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{{Bio
|Nome = GiuseppeAttilio
|Cognome = SabalichDepoli
|Sesso = M
|LuogoNascita = ZaraFiume
|LuogoNascitaLink = ZaraFiume (Croazia)
|GiornoMeseNascita = 1322 febbraioottobre
|AnnoNascita = 18561887
|LuogoMorte = ZaraGenova
|LuogoMorteLink = Zara (Croazia)
|GiornoMeseMorte = 131 settembremarzo
|AnnoMorte = 19281963
|Attività = giornalistastorico
|Attività2 = storicopolitico
|Attività3 = poetaeducatore
|Epoca = 18001900
|Epoca2 = 1900
|Nazionalità = italiano
|Immagine = GiuseppeAttilio SabalichDepoli.pngjpeg
|DimImmagine = 160200
|Didascalia =
|FineIncipit = è stato uno dei più importanti intellettuali della città di [[Zara (Croazia)|Zara]] a cavallo fra il XIX e il XX secolo
|FineIncipit =
}}
== Vita==
Figlio di Giuseppe e Rosa Vucovich (nelle fonti anche ''Vukovich''), aveva pochi mesi quando la famiglia si trasferì a [[Venezia]], dove visse fino al 1866. Tornato a Zara, vi frequentò le scuole locali: le sue prime prove di giornalismo furono legate al giornale degli studenti ginnasiali zaratini «Tra noi», che lo vide nel 1872 fra i principali collaboratori. Laureatosi in legge a [[Graz]] nel 1878, fu per breve tempo impiegato nell'ufficio del Governo di Zara<ref>A Zara aveva sede il Governatore della [[Regno di Dalmazia|Dalmazia]]: uno dei vari "Kronland" (Regni) in cui era divisa la [[Cisleitania]] austriaca.</ref>. Poco incline a quel tipo di attività, diede le dimissioni e iniziò la pratica notarile nello studio Pappafava: ben presto si rese conto della propria insofferenza anche verso questa professione, purtuttavia mise a frutto quest'esperienza frequentando la vastissima biblioteca e l'archivio della famiglia Pappafava, ove poté leggere una serie di libri, pergamente e manoscritti, prevalentemente legati alla storia di Zara e della Dalmazia. La passione per gli studi non lo lascerà più, e ne fece uno dei massimi conoscitori di storia locale del suo tempo, attentissimo anche all'attualità e a qualsiasi forma di produzione artistica.
 
== Vita ==
Collaboratore di circa un centinaio fra giornali e riviste, inizò con una serie di articoli per «L'Ofanto» - un modesto giornale di [[Cerignola]] - ma nel volgere della sua vita scrisse fra l'altro per la [[Giosuè Carducci|carducciana]] «[[Cronaca bizantina]]», per la rivista «Natura e arte» della [[A. Vallardi Editore|casa editrice Vallardi]], per «[[La Lettura]]», per le riviste «Avvenire» e «Difesa» fondate dallo [[Spalato|spalatino]] [[Antonio Bajamonti]], per il giornale «Libertà e lavoro» di [[Giuseppe Caprin]]. Fu anche fondatore e direttore di due riviste letterarie, denominate «Scintille» (1886) e “Cronaca Dalmatica” (1888).
Nato da Pasquale e da Enrichetta Schiavon a [[Fiume (Croazia)|Fiume]], all'epoca ''[[corpus separatum]]'' direttamente soggetto alla [[Terre della Corona di Santo Stefano|Corona di Santo Stefano]] nell'ambito dell'[[Impero Austro-Ungarico]], fu fratello minore di Guido, a sua volta noto studioso di storia locale, nonché [[entomologo]] e [[geografo]]<ref>Tutte le notizie biografiche sono tratte da {{cita | Dassovich 1991}} e {{ cita | Cella 1991}}.</ref>.
 
A Fiume frequentò le scuole cittadine e il liceo-ginnasio (''Regio Ungarico Ginnasio Superiore di Stato''). Vinse quindi il concorso per entrare nella Scuola Normale di Budapest, e qui frequentò per quasi due anni la facoltà di lettere. Insofferente dell'ambiente, si trasferì dapprima all'[[Università di Firenze]] e infine a quella di [[Università di Roma La Sapienza|Roma]], ove si laureò nel 1912 con una tesi sul dialetto fiumano, ispirata alle dottrine del [[Wilhelm Meyer-Lübke|Meyer-Lübke]]. A partire dall'anno scolastico 1912-1913 iniziò ad insegnare materie letterarie nelle scuole fiumane.
Personaggio di spicco dell'ambiente culturale zaratino, Sabalich condusse una vita punteggiata di aneddoti singolari: si racconta che temesse di passare sotto il campanile del [[Cattedrale di Sant'Anastasia (Zara)|Duomo]], per timore che questo crollasse; sul suo conto correva anche la storiella secondo la quale si facesse accompagnare sempre da un amico nelle sue frequentazioni dei caffè cittadini per fargli bere anche un sorso della bevanda da lui ordinata, temendo di ammalarsi ma non volendo dare l'impressione di non consumare l'ordinazione; allo stesso modo, non osava premere i bottoni dei campanelli elettrici per paura di fulminarsi e dormiva con porte e finestre spalancate in ogni stagione, per riuscire a scappare celermente in caso d'incendio. Grandi e piccole manie che sottintendevano qualche problema di natura fisica o psicologica, tanto che - ammalatosi di [[agorafobia]] e [[talassofobia]] - dovette rinunciare a tornare all'amata Venezia.
 
Socio fin dal 1906 del circolo [[irredentismo italiano|irredentistico]] ''La Giovine Fiume'', dopo il suo scioglimento a seguito di una serie di pellegrinaggi patriottici degli italiani dell'Adriatico orientale alla [[tomba di Dante]] a [[Ravenna]] fu fra i fondatori del ''Circolo accademico'' di Fiume, che sostanzialmente continuò l'opera del precedente sodalizio.
Sabalich - come gran parte degli italiani zaratini - fu sensibile al tema della salvaguardia della lingua e della cultura italiana nell'Adriatico orientale. Fu uno dei fondatori del gruppo zaratino dell'associazione «Pro Patria», sciolta nel 1890 ma sostituita in breve tempo dalla «[[Lega Nazionale]]».
 
Alle elezioni comunali del 1914 venne eletto nelle file degli [[Partito Autonomista|autonomisti]] incarnando al suo interno - assieme ad Armando Hodnig - l'ala dei giovani irredentisti. Fra i suoi primi atti vi fu la contestazione di una serie di deliberazioni adottate dal governatore ungherese di Fiume, [[Amministratori di Fiume|István gróf Wickenburg de Capelló]]. Allo scoppio della guerra con l'Italia, Depoli fu dapprima internato come irredentista nel campo ungherese di [[Kiskunhalas]], poi nel 1917 fu costretto ad arruolarsi e spedito sul [[Fronte orientale (1914-1918)|fronte russo]]. A novembre dello stesso anno fu però rimandato a Fiume a seguito di una malattia. Qui riprese l'insegnamento.
Visse in modo ritirato gli ultimi anni della sua vita, morendo nella sua città natale - occupata dalle truppe italiane alla fine della [[prima guerra mondiale]] e formalmente annessa al [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]] nel 1921, a seguito del [[Trattato di Rapallo (1920)|Trattato di Rapallo]] - a settantadue anni.
 
Alla vigilia della dissoluzione dell'Impero Austrungarico, Depoli fu una delle personalità più impegnate nelle attività clandestine che - nell'ambito del duplice e contrapposto irredentismo italiano e croato - si apprestavano a chiedere l'inserimento di Fiume vuoi nel [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]], vuoi nel costituendo [[Stato dei Serbi, Croati e Sloveni]] che alla fine del 1918 divenne il [[Regno dei Serbi, Croati e Sloveni]].
== Opere ==
La formazione di Sabalich sulle materie letterarie, storiche, archeologiche e folkloristiche fu prevalentemente da autodidatta, ma diventò la base per la sua vastissima produzione degli anni a venire, che comprese una settantina di commedie, monologhi, critiche teatrali, biografie, cronistorie, oltre a centinaia di articoli, testi di canzoni, poesie (prevalentemente in dialetto zaratino) e studi di vario tipo.
 
Attilio Depoli entrò quindi a far parte del ''Consiglio Nazionale Italiano'' presieduto da [[Antonio Grossich]], che il 30 ottobre 1918 proclamò il desiderio dei fiumani italiani (che in città erano la maggioranza degli abitanti) di unirsi alla Madrepatria, in nome del diritto all'[[audodecisione]] espresso solennemente l'8 gennaio 1918 dal presidente americano [[Woodrow Wilson]] all'interno di un discorso poi chiamato dei ''[[Quattordici punti]]''.
===Studi storici===
La passione di Sabalich per la storia, ''in primis'' quella di Zara, si mantenne inalterata lungo tutta la sua vita. A lui è dovuta la prima guida turistica di Zara<ref>[https://bib.irb.hr/prikazi-rad?lang=en&rad=135036 Nedjeljka Balić-Nižić, ''Il mare nell'opera letteraria dello zaratino Giuseppe Sabalich (1856-1928)'', in ''"... e c'e' di mezzo il mare": lingua, letteratura e civilta' marina'', Franco Cesati Editore, Firenze 2002, pp. 411-428.]</ref>: quella «Guida archeologica di Zara con illustrazioni araldiche» stampata a Zara nel 1897 e ristampata in copia anastatica nel 1978<ref>Dalla Arnaldo Forni Editore.</ref>. Fra le altre opere di carattere storico, sono da ricordarsi soprattutto: «Sotto San Marco. Ritagli di storia e letteratura patria» (1901), «Civiltà latina in Dalmazia» (1902), «La Dalmazia nei commerci della Serenissima» (1907), «Monografie storiche zaratine» (1911), fino a quel «Ricerche di storia zaratina» (1912) che costituiscono una delle sue opere più complete, ricche di particolari, documenti e notizie.
 
All'attività politica, Depoli coniugò in quei frangenti un'intensa attività storica e pubblicistica, scrivendo una serie di studi, [[pamphlet]] ed articoli giornalistici a sostegno della posizione annessionistica italiana, espressa nel corso delle trattative nell'ambito della [[Conferenza di pace di Parigi (1919)|Conferenza di pace di Parigi]].
Il suo capolavoro rimane comunque «La Cronistoria Aneddotica del Teatro Nobile di Zara (1781-1881)»: un'opera pubblicata a dispense fra il 1904 e il 1922 ed in seguito ristampata ''in-folio'' in 347 pagine. Mancando il [[Teatro Verdi (Zara)|teatro]] di Zara d'un archivio, Sabalich raccolse documenti in archivi privati e biblioteche, accumulando ogni sorta di materiale legato alla storia teatrale zaratina andando a comporre un'opera dove la storia locale si mescola continuamente con la storia dello sviluppo culturale di Zara e del circondario: una sorta di «romanzo sociale»<ref>La definizione è di Marco Perlini, ''Giuseppe Sabalich'' in ''Istria e Dalmazia. Uomini e tempi'', vol. II, ''Dalmazia'', Del Bianco, Udine 1992, p. 467.</ref> d'una serena città di provincia, all'interno di un periodo tormentato che parte dalla caduta della [[Repubblica di Venezia]], passa attraverso la breve dominazione francese, arrivando infine alla dominazione austriaca fino alla chiusura del teatro nel 1881. La monografia pullula di figure vive e gustose macchiette locali che vengono raccontate con tono ironico, rendendo la lettura piacevole ed animata.
 
Nel periodo dell'[[Impresa di Fiume]] (settembre 1919 - dicembre 1920) Depoli da un lato - assieme ad una parte del Consiglio Nazionale Italiano - cercò di moderare le intemperanze dannunziane e di porre un argine contro le sue "evasioni celebrative e verbali [...] [con] un richiamo costante alla realtà effettuale, alle necessità impreteribili dell'amministrazione efficiente e rispettosa dei diritti dei cittadini, all'esigenza di una certezza del diritto"<ref>{{cita pubblicazione | autore = Enrico Burich | titolo = Ricordo di Attilio Depoli | rivista = Fiume | volume = X | numero = 1-2 | editore = Società di Studi Fiumani | città = Roma | data = gennaio-giugno 1963 }}.</ref>, dall'altro - quando D'Annunzio proclamò la [[Reggenza italiana del Carnaro]] (8 settembre 1920) - vi si oppose recisamente, propugnando il mantenimento della linea annessionistica. Quando infine lo [[Stato Libero di Fiume]] venne costituito in seguito al [[Trattato di Rapallo (1920)|Trattato di Rapallo]] del 12 novembre 1920 fra Regno d'Italia e Regno dei Serbi, Croati e Sloveni, Depoli si oppose alla cessione a quest'ultimo di [[Porto Baross]], che finora era stato parte integrante del complesso portuale di Fiume.
===Studi artistici===
Oltre alla già cennata «Guida archeologica», Sabalich scrisse una lunga serie di monografie legate alle bellezze artistiche di Zara. In particolare - oltre a decine di articoli apparsi su varie riviste - vanno ricordate le seguenti opere: "I dipinti delle chiese di Zara" (1906), “Le miniature antiche di Zara” (1909), "Pitture antiche di Zara" (1912-1913).
 
Fece parte del governo provvisorio dello Stato Libero, con la carica di "rettore" all'istruzione pubblica. Alle elezioni per l'Assemblea Costituente fiumana del 24 aprile 1921 si presentò fra i candidati del "blocco nazionale", che in qualche modo riproduceva su scala locale la politica dei [[Blocchi Nazionali]] italiani, contrapposto al blocco degli "autonomisti" (indipendentisti), capeggiati da [[Riccardo Zanella]] e per questo chiamati anche "zanelliani". Le elezioni vennero vinte proprio dai zanelliani che formarono di conseguenza il governo, mentre Depoli fu nominato vicepresidente dell'assemblea. Il 3 marzo 1922 l'ala più intransigente dei nazionali, alla guida di [[Giovanni Host-Venturi|Nino Host Venturi]] e [[Riccardo Gigante]] rovesciò il governo, con l'appoggio dei [[fascismo|fascisti]] locali. Zanella e il suo governo furono costretti all'esilio e ad Attilio Depoli - che non aveva partecipato al colpo di stato - venne chiesto dall'assemblea di assumere le funzioni di capo provvisorio dello Stato o - secondo le sue stesse parole - di "dittatore involontario": ''"Sono il primo ad augurarmi che questo mandato sia di brevissima durata, restando inteso che si riferisce unicamente all'ordinaria amministrazione e che per questioni importanti mi riservo di convocare l'Assemblea"''<ref>{{cita pubblicazione | autore = Attilio Depoli | titolo = Incontri con Facta e Mussolini | rivista = Fiume | volume = IV | numero = 3-4 | editore = Società di Studi Fiumani | città = Roma | data = luglio-dicembre 1952 }}.</ref>
===Studi folkloristici===
All'interesse per la storia, Sabalich unì nei suoi studì una spiccata attenzione per l'analisi dei costumi locali: dai racconti dei giochi di piazza alle raccolte di racconti tradizionali, aneddoti, piccoli e grandi eventi. A questo filone, strettamente commisto a quello storico, appartengono alcune fra le migliori opere del Sabalich: dalle «Tradizioni popolari zaratine» (1904) alle «Curiosità storiche zaratine» (1906)<ref>Opera eclettica e variegata, che unisce notazioni di carattere storico, archeologico, aneddotico, folkloristico.</ref>, dalle «Vecchie storie zaratine» (1913), fino al notevole «Giuochi popolari zaratini» (1919), unica opera che ricorda i vecchi giochi di strada dalmati<ref>Sabalich ne censisce ben 241, recuperandoli in diverse località della regione.</ref> e le feste risalenti ai secoli andati: un bagaglio di piccolo folklore locale totalmente perduto a seguito dell'[[esodo istriano|esodo]] della componente italofona dalla Dalmazia, conclusosi dopo la fine della [[seconda guerra mondiale]].
 
===Opere teatrali, prose e poesie===
Il teatro fu la principale passione di Sabalich: ad esso si dedicò lungo tutta la sua vita, componendo oltre un centinaio fra commedie, monologhi ed atti unici. Di essi tenne un ordinato elenco manoscritto: accanto al titolo egli aggiunse una serie di note per indicare se l'opera fosse stata pubblicata o rimasta allo stato di manoscritto, nonché se fosse stata rappresentata o no.
 
Esordì nel 1879 col monologo «Le simpatie di Gemma», che godette di un discreto successo ed ebbe numerose repliche. Parte delle opere teatrali di Sabalich furono composte in lingua italiana e recitate fra Milano, Firenze, Genova, Torino, Venezia e Trieste: fra queste sono da ricordare «Fra i due litiganti il terzo... perde» (1884), «Il giogo» (1900), «L'amico dell'uomo» (1901), «Una rappresentazione sacra a Traù» (1902). Nel 1925 vennero raccolti in un unico volume «I monologhi della Zanon», composti in svariati anni dal Sabalich per la famosa attrice Laura Zanon Paladini, con la quale intessé una lunga amicizia.
 
Il suo capolavoro è «Gustavo Modena a Zara» (1894): la storia dell'ipotetico viaggio del famoso attore e patriota veneziano - realmente esistito - il quale per questioni familiari deve raggiungere la cittadina dalmata. Il testo è ricco di equivoci e spunti comici, e per decenni fu in cartellone in Dalmazia ed in Italia.
 
In dialetto furono alcune fra le sue migliori sillogi di poesie: «Soneti zaratini» (1889), «Bufonade» (1890), «Canzonete zaratine» (1891). Sempre in dialetto è «Le campane zaratine»: una raccolta di sette lunghe poesie pubblicata postuma nel 1931, nelle quali l'autore ipotizza un dialogo fra i tocchi dei diversi campanili della sua città. Il carattere di questi versi è fra il melanconico e il tragico: come se l'autore - giunto in prossimità della fine della propria esistenza - potesse prefugirare anche la successiva [[bombardamenti di Zara|distruzione]] di Zara e la fine di un mondo:
{{quote|Madonna, santa e buona,<br>che ci date la salute,<br>Voi le avete viste tutte,<br>Voi le avete viste brutte;<br>fate che il Signore a tutti perdoni,<br>fate che non tornino più quei brutti tempi,<br>che non si ripetano più quei momenti,<br>che stiano in piedi, questi vecchi monumenti<br>di fede, di speranza e carità<br>e che non buttino a picco questa città.|Madona del Castelo|Madona, santa e bona,<br>che ne dè la salute,<br>Vu l’avè viste tute,<br>Vu l’avè viste brute;<br>fè che ‘l Signor a tutti ghe perdona,<br>fè che no torna più que’ bruti tempi,<br>che più no se ripeta que’ momenti,<br>che i staga in piè, sti veci monumenti<br>de fede, de speranza e carità<br>e che no i buta a pico sta çità.|lingua=vec}}
 
===El sì===
 
Oltre ai suoi studi prediletti, saltuariamente Sabalich si interessò di [[chiromanzia]], [[cinematografia]] e [[musica]]: fra le sue canzoni rimase celebre «El sì» (1895), che - musicata dal maestro Leone Levi - divenne in breve l'inno informale dei [[Dalmati italiani]] all'interno di un pariodo di aspra lotta nazionale con la maggioranza croata della regione, che negava il diritto degli italiani autoctoni di utilizzare la propria lingua materna:
{{quote|Due baci a chi trova / parola più bella / più dolce di quella / che m'hanno insegnato / da piccolo il padrino / la nonna, mia madre, / il nonno, mio padre, / e lo zio soldato. / Ascoltatemi, / ascoltatemi, / non valgono le chiacchiere, / ci vuole il sì! / Occhio fratelli, / già mi capite, / restiamo quelli, / gente del sì. (...) / Col sì si sposano / le donne con gli uomini, / col sì i galantuomini, / discorrono in città: / il cuore di questo popolo / del sì è geloso / le mura vanno giù / ma il sì resterà! (...)|El sì|Do basi a chi trova / parola più bela / più dolce de quela / che a mi m'ha imparà / da picolo el santolo / la nona, mia mare, / el nono, mio pare, / e 'l barba soldà. / Scolteme mi, / scolteme mi, / no val le ciacole, / ghe vol el sì! / Ocio fradei, / za me capì, / restemo quei, / gente del sì. (...) / Col sì se marida / le done coi omini, / co 'l sì i galantomini / discore in zità: / el cor de sto popolo / del sì xe geloso / le mure va zoso / ma 'l sì restarà! (...)|lingua=vec}}
Sabalich fu talmente legato a questa sua opera da lasciare in un appunto manoscritto il seguente semiserio testo per la propria autobiografia: «Giuseppe Sabalich del fu Giuseppe è il celebre autore della canzone del SÌ».
 
== Lascito ==
Per molti decenni gli unici lavori dedicati a Sabalich furono legati all'ambito locale italiano o al mondo dell'esodo istriano-dalmata: studi di Ildebrando Tacconi, Marco Perlini, Antonio Just-Verdus, apparsi su riviste specializzate quali «La Rivista Dalmatica» o gli «Atti e Memorie della Società Dalmata di Storia Patria». In Jugoslavia prima e in Croazia poi, Sabalich era completamente ignorato, anche a causa della ''damnatio memoriae''<ref>Così Gastone Coen, ''Sabalich sconosciuto'', in ''Atti e memorie della Società Dalmata di Storia Patria'', Roma 2006, pp. 93-206.</ref> che colpì in quel paese tutta la storia della componente italiana della Dalmazia.
 
La sua riscoperta in Croazia fu dovuta ad un testo del 2006 della studiosa Nedjeljka Balić Nižić dedicato agli autori zaratini di lingua italiana negli anni precedenti la prima guerra mondiale<ref>Nedjeljka Balić Nižić, ''Talijanski pisci u Zadru pred prvi svjetski rat (1900-1913)'', Rijeka 1996.</ref>, all'interno del quale una trentina di pagine fu dedicata a Sabalich.
 
==Note==
{{references}}
 
== Opere principali ==
==Bibliografia==
 
* Nedjeljka Balić Nižić, ''Talijanski pisci u Zadru pred prvi svjetski rat (1900-1913)'', Rijeka 1996.
== Bibliografia ==
* Gastone Coen, ''Sabalich sconosciuto'', in ''Atti e memorie della Società Dalmata di Storia Patria'', Roma 2006, pp. 93-206.
* {{cita libro | autore = Mario Dassovich | titolo = Attilio Depoli | curatore = Francesco Semi | editore = [[Del Bianco Editore]] | città = Udine | anno = 1991 | volume = II | opera = Istria e Dalmazia. Uomini e tempi. Istria e Fiume | pp = 474-477 | cid = Dassovich 1991}}
* Antonio Fares, ''Giuseppe Sabalich, testimone della cultura dalmata tra XIX e XX secolo'', in ''Adriatico / Jadran. Rivista di cultura tra le due sponde'', 1-2 2012, Fondazione Ernesto Giammarco, Pescara 2012, pp. 85-101.
* Marco Perlini, ''Giuseppe Sabalich, letterato e storico zaratino'', in ''La Rivista Dalmatica, I-IV, Roma 1939
 
== Collegamenti esterni ==
==Opere direttamente leggibili in internet==
* {{Cita web | url = http://www.treccani.it/enciclopedia/attilio-depoli_(Dizionario-Biografico)/ |titolo = DEPOLI, Attilio | autore = Sergio Cella | sito = Dizionario Biografico degli Italiani | editore = Treccani | data = 1991 | cid = Cella 1991 |accesso = 21 ottobre 2018}}
[https://archive.org/details/laginnasticanel00sabagoog]
 
==Collegamenti esterni==
[http://www.biographien.ac.at/oebl/oebl_S/Sabalich_Giuseppe_1856_1928.xml]
{{portale|biografie|Venezia Giulia e Dalmazia|storia}}