Campagna italiana di Suvorov: differenze tra le versioni

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{{Infobox conflitto
{{vetrina inserimento|arg=storia|arg2=guerra}}
{{Infobox conflitto
|Tipo=Operazione militare
|Nome del conflitto=Campagna italiana di Suvorov
|Parte_di=della guerra della [[seconda coalizione]] e delle [[guerre napoleoniche]]
|Immagine= Suvorov-campagna-Italia-Svizzera.png
|Didascalia= La campagna italo-svizzera<br />di [[Aleksandr Vasil'evič Suvorov]].
|Data= 15 aprile - 11 settembre 1799
|Luogo= [[Italia Settentrionalesettentrionale]]
|Mutamenti_territoriali =
|Esito= Vittoria austro-russa
|Schieramento1= [[File:Flag{{RUS of1721-1917}} Russia.svg|border|20px]] [[Impero russo]]<br />[[File:Banner of the Holy Roman Emperor (after 1400).svg|border|20px]] [[{{Sacro Romano Impero]]<br />}}
|Schieramento2= [[File:Flag of France.svg{{Bandiera|border|20px]]FRAVichy}} [[Prima Repubblica francese]]
|Comandante1= [[File:Flag of Russia.svg{{Bandiera|border|20px]]RUS}} [[Aleksandr Vasil'evič Suvorov]]
|Comandante2= {{Bandiera|FRAVichy}} [[Jean Victor Marie Moreau]]<br />{{Bandiera|FRAVichy}} [[Étienne Jacques Joseph Alexandre Macdonald|Étienne Macdonald]]
|Effettivi1= inizialmente 76.000{{formatnum:76000}}<ref name="ReferenceA">{{Cita|Mikaberidze 2003|p. 24, nota 35}}.</ref><ref name="Tucker Chronology">{{Cita|Spencer C. Tucker 2009|p. 1007}}.</ref><br />44.000{{formatnum:44000}} (maggio)<ref name="Coppi257">{{Cita|Coppi 1824|p. 257}}.</ref> <br/>65.000{{formatnum:65000}}+35.000{{formatnum:35000}} (giugno)<ref name="Mikaberidze63 64"/><br />50.000{{formatnum:50000}} (agosto)<ref name="Mikaberidze117 118">{{Cita|Mikaberidze 2003|pp. 117-8}}.</ref>
|Effettivi2= inizialmente 28.000{{formatnum:28000}}<ref name="Mikaberidze29"/> <br/>20.000{{formatnum:20000}} (maggio)<ref name="Mikaberidze43"/><br />26.000{{formatnum:26000}}+44.000{{formatnum:44000}} (giugno)<ref name="Mikaberidze65 66"/><ref name="Mikaberidze38"/><br />45.000{{formatnum:45000}} (agosto)<ref name="Botta356"/><ref name="Coppi272 273"/><ref name="Coppi274 275">{{Cita|Coppi 1824|pp. 274-5}}.</ref>
|Perdite1= dati non disponibili <!-- Risulta una estrema imprecisione nelle perdite a causa delle reticenze austriache a fornire dati attendibili -->
|Perdite2= dati non disponibili <!-- L'unica fonte attendibile appare Gachot ma morti e feriti (anche leggeri) vengono sempre sommati col risultato che, tenuto conto dei periodici rinforzi, alla fine risultano quasi più perdite degli effettivi iniziali! -->
}}
{{Campagnabox Guerra della seconda coalizione}}{{Campagnabox Campagna italiana di Suvorov}}
La '''campagna italiana di Suvorov''' si svolse nel [[Italia Settentrionalesettentrionale|Nord Italia]] tra l'aprile e il settembre 1799 e vide in lotta l'esercito russo-austriaco guidato dal generale[[feldmaresciallo]] russo [[Aleksandr Vasil'evič Suvorov]] contro le [[Armée révolutionnaire française|truppe rivoluzionarie francesi]]. La campagna si s'inserisce nel contesto della guerra della [[seconda coalizione]] e si concluse con la temporanea vittoria dei coalizzati e la caduta delle [[repubbliche sorelle]] filo-francesi.
 
LaA [[Svizzera]]seguito alldell'epocainvasione facevanel parte1798 deldella [[Sacro Romano ImperoSvizzera]] con capitale a [[Vienna]] e, la [[Impero russo|Russia]], alleata degli austriaci, in ossequio ai [[Trattato internazionale|trattati]] inviò un esercito per liberare i territori elvetici occupati dai francesi nelche 1798dal paese controllavano i passi alpini per l'Italia e minacciavano direttamente l'[[Monarchia asburgica|impero asburgico]]. Gli alleati insistettero perché le truppe austro-russe venissero guidate dal generalefeldmaresciallo Suvorov, che però in patria era caduto in disgrazia per aver criticato lo [[zar]] [[Paolo I di Russia|Paolo I]]; questi decise quindi di riabilitarlo e lo inviò con 20.000{{formatnum:20000}} uomini in Italia, dove gli austriaci lo nominarono [[Feldmarescialli del Sacro Romano Impero|feldmaresciallo del Sacro Romano Impero]]<ref name="Mikaberidze19">{{Cita|Mikaberidze 2003|p. 19}}.</ref><ref name="Mathiez/Lefebvre476">{{Cita|Mathiez e Lefebvre 1992|p. 476, Vol. II}}.</ref>.
La '''campagna italiana di Suvorov''' si svolse nel [[Italia Settentrionale|Nord Italia]] tra l'aprile e il settembre 1799 e vide in lotta l'esercito russo-austriaco guidato dal generale russo [[Aleksandr Vasil'evič Suvorov]] contro le [[Armée révolutionnaire française|truppe rivoluzionarie francesi]]. La campagna si inserisce nel contesto della guerra della [[seconda coalizione]] e si concluse con la temporanea vittoria dei coalizzati e la caduta delle [[repubbliche sorelle]] filo-francesi.
 
La partecipazione del generale Suvorov fu determinante: i russi uscirono vincitori nelle battaglie decisive, sconfiggendo e costringendo due armate francesi a ritirarsi sui rilievi intorno a [[Genova]]<ref name="Mathiez/Lefebvre490">{{Cita|Mathiez e Lefebvre 1992|p. 490, Vol. II}}.</ref>, e fecerofacendo crollare il predominio transalpinodella Francia in Italia. Con il suo esercito austro-russo di oltre 70.000{{formatnum:70000}} uomini, in netta superiorità numerica di fronte ai circa 27/28.000{{formatnum:28000}} francesi inizialmente disponibili<ref name="Mikaberidze29"/><ref>{{cita|Chandler 1988|p. 611}}.</ref><ref name="Mikaberidze29"/>, Suvorov obbligò dapprima il generale [[Jean Victor Marie Moreau]] ad abbandonare la difesa dell'Adda e ripiegare verso ovest; i francesi evacuarono il milanese e concentrarono i resti deldelle loro forze ad [[Alessandria]], mentre gli austro-russi invasero quindi la [[Repubblica Cisalpina]] ed entrarono a [[Milano]] il 29 aprile<ref name="Mathiez/Lefebvre476"/>. Nel frattempo si stava avvicinando da sud l'armata francese di [[Napoli]] guidata dal generale [[Étienne Jacques Joseph Alexandre Macdonald|Macdonald]], per cercare di ricongiungersi al generale Moreau.; Suvorov riuscì a sbarraresbarrargli il cammino al generale Macdonald nella [[battaglia della Trebbia (1799)|battaglia della Trebbia]] (17-19 giugno 1799). Quest'ultimo fu dunque, costrettocostringendolo a ritirarsi lungo la costa e raggiunsea raggiungere Genova, dove ben presto confluirono anche le forze del generale Moreau che, appresa la sconfitta del generaledi Macdonald, aveva ripiegato a sua volta<ref name="Mathiez/Lefebvre476 477">{{Cita|Mathiez e Lefebvre 1992|pp. 476-7, Vol. II}}.</ref>.
La [[Svizzera]] all'epoca faceva parte del [[Sacro Romano Impero]] con capitale a [[Vienna]] e la [[Impero russo|Russia]], alleata degli austriaci, in ossequio ai [[Trattato internazionale|trattati]] inviò un esercito per liberare i territori elvetici occupati dai francesi nel 1798. Gli alleati insistettero perché le truppe austro-russe venissero guidate dal generale Suvorov, che però in patria era caduto in disgrazia per aver criticato lo [[zar]] [[Paolo I di Russia|Paolo I]]; questi decise di riabilitarlo e lo inviò con 20.000 uomini in Italia, dove gli austriaci lo nominarono [[feldmaresciallo]]<ref name="Mikaberidze19">{{Cita|Mikaberidze 2003|p. 19}}.</ref><ref name="Mathiez/Lefebvre476">{{Cita|Mathiez e Lefebvre 1992|p. 476, Vol. II}}.</ref>.
 
Occupata anche Torino e sconfitta l'ultima armata francese nella successiva [[battaglia di Novi]], Suvorov rimase a un certo punto padrone della situazione in Italia settentrionale e deciso addirittura a marciare verso la [[Francia]]<ref name="Presnukhin">{{cita pubblicazione|url=httphttps://it.rbth.com/articles/2011/06/20/la_spedizione_russa_in_italia_contro_napoleone_12374.html|titolo=La spedizione russa in Italia contro Napoleone|autore=Mikhail Presnukhin|rivista=Russia Beyond The Headlines|editore=Rossiyskaya Gazeta|data=20 giugno 2011|accesso=2717 settembremarzo 20142021|urlarchivio=https://archive.is/20140524160056/http://it.rbth.com/articles/2011/06/20/la_spedizione_russa_in_italia_contro_napoleone_12374.html}}</ref>, ma le divisioni e le rivalità delle potenze coalizzate avrebbero ben presto favorito una ripresa delle armate rivoluzionarie: per timore che l'influenza russa in Italia diventasse eccessiva, gli alleati, facendo anche leva sulle ambizioni di [[Paolo I di Russia|Paolo I]] di presentarsi come liberatore della Svizzera<ref name="Mathiez/Lefebvre583">{{Cita|Mathiez e Lefebvre 1992|p. 583, Vol. II}}.</ref>, ottennero che le truppe zariste interrompessero le loro operazioni e venissero rischierate nella Confederazione, lasciando l'iniziativa nella penisola agli austriaci<ref name="Rettificazioni1857">{{Cita|Rettificazioni 1857|p. 42}}.</ref>. A Suvorov fu ordinato quindi di marciare verso nord, attraverso il [[Passopasso del San Gottardo]] per incontrarsi con l'altro corpo di truppe russe appena condotto sulla [[Limmat]] dal generale [[Aleksandr Michajlovič Rimskij-Korsakov]]<ref name="Mathiez/Lefebvre491">{{Cita|Mathiez e Lefebvre 1992|p. 491, Vol. II}}.</ref> e quindi affrontare l'armata del generale [[Andrea Massena]]<ref name="Giulio Rossi 1908">{{cita testo |autore=Giulio Rossi |titolo=Suwaroff in Svizzera |rivista=Corriere del Ticino |data=9-16 gennaio 1908|accesso=11 ottobre 2014}} Vedi testo in [{{cita testo|url=http://www.museodelmalcantone.ch/cms/index.php?option=com_content&view=article&id=49:suwaroff-in-svizzera&catid=51:archivio-delle-notizie |titolo=Museo del Malcantone, Curio]|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20141018110440/http://www.museodelmalcantone.ch/cms/index.php?option=com_content&view=article&id=49:suwaroff-in-svizzera&catid=51:archivio-delle-notizie }}</ref>.
La partecipazione del generale Suvorov fu determinante: i russi uscirono vincitori nelle battaglie decisive, sconfiggendo e costringendo due armate francesi a ritirarsi sui rilievi intorno a [[Genova]]<ref name="Mathiez/Lefebvre490">{{Cita|Mathiez e Lefebvre 1992|p. 490, Vol. II}}.</ref>, e fecero crollare il predominio transalpino in Italia. Con il suo esercito austro-russo di oltre 70.000 uomini, in netta superiorità numerica di fronte ai circa 27/28.000 francesi inizialmente disponibili<ref>{{cita|Chandler 1988|p. 611}}.</ref><ref name="Mikaberidze29"/>, Suvorov obbligò dapprima il generale [[Jean Victor Marie Moreau]] ad abbandonare la difesa dell'Adda e ripiegare verso ovest; i francesi evacuarono il milanese e concentrarono i resti del loro forze ad [[Alessandria]], gli austro-russi invasero quindi la [[Repubblica Cisalpina]] ed entrarono a [[Milano]] il 29 aprile<ref name="Mathiez/Lefebvre476"/>. Nel frattempo si stava avvicinando da sud l'armata francese di [[Napoli]] guidata dal generale [[Étienne Jacques Joseph Alexandre Macdonald]] per cercare di ricongiungersi al generale Moreau. Suvorov riuscì a sbarrare il cammino al generale Macdonald nella [[battaglia della Trebbia (1799)|battaglia della Trebbia]] (17-19 giugno 1799). Quest'ultimo fu dunque costretto a ritirarsi lungo la costa e raggiunse Genova dove ben presto confluirono anche le forze del generale Moreau che, appresa la sconfitta del generale Macdonald, aveva ripiegato a sua volta<ref name="Mathiez/Lefebvre476 477">{{Cita|Mathiez e Lefebvre 1992|pp. 476-7, Vol. II}}.</ref>.
 
Occupata anche Torino e sconfitta l'ultima armata francese nella successiva [[battaglia di Novi]], Suvorov rimase a un certo punto padrone della situazione in Italia settentrionale e deciso addirittura a marciare verso la [[Francia]]<ref name="Presnukhin">{{cita pubblicazione|url=http://it.rbth.com/articles/2011/06/20/la_spedizione_russa_in_italia_contro_napoleone_12374.html|titolo=La spedizione russa in Italia contro Napoleone|autore=Mikhail Presnukhin|rivista=Russia Beyond The Headlines|editore=Rossiyskaya Gazeta|data=20 giugno 2011|accesso=27 settembre 2014}}</ref>, ma le divisioni e le rivalità delle potenze coalizzate avrebbero ben presto favorito una ripresa delle armate rivoluzionarie: per timore che l'influenza russa in Italia diventasse eccessiva gli alleati, facendo anche leva sulle ambizioni di Paolo I di presentarsi come liberatore della Svizzera<ref name="Mathiez/Lefebvre583">{{Cita|Mathiez e Lefebvre 1992|p. 583, Vol. II}}.</ref>, ottennero che le truppe zariste interrompessero le loro operazioni e venissero rischierate nella Confederazione, lasciando l'iniziativa nella penisola agli austriaci<ref name="Rettificazioni1857">{{Cita|Rettificazioni 1857|p. 42}}.</ref>. A Suvorov fu ordinato quindi di marciare verso nord attraverso il [[Passo del San Gottardo]] per incontrarsi con l'altro corpo di truppe russe appena condotto sulla [[Limmat]] dal generale [[Aleksandr Michajlovič Rimskij-Korsakov]]<ref name="Mathiez/Lefebvre491">{{Cita|Mathiez e Lefebvre 1992|p. 491, Vol. II}}.</ref> e quindi affrontare l'armata del generale [[Andrea Massena]]<ref name="Giulio Rossi 1908">{{cita testo |autore=Giulio Rossi |titolo=Suwaroff in Svizzera |rivista=Corriere del Ticino |data=9-16 gennaio 1908|accesso=11 ottobre 2014}} Vedi testo in [http://www.museodelmalcantone.ch/cms/index.php?option=com_content&view=article&id=49:suwaroff-in-svizzera&catid=51:archivio-delle-notizie Museo del Malcantone, Curio]</ref>.
 
== I prodromi politici e militari della campagna ==
{{vedi anche|Guerre rivoluzionarie francesi|Seconda coalizione}}
=== Il contesto storico ===
[[File:Entrée de l’Armée française à Rome - Hippolyte Lecomte.png|thumb|left|Il generale [[Louis Alexandre Berthier]] entra a [[Roma]] con le truppe dell'[[Armata d'Italia (Francia)|Armata d'Italia]] l'11 febbraio 1798]]
[[File:Scherer.jpg|miniatura|upright|Il generale [[Barthélemy Louis Joseph Schérer|Schérer]] ]]
 
Dopo le sorprendenti vittorie del generale [[Napoleone Bonaparte]] in [[campagna d'Italia (1796-1797)|Italia nel 1796-1797,]] l'[[Sacro Romano Impero|Impero d'Austria]] era statastato costrettacostretto a concludere il [[trattato di Campoformio]], a seguito del quale la Francia rivoluzionaria dominava con i suoi rappresentanti le nuove repubbliche sorelle e inoltre poteva inoltre dirigere le sue nuove ambizioni verso la Svizzera, verso lo [[Stato Pontificio]] e il [[Regno delle Due Sicilie|Regno di Napoli]]<ref>{{Cita|Mathiez e Lefebvre 1992|pp. 386-400, Vol. II}}.</ref><ref>{{Cita|Mathiez e Lefebvre 1992|pp. 408-410, Vol. II}}.</ref>, mirando a sottoporre alla propria influenza tutta la penisola italiana. All'inizio del 1798 il generale [[Louis Alexandre Berthier]] occupò [[Roma]] e il 15 febbraio fu proclamata la [[Repubblica Romana (1798-1799)|Repubblica romana]], mentre il [[Papa]] veniva fatto prigioniero e trasferito a [[Siena]]<ref>{{cita libro|autore=Gaetano Moroni|titolo=Dizionario Di Erudizione Storico-Ecclesiastica Da S. Pietro Sino Ai Nostri Giorni (etc.)|editore=Dalla Tipografia Emiliana|anno=1840|città=Venezia|paginap=98|url=https://books.google.it/books?id=iwlTAAAAcAAJ&dq=Papa+pio+vi+Siena&hl=it&source=gbs_navlinks_s|isbn={{no ISBN}}}}</ref>; in capo ad un altro anno, il 23 gennaio 1799, fu proclamata la [[Repubblica Napoletana (1799)|Repubblica Napoletana]]<ref>{{cita libro|autore=Carlo Colletta|autore2=[[Francescop. Mario Pagano]]|titolo=Proclami e sanzioni della Repubblica Napoletana|editore=Stamperia dell'Iride|anno=1863|pagina=8|url=https://books.google.it/books?id=iwlTAAAAcAAJ&dq=Papa+pio+vi+Siena&hl=it&source=gbs_navlinks_s|isbn={{no ISBN}}}}.</ref>; in un primo momento il [[Regno di Sardegna]] venne risparmiato e il [[Direttorio]] si limitò a insediare il 27 giugno 1798 una guarnigione francese nella cittadella di [[Torino]]<ref>{{Cita|Mathiez e Lefebvre 1992|pp. 432-434, Vol. II}}.</ref>, ma infine fu colto il pretesto della guerra a Napoli per dichiararla anche al re di Sardegna, considerato connivente con i nemici della Repubblica;: il regno fu occupato dalle truppe francesi e il sovrano [[Carlo Emanuele IV di Savoia]] fuggì in [[Sardegna]]<ref>{{Cita|Mathiez e Lefebvre 1992|pp. 472-473, Vol. II}}.</ref>. Senza dare spazio a correnti indipendentiste, lo stesso Direttorio fece votare nel febbraio 1799 una petizione popolare a favore dell'annessione del Piemonte alla Francia<ref>AA. VV. ''Storia d'Italia'', vol. 6, De Agostini, 1980</ref>.
 
La [[Regno di Gran Bretagna|Gran Bretagna]], l'Austria e la [[Impero russo|Russia]], preoccupate dall'espansionismo francese, si unirono quindi nella Seconda[[seconda Coalizionecoalizione]]; con gli inglesii chebritannici finanziarono con ingenti capitali gli eserciti russi e austriaci<ref name="Mikaberidze15 16">{{Cita|Mikaberidze 2003|pp. 15-6}}.</ref>., Lama la mancanza di effettiva coesione tra le grandi potenze e i persistenti conflitti legati ai divergenti obiettivi di guerra indebolirono però fin dall'inizio la solidità di questa seconda coalizionealleanza. Il cancelliere austriaco [[Giovanni Amadeo Francesco di Paola Thugut]] non concluse alcun accordo preciso con gli alleati, tuttavia iniziò vasti preparativi bellici e autorizzò le truppe russe ad attraversare il territorio austriaco,: questo evento che innescò la reazione del Direttorio, il chequale decise di prendere l'iniziativa e dichiarare guerra all'Austria il 22 ventoso anno VII (12 marzo 1799) e invadere anche la [[Toscana]] cacciandone il [[Sovrani di Toscana|granduca]] [[Ferdinando III di Toscana|Ferdinando III]]<ref>{{Cita|Mathiez e Lefebvre 1992|p. 473, Vol. II}}.</ref>.
 
Le armate contrapposte si confrontavano su un fronte assai esteso che andava dalla [[Baviera]], alla Svizzera fino alla ex [[Repubblica veneziana]]<ref name="Mikaberidze17">{{Cita|Mikaberidze 2003|p. 17}}.</ref>. I francesi avevano mobilitato quasi 390.000{{formatnum:390000}} soldati contro circa 250.000{{formatnum:250000}} austriaci, 80.000{{formatnum:80000}} russi e oltre 20.000{{formatnum:20000}} britannici, ma la situazione per la Francia era molto precaria, poiché il Direttorio era costantemente impegnato ad affrontare complotti e contrastare conspirazionicospirazioni tese a rovesciarlo; ma soprattutto perché il suo migliore generale, Napoleone Bonaparte, e le sue truppe più esperte erano impegnate in una audace spedizione [[Campagna d'Egitto|in Egitto]]. Le ostilità vere e proprie iniziarono alla fine di marzo quando il generale francese [[Jean-Baptiste Jourdan]] decise di attaccare in [[Germania]] mentre contemporaneamente il generale [[Barthélemy Louis Joseph Schérer|Barthélemy Louis Schérer]] in Italia si muoveva verso est in direzione di [[Verona]]<ref name="Mikaberidze18">{{Cita|Mikaberidze 2003|p. 18}}.</ref>.
 
=== Le forze iniziali in campo in Italia ===
All'inizio della campagna nel 1799 l'Austria schierava nel nord-est dell'Italia, tra l'[[Adige]], Verona e [[Venezia]], circa 69.000{{formatnum:69000}} [[Fanteria|fanti]], 12.000{{formatnum:12000}} [[Cavalleria|cavalieri]] e 3.000{{formatnum:3000}} [[Artiglieria|artiglieri]] per un totale di 84.000{{formatnum:84000}} uomini al comando del generale [[Paul Kray von Krajowa]]<ref>{{cita|Clausewitz 1833|p. 167}}.</ref>, contro cui il generale Barthélemy Louis Schérer, comandante in capo dell'[[Armata d'Italia]], poteva opporre sei [[Divisione (unità militare)|divisioni]] per un massimo di circa 46.400{{formatnum:46400}} uomini<ref>{{cita|Clausewitz 1833|p. 170}}.</ref>. Schérer subì diversi rovesci: dopo aver raggiunto il fiume Adige il 26 marzo, quello stesso giorno fu respinto e sconfitto dagli austriaci a [[Pastrengo]], quindi a Verona (30 marzo) e infine a [[Buttapietra|Magnano]] (5 aprile)<ref>{{cita|Clausewitz 1833|pp. 172-204}}.</ref>; per difendere le vie di collegamento per [[Milano]], il 15 aprile dovette quindi ritirarsi sulla riva sinistra del fiume [[Adda]], dove venne cautamente inseguito dal generale Kray<ref>{{cita|Clausewitz 1833|p. 205}}.</ref>: l'esercito francese lasciò guarnigioni nelle [[fortezze del Quadrilatero]] ([[Peschiera del Garda]], [[Mantova]], [[Legnago]], [[Sistema difensivo di Verona|Verona]]), comprese fra il [[Mincio]], il [[Po]] e l'Adige<ref name="Mikaberidze19"/>. Pur rimanendo ancora formalmente a Schérer il comando francese, il controllo strategico generale passò al generale [[Jean Victor Marie Moreau|Jean Victor Moreau]] che organizzò una "difesa a cordone" della linea dell'Adda<ref name="Tucker Chronology"/><ref name="Zotti">{{cita web |autore= Nicola Zotti |url=http://www.warfare.it/campi/cassano.html |titolo=Cassano d'Adda 27 aprile 1799 |sito=warfare.it |accesso=23 novembre 2014}}</ref>.
 
=== L'arrivo del generale Suvorov e l'inizio dell'offensiva ===
[[File:Geller Suvorov.jpg|left|miniatura|Il generale Suvorov, in esilio a Kontšanskoje presso [[Velikij Novgorod]], riceve l'ordine imperiale di comando delle truppe nella lotta contro [[Napoleone Bonaparte]] ]]
 
Solo a seguito delle pressanti richieste dell'[[Imperatori del Sacro Romano Impero|imperatore]] [[Francesco II d'Asburgo-Lorena]] e agli intrighi dell'ambasciatore moscovita a [[Vienna]] [[Andrej Kirillovič Razumovskij]], lo zar [[Paolo I di Russia]] assegnò il comando delle truppe alleate in Italia al generalefeldmaresciallo Aleksandr Suvorov, che gli era particolarmente inviso<ref>{{Cita|Gachot 1903|p. 93}}.</ref>. Grande ammiratore della zarina [[Caterina II di Russia|Caterina II]] cui era sempre rimasto fedele e noto per la mancanza di tatto ed i modi bruschi che usava anche verso i regnanti dell'epoca, il generale Suvorov aveva sarcasticamente criticato in pubblico i progetti e le innovazioni militari del nuovo zar che avevano di fatto cancellato le opere della madre, rifiutando di applicarle con le sue truppe<ref>{{cita libro|autore=Alexander Mikaberidze|titolo=Russian Officer Corps of the Revolutionary and Napoleonic Wars|anno=2005|editore=Casemate Publishers|paginap=387|url=http://books.google.it/books?id=j2BwBPz4QFQC&pg=PA387&dq=Suvorov+Paul+I&hl=it&sa=X&ei=O6B0VN6MLcGiyAPtxYKACg&ved=0CCAQ6AEwAA#v=onepage&q=Suvorov%20Paul%20I&f=false|lingua=en|isbn=978-1-61161121-21002002-6}}</ref><ref>{{cita web|cognome=Mosher|nome=Robert A.|url=http://www.napoleon-series.org/research/biographies/c_suvorov.html|titolo=Suvorov - Russia's Eagle Over the Alps |accesso=27 ottobre 2014|sito=napoleon-series.org|lingua=en}}</ref>. A proposito dell'ossessione di Paolo I nell'imitare l'abbigliamento delle [[Esercito prussiano|truppe prussiane]] di [[Federico II di Prussia|Federico II]], imponendo ad esempio le tipiche acconciature con code intrecciate e boccoli, il caustico generale aveva sbottato così pubblicamente:
{{quoteCitazione|La cipria per parrucche non è polvere da sparo, i boccoli non sono cannoni e le code non sono baionette!|Aleksandr Suvorov<ref>{{cita libro|autore=Léger Marie Philippe comte de Laverne|titolo=Histoire du feld-maréchal Souvarof: liée à celle de son temps, avec des considérations sur les principaux événemens politiques et militaires auxquels la Russie a pris part pendant le XVIIIe siècle|anno=1809|editore=Chez Desenne, Lenormant, Au bureau des Annales, de l'imprp. d'A. Égron|pagina=309|url=http://books.google.it/books?id=gHdEAAAAIAAJ&dq=La+campagne+de+1799+en+Suisse&hl=it&source=gbs_navlinks_s|lingua=francese|isbn={{no ISBN}}}}.</ref>}}
 
Solamente il grande prestigio di cui godeva e l'importanza dei servizi resi all'[[Impero russo]] gli risparmiarono la deportazione in [[Siberia]] e gli procurarono solo una sorta di esilio nelle sue tenute a Kontšanskoje, un villaggio delle campagne a est di [[Velikij Novgorod]], oggi noto in suo onore come Kontšanskoje-Suvorovskoje ({{russo|Кончанское-Суворовское}}); fu qui che, pur controvoglia, nel febbraio 1799 Paolo I gli inviò l'ordine di reintegro nell'esercito russo e gli affidò il comando della spedizione in Italia<ref>{{cita|Léger Marie Philippe 1809|p. 322}}.</ref><ref>{{Cita|Gachot 1903|p. 94}}.</ref>.
 
Il 25 marzo Suvorov giunse a [[Vienna]], dove Francesco II lo accolse con tutti gli onori e gli conferì il grado di feldmaresciallo delle armate austriache<ref>{{cita|Léger Marie Philippe 1809|pp. 323-5}}.</ref>, e prese il comando delle truppe russe, che contavano circa 22.600{{formatnum:22600}} uomini, anche se la forza effettiva non superava i 17.000{{formatnum:17000}}<ref>{{cita|Clausewitz 1833|p. 220}}.</ref><ref>{{cita|Gachot 1903|p. 102}}.</ref>. Il 13 aprile raggiunse [[Vicenza]] e il 15 Verona<ref>{{cita|Gachot 1903|p. 104}}.</ref> i cui abitanti, presi dall'entusiasmo, staccarono i cavalli dalla sua carrozza e lo portarono in città a braccia<ref name="Mikaberidze21">{{Cita|Mikaberidze 2003|p. 21}}.</ref> gridando a gran voce: «Evviva il nostro liberatore!»<ref>{{cita|Gachot 1903|p. 112}}.</ref>. Il 17 aprile giunse in città anche il generale [[Pëtr Ivanovič Bagration]] che aveva conquistato la stima di Suvorov durante la [[Guerra russo-turca (1787-1792)|settima guerra russo-turca]] contro l'[[Impero ottomano]] (in particolare nell'[[Assedio di Očakov (1788)|assedio di Očakov]]) e nel corso della [[Rivolta di Kościuszko#La rivolta|campagna polacca del 1794]]<ref name="Mikaberidze21"/>. Fedele alle sue abitudini di partecipazione diretta alle operazioni sul campo di battaglia, il generale Suvorov assunse personalmente il comando di due reggimenti di fanteria e due di [[cosacco|cosacchi]] e ordinò a Bagration di attraversare il Mincio per iniziare la marcia<ref name="Mikaberidze22">{{Cita|Mikaberidze 2003|p. 22}}.</ref>.
 
[[File:George Dawe - Portrait of General Pyotr Bagration (1765-1812) - Google Art Project.jpg|miniatura|Ritratto del generale [[Pëtr Ivanovič Bagration|Bagration]]]]
 
Il generale Suvorov, secondo le proprie abitudini tattiche, procedette a marce forzate, nonostante fiumi in piena e pessime condizioni atmosferiche<ref name="Mikaberidze20">{{Cita|Mikaberidze 2003|p. 20}}.</ref>. È molto difficile fornire una media di marcia delle fanterie dell'epoca napoleonica, ma la maggior parte degli eserciti europei coevi percorreva ragionevolmente dai 20 ai 30 chilometri al giorno<ref>{{cita web |autore= Nicola Zotti |url=http://www.warfare.it/storie/marcia_fanteria_napoleonica.html |titolo=La velocità di marcia della fanteria napoleonica |sito=warfare.it |accesso=23 novembre 2014}}</ref>; l'esercito austro-russo, alla cui testa cavalcava costantemente il generale Suvorov, procedeva quasi sempre a marce forzate coprendo in alcune giornate più di 50 chilometri<ref name="Mikaberidze20"/>. La sua fanteria marciava anche con una temperatura di 35°º e con un peso complessivo di armi e munizioni che arrivava a 20 chilogrammi; si racconta che i suoi soldati una volta riuscirono a percorrere 90 chilometri in trentasei ore<ref name="PresnukhinMikaberidze65 66"/><ref name="Mikaberidze65 66Presnukhin"/>. Il suo motto era "La testa non aspetta la coda, [attacca] improvvisamente, come un fulmine dal cielo"<ref name="Mikaberidze22"/>; tuttavia molti combattenti restavano indietro e stessa sorte toccò spesso alle truppe austriache, scompaginando inevitabilmente la coesione delle truppeforze alleate<ref name="Mikaberidze21">{{Cita|Mikaberidze 2003|p. 21}}.</ref>.
 
Il 19 aprile la prima colonna, agli ordini del generale [[Jacov Ivanovič Povalo-Švejkovskij]], guadò presso [[Valeggio sul Mincio]] e, dopo una sosta la giornata del 20, il 21 Suvorov decise di disporsi per l'offensiva<ref>{{cita|Clausewitz 1833|pp. 225-226}}.</ref>. Le truppe di Švejkovskij (29.000{{formatnum:29000}} austriaci e 11.000{{formatnum:11000}} russi) attraversarono quindi il fiume [[Chiese (fiume)|fiume Chiese]], dividendosi in tre colonne e marciando verso [[Brescia]] con una manovra a tenaglia<ref name="Mikaberidze23">{{Cita|Mikaberidze 2003|p. 23}}.</ref>; la seconda colonna agli ordini del generale di divisione Ivan Ivanovich Förster<ref name="Austro-Russians">{{cita web|autore=Enrico Acerbi|titolo=The 1799 Campaign in Italy: Piedmont’s Invasion Begins (May 1799)|sito=napoleon-series.org|url=http://www.napoleon-series.org/military/battles/1799/c_1799o.html|accesso=16 dicembre 2014|lingua=en}}</ref> seguiva in attesa di raggiungere l'avanguardia. Le forze alleate erano stimate in circa 76.000{{formatnum:76000}} uomini<ref>{{Cita|Mikaberidze 2003|p. 24, nota 35}}.<name="ReferenceA"/ref>. Trovandosi di fronte a forze soverchianti, il generale francese Schérer aveva precedentemente deciso di ripiegare con 28.000{{formatnum:28000}} uomini verso posizioni più difendibili<ref>{{cita|Clausewitz 1833|p. 224}}.</ref>, lasciandone circa 1.300{{formatnum:1300}} a [[Peschiera del Garda]] e 10.000{{formatnum:10000}} a [[Mantova]], abbandonando inoltre trenta cannoni a [[Crema (Italia)|Crema]]<ref name="Mikaberidze24">{{Cita|Mikaberidze 2003|p. 24}}.</ref>. Nel frattempo il [[Federico Francesco Saverio di Hohenzollern-Hechingen|principe di Hohenzollern]] attraversava l'[[Oglio]] e catturava [[Cremona]]<ref name="Mikaberidze25">{{Cita|Mikaberidze 2003|p. 25}}.</ref>. Il grosso dell'esercito diretto su Brescia incontrò una scarsa resistenza ed espugnò il 21 aprile la roccaforte francese al comando del generale Bourget, sconfiggendo la guarnigione di appena 1.100{{formatnum:1100}} uomini dopo dodici ore di un intenso fuoco di artiglieria<ref name="Mikaberidze25"/><ref>{{cita|Clausewitz 1833|p. 226}}.</ref><ref. name="Mikaberidze25">{{Cita|MikaberidzeTre 2003giorni dopo due reggimenti di cosacchi [[Presa di Bergamo (1799)|p.entrarono 25}}.</ref>a Bergamo]] catturando uomini e cannoni.
 
== L'attacco sull'Adda e la presa di Milano ==
=== La disposizione delle armate ===
[[File:Suvorov-campagna-Italia-1799-mappa-militare-fronte-Adda.png|thumb|Truppe in campo attorno al 24 aprile 1799, al momento dell'attacco sull'[[Adda]] ]]
[[File:Scherer.jpg|miniatura|Il generale Schérer]]
 
Il 24 aprile la forza principale dell'armata attraversò il fiume Oglio e il giorno dopo il generale Suvorov dispiegò le sue forze sull'[[Adda]], dove i francesi sembravano finalmente decisi a dare battaglia e fermare l'avanzata degli alleati austro-russi<ref name="Mikaberidze29">{{Cita|Mikaberidze 2003|p. 29}}.</ref>. Il generale russo divise le sue forze in tre colonne lungo il fiume: sulla destra [[Franz Seraph vonAndrei Rosenberg-Orsini]] con 9.000{{formatnum:9000}} uomini e [[Josef Philipp Vukassovich]] con 7.000{{formatnum:7000}}, tra [[Caprino Bergamasco|Caprino]] e [[Brivio]]<ref name="Mikaberidze29"/>, quest'ultimo con l'obiettivo di ripristinarvi il ponte distrutto precedentemente dal generale [[Jean Mathieu Philibert Sérurier]] in ritirata<ref name="Botta327">{{Cita|Botta 1834|p. 327}}.</ref> e aprirsi la strada fino al [[lago di Garlate]] sulla direttrice per [[Lecco]]<ref name="Coppi253">{{Cita|Coppi 1824|p. 253}}.</ref>; al centro le divisioni di Jean Zopf e Ott<ref name="Coalition’s Army">{{cita web|autore=Enrico Acerbi|titolo=The 1799 Campaign in Italy: The Battle of Lecco (April 25 to 27, 1799)|sito=napoleon-series.org|url=http://www.napoleon-series.org/military/battles/1799/c_1799o.html|accesso=16 dicembre 2014|lingua=en}}</ref> nei pressi di [[Vaprio d'Adda]], con 5.000{{formatnum:5000}} uomini ciascuno, che dovevano puntare verso [[Trezzo sull'Adda]]<ref name="Mikaberidze29"/>; infine il generale [[Michael von Melas]], con 13.000{{formatnum:13000}} uomini<ref name="Mikaberidze29"/> sull'ala sinistra verso [[Treviglio]], che ebbe l'ordine di attaccare la principale posizione francese a [[Cassano d'Adda]]<ref name="Botta327"/>. Nel frattempo il generale di brigata Seckendorf<ref name="Coalition’s Army"/> occupava Crema con 1.500{{formatnum:1500}} uomini inseguendo i francesi sino al ponte per [[Lodi]]<ref name="Coppi253"/>, il principe di Hohenzollern si attestava a [[Pizzighettone]]<ref name="Mikaberidze29"/> e l'avanguardia del generale Bagration, con 3.000{{formatnum:3000}} uomini suddivisi in tre battaglioni di fanteria e tre reggimenti di cosacchi, incalzava i francesi presso Lecco<ref name="Coppi253"/>. Nel complesso gli alleati austro-russi avevano messo in campo circa 48.500{{formatnum:48500}} uomini<ref name="Mikaberidze29"/>.
 
I francesi, appostati sulla riva opposta in attesa di rinforzi e già in inferiorità numerica, si sparpagliarono lungo il fiume indebolendosi ulteriormente<ref>{{cita|Clausewitz 1833|pp. 230-231}}.</ref>: Sérurier con 8.000{{formatnum:8000}} uomini doveva coprire il fronte da Lecco a Trezzo, i generali [[Paul Grenier|Grenier]] e [[Claude-Victor Perrin|Victor]] (con altrettanti uomini) dovevano tenere rispettivamente quello tra Vaprio e [[Villa Pompeiana]] e quello da Villa fino a sud di Lodi; chiudeva il conto François Peter Laboissière, attestato sul Po di fronte a Pizzighettone con 4.000{{formatnum:4000}} uomini, portando la forza francese a un totale di 28.000{{formatnum:28000}}<ref name="Mikaberidze29"/><ref name="Zotti"/>. Approfittando della disparità numerica, il generale Suvorov concentrò il grosso delle sue forze tra Lecco e Cassano con ben 42.000{{formatnum:42000}} austro-russi contro solo 12.000{{formatnum:12000}} francesi<ref name="Mikaberidze30">{{Cita|Mikaberidze 2003|p. 30}}.</ref>. Il 26 Schérer lasciò provvisoriamente il comando al generale Moreau che lo avrebbe assunto ufficialmente e definitivamente il giorno dopo<ref>{{cita|Clausewitz 1833|p. 231}}.</ref>.
 
I piani di Suvorov prevedevano di attraversare l'Adda in forze tra Trezzo e Cassano, mentre Seckendorf e il principe di Hohenzollern avrebbero sferrato due attacchi diversivi a Lodi e Pizzighettone. Il generale Bagration invece, dopo aver attraversato il fiume a Lecco, avrebbe condotto una rapida manovra di accerchiamento per sorprendere i francesi alle spalle servendosi di [[Cacciatore (tattica)|cacciatori]] e cosacchi a cavallo<ref name="Mikaberidze30"/>. Il 26 aprile gli alleati si disposero ad attraversare il fiume in forze.
 
=== L'attacco degli alleati e l'assunzione del comando da parte del generale Moreau ===
{{Vedi anche|Battaglia di Lecco}}[[File:Jean Victor Moreau.jpg|miniatura|upright|Il generale [[Jean Victor Marie Moreau|Moreau]]]]
 
Alle 08:00 di mattina il generale Bagration attaccò alla periferia di Lecco, difesa dal generale Soyez con 5.000{{formatnum:5000}} soldati e dodici cannoni posti in piazzole fortificate<ref name="Mikaberidze30">{{Cita|Mikaberidze 2003|p. 30}}.</ref>. Dopo dodici ore di duri combattimenti, il generale russo, pur rimanendo ferito a una coscia nell'assalto, riuscì a prendere la città mentre i francesi si ritiravano dall'altra parte dell'Adda, impedendo però ai russi di attraversare a loro volta<ref name="Mikaberidze32 33">{{Cita|Mikaberidze 2003|pp. 32-33}}.</ref>.
 
Nel frattempo, dopo che Vukassovich aveva ripristinato il ponte a Brivio, il capo geniere degli austriaci [[Johann Gabriel Chasteler de Courcelles]] riusciva a gettare un altro ponte poco distante da Trezzo, in una sezione del fiume non presidiata dai francesi<ref name="Clausewitz_1833">{{cita|Clausewitz 1833|p. 233}}.</ref>, consentendo a Zopf e Ott di attraversare e sorprendere i generali Grenier e Sérurier presso il villaggio di [[Pozzo d'Adda]], prendere prigioniero il generale di brigata Baker e costringerli a dividersi e ritirarsi<ref name="Coppi253"/>, il primo verso Vaprio il secondo verso [[Verderio]]<ref name="Botta327"/>.
 
Suvorov, essendosi accorto che per Bagration non era possibile guadare a Lecco, dove i repubblicani avevano cantato vittoria intonando [[la Marsigliese]]<ref>{{Cita|Gachot 1903|p. 132}}.</ref>, cambiò strategia e il 27 si mosse verso [[Capriate San Gervasio|San Gervasio]] ondeper disporsi ad attraversare a Trezzo<ref name="Mikaberidze34">{{Cita|Mikaberidze 2003|p. 34}}.</ref>. Nel frattempo, appreso che il comando francese dell'Armata d'Italia era passato da Schérer a Moreau<ref name="Mikaberidze34"/><ref name="Coppi252">{{Cita|Coppi 1824|p. 252}}.</ref>, commentò così:
 
{{quoteCitazione|C'era scarsa gloria a sconfiggere un ciarlatano [Schérer]; gli allori [della vittoria] che strapperemo a Moreau, saranno più verdi.|Aleksandr Vasil'evič Suvorov<ref name="Mikaberidze34"/>}}
 
Il generale Moreau cercò di rimediare immediatamente agli errori del suo predecessore: concentrò le sue truppe e inviò Grenier a Vaprio, il generale Victor a Cassano e fece marciare Laboissière a nord verso Lodi. A Sérurier fu ordinato di abbandonare le posizioni a Lecco e Brivio e concentrare le sue divisioni su Trezzo<ref>{{cita|Clausewitz 1833|p.name="Clausewitz_1833" 233}}.</ref>. Rinforzi furono richiamati da [[Milano]], portando i suoi combattenti effettivi a 27.000{{formatnum:27000}} uomini<ref name="Mikaberidze34 35">{{Cita|Mikaberidze 2003|pp. 34-5}}.</ref>.
 
=== La battagliabattaglie di Cassano d'Adda e Verderio ===
{{Vedi anche|Battaglia di Cassano d'Adda (1799)|Battaglia di Verderio}}[[File:Jean mathieu philibert serurier.jpg|miniatura|upright|Il generale [[Jean Mathieu Philibert Sérurier|Sérurier]]]]
[[File:Suvorovs Battle By Adda.jpg|thumb|left|Suvorov alla battaglia di Cassano d'Adda. Dipinto di [[Luigi Schiavonetti]]]]
 
Dal canto suo il generale [[Michael von Melas|Melas]], sull'ala sinistra, aveva condotto personalmente l'assalto di tre battaglioni austriaci contro i francesi, che si erano trincerati dietro un testa di ponte sulla riva sinistra dell'Adda presso il canale Ritorto (sulla strada da Treviglio): il comandante austriaco, dopo averli respinti, superò anche la successiva posizione che questi ancora mantenevano a Cassano<ref>{{Cita|Clausewitz 1833|p. 235}}.</ref>, dopo aver ripristinato rapidamente un arco del ponte sul fiume che i francesi erano riusciti a danneggiare<ref name="Coppi253 254">{{Cita|Coppi 1824|pp. 253-4}}.</ref>. Precedentemente Moreau aveva compreso che l'attacco a Brivio era stato solo un diversivo e che l'attacco principale sarebbe avvenuto a Trezzo dove aveva inviato Sérurier; per scongiurare il rischio che venisse sbaragliato gli fece quindi pervenire un nuovo ordine di arrestarsiattestarsi a Verderio e, per evitare di disperdere ulteriormente le sue forze, ordinò a [[Claude-Victor Perrin|Victor]] di accelerare la marcia e deviare verso Vaprio per congiungersi a Grenier<ref>{{Cita|Clausewitz 1833|p. 234}}.</ref>.[[File:Suvorovs Battle By Adda.jpg|thumb|left|Suvorov alla [[Battaglia di Cassano d'Adda (1799)|battaglia di Cassano d'Adda]]. Dipinto di [[Luigi Schiavonetti]]]]
[[File:Jean mathieu philibert serurier.jpg|miniatura|Il generale Jean Mathieu Philibert Sérurier]]
 
Il comandante francese, che si trovava nei pressi di Cassano, non fece comunque in tempo a riorganizzarsiriorganizzare efficacemente le sue forze in quanto si ritrovò attaccato al contempo sulla sinistra e alle spalle dagli austro-russi che, condotti dal generalemaresciallo Suvorov, avevano attraversato col grosso delle truppe a Trezzo da San Gervasio. Soverchiato da forze avversarie molto superiori, Moreau fu costretto a combattere duri scontri per nonevitare di restareessere prigionieroaccerchiato nelladalla morsa del nemico<ref name="Coppi254">{{Cita|Coppi 1824|p. 254}}.</ref><ref name="Mikaberidze35">{{Cita|Mikaberidze 2003|p. 35}}.</ref>; Jean Sérurier, rimasto inerteinoperoso e isolato a Verderio, [[Battaglia di Verderio|fu invece circondato da Vukassovich]] e infine costretto ad arrendersi<ref name="Mathiez/Lefebvre476" /><ref>{{Cita|Clausewitz 1833|pp. 237-238}}.</ref><ref name="Mathiez/Lefebvre476"/>. Il generale francese ottenne la condizione che i soldati restassero prigionieri e che gli ufficiali potessero tornare in Francia<ref name="Coppi254" /> dietro solenne promessa che non avrebbero più combattuto nel corso della campagna<ref name="Mikaberidze35" />; sembra che in quell'occasione Suvorov, convinto di una sua prossima invasione della Francia, gli disseavesse detto: «Arrivederci a Parigi!»<ref name="Presnukhin" />.
Dal canto suo il generale Melas, sull'ala sinistra, aveva condotto personalmente l'assalto di tre battaglioni austriaci contro i francesi, che si erano trincerati dietro un testa di ponte sulla riva sinistra dell'Adda presso il canale Ritorto (sulla strada da Treviglio): il comandante austriaco, dopo averli respinti, superò anche la successiva posizione che questi ancora mantenevano a Cassano<ref>{{Cita|Clausewitz 1833|p. 235}}.</ref>, dopo aver ripristinato rapidamente un arco del ponte sul fiume che i francesi erano riusciti a danneggiare<ref name="Coppi253 254">{{Cita|Coppi 1824|pp. 253-4}}.</ref>. Precedentemente Moreau aveva compreso che l'attacco a Brivio era stato solo un diversivo e che l'attacco principale sarebbe avvenuto a Trezzo dove aveva inviato Sérurier; per scongiurare il rischio che venisse sbaragliato gli fece quindi pervenire un nuovo ordine di arrestarsi a Verderio e, per evitare di disperdere ulteriormente le sue forze, ordinò a Victor di accelerare la marcia e deviare verso Vaprio per congiungersi a Grenier<ref>{{Cita|Clausewitz 1833|p. 234}}.</ref>.
 
In tre giorni di combattimenti i francesi avevano lasciato sui campi di battaglia circa 10.000{{formatnum:10000}} uomini tra morti, feriti e prigionieri e almeno 100 cannoni con i loro artiglieri<ref name="Coppi254"/>. Il generale Moreau subivaaveva subito in Italia la sua prima sconfitta<ref>{{Cita|Gachot 1903|p. 150}}.</ref>; eegli fu costretto a ripiegare il 28 aprile prima su Milano (dove lasciò un piccolo presidio di 1.300{{formatnum:1300}} uomini) e quindi su [[Torino]], ritirandosi in tre colonne: la destra da Lodi a [[Piacenza]], il centro da [[Pavia]] a [[Voghera]] e la sinistra da [[Vigevano]] per la capitale [[sabaudo|sabauda]]<ref name="Coppi254"/><ref>{{Cita|Gachot 1903|p. 151}}.</ref><ref name="Coppi254"/>. Giunto il 30 a [[Novara]], ricevette indignatocon disappunto la notizia della resa di Sérurier<ref>{{Cita|Gachot 1903|p. 152}}.</ref>.
Il comandante francese, che si trovava nei pressi di Cassano, non fece comunque in tempo a riorganizzarsi efficacemente in quanto si ritrovò attaccato al contempo sulla sinistra e alle spalle dagli austro-russi che, condotti dal generale Suvorov, avevano attraversato col grosso delle truppe a Trezzo da San Gervasio. Soverchiato da forze avversarie molto superiori, Moreau fu costretto a combattere duri scontri per non restare prigioniero nella morsa del nemico<ref name="Coppi254">{{Cita|Coppi 1824|p. 254}}.</ref><ref name="Mikaberidze35">{{Cita|Mikaberidze 2003|p. 35}}.</ref>; Jean Sérurier, rimasto inerte e isolato a Verderio, fu invece circondato da Vukassovich e infine costretto ad arrendersi<ref>{{Cita|Clausewitz 1833|pp. 237-238}}.</ref><ref name="Mathiez/Lefebvre476"/>. Il generale francese ottenne la condizione che i soldati restassero prigionieri e che gli ufficiali potessero tornare in Francia<ref name="Coppi254"/> dietro solenne promessa che non avrebbero più combattuto nel corso della campagna<ref name="Mikaberidze35"/>; sembra che in quell'occasione Suvorov, convinto di una sua prossima invasione della Francia, gli disse: «Arrivederci a Parigi!»<ref name="Presnukhin"/>.
 
La ritirata a ovest del [[Ticino (fiume)|Ticino]] da parte delle ultime truppe francesi sancìprovocò inoltreinevitabilmente la caduta della [[Repubblica Cisalpina]]<ref>{{Cita|Clausewitz 1833|p. 245}}.</ref> che era stata istituita il 29 giugno 1797<ref>{{DSS|I6621|Repubblica Cisalpina}}</ref>.
In tre giorni di combattimenti i francesi avevano lasciato sui campi di battaglia circa 10.000 uomini tra morti, feriti e prigionieri e almeno 100 cannoni con i loro artiglieri<ref name="Coppi254"/>. Il generale Moreau subiva in Italia la sua prima sconfitta<ref>{{Cita|Gachot 1903|p. 150}}.</ref> e fu costretto a ripiegare il 28 aprile prima su Milano (dove lasciò un piccolo presidio di 1.300 uomini) e quindi su [[Torino]], ritirandosi in tre colonne: la destra da Lodi a [[Piacenza]], il centro da [[Pavia]] a [[Voghera]] e la sinistra da [[Vigevano]] per la capitale [[sabaudo|sabauda]]<ref>{{Cita|Gachot 1903|p. 151}}.</ref><ref name="Coppi254"/>. Giunto il 30 a [[Novara]], ricevette indignato la notizia della resa di Sérurier<ref>{{Cita|Gachot 1903|p. 152}}.</ref>.
 
La ritirata a ovest del [[Ticino (fiume)|Ticino]] da parte delle ultime truppe francesi sancì inoltre la caduta della [[Repubblica Cisalpina]]<ref>{{Cita|Clausewitz 1833|p. 245}}.</ref> che era stata istituita il 29 giugno 1797<ref>{{DSS|I6621|Repubblica Cisalpina}}</ref>.
 
=== L'ingresso di Suvorov a Milano ===
[[File:Suvorov in Milan.jpg|thumb|upright=1.2|Il feldmaresciallo Suvorov entra a Milano alla testa delle forze austro-russe il 29 aprile 1799. Dipinto di Adolf Iosifovich Charlemagne]]
 
Quello di Milano fu solo unoil primo di una serie di deboli presidi lasciati, spesso senza alcun disegno tattico, nelle fortezze delle città che i francesi man mano erano costretti ad abbandonare: tutti«...non si comprende come i Francesi si siano risoluti a lasciare tanti presidii nelle fortezze dei paesi abbandonati; era evidente, che sarebbero stati costretti a capitolare, dopoatteso brevimassimamente che le più non erano edifendevoli vanelungo resistenzetempo»<ref name="Botta328">{{Cita|Botta 1834|p. 328}}.</ref>. Il 29 aprile, infatti, Suvorov fece il suo trionfale ingresso nel capoluogo lombardo senza incontrare alcuna resistenza, solennemente festeggiato dal [[clero]], accolto dall'antico magistrato del Consiglio generale dei sessanta decurioni e applaudito dal popolo, mentre i membri della Repubblica Cisalpina in grado di farlo si davano alla fuga<ref name="Coppi255">{{Cita|Coppi 1824|p. 255}}.</ref>. Il governo provvisorio venne affidato al generale Melas in nome dell'imperatore Francesco II<ref name="Mikaberidze37">{{Cita|Mikaberidze 2003|p. 37}}.</ref>.
Suvorov furicevette celebratoelogi ine tuttacongratulazioni l'Europada alleatatutti i governi della Seconda coalizione: in soli dieci giorni, al di là disuperando ogni più ottimistica aspettativaprevisione, aveva marciato per quasi 100 chilometri, attraversato cinque fiumi (Chiese, [[Mella (fiume)|Mella]], [[Oglio]], [[Serio]] e Adda), sconfitto ripetutamente i francesi e riconquistato la Lombardia, anche se resistevano ancora le fortezze di Peschiera e [[Mantova]]<ref name="Mikaberidze37"/>. Al generale russo fu quindi ordinato di espugnarle, tuttavia egli non era affatto d'accordo ritenendo che fosse molto più urgente dare il colpo di grazia alle armate francesi in rotta, demoralizzate e indebolite<ref name="Mikaberidze37"/>. Fu in ogni caso costretto a disperdere parte delle sue forze per completare l'occupazione dell'ex Repubblica Cisalpina, continuando nel frattempo a respingere il generale Moreau verso il Piemonte<ref name="Coppi25Coppi257">{{Cita|Coppi 1824|p. 257}}.</ref>. La sua impazienza di ritornare nella mischia era però esplicita:
 
{{quoteCitazione|Se resto un altro giorno [a Milano], soffocherò nell'incenso. È tempo di tornare in azione!|Aleksandr Suvorov<ref name="Mikaberidze37"/>}}
 
== La ritirata di Moreau e l'avanzata fino a Torino ==
=== L'ingresso in Piemonte ===
[[File:Suvorov with a Field-Marshal's batoon.jpg|thumb|upright|Il generalissimo Aleksandr Vasil'evič Suvorov]]
 
L'impazienza del feldmaresciallo russo fu presto soddisfatta: mentre il generale Moreau si ritirava di fronte a lui, Suvorov ricevette la notizia che il generale [[Étienne Jacques Joseph Alexandre Macdonald|Étienne Jacques Macdonald]] stava risalendo da Napoli con 40.000{{formatnum:40000}} uomini per soccorrere le truppe francesi in rottaripiegamento<ref name="Mikaberidze38">{{Cita|Mikaberidze 2003|p. 38}}.</ref>. Intuendo il pericolo derivante da unaun eventuale congiunzionericongiungimento delle forze francesi, decise di muovere subito ae colpireattaccare Macdonald prima di rivolgersi nuovamente contro Moreau: il suo piano prevedeva di marciare verso il Piemonte attraversando il Po con il grosso delle sue forze, sconfiggere il generale in arrivo e quindi tornare velocemente verso Torino per affrontare Moreau<ref name="Mikaberidze38"/>.
 
InviòSuvorov inviò quindi Vukassovich sul fiume [[Ticino (fiume)|fiume Ticino]] presso [[Boffalora sopra Ticino|Boffalora]] mentre lui dirigeva su [[Melegnano]] con l'armata principale forte di 44.000{{formatnum:44000}} uomini<ref name="Coppi257">{{Cita|Coppi 1824|p. 257}}.</ref> dividendola su due colonne: all'ala destra i russi verso [[Arena Po|Parpanese]], alla sinistra gli austriaci verso Lodi e [[Piacenza]]<ref name="Mikaberidze38"/>, spingendolicon adl'ordine di cercare di avanzare fino a [[Parma]] e nel [[Modena|Modenese]]<ref name="Coppi257"/>. In mancanza di ponti sul Po a Piacenza e Parpanese, Suvorov decise di attraversare presso [[Bressana Bottarone|Mezzana]] e [[Pavia]], dove inviò i suoi cosacchi agli ordini di Bagration per occupare la città: questi vi arrivò il 3 maggio e fece riparare rapidamente il ponte sul Ticino che aveva trovato danneggiato<ref name="Mikaberidze39">{{Cita|Mikaberidze 2003|p. 39}}.</ref>. Il 4 maggio il feldmaresciallo arrivò a Pavia e fu informato che i francesi avevano abbandonato [[Tortona]] sul fiume [[Scrivia]], quindi vi inviò Bagration per conquistarvi la fortezza e continuare verso [[Novi di Modena|Novi]] e [[Gavi]]<ref name="Mikaberidze40">{{Cita|Mikaberidze 2003|p. 40}}.</ref>. Bagration verificò che le informazioni non erano corrette e che i francesi in realtà occupavano ancora la cittadina con almeno 4.000{{formatnum:4000}} uomini, ma apparentemente non erano in grado di usare i cannoni per mancanza di munizioni. Ricevette quindi l'ordine di attendere il comandante in capo a [[Voghera]]<ref name="Mikaberidze40"/>.
 
Il 7 maggio Rosenberg attraversava il Ticino e raggiungeva [[Dorno]], mentre Suvorov lasciava il grosso delle forze e raggiungeva Bagration a Voghera. Qui il comandante russo riorganizzò le sue forze inviando il principe Peter a interrompere le comunicazioni francesi tra Tortona e Genova e disponendo le sue armate su entrambe le rive del Po, con Rosenberg tra Dorno e [[Lomello]], Melas a [[Castel San Giovanni]] e Bagration in marcia verso [[Pozzolo Formigaro]]<ref name="Mikaberidze42">{{Cita|Mikaberidze 2003|p. 42}}.</ref>. Il giorno precedente Kray aveva espugnato Peschiera e si era mosso verso Mantova. Al generale Ott fu ordinato di disporsi fra Parma e Modena per osservare i movimenti di Macdonald<ref name="Mikaberidze42"/>.
 
A questo punto della campagna i soldati alleati cominciaronocominciavano a soffrire di carenza di provviste e specialmente i russi combattevano spesso affamati: gli approvvigionamenti erano a carico degli austriaci e gli intendenti non sempre riuscivano a organizzarli a dovere<ref name="Presnukhin"/>. Ciò cagionavaera causa di attriti con le popolazioni locali e: addirittura, il 3 maggio, Bagration, dopo tre giorni di digiuno per le sue truppe, si s'impadronì con la forza dei rifornimenti di pane<ref name="Mikaberidze43">{{Cita|Mikaberidze 2003|p. 43}}.</ref>.
 
[[File:Alexander Suvorov caricature 1799.jpg|miniatura|left|Il generale Suvorov si gode una fricassea di teste francesi. Caricatura inglese del 1799]]
 
I francesi nel frattempo si riorganizzavano: Moreau riuscì a concentrare circa 20.000{{formatnum:20000}} uomini tra [[Valenza (Italia)|Valenza]] e [[Alessandria]] alla strategica confluenza tra il Po, il [[Tanaro]] e la [[Bormida]], che gli forniva anche un chiaro vantaggio tattico. Strategicamente Moreau controllava così la parte meridionale del Piemonte e le principali vie di comunicazione con la [[riviera ligure]], era in grado di agire velocemente su entrambe le rive del Po e bloccava le vie di accesso a Torino;: se Macdonald fosse arrivato in tempo per attaccare gli alleati, egli avrebbe potuto impegnarli alle spalle costringendoli a combattere su due fronti. Tatticamente aveva i fianchi coperti dalle fortezze di Valenza e Alessandria. Inoltree inoltre la riva settentrionale del fiume, su cui i francesi erano fortificati, era in posizione elevata rispetto a quella meridionale dalla quale Moreau si aspettava di essere attaccato, concedendogli una posizione dominante<ref name="Mikaberidze43"/>.
 
L'avanzata degli alleati continuava comunque. Il 10 maggio Bagration occupò [[Spinetta Marengo|Marengo]] e contemporaneamente il generale austriaco Chasteler assaliva la fortezza di Tortona, da cui la guarnigione francese bombardò la città. Bagration raggiunse Novi e verificò che la guarnigione francese si era già rititataritirata verso Genova, lasciando grandi quantità di vettovaglie e ben 70 carri di munizioni destinate all'armata principale<ref name="Mikaberidze45">{{Cita|Mikaberidze 2003|p. 45}}.</ref>.
 
A complicare la situazione delle truppe francesi si aggiunse il malcontento delle popolazioni locali che, esaurito l'iniziale entusiasmo rivoluzionario, si accorgevano che i transalpinirivoluzionari, invece di portare la libertà e la gloria nazionale promesse, avevano instaurato per tre anni uno stato di guerra permanente, perpetrato oltraggi alla religione, spogliato musei, monumenti e chiese di opere d'arte e cagionato ogni genere di estorsioni e abusi, palesandosi più come invasori che liberatori<ref name="Presnukhin"/>: l'arrivo imminente delle truppe imperiali fu quindi l'occasione per molte città e villaggi di sollevarsi contro le guarnigioni rivoluzionariefrancesi<ref name="Coppi255 256">{{Cita|Coppi 1824|pp. 255-6}}.</ref>. Bagration stesso informò Suvorov di avere ricevuto lettere dalle autorità cittadine di [[Oneglia]], [[Asti]] e [[Acqui]], che descrivevano le rivolte contro i francesi e offrivano appoggio alle armate alleate<ref name="Mikaberidze46">{{Cita|Mikaberidze 2003|p. 46}}.</ref>.
 
=== La battaglia di Bassignana ===
{{Vedi anche|Battaglia di Bassignana (1799)}}[[File:General Paul Grenier.JPG|miniatura|Il generale [[Paul Grenier|Grenier]]]]
 
Tra l'11 e il 12 maggio Suvorov fece la sua mossa e, dando credito a iniziali informazioni errate, che davano i francesi in ritirata da Valenza<ref name="Mikaberidze43"/>, ordinò a Rosenberg di muoversi da Lomello e attraversare il Po a [[Mugarone]] per assalire i francesi sul lato sinistro<ref name="Coppi257"/><ref>{{cita|Clausewitz 1833|pp. 253-254}}.</ref>. Subito dopo, appresa la falsità della precedente notizia, gli ordinò di tornare indietro. Rosenberg tuttavia attraversò ugualmente e, messosi in marcia verso [[Bassignana]] con 10.000{{formatnum:10000}} uomini, scelse di dirigersi in un'area tra Valenza e il Tanaro; nel frattempo fece attraversare altri 4.000{{formatnum:4000}} uomini al comando del generale Nikolaj Andrejevic Tchouberov (o Chubarov), posizionandoli su una grande [[Isola#Isole fluviali|isola fluviale]] situata nei pressi di Mugarone<ref>{{cita|Clausewitz 1833|p. 254}}.</ref>. Tchouberov, impaziente di attaccare, attraversò con tutte le sue truppe ma incappò nella divisione francese di Grenier forte di 4.000 soldati che proveniente da Valenza, al comando del generale [[Luigi Leonardo Colli|Colli]], lo assalì al fianco destro e gli inflisse pesanti perdite costringendolo a ritirarsi disordinatamente sull'isolotto da cui aveva precedentemente guadato, in una situazione estremamente caotica tra uomini sbandati e carri immobilizzati, sotto il fuoco costante della fucileria francese e senza la possibilità di ritirarsi con rapidità oltre il Po, in quanto il cavo per raggiungere a braccia la riva sinistra si era spezzato<ref>{{cita|Clausewitz 1833|pp. 254-255}}.</ref>. Ciononostante i soldati russi della brigata di Bagration tennero la posizione per otto ore resistendo fino a dopo il tramonto; col favore delle tenebre tutte le truppe di Rosenberg riuscirono infine a riattraversare il fiume e a marciare per ricongiungersi a Suvorov lasciando sul campo almeno 1.500 uomini, un generale, cinquantotto ufficiali e due cannoni. I francesi lamentarono la perdita di 600 uomini<ref name="Mikaberidze46 47">{{Cita|Mikaberidze 2003|pp. 46-7}}.</ref><ref name="Botta330">{{Cita|Botta 1834|p. 330}}.</ref>. Suvorov, furioso, chiamò immediatamente a rapporto Rosenberg per chiedergli conto della disfatta paventandogli la corte marziale; nel frattempo decise di spostare il suo quartier generale a [[Castelnuovo Scrivia]]<ref name="Mikaberidze47">{{Cita|Mikaberidze 2003|p. 47}}.</ref>. Intanto l'11 maggio si era arresa la fortezza di Pizzighettone dopo una giornata di cannoneggiamenti<ref name="Coppi258">{{Cita|Coppi 1824|p. 258}}.</ref>.
 
Tchouberov, impaziente di attaccare, attraversò con tutte le sue truppe ma incappò nella divisione francese di Grenier forte di {{formatnum:4000}} soldati che proveniente da Valenza, al comando del generale [[Luigi Leonardo Colli|Colli]], lo assalì al fianco destro e gli inflisse pesanti perdite, costringendolo a ritirarsi disordinatamente sull'isolotto da cui aveva poco prima guadato, in una situazione oltremodo caotica tra uomini sbandati e carri immobilizzati, sotto il fuoco costante della fucileria francese e senza la possibilità di ritirarsi con rapidità oltre il Po, in quanto il cavo per raggiungere a braccia la riva sinistra si era spezzato<ref>{{cita|Clausewitz 1833|pp. 254-255}}.</ref>. Ciononostante i soldati russi della brigata di Bagration tennero la posizione per otto ore, resistendo fino a dopo il tramonto; col favore delle tenebre tutte le truppe di Rosenberg riuscirono infine a riattraversare il fiume e a marciare per ricongiungersi a Suvorov, lasciando sul campo almeno {{formatnum:1500}} uomini, un generale, cinquantotto ufficiali e due cannoni. I francesi lamentarono la perdita di 600 uomini<ref name="Mikaberidze46 47">{{Cita|Mikaberidze 2003|pp. 46-7}}.</ref><ref name="Botta330">{{Cita|Botta 1834|p. 330}}.</ref>.
Le fonti coeve raccontano che, pur soverchiate, cavalleria e fanteria russe si fecero uccidere inutilmente anche a Bassignana pur di non arrendersi, perché Suvorov aveva l'abitudine di terrorizzare i suoi uomini raccontando loro i macabri e ovviamente falsi particolari con cui, secondo lui, i repubblicani rivoluzionari torturavano i soldati caduti nelle loro mani: i prigionieri sarebbero stati denudati, legati, distesi su una graticola e arrostiti; oppure sarebbero stati loro tagliati naso, mani e orecchie. Un cronista dell'armata francese raccontò che 800 russi preferirono gettarsi nel Po piuttosto che farsi catturare<ref>{{cita|Gachot 1903|pp. 198-199}}.</ref>.
 
Suvorov, furioso, chiamò immediatamente a rapporto Rosenberg per chiedergli conto della disfatta, paventandogli la corte marziale; nel frattempo decise di spostare il suo quartier generale a [[Castelnuovo Scrivia]]<ref name="Mikaberidze47">{{Cita|Mikaberidze 2003|p. 47}}.</ref>. Intanto l'11 maggio si era arresa la fortezza di Pizzighettone dopo una giornata di cannoneggiamenti<ref name="Coppi258">{{Cita|Coppi 1824|p. 258}}.</ref>. Le fonti coeve raccontano che, pur soverchiate, cavalleria e fanteria russe si fecero uccidere inutilmente anche a Bassignana pur di non arrendersi, perché Suvorov aveva l'abitudine di terrorizzare i suoi uomini raccontando loro i macabri e ovviamente falsi particolari condelle cui,presunte secondotorture lui,che i repubblicani rivoluzionari torturavanoinfliggevano iai soldati caduti nelle loro mani: i prigionieri sarebbero stati denudati, legati, distesi su una graticola e arrostiti; oppure sarebbero stati loro tagliati naso, mani e orecchie. Un cronista dell'armata francese raccontò che 800 russi preferirono gettarsi nel Po piuttosto che farsi catturare<ref>{{cita|Gachot 1903|pp. 198-199}}.</ref>.
 
=== Lo scontro a Marengo ===
{{Vedi anche|Prima battaglia di Marengo (1799)}}
Alla metà di maggio i russo-austriaci erano saldamente attestati sulla riva meridionale del Po: le truppe austriache a [[Torre Beretti e Castellaro|Torre]], il generale Förster a [[Sale (Italia)|Sale]], Bagration a Novi con le sue truppe russe disposte tra Scrivia e [[Bormida]] a supporto del generale Karachay a Marengo. Suvorov ora disponeva di circa 36.000 effettivi, di cui 17.500 russi, senza contare i 5.000 uomini di Vukassovich a Boffalora; doveva affrontare solo circa 25.000 francesi, che tuttavia erano ottimamente disposti perché godevano di una posizione di vantaggio, resa ancor più formidabile dai fiumi in piena<ref name="Mikaberidze48 49">{{Cita|Mikaberidze 2003|pp. 48-9}}.</ref>. Il feldmaresciallo russo dovette riconoscere che non era in grado di attaccarli con successo: {{quote|Non sono in grado di fare partire una qualunque operazione [contro Alessandria] a causa della mancanza di barche.|Suvorov<ref name="Mikaberidze48 49"/>}}
 
Alla metà di maggio i russo-austriaci erano saldamente attestati sulla riva meridionale del Po: le truppe austriache a [[Torre Beretti e Castellaro|Torre]], il generale Förster a [[Sale (Italia)|Sale]], Bagration a Novi con le sue truppe russe disposte tra Scrivia e [[Bormida]] a supporto del maggiore generale KarachayAndreas Karacsaj a Marengo. Suvorov ora disponeva di circa 36.000{{formatnum:36000}} effettivi, di cui 17.500{{formatnum:17500}} russi, senza contare i 5.000{{formatnum:5000}} uomini di Vukassovich a Boffalora; doveva affrontare solo circa 25.000{{formatnum:25000}} francesi, che tuttavia erano ottimamente disposti perché godevano di una posizione di vantaggio, resa ancor più formidabile dai fiumi in piena<ref name="Mikaberidze48 49">{{Cita|Mikaberidze 2003|pp. 48-9}}.</ref>. Il feldmaresciallo russo dovette riconoscere che non era in grado di attaccarli con successo: {{quoteCitazione|Non sono in grado di fare partire una qualunque operazione [contro Alessandria] a causa della mancanza di barche.|Suvorov<ref name="Mikaberidze48 49"/>}}
[[File:Marechal-Victor.jpg|miniatura|upright|Il Generale [[Claude-Victor Perrin]], detto Victor]]
 
In realtà Moreau si trovava a mal partito: il Direttorio non era in grado di inviargli alcun rinforzo, Bagration gli rendeva molto difficoltose le comunicazioni con Genova e le [[Insorgenze_antifrancesi_in_ItaliaInsorgenze antifrancesi in Italia#L.27insorgenza_generale_del_179927insorgenza generale del 1799|rivolte in Piemonte]] insidiavano le vie di rifornimento dalla Francia<ref name="Mikaberidze49 50">{{Cita|Mikaberidze 2003|pp. 49-50}}.</ref>. Il generale [[Catherine-Dominique de Pérignon]], che controllava i passi per la riviera ligure, correva il rischio di essere facilmente schiacciato, facendogli perdere non solo l'ultima via di comunicazione con la Francia, ma anche con gli Appennini e l'esercito dell'accorrente Macdonald<ref name="cita-Clausewitz-1833-p256">{{cita|Clausewitz 1833|p. 256}}.</ref>. In più aveva il problema di fare arrivare in patria un gran numero di carri con il frutto delle spoliazioni di preziose opere d'arte trafugate in Italia<ref name="Coppi258"/>.
 
Il comandante francese decise quindi di rafforzare con una parte delle sue truppe il generale PerignonPérignon, di proteggersi a sinistra con un'altra aliquota e di mettersi in marcia sulla strada da Torino per [[Nizza]] dal [[Colle di Tenda]], attraversando [[Cuneo]], preparandosi a ritirarsi sugli Appennini con lo scopo ultimo, senza troppe difficoltà e al momento opportuno, di ricongiungersi con Macdonald, che in quel momento aveva raggiunto il confine con la Toscana<ref>{{ name="cita|-Clausewitz -1833|p. 256}}.<-p256"/ref>. Cionondimeno, i rapporti dello spionaggio suggerirono a Moreau che il fallito tentativo di passaggio di Rosenberg a Bassignana e le notizie del successivo bombardamento di [[Casale Monferrato]] da parte di Vukassovich preannunciasseropreannunciavano una risalita delle truppe russe di Suvorov lungo il Po. Egli immaginò che gli alleati stessero concentrando le loro forze muovendosi verso nord, lasciando solo poche truppe austriache ad assediare Tortona, e decise quindi di passare all'azione con un contrattacco a sorpresa tra la Bormida e lo Scrivia che gli consentisse di liberare la fortezza e mantenere aperto il [[Passo della Bocchetta]] per Genova<ref>{{cita|Clausewitz 1833|pp. 256-257}}.</ref>. Moreau riunì due divisioni vicino a Alessandria e la notte tra il 15 a 16 maggio fece gettare un ponte sulla Bormida tra Marengo e [[San Giuliano Vecchio|San Giuliano]], facendovi passare la divisione del generale Victor (5.000 fanti e 2.000 cavalieri), mentre l'unità di Grenier manteneva la posizione sul fiume<ref name="Coppi258"/><ref name="Mikaberidze49 50"/><ref>{{cita|Glochat 1903|p. 201}}.</ref><ref>{{cita|Clausewitz 1833|p. 257}}.</ref>. L'attacco all'inizio ebbe successo e gettò scompiglio tra le truppe di Kaim e Lusignan avanzando fino a San Giuliano. Lì si imbatté nella divisione di Fröhlich, arrivato in tutta fretta per mettersi al comando del generale Lusignan, e nella brigata del generale Bagration; i due ufficiali comandavano in totale undici battaglioni e nove squadroni e resistettero con successo fino a respingere nuovamente Victor al di là del fiume<ref name="Coppi258 259">{{Cita|Coppi 1824|pp. 258-9}}.</ref><ref name="Botta330"/>. Infine Moreau, avvistate altre truppe nemiche accorrere da Tortona, capì che il suo tentativo era fallito e ordinò il ripiegamento generale; alle 18:00 l'ultimo granatiere riattraversava la Bormida. I francesi lamentarono perdite per 596 uomini tra uccisi o feriti, mentre quelle alleate ammontavano a 720 e Suvorov, visto l'andamento incerto della giornata, non osò rivendicare la sua quarantaduesima vittoria<ref>{{cita|Clausewitz 1833|pp. 257-258}}.</ref><ref>{{cita|Gachot 1903|p. 204}}.</ref>.
 
Moreau riunì due divisioni vicino a Alessandria e la notte tra il 15 a 16 maggio fece gettare un ponte sulla Bormida tra Marengo e [[San Giuliano Vecchio|San Giuliano]], facendovi passare la divisione del generale Victor ({{formatnum:5000}} fanti e {{formatnum:2000}} cavalieri), mentre l'unità di Grenier manteneva la posizione sul fiume<ref name="Coppi258"/><ref name="Mikaberidze49 50"/><ref>{{cita|Glochat 1903|p. 201}}.</ref><ref>{{cita|Clausewitz 1833|p. 257}}.</ref>. L'attacco all'inizio ebbe successo e gettò scompiglio tra le truppe di [[Konrad Valentin von Kaim|Kaim]] e Lusignan avanzando fino a San Giuliano. Lì s'imbatté nella divisione di Fröhlich, arrivato in tutta fretta per mettersi al comando del generale Lusignan e nella brigata del generale Bagration: i due ufficiali comandavano in totale undici battaglioni e nove squadroni e resistettero con successo fino a respingere nuovamente Victor al di là del fiume<ref name="Botta330"/><ref name="Coppi258 259">{{Cita|Coppi 1824|pp. 258-9}}.</ref>. Infine Moreau, avvistate altre truppe nemiche accorrere da Tortona, capì che il suo tentativo era fallito e ordinò il ripiegamento generale; alle 18:00 l'ultimo granatiere riattraversava la Bormida. I francesi lamentarono perdite per 596 uomini tra uccisi o feriti, mentre quelle alleate ammontavano a 720 e Suvorov, visto l'andamento incerto della giornata, non osò rivendicare la sua quarantaduesima vittoria<ref>{{cita|Clausewitz 1833|pp. 257-258}}.</ref><ref>{{cita|Gachot 1903|p. 204}}.</ref>.[[File:Torino terzo ampliamento.png|left|thumb|La cinta muraria di Torino e le sue porte nel XVIII secolo]]
=== La presa di Torino ===
[[File:Torino terzo ampliamento.png|left|thumb|La cinta muraria di Torino e le sue porte nel XVIII secolo]]
 
=== La presa di Torino ===
Anche se lo scontro di Marengo non era stato decisivo, il 18 maggio Moreau decise di abbandonare la sua sicura posizione tra Valenza e Alessandria per ritirarsi verso Torino, inviando invece Victor verso sud in direzione della [[riviera ligure di ponente]], nella speranza di riuscire a congiungersi lì a Macdonald; nel frattempo riuscì a inviare in Francia attraverso il [[colle del Moncenisio]] le opere trafugate<ref name="Coppi258 259"/>. Suvorov, ignaro di queste manovre, continuò a marciare sulla riva nord del Po in direzione di Torino, spostando la base delle operazioni a [[Candia Lomellina|Candia]]. Politicamente la speranza era di continuare a incoraggiare le popolazioni piemontesi ad armarsi e sollevarsi contro le truppe rivoluzionarie e i [[giacobino|giacobini]], con la promessa del ripristino del Regno e dell'ordine precedente; strategicamente gli alleati miravano a occupare la città per la posizione e la sicura cattura di un gran numero di armi, munizioni e materiali bellici<ref name="Coppi258 259"/><ref name="Botta332">{{Cita|Botta 1834|p. 332}}.</ref>. In effetti i piemontesi si armarono e attaccarono i rivoluzionari, specialmente nel Canavese e a [[Carmagnola]], e puntualmente si ebbero notizie di eccidi perpetrati per rappresaglia dai francesi ai danni delle popolazioni civili<ref name="Botta331">{{Cita|Botta 1834|p. 331}}.</ref>.
{{Vedi anche|Assedio di Torino (1799)}}
Anche se lo scontro di Marengo non era stato decisivo, il 18 maggio Moreau decise di abbandonare la sua sicura posizione tra Valenza e Alessandria per ritirarsi verso Torino, inviando invece [[Claude-Victor Perrin|Victor]] verso sud in direzione della [[riviera ligure di ponente]], nella speranza di riuscire a congiungersi lì a Macdonald; nel frattempo riuscì a inviarefar giungere in Francia, attraverso il [[colle del Moncenisio]], le opere trafugate<ref name="Coppi258 259" />. Suvorov, ignaro di queste manovre, continuò a marciare sulla riva nord del Po in direzione di Torino, spostando la base delle operazioni a [[Candia Lomellina|Candia]]. Politicamente la speranza era di continuare a incoraggiare le popolazioni piemontesi ad armarsi e sollevarsi contro le truppe rivoluzionarie e contro i [[giacobino|giacobini]], con la promessa del ripristino del Regno e dell'ordine precedente; strategicamente gli alleati miravano a occupare la città per la posizione e la sicura cattura di un gran numero di armi, munizioni e materialimateriale bellicibellico<ref name="Coppi258 259" /><ref name="Botta332">{{Cita|Botta 1834|p. 332}}.</ref>. In effetti i piemontesi si armarono e attaccarono i rivoluzionari, specialmente nel Canavese e a [[Carmagnola]], e puntualmente si ebbero notizie di eccidi perpetrati per rappresaglia dai francesi ai danni delle popolazioni civili<ref name="Botta331">{{Cita|Botta 1834|p. 331}}.</ref>.
 
Mentre i genieri gettavano i ponti sul fiume per un nuovo attraversamento, Suvorov venne raggiunto dalla notizia che le truppe di Moreau avevano lasciato Alessandria e vi spedì una divisione per occuparla e assediarne la fortezza ancora presidiata<ref name="Coppi259">{{Cita|Coppi 1824|p. 259}}.</ref>. A questo punto Suvorov era perplesso dalle continue "sparizioni" sotto i suoi occhi delle truppe francesi e della sua incapacità di prevedere le loro mosse<ref name="Mikaberidze54 56">{{Cita|Mikaberidze 2003|pp. 54-6}}.</ref>: nonostante avesse a sua disposizione un gran numero di cavalieri ed esploratori, infatti, non fu mai in grado di costituire un efficace servizio di spionaggio. Ciò fu dovuto in parte alla scarsa conoscenza del territorio da parte dei cosacchi e alla loro difficoltà di d'interagire con le popolazioni locali, in parte alla inettitudine di molti ufficiali russi, che non predisponevano adeguate ricognizioni, per cui i francesi riuscivano spesso ad allontanarsi indisturbati; infine l'abitudine dello stesso Suvorov di prendere per affidabile ogni semplice voce, sprecando tempo e risorse, complicava ulteriormente la situazione<ref name="Mikaberidze54 56"/>.
 
[[File:Pascal Antoine Fiorella.jpg|miniatura|destra|[[Pasquale Antonio Fiorella]]]]
 
Il 22 maggio i ponti furono pronti e, basandosi comunque sulle informazioni disponibili sui francesi, il generale russo continuò il suo avvicinamento a Torino, sotto le cui mura giunsero per primi il 26 Bagration e Vukassovich, senza incontrare alcuna resistenza perché Moreau aveva ripiegato su [[Cuneo]]<ref name="Coppi259"/>. La guarnigione francese contava su 3.400{{formatnum:3400}} uomini al comando del generale [[Pasquale Antonio Fiorella]]<ref>{{cita|Gachot 1903|p. 156}}.</ref>, soverchiata da forze dieci volte superiori e fortemente invisa alla popolazione. Gli alleati ne chiesero la resa incondizionata ma Fiorella rifiutò, disponendosi a resistere fino all'ultimo uomo<ref name="Mikaberidze57">{{Cita|Mikaberidze 2003|p. 57}}.</ref>. Si prepararono quindi a predisporre su una un'altura vicina le batterie per bombardare la città, mentre Vukassovich la notte del 27 attaccò con i cannoni la ''"Porta di Po''"<ref name="Coppi259"/>. Fu però risolutivo l'intervento dei cittadini insorti in armi, che la stessa notte attaccarono i francesi di guardia al sito e aprirono festosamente la porta agli alleati. L'evento si ripeté alla ''"Porta di Palazzo''" e la città fu presa facilmentecon facilità. Gli alleati si s'impadronirono di 384 cannoni, 20.000{{formatnum:20000}} moschetti e grandi quantità di [[polvere da sparo]]. Suvorov fece il suo ingresso nella città alle 15:00, ricevendo acclamazioni per sé e per gli imperatori Paolo I e Francesco II<ref name="Mikaberidze58">{{Cita|Mikaberidze 2003|p. 58}}.</ref>.
 
Il generale Fiorella conservava ancora il possesso della cittadella fortificata e, per rappresaglia contro la popolazione, ordinò di cannoneggiare la città, cessando solo dopo la promessa che la guarnigione non sarebbe stata attaccata<ref>{{cita|Gachot 1903|p. 207}}.</ref>. Il 18 giugno però gli alleati la presero d'assalto sotto un intenso fuoco di artiglieria e, fattisi strada attraverso due brecce nella fortificazione, il 19 lo costrinsero a capitolare<ref name="Coppi261">{{Cita|Coppi 1824|p. 261}}.</ref>.
 
L'ingresso di Suvorov nella capitale piemontese fu ancora più solenne e trionfale che a Milano<ref name="cita-Gachot-1903-p208">{{cita|Gachot 1903|p. 208}}.</ref> e, come promesso, ricostituì il governo in nome del [[re di Sardegna]], nominando un consiglio con [[Carlo Thaon di Sant'Andrea]] come governatore, si adoperò per riordinare i reggimenti reali promettendo una amnistia ai militari che avevano appoggiato i francesi e fece incarcerare qualche centinaio di patrioti che non avevano fatto in tempo a fuggire<ref name="Coppi262">{{Cita|Coppi 1824|p. 262}}.</ref><ref name="Botta333">{{Cita|Botta 1834|p. 333}}.</ref>. Poco dopo mandò a chiamare il re Carlo Emanuele IV dal suo esilio in [[Sardegna]]<ref>{{ name="cita|-Gachot -1903|p. 208}}.<-p208"/ref> ma al suo reinsediamento sul trono si opposero gli austriaci<ref name="Botta335Coppi262">{{Cita|Botta 1834|p. 335}}.</ref><ref name="Coppi262Botta335">{{Cita|CoppiBotta 18241834|p. 262335}}.</ref>: prodromo questo delle prime frizioni tra la Russia, l'Austria e le altre potenze alleate sulla politica da applicare e il nuovo assetto da definire nel Nord Italia alla fine della guerra<ref name="Mikaberidze63">{{Cita|Mikaberidze 2003|p. 63}}.</ref>.
 
Se da parte alleata si erano denunciate rappresaglie francesi in Piemonte ai danni delle popolazioni civili<ref name="Botta331"/>, da parte francese si stigmatizzò ill'eccessivo furore e l'esaltazione antigiacobiniantigiacobina di Suvorov, che sfioravanosconfinavano lanel demenza,fanatismo finoreligioso acon sconfinarela nelpromessa fanatismoche religiosochiunque cheavesse gliucciso facevaun promettere cherivoluzionario si sarebbe guadagnato il paradiso chiunque avesse ucciso un rivoluzionario. I piemontesi finirono per temere il suo potere: sempre secondo fonti francesi, concesse a chiunque lo voleva il permesso scritto di uccidere i giacobini (veri o presunti) e di saccheggiare le loro abitazioni e fece imprigionare e fustigare anche semplici cittadini abbastanza arditi da denunciare le illegalità commesse da cosacchi e cavalieri austriaci, «...lasciati senza freno a imperversare come selvaggi per i campi»<ref>{{cita|Gachot 1903|p. 236}}.</ref>.
 
Nel frattempo l'inattività forzata cominciava a far serpeggiare il malcontento tra le truppe alleate, ad accendere pericolose rivalità e innescare recriminazioni da ambo le parti: i russi beffeggiavano gli austriaci per avere dovuto richiedere il loro aiuto senza il quale «...sarebbero stati ricacciati dai Repubblicani fino a Vienna, a colpi di piatto di sciabola»; gli austriaci di Melas ricordavano i rovesci dasubiti lorodai subitirussi a Valenza e San Giuliano a opera di Moreau: ai semplici dileggi seguirono gli insulti, quindi i duelli. Solo le sempre più insistenti notizie del pericoloso arrivo di Macdonald diedero l'occasione a Suvorov per riconciliare gli austro-russi e per coordinare di nuovo gli sforzi contro il comune nemico<ref>{{cita|Gachot 1903|p. 237}}.</ref>.
 
== L'arrivo del generale Macdonald ==
[[File:Étienne Jacques Joseph Macdonald (1792).jpg|thumb|left|upright|[[Étienne Jacques Joseph Alexandre Macdonald|Étienne Macdonald]] nel periodo delle guerre rivoluzionarie]]
 
Una volta cacciati i francesi da Torino, Suvorov si preparò a occupare il resto del Piemonte e soprattutto a proteggere i valichi dalla Francia verso la città, inviando quindi forti contingenti di truppe presso tutte le valli tra il [[Moncenisio]] e [[Pinerolo]]. Contemporaneamente continuava a insidiare le posizioni di Moreau in modo da impedirne l'eventuale congiungimento con Macdonald: fece occupare quindi [[Cherasco]], [[Alba (Italiacomune italiano)|Alba]] e Asti e fece in modo di inviare da Alessandria a dae Tortona distaccamenti fino a [[Cairo Montenotte|Montenotte]] per chiudergli ogni possibilità di comunicazione con Genova<ref name="Coppi262 263">{{Cita|Coppi 1824|ppp. 262-3}}.</ref>. Continuavano intanto gli attriti con l'alto comando austriaco che, preoccupato dei successi di Suvorov e di una pericolosa ingerenza russa in Italia, cominciava a premere perché il generale lasciasse il campo in Piemonte e tornasse verso Verona ad assediare le fortezze del Quadrilatero. Ciò provocò aspre e rabbiose critiche da parte di Suvorov che, pur inviando rinforzi per assediare la fortezza di Mantova, non si piegò a questi ordini che riteneva assurdi<ref name="Mikaberidze63 64">{{Cita|Mikaberidze 2003|pp. 63-4}}.</ref>.
 
Dal canto suo Moreau era riuscito a filtrare tra le maglie della rete alleata attaversandoattraversando l'[[Ellero]], aveva evitato [[Ceva]], era penetrato nella valle del [[Corsaglia]] e quindi si era affacciato sulla riviera di ponente<ref name="Coppi262 263"/><ref>{{cita|Clausewitz 1833|p. 267}}.</ref>.
 
Nel frattempo entrambi i contendenti ricevevano rinforzi: con l'arrivo dalla Svizzera del generale [[Heinrich Johann Bellegarde]], Suvorov arrivò ad avere sotto il suo comando circa 100.000{{formatnum:100000}} uomini comprese le varie guarnigioni<ref name="Mikaberidze63 64"/><ref name="Coppi262 263"/>. Contemporaneamente Moreau, ricevute forze fresche trasportate dalla marina francese e giunte via terra dal confine lungo la costa<ref name="Mikaberidze65 66">{{Cita|Mikaberidze 2003|pp. 65-6}}.</ref>, comandava ora 26.000{{formatnum:26000}} uomini in Liguria; il generale [[Joseph Hélie Désiré Perruquet de Montrichard]] era attestato sugli [[Appennini]] fino a [[Bologna]] e il generale Gauthier in [[Toscana]] in attesa di Macdonald, che il 24 maggio giunse a Firenze. Questi, riunite le sue forze a quelle di Gauthier, si accampò quindi a [[Pistoia]] e inviò una divisione a occupare [[Pontremoli]], dove Moreau gli aveva inviato Victor a rinforzo, spedendo nel frattempo Lapoype a occupare [[Bobbio]] con una divisione mista franco-ligure<ref name="Coppi264">{{Cita|Coppi 1824|p. 264}}.</ref>.
 
Le strategie dei due comandanti francesi si rivelarono presto diverse se non contraddittorie. Fin dall'inizio l'intento di Moreau era di affrontare i russo-austriaci in un luogo vicino alle fortezze di Alessandria e Tortona, facilmente raggiungibile sia per chi arrivasse dalla Liguria tramite il valico di Bocchetta, sia per chi arrivasse dalla Toscana scendendo dalle valli della [[Val Trebbia|Trebbia]] e del [[Val di Taro|Taro]]: aveva quindi stabilito che il miglior sito dove congiungere le due armate per la battaglia decisiva fosse nei dintorni di [[Voghera]]<ref name="Botta342">{{Cita|Botta 1834|p. 342}}.</ref>. A tal scopo aveva incaricato Victor di invitare Macdonald a discendere verso la Trebbia per la [[val di Magra]], mentre egli avrebbe fermato gli alleati sulla Bormida, avrebbe oltrepassato Tortona e si sarebbero quindi uniti dopo Bobbio<ref name="Coppi264"/>. Il generale Macdonald era però di diverso avviso, perché avrebbe preferito che lo stesso Moreau si portasse a Pontremoli e discendesse la valle del Taro, mentre egli avrebbe marciato verso [[Modena]], ricongiungendo le due armate tra Parma e Piacenza: il suo intento era quello di approfittare della grande dispersione delle forze alleate (una parte cospicua impegnata nell'assedio di Mantova, una parte con [[Johann von Klenau]] tra il ferrarese e il bolognese, un'altra con il principe di Hohenzollern nel modenese, Ott sugli Appennini, BellegardBellegarde invischiato nell'assedio di Tortona e Alessandria, Suvorov impegnato ancora a Torino a riportare l'ordine)<ref name="Botta344">{{Cita|Botta 1834|p. 344}}.</ref>. Sarebbero quindi riusciti a tagliare in due le forze avversarie, a cui non sarebbe rimasta altra soluzione che ritirarsi verso Pavia scoprendo il proprio fianco destro, e puntare con decisione verso est fino a liberare Mantova dall'assedio, recuperando quanto perso in Lombardia<ref>{{cita|Clausewitz 1833|pp. 421-422}}.</ref>. I due comandanti però non riuscirono a concertarsi e agirono indipendentemente<ref name="Coppi264 265">{{Cita|Coppi 1824|pp. 264-5}}.</ref>.
 
Le manovre dei francesi non sfuggirono comunque a Suvorov, che si dispose a reagire radunando trentadue battaglioni, diciotto squadroni e quattro reggimenti di cosacchi<ref name="Coppi264 265"/>. L'11 giugno marciò verso Asti sotto una pioggia torrenziale; attraversò quindi il Tanaro e il 13 si accampò nei pressi di Alessandria sulle rive della Bormida, dopo aver percorso oltre 90 chilometri in meno di tre giorni. L'avanzata era stata fin troppo rapida: gli austriaci non furono in grado di rifornire i 30.000{{formatnum:30000}} uomini che il generale russo aveva portato con sé e una parte di questi dovette rientrare ad Asti<ref name="Mikaberidze65 66"/>.
 
[[File:Pal Kray.jpg|miniatura|upright|Il generale [[Paul Kray von Krajowa]]]]
 
Il 7 giugno, senza attendere Moreau, Macdonald si era già mosso insieme ai 15.000{{formatnum:15000}} uomini al comando di Olivier e [[François Watrin|Watrin]] da Pistoia verso Modena, con alla loro sinistra Dombrowski[[Jan Henryk Dąbrowski|Dąbrowski]] e Victor da Pontremoli verso [[Reggio nell'Emilia|Reggio]] con 3.500{{formatnum:3500}} uomini e alla loro destra Montrichard e Rusca verso Bologna con altri 11.000{{formatnum:11000}}<ref>{{cita|Clausewitz 1833|p. 432}}.</ref>. Il 12 giugno questi attaccarono le truppe di von Klenau nei pressi di Bologna, respingendolo su [[Ferrara]]. Macdonald investì poi il principe di Hohenzollern [[Battaglia di Modena (1799)|presso Modena]] e lo costrinse a ripararsi sulla riva opposta del Po, dopo avergli inflitto perdite per oltre 2.200{{formatnum:2200}} uomini sui 4.000{{formatnum:4000}} che comandava<ref name="Clausewitz435">{{cita|Clausewitz 1833|ppp. 435}}.</ref>; anche Ott dovette ritirarsi dalle sue posizioni e arretrò verso Alessandria, dove si trovava Suvorov<ref name="Coppi264 265"/>. Macdonald, pur ferito nello scontro da due fendenti di sciabola<ref name="Clausewitz435"/><ref name="Botta346">{{Cita|Botta 1834|p. 346}}.</ref><ref name="Clausewitz435"/>, minacciava ora le truppe alleate che assediavano Mantova<ref name="Mikaberidze67 68">{{Cita|Mikaberidze 2003|pp. 67-8}}.</ref>. Il 14 riunì tutte le sue forze a Reggio, il 15 giunse a Parma e il giorno successivo a Piacenza; il 17 infine spinse la sua avanguardia fino al [[Tidone]] e fece ulteriormente arretrare Ott che si trovava tra questo fiume e la Trebbia<ref name="Botta346"/><ref name="Coppi265 266">{{Cita|Coppi 1824|pp. 265-6}}.</ref>.
 
Superata l'iniziale sorpresa per le fulminee azioni di Macdonald, Suvorov reagì prontamente: appresa la falsa notizia che Moreau stesse per ricevere rinforzi per un totale di 27.000{{formatnum:27000}} soldati<ref>{{cita|Clausewitz 1833|p. 429}}.</ref><ref>{{cita|Clausewitz 1833|p. 468}}.</ref>, avrebbe voluto concentrare il maggior numero possibile di truppe per annientare quelle di Moreau e Macdonald diminuendo quello degli uomini impegnati nell'assedio delle fortezze ancora in mano francese; a tal scopo ordinò a Ott di dirigersi verso Alessandria per rinforzare Bellegarde e al generale Kray di rinunciare momentaneamente all'assedio di Mantova (lasciandolo solo a otto squadroni di cavalleria leggera e alle guarnigioni di Legnago, Verona e Peschiera), spostandosie spostarsi verso Piacenza. Ciò avrebbe garantito un rinforzo di 12.000{{formatnum:12000}} uomini ben addestrati alle truppe che erano nella zona di Alessandria e la disponibilità di una massa di circa 65.000{{formatnum:65000}} uomini presso Tortona<ref>{{cita|Clausewitz 1833|pp. 430-431}}.</ref>. Ma ancora una volta gli interessi politici particolari degli austriaci ebbero il sopravvento sulle decisioni strategiche di Suvorov: più interessato a garantirsi il possesso delle roccaforti italiane che ad allargare il cerchio delle conquiste del feldmaresciallo, l'imperatore FedericoFrancesco II ordinò ordinò al generale Kray di non abbandonare l'assedio di Mantova in nessun caso<ref>{{cita|Clausewitz 1833|pp. 431-432}}.</ref>. A Suvorov non restò quindi che marciare egli stesso verso Piacenza, risoluto ad affrontare Macdonald con il grosso delle sue forze, ricacciando le sue avanguardie nuovamente oltre il Tidone che la notte del 17 era ormai l'ultima barriera naturale tra i due eserciti<ref name="Mikaberidze67 68Botta346"/><ref name="Botta346Mikaberidze67 68"/>.
 
== La battaglia della Trebbia ==
{{vedi anche|Battaglia della Trebbia (1799)}}
=== Primo giorno ===
[[File:Suvorov Trebbia.jpg|miniatura|[[Battaglia della Trebbia (1799)|''La battaglia della Trebbia'']], di Alexander Kotzebue]]
 
La mattina del 18 giugno vide i due generali fronteggiarsi con circa 33.000{{formatnum:33000}} uomini ciascuno<ref name="Coppi265 266"/>. Suvorov dispose la sua armata insu quattro colonne: due a sinistra aal comando di Melas, con l'ordine di dirigersi verso Piacenza, due alla destra, composte dalle divisioni russe sotto il suo comando diretto, in direzione di [[Rivalta di Torino|Rivalta]] sulla Trebbia e [[San Giorgio Piacentino]] sul torrente [[Nure]]; spedì infine circa 2.000{{formatnum:2000}} uomini a riprendersi la posizione su Bobbio. Macdonald, ancora sofferente per la ferita subita nei combattimenti di Modena, era più vicino alla Trebbia che al Tidone e dispiegò a destra Olivier verso il Po con la cavalleria di Salm, al centro Montrichard e Victor e a sinistra i polacchi di DombrowskiDąbrowski, con Watrin alla riserva<ref name="Coppi265 266"/><ref name="Botta347">{{Cita|Botta 1834|p. 347}}.</ref>. Secondo alcune fonti le forze di Watrin, Olivier e Montrichard impiegarono quella giornata marciando e non ebbero così modo di partecipare all'azione principale, riducendo così le forze attive di Mcdonald a soli 19.000{{formatnum:19000}} effettivi<ref>{{cita|Clausewitz 1833|p. 449}}.</ref>. Guadato il Tidone, gli alleati si trovarono così all'inizio in notevole vantaggio numerico e si scagliarono sull'ala sinistra del nemico travolgendo i polacchi, prima di essere temporaneamente fermati dall'accorrente Victor<ref name="Botta347"/>.

Nel frattempo i francesi retrocedevano prima a destra, poi al centro; il contrattacco dei cosacchi di Bagration nuovamente sulla sinistra costrinse infine i francesi a ritirarsi in disordine oltre la Trebbia<ref name="Coppi267 268">{{Cita|Coppi 1824|pp. 267-8}}.</ref>. Poiché il letto del fiume era quasi asciutto, gli scontri continuarono a lungo anche dopo il tramonto e solo attorno alle 23:00 i comandanti riuscirono a placareinterrompere quella che era stata un'inutile carneficina<ref name="Coppi267 268"/><ref name="Mikaberidze76">{{Cita|Mikaberidze 2003|p. 76}}.</ref><ref>{{cita|Clausewitz 1833|p. 458}}.</ref>. Il risultato della prima giornata di combattimenti era stato sicuramente svantaggioso per i francesi: la loro ala sinistra aveva sofferto duramente ed era stata respinta dal campo di battaglia e ricacciata nuovamente sulla riva destra della Trebbia, ma in realtà non si era trattato affatto di una sconfitta decisiva e non un solo cannone era stato perso<ref>{{cita|Clausewitz 1833|pp. 454-455}}.</ref>. Tuttavia Macdonald, sofferente per le ferite ricevute e febbricitante, cominciava a credere che Moreau l'avesse abbandonato e che ciò avrebbe potuto causare l'indomani il disastro dell'armata di Napoli<ref name="cita-Gachot-1903-p256">{{cita|Gachot 1903|p. 256}}.</ref>.
 
=== Secondo giorno ===
Nonostante il mezzo rovesciol'insuccesso sul Tidone del 18 giugno e le precarie condizioni di salute, il 19 Macdonald si riorganizzò per attaccare nuovamente, portando circa 20/22.000{{formatnum:22000}} uomini e ventotto pezzi di artiglieria sulla riva sinistra della Trebbia; Suvorov aveva tuttavia ricevuto rinforzi e poteva contare su circa 40.000{{formatnum:40000}} soldati, sessantadue pezzi d'artiglieria e maggiori rifornimenti di munizioni<ref>{{ name="cita|-Gachot -1903|p. 256}}.<-p256"/ref>. Tenendo la posizione al centro sotto il fuoco dei cannoni russi, solo alle 10:00 Macdonald fece avanzare le ali con l'intento di respingere il nemico sul Po e sui rilievi<ref>{{cita|Clausewitz 1833|p. 460}}.</ref>. Alla sinistra DombrowskiDąbrowski e Rusca ebbero subito la meglio sulle truppe stremate di Bagration e costrinsero i russi a indietreggiare fino a impadronirsi di [[Gragnano Trebbiense|Casaliggio]]<ref name="Botta348">{{Cita|Botta 1834|p. 348}}.</ref><ref>{{cita|Gachot 1903|p. 261}}.</ref>. Ma il successo fu solo temporaneo: alle 22:00 in soccorso dei russi arrivarono gli austriaci agli ordini di Dalheim con un grosso rinforzo, quindi Rosenberg con l'artiglieria leggera. I polacchi resistettero strenuamente finché la loro legione fu fatta a pezzi, ma altissimemolto gravi furono le perdite anche dall'altra parte<ref name="Botta348Coppi267 268"/><ref name="Coppi267 268Botta348"/>. Lungo il

Sul Po lo scontro era altrettanto sanguinoso: nonostante il duro fuoco di artiglieria di Melas, i repubblicanifrancesi avevano oltrepassato la Trebbia attaccando Ott e incalzando vittoriosamente lungo il Po con la cavalleria l'estrema ala sinistra degli imperiali, composta da fanteria; solo l'intervento della cavalleria del principe [[Luigi I del Liechtenstein]] salvò il fianco sinistro alleato dalla rotta, investendo prima la fanteria francese e quindi fermandofermandone la cavalleria<ref>{{cita|Gachot 1903|pp. 268-270}}.</ref><ref>{{cita|Clausewitz 1833|p. 463}}.</ref>. Nonostante che il contrattacco dell'artiglieria leggera di Olivier, (gravemente ferito,) riuscisse poco dopo a gettare scompiglio fra i soccorritori<ref>{{cita|Gachot 1903|p. 271}}.</ref>, la fanteria francese non ne approfittò e, travolti una seconda volta dall'offensiva, ile truppe repubblicanirivoluzionarie furono costretticostrette a ritirarsi nuovamente al di qua della Trebbia<ref name="Botta348"/>. Al centro le cose per i francesi non andarono meglio: dopo le prime scariche di fucileria attraversarono il fiume e cominciarono i combattimenti corpo a corpo con le [[baionetta|baionette]] e le sciabole, senza che una parte riuscisse ad avere la meglio sull'altra; la lotta fu risolta da un battaglione di cavalleria austriaca agli ordini del colonnello Lownehwer, che assalì il fianco della cavalleria di Montrichard, scompigliandone le file e ributtandola al di là del fiume<ref name="Botta348"/>. Attorno alle 18:00<ref name="Mikaberidze92 93">{{Cita|Mikaberidze 2003|pp. 92-3}}.</ref> Suvorov intervenìintervenne e attaccò con impeto Victor, che riuscì comunque a ripiegare ordinatamente per quanto lo permettessero le circostanze<ref name="Coppi267 268"/><ref name="Botta348"/>.

L'ultima speranza di Macdonald era il generale Lapoype che discendeva da Bobbio: egli aveva ricevuto s olosolo alle 11:00 l'ordine da Macdonald di unirsi ai combattimenti, ema durante la tardiva marcia di avvicinamento fu sorpreso dai russi, precedentemente inviati lì da Suvorov, e costretto a disperdere i propri uomini sui rilievi vicini per non farsi catturare<ref name="Coppi267 268"/><ref>{{cita|Clausewitz 1833|p. 471}}.</ref>. Al tramonto entrambi i contendenti si ritrovarono nelle identiche posizioni della notte prima e con pesanti perdite: 2.000{{formatnum:2000}} morti, almeno 7.000{{formatnum:7000}} feriti (compresi due generali di divisione) e oltre 3.000{{formatnum:3000}} soldati fatti prigionieri tra le file francesi, 5/6.000{{formatnum:6000}} i morti fra gli alleati e pochissimi i prigionieri<ref name="Mikaberidze92 93"/>. La situazione di Macdonald, al quale rimanevano solo 10.000{{formatnum:10000}} uomini abili contro gli oltre 30.000{{formatnum:30000}} di Suvorov, era critica<ref name="Mikaberidze92 93"/>.
 
=== La ritirata di Macdonald ===
Nella tarda serata del 19 Macdonald, col favore delle tenebre e lasciando qualche schiera di volontari sulla riva della Trebbia ad accendere decine di fuochi per far credere al nemico di essere ancora accampato<ref name="Botta349">{{Cita|Botta 1834|p. 349}}.</ref><ref>{{cita|Gachot 1903|p. 275}}.</ref>, cominciò a ritirarsi verso il Nure, mettendo fine ai due giorni di dura battaglia sulla Trebbia. Diresse una colonna in direzione di [[Lucca]] passando per la valle del Taro, un'altra in direzione di Pistoia passando nel modenese<ref name="Coppi267 268"/>. Solo all'alba del 20 giugno Suvorov se ne avvide e ordinò immediatamente l'inseguimento<ref name="Botta349Mikaberidze92 93"/><ref name="Mikaberidze92 93Botta349"/><ref>{{cita|Gachot 1903|pp. 278-279}}.</ref>:
 
{{quoteCitazione|(...) Braccate ed annientate il nemico con il freddo acciaio.|Suvorov - Ordine all'armata del 20 giugno 1799<ref>{{cita|Orlov 1892|p. 227}}.</ref>}}
 
Il felmaresciallofeldmaresciallo russo mosse gli austriaci di Melas verso Piacenza e i russi al comando di Rosenberg verso San Giorgio<ref name="Mikaberidze92 93"/>. Suvorov stesso partecipò all'inseguimento con i cavalleggeri, costringendo mezza brigata di Victor alla resa dopo una un'ulteriore, ma inutile resistenza<ref name="Coppi267 268"/><ref name="Botta349"/>. A Piacenza Melas trovò diverse migliaia di soldati francesi feriti e catturò quattro generali e 354 ufficiali<ref name="Mikaberidze92 93"/>. Fonti coeve riportano che Suvorov, preso in città alloggio a Palazzo Scotti, visitò i feriti e i moribondi di ambo le parti ricoverati in condizioni precarie nella Basilica di S. Agostino, trasformata in ospedale, lodando il coraggio dei vinti, e fu in un primo momento accolto dalla popolazione al grido di «Evviva il vincitore!»; infastidito poi dalle lamentele dei cittadini riguardo alle molestie e alle rapine ai loro danni da parte dei cosacchi, pare che permiseabbia permesso il saccheggio della città tra il 23 e il 24 giugno. Questi crimini e questi abusi furono in seguito efficacemente coperti dalle autorità austriache<ref>{{cita|Gachot 1903|pp. 289-290-291}}.</ref><ref>{{cita libro|url=http://books.google.it/books?id=-xf3vX_zU2AC&dq=anton+domenico+rossi+Piacenza&hl=it&source=gbs_navlinks_s|autore=Anton Domenico Rossi|titolo=Ristretto di storia patria ad uso de' piacentini dell'avvocato Anton-Domenico Rossi|volume=5|anno= 1833|paginapp= 217-218|editore=Torchj del Majno|città=Piacenza}}</ref>.
 
Solo le acque del fiume [[Arda (fiume italiano)|Arda]] in piena, che Macdonald era riuscito fortunosamente ad attraversare, fermarono infine l'inseguimento permettendogli di radunare le sue esauste forze, dividerle in tre divisioni ai comandi di DombrovskiDąbrowski, Montrichard e Watrin e attraversare gli Appennini per riparare in Toscana presso Lucca, con l'intento di raggiungere quindi la [[riviera ligure di levante]] e ricongiungersi in ultimo a Moreau<ref name="Mikaberidze92 93"/><ref name="Botta350">{{Cita|Botta 1834|p. 350}}.</ref>. L'8 luglio Macdonald lasciò Lucca con il grosso delle sue forze, inviò l'artiglieria pesante via mare e quella leggera con una carovana di muli verso Genova e, protetto sugli Appennini dalle truppe di Montrichard e Victor, marciò verso la città ligure nella quale giunse il 17 luglio con ben 14.000{{formatnum:14000}} uomini, che erano però in pessime condizioni fisiche e morali<ref>{{cita|Clausewitz 1833|p. 475}}.</ref>.
 
Nel frattempo i generali di Suvorov prendevano Parma, Reggio e Modena, mentre Bologna sarebbe caduta il 30 luglio sotto l'attacco di Klenau<ref name="Coppi269 270">{{Cita|Coppi 1824|pp. 269-270}}.</ref>. La battaglia della Trebbia, una delle più importanti di tutta la campagna, si era conclusa con la totale disfatta dei repubblicani<ref name="Mikaberidze96">{{Cita|Mikaberidze 2003|p. 96}}.</ref>.
 
=== Le manovre di Moreau ===
{{Vedi anche|Seconda battaglia di Marengo (1799)}}
Mentre Macdonald era impegnato sulla Trebbia, Moreau non era rimasto inattivo e raccolti 14.000{{formatnum:14000}} uomini tra [[Voltaggio (Italia)|Voltaggio]] e [[Gavi]] li aveva organizzati in due divisioni al comando di Grenier (circa 9.500{{formatnum:9500}} soldati) e di [[Emmanuel de Grouchy|Grouchy]] (4.500{{formatnum:4500}} effettivi)<ref>{{cita|Clausewitz 1833|p. 476}}.</ref>. Il 17 giugno aveva marciato con Grouchy sulla strada maestra per Novi, mentre Grenier seguiva una strada secondaria lungo la valle di [[Serravalle Scrivia]] da dove il 18 giugno aveva cacciato gli austriaci<ref name="Coppi269 270"/>. Il 19 giugno era quindi avanzato verso Tortona e il 20 aveva sconfitto Bellegarde a Marengo, facendogli perdere 3.000{{formatnum:3000}} uomini e ricacciandolo oltre la Bormida<ref>{{cita|Gachot 1903|p. 308}}.</ref>, quindi aveva liberato Tortona stessa dall'assedio<ref name="Botta350"/><ref name="Mikaberidze98 99">{{Cita|Mikaberidze 2003|pp. 98-9}}.</ref>. Contestualmente lo raggiunse un corriere di Lapoype con la notizia della sconfitta di Macdonald e della sua completa ritirata e quindi Moreau abbandonò ogni residua speranza di riuscire a ricongiungersi con questi. In ogni caso scelse di rimanere temporaneamente sulle sue posizioni per tentare almeno di distogliere l'attenzione di Suvorov e favorire il ripiegamento di Macdonald<ref name="Mikaberidze98 99"/><ref>{{cita|Gachot 1903|pp. 308-309}}.</ref>. Più tardi avrebbe ricordato: {{quote|Ero persuaso che la mia presunta intenzione di invadere il Piemonte avrebbe turbato Suvorov, perché questo generale, che io pongo sullo stesso piano di Napoleone, aveva una scarsa capacità di reagire prontamente a tutte le mie manovre diversive|Jean Moreau<ref>Dalla conversazione tra Mikhailovsky-Danilevsky e Moreau, in {{cita|Mikhailovsky-Danilevsky, Miliutin 1852|Vol. II, p. 582}}.</ref>}}
{{Citazione|Ero persuaso che la mia presunta intenzione di invadere il Piemonte avrebbe turbato Suvorov, perché questo generale, che io pongo sullo stesso piano di Napoleone, aveva una scarsa capacità di reagire prontamente a tutte le mie manovre diversive|Jean Moreau<ref>Dalla conversazione tra Mikhailovsky-Danilevsky e Moreau, in {{cita|Mikhailovsky-Danilevsky, Miliutin 1852|Vol. II, p. 582}}.</ref>}}
 
IlLe previsioni del generale francese aveva previstofurono benecorrette: Suvorov infatti lasciò Ott a controllare le mosse di Macdonald e tornò indietro verso Scrivia e la Bormida, risoluto a debellare del tutto la minaccia rappresentata da Moreau<ref name="Mikaberidze98 99"/>:
{{quoteCitazione|Moreau avanza contro il Conte Bellegarde sulla Bormida. Sto andando a riservargli lo stesso trattamentetrattamento già riservato a Macdonald.|Suvorov<ref>Suvorov a Bellegarde - 22 giugno 1799, in {{cita|Mikhailovsky-Danilevsky, Miliutin 1852|Vol. II, p. 294}}.</ref>}}
 
Raggiunto il suo scopo Moreau si ritirò nuovamente verso il valico della Bocchetta, lasciando presidi trincerati al suo imbocco e a Serravalle<ref name="Coppi269 270"/>.
 
== La conquista delle fortezze francesi ==
[[ImmagineFile:QuadrilateroAustriaco.png|thumb|Le quattro [[fortezze del Quadrilatero]]]]
 
A questo punto della campagna i francesi avevano perduto sette battaglie campali, le fortezze di Peschiera e Pizzighettone, Milano, Torino e tutta l'Italia da Napoli a Milano. Conservavano Tortona, Alessandria, Cuneo ma soprattutto la fortezza di Mantova, conquistata due anni prima dal generale [[Napoleone Bonaparte|Bonaparte]], forte di un presidio di 10.000{{formatnum:10000}} uomini che al momento rappresentava l'unica speranza di riconquista futura del Nord Italia<ref name="Botta351 352">{{Cita|Botta 1834|pp. 351-2}}.</ref>.
 
Il 25 giugno Suvorov giunse sulla Scrivia, il 27 si accampò sull'[[Orba (torrente)|Orba]] e occupò Novi e [[Ovada]], ridispose l'assedio su Tortona e ordinò a Bellegarde, al comando di circa 20.000{{formatnum:20000}} uomini e con 130 pezzi di artiglieria pesante<ref name="Botta351 352"/>, di cominciare quello su Alessandria, presidiata dal generale Gardanne con 2.200{{formatnum:2200}} francesi e 400 cisalpini; sotto intensi cannoneggiamenti durati giorni, questi si sarebbe arreso solo il 22 luglio con meno di 1.000{{formatnum:1000}} uomini superstiti<ref name="Coppi269 270"/><ref name="Botta351 352"/>. Frattanto il 26 giugno Suvorov comprese che Moreau gli era di nuovo sfuggito e si era rifugiato dietro gli Appennini. Sfumata la possibilità di una risolutiva battaglia campale, si concentrò sulla fortezza di Mantova e le altre guarnigioni nemiche nei territori da lui occupati<ref name="Mikaberidze100 101">{{Cita|Mikaberidze 2003|pp. 100-1}}.</ref>.
 
[[File:Francis II, Holy Roman Emperor at age 25, 1792.png|miniatura|left|upright|[[Francesco II d'Asburgo-Lorena|Francesco II]] dopo l'incoronazione imperiale, [[1792]]. Olio su tela]]
 
In realtà Suvorov avrebbe voluto continuare l'offensiva fino a Genova, convinto che ormai i francesi non fossero più in grado di opporsi efficacemente alla sua armata e che avrebbe potuto cacciarli anche dalla riviera ligure<ref>{{cita|Gachot 1903|pp. 292-293}}.</ref> per poi marciare verso [[Nizza]] e la [[Provenza]]<ref>{{cita|Clausewitz 1833|p. 490}}.</ref>. Tuttavia i propositi del comandante russo continuavano a essere contrastati dalle interferenze di Vienna: già in una lettera del 21 giugno l'imperatore Francesco II gli aveva ingiunto di fermare la sua avanzata ordinandogli di concentrarsi invece sulle fortezze lombarde. Nonostante i trionfalistici rapporti di Suvorov a Vienna sulle vittorie ottenute e il suo consiglio di marciare verso sud, sbaragliare le deboli forze rivoluzionarie e rivolgersi verso la Francia, il 10 luglio questi ricevette una sorta di "''ultimatum"'' con cui gli si impediva di utilizzare ulteriormente le armate austriache per altro compito che non fosse quello di riconquistare le fortezze ancora in mano francese<ref name="Mikaberidze100 101"/>:
 
{{quoteCitazione|Qualunque ulteriore progetto offensivo verso la Savoia o i valichi francesi deve essere abbandonato come io avevo già [precedentemente] ordinato (...), io inoltre non permetterò, in nessuna circostanza, che nessuna delle mie truppe venga impiegata per liberare Roma e Napoli, a meno che io stesso non dia specifiche istruzioni in tal senso|Francesco II d'Asburgo-Lorena<ref>Corrispondenza tra Francesco II e Suvorov - 10 luglio 1799, in {{cita|Mikhailovsky-Danilevsky, Miliutin 1852|Vol. II, pp. 327-8, 610-12}}.</ref>}}
 
Lo scopo dell'imperatore austriaco era chiaro: osteggiare i piani di Suvorov (e della Russia) per favorire la propria politica egemonica in Nord Italia<ref name="Mikaberidze100 101"/>.
 
Il feldmaresciallo si sottomise e incrementò le forze assedianti di Kray a Mantova, già forti di 29.000{{formatnum:29000}} uomini, a ben 40.000{{formatnum:40000}}<ref name="Botta351 352"/>. Il generale austriaco poté inoltre avvalersi di parte dei cannoni sottratti all'arsenale di Torino e di una flotta, presa ai francesi sul [[Lago di Garda]] e fatta scendere appositamente dal Mincio per contribuire ai bombardamenti<ref name="Coppi269 270"/>, schierando un totale di 600 bocche da fuoco<ref name="Botta353">{{Cita|Botta 1834|p. 353}}.</ref>. Il cannoneggiamento sulla guarnigione francese, forte di 11.000{{formatnum:11000}} uomini<ref>{{cita|Clausewitz 1833|p. 507}}.</ref> iniziò il 10 luglio e fu intensissimo fino al 21, quando Kray intimò di nuovo la resa ai francesi dimostrando loro che ogni resistenza era ormai inutile, perché non potevano aspettarsi più alcun aiuto dalle armate di Macdonald, ormai riparate oltre l'Appennino. Il 28 luglio il comandante francese Foissac-Latour firmò la capitolazione<ref name="Coppi272 273">{{Cita|Coppi 1824|pp. 272-3}}.</ref>.
 
La resa di Mantova permetteva a Suvorov di richiamare Kray con 20.000{{formatnum:20000}} uomini nuovamente sulla Bormida per dare battaglia ai francesi<ref name="Mikaberidze102 103">{{Cita|Mikaberidze 2003|pp. 102-3}}.</ref>. Nel frattempo il 5 agosto rafforzò l'assedio alla fortezza di Tortona e il 7 prese quella di Serravalle<ref name="Coppi272 273"/>, in posizione strategica sulla Scrivia peral fine di portarsi sugli Appennini per il valico della Bocchetta<ref name="Botta354">{{Cita|Botta 1834|p. 354}}.</ref>.
 
== Le reazioni in Francia e l'invio in Italia di Joubert ==
[[File:Général Barthélemy Catherine Joubert 2.jpg|thumb|left|upright|Il generale [[Barthélemy Catherine Joubert]] ]]
 
La disfatta in Italia provocò in Francia un vero terremoto politico tra accuse di tradimento, insinuazioni di corruzione dei generali, recriminazioni sulla condotta militare tenuta, sospetti di scarso entusiasmo rivoluzionario anche sulla persona di Moreau; l'opinione pubblica non si capacitava di come alle costanti e numerose vittorie degli anni precedenti, fosse potuta seguire una tale serie di cocenti sconfitte<ref name="Coppi272 273"/><ref name="Botta354"/>. Per contrastare gli alleati che minacciavano le frontiere stesse della [[Prima Repubblica francese|Repubblica]] il Direttorio, in quello che fu ricordato come il ''"Colpo di Stato del 30 Pratile, Anno VII''", il 18 giugno del 1799, sostituì tre dei suoi cinque quinqueviri con l'inserimento di [[Louis Gohier]], [[Roger Ducos|Pierre Roger-Ducos]] e [[Jean-François Moulin]], considerati fedeli repubblicani e più legati alla parte giacobina<ref name="Coppi272 273"/><ref name="Botta355">{{Cita|Botta 1834|p. 355}}.</ref>; ricorse a una nuova [[Servizio militare|coscrizione obbligatoria]] arruolando 500.000{{formatnum:500000}} uomini<ref name="Coppi272 273"/>; congedò tutti i vecchi comandanti delle armate sostituendoli con generali ritenuti capaci di proseguire la guerra con maggiore energia: il generale [[Jean-Baptiste Bernadotte]] divenne ministro della guerra, il generale [[Jean Étienne Championnet]] venne prosciolto dalle accuse per il suo comportamento tenuto precedentemente a Napoli e messo a capo dei 50.000 uomini previsti per l'Armata delle Alpi, il generale [[Barthélemy Catherine Joubert]] assunse il comando dell'Armata d'Italia e dei 70.000 uomini che sarebbero stati inviati a Genova, sostituendo il generale Moreau che però, su espresso desiderio di Joubert<ref name="Botta356">{{Cita|Botta 1834|p. 356}}.</ref>, sarebbe rimasto con l'armata come consigliere e vice-comandante. Infine il generale [[Andrea Massena]] fu inviato in Svizzera con la promessa di comandare 90.000 soldati<ref name="Mathiez/Lefebvre481 483">{{Cita|Mathiez e Lefebvre 1992|pp. 481-3, Vol. II}}.</ref><ref name="Coppi272 273"/>. In realtà il numero di effettivi assegnato ai generali per le operazioni si rivelerà sensibilmente più basso di quanto garantito e molti uomini si riveleranno inesperti di pratiche militari nonché carenti di addestramento<ref name="Mikaberidze111 112">{{Cita|Mikaberidze 2003|pp. 111-2}}.</ref><ref name="Botta356"/>.
 
Il generale [[Jean-Baptiste Bernadotte]] divenne ministro della guerra, il generale [[Jean Étienne Championnet]] venne prosciolto dalle accuse per il suo comportamento tenuto precedentemente a Napoli e messo a capo dei {{formatnum:50000}} uomini previsti per l'Armata delle Alpi, il generale [[Barthélemy Catherine Joubert]] assunse il comando dell'Armata d'Italia e dei {{formatnum:70000}} uomini che sarebbero stati inviati a Genova, sostituendo il generale Moreau che però, su espresso desiderio di Joubert<ref name="Botta356">{{Cita|Botta 1834|p. 356}}.</ref>, sarebbe rimasto con l'armata come consigliere e vice-comandante. Infine il generale [[Andrea Massena]] fu inviato in Svizzera con la promessa di comandare {{formatnum:90000}} soldati<ref name="Coppi272 273"/><ref name="Mathiez/Lefebvre481 483">{{Cita|Mathiez e Lefebvre 1992|pp. 481-3, Vol. II}}.</ref>. In realtà il numero di effettivi assegnato ai generali per le operazioni si rivelerà sensibilmente più basso di quanto garantito e molti uomini si riveleranno inesperti di pratiche militari nonché carenti di addestramento<ref name="Botta356"/><ref name="Mikaberidze111 112">{{Cita|Mikaberidze 2003|pp. 111-2}}.</ref>.
Il generale Joubert lasciò Parigi il 15 luglio e arrivò a Genova tra il 5 e il 6 agosto e, nonostante il numero di truppe non fosse quello promesso dal Direttorio e il loro stato fosse per molti versi disastroso<ref>{{cita|Gachot 1903|p. 315}}.</ref>, si trovò comunque al comando di una ragguardevole quantità di uomini: trovò infatti i veterani di Moreau, i 13.000 che Macdonald era riuscito a portare dalla Toscana e rinforzi dalla [[Vandea]] e da [[Brest (Francia)|Brest]] portati dalla flotta francese, per un totale di circa 45.000 soldati<ref name="Botta356"/><ref name="Coppi272 273"/><ref name="Coppi274 275">{{Cita|Coppi 1824|pp. 274-5}}.</ref>. L'esercito era però carente di approvvigionamenti, cavalli e munizioni; inoltre gli uomini non venivano pagati da mesi e le diserzioni avrebbero man mano ulteriormente indebolito l'armata rivoluzionaria<ref name="Mikaberidze111 112"/>. Gli ordini del Direttorio erano perentori: Joubert doveva liberare Tortona e piegare a sinistra mentre Championnet sarebbe disceso dalle Alpi per insidiare Torino, i due eserciti si sarebbero quindi dovuti riunire a Cuneo<ref name="Coppi274 275"/>. Joubert riconfermò la volontà di mantenere Moreau al suo fianco come consigliere e nominò [[Louis Gabriel Suchet]] come capo di stato maggiore<ref>{{cita|Gachot 1903|p. 316}}.</ref>.
 
Il generale Joubert lasciò Parigi il 15 luglio e arrivò a Genova tra il 5 e il 6 agosto e, nonostante che il numero di truppe non fosse quello promesso dal Direttorio e il loro stato fosse per molti versi disastroso<ref>{{cita|Gachot 1903|p. 315}}.</ref>, si trovò comunque al comando di una ragguardevole quantità di uomini: trovò infatti i veterani di Moreau, i 13.000{{formatnum:13000}} che Macdonald era riuscito a portare dalla Toscana e rinforzi dalla [[Vandea]] e da [[Brest (Francia)|Brest]] portati dalla flotta francese, per un totale di circa 45.000{{formatnum:45000}} soldati<ref name="Botta356"/><ref name="Coppi272 273"/><ref name="Coppi274 275">{{Cita|Coppi 1824|pp. 274-5}}.</ref>. L'esercito era però carente di approvvigionamenti, cavalli e munizioni; inoltre gli uomini non venivano pagati da mesi e le diserzioni avrebbero man mano ulteriormente indebolito l'armata rivoluzionaria<ref name="Mikaberidze111 112"/>. Gli ordini del Direttorio erano perentori: Joubert doveva liberare Tortona e piegare a sinistra mentre Championnet sarebbe disceso dalle Alpi per insidiare Torino, i due eserciti si sarebbero quindi dovuti riunire a Cuneo<ref name="Coppi274 275"/>. Joubert riconfermò la volontà di mantenere Moreau al suo fianco come consigliere e nominò [[Louis Gabriel Suchet]] come capo di stato maggiore<ref>{{cita|Gachot 1903|p. 316}}.</ref>.
 
== La battaglia di Novi ==
=== L'offensiva francese ===
[[File:Italy northern 1796.jpg|thumb|upright=1.2|Mappa del Nord Italia del 1796 con Novi e il passo della Bocchetta]]
 
Appresa solo il 12 agosto la notizia della caduta di Mantova ma ritenutala infondata<ref>{{cita|Gachot 1903|p. 317}}.</ref><ref>{{cita|Clausewitz 1833|p. 514}}.</ref>, il 13 agosto il generale Joubert decise comunque di muoversi immediatamente. Divise le sue forze in tre colonne, superò l'Appennino dal valico della Bocchetta, respinse le prime avanguardie austro-russe di Bellegarde presso Acqui, occupò Serravalle e, nuovamente riunite le forze, si posizionò saldamente a Novi occupandone piazze e strade<ref>{{cita|Gachot 1903|p. 318}}.</ref>: il suo centro era protetto dalle mura della città stessa, all'ala destra i 17.000{{formatnum:17000}} soldati del generale [[Laurent de Gouvion-Saint-Cyr]] erano difesi dai rilievi di [[Gavi|Monterotondo]], alla sinistra i 18.000{{formatnum:18000}} di PerignonPérignon dalla rive scoscese del torrente [[Lemme]]<ref name="Coppi274 275Botta356"/><ref name="Botta356Coppi274 275"/>; a queste forze si dovevano aggiungere i circa 3.500{{formatnum:3500}} uomini di [[Sextius Alexandre François de Miollis|Miollis]] attestati sulla parte orientale della riviera ligure<ref>{{cita|Clausewitz 1833|pp. 511-512}}.</ref>. Per contro i viveri scarseggiavano e le truppe cominciarono a patire la fame<ref>{{cita|Gachot 1903|p. 355}}.</ref>.
 
Suvorov era inizialmente inconsapevole dell'avanzata francese e ricevette solo scarne informazioni riguardo lealle loro incursioni sullo Scrivia ma, dopo i primi rapporti di Bellegarde, si convinse che dopo mesi di inattività i transalpini stesserostavano disponendosi per affrontarlo in una nuova battaglia e aveva quindi fatto in modo di attirarli nel campo da lui preferito, facendo artatamente ritirare i cosacchi di Bagration proprio tra Tortona e Novi, senza ingaggiare il nemico<ref name="Mikaberidze113 114">{{Cita|Mikaberidze 2003|pp. 113-4}}.</ref>. Lui stesso si mosse col grosso delle sue forze e la sera del 14, nella piana tra l'Orba e lo Scriva, presentava al sorpreso Joubert una forza di circa 50.000{{formatnum:50000}} uomini contro i circa 35.000{{formatnum:35000}} francesi pronti al combattimento, ma soprattutto godeva di una grande superiorità di cavalleria: 9.000{{formatnum:9000}} contro 2.000{{formatnum:2000}}<ref name="Mikaberidze117 118">{{Cita|Mikaberidze 2003|pp. 117-8}}.</ref>. Il comandante russo dispose Bellegarde e Kray alla destra, le divisioni russe con Bagration e Förster al centro, e Melas alla sinistra.
 
La stessa notte i francesi tennero un consiglio di guerra per decidere se dare battaglia o ritirarsi a Genova. Appurata la soverchiante forza avversaria, i generali de Saint -Cyr e PerignonPérignon erano del parere che fosse necessario ritornare sulla riviera e, come da piani iniziali, concertarsi con le truppe di Championnet che sarebbero dovute scendere dalle Alpi<ref name="Botta357">{{Cita|Botta 1834|p. 357}}.</ref>. Moreau parlò per ultimo osservando che l'incolmabile inferiorità numerica della cavalleria francese rispetto a quella alleata, specialmente su un campo di battaglia pianeggiante ed esteso come quello su cui si accingevano ad affrontare il nemico, poteva trasformarsi l'indomani in una disfatta totale<ref>{{cita|Gachot 1903|p. 320}}.</ref>. Joubert, che aveva giurato alla moglie che sarebbe tornato solo vittorioso o morto<ref name="Mikaberidze111">{{Cita|Mikaberidze 2003|p. 111}}.</ref>, decise di prendere tempo e di posticipare la sua decisione al mattino dopo: il risultato fu che la mattina del 15 le truppe francesi si ritrovarono senza ordini chiari e piani precisi per la battaglia<ref name="Mikaberidze117 118"/>. Suvorov, come da sua indole, non aveva avuto alcun dubbio e durante la notte aveva già disposto le sue truppe per dare battaglia appena fosse spuntata l'alba, incoraggiando i suoi comandanti così:
{{quoteCitazione|Viva la spada e la baionetta! Niente disgustose ritirate! La prima linea [dei francesi] dovrà essere annichilita con le baionette, il resto deve essere disperso|Suvorov - Ordini alle truppe austriache, 14 agosto 1799<ref name="Mikaberidze117 118"/>}}
 
=== La controffensiva di Suvorov ===
[[File:Battle of Novi.jpg|thumb|upright=1.2|La [[battaglia di Novi]] di Alexander Kotzebue (1815-1889)]]
 
Alle 05:00 del 15 agosto l'ala destra al comando di Kray con 27.000{{formatnum:27000}} uomini divisi in due colonne, con Bellegarde a destra e Ott a sinistra, si mosse verso i francesi<ref>{{cita|Gachot 1903|pp. 356-359}}.</ref> venendo inizialmente per due volte respinta dadal generale di divisione PerignonPérignon<ref name="Mikaberidze117 118"/><ref name="Coppi274 275"/>. Joubert stesso aveva nel frattempo raggiunto la zona del combattimento per incitare i suoi uomini ma fu quasi subito colpito al petto e ucciso da una palla di [[fucile]], sparata secondo fonti coeve da un cacciatore tirolese, mentre a cavallo, alla testa delle truppe, dava l'ordine di avanzare<ref name="Botta359 360">{{Cita|Botta 1834|pp. 359-360}}.</ref><ref>{{cita|Gachot 1903|pp. 361-362}}.</ref>. La notizia della sua morte fu tenuta nascosta all'armata francese; il comando passò al generale Moreau che immediatamente richiese rinforzi a de Saint -Cyr e nonostante un momentaneo successo, per timore di essere accerchiato, impedì che gli austriaci venissero inseguiti<ref name="Mikaberidze117 118"/>.
 
[[File:Von Melas.jpg|thumb|left|Il generale [[Michael von Melas]], comandante delle forze austriache in Italia]]
 
La battaglia si mantenne in equilibrio almeno fino alle 08:00 e quasi in inattività al centro e sull'altra ala<ref>{{cita|Clausewitz 1833|p. 522}}.</ref>. Attorno alle 09:00 Suvorov decise di attaccare con le truppe russe le posizioni francesi al centro presso Novi, in modo anche da alleggerire la pressione a sinistra su Kray, ma i tre sanguinosi assalti condotti dai dieci battaglioni di Bagration e [[Michail Andreevič Miloradovič]] vennero respinti dalla tenace resistenza dei repubblicani<ref name="Coppi274 275"/><ref>{{cita|Gachot 1903|p. 368}}.</ref>. Nel pomeriggio, dopo sette ore di aspri combattimenti, gli alleati non erano ancora riusciti a sfondare le linee francesi, finché il feldmaresciallo non dette l'ordine a Melas di abbandonare la sua posizione a [[Rivalta Scrivia|Rivalta]] e assaltare il fianco destro dei francesi, mentre al centro i cosacchi di Bagration avrebbero rinnovato l'attacco a Novi e Kray avrebbe contrattaccato sul fianco sinistro<ref name="Mikaberidze124 125">{{Cita|Mikaberidze 2003|pp. 124-5}}.</ref>. Questo fu il momento decisivo della battaglia: dopo una prima fase di grande incertezza, durante la quale lo stesso Suvorov temette di essere in procinto di venire sconfitto<ref>{{cita|Gachot 1903|p. 371}}.</ref>, Melas giunse sul campo di battaglia con i suoi 14.000 uomini<ref>{{cita|Clausewitz 1833|p. 526}}.</ref>: lasciando una parte delle sue forze al centro, marciò sulla sponda dello Scrivia e riuscì ad aggirare i francesi impadronendosi del campo a Serravalle, infine divise le sue forze in tre colonne e li assalì di fronte, al fianco e alle spalle sbaragliandoli<ref name="Botta359 360"/><ref name="Coppi274 275"/>. Nel frattempo Bagration riuscì finalmente a sfondare anch'egli, dilagando verso Novi, catturando molti prigionieri e minacciando di tagliare definivamente fuori l'ala destra francese; tuttavia diverse centinaia di francesi formarono diverse sacche di resistenza combattendo casa per casa fino a tarda notte<ref name="Mikaberidze127 128">{{Cita|Mikaberidze 2003|pp. 127-8}}.</ref>.
 
Questo fu il momento decisivo della battaglia: dopo una prima fase di grande incertezza, durante la quale lo stesso Suvorov temette di essere in procinto di venire sconfitto<ref>{{cita|Gachot 1903|p. 371}}.</ref>, Melas giunse sul campo di battaglia con i suoi {{formatnum:14000}} uomini<ref>{{cita|Clausewitz 1833|p. 526}}.</ref>: lasciando una parte delle sue forze al centro, marciò sulla sponda dello Scrivia e riuscì ad aggirare i francesi impadronendosi del campo a Serravalle, infine divise le sue forze in tre colonne e li assalì di fronte, al fianco e alle spalle sbaragliandoli<ref name="Coppi274 275"/><ref name="Botta359 360"/>. Nel frattempo Bagration riuscì finalmente a sfondare anch'egli, dilagando verso Novi, catturando molti prigionieri e minacciando di tagliare definitivamente fuori l'ala destra francese; tuttavia diverse centinaia di francesi formarono numerose sacche di resistenza combattendo casa per casa fino a tarda notte<ref name="Mikaberidze127 128">{{Cita|Mikaberidze 2003|pp. 127-8}}.</ref>.
Alle 18:00 Bagration si era comunque assicurato il controllo della cittadina, mentre i resti dell'armata francese si davano disordinatamente alla fuga abbandonando armi, cannoni e approvigionamenti sotto il fuoco diretto dell'artiglieria<ref name="Mikaberidze127 128"/>. Le fonti riportano che durante questi violenti combattimenti i russi abbatterono barbaramente anche chi si arrendeva e non fecero alcun prigioniero<ref name="Botta359 360"/>. Più tardi, dopo una vana resistenza, vennero feriti e catturati i generali di divisione Grouchy, Perignon, quelli di brigata [[Louis Partouneaux]] e Colli e almeno 4.000 francesi<ref name="Coppi276 277">{{Cita|Coppi 1824|pp. 276-7}}.</ref><ref>{{cita|Gachot 1903|p. 386}}.</ref>. Le perdite da una parte e dall'altra si stimarono in seguito in circa 25.000 tra morti, feriti e prigionieri e, a testimonianza della strenua resistenza dei francesi, le vittime furono in maggioranza tra le fila austriache e in numero più elevato tra i russi<ref name="Botta359 360"/>. L'armata francese aveva comunque subito una disfatta completa: l'ala destra era stata totalmente dispersa, della sinistra non erano rimasti che gruppi sbandati, il comandante in capo era stato ucciso e quattro generali catturati; i francesi lasciarono sul campo trentasette cannoni e ventotto carri di munizioni e polvere da sparo, almeno 1.500 morti e 8.000 tra feriti e prigionieri, cioè tra un quarto e un terzo degli effettivi<ref>{{cita|Clausewitz 1833|p. 530}}.</ref>.
 
Alle 18:00 Bagration si era comunque assicurato il controllo della cittadina, mentre i resti dell'armata francese si davano disordinatamente alla fuga abbandonando armi, cannoni e approvigionamentiapprovvigionamenti sotto il fuoco diretto dell'artiglieria<ref name="Mikaberidze127 128"/>. Le fonti riportano che durante questi violenti combattimenti i russi abbatterono barbaramenteuccisero anche chi si arrendeva e non fecero alcun prigioniero<ref name="Botta359 360"/>. Più tardi, dopo una vana resistenza, vennero feriti e catturati i generali di divisione Grouchy, Perignone Pérignon, quelli di brigata [[Louis Partouneaux]] e Colli e almeno 4.000{{formatnum:4000}} francesi<ref name="Coppi276 277">{{Cita|Coppi 1824|pp. 276-7}}.</ref><ref>{{cita|Gachot 1903|p. 386}}.</ref>. Le perdite da una parte e dall'altra si stimaronofurono in seguito stimate in circa 25.000{{formatnum:25000}} tra morti, feriti e prigionieri e, a testimonianza della strenua resistenza dei francesi, le vittime furono in maggioranza tra le filafile austriache e in numero più elevato tra i russi<ref name="Botta359 360"/>. L'armata francese aveva comunque subito una disfatta completa: l'ala destra era stata totalmente dispersa, della sinistra non erano rimasti che gruppi sbandati, il comandante in capo era stato ucciso e quattro generali catturati; i francesi lasciarono sul campo trentasette cannoni e ventotto carri di munizioni e polvere da sparo, almeno 1.500{{formatnum:1500}} morti e 8.000{{formatnum:8000}} tra feriti e prigionieri, cioè tra un quarto e un terzo degli effettivi<ref>{{cita|Clausewitz 1833|p. 530}}.</ref>.
 
=== La ritirata di Moreau ===
A Moreau non restò dunque che ordinare la ritirata generale, ma nel frattempo il principe di LiechstensteinLiechtenstein Luigi I aveva tagliato le vie di fuga da Novi verso Gavi e solo de Saint -Cyr riuscì a riparare in buon ordine<ref name="Mikaberidze127 128"/> verso gli impervi sentieri di [[Pasturana]] e [[Tassarolo]]<ref name="Coppi274 275"/>. Suvorov scrisse:
Suvorov scrisse: {{quoteCitazione|Le tenebre della notte nascondono l'umiliazione del nemico. Ma la gloria di questa vittoria rifulgerà per sempre!|Suvorov allo zar Paolo I - Corrispondenza di Suvorov, 25 agosto 1799, pag. 277<ref name="Mikaberidze127 128"/>}}
 
Suvorov scrisse: {{quote|Le tenebre della notte nascondono l'umiliazione del nemico. Ma la gloria di questa vittoria rifulgerà per sempre!|Suvorov allo zar Paolo I - Corrispondenza di Suvorov, 25 agosto 1799, pag. 277<ref name="Mikaberidze127 128"/>}}
 
Il giorno seguente Moreau riuscì a riordinare le file superstiti della sua armata e si dispose tra [[Millesimo]] e la Bocchetta<ref name="Coppi276 277"/>.
 
Il giorno seguente Moreau riuscì a riordinare le file superstiti della sua armata e si dispose tra [[Millesimo (Italia)|Millesimo]] e la Bocchetta<ref name="Coppi276 277"/>. Suvorov avrebbe voluto riprendere l'inseguimento dei francesi, ma non poté far altro che prendere atto del fatto che le sue truppe fosseroerano totalmente esauste e incapaci di muoversiavanzare ulteriormente; inoltre era preoccupato dall'arrivo dalle Alpi del generale Championnet, che minacciava ora la sua retroguardia,<ref>{{cita|Clausewitz 1833|pp. 539-540}}.</ref> anche se la mattina del 17 agosto a [[Gavi]] avvenne un [[Combattimento di Gavi (1799)|breve combattimento]] fra i resti dell'esercito francese in ritirata e l'avanguardia russa del generale [[Andrei Grigoryevich Rosenberg]] e 130 francesi furono catturati.<ref>{{Cita|Mikhailovsky-Danilevsky, MoreauMiliutin ne1852|p. 75}}.</ref><ref>{{Cita|Orlov 1892|p. 308}}.</ref> Moreau poté quindi approfittare dell'arresto delle forze russe e riuscì ad attraversare indisturbato il passo sugli Appennini ritornando sulla riviera ligure con gli uomini rimastigli<ref name="Mikaberidze127 128"/>. Il comandante russo si concentrò quindi sulla presa della fortezza di Tortona che, nonostante un timido tentativo di soccorso portato da Moreau il 7 settembre, sarebbe caduta il 10 dello stesso mese<ref name="Coppi276 277"/>.
 
== Conseguenze politiche e strategiche delle vittorie di Suvorov ==
[[File:1799 Cary Map of Piedmont, Italy ( Milan, Genoa ) - Geographicus - Piedmont-cary-1799.jpg|miniatura|Il Piemonte, la Lombardia e la Liguria nel 1799]]
 
La campagna d'Italia, culminata col netto successo nella battaglia di Novi, diede agli alleati una vittoria apparentemente decisiva: l'armata francese fu pressocchépressoché distrutta, perse oltre 11.000{{formatnum:11000}} uomini tra morti, feriti e prigionieri tra i quali ben quattro generali, ottantaquattro ufficiali, quattro bandiere di guerra e grandi quantità di artiglieria, munizioni e scorte<ref name="Mikaberidze127Botta359 128360"/><ref name="Botta359Mikaberidze127 360128"/>. Le perdite furono però pesanti anche per gli austro-russi, tanto che Suvorov non fu immediatamente capace di portare le ostilità in Liguria consentendo, che larimase Franciaquasi neper conservasseintero quasiin l'interomano possessoalla Francia<ref name="Botta361">{{Cita|Botta 1834|p. 361}}.</ref>. Ben maggiori si dimostrarono però le conseguenze politiche che portarono al deterioramento della cooperazione tra gli alleati.
 
Ben maggiori si dimostrarono però le conseguenze politiche che portarono al deterioramento della cooperazione tra gli alleati. Era solo questione di tempo perché Suvorov, che dopo le sue vittorie aveva ottenuto dallo zar il titolo di "Principe d'Italia" (''Knjaz Italijski'' - {{russo|Князь Италийский}})<ref>{{cita web |url=http://www.xenophon-mil.org/rushistory/suvorov/suvoorde.htm |titolo=Suvorov, a Short List of His Important Decorations and Orders |sito=Xenophon Group International |accesso=11 ottobre 2014 |lingua= en |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150701234158/http://www.xenophon-mil.org/rushistory/suvorov/suvoorde.htm |urlmorto=sì }}</ref> e veniva ormai chiamato ''Italiski'' ("l'Italico")<ref name="Giulio Rossi 1908"/><ref>{{cita|Léger Marie Philippe 1809|p. 403}}.</ref>, scacciasse ile ultime resistenze francesi dalin Piemonte e riprendesse la sua marcia per invadere la riviera ligure. Ciò innescò da un lato la preoccupazione dei britannici che la Russia si affacciasse pericolosamente sui porti del Mediterraneo{{#tag:ref|Paolo I ambiva a garantirsi una presenza militare nel Regno di Napoli per sorvegliare [[Malta]], disporre di una base alternativa a quelle sul [[Mar Nero]] per una futura spedizione contro [[Costantinopoli]] e sostenere e armare contro [[Selim III]] i greci, che reclamavano all'[[impero ottomano]] libertà e autonomia<ref>{{cita|Gachot 1903|p. 388}}.</ref>}} ma soprattutto quella degli austriaci, che vedevano nei successi dei russi e nella nell'ingerenza dello zar Paolo I una concreta minaccia alla loro influenza futura nel Nord Italia<ref name="Rettificazioni1857"/>. Essi preferivano perdere il supporto militare russo in Piemonte piuttosto che il vantaggio politico che sarebbe loro venuto al tavolo della pace quando si sarebbero presentati come gli unici occupanti dello stato sabaudo dal quale, inoltre, sarebbero potuti entrare facilmente da soli in Francia con le loro truppe<ref name="Mikaberidze131 132">{{Cita|Mikaberidze 2003|pp. 131-2}}.</ref><ref name="Coppi277 278">{{Cita|Coppi 1824|pp. 277-8}}.</ref>.
 
Essi preferivano perdere il supporto militare russo in Piemonte piuttosto che il vantaggio politico che sarebbe loro venuto al tavolo della pace, quando si sarebbero presentati come gli unici occupanti dello stato sabaudo dal quale, inoltre, sarebbero potuti entrare facilmente da soli in Francia con le loro truppe<ref name="Mikaberidze131 132">{{Cita|Mikaberidze 2003|pp. 131-2}}.</ref><ref name="Coppi277 278">{{Cita|Coppi 1824|pp. 277-8}}.</ref>. Ulteriore interesse a distogliere la Russia dall'Italia e a spostare altrove il baricentro delle operazioni militari avevano gli inglesi, per le loro motivate preoccupazioni che la Francia repubblicana potesse utilizzare la notevole [[Koninklijke Marine|flotta olandese]] per minacciare direttamente la [[Gran Bretagna]]; per impedirlo caldeggiavano quindi la necessità di aprire un nuovo fronte bellico nella [[Repubblica Batava]]<ref name="Coppi277 278"/>.
 
La moderna storiografia non nega tuttavia che, al di là delle decisioni di quella che [[Carl von Clausewitz]] definì una "«politica dalle vedute limitate"» da parte di britannici e austriaci, mirante semplicemente a evitare una scomoda presenza russa in Italia e nel Mediterraneo e a soddisfare esigenze particolari, ci fossero in questi piani degli evidenti vantaggi militari<ref name="Vicari20">{{cita|Francesco Vicari 1999|p. 20}}.</ref>. Gli inglesi ritenevano realmente la Svizzera il territorio ideale per un piano di d'invasione della Francia e gli austriaci erano più preoccupati delle truppe francesi concentrate lungo il [[Reno]] che di quelle superstiti in Italia; passando a una più prudente tattica difensiva nel nord della penisola, gli austriaci se ne assicuravano comunque il dominio e potevano liberare forze da impiegare in Germania. Anche per i francesi il territorio elvetico era di vitale importanza, infatti il controllo dell'[[altopiano svizzero]] consentiva loro due sbocchi strategici: uno permetteva di aggirare la [[Foresta Nera]] e dilagare facilmente nell'alto [[Danubio]], l'altro attraverso i passi alpini del [[Canton Vallese]] portava direttamente nel Nord Italia<ref name="Vicari20"/>.
 
=== Lo spostamento dell'armata russa in Svizzera ===
{{vedi anche|Campagna svizzera di Suvorov}}
[[File:Johann Thugut.jpg|right|miniatura|J.[[Giovanni A.Amadeo F.Francesco dedi Paula, barone diPaola Thugut]], di J. A. Ecker]]
Nonostante in teoria Suvorov rispondesse direttamente allo zar, il [[Consiglio di guerra di Corte|Consiglio Aulicoaulico]] austriaco e il cancelliere Thugut gli ordinarono di cedere il comando al generale Melas, abbandonare l'Italia e muovere per la Svizzera dove la sua armata si sarebbe dovuta congiungere alle nuove forze russe al comando del generale Korsakov, in arrivo dalla [[Galizia (Europa centrale)|Galizia]]<ref name="Mikaberidze131 132"/><ref name="Coppi279 280">{{Cita|Coppi 1824|pp. 279-280}}.</ref>. Le manovre in Svizzera si sarebbero dovute svolgere di concerto con l'imminente [[invasione anglo-russa dell'Olanda]]: mentre gli inglesi del [[Federico Augusto, duca di York e Albany|duca di York]] e i russi, al comando del generale [[Johann Hermann von Fersen]], si preparavano a sbarcare in Olanda, per sostenere questa spedizione l'[[Carlo d'Asburgo-Teschen|arciduca Carlo]] avrebbe dovuto spostarsi dalla confederazione elvetica verso [[Magonza]] marciando lungo il Reno; l'esercito austriaco di Melas avrebbe presidiato il Piemonte e si sarebbe impadronito di Cuneo<ref name="Coppi279 280"/><ref name="Botta364">{{Cita|Botta 1834|p. 364}}.</ref>.
 
Le ultime rimostranze di Suvorov, che aveva definito "fuori di testa" Thugut per la strategia proposta, furono messe a tacere il 25 agosto da una lettera dell'imperatore austriaco che gli ordinava perentoriamente di abbandonare i propositi di attaccare i francesi a Genova, di attraversare invece immediatamente le Alpi e lanciare un'offensiva partendo dalla Svizzera<ref name="Mikaberidze131 132"/><ref>Imperatore Francesco II a Suvorov - 17 agosto 1799, in {{cita|Mikhailovsky-Danilevsky, Miliutin 1852|Vol. III, 199-200, 415-6}}.</ref>. Il 4 settembre Suvorov informò lo zar che stava per muoversi verso la Svizzera, non mancando di lamentare come fin dall'inizio della campagna gli austriaci fossero stati costantementesempre riluttanti a supportarlosostenerlo, lenti a rispondere ai suoi ordini e del tutto inefficienti a soddisfare le sue richieste di approvvigionamenti e munizioni<ref name="Mikaberidze133 134">{{Cita|Mikaberidze 2003|pp. 133-4}}.</ref>. L'11 settembre, subito dopo la presa di Tortona, si mise in marcia spedendo bagagli, equipaggiamenti e artiglieria pesante via Como e Verona affinché arrivassero in Svizzera presso [[ChurCoira]] nei [[Grigioni]] e dal [[Tirolo]] verso [[Feldkirch (Austria)|Feldkirch]]<ref name="Giulio Rossi 1908"/>, mentre egli con circa 27.000{{formatnum:27000}} uomini, inclusi quasi 16.000{{formatnum:16000}} fanti e oltre 3.500{{formatnum:3500}} cosacchi<ref name="Mikaberidze133 134"/>, prese la via di [[Varese]] per [[Bellinzona]]<ref name="Coppi279 280"/> dando inizio alla campagna svizzeraelvetica.
Nonostante in teoria Suvorov rispondesse direttamente allo zar, il [[Consiglio di guerra di Corte|Consiglio Aulico]] austriaco e il cancelliere Thugut gli ordinarono di cedere il comando al generale Melas, abbandonare l'Italia e muovere per la Svizzera dove la sua armata si sarebbe dovuta congiungere alle nuove forze russe al comando del generale Korsakov, in arrivo dalla [[Galizia (Europa centrale)|Galizia]]<ref name="Mikaberidze131 132"/><ref name="Coppi279 280">{{Cita|Coppi 1824|pp. 279-280}}.</ref>. Le manovre in Svizzera si sarebbero dovute svolgere di concerto con l'imminente [[invasione anglo-russa dell'Olanda]]: mentre gli inglesi del [[Federico Augusto, duca di York e Albany|duca di York]] e i russi al comando del generale [[Johann Hermann von Fersen]] si preparavano a sbarcare in Olanda, per sostenere questa spedizione l'[[Carlo d'Asburgo-Teschen|arciduca Carlo]] avrebbe dovuto spostarsi dalla confederazione elvetica verso [[Magonza]] marciando lungo il Reno; l'esercito austriaco di Melas avrebbe presidiato il Piemonte e si sarebbe impadronito di Cuneo<ref name="Coppi279 280"/><ref name="Botta364">{{Cita|Botta 1834|p. 364}}.</ref>.
{{Clear}}
 
Le ultime resistenze di Suvorov, che aveva definito "fuori di testa" Thugut per la strategia proposta, furono spazzate via il 25 agosto da una lettera dell'imperatore austriaco che gli ordinava perentoriamente di abbandonare i suoi propositi di attaccare i francesi a Genova, di attraversare invece immediatamente le Alpi e lanciare una offensiva contro la Francia partendo dalla Svizzera<ref>Imperatore Francesco II a Suvorov - 17 agosto 1799, in {{cita|Mikhailovsky-Danilevsky, Miliutin 1852|Vol. III, 199-200, 415-6}}.</ref> <ref name="Mikaberidze131 132"/>.
 
Il 4 settembre Suvorov informò lo zar che stava per muoversi verso la Svizzera, non mancando di lamentare come fin dall'inizio della campagna gli austriaci fossero stati costantemente riluttanti a supportarlo, lenti a rispondere ai suoi ordini e del tutto inefficienti a soddisfare le sue richieste di approvvigionamenti e munizioni<ref name="Mikaberidze133 134">{{Cita|Mikaberidze 2003|pp. 133-4}}.</ref>. L'11 settembre, subito dopo la presa di Tortona, si mise in marcia spedendo bagagli, equipaggiamenti e artiglieria pesante via Como e Verona affinché arrivassero in Svizzera presso [[Chur]] nei [[Grigioni]] e dal [[Tirolo]] verso [[Feldkirch (Austria)|Feldkirch]]<ref name="Giulio Rossi 1908"/>, mentre egli con circa 27.000 uomini, inclusi quasi 16.000 fanti e oltre 3.500 cosacchi<ref name="Mikaberidze133 134"/>, prese la via di [[Varese]] per [[Bellinzona]]<ref name="Coppi279 280"/> dando inizio alla campagna svizzera.
 
== Note ==
{{<references}}/>
 
== Bibliografia ==
* {{cita libro |cognome= AA.VV.|titolo=Rettificazioni istoriche dedicate alla Gazzetta Ufficiale di Milano |città=Firenze |editore=G. Favale e C. |anno=1857 |url= httphttps://books.google.it/books?id=xzbaQUnQ0l8C&dq=Suwaroff+svizzera&hl=it&source=gbs_navlinks_s |cid=Rettificazioni 1857}}
* {{cita libro |autore=Carlo Botta |wkautore=Carlo Botta |titolo=Storia d'Italia dal 1789 al 1814 (in ventisette libri) |città=Lugano |editore=Giuseppe Ruggia e C. |anno=1834 |annooriginale=1824|oclc=427865342 |url=httphttps://books.google.co.ug/books?id=mMdWy6Hel6IC&hl=it&source=gbs_navlinks_s |cid=Botta 1834 }}
* {{cita libro |curatore=David G. Chandler |titolo=I marescialli di Napoleone |città=Milano |editore=Rizzoli |anno=1988 |isbn=88-17-33251-8 |cid=Chandler 1988}}
* {{cita libro | wkautore= Carl von Clausewitz| cognome= von Clausewitz | nome = Carl | titolo = Die Feldzüge von 1799 in Italien und der Schweiz, Volume 1 |città= Losanna |editore=F. Dümmler |anno=1833 |lingua=Tedescode |url=httphttps://books.google.it/books?id=g6sWAAAAQAAJ&printsec=frontcover&hl=it&source=gbs_ge_summary_r&cad=0#v=onepage&q&f=false|cid=Clausewitz 1833}}<!-- Vd. Trad. francese per facilità di lettura http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/bpt6k6481098d (non rimuovere durante il vaglio) -->
* {{Cita libro|curatore=Carlo Colletta|titolo=Proclami e sanzioni della repubblica napoletana|editore=Stamperia dell'Iride|città=Napoli|anno=1863|lingua=it|url=https://gutenberg.beic.it/webclient/DeliveryManager?pid=15146766|cid=Colletta}}
* {{cita libro |cognome=Coppi |nome=Antonio |titolo=Annali d'Italia dal 1750, Volume 2 |editore=Stamperia de Romanis |anno=1824 |url=http://books.google.it/books?id=i1VKAAAAYAAJ&dq=hohenzollern+Cremona&hl=it&source=gbs_navlinks_s |cid=Coppi 1824 }}
* {{cita libro|autore=Édouard Gachot|titolo=Les campagnes de 1799: Souvarow en Italie|editore=Perrin et cie.|anno=1903|lingua=francesefr|isbn={{no ISBN}}|url=https://archive.org/details/lescampagnesdes00gachgoog| cid= Gachot 1903}}
* {{cita libro|autore=Léger Marie Philippe comte de Laverne|titolo=Histoire du feld-maréchal Souvarof: liée à celle de son temps, avec des considérations sur les principaux événemens politiques et militaires auxquels la Russie a pris part pendant le XVIIIe siècle|anno=1809|editore=Chez Desenne, Lenormant, Au bureau des Annales, de l'impr. d'A. Égron|url=https://books.google.it/books?id=gHdEAAAAIAAJ|lingua=fr|isbn=no| cid=Léger Marie Philippe 1809}}
* {{cita libro |autore1=Albert Mathiez |wkautore1=Albert Mathiez |autore2=Georges Lefebvre |titolo=La rivoluzione francese |editore=[[Giulio Einaudi Editore|Einaudi]] |anno=1992 |cid=Mathiez e Lefebvre 1992 }}
* {{cita libro |nome=Alexander |cognome=Mikaberidze |titolo="The lion of the russian army": Life and Military Career of General Prince Peter Bagration |altritipo=tesi di laurea |editore=Florida State University |anno=2003 |lingua=ingleseen |url=https://www.yumpu.com/en/document/view/21925528/the-lion-of-the-russian-army-florida-state-university/883%20pag.%2015%20a%20131 |cid=Mikaberidze 2003 }}
* {{cita libro |autore1=Alexander Mikhailovsky-Danilevsky |autore2=Dmitri Miliutin |titolo=Istoriia voini Rossii s Frantsiei v 1799 godu |città=St. Petersburg |editore=Tip. Shtaba voenno-uchebnykh zavedenii |anno=1852 |lingua=ru |cid=Mikhailovsky-Danilevsky, Miliutin 1852 }}
* {{cita libro |autore=Nikolaj Aleksandrovič Orlov |titolo=Suvorov: Razbor voennych dějstvij Suvorova v Italii v 1799 godu |città=St. Petersburg |editore=Trenke i Fjusno |anno=1892 |lingua=ru |cid=Orlov 1892 }}
* {{cita libro |curatore=Spencer C. Tucker |titolo=A Global Chronology of Conflict: From the Ancient World to the Modern Middle East |editore=ABC-CLIO |anno=2009 |lingua=ingleseen |isbn=978-1-85109-672-5 |url=httphttps://books.google.it/books?id=h5_tSnygvbIC&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q=Suvorov&f=false |cid=Spencer C. Tucker 2009 }}
* {{Cita libro |cognome=Suvorov |nome=Alexandr Vasil'evič |wkautore=Aleksandr Vasil'evič Suvorov|titolo=La Scienza della Vittoria |città=Mosca|editore=AST |anno=2023 |annooriginale=1806 |isbn=978-5-17-157345-4 |cid=Suvorov|2023}}
 
;Periodici
== Pubblicazioni ==
* {{cita pubblicazione |autore=Francesco Vicari |titolo=La campagna di Suvorov attraverso le Alpi svizzere nel 1799 |mese=luglio/agosto |anno=1999 |rivista=Rivista militare della Svizzera italiana |numero=4 |url=http://retro.seals.ch/cntmng?pid=rmi-002:1999:71::408|formato=PDF |accesso=18 ottobre 2014 |cid=Francesco Vicari 1999 }}
 
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* [[Guerre napoleoniche]]
* [[Prima coalizione]]
* [[Campagna svizzerad'Italia di Suvorov(1796-1797)]]
* [[Seconda coalizione]]
* [[Campagna svizzera di Suvorov]]
* [[Campagna d'Italia (1800)]]
* [[Campagna svizzera di Suvorov]]
* [[Terza coalizione]]
* [[Quarta coalizione]]
* [[Quinta coalizione]]
* [[Sesta coalizione]]
* [[Settima coalizione]]
 
{{Portale|Guerra|Guerreguerre napoleoniche|italiaItalia|storia}}
 
{{Vetrina|valutazione=Wikipedia:Vetrina/Segnalazioni/Campagna italiana di Suvorov|arg=guerra|arg2=storia|giorno=31|mese=dicembre|anno=2014}}
 
[[Categoria:Guerre napoleoniche|Coalizione, 2]]
[[Categoria:Battaglie della Seconda coalizione|*]]
[[Categoria:Aleksandr Vasil'evič Suvorov]]
[[Categoria:Storia d'Italia]]