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{{Bio
|Nome = IldebrandoAttilio
|Cognome = TacconiDepoli
|Sesso = M
|LuogoNascita = SpalatoFiume
|LuogoNascitaLink = Fiume (Croazia)
|GiornoMeseNascita = 122 marzoottobre
|AnnoNascita = 18881887
|LuogoMorte = VeneziaGenova
|LuogoMorteLink =
|GiornoMeseMorte = 301 aprilemarzo
|AnnoMorte = 19731963
|Attività = docentestorico
|Attività2 = storicopolitico
|Attività3 = letteratoeducatore
|Epoca = 1900
|Epoca2 =
|Nazionalità = italiano
|Immagine = IldebrandoAttilio TacconiDepoli.pngjpeg
|DimImmagine = 200
|FineIncipitDidascalia =
|FineIncipit =
}}
== Vita==
Quinto di undici figli (sette femmine e quattro maschi), Ildebrando Tacconi nacque a [[Spalato]] da Vincenzo e Francesca Maria Tommaseo, lontana parente del celebre scrittore [[Sebenico|sebenzano]] [[Nicolò Tommaseo]]. Il padre - medico e per trent'anni direttore dell'ospedale civico di Spalato - era originario di [[Traù]], ove ai primi dell'800 si era trasferito Giuseppe Tacconi, capostipite del ramo dalmata della nobile famiglia Tacconi di [[Pavia]]<ref>Tutte le note biografiche sono tratte dall'ampia introduzione e dalla terza di copertina di {{cita|Tacconi 1994}}.</ref>.
 
== Vita ==
L'anno in cui nacque Ildebrando era ancora vivo l'ultimo [[podestà]] italiano di Spalato: quell'[[Antonio Bajamonti]] a cui Tacconi dedicò in seguito diversi scritti, ricordandolo come uno degli estremi difensori dei [[dalmati italiani]].
Nato da Pasquale e da Enrichetta Schiavon a [[Fiume (Croazia)|Fiume]], all'epoca ''[[corpus separatum]]'' direttamente soggetto alla [[Terre della Corona di Santo Stefano|Corona di Santo Stefano]] nell'ambito dell'[[Impero Austro-Ungarico]], fu fratello minore di Guido, a sua volta noto studioso di storia locale, nonché [[entomologo]] e [[geografo]]<ref>Tutte le notizie biografiche sono tratte da {{cita | Dassovich 1991}} e {{ cita | Cella 1991}}.</ref>.
 
A Fiume frequentò le scuole cittadine e il liceo-ginnasio (''Regio Ungarico Ginnasio Superiore di Stato''). Vinse quindi il concorso per entrare nella Scuola Normale di Budapest, e qui frequentò per quasi due anni la facoltà di lettere. Insofferente dell'ambiente, si trasferì dapprima all'[[Università di Firenze]] e infine a quella di [[Università di Roma La Sapienza|Roma]], ove si laureò nel 1912 con una tesi sul dialetto fiumano, ispirata alle dottrine del [[Wilhelm Meyer-Lübke|Meyer-Lübke]]. A partire dall'anno scolastico 1912-1913 iniziò ad insegnare materie letterarie nelle scuole fiumane.
Presa la maturità classica nel 1906 al ginnasio cittadino, Tacconi si laureò nel 1912 in lettere moderne (romanze) e in filosofia all'[[Università di Vienna]], dopo aver trascorso un periodo di perfezionamento alla [[Università di Parigi|Sorbona]] di [[Parigi]]. Nel 1908 partecipò agli scontri viennesi fra studenti italiani e studenti tedeschi: i primi - fra i quali alcuni dei futuri capi del partito italiano della Dalmazia<ref>Il giovane [[Alcide De Gasperi]] era stato arrestato ad [[Innsbruck]] nel corso di manifestazioni dello stesso tenore, quattro anni prima.</ref> - manifestavano per l'istituzione di un'università italiana a [[Trieste]], mentre i secondi vi si opponevano. Tacconi ne uscì con una clavicola spezzata. Evitando di recarsi in un ospedale pubblico per timore d'essere arrestato, fu curato alla bell'e meglio dal concittadino medico Carlo Pezzoli, per essere poi rispedito a Spalato dalla famiglia.
 
Socio fin dal 1906 del circolo [[irredentismo italiano|irredentistico]] ''La Giovine Fiume'', dopo il suo scioglimento a seguito di una serie di pellegrinaggi patriottici degli italiani dell'Adriatico orientale alla [[tomba di Dante]] a [[Ravenna]] fu fra i fondatori del ''Circolo accademico'' di Fiume, che sostanzialmente continuò l'opera del precedente sodalizio.
A Vienna Tacconi seguì - fra gli altri - le lezioni del [[Wilhelm Meyer-Lübke|Meyer-Lübke]] e del [[Milan Rešetar|Rešetar]], perfezionando nel contempo la sua conoscenza del [[lingua serbo-croata|serbo-croato]], del [[lingua tedesca|tedesco]] e del [[lingua francese|francese]], che parlava e leggeva correntemente. Tacconi era altresì versato nel greco, nel latino, nello spagnolo, nell'inglese e nel russo.
 
Alle elezioni comunali del 1914 venne eletto nelle file degli [[Partito Autonomista|autonomisti]] incarnando al suo interno - assieme ad Armando Hodnig - l'ala dei giovani irredentisti. Fra i suoi primi atti vi fu la contestazione di una serie di deliberazioni adottate dal governatore ungherese di Fiume, [[Amministratori di Fiume|István gróf Wickenburg de Capelló]]. Allo scoppio della guerra con l'Italia, Depoli fu dapprima internato come irredentista nel campo ungherese di [[Kiskunhalas]], poi nel 1917 fu costretto ad arruolarsi e spedito sul [[Fronte orientale (1914-1918)|fronte russo]]. A novembre dello stesso anno fu però rimandato a Fiume a seguito di una malattia. Qui riprese l'insegnamento.
Il suo primo incarico fu quello di docente di italiano e di filosofia al ginnasio di [[Ragusa (Croazia)|Ragusa]] (1912-1918), passando in seguito a Spalato. Nel biennio 1918-1920 - nel pieno delle trattative per la definizione dei confini fra il [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]] e il neonato [[Regno dei Serbi, Croati e Sloveni]] (RSCS) - Tacconi s'adoperò in ogni modo per assicurare Spalato all'Italia. A seguito del [[Trattato di Rapallo (1920)]], la sua città natale entrò a far parte del RSCS: agli italiani di Dalmazia fu concesso di optare per la cittadinanza italiana senza aver l'obbligo di trasferire la propria residenza, ma gli impiegati pubblici - divenuti stranieri in patria - perdettero il lavoro: Tacconi si trasferì di conseguenza al ginnasio di Zara, come docente di lingua francese.
 
Alla vigilia della dissoluzione dell'Impero Austrungarico, Depoli fu una delle personalità più impegnate nelle attività clandestine che - nell'ambito del duplice e contrapposto irredentismo italiano e croato - si apprestavano a chiedere l'inserimento di Fiume vuoi nel [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]], vuoi nel costituendo [[Stato dei Serbi, Croati e Sloveni]] che alla fine del 1918 divenne il [[Regno dei Serbi, Croati e Sloveni]].
A partire dalla fine del 1922, Tacconi iniziò il suo lungo periodo di direzione de «La Rivista Dalmatica», che in brevissimo tempo divenne la principale pubblicazione dedicata ad ogni aspetto culturale, artistico e storico della regione, con un chiaro indirizzo [[irredentismo italiano|irredentista]].
 
Attilio Depoli entrò quindi a far parte del ''Consiglio Nazionale Italiano'' presieduto da [[Antonio Grossich]], che il 30 ottobre 1918 proclamò il desiderio dei fiumani italiani (che in città erano la maggioranza degli abitanti) di unirsi alla Madrepatria, in nome del diritto all'[[audodecisione]] espresso solennemente l'8 gennaio 1918 dal presidente americano [[Woodrow Wilson]] all'interno di un discorso poi chiamato dei ''[[Quattordici punti]]''.
Piegata in pochi giorni la Jugoslavia a seguito dell'[[invasione della Jugoslavia|invasione]] da parte delle [[potenze dell'Asse]], Tacconi accettò la carica di commissario straordinario del governo italiano per il distretto di Spalato: fu insediato il 21 aprile 1941, alla presenza del commissario civile per la Dalmazia [[Athos Bartolucci]], del generale [[Francesco Zingales]] (comandante del Corpo d'Armata celere che aveva occupato la Dalmazia), del senatore [[Antonio Tacconi]] (fratello di Ildebrando), del consigliere nazionale Nicolò Luxardo (zaratino), del presidente della provincia di Zara Antonio Arneri, del podestà di Zara Giovanni Salghetti e del rappresentante del [[Partito Nazionale Fascista|PNF]] Gianfelice. Pochi giorni dopo, Antonio Tacconi venne nominato commissario civile del comune di Spalato<ref>La cronaca di quei giorni convulsi in {{cita|Nardi 1941|pp. 57-65}}</ref>: pur ritenendo l'annessione all'Italia della Dalmazia come l'inverarsi degli antichi ideali degli [[partito autonomista|autonomisti dalmati]], creando un'impropria connessione fra questi ultimi e l'imperialismo fascista<ref>Sulla critica di tale assunto si veda {{cita|Monzali 2007|pp. 311 ss.}}.</ref>, Ildebrando Tacconi condusse il suo incarico con equilibrio<ref>{{cita|Tacconi 1994|Terza di copertina.}}</ref>, terminato il quale si spostò nuovamente a Zara, ove divenne preside dell'Istituto Tecnico Commerciale «[[Francesco Rismondo]]».
 
All'attività politica, Depoli coniugò in quei frangenti un'intensa attività storica e pubblicistica, scrivendo una serie di studi, [[pamphlet]] ed articoli giornalistici a sostegno della posizione annessionistica italiana, espressa nel corso delle trattative nell'ambito della [[Conferenza di pace di Parigi (1919)|Conferenza di pace di Parigi]].
Rifugiatosi a Venezia per sfuggire ai [[bombardamenti di Zara|bombardamenti alleati su Zara]], tornò a rischio della vita nella capitale della Dalmazia per effettuare le consegne della Cassa e dei documenti dell'Istituto, definitivamente spostandosi a Venezia prima dell'ingresso delle truppe jugoslave in città (31 ottobre 1944). A Venezia continuò la sua carriera scolastica come preside: prima all'Istituto Magistrale «[[Nicolò Tommaseo]]» e infine all'Istituto Tecnico Commerciale «[[Paolo Sarpi]]», andando in pensione nel 1958.
 
Nel periodo dell'[[Impresa di Fiume]] (settembre 1919 - dicembre 1920) Depoli da un lato - assieme ad una parte del Consiglio Nazionale Italiano - cercò di moderare le intemperanze dannunziane e di porre un argine contro le sue "evasioni celebrative e verbali [...] [con] un richiamo costante alla realtà effettuale, alle necessità impreteribili dell'amministrazione efficiente e rispettosa dei diritti dei cittadini, all'esigenza di una certezza del diritto"<ref>{{cita pubblicazione | autore = Enrico Burich | titolo = Ricordo di Attilio Depoli | rivista = Fiume | volume = X | numero = 1-2 | editore = Società di Studi Fiumani | città = Roma | data = gennaio-giugno 1963 }}.</ref>, dall'altro - quando D'Annunzio proclamò la [[Reggenza italiana del Carnaro]] (8 settembre 1920) - vi si oppose recisamente, propugnando il mantenimento della linea annessionistica. Quando infine lo [[Stato Libero di Fiume]] venne costituito in seguito al [[Trattato di Rapallo (1920)|Trattato di Rapallo]] del 12 novembre 1920 fra Regno d'Italia e Regno dei Serbi, Croati e Sloveni, Depoli si oppose alla cessione a quest'ultimo di [[Porto Baross]], che finora era stato parte integrante del complesso portuale di Fiume.
Ildebrando Tacconi morì a Venezia il 30 aprile 1973.
 
Fece parte del governo provvisorio dello Stato Libero, con la carica di "rettore" all'istruzione pubblica. Alle elezioni per l'Assemblea Costituente fiumana del 24 aprile 1921 si presentò fra i candidati del "blocco nazionale", che in qualche modo riproduceva su scala locale la politica dei [[Blocchi Nazionali]] italiani, contrapposto al blocco degli "autonomisti" (indipendentisti), capeggiati da [[Riccardo Zanella]] e per questo chiamati anche "zanelliani". Le elezioni vennero vinte proprio dai zanelliani che formarono di conseguenza il governo, mentre Depoli fu nominato vicepresidente dell'assemblea. Il 3 marzo 1922 l'ala più intransigente dei nazionali, alla guida di [[Giovanni Host-Venturi|Nino Host Venturi]] e [[Riccardo Gigante]] rovesciò il governo, con l'appoggio dei [[fascismo|fascisti]] locali. Zanella e il suo governo furono costretti all'esilio e ad Attilio Depoli - che non aveva partecipato al colpo di stato - venne chiesto dall'assemblea di assumere le funzioni di capo provvisorio dello Stato o - secondo le sue stesse parole - di "dittatore involontario": ''"Sono il primo ad augurarmi che questo mandato sia di brevissima durata, restando inteso che si riferisce unicamente all'ordinaria amministrazione e che per questioni importanti mi riservo di convocare l'Assemblea"''<ref>{{cita pubblicazione | autore = Attilio Depoli | titolo = Incontri con Facta e Mussolini | rivista = Fiume | volume = IV | numero = 3-4 | editore = Società di Studi Fiumani | città = Roma | data = luglio-dicembre 1952 }}.</ref>
== Opere ==
Ildebrando Tacconi fu uno degli ultimi epigoni della dalmaticità italiana autoctona. Autore prolifico, s'interessò di storia, arte, letteratura ed attualità dalmata, mettendosi al servizio dell'idea di "italianità della Dalmazia" oramai apertamente trasformatasi dall'antico autonomismo nel ben diverso [[irredentismo italiano|irredentismo]] nazionalista italiano, teso a dimostrare la primogenitura latina della regione.
 
A quest'idea dedicò tutto sé stesso: preferì rimanere ad insegnare nelle scuole medie superiori della sua terra piuttosto che accettare la cattedra di Slavistica, che un'università italiana gli offrì negli anni '30.
 
Il tema cui tutti i suoi scritti si rivolgono ruotò sempre e comunque attorno alla Dalmazia. La forma esclusiva dei contributi di Tacconi rimase sempre quella dell'articolo specialistico: non si cimentò quindi mai in opere di più ampio respiro, probabilmente per poter pubblicare i suoi scritti nella «Rivista Dalmatica», dedicataria esclusiva dell'intera sua produzione anche quando essa era nata inizialmente per altri scopi, come per esempio una conferenza pubblica.
===Scritti filosofici===
Il tema filosofico occupò una parte importante degli scritti di Tacconi, nel primo periodo della sua vita di studioso (dall'inizio degli anni '20 al 1943). In quest'ambito rientrano i suoi saggi sullo spalatino [[Giorgio Politeo]] (1924) e sul [[Comisa|comisano]] [[Antonio Petrich]] (1927-1928). Tacconi si confrontò spesso col pensiero e le opere del [[Ragusa (Croazia)|raguseo]] [[Ruggero Giuseppe Boscovich]] (vari saggi fra il 1928 e il 1937, con una ripresa fra il 1959 e il 1960), da lui considerato il massimo pensatore della Dalmazia. All'opera dei ragusei [[Benedetto Stay]] e [[Nicolò Vito di Gozze]] Tacconi dedicò svariati scritti negli anni '30, mentre sul matematico [[Traù|traurino]] [[Albino Nagy]] si concentrò in due diversi numeri de «La Rivista Dalmatica» fra il 1933 e il 1934.
 
== Lascito ==
==Note==
{{references}}
 
== Opere principali ==
==Bibliografia==
 
* {{cita libro | cognome= Monzali| nome=Luciano | titolo= Antonio Tacconi e la comunità italiana di Spalato| editore=Scuola Dalmata dei SS. Giorgio e Trifone | città= Venezia| anno=2007|cid=Monzali 2007 }}
== Bibliografia ==
* {{cita pubblicazione |autore=O.Nardi (anagramma di Oscar Randi)|anno=1941 |titolo=I sessanta giorni di vita del "Commissariato civile per la Dalmazia"|rivista=La Rivista Dalmatica|numero= II-III||editore=Casa Editrice De Schönfeld|città=Zara|pagine= 57-65|cid=Nardi 1941}}
* {{cita libro | autore = Mario Dassovich | titolo = Attilio Depoli | curatore = Francesco Semi | editore = [[Del Bianco Editore]] | città = Udine | anno = 1991 | volume = II | opera = Istria e Dalmazia. Uomini e tempi. Istria e Fiume | pp = 474-477 | cid = Dassovich 1991}}
* {{cita libro | cognome= Tacconi (cur.)| nome=Vanni | titolo=Per la Dalmazia con amore e con angoscia. Tutti gli scritti editi ed inediti di Ildebrando Tacconi | editore=Del Bianco | città= Udine| anno=1994|cid=Tacconi 1994 }}
 
== Collegamenti esterni ==
==Opere leggibili in internet==
* {{Cita web | url = http://www.treccani.it/enciclopedia/attilio-depoli_(Dizionario-Biografico)/ |titolo = DEPOLI, Attilio | autore = Sergio Cella | sito = Dizionario Biografico degli Italiani | editore = Treccani | data = 1991 | cid = Cella 1991 |accesso = 21 ottobre 2018}}
 
{{portale|biografie|Venezia Giulia e Dalmazia|storia}}