Ugo Foscolo: differenze tra le versioni
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{{nota disambigua|
{{militare
|Nome = Ugo Foscolo
|Immagine = Ugo Foscolo.jpg
|Didascalia = ''Ritratto di Ugo Foscolo'', [[pittura a olio|olio]] [[pittura su tela|su tela]], opera di [[François-Xavier Fabre]], 1813, prima versione ([[Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze]]
|Data_di_nascita = 6 febbraio [[1778]]
|Nato_a = [[Zante]]
|Data_di_morte = 10 settembre [[1827]]
|Morto_a = [[Londra]]
|Cause_della_morte = [[Edema polmonare acuto|Idropisia polmonare]]
|Luogo_di_sepoltura = [[Basilica di Santa Croce]], [[Firenze]]
|Etnia =
|Religione = [[Ateismo]]
|Nazione_servita = [[File:Flag of the Cispadane Republic.svg|20px|bordo]] [[Repubblica Cispadana]]<br />[[File:Flag of the Repubblica Cisalpina.svg|20px|bordo]] [[Repubblica Cisalpina]]<br />[[File:Flag of the Italian Republic (1802).svg|20px|bordo]] [[Repubblica Italiana (1802-1805)|Repubblica Italiana]]<br />{{ITA 1805-1814}}
|Forza_armata = Esercito della Repubblica Cispadana<br />Esercito della Repubblica Cisalpina<br />Esercito della Repubblica Italiana<br />[[Grande Armata]]
* [[Esercito del Regno d'Italia (1805-1814)|Esercito del Regno d'Italia]]
|Arma = [[Cavalleria]]
|Corpo = [[Cacciatori a cavallo]]
|Specialità =
|Unità = [[Legione Cispadana]]<br />Guardia nazionale della Repubblica Cisalpina
|Reparto =
|Anni_di_servizio = [[1797]] - [[1806]]<br />[[1813]] - [[1814]]
|Grado = [[Capobattaglione]]
|Ferite = Ferita alla gamba nella battaglia di Cento
|Comandanti = [[Andrea Massena]]<br />[[Domenico Pino]]
|Guerre = [[Prima coalizione]]<br />[[Seconda coalizione]]<br />[[Terza coalizione]]<br />[[Sesta coalizione]]
|Campagne = [[Campagna d'Italia (1796-1797)]]<br />[[Campagna italiana di Suvorov]]<br />[[Insorgenze antifrancesi in Italia]]<br />[[Invasione del Regno Unito pianificata da Napoleone|Pianificata invasione del Regno Unito]]<br />[[Campagna d'Italia (1813-1814)]]
|Battaglie = [[Battaglia di Cento]]<br />[[Battaglia della Trebbia (1799)]]<br />[[Assedio di Genova (1800)]]
|Azioni =
|Decorazioni =
|Pubblicazioni = Vedi sotto
|Altre_cariche = Capitano aggiunto allo Stato maggiore
|Altro =
|Note =
|Ref =
}}
{{Bio
|Nome = Niccolò
|Cognome = Foscolo
|PostCognome = <ref>{{cita|Treccani.it}}.</ref>
|Soprannome = Ugo
|PostSoprannome = <ref>{{cita|DBI}}.</ref>
|Sesso = M
|LuogoNascita = Zante
|GiornoMeseNascita = 6 febbraio
|AnnoNascita = 1778
|LuogoMorte =
|GiornoMeseMorte = 10 settembre
|AnnoMorte = 1827
|AttivitàAltre = , [[traduttore]], [[critico letterario]] e [[patriota]]
|Epoca = 1700
|Epoca2 = 1800
|Attività = poeta
|Attività2 = scrittore
|Attività3 = drammaturgo
|Nazionalità = italiano
|PostNazionalità = di origini [[Grecia|greche]], uno dei principali [[letteratura|letterati]] del [[neoclassicismo]] e del [[preromanticismo]]
}}
Fu uno dei più notevoli esponenti letterari italiani del periodo a cavallo fra [[XVIII secolo|Settecento]] e [[XIX secolo|Ottocento]], nel quale si manifestarono e cominciarono ad apparire in Italia le correnti neoclassiche e [[romanticismo|romantiche]], durante l'[[età napoleonica]] e la prima [[Restaurazione]].
Costretto fin da giovane ad allontanarsi dalla sua [[patria]] (l'isola [[Grecia|greca]] di Zacinto/Zákynthos, oggi nota in italiano come [[Zante]]), allora territorio della [[Repubblica di Venezia]], si sentì esule per tutta la vita, strappato da un mondo di [[Ideale (etica)|ideali]] classici in cui era nato e cresciuto, tramite la sua formazione letteraria e il legame con la terra dei suoi antenati (nonostante un fortissimo legame con l'Italia, che considerava la propria madrepatria). La sua vita fu caratterizzata da viaggi e fughe, a causa di motivi politici (militò nelle forze armate degli [[repubbliche sorelle|Stati napoleonici]], ma in maniera molto critica, e fu un oppositore degli [[impero austriaco|austriaci]], a causa del suo carattere fiero, dei suoi sentimenti italiani e delle sue convinzioni [[repubblicanesimo|repubblicane]]), ed egli, privo di fede religiosa e incapace di trovare felicità nell'amore di una donna, avvertì sempre dentro di sé un infuriare di passioni.<ref>"E mentre io guardo la tua pace, dorme / quello spirto guerrier ch'entro mi rugge" (''Alla sera'')</ref>
Come molti intellettuali della sua epoca, si sentì però attratto dalle splendide immagini dell'[[Ellade]], simbolo di armonia e di virtù, in cui il suo [[razionalismo]] e il suo [[titanismo]] di stampo [[romanticismo|romantico]] si stemperavano in immagini serene di compostezza [[Neoclassicismo|neoclassica]], secondo l'insegnamento del [[Johann Joachim Winckelmann|Winckelmann]].<ref>{{cita web|url=http://www.parodos.it/letteraturafoscolo.htm|titolo=UGO FOSCOLO|editore=Babilonia|accesso=23 novembre 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170422003226/http://www.parodos.it/letteraturafoscolo.htm}}</ref>
Tornato per breve tempo a vivere stabilmente in Italia e nel [[Lombardo-Veneto]] (allora ancora parte del [[Regno d'Italia (1805-1814)|Regno d'Italia napoleonico]]) nel 1813, partì presto in un nuovo volontario esilio e morì povero qualche anno dopo a [[Londra]], nel sobborgo di [[Turnham Green]]. Dopo l'[[Unità d'Italia]], nel 1871, le sue ceneri furono riportate per decreto del governo italiano in patria e inumate nella [[basilica di Santa Croce]] a Firenze, il ''Tempio dell'Itale Glorie'' da lui cantato nei ''[[Dei Sepolcri|Sepolcri]]'' (1806).
== Biografia ==
[[File:Oygosfoscolos.jpg|thumb|Lapide con epitaffio di Ugo Foscolo a [[Zante]] ([[Grecia]])
=== Origini familiari ===
{{
Foscolo nacque
Venne chiamato Niccolò come il nonno paterno - anch'egli medico -, ma preferì lui stesso soprannominarsi Ugo sin dalla giovinezza. Pare che questo fosse il nome del leggendario capostipite della sua famiglia, membro della ''[[gens Aurelia]]'', trasferitosi da [[Roma]] nella [[
Certamente la famiglia era tutt'altro che benestante: il padre era un modesto medico (peraltro portato alla prodigalità), mentre la madre, pur essendo vedova in prime nozze del nobiluomo Giovanni Aquila Serra, era figlia di un sarto zantioto. Trascorse l'infanzia in una casetta che sorgeva di fronte alla chiesa della Beata Vergine Odigitria
Foscolo ricorderà sempre la città dove era nato e più volte canterà la sua isola natale.<ref>{{cita|Pecchio|pp. 14-15|Pecchio}}.</ref> Egli scriveva il 29 settembre del 1808 al cugino<ref>[[Marcello Pagnini]], "Il sonetto [A Zacinto]. Saggio teorico e critico sulla polivalenza funzionale dell'opera poetica", in ''Strumenti critici'', 23 (1974), pp. 41-64.</ref> [[prussia]]no Jakob Salomon Bartholdy:{{citazione|Quantunque italiano d'educazione e d'origine, e deliberato di lasciare in qualunque evento le mie ceneri sotto le rovine d'Italia anziché all'ombra delle palme d'ogni altra terra più gloriosa e più lieta, io, finché sarò memore di me stesso, non oblierò mai che nacqui da madre greca, che fui allattato da greca nutrice e che vidi il primo raggio di sole nella ''chiara e selvosa Zacinto'', risuonante ancora de' versi con che [[Omero]] e [[Teocrito]] la celebravano.|Ugo Foscolo, ''Epistolario'', lettera del 29 settembre 1808}}
=== Anni di formazione a Zante (1778-1792) ===
[[File:9220 - Venezia - Casa di Ugo Foscolo in Campo de le gatte - Foto Giovanni Dall'Orto, 30-Sept-2007.jpg|thumb|left
Trascorse parte della sua fanciullezza
Il carattere passionale e avverso alle ingiustizie di Foscolo si ravvisava già in un episodio degli anni di Zante: la popolazione voleva un giorno dare
=== Il trasferimento a Venezia
[[File:Foscolo a Venezia.jpg|sinistra|thumb|Particolare della lapide]]
[[File:Bust of Ugo Foscolo. Panteon Veneto; Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti.jpg|thumb|Busto di Ugo Foscolo, opera del 1861 di Marco Pasato. Il busto fa parte del Panteon Veneto, conservato presso [[Palazzo Loredan (Campo Santo Stefano)|Palazzo Loredan]]]]
Nei primi mesi del [[1789]] la madre si trasferì a [[Venezia]]; Ugo e [[Giovanni Foscolo|Giovanni]] rimasero a Zante, Giovanni presso la nonna materna Rubina e Ugo presso una zia materna, mentre Costantino e Rubina soggiornarono assieme ad altre due zie paterne a [[Corfù]]. Nel 1792, accompagnato dal Provveditore dell'isola, Paolo Paruta, poté raggiungere la madre e i fratelli a Venezia e stabilirsi con loro nella piccola casa in [[Campo de le gate]], nel [[Castello (sestiere di Venezia)|sestiere Castello]].
=== I primi versi e il contatto con la società poetica (1792-1795) ===
Tra il [[1793]] e il [[1797]] frequentò la [[Abbazia di San Cipriano|scuola di San Cipriano]] a [[Murano]] dove [[Gasparo Gozzi]] era stato provveditore, ed ebbe modo di seguire le lezioni del latinista [[Ubaldo Bregolini]], del [[grecista]] [[Giambattista Gallicciolli|Giambattista Galliccioli]] e dell'abate [[Angelo Dalmistro]], che assecondarono le aspirazioni letterarie del giovane.<ref>{{cita|Pecchio|pp. 30-31}}.</ref> In seguito proseguì gli studi presso le pubbliche scuole degli ex-[[Gesuiti]].
La linea dei suoi studi fu all'inizio tradizionale, con la lettura dei classici e gli esercizi di traduzione, soprattutto da [[Saffo]], [[Anacreonte]], [[Alceo]] e [[Quinto Orazio Flacco|Orazio]]; passò poi a più ampie letture, tra le quali quelle degli autori del Settecento e numerose altre, aiutato nella scelta e nella guida dal [[bibliotecario]] [[Jacopo Morelli (abate)|Jacopo Morelli]], che lavorava alla [[Biblioteca Nazionale Marciana|Marciana]], frequentata assiduamente dal Foscolo, che pare vi studiasse dieci ore al giorno.<ref>Michele Saponaro, ''Foscolo'', Milano, Garzanti, 1943, p. 4.</ref>
La passione per la letteratura fu convinta e precoce. Il 29 ottobre del 1794 inviava una lettera all'amico bresciano Gaetano Fornasini, allegandogli «due odi ed un sonettuccio» ora perduti, e ringraziando per le correzioni suggerite in merito ad alcune «canzonette» che Foscolo gli aveva fatto leggere in precedenza. Sollecitava inoltre di non esitare «a criticar le mie cose, mentre io accetto come altrettanti regali le giudiziose correzioni che mi si fanno».<ref>Lettera del 29 ottobre 1794, ''Epistolario (ottobre 1794 - giugno 1804)'', a cura di Plinio Carli, vol. I, Firenze, Le Monnier, 1970, pp. 3-4, in ''Edizione Nazionale delle "Opere" di Ugo Foscolo''; si tratta, in assoluto, della prima lettera foscoliana pervenutaci.</ref>
Nel 1794 trascrisse una quarantina dei suoi componimenti poetici, in parte originali e in parte frutto di traduzioni, che risentivano degli influssi [[arcadia|arcadici]] soprattutto nel [[metrica|metro]] e nel linguaggio, e che inviò al cugino Costantino Naranzi.<ref>I componimenti, «un mero esercizio di apprendistato poetico», furono pubblicati postumi, a Lugano, nel 1831; G. Nicoletti, cit., pp. 22-23.</ref> Nel frattempo venne ospitato, come autore di versi, nell'«Anno poetico» dal [[Classicismo (letteratura)|classicista]] gozziano, il già ricordato abate Angelo Dalmistro, che era un appassionato della letteratura inglese.<ref>{{cita|Pecchio|pp. 29-30}}.</ref>
Introdotto dal bibliotecario Morelli nei salotti delle nobildonne veneziane, quello della dotta [[Giustina Renier Michiel]] e della sua rivale, la bella [[Isabella Teotochi Albrizzi]] (prima grande passione amorosa del poeta, di cui parla nel ''[[Sesto tomo dell'io]]''), conobbe [[Ippolito Pindemonte]] e altri poeti di successo come [[Aurelio de' Giorgi Bertola]]. Da una descrizione del Foscolo, offerta dalla Albrizzi, emergono diverse caratteristiche del poeta: "Libertà, independenza sono gl'idoli dell'anima sua. Si strapperebbe il cuore dal petto, se liberissimi non gli paressero i moti tutti del suo cuore". Non mancò, però, chi in Foscolo non vedeva niente di speciale; da [[Pietro Giordani]] venne definito "pessimo di cuore, mediocre assai d'ingegno" in una lettera del 1831.<ref name=":0">Marcello Turchi, ''Ritratto del Foscolo'', in Ugo Foscolo, ''Le poesie'', Garzanti, Milano 1983, p. XII-XIII.</ref>
Così lo ricordava invece il letterato [[Mario Pieri (letterato)|Mario Pieri]]: "Rossi capelli e ricciuti, ampia fronte, occhi piccoli e affossati ma scintillanti… parlare slinguato ma pieno di fuoco" e ancora: "aggirarsi per le vie e per i caffè, vestito di un logoro soprabito verde, ma pieno di ardire, vantando la sua povertà infino a chi non curavasi di saperla, e pur festeggiato da donne segnalate per nobiltà e avvenenza e dalle maschere più graziose e da tutta la gente".<ref>{{Cita libro|autore=Giulio Carlo Argan|autore2=Giandomenico Romanelli|autore3=Giovanni Scarabello|titolo=Canova Cicognara Foscolo|collana=Cultura/territorio 2|anno=1979|editore=Cooperativa Editrice|città=Venezia|p=14|SBN=SBL0171076}}</ref>
Immerso nella temperie culturale veneziana dell'epoca, fervente e cosmopolita, Foscolo ebbe modo di frequentare anche altri salotti e ritrovi letterari della città, dove si dibatteva intorno alla [[Rivoluzione francese]], che oltralpe conosceva proprio allora alcune delle sue fasi culminanti.<ref>G. Nicoletti, cit., p. 22.</ref>
=== L'esordio teatrale e il ''Piano di {{sic|Studj}}'' (1795-1797) ===
[[File:Isabella Teotochi Albrizzi.jpg|thumb|Isabella Teotochi Albrizzi in un dipinto di Elisabeth Vigée Le Brun]]
Importanti furono anche i contatti con il gruppo degli amici bresciani, aperti alle influenze francesi e rivoluzionarie, e con [[Melchiorre Cesarotti]], traduttore dei ''[[Canti di Ossian]]'', per il quale Foscolo cominciò a nutrire una notevole ammirazione, giungendo a intessere rapporti con i letterati che vedevano in lui il loro modello e padre spirituale e contattandolo personalmente con una missiva del 28 settembre 1795.<ref>Si può leggere in ''Epistolario'', cit., pp. 17-18; Cesarotti è definito nell'incipit «uomo di genio» e «Poeta della nazione».</ref> Il 30 ottobre del 1795 inviò per un parere al Cesarotti, docente presso lo [[Studio padovano]], il manoscritto della tragedia ''Tieste'', di carattere [[Vittorio Alfieri|alfieriano]] e viva di fervori [[giacobino|giacobini]] (rappresentata poi con un certo successo al [[Teatro Sant'Angelo]] di Venezia, il 4 gennaio 1797).<ref>{{cita|Pecchio|pp. 32-34}}.</ref>
Foscolo vide subito in [[Vittorio Alfieri]] un modello da seguire<ref>{{cita web|url=http://www.internetculturale.it/opencms/directories/ViaggiNelTesto/foscolo/c8.html|titolo=Articolo sull'influenza di Alfieri su Foscolo|accesso=25 gennaio 2014|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140108103857/http://www.internetculturale.it/opencms/directories/ViaggiNelTesto/foscolo/c8.html}}</ref>; egli trasse il suo stile giovanile proprio da lui, e lo decantò in molte opere<ref>Mario Pazzaglia, ''Antologia della letteratura italiana'', in cui, tra l'altro, il critico letterario definisce l{{'}}''Ortis'' "tragedia alfieriana in prosa".</ref><ref>{{cita web|url=http://www.thefreelibrary.com/Il+mito+di+Giuseppe+Parini+nelle+Ultime+lettere+di+Jacopo+Ortis.-a0201210003|titolo=Il mito di Parini nelle ''Ultime lettere di Jacopo Ortis''|accesso=6 maggio 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180819010904/https://www.thefreelibrary.com/Il+mito+di+Giuseppe+Parini+nelle+Ultime+lettere+di+Jacopo+Ortis.-a0201210003}}</ref>. Foscolo inviò il testo del ''Tieste'', con la dedica<ref>«Al Tragico dell'Italia oso offrire la prima tragedia di un giovane nato in Grecia ed educato fra' Dalmati. Forse l'avrei presentata più degna d'Alfieri, se la rapacità de' tipografi non l'avesse carpita e stampata, aggiungendole a' propri difetti le negligenze della lor arte. Ad ogni modo accoglietela: voi avete de' diritti su tutti coloro che scrivono agl'Italiani, benché l'Italia "vecchia, oziosa e lenta" non può né vuol forse ascoltare. Né forse ve la offrirei, se non sperassi in me stesso di emendare il mio ardire con opere più sode, più ragionate, più alte; più, insomma, italiane. Addio.» (Ugo Foscolo, ''Epistolario'', I, pp. 42-3; 22 aprile 1797).</ref>, alla residenza fiorentina del poeta astigiano. Foscolo preferì non visitare personalmente l'Alfieri, rispettando la sua estrema riservatezza degli ultimi anni, a quanto afferma nell'epistolario e nell{{'}}''Ortis''<ref>"L'unico mortale ch'io desiderava conoscere era Vittorio Alfieri; ma odo dire ch'ei non accoglie persone nuove: ne io presumo di fargli rompere questo suo proponimento che deriva forse da' tempi, da' suoi studj, e più ancora dalle sue passioni e dall'esperienza del mondo. E fosse anche una debolezza, le debolezze di si fatti mortali vanno rispettate; e chi n'e senza, scagli la prima pietra".</ref>; pare però che quest'ultimo, anche se non rispose alla lettera del Foscolo, avesse elogiato con alcuni conoscenti lo stile della tragedia, prevedendo il grande avvenire letterario dell'allora giovane ufficiale napoleonico (nonostante l'iniziale disparità di vedute su Napoleone, anche Foscolo poi converrà con Alfieri in un giudizio negativo del generale francese, chiamandolo "tiranno"<ref>Ortis, Lettera del 17 marzo 1798, scritta in realtà nel 1816</ref>) e futuro primo vero poeta-[[vate]] dell'Italia risorgimentale. In particolare, avrebbe affermato che quel giovane l'avrebbe superato in quanto a gloria letteraria.<ref>{{cita|Pecchio|p. 32}}.</ref>
[[File:Ritratto di Alfieri François-Xavier Fabre.jpg|thumb|left|[[Vittorio Alfieri]]]]
Al medesimo periodo compositivo del ''Tieste'' - se non anche a un'epoca precedente - la critica riconduce ormai quasi all'unanimità la stesura di un'altra tragedia, ''[[Edippo (Foscolo)|Edippo]]'', rimasta sconosciuta per un secolo e mezzo dopo la morte di Foscolo, finché [[Mario Scotti (docente)|Mario Scotti]] ne ritrovò il manoscritto nel 1978, tra le "carte Pellico" presso l'archivio romano della ''[[Civiltà Cattolica]]''. L'attribuzione al giovane Foscolo, proposta da Scotti<ref>Si veda l'articolo di M. Scotti, ''L'«Edippo tragedia di Wigberto Rivalta» (Un inedito giovanile di Ugo Foscolo?)'', in ''Atti dei convegni foscoliani'', Roma 1988, vol. I, pp. 273-305.</ref>, è stata avallata da molti dei maggiori esegeti foscoliani; Scotti e gli altri studiosi hanno riconosciuto nella tragedia l'«Edipo, recitabile ma da non istamparsi», del sottocitato ''Piano di Studj'', escludendo potesse invece trattarsi del completamento dell{{'}}''Edipo'' abbozzato in prosa molti anni più tardi a [[Firenze]].<ref>Come dimostra sinteticamente la ''Postilla'', in U. Foscolo, ''Edippo'' (a c. di M. Scotti), Milano, Rizzoli, 1983, pp. 185-195.</ref>
Il testo ci è giunto completo in cinque atti; sebbene impostato sull'impianto narrativo dell{{'}}''[[Edipo a Colono (Sofocle)|Edipo a Colono]]'' [[sofocle]]o, si distanzia significativamente dal modello e presenta numerosi calchi dal ''[[Polinice (Alfieri)|Polinice]]'' e dall{{'}}''[[Antigone (Alfieri)|Antigone]]'' alfieriani, oltre che dalla ''[[Tebaide (Stazio)|Tebaide]]'' di [[Publio Papinio Stazio|Stazio]] tradotta da [[Cornelio Bentivoglio (cardinale)|Cornelio Bentivoglio]], ma dimostra al contempo nell'autore - celato dietro l'improbabile pseudonimo di Wigberto Rivalta - una ''[[Weltanschauung]]'' e delle modalità espressive del tutto personali.<ref>M. Scotti, in ''Atti dei convegni foscoliani'', cit., vol. I.</ref>
Risale al 1796 un documento della prima formazione letteraria di Foscolo, un ambizioso ''Piano di Studj'' verosimilmente scritto a [[Chioggia]], quando nel settembre 1796 fu ospite di Tommaso Olivi, fratello dell'amico naturalista e poeta [[Giuseppe Olivi (naturalista)|Giuseppe Olivi]] ricordato da Foscolo nelle sue opere maggiori (morto l'anno prima, da poco gli era stata eretta in duomo una lapide commemorativa). Il ''Piano'' comprende parti riservate a "Morale, Politica, Metafisica, Teologia, Storia, Poesia, Romanzi, Critica, Arti", dove il giovane registrava le letture, i primi scritti, gli abbozzi delle opere da scrivere.<ref>Il primo a fare parola del testo fu il biografo veneziano [[Luigi Carrer]], che ne riportò alcuni stralci; L. Carrer, ''Prose e poesie edite inedite di Ugo Foscolo'', Venezia 1852, pp. V e ss.; il ''Piano'' si può leggere in U. Foscolo, ''Scritti letterari e politici dal 1796 al 1808'' (volume VI dell'Edizione Nazionale delle Opere, a cura di G. Gambarin), Firenze, Felice Le Monnier, 1972, pp. 1-10. La prima edizione del ''Piano'', oggi perduto, risale al 1881, pubblicato a cura di Leo Benvenuti in ''Un autografo di Ugo Foscolo (Piano di studi, Indice di alcune sue opere, Facsimile)'', Bologna, Zanichelli, 1881. Vincenzo Di Benedetto è tornato sulla versione riportata da Giovanni Gambarin, difettosa in vari punti, correggendone alcuni errori ortografici - a cominciare da quello del titolo, perché nell'autografo figura «Piano di Studj» - e di interpretazione; V. Di Benedetto, ''Appendice II. Note al «Piano di Studj»'', in U. Foscolo, ''Il Sesto tomo dell'Io'', Torino, Einaudi, 1991, pp. 253-255.</ref> Gli autori che vi compaiono sono, tra i tanti, [[Cicerone]], [[Montesquieu]], [[Jean-Jacques Rousseau|Rousseau]], [[John Locke|Locke]], [[Tucidide]], [[Senofonte]], [[Sallustio]] e i grandi storici romani. Completa il quadro il riferimento alle [[Sacre Scritture]]. Tra gli epici figura [[Omero]], cui tengono dietro [[Virgilio]], [[Dante]], [[Torquato Tasso|Tasso]] e [[John Milton|Milton]]. Sono menzionati anche autori contemporanei del Foscolo, tra cui gli inglesi [[Thomas Gray|Gray]] e [[Edward Young|Young]], espressione di una poesia sepolcrale che influenzò sin dall'inizio il poeta, [[William Shakespeare|Shakespeare]], lo svizzero [[Salomon Gessner|Gessner]] e gli italiani Alfieri e [[Giuseppe Parini|Parini]].<ref>{{Cita|Terzoli|p. 5}}.</ref> Nel ''Piano di Studj'' si trova l'accenno a un romanzo, ''Laura, lettere'', che la critica ha tradizionalmente riconosciuto come prima idea del romanzo epistolare, concretizzatasi con il tempo nell{{'}}''Ortis''.
Il ''Piano'' indica inoltre l'intenzione di raccogliere «in un solo libretto con il motto ''[[Vitam inpendere vero|Vitam impenděre vero]]'' [...] dodici Odi del conio dell'autore».<ref>U. Foscolo, ''Scritti letterari e politici dal 1796 al 1808'' (a c. di G. Gambarin, 1972), in ''Edizione Nazionale delle Opere'', Firenze, Le Monnier 1933-1994, vol. VI, p. 9.</ref> Il motto latino, da tradursi «sacrificare la vita per la verità», era un chiaro omaggio agli ideali rivoluzionari, dato che riprendeva le parole usate in esergo da [[Jean-Paul Marat|Marat]] nel celebre giornale ''[[L'ami du peuple]]'', nonché uno degli epitaffi sulla tomba originaria di [[Jean-Jacques Rousseau]]. L'ammissione del poeta, secondo cui i testi necessitavano ancora di un lungo ''labor limae''<ref>Come affermato nel medesimo passo del ''Piano'', nel sesto volume dell{{'}}''Edizione Nazionale delle Opere'', loc. cit.</ref>, e la severità della censura veneziana ne impedirono la pubblicazione, ma alcune odi ci sono state tramandate, rivelando il carattere di un'opera in cui si attinge largamente alle Sacre Scritture per comporre una denuncia etico-politica condizionata dagli eventi francesi e influenzata dal modello pariniano.<ref>G. Nicoletti, cit., p. 46; nel 1795 uscivano oltretutto a Milano le ''Odi'' di Parini.</ref>
=== Il soggiorno a Padova e l'esilio sui colli Euganei (1796-1797) ===
[[File:Melchiorre Cesarotti.jpg|thumb|Melchiorre Cesarotti]]
Intanto, il giovane poeta mostrava segni di insofferenza verso la società veneziana e i suoi salotti, votati all'esteriorità e alle convenzioni, e lontani quindi dal suo spirito libero. Decise pertanto di effettuare un soggiorno a [[Padova]], stimolato dai fermenti culturali della città come dal desiderio di conoscere Cesarotti e i suoi seguaci. Nel luglio del 1796 giunse quindi a Padova, dove incontrò il traduttore dell{{'}}''Ossian''.<ref>C. Chiancone, ''La scuola di Cesarotti e gli esordi del giovane Foscolo'', Pisa, 2012, pp. 243-250.</ref>
Durante l'anno Foscolo scrisse alcuni articoli sul ''Mercurio d'Italia'' che destarono i sospetti del governo veneto; ai primi di settembre partì per un soggiorno sui [[colli Euganei]]. La tradizione critica ha pensato che tale spostamento fosse dovuto a una persecuzione politica nei suoi confronti<ref>Il primo a sostenerlo fu F. G. De Winckels in ''Vita di Ugo Foscolo'', Verona 1885, vol. I, pp. 29-31.</ref> o ancora a una necessità di riprendersi dopo una delusione amorosa<ref>Così B. Rosada, ''La giovinezza di Niccolò Ugo Foscolo'', Padova 1992, pp. 164-165.</ref>; tuttavia sappiamo anche che in quei giorni Padova era funestata da un'epidemia di [[vaiolo]] e che le truppe francesi cominciavano inoltre a entrare in città. In mancanza di documenti storici e epistolari che dimostrino con certezza perché Foscolo scegliesse il trasferimento in campagna, sono due elementi da tenere ugualmente in considerazione.<ref>C. Chiancone, cit., pp. 254-256.</ref>
=== I rapporti con il mondo rivoluzionario veneziano (1797) ===
Dopo il successo del ''[[Tieste (Foscolo)|Tieste]]'', Foscolo fece con ogni probabilità un secondo soggiorno a [[Padova]] in marzo; frequentò verosimilmente le lezioni di Cesarotti all'università, ma il rapporto con il padre spirituale andò progressivamente raffreddandosi, tanto che con il mese di marzo cessarono i contatti epistolari tra i due e l'uno si astenne addirittura dal nominare l'altro nelle proprie lettere per un periodo di quasi sei anni.<ref>C. Chiancone, cit., pp. 273-275.</ref> Tra le altre cose, Foscolo aderiva con fervore crescente agli entusiasmi repubblicani, mentre Cesarotti assisteva con disillusione agli sconvolgimenti politici e sappiamo che in aprile viveva di fatto confinato in campagna.<ref>Giuseppe Greatti sostiene nella missiva del 25 aprile a Lavinia Florio Draconi che «Cesarotti è sempre in campagna. Egli sembra di non essere legato più in società che cogli esseri, che pacificamente vegetano»; citato in C. Chiancone, cit., p. 275.</ref>
In seguito, Foscolo fu prima a Venezia e poi a [[Bologna]], dove prestò brevemente servizio come volontario tra i [[Cacciatori a cavallo]] della [[Repubblica Cispadana]]. Chiese quasi subito con successo di esserne dispensato a causa della salute precaria e di una ferita.<ref>M. Cerruti, ''Introduzione a Foscolo'', Bari 1990, p. 42.</ref> Durante il breve periodo [[felsineo]] diede alle stampe l'ode ''[[A Bonaparte liberatore]]'', molte copie della quale furono inviate dalla Giunta di Difesa bolognese alla Municipalità di [[Reggio Emilia]], città cui Foscolo aveva dedicato la poesia, in quanto era stata la prima a innalzare il tricolore.<ref>M. Cerruti, cit., p. 35.</ref>
Foscolo tornò in laguna quando seppe che il 12 maggio a Venezia l'[[Caduta della Repubblica di Venezia|oligarchia dogale aveva ceduto alle pretese napoleoniche]] di costituire un «Provvisorio Rappresentativo Governo».<ref>Questa la definizione che il doge Ludovico Manin diede della [[Municipalità provvisoria di Venezia]].</ref> Fu una lettera del patriota [[Almorò Fedrigo]] a informarlo; Foscolo la fece pubblicare il 16 maggio sul ''Monitore bolognese'' e nei medesimi giorni lasciò Bologna.<ref>La missiva di Fedrigo, del 13 maggio, si legge nell{{'}}''Epistolario'' dell{{'}}''Edizione Nazionale delle Opere di Ugo Foscolo'', vol. I (il XIV dell{{'}}''Edizione Nazionale'', perché l{{'}}''Epistolario'' copre i volumi XIV-XXII), Firenze, Felice Le Monnier, 1970, alle pp. 46-49; lo si citerà d'ora innanzi come ''Epistolario I''; per la pubblicazione sul ''Monitore'' e il ritorno a Venezia vedere rispettivamente M. Zorič, ''L'educazione del Foscolo a Spalato'', in ''Atti dei convegni foscoliani'', cit., vol. I, p. 98, e G. Gambarin, cit., p. XXIX.</ref>
Il 16 maggio offriva con una lettera alla Municipalità di [[Reggio Emilia]] l'ode ''A Bonaparte liberatore'', dicendo di correre verso Venezia «a spargere le prime lagrime libere». Annunciava inoltre di volere portare a compimento una «tragedia repubblicana», il ''Timocrate'', e «una cantica lirica intitolata la ''Libertà italica''», di cui l'ode «non ''era'' che un prodromo».<ref>''Epistolario I'', pp. 49-50.</ref> In realtà né della tragedia né della ''Libertà italica'' è rimasta traccia; il ''Timocrate'' viene ancora nominato un'unica volta il 14 agosto 1798, quando Foscolo, rivolgendosi alla Società del Teatro patriottico di Milano, sostiene di lavorarci da mesi e promette, dopo averlo finito, di «assoggettarlo» alla Commissione della Società.<ref>''Epistolario I'', cit., p. 70.</ref> Appena ritornato in laguna, il 23 maggio ricevette da Bologna la nomina a tenente onorario aggregato alla [[Legione Cispadana]].<ref>M. Cerruti, cit., pp. 42-43; tre giorni prima Foscolo aveva chiesto alla Giunta di Difesa generale di Bologna «un'uniforme qualunque di Uffiziale di onore della Cispadana»; ''Epistolario I'', cit., p. 51.</ref>
Tra il maggio e la fine dell'estate compose l'ode ''Ai novelli repubblicani'', ricca di fervore libertario, dedicata al fratello «[[Giovanni Foscolo|Gioan-Dionigi]]», che apparve prima in un opuscolo in cui, oltre alla poesia, figuravano «la dedica al fratello Gioan-Dionigi», «la lettera di Bruto a Cicerone tolta da Plutarco» e «i chiarimenti» di alcune strofe e, subito dopo, sull{{'}}''Anno poetico'' del 1797, dove seguiva il sonetto ''A Venezia'', scritto probabilmente nel 1796 e, a differenza dell'ode, prima della caduta della Serenissima.<ref>G. Bezzola, ''Introduzione'' a ''Tragedie e poesie minori'', in EN, Firenze, Le Monnier, 1961, vol. II, pp. LXXIII-LXXIV; le parole citate sono di Bezzola, p. LXXIV.</ref>
==== L'impegno nella Società d'Istruzione Pubblica ====
A Venezia il poeta entrò nella [[Municipalità provvisoria di Venezia|Municipalità provvisoria]] e ricoprì il ruolo di «segretario verbalizzatore delle sedute della Società d'istruzione pubblica»,<ref>G. Nicoletti, cit., p. 24</ref> posizione che mantenne dal 22 luglio al 29 novembre.<ref>Si veda la precisazione di T. Casini, in U. Foscolo, ''Poesie, lettere e prose letterarie'', Firenze, Sansoni, 1964, pp. 44-45, nota 2</ref> Nella Società venne però accolto già il 19 giugno, quando vi venne letta una lettera in cui lo stesso Foscolo, quel giorno assente perché ancora alle prese con «una lunga convalescenza», dava sfogo a ferventi accenti patriottici, chiedendo di esservi ammesso. Il verbale della sessione ricorda che il giovane fu fatto socio «per acclamazione».<ref>Il verbale, relativo alla sessione dell'1 messidoro, riporta integralmente la lettera ed è in U. Foscolo, ''Discorsi nella «Società d'Istruzione»'', nel sesto volume dell'Edizione Nazionale delle Opere, cit., pp. 13-14; è data notizia nelle pagine successive (14-37) degli interventi foscoliani, dal primo del 2 messidoro (20 giugno) all'ultimo del 19 vendemmiatore (10 ottobre).</ref>
[[File:Carlo Lauberg.jpg|thumb|[[Carlo Lauberg]]]]
La Società d'Istruzione Pubblica era stata istituita il 27 maggio 1797 dalla Municipalità e, sebbene dovesse ufficialmente coadiuvare la politica democratica municipale, annoverò tra i suoi esponenti più significativi rivoluzionari radicali, come i napoletani [[Flaminio Massa]] e [[Carlo Lauberg]].<ref>C. Del Vento, ''Un allievo della rivoluzione'', Bologna 2003, pp. 31-32</ref> Il diplomatico Girolamo Politi affermò nel novembre di quell'anno che la Società era retta da affiliati della [[loggia massonica]] «Le colonne della Democrazia», animata da Lauberg, una società segreta attraverso la quale i francesi avevano accelerato il processo di democratizzazione delle città venete.<ref>Lettera di Gerolamo Polito ad Antonio Micheroux del 13 novembre 1797; si trova all'Archivio di Stato di Napoli, nella sezione Esteri, al n. 6854</ref> Dietro la Società d'Istruzione - probabilmente una mera copertura - si articolava in effetti una rete di logge politiche improntata al modello giacobino. Secondo la testimonianza delegata dal municipalista moderato [[Giovanni Andrea Spada]] alle sue ''Memorie'', la Società si proponeva di condurre la Municipalità verso posizioni radicali.<ref>''Memorie apologetiche di Giovanni Andrea Spada scritte da lui medesimo'', Brescia, s.t., 1801, vol. II, p. 8</ref> Se le accuse di Spada erano forse espresse in toni eccessivi, non dovevano tuttavia essere molto lontane dal vero.<ref>C. Del Vento, cit., p. 32</ref>
Non è dato sapere se Foscolo abbia aderito al sistema creato dal Lauberg, ma è accertato che il poeta di Zacinto fosse legato all'«ala più radicale dei patrioti veneziani», tra i quali figurava [[Vincenzo Dandolo]], intimo amico cui Foscolo dovette la nomina a Segretario redattore della Municipalità. Nonostante l'incarico non avesse una particolare rilevanza politica, Foscolo fu chiamato varie volte a leggere i verbali dalla Tribuna e poté assistere alle riunioni della Municipalità e del suo Comitato segreto.<ref>C. Del Vento, cit., p. 33</ref>
=== La delusione e la partenza per Milano (1797-1798) ===
Tuttavia, il 17 ottobre di quel 1797 così esaltante per i patrioti democratici, fu firmato il [[Trattato di Campoformio]] con il quale Bonaparte cedeva Venezia (fino a quel momento libera repubblica, anche se ormai [[Occupazione francese della Repubblica di Venezia|controllata ''de facto'' dai francesi]]), all'Austria asburgica. Il giovane Ugo, pieno di sdegno, si dimise dagli incarichi pubblici e partì in volontario [[esilio]], recandosi prima a [[Firenze]] e poi a [[Milano]].<ref>{{cita|Pecchio|p. 40}}.</ref> Lo sdegno per la ratifica del trattato emerge da una testimonianza coeva del politico austriaco Carl von Humburg, il quale scrive che, nel corso di una pubblica seduta veneziana (è quella dell'8 novembre alla Municipalità provvisoria, pochi giorni prima che il poeta lasciasse la città), Foscolo salì alla tribuna «per vomitare tutte le imprecazioni possibili contro il generale Bonaparte. Armato di un pugnale, facendo esclamazioni e contorsioni orribili, lo ha immerso con furore nel parapetto della tribuna, giurando di immergerlo allo stesso modo nel cuore del perfido Bonaparte».<ref>''Carteggio dell'incaricato austriaco Von Humburg'', in ''Verbali delle sedute della Municipalità provvisoria di Venezia, 1797'' (a c. di A. Alberti e R. Cessi), Bologna, Zanichelli, 1928, vol. III, p. 63; il testo originale è in francese.</ref> L'ostilità nei confronti di Napoleone influenzerà negli anni successivi la poesia foscoliana. Del tutto opposta la valutazione di [[Horatio Nelson]], nemico di Bonaparte.<ref>{{Cita libro|nome=Marcello|cognome=Turchi|titolo=Ugo Foscolo Le poesie - Introduzione, commenti e note di Marcello Turchi|url=https://www.worldcat.org/oclc/45197486|edizione=Nella collezione I Garzanti, I Grandi libri 1. ed|dataoriginale=1974|data=1983|editore=Garzanti|p=IX|OCLC=45197486|ISBN=88-11-58082-X}}</ref>
A Milano giunse a metà novembre, conobbe [[Giuseppe Parini|Parini]] e [[Vincenzo Monti|Monti]], che difese qualche mese più tardi dalle accuse che gli si rivolgevano per la sua attività di poeta alla corte romana, innamorandosi inoltre della moglie di lui, [[Teresa Pikler]], salvo poi dire di lui: "Questi è Monti poeta e cavaliero, gran traduttor dei traduttor d'Omero". Monti non da meno disse di Foscolo: "Questi è il rosso di pel, Foscolo detto, sì falso che falsò fino se stesso quando in Ugo cangiò ser Nicoletto".
Appena arrivato in città, «poverissimo ed esule»<ref>Così ricorderà la propria condizione scrivendo a Vincenzo Monti il 13 giugno 1810; ''Epistolario'', cit., vol. III (a cura di P. Carli), p. 409.</ref>, cercò di procurarsi un impiego che potesse provvedere al suo sostentamento. A questo proposito, forse su consiglio di Monti, scrisse immediatamente a [[Giovanni Costabili Containi]], amico del poeta ferrarese e membro del Direttorio Cisalpino: «Amerei un posto fra gli scrittori nazionali, o fra i custodi della pubblica Biblioteca, ove potrei consacrare i miei giorni alla patria ed alla filosofia».<ref>''Epistolario'', cit., vol. I, p. 57 (Lettera del 20 novembre 1797)</ref> I profughi veneziani, tuttavia, erano gli ultimi arrivati in un imponente flusso di persone che vide convergere verso la città meneghina cittadini della zona centro-settentrionale della penisola. Unendo a questo aspetto le intemperanze pubbliche con cui Foscolo aveva accolto il Trattato di Campoformio nei suoi ultimi giorni in laguna, si spiega l'infelice esito della richiesta.<ref>C. Del Vento, cit, pp. 73-75</ref>
Foscolo, intanto, entrò nel «Circolo costituzionale di Milano», ritrovo di patrioti e letterati (tra loro figuravano [[Giovanni Pindemonte]] e [[Giovanni Fantoni]]). Il giornale del «Circolo», filo-francese e filo-bonapartista, registrò gli interventi del Foscolo, i quali si concentrarono tra il 10 dicembre e il 24 gennaio. Il poeta prese ancora la parola il 14 febbraio, quando le sue energie erano ormai consacrate a un nuovo periodico.<ref>G. Gambarin, cit., p. XXVII</ref> A partire da fine gennaio collaborò infatti con il [[Piacenza|piacentino]] [[Melchiorre Gioia]] per qualche mese al ''Monitore Italiano'', assumendone inoltre la direzione. Il foglio, battagliero, rivendicava per la [[Repubblica Cisalpina]] l'indipendenza dal governo parigino e si mostrò ostile nei confronti del patto di alleanza con la Francia - benché le posizioni espresse dalle sue colonne, fattesi via via più esplicite, non avessero la stessa violenza che [[Pietro Custodi]] (anch'egli collaboratore del giornale) o il Gioia delegarono a opere scritte in prima persona<ref>Si veda G. Gambarin, cit., pp. XXVIII e ss.</ref> -, finché il [[Direttorio]] lo soppresse nell'aprile 1798.
[[File:VincenzoMonti.jpg|thumb|left|Vincenzo Monti]]
Nel mese di maggio del 1798 il Gioia pubblicava un ''Quadro politico di Milano'' in cui si denunciava la corruzione dei governanti. Seguì un botta e risposta con [[Giuseppe Lattanzi]]<ref>Si veda G. Gambarin, in EN VI, cit., pp. XL-XLI.</ref> (membro del corpo legislativo del Direttorio Cisalpino), finché Foscolo intervenne il 25 luglio in difesa di Gioia sul [[Modena|modenese]] ''Giornale Repubblicano di Pubblica Istruzione'',<ref>Sul n.82, ora in EN VI, cit., pp. 105-106, con il titolo ''Difesa del «Quadro politico» di M. Gioia''.</ref> dove cinque giorni prima si era invocata per il piacentino la condanna a morte, sulla base della legge sugli allarmisti del 18 febbraio.<ref>La legge vietava ogni tipo di «macchinazione» interna od esterna nei confronti del governo.</ref> Foscolo, rispondendo all'articolo anonimo del 20 luglio, sosteneva la necessità di sorvegliare le autorità affinché rispettassero sempre la legge, sicché Gioia si era comportato come un «figlio, che avvisa il padre d'una imminente malattia».<ref>''Difesa del «Quadro politico» di M. Gioia'', cit., p. 106.</ref> L'estensore dell'articolo del 20 luglio, ora palesandosi per il cappuccino Antonio Grandi, replicò con veemenza il 9 agosto, ma il foglio modenese si schierò infine dalla parte di Foscolo (24 agosto), il cui scritto era intanto apparso il 18 agosto sul ''Giornale senza titolo'' di Milano.<ref>G. Gambarin, in EN VI, cit., pp. XLI-XLII.</ref>
L'infuocato clima meneghino valse più volte, nel 1798, accuse esplicite nei confronti di Vincenzo Monti. Questi, da poco giunto in città e considerato "troppo moderato", veniva preso di mira dai patrioti più accesi, in particolare dal Lattanzi e da [[Francesco Gianni]], celebre poeta improvvisatore che andava abbozzando un monumentale poema epico su Napoleone.<ref>Continuava a pesare sul Monti la ''Bassvilliana'', poema antirivoluzionario, nonostante il futuro traduttore dell{{'}}''Iliade'' ne avesse preso pubblicamente le distanze, sancendo la sua vicinanza alla causa patriottica</ref> Se due articoli foscoliani apparsi il 15 e 19 marzo sul ''Monitore'', proponendo una recensione sostanzialmente positiva del ''Bonaparte in Italia'' del Gianni e del suo autore, parrebbero alimentare la polemica nei confronti del Monti, un terzo articolo, del 23 marzo, ribalta il giudizio nei confronti del poema. In agosto, quando il poeta della ''Bassvilliana'' si trovava nuovamente sotto attacco, Foscolo pubblicò presso gli stampatori milanesi Pirotta e Maspero un ''Esame su le accuse contro Vincenzo Monti'', prendendo le sue difese, lodando il suo amore per la libertà e condividendo la sua condanna del Terrore rivoluzionario, presto «presentato alla esecrazione dei secoli» dagli stessi scrittori francesi.<ref>G. Gambarin, cit., pp. XLV-LI</ref>
=== Il trasferimento a Bologna (1798-1799) ===
Senza lavoro e infelice per il travagliato amore per Teresa Pikler Monti,
Dalle colonne del ''Genio democratico'' emerge nuovamente l'immagine del Foscolo vate: scrisse per il giornale una serie di ''Istruzioni popolari politico-morali'' in cui, attraverso il richiamo all'esempio delle antiche democrazie di Grecia e di Roma, tentava di coinvolgere nell'esperienza patriottica i ceti popolari, che la linea sempre più accentratrice e autoritaria del governo cisalpino estrometteva progressivamente dalla politica attiva.<ref>M. Cerruti, cit., p. 55.</ref> Foscolo esprimeva la necessità di una più equa distribuzione delle ricchezze, perché «il diritto di proprietà in fatto non ha per origine che la provvidenza della natura, che autorizza ognuno a prevalersi de' suoi doni, e non ha per vero motivo che la sussistenza dell'uomo», sicché non è accettabile che «un picciol numero di possidenti» nuoti «nell'opulenza», tradendo il patto sociale che è condizione imprescindibile per la sopravvivenza della Repubblica e della democrazia.<ref>Le citazioni sono tratte da ''Il Genio democratico'', n.8, 11 ottobre 1798, in ''Edizione Nazionale delle Opere di Ugo Foscolo'', vol. VI, cit., p. 149.</ref>
Il concetto foscoliano di ''genio'' emergerà ancora e coerentemente nella ''Edinburgh Review'' (vol. XXX, p. 321): «(...) le reminescenze dei grandi geni sono scintille che producono una potente fiamma.... il risultato sta nel provare che molta della originalità di uno scrittore sta nel raggiungere le sue mete sublimi con gli stessi mezzi che altri hanno impiegato per roba di nessuna importanza».<ref>Adelia Noferi, ''I tempi della critica foscoliana'', G.C. Sansoni - Editore, Firenze 1953, p. 32.</ref>
Iniziò le stampe, fino alla lettera XLV, del [[romanzo epistolare]] ''[[Ultime lettere di Jacopo Ortis]]'' nel 1798<ref>{{Cita libro|nome=Walter|cognome=Binni|nome2=Lucio|cognome2=Felici|titolo=Ultime lettere di Jacopo Ortis|url=https://www.worldcat.org/oclc/797803575|edizione=14. ed|data=1991|editore=Garzanti|p=IX|OCLC=797803575|ISBN=88-11-58092-7}}</ref> che però fu costretto a interrompere per l'occupazione di Bologna da parte degli austro-russi nell'aprile del 1799. Secondo una lunga e diffusa tradizione critica, la pubblicazione dell'opera fu possibile grazie all'intervento del bolognese Angelo Sassoli, il quale avrebbe agito per conto dell'editore Jacopo Marsigli e all'insaputa dell'autore, completando di suo pugno il romanzo, edito in due volumetti con il titolo ''Vera storia di due amanti infelici o sia Ultime lettere di Jacopo Ortis''.<ref>Si veda per esempio Mario Fubini, ''Ortis e Didimo'', Milano 1963, p. 13.</ref> Si scatenò di fatto l'ira di Foscolo, che impose all'editore di fare comparire una nota sulla "Gazzetta di Firenze" e, pochi mesi dopo, sul "Monitore Bolognese" in cui si diceva che alle lettere foscoliane erano stati aggiunti i vigliacchi interventi di un altro autore.<ref>Saponaro, pp. 58-60.</ref> Tuttavia, successivi studi critici hanno mostrato che la paternità dell'edizione spetta fondamentalmente, se non esclusivamente,<ref>Claudio Perini, ''L' ''Ortis ''di Bologna come progetto originale. Angelo Sassoli non c'entra niente (o quasi). Annuncio'', Chioggia, Accademietta, 2023</ref> a Foscolo.<ref>M. Martelli, ''La parte del Sassoli'', in ''Studi di filologia italiana'', XVIII, 1970, pp. 177-251.</ref>
Come il protagonista Jacopo Ortis (il nome deriva dalla fusione di [[Jean-Jacques Rousseau]] e di [[Girolamo Ortis]], un giovane studente friulano suicidatosi a Padova nel 1796), che si tolse la vita con un colpo di pugnale (come farà Giovanni Foscolo), anche Ugo tentò il suicidio in questo periodo - ingerendo dell'[[oppio]] - a causa della passione infelice per la Pikler, secondo quanto narrato da lei stessa.<ref>G. Chiarini, ''Gli amori di Ugo Foscolo'', Bologna, 1892, vol. I, p. 50.</ref>
=== L'arruolamento nella Guardia Nazionale (1799-1801) ===
Foscolo nel frattempo si arruolò nella [[Esercito del Regno d'Italia (1805-1814)|Guardia Nazionale]] della [[Repubblica Cisalpina]] e combatté con le [[
Partecipò alla difesa di [[Genova]] [[Assedio di Genova (1800)|assediata]] (pur non vedendo di buon occhio la guerra) dove venne ferito nei pressi di [[Forte Diamante]].
[[File:David_-_Napoleon_crossing_the_Alps_-_Malmaison1.jpg|thumb|[[Jacques-Louis David]], ''[[Napoleone]] attraversa le Alpi'']]
Fu un periodo di intensa attività anche sul piano letterario; dando seguito al radicalismo politico mostrato negli anni precedenti a livello giornalistico e civile, Foscolo redasse, tra il luglio e l'agosto del 1799, il ''Discorso su la Italia'', un testo che esprime chiaramente le speranze dei "patrioti" italiani, i quali, alleati dei neogiacobini d'oltralpe, chiedevano la dichiarazione della "Patria in pericolo" in Francia (respinta il 14 settembre dal [[Consiglio dei Cinquecento]]). Sognavano infatti che la caduta del [[Direttorio]] e l'instaurazione dello stato di emergenza potessero favorire la nascita di una repubblica italiana indipendente. Il ''Discorso'' fu pubblicato in ottobre, dedicato al generale neogiacobino [[Jean Étienne Championnet|Championnet]], quando però le illusioni di Foscolo erano cadute e il [[colpo di Stato del 18 brumaio|colpo di Stato bonapartista]] era imminente.<ref>C. Del Vento, ''Introduzione'' a ''Ugo Foscolo'', Classici Italiani Treccani, 2012, p. XXV.</ref>
Il 27 novembre ripubblicò a Genova l'ode ''A Bonaparte liberatore'' aggiungendovi una premessa nella quale esortava Napoleone a non diventare un tiranno, e modificando l'ottava strofa, per affermare con chiara coscienza l'idea dell'[[unità d'Italia]] erede di [[Roma antica]].
Dopo Marengo (la battaglia è del 14 giugno 1800) Foscolo continuò a impegnarsi in operazioni militari; appena tornato a Milano rientrò volontariamente nello Stato maggiore, dove fu nominato capitano aggiunto. Agli ordini del generale [[Domenico Pino|Pino]], combatté contro gli [[Insorgenze antifrancesi in Italia|insorgenti romagnoli]], aiutati dal generale austriaco [[Annibale Sommariva|Sommariva]], contribuendo alla rioccupazione francese. Le popolazioni furono sottoposte a pesanti contribuzioni e requisizioni, e il giornale milanese ''Notizie politiche'' ne ritenne responsabile Pino. Foscolo allora intervenne in sua difesa sul ''Monitore bolognese'', che il 7 ottobre pubblicò un suo rapporto, mutilandolo dell'ultimo capoverso - in cui si auspica la nascita di un esercito nazionale -, aggiunto in un supplemento al medesimo numero dopo le proteste dell'autore.<ref>Si veda G. Gambarin, cit., pp. LVIII-LIX; il numero del ''Monitore'' è il 30. Inizialmente Foscolo aveva approntato una risposta provvisoria, che però non fu pubblicata.</ref>
Tra l'estate e l'autunno del 1800 compose l'ode ''[[A Luigia Pallavicini caduta da cavallo]]'', dedicata a una nobildonna genovese rimasta ferita al volto dopo una caduta da cavallo sulla scogliera di [[Sestri Ponente]].
Nel
=== L'intensa attività letteraria (1801-1804) ===
{{citazione|[...] a noi prescrisse<br />il fato illacrimata sepoltura|Ugo Foscolo, ''A Zacinto'', vv. 13-14}}
Gli anni tra il 1801 e il 1804 furono anni di intensa attività letteraria ma anche di grande dolore per la morte del fratello [[Giovanni Foscolo|Giovanni]], che si era ucciso a Venezia l'8 dicembre 1801 con un colpo di pugnale (sotto gli occhi della madre, come fu detto in seguito, ma senza prove) per sottrarsi al disonore di non potere pagare una grossa somma persa al gioco e che un sottoispettore aveva sottratto per lui alla cassa di guerra.<ref>{{cita|Pecchio|pp. 60-68}}.</ref>
[[File:Ugo Foscolo2.jpg|thumb|230px|Ugo Foscolo, seconda versione del ritratto di Fabre]]{{Approfondimento
|allineamento =
|larghezza = 32%
|titolo = Il sonetto-autoritratto in stile [[Vittorio Alfieri|alfieriano]]
|contenuto = <poem>
''[[Solcata ho fronte]], occhi incavati intenti;''
''Crin fulvo, emunte guance, ardito aspetto;''
''Labbro tumido acceso, e tersi denti''
''Capo chino, bel collo, e largo petto;''
''Giuste membra, vestir semplice eletto;''
''Ratti i passi, i pensier, gli atti, gli accenti,''
''Sobrio, umano, leal, prodigo, schietto;''
''Avverso al mondo, avversi a me gli eventi.''
''Talor di lingua, e spesso di man prode;''
''Mesto i più giorni e solo, ognor pensoso,''
''Pronto, iracondo, inquieto, tenace:''
''Di vizi ricco e di virtù, do lode''
''Alla ragion, ma corro ove al cor piace:''
''Morte sol mi darà fama e riposo.''
</poem>}}
Nel 1802 pubblicò l{{'}}''Orazione a Bonaparte'' in occasione dei [[Consulta di Lione|Comizi di Lione]]<ref>{{cita|Pecchio|p. 68}}.</ref> e una raccolta di [[Poesia lirica|liriche]] che comprendeva otto sonetti e l'ode ''[[A Luigia Pallavicini caduta da cavallo]]''<ref>I testi videro la luce in ottobre sul ''Nuovo Giornale dei Letterati'' di Pisa.</ref>. Non si conosce la data di composizione degli otto sonetti, ma va collocata tra il 1798 e il 1802.<ref>M. Martelli, ''Ugo Foscolo'', Firenze 1969, p. 61.</ref> Tra questi figura ''Te nudrice alle muse, ospite e Dea'' (l'unico ad avere nella raccolta un titolo, ''Per la sentenza capitale proposta nel Gran Consiglio Cisalpino contro la lingua latina''), ispirato dalla proposta fatta al Gran Consiglio dal cittadino Giuseppe Lattanzi perché sostituissero nelle scuole l'insegnamento del Latino con quello del Francese.<ref name="ReferenceA">{{cita|Pecchio|pp. 50-60}}.</ref> La poesia potrebbe essere del 1798, dal momento che la proposta risale a quell'anno, e fu poi respinta in estate.<ref>M. Martelli, ''Ugo Foscolo'', cit., p. 65.</ref> In merito allo stile dei ''Sonetti'', [[Giosuè Carducci]] scrive "Come aveva chiuso la poetica adolescenza con l'imitazione della tragedia alfieriana nel ''Tieste'' e delle canzoni alfieriane nell'ode al Bonaparte, cosi Ugo cominciò alfiereggiando anche nei sonetti".<ref>{{Cita libro|autore=Lanza Maria Teresa|titolo=Foscolo|anno=1977|editore=Palumbo|p=125}}</ref>
Tra il 1801 e il 1802 rielaborò e portò a termine l{{'}}''Ortis'', pubblicato presso il Genio Tipografico a Milano. Nello stesso 1802 compose l'ode ''All'amica risanata'' per [[Antonietta Fagnani Arese]], suo nuovo ardente amore; nel 1803 diede alle stampe nella loro versione definitiva i sonetti con l'aggiunta dei quattro più famosi (''[[Alla sera]]'', ''[[A Zacinto]]'', ''[[In morte del fratello Giovanni]]'', ''[[Alla Musa]]'', i quali tuttavia ricevettero un titolo, al pari degli altri otto sonetti, solo nel 1848, in un'edizione curata da Francesco Silvio Orlandini per [[Le Monnier]]) e l'ode ''All'amica risanata'' e ''A Luigia Pallavicini caduta da cavallo''.<ref>{{cita|Pecchio|p. 67-68; 83; 103-104}}.</ref> L'edizione dell'aprile 1803, apparsa a Milano presso Destefanis con il titolo ''Poesie di Ugo Foscolo'' - e dedicata dall'autore al poeta e futuro tragediografo [[Giovanni Battista Niccolini]] - non comprendeva ancora il sonetto per la morte del fratello, pubblicato nel mese di agosto per i tipi dell'editore milanese Agnello Nobile insieme agli altri tredici testi.<ref>G. Nicoletti, cit., p. 28</ref>
Risale allo stesso anno la traduzione - in endecasillabi sciolti - e la pubblicazione della ''Chioma di Berenice'' di [[Catullo]] (a sua volta traduzione latina da [[Callimaco]]) con l'aggiunta di un [[inno]] alle Grazie, prima nucleo del poemetto futuro, che attribuisce al poeta [[alessandrinismo|alessandrino]] [[Fanocle]], accompagnata da quattordici ''Considerazioni'' e quattro ''Discorsi'' che racchiudono i lineamenti principali della sua poetica [[neoclassicismo|neoclassica]], ispirata alle idee del [[Johann Joachim Winckelmann|Winckelmann]].<ref>{{cita|Pecchio|pp. 110-128}}.</ref> L'opera uscì nel mese di novembre a Milano con l'editore Genio Tipografico, e fu dedicata al Niccolini.
=== Gli anni in Francia (1804-1806) ===
Pubblicato il lavoro callimacheo, Foscolo scrisse il 25 novembre 1803 a [[Francesco Melzi d'Eril]], vicepresidente della [[Repubblica Italiana (1802-1805)|Repubblica Italiana]]: «È tempo che un giovine di venticinque anni abbandoni l'ozio letterario», e chiese di rientrare nell'esercito napoleonico in qualità di «capo-battaglione soprannumerario del Battaglione della Guardia che si avvia per la Francia».<ref>''Epistolario'' I, p. 191.</ref> Si trattava di unirsi alla [[Invasione del Regno Unito pianificata da Napoleone|programmata invasione dell'Inghilterra]], che [[Napoleone Bonaparte|Napoleone]] non avrebbe poi messo in atto.<ref>{{Cita|Terzoli|p. 52}}.</ref> La divisione italiana, pronta a partire per la [[Francia]], era comandata dal generale [[Domenico Pino]], presso il quale Foscolo aveva già servito, difendendolo inoltre pubblicamente sul ''Monitore Italiano'' dopo la [[battaglia di Marengo]]. Foscolo non era tuttavia benvoluto da [[Gioacchino Murat]], vistosi preso di mira nell{{'}}''Orazione a Bonaparte pel Congresso di Lione'' (1802), sicché fu arruolato solo nel giugno successivo e solo come capitano di fanteria aggiunto, assegnato al Comando dei depositi di [[Valenciennes]], dove i francesi erano di stanza.<ref>G. Nicoletti, cit., p. 151.</ref>
Dopo un breve passaggio per [[Parigi]], dove [[Ferdinando Marescalchi]], ministro per le Relazioni Estere della Repubblica Italiana, lo dice presente il 10 luglio 1804,<ref>''I Carteggi di F. Melzi d'Eril duca di Lodi'', a c. di C. Zaghi, Milano, Museo del Risorgimento e delle raccolte storiche del comune, 1958-1966, vol. VI, p. 311, cit. in G. Nicoletti, cit., pp. 151-152.</ref> giunse a Valenciennes. In Francia e nella Francia del nord visse fino al 1806; dovette dedicarsi agli approvvigionamenti, cosa che lo esentò dai combattimenti; fu messo anche a guardia di un gruppo di profughi inglesi, guardati con sospetto da Napoleone. A Valenciennes conobbe una giovane inglese (da cui andò per apprendere la lingua in vista dell'invasione dell'isola, poi mai attuata) Lady Fanny Emerytt Hamilton, da lui chiamata anche Sophia, dalla quale ebbe una figlia nel 1805, Mary, che egli chiamerà sempre [[Floriana Foscolo|Floriana]], e di cui sarà ignaro per molto tempo<ref>Margarer Campbell, Walter Wicks, ''The Italian Exiles in London, 1816-1848'', p. 41</ref>; la rivedrà dopo molti anni in [[Inghilterra]] e sarà il conforto dei suoi ultimi anni. Qualche critico ha messo in dubbio la reale filiazione della giovane, asserendo che fosse figlia di Lord Hamilton, il marito di Fanny, e affidata a Foscolo come figlia adottiva dalla nonna materna Mary Walker Emerytt, dopo la morte dei genitori (d'altra parte ci sono state diverse ipotesi anche sul nome della nobildonna).<ref>{{cita web|url=http://www.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/1999/03/23/Cultura/POETI-FOSCOLO-SEGRETO---FLORIANA-UNA-NINFETTA-PER-FIGLIA_142100.php|titolo=Foscolo segreto|accesso=6 maggio 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180818214449/http://www1.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/1999/03/23/Cultura/POETI-FOSCOLO-SEGRETO---FLORIANA-UNA-NINFETTA-PER-FIGLIA_142100.php}}</ref><ref>Per una più approfondita analisi della questione si veda E. R. Vincent, ''Ugo Foscolo esule fra gli inglesi'', Firenze 1954, pp. 246-249.</ref>
Nell'anno e mezzo francese Foscolo fu anche a [[Calais]], [[Lilla (Francia)|Lilla]] e [[Boulogne-sur-Mer]], dove i vari incarichi militari lo chiamavano. Il 20 marzo 1805 diventò «capo di battaglione delle truppe italiane».<ref>A. Granese, ''Ugo Foscolo. Tra le folgori e la notte'', Salerno 2004, p. 127.</ref>
Malgrado i continui spostamenti per motivi di servizio, Foscolo riuscì a continuare la sua attività letteraria con alcuni saggi di traduzione dall{{'}}''[[Iliade]]'', con l'epistola in versi sciolti al Monti, ''Se fra' pochi mortali a cui negli anni'', e con la traduzione del ''Sentimental Journey'' di [[Laurence Sterne|Sterne]] che l'avrebbe condotto alla stesura, nel 1812, dei sedici capitoletti scritti in una [[prosa]] [[ironia|ironico]]-allusiva della ''[[Notizia intorno a Didimo Chierico]]''.<ref>{{cita|Pecchio|pp. 99-102}}.</ref>
Il 15 gennaio 1806 chiedeva da Boulogne-sur-Mer al «Generale di Divisione Teulié» (cioè [[Pietro Teulié]]), «un permesso con intero trattamento per quattro mesi», per potere rivedere dopo un decennio la famiglia e per «interessi personali».<ref>''Epistolario (Luglio 1804-Dicembre 1808)'', vol. II, a c. di P. Carli, Firenze, Le Monnier, 1952, pp. 94-95.</ref> Gli fu accordato, e Foscolo lasciò la Francia all'inizio della primavera dopo un nuovo passaggio per Parigi. In questa circostanza incontrò [[Alessandro Manzoni]], che allora abitava nella capitale francese assieme alla madre [[Giulia Beccaria]].<ref>A. Granese, cit., pp. 127-128.</ref> Pur essendo di soli sette anni più giovane, Manzoni aveva iniziato da poco l'attività letteraria ispirandosi, tra gli altri, proprio a Foscolo (oltre che ad [[Vittorio Alfieri|Alfieri]], [[Giuseppe Parini|Parini]], [[Vincenzo Monti|Monti]] e altri autori, italiani e stranieri), e aveva appena composto il carme ''[[Opere di Alessandro Manzoni#In morte di Carlo Imbonati (1805-1806)|In morte di Carlo Imbonati]]''. Il futuro romanziere si mostrò freddo nei suoi confronti.<ref name="Granese128">A. Granese, cit., p. 128.</ref>
=== Venezia, Brescia e l'Università di Pavia (1806-1809) ===
[[File:Foscolo - Dei sepolcri, 1809 - 6059669 TO0E070314 00003.jpg|thumb|Frontespizio dei ''Sepolcri'']]
Tra aprile e maggio del 1806 fu a [[Venezia]], dove rivide i familiari dopo il lungo esilio, e poi, in giugno, ritrovò [[Isabella Teotochi Albrizzi]], da cui fu ospitato nella sua [[Villa Albrizzi Franchetti|villa]], nella campagna attorno a [[Treviso]].<ref name="Granese128"/> Sempre in giugno incontrò a [[Padova]] [[Melchiorre Cesarotti|Cesarotti]] e a [[Verona]] [[Ippolito Pindemonte]], dai colloqui con il quale nacque l'idea iniziale del [[carme (poesia)|carme]] ''[[Dei sepolcri]]''. L'epistolario foscoliano testimonia che il poeta trascorse l'estate impegnato in missioni militari: fu a questo scopo in [[Valtellina]], a [[Mantova]] e Verona, ancora in Valtellina e nel Bergamasco.<ref name="Granese128"/> Fu in varie occasioni anche a Milano, da dove il 6 settembre così scriveva all'amica Teotochi: «Quando Franceschinis mi consegnava la vostra lettera io partiva per le montagne ed i laghi; ritornato, stava sulle mosse per il ''Terraglio'' [dove la Teotochi soggiornava spesso nella villa appena fuori Treviso]; io aveva già una ''Epistola sui sepolcri'' da stamparsi lindamente – non bella forse; non elegante, ma ch'io vi avrei certamente recitata con tutto l'ardore dell'anima mia, e che voi, donna gentile, avreste ascoltata forse lagrimando».<ref>''Epistolario'' II, pp. 142-143.</ref>
Il carme ''Dei sepolcri'' fu scritto tra l'agosto del 1806 e l'aprile del 1807 e pubblicato in quell'anno a [[Brescia]], presso l'editore [[Niccolò Bettoni]]. Nel periodo in cui Foscolo si accingeva a dare alle stampe l'opera era ospite della contessa [[Marzia Provaglio|Marzia Martinengo]], sua amante, presso [[Palazzo Martinengo Cesaresco Novarino]] nel centro della città.<ref>{{cita|Pecchio|pp. 131-135}}.</ref>
Iniziato in [[Massoneria]] il 25 maggio 1804 nella Loggia "Ermione" di Milano, tra il 1806 e il 1807 entrò nella Loggia Reale Amalia Augusta di Brescia, la stessa loggia di [[Vincenzo Monti]].<ref>[http://www.loggiagaribaldi1436.it/2019/11/10/ugo-foscolo-poeta-massone/Giorgio Nicoletti, "Ugo Foscolo poeta massone"]</ref><ref>{{cita web|url=https://www.corriere.it/politica/cards/da-garibaldi-john-wayne-iscrittiillustri-massoneria/ugo-foscolo.shtml|titolo=Da Garibaldi a John Wayne: gli iscritti illustri alla massoneria|data=16 febbraio 2018}}</ref>
Contestualmente ai ''Sepolcri'', Foscolo intraprese la traduzione del primo libro dell{{'}}''Iliade'', accordandosi con Monti affinché fosse pubblicata assieme alla sua versione del primo libro. Nell'aprile del 1807 uscì così a Brescia presso Bettoni l{{'}}''Esperimento di traduzione della Iliade di Omero''; alla dedica a Monti seguivano un ''Intendimento del traduttore'', il testo foscoliano (con quello cesarottiano in prosa - già pubblicato nel 1786 - a fronte), quello montiano e tre considerazioni, ciascuna di uno dei tre traduttori; la foscoliana si intitolava ''Su la traduzione del cenno di Giove'', e si mostrava critica nei confronti delle maggiori versioni iliadiche precedenti, analizzando come avessero riportato i vv. 528-530 del libro primo e suggerendo in che modo avrebbero potuto essere più vicini all'originale, secondo quell'esigenza di assoluta fedeltà espressa nell{{'}}''Intendimento''.<ref>F. Longoni, ''Scheda introduttiva'' a ''Esperimento di traduzione della Iliade di Omero'', in U. Foscolo, ''Opere. Poesie e tragedie'', vol. I., Torino, Einaudi-Gallimard, 1994, pp. 545-547; {{Cita|Terzoli|pp. 74-77}}; il Cesarotti non ebbe alcun ruolo nella vicenda editoriale dell{{'}}''Esperimento''. Nell'edizione citata l{{'}}''Intendimento'' e ''Su la traduzione del cenno di Giove'' si leggono rispettivamente alle pp. 57-59 e 103-111.</ref>
Con una ricerca ossessiva della corrispondenza semantica e formale tra testo greco e riduzione italiana - fino a dove la diversità delle lingue e delle culture la permettesse -, Foscolo continuò a tradurre il poema omerico; portò a compimento i primi sette libri, lasciò ampiamente incompleto il lavoro sui libri ottavo, nono, decimo e ventesimo, ma pubblicò soltanto il terzo sull'[[Antologia (rivista)|Antologia]] di [[Giovan Pietro Vieusseux]] (ottobre 1821).<ref>{{Cita|Terzoli|pp. 76-78}}.</ref>
Il [[capobattaglione]]<ref>{{Cita libro|autore=Guido Bezzola|titolo=Ultime lettere di Jacopo Ortis|edizione=Edizione del 1992 (undicesima)|p=7|ISBN=88-17-12041-3}}</ref> Ugo Foscolo, per ingraziarsi il generale [[Marie-François Auguste de Caffarelli du Falga|Augusto Caffarelli]], [[aiutante di campo]] di Napoleone e ministro della guerra del Regno d'Italia, curò una edizione delle opere di [[Raimondo Montecuccoli]], con una ricca premessa sull'arte della guerra. L'opera si inserisce anche in una polemica con [[Madame de Staël]] sull'attitudine militare degli italiani.<ref>{{cita web|url=http://www.150anni.it/webi/index.php?s=25&wid=44|titolo=150 anni unità d'italia|accesso=6 luglio 2011|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20131224110012/http://www.150anni.it/webi/index.php?s=25&wid=44}}</ref>
Sollevato dagli incarichi militari su interessamento del Caffarelli, Foscolo si candidò alla cattedra di [[Eloquenza]] dell'[[Università degli Studi di Pavia]], che si era resa vacante (la cattedra era stata tenuta in precedenza da Vincenzo Monti e da [[Luigi Cerretti]]). Ottenutala ''per chiara fama'' (18 marzo 1808) grazie all'interessamento di Luigi Arborio Gattinara di Breme, ministro dell'interno del Regno d'Italia, arrivò in città il 1º dicembre dello stesso anno. Qui, il 22 gennaio 1809 pronunciò la sua celebre orazione inaugurale, ''Dell'origine e dell'ufficio della letteratura'', alla presenza di [[Alessandro Volta]] e Vincenzo Monti<ref name=pavia>{{cita web|url=https://ricerca.gelocal.it/laprovinciapavese/archivio/laprovinciapavese/2018/12/22/pavia-il-prof-ugo-foscolo-210-anni-dopo-ecco-le-tracce-a-pavia-del-grande-poeta-23.html|titolo=Il prof Ugo Foscolo 210 anni dopo. Ecco le tracce a Pavia del grande poeta. La Provincia Pavese, 22 dicembre 2018}}</ref>. Tuttavia Foscolo tenne poche lezioni (l'ultima il 15 giugno 1809), poiché l'incarico venne a breve soppresso da Napoleone, divenuto sospettoso di ogni libero pensiero.<ref>{{cita|Pecchio|pp. 150-153}}.</ref> A [[Pavia]] Foscolo abitò a [[Palazzo Cornazzani]] in compagnia dell'amico [[Gabrielli|Giulio Gabrielli di Montevecchio]]<ref name=pavia/><ref>{{cita web|url=https://www.consiglio.marche.it/informazione_e_comunicazione/pubblicazioni/quaderni/pdf/150.pdf|titolo=Alberto Polverari. Monteporzio e Castelvecchio nella storia. Quaderni del Consiglio regionale delle Marche. Anno XIX - N.150 - luglio 2014}}</ref>, arredandone le stanze in maniera sfarzosa e assumendo più persone di servizio; nello stesso edificio, curiosamente, poi abitarono anche [[Ada Negri]] e [[Albert Einstein]]<ref>{{cita web|url=http://www.visitpavia.com/it/poi/95|titolo=Casa di Ugo Foscolo|accesso=1 aprile 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190401162400/http://www.visitpavia.com/it/poi/95}}</ref>.
=== Il ritorno a Milano e le difficoltà (1809-1812) ===
Tornato a Milano per la terza volta, ebbe inizio per Foscolo un periodo di difficoltà economiche, reso più amaro dai contrasti con i letterati di regime, che non gli risparmiarono polemiche e malevole insinuazioni. Alla rottura con Monti (1810) si aggiunse l'insuccesso della tragedia ''[[Ajace]]'', rappresentata alla [[Teatro alla Scala di Milano|Scala]] il 9 dicembre 1811, che non ebbe successo e venne, inoltre, vietata dalla censura per le allusioni antifrancesi contenute.<ref>{{cita|Pecchio|pp. 153-161}}.</ref>
=== Il soggiorno sereno e produttivo a Bellosguardo (1812-1813) ===
{{citazione|Nella convalle fra gli aerei poggi / Di Bellosguardo, ov'io cinta d'un fonte / Limpido fra le quete ombre di mille / giovinetti cipressi alle tre Dive / l'ara innalzo...|''[[Le Grazie (Foscolo)|Le Grazie]]'', Inno I, vv.11-14}}
[[File:Andrea Appiani Ritratto di Ugo Foscolo Pinacoteca di Brera 1801-1802.jpg|thumb|[[Andrea Appiani]], ''Ugo Foscolo'' (1801-1802)]]
Abbandonata Milano il 12 agosto del 1812, il poeta si trasferì a Firenze, dopo avere fatto tappa a [[Piacenza]], [[Parma]] e [[Bologna]], città in cui incontrò l'amica [[Cornelia Rossi Martinetti]]. Il 17 arrivò all'albergo delle Quattro Nazioni, dove alloggiò un paio di mesi, iniziando la stesura dell'inno ''Alle Grazie'', concretizzatosi dapprima nella cosiddetta ''Prima redazione dell'Inno'', quindi, attraverso ampliamenti e rielaborazioni, nella ''Seconda redazione'', e destinato a prendere forma in un carme tripartito nell'aprile del 1813.<ref>G. Nicoletti, cit., p. 32</ref>
Lasciato il primo alloggio, Foscolo si stabilì per un breve periodo a Casa Prezziner, in [[Borgo Ognissanti]], e si trasferì poi alla [[villa di Bellosguardo]], dove trascorse, fino al 1813, un periodo di intensi affetti, di soddisfazioni mondane e di lavoro creativo.<ref>{{cita|Pecchio|
=== L'esilio definitivo dall'Italia (1813-1827) ===
==== Partenza da Milano e l'esilio in Svizzera (1813-1816) ====
Dopo la sconfitta di Napoleone Bonaparte
Ebbe un momento di esitazione, quando il governatore austriaco feldmaresciallo [[Heinrich
Così Foscolo rievocherà, dieci anni più tardi, la fuga improvvisa:
{{citazione|Riparlai al Consigliere Schoeffer, ottimo uomo che amministrava le faccende della finanza, e lo tentai se v'era modo ch'io mi partissi liberamente con un passaporto, e prometterei da gentiluomo di non ingerirmi in cose politiche, ma ch'io non vorrei giurare fedeltà militare. Pur udendomi rispondere che dove un solo fosse privilegiato, io godrei dell'immunità, ma che giurare dovevano tutti a ogni modo - mi avventurai sul far della notte all'esilio perpetuo, e a mezzodì del giorno vegnente, mentre gli altri, circondati da' battaglioni di Ungheri, proferivano il giuramento, mi veniva fatto di toccare i confini degli Svizzeri|''Lettera apologetica''<ref>U. Foscolo, ''Prose politiche e apologetiche (1817-1827)'', in ''Edizione Nazionale delle Opere di Ugo Foscolo'', cit., 1964, vol. XIII, parte II, pp. 201-202.</ref>}}
Partito praticamente senza effetti personali e senza tabarro,<ref>Maria Antonietta Terzoli, ''Cesarotti e Foscolo'', in ''Aspetti dell'opera e della fortuna di Melchiorre Cesarotti'', Milano, Cisalpino, 2002, vol. II, p. 633.</ref> il poeta si rifugiò a Hottingen (al tempo municipalità autonoma, inglobata alla fine del secolo nella città di [[Zurigo]]), in [[Svizzera]], assunse gli pseudonimi di Lorenzo Aldighieri<ref>Che ricordava un altro celebre esule, [[Dante Alighieri]]</ref> (poi Alderani, come l'amico di Jacopo Ortis) e, a livello letterario, di Didimo Chierico.<ref>{{cita|Pecchio|pp. 189-195}}.</ref><ref>''Epistolario'', Lettera alla famiglia del 31 marzo 1815.</ref><ref>''Notizia intorno a Didimo Chierico''.</ref>
Malgrado le varie peregrinazioni in terra svizzera, per sfuggire ai controlli della polizia austriaca, egli riuscì a stampare a [[Zurigo]], nel
==== Gli ultimi anni di vita a Londra (1816-1827) ====
{{citazione|Di vizi ricco e di virtù, do lode / Alla ragion, ma corro ove al cor piace: / Morte sol mi darà fama e riposo.|''Solcata ho fronte, occhi incavati intenti'', 1803}}
Nel frattempo l'Austria insisteva nel reclamare la sua estradizione, ma Foscolo trovò un prezioso alleato nell'ambasciatore d'Inghilterra a [[Berna]] che gli rilasciò un passaporto per la [[Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda|Gran Bretagna]], attraverso i buoni uffici di [[William Stewart Rose]], dedicatario dell{{'}}''Ipercalisse''. Il documento gli era stato concesso innanzitutto in quanto nativo di [[Zacinto|Zante]], divenuta [[protettorato]] britannico dopo il [[Congresso di Vienna]] del 1815. Poté dunque partire grazie al denaro ricavato dalla vendita dei propri libri a Milano e con quello fornitogli dal fratello Giulio, a quei tempi in Ungheria con l'esercito austriaco, cui lui aveva aderito.<ref>{{cita|Pecchio|p. 201}}.</ref>
Attraverso la Germania e l'Olanda, il 12 settembre 1816 il poeta giunse a [[Londra]], dove trascorse gli ultimi undici anni di vita fra non lievi difficoltà economiche e morali. Appena arrivato in città, entrò in contatto con numerosi intellettuali inglesi, venendo introdotto nel circolo culturale di [[Holland House]].<ref>A. Granese, cit., p. 270.</ref> Diventò amico di John Murray, l'editore che nell'aprile del 1817 diede alle stampe la quarta e ultima versione delle ''Ultime lettere di Jacopo Ortis'' (l'opera coincide sostanzialmente con quella zurighese dell'anno precedente), accompagnate da una breve ''Notizia'' e da una selezione di capitoli della traduzione del ''[[Viaggio sentimentale]]'' [[Laurence Sterne|sterniano]].
I primi tempi dell'esilio inglese furono piuttosto felici, il primo impatto addirittura entusiasmante. Le nuove amicizie e la fama di cui godeva oltremare sorpresero il poeta: «da che toccai l'Inghilterra ebbi lieta ogni cosa [...]. Qui per la prima volta mi sono avveduto ch'io non sono affatto ignoto a' mortali; e mi veggo accolto come uomo che godesse già da un secolo di bella fama e illibata», scrisse all'amica [[Quirina Mocenni Magiotti]] una settimana dopo il suo arrivo.<ref>Lettera del 19 settembre 1816, in ''Epistolario VII'', EN XX, 1970, p. 11.</ref>
Nel 1817 morì a Venezia la madre (28 aprile), e Foscolo si occupò soprattutto della situazione delle Isole Ionie, scrivendo tre articoli, ''Stato politico delle Isole Jonie'', ''Mémoires sur l'éducation publique aux Isles Ioniennes'' e ''Come ottenere modifiche alla costituzione delle Isole Ionie''. Pensò anche di seguire in Grecia il cugino Dionisio Bulzo che, giunto in Inghilterra come «membro di una delegazione della Repubblica Ionia, aveva l'incarico di presentare al Reggente la sua nuova Costituzione». Cadde però da cavallo in luglio e non poté partire.<ref>A. Granese, cit., pp. 270-271; le parole citate sono di Granese, a p. 271.</ref>
Durante il periodo londinese Foscolo si dedicò prevalentemente all'attività editoriale e giornalistica e si impegnò nello studio storico-critico di alcuni momenti, testi e personaggi della [[Storia della letteratura italiana|letteratura italiana]], soprattutto [[Dante]], [[Francesco Petrarca|Petrarca]] e [[Giovanni Boccaccio|Boccaccio]].<ref>{{cita|Pecchio|pp. 202-205}}.</ref>
Risalgono a questi anni, oltre al quarto ''Ortis'', nuovi saggi sulle traduzioni omeriche, l'elaborazione di ''Le Grazie'' e le incompiute ''Lettere scritte d'Inghilterra'' ('16-'18), di cui una parte edita postuma con il titolo il ''Gazzettino del bel mondo'', l'incompleta ''Lettera apologetica'', ritrovata da [[Giuseppe Mazzini|Mazzini]] e da lui stesso pubblicata dopo la morte di Foscolo,<ref>M. Palumbo, ''Foscolo'', Bologna 2010, p. 10.</ref> i celebri ''Essays on Petrarch'' (1821, II ed. 1823), il ''Discorso storico sul testo del Decamerone'' (1825) e il ''Discorso sul testo della Commedia di Dante'' (1826). Inoltre una trentina di saggi critici, scritti per essere tradotti in inglese e pubblicati sulle riviste periodiche britanniche<ref>[http://air.unimi.it/bitstream/2434/46730/1/Paolo_Borsa_-_Per_l%27edizione_del_Foscolo_inglese.pdf Paolo Borsa, ''Per l'edizione del Foscolo "inglese"''] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20140528010208/http://air.unimi.it/bitstream/2434/46730/1/Paolo_Borsa_-_Per_l%27edizione_del_Foscolo_inglese.pdf|data=28 maggio 2014 }}, in ''Prassi ecdotiche. Esperienze editoriali su testi manoscritti e testi a stampa'', a c. di A. Cadioli e P. Chiesa, Milano, Cisalpino, 2008, pp. 299-335.</ref>, tra cui si segnalano la serie delle ''Epoche della lingua italiana''<ref>Cfr. [http://air.unimi.it/bitstream/2434/224900/2/Borsa_-_Appunti_edizione_Epoche_lingua_italiana_Foscolo.pdf P. Borsa, ''Appunti per l'edizione delle 'Epoche della lingua italiana' di Ugo Foscolo''] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20140715052441/http://air.unimi.it/bitstream/2434/224900/2/Borsa_-_Appunti_edizione_Epoche_lingua_italiana_Foscolo.pdf|data=15 luglio 2014 }}, in "Studi italiani", 47-48, 1-2 (2013), pp. 123-149 [ISSN 1121-0621 - ISSN 1724-1596].</ref> e l'articolo noto con il titolo italiano di ''Antiquarj e Critici'' (1826)<ref>Cfr. [http://air.unimi.it/bitstream/2434/214149/6/Ugo_Foscolo_-_Antiquarj_Antiquarians_-_ed_critica_Paolo_Borsa_rev.pdf Ugo Foscolo, ''Antiquarj e Critici. On the Antiquarians and Critics'', edizione critica bilingue a cura di Paolo Borsa], prima ristampa riveduta e corretta, Milano, Ledizioni, 2012 (La ragione critica, 1) - ISBN 978-88-95994-13-0</ref>. Foscolo venne accolto nei circoli [[Whig (Regno Unito)|liberali]], e all'inizio guadagnò bene con le proprie attività.<ref name=Corriere>{{cita web|url=http://archiviostorico.corriere.it/2003/agosto/27/Che_latin_lover_quello_Jacopo_co_0_030827077.shtml|titolo=Che latin lover quello Jacopo Ortis|accesso=6 maggio 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150927022505/http://archiviostorico.corriere.it/2003/agosto/27/Che_latin_lover_quello_Jacopo_co_0_030827077.shtml}}</ref>
[[File:Ugo Foscolo Memorial St Nicholas Churchyard Chiswick from end.JPG|thumb|left|Memoriale di Foscolo a Londra, tomba del poeta dal 1827 al 1871]]
Ben presto, la vita troppo signorile,
====Morte e posterità====
Povero e debole, gli venne diagnosticata una malattia al fegato, esito probabile di [[tubercolosi miliare]]<ref name=Londra/>, che fece peggiorare ulteriormente le sue condizioni di vita; decise dunque di trasferirsi nel piccolo sobborgo londinese di [[Turnham Green]], dove si ammalò di [[edema polmonare acuto|idropisia polmonare]], stadio finale della malattia, e venne inutilmente operato per due volte dal medico italiano che lo assisteva.<ref>{{cita web|url=http://www.classicitaliani.it/bios/bio010.htm|titolo=Eugenio Donadoni, ''Vita di Ugo Foscolo''|accesso=6 maggio 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20181022040342/http://www.classicitaliani.it/bios/bio010.htm}}</ref> Ugo Foscolo morì infine il 10 settembre del 1827 a quarantanove anni; la figlia, che lo accudì fino all'ultimo, morì circa due anni dopo a soli 24 anni.<ref name=Corriere/>
Fu sepolto nel cimitero di [[Chiswick]], a spese del banchiere [[quacchero]] Gurney, suo amico<ref>{{cita|Pecchio|p. 240}}.</ref>. Nella tomba gli furono messe due monete di rame sugli occhi, secondo un rituale greco antico.<ref>Pellegrino Artusi, ''Vita di Ugo Foscolo'', p. 270</ref> La tomba, recentemente restaurata, porta incisa erroneamente l'età di cinquanta anni. Le sue [[cremazione|ceneri]]<ref>Venne cremato probabilmente dopo la riesumazione o forse furono le ossa stesse a essere traslate in Santa Croce; cfr. Pellegrino Artusi, p. 271-274</ref>, nel 1871, furono traslate nella Basilica di Santa Croce a [[Firenze]], tempio di quelle ''itale glorie'' che lui stesso aveva celebrato nel [[Carme (poesia)|carme]] ''Dei sepolcri'', con i versi «Ma più beata ché in un tempio accolte / Serbi l'itale glorie, uniche forse / Da che le mal vietate Alpi e l'alterna / Onnipotenza delle umane sorti / Armi e sostanze t'invadeano ed are / E patria e, tranne la memoria, tutto».<ref>Sepolcri, vv. 180-185</ref>.
I resti del Foscolo tornarono così alla sua patria, come egli aveva desiderato<ref>''straniere genti, almen l'ossa rendete / allora al petto della madre mesta'', da ''In morte del fratello Giovanni'', vv. 13-14</ref>, con una grande celebrazione voluta dal nuovo [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]].<ref>{{cita web|url=http://ricerca.gelocal.it/trentinocorrierealpi/archivio/trentinocorrierealpi/2010/12/07/AT6PO_AT604.html|titolo=L'arduo viaggio delle ceneri di Foscolo|accesso=6 maggio 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170419192732/http://ricerca.gelocal.it/trentinocorrierealpi/archivio/trentinocorrierealpi/2010/12/07/AT6PO_AT604.html}}</ref><ref>Artusi, p. 264</ref> Sopra alla tomba, ai piedi della statua realizzata da [[Antonio Berti]], che lo ritrae, fu posta ad opera del governo fascista nel 1939 una targa che ne celebra il valore, che recita: “Le ossa di Ugo Foscolo morto a Londra il X settembre MDCCCXXVII sepolto nel cimitero di Chiswick restituite dall’Inghilterra nel giugno del MDCCCLXXI e deposte in questo tempio che la poesia dei Sepolcri aveva consacrato alla memoria dei grandi d’Italia trovano finalmente per volontà del governo fascista e del comune di Firenze l’auspicato degno riposo. XXVII aprile MCMXXXIX XVII<ref>{{Cita web|url=https://www.chicksandtrips.net/chi-e-sepolto-in-santa-croce/|titolo=Santa Croce a Firenze: Chi è sepolto nella Basilica|autore=Francesca|sito=Chicks and Trips|data=29 ottobre 2017|lingua=it|accesso=20 febbraio 2024}}</ref>”.
[[File:Santa Croce Foscolo.jpg|thumb|180px|Il monumento funebre in Santa Croce]]
Ferma restando la grandezza del poeta, secondo la studiosa irlandese [[Lucy Riall]]<ref name=riall>Lucy Riall, ''Garibaldi: invention of a hero'', Yale University Press, 2007, p.4</ref> la grande glorificazione di Foscolo a opera del [[Regno d'Italia (1861-1946)|nuovo governo italiano]] era parte della creazione di un ''pantheon'' di eroi laici (a cui poi seguiranno le celebrazioni di figure come quella di [[Garibaldi]]) come auspicato dal poeta stesso nei ''Sepolcri'', per la [[religione civile]] della nuova Italia in contrasto con la Chiesa per la [[questione romana]].<ref name=riall/>
Del Foscolo ci resta anche un ricchissimo ''Epistolario'', documento molto importante della sua vita tumultuosa, anticipatrice (come quella di altri contemporanei) della figura dell{{'}}''[[George Gordon Byron#Eroe byroniano|eroe romantico]]'' alla [[George Gordon Byron|Byron]] e alla [[Percy Bysshe Shelley|Shelley]] (morti comunque prima di lui, nonostante appartenessero alla generazione successiva); la figura di Foscolo fu spesso identificata con quella del suo personaggio, Jacopo Ortis, dai tratti certo autobiografici nel carattere.<ref>Introduzione a Ugo Foscolo, ''Le grandi opere'', a cura di Giuseppe Leonelli, Newton Compton, 2013, [https://books.google.it/books?id=yVkiAgAAQBAJ&pg=PT15&dq=foscolo+e+ortis+alter+ego&hl=it&sa=X&ved=0CCUQ6AEwAWoVChMIlPSC_snExwIVAS4UCh0ZCw2M#v=onepage&q=foscolo%20e%20ortis%20alter%20ego&f=false estratto] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20160304234907/https://books.google.it/books?id=yVkiAgAAQBAJ&pg=PT15&dq=foscolo+e+ortis+alter+ego&hl=it&sa=X&ved=0CCUQ6AEwAWoVChMIlPSC_snExwIVAS4UCh0ZCw2M#v=onepage&q=foscolo%20e%20ortis%20alter%20ego&f=false|data=4 marzo 2016}}</ref> Anche per questo, come già l'[[Vittorio Alfieri|Alfieri]] e [[Dante]], Foscolo venne nel [[Risorgimento]] considerato come una sorta di "[[profeta|vate]]" della [[Patria]] italiana e della sua [[libertà]], specialmente grazie all'ammirazione per le sue idee politiche nutrita da [[Giuseppe Mazzini]].<ref>Mario Pazzaglia, ''Antologia della letteratura italiana'', Ugo Foscolo</ref><ref>''L'uomo nuovo'' in: [[Indro Montanelli]], ''L'Italia giacobina e carbonara'', Rizzoli, Milano 1972</ref> Il Foscolo letterato ispirerà invece molti scrittori e poeti, come [[Giacomo Leopardi]], [[Alessandro Manzoni]], [[Mario Rapisardi]] e [[Giosuè Carducci]].
== Pensiero e poetica ==
{{citazione|L'armonia / vince di mille secoli il silenzio|Ugo Foscolo, ''Dei Sepolcri'', vv. 233-234}}
Foscolo aderì con convinzione alle teorie [[illuminismo|illuministiche]] di stampo [[materialismo|materialistico]] e [[meccanicismo|meccanicistico]] (in particolare il materialismo di [[Thomas Hobbes]], [[Paul Henri Thiry d'Holbach]], [[Diderot]] ed [[Helvétius]], e il [[sensismo]] di [[Étienne Bonnot de Condillac|Condillac]]). Tali teorie, da una parte, contenevano elementi rasserenanti in quanto allontanavano le [[superstizione|superstizioni]], ma dall'altra determinarono in lui l'angoscia davanti al "nulla eterno"<ref>"Vagar mi fai co' miei pensieri su l'orme che vanno al nulla eterno" (''Alla sera'', v.8-9)</ref>, all'oblio che avvolge l'uomo dopo la morte.<ref>''Dei sepolcri'', v. 18</ref> Foscolo, infatti, si può definire [[ateo]] e [[razionalista]], ma non [[noncredenza|areligioso]]. In lui il [[pessimismo]] e l'ansia di eternità si agitano dando un tono drammatico
Volendo recuperare alcuni valori spirituali in non
{{citazione|''Illusioni!'' grida il filosofo. - Or non è tutto illusione? tutto! Beati gli antichi che si credeano degni de' baci delle immortali dive del cielo; che sacrificavano alla Bellezza e alle Grazie; che diffondeano lo splendore della divinità su le imperfezioni dell'uomo, e che trovavano il BELLO ed il VERO accarezzando gli idoli della lor fantasia! ''Illusioni!'' ma intanto senza di esse io non sentirei la vita che nel dolore, o (che mi spaventa ancor più) nella rigida e nojosa indolenza: e se questo cuore non vorrà più sentire, io me lo strapperò dal petto con le mie mani, e lo caccerò come un servo infedele.|Ugo Foscolo, ''Ultime lettere di Jacopo Ortis''<ref>lettera del 15 maggio 1798</ref>}}
[[File:Canova-Three Graces 0 degree view.jpg|thumb|[[Antonio Canova]], le ''[[Tre Grazie (Canova)|Tre Grazie]]'']]
Foscolo, oltre all'inquietudine tipicamente [[preromanticismo|preromantica]], è molto legato all'estetica [[neoclassicismo|neoclassica]]. Il poeta fa frequente ricorso alla mitologia - così come [[Giambattista Vico]], recuperando [[evemerismo|la teoria]] di [[Evemero]], per cui gli dèi furono eroi e persone illustri, resi immortali dai poeti e dagli uomini comuni -, vede nella [[Grecia]] classica non solo la propria origine, ma anche il rifugio ideale di serenità (il "mito dell'Ellade"), lontano dal mondo dilaniato dalle guerre, ma sempre con lo sguardo rivolto alla realtà (''Le Grazie''); dal punto di vista formale utilizza spesso gli [[endecasillabi]].<ref name="Sambugar" /> Il suo neoclassicismo è profondamente spiritualizzato, lontano da vagheggiamenti stilizzati di gusto archeologico e decorativo. La vicinanza con Alfieri gli fa concepire l'arte sempre impegnata anche in funzione civile, come già era stato per Parini: i tre letterati saranno tra i simboli più frequenti dei risorgimentali. Dallo [[storicismo]] di Vico riprende anche l'idea che gli uomini primitivi, i quali nelle origini vivevano allo stato ferino, attraverso la religione, i matrimoni e la sepoltura sono gradualmente pervenuti alla civiltà.<ref>"Dal dì che nozze tribunali ed are..."; ''Dei sepolcri'', vv. 91 e sgg.)</ref><ref>''Le Grazie'', Inno I, vv. 28-395 è ispirata alla descrizione dei "bestioni" primitivi, descritti da Vico nella ''Scienza nuova''</ref>
Foscolo, influenzato dalle tragiche vicende del suo tempo, non nutre più la fiducia nel progresso e nell'umanità degli illuministi, ma descrive gran parte del mondo come regredito a una "foresta di belve"<ref>Ortis, ''Lettera di Ventimiglia, 19-20 febbraio 1799''</ref>, riprendendo le idee di [[Niccolò Machiavelli|Machiavelli]] e [[Thomas Hobbes|Hobbes]]<ref>Foscolo, ''Orazione sull'origine e i limiti della giustizia''</ref>; questo gli provoca, dati i suoi ideali umanitari, un conflitto doloroso, perché il cambiamento presupponeva la rivoluzione e la rivoluzione portava comunque la guerra e la violenza fratricida.<ref>M. Pazzaglia, Note a Ugo Foscolo in Letteratura italiana</ref><ref>cfr. il sonetto ''Non son chi fui, perì di noi gran parte'' e il discorso pronunciato da Parini nell'Ortis, nella ''Lettera del 4 dicembre 1798''</ref>
Come molti intellettuali dell'epoca, Foscolo fu anche [[Massoneria|massone]], iniziato nella "Loggia Reale Amalia Augusta" di [[Brescia]].<ref>{{cita web|url=http://www.freemasons-freemasonry.com/goethe-massoneria-01.html|titolo=Goethe massone e poeta|accesso=6 maggio 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20191029223940/http://www.freemasons-freemasonry.com/goethe-massoneria-01.html}}</ref>
== Manoscritti autografi ==
Fuggendo in Svizzera nel maggio del 1815, Foscolo affidò i suoi libri e gran parte dei manoscritti a [[Silvio Pellico]] il quale li vendette, qualche anno prima del suo arresto, all'amica del poeta [[Quirina Mocenni Magiotti]] e inviò il ricavato al Foscolo, nascondendosi, per delicatezza, nell'anonimato. Dalla Magiotti il fondo finì per pervenire alla Biblioteca Nazionale di Firenze, dove è tuttora conservato.<ref>[https://www.jstor.org/discover/10.2307/20860791?uid=3738296&uid=2129&uid=2&uid=70&uid=4&sid=21103398626153 Eraldo Bellini, ''Pellico, Foscolo e la «donna gentile''»].</ref>
L'altro gruppo di manoscritti, formatosi soprattutto durante l'esilio, passò in eredità alla figlia Floriana e poi al canonico spagnolo, esule in Inghilterra, [[Miguel de Riego]], che li vendette a un gruppo di estimatori del Foscolo - tra i quali [[Gino Capponi]] - e da questi alla [[Biblioteca Labronica]] di Livorno.<ref name=Londra>[http://www.internetculturale.it/opencms/directories/ViaggiNelTesto/foscolo/a23.html Gli ultimi anni di Foscolo] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20130422034609/http://www.internetculturale.it/opencms/directories/ViaggiNelTesto/foscolo/a23.html#|data=22 aprile 2013 }}.</ref>
Altri autografi sono conservati alla [[Biblioteca Braidense]] di [[Milano]], alla Universitaria di Pavia, alla [[Biblioteca di storia moderna e contemporanea|Biblioteca di Storia moderna e contemporanea di Roma]]. Variamente sparse sono le lettere del Foscolo, mentre gli autografi dei ''Sepolcri'', delle ''Odi'', dei ''Sonetti'' e dell{{'}}''Ortis'' furono a suo tempo distrutti dallo stesso poeta. Dei sonetti esistevano già molte copie stampate, spesso con divergenze minime nei testi, non potendo consultare l'originale.<ref>cfr. i versi finali di ''In morte del fratello Giovanni'',
{{Vedi anche|Opere di Ugo Foscolo}}
=== Componimenti poetici ===
* ''Ai novelli repubblicani'', ode (1797)
* ''[[A Bonaparte liberatore]]'', ode (1797)
* ''[[A Luigia Pallavicini caduta da cavallo]]'', ode (1800)
* ''[[All'amica risanata]]'', ode (1802)
* ''[[Non son chi fui, perì di noi gran parte]]'', sonetto (1802)
* ''[[Che stai?]]'', sonetto (1802)
* ''[[Te nudrice alle Muse]]'', sonetto (1802)
* ''[[E tu ne' carmi avrai perenne vita]]'', sonetto (1802)
* ''[[Perché taccia il rumor di mia catena]]'', sonetto (1802)
* ''[[Così gl'interi giorni in lungo incerto]]'', sonetto (1802)
* ''[[Meritamente, però ch'io potei]]'', sonetto (1802)
* ''[[Solcata ho fronte]]'', sonetto (1802)
* ''[[Alla sera]]'', sonetto (1803)
* ''[[A Zacinto]]'', sonetto (1803)
* ''[[Alla Musa]]'', sonetto (1803)
* ''[[In morte del fratello Giovanni]]'', sonetto (1803)
* ''[[Dei sepolcri]]'', carme (1807)
* ''[[Le Grazie (Foscolo)|Le Grazie]]'', poemetto incompiuto (1803-1827)
=== Romanzi e scritti in prosa ===
* ''[[Sesto tomo dell'io]]'', romanzo autobiografico (
* ''[[Ultime lettere di Jacopo Ortis]]'', romanzo epistolare (
=== Opere teatrali ===
* ''[[Tieste (Foscolo)|Tieste]]'', tragedia (
* ''[[
* ''[[
* ''[[Ricciarda (Foscolo)|Ricciarda]]'', tragedia (1813)
=== Altri scritti ===
* ''Epistolario'' (1794-1827)
* ''Esame su le accuse contro Vincenzo Monti'' (1798)
* ''Discorso su la Italia'' (1799)
* ''[[Orazione a Bonaparte pel Congresso di Lione]]'' (1802)
* ''[[
* ''Della poesia, dei tempi e della religione di Lucrezio'' (1803) - frammenti
* ''[[Viaggio sentimentale]]'', traduzione del romanzo di [[Laurence Sterne]], iniziata nel 1805 e pubblicata nel 1813 dall'editore Molini, sotto lo pseudonimo di Didimo Chierico
* ''[[Notizia intorno a Didimo Chierico]]'' (1813), allegata alla precedente
* ''Esperimento di traduzione della Iliade di Omero'', comprendente la traduzione del primo libro del poema [[Omero|omerico]] (1807)
* ''[[Dell'origine e dell'ufficio della letteratura]]'' (1809)
* ''[[Ipercalisse]]'' (1810), sotto lo pseudonimo di Didimo Chierico
* ''Ragguaglio d'un'adunanza dell'Accademia de' Pitagorici'' (1810), sotto lo pseudonimo di Didimo Chierico
* ''[[Discorso sul testo della Divina Commedia]]'' (1818)
* ''Saggio sulla letteratura contemporanea in Italia'' (1818)
* ''[[Essays on Petrarch]]''
* ''[[Discorso storico sul testo del Decamerone]]''
* ''[[Della nuova scuola drammatica in Italia]]'', incompiuto
* ''Lettera apologetica'' (1825)
== Note ==
== Bibliografia ==
*''Atti dei convegni foscoliani'', Roma, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, 3 voll., 1988.
* [[Pellegrino Artusi]], ''Vita di Ugo Foscolo. Note al Carme dei Sepolti'', [[Casa Editrice Barbèra]], Firenze 1878.
* [[Walter Binni]], ''Ugo Foscolo: storia e poesia'', [[Giulio Einaudi Editore|Einaudi]], Torino 1982 (Piccola biblioteca Einaudi; 428).
* [[Luigi Carrer]], ''Prose edite e inedite di Ugo Foscolo'', Venezia, Co' tipi del Gondoliere, 1852.
* [[Lanfranco Caretti]], ''Foscolo: persuasione e retorica'', Nistri-Lischi, Pisa 1996 (Saggi di varia umanità; 32).
*
* Claudio Chiancone, ''La scuola di Cesarotti e gli esordi del giovane Foscolo'', Pisa, Edizioni ETS, 2012.
* Federigo Gilbert de Winckels, ''Vita di Ugo Foscolo'', Verona, Münster, 1885-1898, 3 voll..
* Christian Del Vento, ''Un allievo della rivoluzione. Ugo Foscolo dal «noviziato poetico» al «nuovo classicismo» (1795-1806)'', Bologna, CLUEB, 2003.
* [[Mario Fubini]], ''Ortis e Didimo. Ricerche e interpretazioni foscoliane'', [[Feltrinelli]], Milano 1963.
* Mario Fubini, ''Ugo Foscolo'', Firenze, La Nuova Italia, 1967.
* [[Carlo Emilio Gadda]], ''Il guerriero, l'amazzone, lo spirito della poesia nel verso immortale del Foscolo'', 1958.
* [[Alberto Granese]], ''Ugo Foscolo. Tra le folgori e la notte'', Salerno, Edisud, 2004.
* [[Oreste Macrì]], ''Semantica e metrica dei Sepolcri del Foscolo'' 2ª ed. corr. e aumentata, [[Bulzoni editore]], Roma 1995 (L'analisi letteraria; 19) (1ª ed. 1978).
* [[Mario Martelli]], ''Ugo Foscolo. Introduzione e guida allo studio dell'opera foscoliana. Storia e antologia della critica'', Firenze, Le Monnier, 1969.
* Giuseppe Nicoletti, ''Foscolo'', [[Salerno Editrice]], Roma 2006, ISBN 978-88-8402-522-7.
* Matteo Palumbo, ''Foscolo'', il Mulino, Bologna, 2010, ISBN 978-88-15-13212-3.
* {{cita libro|autore=[[Giuseppe Pecchio]]|titolo=Vita di Ugo Foscolo scritta da Giuseppe Pecchio|anno=1830|editore=G. Ruggia|città=Lugano|sbn=LO1E003078|cid=Pecchio}}
* [[Bruno Rosada]], ''La giovinezza di Niccolò Ugo Foscolo'', Padova, Antenore, 1992.
* [[Michele Saponaro]], ''Foscolo'', Milano, Garzanti, 1943.
* {{Cita libro|autore=[[Maria Antonietta Terzoli]]|titolo=Foscolo|città=Roma-Bari|editore=Editori Laterza|anno=2000|isbn=88-420-6173-5|cid=Terzoli}}
* Eric Reginald Vincent, ''Ugo Foscolo esule fra gli inglesi'', a c. di U. Limentani, Firenze, Le Monnier, 1954.
== Voci correlate ==
* [[Opere di Ugo Foscolo
* [[Ultime lettere di Jacopo Ortis]]
* [[Isabella Teotochi Albrizzi]]
* [[
* [[Giuseppe Olivi (naturalista)|Giuseppe Olivi]]
* [[Elogio dell'abate Giuseppe Olivi]]
* [[Jacopo Antonio Vianelli]]
* [[Preromanticismo]]
== Altri progetti ==
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== Collegamenti esterni ==
* {{collegamenti esterni}}
* {{cita web|url=http://books.google.it/books?id=iBJKAAAAIAAJ&printsec=frontcover&hl=it&source=gbs_ge_summary_r&cad=0#v=onepage&q&f=false|titolo=G. Pecchio, ''Vita di Ugo Foscolo'', 1830}}
* {{cita web|http://www.italialibri.net/autori/foscolou.html|Approfondimento 1}}
* {{cita web|1=http://www.crs4.it/Letteratura/Sonetti/Sonetti.html|2=Approfondimento ai sonetti con testo integrale|accesso=25 novembre 2006|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20061008092929/http://www.crs4.it/Letteratura/Sonetti/Sonetti.html#}}
* [https://web.archive.org/web/20070506113604/http://www.bibliotecaitaliana.it/ScrittoriItalia/catalogo/browse/autore-autore.xq?autore=Foscolo,%20Ugo ''Prose''] (1912, 1913 e 1920), testi integrali in più volumi dalla collana digitalizzata "Scrittori d'Italia" [[Casa editrice Giuseppe Laterza & figli|Laterza]]
* [http://www.intratext.com/Catalogo/Autori/AUT561.HTM Opere di Ugo Foscolo], testi con concordanze, lista delle parole e lista di frequenza
*
*
*
*
*
* {{cita web|http://www.poesiedautore.it/niccolo-ugo-foscolo|poesie di Niccolò Ugo Foscolo}}
;Alcune edizioni digitalizzate
*{{cita libro|autore=Ugo Foscolo|data=1809|titolo=Dei sepolcri|url=https://gutenberg.beic.it/webclient/DeliveryManager?pid=6059669&custom_att_2=simple_viewer&search_terms=DTL11&pds_handle=|città=Piacenza|editore=dai torchj del Majno }}
*{{cita libro|autore=Ugo Foscolo|data=1912|titolo=Opere. Prosa|volume=1|url=https://gutenberg.beic.it/webclient/DeliveryManager?pid=1822978&custom_att_2=simple_viewer&search_terms=DTL4&pds_handle=|città=Bari|editore=G. Laterza }}
*{{cita libro|autore=Ugo Foscolo|data=1913|titolo=Opere. Prosa|volume=2|url=https://gutenberg.beic.it/webclient/DeliveryManager?pid=1823663&custom_att_2=simple_viewer&search_terms=DTL4&pds_handle=|città=Bari|editore=G. Laterza }}
*{{cita libro|autore=Ugo Foscolo|data=1920|titolo=Opere. Prosa|volume=3|url=https://gutenberg.beic.it/webclient/DeliveryManager?pid=1824364&custom_att_2=simple_viewer&search_terms=DTL4&pds_handle=|città=Bari|editore=G. Laterza }}
*{{cita libro|autore=Ugo Foscolo|data=1837|titolo=Opere (antologie)|url=https://gutenberg.beic.it/webclient/DeliveryManager?pid=3136289&custom_att_2=simple_viewer&search_terms=DTL9&pds_handle=|città=Parigi|editore=Baudry, Libreria Europea }}
*{{cita libro|autore=Ugo Foscolo|data=1802|titolo=Ultime lettere di Jacopo Ortis|url=https://gutenberg.beic.it/webclient/DeliveryManager?pid=6043160&custom_att_2=simple_viewer&search_terms=DTL10&pds_handle=|città=[Milano]|editore=[Stamperia e fonderia del Genio Tipografico] }}
{{Ugo Foscolo}}
{{Romanticismo}}
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{{Portale|biografie|guerre napoleoniche|letteratura|Risorgimento|teatro}}
[[Categoria:Autori romantici]]
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[[Categoria:Critici letterari italiani del XIX secolo]]
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[[Categoria:Militari italiani del XIX secolo]]
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[[Categoria:Personalità commemorate con funerali di Stato]]
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[[Categoria:Scrittori atei]]
[[Categoria:Scrittori di viaggio]]
[[Categoria:Sepolti nella basilica di Santa Croce]]
[[Categoria:Studenti dell'Università degli Studi di Padova]]
[[Categoria:Traduttori dal greco antico]]
[[Categoria:Traduttori dal latino]]
[[Categoria:Traduttori dall'inglese all'italiano]]
[[Categoria:Traduttori italiani]]
[[Categoria:Ugo Foscolo| ]]
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