Diocleziano: differenze tra le versioni
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{{Magistrato romano
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|immagine = Istanbul - Museo archeol. - Diocleziano (284-305 d.C.) - Foto G. Dall'Orto 28-5-2006.jpg
|legenda = Ritratto di Diocleziano, [[Musei archeologici di Istanbul|Museo Archeologico di Istanbul]]
|titolo = [[Imperatore romano]]
|tribunicia potestas = rivestita 22 volte: la prima il 20 novembre del 284, poi il 10 dicembre del 284 e in seguito annualmente ogni 10 di dicembre fino al [[304]]<ref name="Kienast268">Kienast, "Römische Kaisertabelle. Grundzüge einer römischen Kaiserchronologie", p. 268; Buonopane, ''Manuale di epigrafia latina'', p. 296</ref>
|inizio regno = 20 novembre [[284]] (da solo)<br />dal 1º aprile 286 come [[Augusto (titolo)|Augusto]] d'Oriente con [[Massimiano]] come Augusto d'Occidente<ref>{{Cita|Barnes 1982|p. 4}}.</ref>
|fine
|predecessore = [[Carino]]
|successore = [[Costanzo Cloro]] e [[Galerio]]
|nome completo = ''Gaius Aurelius Valerius Diocletianus''
|cognomina ex virtute = ''[[Adiabenicus]]'' nel 298 (I);<ref name="AE1890, 66">{{AE|1890|66}}.</ref> ''[[Armeniacus Maximus]]'' nel 298 (I);<ref name="AE1890, 66"/>''[[Britannicus Maximus]]'' nel 297 (I);<ref name="CILXVI, 157">{{CIL|16|157}}.</ref> ''[[Carpicus Maximus]]'' nel 296 (I)<ref name="AE1890, 66"/> e quattro iterazioni nel periodo 301-304 (V);<ref name="CILXVI, 157"/>''[[Germanicus Maximus]]'' nel 285 (I),<ref name="Imp285a">{{CIL|14|128}} (p 613).</ref> nel 286 (II), nel 287 (III), nel 288 (IV), nel 293 (V) e nel 299 (VI);<ref name="AE1890, 66"/>''[[Gothicus Maximus]]'' nel 294 (I);<ref name="DioclezianoGothicus">{{AE|1995|1345}}; {{AE|1936|10}}. Il titolo, che non avrà mai carattere ufficiale, non comparirà più nei documenti ufficiali posteriori al 301.</ref>''[[Medicus Maximus]]'' nel 298 (I);<ref name="AE1890, 66"/>''[[Persicus Maximus]]'' nel 290 (I)<ref name="CILIII, 5810">{{CIL|3|5810}}.</ref> e 298 (II);<ref name="AE1890, 66"/><ref name="CILIII, 5810"/> ''[[Restitutor orbis]]'' e ''[[Conservator orbis]]'' nel 286 (I) e 293 (II);<ref name="DioclezMassRestOrbis">{{CIL|3|14148}},11; {{CIL|3|13578}}; {{CIL|3|22}}.</ref><ref name="Conservator Diocletianus">RIC VI 299; Depeyrot 2/3; Calicó 4524.</ref> ''[[Sarmaticus Maximus]]'' nel 289 (I), 292 (II), 294 (III) e nel 299 (IV).<ref name="CILIII, 6151">{{CIL|3|6151}}.</ref>
|altrititoli = ''[[Augusto (titolo)|Augustus]]'' (nel 284<ref name="Scarre197"/>), ''[[Pater Patriae]]'' (nel 284<ref name="Scarre197"/>), ''[[Iovius]]'' (nel 286<ref name="Scarre197"/>)
|salutatio imperatoria = 21 volte: la prima il 20 novembre del 284, poi annualmente ogni 20 di novembre fino al 304<ref name="Kienast268"/>
|luogo di nascita = [[Doclea (città)|Doclea]] o [[Salona]]<ref>{{Cita|Barnes 1982|p. 31}}; {{cita|Bowman 2005|p. 68}}; {{Cita|Williams 1997|p. 32}}.</ref>
|data di nascita = 22 dicembre [[244]]<ref name="BIRTH"/>
|luogo di morte = [[Spalato]], nel [[Palazzo di Diocleziano|proprio palazzo]]
|data di morte = [[313]]<ref name="DEATH"/>
|sepoltura =
|dinastia = [[Tetrarchia di Diocleziano|Tetrarchia]]
|padre =
|madre =
|procuratore = ''Dux Moesiae'' (comandante militare in Mesia)
|coniuge 1 = [[Prisca]]
|figli = [[Galeria Valeria]]
|consolato = dieci volte: nel [[284]] (I), [[285]] (II), [[287]] (III), [[290]] (IV), [[293]] (V), [[296]] (VI), [[299]] (VII), [[303]] (VIII), [[304]] (IX) e [[308]] (X).
|pontificato massimo = dal [[284]]<ref name="Scarre197"/>
}}
{{Militare
|Nome = Diocle<br>''Gaio Aurelio Valerio Diocleziano''
|Immagine = Ritratto di diocleziano, villa doria-pamphili.jpg
|Didascalia = [[Ritratto di Diocleziano]]
|Data_di_nascita = 22 dicembre 244
|Data_di_morte = 313
|Nato_a = [[Doclea (città)|Doclea]] o [[Salona]]
|Morto_a = [[Spalato]]
|Cause_della_morte = naturali
|Religione = [[Religione romana]]
|Etnia = Illirico
|Nazione_servita = [[Impero romano]]
|Forza_armata = [[Esercito romano]]
|Grado = [[Augusto (titolo)|Augusto]] (''[[Dominato|Dominus Noster]]'')
|Guerre = * [[Guerre romano-germaniche]]
* [[Crisi del III secolo]]
* [[Guerre romano-persiane]]
|Campagne = * [[Campagna sasanide di Caro e Numeriano]]
* [[Campagne sasanidi di Galerio]]
* [[#Guerra contro Carino|Guerra contro Carino]]
|Battaglie = [[Battaglia del fiume Margus]]
|Comandante_di = [[Esercito romano]]
|Innovazioni = * [[Riforma dioclezianea dell'esercito romano]]
* [[Tetrarchia di Diocleziano|Riforma tetrarchica]]
}}
{{Bio
|Nome = Gaio Aurelio Valerio
|Cognome = Diocleziano
|PostCognomeVirgola = nato '''Diocle'''
|PreData = {{latino
|Sesso = M
|LuogoNascita =
|LuogoNascitaLink = Doclea (città)
|LuogoNascitaAlt = o [[Salona]]
|GiornoMeseNascita = 22 dicembre
|AnnoNascita = 244
|NoteNascita = <ref name=BIRTH>{{Cita|Barnes 1982|pp. 30
|LuogoMorte = Spalato
|GiornoMeseMorte =
|AnnoMorte =
|NoteMorte = <ref name=DEATH>
|Epoca = 300
|Attività = imperatore
|Nazionalità = romano
|PostNazionalità = che governò dal 20 novembre
}}
Nato in una famiglia di umili origini della [[Dalmazia (provincia romana)|provincia romana della Dalmazia]], Diocle (questo il suo nome originario)
Con l'avvento di Diocleziano ebbe fine il periodo noto come [[crisi del III secolo]], caratterizzato dal punto di vista politico da una fase di torbidi interni ([[anarchia militare]]), protrattasi per quasi un cinquantennio e che vide succedersi un elevato numero di imperatori la cui ascesa e permanenza al potere dipese esclusivamente dalla volontà dell'esercito. Per porre fine a questa instabilità, divenuta ormai pericolosa per la sopravvivenza dell'impero, Diocleziano mise in atto una serie di profonde riforme politiche e amministrative, tra cui risalta sotto quest'ultimo aspetto la condivisione dell'impero tra più colleghi. L'impero infatti divenne una tetrarchia della quale rimaneva capo indiscusso lo stesso Diocleziano.
A tal fine, nel 285 scelse come collega in qualità di co-imperatore il commilitone [[Massimiano]], conferendogli per l'appunto il titolo di [[Augusto (titolo)|Augusto]] e assegnandogli la metà occidentale dell'Impero (riservando per sé quella orientale). Il 1º marzo 293 completò l'architettura istituzionale associando ai due Augusti due [[Cesare (titolo)|Cesari]] (una sorta di vice-imperatori) nelle persone di [[Galerio]] e [[Costanzo Cloro|Costanzo]], dando così vita alla cosiddetta «[[Tetrarchia di Diocleziano|tetrarchia]]», il «governo dei quattro»: ciascun Augusto avrebbe governato su metà dell'impero coadiuvato dal proprio Cesare, al quale avrebbe delegato il governo di metà del proprio territorio e che gli sarebbe succeduto (come nuovo Augusto) dopo venti anni di governo, nominando a sua volta un nuovo Cesare.<ref name="Tetrarchia">{{cita|Aurelio Vittore, ''De Caesaribus''|39.30}}; {{cita|Lattanzio|''De mortibus persecutorum'', 18}}.</ref>
Separò l'amministrazione civile da quella militare rafforzandole entrambe e riorganizzò la suddivisione amministrativa dello Stato, aumentando il numero delle province a seguito del frazionamento di quelle esistenti, rivelatesi troppo estese e giudicate quindi di difficile gestione. Eresse a nuovi centri amministrativi le città di [[Nicomedia]], [[Mediolanum]], [[Sirmio]] e [[Augusta Treverorum|Treviri]] ritenendoli, a causa della loro vicinanza alle turbolente frontiere dell'impero, luoghi più idonei da cui coordinarne le difese rispetto all'antica capitale [[Roma (città antica)|Roma]]. Completò l'evoluzione in senso autocratico della figura istituzionale dell'imperatore (un processo di trasformazione iniziato più marcatamente sotto i [[dinastia dei Severi|Severi]] e perdurato per tutto il III secolo), che sotto l'aspetto sostanziale comportò il passaggio dalla fase di governo detta del «[[Principato (storia romana)|principato]]» a quella del «[[dominato]]», la quale si manifestò attraverso l'elevazione dell'imperatore al di sopra delle masse attraverso l'introduzione di un cerimoniale di corte molto elaborato. Governò prescindendo dalla volontà del [[Senato romano|Senato]] e difatti non si recò se non una sola volta a [[Roma]] durante tutto il corso del suo impero. Il ricorso a una politica architettonica caratterizzata dalla realizzazione di imponenti opere edili (tipica del periodo tetrarchico) fece da cornice a questa evoluzione autocratica.
Per rendere le frontiere più sicure, Diocleziano intraprese una serie di campagne militari vittoriose nei confronti dei [[Sarmati]] e dei [[Carpi (popolo)|Carpi]] tra il 285 e il 299 e contro gli [[Alemanni]] nel 288. All'interno sedò a più riprese una ribellione in [[Egitto (provincia romana)|Egitto]] nel 297 e nel 298. Sostenne inoltre il proprio Cesare Galerio nelle campagne da questi condotte [[Campagne sasanidi di Galerio|contro i Sasanidi]] (che culminarono nel 298 con il sacco della capitale nemica, [[Ctesifonte]]), negoziando poi direttamente con i Persiani una pace vantaggiosa e duratura.
La crescita dell'apparato amministrativo conseguente alla riorganizzazione delle province, l'aumento degli effettivi dell'esercito dovuto al costante stato di guerra e alla necessità di mantenere sicuri i confini e infine l'ambizioso programma edilizio richiesero una radicale riforma del sistema di tassazione fiscale volta a garantire la copertura delle ingenti spese che la costosa politica dioclezianea comportava. Pertanto a partire dal 297 (come attestato da un'iscrizione rinvenuta in Egitto) l'imposizione fiscale venne fondamentalmente incentrata sul pagamento per individuo e per lotto di terra.<ref>{{cita|Le Glay-Voisin-Le Bohec 2002|p. 442}}.</ref> Tuttavia non tutte le riforme di Diocleziano ebbero gli effetti sperati e alcune di esse fallirono mentre l'imperatore era ancora al potere come l{{'}}''[[Editto sui prezzi massimi]]'' (301), il cui scopo era di controllare l'[[inflazione]] (dovuta alla svalutazione monetaria) tramite l'introduzione di prezzi calmierati, che fu invece contro-produttivo e rapidamente inattuato.
Inoltre, subito dopo la propria abdicazione, Diocleziano dovette assistere impotente al crollo del sistema tetrarchico, in quanto la tetrarchia, che diede l'impressione di essere un sistema di governo molto efficiente finché il suo ideatore si mantenne al potere, non di meno collassò all'indomani della sua abdicazione in conseguenza delle mire dinastiche di [[Massenzio]] e [[Costantino I|Costantino]], figli rispettivamente di Massimiano e Costanzo Cloro. Infine la politica religiosa anticristiana perseguita da Diocleziano tra il 303 e il 311 con una [[persecuzione di Diocleziano|persecuzione]] che risultò la più violenta che sia mai stata attuata contro i cristiani, non riuscì a debellare il cristianesimo, che anzi a partire dal 311 (l'[[editto di Serdica]]) soppiantò gradatamente il paganesimo fino a divenire religione ufficiale dell'impero nel 380 con l'[[editto di Tessalonica]].
Malgrado questi fallimenti sulla sua opera riformatrice può essere espresso un giudizio sostanzialmente positivo, perché riuscì indubbiamente, se non ad arrestare, almeno a rallentare notevolmente il processo di decadimento cui era soggetto l'Impero romano a partire dalla morte dell'imperatore [[Settimio Severo]] e che nel corso del III secolo aveva subìto una pericolosa accelerazione. Cosicché il ventennio dioclezianeo puntellò lo Stato romano dotandolo degli strumenti di carattere istituzionale, amministrativo, finanziario e militare (perfezionati poi da [[Costantino]]) idonei a consentirgli di esistere come grande potenza almeno per gran parte del IV secolo.
== Biografia ==
=== Origini e carriera militare ===
[[File:Salona - amphitheatre - panorama.jpg|left|upright=1.4|thumb|[[Anfiteatro romano di
Di Diocleziano non si conosce con certezza né il luogo, né la data di nascita. Certamente nato in [[Dalmazia
Le origini umili, che non dovettero consentirgli un'educazione di alto livello, costituiscono probabilmente il motivo della mancanza di notizie sui suoi primi anni. Prima del
Riguardo alla carriera militare di
=== Ascesa al
==== Morte di Numeriano ====
[[File:NumerianusAntoninianus.jpg|thumb|upright=0.8|Moneta recante l'
Nel
Quando l'esercito fece tappa
I generali e i tribuni romani si riunirono per deliberare sulla successione, e scelsero Diocle come imperatore.<ref name=BNSCE4 /><ref name="bowman68">{{cita|Bowman
Questa tradizionale narrazione degli avvenimenti non è del tutto accolta dalla critica storica: già [[Edward Gibbon]] sosteneva<ref>E. Gibbon, ''Decadenza e caduta dell'impero romano'' I, 12.</ref> che Apro fu ucciso «senza dargli tempo di entrare in una pericolosa giustificazione» e la stessa pubblica protesta di innocenza di Diocleziano durante la cerimonia di investitura<ref>Aurelio Vittore, ''Liber de Caesaribus'', 39; Eutropio IX, 20.</ref> appare sospetta e dimostra almeno che la colpevolezza di Apro non doveva essere così scontata come fu poi fatta apparire. È possibile che Diocleziano sia stato a capo di una congiura dei generali che si liberarono sia di Numeriano, giovane più votato alla poesia che alle armi,<ref>SHA, ''Vita Numeriani'', 11; E. Gibbon, cit. I, 12: «Vinse tutte le corone contro [[Nemesiano]]
Poco dopo la morte di Apro, Diocle mutò il proprio nome nel più latinizzante «Diocleziano»,<ref>Corcoran, "Before Constantine", 39.</ref> adottando il nome di Gaio Aurelio Valerio Diocleziano.<ref>{{Cita|Barnes 1982|p. 31
==== Guerra contro Carino ====
[[File:Montemartini - Carino cropped.JPG|thumb|left|upright=0.8|Testa in marmo da una statua di [[Marco Aurelio Carino]], figlio di Caro e avversario di Diocleziano nella [[battaglia del fiume Margus]]]]
Rimaneva da risolvere la divisione del potere con il fratello maggiore di Numeriano, [[Marco Aurelio Carino|Carino]], che dopo la morte del padre si era rapidamente diretto a [[Roma (città antica)|Roma]]<ref name=BNSCE4 /> e aveva assunto il consolato per la terza volta nel
Diocleziano assunse a sua volta il consolato, e scelse [[Lucio Cesonio Ovinio Manlio Rufiniano Basso|Cesonio Basso]] come collega.<ref name=BNSCE5/><ref name="bowman69"/><ref name=P280>Potter, 280.</ref><ref>{{Cita|Southern 2001|p. 134
Introducendo il nuovo sistema di governo
=== Regno (284-305) ===
Diocleziano potrebbe essere stato impegnato a combattere i [[Quadi]] e i [[Marcomanni]] immediatamente dopo la [[battaglia del fiume Margus]]
==== Diarchia (285-293) ====
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| caption_right = [[Giove (divinità)|IOVI]] CONSE-RVATORI ORBIS, [[Giove (divinità)|Giove]] in piedi verso sinistra, tiene la [[Vittoria (divinità)|Vittoria]] su un globo nella mano destra; uno scettro nella sinistra.
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| footer = 4.49 gr, 6 h ([[zecca di Cizico]]), coniato nel
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| caption_right = [[Giove (divinità)|IOVI]] CONS-ERVAT, [[Giove (divinità)|Giove]] in piedi di fronte, la testa verso sinistra, tiene un fulmine ed uno scettro; [[zecca di Ticinum|T(ertia oficina) XXI T]].
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| footer = 22 mm, 3.80 gr, 5 h ([[zecca di Ticinum]], terza officina) del
| position = right
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}}
L'idea di una sovranità condivisa non era certo nuova nell'Impero romano. [[Augusto]], il primo imperatore, aveva condiviso il potere con i propri colleghi, e forme più ufficiali di co-imperatore esistettero da [[Marco Aurelio]] (161-180) in poi.<ref name="corcoran40" /><ref>{{Cita|Williams 1997|pp. 48-49
La relazione tra Diocleziano e Massimiano fu rapidamente ridefinita in termini religiosi. Nel
===== Primi conflitti con germani e sarmati del medio-basso Danubio (285) =====
Dopo
===== La questione persiana (286-287) =====
[[File:BahramIICroppedCoinHistoryofIran.jpg|left|thumb|upright=0.8|Moneta del re dei re
Nell'inverno 285-286 Diocleziano,
===== Massimiano viene promosso ''Augusto'' (286) =====
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| caption_right = [[concordia (divinità)|CONCORDIA]] [[Augusto (titolo)|AVGGG]], due imperatori uno di fronte all'altro, si stringono la mano destra; in esergo SPC.
| width = 250
| footer = 23 mm, 4.24 g, 5 h (terza officina, zecca in Britannia: ''[[zecca di Londinium|Londinium]]'' o ''[[zecca di Camulodunum|Camulodunum]]''), coniato forse nel
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}}
{{Coin image box 1 double
| header = [[Carausio]]: [[Antoniniano]]<ref>[[Roman Imperial Coinage|RIC]] V pt. 2, 1; N. Shiel, "Carausius et Fratres Sui
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| image = File:CARAUSIUS RIC V pt. 2.1- 621074.jpg
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| caption_right = [[pace (divinità)|PAX]] [[Augusto (titolo)|AVGGG]], la [[Pace (divinità)|Pace]] in piedi verso sinistra, tiene un ramo d'olivo e uno scettro verticale; in esergo S P/C.
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}}
Spinto
===== Nuovi successi su Germani e Sarmati (287
L'anno successivo (
Di ritorno in Oriente, Diocleziano si trovò nuovamente impegnato in
===== Tra Oriente e Occidente (290-293) =====
{{Doppia immagine|left|Istanbul - Museo archeol. - Diocleziano (284-305 d.C.) - Foto G. Dall'Orto 28-5-2006 (cropped enhanced).jpg|135|MSR - Tête de l'empreur Maximien Hercule - Inv 34 b (cropped).jpg|135|Testa di Diocleziano, ''Augusto Giovio'' ([[Musei archeologici di Istanbul]])|Testa di [[Massimiano]], ''Augusto Erculeo'' ([[Museo Saint-Raymond]])}}
In Oriente, Diocleziano
In Occidente
L'incontro tra Diocleziano
==== Tetrarchia (293
===== Nascita della tetrarchia (293) =====
{{
{{Doppia immagine|right|Romuliana Galerius head.jpg|158|
Qualche tempo dopo il suo
Secondo il nuovo modello della tetrarchia l'[[Imperatore d'oriente|Augusto d'Oriente]] (Diocleziano) governerebbe le province d'[[Asia (provincia romana)|Asia]], di [[Bitinia e Ponto]], di [[Galazia (provincia romana)|Galazia]], di [[Licia e Panfilia]], di [[Cilicia (provincia romana)|Cilicia]], di [[Cappadocia (provincia romana)|Cappadocia]], di [[Cipro (provincia romana)|Cipro]], di [[Siria (provincia romana)|Siria]], di [[Giudea romana|Giudea]], d'[[Arabia (provincia romana)|Arabia Petrea]], d'[[Egitto (provincia romana)|Egitto]] e di [[Creta e Cirene|Cirenaica e Creta]] [solo la [[Cirenaica]]]; il [[Cesare (titolo)|Cesare d'Oriente]] ([[Galerio]]) governerebbe le province di [[Creta e Cirene|Cirenaica e Creta]] [solo [[Creta (Grecia)|Creta]]], d[[Acaia (provincia romana)|'Acaia]], d'[[Epiro (provincia romana)|Epiro]], di [[Macedonia (provincia romana)|Macedonia]], di [[Tracia (provincia romana)|Tracia]], della [[Mesia superiore]], della [[Mesia inferiore]], di [[Dacia (provincia romana)|Dacia]], di [[Dalmazia (provincia romana)|Dalmazia]], di [[Pannonia inferiore]] e di [[Pannonia superiore]]; l'[[Imperatore d'Occidente|Augusto d'Occidente]] ([[Massimiano]]) governerebbe l'[[Italia romana|Italia]] e le province d'[[Africa (provincia romana)|Africa]], di [[Mauretania Cesariense]], di [[Sicilia (provincia romana)|Sicilia]], di [[Sardegna e Corsica]], d'[[Alpi Cozie (provincia romana)|Alpi Cozie]], di [[Norico (provincia romana)|Norico]] e di [[Rezia (provincia romana)|Rezia]]; il [[Cesare (titolo)|Cesare d'Occidente]] ([[Costanzo Cloro]]) governerebbe le province d'[[Alpi Marittime (provincia romana)|Alpi Marittime]], d'[[Alpi Pennine (provincia romana)|Alpi Pennine]], di [[Gallia Narbonense]], di [[Gallia Lugdunense]], di [[Gallia Aquitania]], di [[Gallia Belgica]], di [[Germania superiore]], di [[Germania inferiore]], di [[Britannia (provincia romana)|Britannia]], di [[Tarraconense|Spagna Tarraconense]], di [[Lusitania (provincia romana)|Spagna Lusitana]], di [[Betica|Spagna Betica]] e di [[Mauretania (provincia romana)|Mauretania Tingitana]].
Questo nuovo assetto dello Stato che si era venuto a determinare a seguito dell'associazione di un ''cesare'' a ciascun ''augusto'' è comunemente denominato [[Tetrarchia di Diocleziano|tetrarchia]], termine derivante dal [[lingua greca|greco antico]] e il cui significato consiste nel «dominio dei quattro».<ref>Southern, 145.</ref> I tetrarchi era più o meno sovrani nei loro territori; viaggiavano avendo al proprio seguito una vera e propria corte imperiale (composta, tra l'altro, da amministratori e segretari) nonché un esercito personale.<ref>Corcoran, "Before Constantine", 45–46; Williams, 67.</ref> Rinsaldarono maggiormente il legame tra loro grazie a un'accorta politica di matrimoni combinati e legami di sangue: Diocleziano e Massimiano (i due ''Augusti'') si consideravano spiritualmente come due fratelli e [[adozione nell'antica Roma|adottarono formalmente]] Galerio e Costanzo (già loro generi), come rispettivi figli, nel 293. Queste relazioni implicavano una linea di successione in virtù della quale Galerio e Costanzo sarebbero divenuti ''Augusti'' dopo l'abbandono di Diocleziano e Massimiano. Il legame tra i tetrarchi fu ulteriormente saldato da vincoli matrimoniali: Galerio sposò la figlia di Diocleziano, [[Galeria Valeria|Valeria]], mentre Costanzo la figliastra di Massimiano, [[Flavia Massimiana Teodora|Teodora]]; a sua volta [[Massenzio]], primogenito di Massimiano, prese in moglie [[Valeria Massimilla]], figlia di Galerio, mentre [[Costantino I|Costantino]], primogenito di Costanzo, ebbe promessa la mano di [[Fausta]], figlia di Massimiano, e fu inviato alla corte di Diocleziano a Nicomedia per essere introdotto all'arte militare e di governo: secondo un'interpretazione moderna, avvalorata da un passo di Lattanzio,<ref>[[#cite ref-374|'''^''']] Lactantius, ''De Mortibus Persecutorum'' 18.7–9.</ref> i due rampolli erano predestinati ad assurgere al titolo di ''Cesare''.<ref>Barnes, ''Constantine and Eusebius'', 8–9.</ref>
=====
La vittoria riportata da [[Costanzo Cloro]], nel 293, sugli alleati [[franchi]] del ribelle [[Carausio]] nella regione compresa tra gli estuari del [[Reno]] e della [[Schelda]], procurò a Diocleziano la quinta acclamazione come "''[[Germanicus maximus]]''".<ref>Barnes, ''New Empire'', p. 255.</ref> Il successo di Costanzo costituiva la conclusione di una serie di operazioni militari, da lui intraprese in Gallia già prima di divenire ''Cesare'', volte a privare Carausio delle sue basi di appoggio nel continente e che ebbero nella sanguinosa espugnazione di [[Boulogne-sur-Mer|Boulogne]], al termine di un lungo assedio, uno dei passaggi cruciali. La perdita della Gallia determinò la caduta di Carausio che venne assassinato e sostituito da un suo collaboratore, [[Alletto]]. Quest'ultimo si fece animatore della resistenza della Britannia per altri tre anni, finché l'isola non fu sottoposta a un'invasione che nel giro di poco tempo represse la ribellione separatista.<ref>Jill Harries, ''Imperial Rome''.</ref> I principali responsabili della rivolta furono messi a morte dopo essere stati definitivamente sconfitti, presso l'odierna [[Farnham (Surrey)|Farnham]], dal prefetto del pretorio di Costanzo, [[Giulio Asclepiodoto]], mentre Alletto fu ucciso nel pieno della battaglia.<ref>''Panegyrici Latini'' IV (8), 16.4-5.</ref> Lo stesso Costanzo, dopo lo sbarco avvenuto nel sud-est dell'isola, entrò a ''[[Londinium]]'' ([[Londra]]), precedentemente saccheggiata dai disertori franchi di Alletto, dove fu accolto come un liberatore. Per tale evento furono coniate a [[Treviri]] una serie di medaglioni aurei che sul rovescio commemoravano Costanzo come ''Redditor Lucis Aeternae ''("restauratore della luce eterna"), associata all'effigie della personificazione di ''Londinium'' che inginocchiata attende, appena fuori le mura cittadine, proprio Costanzo sopraggiunge in sella al suo cavallo.<ref>Williams, 74</ref> Al seguito della riconquista della Britannia, i tetrarchi assunsero simultaneamente il titolo di ''[[Britannicus maximus]]''.<ref>Roberto 2014, p. 105.</ref>
===== Rivolta in Egitto (293-298) =====
[[File:Philae, Trajan's Kiosk, Aswan, Egypt, Oct 2004.jpg|left|thumb|upright=1.4|Tempio traianeo sull'isola di [[Templi di File|File]], il nuovo confine meridionale tra [[Nobati]] e [[Blemmi]] e la [[Egitto (provincia romana)|provincia romana d'Egitto]]<ref name=BNCE1718/>]]
Tra il 293 e il 294, Galerio, subito dopo la sua nomina a Cesare, si impegnò a reprimere una rivolta locale nell'[[Alto Egitto]].<ref>Roberto, ''Diocleziano'', pp. 99-100.</ref> Due anni dopo (295) si spostò in [[Siria (provincia romana)|Siria]] per contrastare una nuova minaccia proveniente dall'[[impero sasanide]].<ref name=BNSCE17/> Nel frattempo, in Egitto cominciò a diffondersi un profondo malcontento, causato dalla decisione di Diocleziano di equiparare il livello della tassazione a quello delle altre province romane, che successivamente degenerò in una vera e propria rivolta popolare, scoppiata subito dopo la partenza di Galerio.<ref>Barnes, ''Constantine and Eusebius'', 17. Vedi anche Southern, 160, 338.</ref> A capo dei disordini si impose [[Domizio Domiziano]], il quale, autoproclamandosi ''augustus'' nel luglio/agosto del 297, divenne di fatto un usurpatore che riuscì tuttavia a raccogliere il consenso della maggior parte dell'Egitto, compresa [[Alessandria d'Egitto|Alessandria]].<ref name="BNSCE17">Barnes, ''Constantine and Eusebius'', 17.</ref> La reazione di Diocleziano non si fece attendere: recatosi personalmente in Egitto, l'imperatore ristabilì l'ordine a cominciare dalla [[Tebaide (Egitto)|Tebaide]] (autunno 297),<ref name="pymwoj" /> poi si mosse verso Alessandria, che venne posta sotto assedio. Con la morte di Domiziano nel dicembre del 297,<ref>DiMaio, "Domitius".</ref> Diocleziano riprese il controllo sull'intero Egitto con l'eccezione di Alessandria le cui difese (predisposte dal precedente ''corrector'' [[Aurelio Achilleo]])<ref>Barnes, ''Constantine and Eusebius'', 17; DiMaio, "Domitius".</ref> le consentirono di resistere fino al marzo del 298, quando, dopo essersi arresa, fu sottoposta a un saccheggio. Una volta sedata la ribellione, riprese la regolare navigazione lungo le coste del [[Mar Rosso]], ma si decise di abbandonare e affidare ai [[Nobati]], come ''[[foederati]]'' contro i [[Blemmi]], i territori del [[Dodecascheno]].<ref>[[Procopio di Cesarea]], ''Guerre: persiana, vandalica e gotica'', I, 19; Robert B. Jackson, ''At Empire's Edge. Exploring Rome's Egyptian Frontier'', p. 152; Mazzarino, p. 588.</ref>
Diocleziano approfittò della sua presenza in Egitto per riformare la burocrazia della provincia e disporre un censimento della popolazione,<ref>Barnes, ''Constantine and Eusebius'', 17–18; Southern, 150.</ref> privando in tale occasione Alessandria, colpevole di aver aderito alla rivolta, della possibilità di [[Zecca d'Alessandria d'Egitto|battere moneta]].<ref name=mjhujr>Southern, 150.</ref> Le riforme dell'assetto burocratico attuate da Diocleziano, combinandosi con quelle apportate da [[Settimio Severo]], snellirono i procedimenti amministrativi egiziani al punto da assimilarli a quelli delle altre province dell'Impero.<ref>Harries, 173.</ref> Sempre durante il soggiorno egiziano, Diocleziano risalì il corso del Nilo nell'estate del 298, visitando [[Ossirinco]] ed [[Elefantina]].<ref name=mjhujr/> In Nubia, stipulò un trattato di pace con le popolazioni dei [[Nobati]] e dei [[Blemmi]], in virtù del quale queste ultime, a fronte di un donativo annuale in oro, resero possibile lo spostamento della frontiera sino a [[Templi di File|File]]. Nell'autunno del 298, Diocleziano lasciò l'Egitto dirigendosi in Siria (dove giunse nel febbraio del 299), incontrandosi quindi con Galerio in [[Mesopotamia (provincia romana)|Mesopotamia]].<ref name=BNCE1718>Barnes, ''Constantine and Eusebius'', 17–18.</ref>
===== Lungo i ''limes'' occidentali di Reno e Africa (297-302) =====
{{vedi anche|limes renano|limes africano}}
[[File:Sbeitla 10.jpg|thumb|left|upright=1.2|Arco trionfale della tetrarchia a [[Sbeitla]] ([[Tunisia]])]]
Nel 297, terminata la riorganizzazione della Britannia di concerto con il proprio ''Augusto'' Massimiano, Costanzo Cloro avviò il ripopolamento del territorio un tempo abitato dai [[Batavi]], con i Franchi Sali provenienti dalla [[Frisia (regione storica)|Frisia]].<ref name="Grant284">Grant, p. 284.</ref> L'anno seguente (298), ancora il ''Cesare'' Costanzo, cui era stata affidata la frontiera renana, inflisse una pesante sconfitta a una coalizione di tribù Alemanne in due importanti scontri ([[battaglia di Lingones]] e [[battaglia di Vindonissa]]), che garantirono il rafforzamento di questo tratto di confine almeno per qualche decennio.<ref name="Grant284" />
{{Citazione|Nello stesso periodo il cesare Costanzo Cloro combatté in Gallia con fortuna. Presso i [[Lingoni]] in un solo giorno sperimentò la cattiva e la buona sorte. Poiché i barbari avanzavano velocemente, fu costretto ad entrare in città, e per la necessità di chiudere le porte tanto in fretta, da essere issato sulle mura con delle funi, ma in sole cinque ore arrivando l'esercito fece a pezzi circa sessantamila Alemanni.|[[Eutropio]], ''Breviarium ab urbe condita'', 9, 23.}}
Per queste vittorie di Costanzo, i tetrarchi si appuntarono un'iterazione del titolo "''[[Germanicus maximus]]''", la quinta per Diocleziano,<ref name="AE1890, 66"/><ref name="Scarre197" /><ref>{{cita|Seston 1946|p. 111}}.</ref> mentre nell'anno 302 sembra si svolse una seconda [[Battaglia di Vindonissa|battaglia presso Vindonissa]], da cui, nuovamente, Alemanni e Burgundi uscirono sconfitti, ma con ogni probabilità dovrebbe trattarsi dello stesso combattimento del 298.<ref name="Southern214" />
Lungo il ''limes'' africano, le fonti riferiscono di una rivolta scoppiata nel 293 tra i [[Quinquegentiani]], che fu domata solo quattro anni più tardi da Massimiano.<ref>Eutropio, ''Breviarium ab urbe condita'', 9.22.</ref> Questi, infatti, partito per la [[Mauretania (provincia romana)|Mauretania]] verso la fine del 297 (con un esercito eterogeneo formato da contingenti della [[guardia pretoriana]], [[legione romana|legionari]] di [[Aquileia romana|Aquileia]], Egiziani e Danubiani, [[Truppe ausiliarie dell'esercito romano|ausiliari]] galli e germani e reclute della [[Tracia]]),<ref>Barnes, ''New Empire'', p. 59.</ref> respinse le tribù dei [[Mauri (Mauretania)|Mauri]]<ref>''Panegyrici latini'', III, 17; IV, 5-6; VI, 8; VIII, 6.</ref> e debellò quelle dei Quinquegentiani, che erano penetrati anche in [[Numidia]].<ref>Eutropio, ''Breviarium ab urbe condita'', 9.23.</ref> Sempre nel 297 Massimiano diede inizio a una sanguinosa offensiva contro i [[Berberi]] che si protrasse per molto tempo.<ref>Barnes, ''Constantine and Eusebius'', p. 16; Barnes, ''New Empire'', p. 59.</ref> Non contento di averli ricacciati nelle loro terre d'origine tra le montagne dell'[[Atlante (catena montuosa)|Atlante]], da dove avrebbero potuto proseguire le incursioni, Massimiano si avventurò in profondità nel territorio nemico infliggendo loro quante più devastazioni possibili a scopo punitivo, respingendoli fino al [[Deserto del Sahara|Sahara]]. L'anno successivo (298) rinforzò le difese della frontiera africana dalle Mauritanie alla [[Africa (provincia romana)|provincia d'Africa]].<ref>Grant, p. 274.</ref>
===== Lungo il ''limes'' danubiano (293
{{vedi anche|limes danubiano}}
{{Coin image box 1 double
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| image = File:Galerius Argenteus 295 859322.jpg
| caption_left = [[Galerio|MAXIMIANVS]] [[Cesare (titolo)|CAES]], testa laureata a destra con drappeggio sulle spalle.
| caption_right = [[Sarmaticus|VICTORIA SARMAT]], i quattro [[Tetrarchia di Diocleziano|tetrarchi]] sacrificano sopra un tripode davanti
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| footer = 18 mm, 3.33 g, coniato nel
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}}
Diocleziano trascorse la primavera del 293
</ref> Nello stesso periodo sarebbero collocabili ulteriori successi sulle popolazioni barbariche, questa volta dei [[Goti]]<ref>Grant, p. 287.</ref>, tanto che i tetrarchi assunsero il titolo di "''[[Gothicus maximus]]''".<ref name="DioclezianoGothicus" />
Nel 295 e nell'estate del 296 Diocleziano
Più tardi nel 299, Diocleziano e Galerio, una volta terminate le [[Campagne sasanidi di Galerio|operazioni in Oriente]], tornarono presso il confine danubiano della [[Mesia|Mesia inferiore]] per contrastare i Carpi,<ref name="CILXVI, 157"/> i [[Bastarni]] e i Sarmati (o presumibilmente i [[Roxolani]]).<ref>Eutropio, ''Breviarium ab urbe condita'', 9.25.</ref> Anche in tale occasione i prigionieri vennero trasferiti in territorio romano, obbligandoli a stanziarvisi (nella Pannonia a nord del fiume [[Drava]], come asserito da [[Ammiano Marcellino]]<ref>Ammiano Marcellino, ''Res Gestae'', 27.5.5.</ref>). La recente disfatta inflitta alle tribù sarmatiche valse a procurare a Diocleziano la quarta acclamazione a "''[[Sarmaticus maximus]]''".<ref name="AE1890, 66" />
Nel 302, a seguito del forzato rientro di Diocleziano in Oriente, la direzione delle operazioni sul Danubio passò a Galerio che portò a termine felicemente il compito affidatogli.<ref>Carrie & Rousselle, ''L'Empire Romain'', 163–164</ref> Al momento della sua abdicazione (305), Diocleziano era riuscito a rendere più sicure le frontiere per l'intera lunghezza del Danubio, dotandole di un nuovo e articolato sistema difensivo caratterizzato da nuove fortezze, teste di ponte, ampie strade e città munite di mura, e rinforzando le guarnigioni con l'invio di quindici o più legioni a pattugliare la regione. A conferma di ciò un'iscrizione rinvenuta a ''[[Sexaginta Prista]]'', sul basso Danubio, esaltava la restaurata ''tranquilitas'' della regione.<ref>Carrié & Rousselle, ''L'Empire Romain'', 164</ref> Questa politica di rafforzamento delle frontiere comportò sforzi enormi e dispendiosi, ma i costi sostenuti furono ampiamente compensati dai vantaggi conseguiti sul piano della difesa e della sicurezza se si considera l'importanza nevralgica della regione danubiana.<ref>Williams, 77.</ref>
===== Guerra con la Persia (296-298) =====
{{vedi anche|Campagne sasanidi di Galerio|limes orientale|Strata diocletiana}}
;Offensiva persiana e controffensiva romana
Nel 294
[[File:Arch-of-Galerius-1.jpg|thumb|upright=1.4|Dettaglio di [[Galerio]] che attacca [[Narsete di Persia|Narsete]] sull'[[arco di Galerio|omonimo arco]] di [[Tessalonica]] ([[Grecia]]), sede dove Galerio effettuò i suoi principali atti amministrativi<ref>Rees, ''Diocletian and the Tetrarchy'', 14; Southern, 151.</ref>]]
Con una simile disposizione d'animo risultò inevitabile che Narsete
Galerio
;Negoziati di pace
[[File:Arch-of-Galerius-2.jpg|left|thumb|upright=1.4|Gli ''Augusti'' sono seduti, circondati dai rispettivi ''Cesari''. A sinistra si vede un gruppo di prigionieri sasanidi, due dei quali hanno il culto dell'imperatore. La composizione si concentra sulla compassione
==== Diocleziano e il Cristianesimo (
{{vedi anche|Persecuzione dei cristiani sotto Diocleziano}}
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[[File:ChristPeterPaul.jpg|thumb|upright=1.0|[[Catacombe dei Santi Marcellino e Pietro]] lungo la [[Via Labicana]]. Cristo tra [[San Pietro|Pietro]] e [[Paolo di Tarso|Paolo]]. Ai loro lati i martiri Gorgonio, Pietro, Marcellino e Tiburzio.]]
Dopo la conclusione della [[pace di Nisibis]], Diocleziano e Galerio tornarono ad [[Antiochia di Siria]].<ref>Southern, 151.</ref> Durante quell'anno (nel 299), gli imperatori presero parte a una cerimonia religiosa culminante in un sacrificio a scopo divinatorio. Ma gli [[aruspice|aruspici]] non furono in grado di leggere le viscere degli animali sacrificati e accusarono di ciò i Cristiani presenti all'interno della corte imperiale. Gli imperatori pertanto, ordinarono che tutti i membri della corte eseguissero un sacrificio purificatorio, estendendo successivamente la richiesta all'intero esercito, stabilendo l'espulsione dai ranghi per coloro che si fossero rifiutati.<ref>Lactantius, ''De Mortibus Persecutorum'' 10.1–5; Barnes, "Sossianus Hierocles", 245; Barnes, ''Constantine and Eusebius'', 18–19; Burgess, "Date of the Persecution", 157–58; Helgeland, "Christians and the Roman Army", 159; Liebeschuetz, 246–8; {{Cita|Odahl 2004|p. 65}}.</ref> Diocleziano era un conservatore in materia religiosa, rispettoso dei valori tradizionali della [[mitologia romana|religione romana]] compreso il rito della purificazione religiosa.<ref>Barnes, ''Constantine and Eusebius'', 20; Corcoran, "Before Constantine", 51; {{Cita|Odahl 2004|pp. 54–56 e 62}}.</ref> Tuttavia [[Eusebio di Cesarea|Eusebio]], [[Lattanzio]] e [[Costantino I|Costantino]] ritenevano che fosse Galerio (animato da mire politiche) a istigare Diocleziano a infierire [[Persecuzione dei cristiani sotto Diocleziano|contro i Cristiani]].<ref>Lactantius, ''De Mortibus Persecutorum'' 10.6, 31.1; Eusebius, ''Historia Ecclesiastica'' 8, a1, 3; Constantine, ''Oratio ad Coetum Sanctum'' 22; Barnes, ''Constantine and Eusebius'', 19, 294.</ref> Si ebbe così un'inversione di tendenza rispetto alla politica di tolleranza perseguita in precedenza dal governo imperiale.<ref name=BCE19>Barnes, ''Constantine and Eusebius'', 19.</ref>
Antiochia fu la residenza
===== Grande persecuzione (303-305) =====
[[File:Martyrsinscription.jpg|left|thumb|upright=1.0|I nomi di quattro martiri della "grande persecuzione" - Zoticos, Attalos, Kamasis, Filippos - sulla loro tomba, nella cripta della chiesa paleocristiana di [[
Diocleziano
La persecuzione
:a) il rogo dei libri sacri, la confisca dei beni delle chiese e la loro distruzione;<ref name="Barnes22">Barnes, ''Constantine and Eusebius'', 22; Liebeschuetz, 249–50.</ref>
:b) il divieto per i
:c) la perdita di carica e privilegi per i cristiani di alto rango, l'impossibilità di raggiungere onori
:d) l'arresto di alcuni funzionari statali.<ref>August Frannzen, ''Breve Storia della Chiesa'', 1987, Editrice Queriniana</ref>
[[File:Persecuzioni di Diocleziano.jpg|thumb|upright=1.4|[[Acquaforte]] di [[Jan Luyken]] raffigurante la ''Persecuzione degli imperatori Diocleziano e Massimiano'' (Eeghen 686)]]
Forse per l'iniziale scarsa animosità nei confronti della persecuzione da parte di Diocleziano, che voleva magari verificarne gli esiti personalmente prima di dover intervenire su larga scala, stranamente l'editto impiegò quasi due mesi per arrivare in Siria e quattro per essere reso pubblico in Africa. Nelle varie parti dell'
Eusebio definirà una vera guerra gli anni che seguirono: molti furono i ''[[lapsi]]'', ma anche i martiri.<ref>La stima del numero totale di vittime è estremamente difficile: C. Lepelley (''I cristiani e l'Impero romano'' in AA.VV., ''Storia del Cristianesimo'' – Vol. 1 a cura di L. Pietri ''Il nuovo popolo: dalle origini al 250'', 2003, Borla / Città Nuova, Roma, p. 248) sostiene che fino a prima della persecuzione di Decio i martiri sarebbero stati «diverse migliaia». Le cifre non dovettero variare molto in seguito: secondo W.H.C. Frend (''Martyrdom and Persecution in the Early Church'', 1965, Basil Blackwell, Oxford, p. 413) furono probabilmente centinaia sotto Decio; per la "grande persecuzione", A. Marcone (''La politica religiosa'' in AA.VV. ''Storia di Roma'' - vol. 3 ''L'età tardoantica'', tomo I ''Crisi e trasformazioni'', 1993 Einaudi, Torino, p. 239) ritiene abbastanza attendibile la cifra di 91 vittime fornita da Eusebio per la sola provincia di Siria Palestina. Solidoro Maruotti riporta una stima complessiva di 18
La persecuzione prese forma in un periodo nel quale il
All'abdicazione di Diocleziano, nel
==== Riforme ====
===== Tetrarchica e ideologica =====
{{vedi anche|Tetrarchia di Diocleziano}}
[[File:Peristyle of Diocletian's Palace, Split Diocleziano vide il suo compito come quello di un restauratore, un'autorità il cui dovere era di riportare l'impero alla pace, di ridare stabilità e giustizia dove le orde dei barbari avevano portato devastazione.<ref>Potter, 294–95.</ref> Egli si assunse la responsabilità di irreggimentare, centralizzare l'autorità politica in modo massiccio. Egli impose un sistema di valori verso il pubblico spesso diverso e poco ricettivo da parte dei provinciali.<ref>Potter, 298.</ref> Nella propaganda imperiale del periodo, la storia recente minimizzò e distorse il significato dei tetrarchi come "restauratori". I successi di Aureliano vennero ignorati, la rivolta di Carausio fu retrodatata al regno di [[Gallieno]], rendendo implicito che il progetto dei tetrarchi producesse la sconfitta di Aureliano dei Palmireni; il periodo tra Gallieno e Diocleziano venne di fatto cancellato. La storia dell'impero romano prima della tetrarchia venne interpretato come un periodo di guerre civili, dispotismo selvaggio e collasso imperiale.<ref name=oqujbw>Potter, 296–98.</ref> In quelle iscrizioni che recavano i loro nomi, Diocleziano e gli altri tetrarchi vennero indicati come "restauratori dell'intero mondo",<ref>''Inscriptiones Latinae Selectae'' 617, tradotta in Potter, p. 296.</ref> uomini che riuscirono a "sconfiggere le nazioni dei barbari, dando la tranquillità ai loro mondi".<ref>''Inscriptiones Latinae Selectae'' 641, tradotto in Potter, p. 296.</ref> Diocleziano venne indicato come il "fondatore della pace eterna".<ref>''Inscriptiones Latinae Selectae'' 618, tradotta in Potter, p. 296. Vedi anche Millar, p. 182, sul trionfalismo tetrarchico nel Vicino Oriente.</ref> La tematica della restaurazione era congiunto con l'enfasi sull'unicità e sul genio degli stessi tetrarchi.<ref name=oqujbw/>
Le città maggiormente utilizzate quali [[Sedi imperiali romane|sedi imperiali]] di questo periodo furono: ''[[Mediolanum]]'' ([[Milano]]), ''[[Augusta Treverorum]]'' ([[Treveri]]), ''[[Arelate]]'' ([[Arles]]), ''[[Sirmium]]'' ([[Sremska Mitrovica]]), ''[[Tessalonica]]'' ([[Salonicco]]), ''[[Serdica]]'' ([[Sofia]]), ''[[Nicomedia]]'' ([[İzmit]]) e ''[[Antiochia di Siria|Antiochia]]'' ([[Antakya]]). Esse erano considerate sedi imperiali alternative ad esclusione della [[Roma (città antica)|città di Roma]] e dell'aristocrazia senatoriale.<ref>Corcoran, ''Before Constantine'', pp. 44–45.</ref> Si perfezionò così il processo di esautoramento del [[Senato romano]] come autorità decisionale: l'impero divenne una monarchia assoluta
===== Territoriale e amministrativa =====
{{
;Territoriale
[[File:Prima tetrarchia Diocletianus.PNG|thumb|upright=1.8|Le 12 [[diocesi (impero romano)|diocesi]] nella nuova [[
La tetrarchia venne progettata prima di tutto su base territoriale, sia per le crescenti difficoltà dovute alle numerose rivolte interne all'impero, sia a causa delle [[invasioni barbariche del III secolo|devastanti incursioni dei barbari lungo i confini esterni]]. Si provvedette a dividere l'impero in quattro parti, tra due Augusti e due Cesari. Ogni sua parte era poi costituita da tre [[diocesi (impero romano)|diocesi]], per un totale di dodici.
La diocesi era governata da un ''pretore vicario'' o semplicemente ''[[vicario]]'' (''vicarius''), sottoposto al [[prefetto del pretorio]] (alcune diocesi, peraltro, potevano essere governate direttamente dal prefetto del pretorio). Il vicario controllava i [[governatore|governatori]] delle province (variamente denominati: ''proconsules'', ''consulares'', ''correctores'', ''praesides'') e giudicava in appello le cause già decise in primo grado dai medesimi (le parti potevano scegliere se appellarsi al vicario o al prefetto del pretorio). I vicari non avevano poteri militari, infatti le truppe stanziate nella diocesi erano sotto il comando di un ''comes rei militaris'', che dipendeva direttamente dal ''[[magister militum]]'' e aveva alle sue dipendenze i ''[[duce (storia romana)|duces]]'' ai quali era affidato il comando militare nelle singole province. Qui sotto, la prima riorganizzazione voluta da
Per evitare la possibilità di usurpazioni locali,<ref>Carrié & Rouselle, ''L'Empire Romain'', p. 678.</ref> per facilitare una raccolta più efficiente delle tasse e forniture, e per facilitare l'applicazione della legge, Diocleziano raddoppiò il numero delle [[province romane|province]] da cinquanta a almeno cento.<ref>Come trascritto nel ''[[Laterculus Veronensis]]'' o ''lista di Verona'', tradotto da Barnes in ''New Empire'', 12–13 (con le correzioni di T.D. Barnes, ''Emperors, panegyrics, prefects, provinces and palaces (284–317)'', in ''Journal of Roman Archaeology'' 9 (1996), pp. 539–42). Vedi anche: Barnes, ''Constantine and Eusebius'', 9; Cascio, ''The New State of Diocletian and Constantine'', in CAH, p. 179; Rees, ''Diocletian and the Tetrarchy'', pp. 24–27.</ref>
Alcune delle divisioni provinciali richiesero delle successive revisioni, che portarono a modifiche subito dopo il 293 o agli inizi del IV secolo.<ref name=hcwmwc>Barnes, ''Constantine and Eusebius'', 10.</ref> La stessa Roma (inclusi i suoi dintorni per un perimetro di circa 150
Questa divisione territoriale portò inevitabilmente
* Diocleziano, che controllava le province orientali e l'[[Egitto (provincia romana)|Egitto]], ebbe come sede preferita [[Nicomedia]] e, per un certo periodo, anche [[Antiochia di Siria|Antiochia]];
* Galerio, che governava le province balcaniche, ebbe come sue sedi preferite ''[[Sirmium]]'', [[Serdica]]-''[[Gamzigrad|Felix Romuliana]]'' e [[Tessalonica]];
* Massimiano, che si occupava principalmente dei territori dell'[[Italia romana|Italia]],
* Costanzo Cloro, che governò
Il sistema si rivelò efficace per la stabilità dell'impero e rese possibile agli augusti di celebrare i ''vicennalia'', ossia i vent'anni di regno, come non era più successo dai tempi di [[Antonino Pio]]. Tutto il territorio venne ridisegnato dal punto di vista amministrativo, abolendo le regioni augustee con la relativa divisione in "imperiali" e "senatoriali". Vennero create dodici circoscrizioni amministrative (le "[[diocesi]]", tre per ognuno dei [[tetrarchi]]), rette da [[vicarii]] e a loro volta suddivise in 101 province. Restava da mettere alla prova il meccanismo della successione.
;Amministrativa
In linea con fatto di essere passato da un'ideologia repubblicana
Complessivamente Diocleziano generò un forte aumento del numero dei burocrati all'interno dell'amministrazione imperiale; Lattanzio era solito affermare che vi fossero più uomini che utilizzavano il denaro delle tasse di quanti le pagassero.<ref>Lattanzio, ''De Mortibus Persecutorum'' 7.3, citato in Cascio, ''The New State of Diocletian and Constantine'' (CAH), 173.</ref> Lo storico [[Warren Treadgold]] ritiene che sotto Diocleziano il numero di persone dedito all'amministrazione imperiale raddoppiò, passando da 15.000 a
La diffusione del diritto imperiale nelle province fu facilitato dalla riforma che Diocleziano fece a livello di struttura provinciale, ora che vi era un numero maggiore di [[governatore provinciale romano|governatori]] (''[[Praeses|praesides]]'') che prendevano decisioni su più ridotte aree geografiche e su popolazioni meno numerose.<ref>Potter, 296.</ref> La riforma di Diocleziano fece sì che tra le funzioni dei governatori ci fosse quella di presiedere ufficialmente alle corti minori:<ref>Harries, 53–54; Potter, 296.</ref> mentre le funzioni militari e giudiziarie nell'[[alto impero romano]] erano le funzioni tipiche del governatore, e i procuratori si occupavano di tassazione, sotto il nuovo sistema dei ''vicarii'', i governatori erano responsabili della giustizia e della tassazione, mentre un nuovo tipo di funzionario, il ''[[Duce (storia romana)|dux]]'', agiva indipendente dal servizio civile, e deteneva il comando militare.<ref>E benché ci fossero ancora alcuni governatori - come Arpagio, il governatore del 298 in [[Britannia Secunda]] - che ancora si occupava degli affari militari in particolari circostanze (Williams, p. 107).</ref> Questi ''duces'' spesso amministravano le forze militari di due o tre delle nuove province create da Diocleziano, comandando su forze militari che potevano essere costituite da
Questa riduzione dei poteri dei governatori, come rappresentanti degli imperatori, potrebbe aver ridotto i rischi politici di una classe fin troppo potente dei delegati imperiali, ma anche aver limitato la capacità dei governatori in opposizione ai proprietari terrieri locali, specialmente quelli dell'[[ordine senatorio]], che, sebbene con minori opportunità di ottenere una determinata carica, conservarono le ricchezze, il prestigio sociale e i rapporti di clientela (soprattutto nelle regioni relativamente tranquille, dove non era necessaria una forte presenza militare).<ref>{{cita|Salzman 2009|p. 31}}; {{cita|Mennen 2011|p. 77}}.</ref> In un'occasione Diocleziano dovette esortare un proconsole d'Africa, a on temere le conseguenze di grossi proprietari terrieri di rango senatoriale.<ref>''[[Codex Iustinianus]]'' 2.13.1, tradotto da Carrié & Rousselle, ''l'Empire Romain'', p. 678.</ref> Se un governatore di rango senatoriale subiva queste pressioni, possiamo immaginare quali difficoltà a cui andavano incontro i semplici ''praeses''.<ref>Carrié & Roussele, ''L'Empire Romain'', p. 678</ref> Questo spiega il difficile rapporto tra il potere centrale e le caste locali: nel 303, un tentativo di sedizione militare [[Seleucia di Pieria]] e [[Antiochia di Siria]] costrinse Diocleziano a compiere una tremenda vendetta su entrambe le città, mettendo a morte alcuni membri del consiglio cittadino per aver fallito nel loro incarico di mantenere l'ordine nella propria giurisdizione.<ref>{{cita|Veyne 2005|p.64, nota 208}}.</ref>
===== Giuridica =====
{{
[[File:Digesto 02.jpg|thumb|upright=0.8|Una stampa del 1581 del ''Digestorum'' dal ''[[Corpus Iuris Civilis]]'' di [[Giustiniano I|Giustiniano]] (527–534). Il ''Corpus'' era formato dai codici di [[Codex Gregorianus|Gregorio]] e [[Codex Hermogenianus|Ermogene]], redatto e pubblicato sotto il regno di Diocleziano.]]
Come la maggior parte degli imperatori, gran parte della
Certamente i [[prefetto del pretorio|prefetti del pretorio]] ([[Afranio Annibaliano]], [[Giulio Asclepiodoto]] e [[Ermogeniano|Aurelio Ermogeniano]]) aiutarono a regolare il flusso e la presentazione di tali documenti, il profondo senso della legalità insito nella cultura romana fece sì che il carico di lavoro fosse pesante.<ref>Williams, pp. 53–54 e 142–43.</ref> Gli imperatori che avevano preceduto Diocleziano nei quarant'anni antecedenti il suo regno, non erano riusciti a far fronte ai loro doveri in modo efficace, e la loro produzione di rescritti attestata risulta bassa. Diocleziano al contrario, fu prodigioso nei suoi affari: ci sono almeno 1.200 rescritti a suo nome che ancora sopravvivono, e questi rappresentano solo una piccola parte dell'enorme mole di lavoro svolta.<ref>Johnston, "Epiclassical Law" (CAH), p. 201; Williams, ''Diocletian'', p. 143.</ref> Il forte aumento del
Sotto la guida di giuristi come Gregorio, [[Aurelio Arcadio Carisio]] e Ermogeniano, il governo imperiale cominciò a pubblicare libri ufficiali sui [[precedente|precedenti legislativi]], raccogliendo ed elencando tutti i rescritti che erano stati rilasciati a partire dal principato di [[Adriano]] (regno 117–138) a quello di Diocleziano.<ref>Harries, pp. 14–15; Potter, pp. 295–96.</ref> Il ''[[Codex Gregorianus]]'' includeva rescritti fino al 292, che il ''[[Codex Hermogenianus]]'' aggiornò con una vasta collezione di rescritti emessi da Diocleziano nel 293 e nel 294.<ref name=hcwmwc/> Anche se l'atto stesso di codificare fu una radicale innovazione, che aveva il progetto di basarsi sui precedenti del sistema giuridico romano,<ref>Potter, pp. 295–296.</ref> i giuristi rimasero generalmente conservativi, osservanti la pratica e la teoria dell'antico passato romano come loro guida.<ref>Harries, pp. 21, 29–30; Potter, pp. 295–296.</ref> Essi diedero probabilmente più libero sfogo nella compilazione dei codici di quanto non fecero in seguito i compilatori del ''[[Codex Theodosianus]]'' (438) e ''[[Codex Iustinianus]]'' (529). I codici di Gregorio e Ermogeniano non sottostavano ancora alla ferrea struttura dei codici di età più tarda,<ref>Harries, pp. 21–22.</ref> e non furono pubblicati con il nome del loro imperatore (''Codex Diocletianus''), ma sotto il nome dei loro compilatori.<ref>Harries, pp. 63–64.</ref> Le loro caratteristiche ufficiali erano chiare. Si trattava di raccolte, successivamente riconosciute nei tribunali, come fonti autorevoli della legislazione imperiale fino alla data della loro pubblicazione e regolarmente aggiornate.<ref>George Mousourakis, ''Fundamentals of Roman Private Law'', Berlin, Springer, 2012, p. 64, ISBN 978-3-642-29310-8.</ref>
Dopo la riforma delle province di Diocleziano, i governatori vennero chiamati ''iudex'' o [[giudice]]. Il governatore divenne responsabile delle sue decisioni, prima nei confronti del suo superiore, così come in quelli dell'imperatore.<ref>Harries, p. 162.</ref> Fu proprio attorno a questo periodo che i documenti giudiziari divennero trascrizioni di quanto era stato detto nel corso del processo, rendendo più facile determinare il pregiudizio o il comportamento improprio da parte del governatore. Con queste fonti e il diritto universale d'[[Appello (diritto)|appello]], le autorità imperiali probabilmente avevano un grande potere di fare rispettare le norme di comportamento da parte dei loro giudici.<ref>Harries, p. 167.</ref> Nonostante i tentativi riformistici di Diocleziano, la ristrutturazione provinciale era tutt'altro che chiara, specialmente quando i cittadini facevano ricorso contro le decisioni dei funzionari imperiali. I proconsoli, per esempio, erano spesso giudici di primo grado e del successivo grado d'appello, e i governatori di alcune province ricevevano casi di appello da quelle vicine. Ben presto divenne impossibile per l'imperatore evitare di occuparsi di alcuni casi di arbitrato o di giudizio.<ref>Harries, p. 55.</ref> Il regno di Diocleziano segna la [[Storia del diritto romano (27 a.C. - 235)|fine del periodo classico del diritto romano]]. E se il sistema dei rescritti di Diocleziano mostrò aderenza alla tradizione classica, la giurisprudenza di Costantino fu invece piena di influenze greche e orientali.<ref>Johnston, ''Epiclassical Law'', (CAH), p. 207.</ref>
===== Militare =====
{{vedi anche|Riforma dioclezianea dell'esercito romano|Difesa in profondità (esercito romano)}}
[[File:Venice – The Tetrarchs 03.jpg|thumb|left|upright=0.8|[[Monumento ai Tetrarchi|I tetrarchi]], una [[scultura]] di porfido saccheggiata a [[Bisanzio]] nel
Diocleziano [[riforma dioclezianea dell'esercito romano|riformò
;Gerarchica
La vera grande riforma militare di Diocleziano fu soprattutto di tipo politico.<ref name="CascarinoIII,33"/> Il nuovo imperatore dispose, prima di tutto, una divisione del [[Imperatore romano|sommo potere imperiale]], dapprima attraverso una [[diarchia]] (due ''[[augusto (titolo)|Augusti]]'', a partire dal 286), e poi tramite una [[Tetrarchia di Diocleziano|tetrarchia]] (nel 293, tramite l'aggiunta di due ''[[cesare (titolo)|Cesari]]''),<ref name="Tetrarchia"/><ref name="LeBohecII,33">Yann Le Bohec, ''Armi e guerrieri di Roma antica. Da Diocleziano alla caduta dell'impero'', Roma, 2008, p. 33.</ref> compiendo così una prima vera "rivoluzione" sull'intera struttura organizzativa dell'esercito romano dai tempi di [[Augusto]]. Questa forma di governo a quattro, se da un lato non fu così felice nella trasmissione dei poteri (vedi [[Guerra civile romana (306-324)|successiva guerra civile]]), ebbe tuttavia il grande merito di fronteggiare con tempestività i pericoli esterni al [[Impero romano|mondo romano]].<ref name="LeBohecII,41">Yann Le Bohec, ''Armi e guerrieri di Roma antica. Da Diocleziano alla caduta dell'impero'', Roma, 2008, p. 41.</ref>. La presenza di due Augusti e due Cesari facilitava, infatti, la rapidità dell'intervento armato e riduceva i pericoli che la prolungata assenza di un unico sovrano poteva arrecare alla stabilità dell'Impero.
Diocleziano creò una vera e propria nuova gerarchia militare sin dalle più alte cariche statali, quelle dei "quattro" Imperatori, dove il più alto in grado era l
;Fortificazioni e ''limes''
{{vedi anche|Limes romano|Difesa in profondità (esercito romano)}}
[[File:Limes4-it.png|thumb|upright=1.4|Fortificazioni romane lungo le cosiddette ''[[ripa sarmatica]]'' e "[[diga del Diavolo]]".]]
Il nuovo [[limes romano|sistema difensivo dei confini]] venne reso [[Difesa in profondità (esercito romano)|più elastico e "profondo"]]: alla rigida difesa del ''[[vallum]]'' venne aggiunta una rete sempre più fitta di ''castella'' interni, collegati tra di loro da un più complesso sistema viario (un esempio su tutti: la ''[[strata Diocletiana]]'' in Oriente). In sostanza si passò da un sistema difensivo di tipo "lineare"<ref>E.N. Luttwak, ''La grande strategia dell'Impero romano'', Milano 1981, pp.75-170.</ref> a uno "più profondo" (sebbene non nelle proporzioni generate dalla crisi del III secolo, quando [[Gallieno]] e gli imperatori illirici erano stati costretti dai continui "sfondamenti" del ''limes'' a far ricorso a "riserve" strategiche molto "interne" rispetto alle frontiere imperiali), che vide un notevole ampliamento dello "spessore" del ''[[limes romano|limes]]'', il quale fu esteso da una fascia interna del territorio imperiale a una esterna, ''[[Barbaro|in Barbaricum]]'', attraverso la costruzione di numerose "teste di ponte" fortificate (anche oltre i grandi fiumi [[Reno]], [[limes danubiano|Danubio]] ed [[Eufrate]]), avamposti con relative vie di comunicazione e strutture logistiche.<ref name="CascarinoIII,46-48">G. Cascarino, ''L'esercito romano. Armamento e organizzazione'', Vol. III - ''Dal III secolo alla fine dell'Impero d'Occidente'', pp. 46-48.</ref>
{{Citazione|Infatti, per la previdenza di Diocleziano tutto l’impero era stato diviso, come ho già detto, in città, fortezze e torri. Poiché l’esercito era stanziato dappertutto, i [[Barbaro|barbari]] non potevano infiltrarsi: dovunque le truppe erano pronte a opporsi agli invasori e a respingerli.|[[Zosimo (storico)|Zosimo]], ''Storia nuova'', II, 34.1.}}
Una conseguenza di questa trasformazione delle frontiere fu anche l'aumento della protezione delle nuove e vecchie strutture militari, che vennero adeguate alle nuove esigenze difensive (tale necessità non era così urgente nei primi due secoli dell'Impero romano, dedicati soprattutto alla conquista di nuovi territori). Le nuove fortezze cominciarono così
Vero è anche che da un punto di vista archeologico risulta difficile distinguere quali siano state le fortificazioni messe in opera da Diocleziano e quali dai suoi predecessori e successori. La "[[diga del Diavolo]]", per esempio, il terrapieno costruito a oriente del Danubio e tradizionalmente attribuito a Diocleziano, non può essere datato con sicurezza a un particolare secolo. Ciò che possiamo dire delle strutture costruite al tempo di questo imperatore è che:
* ricostruì e fortificò molti forti del corso superiore del Reno (dove egli continuò l'opera di [[Marco Aurelio Probo]] lungo il [[Lago di Costanza]]-[[Basilea]] e la linea di fortificazioni Reno–[[Iller (fiume)|Iller]]–Danubio);<ref>Carrié & Rousselle, ''L'Empire Romain'', p. 166</ref>
* lungo il Danubio (dove una nuova linea di forti venne costruita sul lato opposto del fiume, la cosiddetta ''Ripa Sarmatica'', e aggiunta a quella vecchia, rinforzando le fortezze);<ref>Edward Luttwak, ''The Grand Strategy of the Roman Empire'', Baltimore, JHU Press, 1979, ISBN 0-8018-2158-4, p. 176.</ref>
* in Egitto e lungo la frontiere della Persia. La ''[[Strata Diocletiana]]'', costruita dopo le [[campagne sasanidi di Galerio|guerre persiane]], che correva dall'[[Eufrate]] a nord di [[Palmira]], poi a sud verso la parte nord-est dell'[[Arabia (provincia romana)|Arabia]] nei pressi della [[fortezza legionaria]] di [[Bostra]], rappresenta il classico sistema di frontiera dioclezianeo, costituito da una strada esterna seguita da una fitta rete di forti, difesi da piccoli contingenti armati, seguita da ulteriori fortificazioni nelle retrovie.<ref>Luttwak, p. 167; Campbell, ''The Army'' (CAH), pp. 124–26; Southern, pp. 154–55. Vedi anche: Rees, ''Diocletian and the Tetrarchy'', pp. 19–20; Williams, pp. 91–101.</ref>
Nel tentativo di risolvere le difficoltà e la lentezza con cui venivano trasmessi gli ordini alla frontiera, le nuove [[sedi imperiali romane|sedi imperiali]] del sistema tetrarchico furono poste più vicino ai confini, di quanto in passato era stata Roma:<ref>Cascio, ''The New State of Diocletian and Constantine'' (CAH), p. 171; Rees, ''Diocletian and the Tetrarchy'', 27.</ref> ''[[Augusta Treverorum]]'' era nei pressi del Reno, ''[[Sirmium]]'' e ''[[Serdica]]'' erano vicine al Danubio, ''[[Tessalonica]]'' si trovava lungo la strada che portava verso Oriente, ''[[Nicomedia]]'' e ''[[Antiochia di Siria|Antiochia]]'' erano importanti località nei rapporti con la vicina Persia.<ref>Rees, ''Diocletian and the Tetrarchy'', p. 27.</ref>
;Dimensione e dislocazione
{{vedi anche|Dimensione dell'esercito romano|Dislocazione delle legioni romane}}
Se da un lato [[Lattanzio]] fu critico nei confronti di Diocleziano per il suo eccessivo incremento degli effettivi dell'esercito romano, dichiarando che «''ciascuno dei quattro [tetrarchi] aveva un numero di armati largamente superiore a quello di qualunque altro imperatore avessero governato lo Stato da soli''»;<ref>Lattanzio, ''De Mortibus Persecutorum'' 7.2; Corcoran, ''Before Constantine'', p. 46.</ref> dall'altro viene lodato dallo storico [[Zosimo (storico)|Zosimo]], che ne descrive l'apparato quantitativamente concentrato lungo le frontiere, a differenza di quanto invece fece Costantino che lo concentrò nelle città.<ref name="ReferenceB">{{Cita libro|autore=[[Zosimo (storico)|Zosimo]]|titolo=Storia Nuova|anno=2013|url=https://archive.org/details/zosimo.-storia-nuova-bilingue-ital.-gr.-2013|capitolo= Libro II, 34}}</ref>
Entrambi questi punti di vista avevano qualche verità, nonostante i pregiudizi dei loro autori: Diocleziano e i tetrarchi potenziarono notevolmente l'esercito, e la crescita si ebbe soprattutto nelle regioni di confine, dove l'incremento degli effettivi delle nuove legioni dioclezianee sembra sia stato distribuito attraverso una fitta rete di fortezze.<ref>Christol & Nony, ''Rome et son empire'', p. 241.</ref> Tuttavia, è difficile stabilire i dettagli precisi di questi cambiamenti, data la scarsità delle fonti.<ref>Southern, p. 157; Treadgold, p. 19.</ref> L'esercito raggiunse i {{M|580000}} uomini circa dal 285 (quando era composto da {{M|390000}} armati), dei quali {{M|310000}} erano posizionati in Oriente, soprattutto lungo la [[limes orientale|frontiera persiana]]. La flotta venne incrementata approssimativamente da {{M|45000}} a {{M|65000}} uomini.<ref>Treadgold, p. 19.</ref> L'autore bizantino, [[Giovanni Lido]] ci fornisce in modo straordinariamente preciso il numero delle truppe: {{M|389704}} nelle truppe di terra e {{M|45562}} in quelle di mare.<ref>[[Giovanni Lido]], ''De Mensibus'' 1.27.</ref> La sua precisione ha incuriosito molto gli storici moderni. Alcuni ritengono che Lido trovò questi dati in documenti officiali, e che perciò siano credibili e reali; altri ritengono invece che si tratti di pura invenzione.<ref>Rees, ''Diocletian and the Tetrarchy'', p. 17.</ref>
Diocleziano, in sostanza, non solo intraprese una politica a favore dell'aumento degli effettivi, ma anche volta a migliorare e moltiplicare le costruzioni militari del periodo, sebbene queste ultime siano risultate, sulla base dei ritrovamenti archeologici, meno numerose di quanto non abbiano raccontato gli antichi<ref>[[Zosimo (storico)|Zosimo]], ''Storia nuova'', II, 34; ''[[Panegyrici latini]]'', V, 18; [[Ammiano Marcellino]], ''Storie'', XXIII, 5.1-2.</ref> e i moderni.<ref name="LeBohecII,41"/>
L'espansione del numero dei soldati e dei funzionari civili, costrinse il sistema imperiale a dovervi provvedere con ulteriori tassazioni. E poiché il mantenimento delle armate comportava la parte di budget maggior del bilancio statale, qualsiasi riforma risultò particolarmente costosa.<ref>Southern, p. 158; Treadgold, pp. 112–13.</ref> La percentuale della popolazione dei maschi adulti, escludendo gli schiavi, che prestavano servizio sotto le armi passò da un venticinquesimo a un quindicesimo, un incremento giudicato eccessivo da alcuni storici moderni. Le paghe delle truppe furono mantenute a livelli bassi, tanto che spesso gran parte degli uomini ricorreva all'estorsione o al ricoprire normali posti di lavoro tra i civili.<ref name=lpnxzn>Southern, p. 159; Treadgold, pp. 112–13.</ref> Gli arretrati divennero una costante per la maggior parte delle truppe, molte delle quali erano perfino pagate in natura al posto di ricevere un regolare stipendio.<ref name=SSC159>Southern, p. 159.</ref> E dove non era possibile pagare questo immenso esercito, spesso scoppiavano conflitti civili e rivolte. Per questo motivo Diocleziano dovette anche riformare il sistema imperiale della tassazione.<ref name=lpnxzn/>
===== Economiche (294-301) =====
;Tassazione
{{vedi anche|Iugatio-capitatio}}
{{Coin image box 1 double
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Nella [[alto Impero romano|prima età imperiale]] (dal 30 a.C. al 235 d.C.), il governo romano pagava per quello di cui aveva bisogno in oro e argento. Il valore della moneta era così rimasto pressoché stabile. L'acquisto forzato venne utilizzato solo nel caso in cui fosse strettamente necessario, per mantenere la fornitura di eserciti durante una campagna militare. Nel corso della [[crisi del III secolo]] (235-285), che aveva comportato pesanti conseguenze economiche e sociali, il governo fece ricorso spesso all'esproprio piuttosto che al pagamento in moneta svalutata, poiché non era possibile capire quale fosse il reale valore del denaro. L'esproprio aveva un significato pari a quello del sequestro.
Diocleziano effettuò una specie di confisca sotto forma di tassazione. Egli introdusse un vasto sistema di tasse basato sui singoli individui (''capita'') e sui terreni (''iuga'') e lo legò a un nuovo e regolare censimento della popolazione dell'impero e della sua ricchezza basato su un ciclo quinquennale detto "[[indizione|indizionale]]". I funzionari di questo censimento viaggiavano in tutto l'impero, valutavano il valore del lavoro e della terra di ciascun proprietario terriero, e univano il valore di tutti i proprietari terrieri al totale di tutta la popolazione residente in città, con lo scopo di avere una valutazione complessiva di tutti i ''capita'' e gli ''iuga'' dell'intero impero. Si trattava di un vero e proprio bilancio statale annuale.<ref name=TBSS20>Treadgold, p. 20.</ref> Lo ''iugum'' non era una vera e propria misurazione dei terreni. Esso variava a seconda della tipologia del terreno, del suo raccolto ed era legato anche alla quantità di lavoro necessario per il sostentamento. Anche il ''caput'' dipendeva dalla tipologia delle persone censite: ad esempio una donna era spesso valutata come mezzo ''caput'', o comunque un valore differente da un ''caput'' completo.<ref name=SSC159/> Le città dovevano fornire animali, denaro e forza lavoro in proporzione ai loro ''capita'', e il grano doveva essere fornito in proporzione ai loro ''iuga''.<ref name=TBSS20/> La tassa di reclutamento era chiamata ''praebitio tironum'', e poteva essere pagata in natura (con l'arruolamento di reclute tra gli addetti al lavoro di un proprietario terriero) oppure, quando un ''capitulum'' era esteso a molte aziende agricole, gli agricoltori contribuivano a pagare il vicino che era stato costretto a fornire le reclute. I proprietari terrieri dell'[[ordine senatorio]] avevano anche la facoltà di pagare le tasse con un pagamento in oro (''aurum tironicum''). Questa forma di tassazione era denominata [[capitazione]].<ref>Cascio, ''The New State of Diocletian and Constantine'' (CAH), 173. Vedi anche Rees, ''Diocletian and the Tetrarchy'', 18.</ref>
La maggior parte delle imposte veniva pagata il 1º settembre di ogni anno, ed erano riscossi presso ciascun proprietario terriero dai ''[[decurione]]s''. Essi avevano un ruolo analogo a quello dei consiglieri comunali, ed erano responsabili per il pagamento di tasca propria per quello che non riuscivano a raccogliere.<ref name=sfirim>Southern, p. 160; Treadgold, p. 20.</ref> La riforma di Diocleziano incrementò inoltre il numero di funzionari finanziari nelle province: più ''rationales'' e ''magistri privatae'' sono attestati sotto il suo regno rispetto ai suoi predecessori. Questi funzionari avevano il compito di gestire gli interessi del fisco, che raccoglieva le tasse in oro, e le proprietà imperiali.<ref name=hcwmwc/> Le fluttuazioni del valore della moneta, fece sì che la riscossione delle tasse avvenisse di norma soprattutto in natura, benché tutto poi fosse convertito in moneta, tenendo conto dell'inflazione.<ref name=TBSS20/> Nel 296, Diocleziano emise un editto che riformava le procedure di censimento. Esso introduceva un censimento ogni cinque anni sull'intero impero, sostituendo così i precedenti censimenti e valutando i cambiamenti del valore dei nuovi ''capita'' e ''iuga''.<ref>Potter, p. 333.</ref>
L'[[Italia romana|Italia]], che era stata per lungo tempo esente da imposte, fu inclusa nel nuovo sistema fiscale dal 290/291, al pari della altre province.<ref>Barnes, ''Constantine and Eusebius'', pp. 9 e 288; Rees, ''Diocletian and the Tetrarchy'', pp. 28–29; Southern, p. 159.</ref> Solo la [[Roma (città antica)|città di Roma]] e la [[Italia Suburbicaria (diocesi)|diocesi Suburbicaria]] rimasero esenti, proprio dove i senatori romani possedevano la maggior parte dei loro possedimenti terrieri.<ref>Carrié & Rousselle, ''l"Empire Romain'', pp. 187–188.</ref>
Gli editti di Diocleziano sottolinearono la comune responsabilità di tutti i contribuenti. I pubblici registri delle tasse furono resi pubblici.<ref>Williams, p. 125.</ref> La posizione del decurione, membro con consiglio cittadino, costituiva un'aspirazione per i ricchi aristocratici e la classe media, che mostravano la loro ricchezza pagando per i servizi cittadini e i lavori pubblici. Ma quando i decurioni divennero responsabili per ogni deficit nella raccolta delle tasse, molti cercarono di trovare il modo per eludere tali obblighi.<ref name=sfirim/>
;Monetaria e anti-inflazionistica
{{vedi anche|Editto sui prezzi massimi|riforma monetaria di Diocleziano|monetazione tetrarchica}}
[[File:Edict on Maximum Prices Diocletian piece in Berlin.jpg|thumb|upright=1.0|Lapide con parte del testo dell'[[editto sui prezzi massimi]] di Diocleziano, al [[Pergamonmuseum]] di [[Berlino]]]]
Il tentativo di [[Aureliano]] di [[riforma monetaria di Aureliano|riformare la moneta]] era fallito; il [[denario]] era morto.<ref name=SSC160>Southern, p. 160.</ref> Diocleziano aveva restaurato il [[riforma monetaria di Diocleziano|sistema basato sul conio dei tre metalli]] e aveva emesso monete di qualità migliore.<ref name=POTBAY392>Potter, p. 392.</ref> il nuovo sistema era basato su cinque monete: quello ''aureus''/''[[solido (moneta)|solidus]]'', una moneta d'oro del peso di 1/60 di libbra, come in passato avevano fatto i suoi predecessori; l'[[argenteo]], una moneta d'argento del peso di 1/96 di libbra che conteneva il 95% d'argento puro; il ''[[follis]]'', qualche volta indicato anche come il ''laureatus'' A, moneta di rame con l'aggiunta d'argento, del peso di 1/32 di libbra; il ''radiatus'', una piccola moneta di rame del peso di 1/108 di libbra, senza alcuna aggiunta di argento; e una moneta conosciuta oggi come il ''laureatus'' B, una più piccola moneta di rame del peso di 1/192 di libbra.<ref>Potter, pp. 392–93.</ref> Il ''[[denario|denarius]]'' venne abbandonato dalle [[zecche romane|zecche imperiali]],<ref name=SSC160/> ma il valore delle monete continuò a essere misurato sulla base di questa moneta.<ref name=POTBAY392/> E poiché il valore nominale di queste emissioni era inferiore al loro valore intrinseco come metalli, la condizione fu di coniare queste monete in perdita. Questa pressi poté essere sostenuta solo con la requisizione di metalli preziosi dai cittadini privati in cambio di nuova moneta appena coniata, il cui valore era di gran lunga inferiore al prezzo del metallo prezioso requisito.<ref name=CAS76>Cascio, ''The New State of Diocletian and Constantine'', (CAH), p. 176.</ref>
A partire dal 301 il sistema era comunque in difficoltà, colpito da un nuovo attacco inflazionistico. Diocleziano, al fine di contenerne gli effetti emise l'[[Editto sui prezzi massimi]] (''Edictum De Pretiis Rerum Venalium''), un atto che generava un nuovo tariffario su tutti i debiti in modo che un ''[[nummus]]'', la moneta circolante più comune, era deprezzata della metà.<ref>Potter, pp. 334, 393; Southern, p. 160.</ref> Nell'editto, conservatoci in un'iscrizione dalla città di [[Afrodisia (Caria)|Afrodisia]] in [[Caria]] (nei pressi di [[Geyre]], [[Turchia]]), venne dichiarato che tutti i debiti contratti prima del 1º settembre del 301 fossero rimborsati con al vecchio valore, mentre tutti quelli contratti dopo questa data fossero ripagati al nuovo valore.<ref name=POTBAY33435>Potter, pp. 334–35.</ref> L'editto era stato fatto per preservare il prezzo corrente dell'oro e mantenere la monetazione sull'argento, il metallo tradizionale della [[monetazione romana]].<ref>Potter, p. 393.</ref> Questo editto rischiò di dare un nuovo impulso alla crescita inflazionistica, così come era accaduto dopo la riforma monetaria di Aureliano. La risposta del governo centrale imperiale era stata di tentare di congelare i prezzi.<ref>Cascio, ''The New State of Diocletian and Constantine'' (CAH), pp. 176–77.</ref>
[[File:Prices edict Greek.jpg|left|thumb|upright=1.0|Parte dell'"[[Editto sui prezzi massimi]]" in [[lingua greca|greco]], nell'area originale all'interno di una chiesa medievale ([[Geraki]], [[Grecia]])]]
L{{'}}''Editto sui prezzi massimi'' fu emesso due o tre mesi dopo quello sulla riforma monetaria,<ref name=SSC160/> tra il 20 novembre e il 10 dicembre del 301.<ref name=POTBAY33435/> L'iscrizione meglio conservata a noi pervenuta è quella scoperta nella Grecia orientale,<ref>Potter, p. 336.</ref> anche se l'editto sopravvive in molte versioni, su materiali differenti come legno, papiro e pietra.<ref>Southern, pp. 160 e 339.</ref> Nell'editto, Diocleziano dichiarò che la crisi di quel momento storico era da attribuirsi principalmente alla avidità incontrollata dei mercanti, che aveva portato gravi disagi alla massa dei comuni cittadini. Il linguaggio dell'editto ricorda la benevolenza dei tetrarchi nei confronti del proprio popolo e li esorta a far rispettare le disposizioni del decreto, per ristabilire la perfezione nel mondo. L'editto prosegue elencando nel dettaglio oltre mille beni di consumo e invitando a non superare i vari prezzi al dettaglio. Erano previste delle sanzioni contro chi avesse trasgredito a queste tabelle di prezzo.<ref>Cascio, ''The New State of Diocletian and Constantine'', (CAH), pp. 177–78; Potter, p. 335; Southern, p. 161.</ref>
Questi provvedimenti, tuttavia, non ebbero successo: la nuova moneta scomparve rapidamente dal mercato in quanto si preferiva conservarla (tesaurizzazione) e i prezzi fissati fecero scomparire alcuni beni dal mercato ufficiale per essere venduti alla borsa nera e quindi lo stesso Diocleziano fu costretto a ritirare l'editto. Nel frattempo, però, le condizioni di vita della popolazione peggiorarono: le tasse erano pesantissime e molti abbandonarono le proprie attività produttive, non più redditizie, spesso per vivere come mendicanti. Diocleziano ricorse allora alla [[precettazione]], ossia l'obbligo per gli abitanti dell'impero a continuare il proprio mestiere e la negazione della scelta libera della professione, costringendo gli abitanti dell'impero romano a subentrare ai padri nelle loro attività produttive.
In termini più elementari, l'editto non conosceva le leggi di [[domanda e offerta]]: si ignorava il fatto che i prezzi potessero variare da regione a regione, in base alla disponibilità dei prodotti, e non teneva conto del costo dei trasporti nel prezzo di vendita al dettaglio. Nel giudizio dello storico [[David Potter]], l'editto fu "''un atto di follia economica''".<ref>Potter, p. 335.</ref> L'editto iniziava con un lungo preambolo retorico e moralizzante, che poco capiva di economia e che, semplicemente criminalizzando una pratica comune, sperava di porre rimedio alla pesante crisi del periodo.<ref>Rees, ''Diocletian and the Tetrarchy'', pp. 42 e 44.</ref>
Non c'è consenso su come effettivamente l'editto venne imposto.<ref>Rees, ''Diocletian and the Tetrarchy'', p. 44</ref> Presumibilmente da un lato l'inflazione, la speculazione e l'instabilità monetaria continuarono a permanere, andando ad alimentare un [[mercato nero]], non ufficiale, generato da quelle merci dove il prezzo era stato imposto nell'editto.<ref>Cascio, ''The New State of Diocletian and Constantine'', (CAH), p. 178.</ref> Le sanzioni dell'editto vennero applicate in modo assai differente nelle diverse parti dell'impero (alcuni studiosi ritengono che furono applicate solo nella parte d'impero posta sotto il dominio di Diocleziano),<ref>Cascio, ''The New State of Diocletian and Constantine'', (CAH), p. 177.</ref> ovunque con grandi resistenze, poi disattese forse già dopo un anno dall'emissione dell'editto.<ref>Potter, p. 336; Southern, p. 161.</ref> Lattanzio scrisse del perverso modo in cui fu applicato l'editto; dei beni ritirati dal mercato, di risse su variazioni minime dei prezzi, dei morti quando vennero applicate le disposizioni. Questo racconto può darsi che sia vero, anche se agli storici moderni appare esagerato e iperbolico,<ref>[[Lattanzio]], ''De Mortibus Persecutorum'' 7.6–7, citato in Cascio, ''The New State of Diocletian and Constantine'' (CAH), p. 178 e Southern, p. 161.</ref> considerando che l'impatto legislativo non fu ricordato in nessun altro documento antico.<ref>Potter, p. 336; Williams, pp. 131–32.</ref>
;Mobilità sociale e professionale
Anche in risposta alle pressioni economiche e al fine di proteggere le funzioni vitali dello Stato, Diocleziano limitò la mobilità sociale e professionale. I contadini risultarono legati alla terra in un modo tale che ciò lasciasse presagire un successivo sistema in cui le occupazioni risultassero ereditarie, come nel caso dei possidenti terrieri o delle occupazioni di panettieri, armaioli, intrattenitori dello spettacolo e lavoratori della zecca.<ref>Richard Lim, ''Late Antinquity'', in ''The Edinburgh Companion to Ancient Greece and Rome'', Edinburgh, Edinburgh University Press, 2010, p. 115.</ref> I figli dei soldati furono arruolati con la forza, qualcosa che divenne poi una tendenza spontanea, ma che espresse anche le crescenti difficoltà nel reclutamento degli eserciti.<ref>Christol & Nony, p. 241</ref>
=== Gli ultimi anni (303-313) ===
==== Malattia e abdicazione (303-305) ====
[[File:Ritratto di diocleziano, villa doria-pamphili.jpg|thumb|upright=0.8|[[Ritratto di Diocleziano]], creato forse in occasione dei ''vicennalia'' del 303]]
Diocleziano entrò nella [[Roma (città antica)|città di Roma]] agli inizi di novembre del 303. Il 20 novembre, celebrò insieme a Massimiano il ventennale del proprio governo (''[[vicennalia]]''), il decimo anniversario della [[Tetrarchia di Diocleziano|tetrarchia]] (''[[decennalia]]''), e il trionfo per la vittoria ottenuta sui Persiani. Presto divenne insofferente nei confronti della città, poiché i Romani ebbero nei suoi confronti, come sottolinea [[Edward Gibbon]], sulla base di quello che ci ha tramandato Lattanzio, una "familiarità licenziosa".<ref>Gibbon, ''Decline and Fall'', I, pp. 153 e 712, nota 92,</ref> Il popolo romano non ebbe sufficiente deferenza nei confronti della sua suprema autorità; si aspettava che lo stesso recitasse la parte di un sovrano democratico, non monarchico. Il 20 dicembre del 303,<ref name=tkuqen>Potter, 341.</ref> Diocleziano decise di allontanarsi dalla capitale, deluso (dopo aver visionato anche la costruzione delle più grandi [[terme di Diocleziano|terme romane, a lui dedicate]]),<ref>Eutropio, IX, 27.2; Lattanzio, ''De mortibus persecutorum'', 17.</ref> e si recò al nord. Non attese neppure la cerimonia che lo avrebbe investito del nono consolato; lo fece invece a [[Ravenna romana|Ravenna]] il 1º gennaio del 304.<ref>Barnes, ''Constantine and Eusebius'', 24–25.</ref> Secondo quanto narrano i ''[[Panegyrici Latini]]'' e Lattanzio, Diocleziano organizzò il ritiro dalla vita politica suo e di Massimiano, abdicando in favore dei due ''cesari''. Massimiano, secondo questi racconti, giurò di tener fede a quanto auspicato dall'Augusto Giovio, in una cerimonia tenutasi nel [[tempio di Giove Ottimo Massimo]].<ref>''Panegyrici Latini'' 7(6)15.16; Lactantius, ''De Mortibus Persecutorum'' 20.4; Southern, 152, 336.</ref>
Da Ravenna, lo stesso partì per il Danubio. Qui, probabilmente in compagnia di Galerio, prese parte a una campagna militare contro i [[Carpi (popolo)|Carpi]].<ref name=tkuqen/> Si ammalò durante questo periodo, e le sue condizioni di salute peggiorarono rapidamente, tanto da costringerlo a essere trasportato in lettiga. Nella tarda estate partì per Nicomedia. Il 20 novembre apparve in pubblico per inaugurare il [[Circo romano di Nicomedia|nuovo circo]], davanti al [[Palazzo imperiale romano di Nicomedia|palazzo imperiale]]. Crollò subito dopo le cerimonie. Durante l'inverno del 304/5 rimase per tutto il tempo all'interno del palazzo di Nicomedia. Alcuni diffusero la voce che lo stesso Augusto fosse morto e che tutto ciò era stato tenuto segreto fino a quando Galerio non avesse potuto ottenere il completo controllo del potere sulla città. Il 13 dicembre, qualcuno diramò la falsa notizia che fosse morto. Venne proclamato il lutto cittadino, fino a quando non vennero smentite le voci della sua morte. E quando Diocleziano riapparve in pubblico il 1º marzo del 305, egli era emaciato e appena riconoscibile.<ref>Barnes, ''Constantine and Eusebius'', 25; Southern, 152.</ref>
Galerio giunse nella città più tardi, in marzo. Secondo quanto ci racconta Lattanzio, egli venne armato con l'intenzione di ricostituire la tetrarchia, costringendo Diocleziano a dimettersi e a inserire negli uffici imperiali uomini di sua fiducia. Sembra che abbia minacciato lo stesso Augusto, tanto che alla fine riuscì a convincerlo a rispettare il suo piano. Lattanzio sostiene anche che fece lo stesso con Massimiano a [[Sirmio]].<ref>Lactantius, ''De Mortibus Persecutorum'' 18.1–7; Barnes, ''Constantine and Eusebius'', 25; Southern, 152.</ref> Il 1º maggio del 305, Diocleziano convocò in assemblea i suoi generali, i ''[[comes|comites]]'' tradizionali e i rappresentanti delle rispettive legioni. Si incontrarono tutti presso la stessa collina, a tre miglia da Nicomedia, dove quasi ventun anni prima Diocleziano era stato proclamato imperatore.<ref>Lattanzio, ''De Mortibus Persecutorum'' 19,1-2.</ref> Davanti alla statua di Giove, la sua divinità protettrice, Diocleziano si rivolse alla folla con le lacrime agli occhi. Egli parlò loro della sua debolezza, della sua necessità di riposare e di ritirarsi. Dichiarò che vi era la necessità di passare il comando a chi fosse più forte di lui.<ref>Lattanzio, ''De Mortibus Persecutorum'' 19,3.</ref> Divenne così il primo imperatore romano ad abdicare volontariamente.<ref>Barnes, ''Constantine and Eusebius'', 25–27; Lenski, "Reign of Constantine", 60; {{Cita|Odahl 2004|pp. 69-72}}; Potter, 341–42.</ref>
La maggior parte ritiene che essi sapessero cosa sarebbe accaduto: a [[Costantino I|Costantino]], figlio del cesare di Massimiano, Costanzo Cloro, e a [[Massenzio]], figlio di Massimiano, i soli figli adulti degli imperatori regnanti, uomini che si erano preparati da lungo tempo a succedere ai loro padri, sarebbe stato concesso il titolo di ''Cesari''. Il cesare Galerio sarebbe stato escluso. Costantino aveva viaggiato attraverso la Palestina a fianco di Diocleziano, ed era presente nel palazzo di Nicomedia nel 303 e 305. È probabile che Massenzio, che invece risiedeva a Roma, abbia ricevuto un identico trattamento.<ref>Barnes, ''Constantine and Eusebius'', 25–26.</ref> Nel racconto di Lattanzio, quando Diocleziano annunciò le sue dimissioni, l'intera folla si voltò verso Costantino.<ref>Lactantius, ''De Mortibus Persecutorum'' 19.2–6; Barnes, ''Constantine and Eusebius'', 26; Potter, 342.</ref> Non furono però loro a essere dichiarati ''Cesari'', in quanto i prescelti furono [[Flavio Valerio Severo]] e [[Massimino Daia]]. Quest'ultimo apparve e prese le vesti di Diocleziano. Lo stesso giorno, Severo ricevette quelle da Massimiano a ''[[Mediolanum]]'' ([[Milano]]). Costanzo divenne così il nuovo ''Augusto'' d'Occidente al posto di Massimiano, Galerio subentrò a Diocleziano, mentre Costantino e Massenzio vennero totalmente ignorati nella nuova transizione di potere. Questo non fece ben sperare per la futura sicurezza del sistema tetrarchico.<ref>Lenski, "Reign of Constantine", 60–61; {{Cita|Odahl 2004|pp. 72-74}}; Southern, 152–53.</ref>
==== Ritiro e morte (305-313) ====
{{vedi anche|Palazzo di Diocleziano|Guerra civile romana (306-324)}}
[[File:Diocletian's Palace (original appearance).jpg|thumb|upright=1.4|Ricostruzione del [[palazzo di Diocleziano|palazzo imperiale di Diocleziano]] a [[Spalato]] al momento del suo completamento nel 305, da [[Ernest Hébrard]].]]
Dopo una solenne cerimonia, il 2 maggio 305, deposta la carica e il titolo di ''[[Augusto (titolo)|Augustus]]'', si ritirò in un meraviglioso [[Palazzo di Diocleziano|palazzo]] fatto costruire appositamente per lui a [[Spalato]], poco distante da [[Salona]], l'importante centro provinciale della [[Dalmazia (provincia romana)|Dalmazia]] (oggi in [[Croazia]]): si trattava di una struttura pesantemente fortificata in riva al [[Mare Adriatico]]. Massimiano, invece, si ritirò in una villa in [[Campania (provincia romana)|Campania]] o in [[Lucania]].<ref>Barnes, ''Constantine and Eusebius'', 27; Southern, 152.</ref> Le loro nuove residenze erano distanti dalla vita politica, ma i due ex-''augusti'' erano abbastanza vicini per rimanere in stretto contatto tra loro.<ref>Southern, 152.</ref> Galerio assunse i ''fasces'' consolari nel 308 con Diocleziano come suo collega. Nell'autunno dello stesso anno, Galerio chiese a Diocleziano di partecipare a un convegno a ''[[Carnuntum]]'' (oggi [[Petronell-Carnuntum]], [[Austria]]). I due ex-''augusti'' si recarono nella fortezza legionaria sul Danubio, dove si tenne questa riunione l'11 novembre del 308, in cui Galerio sostituì lo scomparso Augusto Severo (Costanzo era morto nel 306) con il cesare [[Licinio]], poiché Severo era stato ucciso da Massenzio, autoproclamatosi Augusto a Roma con l'appoggio del Senato. Diocleziano vietò a Massimiano di avere nuove aspirazioni alla porpora imperiale dopo il suo ritiro, che si doveva intendere definitivo. A ''Carnuntum'' molti pregarono Diocleziano di riprendere il potere, per risolvere i conflitti che erano sorti con l'ascesa al potere di Costantino, nominato cesare d'occidente dalle legioni di suo padre, e l'usurpazione di Massenzio ai danni di Severo e Licinio,<ref name="SecondaTerarchia">Barnes, ''Constantine and Eusebius'', 31–32; Lenski, 65; {{Cita|Odahl 2004|p. 90}}.</ref> ma egli replicò:
{{citazione|Se voi poteste mostrare il cavolo che ho piantato con le mie stesse mani al vostro imperatore, egli non avrebbe mai osato di suggerire di rimpiazzare la pace e la felicità di questo posto con i temporali di un'avidità mai soddisfatta|[[Sesto Aurelio Vittore|Aurelio Vittore]], ''Epitome de Caesaribus'' [https://la.wikisource.org/wiki/Epitome_de_Caesaribus#XXXIX 39.6.]}}
A ''Carnuntum'' venne pertanto stabilita per l'ultima volta in modo pacifico la gerarchia tetrarchica:
* Galerio ''Augusto d'Oriente ''(Province illiriche, Tracia, Dacia, Grecia, Macedonia, Asia minore'');
* Licinio ''Augusto d'Occidente'' (Pannonia, Norico, Rezia);
* Massimino Daia ''Cesare d'Oriente'' (Vicino Oriente, Egitto);
* Costantino ''Cesare d'Occidente ''(Britannia, Gallie, Germania Superiore e Inferiore, Spagna).
Massenzio veniva riconosciuto per l'ennesima volta usurpatore e Massimiano costretto a ritirarsi a vita privata.<ref name="SecondaTerarchia"/> È curioso notare come in oriente il potere dei tetrarchi fosse ben saldo, mentre in occidente gli usurpatori Massenzio e [[Lucio Domizio Alessandro|Domizio Alessandro]] governavano, rispettivamente, su Italia, Sicilia, Mauretania e Tripolitania il primo, e Sardegna, Africa Proconsolare e Numidia il secondo. Nei piani di Galerio, al neo-augusto Licinio spettava il compito di riconquistare i territori usurpati da Massenzio e Domizio Alessandro. Massenzio sconfisse anche Alessandro preparandosi allo scontro con Costantino.
Diocleziano trascorse gli ultimi anni della sua esistenza nei giardini del suo palazzo. Vide il sistema tetrarchico fallire sotto i colpi delle ambizioni dei suoi successori: la revoca dell'editto anti-cristiano da parte del genero e successore Galerio (a cui subentrò Massimino come Augusto d'Oriente), e l'editto di tolleranza del nuovo Augusto d'Occidente Costantino (con Licinio che passò all'Oriente spodestando Massimino Daia) che sconfisse e uccise Massenzio al Ponte Milvio. Egli venne anche a conoscenza del terzo tentativo da parte di Massimiano di riprendere il potere imperiale, del suo suicidio forzato e della sua ''[[damnatio memoriae]]'' decretata da Costantino nel 310 che in parte colpì anche la sua persona, dato che in molti ritratti statuari e pittorici Massimiano e Diocleziano erano rappresentati insieme.<ref>Lattanzio, ''De Mortibus Persecutorum'' 42.1.</ref> Era ancora vivo agli inizi del 313, quando fu invitato da Costantino alle nozze tra la sorella [[Flavia Giulia Costanza|Costanza]] e Licinio, celebrate a Milano nel febbraio di quell'anno.<ref>Aurelio Vittore, ''Epitome de Caesaribus'', 39.7</ref> Morirà qualche mese più tardi, probabilmente tra marzo e aprile (a circa 70 anni), comunque prima della sconfitta di Massimino, Augusto regolare d'oriente spodestato, occorsa nell'estate del 313 per mano di Licinio.<ref>Roberto, ''Diocleziano'', p. 255.</ref> La moglie Prisca (separatasi da Diocleziano nel 305) e la figlia Galeria Valeria (con il nipote acquisito), affidate a [[Licinio]] dopo la morte di Galerio, fuggirono presso Massimino che poi le esiliò in Siria; furono in seguito fatte uccidere da Licinio nel 315, estinguendo la famiglia di Diocleziano. Dissolta ormai la tetrarchia con il suo creatore ancora in vita, entro una decina d'anni Costantino pose fine anche alla nuova diarchia, sconfiggendo e facendo uccidere anche Licinio (324), e rimanendo unico imperatore. Diocleziano fu sepolto in un [[Tomba di Diocleziano|apposito mausoleo]] nel suo palazzo di Spalato, venendo in seguito divinizzato ufficialmente con l'[[apoteosi]] e un [[culto imperiale]] a lui dedicato.<ref>''[[Codice teodosiano]]'' VIII, 4, 11 (ove è definito ''divus'').</ref>
== Monetazione imperiale del periodo ==
{{vedi anche|Monetazione tetrarchica}}
== Diocleziano e il ponte di ''Anxanum'' ==
[[File:Lanciano - Ponte di Diocleziano 04.jpg|thumb|Lanciano: il Ponte di Diocleziano con sopra la Basilica cattedrale della Madonna]]
Nel XVIII secolo dei cronisti abruzzesi tra cui [[Pietro Pollidori]], [[Domenico Romanelli]] e don Uomobono Bocache, iniziarono a sostenere nei loro scritti di storia, la costruzione dell'antico ponte della romana [[Anxanum]] dei Frentani<ref>P. Pollidori, ''De Antiquitate Frentanorum'', ms presso la Biblioteca della Società Napoletana di Storia Patria, diss. "De opulentiaa Anxani"; D. Romanelli, ''Scoverte Patrie di antiche Città distrutte dei Frentani'', vol. I, ad vocem; O. Bocache, ''Manoscritti di storia Lancianese'', vol. I, cap. 2, ms. presso la biblioteca comunale di Lanciano</ref>, voluta dall'imperatore Diocleziano per facilitare il passaggio sul fosso Pietroso dalla città verso il prato delle Fiere, dove si svolgevano i locali commerci. Il filologo [[Theodor Mommsen]] tuttavia ritenne l'iscrizione un falso nel suo ''CIL'', vol. IX. Come ricorda Florindo Carabba, addirittura don Bocache avrebbe rinvenuto durante i lavori di ricostruzione della Cattedrale della Madonna del Ponte, la lapide che attestava la costruzione per volere del ''Senatus Anxanense''<ref>Florindo Carabba, ''Stoia antica di Lanciano'', [[Lanciano]], Tabula, 201, pp. 44 ss</ref>. Il Ponte negli anni '90 fu oggetto di scavi archeologici per volere della Soprintendenza di [[Chieti]], e l'archeologo Staffa avrebbe rinvenuto una porzione della testa di ponte romano, attaccata alla testata del ponte medievale del XIV sec., e l'area dell'auditorium Diocleziano è stata musealizzata.
== Note ==
== Bibliografia ==
<div class="references-medium" style="-moz-column-count: 2; column-count: 2;">
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* {{cita libro|autore=[[Giordane]]|titolo=[[De origine actibusque Getarum]]|cid=Giordane|lingua=latino}} ([https://web.archive.org/web/20080213070528/http://www.thelatinlibrary.com/iordanes1.html testo latino] e [https://people.ucalgary.ca/~vandersp/Courses/texts/jordgeti.html traduzione inglese]).
*{{cita libro|autore=|titolo=[[Historia Augusta]]
* {{cita libro|autore=[[Lucio Cecilio Firmiano Lattanzio|Lattanzio]]
* {{Cita libro|autore=[[Paolo Orosio|Orosio]]|titolo=[[Historiarum adversus paganos libri septem]]|cid=Orosio|lingua=latino}} ([http://www.thelatinlibrary.com/orosius.html testo latino]).
* {{cita libro|autore=|titolo=[[Panegyrici latini]]|volume=libri I-XII|cid=Panegyrici latini|lingua=latino}} ([https://archive.org/stream/xiipanegyricila02baehgoog/xiipanegyricila02baehgoog_djvu.txt testo latino]).
* {{cita libro|autore=[[Giovanni Zonara|Zonara]]|titolo=[[Epitome delle storie]]|cid=Zonara|lingua=latino}} ([http://www.documentacatholicaomnia.eu/30_20_1050-1150-_Ioannes_Zonaras.html testo greco e latino], [[Wikisource:fr:Histoire des Romains|traduzione francese]] {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}}).
* {{cita libro|autore=[[Zosimo (storico)|Zosimo]]|titolo=[[Storia nuova]]|cid=Zosimo|lingua=grc}} ([[Wikisource:it:Della Nuova Istoria|traduzione italiana]] {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}}).
;Fonti storiografiche moderne
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;Romanzi storici
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* {{Collegamenti esterni}}
* {{cita web|http://www.diocleziano.it|Sito incentrato sull'Imperatore Diocleziano}}
* {{cita web|http://w3.mrki.info/split/diokl.html|Palazzo di Diocleziano a Spalato|lingua=en}}
* {{cita web|url=http://www.santamariadegliangeliroma.it/paginamastersing.html?codice_url=diocleziano&lingua=ITALIANO&ramo_home=Basilica|titolo=Diocleziano dal sito della Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri (Roma)}}
* [http://digital.library.wisc.edu/1711.dl/DLDecArts.AdamRuins Rovine del palazzo di Diocleziano a Spalato in Dalamzia], da Robert Adam, 1764. Immagini disponibili dal dentro digitale dell'[[
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