Simposio (Platone): differenze tra le versioni

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{{Libro
[[Immagine:Plato Symposium papyrus.jpg|thumb|right|200px|Papiro greco con frammento del ''Simposio''.]]
|tipo =
Il '''Simposio''' di [[Platone]] si distacca dagli altri scritti di questo autore per la sua struttura, che si articola non tanto in un dialogo, quanto nelle varie parti di un agone [[oratoria|oratorio]], in cui ciascuno degli interlocutori, scelti tra il fiore degli intellettuali [[atene|ateniesi]], espone con un ampio discorso la propria teoria sull'[[amore]].
|titolo = Simposio
|titoloorig = Συμπόσιον
==L'ambientazione==
|titolialt = Convito, Convivio
La cornice in cui si inseriscono i vari interventi è rappresentata dal [[convito]], offerto dal [[poesia|poeta]] [[tragedia|tragico]] [[Agatone]] per festeggiare la sua vittoria negli agoni delle [[Grandi Dionisie]] del [[416 a.C.]].
|titoloalfa =
|immagine = Plato Symposium papyrus.jpg
|didascalia = [[Papiro]] greco con frammento del ''Simposio''
|annoorig = [[IV secolo a.C.]]
|forza_cat_anno = no
|genere = [[dialogo]]
|sottogenere = [[Filosofia|filosofico]]
|lingua = grc
|personaggi = [[Socrate]], Fedro, Pausania, Erissimaco, [[Aristofane]], [[Agatone]], [[Alcibiade]]
|serie = [[Dialoghi platonici]], III tetralogia
}}
 
Il '''''Simposio''''' (titolo orig. {{lang-grc|Συμπόσιον|Sympósion}}), noto anche col titolo di '''''Convito''''', è un dialogo socratico di [[Platone]], datato tra il 385 e il 370 a.C. circa. Rappresenta una gara amichevole di discorsi estemporanei pronunciati da un gruppo di illustri uomini ateniesi che partecipano a un banchetto. Tra gli uomini figurano il filosofo [[Socrate]], il generale e statista [[Alcibiade]] e il commediografo [[Aristofane]]. I panegirici sono in lode di [[Eros]], il dio dell'[[Amore]] e del sesso.
Fra gli invitati, oltre a [[Socrate]] e al suo discepolo [[Aristodemo]], il [[medicina|medico]] [[Erissimaco]], il [[commedia|commediografo]] [[Aristofane]], [[Pausania]], il suo amico [[Fedro]], figlio di [[Pitocle]]; verso la fine, fa una clamorosa apparizione anche [[Alcibiade]], completamente ubriaco, incoronato di [[edera]] e di [[Viola (botanica)|viole]], che si presenta per festeggiare Agatone, e che viene accolto con cordialità.
 
Nel Simposio, [[Eros (filosofia)|Eros]] è riconosciuto sia come amante erotico sia come fenomeno capace di ispirare coraggio, valore, grandi imprese e opere, e di vincere la naturale paura della morte nell'uomo. È visto come qualcosa che trascende le sue origini terrene e raggiunge vette spirituali. La straordinaria elevazione del concetto di amore solleva la questione se alcune delle sue più estreme accezioni possano essere intese come umorismo o farsa. Eros è quasi sempre tradotto come "amore", e il termine presenta varianti e ambiguità che pongono ulteriori difficoltà alla comprensione dell'Eros dell'antica Atene.
==Fedro==
Il primo a parlare tra gli invitati è [[Fedro]], egli afferma che Amore è il più antico fra tutti gli [[divinità|dei]] ad essere onorato, come attestano [[Esiodo]], nella ''[[Teogonia (Esiodo)|Teogonia]]'', e [[Acusilao]], che all'origine del mondo pongono il [[Caos]] e la [[Terra]] e quindi anche Amore. E [[Parmenide]] sostiene che la [[Giustizia]] "per primo, fra tutti gli dei, si prese cura di Amore". È amore a spingere amante e amato a gareggiare in coraggio, valore, nobiltà d'animo: gli [[esercito|eserciti]], se costituiti da tutti amanti e amati, sono imbattibili:
 
Il dialogo è apprezzato sia per il suo contenuto filosofico che per le sue qualità letterarie. Reputato uno dei massimi [[Dialoghi platonici|dialoghi]] di Platone,<ref>Platone, ''Simposio'', Introduzione di B. Centrone, a cura di Matteo Nucci, Einaudi, Torino, 2009.</ref>, si differenzia dagli altri per la struttura, laddove si articola in un [[Oratoria|agone oratorio]], nel quale ciascuno degli interlocutori, scelti tra il fiore degli ateniesi, espone con un ampio discorso la propria teoria su Eros: le idee confliggono da un personaggio all'altro, ma lo sforzo dialettico cerca di risolverle facendo emergere la filosofia che sta alla base di tutte.
{{quote|Se vi fosse dunque qualche possibilità perché una città o un esercito fossero costituiti per intero da amatori e da amati, non vi è modo per cui potessero disporre meglio la propria esistenza tenendosi lontani da ogni bruttura e gareggiando tra di loro in desiderio di gloria, e combattendo insieme gli uni con gli altri, essi vincerebbero, anche se in pochi, per così dire, tutti gli uomini. Infatti l'uomo che ama sarebbe disposto ad essere visto da tutti gli altri mentre abbandona la posizione o getta via le armi più che dal proprio amato e sceglierebbe di morire più volte invece di questo. E quanto ad abbandonare l'amato o non portagli aiuto quando corre pericolo non c’è nessun vile a tal punto che amore stesso non lo renda pieno di ardore in valore, tanto da eguagliarlo anche a chi è valorosissimo in natura...}}
 
== L'ambientazione e lo svolgimento ==
Ed ecco che Fedro porta alcuni esempi, primo fra tutti quello di [[Alcesti (mitologia)|Alcesti]] che superò in amore i genitori di [[Admeto_%28mitologia%29|Admeto]], suo sposo, tanto da farli apparire estranei alla sua vicenda, e da suscitare l'ammirazione degli dei; cosa che non avvenne a [[Orfeo]] che tornò indietro dall'[[Ade]] senza risultato, poiché era apparso vile. Gli dei invece onorarono [[Achille]] che per sua scelta morì in aiuto e vendetta di [[Patroclo]], suo amante, riservando a lui l'[[Isola dei Beati]].
[[File:Simposio Platone.svg|thumb|left|Disposizione dei partecipanti al simposio in casa di Agatone secondo la ricostruzione di [[Giovanni Reale]].]]
Il contesto in cui si inseriscono i vari interventi è rappresentato dal [[banchetto]], offerto dal [[Poesia|poeta]] [[Tragedia|tragico]] [[Agatone]] per festeggiare la sua vittoria negli agoni delle [[Lenee]], oppure alle Grandi [[Dionisie]], del [[416 a.C.]]<ref>K. J. Dover, ''The Date of Plato's "Symposium"'', Phronesis, Vol. 10, No. 1 (1965), pp. 2-20.</ref> Fra gli invitati, oltre a [[Socrate]] e al suo discepolo [[Aristodemo di Cidateneo|Aristodemo]], troviamo il [[medicina|medico]] [[Erissimaco]], il [[Commedia|commediografo]] [[Aristofane]], [[Pausania di Atene|Pausania]], l'amante di Agatone, e il suo amico Fedro, figlio di [[Pitocle]] ed esperto di [[retorica]]: ognuno di loro, su invito di [[Erissimaco]], terrà un discorso che ha per oggetto un elogio di Eros.
 
Verso la fine, fa una clamorosa irruzione anche [[Alcibiade]], completamente ubriaco, incoronato di [[edera]] e di [[Viola (botanica)|viole]], accompagnato dal suo ''[[komos]]'', che si presenta per festeggiare [[Agatone]], e che viene accolto con cordialità. Alla fine del banchetto, la mattina seguente, [[Socrate]] (uno dei pochi rimasti svegli per tutta la notte) lascia l'abitazione e, seguito da [[Aristodemo di Cidateneo|Aristodemo]], si dirige verso il [[Liceo_di_Aristotele#Geografia|Liceo]], luogo nel quale [[Aristotele]], molti anni dopo, fondò la sua scuola.
Verso la fine del discorso si assiste a un rovesciamento del concetto greco secondo il quale l'amato è superiore all'amante, perché autosufficiente, non soggetto a urti e scossoni. Perciò il greco ama l'uomo, ritenendo la donna indegna di essere superiore. Qui invece la superiorità è dell'amante e perciò il merito maggiore è dell'amato che ama: Achille, mentre Alcesti non amata, ma amante.
 
== Prologo ==
L'ultima frase del discorso inoltre sottolinea l'importanza di Amore:
[[File:Anselm Feuerbach - Das_Gastmahl. Nach Platon (zweite Fassung) - Google Art Project.jpg|thumb|upright=2|[[Anselm Feuerbach]], ''Il simposio di Platone'']]
Durante una notte ad [[Atene]] due personaggi, [[Apollodoro di Falero|Apollodoro]] e il suo amico Glaucone, fratello maggiore di Platone e indicato con il connotativo ''hetairos'' (= un amico), passeggiano conversando per le vie della città. A un certo punto, l'amico di Apollodoro gli chiede di raccontargli del famoso banchetto tenutosi in casa di [[Agatone]] con [[Socrate]], Pausania, Fedro, Erissimaco, Aristofane e molti altri.
Prima di iniziare il suo racconto, Apollodoro spiega che il banchetto si era svolto molti anni prima e che egli ne aveva sentito parlare da Aristodemo, un allievo di Socrate che vi aveva presenziato. La cornice del dialogo attesta così un triplice livello di "incassamento" narrativo: Apollodoro racconta a un amico che Aristodemo gli ha raccontato che, nel corso del banchetto a casa di Agatone, si è svolta tra i commensali una discussione sulla natura dell'amore.
 
Una sera, Aristodemo incontra per la strada Socrate, e nota che il filosofo si è fatto incredibilmente bello: è ben vestito, profumato e indossa perfino dei sandali, cosa davvero insolita per uno come lui. Socrate spiega che si sta dirigendo in casa di Agatone, il quale sta dando una festa per celebrare una sua vittoria teatrale e Aristodemo lo segue incuriosito.
''"Così io sostengo che Amore è il più antico fra gli dei, il più meritevole di onore e quello che è più padrone di spingere gli uomini, da vivi e da morti, all'acquisto della virtù e della felicità."''
 
Tuttavia per la strada Socrate rimane indietro a riflettere ed entra in casa solo a metà della festa<ref>Gerard J. Boter, ''Plato "Symposium" 175B1: ὉΣ as the Nominative Singular of the Indirect Reflexive Pronoun'', Mnemosyne, Fourth Series, Vol. 59, Fasc. 1 (2006), pp. 129-134.</ref>, malgrado i continui richiami di Agatone. Dopo essersi puliti ed aver bevuto del buon vino mielato, il padrone di casa chiede agli invitati di che cosa vogliano discutere quella sera e uno di loro, Erissimaco, propone la discussione su [[Eros]], ovvero sull'Amore. Tutti sono entusiasti dell'argomento e cominciano a dialogare.
== Pausania ==
È il secondo a parlare. Egli distingue due generi di Amore: come esistono [[Afrodite urania]] (''celeste''), senza genitori, e [[Afrodite pandemia]] (''comune'', ''volgare'') figlia di [[Zeus]] e [[Dione (mitologia)|Dione]], così esistono anche un Amore ''uranio'', che si accompagna ad [[Afrodite]] ''urania'', e un Amore ''pandemio''. Quest'ultimo è volto ad amare i corpi più che le [[anima|anime]], mentre l'Amore ''uranio'' trascende quello corporale e si fa guida verso un elevato sentire. L'Amore volgare, infatti, ha come unico scopo la brutale soddisfazione dei sensi, mentre quello celeste, infinitamente più elevato, spinge ad educare a cose nobili ed alte colui che si ama. Chi è oggetto dunque di questo amore è indotto a contraccambiarlo perché ''"è bello in tutti i modi mostrarsi compiacenti a causa della virtù"''. Il suo discorso si conclude con un excursus sull'amore nelle varie regioni della [[Grecia]].
 
== Fedro ==
''"È cosa brutta quando si ha compiacenza per un abbietto e in maniera abbietta, è bella invece quando la si prova per uno meritevole e in maniera bella. Abbietto è l'amante volgare, innamorato più del corpo che dell'anima: non è un individuo che resti saldo, come salda non è nemmeno la cosa che egli ama. Infatti quando svanisce il fiore della [[bellezza]] del corpo del quale era preso "si ritira a volo" ad onta dei molti discorsi e delle promesse. Chi invece si è innamorato dello [[spirito]] quando è nobile resta costante per tutta la vita perché si è attaccato a una cosa che resta ben salda."''
Il primo a parlare tra gli invitati è Fedro. Egli afferma che Eros è il più antico fra tutti gli [[divinità|dèi]] ad essere onorato, come attestano [[Esiodo]], nella ''[[Teogonia (Esiodo)|Teogonia]]'', e [[Acusilao]], i quali all'origine del mondo formano il [[Caos (mitologia)|Caos]] e la [[Terra]] e quindi anche Amore. Inoltre, [[Parmenide]] sostiene che la [[Giustizia]] «per prima, fra tutti gli dei, si prese cura di Amore»<ref>Friedrich Solmsen, ''Parmenides and the Description of Perfect Beauty in Plato's Symposium'', The American Journal of Philology, Vol. 92, No. 1 (gennaio, 1971), pp. 62-70.</ref>. È Eros a spingere amante e amato a gareggiare in coraggio, valore, nobiltà d'animo: gli [[esercito|eserciti]], se costituiti da tutti amanti e amati, sono imbattibili:
 
{{Citazione|Se vi fosse dunque qualche possibilità perché una città o un esercito fossero costituiti per intero da amatori e da amati, non vi è modo per cui potessero disporre meglio la propria esistenza tenendosi lontani da ogni bruttura e gareggiando tra di loro in desiderio di gloria, e combattendo insieme gli uni con gli altri, essi vincerebbero, anche se in pochi, per così dire, tutti gli uomini. Infatti l'uomo che ama sarebbe disposto ad essere visto da tutti gli altri mentre abbandona la posizione o getta via le armi più che dal proprio amato e sceglierebbe di morire più volte invece di questo. E quanto ad abbandonare l'amato o non portargli aiuto quando corre pericolo non c'è nessun vile a tal punto che amore stesso non lo renda pieno di ardore in valore, tanto da eguagliarlo anche a chi è valorosissimo in natura...|''Simposio'' 178e-179a; trad.: G. Giardini}}
 
Fedro porta alcuni esempi, primo fra tutti quello di [[Alcesti (mitologia)|Alcesti]] che superò in amore i genitori di [[Admeto (mitologia)|Admeto]], suo sposo, tanto da farli apparire estranei alla sua vicenda e da suscitare l'ammirazione degli dei; cosa che non avvenne a [[Orfeo]], che tornò indietro dall'[[Ade (regno)|Ade]] senza risultato, poiché era apparso vile. Gli dei invece onorarono [[Achille]], che per sua scelta morì in aiuto e vendetta di [[Patroclo]], suo amante, riservando a lui l'[[Isole Fortunate|Isola dei Beati]]<ref>Jord Pamias, ''Phaedrus' Cosmology in the "Symposium": A Reappraisal'', The Classical Quarterly, New Series, Vol. 62, No. 2 (dicembre 2012), pp. 532-540.</ref>.
 
Verso la fine del discorso si assiste a un rovesciamento del concetto greco secondo il quale l'amato è superiore all'amante, perché autosufficiente, non soggetto a urti e scossoni. Perciò il greco ama l'uomo, ritenendo la donna indegna di un essere superiore. Qui invece la superiorità è dell'amante e perciò il merito maggiore è dell'amato che ama, Achille, mentre Alcesti non è amata, ma amante. L'ultima frase del discorso inoltre sottolinea l'importanza di Amore:
 
{{Citazione|Così io sostengo che Amore è il più antico fra gli dei, il più meritevole di onore e quello che è più padrone di spingere gli uomini, da vivi e da morti, all'acquisto della virtù e della felicità.|''Simposio'' 180b}}[[File:Head_Platon_Glyptothek_Munich_548.jpg|thumb|left|upright=0.7|Platone ([[Glyptothek]], [[Monaco di Baviera]])]]
 
Pausania
Pausania è il secondo a parlare fra gli ospiti. Egli distingue due generi di Amore, poiché come esistono due [[Afrodite|Afroditi]] (l'Afrodite Urania, "celeste", figlia di [[Urano (mitologia)|Urano]], e l'Afrodite Pandèmia, "comune", "volgare", figlia di [[Zeus]] e di [[Dione (mitologia)|Dione]]) così esistono anche due Amori: il primo detto "Celeste", si accompagna all'Afrodite "Urania", il secondo detto "Volgare", si accompagna invece all'Afrodite "Pandèmia".
 
L'Amore Volgare è volto ad amare i corpi più che le [[Anima|anime]] e, partecipando di entrambe le nature dei suoi genitori, maschile e femminile, preferisce tanto le donne - considerate nella cultura greca antica oggetto inferiore d'amore - quanto i fanciulli imberbi, quindi facilmente plagiabili. L'Amore "Celeste", invece, trascende quello corporale e si fa guida verso un elevato sentire: «è bello in tutti i modi dunque a causa della virtù mostrarsi compiacenti». Il suo discorso si conclude con una ricerca della giustificazione dell'[[Omosessualità|amore omofilo]] basandosi sui ''[[Nomos (mitologia)|nomoi]]'' (cioè le norme, siano esse leggi scritte o no) delle varie regioni della [[Grecia]] - "In [[Elide]], a [[Sparta]] e presso i [[Beozia|Beoti]], dove non vi sono abili parlatori risulta stabilita semplicemente la norma che è bello concedersi agli amanti", (182b) - mostrando come ciò sia disprezzato «nella [[Ionia]] e nelle altre regioni dominate dai barbari» , mentre ad Atene il ''nomos'' è più complicato, poiché è considerato lecito farlo in privato, riprovevole farlo in pubblico.
 
{{Citazione|È cosa brutta quando si ha compiacenza per un abbietto e in maniera abbietta, è bella invece quando la si prova per uno meritevole e in maniera bella. Abbietto è l'amante volgare, innamorato più del corpo che dell'anima: non è un individuo che resti saldo, come salda non è nemmeno la cosa che egli ama. Infatti quando svanisce il fiore della [[bellezza]] del corpo del quale era preso "si ritira a volo" ad onta dei molti discorsi e delle promesse. Chi invece si è innamorato dello [[spirito (filosofia)|spirito]] quando è nobile resta costante per tutta la vita perché si è attaccato a una cosa che resta ben salda.|''Simposio'' 183d-e}}
 
== Erissimaco ==
Come terzo, in sostituzione di [[Aristofane]] che è colto dal [[singhiozzo]], toccainterviene ad [[Erissimaco]], il quale, da buon medico, considera l'amore un fenomeno naturale e ne distingue gli aspetti normali da quelli [[morboso|morbosi]]. Nell'esporre la sua teoria, però, si trova d'accordo sulle due specie d'Amore individuate da Pausania: ''"«che Amore dunque sia duplice, pare a me che sia un distinguere bene"», con una piccola differenza però: al posto dell’''Afrodite Pandemia'' (Volgare), Erissimaco pone l'Afrodite "Polimnia" ("dai molti inni", cioè portatrice di disordine). Amore comunqueinfatti, nelcome suoogni realizzarsicosa in [[natura]], deve essere un qualcosa di armonico e died equilibrato in ogni sua azione - «comunione di opposti»: infatti la ''"soverchieria''", ''"il disordine''" insiti in ogni forma di attrazione non possono riuscire a buon fine, ma determinano contagi, [[malattia|malattie]], guasti e distruzione:; ''"«ma quando invece l'Amore diventa incontenibile e infuria violento durante le stagioni dell'anno, produce guasti e distrugge molte cose» (188a-b)."''
 
All'inizio del suo discorso, inoltre, Erissimaco ci propone una sua definizione di [[medicina]], e di [[armonia]], e afferma che ''"«nella [[musica]], nella medicina e in tutte le altre attività umane e divine, per quanto è dato, bisogna bene osservare l'uno e l'altro di questi amori: infatti sussistono ambedue»."''
 
Erissimaco infine, come Pausania, cerca anch'egli una giustificazione per l'amore omofilo, trovandola in maniera più fondata nella ''[[Physis]]'' (natura) piuttosto che nel ''Nomos''.
 
== Aristofane ==
{{vedi anche|Mito di Aristofane o dell'androgino}}
Come quarto, rimessosi dal singhiozzo, interviene Aristofane, il quale spiega la sua devozione verso Amore per mezzo di un fantasioso, ma significativo [[mitologia|mito]]. Per lui, all'origine del mondo, esistevano tre generi della [[stirpe]] umana: quello maschile, quello femminile e l'[[androgino]], che partecipa del maschio e della femmina. La forma di ogni essere umano era circolare: quattro mani, quattro gambe, due volti su una testa sola, quattro orecchie, due organi genitali e tutto il resto come ci si può immaginare da ciò. Zeus è indotto a tagliare a metà questi esseri per la loro tracotanza, al fine di renderli più deboli.
Come quarto, rimessosi dal singhiozzo, interviene [[Aristofane]]<ref>Paul O'Mahoney, ''On the "Hiccuping Episode" in Plato's "Symposium"'', The Classical World, Vol. 104, No. 2 (Winter 2011), pp. 143-159.</ref>, il quale spiega la sua devozione verso Amore per mezzo di un fantasioso, ma significativo [[mitologia|mito]]. Per lui, all'origine del mondo, gli esseri umani erano differenti dagli attuali, formati da due degli umani attuali congiunti tramite la parte frontale (pancia e petto). Inoltre essi erano di tre generi: il maschile, il femminile e l'[[androgino]], che partecipa del maschio e della femmina (cioè, appunto, ἀνδρόγυνος, "uomo-donna"). La forma degli uomini era inoltre circolare: quattro mani, quattro gambe, due volti su una sola testa, quattro orecchie, due organi genitali e tutto il resto come ci si può immaginare. Questa natura doppia è però stata spezzata da Zeus, il quale fu indotto a tagliare a metà questi esseri per la loro [[Hybris|tracotanza]], al fine di renderli più deboli ed evitare che attentassero al potere degli dei (d'altro canto, eliminarli del tutto avrebbe comportato la perdita dell'unica forma vivente da cui gli dei erano venerati).
 
''"da{{Citazione|Da tempo è dunque connaturato che negli uomini l'amore degli uni per gli altri che si fa conciliatore dell'antica natura e che tenta di fare un essere solo da due e di curare la natura umana. Ciascuno di noi dunque è come un contrassegno (σύμβολον) d'uomo, giacché è tagliato in due come sogliole, da uno diventa due."|''Simposio'' 191c-d}}
 
Ma da questa divisione in parti nasce negli umani il desiderio delladi ricreare la primitiva congiunzioneunità, tanto che le ''"parti''," unanon voltafanno strettealtro diche nuovostringersi nelll'amplessouna all'altra, e così muoiono di fame e di torpore per non volersi più separare. Zeus allora, per evitare che gli uomini si estinguano, manda nel mondo Eros affinché, attraverso il ricongiungimento fisico, essi possano ricostruire "fittiziamente" l'unità perduta, così da provare piacere (e riprodursi) e potersi poi dedicare alle altre incombenze cui devono attendere.
 
''"{{Citazione|Questo è il motivo per il quale la nostra natura antica era così e noi eravamo tutti interi: e il nome d'amore dunque è dato per il desiderio e l'aspirazione all'internointero."|''Simposio'' 192e}}
 
[[Immagine:Anselm Feuerbach 003.jpg|thumb|center|500px|[[Anselm Feuerbach]], ''Il simposio di Platone''.]]
 
== Agatone ==
Per quinto parla il padrone di casa, Agatone, che definisce Amore il dio più bello e più nobile. Egli si incarica di dire ''«qual è e di quali beni artefice''» è Amore. ''"«Amore è il più felice perché è il più bello e il migliore. È il più bello perché è tale: anzitutto è il più giovane tra gli dei"''.», Inoltree ''"inoltre «è il più giovane e il più soave, e oltre a ciò è come flessuoso nell'aspetto. Non sarebbe infatti in grado di abbracciarsi ovunque, né di entrare in ogni anima di nascosto e poi uscirne se fosse inflessibile»."'' Da sottolineare l'affermazione che ''«tra AmorAmore e bruttezza c’èc'è sempre [[guerra]]''», poiché Amore simboleggia la bellezza, ''"«la sua esistenza tra i [[fiore|fiori]] reca una testimonianza della bellezza della carnagione del [[dio]]"''». Egli non fa ingiustizia né la subisce., Perchéperché ''"giustizia''", ''"morigeratezza''", ''"potenza''" e ''"sapienza''" sono le [[virtù]] che lo contraddistinguono:
 
''"la{{Citazione|La cosa più grande è che Amore non fa ingiustizia né la subisce da parte di un dio né contro un dio, né da parte di un uomo, né contro un uomo; né egli soffre per violenza, se pure prova qualche sofferenza, perché la violenza non si attacca ad Amore; né quando agisce, agisce con violenza, perché ognuno volentieri in tutto serve ad Amore e le cose che mettono d'accordo chi lo desidera con chi lo desidera, ''"le leggi regine della città''" dicono che è giusto". |''Simposio'' 196b-c}}
 
[[Agatone]] compone anche versi in onore di Amore:
 
''"pace{{Citazione|Pace fra gli uomini e sul [[mare]] una tranquillità senza [[vento]],<br />luogo di quiete e di sonno nell'affanno dei soffi impetuosi.|''Simposio'' 197c}}
 
luogo di quiete e di sonno nell'affanno dei soffi impetuosi."''E conclude il suo discorso tessendone un [[elogio]] molto poetico.
E conclude il suo discorso tessendone un [[elogio]] molto poetico.
 
== Socrate ==
{{vedi anche|Diotima|Eros (filosofia)|Kalokagathia|Mito della nascita di Eros}}
Interviene per sesto, sulle prime tenta di schernirsi per la sua incapacità a dire: lo sostiene comunque la convinzione che su ogni cosa ''basta dire la verità'', quindi, anche su Amore egli farà lo stesso, scegliendo ed ordinando nel modo migliore le cose più belle. In sostanza ''Amore è amore di alcune cose...'', in particolare ''di quelle di cui si avverte mancanza''. A questo punto sul discorso di Socrate si innesta quello di [[Diotima]], sacerdotessa di Mantinea, maestra di Socrate della concezione di Amore. Secondo essa ''Amore non è bello...e non è neanche buono'', ma un qualcosa di mezzo tra bello e brutto, tra buono e cattivo, tra mortale e immortale, un demone insomma. Fu concepito da [[Penia]] (''Povertà'') che si congiunse con [[Poros]] (''Abbondanza'') alla festa del [[genetliaco]] di Afrodite: ne è venuto quindi un essere intermedio tra il divino e l'umano che, assieme alle qualità positive, assomma in sé anche quelle negative. Socrate, come apprende da Diotima, su Amore era caduto nello stesso equivoco nel quale cadono tutti o quasi gli uomini che in Amore credono solo al lato più bello. Tutto questo deriva dal fatto che Amore viene identificato con l'amato e non con l'amante: il primo è delicato, compiuto, il secondo invece è quale appare nella descrizione che Diotima ne viene facendo. Ma quale è la molla che spinge l'amante verso l'amato? L'attrazione della bellezza può essere uno stadio, ma non se è fine a se stessa: è il desiderio di gloria, di onore, di immortalità che deve congiungere chi ama a chi è amato, anche a costo della propria vita. Così tra gli uomini chi è fertile nel corpo è attratto dalla donna e cerca la felicità nella discendenza della [[prole]] e nella continuità, chi invece è fertile nell'anima cerca un'anima bella a cui unire la propria e può creare con questa una comunanza più profonda di quella che si può avere con i figli. Su questo piano chi ama riuscirà ''"a capire che tutto il bello che riguarda il corpo è cose ben da poco".''
[[File:Socrates_Louvre.jpg|thumb|upright=0.7|Socrate ([[Louvre]], [[Parigi]])]]
Socrate interviene per sesto e ultimo. Sulle prime tenta di schermirsi per la sua incapacità come oratore, ma sostenuto dalla convinzione che su ogni cosa «basta dire la verità», decide di fare lo stesso anche con Eros, scegliendo ed ordinando nel modo migliore le cose più belle. Infatti gli elogi di Eros fatti dai precedenti oratori poggiavano tutta la loro efficacia sul dispiego della retorica e su [[argomento (filosofia)|argomentazioni]] [[Sofistica|sofistiche]], arrivando a gareggiare nell'associare ad Eros i migliori benefici<ref>Mary P. Nichols, ''Socrates' Contest with the Poets in Plato's Symposium'', Political Theory, Vol. 32, No. 2 (Apr., 2004), pp. 186-206.</ref>. Socrate invece, come detto, partirà dalla verità.
 
In sostanza, «Amore è amore di alcune cose», in particolare «di quelle di cui si avverte mancanza». A questo punto sul discorso di Socrate si innesta quello di [[Diotima]], sacerdotessa di Mantinea, maestra di Socrate della concezione di Amore. Secondo essa «Amore non è bello [...] e non è neanche buono», fu concepito da [[Penia (mitologia)|Penìa]] (Povertà), che come detto dalla sacerdotessa approfittò di [[Poros (mitologia)|Póros]] (la Via), ubriaco, alla festa del [[genetliaco]] di Afrodite: egli è quindi un essere intermedio tra il divino e l'umano che, assieme alle qualità positive, assomma in sé anche quelle negative. Socrate, come apprende da Diotima, era caduto nello stesso equivoco nel quale cadono tutti o quasi tutti gli uomini che in Amore vedono solo il lato più bello. Tutto questo deriva dal fatto che Amore viene identificato con l'amato e non con l'amante: il primo è delicato, compiuto, il secondo invece è quale appare nella descrizione che Diotima ne viene facendo. Ma qual è la molla che spinge l'amante verso l'amato? L'attrazione della bellezza può essere uno stadio, ma non se è fine a se stessa: tra gli uomini chi è fertile nel corpo è attratto dalla donna e cerca la felicità nella discendenza della [[prole]] e nella continuità, chi invece è fertile nell'[[anima]] cerca un'anima bella a cui unire la propria<ref>F. C. White, ''Beauty of Soul and Speech in Plato's "Symposium"'', The Classical Quarterly, New Series, Vol. 58, No. 1 (May, 2008), pp. 69-81.</ref>, e può creare con questa una comunanza più profonda di quella che si può avere con i figli. Su questo piano chi ama riuscirà «a capire che tutto il bello che riguarda il corpo è cosa ben da poco».<ref>{{cita libro|titolo=Simposio|autore=Platone|editore=La Nuova Italia|città=Firenze|anno=1990|pagina=67, 210 b-c|isbn=88-221-0001-8}} "Chiunque intenda procedere correttamente in queste faccende, continuò, bisogna che cominci, fin dalla giovinezza, ad avvicinarsi ai bei corpi, e innanzi tutto, se è ben condotto da colui che lo guida, ad amare un solo corpo e a generare, vicino ad esso, nobili discorsi; ma, in seguito, dovrà comprendere che la bellezza di un qualunque corpo / è sorella rispetto alla bellezza di un altro: giacché, infatti, se si deve ricercare il bello nell'aspetto, sarebbe una gran stoltezza non rendersi conto che una e la stessa è la bellezza presente in tutti i corpi. Ed avendo compreso questo, è necessario che egli diventi l'amante di ogni bel corpo, e che attenui quel suo ardore rivolto ad uno soltanto, disprezzandolo e considerandolo di poca importanza. Dopo di ciò, deve giungere a ritenere la bellezza che è nelle anime più degna di considerazione rispetto a quella del corpo, così da contentarsi se qualcuno abbia un'anima degna, ma / un corpo che è fiore di modesta bellezza, ed amarlo e prendersene cura, e produrre e ricercare quei discorsi che rendono migliori i giovani, al fine di venire spinto, ancora, ad osservare il bello che è nelle occupazioni e nelle leggi, e a vedere, poi, come tutto questo bello è in se stesso omogeneo, perché possa capire quanto sia piccola cosa, invece, il bello di un corpo".</ref> Quindi accusa gli altri di aver attribuito false qualità ad Eros.
== Elogio di Socrate da parte di Alcibiade ==
Dopo che Socrate ha concluso il suo discorso, ubriaco, irrompe nella sala del banchetto [[Alcibiade]] e, dopo una breve schermaglia con Socrate, ne tesse il più splendido elogio. Pur senza aver udito le considerazioni di Socrate, Alcibiade viene a darne la più viva e diretta dimostrazione: Socrate gli è stato maestro, amico, gli ha salvato la vita in [[battaglia]], gli ha fatto attribuire dagli strateghi, in guerra, quei riconoscimenti che avrebbe meritato per se.'' "quando avvenne lo scontro per il quale gli strateghi mi concessero i premi del valore, nessuno tra i soldati mi salvò se non costui, che non volle abbandonarmi benché ferito, ma con me trasse in salvo anche le armi. E io, Socrate, chiesi ripetutamente gli strateghi che i riconoscimenti li concedessero a te...ma gli strateghi guardando solo alla mia condizione erano intesi a dare a me le insegne del valore e tu ti impegnasti più di loro perché io fossi a riceverle e non tu."''Socrate gli ha resistito quando egli gli ha fatto dono della sua bellezza: perché non a questo egli mirava. Era attratto invece
{{quote|dalla bellezza in se, genuina, pura, non mescolata, non incorporata di carni umane, né di colori, né di ogni altra vacuità mortale.}} Era attratto a contemplare invece la {{quote|bellezza divina nel suo unico aspetto''.
 
== Alcibiade: «Socrate è un sileno» ==
''"Sappiate che a lui non importa nulla se uno è bello e ne fa così poco conto quanto nessun altro, né gli interessa se è ricco o se ha un altro titolo di quelli che, per la gente, portano alla felicità. Ritiene di ben poco conto tutti questi beni, e che noi, vi assicuro, non siamo nulla e passa la sua vita ostentando candore e scherzando, ma quando poi si impegna seriamente e si apre, non so se uno ha mai visto le splendide qualità che ha all'interno: io le ho già osservate, da tempo, e mi apparvero così divine, dorate, belle e meravigliose da provare che si doveva fare subito quel che Socrate comandava."''
[[File:Socrates-Alcibiades.jpg|thumb|upright=1.3|[[Jean-Baptiste Regnault|J.-B. Regnault]], ''Socrate e Alcibiade'' ([[1791]])]]
 
Dopo che Socrate ha concluso il suo discorso, irrompe nella sala del banchetto [[Alcibiade]] ubriaco e, dopo una breve schermaglia con Socrate, ne tesse il più splendido elogio. Pur senza aver udito le considerazioni di Socrate, Alcibiade viene a darne la più viva e diretta dimostrazione: Socrate gli è stato maestro, amico, gli ha salvato la vita in [[battaglia]], gli ha fatto attribuire dagli [[stratega|strateghi]] in [[guerra]] quei riconoscimenti che avrebbe meritato per sé.
''"Si potrebbero dire molte altre cose per lodare Socrate e tutte da far meraviglia, ma mentre per ogni altro atteggiamento nella vita tali cose si potrebbero dire anche di altri, il fatto di non essere egli simile a nessuno degli uomini, né degli antichi, né di quelli di adesso, questa è cosa degna di ogni meraviglia....Ma come è fatto quest’uomo, quanto a stranezza, lui e i suoi discorsi, neppure cercando si potrebbe cercare uno che gli si avvicini né tra gli uomini d'ora, né tra quelli di un tempo, a meno di metterlo a confronto con quelli che dico io, cioè non con un uomo, ma con i sileni e i satiri, lui e i suoi discorsi.}}
 
{{Citazione|Quando avvenne lo scontro per il quale gli strateghi mi concessero i premi del valore, nessuno tra i soldati mi salvò se non costui, che non volle abbandonarmi benché ferito, ma con me trasse in salvo anche le armi. E io, Socrate, anche in quell'occasione chiesi ripetutamente agli strateghi che i riconoscimenti li concedessero a te. [...] Ma gli strateghi guardando solo alla mia condizione erano intesi a dare a me le insegne del valore e tu ti impegnasti più di loro perché fossi io a riceverle e non tu.|''Simposio'', 220d-e}}
==Voci correlate==
 
* [[Omosessualità nella storia]]
Socrate gli ha resistito quando egli gli ha fatto dono della propria bellezza, perché non a questo mirava<ref>Radcliffe G. Edmonds, III, ''Socrates the Beautiful: Role Reversal and Midwifery in Plato's Symposium'', Transactions of the American Philological Association (1974-), Vol. 130 (2000), pp. 261-285.</ref>. Era attratto piuttosto «dalla bellezza in sé, genuina, pura, non mescolata, non incorporata di carni umane, né di colori, né di ogni altra vacuità mortale». Era desideroso di contemplare la «bellezza divina nel suo unico aspetto».
* [[Sessualità nell'antica Grecia]]
 
{{Citazione|Sappiate che a lui non importa nulla se uno è bello e ne fa così poco conto quanto nessun altro, né gli interessa se è ricco o se ha un altro titolo di quelli che, per la gente, portano alla felicità. Ritiene di ben poco conto tutti questi beni, e che noi, vi assicuro, non siamo nulla e passa la sua vita ostentando candore e scherzando, ma quando poi si impegna seriamente e si apre, non so se uno ha mai visto le splendide qualità che ha all'interno: io le ho già osservate, da tempo, e mi apparvero così divine, dorate, belle e meravigliose da provare che si doveva fare subito quel che Socrate comandava.|''Simposio'' 216d-e}}
 
{{Citazione|Si potrebbero dire, senza dubbio, molte altre cose per lodare Socrate e tutte da far meraviglia, ma mentre per ogni altro atteggiamento nella vita tali cose si potrebbero dire anche di altri, il fatto di non essere egli simile a nessuno degli uomini, né degli antichi, né di quelli di adesso, questa è cosa degna di ogni meraviglia. [...] Ma come è fatto quest'uomo, quanto a stranezza, lui e i suoi discorsi, neppure cercando si potrebbe trovare uno che gli si avvicini né tra gli uomini d'ora, né tra quelli di un tempo, a meno di metterlo a confronto con quelli che dico io, cioè non con un uomo, ma con i sileni e i satiri, lui e i suoi discorsi.|''Simposio'' 221c-d}}
 
== Adattamenti ==
=== Film ===
Nel 1988, il regista italiano [[Marco Ferreri]] traspose filmicamente per la [[Televisione in Francia|televisione francese]], alcuni dialoghi del ''Simposio'' ne ''[[Il banchetto di Platone]]''.
 
== Bibliografia ==
=== Tradizione testuale di riferimento ===
* {{cita libro|url=https://archive.org/details/platonisopera01platgoog/page/n13|titolo=Platonis opera, recognovit brevique adnotatione critica instruxit|volume=4 (tetralogia VIII)|curatore=[[John Burnet]]|collana=Scriptorum Classicorum Bibliotheca Oxoniensis|città=Oxford|edizione=1ª ed.|anno=1902|anteposizione-curatore=no}}
 
=== Traduzioni italiane ===
* ''Volgarizzamento del Convito di Platone'',<ref>in F. Acri, ''Contro ai veristi filosofi, politici e poeti. Ragionamenti ai quali, come riprova, segue il volgarizzamento del Convito di Platone''</ref> trad. di [[Francesco Acri]], 1885; II ed. riveduta, in: ''Dialoghi'', Milano, Volonteri & c., 1913, pp. 317-375; Milano, Libreria Editrice Milanese, Milano 1913-1915; Piacenza, Tarantola, 1923; Introduzione e commento di Augusto Guzzo, Firenze, Vallecchi, 1930; Saggio introduttivo di [[Piero Treves]], a cura di [[Carlo Carena]], Torino, Einaudi, 1970-2025.
* ''Il Convito'', trad. e note di [[Emidio Martini]], Collezione Traduzione di Classici Latini e Greci, Torino, Paravia, 1922; Prefazione e cura di [[Giovanni Pugliese Carratelli]], in: ''Tutte le Opere'', Firenze, Sansoni, 1974-1993, ISBN 978-88-450-4940-8; Introduzione di G.P. Carratelli, Collana Grandi Classici Greci e Latini, Santarcangelo di Romagna, Rusconi, 2008, ISBN ‎978-88-180-2567-5; a cura di Salvatore Primiceri, Rusconi, 2016, 2025.
* ''Il Simposio'', trad. di [[Guido Calogero]], Bari, Laterza, 1928; II ed. riveduta, Laterza, 1946; Introduzione di Angelica Taglia, Collana Economica, Laterza, 1996.
* ''Simposio'', trad. di [[Carlo Diano]], in: ''Dialoghi'', Bari, Laterza, 1934; Introduzione e commento di Davide Susanetti, Venezia, Marsilio, 1992.
* ''Il Convito'', trad. di Maria Timpanaro Cardini, Lanciano, Carabba, 1934.
* ''Il Convito'', a cura di Linda Untersteiner Candia, Milano, Mondadori, 1950.
* ''Simposio'', in: ''I Dialoghi'', trad. di [[Enrico Turolla]], Milano, Rizzoli, 1953.
* ''Simposio'', a cura di [[Giorgio Colli]], Torino, Boringhieri, 1960, 1968; Collana Piccola Biblioteca, Milano, Adelphi, 1979; Collana Letture filosofiche, Roma, Armando Curcio, 1993.
* ''Il convito'' trad. e note di Nino Marziano, Introduzione di Enzo Savino, Collana I grandi libri n.135, Milano, Garzanti, 1975.
* ''Simposio'', in: ''Dialoghi filosofici'', vol. II, a cura di [[Giuseppe Cambiano]], Collezione Classici della Filosofia n.8, Torino, UTET, 1981.
* ''Simposio'', trad. e cura di Roberto Luca, Collana Pensatori antichi e moderni n.110, Firenze, La Nuova Italia, 1982; a cura di G. Farinetti e Fulvia De Luise, La Nuova Italia, 2001.
* ''Simposio'', Introduzione di [[Vincenzo Di Benedetto]], trad. e note di [[Franco Ferrari (grecista)|Franco Ferrari]], Collana BUR, Milano, Rizzoli, dicembre 1985; Collezione I Grandi Classici Latini e Greci, Milano, Fabbri Editori, 1994-2007.
* ''Simposio'', trad. e cura di [[Ezio Savino]], Collana Oscar, Milano, Mondadori, 1987-2025.
* ''Simposio'', Introduzione, trad. e note di Giuseppe Martano, Collana I Classici, Napoli, Il Tripode, 1988.
* ''Simposio'', in: ''Tutti gli scritti'', Prefazione, Introduzione, trad. e Notizie di [[Giovanni Reale]], Milano, Rusconi, 1991; trad., note e apparati di G. Reale, Appendice bibliografica di Enrico Peroli, Collana Testi a fronte n.3, Milano, Rusconi, 1993; Collana Testi a fronte, Milano, Bompiani, 2000-2025.
* ''Il Simposio'', a cura di Danilo Baccini, Messina-Firenze, G. D'Anna, 1992.
* ''Simposio. Il dialogo dell'Eros'', trad. di Emidio Martini, a cura di Elmo Totti, Introduzione di Bruno Segre, Collana Biblioteca Ideale Tascabile. Classici del Pensiero n.49, Milano, Opportunity Books, 1995, ISBN 978-88-811-1119-0.
* ''Simposio o Sull'amore'', Introduzione di [[Umberto Galimberti]], trad. e cura di Fabio Zanatta, Collana UEF. I Classici, Milano, Feltrinelli, 1995.
* ''Il Simposio'', trad. e cura di Angela Cerinotti, Collana Acquarelli Saggi n.85, Bussolengo, Demetra, 1995, 1999, 2004; revisione della trad. e note di Luca Civitavecchia, Introduzione di Martino Menghi, Collana Passepartout, Firenze, Giunti-Barbèra, 2016, 2021.
* ''Simposio'', trad. e cura di Sabrina Ceccarelli, Torriana, Orsa Maggiore, 1995; Collana Ennesima, Rimini, Guaraldi, 1995.
* ''Simposio'', trad. e cura di [[Gino Giardini]], in: ''Tutte le opere'', vol. II, a cura di Enrico V. Maltese, Collana Grandi Tascabili Economici n.451, Roma, Newton Compton, 1997, ISBN 88-8183-746-3.
* {{Cita libro|edizione=a cura di [[Giovanni Reale]]|altri=testo critico di [[John Burnet]]|url=https://archive.org/details/ScrittoriGreciELatiniPlatoneACuraDiGiovanniRealeSimposioMondadori2001/page/n1 |titolo=Simposio|collana=[[Scrittori greci e latini]]|editore=Fondazione Lorenzo Valla-Arnoldo Mondadori Editore|città=Milano|data=Ottobre 2001|isbn=88-04-48612-0|pp=388|anteposizione-curatore=no|sito=[[Internet Archive|archive.org]] | urlarchivio = https://archive.is/20181206115229/https://archive.org/stream/ScrittoriGreciELatiniPlatoneACuraDiGiovanniRealeSimposioMondadori2001/(Scrittori%20greci%20e%20latini)%20Platone,%20a%20cura%20di%20Giovanni%20Reale-Simposio-Mondadori%20(2001)_djvu.txt | dataarchivio = 6 dicembre 2018 | urlmorto = no |accesso=6 dicembre 2018}}
* ''Simposio'', a cura di Mario Trombino, Roma, Armando Editore, 2004.
* ''Simposio'', trad. e note di Angelo Giavatto, Introduzione di Simonetta Nannini, Collezione Classici Greci Latini, Siena, Barbèra, 2008, ISBN 978-88-789-9199-6; Santarcangelo di Romagna, Rusconi, 2016, ISBN 978-88-180-3091-4; Collana Filosofia Classica, Roma, Theoria, 2022.
* ''Simposio'', trad. e commento di [[Matteo Nucci]], Introduzione di Bruno Centrone, Torino, Einaudi, 2009.
 
=== Saggi ===
* [[Francesco Adorno]], ''Introduzione a Platone'', Collana I Filosofi n.29, Bari, Laterza, 1978.
* [[Franco Trabattoni]], ''Scrivere nell'anima. Verità, dialettica e persuasione in Platone'', Firenze, La Nuova Italia, 1994, ISBN 978-88-221-1456-3; ed. digitale a cura di Simona Chiodo<ref>http://old.studiumanistici.unimi.it/files/_ITA_/Filarete/154.pdf</ref>.
* [[Charles Henry Kahn]], ''Platone e il dialogo socratico. L'uso filosofico di una forma letteraria'' (''Plato and the Socratic Dialogue: The Philosophical Use of a Literary Form'', 1996), Milano, Vita e Pensiero, 2008, ISBN 978-88-343-1200-1.
* Giovanni Reale, ''Eros dèmone mediatore. Il gioco delle maschere nel Simposio di Platone'', Milano, Rizzoli, 1997, ISBN 978-88-178-4509-0; Milano, Bompiani, 2005; a cura di Pier Davide Accendere, Milano, Firenze, Bompiani, 2021, ISBN 978-88-301-0627-7.
 
=== Articoli ===
* Kenneth Dorter, ''The Significance of the Speeches in Plato's Symposium'', in: «Philosophy & Rhetoric», Vol. 2, No. 4 (Fall, 1969), pp. 215-234.
* M. Johnson, H. Tarano, ''Fairytales and make-believe, or spinning stories about Poros and Penia in Plato's Symposium: a literary and computational analysis'', in: «Phoenix», Vol. 68, No. 3/4 (Fall-Winter/automne-hiver 2014), pp. 291-312.
* Arlene W. Saxonhouse, ''Eros and the Female in Greek Political Thought: An Interpretation of Plato's Symposium'', in: «Political Theory», Vol. 12, No. 1 (Feb., 1984), pp. 5-27.
* Henry G. Wolz, ''Philosophy as Drama: An Approach to Plato's Symposium'', in: «Philosophy and Phenomenological Research», Vol. 30, No. 3 (Mar., 1970), pp. 323-353.
 
==Note==
<references/>
 
== Voci correlate ==
* [[Amore platonico]]
* [[Dialoghi (Platone)]]
* [[Diotima]]
* [[Eros (filosofia)]]
* [[Eros greco antico]]
* [[Fedro (dialogo)]]
* [[Kalokagathia]]
* [[Omosessualità nell'Antica Grecia]]
* [[Pederastia]]
* [[Pederastia greca]]
* [[Pederastia ateniese]]
* [[Simposio]] e [[Banchetto]]
 
== Altri progetti ==
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== Collegamenti esterni ==
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* {{cita web|url=http://www.perseus.tufts.edu/hopper/text?doc=Perseus%3atext%3a1999.01.0173%3atext%3dSym.|titolo=Il testo greco presso il Perseus Project}}
 
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[[Categoria:Opere sull'androginia]]
[[Categoria:Achille e Patroclo]]