Pirro: differenze tra le versioni
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{{nota disambigua}}
{{Monarca
|nome = Pirro
|immagine =
|legenda = Busto identificato come Pirro ([[Napoli]], [[Museo Archeologico Nazionale di Napoli]])
|titolo = [[Regno d'Epiro#Sovrani (430-231 a.C.)|Re dell'Epiro
|sottotitolo =
|regno = 306 - 300 a.C. (I)<br />
|inizio regno =
|fine regno =
|incoronazione =
|investitura =
|predecessore = [[Alceta II (re
|erede =
|successore = [[Neottolemo II]] (I)<br />[[Alessandro II
|titolo1 = [[Re di Macedonia]]
|regno1 = 288 - 285 a.C (I)<br/>274 - 272 a.C. (II)
|predecessore1 = [[Demetrio Poliorcete]] (I)<br/>[[Antigono Gonata]] (II)
|successore1 = [[Lisimaco]] (I)<br/>[[Antigono Gonata]] (II)
|titolo2=[[Tiranni di Siracusa|Re di Sicilia]]
|regno2=
|inizio regno2 = 277 a.C.
|fine regno2 =
|predecessore2=[[Sosistrato di Agrigento|Sosistrato]]
|successore2=[[Gerone II]]
|nome completo =
|trattamento =
|onorificenze =
|data di nascita = 318 a.C.
|
|
|
|sepoltura =
|luogo di sepoltura =
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|coniuge 2 = [[Lanassa]]
|coniuge 3 = nome non noto
|coniuge 4 = [[Bircenna]]
|coniuge 5 = nome non noto
|figli = [[Olimpiade II]]
|religione =
|firma =
}}
{{Bio
|Nome = Pirro
|Cognome =
|PreData = {{lang-grc|Πύρρος|Pýrrhos}}, "il colore del fuoco, rosso biondo"
|Sesso = M
|LuogoNascita = Epiro
|GiornoMeseNascita =
|AnnoNascita = 318 a.C.
|LuogoMorte = Argo
|LuogoMorteLink = Argo (
|GiornoMeseMorte =
|AnnoMorte = 272 a.C.
|Epoca = -300
|Epoca2 = -200
|Attività = militare
|Nazionalità = greco antico
|FineIncipit =
|Punto = no
}}
Appartenente alla casa degli [[Eacidi]] (che dichiarava di discendere da [[Neottolemo]], figlio di [[Achille]]) e imparentata agli [[Dinastia argeade|Argeadi]] e quindi ad [[Alessandro Magno]],<ref>{{Cita|Jones|p. 45}}.</ref><ref>{{Cita|American Numismatic Society|p. 196}}.</ref> dal [[306 a.C.]] fu re della sua gente, i [[Molossi (popolo)|Molossi]],<ref>{{Cita|Borza|p. 62}}.</ref><ref>{{Cita|Chamoux|p. 62}}.</ref> tribù preponderante dell'[[antico Epiro]] nei periodi [[288 a.C.|288]]-[[285 a.C.]] e [[273 a.C.|273]]-[[272 a.C.]] La storia lo accredita come uno dei principali antagonisti della [[Repubblica romana]].<ref name= Britannica>{{cita web|lingua=en|url=https://www.britannica.com/EBchecked/topic/485118/Pyrrhus|titolo=Pyrrhus|accesso=30 settembre 2013}}</ref><ref>{{Cita|Plutarco}}.</ref>
Fu uno dei condottieri alessandrini più rilevanti, tanto che Annibale lo ritenne il più astuto degli strateghi. Fu però anche abile diplomatico e valido propagandista del proprio stesso mito: diffuse la voce che Achille e [[Eracle]] fossero suoi avi. Il libro di storie di [[Timeo di Tauromenio]] si conclude con le sue gesta e [[Plutarco]] gli dedicò una delle sue ''[[Vite parallele]]'', raffrontandolo a [[Gaio Mario]].<ref>{{cita|Finley|p. 128}}.</ref>
== Infanzia e giovinezza ==
Nato nel [[318 a.C.]] da [[Eacide]], sovrano dell'Epiro, e da [[Ftia II|Ftia]], di stirpe tessala, la sua giovinezza fu tutto fuorché quieta. Infatti, quando aveva due anni il padre fu esiliato dai sudditi in rivolta e morì di morte violenta. Nel [[317 a.C.]], quindi, Pirro, insieme alla madre e alle sorelle, fu accolto da [[Glaucia (re dei Taulanti)|Glaucia]] (re dei [[Taulanti]], una delle più importanti tribù d'[[Illiria]]),<ref name= Britannica /> la cui moglie, Beroea, discendente degli Eacidi, si assunse il compito di educare il bambino.<ref>{{Cita|Plutarco|2-3}}.</ref><ref>{{Cita|Giustino|17.3}}.</ref><ref>{{Cita|Wilkes|p. 124}}.</ref>
Nel [[306 a.C.]], all'età di tredici anni, fu rimesso al posto di comando che gli spettava, anche se appena quattro anni dopo fu detronizzato da [[Cassandro I]], re di Macedonia,<ref name= Britannica /> che impose come sovrano [[Neottolemo II]]. Nuovamente esiliato, partecipò alle [[Guerre dei Diadochi]] sotto le bandiere del cognato [[Demetrio Poliorcete]] (che aveva sposato la sorella di Pirro, [[Deidamia I|Deidamia]]) e in particolare si distinse nella [[battaglia di Ipso]] in [[Frigia]] ([[301 a.C.]]).
In seguito, nel [[299 a.C.]],<ref>''Aevum antiquum'', volumi 12-13, 1999, p. 121.</ref> fu trattenuto come ostaggio ad [[Alessandria d'Egitto]], presso [[Tolomeo I]], in ossequio alle condizioni di un trattato tra Demetrio e Tolomeo stesso. In quella condizione di semi-prigionia conobbe e sposò [[Antigone d'Epiro|Antigone]], figlia di [[Berenice I|Berenice]], terza moglie di Tolomeo: strinse così un'alleanza che gli permise, nel [[298 a.C.]], di tornare nell'Epiro da sovrano,<ref>{{Cita|Porfirio|42.11}}.</ref> costringendo il cugino usurpatore a dividere il trono assieme a lui. Una diarchia che non durò molto, se è vero che Neottolemo morì avvelenato dopo qualche mese.<ref name= Britannica /><ref>{{Cita|Patercolo|1.14.6}}.</ref>
Nel [[295 a.C.]], Pirro trasferì la capitale del regno nella città marittima di [[Ambracia]]. Essendo morta Antigone, si risposò con [[Lanassa]], figlia di [[Agatocle di Siracusa|Agatocle]], re di [[Syrakousai|Siracusa]], che gli portò in dote [[Corcira]].<ref>{{Cita|Diodoro|21.4|Diodoro}}.</ref><ref>{{Cita|Plutarco|9}}.</ref>
Nel [[292 a.C.]], Pirro intraprese una guerra contro l'antico alleato Demetrio invadendo e occupando l'[[Acarnania]] e l'[[Amfilochia]]<ref>{{Cita|Plutarco|6}}.</ref> e, sia pure brevemente, la Tessaglia. L'anno seguente Demetrio rispose conquistando Corcira, approfittando dell'invito di Lanassa, moglie di Pirro, in rotta con il marito per la sua poligamia, ad occupare l'isola e a sposarla.<ref>{{Cita|Plutarco|10}}.</ref>
[[File:Map of ancient Epirus and environs (Italiano).svg|thumb|Tribù dell'Epiro al tempo di Pirro]]
Nel [[289 a.C.]] Demetrio gli concesse le regioni conquistate in cambio della pace e Pirro accettò ma l'anno seguente, mentre Demetrio subiva ad Anfipoli l'attacco di [[Lisimaco]],<ref>{{Cita|Pausania|1.10.2}}.</ref> Pirro ruppe il precedente trattato e invase la Macedonia ottenendone il trono congiuntamente a Lisimaco.
La durata del suo regno è oggetto di controversie: [[Dexippo]] e [[Porfirio]] affermano che Pirro tenne la corona per appena sette mesi e quindi nell'inverno tra il [[287 a.C.|287]] e il [[286 a.C.]]; altri scrittori sostengono invece che il suo regno iniziò poco dopo la morte di Demetrio,<ref>{{Cita|Plutarco|11-12}};{{Cita|Pausania|1.10.2|Pausania}}.</ref> anche se probabilmente fu più duraturo.<ref>{{en}} [[Barthold Georg Niebuhr]], ''History of Rome'', v. III, nota 813.</ref> In ogni caso, Pirro riuscì a conquistare anche il resto delle terre un tempo possedute da Demetrio, per poi venirne scacciato da Lisimaco stesso,<ref name= Britannica /> che nel [[284 a.C.]] poté brevemente invadere lo stesso Epiro, approfittando dell'assenza di Pirro.<ref>{{Cita|Pausania|1.9.7}}.</ref>
== La campagna militare in Italia ==
{{Vedi anche|Guerre pirriche}}
Nel [[281 a.C.]] la città di [[Taranto]], in [[Magna Grecia]], entrò in conflitto con [[Repubblica Romana|Roma]], e stava preparandosi a un attacco romano che le avrebbe inferto una sicura sconfitta. Roma era già diventata una potenza egemone, e si muoveva con l'intenzione di sottomettere tutte le città
Pirro, già desideroso di vittorie, vide la possibilità di fondare senza sforzi un regno in [[Italia]], nonché quella di conquistare la [[Sicilia (isola)|Sicilia]] ed espandersi in Africa; inoltre, fu incoraggiato nell'impresa dalle predizioni dell'[[oracolo di Delfi]], nonché dall'aiuto dei re ellenistici: [[Tolomeo Cerauno]] gli fornì truppe mentre [[Antigono II Gonata|Antigono II]] una piccola flotta ed [[Antioco I Sotere|Antioco I]]
Pirro sbarcò in Italia nel [[280 a.C.]] con
In un primo momento il sovrano, inferiore per numero di soldati, cercò un negoziato con il console [[Publio Valerio Levino]], che però fallì.<ref>{{Cita|Dionigi di Alicarnasso|19.9,1-10.5
I Romani persero circa {{formatnum:7000}} uomini, in una sconfitta assicurata anche dallo spavento che
[[File:Pirro Roma 280aC.jpg|thumb|upright=1.4|L'avanzata di Pirro verso Roma - 280 a.C. - 275 a.C.]]
Nel [[279 a.C.]] i Romani si scontrarono con Pirro ad [[battaglia di Ascoli
Eutropio racconta che, camminando sul campo di battaglia tra i cadaveri dei nemici, notando che tutti erano stati feriti al petto e che i loro volti conservavano ancora un'espressione agguerrita e indomita, Pirro abbia esclamato: «Se avessi avuto simili soldati avrei conquistato il mondo».<ref>{{Cita|Eutropio|2.11}}.</ref>
Vanno tenuti in conto diversi fattori per valutare la portata dell'avanzata di Pirro: innanzitutto, egli è abbastanza presto percepito come un tiranno dai Tarantini, che ritirano il loro appoggio; Pirro, d'altra parte, ha difficoltà a muovere il proprio esercito sugli [[Appennini]]; infine, la resistenza romana è determinata dal proprio valore nazionale, quello di una realtà statuale intimamente radicata al territorio (cosa che non valeva per gli eserciti ellenistici, composti soprattutto da mercenari).<ref name=vegetti220/>
[[File:Pyrrhus.JPG|thumb|Busto di Pirro di epoca romana, dal [[Museo Archeologico Nazionale di Napoli]].]]Nel [[278 a.C.]] Pirro ricevette due offerte allo stesso tempo: da un lato, le ''[[poleis]]'' [[siceliote]] gli proposero, in quanto genero di [[Agatocle di Siracusa|Agatocle]],<ref>{{Cita|Diodoro|22.8.2}}.</ref> di scacciare i [[Cartagine]]si dalla metà occidentale dell'isola; dall'altro, i Macedoni gli chiesero di salire al trono di Macedonia al posto di re [[Tolomeo Cerauno]], decapitato nell'[[Spedizioni celtiche nei Balcani|invasione della Grecia e della Macedonia]] da parte dei [[Galati]]. Pirro giunse a conclusione che le opportunità maggiori venivano dall'avventura in Sicilia, e decise di recarvisi.
Nel racconto plutarcheo Pirro dice al compagno [[Cinea]]:
{{citazione|La Sicilia è vicina e ci tende la mano; è un'isola prospera e popolosa, facile da conquistare. Infatti in ogni città c'è disordine e anarchia e lo strapotere dei demagoghi dopo la morte di Agatocle.|''Vita di Pirro'', 14, 4}}
La scelta di Pirro rinvia al desiderio di mettere in piedi un regno che unisse la grecità italiota e siceliota e che riuscisse a fronteggiare le potenze di Roma e Cartagine.<ref>{{cita|Braccesi e Millino|p. 181}}.</ref>
In Sicilia, i Cartaginesi stavano tentando di avvantaggiarsi della instabilità politica dominante sull'isola determinatasi dopo la morte di Agatocle: le maggiori ''poleis'' erano in mano di signori locali (un Eracleide a [[Leontinoi]], un Tindaro a [[Tauromenion]], un Onomarco a [[Katane]]), mentre a [[Syrakousai|Siracusa]] era stato eletto ''strategòs aurokrátor'' [[Iceta di Siracusa (tiranno)|Iceta di Siracusa]], che ricoprì la carica fino al 279 a.C. A Siracusa era in atto un conflitto interno, motivato dal rifiuto di concedere la cittadinanza ai mercenari di Agatocle ora senza padrone. Concordato con essi che avrebbero potuto vendere i propri beni e lasciare la Sicilia, essi si allontanarono da Siracusa, ma razziarono [[Gela (città antica)|Gela]] e [[Camarina]], per poi volgersi verso [[Messana]], che fu occupata e ribattezzata Mamertina, dal nome che essi stessi si erano dato, "[[Mamertini]]" (preso a sua volta dal nome del dio [[Osci|osco]] della guerra, [[Mamers (divinità)|Mamers]]).<ref name=dreher71>{{cita|Dreher|pp. 71-72}}.</ref> Le scorribande mamertine erano coperte da Roma, che nel mentre aveva ampliato la propria sfera di influenza fino a [[Rhegion]] (Reggio Calabria), dove fu inviata la ''[[legio Campana]]''.<ref name=braccesi182>{{cita|Braccesi e Millino|p. 182}}.</ref> In questo panorama, i Cartaginesi erano riusciti ad imporsi in tutta l'isola (segnatamente ad [[Akragas]], ma anche a Gela, dove poi sarebbe passato il tiranno [[Finzia]], che avrebbe raso al suolo la città e deportato la popolazione per fondare, nei pressi dell'odierna [[Licata]], il centro di [[Finziade]]<ref>{{cita|Finley|pp. 127-128}}.</ref>): solo Mamertina e [[Siracusa]] erano rimaste libere. Quando i Mamertini decisero di scagliarsi contro quest'ultima, Siracusa, insieme ad Akragas e Leontini, ricorse a Pirro, sperando, probabilmente, che l'intervento del condottiero epirota rappresentasse una fase transitoria. I Cartaginesi decisero a questo punto di accordarsi con i Romani, con i quali stipularono un trattato difensivo (il cui contenuto è riportato da [[Polibio]], 3, 25), anticipando Pirro, che aveva la medesima intenzione.<ref name=dreher71/>
Nel [[278 a.C.]] Pirro, dopo aver preparato la spedizione con l'invio di ambasciatori,<ref name=braccesi182/> riuscì a sfuggire alla flotta punica e ad approdare con {{formatnum:10000}} uomini a Tauromenion, appoggiato dal tiranno Tindaro<ref name=finley129>{{cita|Finley|p. 129}}.</ref>. Di qui, seguito via mare dalla flotta, giunse trionfalmente a Siracusa, accolto come un liberatore. Nella ''polis'' aretusea riuscì a mediare tra Thoinon e Sosistrato: il primo è fatto ''phróurarchos'' (cioè sovrintendente ai ''[[Phrourion|phrouria]]''), il secondo è posto al comando dei mercenari.<ref name=braccesi182/> Stando a [[Polibio]], ricevette la carica di ''eghemon'' e di ''[[basileus]]''. Riprese la simbologia usata da Agatocle nella coniazione di monete d'argento (la testa di ''kore''), segno del desiderio di richiamarsi all'ex suocero. Stessa cosa accade per le pregiatissime monete d'oro, con l'immagine della dea [[Nike (mitologia)|Nike]].<ref name=dreher71/> In gran parte per merito dei Siracusani, riuscì a mettere in piedi una flotta di duecento navi.<ref name=finley129/>
Nominato così re di Sicilia, {{sf|i suoi piani prevedevano la spartizione dei territori fin lì conquistati tra i due figli, [[Eleno (figlio di Pirro)|Eleno]] (a cui sarebbe andata la Sicilia) e [[Alessandro II (re dell'Epiro)|Alessandro]] (a cui sarebbe andata l'[[Italia (regione geografica)|Italia]]).}}
Nel [[277 a.C.]] prese avvio il conflitto con i Cartaginesi: inizialmente furono conquistate facilmente Akragas, [[Eraclea Minoa]], [[Selinunte]], [[Halikyai]] e [[Segesta]].<ref name=braccesi183>{{cita|Braccesi e Millino|p. 183}}.</ref> Maggiore resistenza fu incontrata a [[Palermo|Panormos]] e a [[Erice]], la più munita fortezza filo-cartaginese sull'isola, {{sf|e questo rese quasi naturale la defezione delle altre città controllate dai Punici.}} [[Lilybaion]], invece, risultò inespugnabile: un assedio di due mesi risultò vano.<ref name=finley129/> I Cartaginesi avanzarono proposte di pace (tradendo l'accordo con i Romani), offrendo a Pirro la propria flotta per portarlo in Italia e qui attaccare Roma, ma questi rifiutò.<ref name=braccesi183/> Pare che a questo punto Pirro concepisse un piano analogo a quello che aveva condotto Agatocle a portare la guerra in Africa. Per questa ragione cercò di finanziare la costruzione di una flotta, imponendo alle ''poleis'' siceliote la spesa.<ref name=dreher71/> Pirro cercò di reagire imponendo una vera e propria dittatura su tutte le città greche, che fece presidiare con forti guarnigioni<ref>{{Cita|Garouphalias|pp. 97-108}}.</ref> ma con tali misure si alienò tutti i consensi. I Cartaginesi tentarono di trarne giovamento inviando una seconda armata in Sicilia e furono prontamente sconfitti. Tuttavia, Pirro, informato dai Tarantini che Roma era riuscita ad occupare gran parte della Magna Grecia e conscio della sua impopolarità tra i Sicelioti, decise poco dopo di abbandonare la Sicilia e di tornare in Italia.
Al riguardo la tradizione afferma che il sovrano, rivolgendosi ad alcuni compagni poco dopo aver abbandonato l'isola, esclamasse: «Che meraviglioso campo di battaglia stiamo lasciando, amici miei, a Cartaginesi e Romani».<ref>{{Cita|Garouphalias|pp. 109-112}}.</ref>
Durante il trasferimento, i Cartaginesi ne approfittarono per attaccarlo sul mare, così che l'esercito di Pirro, nella [[Battaglia dello Stretto di Messina (276 a.C.)|Battaglia dello Stretto di Messina]] subì gravissime perdite.
=== La fine della guerra (275 a.C.) ===
{{vedi anche|Battaglia di Benevento (275 a.C.)}}
Qui, i Romani lo aspettavano: nel [[275 a.C.]] mossero a battaglia contro un esercito epirota stanco e provato da anni di lotte lontano dalla patria, presso ''[[Maleventum]]''. La
{{vedi anche|Assedio di Sparta (272 a.C.)}}
[[File:The-Siege-Of-Sparta-By-Pyrrhus-319-272-Bc-1799-1800.jpg|thumb|''L'assedio di Sparta'', dipinto di [[François Topino-Lebrun|Jean-Baptiste Topino-Lebrun]].]]
Pirro abbandonò la campagna d'Italia e tornò in Epiro, dove, non pago del grave prezzo in uomini, denaro e mezzi della sua avventura a Occidente,<ref>{{Cita|Plutarco|26
Nel [[272 a.C.]], [[Cleonimo]], nobile [[sparta]]no che si era inimicato le autorità della sua città, chiese a Pirro di attaccarla, affinché lui stesso potesse comandarla nel nome dell'Epiro. Pirro si dichiarò d'accordo nella volontà di ottenere per sé il controllo del Peloponneso, ma il suo esercito trovò un'inaspettata resistenza, tale da impedirgli ogni assalto su Sparta.<ref>{{Cita|Plutarco|27
Entrato di soppiatto con l'esercito in città, Pirro si ritrovò coinvolto in una confusa battaglia strada per strada. Una donna anziana, vedendolo dal tetto della sua casa, gli lanciò una tegola che, secondo quanto si dice, lo colpì e lo distrasse, permettendo a un soldato argivo di ucciderlo. La testa di Pirro fu portata da [[Alcioneo (figlio di Antigono Gonata)|Alcioneo]] al padre Antigono, che, però, lo rimproverò per la sua barbarie e lo allontanò con rabbia dalla sua presenza.<ref>{{Cita|Plutarco|34}}.</ref> I suoi resti furono portati nel tempio di [[Demetra]].<ref>{{Cita|Pausania|1.13.8
[[File:Pyrrhus Kingdom of Epirus.JPG|thumb|Moneta del Regno d'Epiro con iscrizione in [[Greco antico|Greco]] indicante ΒΑΣΙΛΕΩΣ ΠΥΡΡΟΥ ''Basileōs Pyrrou'', "
{{Citazione|L'esame attento delle vicende di Pirro mostra che la molla di tutte le sue imprese fu il desiderio di costituirsi un impero. Questa sua ambizione non s'incontrò che parzialmente con gl'interessi dei suoi Epiroti, le cui migliori energie egli spese nel cercar di fondare tale impero. È chiaro infatti che essi dalla conquista dell'impero non avrebbero avuto nessun vantaggío proporzionato ai loro sacrifizî e ne avrebbero profittato assai meno di quel che i Macedoni dalla conquista dell'Asia. Fu invece ventura per P. che queste sue mire ambiziose combaciassero con la difesa degl'interessi ellenici nelle sue campagne occidentali, le quali del resto non giovarono affatto a lui e giovarono solo nella ristretta misura che abbiamo precisata alla causa dell'ellenismo. Ciò in parte, specie in Italia, procedette da cause indipendenti dalla sua volontà e da lui imprevedibili, ma in parte, specie in Sicilia, dipese dal fatto che egli non intervenne con la mira disinteressata di difendere l'ellenismo, ma anche e soprattutto con quella di fondarsi un impero. In Grecia poi, sebbene astrattamente si possa dire che ogni tentativo d'unità nazionale era utile ai Greci anche se vi riluttavano, in concreto non si può non rilevare che nei mezzi relativamente ristretti e nella mancanza in P. di una vera idealità che non fosse quella del soddisfacimento della propria ambizione, era il germe dell'insuccesso per cui i suoi tentativi furono in realtà dannosi non meno alla Grecia che all'Epiro. Le forze dell'Epiro nel pieno rigoglio si sperperarono nelle lotte fratricide senza risultato, mentre si sarebbero potute adoperare assai utilmente per stendere a nord i limiti dell'ellenismo nella regione illirica, ciò che poi avrebbe permesso ai Greci di resistere con maggiore speranza di successo alla penetrazione romana nella Penisola Balcanica.|
Anche se non fu sempre un re saggio e men che mai moderato, la sua ''leadership'' fu instancabile e vivace. È ricordato come uno dei più brillanti capi militari del suo tempo, classificato da [[Annibale]] stesso come il secondo più grande, dopo [[Alessandro Magno]]. Pirro passò anche alla storia come una persona molto generosa, ma fu proprio questa la sua più grande debolezza politica: infatti lasciò le casse dello stato in crisi per i doni, le spese militari e gli aiuti ai cittadini
Si dimostrò tuttavia molto attivo e capace: riorganizzò lo stato rafforzando i propri poteri, organizzò un governo centrale e abbellì le città.
Purtroppo, non lasciando un successore degno di nota, l'[[Epiro]] decadde e divenne vassallo prima della [[Macedonia
Scrisse un memoriale e diversi libri sull'arte della guerra,<ref>Müller, ''Fragm. Hist. Graec.'', II, p. 461.</ref>
== Note ==
== Bibliografia ==
; Fonti primarie
* {{cita libro|autore=[[Plutarco]] |titolo=Apoftegmi di re e generali, Pirro
* {{cita libro|autore=[[Plutarco]] |titolo=[[Vite
* {{cita libro|autore=[[Diodoro Siculo]] |titolo=[[Bibliotheca historica]] |cid=Diodoro}}
* {{cita libro|autore=[[Pausania il Periegeta|Pausania]] |titolo=[[Periegesi della Grecia]] |cid=Pausania}}
* {{cita libro|autore=[[Marco Giuniano Giustino]] |titolo=Historiarum Philippicarum T. Pompeii Trogi Libri XLIV|cid=Giustino}}
* {{cita libro|autore=[[Dionigi di Alicarnasso]] |titolo=[[Antichità romane (Dionigi di Alicarnasso)|Antichità romane]]|cid=Dionigi}}
* {{cita libro|autore=[[Velleio Patercolo]] |titolo=[[Historiae
* {{cita libro|autore=[[Eutropio]]|titolo=[[Breviarium ab Urbe condita]]|cid=Eutropio}}
; Fonti secondarie
* {{SmithDGRBM|autore=|articolo=Pyrrhus|volume=VI|pagina=608-609|url=http://www.ancientlibrary.com/smith-bio/2943.html|cid=Smith}}
* {{Cita libro |autore=[[Gaetano De Sanctis]] |url=https://www.treccani.it/enciclopedia/pirro_(Enciclopedia-Italiana)/ |voce=Pirro |titolo=[[Enciclopedia italiana]] |città=Roma |editore=Istituto dell'Enciclopedia Italiana |anno=1935 |accesso=2023-05-30}}
* {{Cita pubblicazione|lingua=en|titolo=Numismatic Literature|numero=50-57|editore=American Numismatic Society|anno=1960|url=http://books.google.com/books?id=ZGkvAQAAIAAJ}}
* {{cita libro|lingua=en|autore=Jacob Abbott|url=http://books.google.it/books?id=MDkoAAAAYAAJ&printsec=frontcover&dq=abbott+the+history+of+pyrrhus&hl=it&sa=X&ei=FeVRVP-YFoT8ywOzz4KwCg&ved=0CC4Q6AEwAA#v=onepage&q=abbott%20the%20history%20of%20pyrrhus&f=false|titolo=The History of Pyrrhus|editore=Harper & Brothers|città=New York|anno=1854}}
* {{Cita libro|lingua=en|cognome1=Anglin|nome1=Jay Pascal|cognome2=Hamblin|nome2=William James|titolo=HarperCollins College Outline World History to 1648|città=New York, New York|editore=HarperCollins|anno=1993|isbn=0-06-467123-2|url=http://books.google.com/books?id=t4luVpw3NOIC}}
* {{Cita
* {{Cita libro|lingua=en|cognome=
* {{
* {{Cita libro|lingua=en|cognome=Daly|nome=Gregory|titolo=Cannae: The Experience of Battle in the Second Punic War|città=New York, New York and London, United Kingdom|editore=Routledge (Taylor & Francis)|anno=2003|isbn=0-203-98750-0|url=http://books.google.com/books?id=XzkY6voGtHgC}}
* {{cita libro|autore=Martin Dreher|titolo=La Sicilia antica|editore=Il Mulino|città=Bologna|anno=2010|ISBN=978-88-15-13824-8|cid=Dreher}}
* {{Cita libro|lingua=en|cognome=
* {{Cita libro|
* {{Cita libro|lingua=en|cognome=
* {{Cita libro|lingua=en|cognome=
* {{Cita libro|lingua=en|cognome=
* {{Cita libro|
* {{Cita libro|lingua=en|cognome=
* {{Cita libro|
* {{Cita libro|
* {{Cita libro|lingua=en|cognome=
* {{Cita libro|
* {{Cita libro|lingua=en|cognome=Tinsley|nome=Barbara Sher|titolo=Reconstructing Western Civilization: Irreverent Essays on Antiquity|città=Selingsgrove, Pennsylvania|editore=Susquehanna University Press|anno=2006|isbn=1-57591-095-0|url=http://books.google.com/books?id=xwrC2CC_QBsC}}
* {{Cita libro|cognome=Vegetti|nome=Mario|wkautore=Mario Vegetti|titolo=Dalla rivoluzione agricola a Roma|editore=Zanichelli|anno=1989|isbn=88-08-12084-8|cid=Vegetti}}
* {{Cita libro|lingua=en|cognome=Wilkes|nome=John|titolo=The Illyrians|città=Oxford, United Kingdom|editore=Blackwell Publishers Limited|anno=1995|annooriginale=1992|isbn=0-631-19807-5|url=http://books.google.com/books?id=4Nv6SPRKqs8C}}
* {{Cita web|lingua=en|url=https://www.britannica.com/EBchecked/topic/190156/Epirus|titolo=Epirus|editore=Encyclopædia Britannica|anno=2013|accesso=1º luglio 2013}}
* {{Cita web|lingua=en|url=https://www.britannica.com/EBchecked/topic/485118/Pyrrhus|titolo=Pyrrhus|anno=2013|editore=Encyclopædia Britannica|accesso=1º luglio 2013}}
== Voci correlate ==
Riga 187 ⟶ 201:
* [[Storia di Taranto]]
* [[Guerre greco-puniche]]
* [[Guerre pirriche]]
* [[Battaglia di Heraclea]]
* [[Storia della Sicilia greca]]
* [[Vittoria di Pirro]]
== Altri progetti ==
{{interprogetto
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
{{Box successione|immagine=
Riga 199 ⟶ 216:
|precedente=[[Demetrio I Poliorcete|Demetrio I]]
|successivo=[[Lisimaco]]
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}}
{{box successione
}}
{{Re dell'Epiro}}
{{re di Macedonia}}
{{Plutarco}}
{{Eacidi}}
{{Agatocle di Siracusa}}
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