli anni, ha avuto numerose revisioni, modifiche e/o aggiunte (l'ultima nel 2008)<ref>{{Cita|Normativa italiana}}.</ref>.
 
Riassumendo, tra 1874 e 2004 le principali disposizioni normative in materia archivistica sono state:
 
# R.D. 1852/'''1874''': dipendenza degli archivi dal Ministero dell'Interno.
# R.D. 2552/'''1875''': adottamento del metodo storico e disposizioni di versamento negli Archivi di Stato e nell'Archivio del Regno. Creazione delle ''Soprintendenze archivistiche'', abolite poi nel 1891.
# R.D. 1163/'''1911''': regolamento dell'Amministrazione archivistica e il funzionamento delle Scuole di Stato di archivistica.
# Legge Bottai '''2006/1939''' che esprime la volontà accentratrice del fascismo con la creazione degli archivi di Stato in ogni provincia, la creazione delle Soprintendenze archivistiche e l'attenzione sugli archivi privati e quelli notarili.
# Codice civile del '''1942''', art. 822-824: gli archivi sono riconfermati come beni demaniali statali (''cfr.'' legge 1885).
# D.P.R. 1409/'''1963''', detta "Legge fondamentale degli archivi".
# '''1975''': gli archivi passano sotto la giurisdizione del nuovo Ministero dei beni culturali, entrandone a far parte a pieno titolo.
# Testo unico '''1998 (d. lgs. 490/1998)''': riunisce tutte le disposizioni legislative riguardo ai beni culturali in quel momento vigenti.
# D. lgs. 42/'''2004''': entrata in vigore del ''Codice dei Beni culturali e del paesaggio'', che comprende anche la normativa relativa agli archivi.
 
=== L'amministrazione archivistica italiana attuale ===
{{Vedi anche|Ministero per i beni e le attività culturali|Archivio di Stato (Italia)|Soprintendenza archivistica e bibliografica|Direzione generale Archivi}}
==== Gli archivi come beni culturali ====
[[File:Archivio di Stato (Genova) 23.jpg|sinistra|miniatura|Serie di fascicoli accatastati provenienti dall'[[Archivio di Stato di Genova]]]]
Seguendo la linea già prevista a livello internazionale fin dal [[1954]] con la [[Convenzione dell'Aia (1954)|Convenzione dell'Aja]], anche nel contesto italiano ci si avviò alla definizione di [[Beni culturali|bene culturale]] ([[Commissione d'indagine per la tutela e la valorizzazione del patrimonio storico, archeologico, artistico e del paesaggio|Commissione Franceschini]] del 1964, chiamata così perché presieduta dall'onorevole [[Francesco Franceschini]]), partendo dall'articolo 9 della [[Costituzione della Repubblica Italiana|Costituzione Italiana]] del [[1948]]<ref>{{Cita|Costituzione della Repubblica Italiana|p. 5|titolo=Art. 9}}: {{Citazione|La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.}}</ref>. Con la creazione del [[Ministero per i beni e le attività culturali|Ministero per i beni culturali e ambientali]] nel [[1975]], voluto da [[Giovanni Spadolini]] e [[Aldo Moro]], si decise, e solo in fase di conversione del [[Decreto-legge|decreto legge]] in legge (29 gennaio [[1975]]) grazie ad una presa di posizione di gran parte degli archivisti di Stato italiani, di inserire anche gli archivi tra i [[beni culturali]]<ref>{{Cita|Carucci-Guercio|p. 31}}.</ref>. La presenza degli archivi tra i beni culturali è stata ribadita dalle disposizioni del ''Testo Unico'' ([[Decreto legislativo|Dlgs.]] n. 490 del 29 ottobre [[1998]]) e del ''[[Codice dei beni culturali e del paesaggio|Codice dei Beni Culturali]]'' (Dlgs. 42 del 22 gennaio [[2004]]). In quest'ultimo testo sono precisamente indicati tra i beni culturali «''gli archivi e singoli documenti dello [[Stato]], delle [[Regioni d'Italia|regioni]] e degli altri [[Ente territoriale|enti pubblici territoriali]], nonché di ogni altro ente ed istituto pubblico''»<ref>Come disciplinato dall'art. 10, comma 2, ''b''</ref> e «''gli archivi e i singoli documenti, appartenenti a [[Archivio privato|privati]], che rivestono interesse storico particolarmente importante''»<ref>Come disciplinato dall'art. 10, comma 3, ''b''</ref>.
 
==== Il MIBAC e la DGA ====
In Italia gli archivi ricadono sotto la giurisdizione del Ministero per i beni e le attività culturali, il quale ha una serie di Direzioni Generali competenti per argomento: gli archivi ricadono sotto il controllo della ''[[Direzione generale Archivi]]'' (DGA), che svolge le funzioni e i compiti, non attribuiti ai segretari regionali o ai soprintendenti di settore ai sensi delle disposizioni in materia, relativi alla tutela dei beni archivistici. L'amministrazione, entrando nel dettaglio, si articola in organi centrali e in una serie di organi periferici. [[File:Potere.jpg|miniatura|L'Archivio Centrale dello Stato, nel [[EUR|quartiere EUR]] a [[Roma]].]]
==== Organi centrali ====
L'unico '''organo centrale''' è la:
 
* La DGA, suddivisa in tre servizi.
 
=== Istituti autonomi ===
 
* L'[[Istituto centrale per gli archivi|Istituto Centrale per gli archivi]] (ICAR), con finalità di ricerca e di studio.
* L'[[Archivio Centrale dello Stato]] (ACS), avente il compito di conservare il materiale documentario proveniente dai vari ministeri, fuorché quello degli Esteri e parte di quello della Difesa per la fase operativa.
 
==== Organi periferici ====
Gli '''organi periferici''' si dividono, invece, in:
 
*15 [[Soprintendenza archivistica e bibliografica|Soprintendenze archivistiche e bibliografiche]] (SAB), secondo la denominazione assunta a partire dal 2016 che ha visto le Soprintendenze regionali, oltre a sorvegliare sugli archivi non statali, anche sulle biblioteche degli enti pubblici<ref>{{Cita|Soprintendenze archivistiche e bibliografiche}}.</ref>. Le SAB sono situate quasi tutte in ciascuna regione italiana<ref group="N">Fanno eccezione 5 regioni: la [[Valle d'Aosta]] accorpata con il [[Piemonte]]; l'[[Abruzzo]] con il [[Molise]]; [[Puglia]] e [[Basilicata]]; [[Umbria]] e [[Marche]]; [[Veneto]] e [[Trentino-Alto Adige|Trentino Alto Adige]] (''cfr.'' {{Cita|Soprintendenze archivistiche e bibliografiche}}).</ref> e svolgono una funzione di tutela e di assistenza verso gli archivi non statali, ovvero gli archivi pubblici (Archivi di Regioni, Province e Comuni) e quelli [[archivio privato|privati]] dichiarati di notevole interesse storico (con notifica emessa proprio dalla soprintendenza). Nel linguaggio tecnico la sua mansione di controllo si chiama "''vigilanza''". [[File:Archivio di Stato di Torino - sezioni riunite.jpg|miniatura|L'[[Archivio di Stato di Torino]]]]
*101 [[Archivio di Stato (Italia)|Archivi di Stato]] (AS), che hanno sede in ciascun [[Capoluogo|capoluogo di provincia]] (tranne che in alcuni capoluoghi di recente istituzione, dove non sono stati istituiti). Gli Archivi di Stato si occupano di conservare le carte delle amministrazioni statali centrali e periferiche della propria circoscrizione (preunitarie e postunitarie) e gli archivi di enti pubblici e privati, quando necessario e secondo le modalità prima osservate<ref>{{Cita|Carucci|p. 34}}.</ref>. Gli Archivi di Stato inoltre sorvegliano tutti gli archivi degli istituti statali di quella provincia: [[questura]], [[prefettura (Italia)|prefettura]], [[Ministero delle poste e telegrafi|direzione di poste e telegrafi]], [[tribunale]] e via dicendo. Il nome tecnico della sua mansione di controllo è "''sorveglianza''". Gli Archivi di Stato hanno anche il compito di ''valorizzare'', secondo uno dei due pilastri su cui si basa il Codice dei beni culturali, il patrimonio archivistico sedimentato, oltreché di formare gli aspiranti archivisti nelle dottrine della scienza archivistica, [[Paleografia|paleografica]] e [[diplomatica]]. A tal fine, in diciassette archivi di Stato hanno sede le [[Scuola di archivistica, paleografia e diplomatica|Scuole di archivistica, paleografia e diplomatica]]<ref>{{Cita|Ghezzi|p. 139, n. 65}}.</ref>.
*33 Sezioni di Archivi di Stato<ref name=":3" /> che sono analoghe agli archivi di Stato, ma poste in un comune non capoluogo e subordinate all'archivio di Stato del capoluogo<ref name=":3">{{Cita|Archivi di Stato}}.</ref>. Si tratta di archivi formatisi storicamente con una rilevante qualità e quantità di documenti che, secondo il principio basilare di mantenere sempre gli archivi nel territorio che li ha prodotti, vengono mantenuti nella città di origine.
 
=== Portali, iniziative e associazioni a livello nazionale ===
 
==== Portali informatici ====
Oltre al sito della {{cita testo|url=http://www.archivi.beniculturali.it/|titolo=DGA}}, che fornisce uno sguardo d'insieme sulle attività degli archivi in Italia, si ricordano i seguenti portali web afferenti a varie realtà:
 
* '''SAN''', ovvero Sistema archivistico nazionale. Portale che permette di ricercare simultaneamente negli Archivi di Stato le descrizioni dei loro patrimoni nel ''SIAS'' (Sistema Informativo Archivi di Stato), mentre gli enti vigilati dalla Sovrintendenza hanno la loro descrizione nel ''SIUSA'':
* '''{{cita testo|url=http://www.archivi-sias.it/|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190225044848/http://www.archivi-sias.it/|urlmorto=sì|titolo=SIAS}}''', ovvero Sistema informativo Archivi di Stato. È il contenitore virtuale in cui sono stati riversati i mezzi di corredo degli Archivi di Stato, ovvero i fondi e le varie collezioni
* '''{{cita testo|url=http://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/pagina.pl|titolo=SIUSA|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20181120171104/http://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/pagina.pl }}''': ovvero Sistema Informativo Unificato Sovrintendenze Archivistiche. Il sito descrive tutti i patrimoni archivistici che sono stati prodotti da privati, da enti pubblici, da enti religiosi e che sono tutelati dalle Soprintendenze archivistiche e bibliografiche.
 
==== La ''Guida generale degli Archivi di Stato italiani'' ====
{{Vedi anche|Guida generale degli Archivi di Stato italiani}}
Patrocinata verso il 1966<ref>{{Cita|Pavone, Guida generale}}: «Fra il '66 o immediati precedenti ed oggi, sono mutate molte cose».</ref> da [[Claudio Pavone]] e da Piero d'Angiolini<ref name=":4">{{Cita|Sistema Guida generale degli Archivi di Stato italiano}}.</ref>, la ''Guida generale degli Archivi di Stato Italiani'' vide la stesura delle voci di 95 Archivi di Stato in circa trent'anni di lavori<ref>{{Cita|Pavone, Guida generale}}: «È trascorso un trentennio dalla prima idea della ''Guida''...»</ref>, voci a loro volta distribuite in quattro volumi. In seguito al processo di [[digitalizzazione]] del società, si è avviato il caricamento delle voci tramite internet, cercando al contempo di riadattarle secondo le normative provenienti dagli standard nazionali. Nel 2009 fu completato questo processo, dando avvio al progetto digitale ''Sistema Guida Generale degli Archivi di Stato''<ref name=":4" />.
 
==== L'A.N.A.I. ====
{{Vedi anche|Associazione Nazionale Archivistica Italiana}}
L'A.N.A.I., costituita nel 1949, originariamente era l'associazione degli archivisti di Stato, ma successivamente divenne l'associazione di tutti gli archivisti italiani. L'ANAI è articolata in Sezioni Regionali e pubblica la rivista «Archivi» e si occupa di fornire percorsi formativi agli archivisti riguardo alle ultime novità in campo legislativo.
 
== Note ==
 
=== Espositive ===
<references group="N" />
 
=== Bibliografiche ===
<references/>
 
== Bibliografia ==
 
*''Guida generale degli Archivi di Stato italiani'', 4 voll., Roma, Ist. Poligrafico dello Stato, 1981-94.
*{{Cita libro|autore=Patrizia Angelucci|titolo=Breve storia degli archivi e dell'archivistica|url=https://books.google.it/books?id=6q7bqbv8zDoC&printsec=frontcover&dq=Patrizia+Angelucci&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwi51IaYjcTgAhVCyaQKHfaJANoQ6AEIKTAA#v=onepage&q=Patrizia%20Angelucci&f=false|accesso=18 febbraio 2019|anno=2008|editore=Morlacchi Editore|città=Perugia|cid=Angelucci|ISBN=978-88-6074-164-6}}
*Raffaella Castagnola, ''Archivi letterari del '900'', Firenze, Franco Cesati, 2000.
*{{Cita pubblicazione|autore=Agustín González de Amezúa|anno=1945|titolo=El Archivo General de Simancas y la historia de España|rivista=Revista Nacional de Educación|numero=54|pp=11-30|lingua=Es|accesso=25 febbraio 2019|url=http://redined.mecd.gob.es/xmlui/bitstream/handle/11162/69647/00820073001267.pdf?sequence=1&isAllowed=y|cid=González de Amezúa|oclc=6527252}}
*[[Antonio Romiti]], ''Archivistica Generale, primi elementi'', Civita Editoriale, Lucca 2008. ISBN 978-88-902649-2-4
*{{Cita pubblicazione|autore=Andreina Bazzi|anno=2004|titolo=L’Archivio di Stato di Milano dalla metà del Settecento al Novecento. Il titolo ‘dominante’ Araldica|rivista=Arte Lombarda|volume=140|numero=1|pp=108-112|accesso=11 febbraio 2019|url=https://www.jstor.org/stable/43106572|cid=Bazzi|ISSN=00043443}}
*Samuel Mueller, Johan Adrian Feith e Robert Fruin, ''Ordinamento e inventario degli archivi'', edizione italiana a cura di Giuseppe Bonelli e [[Giovanni Vittani]], Milano 1908
* {{Cita libro|autore=Maria Barbara Bertini|titolo=Che cos'è un archivio|anno=2008|editore=Carocci|città=Roma|cid=Bertini|ISBN=978-88-430-4637-9}}
*[[Adolf Brenneke]], ''Archivistica, contributo alla storia ed alla teoria archivistica europea'', edizione italiana a cura di Renato Perella, Milano 1968
*{{Cita libro|curatore=Emanuele Boaga, Salvatore Palese e Gaetano Zito|titolo=Consegnare la memoria: manuale di archivistica ecclesiastica|url=https://books.google.it/books?id=qw5br5c1WOsC&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false|accesso=25 febbraio 2019|anno=2003|editore=Giunti|città=Firenze|cid=Boaga-Palese-Zito|ISBN=88-09-03234-9}}
*[[Arnaldo d'Addario|Arnaldo D'Addario]], ''Lezioni di archivistica'', Bari 1972
*{{Cita libro|autore=[[Baldassarre Bonifacio]]|titolo=De archivis liber singularis. Eiusdem Praelectiones et civilium institutionum epitome|anno=1632|editore=apud Jo. Petrum Pinellum typographum ducalem|città=Venezia|cid=Boniacio|url=https://books.google.it/books?id=0-pFAAAAcAAJ&printsec=frontcover&dq=Baldassarre+Bonifacio+de+archivis+liber+singularis&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwiFkufK87jgAhWSJlAKHW53AjUQ6AEINDAC#v=onepage&q=Baldassarre%20Bonifacio%20de%20archivis%20liber%20singularis&f=false|accesso=13 febbraio 2019|SBN=UBOE004908}}
*Virgilio Giordano, ''Archivistica e beni culturali'', Salvatore Sciascia Editore, Roma-Caltanissetta 1978
* {{Cita libro|autore=[[Adolf Brennecke]]|curatore=Renato Perrella|titolo=Archivistica. Contributo alla teoria ed alla storia archivistica europea|url=http://www.icar.beniculturali.it/biblio/pdf/Brenneke/brenneke.pdf|accesso=11 febbraio 2019|annooriginale=1953|anno=1968|editore=Giuffrè|città=Milano|cid=Brenneke|SBN=SBL0074079|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190212130849/http://www.icar.beniculturali.it/biblio/pdf/Brenneke/brenneke.pdf|urlmorto=sì}}
*Donato Tamblé, ''L'archivio moderno: dottrina e pratica'', Majorana editore, Roma 1982
* {{Cita libro|autore=Paola Carucci|titolo=Le fonti archivistiche: ordinamento e conservazione|anno=1983|editore=La Nuova Italia Scientifica|città=Roma|cid=Carucci|ISBN=88-430-0064-0}}
*[[Elio Lodolini]], ''Archivistica. Principi e problemi'', Franco Angeli Editore, Milano 1985
*{{Cita libro|autore=Paola Carucci e Maria Guercio|titolo=Manuale di archivistica|anno=2008|editore=Carocci|città=Roma|cid=Carucci-Guercio|ISBN=978-88-430-4589-1}}
*Mario Stanisci, ''Elementi di archivistica'', C.D.C., Udine 1985
* {{Cita libro|autore=Eugenio Casanova|titolo=Archivistica|edizione=2|anno=1928|editore=Stabilimento Arti Grafiche Lazzeri|città=Siena|cid=Casanova|SBN=RMR0003154}}
*Isabella Zanni Rosiello, ''Archivi e momoria storica'', Il Mulino, Bologna 1987
* {{Cita pubblicazione|autore=Giorgio Cencetti|anno=1937|titolo=Sull'archivio come ''universitas rerum''|rivista=Archivi|volume=4|pp=7-13|cid=Cencetti, 1937}} e{{Cita pubblicazione|autore=Giorgio Cencetti|anno=1939|titolo=Il fondamento teorico della dottrina Archivistica|rivista=Archivi|volume=6|pp=7-13|cid=Cencetti, 1939}}, ristampati in {{Cita libro|autore=Giorgio Cencetti|titolo=Scritti archivistici|collana=Fonti e studi di storia legislazione e tecnica degli archivi moderni|anno=1970|editore=Il Centro di Ricerca Editore|città=Roma|volume=3|cid=Cencetti|SBN=RAV0118679}}
*Paola Carucci, ''Le fonti archivistiche: ordinamento e conservazione'', N.I.S., Roma 1989.
* {{Cita libro|autore=Luigi Cibrario|titolo="Sul riordinamento degli Archivi di Stato". Relazione della Commissione istituita dai Ministri dell'Interno e della Pubblica Istruzione con decreto 15 marzo 1870.|url=http://www.icar.beniculturali.it/biblio/pdf/Studi/cibrario.pdf|accesso=11 febbraio 2019|data=13 aprile 1870|cid=Relazione della Commissione istituita dai Ministri dell'Interno e della Pubblica Istruzione con decreto 15 marzo 1870|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190212130911/http://www.icar.beniculturali.it/biblio/pdf/Studi/cibrario.pdf|urlmorto=sì}}
* [[Winfried Wehle]]: L'archivio moderno: per un passato dell'avvenire, in: Magherini, Simone ; Tellini, G. : ''Tradizione e modernita: archivi digitali e strumenti di ricerca : convegno di studi : Firenze, 27-28 ottobre 2006'', Firenze 2009, S. 3–15. [http://edoc.ku-eichstaett.de/4243/1/LarchivoModerno.pdf PDF]
*{{Cita libro|autore=Maria Pia Donato|titolo=L'archivio del mondo: Quando Napoleone confiscò la storia|anno=2019|editore=Laterza|città=Bari-Roma|cid=Donato|ISBN=978-88-581-3563-1|url=https://books.google.it/books?id=7syCDwAAQBAJ&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false|accesso=25 febbraio 2019}}
* {{Cita libro|curatore=Angelo Giorgio Ghezzi|titolo=L'Archivio: teoria, funzione, gestione, legislazione|url=https://books.google.it/books?id=sPI-AwAAQBAJ&pg=PA132&dq=1841+ordinamento+per+materia+francia&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjchMyv57PgAhVFQBoKHb5sD4oQ6AEIMzAC#v=onepage&q&f=true|accesso=11 febbraio 2019|anno=2005|editore=I.S.U.|città=Milano|cid=Ghezzi|ISBN=978-88-8311-351-2}}
*{{Cita libro|titolo=Una cronaca vicentina del Cinquecento|url=https://books.google.it/books?id=O_gvAQAAMAAJ&q=archivi+nobiliari+100+anni&dq=archivi+nobiliari+100+anni&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjtkauz-dvhAhXEMewKHV5KBMg4ChDoAQgoMAA|accesso=19 aprile 2019|anno=1983|editore=Accademia Olimpica|città=Vicenza|cid=Guérin-Dalle Mese|autore=Jeannine Guérin-Dalle Mese|SBN=CFI0004326}}
* {{Cita libro|autore=Hilary Jenkinson|titolo=A manual of archive administration|url=https://archive.org/details/manualofarchivea00iljenk/page/n5|accesso=11 febbraio 2019|anno=1937|editore=P. Lund, Humphries & co.|città=Londra|lingua=En|cid=Jenkinson|oclc=600337056}}
* {{Cita pubblicazione|autore=Marco Lanzini|anno=2009-2010|titolo=Archivi e archivisti milanesi tra Settecento e Ottocento|editore=Università degli Studi di Milano|città=Milano|cid=Lanzini}}
* {{Cita libro|autore=Elio Lodolini|titolo=Archivistica. Principi e problemi|annooriginale=1985|anno=2002|editore=Franco Angeli|città=Milano|cid=Lodolini|ISBN=88-464-3783-7}}
* {{Cita libro|autore=Elio Lodolini|titolo=Lineamenti di storia dell'archivistica italiana: dalle origini alla metà del XX secolo|anno=1991|editore=La Nuova Italia Scientifica|città=Roma|cid=Lodolini, 1991|SBN=CFI0199557}}
* {{Cita libro|autore=Samuel Muller, Johan Adriaan Feith e Robert Fruin|curatore=Giovanni Vittani e Giuseppe Bonelli|titolo=Ordinamento e Inventario degli Archivi|url=http://www.icar.beniculturali.it/biblio/pdf/Muller/MullerCompleto.pdf|accesso=11 febbraio 2019|anno=1908|editore=UTET|città=Milano - Roma - Napoli|cid=Muller-Feith-Fruin|SBN=LIA0144683|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190212130929/http://www.icar.beniculturali.it/biblio/pdf/Muller/MullerCompleto.pdf|urlmorto=sì}}
* {{Cita pubblicazione|autore=Claudio Pavone|anno=1970|mese=gennaio-aprile|titolo=Ma è poi tanto pacifico che l'archivio rispecchi l'istituto?|rivista=Rassegna degli Archivi di Stato|volume=30|numero=1|pp=145-149|cid=Pavone|SBN=RML0410394}}
* {{Cita libro|autore=Antonio Romiti|titolo=Archivistica Generale, primi elementi|anno=2008|editore=Civita Editoriale|città=Lucca|cid=Romiti|ISBN=978-88-902649-2-4}}
* {{Cita libro|autore-capitolo=Filippo Valenti|curatore=Daniela Grana|titolo=Scritti e lezioni di archivistica, diplomatica e storia istituzionale|url=http://www.archivi.beniculturali.it/dga/uploads/documents/Saggi/Saggi_57.pdf|accesso=11 febbraio 2019|anno=2000|editore=Ministero per i beni e le attività culturali - Ufficio centrale per i beni archivistici|città=Roma|pp=135-224|capitolo=Nozioni di base per un'archivistica come euristica delle fonti documentarie|cid=Valenti|ISBN=88-7125-111-3|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190212130827/http://www.archivi.beniculturali.it/dga/uploads/documents/Saggi/Saggi_57.pdf|urlmorto=sì}}
*{{Cita libro|autore=Giuliano Vigini|titolo=Glossario di biblioteconomia e scienza dell'informazione|anno=1985|editore=Bibliografica|città=Milano|cid=Vigini|ISBN=88-7075-122-8}}
* {{Cita libro|autore=Isabella Zanni Rosiello|titolo=Archivi e memoria storica|anno=1987|editore=Il Mulino|città=Bologna|cid=Zanni Rosiello|ISBN=88-15-01274-5}}
* {{Cita libro|autore=Isabella Zanni Rosiello|titolo=Gli archivi nella società contemporanea|anno=2009|editore=Il Mulino|città=Bologna|cid=Zanni Rosiello, 2009|ISBN=978-88-15-13237-6}}
 
== Voci correlate ==
* [[Archivista]]
* [[Archivistica]]
* [[Archivio di concentrazione]]
* [[Archivio privato]]
* [[Documento]]
* [[Registro di protocollo]]
* [[InventarioCatalogo]]
* [[Faldone]]
* [[Direzione generale perArchivi|Direzione gliGenerale archiviArchivi]]
* [[Archivio di Stato (Italia)]]
* [[Soprintendenza archivistica e bibliografica]]
* [[Consiglio internazionale degli archivi]]
* [[Biblioteca]]
* [[ISAD(G)]]
* [[Consiglio Internazionale degli Archivi]] ([[UNESCO]])
* [[UNESCO]]
* [[ISAD(G)]] (''General International Standard Archival Description'')
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto|etichetta=archivio|wikt=archivio|commons=Category:Archives|b=Archiviare documenti cartacei|b_preposizione=sull'|b_etichetta=archiviazione|preposizione=sull'}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{collegamenti esterni}}
*[http://www.archivi.beniculturali.it/ Sito ufficiale della Direzione Generale per gli Archivi]
* {{Cita web|url=https://www.quirinale.it/allegati_statici/costituzione/costituzione.pdf|titolo=Costituzione della Repubblica Italiana|editore=Presidenza della Repubblica Italiana|formato=PDF|cid=Costituzione della Repubblica Italiana|accesso=25 febbraio 2019}}
*[http://www.ica.org/ ICA (International Council on Archives)]
*
*[http://www.archiviodiari.it/ Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano]
*{{cita web|url=http://www.archivi.beniculturali.it/|titolo=Sito ufficiale della Direzione Generale degli Archivi|editore=DGA - Direzione Generale Archivi|accesso=12 febbraio 2019}}
*[http://www.glossari.it/glossarioarchivistica.html Glossario di archivistica]
*{{Cita web|url=http://www.icar.beniculturali.it/index.php?id=96|titolo=Sistema Guida generale degli Archivi di Stato italiano|editore=ICAR|cid=Sistema Guida generale degli Archivi di Stato italiano|accesso=7 marzo 2019}}
* Eugenio Casanova, [http://www.archivi.beniculturali.it/Biblioteca/indexCasanovaTesto.html ''Archivistica''], Arti Grafiche Lazzeri, Siena, 1928 <small>(versione [[online]] dal sito della [[Direzione Generale per gli Archivi]])</small>
*{{Cita web|url=http://www.maas.ccr.it/h3/h3.exe/aguida/findex_st|titolo=La Guida generale: origini, natura, realizzazione|autore=Claudio Pavone|cid=Pavone, Guida generale|accesso=7 marzo 2019}}
* {{Thesaurus BNCF}}
*{{cita web|url=http://www.ica.org/|titolo=ICA (International Council on Archives)|editore=ICA|lingua=En|cid=International Council on Archives|accesso=24 febbraio 2019}}
*{{Cita web|url=https://unesdoc.unesco.org/archives/about-unesco-archives|titolo=UNESCO Archives|editore=UNESCO|lingua=En|accesso=24 febbraio 2019}}
*{{Cita web|url=http://www.beniculturali.it/mibac/multimedia/SG-MiBAC/documents/1352909513694_convenzione_conflitto_armato_italiano.pdf|titolo=Convenzione per la protezione dei beni culturali in caso di conflitto armato - Aja, 1954|editore=MIBAC|data=PDF|cid=Convenzione dell'Aja|accesso=25 febbraio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170329064103/http://www.beniculturali.it/mibac/multimedia/SG-MiBAC/documents/1352909513694_convenzione_conflitto_armato_italiano.pdf|urlmorto=sì}}
*{{Cita web|url=http://www.archivi.beniculturali.it/index.php/cosa-facciamo/relazioni-internazionali/ica-cia|titolo=ICA / CIA|editore=Direzione Generale Archivi|cid=ICA / CIA|accesso=24 febbraio 2019}}
*{{Cita web|url=https://delegazioneunesco.esteri.it/rappunesco/it/i-rapporti-bilaterali/informazioni-e-servizi/convenzione-concernente-le-misure|titolo=Convenzione concernente le misure da adottare per interdire e impedire l'illecita importazione, esportazione e trasferimento di proprietà di beni culturali (1970)|editore=Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale|cid=Convenzione Unesco|accesso=25 febbraio 2019}}
*{{Cita web|url=http://www.ciscra.org/mat/mat/term/64|titolo=Multilingual Archival Terminology - archives|editore=I.C.A|lingua=En|cid=Definizione del Consiglio internazionale degli archivi|accesso=16 febbraio 2019}}
*{{Cita web|url=http://www.archivi.beniculturali.it/index.php/abc-degli-archivi/glossario|titolo=Glossario|editore=Direzione Generale Archivi|cid=Glossario|accesso=12 febbraio 2019}}
*{{Cita web|url=http://www.lombardiabeniculturali.it/archivi/glossario/|titolo=Glossario|editore=LombardiaBeniCulturali|cid=Glossario - LBC|accesso=16 febbraio 2019}}
*{{Cita web|url=http://www.archivi.beniculturali.it/index.php/chi-siamo/archivi-di-stato|titolo=Archivi di Stato|editore=Direzione Generale Archivi|cid=Archivi di Stato|accesso=24 febbraio 2019}}
*{{Cita web|url=http://www.archivi.beniculturali.it/index.php/chi-siamo/soprintendenze-archivistiche/item/154|titolo=Soprintendenze archivistiche e bibliografiche|editore=Direzione Generale Archivi|cid=Soprintendenze archivistiche e bibliografiche|accesso=24 febbraio 2019}}
*{{Cita web|url=http://old.sturzo.it/archivio-andreotti/l-archivio|titolo=L'Archivio|editore=Istituto Luigi Sturzo|cid=Archivio Andreotti|accesso=24 febbraio 2019|dataarchivio=25 febbraio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190225103022/http://old.sturzo.it/archivio-andreotti/l-archivio|urlmorto=sì}}
*{{Cita web|url=http://www.patrimonioculturale.net/evoluzione_legislazione.htm|titolo=Origine ed evoluzione della legislazione dei beni culturali in Italia|editore=patrimonioculturale|cid=Evoluzione legislazione beni culturali|accesso=15 marzo 2019}}
*{{Cita web|url=http://acs.beniculturali.it/cosa-conserviamo/acquisizioni/amministrazione-patrimonio-privato-casa-savoia/|titolo=Amministrazione patrimonio privato Casa Savoia|editore=Archivio Centrale dello Stato|cid=Archivio Savoia|accesso=24 febbraio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190224180210/http://acs.beniculturali.it/cosa-conserviamo/acquisizioni/amministrazione-patrimonio-privato-casa-savoia/|urlmorto=sì}}
*{{Cita web|url=http://asv.vatican.va/content/archiviosegretovaticano/it/l_archivio/note-storiche.html|titolo=Note storiche|editore=Archivio Segreto Vaticano|cid=Note storiche|accesso=25 febbraio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190106204325/http://asv.vatican.va/content/archiviosegretovaticano/it/l_archivio/note-storiche.html|urlmorto=sì}}
*{{Cita web|url=https://www.statearchives.gv.at/haus-hof-und-staatsarchiv-information-in-brief|titolo=Haus-, Hof- und Staatsarchiv – Information in brief|editore=Austrian State Archives|lingua=En|cid=Haus-, Hof- und Staatsarchiv|accesso=28 febbraio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20200813231447/https://www.statearchives.gv.at/haus-hof-und-staatsarchiv-information-in-brief|urlmorto=sì}}
*{{Cita web|url=http://www.lombardiabeniculturali.it/archivi/complessi-archivistici/MIBA002D66/|titolo=Sormani Giussani Andreani Verri|autore=Natalia Stocchi - Ermis Gamba|editore=LombardiaBeniCulturali|cid=Sormani Giussani Andreani Verri|accesso=24 febbraio 2019}}
*{{Cita web|url=https://www.unipd.it/archivio/normativa/900_35.htm|titolo=Approvazione del regolamento per gli Uffici di registratura e di archivio delle Amministrazioni centrali|editore=Università degli Studi di Padova|curatore=Archivio Generale di Ateneo|data=10 agosto 1998|cid=Regio Decreto 35/1900|accesso=15 marzo 2019}}
 
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