Esercito romano della media repubblica: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
| (170 versioni intermedie di 46 utenti non mostrate) | |||
Riga 1:
{{U|Legione romana dell'età repubblicana|Storia|febbraio 2020|verso=a|commento=Esercito include forze di terra e marine: proporrei di dividere prima gli ambiti e poi le ere.}}
{{unità militare
|Nome= Esercito romano della media repubblica
|Immagine=Altar Domitius Ahenobarbus Louvre n3bis.jpg
Riga 5 ⟶ 6:
|Categoria=esercito romano
|Attiva= [[350 a.C.|350]] - [[107 a.C.]]
|Nazione= [[Roma (città antica)|Roma Antica]]
|Servizio=
|Tipo= forze armate [[legione romana|terrestri]] (di [[fanteria (storia romana)|fanteria]] e [[cavalleria (storia romana)|cavalleria]]) e [[marina militare romana|di mare]]
|Ruolo=
|Dimensione=
|Struttura_di_comando=
|Guarnigione=[[Roma (città antica)|Roma]]
|Descrizione_guarnigione=
|Equipaggiamento=
Riga 34:
|Descrizione_simbolo2=
}}
L{{'}}'''esercito romano della media Repubblica''' è l'insieme delle [[forze militari]] terrestri e di mare che servirono [[Roma antica]] nel corso della [[Storia delle campagne dell'esercito romano in età repubblicana|serie di campagne militari]] che caratterizzarono la sua espansione, durante il [[Repubblica romana|periodo medio repubblicano]] fino alla [[riforma mariana dell'esercito romano|riforma mariana]] (dal [[350 a.C.|350]] circa al [[107 a.C.]]), che ne rappresentò il sovvertimento. Allora infatti, a seguito della crescente proletarizzazione del [[ceto medio]] cittadino di Roma, fu promossa una riforma che, rimuovendo la [[leva di massa]] obbligatoria (il ''dilectus'', anche se sopravvisse in seguito), rendeva l'accesso all'esercito su base di norma volontaria. È anche conosciuto come '''esercito romano manipolare'''.
La caratteristica principale dell'esercito della media repubblica fu l'organizzazione manipolare del suo schieramento in battaglia. Invece di un'unica e grande massa (la falange), come era stato l'esercito romano in [[Età regia di Roma|età regia]], i Romani elaborarono una formazione su tre linee (''triplex acies''), costituita da piccole unità di 120 legionari ([[manipolo (storia romana)|manipoli]]), schierati come su una scacchiera, dove fondamentale risultava l'aspetto tattico e la flessibilità della formazione. Questa organizzazione venne probabilmente introdotta durante le [[guerre sannitiche]] (343-295 a.C.).
E forse probabilmente in questo periodo, ogni legione venne accompagnata da una formazione alleata di non-cittadini
La [[seconda guerra punica]] (218–201 a.C.) vide l'aggiunta di un terzo elemento al preesistente dualismo Romani-Italici: mercenari non Italici con specifiche competenze mancanti nelle legioni e nelle ''alae'': la cavalleria "leggera" [[Numidia|numidica]], gli arcieri [[Creta (Grecia)|cretesi]] e i [[fromboliere|frombolieri]] delle [[Baleari]]. Da questo momento in poi, queste unità andarono ad accompagnare l'esercito romano, che andava così dividendosi in: [[legione romana|legioni]] di [[cittadinanza romana|cittadini romani]], [[Socii e foederati|alleati]] [[popoli italici|italici]] (utilizzati anche nella [[marina militare romana|marina militare]]) e i mercenari non-Italici.
== Fonti e storiografia ==
{{Vedi anche|Storiografia romana|Corpus Inscriptionum Latinarum|Monetazione romana repubblicana}}
{{Coin image box 1 double
Riga 50:
| image =File:Cornelia 19 denarius 112 BC 1630222.jpg
<!-- sintassi: file:nome.extention -->
| caption_left = Dritto: la testa di [[Scipione Africano]] con elmo<ref>Considerato il più grande comandante romano della [[seconda guerra punica]], Scipione sconfisse costantemente i Cartaginesi in Spagna in una serie di brillanti campagne (210–206 a.C.) e poi divenne l'unico ad essere riuscito a sconfiggere [[Annibale]] sul campo di battaglia a [[Battaglia di Zama|Zama]] nel 202 a.C
| caption_right = Rovescio: [[Giove (divinità)|Giove]] (al centro), che tiene un fulmine. Legenda: [[Roma (città antica)|ROMA]] in esergo
| width = 250
| footer =Sicilia, [[monetazione di Siracusa]].
| position = left
| margin = 0
Riga 59:
}}
La più importante fonte letteraria esistente sull'[[esercito romano]] di questo periodo sono le ''[[Storie (Polibio)|Storie]]'' dello storico greco [[Polibio]], pubblicate attorno al [[160 a.C.]]. I capitoli a noi pervenuti coprono
La seconda fonte letteraria più importante è ''[[Ab Urbe condita libri]]'', un'imponente storia di Roma pubblicata attorno al 20 d.C. dallo storico latino di [[Augusto|epoca augustea]], [[Tito Livio]], la cui opera sopravvive nei libri XXI-XLV e copre il periodo compreso tra il 218 e il 168 a.C
Utili sono anche la monografia sulla [[guerra giugurtina]] di [[Sallustio]] (pubblicata attorno al [[90 a.C.]]) e le biografie, più tarde, dei personaggi principali della [[Repubblica romana|storia romana repubblicana]] di [[Plutarco]].
Diversamente dal successivo esercito romano di epoca imperiale, è scarsa la documentazione epigrafica e le testimonianze pittoriche sopravvissute dell'esercito di questo medio periodo repubblicano. Il più importante bassorilievo è la [[Ara di Domizio Enobarbo|tomba di Domizio Enobarbo]] (122 a.C. circa), che fornisce la rappresentazione più chiara e dettagliata dell'equipaggiamento di ufficiali e legionari della media-repubblica. I soldati rappresentati sono: un ufficiale superiore, quattro fanti e un cavaliere. C'è in effetti una carenza di lapidi che mostrino soldati in abbigliamento militare come invece è comune per il periodo del [[principato (storia romana)|principato]]. La prima è datata a partire dal [[42 a.C.]] e rappresenta un centurione di Padova.<ref>{{cita|Bishop
Le prove archeologiche pubblicate sulle campagne di scavo di epoca repubblicana risultano molto meno abbondanti rispetto a quelle di epoca imperiale, anche se le prime sembra stiano rapidamente crescendo. Un ragguardevole materiale critico ci è giunto da una serie di [[castrum|accampamenti fortificati romani]], costruiti attorno alla città [[iberi]]ca di ''[[Numantia]]'' ([[guerra numantina]], dal 155 al 133 a.C.). I siti più importanti sono:
* gli accampamenti di Renieblas, databili al periodo 195 - 75 a.C., il cui ''castrum III'' sembra possa risalire al 153 a.C., anno della campagna militare del console [[Quinto Fulvio Nobiliore]];
* il campo di Castillejo, occupato nel 137 a.C. da [[Gaio Ostilio Mancino]] e, più tardi da [[Scipione Emiliano]] nel 134-133 a.C.;
* il campo di Peña Redonda, non meno importante degli altri due.<ref
Questi siti ed altri, hanno fornito preziose informazioni sia sull'aspetto degli accampamenti, sia su numerosi reperti e materiali militari. Questa sequenza di siti venne scavata nel 1905-1912 da [[Adolf Schulten]], che interpretò i risultati degli scavi come un dettagliato e coerente resoconto di quanto aveva descritto Polibio nel suo libro VI sugli accampamenti romani.<ref>
Di grande importanza per la comprensione di alcune parti dell'equipaggiamento militare romano di epoca medio-repubblicana è il ritrovamento di 160 armi romane rinvenuto a [[San Michele di Senosecchia]] in [[Slovenia]] (nota ai Romani come [[Pannonia]] occidentale), databile al 200-150 a.C
== Contesto storico ==
=== Roma e la confederazione italica ===
{{Vedi anche|Storia della Repubblica romana (509-264 a.C.)|Socii e foederati}}
{{Vedi anche|Guerre sannitiche|Guerra latina|guerre pirriche}}
[[
{{Legenda|#006666|Possedimenti {{Legenda|#FF3333|Colonie {{Legenda|#FF6666|Alleati I possedimenti romani abbracciavano i territori centrali della penisola italica e le coste tirreniche. Le colonie latine L'alleanza romano-italica ebbe un'importante evoluzione a partire dal 264 a.C. e rimase alla base dell'organizzazione militare romana per i successivi duecento anni. Dal 338 all'88 a.C., le legioni romane furono sempre accompagnate in guerra da un numero uguale di unità chiamate ''[[ala (esercito romano)|alae]]'' (letteralmente "ali", poiché erano poste sui fianchi dello schieramento di battaglia, con al centro le legioni di cittadini romani). Le ''alae'' erano composte da un numero similare di soldati alleati, mentre il 75% delle [[cavalleria (storia romana)|truppe a cavallo]] di un'armata consolare era composta da alleati italici (''
L'alleanza discendeva alla lontana dal ''[[foedus Cassianum]]'' (trattato di pace stipulato tra Romani e Latini nel [[493 a.C.]]) firmato dalla neonata [[Repubblica romana]] con le vicine città-stato latine, poco dopo la fine della [[età regia di Roma|monarchia]] a [[Roma (città antica)|Roma]] (509 a.C.). Si trattava di un'alleanza militare a tempo indeterminato tra Roma e le città-stato del ''[[Latium vetus]]'', a cui i Romani stessi appartenevano. Anche se le informazioni a noi giunte sono frammentarie, una delle caratteristiche fondamentali del trattato fu il patto di non-aggressione reciproca e la necessità di approntare un sistema di difesa comune. Quest'ultima condizione richiedeva che tutti i firmatari intervenissero militarmente nel caso in cui uno di loro fosse stato attaccato dall'esterno. Sembra anche che tutti i componenti della lega dovessero fornire i necessari contingenti militari per tutte quelle operazioni congiunte, decise nella conferenza annuale. Sembra anche che, dato che Romani e Latini condividevano il bottino su base paritaria, il trattato prevedesse che i Latini contribuissero con lo stesso numero di soldati messi a disposizione da Roma. Il comando di tutte le forze congiunte romano-latine, era esercitato in modo alterno tra Roma e le città latine.<ref>Dionysius I.</ref> Il fattore principale di questa alleanza era costituito dalla minaccia che le città del ''Latium vetus'' potessero essere attaccate dalle vicine popolazioni italiche, in particolare da [[Volsci]] e [[Equi]], le cui incursioni si erano intensificate in questo periodo. Con il 358 a.C., la minaccia delle limitrofe tribù-montane si era talmente ridotta che i Romani preferirono ripudiare l'antico ''foedus'', tanto che il periodo successivo vide lo scoppio della [[guerra latina|guerra romano-latina]] e l'invasione di Roma nel ''Latium vetus'' (341-338 a.C.).
Nel 341 a.C. infatti, la [[lega latina]], una confederazione delle altre città-stato dell'antico Lazio, si scontrò con Roma per salvare quel poco di indipendenza che ancora le restava. Ma i Romani ottennero una decisiva vittoria e annessero la maggior parte del ''Latium vetus'', unificando gli antichi [[Latini]] sotto la loro egemonia, dopo due secoli dal periodo dei [[Tarquini]]. Utilizzando le risorse derivate dall'annessione dei nuovi territori, i Romani iniziarono a porre sotto il loro controllo l'intera penisola italica fino al 264 a.C
Il sistema si basava su una serie di trattati bilaterali tra Roma e, dal 218 a.C., circa centocinquanta città-stato italiche e popolazioni definite ''
Malgrado la perdita dei loro territori e della loro indipendenza, oltre ad avere pesanti obblighi militari, il sistema "italico" fornì non pochi vantaggi agli stessi ''socii''. L'aspetto più importante fu che furono liberati dalla costante minaccia di aggressioni da parte dei loro vicini, che duravano da secoli, prima dell'istituzione della ''[[pax romana]]''. L'alleanza romana proteggeva, inoltre, la penisola italica dalle invasioni esterne, come quelle periodiche e devastanti dei [[Galli]] nella [[pianura padana]]. E benché non avessero più il controllo delle guerre e della politica estera, ogni ''socius'' rimase per il resto autonomo, dotato di proprie leggi, di un proprio sistema di governo, monetazione e lingua. Inoltre, il peso militare rappresentava meno della metà di quanto era invece sulle spalle dei cittadini romani, in quanto questi ultimi avevano una popolazione che era pari a solo la metà di quella dei ''socii'', ma che forniva la metà dei contingenti militari complessivi. Nonostante ciò, le truppe alleate furono autorizzate a condividere il bottino di guerra alla pari con i Romani.
Riga 94 ⟶ 98:
Malgrado questi benefici, alcuni ''socii'' si ribellarono a Roma ogni volta che ci fu la possibilità di farlo. La più grande opportunità capitò quando l'Italia venne invasa, prima dal re dell'Epiro, [[Pirro]] ([[guerre pirriche]], 280-275 a.C.) e poi dal condottiero cartaginese [[Annibale]] ([[seconda guerra punica]], 218-202 a.C.). Si ebbe una diserzione in massa da parte di alcuni di questi ''socii'', i quali si unirono all'invasore straniero; la maggior parte era di [[lingua osca]] dell'Italia meridionale, soprattutto le tribù dei [[Sanniti]], che erano stati in precedenza i peggiori nemici italici dei Romani. Al contrario molti altri ''socii'' rimasero fedeli, motivati soprattutto dal loro antagonismo con le popolazioni ribelli. Perfino dopo il disastro romano della [[battaglia di Canne]] (216 a.C.), oltre il 50% dei ''socii'' (per popolazione) non defezionò e alla fine l'alleanza militare con Roma si rivelò vittoriosa.
=== Espansionismo della Repubblica romana: dall'Italia al Mediterraneo ===
{{Vedi anche|Storia della Repubblica romana (264-146 a.C.)}}
{{Vedi anche|Guerre puniche|Conquista romana della Spagna|Guerre illiriche|Guerre macedoniche|Guerra contro Antioco III e lega etolica}}
Le campagne militari dell'esercito romano polibiano durante la sua esistenza possono essere divise in tre fasi principali:
# la conquista dell'egemonia in Italia, specialmente contro la [[guerre sannitiche|lega sannitica]], fino alle [[guerre pirriche]] (343-275 a.C.);
# le [[guerre puniche|guerre contro Cartagine]] per l'egemonia del [[Mediterraneo occidentale]] (264-201 a.C.);
# le guerre contro le [[ellenismo|monarchie ellenistiche]] per il controllo del [[Mediterraneo orientale]] (200-91 a.C.).
La prima fase vide le operazioni confinate alla sola penisola italica. La seconda fase vide le campagne militari condotte sia in Italia (durante la [[guerra annibalica]], 218-203 a.C.) sia nelle regioni del Mediterraneo occidentale (Sicilia, Sardegna, Spagna e Nord Africa). La terza ed ultima fase vide operazioni esclusivamente condotte oltremare, sia nel Mediterraneo occidentale che orientale.
Riga 109 ⟶ 113:
[[File:Hoplitodromos Staatliche Antikensammlungen 1471.jpg|left|upright=1.0|thumb|Disegno su vaso di una [[Falange (militare)|falange oplitica]] proveniente da una tomba di [[Vulci]] ([[Etruria]] meridionale), databile al [[550 a.C.]], al tempo della [[Riforma serviana dell'esercito romano|riforma]] di [[Servio Tullio]].]]
Si ritiene che l'[[Riforma serviana dell'esercito romano|esercito di epoca regia]] (dal 550 a.C. in poi), fosse equipaggiato come quelli dell'[[antica Grecia]], con la fanteria pesante-[[oplita|oplitica]], affiancata da quella leggera (poco equipaggiata) e dalla cavalleria leggera. Gli opliti combattevano nella [[Falange (militare)|tipica formazione falangitica]], oppure in una singola e profonda linea di lancieri. L'esercito era arruolato tra i proprietari terrieri, per la durata di una sola campagna militare, ogni anno. Nella successiva fase della [[repubblica romana]] l'esercito continuò a evolvere e, sebbene tra i romani vi fosse la tendenza ad attribuire tali cambiamenti a grandi riformatori, è più probabile che i cambiamenti fossero il prodotto di una lenta evoluzione piuttosto che di singole e deliberate politiche di riforma.<ref name="grantP54">Grant, ''The History of Rome'', Faber and Faber, 1979 p. 54.</ref>
All'inizio della Repubblica, l'unità base tattica e di reclutamento era la ''[[centuria]]'', formata da 80/100 uomini. La [[manipolo (storia romana)|formazione manipolare]] (composta da
[[File:Balearic Slinger.jpg|thumb|upright=0.8
Il passo successivo nello sviluppo della macchina da guerra romana fu determinato dalla [[seconda guerra punica]]. Le vittorie di [[Annibale]] avevano evidenziato le carenze dell'esercito romano, che fino a quel momento si era confrontato con nemici equipaggiati in modo similare al suo, avendo combattuto fino a quel momento contro le popolazioni italiche e della Magna Grecia. La fanteria non era affiancata in modo adeguato da truppe specializzate in armi da lancio, come [[arciere|arcieri]] (''[[sagittarii]]'') e [[fromboliere|frombolieri]] (''funditores''). Dal 214 a.C. in poi,<ref>Secondo quanto ci è tramandato nelle {{cita|Periochae|24.8-9}}, i primi soldati mercenari accolti in un accampamento romano furono i [[Celtiberi]].</ref> le armate romane utilizzarono regolarmente unità mercenarie di arcieri di Creta e frombolieri delle Baleari (tanto che gli abitanti di queste isole divennero sinonimo di frombolieri: ''Baleari'' fu il termine alternativo a fromboliere nel latino classico).
Dalla fine della seconda guerra punica (201 a.C.) in poi, gli eserciti repubblicani combatterono esclusivamente fuori dell'[[Italia romana]] alla conquista dell'intero [[bacino del
=== Rilevanza tattica ===
{{Vedi anche|Manipolo (storia romana)|tattiche della fanteria romana}}
[[File:Escipión africano.JPG|thumb|left|upright=0.8|Busto presunto di [[Scipione l'Africano]] ([[Museo Archeologico Nazionale di Napoli]]), rinvenuto nella [[Villa dei Papiri]] di [[Ercolano (città antica)|Ercolano]]. Probabile ritratto di un [[sacerdote]] [[Iside|isiaco]].<ref>M. Borda, [http://www.treccani.it/enciclopedia/scipione-l-africano_%28Enciclopedia-dell%27-Arte-Antica%29/ {{Maiuscoletto|Scipione l'Africano}}] da ''Enciclopedia dell'
L'esercito manipolare deve il suo nome alle [[Tattiche della fanteria romana|modalità tattiche]] con cui la sua fanteria pesante era dispiegata in battaglia. I ''manipoli'' erano unità di 60/120 uomini,<ref>I manipoli di ''[[hastati]]'' e ''[[principes]]'' erano composti da 120 soldati, quelli invece dei ''[[triarii]]'' lo erano da 60 ''milites''.</ref> tutti provenienti da una medesima classe di fanteria. I manipoli erano piccoli abbastanza da permettere, sul campo di battaglia, movimenti tattici di singole unità di fanteria, nel contesto del più grande esercito. I manipoli, tipicamente, erano dispiegati in tre ranghi separati (lat.: ''triplex acies''), basati sui tre tipi di fanteria pesante
La grande capacità tattica di [[Annibale]] aveva messo in crisi l'esercito romano. Le sue manovre imprevedibili, repentine, affidate alle ali di cavalleria cartaginese e numidica, avevano distrutto numerosi eserciti romani accorrenti,<ref name="LivioXXI47,1">{{cita|Livio|XXI, 47.1}}.</ref> anche se superiori nel numero dei loro componenti, come era avvenuto soprattutto nella [[battaglia di Canne]]. Le esigenze straordinarie poste dal nuovo nemico punico, in aggiunta a una penuria di mano d'opera militare, misero in evidenza la debolezza tattica della legione manipolare, almeno nel breve termine.<ref>Smith, ''Service in the Post-Marian Roman Army'', p. 2.</ref> Nel 217 a.C., Roma fu costretta a soprassedere al consolidato principio secondo cui i suoi soldati dovevano essere sia cittadini che possidenti, così che anche gli schiavi furono forzati al servizio in marina.<ref name="santosuossoP10"/>
Il termine ''esercito manipolare'', cioè un esercito basato su unità chiamate [[Manipolo (storia romana)|manipoli]] ([[lingua latina|lat.]] ''manipulus'' singolare, ''manipuli'' plurale, da ''manus'', ovvero "mano"), è pertanto utilizzato in contrapposizione con il successivo "esercito legionario" tardo repubblicano e [[alto impero romano|alto imperiale]], che era incentrato invece su un sistema di unità chiamate [[coorti]]. L'esercito manipolare si basava in parte sul sistema di classi sociali e in parte sull'età e sull'esperienza militare,<ref>{{cita|Boak
L'organizzazione interna dell'esercito romano descritta da [[Polibio]] nel suo VI libro delle ''[[Storie (Polibio)|Storie]]'', è da datarsi al principio della [[seconda guerra punica]] ([[218 a.C.|218]]-[[202 a.C.]]). Non possiamo escludere, però, che tale riorganizzazione (rispetto a quella proposta da [[Tito Livio]], poco sopra), non possa appartenere ad un'epoca antecedente e databile addirittura alla stessa [[guerra latina]] ([[340 a.C.|340]]-[[338 a.C.]]),<ref name="Connolly130">
[[Scipione l'Africano]], inviato nel [[209 a.C.|209]]-[[208 a.C.]] in Spagna [[Tarraconense]] per affrontare le [[esercito cartaginese|armate cartaginesi]], reputò necessario cominciare ad apportate delle modifiche tattiche tali da permettergli una maggiore adattabilità in ogni situazione di battaglia. Per questi motivi egli introdusse per primo la [[coorte]], elemento intermedio tra l'intera [[legione romana|legione]] ed il [[manipolo (storia romana)|manipolo]]. Egli andava così riunendo i tre manipoli di ''[[hastati]]'', ''[[principes]]'' e ''[[triari]]i'' per dare loro maggiore profondità, attribuendo a loro lo stesso ordine.<ref name="BrizziScipio120-121">
Si veniva così a creare un reparto più solido ed omogeneo, con gli uomini della prima fila che tornavano a dotarsi di lunghe lance da urto. Ora era importante addestrare le truppe in modo che non vi fossero problemi nel passare all'occorrenza da una disposizione di tipo manipolare ad una coortale e viceversa.<ref name="BrizziScipio120-121"/>
=== Struttura della nuova armata ===
Fino al 200 a.C., l'esercito repubblicano, come quelli precedenti, non fu costituito da forze militari professionali; al contrario si provvedeva ad una leva annuale, attraverso il meccanismo della coscrizione obbligatoria, come richiesto per ogni campagna miliare stagionale, per poi congedare tutti al termine della stessa (sebbene in alcuni casi alcune unità potevano essere mantenute durante l'inverno, e anche per alcuni anni consecutivi, durante le maggiori guerre). Dopo che Roma conquistò dei territori oltremarini in seguito alle [[guerre puniche]], le armate cominciarono ad essere posizionate nelle province chiave in modo stabile, anche se nessun soldato poteva essere mantenuto sotto le armi per più di sei anni consecutivi.
La leva forzata (o mantenuta sotto le armi) ogni anno era normalmente divisa equamente tra i [[console romano|due consoli]], ma il [[Senato romano|Senato]] poteva aggiungere nuove forze sotto il comando dei [[pretore (storia romana)|pretori]]. Esisteva poi la possibilità di estendere la durata del comando annuale di entrambe le tipologie di [[magistratura (storia romana)|magistrati]], nel qual caso gli ex-consili assumevano il titolo di [[proconsole|proconsoli]], mentre gli ex-pretori quello di [[propretore|propretori]]. In seguito alle guerre puniche, proconsoli e propretori servirono come [[governatore (storia romana)|governatori]] delle [[province romane]] d'oltremare, al comando di forze militari schierate normalmente per un periodo di tre anni.
E mentre i [[
In battaglia, era costume porre le legioni romane al centro dello schieramento, con le ''alae'' latine ai fianchi. Da qui, le due ''alae'' in un normale esercito consolare erano nominate ''dextra'' (''ala'' destra) e ''sinistra'' o ''laeva''
{| class = wikitable
|+ '''Ordine di battaglia di un normale esercito [[console romano|consolare]] del [[III secolo a.C.|III]]-[[II secolo a.C.]]'''<ref>
|'''[[Ala (esercito romano)|Ala sinistra]]'''
|X
Riga 163 ⟶ 167:
|EQUITES ROMANI<br />(600 cavalieri)
|}
'''Nota:''' le [[legione romana|legioni]] in un'armata consolare portavano la stessa numerazione, pari o dispari. Nel caso sopra mostrato, l'altro esercito consolare conteneva le legioni II
== Le unità militari ==
{{Vedi anche|esercito romano}}
=== Legioni ===
{{Vedi anche|Legione romana}}
Le guerre contro le popolazioni degli [[Osco-Umbri]] dimostrarono l'inadeguatezza della falange oplitica negli scontri su territori montuosi o nei raids contro i saccheggi, dove il nemico si nascondeva per tendere agguati, restio ad affrontare i Romani in battaglie campali.<ref name="Cornell354">{{
E così durante le [[guerre sannitiche]], tra la fine del [[IV secolo a.C.|IV secolo]] e l'inizio del [[III secolo a.C.]], l'esercito romano venne diviso in [[manipolo (storia romana)|manipoli]] (''manipuli'', da ''manus'' = "mano"; unità base del nuovo esercito romano<ref>{{
C'erano 10 manipoli su ciascuna delle tre linee dello schieramento prima della battaglia,<ref name="PolibioVI24.3">{{Cita|Polibio|VI, 24.3}}.</ref> tra ''hastati'', ''principes'' e ''triarii'', per un totale di 30 manipoli in ciascuna legione. I manipoli delle prime due linee (''hastati'' e ''principes'') avevano il doppio degli uomini (120, pari a due centurie di 60 uomini ciascuna<ref>{{Cita|Goldsworthy 2003|p. 27}}.</ref>) rispetto a quelli della terza linea di ''triarii'' (60).<ref name="PolibioVI.20"/>
{{Doppia immagine|centro|Manipulus hastati - principes Polybius.png|350|Manipulus triarii Polybius.png|350|Manipolo di ''[[hastati]]'' o di ''[[principes]]''|Manipolo di ''[[triarii]]''}}
Se una legione era composta da 5.000 uomini, i manipoli delle prime due linee erano incrementati a 160 uomini ciascuna.<ref name="PolibioVI.21">{{Cita|Polibio|VI, 21}}.</ref> Gli ''hastati'' erano costituiti da armati più giovani (fino a 25 anni); i ''principes'' da uomini di età compresa tra i 26-35; e i ''triarii'' dagli uomini più vecchi e di maggiore esperienza (36-46).<ref name="PolibioVI.21"/> Vediamo ora nel dettaglio le descrizioni fornite da Livio e Polibio.
Le fonti antiche sono molto chiare: un manipolo possedeva un solo ''[[signum]]'' o stendardo.<ref>{{Cita|Varrone, De lingua Latina|V, 88}}.</ref> Infatti il termine ''signum'' venne usato anche come sinonimo di ''manipulus''.<ref>{{Cita|Polibio|VI, 24.5}}.</ref> Pertanto il ruolo del secondo ''signifer'' del manipolo,<ref>{{Cita|Polibio|VI, 24.6}}.</ref> era semplicemente un sostituto del primo, nel caso in cui quest'ultimo fosse caduto in combattimento.<ref>{{Cita|Wallbank 1957|p. 707}}.</ref> Ecco come Polibio spiega la presenza di due centurioni per ogni manipolo, enfatizzando il fatto che il più anziano fosse il comandante dell'intero manipolo.<ref name="Polibio VI.24"/> Inoltre se ogni manipolo era formato da due ''centuriae'', quella dei ''triarii'' conteneva solo 30 uomini ciascuna, poco verosimile per un'unità che nominalmente doveva contenerne 100. Quindi è possibile che le ''centuriae'' non esistessero in questo periodo e fossero rimpiazzate totalmente dai manipoli.
==== Legione
[[File:LEGIONE
Secondo [[
# la prima era costituita dagli ''[[Hastati]]'' ("il fiore dei giovani alle prime armi", come racconta Livio<ref name="LivioVIII,8,6">{{Cita|Livio|VIII, 8.6}}.</ref>) in formazione di quindici manipoli (di 60 fanti ciascuno<ref name="Connolly126-128"/>) oltre a 20 fanti armati alla leggera (dotati di lancia o giavellotti, non invece di [[Scudo (esercito romano)|scudo]]), chiamati ''[[leves]]''.<ref>{{Cita|Livio|VIII, 8.5}}.</ref>
# la seconda era formata da armati di età più matura, chiamati ''[[Principes]]'', anch'essi in formazione di quindici manipoli, tutti forniti di [[Scudo (esercito romano)|scudo]] ed armi speciali.<ref name="LivioVIII,8,6"/> Queste prime due schiere (formate da 30 manipoli) erano chiamate ''[[antepilani]]''.<ref name="LivioVIII,8,7">{{Cita|Livio|VIII, 8.7}}.</ref>
# la terza era formata da altri quindici "ordini", formati ciascuno da 3 manipoli (il primo di ''[[Triarii]]'', il secondo di ''[[Rorarii]]'' ed il terzo, di ''[[Accensi]]'') di 60 armati ognuno.<ref name="LivioVIII,8,7"/> Ognuna di queste quindici unità constava di due [[vessillifero|vessilliferi]] e quattro [[centurione romano|centurioni]], per un totale di 186 uomini. I ''Triari'' erano soldati [[veterano (storia romana)|veterani]] di provato valore, i ''Rorarii'', più giovani e meno esperti, ed infine gli ''Accensi'', ultima schiera di scarso affidamento.<ref name="LivioVIII,8,8">{{Cita|Livio|VIII, 8.8}}.</ref>
==== Legione polibiana (218-216 a.C.) ====
[[File:LEGIONE polibiana III SEC aC.png|thumb|upright=1.4|La [[legione romana|legione]] [[manipolo (storia romana)|manipolare]] [[Polibio|polibiana]] al principio della [[seconda guerra punica]] ([[218 a.C.]]).<ref name="Connolly129-130">{{cita|Connolly 2006|pp. 129-130}}.</ref>]]
Secondo [[Polibio]], al principio della [[seconda guerra punica]] ([[218 a.C.|218]]-[[202 a.C.]]), le [[legione romana|legioni]] erano composte da 4.200 fanti (portati fino a 5.000,<ref name="Wallbank 1957 702"/> in caso di massimo pericolo come nella [[battaglia di Canne]]<ref>{{Cita|Polibio|III, 107, 9-11}}.</ref>) e da 300 [[equites|cavalieri]].<ref name="PolibioVI,20,8-9"/> I fanti erano poi suddivisi in quattro differenti categorie, sulla base della classe sociale/equipaggiamento ed età:<ref name="PolibioVI,21,8">{{Cita|Polibio|VI, 21, 8}}.</ref>
# primi ad essere arruolati erano i ''[[Velites]]'', in numero di 1.200<ref name="PolibioVI,21,9">{{Cita|Polibio|VI, 21.9}}.</ref> (tra i più poveri ed i più giovani),<ref name="PolibioVI,21,7"/> e che facevano parte delle tre schiere principali (''Hastati'', ''Principes'' e ''Triarii''), in numero di 20 per ciascuna centuria (pari a 40 per manipolo o 400 per schiera).<ref name="Connolly130"/><ref>{{Cita|Polibio|VI, 24.4}}.</ref>
# seguono gli ''[[Hastati]]'', il cui censo ed età erano ovviamente superiori,<ref name="PolibioVI,21,7"/> in numero di 1.200,<ref name="PolibioVI,21,9"/> pari a 10 [[Manipolo (storia romana)|manipoli]].<ref name="Connolly129">{{cita|Connolly 2006|p. 129}}.</ref> Formavano tipicamente la prima linea nello schieramento in battaglia. Ciascun manipolo ''astato'' era formato da 40 unità, con una profondità di tre uomini.<ref name="manip">[https://www.strategypage.com/articles/default.asp?target=marius/manipletocohort From Maniple to Cohort], Strategy Page.</ref>
# poi vengono i ''[[Principes]]'', di età più matura,<ref name="PolibioVI,21,7"/> sempre in numero di 1.200,<ref name="PolibioVI,21,9"/> pari a 10 manipoli.<ref name="Connolly129"/> Costituivano tipicamente il secondo blocco di soldati nello schieramento offensivo.<ref name="manip"/> Ciascuno dei manipoli di tipo ''principes'' era formato da un rettangolo largo 12 unità e profondo 10.<ref name="manip"/>
# ed infine i ''[[Triarii]]'', i più anziani,<ref name="PolibioVI,21,7"/> in numero di 600 (pari a 10 manipoli<ref name="Connolly129"/>),<ref name="PolibioVI,21,9"/> non aumentabile nel caso in cui la [[legione romana|legione]] fosse incrementata nel suo numero complessivo (da 4.200 fanti a 5.000), a differenza di tutte le altre precedenti classi, che potevano passare da 1.200 a 1.500 fanti ciascuna.<ref>{{
Le tre classi di unità tattiche conservavano forse qualche vago parallelo con le divisioni sociali della società romana, ma almeno ufficialmente le tre linee erano basate sull'età e l'esperienza piuttosto che sulle classi sociali. Gli uomini giovani e inesperti servivano tra gli ''hastati'', gli uomini più anziani e con qualche esperienza militare erano impiegati come ''principes'', mentre le truppe dei [[Veterano (storia romana)|veterani]], di età avanzata e con esperienza, rifornivano i ''triarii''.
=== Genio militare ===
{{Vedi anche|Genio militare (storia romana)}}
=== Cavalleria ===
==== Legionaria di cittadini romani ====
{{Vedi anche|Cavalleria legionaria}}
[[File:Turma equitum Polybius.png|upright=1.4|left|thumb|[[Turma]] di 30 ''[[equites]]''.]]
Con la riforma manipolare descritta da Livio e da Polibio, la cavalleria tornò a disporre di 300 [[equites|cavalieri]] per ciascuna legione.<ref name="LivioVIII8,14"
Vi erano poi le ''[[ala (esercito romano)|alae]]'' degli alleati, ciascuna contenente 900 cavalieri, pari a tre volte le dimensioni del contingente legionario. Gli alleati in sostanza costituiva i tre quarti dell'intero contingente di cavalleria di un'armata consolare.<ref name="PolibioVI.20">{{Cita|Polibio|VI, 20}}.</ref>
I [[cittadini romani]] erano, inoltre, obbligati a prestare servizio militare, fino al quarantaseiesimo anno di età, per almeno 10 anni per i [[equites|cavalieri]].<ref name="PolibioVI,19,1-2">{{Cita|Polibio|VI, 19.1-2}}.</ref> Con la [[riforma mariana dell'esercito romano]], veniva abolita la cavalleria legionaria, sostituita però con speciali corpi di [[auxilia|truppe ausiliarie]] o alleate, a supporto e complemento della nuova legione romana.<ref name="Dobson214">{{cita|Connolly 2006|p. 214}}.</ref> A causa della concentrazione nelle legioni di cittadini, di una forza di fanteria pesante, le armate romane dipendevano dall'affiancamento di cavalleria ausiliaria di supporto. Per necessità tattica, le legioni erano quasi sempre accompagnate da un numero eguale o superiore di truppe ausiliarie più leggere,<ref>[[Tacito]], ''[[Annales (Tacito)|Annali]]'', IV, 5.</ref> che erano reclutate fra i non cittadini dei territori sottomessi, oltre a contingenti di cavalleria alleata.
La [[cavalleria (storia romana)|cavalleria romana]] era, infine, arruolata principalmente tra la più facoltosa classe degli [[ordine equestre|equestri]], ma, a volte, contributi addizionali alla cavalleria erano forniti da [[Socii e foederati|socii]] e [[Latini]] della [[penisola italiana]]. Esisteva una classe addizionale di truppe, gli ''[[accensi]]'' (detti anche ''adscripticii'' e, in seguito, ''supernumerarii'') che seguivano l'esercito senza specifici ruoli militari e che erano dispiegati dietro i ''triarii''. Il loro ruolo di accompagnatori dell'esercito era soprattutto nel colmare eventuali lacune che potevano verificarsi nei manipoli, ma sembra che siano stati occasionalmente impiegati anche come attendenti degli ufficiali.<ref name="santosuossoP18"/>
==== Alleata italica ====
{{Vedi anche|Cavalleria (storia romana)}}
==== Alleata provinciale o straniera ====
{{Vedi anche|Province romane|Regno cliente (storia romana)}}
=== Alleati: ''alae'' di ''socii'' ===
{{Vedi anche|Socii e foederati|Ala (esercito romano)}}
Gli alleati di Roma (dal [[lingua latina|latino]] ''[[Socii e foederati|socii]]'') giocarono molto presto, nella storia di [[Repubblica romana|Roma repubblicana]] una parte rilevante nelle campagne annuali delle guerre su grande scala. Essi erano obbligati a fornire contingenti di fanti pari a quelli dei legionari (per un totale di due legioni di 4.200/5.000 fanti ciascuna), e di [[cavalleria (storia romana)|cavalieri]] tre volte superiori (pari a 900 armati).<ref name="PolibioVI,26,7"/> Queste unità militari erano chiamate ''[[Ala (esercito romano)|alae]]'', poiché erano poste alle "ali" dello schieramento.<ref name="PolibioVI26,9">{{Cita|Polibio|VI, 26.9}}.</ref><ref name="Connolly10-11">{{cita|Connolly 1976|pp. 10-11}}.</ref> Ecco come [[Aulo Gellio]] ne spiega il loro significato etimologico:
{{Citazione|Si chiamavano ''ali'' poiché affiancavano le legioni sulla destra e sulla sinistra, come le ali nel corpo degli uccelli.|[[Aulo Gellio]], ''Noctes Atticae '', XVI, 4.}}
Gli alleati si riunivano nello stesso luogo dei Romani e i consoli nominavano ciascuno dodici ufficiali (sei per ogni ''[[ala (esercito romano)|ala]]'', similmente a quanto accade per i sei [[tribunus militum|tribuni]] di [[legione romana|legione]]), chiamati ''[[praefectus sociorum|praefecti sociorum]]'', che provvedessero alla loro organizzazione e addestramento. Essi, per prima cosa, scelgono tra i cavalieri e fanti alleati, quelli che reputano più idonei a prestare ai consoli un servizio effettivo. Queste truppe vendono chiamate ''[[extraordinarii]]'', che significa truppe scelte.<ref>{{Cita|Polibio|VI, 26.5-6}}.</ref> Queste ultime erano costituite da un terzo di cavalieri e un quinto dei fanti.<ref>{{Cita|Polibio|VI, 26.8}}.</ref> Tutte le altre truppe alleate sono divise in due parti, che chiamano l'una, "ala destra", l'altra, "ala sinistra".<ref name="PolibioVI26,9"/>
Sappiamo, inoltre, sempre da [[Polibio]], che se ai cavalieri romani erano date razioni mensili per sette [[medimno|medimni]] di orzo e due di grano,<ref name="PolibioVI.39,13"/> agli alleati (''[[socii e foederati|socii]]'') invece erano dati gratuitamente un medimno ed un terzo di frumento, oltre a cinque di orzo al mese.<ref name="PolibioVI,39,13-14">{{Cita|Polibio|VI, 39.13-14}}.</ref> Agli alleati tutto questo viene dato in regalo. Nel caso dei Romani, invece, il [[questore (storia romana)|questore]] detraeva dallo ''[[stipendium]]'' il prezzo stabilito per il grano, il vestiario e per ogni arma di cui avessero bisogno.<ref>{{Cita|Polibio|VI, 39.15}}.</ref>
=== Nascita della marina militare ===
{{vedi anche|Marina militare romana}}
[[File:Quinquereme-and-corvus.jpg|thumb|upright=1.4|Una [[trireme]] con un ''[[corvo (arma)|corvus]]'' (ponte per abbordare le navi avversarie). L'utilizzo di quest'arma negò ai Cartaginesi la loro superiore esperienza navale e permise ai Romani di vincere la guerra, per il dominio della parte occidentale del Mediterraneo.]]
L'origine esatta della marina militare romana è oscura. Esistono evidenze di prime navi romane a partire dagli inizi del [[IV secolo a.C.]], quando una nave da guerra romana condusse una sua ambasceria fino a [[Delfi]] nel [[394 a.C.]], sebbene la flotta romana non fosse ancora all'altezza di altre presenti a quell'epoca nel [[Mediterraneo]].<ref name="Meijer149">{{Cita|Meijer
La prima spedizione navale oltre i confini dell'[[Italia romana]], avvenne nella vicina isola della [[Sicilia]] nel [[264 a.C.]], portando allo scoppio della [[prima guerra punica]], rompendo di fatto l'antico [[Trattati Roma-Cartagine|trattato con i Cartaginesi]]. La guerra durò fino al [[241 a.C.]]. A quel tempo, la città di [[Cartagine]] deteneva il dominio incontrastato della parte occidentale del bacino del Mediterraneo, dalla Sicilia alle [[colonne d'Ercole]], oltre ad avere un'esperienza e forza navale considerevoli. Roma, al contrario, non disponeva di una forza navale adeguata.<ref name="Goldsworthy97">{{Cita|Goldsworthy
Nonostante il grande impegno di risorse iniziali, gli equipaggi romani rimasero inferiori ai Cartaginesi, non potendo eguagliare le loro tattiche navali, per manovrabilità ed esperienza. I Romani decisero così di trasformare la guerra in mare a loro vantaggio, equipaggiando tutte le loro imbarcazioni con un grande "[[ponte levatoio]] ad uncino" per agganciare la nave nemica, il cosiddetto ''[[Corvo (arma)|corvus]]'', sviluppato in precedenza dai [[Siracusa]]ni contro gli [[Atene|Ateniesi]] (da qui potrebbe
E così, nonostante il grande impegno, il [[battaglia delle Isole Lipari|primo scontro]] avvenuto al largo delle [[isole Lipari]] (nel [[260 a.C.]]), si risolse con una sconfitta per Roma, anche se le forze coinvolte furono relativamente piccole. In seguito, con l'applicazione del ''corvus'', la neonata flotta romana, sotto il comando del [[console (storia romana)|console]] [[Gaio Duilio]], riuscì a [[Battaglia di capo Milazzo|battere i Cartaginesi]] presso [[Milazzo]]. Da questo momento in poi le sorti della guerra cominciarono ad essere favorevoli a Roma, che vinse altre battaglie: a [[Battaglia di Sulci|Sulci]] ([[258 a.C.]]), ''[[Battaglia di Tindari|Tyndaris]]'' ([[257 a.C.]]) e [[battaglia di Capo Ecnomo|Capo Ecnomo]] ([[256 a.C.]]), in cui la flotta romana, sotto i consoli [[Marco Attilio Regolo]] e [[Lucio Manlio Vulsone Longo|Lucio Manlio]], inflisse una devastante sconfitta ai Cartaginesi. Questa serie di successi permise a Roma di portare la guerra in [[Africa]], poco distante da Cartagine. E così, se da una parte la marina romana maturava una significativa esperienza, pur soffrendo un certo numero di [[Naufragi della flotta romana nella prima guerra punica|pesanti perdite a causa di tempeste improvvise]], dall'altra, la flotta cartaginese ne soffriva il pesante logoramento, fino alla sconfitta finale presso le [[Battaglia delle Isole Egadi|Isole Egadi]] (nel [[241 a.C.]]).<ref name="Goldsworth38"/>
Il solo grande utilizzo della flotta romana durante la [[seconda guerra punica]] avvenne per il [[Assedio di Siracusa (212 a.C.)|blocco navale]] della città della [[Magna Grecia]] di [[Siracusa]], dove i Romani impiegarono ben 130 navi sotto il comando del console [[Marco Claudio Marcello]], per due lunghi anni.<ref>{{Cita|Meijer
[[File:sambuke-gelo4.jpg|thumb|left|upright=1.4|Ricostruzione di una [[Sambuca (macchina da guerra)|sambuca di tipo ellenistico]], montata in questo caso su due navi da guerra affiancate]]
Riga 241 ⟶ 255:
{{citazione|I Romani, allestiti questi mezzi, pensavano di dare l'assalto alle torri, ma Archimede, avendo preparato macchine per lanciare dardi a ogni distanza, mirando agli assalitori con le baliste e con catapulte che colpivano più lontano e sicuro, ferì molti soldati e diffuse grave scompiglio e disordine in tutto l'esercito; quando poi le macchine lanciavano troppo lontano, ricorreva ad altre meno potenti che colpissero alla distanza richiesta. [...] Quando i Romani furono entro il tiro dei dardi, Archimede architettò un'altra macchina contro i [[miles classiarius|soldati imbarcati sulle navi]]: dalla parte interna del muro fece aprire frequenti feritoie dell'altezza di un uomo, larghe circa un palmo dalla parte esterna: presso di queste fece disporre arcieri e scorpioncini e colpendoli attraverso le feritoie metteva fuori combattimento i soldati navali. [...] Quando i Romani tentavano di sollevare le loro sambuche, Archimede ricorreva a macchine che aveva fatto preparare lungo il muro e che, di solito invisibili, al momento del bisogno si levavano minacciose al di sopra del muro e sporgevano per gran tratto con le corna fuori dai merli. Queste potevano sollevare pietre del peso di dieci [[talento (peso)|talenti]] e anche blocchi di [[piombo]]. Quando le sambuche si avvicinavano, facevano girare con una corda nella direzione richiesta l'estremità della macchina e mediante una molla scagliavano una pietra. Ne seguiva che, non soltanto la sambuca veniva colpita, ma pure che la nave, che la trasportava, e i marinai correvano estremo pericolo.|{{Cita|Polibio|VIII, 5}}.}}
== Arruolamento ==
{{Vedi anche|Cittadinanza romana}}
=== Leva obbligatoria e censo ===
{| class="toccolours" style="float: right; margin-right: 1em; margin-right: 2em; font-size: 85%; background:#c6dbf7; color:black; width:30em; max-width: 40%;" cellspacing="5"
| style="text-align: right;" | "I Romani [...] arruolano abitualmente quattro legioni all'anno, ciascuna formata da quattromila fanti e duecento cavalieri; e quando si profila qualche necessità, essi aumentano il numero dei fanti fino a cinquemila e i cavalieri fino a trecento. Il numero degli alleati, in ciascuna legione, è in numero pari a quello dei cittadini, ma nella cavalleria è tre volte superiore"
|-
| style="text-align: right;" |
|}
L'esercito repubblicano di questo periodo, come pure quello precedente, non era formato da forze professionali stabili, al contrario ogni anno venivano reclutate con una leva obbligatoria nel [[Campo Marzio (antichità)|Campo Marzio]] sotto la supervisione dei due consoli, prima dell'inizio di ogni campagna militare e poi sciolte al termine delle stesse, salvo quando era in corso una campagna militare di grandi proporzioni (come nel caso della seconda guerra punica, in Italia e in Spagna). In quest'ultimo caso le formazioni militari erano mantenute in vita anche durante l'inverno.
I [[cittadini romani]] di età compresa tra i 17 e i 46 anni, erano obbligati a prestare servizio militare<ref>[[Aulo Gellio]], ''[[Noctes Atticae]]'', X, 28.</ref> per non meno di 6 anni, potendo arrivare a 10 anni per i [[equites|cavalieri]] e 16 anni per i fanti (20 anni in caso di pericolo estremo).<ref name="PolibioVI,19,1-2"/> Di tutte le classi sociali, le truppe più povere andarono a costituire i ''[[velites]]'' (fanteria leggera), che non portava un'armatura e il cui equipaggiamento era il meno costoso di tutte le altre fanterie pesanti.<ref>{{
Tutti gli ufficiali, compresi i comandanti in capo dell'esercito, i due [[Console romano|consoli]], erano eletti ogni anno dall'[[assemblee romane|assemblea del popolo romano]]. Il ''[[cursus honorum]]'' senatoriale prevedeva che nessuno potesse intraprendere la carriera politica senza aver prestato almeno 10 anni di servizio militare.<ref name="ReferenceA">
[[File:Arverniales 2012 1.JPG|thumb|left|upright=1.4|Ricostruzione storica di alcuni ''velites'' (a sinistra), un cavaliere con [[elmo beotico]]-[[elmo corinzio|pseudocorinzio]] con pennacchio di coda di cavallo (al centro), almeno cinque ''
I [[tribuno militare|tribuni militari]] eletti annualmente, erano 24 (quattordici dei quali con cinque anni di servizio e dieci con dieci anni di servizio), sei per ciascuna delle 4 [[legione romana|legioni]] arruolate e disposte lungo lungo i fronti settentrionali, meridionali e a difesa dell'[[Roma|Urbe]].<ref name="PolibioVI,19,1-2"
Al termine della [[seconda guerra punica]] vi fu una nuova riduzione del censo minimo richiesto per passare dalla condizione di ''[[proletarii]]'' (o ''[[capite censi]]'') ad ''[[adsidui]]'', ovvero per prestare il servizio militare all'interno delle cinque classi, come aveva stabilito nel [[VI secolo a.C.]], Servio Tullio. Si era, infatti, passati nel corso di tre secoli da un censo minimo di 11.000 assi<ref name=
Durante il II secolo a.C., il territorio romano conobbe un generale declino demografico,<ref name="gabbaP9">[[Emilio Gabba]], ''Republican Rome, The Army and The Allies'', p. 9.</ref> in parte dovuto alle enormi perdite umane subite nel corso di varie guerre. Questo si accompagnò a forti tensioni sociali e al più grave collasso delle [[classe media|classi medie]] nelle classi censuarie inferiori o nel proletariato.<ref name="gabbaP9"/> Quale conseguenza, sia la società romana, sia il suo esercito, divennero sempre più proletarizzate. Roma fu costretta ad armare i propri soldati a spese dello stato, dal momento che molti di quelli che componevano le sue classi inferiori erano di fatto ''proletari'' impoveriti, troppo poveri per permettersi un proprio equipaggiamento.<ref name="gabbaP9"/>
La distinzione tra i tipi di fanteria pesante degli ''hastati'', dei ''principes'' e dei ''triarii'', iniziò a diventare meno evidente, forse perché era lo stato ad assumersi ora l'onere di fornire un equipaggiamento standard per tutti, tranne che per la prima classe di truppe, l'unica in grado di permettersi autonomamente un equipaggiamento.<ref name="gabbaP9"/> Al tempo di Polibio, i ''triarii'' o i loro successori rappresentavano un tipo distinto di fanteria pesante armati con un unico tipo di corazza, mentre gli ''hastati'' e i ''principes'' erano divenuti ormai indistinguibili.<ref name="gabbaP9"/>
In aggiunta, la carente disponibilità di manodopera militare appesantì il fardello sulle spalle degli alleati (''[[Socii e foederati|socii]]''), a cui toccava procurare le [[Truppe ausiliarie dell'esercito romano|truppe ausiliarie]].<ref>Santosuosso, ''Storming the Heavens'', p. 11.</ref> Quando, in questo periodo, alcuni alleati non erano in grado di fornire il tipo di forze richiesto, i Romani non furono contrari ad assoldare mercenari per farli combattere al fianco delle legioni.<ref>Webster, ''The Roman Imperial Army'', p. 143.</ref> Dopo la [[battaglia di Canne]], a causa della penuria dei soldati, vennero arruolati 8.000 servi.<ref>{{
===
I tribuni, dopo aver ripartito gli uomini secondo il loro censo ed aver loro ordinato di armarsi, li rimandano a casa propria. Giunto il giorno nel quale essi devono riunirsi, secondo il giuramento fatto, nel luogo ordinatogli da ciascuno dei due consoli, uno per magistrato, poiché a ciascuno è affidata una parte degli alleati (''socii'') e due delle legioni romane. Gli arruolati sono obbligati a presentarsi al raduno, poiché non è ammessa alcuna scusante all'infuori degli auspici contrari e dei casi di forza maggiore, ora che hanno prestato giuramento di prestar servizio sotto le armi.<ref>{{Cita|Polibio|VI, 26.1-4}}.</ref>
=== Condizioni di servizio ===
{{Vedi anche|Paga (esercito romano)|honesta missio}}
==== Legionari ====
In una fase iniziale, la ''Res publica'' si assunse il costo di armi e armature, probabilmente quando venne introdotta per la prima volta la [[paga (esercito romano)|paga]], sia per la fanteria che per la cavalleria (durante l'[[assedio di Veio]] degli inizi del [[IV secolo a.C.]]). Non è però chiaro se il costo di armi e armatura venne poi dedotto dalla paga: sicuramente ciò avvenne per cibo, abiti e equipaggiamento.<ref name="PolibioVI.39">{{
I giovani fanti (''Iuniores'') che avevano un'età compresa tra i 16 e 46 anni, potevano prestare servizio per un massimo di 16 campagne,<ref>
Sappiamo che durante la [[seconda guerra punica]], i resti delle legioni che si erano comportate in modo ignominioso davanti al nemico, come quelle dell'esercito di [[Gneo Fulvio Flacco]] (che nel 212 a.C. erano state vergognosamente sconfitte in [[Apulia]]),<ref name="LivioXXVI1.9">{{
Al tempo di Polibio, la paga era fissata a 2 [[Obolo|oboli]] al giorno, ovvero un terzo di una ''[[dracma]]'' (un ''[[denario]]'' dopo il [[211 a.C.]]), per il periodo in cui erano sotto le armi.<ref name="PolibioVI.39,12">{{Cita|Polibio|VI, 39.12}}.</ref> In aggiunta, ogni fante aveva diritto ad una quota del bottino di guerra (i prigionieri erano venduti come schiavi, oltre ad animali, tesori, armi e altri beni), che veniva messo all'asta e il ricavato distribuito agli ufficiali e agli uomini secondo vari criteri. I [[centurione romano|centurioni]] ricevevano il doppio della paga dei propri uomini, vale a dire 4 ''[[obolo|oboli]]'' ovvero due-terzi di una ''[[dracma]]'' al giorno.<ref name="PolibioVI.39,12"/> Quanto alla razione di viveri, ai fanti erano distribuiti circa due terzi di un [[medimno]] attico di grano al mese.<ref name="PolibioVI.39,13">{{Cita|Polibio|VI, 39.13}}.</ref>
==== Cavalieri ====
La [[cavalleria legionaria]] durante questo periodo venne creata esclusivamente sulla base delle due classi più ricche, l'[[ordine equestre]] e la prima classe. Quest'ultima classe venne utilizzata per fornire nuovi cavalieri quando l'ordine equestre non fu più sufficiente. Ciò potrebbe essersi verificato attorno al 400 a.C., e certamente al tempo delle [[guerre sannitiche]], quando l'arruolamento di cavalieri romani venne raddoppiato a 1.200 uomini, da affiancare alle 4 legioni complessive. Secondo quanto riferisce [[Theodor Mommsen]], alla prima classe di ''iuniores'' fu probabilmente richiesto di unirsi ai cavalieri.
Come per la fanteria, la paga venne introdotta anche per la cavalleria attorno al 400 a.C., ed era di una ''dracma'' al
La seconda guerra punica creò tensioni sociali, come mai prima di allora, compreso l'ordine equestre e la prima classe. Durante le prime fasi devastanti della marcia di Annibale in Italia (218-216 a.C.), migliaia di cavalieri romani furono uccisi sui campi di battaglia. Le perdite furono particolarmente numerose nell'ordine equestre, che provvedeva a fornire anche ufficiali ''seniores'' all'esercito romano. Livio racconta come, dopo la [[battaglia di Canne]], gli anelli d'oro (elemento distintivo del rango equestre), recuperati dai cadaveri dei cavalieri romani formarono un tesoretto di grandi dimensioni, pari a un [[moggio (unità di misura)|modio]] (circa 9 litri).<ref>{{
== Uomini e gerarchie militari ==
{{Vedi anche|Cursus honorum}}
[[File:Altar Domitius Ahenobarbus Louvre n2.jpg|thumb|upright=1.6|Ufficiale al tempo di [[Polibio]] (al centro), come rappresentato sul basso-rilievo dell'[[altare di Domizio Enobarbo]] (122 a.C. circa). Molto probabilmente si tratti di un ''[[tribunus militum]]'' di una [[legione romana]]. Nota le piume dell'[[elmo attico]], la corazza di bronzo, il mantello, la fascia indica l'appartenenza all'[[ordine equestre]]. Il soldato di sinistra indossa una versione italica dell'[[elmo corinzio]] ([[Museo del Louvre]], [[Parigi]]).]]
Il ''[[cursus honorum]]'' prevedeva che nessuno potesse intraprendere la carriera politica senza aver prestato almeno 10 anni di servizio militare.<ref name="ReferenceA"/> Premesso ciò, a capo della gerarchia militare vi erano i due [[consoli repubblicani romani|consoli della Repubblica]], i magistrati ordinari più alti in grado. Erano eletti ogni anno dai [[comizi centuriati]] e detenevano il supremo potere sia in materia civile sia militare. Dopo la loro elezione, ottenevano l
Secondo nella gerarchia era un [[Tribuno militare|tribuno]] esperto, il [[tribuno laticlavio]] (''tribunus laticlavius''), di rango senatorio, coadiuvato da altri cinque tribuni, detti [[Tribuno angusticlavio|angusticlavi]] (da ''angustum'', a denotare il fatto che la striscia purpurea sulla tunica indicante il rango equestre fosse più stretta). I [[tribuno militare|tribuni militari]] eletti annualmente, erano 24 (quattordici dei quali con cinque anni di servizio e dieci con dieci anni di servizio), sei per ciascuna delle 4 legioni arruolate e disposte lungo lungo i fronti settentrionali, meridionali e a difesa dell'[[Roma|Urbe]].<ref name="PolibioVI,19,1-2"/><ref name="Giorgio Ruffolo 2004, p. 48"/> In quegli anni in cui furono arruolate più di quattro legioni, ai tribuni venne affidato il comando delle legioni aggiuntive, poste sotto il comando generale dei consoli. Coppie di tribuni si alternavano nel comando della loro legione, ogni due mesi.<ref name="Polibio VI.34">{{Cita|Polibio|VI, 34}}.</ref>
Ogni manipolo "polibiano" di ''hastati'', ''principes'' e ''triarii'' era composto da due centurie, ciascuna comandata da un [[centurione]] (''centuriones'', letteralmente "comandante di 100 uomini") più anziano, detto ''prior'' (per la prima centuria) e uno più giovane, detto ''posterior'' (per la seconda), i quali erano eletti dai membri dell'unità.<ref name="Polibio VI.24">{{Cita|Polibio|VI, 24}}.</ref> Queste sono le parole di Polibio:
{{Citazione|Da ciascuna di queste classi, ad eccezione per quella dei più giovani, i [[tribunus militum|tribuni]] scelgono, in base al merito, dieci ufficiali subalterni (''centuriones priores''); poi ne scelgono altri dieci (''centuriones posteriores''). Tutti loro sono chiamati centurioni e quello che è stato scelto per primo, entra a far parte del consiglio militare.|{{cita|Polibio|VI, 24.1-2}}.}}
Il centurione ''posterior'' poteva sostituire il ''prior'' in caso di necessità, poiché come sostiene [[Polibio]]:<ref>{{Cita|Polibio|VI, 24.7}}.</ref>
{{Citazione|[...] non si può sapere come si comporti un comandante o cosa possa succedergli, e comunque, le necessità della guerra non ammettono scuse, essi hanno come obbiettivo che il manipolo non rimanga mai senza un comandante.|}}
Il più importante dei centurioni era il ''[[primus pilus]]'' (primipilo), comandante di ''triarii'', il quale era uno dei pochi a servirsi del cavallo durante la marcia. Il ''primus pilus'' veniva scelto tra i soldati più coraggiosi ed esperti. Il comando di una legione venne in seguito affidato dal console in carica al ''[[legatus legionis|legatus]]'', sebbene tale incarico potrebbe essere di epoca più tarda, risalente alla [[riforma mariana dell'esercito romano]].
In assenza del [[tribuno laticlavio]], il comando era affidato al prefetto degli accampamenti (''[[praefectus castrorum]]''). Altre figure presenti nella gerarchia, uno per centuria, erano l{{'}}''[[optio]]'', vice del centurione che ne poteva prendere il posto in caso di sua inabilità al comando, il ''[[signifer]]'', che portava l'insegna della centuria, il ''[[cornicen]]'', che si alternava con il ''[[tubicen]]'' che trasmetteva col corno o la tuba gli ordini ai sottoreparti.<ref name="Dobson213">{{cita|Dobson 2008|p. 213}}.</ref>
I cavalieri erano organizzati in ''[[turma]]e'', formate da tre squadroni di dieci cavalieri ciascuna, al cui comando era posto un [[decurione]] (''decurio'', letteralmente "comandante di dieci uomini"). Vi erano poi i [[praefectus sociorum|''praefecti socium'' o ''sociorum'']], i comandanti delle truppe italiche alleate delle ''alae'', che erano nominati dai consoli.<ref>{{Cita|Polibio|VI, 19.26}}.</ref> La duplicazione e la rotazione del comando erano elementi caratteristici della Repubblica romana, che fin dalla cacciata dei re, mirava da sempre a magistrature collegiali, per evitare l'eccessiva concentrazione di potere (es. 2 consoli, 2 pretori, ecc.). I cavalieri, e chiunque altro che aspirasse ad una magistratura pubblica, erano tenuti a svolgere il servizio militare per almeno dieci anni, la qual cosa implicava necessariamente un'età minima di ventisette anni (26+10) per una [[magistratura (storia romana)|pubblica magistratura]].<ref name="PolibioVI.19">{{Cita|Polibio|VI, 19}}.</ref>
== Armamento e tattica ==
=== Armamento dei legionari ===
{{vedi anche|Armi e armature romane}}
[[File:Triarius rome oct 2010.png|thumb|upright=0.7|Replica di armatura di un ''[[triarii|triarius]]'', con [[lorica hamata]], [[gladio (arma)|gladio]], [[scudo (esercito romano)|scudo]] ed [[elmo (esercito romano)|elmo]].]]
Il mutamento dell'organizzazione interna dell'esercito manipolare, portò come immediata conseguenza all'introduzione di nuove e più adatte [[armi ed armature romane]]. Durante la [[prima guerra punica]] (264-241 a.C.), i Romani si scontrarono per la prima volta con i [[Organizzazione militare degli Iberi|guerrieri iberici]] in [[Storia della Sicilia punica|Sicilia]], che servivano come mercenari nell'[[esercito cartaginese]]. Gli [[Iberi]] di quel periodo erano famosi per la progettazione e la fabbricazione di armi di alta qualità, in particolare del ''[[
Il ''[[pilum]]'', un giavellotto pesante dato in dotazione a ''principes'' e ''hastati'' (in sostituzione di una pesante lancia, chiamata ''[[hasta]]'', in dotazione a tutto l'esercito fino a quel momento<ref>Fields (2008) 20, 22.</ref>), potrebbe essere anch'esso di derivazione iberica,
[[File:Altar-of-Domitius-Ahenobarb.jpg|thumb|upright=3.6|center|L'[[ara di Domizio Enobarbo]] del [[113 a.C.]] con la rappresentazione del ''[[lustratio|lustrum]]'' [[Censore|censorio]] (con ''[[suovetaurilia]]''). Numerosi [[legionario romano|legionari romani]] accompagnano la funzione ed indossano tipici [[elmo (esercito romano)|elmi attico-romani e di Montefortino]], elmi [[Elmo corinzio|etrusco-corinzi]], [[lorica hamata|loriche hamate]] e [[Scudo (esercito romano)|''scuta'' ovali]].]]
Con la riforma manipolare, in seguito alla tripartizione [[censo (storia romana)|censoria]] dell'esercito in ''[[Hastati]]'', ''[[Principes]]'' e ''[[Triarii]]'', l'armamento fu attribuito in base anche alla seguente gerarchia:
* gli ''hastati'' erano armati di ''hasta'', termine che indica sia la [[lancia (arma)|lancea]] da urto, sostituita in seguito da un giavellotto (chiamato ''[[pilum]]''), equipaggiati con corazze leggere (spesso di cuoio o composte di piastroni di metallo sul petto) ed elmetto di ottone adornato con tre piume, alte approssimativamente di 30 [[centimetri|cm]], con uno [[Scudo (esercito romano)|scudo di legno]] che copriva lo spazio tra il piede e la cintola (rinforzato in ferro, alto 120 cm in forma di un rettangolo dal profilo ricurvo e convesso), con una spada corta (''[[gladio (arma)|gladio]]'') e con un pugnale;<ref name="Book3-172">{{Cita libro|cognome=Smith|nome=William|titolo=A Dictionary of Greek and Roman Antiquities|anno=1865|url=https://archive.org/details/dictionaryofgree00smituoft|editore=Little, Brown, and Co.|
* i ''principes'' erano armati con corazze più pesanti (solitamente cotte di maglia lunghe fino al bacino) con uno scudo simile a quello degli ''hastati'', con due giavellotti, con una lancia, con una spada corta e un pugnale;
* infine i ''triarii'' erano in grado di permettersi una corazza pesante. Erano inoltre armati con una lunga lancia, con uno [[Scudo (esercito romano)|scudo]] molto alto, con la spada corta e con il pugnale. Oltre all'armamento i ''triarii'' avevano il tipico elmo con i lunghi paraguance, uniti sotto il mento da
''Hastati'', ''Principes'' e ''Triarii'' utilizzavano, infine, lunghi scudi ovali, detti ''[[Scudo (esercito romano)|scuta]]'' (quelli rotondi, detti ''[[clipei]]'' furono abbandonati verso la fine del [[V secolo a.C.]]<ref name="LivioIVeVIII">
Lo schieramento dei ''velites'' consisteva in truppe armate molto alla leggera, senza armature, adatte per questo al compito affidatogli, cioè azioni di schermaglia e di disturbo (cosiddetti ''[[Cacciatore (tattica)|cacciatori]]''). Erano muniti di una spada e di un [[Parma (scudo)|piccolo scudo rotondo]] (diametro: 3 [[piede romano|piedi]]≈ 90 cm), oltre che di diversi giavellotti leggeri, con una corta asta in legno di 90 cm (3 piedi) dal diametro di un dito, e una sottile punta metallica di circa 25 cm.
Riga 323 ⟶ 346:
Il ''[[tribunus militum]]'' indossava una corazza di bronzo (spesso incisa), delle ''[[pteruges]]'', un mantello, un [[elmo attico]] con un pennacchi di coda di cavallo. A differenza dei ranghi inferiori, gli ufficiali non adottarono mai come armatura la ''[[lorica hamata]]'' (cotta di maglia di ferro).
=== Armamento dei cavalieri ===
[[File:Glanum, mausoleum, relief.JPG|upright=1.4|left|thumb|Rilievo dal [[mausoleo di Glanum|mausoleo di ''Glanum'']] con rappresentati cavalieri romani in combattimento (anni [[30 a.C.|30]]-[[20 a.C.]]).]]
Riguardo alla [[cavalleria legionaria]], sembra che la stessa abbia cambiato il suo armamento intorno al 300 a.C., quando venne trasformata da "leggera" in "pesante", dotando tutti i cavalieri di un'armatura metallica di tipo greco<ref>{{Cita|Polibio|VI, 25.3-4}}.</ref> L'armamento dei cavalieri consisteva in un [[elmo (esercito romano)|elmo]], uno [[clipeus|scudo rotondo]] (''[[clipeus]]'') in bronzo, oltre ad una [[lancia (arma)|lancia]] leggera ed una spada.<ref name=LivioI,43 />
Secondo [[Polibio]], i cavalieri anticamente non avevano una corazza, bensì una semplice [[trabea]],<ref name="PolibioVI,25,3">{{Cita|Polibio|VI, 25.3}}.</ref> per cui era facile e comodo salire e scendere da cavallo, ma negli scontri correvano grossi rischi poiché combattevano praticamente nudi.<ref name="PolibioVI,25,4">{{Cita|Polibio|VI, 25.4}}.</ref> Sembra che fino al 200 a.C. circa, la cavalleria romana indossasse corazze di bronzo, ma dopo questo periodo la corazza venne sostituita con una in maglia di ferro (''[[lorica hamata]]''), dove solo gli ufficiali mantennero la corazza anatomica (''[[lorica musculata]]'').<ref name="PolibioVI.23">{{Cita|Polibio|VI, 23}}.</ref>
La maggior parte dei cavalieri portava una lancia (''[[hasta]]'') ed un piccolo scudo rotondo (''parma equestris''). Polibio aggiunge che, in tempi antichi:
{{Citazione|Anche le lance non erano di alcuna utilità, principalmente per due motivi: prima di tutto, essendo sottili e fragili, non erano minimamente in grado di raggiungere il bersaglio e prima che la punta provasse a conficcarsi in qualcosa, spesso si spezzava a causa della vibrazione generata dal movimento del cavallo; [in secondo luogo], poiché erano costruite senza il puntale inferiore, potevano colpire di punta solo la prima volta, poi si spezzavano e non erano più utilizzabili.|{{cita|Polibio|VI, 25.5-6}}.}}
Riguardo invece allo scudo, Polibio scrive:
{{Citazione|Portavano uno scudo di pelle di bue [...], ma non era possibile servirsene contro gli attacchi nemici, perché non era sufficientemente consistente e, quando la pelle esterna che lo ricopriva veniva a mancare, in caso di pioggia si infradiciava e diventava totalmente inservibile.|{{cita|Polibio|VI, 25.7}}.}}
Questo il motivo per cui, sempre per lo storico greco, questo genere di armatura forniva loro un pessimo servizio, e fu in seguito sostituita (almeno a partire dalle [[guerre puniche]]) con quella di tipo greco. In questo genere di [[panoplia]], infatti, la punta della lancia arrivava efficacemente a bersaglio, in quanto la struttura della lancia è rigida e robusta; se la si capovolge, risulta ugualmente efficace e preciso l'utilizzo del puntale. Identico discorso vale anche per gli scudi greci, molto solidi, particolarmente utili contro sia gli attacchi da lontano, sia da vicino.<ref>{{Cita|Polibio|VI, 25.8-10}}.</ref>
Nel tardo II secolo a.C., alcuni cavalieri cominciarono a portare delle lunghe lance (''[[contus]]''), che dovevano essere tenute con entrambe le mani, precludendo loro l'utilizzo dello scudo.<ref>{{Cita|Sidnell 2006|p. 161}}.</ref>
=== Ordine di marcia ===
È [[Polibio]] ad informarci dell'ordine di marcia "base" di un esercito romano consolare, formato quindi da due [[legione romana|legioni romane]] e due di [[ala (esercito romano)|alleati]] (''[[socii e foederati|socii]]'').<ref name="PolibioVI.40">
In testa alla "colonna" (''agmen pilatum''<ref>[[Publio Virgilio Marone]], ''[[Eneide]]'', XII, 121.</ref>) si trovava un'avanguardia di soldati scelti tra le truppe alleate (''socii delecti''), poi seguiva l
[[File:Agmen pilatum - Polybius.png|thumb|center|upright=3.5|Ordine di marcia di un esercito consolare descritto da Polibio, detto ''Agmen pilatum'']]
Sempre [[Polibio]], poi [[Floro]] ed ancora [[Gaio Giulio Cesare]], ci informano di un ordine di marcia particolare dell'esercito romano, databile per il primo alla [[seconda guerra punica|guerra annibalica]]<ref>
{{Citazione|In un altro caso gli ''hastati'', i ''principes'' e i ''triarii'' formano tre colonne parallele, i bagagli di ogni singolo manipolo davanti a loro, quelli dei secondi manipoli dietro i primi manipoli, quelli del terzo manipolo dietro il secondo, e così via, con i bagagli sempre intercalati tra i corpi di truppa. Con questo ordine di marcia, quando la colonna è minacciata, possono affrontare il nemico sia a sinistra sia a destra, e appare evidente che il bagaglio può essere protetto dal nemico da qualunque parte egli appaia. Così che molto rapidamente, e con un movimento della fanteria, si forma l'ordine di battaglia (tranne forse che gli ''hastati'' possono ruotare attorno agli altri), mentre animali, bagagli e loro accompagnatori, vengono
[[File:Agmen tripartitum - Polybius.png|thumb|center|upright=3.5|Ordine di marcia di una legione con i bagagli (''impedimenta'') intervallati tra le sue [[coorte|coorti]], detto ''Agmen tripartitum'']]
=== Accampamento ===
{{Vedi anche|Castrum}}
[[File:
Altra e fondamentale novità di questo periodo fu che il nuovo esercito, dovendo condurre [[Storia delle campagne dell'esercito romano in età repubblicana|campagne militari sempre più lontane]] dalla città di [[Roma (città antica)|Roma]], fu costretto a trovare delle soluzioni difensive adatte al pernottamento in territori spesso ostili. Ciò indusse i Romani a creare, sembra a partire dalle [[guerre pirriche]], un primo esempio di ''[[castrum|accampamento militare da marcia fortificato]]'', per proteggere le armate romane al suo interno.<ref>{{
{{Citazione|[[Pirro]] re dell'[[Epiro]],<ref>{{
Le truppe romane
I vantaggi di un accampamento da marcia fortificato erano sostanziali. Esso poteva essere posizionato su terreni più adatti: meglio se piani, asciutti, liberi da alberi e rocce, vicino a fonti d'acqua potabile, coltivazioni di cereali, buoni pascoli per i cavalli e gli animali da soma.<ref name="VegezioI.21"/> Pattugliati adeguatamente, gli accampamenti fortificati evitavano attacchi di sorpresa o che questi potessero avere successo - non a caso nessun attacco di questo genere, viene ricordato nella letteratura che abbia avuto successo.<ref>{{
Il campo di marcia veniva costruito quando console ordinava di costruirlo dopo una giornata di marcia, in un preciso luogo. Un gruppo di ufficiali (un [[tribuno militare]] e alcuni [[centurione romano|centurioni]]), conosciuti come ''[[mensor]]es'' ("misuratori"), iniziava ad analizzare la conformazione del terreno, determinando quale fosse la miglior posizione per porvi il ''[[praetorium]]'' (tenda del console), piantando uno stendardo sul posto.<ref name="PolibioVI41">{{
All'interno del recinto esterno dell'accampamento, veniva elaborato, sulla base di un modello standard, un piano per organizzare lo spazio, per disporre le tende di ciascun componente dell'esercito: dagli ufficiali, ai fanti legionari (divisi in ''hastati'', ''principes'' e ''triarii''), alla [[cavalleria legionaria]], agli alleati italici (fanti e cavalieri), fino agli ''[[extraordinarii]]'' e agli alleati non-italici.<ref>{{
=== Schieramento e combattimento ===
{{Vedi anche|Tattiche della fanteria romana|tattiche della cavalleria romana}}
Il vecchio schieramento [[falange (militare)|falangitico]] presentava alcuni punti deboli, che con la nuova formazione [[Manipolo (storia romana)|manipolare]] i Romani cercarono di migliorare. La falange, infatti, richiedeva una notevole compattezza e terreni assai pianeggianti. Quando i Romani si trovarono, quindi, attorno alla metà del [[IV secolo a.C.]], a dover [[guerre sannitiche|combattere contro i Sanniti]] nelle regioni montuose dell'[[Italia
La vera novità della formazione [[Manipolo (storia romana)|manipolare]] era che, non solo si dava maggior autonomia ai 30 sub-reparti (''manipuli''), ma che i soldati non erano più inquadrati secondo il loro [[Censo (storia romana)|censo]], al contrario in base alla loro età, esperienza e capacità di combattimento. Solo i ''[[velites]]'', che erano i [[cittadinanza romana|cittadini]] meno abbienti, continuavano a svolgere il ruolo originario di fanteria leggera,<ref name="PolibioVI,21,9"/> davanti ai manipoli, ora formati da ''[[hastati]]''-''[[principes]]''-''[[triarii]]''.<ref name="PolibioVI,21,7">{{Cita|Polibio|VI, 21.7}}.</ref><ref name="LivioVIII,8,6-8"/>
Lo schieramento base di questo [[Repubblica romana|medio periodo repubblicano]], in contrasto con quello falangitico dell'epoca regia, era il cosiddetto ''triplex acies'', ovvero la disposizione degli uomini su tre linee distinte. La prima linea era composta da 1.200 ''[[hastati]]'', la seconda da 1.200 ''[[principes]]'' e la terza da 600 ''[[triarii]]'', che costituiva la vera riserva tattica. Tutte queste linee erano costituite da fanteria pesante. Secondo [[Tito Livio]], attorno alla metà del [[IV secolo a.C.]], durante la [[guerra latina]], le [[legione romana|legioni]] erano così disposte tatticamente:
{{Citazione|Quando l'esercito aveva assunto questo schieramento, gli ''Hastati'' iniziavano primi fra tutti il combattimento. Se gli ''Hastati'' non erano in grado di battere il nemico, retrocedevano a passo lento e i ''Principes'' li accoglievano negli intervalli tra loro. [...] i ''Triarii'' si mettevano sotto i vessilli, con la gamba sinistra distesa e gli scudi appoggiati sulla spalla e le aste conficcate in terra, con la punta rivolta verso l'alto, quasi fossero una palizzata... Qualora anche i ''Principes'' avessero combattuto con scarso successo, si ritiravano dalla prima linea fino ai ''Triarii''. Da qui l'espressione [[lingua latina|in latino]] "''Res ad Triarios rediit''" ("essere ridotti ai ''Triarii''"), quando si è in difficoltà.|>{{cita|Livio|VIII, 8.9-12}}.}}
I ''Triarii'', dopo aver accolto ''Hastati'' e ''Principes'' tra le loro file, serravano le file e, in un'unica ininterrotta schiera, si gettavano sul nemico.<ref>{{Cita|Livio|VIII, 8.13-14}}.</ref> Essi costituivano i veterani, gli anziani dell'esercito romano. Erano utilizzati anche per evitare che le due linee precedenti potessero ritirarsi senza averne ricevuto la dovuta autorizzazione. Per qualche studioso moderno sarebbe più corretto dire che l'ordinamento romano in battaglia fosse su due linee (''duplex acies'') con una terza linea utilizzata come riserva. È proprio questa doppia linea a costituire il più significativo cambiamento al precedente schieramento falangitico. Le tre linee dei manipoli era disegnate come su una scacchiera.<ref name="Fields 2007, p. 42">{{cita|Fields 2007|p. 42}}.</ref>
La sostituzione nelle prime due linee della spada con un giavellotto come il ''[[pilum]]'' portò a sviluppare una differente tattica per la fanteria pesante. La falange di lancieri venne sostituita con combattenti dotati di spada e giavellotto. La tattica generale era quella di attaccare, sfondando il centro dello schieramento nemico e metterlo in fuga il più rapidamente possibile. Gli ''Hastati'' legionari dovevano avanzare verso le linee nemiche con passo cadenzato. Quando il divario si riduceva attorno ai 15 metri, ogni linea successiva di ''hastati'' doveva lanciare i rispettivi due ''pila'', estrarre poi la spada e mettersi a correre, lanciando l'urlo di guerra e caricando le linee nemiche. Schiacciando il nemico in faccia con i loro scudi, i legionari utilizzavano poi i loro ''[[gladio (arma)|gladii]]'' per pugnalare il nemico all'inguine, pancia, o faccia, infliggendo ferite mortali nella grande maggioranza dei casi.<ref name="Fields 2007, p. 42"/> Quando il nemico era organizzato in tribù e non era armato, solo l'impatto iniziale provocava il crollo del fronte nemico. Contro l'avanzata nemica come quella dei Greci, l'impatto iniziale provocava l'interruzione della linea nemiche e, nella mischia che ne seguiva, i Romani si avvantaggiavano dalle loro migliori armi.
La fanteria era poi disposta al centro, coperta ai [[ala (esercito romano)|fianchi]] da unità di [[cavalleria (storia romana)|cavalleria]]; vi era poi un'avanguardia di 1.200 tiratori o schermagliatori (''[[velites]]'', divisi in 10 unità di 120 uomini ciascuna, posti sotto il comando di un centurione ''senior'' degli ''hastati'') che davano inizio alla battaglia scagliando dardi o giavellotti sul nemico per poi ritirarsi al sicuro.<ref name="Polibio VI.24"/> La cavalleria si assicurava che i lati rimanessero difesi e, grazie al rapido movimento, tentava di aggirare il nemico per colpirlo alle spalle, mentre la prima linea romana lo teneva impegnato frontalmente.
Gli eserciti, come abbiamo visto sopra, erano schierati in base al loro livello di preparazione (ed in parte al loro [[censo (storia romana)|censo]]): davanti a tutti c'erano i ''[[velites]]'', armati alla leggera, erano dotati di [[fionda|fionde]], [[giavellotto|giavellotti]] e [[parma (scudo)|piccolo scudo]], ed avevano il compito di distrarre, innervosire il nemico con costanti lanci di dardi, coprendo inoltre le manovre della fanteria pesante romana alle loro spalle. Dopo aver compiuto sufficienti azioni di disturbo, ed aver dato tempo ai soldati meglio equipaggiati di loro, si ritiravano dal campo di battaglia, sfilando alle spalle degli ''hastati'', dei ''principes'' e dei ''triarii'', ultimi della formazione, i veri veterani.
[[File:Esercito consolare polibiano III secAC.svg|thumb|upright=3.6|center|Schieramento in battaglia dell'esercito consolare polibiano nel [[III secolo a.C.]], con al centro le [[legione romana|legioni]] e sui fianchi le ''[[Ala (esercito romano)|Alae]]'' ''[[Truppe ausiliarie dell'esercito romano|Sociorum]]'' (gli alleati italici) e la [[cavalleria (storia romana)|cavalleria]] legionaria e alleata.<ref>
==== Tattiche della cavalleria ====
[[File:Sg0542.jpg|thumb|left|upright=1.4|Moneta romana al tempo della [[seconda guerra punica]] (218–201 a.C.) che mostra (dritto) il dio [[Marte (divinità)|Marte]] e (rovescio) probabilmente la prima immagine di un cavaliere romani di epoca repubblicana. Da notare l'elmo con pennacchi di crine di cavallo, una lunga lancia (''hasta''), un piccolo scudo (''parma equestris'') e un mantello fluttuante. ''[[Quincunx]]'' di bronzo, zecca di ''[[Larinum]]'']]
C'è un punto di vista comune in alcuni storici, secondo il quale i Romani di questo periodo non erano dei buoni cavalieri e che la cavalleria fosse semplicemente un completamento della loro fanteria superiore. Infatti hanno anche sostenuto che preferissero combattere scendendo da cavallo, ogni volta che fosse possibile, sulla base del fatto durante gli scontri capitava che smontassero da cavallo e aiutassero i loro commilitoni della fanteria.<ref>{{
La cavalleria romana del periodo repubblicano era specializzata nella carica violenta, seguita poi da un combattimento "corpo a corpo".<ref>{{
Nella [[battaglia di Eraclea]] (280 a.C.), la cavalleria romana generò sgomento nel comandante nemico, [[Pirro]] re
==== Cambiamenti dopo Canne (216 a.C.) ====
{{Vedi anche|Battaglia di Canne}}
[[File:Exercitus romanus Canne - Tattica.png|upright=1.4|thumb|Struttura manipolare di una legione romana all'epoca delle guerre puniche secondo Polibio:<br />(a sinistra) formazione [[coorte|coortale]] composta da tre [[manipolo (storia romana)|manipoli]] di ''[[triarii]]'', ''[[principes]]'' e ''[[hastati]]'' di una legione di 4.200 fanti ("fronte manipolare" = 12/18 metri);<br />(al centro) una legione di 5.000 armati ("fronte manipolare" = 12/18 metri);<br />(a destra) legione di 5.000 armati durante la battaglia di Canne, con uno schieramento estremamente compatto ("fronte manipolare" = 7,2/10,8 metri).]]
Una ragione fondamentale per alcuni storici che cominciarono a disprezzare la [[cavalleria (storia romana)|cavalleria romana]], dipese certamente dalle schiaccianti sconfitte subite dalle [[esercito romano|armate romane]] negli anni [[218 a.C.|218]]-[[216 a.C.]] durante la [[guerra annibalica]], al [[Battaglia
La cavalleria che Annibale portò con sé attraversando le Alpi consisteva di almeno 6.000 uomini, formata da Iberi e Numidi, questi ultimi armati alla leggera, a cui si aggiunse anche un contingente delle tribù della Gallia Cisalpina, che ammontava ad altri 4.000 uomini, pari al 20% dell'intera sua forza militare.<ref>{{
{{citazione|Appena i cavalieri iberi e i galli dell'ala sinistra [dello schieramento
Il fatto che i Romani siano scesi da cavallo, venne utilizzato per sostenere la tesi di una cavalleria romana che aveva poca fiducia nella sua forza equestre e che era in realtà una fanteria montata. E poiché anche la cavalleria cartaginese scese da cavallo, la spiegazione di Livio è più credibile, che il combattimento equestre fosse impraticabile in uno spazio tanto ristretto, tra il fianco destro romano e il fiume ''[[Ofanto|Aufidus]]''.<ref>{{
Una delle ragioni della superiorità della cavalleria di Annibale fu il numero superiore di cavalieri. Considerando che la cavalleria romana-italica costituiva normalmente il 12% dell'intera armata, quella cartaginese (ibero-numidica) e gallica pesava per circa il 20%. Divenne perciò evidente ai Romani che l'importanza della cavalleria come arma di d'attacco, si rivelava insufficiente. E oltre ad un numero maggiore di cavalieri, la superiorità della cavalleria annibalica si basava anche sulla formidabile cavalleria leggera numidica. I Numidi cavalcavano i loro piccoli cavalli senza sella, senza briglie e armatura. Erano armati semplicemente con pochi giavellotti e uno scudo di pelle leggera.<ref>{{
Queste sconfitte misero in evidenza il fatto che l'esercito romano non poteva più basarsi sulla sola [[fanteria (storia romana)|fanteria pesante]] posizionata al centro dello schieramento, ma era necessario rafforzare i reparti di cavalleria alle sue ''[[ala (esercito romano)|ali]]'', per evitare di essere circondati dal nemico ai lati e subire una sconfitta tanto devastante, dove perirono 45.000/70.000 [[Repubblica romana|Romani]].<ref>{{
{{Coin image box 1 double
Riga 399 ⟶ 434:
| image =File:GM Massinissa.png
<!-- sintassi: file:nome.extention -->
| caption_left = Dritto: effigie di Massinissa con diadema
| caption_right =
| width = 200
| footer =
Riga 410 ⟶ 445:
La riflessione maturò dopo questa grave sconfitta, nella quale [[Annibale]] era riuscito ad annientare un esercito romano tre volte superiore, usando in modo impeccabile la sua cavalleria. Durante la battaglia il centro cartaginese, che aveva assorbito la carica romana indietreggiando, aveva consentito che i suoi lati si allungassero. I Romani, avanzando centralmente, avevano creduto di poter sfondare facilmente la formazione avversaria. Frattanto la cavalleria punica, nettamente superiore in numero e per qualità tattiche a quella romana, la annientava. E mentre la fanteria romana si incuneava pericolosamente al centro dello schieramento cartaginese, la cavalleria punica circondava la fanteria romana e la caricava da dietro. 80.000 soldati romani persero così la vita nello scontro. Si trattava della peggior sconfitta dell'intera [[storia romana]].
Tuttavia negli anni successivi a Canne (216-203 a.C.), le azioni della cavalleria romana contro Annibale nel sud dell'Italia ottennero i primi successi, sebbene non riuscissero a privare il nemico della superiorità tattica della sua cavalleria.<ref>{{
[[Tito Livio]] racconta inoltre che durante l'[[assedio di Capua (211 a.C.)|assedio di Capua]] degli anni [[212 a.C.|212]]-[[211 a.C.]], poiché i combattimenti equestri avevano visto le truppe campane prevalere su quelle romane. Fu così che, grazie all'iniziativa di un centurione, un certo Quinto Navio,<ref>{{Cita|Livio|XXVI, 4.10}}.</ref> venne adottata una nuova tattica di battaglia che permettesse agli assedianti di prevalere sugli assediati:
{{Citazione|Da tutte le legioni vennero prelevati i giovani più robusti, veloci per l'abilità dei loro corpi. Ad essi vennero dati degli [[parma (scudo)|scudi più corti e leggeri]] di quelli dati normalmente ai [[cavalleria (storia romana)|cavalieri]], oltre a sette giavellotti lunghi [[Piede (unità di misura)|quattro piedi]] (1,19 metri) ciascuno con una punta in ferro simile a quella dei ''[[velites]]''. Ogni cavaliere fece poi salire un fante sul proprio cavallo e lo addestrò a stare in sella dietro di lui, pronto a scendere al volo ad un segnale convenuto.|{{cita|Livio|XXVI, 4.4-5}}.}}
Quando si ritenne che tale manovra poteva essere compiuta in sicurezza grazie ad un adeguato e quotidiano addestramento, i Romani avanzarono nella pianura che si trovava tra i loro [[castrum|accampamenti]] e le mura della città assediata, pronti a combattere contro le forze di cavalleria campane.<ref>{{Cita|Livio|XXVI, 4.6}}.</ref> Giunti a tiro di giavellotto dalla cavalleria nemica, venne dato il segnale ed i ''velites'' scesero da cavallo all'improvviso; lanciarono quindi i loro numerosi giavellotti in modo così rapido e violento da ferire moltissimi cavalieri campani, totalmente impreparati ad un simile attacco. La rapidità dell'attacco generò tra le file campane più spavento che un danno reale. I cavalieri romani allora, lanciatisi contro un nemico sbalordito, lo misero in fuga, facendone grande strage fino alle porte della città. Da quel momento venne stabilito presso le legioni vi fosse un reparto di ''velites'' pronti a dare sostegno alla cavalleria.<ref>{{Cita|Livio|XXVI, 4.7-9}}.</ref>
=== Tecniche d'assedio romano ===
{{Vedi anche|Assedio (storia romana)|armi d'assedio (storia romana)}}
[[File:Archimedes-Mirror by Giulio Parigi.jpg|thumb|upright=1.4|Gli specchi ustori di [[Archimede]] di [[Syrakousai]] (affresco di [[Giulio Parigi]] del 1599-1660, [[Galleria degli Uffizi]], [[Firenze]]).]]
Appartengono a questo periodo i primi [[assedio (storia romana)|importanti assedi ad opera dei Romani]]. Nel [[250 a.C.]] l'[[assedio di Lilibeo (250 a.C.)|assedio di Lilibeo]] comportò per la prima volta l'attuazione di tutte le tecniche d'assedio apprese durante le [[guerre pirriche]] degli anni [[280 a.C.|280]]-[[275 a.C.]], tra cui [[torre d'assedio|torri d'assedio]], [[ariete (arma)|arieti]] e [[vinea]].<ref>
Trentacinque anni più tardi, nel [[214 a.C.|214]]-[[212 a.C.]] i Romani dovettero affrontare uno dei più difficili assedi della loro storia: [[assedio di Siracusa (212 a.C.)|quello di Siracusa]], ad opera del console [[Marco Claudio Marcello]]. I Romani, che avevano maturato un sufficiente bagaglio di esperienze nell'arte ossidionale sia di mare che di terra, si scontrarono però con le innovative tecniche difensive adottate dal famoso matematico [[Archimede]].<ref>
{{citazione|i Siracusani, quando videro i Romani investire la città dai due fronti, di terra e di mare, rimasero storditi e ammutolirono di timore. Pensarono che nulla avrebbe potuto contrastare l'impeto di un attacco in forze di tali proporzioni.|[[Plutarco]], ''Vita di Marcello'', 14.}}
:Ma Archimede preparò la difesa della città, lungo i 27 km di mura difensive, con nuovi mezzi d'artiglieria. Si trattava di [[balista|baliste]], [[catapulta|catapulte]] e [[scorpione (arma)|scorpioni]], oltre ad altri mezzi come la ''[[manus ferrea]]'' e gli [[specchi ustori]], con cui mise in seria difficoltà gli attacchi romani per mare e per terra. I romani dal canto loro continuarono i loro assalti dal mare con le [[
{{Coin image box 1 double
| header = [[Denario]] con l'effige di<br />[[Marco Claudio Marcello]]<br />(conio celebrativo)<ref>Conio celebrativo curato da un discendente di Marcello, per ricordare la [[Seconda guerra punica|conquista della Sicilia]] (a questo allude il [[triscele]] a sinistra), avvenuta nel [[212 a.C.|212]]-[[210 a.C.]]).</ref>
Riga 435 ⟶ 474:
| background = <!-- opzionale-->
}}
{{citazione|I Romani, allestiti questi mezzi, pensavano di dare l'assalto alle torri, ma Archimede, avendo preparato macchine per lanciare dardi a ogni distanza, mirando agli assalitori con le baliste e con catapulte che colpivano più lontano e sicuro, ferì molti soldati e diffuse grave scompiglio e disordine in tutto l'esercito; quando poi le macchine lanciavano troppo lontano, ricorreva ad altre meno potenti che colpissero alla distanza richiesta. [...] Quando i Romani furono entro il tiro dei dardi, Archimede architettò un'altra macchina contro i soldati imbarcati sulle navi: dalla parte interna del muro fece aprire frequenti feritoie dell'altezza di un uomo, larghe circa un palmo dalla parte esterna: presso di queste fece disporre arcieri e scorpioncini e colpendoli attraverso le feritoie metteva fuori combattimento i soldati imbarcati. [...] Quando essi tentavano di sollevare le sambuche, ricorreva a macchine che aveva fatto preparare lungo il muro e che, di solito invisibili, al momento del bisogno si levavano minacciose al di sopra del muro e sporgevano per gran tratto con le corna fuori dai merli: queste potevano sollevare pietre del peso di dieci talenti e anche blocchi di piombo. Quando le sambuche si avvicinavano, facevano girare con una corda nella direzione richiesta l'estremità della macchina e mediante una molla scagliavano una pietra: ne seguiva che non soltanto la sambuca veniva infranta ma pure la nave che la trasportava e i marinai correvano estremo pericolo.|
:Marcello decise allora di mantenere l'assedio, provando a stritolare la città per fame. L'assedio si protrasse per ben 18 mesi, un tempo tanto lungo da far esplodere notevoli contrasti in Siracusa tra il popolo, tanto che la parte filoromana architettò il tradimento, permettendo ai Romani di fare irruzione in piena notte, quando furono aperti i cancelli della zona nord della città. Siracusa cadde e fu saccheggiata, non però la vicina [[isola di Ortigia]], ben protetta da altre mura, che resistette ancora per poco. In quell'occasione trovò la morte anche il grande scienziato siracusano [[Archimede]], che fu ucciso per errore da un soldato.
Altri e memorabili assedi del periodo furono quello degli anni [[212 a.C.|212]]-[[211 a.C.]], nel corso della [[seconda guerra punica]], quando [[Annibale]] riuscì una prima volta a [[prima battaglia di Capua|rompere l'assedio]] alla città di [[Capua (città antica)|Capua]] (nel 212 a.C.); la [[seconda battaglia di Capua|seconda volta]] i Romani mantennero salde le loro posizioni in Campania. E seppure Annibale aveva minacciato di assediare la stessa Roma:
{{Citazione|I Romani che erano assediati da Annibale e a loro volta assediavano Capua, disposero con decreto che l'esercito mantenesse quella posizione, fin quando la città non fosse stata espugnata.|[[Sesto Giulio Frontino|Frontino]], ''
:E così Annibale, constatato che le difese di Roma erano assai forti e gli assedianti romani di Capua non "toglievano l'assedio", abbandonò la città campana, che cadde poco dopo in mano romana.
Nel [[209 a.C.]], nel mezzo della [[seconda guerra punica]], [[Publio Cornelio Scipione]] riuscì ad [[assedio di Cartagena|espugnare]] la città [[Iberi|ibero]]-[[cartaginesi|cartaginese]] di [[Cartagena (Spagna)|Cartagena]] (poi ribattezzata [[Nova Carthago]]), dove al suo interno fu trovato un arsenale di [[artiglieria (storia romana)|macchine da lancio]] pari a 120 [[catapulta|catapulte]] grandi, 281 piccole, 23 [[balista|baliste]] grandi e 52 piccole, oltre ad un notevole numero di [[scorpione (arma)|scorpioni]].<ref>
Ultimi e sempre più "raffinati" assedi messi in atto dai romani nel periodo in questione, furono quello del [[146 a.C.]], durante la [[terza guerra punica]], a [[Battaglia di Cartagine (146 a.C.)|Cartagine]], dove [[Appiano di Alessandria]] ci racconta che i [[Repubblica romana|Romani]] di [[Publio Cornelio Scipione Emiliano]], catturarono più di 2.000 [[artiglieria|macchine da lancio]] (tra catapulte, baliste e scorpioni) nella sola capitale cartaginese.<ref>[[Appiano di Alessandria]], ''De rebus punicis et De rebus numidicis'', 80.</ref> Ed infine quello degli anni [[134 a.C.|134]]-[[133 a.C.]], di [[assedio di Numanzia|Numanzia]], quando il console [[Publio Cornelio Scipione Emiliano]], eroe della [[terza guerra punica]], dopo aver saccheggiato il paese dei ''Vaccei'', cinse d'assedio la città. L'armata comandata da Scipione era integrata da un nutrito contingente di cavalleria [[Numidia|numidica]], fornita dall'alleato [[Micipsa]], al cui comando si trovava il giovane nipote del re, [[Giugurta]]. Per prima cosa, Scipione si adoperò per rincuorare e riorganizzare l'esercito scoraggiato dall'ostinata ed efficace resistenza della città ribelle; poi, nella certezza che la cittadella poteva essere presa solo per [[fame]], fece costruire una [[Circumvallazione|circonvallazione]] (un muro di 10 chilometri tutto intorno) atta a isolare Numanzia e a privarla di qualsiasi aiuto esterno. Il console si adoperò poi a scoraggiare gli [[Iberi]] dal portare aiuto alla città ribelle, presentandosi con l'esercito alle porte della città di Lutia e obbligandola alla sottomissione e alla consegna di ostaggi. Dopo quasi un anno di assedio, i Numantini, ormai ridotti alla fame, cercarono un abboccamento con Scipione, ma, saputo che questi non avrebbe accettato altro che una resa incondizionata, i pochi uomini in condizione di combattere preferirono gettarsi in un ultimo, disperato assalto contro le fortificazioni romane. Il fallimento della sortita spinse i superstiti, secondo la leggenda, a bruciare la città e a gettarsi fra le fiamme. I resti dell'[[oppidum]] furono rasi al suolo come [[Cartagine]] pochi anni prima.
== Strategia ==
{{Vedi anche|Storia delle campagne dell'esercito romano in età repubblicana}}
[[File:Roma Cartagine - 218 a.C..png|thumb|upright=1.4|Teatro delle [[guerre puniche]], le prime condotte da Roma al di fuori della penisola italica (264–146 a.C.).]]
La prima guerra condotta da Roma al di fuori dell'Italia, si ebbe con le [[guerre puniche]], condotte contro [[Cartagine]], una ex colonia fenicia<ref>Sallustio, ''[[Bellum Iugurthinum]]'', XIX.</ref> della costa settentrionale dell'[[Africa]], emancipatasi fino a svilupparsi in un potente stato. Queste guerre, iniziate nel 264 a.C.,<ref name="antiquityP152">Cantor, ''Antiquity'', p. 152.</ref> furono probabilmente i più estesi conflitti mai conosciuti dal mondo antico<ref>{{cita|Goldsworthy
== Dimensione ==
{{Vedi anche|Dimensione dell'esercito romano|Dimensione dell'esercito romano durante la seconda guerra punica}}
Si ritiene che nella tarda monarchia dei [[Tarquini]] (550-500 a.C.), la leva normale andasse a costituire una [[legione romana|legione]] di 9.000 uomini (6.000 opliti, 2.400 fanti "leggeri" e 600 cavalieri).<ref name="grantP54"
All'inizio della Repubblica, si cominciò ad arruolare, non più una sola legione, ma due di 4.500 armati ciascuna (una per ciascun [[console romano|console]]).
Sappiamo da [[Tito Livio]] che, centocinquant'anni dopo, al tempo della [[guerra latina]] ([[340 a.C.|340]]-[[338 a.C.]]) si arruolavano normalmente due eserciti, composti ciascuno da due legioni di 4.200/5.000 fanti e 300 [[equites|cavalieri]] (per ciascun console) , per un totale complessivo di 16.800/20.000 fanti e 1.200 cavalieri,<ref
Ai tempi delle [[guerre pirriche]] l'ersercito romano messo in campo era costituito da 4 armate,<ref>[[Tito Livio]], ''Periochae'' degli ''[[Ab Urbe condita libri]]'' , libro IX, 30.</ref> ciascuna formata da 2 legioni di [[cittadini romani]] e da 2 unità (dette ''[[Ala (esercito romano)|Alae]]'', poiché erano posizionate sulle ali dello schieramento) di ''socii'' (alleati italici). Ciascuna legione era composta a sua volta da 4.200/5.000 fanti<ref name="PolibioVI,20,8-9">
Attorno alla metà del III secolo a.C. l'esercito romano era composto da un corpo di occupazione di [[Sicilia]] e [[Taranto]] (2 legioni di 4.200 fanti e 300 cavalieri ciascuna); due eserciti consolari (ciascuno composto da 2 legioni ad effettivi rinforzati, pari a circa 5.200 fanti e 300 cavalieri per ciascuna legione) ed un numero di soldati alleati pari a circa 30.000 armati (di cui 2.000 cavalieri) in servizio attivo permanente, mentre altri 90.000 costituivano una riserva, pronta ad intervenire all'occorrenza e suddivisa in: 50.000 tra Etruschi e Sabini (di cui 4.000 cavalieri), 20.000 Umbri e Sarsinati e 20.000 Veneti e Cenomani. Il totale complessivo poteva raggiungere, pertanto, le 150.000 unità, di cui solo 30.000 romane (6 legioni).
Durante la guerra contro [[Annibale]] l'esercito romano arrivò a contare ben 23 legioni<ref name="Livio25,3.7">{{
== Ruolo sociale dell'esercito ==
Durante le [[guerre sannite]], il costo sociale dell'esercito era molto dispendioso. La leva standard consisteva nell'arruolare da due a quattro legioni e le campagne militari avvenivano ogni anno. Ciò implicava che il 16% di tutti gli adulti maschi romani fossero coinvolti nelle operazioni militari annuali, arrivando fino al 25% durante i periodi di emergenza.<ref>{{
Il secolo seguente alla seconda guerra punica vide Roma conquistare regni d'oltremare, compresi numerosi territori in Arica, Spagna, Illirico e Grecia. L'esercito repubblicano mantenne tuttavia la stessa struttura di prima, formato da una leva forzata di cittadini a cui affiancare un corpo di truppe alleate (''socii''). Queste ultime sembra abbiano svolto il loro ruolo senza lamentarsene, nonostante il fatto che si trattasse di una confederazione di popoli, originariamente costituenti un'alleanza creata per la difesa comune, ed ora invece proiettata verso espansione aggressiva di nuovi territori d'oltremare. L'acquiescenza dei ''socii '' venne inizialmente comprata con la generosa quota di bottino che veniva fornita loro durante le campagne militari d'oltremare. A ciò si aggiunga che i ''socii'' cominciarono ad integrarsi sempre più con i Romani. L'aver prestato un servizio militare in un esercito dove la lingua utilizzata fosse il latino, portò più tardi questa lingua a costituire la ''[[lingua franca]]'' dell'intera [[Italia romana|penisola italica]], a poco a poco riducendo sempre più il peso delle varie lingua native. Nelle [[province romane]] al di fuori dell'Italia, le popolazioni straniere non fecero alcuna distinzione tra Romani e [[popoli italici]], riferendosi ad entrambi come "Romani". In Italia, sempre più popolazioni di ''socii'' adottarono volontariamente il sistema romano di governo, di legge e monetazione.
Il risentimento nei confronti del dominatore romano, cominciò a crescere tra gli alleati italici, poiché erano trattati come una classe sociale di seconda scelta nel sistema romano. In particolare, non avendo la [[cittadinanza romana]], non potevano usufruire dei benefici dei cittadini romani, come la distribuzione su larga scala dei terreni pubblici (''[[ager publicus]]''), sia nei confronti del
Nel [[91 a.C.]] i ''socii'' si ribellarono in massa contro il sistema romano di alleanze, sfociando nella cosiddetta [[guerra sociale]] (91-88 a.C.), probabilmente la sfida più difficile affrontata da Roma dai tempi della seconda guerra punica. Le armate romane alla fine prevalsero, non solo militarmente ma anche grazie al fatto di aver concesso quanto era stato inizialmente richiesto dai ''socii''. Quelli che nell'89 a.C. erano rimasti fedeli ai Romani ottennero la cittadinanza romana piena, gli altri, poco più tardi della fine della guerra. Questi privilegi vennero così estesi a tutte le popolazioni della penisola italica. Ciò inevitabilmente portò alla fine delle vecchie ''alae'' di alleati, come pure dei ''socii'' italici, ora cittadini paritari con i "vecchi Romani", e perciò arruolabili nelle legioni romane.
== Note ==
=== Annotazioni ===
<references group="c"/>
<references group="v"/>
== Bibliografia ==
;Fonti antiche:
* {{cita libro |autore=[[Appiano di Alessandria]]|titolo=Historia Romana (Ῥωμαϊκά)|volume=VII e VIII|cid=Appiano|lingua=grc}} Versione in inglese [http://www.livius.org/ap-ark/appian/appian_0.html qui] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20151120053128/http://www.livius.org/ap-ark/appian/appian_0.html |date=20 novembre 2015 }}.
*
* [[Gaio Giulio Cesare]]
* [[Dionigi di Alicarnasso]] che trovi [http://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/Dionysius_of_Halicarnassus/home.html QUI versione internet]
* {{Cita libro|autore=[[Eutropio]]|titolo=Breviarium ab Urbe condita|url=https://la.wikisource.org/wiki/Breviarium_historiae_romanae|volume=III|cid=Eutropio|lingua=
* [http://www.attalus.org/translate/fasti.html Fasti triumphales] {{AE|1930|60}}.
* [[Floro]],
* [[Sesto Giulio Frontino|Frontino]], [[Wikisource:la:Strategemata|''Strategemata'' (testo latino)]]
* {{Cita libro|autore=Tito Livio|wkautore=Tito Livio|titolo=Ab Urbe condita libri|url=
* {{Cita libro|autore=Tito Livio|wkautore=Tito Livio|titolo=Periochae|url=
* {{Cita libro|autore=[[Plutarco]]|titolo=Vite parallele|url=https://el.wikisource.org/wiki/%CE%92%CE%AF%CE%BF%CE%B9_%CE%A0%CE%B1%CF%81%CE%AC%CE%BB%CE%BB%CE%B7%CE%BB%CE%BF%CE%B9|volume=Epaminonda e Scipione l'Africano; Pericle e Fabio Massimo; Pelopida e Marcello|cid=Plutarco|lingua=grc}}
* {{Cita libro|autore=Polibio|wkautore=Polibio|titolo=[[Storie (Polibio)|Storie (Ἰστορίαι)]]|volume=VI|cid=Polibio|lingua=grc}} Versioni in inglese disponibili [http://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/Polybius/home.html qui] e [http://www.perseus.tufts.edu/hopper/text?doc=Perseus%3Atext%3A1999.01.0234%3Abook%3D1%3Achapter%3D1 qui].
* [[Gaio Sallustio Crispo|Sallustio]],
* [[Flavio Vegezio Renato|Vegezio]], [[Wikisource:la:Epitoma rei militaris|''Epitoma rei militaris'' (testo latino)]]
* [[Velleio Patercolo]], [[Wikisource:la:Historiae Romanae Ad M. Vinicium Libri Duo|''Historiae Romanae ad M. Vinicium libri duo'' (testo latino)]]
* [[Giovanni Zonara|Zonara]], Compendio di storia [https://web.archive.org/web/20080521191250/http://www.ancientsites.com/aw/Post/1049415 extract: ''Zonara: da Alessandro Severo a Diocleziano: 222–284''].
;Fonti storiografiche moderne:
*
* {{cita libro|autore=E. Abranson e J.P. Colbus|anno=1979|titolo=La vita dei legionari ai tempi della guerra di Gallia|città=Milano|cid=Abranson e Colbus 1979}}
*
* {{cita libro|A.|Boak
* {{Cita libro|autore=Giovanni Brizzi|wkautore=Giovanni Brizzi|titolo=Storia di Roma. 1. Dalle origini ad Azio|anno=1997|editore=Patron|città=Bologna|ISBN=978-88-555-2419-3|cid=Brizzi 1997}}
* {{Cita libro|autore=Giovanni Brizzi|wkautore=Giovanni Brizzi|titolo=Scipione e Annibale, la guerra per salvare Roma|url=https://archive.org/details/scipioneeannibal0000briz|anno=2007|editore=Laterza|città=Bari-Roma|ISBN=978-88-420-8332-0|cid=Brizzi 2007}}
*
* {{cita libro|R.|Byrd|The Senate of the Roman Republic|1995|U.S. Government Printing Office|collana=Senate Document 103-23|lingua=en|cid=Byrd 1995}}
* {{Cita libro|nome=Giuseppe|cognome=Cascarino|titolo=L'esercito romano. Armamento e organizzazione. Dalle origini alla fine della repubblica|volume=vol. I|anno=2007|editore=Il Cerchio|città=Rimini|cid=Cascarino 2007|isbn=978-88-8474-146-2}}
* {{Cita libro|nome=Peter|cognome=Connolly|wkautore=Peter Connolly|titolo=L'esercito romano|anno=1976|editore=Mondadori|città=Milano|cid=Connolly 1976}}
* {{Cita libro|nome=
* {{cita libro|T.J. Cornell|The Beginnings of Rome|anno=1995|lingua=inglese|cid=Cornell 1995}}
* {{cita libro|autore=Pierre Cosme|titolo=L'armée romaine, VIII siècle av JC - V siècle ap JC|editore=Ed. Armand Colin|anno=2007|capitolo=«L'élaboration d'un instrument de conquête» e «La naissance d'une armée permanente»|pp=11-75|lingua=fr|cid=Cosme 2007}}
* {{cita libro|
* {{en}} A. M. Eckstein (2006), ''Mediterranean Anarchy, Interstate War and the Rise of Rome''.
* {{cita libro|Nic|Fields|The Roman Army of the Punic Wars 264-146 BC|2007|Osprey Publishing|lingua=en|cid=Fields 2007}}
* {{cita libro|autore=[[Emilio Gabba]]|titolo=Esercito e società nella tarda Repubblica romana|città=Firenze|anno=1973|cid=Gabba}}
* {{Cita libro |cognome=Goldsworthy |nome=Adrian |titolo=Roman Warfare |url=https://archive.org/details/romanwarfare0000gold_y0x2 |anno=2000|lingua=en|cid=Goldsworthy 2000}}
* {{cita libro|A.|Goldsworthy|Cannae|2001|lingua=en|cid=Goldsworthy 2001}}
* {{Cita libro|cognome=Goldsworthy|nome=Adrian|titolo=The Fall of Carthage: The Punic Wars 265–146 BC|lingua=inglese|editore=Cassell|anno=2007|cid=Goldsworthy 2007|isbn=978-0-304-36642-2}}
* {{
* {{en}} M. Grant, ''The History of Rome'', Faber and Faber, 1993. ISBN 0-571-11461-X.
* Johnathan Roth (1998), ''Logistics of the Roman Army at War (246 BC - AD 235)''.
* Johnathan Roth (2009), ''Roman Warfare''.
* {{Cita libro|nome=Lawrence|cognome=Keppie|titolo=The Making of the Roman Army, from Republic to Empire|url=https://archive.org/details/makingofromanarm0000kepp_a7q6|lingua=inglese|editore=University of Oklahoma Press|anno=1998|cid=Keppie 1998|isbn=978-0-8061-3014-9}}
* {{Cita libro|nome=Alessandro|cognome=Milan|titolo=Le forze armate nella storia di Roma Antica|anno=1993|editore=Jouvence|città=Roma|cid=Milan 1993|isbn=978-88-7801-212-7}}
* {{cita libro|autore=Claude Nicolet|titolo=Rome et la conquête du monde méditerranéen, 264-27|volume=vol. 1 ''Les structures de l’Italie romaine''|editore=Ed. PUF|anno=2001|capitolo=cap. VII «Rome et l'Italie» e VIII «L'armée romaine»|pp=270-331|lingua=fr|cid=Nicolet 2001}}
* {{cita libro|autore=André Piganiol|wkautore=André Piganiol|titolo=Le conquiste dei romani|editore=Il Saggiatore|città=Milano|anno=1989|cid=Piganiol 1989|isbn=978-88-565-0162-9}}
* {{Cita libro|nome=Michael|cognome=Reddé|titolo=Mare nostrum - les infrastructures, le dispositif et l'histoire de la marine militaire sous l'empire romain|lingua=
* {{cita libro|autore=Howard H. Scullard|titolo=Storia del mondo romano. Dalla fondazione di Roma alla distruzione di Cartagine|editore=BUR|volume=vol.I|città=Milano|anno=1992|ISBN=88-17-11574-6|cid=
* {{cita libro|autore=P. Sidnell|anno=2006|titolo=Warhorse: Cavalry in Ancient Warfare|url=https://archive.org/details/warhorsecavalryi0000sidn|cid=Sidnell 2006|lingua=inglese}}
* {{cita libro|autore=F.W. Wallbank|titolo=A Historical Commentary on Polybius|volume=vol. I|anno=1957|lingua=inglese|cid=Wallbank 1957}}
{{Esercito romano}}
{{Eserciti dell'Antichità}}
{{Seconda guerra punica}}
{{Portale|Antica Roma|
[[Categoria:Esercito romano]]
[[Categoria:Seconda guerra punica]]
| |||