Guerre romano-celtiche: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
No2 (discussione | contributi) WND, fix link |
m Bot: sostituisco template da cancellare (come da decisione comunitaria), replaced: {{polytonic → {{subst:polytonic |
||
| (92 versioni intermedie di 54 utenti non mostrate) | |||
Riga 1:
{{
|Tipo = Guerra
|Nome del conflitto = Guerre
|Parte_di = delle [[storia delle campagne dell'esercito romano|conquiste dei Romani]]
|Immagine =
|Didascalia = Scontro tra un cavaliere romano ed uno celta da un dipinto di [[Évariste-Vital Luminais]]
|Larghezzaimmagine = 300px
|Luogo = Europa
|Data = [[IV secolo a.C.]] - [[84]] d.C.
|Esito = Sottomissione a [[Roma]] del [[Celti|mondo celtico]], con l'eccezione dell'Hibernia (attuale [[Irlanda (isola)|Irlanda]]), con la quale preferì solo intraprendere scambi commerciali, salvo due vincenti spedizioni militari in essa e la repressione di saltuarie scorrerie di pirati hiberni.
|Schieramento1 = [[Repubblica romana]]<br /> [[Impero romano]]
|Schieramento2 = [[Celti]]
|Comandante1 =
|Comandante2 =
|Effettivi1 =
|Effettivi2 =
|Perdite1 =
|Perdite2 =
}}
Le '''guerre
La prima minaccia celtica portata contro Roma si inserisce in un contesto di grandi movimenti migratori provenienti d'oltralpe, sia dalla Gallia nordorientale
Basandosi sul complesso delle fonti, e sull'evidenza archeologica, ma anche sugli sviluppi successivi, la storiografia attuale è giunta ad una concorde valutazione delle occupazioni territoriali dei Celti in Italia, e degli episodi bellici che ne scaturirono: la penetrazione celtica in Italia, un evento che potrebbe apparire spontaneo, fu invece il risultato di una consapevole pianificazione; esso, anzi, fu caldeggiato, e forse addirittura perseguito ed eterodiretto, da uno degli attori principali degli equilibri politici che andavano delineandosi sulla penisola: [[Dionisio I di Siracusa]], l'ambizioso [[tiranno]] che da tempo era impegnato sul duplice fronte
La tradizione romana, pur tra evidenti [[Mistificazione|deformazioni]] [[Propaganda|propagandistiche]], ci ha consegnato diversi resoconti degli avvenimenti. Un accento particolare viene posto sulla portata della minaccia celtica nei confronti dell'emergente Roma: il [[Sacco di Roma (
L'irrompere della minaccia celtica sul territorio italiano determinò anche il pieno e definitivo ingresso dei Celti alla ribalta della storia scritta, permettendo, da allora in poi, di conoscere meglio i contorni storici e cronologici delle loro vicende. Essa ebbe anche l'effetto di porre per la prima volta sotto i riflettori della storiografia greca la città di Roma, fino ad allora quasi sconosciuta. Le ostilità continuarono, nei secoli successivi, fino a quando la minaccia portata sul suolo italiano fu contenuta e infine soffocata, con la conquista della [[Pianura Padana]] nel [[II secolo a.C.]] e la conseguente creazione della [[provincia romana]] di [[Gallia Cisalpina]]. La conflittualità tra Celti e Romani conobbe ancora vari sussulti e riemerse nell'ultimo quarto del II secolo a.C., stavolta in pieno territorio [[Gallia|gallico]], quando la vittoria romana portò alla creazione della [[Gallia Narbonense|Provincia Narbonensis]]. Ma la minaccia celtica contro le politiche di Roma si spense definitivamente solo alla metà del [[I secolo a.C.]], quando [[Gaio Giulio Cesare|Giulio Cesare]] pose fine all'indipendenza della Gallia.
== Contesto storico ==
[[File:Dying gaul.jpg|upright=1.4|thumb|Il ''[[Galata Morente]]'', copia romana di un originale greco rappresentante un guerriero celtico sconfitto con il collo ornato da un [[torque]]. [[Musei Capitolini]] di [[Roma]].]]▼
{{Vedi anche|Esercito romano|Organizzazione militare dei Celti}}
▲[[File:Dying gaul.jpg|upright=1.4|thumb|Il ''[[Galata
La storia delle guerre tra [[Roma antica]] e il [[Celti|mondo celtico]] ebbe inizio nei primi decenni del [[IV secolo a.C.]] La deflagrazione dei primi conflitti fu preceduta dalla migrazione, verso alcuni territori dell'Italia, di tribù celtiche provenienti da un'Europa che, già da lungo tempo, stava conoscendo una massiccia celtizzazione,<ref name=Kruta10>[[Venceslas Kruta|Kruta]], ''I Celti e il Mediterraneo'', p. 10.</ref> ben anteriore all'emergenza e all'irradiazione della [[Cultura di La Tène|''facies'' lateniana]],<ref name=Kruta10/> considerata dagli studiosi come la principale espressione culturale associata ai ''Celti storici'', cioè di quei Celti invasori citati dalle fonti testuali latine e greche.<ref name=Kruta8>Kruta, ''I Celti e il Mediterraneo'', p. 8.</ref>
Riga 44 ⟶ 38:
{{Vedi anche|Cultura della Scamozzina|Cultura di Canegrate|Cultura di Golasecca|Italia preistorica e protostorica|Popoli dell'Italia antica}}
Tra le zone d'Europa già celtizzate in antico, oltre alla [[Celtiberia]], la ricerca ha definitivamente permesso di acquisire anche quelle aree poste tra la [[Lombardia]] e il [[Piemonte]] dove, già dall'inizio del [[I millennio a.C.]] (inizio del [[Età del bronzo finale|Bronzo finale]]), si assisteva al fiorire di una facies autoctona, la [[cultura di Golasecca]], la cui «piena celticità»<ref name=Vitali>[[Daniele Vitali (archeologo)|Daniele Vitali]], ''I Celti in Italia'', in [[Sabatino Moscati|S. Moscati]] et al., ''I Celti'', 1991.</ref> è ora definitivamente assodata grazie al riconoscimento di una [[lingua celtica]], impropriamente detta [[Lingua leponzia|lepontica]], su alcune [[epigrafe|iscrizioni]] del [[VII secolo a.C.]], redatte in un alfabeto derivato da [[alfabeto etrusco|quello etrusco]].<ref name=Kruta9-14>Kruta, ''I Celti e il Mediterraneo'', pp. 9, 11 e 14.</ref>
=== Roma nel quadro delle relazioni internazionali ===
[[File:West Mediterranean Areas 509 BC.png|left|thumb|upright=1.4|Rappresentazione schematica delle sfere di influenza [[penisola italiana|peninsulari]] e [[mediterraneo]] occidentali all'affacciarsi del [[V secolo a.C.|V secolo]], dopo la ''[[battaglia di Alalia]]''.]]
La celtizzazione di gran parte dell'Europa era avvenuta all'insaputa dei Romani il cui interesse alla sicurezza non esulava da un ambito essenzialmente locale:<ref name = Ogilvie159>[[Robert Maxwell Ogilvie]], ''Le origini di Roma'', Parte prima - cap. 13 - p. 159.</ref> [[Equi]], [[Volsci]], [[Sabini]] ed [[Etruschi]], sono questi i nomi dei popoli, tutti confinanti, con i quali Roma si era dovuta misurare fino ad allora. Solo in alcuni casi le relazioni internazionali si erano spinte più lontano, portando Roma a intrattenere contatti diretti con [[Cartagine]].<ref name = Ogilvie159/><ref name = Ogilvie78>Ogilvie, ''cit'', Parte prima - cap. 7 - p. 78.</ref> Ma tali antiche relazioni si inquadravano comunque in
L'ampia portata di questa convergenza di antica data era culminata, nella seconda metà del [[VI secolo a.C.]], nell'alleanza anti-[[ Anteriormente al IV secolo a.C., altre relazioni ad ampio raggio erano state intrattenute con [[Dodecapoli etrusca|capitali etrusche]] come [[Clusium]] ([[Chiusi]]), con ''[[polis|poleis]]'' [[Magna Grecia|magnogreche]] come [[Cuma]] o, occasionalmente, e per contatti dettati soprattutto dagli [[
Furono queste tre potenze – Etruschi, Cartaginesi e [[Magna Grecia|Greci]], sia [[italioti]] che [[sicelioti]] – a dominare gli equilibri della penisola italiana nel V secolo a.C. e a determinare gli spazi politici entro i quali avrebbe mosso i primi passi l'espansionismo di Roma. All'interno di quegli stessi spazi, a cavallo tra il V e il IV secolo a.C., si preparava l'ingresso di un nuovo protagonista.
== L'invasione storica dell'Italia del IV secolo a.C. ==
{{Vedi anche|Gallia
L'invasione storica dei [[Celti]] nell'Italia del [[IV secolo a.C.]], e i primi conflitti che ne nacquero, proiettarono Roma in una dimensione diversa, e le vicende che ne scaturirono ebbero un impatto profondo non solo sulla storia di Roma, ma anche su quella etrusca e di altri popoli della penisola.<ref name=Vitali/>
Gli eventi riverberarono la loro eco ben al di là dei ristretti limiti regionali o peninsulari, riuscendo ad attrarre l'attenzione della tradizione culturale greca: [[Plutarco]] riferisce di come [[Eraclide Pontico]], filosofo di poco successivo agli eventi,<ref name = KrutaGSC194>Kruta, ''La grande storia dei Celti'', p. 194.</ref> in un suo libro sull'[[anima]], desse incidentalmente conto di una «''certa notizia giunta dall'occidente, secondo cui un esercito, muovendo dall'[[
=== Sacco di Roma del IV secolo a.C. ===
{{Vedi anche|Sacco di Roma (390 a.C.)|Brenno}}
[[File:Evariste-Vital Luminais - Gaulois en vue de Rome.jpg|upright=1.4|thumb|Cavalieri celti [[Sacco di Roma ( Roma, al principio del [[IV secolo a.C.]], aveva appena sperimentato un decisivo salto di qualità della [[storia di Roma|sua storia]], sia per l'importante acquisizione territoriale sia per l'esibizione di un'accresciuta disciplina e organizzazione militare, uscendo vittoriosa nel [[396 a.C.]] dalle [[Guerre tra Roma e
I Romani li fronteggiarono in una [[battaglia del fiume Allia|battaglia campale presso il fiume Allia]]<ref name="LivioV.33"/><ref name="epitomeB1C13"/> variamente collocata tra il [[390 a.C.|390]] e il [[386 a.C.]] I Galli, guidati dal condottiero [[Brenno (IV secolo a.C.)|Brenno]], sconfissero un'armata romana di circa 15.000 soldati<ref name="LivioV.33"/> e incalzarono i fuggitivi fin dentro la stessa città, che fu subire una parziale occupazione e un [[Sacco di Roma (IV secolo a.C.)|umiliante sacco]],<ref name= LivioV.48>Livio, V, 48.</ref><ref>Lane Fox, ''The Classical World'', p. 283.</ref> prima che gli occupanti fossero scacciati<ref name="epitomeB1C13"/><ref name= LivioV.48/><ref>[[Appiano di Alessandria|Appiano]], ''Storia romana'', [http://www.livius.org/ap-ark/appian/appian_gallic_1.html#Epit.1 estratto bizantino dal IV libro] (traduzione inglese su Livius.org).</ref> o, secondo altre fonti, convinti ad andarsene dietro pagamento di un riscatto.<ref name="LivioV.33"/><ref name="pennelC9P2"/> Si racconta che i Galli sulla strada del ritorno, furono attaccati in [[Sabina]] dagli Etruschi di ''[[Caere]]'' (alleati dei Romani), i quali riuscirono a privarli del bottino che avevano depredato a [[Roma antica|Roma]].<ref name="StraboneItaliaV2.3">[[Strabone]], ''[[Geografia (Strabone)|Geografia]]'', V, 2,3.</ref> I Ceretani diedero, inoltre, ospitalità a coloro che si erano rifugiati presso di loro, tra cui il fuoco perenne e le [[Vestale|vestali]] ad esso preposte.<ref name="StraboneItaliaV2.3"/>▼
Un altro effetto fu l'accresciuta consapevolezza delle potenzialità, anche militari, della ''[[Repubblica romana|res publica]]''.<ref name="RuggeriConquistaVeio" /> A minare questo clima di fiducia e a mettere in allarme Roma fu una tribù particolarmente bellicosa:<ref name="LivioV.33">Livio, V, 33-38.</ref><ref name="epitomeB1C13">[[Floro]], I, 13.</ref> i [[Senoni]]<ref name="epitomeB1C13" /> invasero la provincia etrusca di [[Siena]] dal nord e attaccarono la città di [[Clusium]],<ref name="RuggeriSaccoGallico">Paola Ruggeri, ''Roma. Dalle origini della Repubblica al Principato'', (par. ''Il sacco Gallico'').</ref> non molto distante dalla sfera d'influenza di Roma. Gli abitanti di Chiusi, sopraffatti dalla forza dei nemici, superiori in numero e per ferocia, chiesero aiuto a Roma, che rispose all'appello. Così, quasi senza volerlo,<ref name="LivioV.33" /> i Romani non solo si ritrovarono in rotta di collisione con i Senoni, ma ne divennero il principale obiettivo.<ref name="pennelC9P2">Pennell, ''Ancient Rome'', Ch. IX, par. 2.</ref>
I popoli invasori si dislocarono a formare un'entità territoriale che sarà detta [[Gallia cisalpina]]. I principali centri saranno ''[[Milano|Mediolanum]]'' ([[Milano]]) abitata dagli [[Insubri]], [[Verona]], insediamento dei [[Cenomani]], e [[Bononia]] ([[Bologna]]), la [[Felsina]] [[Etruschi|etrusca]], occupata dai [[Boi]].<ref name=Demandt22/>▼
▲I Romani li fronteggiarono in una [[battaglia del fiume Allia|battaglia campale presso il fiume Allia]]<ref name="LivioV.33" /><ref name="epitomeB1C13" /> variamente collocata tra il [[390 a.C.|390]] e il [[386 a.C.]] I Galli, guidati dal condottiero [[
I Senoni, in particolare, si stabilirono in un'area strategica delle [[Marche]], compresa tra le attuali città di [[Pesaro]], [[Macerata]] ed [[Ancona]]: quello stanziamento permetteva loro un facile controllo dell'accesso alla [[Valtiberina]] e alle vie adriatiche che conducevano in [[Puglia]] e [[Campania]].<ref name=Eluere68>Christiane Eluère, ''I Celti "barbari d'Occidente"'', p. 68.</ref>▼
▲I popoli invasori si dislocarono a formare un'entità territoriale che
I Celti stabilitisi in Cisalpina potevano tra l'altro acquisire a sé il controllo del mercato di un materiale che da lungo tempo esercitava su di loro una potente attrazione, grazie alle [[virtù magiche]] che essi gli attribuivano: il [[corallo]], proveniente soprattutto dal [[golfo di Napoli]], conobbe una vera esplosione, con frequenti applicazioni in [[torque]], [[elmo|elmi]], [[fodero di spada|foderi di spada]] e [[fibula (spilla)|fibule]],<ref name=Eluere71>Christiane Eluère, p. 71.</ref><ref name = KrutaGSC202>Kruta, ''La grande storia dei Celti'', p. 202.</ref> dando origine, soprattutto in [[Svizzera]], sia a un surrogato bronzeo, sia a vere e proprie imitazioni, grazie all'invenzione celtica di uno speciale [[smalto]] colorato,<ref name = KrutaGSC202/> realizzato con un particolare procedimento e ampiamente diffuso dal [[Europa centrale|centro-Europa]] fino alla [[arcipelago britannico|isole britanniche]] e all'[[Irlanda]].<ref>Lo smalto era ottenuto dal [[vetro]] di [[quarzo]], addizionato di [[ossido rameico]] (Cu<sub>2</sub>O) e piccole quantità di [[piombo]]; durante la fusione, un processo di [[ossidoriduzione]] evitava la formazione di [[ossido rameico]] (CuO), dall'indesiderato colore verde. Cfr. Günter Haseloff, ''Lo smalto celtico'', in S. Moscati et al., ''I Celti'', 1991.</ref><!--Lingoni, Boi - Polibio II.7-->▼
▲I Senoni, in particolare, si stabilirono in un'area strategica delle [[Marche]], compresa tra le attuali città di [[Pesaro]], [[Macerata]]
▲I Celti stabilitisi in Cisalpina potevano tra l'altro acquisire a sé il controllo del mercato di un materiale che da lungo tempo esercitava su di loro una potente attrazione, grazie alle [[virtù magiche]] che essi gli attribuivano: il [[corallo]], proveniente soprattutto dal [[golfo di Napoli]], conobbe una vera esplosione, con frequenti applicazioni in [[torque]], [[elmo|elmi]], [[fodero di spada|foderi di spada]] e [[fibula (spilla)|fibule]],<ref name=Eluere71>Christiane Eluère, p. 71.</ref><ref name = KrutaGSC202>Kruta, ''La grande storia dei Celti'', p. 202.</ref> dando origine, soprattutto in [[Svizzera]], sia a un surrogato bronzeo, sia a vere e proprie imitazioni, grazie all'invenzione celtica di uno speciale [[smalto]] colorato,<ref name = KrutaGSC202/> realizzato con un particolare procedimento e ampiamente diffuso dal [[Europa centrale|centro-Europa]] fino
=== Datazione dell'invasione: tradizione romana e cronologia greca ===
[[File:Evariste-Vital Luminais-L'invasion.jpg|thumb|left|Capi dei [[Celti]] a cavallo e prigioniere romane, da un dipinto di [[
L'interesse suscitato dalla notizia attrasse le [[storia romana|vicende di Roma]] nella sfera degli interessi culturali greci: la notizia del sacco fu incorporata nella tradizione storiografica greca e questo permise a [[Polibio]], verso la metà del [[II secolo a.C.]], di consegnarci una sua datazione, il [[387 a.C.|387]]-[[386 a.C.]],<ref name = Ogilvie166/> incardinata a ben noti eventi della storia greca.
{{Citazione|Si era nel diciannovesimo anno dalla [[battaglia di Egospotami]], il sedicesimo prima della [[battaglia di Leuttra]], l'anno in cui gli [[Spartani]] conclusero con il [[Artaserse II di Persia|re di Persia]] la [[pace di Antalcida]], mentre [[
L'inserimento dell'evento nella precisa cronologia greca, conferisce maggiore affidabilità a questa datazione, successiva di tre-quattro anni rispetto all'anno [[390 a.C.]] tramandato dalla tradizione romana:<ref name = Ogilvie166/> poco accurata era infatti quest'ultima, legata al [[calendario romano|calendario luni-solare]] pre-[[Calendario giuliano|giuliano]] e basata sulla successione temporale delle [[eponime]] [[magistratura (storia romana)|magistrature annuali]], secondo una sequenza di date fissata in maniera convenzionale, e solo in epoca più tarda, probabilmente ad opera di [[Marco Terenzio Varrone|Varrone]]<ref name = Ogilvie166/> e viziata per questo da un [[errore sistematico]] di 3-4 anni.<ref name=OgilvieCronologia/>
=== Contesto archeologico dell'invasione storica in Italia ===
<!--MAPPA SBAGLIATA - [[File:ItaliaCeltica.jpg|thumb
L'individuazione dei riscontri archeologici all'invasione del IV secolo a.C. non è un compito facile, in parte a causa dell'attenuazione delle specificità etniche nell'evidenza archeologica:<ref name = Ogilvie160>Ogilvie, Parte prima - cap. 13 - p. 160.</ref> i Celti, come ci testimonia anche Cesare,<ref>[[Gaio Giulio Cesare|Cesare]], ''[[De bello Gallico]]'', [http://digilander.libero.it/jackdanielspl/it/gallico_libro_7.html VII.22]</ref> esibirono sempre una grande capacità di assimilazione e integrazione nei confronti dei [[sostrati]] locali, agevolata in questo caso dalla gradualità dell'infiltrazione, a cavallo di due secoli,<ref name =
Un'altra difficoltà della ricerca archeologica, nasce dal fatto che i Celti, in quella fase storica, non avevano ancora maturato l'adozione di stabili strutture di insediamento: la loro predilezione, piuttosto che a forme più o meno mature di tipo urbano, era invece orientata a piccoli ed effimeri villaggi, più consoni alle esigenze di un popolamento improntato a un'alta mobilità e a frequenti avvicendamenti fra etnie.<ref name = Ogilvie160/>
In alcune [[necropoli]] a nord dell'[[arco alpino]], come ad esempio in [[Champagne (regione francese)|Champagne]], l'esplorazione archeologica ha evidenziato, in epoca anteriore al [[400 a.C.]], una crescita statisticamente significativa dell'[[
==== Ruolo di Dionisio e degli arruolamenti mercenari ====
Le evidenze archeologiche parlano dunque di una migrazione programmata, e si accordano con l'opinione comune degli storici moderni sulle occupazioni celtiche in Italia e sugli episodi bellici collegati: ben lontane da spontanei ed improvvisati movimenti di popoli, le migrazioni celtiche si mostrano, al contrario, come operazioni accuratamente pianificate, mirabilmente inserite nel complesso gioco di interessi e alleanze che da tempo andava profilandosi sulla penisola.
Non vi fu estraneo, molto probabilmente, il lucido disegno strategico-militare di [[Dionisio I di Siracusa|Dionisio di Siracusa]], uno dei più raffinati e ambiziosi protagonisti del gioco politico in atto. Il [[tiranno]] [[siracusano]], nel solco di un'antica [[guerre greco-puniche|conflittualità greco-punica]], era da tempo impegnato contro [[Cartagine]] che, a sua volta, intesseva con il mondo etrusco alleanze di antica data, declinate in chiave antagonista all'[[
L'assedio di Reggio può essere quindi considerata una «data epocale»<ref name="Sordi_DionigiItalia"/> nelle vicende mediterranee: mentre ai Celti erano aperte le porte dell'Italia, il tiranno siracusano mostrava il suo volto spietato nella repressione della [[colonizzazione greca|colonia]] [[
===== Mercenariato celtico =====
L'attribuzione di questo ruolo al [[tiranno]] [[
Tra i presupposti dell'invasione storica dell'Italia sembra esservi peraltro un'ottima conoscenza del terreno e degli obiettivi, frutto di frequentazioni anteriori: è probabile che, nel quadro descritto, tali conoscenze si siano affinate in preesistenti contatti mercenari, a cui sarebbero da attribuire le prime infiltrazioni celtiche in Italia.<ref name=Eluere68/>
L'alleanza con Dionisio
Grazie a questi reclutamenti mercenari, i Celti fecero anche il loro primo ingresso storico sul suolo della [[Grecia]], nel [[368 a.C.|368]]/[[367 a.C.]], dopo la [[battaglia di Leuttra]] quando, insieme a truppe [[iberi]]che, furono inviati a combattere, al fianco degli [[Spartani]] in difficoltà, contro l'assedio di [[Epaminonda]]<ref name="Sordi_DionigiAdriatico"/><ref name=Demandt24/><ref name = KrutaGSC196>Kruta, ''La grande storia dei Celti'', p. 196.</ref> secondo la testimonianza di [[Senofonte]],<ref>[[Senofonte]], ''Elleniche'', [[s:en:Hellenica/Book 7/Chapter 1|VII, 1.20]].</ref> discepolo [[Socrate|socratico]] che non aveva egli stesso disdegnato, un tempo, di imbarcarsi nella sua [[Anabasi (Senofonte)|celebre anabasi]] [[Mercenario|mercenaria]], ritrovandosi infine al comando di un [[Diecimila (Anabasi)|esercito di diecimila]] [[opliti]].
===== Eterie e confraternite militari intertribali =====
Gli storici si sono interrogati su quali [[evoluzione sociale|dinamiche sociali]] abbiano permesso, a un complesso etnico così politicamente frammentato, la pianificazione e il perseguimento di movimenti di tale ampia portata, sia militare che demografica, come furono l'invasione storica dell'Italia del IV secolo a.C. e l'[[spedizioni celtiche nei Balcani|espansione balcanica, greca e anatolica]] del [[III secolo a.C.|secolo successivo]]. Queste dinamiche accompagnano una mutazione evidente nella struttura sociale dei Celti del IV secolo a.C., il cui elemento di maggior rilievo è rappresentato dal declino delle «antiche dinastie»<ref name = KrutaGSC241>Kruta, ''La grande storia dei Celti'', p. 241.</ref> alla cui dominanza si era andata a sostituire, per cause ancora sconosciute, quella di un nuovo ceto guerriero. La ricerca non è stata ancora in grado di sottrarre le cause di questo rivolgimento sociale al dominio delle pure ipotesi speculative<ref name = KrutaGSC241/> ma, in taluni casi, l'archeologia dei popolamenti e dei contesti funerari ha comunque potuto almeno suggerire l'estrazione dei componenti di questa élite marziale: esponenti di una piccola aristocrazia terriera, disinteressata ad ostentare, almeno a giudicare dai corredi funebri, evidenti differenze di ''[[status]]'', e inserita in organizzazioni inter-tribali a base guerriera, quelle confraternite o ''[[eterìe]]'' militari chiamate in causa da [[Polibio]]<ref>[[Polibio]], ''Storie'', [http://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/Polybius/2*.html#17 II.17.]</ref> a proposito dei Celti discesi in Italia.<ref name = KrutaGSC241/><ref name = KrutaGSC250>Kruta, ''La grande storia dei Celti'', pp. 250.</ref> Soccorrono una simile ipotesi sia l'uniformità degli armamenti rinvenuti sia il riprodursi, nel IV e III secolo a.C., di alcuni ricorrenti temi iconografici, come la coppia di draghi e la lira zoomorfa: questi, probabili simboli di appartenenza a simili consorterie, sono stati trovati su foderi di spada diffusi in un'area estesissima che dalla [[Transilvania]] arriva fino alle [[
Proprio l'attitudine ad aggregarsi in consorterie militari potrebbe fornire la chiave in grado di spiegare le doti di eccezionale dinamismo e mobilità palesate dai Celti nel secolo e mezzo della loro espansione storica; questo farebbe luce anche sulla loro capacità nel saper andare oltre gli angusti orizzonti ancestrali, ricomponendo la tradizionale divisione in una coesa dimensione super-tribale, analoga a quella dei [[Fianna]] del [[ciclo feniano]]-della [[mitologia irlandese]]<ref name = KrutaGSC241/><ref name = KrutaGSC250/> e probabilmente permeata e rinsaldata da comuni sensibilità religiose, come il tema della ricerca eroica della 'buona morte', evidente nell'ostentata ritualità di quei [[Gesati]] che, nudi in battaglia, andarono incontro al nemico e alla morte sul [[battaglia di Talamone|campo a Talamone]].<ref name = KrutaGSC251/>
==== Origine geografica degli invasori: Gallia nordorientale ed Europa centrale ====
I testi scritti e le evidenze archeologiche concordano nell'individuare una duplice origine degli invasori: da una parte la [[Gallia]] nord-orientale, con i [[Senoni]], [[Galli|popolo gallico]] che, dalla originaria [[Champagne (regione francese)|Champagne]], si
Sono considerati significativi i numerosi indizi sull'esistenza, già nel V secolo a.C., di stretti contatti tra queste due regioni continentali e l'area peninsulare etrusco-italica e [[italiota]].<ref name=Kruta38/> Altrettanto significativo è ritenuto il successivo perdurare di stretti legami tra i popoli che si stanziarono in Italia e le zone di origine:<ref name=Kruta39>Kruta, ''I Celti e il Mediterraneo'', p. 39.</ref> alcuni dei riscontri sono forniti dalle produzioni artistiche dei [[Remi]] della Champagne, la cui alta qualità, priva di precedenti, è manifestamente debitrice di influssi greco-etruschi;<ref name=Kruta42>Kruta, ''I Celti e il Mediterraneo'', p. 42.</ref> altro elemento di questa continuità di relazioni è dato dallo sviluppo in [[Boemia]] di una nuova e originale ''facies'' artistica locale, debitrice di influssi e scambi stabiliti con le culture peninsulari attraverso la mediazione dell'ambiente celto-italico.<ref name=Kruta42/>
Riga 119:
[[File:Ceremonial Celtic Helmet from III century BC Gaul (Agris Charente).png|thumb|left|L'[[Elmo di Agris|elmo di gala da Agris]], in [[Charente]], testimonia l'ampia irradiazione di un nuovo originale stile artistico maturato in ambiente greco-italico, ''stile vegetale continuo'', detto anche ''stile di Waldalgesheim'', dalla località [[Renania-Palatinato|renana]] che ne ha restituito molte cruciali testimonianze.]]
In questa fase e con questi influssi, la sovrapposizione dei nuovi venuti ai preesistenti [[sostrati]] locali
Ma, al di là delle differenze riscontrabili, il risultato emergente da questi processi sarà un complesso di manifestazioni iscrivibili a un'originale e coerente ''facies'' celto-italica.<ref name=Kruta46>Kruta, ''I Celti e il Mediterraneo'', p. 46.</ref> i cui effetti si ripercuoteranno ben presto a nord delle Alpi, innescando una fase di rinnovamento dell'arte celtica.
==== Lo ''stile vegetale continuo'' o ''stile di Waldalgesheim'' ====
L'interscambio con gli ambienti [[arte greca|artistici greco]]-[[arte etrusca|etruschi]], soprattutto a sud del Po,
Nella nuova voga, la [[antropomorfismo|figurazione umana]] e animale, pur non scomparendo, assume un ruolo più velato<ref name = "Laing63"/> e allusivo,<ref name = "KrutaGSC121"/> prelude all'evoluzione in cui l'evanescenza delle forme rimane in equilibrio attraverso "metamorfosi plastiche" i cui esiti sfumati lasciano aperte molteplici e contemporanee interpretazioni della stessa File: fitomorfa, [[antropomorfismo|antropomorfa]], [[zoomorfismo|zoomorfa]] o [[astrazione (arte)|astratta]].<ref name = "KrutaGSC122">Kruta, ''La grande storia dei Celti'', p. 122.</ref>
Sono esempi del 'vegetale continuo' il fodero e i ''[[torquis]]'' di [[Filottrano]]<!--iC134--> o l'elmo cerimoniale in bronzo, ferro e [[corallo]], rinvenuto in un [[ipogeo]] di [[Canosa di Puglia]], il più meridionale tra i reperti in questo stile.<ref name=Eluere64-71>Christiane Eluère, pp. 64 e 71.</ref> La nuova acquisizione stilistica si afferma rapidamente anche oltralpe, come documentato da numerosi ritrovamenti di alta qualità, in vari siti, tra cui quello [[eponimo]] di ''[[Waldalgesheim]]''. Uno dei più significativi risultati di questa irradiazione è rappresentato dall'[[Elmo di Agris|elmo da parata di Agris]], in [[Charente]], dalla complessa fattura in ferro placcato in bronzo, con rivestimento d'oro e inserti di [[corallo]] a [[cabochon]], assicurati da [[rivetto|rivetti]] in argento.<ref name=Eluere71/>
== Scontri del III secolo a.C. ==
[[File:Gallia cisalpina.jpg|thumb|upright=1.4|Le popolazioni della Gallia cisalpina.]]▼
{{Vedi anche|Conquista romana della Gallia Cisalpina}}
Ora che tra Celti e Romani era corso per la prima volta il sangue, altri conflitti intermittenti, per oltre due secoli, continuarono a sorgere tra i contendenti: intorno al [[360 a.C.]] [[Tito Manlio Imperioso Torquato
Nel [[332 a.C.]] tra Roma e i [[Senoni]] fu stipulato un trattato di pace che, a quanto sembra,
Ma ben presto, nell'ambito della [[terza guerra sannitica]], i [[Senoni]] seguirono le sorti della coalizione italica
Nel [[283 a.C.]]
Nel [[249 a.C.]] i Boi
I Romani
La Gallia
== Primi scontri fuori dall'Italia (II secolo a.C.) ==
Riga 155 ⟶ 154:
{{Vedi anche|Guerra galata}}
La [[Guerra galata]] fu combattuta nel [[189 a.C.]] fra i [[Galati]] dell'Asia Minore e la [[Repubblica
=== Sottomissione e rivolte dei Celtiberi ===
{{Vedi anche|Guerre celtibere}}
Intanto, l'ultimo scorcio del III secolo a.C., con l'epilogo del [[seconda guerra punica|conflitto con Cartagine]], aveva fatto guadagnare a Roma, senza alcuna specifica offensiva militare, territori e popoli già assoggettati a [[Cartagine]]: tra questi vi erano i [[Celtiberi]], la cui mancanza di coesione procurava problemi alla pacificazione romana.<ref>[[
L'insofferenza e il ribellismo celtiberico si manifestarono in una serie di tre conflitti, indicati come [[guerre celtibere]], svoltisi nell'arco di tempo tra il [[181 a.C.|181]] e il [[133 a.C.]], durante il quale emerse, come centro simbolico della lotta, la regione di [[
La prima delle sollevazioni, quella del 181 a.C., fu temporaneamente sedata da [[Tiberio Sempronio Gracco (console 177 a.C.)|Tiberio Sempronio Gracco]] nel [[179 a.C.]] Ma, passati nemmeno trent'anni, Roma decise di intervenire contro quelli che interpretava segnali premonitori di una ripresa: [[Quinto Fulvio Nobiliore]] concluse la seconda guerra, nel [[153 a.C.]], con la presa di ''Segeda'' e l'assedio, poi revocato, ai superstiti asserragliati a Numanzia.<ref name=Demandt86/>
==== Terza guerra celtiberica e alleanza con i ribelli lusitani ====
I problemi si acuirono quando la politica opprimente di Roma, condotta con «modi indegni»,<ref>[[Appiano di Alessandria|Appiano]], [http://www.livius.org/ap-ark/appian/appian_spain_12.html#%A760 VI, 60] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20081026084402/http://www.livius.org/ap-ark/appian/appian_spain_12.html#%A760 |date=26 ottobre 2008 }} e seguenti.</ref>
Il leader ribelle non si offrì allo scontro aperto ma predilesse una tattica di logoramento con azioni e [[raid]] di [[guerriglia]], confortate da iniziali e cospicue vittorie. Il disegno di Viriato incontrò però un limite nell'instabilità della coalizione: i successi iniziali gli guadagnarono l'indipendenza attraverso una pace onorevole, ma dovette subire l'immediato voltafaccia del [[senato romano]] che, rimangiandosi i patti, gli inviò contro un esercito a riprendersi i territori concessi. Anche la fine di Viriato, nel [[139 a.C.]], fu ottenuta da Roma in maniera indegna: non cadde in battaglia ma per mano di alcuni sicari, corrotti e reclutati dai Romani tra i suoi stessi subalterni.<ref name=Demandt86/>
==== Assedio di Numanzia ====
[[File:Numancia Alejo Vera Estaca 1880.jpg|upright=1.4|thumb|La fine dell'[[assedio di Numanzia]].]]▼
{{Vedi anche|Guerra numantina|assedio di Numanzia}}
▲[[File:Numancia Alejo Vera Estaca
Ancora una volta il punto focale della ribellione fu Numantia, capace di resistere a due successivi assedi portati nel [[141 a.C.|141]] e nel [[138 a.C.]]<ref name=Demandt87/>
Si giunse al punto che il console [[Gaio Ostilio Mancino|Ostilio Mancino]] trattò una resa disonorevole per salvare i suoi
Dopo altri insuccessi, toccò allo stesso Scipione risolvere la situazione con l'[[assedio di Numanzia]], uno dei grandi assedi della storia, durato otto mesi e conclusosi con la completa capitolazione dei ribelli e la distruzione della città nel [[133 a.C.]] L'evento, uno dei più famosi della storia militare di tutti i tempi,<ref name=Demandt91/> ebbe due testimoni d'eccezione: lo storico greco [[Polibio]] e un romano destinato di lì a poco a gloriosi successi militari [[
=== Prime iniziative in Gallia ===
La prima apparizione delle [[aquila (storia romana)|insegne romane]] in Gallia si
I Salluvi, che gravitavano sulla loro capitale [[Oppidum di Entremont|Entremont]] (presso l'attuale [[Aix-en-Provence]]), furono rapidamente sconfitti e le legioni romane poterono fare immediato ritorno in patria.<ref name=Eluere80>Christiane Eluère, p. 80.</ref> Una generazione dopo, Roma è costretta a intervenire di nuovo: i Salluvi sono definitivamente sconfitti intorno al [[125 a.C.|125]]-[[124 a.C.]] dal [[
=== Alleanze con gli Edui ===
[[File:Maps of Eduens people-it.svg|left|thumb|La confederazione edua alleata di Roma a fronte di [[Arverni]] e [[Sequani]].]]
L'ingerenza armata nei territori d'oltralpe, potrebbe aver fornito a Roma le prime occasioni per stringere inedite alleanze con popolazioni celtiche: fu probabilmente negli stessi anni dell'intervento contro i celto-liguri che Roma poté intessere i primi benevoli contatti con gli [[Edui]],<ref name="Zecchini7"/> dislocati in Gallia centrale, in un territorio controllato dalla capitale [[
=== La creazione della provincia Narbonense ===
{{Vedi anche|Gallia Narbonense}}
Negli anni immediatamente successivi alla sottomissione dei Salluvii e alla conquista di Entremont, si acuirono le tensioni con i popoli stanziati a est e a ovest del corso del [[
=== Guerre in Norico e Gallia contro Cimbri e Teutoni ===
Riga 195 ⟶ 194:
[[File:Cimbrians and Teutons - it.png|thumb|Le [[guerre cimbriche|invasioni di Cimbri e Teutoni]] ebbero come teatro la [[Gallia]]. I loro popoli, di [[Germani|stirpe germanica]], erano percepiti dai Romani come celtici.]]
Nonostante la distanza storica e i molti anni trascorsi, era ancora viva a Roma la memoria dell'umiliante sacco subìto ad opera delle tribù celtiche provenienti da oltralpe, un evento storico ormai trasfuso in una tradizione leggendaria, da trasmettere di generazione in generazione. Nessuno poteva però immaginare che Roma, nel giro di pochi anni, si sarebbe trovata a fronteggiare gli spettri di una nuova minaccia che incombeva dal nord, nascosta dietro i nomi di [[Cimbri]] e [[Teutoni]]: si trattava, in realtà, di popoli di stirpe [[germani]]ca, ma che, a quel tempo, per un'errata percezione portava ad attribuire al mondo celtico.<ref name=Demandt88/> Nel [[113 a.C.]], piombarono in forze sul [[Norico]] e minacciarono l'Italia attraverso le [[Alpi]].<ref name=
Ad allontanare la minaccia contro Roma
La Gallia, teatro del conflitto, ne uscì profondamente provata,<ref name=Eluere82>Christiane Eluère, p. 82.</ref> con gli insofferenti [[Allobrogi]] ancora non del tutto pacificati: proprio tra loro, nel [[63 a.C.]] [[Lucio Sergio Catilina|Catilina]] si
== Campagne di Cesare in Gallia e in Britannia (I secolo a.C.) ==
{{Vedi anche|Conquista
[[File:Cesare prima Gallia 58 a.C
[[File:Battaglia Veneti 56 aC png.png|left|thumb|upright=1.4|Lo scontro navale del [[56 a.C.]], presso la [[baia di Quiberon]], contro la [[talassocrazia]] dei [[Veneti (Celti)|Veneti]], che solcavano e dominavano le rotte per la [[Britannia]].]]
Il ''problema celtico'' non si sarebbe risolto se non quando [[Gaio Giulio Cesare|Cesare]] avesse posto mano alle sue [[Conquista della Gallia|campagne galliche]].
Per ottenere il pretesto per un suo intervento, egli agitò proprio i vecchi fantasmi popolari del [[Sacco di Roma (
Cesare sconfisse gli ''[[Elvezi|Helvetii]]'' nel [[58 a.C.]], nella [[battaglia di Genava]], nella [[battaglia del fiume Arar]] e nella [[battaglia di Bibracte]] (presso l'[[Bibracte|omonimo oppidum gallico]]); dalla [[battaglia del fiume Axona]] uscì invece sconfitta la confederazione [[Celti|celto]]-[[germani]]ca dei [[Belgi (popolo antico)|Belgi]],<ref name="Parallele-Cesare"/><ref name="epitomeB3C10"/> mentre i [[Nervi (popolo)|Nervii]] furono battuti nel [[57 a.C.]] nella [[battaglia del fiume Sabis]].<ref name="Parallele-Cesare"/> [[Aquitani]], [[Treviri]], [[Tencteri]], [[Edui]] ed [[Eburoni]] subirono la stessa sorte in battaglie sconosciute,<ref name="epitomeB3C10"/> mentre contro i [[Veneti (Celti)|Veneti]] che, in una sorta di «[[talassocrazia]]»<ref name="Zecchini10-11"/> [[
=== Prime spedizioni romane in Britannia ===
{{Vedi anche|Spedizioni
Sempre nello stesso contesto bellico, Cesare diede corso alle [[Spedizioni
=== La rivolta gallica di Vercingetorige e la battaglia di Alesia ===
[[File:Coin Vercingetorix.jpg|thumb|upright=1.4|Questo volto di capo gallico, con [[fibula (spilla)|fibula]] e [[paludamentum]], potrebbe essere l'unico ritratto di [[Vercingetorige]], emaciato e provato dalla cattività. Il [[denario]] argenteo fu infatti battuto, con fini propagandistici, da [[Lucio Ostilio Saserna|Saserna]], [[magistrato monetale]] intorno al [[48 a.C.]], negli anni in cui Vercingetorige languiva a Roma, prigioniero del [[carcere Mamertino|Tullianum]].<ref name="Zecchini82-83"/>]]▼
[[File:Battaglia di Alesia battaglia png.png|thumb|upright=1.4|I momenti salienti della fase finale della [[battaglia di Alesia]].]]▼
{{Vedi anche|Vercingetorige}}
▲[[File:Coin Vercingetorix.jpg|thumb|upright=1.4|Questo volto di capo gallico, con [[fibula (spilla)|fibula]] e [[paludamentum]], potrebbe essere l'unico ritratto di [[Vercingetorige]], emaciato e provato dalla cattività. Il [[denario]] argenteo fu infatti battuto, con fini propagandistici, da [[Lucio Ostilio Saserna|Saserna]], [[magistrato monetale]] intorno al [[48 a.C.]], negli anni in cui Vercingetorige languiva a Roma, prigioniero del [[carcere Mamertino|Tullianum]].<ref name="Zecchini82-83"/>]]
▲[[File:Battaglia di Alesia battaglia
Nel [[52 a.C.]] a [[Cenabum]], [[oppidum]] centrale dei [[Carnuti]], si compie un eccidio premeditato di commercianti romani, maturato in ambienti [[druido|druidici]]<ref>Cesare, ''De bello Gallico'', [http://www.giorgiotave.it/latino/libro7.php VII, 1] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20080515013816/http://www.giorgiotave.it/latino/libro7.php |date=15 maggio 2008 }}.</ref> e ordinato dal ''[[gutuater]]'' custode del locale [[nemeton]].<ref>[[Aulo Irzio|Irzio]], ''[[De bello Gallico]]'', [http://www.giorgiotave.it/latino/libro8.php VIII, 38] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20090123003615/http://giorgiotave.it/latino/libro8.php |date=23 gennaio 2009 }}.</ref> Questo episodio prelude all'entrata di [[Vercingetorige]] sul [[proscenio]] della storia, con un sincronismo così sospetto da non poter essere giudicato casuale:<ref name="Zecchini36">Zecchini, p. 36.</ref>
Solo e isolato nel cuore della Gallia, Cesare
==== L'epilogo di Vercingetorige e della Gallia celtica ====
Riga 228 ⟶ 227:
Con la soccombenza di [[Vercingetorige]], il grosso della rivolta era ormai definitivamente domato e la [[conquista della Gallia|conquista della Gallia Transalpina]] poteva dirsi conclusa. Negli anni dal [[52 a.C.|52]] al [[51 a.C.]], infatti, Cesare si trovò a estinguere le ultime sacche di ribellione che ancora covavano in Gallia: con il sopraggiungere dell'anno [[50 a.C.]] la Gallia era interamente pacificata e saldamente sotto il controllo di Roma. Già in quegli stessi anni, durante un soggiorno invernale nell'[[oppidum celtico]] di [[Bibracte]], Cesare poteva porre mano alla stesura dei suoi ''[[Commentarius (Giulio Cesare)|commentarii]] [[de bello Gallico]]''.
[[Vercingetorige]] fu fatto prigioniero e lasciato al languire alcuni anni nel [[Carcere
La Gallia era entrata così, definitivamente, nell'orbita della [[pax romana]] e non riacquistò mai più la sua originaria identità celtica, assoggettata a una inesorabile [[romanizzazione (storia)|romanizzazione]], con la formazione di un'originale cultura gallo-romana.
=== Fuochi di ribellione nella Gallia romanizzata ===
La provincia fu percorsa nuovamente da alcune ribellioni, imbevute ancora di residue influenze [[druido|druidiche]],<ref name="Zecchini86">Zecchini, p. 86.</ref> come, sotto [[Tiberio]], la rivolta di [[Giulio Floro]] e [[Giulio Sacroviro]] del [[21 a.C.]], o la fallita iniziativa di [[Giulio Vindice]] nel [[68|68 d.C.]], sotto [[Nerone]].<ref name=Demandt94/> Dopo la morte di Nerone, nell'[[anno dei quattro imperatori]], vi fu sotto [[Vitellio]] nella popolazione dei [[Boi]]<ref name="tac.Hist" /> l'effimero tentativo di Maricco nel [[69]], prontamente represso in corso d'anno.<ref name="Zecchini86"/> Questi aveva fomentato una rivolta contro Roma fingendosi ispirato dagli
==== Rivolta dei Batavi e primo ''Imperium Galliarum'' (I secolo) ====
{{vedi anche|Rivolta batava|Imperium Galliarum (I secolo)}}
Un sussulto più grave si ebbe in quello stesso anno, con la [[rivolta batava]] di [[Giulio Civile]] e la confusa, poi fallita prospettiva, di un'aggregazione celto-germanica, l
==== Impero delle Gallie (III secolo) ====
[[File:Impero romano 260.svg|thumb|upright=1.4|L'[[Impero delle Gallie]] nel 260, sotto [[Tetrico]]]]▼
{{vedi anche|Impero delle Gallie}}
▲[[File:Impero romano 260.svg|thumb|upright=1.4|L'[[Impero delle Gallie]] nel 260, sotto [[Tetrico]]]]
L'ultimo e importante evento si ebbe, durante la [[crisi del III secolo]], con [[
== I conflitti con i Celti in età imperiale ==
La sottomissione della Gallia ebbe l'effetto di sopire ogni possibile minaccia diretta dei Celti verso i territori di Roma. La conflittualità rimase ancora latente ma, da quel momento in poi, fu legata a iniziative belliche decise e programmate da Roma e finalizzate alla rimodulazione del ''[[
=== Campagne illiriche di Ottaviano (35-33 a.C.) ===
[[File:Popolazioni della Dalmazia png.png|thumb|left|upright=1.4|I popoli [[Illiri|illirici]] della [[Dalmazia]] prima della [[Campagne militari di Ottaviano in Illirico (35-33 a.C.)|conquista romana]]]]▼
{{Vedi anche|Campagne militari di Ottaviano in Illirico (35-33 a.C.)}}
▲[[File:
Toccò ad [[Augusto|Ottaviano]], non ancora insignito del [[Augusto (titolo)|titolo di Augusto]], assumersi il compito di mettere in sicurezza i [[Limes
Nonostante l'importanza dei successi conseguiti nelle [[Campagne militari di Ottaviano in Illirico (35-33 a.C.)|sue campagne illiriche]],<ref name=ColinWells_I_29>[[Colin M. Wells]], ''L'impero romano'', [[Il Mulino]], 1984 - Cap I - L'ordine nuovo, p. 29.</ref> è proprio l'episodio del ferimento, dovuto a una consapevole e temeraria esposizione al pericolo, a gettare luce sul prevalere dei moventi personali rispetto a quelli squisitamente strategici:<ref name=ColinWells_I_28>Colin M. Wells, ''L'impero romano'', [[Il Mulino]], 1984 - Cap I. L'ordine nuovo, p. 28.</ref> il peso di eventuali progressi territoriali gli doveva tornare utile nel confronto con [[Marco Antonio|Antonio]], mentre l'onorevole ferimento, con tanto di accostamento della sua figura a quella di [[Alessandro Magno|Alessandro]],
Le campagne di Ottaviano, distratte da contese interne, non diedero luogo alla completa sottomissione della regione: l'assoggettamento degli Iapidi si risolse praticamente nella quasi estinzione di quel popolo, i cui superstiti, donne e uomini, si abbandonarono a una forma di suicidio collettivo;<ref name=Demandt93/><ref>[[Cassio Dione
=== Guerre cantabriche ===
{{Vedi anche|Guerre cantabriche}}
Con la [[assedio di Numanzia|vittoria di Numanzia]], del [[133 a.C.]], Roma si era assicurata buona parte della [[penisola iberica]]: sottratte alla [[conquista romana della Spagna|conquista romana]] erano rimaste solo le regioni dell'
=== Sottomissione e accordi con i Celti alpini (35
[[File:La-Turbie-.jpg|upright=1.4|thumb|Il [[Trofeo delle Alpi]], monumento celebrativo della sottomissione dei popoli alpini, eretto a [[La Turbie]], a nord del [[Principato di Monaco]].]]
Riga 267 ⟶ 266:
Il tradizionale sistema di dazi praticati da questo popolo fu ereditato da Roma con l'esazione del ''[[portorium]]'' del 2,5% della ''quadragesima Galliarum''.<ref name="Mastino343">Attilio Mastino, "Le province occidentali durante la repubblica", in ''Storia del Mediterraneo nell'antichità. IX-I secolo a.C.'', a cura di M. Guidetti, ''cit.'', p. 343.</ref>
[[File:Augustan Arch, Susa.JPG|thumb|left|L'[[Arco di Augusto (Susa)|Arco di Augusto]] costruito da Cozio a Susa]]
Nel settore delle [[Alpi Cozie (provincia romana)]] facente capo all'attuale [[
Ma il bisogno di garantirsi la sicurezza di valichi e confini, anche verso le future aree di espansione di [[Rezia]] e [[Vindelicia]], rese necessaria un'operazione di complessivo assoggettamento delle ''enclave'' di popolazioni alpine, grazie a una serie di campagne, anche diplomatiche, fra il 35 e il 7 a.C.,<ref name="Mastino343"/> la più importante delle quali fu la [[manovra a tenaglia]] condotta nel 15 a.C. dai due fratelli [[Tiberio]] e [[Druso maggiore|Druso]]: in quell'occasione Roma si assicurò la [[Rezia]] e la [[Vindelicia]] estendendo i domini oltre il [[Brennero]] e fino alle fonti del [[Danubio]]: è probabile che quelle stesse campagne portassero alla definitiva distruzione dell'[[oppidum di Manching|oppidum celtico di Manching]] ad opera di Tiberio, vicino al cui sito fu eretta la città di [[Augusta
Nello stesso periodo, anche il [[Norico]] cadde sotto il dominio di Roma: fu [[Publio Silio Nerva]], [[proconsole]] della [[
La sottomissione delle Alpi fu celebrata con la costruzione del [[Trofeo delle Alpi]] (''Tropaeum Alpium''), a [[La Turbie]], la cui frammentaria iscrizione, ricostruita solo grazie alla tradizione [[
=== Espansione in Britannia ===
Riga 280 ⟶ 279:
L'interesse romano per il controllo della [[Britannia]] si era già manifestato ai tempi della [[conquista della Gallia]] di [[Gaio Giulio Cesare]], inserito, a quel tempo, nel contesto di un vasto disegno strategico che percepiva l'isola, per la sua vicinanza, come fonte di insicurezza per la progettata espansione romana in [[Gallia]].
Le [[Spedizioni cesariane in Britannia|due spedizioni di Cesare in Britannia]] raggiunsero l'esito sperato da Cesare, riuscendo utili a neutralizzazione il pericolo esterno, ma, in termini puramente territoriali, gli effetti furono invece nulli. Le legioni romane furono ritirate, di fronte alla minaccia della rivolta di [[Vercingetorige]] in Gallia e in seguito, nel clima
Nonostante questo, l'aver messo piede nell'isola permise a Roma la costruzione di una [[Regni clienti di Roma in Britannia|rete di clientele regali]] che avrebbe dato la stura a fitti rapporti commerciali e diplomatici con la provincia di Gallia e Roma stessa: era l'inizio a una forma di [[romanizzazione (storia)|romanizzazione]] condotta per vie commerciali, che incise soprattutto sugli [[Atrebati]], sui [[Trinovanti]] sui [[Catuvellauni]].<ref name="Mastino342">Attilio Mastino, "Le province occidentali durante la repubblica", ''cit.'', p. 342.</ref><ref name="Romanizing_coins"/> Indipendentemente da atteggiamenti filo o anti-romani, reti di commercio e "graduali infiltrazioni",<ref name="Mathieson_Stead"/>
==== I progetti di Augusto e la spedizione di Caligola ====
[[File:Gaius Caesar Caligula.jpg|thumb|L'imperatore [[Caligola]] progettò un'invasione della [[Britannia]] che si risolse in un nulla di fatto.]]
La conquista dell'isola fece inizialmente parte anche dell'agenda politica e militare di [[Augusto]], che fu però distolto dal proposito a causa della già ricordata insorgenza dei rivoltosi [[Salassi]].<ref name=Demandt96>Demandt, p. 96.</ref> Emerse allora la figura di [[Cunobelino]] dei [[Catuvellauni]] il quale, in un quadro di buoni rapporti commerciali con Roma,<ref name="Mastino342"/><ref name="Romanizing_coins">Evidenza di questa [[acculturazione]] per contiguità commerciale si trova nell'aspetto ''romanizzante'' della monetazione [[Catuvellauni|catuvellauna]] di [[
Nonostante i rapporti commerciali, nell'atteggiamento espansivo di Cunobelino poteva essere apprezzata una componente spiccatamente anti-romana, di cui furono eredi e continuatori due dei suoi tre figli, [[Carataco]] e [[Togodumno]]; questa politica non avrebbe tardato
==== Conquista romana della Britannia (I secolo d.C.) ====
{{Vedi anche|Conquista
===== Conquista di Claudio (43-48 d.C.) =====
[[File:Aerial photograph of Maiden Castle, 1935.jpg|thumb|left|Veduta dell{{'}}''[[Hillfort]]'' di Maiden Castle, [[Dorset]]. Le evidenze archeologiche del rifacimento delle sue mura e del cimitero di guerra sono considerate conseguenze dell'azione della [[legio II Augusta|Legio II ''Augusta'']] al comando di [[Vespasiano]], futuro imperatore romano, durante la [[
[[File:Boudicca-Aufstand.PNG|thumb|La [[rivolta di
Tre anni dopo il velleitario insuccesso di [[Caligola]], il disegno politico di Augusto fu fatto proprio da [[Claudio]] che prese a spunto proprio la politica espansiva espressa dalla dinastia che originava dal re cliente [[Cunobelino]] per dare inizio, nel [[43|43 d.C.]], a una sistematica opera di conquista e sottomissione.<ref name=Demandt96/>
A fornirgli il pretesto, dopo la morte di Cunobelino, fu la pressione politica esercitata dal figlio [[Carataco]] sul popolo degli [[Atrebati britannici]], il cui re, il filoromano [[Verica]], fu esautorato da Carataco ed esiliato dal regno, tanto da doversi recare a Roma per chiedere l'intervento di Claudio.
Profittando di questa occasione, Roma sbarcò in forze in Britannia e, negli anni dal [[43]] al [[46]], le [[legioni romane]] ebbero ragione della resistenza dei due figli di Cunobelino, [[Carataco]] e [[Togodumno]]: il sud-est dell'isola fu conquistato, la capitale fu insediata a [[Camulodunum]] e Togodumno fu ucciso. A Carrataco toccò una sorte più mite: rifugiatosi presso il popolo dei [[Briganti (popolo)|Briganti]], fu consegnato a Roma dalla regina [[Cartimandua]]; ricevuta la grazia dall'imperatore, trascorse il resto dei suoi giorni a Roma.<ref>Tacito, ''Annali'' [http://www.perseus.tufts.edu/cgi-bin/ptext?lookup=Tac.+Ann.+12.33 XII, 33-38]; Dione Cassio, ''Storia romana'', [http://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/Cassius_Dio/61*.html#33.3c Epitome of Book LXI, 33,3c]</ref>
La [[legio II Augusta|Legio II ''Augusta'']], guidata dal futuro imperatore [[Vespasiano]], fu dispiegata verso sud-ovest, impegnata nella conquista di oltre una trentina di ''[[hillforts]]'' e nella sottomissione di varie tribù della [[Cornovaglia]]. L'archeologia della Britannia meridionale ha evidenziato una fase di ripresa, dal precedente declino edilizio, della manutenzione di queste [[fortezze d'altura]], in coincidenza con l'invasione romana intorno alla metà del [[I secolo]]. L'evidenza è particolarmente stringente nei siti sud-occidentali (come [[Maiden Castle]], con la sua [[necropoli]] di guerra, o [[South Cadbury]]), proprio nell'area in cui Vespasiano e la sua Legio II ''Augusta'' ingaggiarono la loro metodica repressione.<ref name=B_Cunliffe>[[Barry Cunliffe]], ''Gli Hillforts'', in [[Sabatino Moscati]] et al., ''I Celti'', 1991.</ref>
===== Rivolta di
{{Vedi anche|Rivolta di
Le nuove acquisizioni della [[Britannia (provincia romana)|provincia di Britannia]] furono minacciate nel [[61]], sotto Nerone, dalla rivolta di [[
[[Floro]], ''Epitome della Storia romana'' [[
=====
[[File:Hadrianswall2007.jpg|thumb|left|Il [[Vallo di Adriano]] nel [[Northumberland]], tra [[Vercovicium]] (''Housesteads'') e ''[[Once Brewed]]''.]]
[[File:Calgacus.JPG|thumb|La [[battaglia del
Roma iniziò a premere a nord fino al [[Galles]] e alla [[Scozia centrale]]: nell'[[80]], sotto [[Domiziano]], [[Gneo Giulio Agricola|Agricola]] circumnavigò l'isola e sconfisse i [[Caledoni]] di [[Calgaco]] nella [[battaglia del monte
Un avanzamento del confine per 160 km più a nord, si ebbe sotto [[Antonino Pio]], con l'erezione di una seconda struttura difensiva, il [[Vallo Antonino]],<ref name=Demandt97/> lungo l'istmo tra le due [[firth|insenature]] del [[Firth of Forth]] e del [[Firth of Clyde]]: meno imponente ed efficace del precedente, fu mantenuto per una ventina d'anni, dopo i quali Roma si attestò nuovamente sul precedente ''limes'' di Adriano.
Riga 320 ⟶ 319:
=== Irlanda ===
{{vedi anche|
Durante tutta la storia di Roma, blando fu invece l'interesse mostrato per l'[[Irlanda]], una conseguenza dello scarso rilievo politico ed economico attribuito a quell'isola che i romani chiamavano ''[[Hibernia]]''.<ref name=Demandt97/>
Riga 326 ⟶ 325:
== Note ==
{{
== Bibliografia ==
Riga 334 ⟶ 333:
** [http://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/Florus/Epitome/home.html testo latino e versione inglese] su [[LacusCurtius]]
* [[Tito Livio]], ''[[Ab Urbe condita libri|Ab Urbe condita]]''
*
**
* [[Tito Livio]], ''Periochae''
:
** [http://www.livius.org/li-ln/livy/periochae/periochae00.html Testo latino e traduzione inglese] su Livius.org
* [[Polibio]], ''[[Storie (Polibio)|Storie]]''
** [http://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/Polybius/ traduzione inglese] su [[LacusCurtius]]
* [[Plutarco]], ''[[Vite
*
** [http://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/Plutarch/home.html Versione inglese] su [[LacusCurtius]]
* [[Senofonte]], ''Elleniche''
*
* [[Marco Giuniano Giustino]], [[Epitome]] delle ''Historiae Philippicae'' di [[Pompeo Trogo]]
** [http://www.forumromanum.org/literature/justin/english/index.html Testo latino] e traduzione francese ed inglese, da [http://www.forumromanum.org/index2.html ForumRomanum.org]
* [[Gaio Sallustio Crispo]], ''[[De Catilinae coniuratione]]''
*
*
* [[Appiano di Alessandria]], ''Storia romana''
** [http://www.livius.org/ap-ark/appian/appian_0.html traduzione inglese] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20151120053128/http://www.livius.org/ap-ark/appian/appian_0.html |date=20 novembre 2015 }} su Livius.org
* [[Cassio Dione Cocceiano]], ''[[Storia romana (Cassio Dione)|Storia romana]]''
** [http://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/Cassius_Dio/ Versione inglese] con ''excerpta'' bizantini a fronte, su LacusCurtius
* [[Gaio Plinio Secondo]], ''[[Naturalis
** [http://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/Pliny_the_Elder/home.html testo latino] su LacusCurtius.
* [[Svetonio]], ''[[Vite dei dodici Cesari]]''
*
** [http://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/Suetonius/12Caesars/ testo latino e inglese] su LacusCurtius
</div>
Riga 364 ⟶ 363:
;Fonti contemporanee
<div class="references-small" style="-moz-column-count: 2; column-count: 1;">
* {{cita libro|
* {{cita libro| autore=[[Venceslas
* {{cita libro|
* {{cita libro|
* {{cita libro| Giuseppe| Zecchini|Vercingetorige|2002| Laterza|Roma-Bari
* {{cita libro| Paola| Ruggeri|Roma. Dalle origini della Repubblica al Principato|2004| editore =Jaca Book, <small>collana "Enciclopedia del Mediterraneo"</small> |Milano
* {{cita libro|
* {{cita libro| Christiane | Eluère|
* {{cita libro|
* {{cita libro| curatore =[[Sabatino Moscati]], Otto Hermann Frey, [[Venceslas Kruta]], Barry Raftery, Miklós Szabó| titolo = I Celti|altri= Catalogo della mostra [[
* {{cita libro| Lloyd | Laing| coautori=Jennifer Laing| titolo= Art of the Celts| url=https://archive.org/details/artofcelts00lain|annooriginale=1992 | edizione=rist.|data= 2000|editore= Thames & Hudson|città= Londra|lingua = inglese
* {{cita libro| autore =AA.VV.| titolo = L'[[Aurum Tolosanum|Or de Tolosa]]|altri= Catalogo dell'omonima esposizione presso il Museo Saint-Raymond (17 ottobre 2001 - 20 gennaio 2002)| anno = 2001| editore = Éditions Odyssée| città = Tolosa
</div>
<div class="references-small" style="-moz-column-count: 1; column-count: 1;">
I singoli volumi dell'editore [[Jaca Book]], inseriti dalla collana editoriale plurilingue "Enciclopedia del Mediterraneo", sono anche disponibili all'interno dell'opera collettanea dello stesso editore:
* {{cita libro| curatore =Massimo Guidetti| titolo = Storia del Mediterraneo nell'antichità| anno = 2004| editore = [[Jaca Book]]| città = Milano
</div>
== Voci correlate ==
* Al [[Sacco di Roma (
* La storia dei contrasti tra [[Celti]] e [[Antica Roma|Roma]] si inserisce nella fase di espansione europea dei cosiddetti ''[[Celti storici|→ Celti storici]]'', cioè, sostanzialmente, dei portatori della [[cultura di La Tène|→ cultura di La Tène]]: la tendenza espansiva li portò in aree [[penisola italiana|peninsulari]] di antica e precedente estrazione [[Lingua celtica|celtofona]] ([[Cultura di Golasecca|→ Cultura di Golasecca]]), anche se solo tardivamente coinvolte ([[III secolo a.C.]]), e in maniera parziale, dall'irradiazione della [[Cultura di La Tène|facies lateniana]]. L'ostilità con Roma, iniziata nel IV secolo a.C., inserisce nella plurisecolare [[storia delle campagne dell'esercito romano|→ storia delle campagne militari romane]], ed ebbe l'effetto di contenere e poi annullare l'avanzata celtica sul suolo italiano.
* L'espansione europea dei ''Celti storici'' si
{{Conquista romana dell'Italia}}
{{Guerre antica Roma}}
{{Portale|Antica Roma|Celti|
[[Categoria:Guerre galliche| ]]
| |||