Il concetto di '''comunità immaginateimmaginata''' è stato elaborato all'inizio degli anni '80 del Novecento dalda [[Benedict Anderson]], [[filosofo della politica]] di ispirazione [[Marxismo|marxista]], docente della [[Cornell University]], che lo introdusse nel dibattito sul [[nazionalismo]] e sull'idea di [[nazione]] sulla scorta di una riflessione che andava compiendo sui virulenti esiti conflittuali, di matrice [[Nazionalismo|nazionalistica]], che negli anni '70 erano scaturiti dai processi di [[decolonizzazione]].
Anderson argomentava che qualunque comunità politica laabbastanza grande (le cui dimensionedimensioni, abbiacioè, superatosuperassero una soglia minima, corrispondente, all'incirca, all'ordine (di cittadinagrandezza odi un quartiere o di una piccola cittadina), non potendopuò piùfare affidareaffidamento lasulla [[Percezione (filosofia)|percezione]] di appartenenza a un medesimo gruppo allche sia basata sull'[[interazione sociale|interazione faccia a faccia]] tra i suoi membri. In tali casi, deveil necessariamentesenso fondaredi laappartenenza percezionea dellauna propriacomune [[identità nazionale|identità]], e la [[coesione sociale|coesione interna]] della comunità, devono fondarsi necessariamente sull'[[immaginario collettivo|immaginazione delle persone]] che permette loro di percepirsi come membri di quel gruppo.
== Origine del concetto ==
Il concetto di ''comunità immaginate'' sorse nell'ambito di una riflessione che Anderson andava compiendo su quei grandi processi storici di [[decolonizzazione]] e di costruzione di nazioni, (''nation building'') che, nel corso del [[XX secolo|Novecento]], avevano mutato radicalmente l'aspetto e gli equilibri dell'atlante [[geopolitico]] mondiale, ma avevano anche portato, verso la fine degli [[anni 1970|anni '70]], all'inatteso deflagrare di violenti [[conflitto etnico|conflitti inter-etnici]] di autentica matrice nazionalista, quali la ([[guerra cambogiana-vietnamita|guerra cambogiano-vietnamita]] e la [[guerra sino-vietnamita]]). L'aspetto più sorprendente, ai suoi occhi di studioso di sinistra, era l'osservazione che tali conflitti coinvolgevano, su sponde contrapposte, degli stati accomunati da una medesima appartenenza all'area [[Rivoluzione socialista|rivoluzionaria]] [[marxismo|marxista]] e legati tra di loro dalla comune affiliazioneadesione all'[[Internazionaleal campo socialista]].
Il [[paradigma]] fu espresso per la prima volta in un saggio, divenuto poi un classico<ref>Francesco{{Treccani Tuccari,| [http://www.treccani.it/enciclopedia/idea-di-nazione_%28Enciclopedia(Enciclopedia-delle-scienze-sociali%29)/ Idea| diautore Nazione],= ''EnciclopediaFrancesco delleTuccari scienze| sociali''titolo (1996),= [[IstitutoIdea dell'Enciclopediadi italianaNazione| Treccani]].anno = 1996}}</ref>, dal titolo ''Imagined Communities. Reflections on the Origin and Spread of Nationalism'', pubblicato nel 1983 e ripubblicato nel 1991 con l'apporto di alcune correzioni e l'aggiunta di nuovi capitoli nel 1991.
In esso, l'autore, fornendo un contributo fondamentale alla ricerca sul nazionalismo moderno, si pone l'obiettivo di rintracciare le radici della "cultura del nazionalismo", e della stessa comunità nazionale, non tanto nella teoria e nella prassi politica e parlamentare, quanto negli atteggiamenti e nelle pratiche condivise dagli abitanti di tale comunità.
Il saggio è stato oggetto di varie edizioni e traduzioni in viarievarie lingue, tra cui l'edizione italiana, per [[manifestolibri]], uscita delnel 1996 (ripubblicata dallo stesso editore nel 2000) con introduzione di [[Marco d'Eramo]]. La versione italiana, condotta sulla seconda edizione inglese del 1991, incorpora anche, in forma di appendice, anche un saggio di Anderson dal titolo ''Il nuovo disordine mondiale'', pubblicato, in origine, sulla ''[[New Left Review]]'' nel 1992 (n. 193, maggio/giugno 1992, pp. 3-13 3–13).
== Panoramica ==
La riflessione di Benedict Anderson, ponendosi sulla scia del lavoro di [[George Mosse]], ribadisce la proposta di considerare la [[nazione]] non pensandola come un dato/fatto di natura, ma come il prodotto di processi culturali e concettuali di particolare tipo, un [[Costruttivismo (filosofia)|costrutto]] artificiale determinato dall'incessante produzione [[mitopoiesi|mitopoietica]] di simboli, dall'[[invenzione della tradizione|invenzione di tradizioni]], e dai processi di creazione di un [[immaginario collettivo|immaginario comune]] e di un orizzonte di [[memoria collettiva|memorie collettivamente condivise]]: un processo di "costruzione", quello definito da Anderson, che si estende nel tempo e nello spazio, nel quale hanno un ruolo cruciale processi sociali e antropologi (sia artificiali, sia "naturali", ma a cui non sono estranee componenti completamente [[casualità|casuali]]) che vedono il prevalere di alcune lingue su altre. L'emergere dei nazionalismi è un fenomeno storico che risale al [[XVII secolo|'700]] e all'[[XVIII secolo|'800]], ma i fautori del nazionalismo riposano sull'assunto che le nazioni siano sempre esistite: da qui la necessità di "inventare", laddove questo assunto non sia sostenibile per l'esistenza di evidenti cesure storiche, nasce la necessità di "inventare", di richiamarsi al risveglio/ (o al ritrovamento) di una presunta nazione sopita/perduta. Il tema dell'invenzione del passato non era nuovanuovo ai tempi della pubblicazione del saggio: già [[Ernest Gellner]] aveva osservato come il nazionalismo sia un processo di "invenzione" di nazioni inesistenti, camuffato da risveglio. Negli stessi anni della riflessione idi Anderson, un filone di ricerca nella storiografia sull'[[età moderna]] e [[storia contemporanea|contemporanea]] siaveva eraindagato rivolto alil tema delle [[Invenzione della tradizione|tradizioni inventate]]<ref>{{Cita libro
|titolo = The Invention of Tradition
|autore = [[Eric Hobsbawm]], [[Hugh Trevor-Roper]], Prys Morgan, David Cannadine, Bernard S. Cohen, Terence Ranger
|lingua =en
|annooriginale = 1983
|edizioneformato = pdf
|ppp = 324 (pdf)
|ISBN = 0-521-43773-3
|cid = en
|accesso = 11/08/ agosto 2014
}}</ref>. Il paradigma culturale coniato da Anderson, tuttavia, non parla di realtà sociali "immaginate", evitando il fraintendimento sull'inautenticità insito nell'aggettivo "inventate": secondo Anderson, infatti, le comunità non si giudicano e distinguono in base alla loro [[falso storico|falsità]]/[[autenticità]] ma in base allo stile con cui sono state immaginate.
In questo fenomeno Anderson delinea l'importanza di specifiche tecnologie (originariamentein grado di creare e plasmare, su estesi ambiti geografici, vaste [[comunità]] di lettori e fruitori che condividono linguaggi e altri codici comunicativi, [[credenza|credenze]] ideologiche, immagini, [[opinione|opinioni]], [[conoscenza|conoscenze]]: in origine era la [[stampa]] in [[lingua volgare]] (in luogo di una lingua "esclusiva" come il [[latino medievale]] e [[Latino umanistico|umanistico]]), che proliferaha permesso di disseminare e disseminafar iproliferare suoii prodotti in un [[Libero mercato|mercato]] [[capitalismo|capitalista]], (quello che lui chiama "''print capitalism''", poila iconvergenza [[mezzidella tecnologia di comunicazionestampa dicol massa[[capitalismo]]); inil gradocompito diè crearestato epoi plasmare,assunto suanche estesi ambiti geografici, vastedai [[comunitàgiornali]] di lettori e fruitori che condividono linguaggi edagli altri codici comunicativi, [[credenza|credenze]]mezzi ideologiche,di immagini,comunicazione [[opinione|opinioni]],di [[conoscenza|conoscenzemassa]]. Le origini di questo processo di "[[lingua vernacolare|vernacolarizzazione]]" vengono da lui rintracciate nella [[Riforma protestante]], con la [[Traduzioni della Bibbia in tedesco|traduzione in tedesco della Bibbia]] da parte di [[Martin Lutero]] (la cosiddetta ''[[Bibbia di Lutero]]'') che diede a un pubblico più ampio di lettori la possibilità di "immaginarsi" come co-unità. Presupposto determinante di questo processo di "[[immaginazione]]" e costruzione è il fenomeno globale di [[secolarizzazione]] della società, che sottraeva, alle comunità umane, la prospettiva di ancorare l'[[identità culturale|identità collettiva]] in formazione a un [[Soteriologia|destino salvifico]] legato al [[Provvidenza|disegno divino]].
Presupposto determinante di questo processo di "[[immaginazione]]" e costruzione di una comunità sono gli spazi liberi lasciati dal fenomeno [[globalizzazione|globale]] di [[secolarizzazione]] della società, che è andato restringendo, alle comunità umane, o sottraendo del tutto, la prospettiva di ancorare l'[[identità culturale|identità collettiva]] in formazione a un [[Soteriologia|destino salvifico]] legato al [[Provvidenza|disegno divino]]. La cultura anteriore allo stadio di formazione della nazione è, per Anderson, una cultura a base religiosa: le nazioni hanno sostituito questo substrato religioso anteriore con culture nazionali "costruite", ciascuna in modo unico e peculiare e questo processo di "creazione" e sviluppo di formazioni specifiche e culture nazionali è avvenuto grazie al "capitalismo della stampa" e per il suo tramite.
Il discorso nazionale e l'ideologia [[nazionalismo|nazionalista]], secondo Anderson, non rappresentano il pensiero prodotto da una determinata nazione e dai suoi abitanti, bensì sono quegli stessi movimenti e ideali nazionali ad aver creato, attraverso l'evocazione di una serie di pratiche, simboli, valori, e tradizioni condivise, quella comunità politica che prende il nome di [[nazione]]. La [[Performativo (atto verbale)|performatività]] del discorso nazionale determina la costruzione di quella moderna comunità chiamata [[Stato-nazione]]. ▼
▲Il discorso nazionale e l'ideologia [[nazionalismo|nazionalista]], secondo Anderson, non rappresentano il pensiero prodotto da una determinata nazione e dai suoi abitanti, bensì sono quegli stessi movimenti e ideali nazionali ad aver creato, attraverso l'evocazione di una serie di pratiche, simboli, valori, e tradizioni condivise, quella comunità politica che prende il nome di [[nazione]]. LaÈ, infatti, l'[[Performativo (atto verbale)| performativitàaspetto performativo]] del discorso nazionale determinaa determinare la costruzione di quella moderna comunità chiamata [[Stato-nazione]].
== Note ==
== Bibliografia ==
* [[{{cita libro | nome = Benedict | cognome = Anderson]], '' | wkautore = Benedict Anderson | titolo = Comunità immaginate'', | editore = [[manifestolibri]], 2000,| anno = 2009 | ISBN = 978-88-7285-578-9 (tit. orig.: ''Imagined Communities'', Verso, Londra-New York, 1982, 1991<sup>2</sup>).}}
* [[Francesco{{Treccani Tuccari]],| [http://www.treccani.it/enciclopedia/idea-di-nazione_%28Enciclopedia(Enciclopedia-delle-scienze-sociali%29)/ Idea| diautore Nazione= [[Francesco Tuccari]], ''Enciclopedia| delletitolo scienze= sociali''Idea (1996),di [[IstitutoNazione| dell'Enciclopediaanno italiana= Treccani]]1996}}
* {{Treccani|conflitti-etnici_(Enciclopedia-delle-scienze-sociali)| autore = [[Daniele Conversi]], | titolo = Conflitti etnici}}
* [[Daniele Conversi]], [http://www.treccani.it/enciclopedia/conflitti-etnici_%28Enciclopedia-delle-scienze-sociali%29/ Conflitti etnici], ''Enciclopedia delle scienze sociali'' - I Supplemento (2001), [[Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani]]
== Voci correlate ==
* [[Nazionalismo]], * [[Nazione]], * [[Stato-nazione]]
* [[Decolonizzazione]]
* [[Etnogenesi]]
* [[Invenzione della tradizione]]
* [[Religione civile]]
* [[Comunità di interesse]]
* [[Nazionalismo]]
* [[Nazionalismo di sinistra]]
== Collegamenti esterni ==
* {{cita pubblicazione | nome = Vincenzo | cognome = Bitti, [| url = http://www.cybercultura.it/pubvin/1996_anderson.asp | titolo = Recensione a: Benedict Anderson, Comunità immaginate..], in:| rivista = «''Il Mondo Tre. Rivista di teoria delle scienze umane sociali''», | volume = anno III, | numero = n.º 1-2; | mese = aprile-agosto | anno = 1996, | pp. = 493-496.}}
{{Portale|antropologia|politica|sociologia|storia}}
[[Categoria:Filosofia politica]]
[[Categoria:Raggruppamenti sociali]]
[[Categoria:Decolonizzazione]]
[[Categoria:Frasi e parole d'autore della politica]]
[[Categoria:Parole d'autore della sociologia]]
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