Caldogno: differenze tra le versioni

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{{nota disambigua}}
{{Divisione amministrativa
|Nome = Caldogno
|Panorama = VillaCaldognoNordera 2007 07 17 04.jpg
|Didascalia = [[Villa Caldogno]]
|Bandiera = Caldogno-Gonfalone.png
|Voce bandiera =
|Stemma = Caldogno-Stemma.pngsvg
|Voce stemma =
|Stato = ITA
|Grado amministrativo = 3
|Divisione amm grado 1 = Veneto
|Divisione amm grado 2 = Vicenza
|Amministratore locale =Marcello VezzaroNicola Ferronato
|Partito = [[lista civica]] Insieme per Caldogno
|Data elezione =16/05/2011 5-6-2016
|Data istituzionerielezione = 4-10-2021
|Data istituzione =
|Latitudine gradi=45
|Altitudine =
|Latitudine minuti=37
|Sottodivisioni = Cresole, Rettorgole
|Latitudine secondi=0
|Divisioni confinanti = [[Costabissara]], [[Dueville]], [[Isola Vicentina]], [[Vicenza]], [[Villaverla]]
|Latitudine NS=N
|Zona sismica = 2
|Longitudine gradi=11
|Gradi giorno = 2395
|Longitudine minuti=30
|Nome abitanti = calidonensi o calidoniesi<ref>{{cita|Pendin|p. 191}}.</ref>
|Longitudine secondi=0
|Patrono = [[san Bartolomeo]]
|Longitudine EW=E
|Festivo = 8 settembre
|Altitudine=52
|PIL =
|Superficie=15.88
|PIL procapite =
|Note superficie=
|Mappa = Map of comune of Caldogno (province of Vicenza, region Veneto, Italy).svg
|Abitanti=11293
|Didascalia mappa = Posizione del comune di Caldogno all'interno della provincia di Vicenza
|Note abitanti=[http://demo.istat.it/bil2013/index.html Dato Istat] - Popolazione residente al 31 dicembre 2013.
|Aggiornamento abitanti=31-12-2013
|Sottodivisioni=Cresole, Rettorgole
|Divisioni confinanti=[[Costabissara]], [[Dueville]], [[Isola Vicentina]], [[Vicenza]], [[Villaverla]]
|Codice postale=36030
|Prefisso=[[0444]]
|Fuso orario=+1
|Codice statistico=024018
|Codice catastale=B403
|Targa=VI
|Zona sismica=3
|Gradi giorno=
|Diffusività=
|Nome abitanti=calidonensi, calidoniesi<ref name=storiapendin191 />
|Patrono=[[san Giovanni Battista]]
|Festivo=8 settembre
|PIL=
|PIL procapite=
|Mappa=Map of comune of Caldogno (province of Vicenza, region Veneto, Italy).svg
|Didascalia mappa=Posizione del comune di Caldogno all'interno della provincia di Vicenza
|Sito=http://www.comune.caldogno.vi.it/
}}
 
'''Caldogno''' (''Caldonjo'' in [[lingua veneta|veneto]]<ref>{{cita libro|AA. |VV. | Dizionario di toponomastica. Storia e significato dei nomi geografici italiani |1990 |UTET |Torino}}</ref>) è un [[Comune (Italia)|comune italiano]] di {{Popolazione|ITA}} abitanti<ref name="template divisione amministrativa-abitanti" /> della [[provincia di Vicenza]] in [[Veneto]].
'''Caldogno''' è un [[comune italiano]] di 11.293 abitanti<ref>[http://demo.istat.it/bil2013/index.html Dato Istat] - Popolazione residente al 31 dicembre 2013.</ref> della [[provincia di Vicenza]] in [[Veneto]]. Fa parte dell'[[hinterland]] del capoluogo costituendo, insieme ad altri comuni, una cintura intorno a [[Vicenza]] con cui confina.
 
Nato in [[epoca romana]] a sei miglia da Vicenza, ha dato i natali a numerose personalità, tra cui [[Giustino Cattaneo]] progettista dell'[[Isotta Fraschini]] e il calciatore [[Roberto Baggio]].
 
== Geografia fisica ==
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* sud-ovest con [[Costabissara]];
* nord-ovest con [[Isola Vicentina]].
 
== Origini del nome ==
=== Caldogno ===
In epoca romana Caldogno era il villaggio che distava sei miglia dalla città, posto in corrispondenza del decumano inferiore dell{{'}}''Agro Centuriato Vicentino di Thiene''<ref name=storiapendin21 /><ref name=storiapendin22 />. Per questo motivo, diversamente da altri comuni che condividono tale particolare ubicazione (come [[Sesto San Giovanni]] in [[provincia di Milano]], ma anche [[Quarto d'Altino]] a [[Venezia]] o [[Noventa Vicentina]] a [[Vicenza]]), è molto particolare che il nome del comune sia completamente diverso o comunque non derivato da ''Sesto''<ref name=storiapendin55>{{cita|Pendin|p. 55}}.</ref> e per questo sono stati diversi gli storici che hanno cercato di spiegare l'etimologia nel nome<ref>Il prof. Pendin nel suo ''Storia di Caldogno'' dedica un capitolo alla trattazione delle varie teorie riguardanti l'etimologia del nome. Fra gli autori citati ci sono il Mantese, il Benetti, il Dani e alcune note riguardanti il [[Francesco Barbarano de' Mironi|Barbarano]] la cui ipotesi viene citata come una ''rielaborazione in forma fantasiosa di tante roboanti deduzioni''. Ogni ipotesi viene comunque analizzata cogliendone sia le deduzioni corrette che le inesattezze.</ref>.
 
Primo fra tutti il Mantese<ref>«G. Mantese, ''Memorie storiche della Chiesa Vicentina'', 1962, pp. 17-18» cfr. {{cita|Pendin|note a p. 60}}</ref>, che lo considera derivante da "''Carturnium''": un'analisi puramente filologica però, vorrebbe che mentre l'alternarsi delle dentali r > l potrebbe essere accettata, l'alterazione di vocali e consonanti che ne consegue sia rara da incontrare in una parola sola.<ref name=storiapendin56>{{cita|Pendin|p. 56}}.</ref>
 
Il Benetti<ref>«A. Benetti, ''Caldogno - Toponomastica romana'', 1972, p. 21, in ''La Parrocchiale di S. Giovanni Battista in Caldogno''» cfr. {{cita|Pendin|note a p. 60}}</ref> lo collega a "''Calidarium''" presupponendo che vi fossero nel territorio alcune sorgenti termali o uno stabilimento di bagni caldi. Due però sono le critiche che possono essere mosse contro tale ipotesi, vista la mancanza di evidenze dell'esistenza di tale luogo: era sensato che fossero presenti delle terme in una città non in un piccolo villaggio agricolo e Caldogno, con buona probabilità, era sede di sorgenti che alimentavano l'acquedotto romano<ref name=storiapendin26 /> e quindi era un posto fornito di sorgenti di acque fresche, non calde.<ref name=storiapendin56 />
 
Il Dani<ref>«A. Dani, ''Le antiche comunità cristiane di Caldogno (Vicenza) e le loro chiese'', 1972, in ''La parrocchia di S. Giovanni Battista in Caldogno'' a p. 27» cfr. {{cita|Pendin|note a p. 60}}</ref> afferma invece che il nome derivi dal sostantivo ''calleu'', storpiatura di ''valleus'' (''vallis'') nella sua forma aggettivale ''calloneus'' che significherebbe "zona valliva". Oltre al fatto che Caldogno non sorge in una valle, c'è da considerare anche l'aspetto del grande numero di storpiature che il nome dovrebbe aver subito per arrivare all'attuale seguendo questa strada.<ref name=storiapendin56 />
 
Pendin, invece, sostiene che il cambio di nome da ''Sesto'' sia da ricercare in qualche fatto avvenuto dopo l'epoca romana. In ''Storia di Caldogno'' porta quindi altre due possibili ipotesi entrambe da ricondurre al periodo longobardo:
# il nome deriva dall'aggettivo in lingua germanica "''Kalt''", legato al fatto che dalle sorgenti uscisse un'acqua limpida e notevolmente fredda, andato poi trasformandosi in "''Caldonus''"<ref name=storiapendin57>{{cita|Pendin|p. 57}}.</ref> secondo la normale alternanza delle due consonanti dentali D-T<ref name=storiapendin61>{{cita|Pendin|p. 61}}.</ref>;
# il nome deriva da ''aldiones'' che indicava i contadini semiliberi in epoca longobarda. Tale parola se pronunciata aspirando leggermente può trasformarsi in ''Haldiones'' diventando per metatesi ''Caldonius'' facendo significare il tutto "Villaggio di contadini semiliberi" per separarli dai servi della gleba<ref name=storiapendin61 />.
 
=== Cresole ===
L'Olivieri, grande studioso della toponomastica della regione, assicura un'origine latina legata al nome dell'antico proprietario, "''Cresius''", che per primo ha fatto costruire nella zona prospiciente alle rive del [[Bacchiglione]] le capanne che costituiscono il primo nucleo abitativo<ref name=storiapendin58>{{cita|Pendin|p. 58}}.</ref>.
 
Pendin, ricordando alcune voci del luogo, spiega come il nome potrebbe derivare da ''cretulae'', una specie di canne palustri presenti nella zona in origine acquitrinosa e paludosa<ref name=storiapendin61 />.
 
=== Rettorgole ===
Sia il Formenton che l'Olivieri concordano sul fatto che il nome della frazione derivi da ''Rivus turgulus'', cioè "rivo o fiumicello torbido", dall'aspetto che doveva avere l'acqua che confluiva nei vari torrentelli. Già in un atto del [[1499]] la zona di Rettorgole è chiamata "''villa de Roturgule''".<ref name=storiapendin58 />
 
== Storia ==
=== Preistoria ===
Sono pochi i ritrovamenti che permettono di identificare la presenza dell'uomo nella [[preistoria]] nel territorio di Caldogno e dintorni. Quasi certamente, per via delle caratteristiche [[acquitrino]]se, malsane e inospitali<ref name=storiapendin13>{{cita|Pendin|p. 13|StoriaPendin}}.</ref> non era un luogo abitato, ma frequentemente battuto durante la [[caccia]] dalle popolazioni [[Neolitico|neolitiche]]<ref name=storiapendin15>{{cita|Pendin|p. 15|StoriaPendin}}.</ref>. Testimonianza di ciò sono i ritrovamenti di frecce dalla punta di pietra e un'[[Bifacciale|amigdala]] che, insieme a un manico di legno, veniva utilizzata come [[ascia da guerra]]<ref name=storiapendin15 />. Nei secoli successivi, ma sempre di natura incerta, sorsero i primi piccoli insediamenti agricoli che trovarono sede nelle zone prosciugate in mezzo ai corsi d'acqua in via di formazione<ref name=storiapendin15 />.
 
=== Il periodo romano ===
Dopo una parentesi [[Euganei|Euganea]] e [[Paleoveneti|Paleoveneta]], Caldogno entrò tra i possedimenti [[Civiltà romana|romani]]. Le tappe della romanizzazione che interessarono Vicenza, e quindi anche i territori adiacenti, furono senza dubbio la costruzione della [[via Postumia]] nel [[148 a.C.|148 a.C]], l'acquisizione del [[diritto romano]] nel [[49 a.C.]] grazie a [[Giulio Cesare]] e la distribuzione ai [[veterani]] delle terre vicentine nel [[30 a.C.]] da parte di [[Ottaviano Augusto]]<ref name=storiapendin20storiapendin21>{{cita|Pendin|p. 20|StoriaPendin21}}.</ref><ref name=storiapendin21storiapendin20>{{cita|Pendin|p. 21|StoriaPendin20}}.</ref>. La zona pianeggiante dell'alto vicentino venne divisa da cardi e [[Decumano|decumani]] formando l<nowiki>{{'</nowiki>}}''agro centuriato vicentino di Thiene''<ref name=storiapendin21 /><ref name=storiapendin22>{{cita|Pendin|p. 22|StoriaPendin}}.</ref>. Caldogno sorgeva al limite sud di tale lotto, distante sei miglia da Vicenza e costituendo per questo la contrada detta ''ad sextum lapidem'', presente ancora oggi come ''Contrà del Sesto'' in Via Roma<ref name=storiapendin22 />.
 
Nell'ambito dei ritrovamenti vi sono la massicciata stradale e resti di [[tegola|tegole]] ed [[embrici]] romani al limite nord del territorio, sotto l'attuale via Scartezzini, una massicciata stradale sotto l'attuale via Zanella vicino alla chiesa parrocchiale e alcune monete di epoca imperiale nella campagna verso il Pozzetto<ref name=storiapendin22 />.
 
==== L'acquedotto romano: il dubbio della partenza ====
Anche Caldogno era collegata all'antico [[acquedotto romano]] che portava l'acqua a Vicenza, il cui percorso è ormai abbastanza chiaro anche grazie ai ritrovamenti in [[Lobbia]]: seguiva un decorso rettilineo che partiva dalla città nelle vicinanze di Porta Santa Croce, fiancheggiava [[Cà Gardellina|Villa Cà Gardellina]], passava poi in località Villaraspa terminando in prossimità del capitello di Sant'Antonio a [[Costabissara|Motta di Costabissara]]. In questo luogo alcuni hanno ipotizzato che vi fosse la presa d'acqua e che sorgesse la [[cisterna]] collettore. Gli autori antichi, però, riportano che la provenienza dell'acqua fosse da Caldogno e non da Motta<ref>{{cita|«[...] fra questi il primo che ne parla con certezza sembra essere il [[Francesco Barbarano de' Mironi|Barbarano]], il quale afferma: ''In esso (Caldogno) cominciava l'acquedotto che passa per Lobbia, che conduceva in Vicenza le fontane del Martinazzo''. Il [[Gaetano Maccà|Maccà]], poi, ne discute a lungo, riportando le testimonianze di tanti altri a lui assai precedenti, e concludendo senza esitazioni che l<nowiki>'</nowiki>"l'antico acquedotto vicentino aveva il suo principio in Caldogno.» cfr. {{cita|Pendin|p. 28|StoriaPendin}}</ref >. Basandosi sulla struttura degli acquedotti romani si può ragionevolmente supporre che a Motta ci fosse la grande cisterna-collettore alla quale affluivano, tramite condutture minori (soprattutto sotterranee), le acque provenienti da altre sorgenti (tra cui quindi Caldogno)<ref name=storiapendin26>{{cita|Pendin|p. 26|StoriaPendin}}.</ref><ref name=storiapendin27>{{cita|Pendin|p. 27|StoriaPendin}}.</ref>. Il rinvenimento di alcuni tubi d'argilla sotterranei sembrano confermare tale ipotesi<ref name=storiapendin27 />.
 
=== L'epoca longobarda e carolingia ===
Caldogno fu anche sede di un insediamento [[Longobardi|longobardo]], portando alla costruzione della [[Chiesetta di San Michele (Caldogno)|chiesetta dedicata a San Michele]]<ref name=storiapendin33>{{cita|Pendin|p. 33|StoriaPendin}}.</ref>. Se i Longobardi contribuirono alla costruzione, gli [[Ungari]] si preoccuparono soprattutto della devastazione: durante il [[Carolingi|dominio carolingio]] di [[Berengario]] conquistarono Vicenza e, seminando il terrore, distrussero la [[Chiesa di San Giovanni Battista (Caldogno)|chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista]] e danneggiarono quasi sicuramente la chiesa longobarda del cimitero<ref name=storiapendin38>{{cita|Pendin|p. 38|StoriaPendin}}.</ref>. Nel [[961]] l'[[Italia settentrionale]] divenne parte dell'[[Impero di Germania]] i cui imperatori concedettero spesso privilegi e onorificenze. È in questo momento che è da inquadrare la nascita del titolo di "conte di Caldogno"<ref name=storiapendin39>{{cita|Pendin|p. 39|StoriaPendin}}.</ref>.
 
=== Tardo medioevo ===
Dopo le distruzioni causate dagli Ungari, in tutto il nord Italia venne affidato ai vescovi, da parte del re d'Italia Berengario, il compito di erigere le difese del territorio. Fu in questo periodo storico che sorsero i tanti [[Castello|castelli]] vescovili della [[provincia di Vicenza]] (tra cui [[Brendola]], [[Sovizzo]], [[Costabissara]], Caldogno e molti altri)<ref name=storiapendin40>{{cita|Pendin|p. 40|StoriaPendin}}.</ref>. Il castello di Caldogno sembra che non sia da inquadrare in questo periodo storico, perché già presente: venne solo restaurato o riedificato a causa dei danni provocati dagli Ungari<ref name=storiapendin40 />.
 
I comuni sotto l'egemonia imperiale della Germania vissero un periodo di relativo benessere in cui poterono organizzarsi e rendersi più indipendenti visto i continui conflitti all'interno della Germania<ref name=storiapendin40 />. Questo almeno fino all'elezione di [[Federico Barbarossa]] che decise di far rispettare la propria autorità anche nei territori italiani. Ma, mentre i Comuni si organizzavano per guerreggiare contro di lui formando prima la [[Lega Veronese]] e poi quella [[Lega Lombarda|Lombarda]] per farsi riconoscere l'indipendenza rimanendo comunque sotto l'Impero, il Conte di Caldogno ha sempre mantenuto una posizione filo-imperiale che gli èha valsavalso benefici e privilegi<ref name=storiapendin41>{{cita|Pendin|p. 41|StoriaPendin}}.</ref><ref>{{cita|Tale constatazione è molto dubbia. Sembra infatti che, per citare il Mantese, tale privilegio sia ''apocrifo'' visto che nell'elenco dei rappresentanti vicentini alla Pace di Costanza non è presente nessun membro della famiglia Caldogno. cfr. {{cita|Canova e Mantese|p. 213|Mantese}}.</ref>. È probabilmente per questo motivo che, durante le continue guerre fra famiglie vicine alla politica papale e a quella imperiale, il dominio di [[Ezzelino III]] non portò a gravi devastazioni nel territorio calidonense come invece fece in molti altri territori più vicini al potere ecclesiastico<ref name=storiapendin42>{{cita|Pendin|p. 42|StoriaPendin}}.</ref>.
 
Già nel [[1262]] Caldogno, Cresole e Rettorgole si erano dati un ordinamento comunale con tanto di statuti<ref name=storiapendin41 />.
 
Dopo le depredazioni di Ezzelino III, nel [[1266]] il territorio vicentino passò sotto l'egemonia padovana fino al [[1312]] quando, dopo la discesa in Italia, [[Enrico VII di Lussemburgo]] nominò Vicario Imperiale di Vicenza [[Cangrande della Scala]] portando i padovani ad opporsi agli [[Scaligeri]] saccheggiando e distruggendo i paesi vicini a Vicenza<ref name=storiapendin42 />. Fu così che molte località della [[Strada statale 247 Riviera|Riviera Berica]] furono bruciate e, nell'estate del 1312, Villaverla fu devastata<ref>{{cita|«Citando il Maccà, Villaverla fu ''svaligiata ed abbruciata''» cfr. {{cita|Pendin|p. 42|StoriaPendin}}</ref > per otto giorni con un'opera di saccheggio di tutti i paesi contigui, tra cui Caldogno e la piccola chiesa longobarda di San Michele<ref name=storiapendin43>{{cita|Pendin|p. 43|StoriaPendin}}.</ref>.
 
Nel 1337, durante la dominazione [[scaligeri|scaligera]], il territorio di Caldogno fu sottoposto, sotto l'aspetto amministrativo, al [[Storia del territorio vicentino#I Vicariati civili|Vicariato civile]] di [[Thiene]] e tale rimase sino alla fine del XVIII secolo<ref>{{Cita| Canova, 1979|p. 25}}.</ref>.
 
=== Il periodo veneziano ===
Nel [[1356]], dopo che [[Luigi d'Ungheria]] decise di invadere il Veneto per vendicarsi dell'appropriazione di [[Zara]] da parte di Veneziani, [[Venezia]] chiamò alcune compagnie mercenarie tedesche di circa 600 cavalieri guidate da [[Artemanno di Warstein]] e [[Arnoldo di Crichinbec]] che si stanziarono a Caldogno. Dopo un tentativo di raggiungere [[Treviso]] per attaccare gli Ungheresi fallito a causa di un fiume [[Brenta]] colmo d'acqua, tornarono a Caldogno dove vennero colti di sorpresa da un contingente di circa 1000 volontari Ungheresi che vinsero sui mercenari e lasciarono il paese e la popolazione devastati<ref name=storiapendin43 />.
 
Il 4 ottobre [[1511]] Caldogno venne saccheggiata dai soldati di [[Ramon de Cardona]], il generale spagnolo che guidò le truppe contro [[Bartolomeo d'Alviano]] nella [[Battaglia de La Motta]], svoltasi poco distante il 7 ottobre [[1513]] a [[Motta (Costabissara)|Motta]]<ref name=storiapendin47>{{cita|Pendin|p. 47|StoriaPendin}}.</ref> (la frazione del comune di [[Costabissara]]), nell'ambito della [[Guerra della Lega di Cambrai]]<ref name=storiapendin47 />.
 
=== Napoleone, il dominio austroungarico e le due guerre mondiali ===
L'invasione francese del Veneto nel [[1797]] portò numerosi cambiamenti, sia burocratici<ref name=storiapendin28>{{cita|Pendin|p. 28|StoriaPendin}}.</ref > che economici: furono molte le tasse salate che i calidonensi, come tutti i veneti, si trovarono a dover pagare per far fronte alle dispendiose campagne militari francesi<ref name=storiapendin49>{{cita|Pendin|p. 49|StoriaPendin}}.</ref>.
 
I cambiamenti che portarono all'attuale definizione del territorio di Caldogno avvennero nel [[1816]], quando l'annessione all'[[Impero Austroungarico]] portò all'abolizione di oltre 150 comuni con pochi abitanti. Per i calidonensi ciò si concretizzò con una prima unificazione di Cresole con Rettorgole e poi con la fusione definitiva nel comune di Caldogno<ref name=storiapendin50>{{cita|Pendin|p. 50|StoriaPendin}}.</ref>.
 
Durante la [[Primaprima Guerraguerra Mondialemondiale]], Caldogno si trovò nelle retrovie e dovette ospitare alcuni reparti militari che insediarono il comando nella villa Fogazzaro-Arnaldi<ref name=storiapendin50 />. Durante la [[Secondaseconda Guerraguerra Mondialemondiale]] venne organizzato un ospedale militare negli edifici attigui a [[villa Caldogno]] e l'adesione di vari paesani al movimento partigiano portò a numerosi rastrellamenti nazi-fascisti<ref name=storiapendin50 />.
 
=== Origine del nome ===
==== Caldogno ====
In epoca romana Caldagno era il villaggio che distava sei miglia dalla città, posto in corrispondenza del decumano inferiore dell<nowiki>'</nowiki>''Agro Centuriato Vicentino di Thiene''<ref name=storiapendin21 /><ref name=storiapendin22 />. Per questo motivo, diversamente da altri comuni che condividono tale particolare ubicazione (come [[Sesto San Giovanni]] in [[provincia di Milano]], ma anche [[Quarto d'Altino]] a [[Venezia]] o [[Noventa Vicentina]] a [[Vicenza]]), è molto particolare che il nome del comune sia completamente diverso o comunque non derivato da ''Sesto''<ref name=storiapendin55>{{cita|Pendin|p. 55|StoriaPendin}}</ref> e per questo sono stati diversi gli storici che hanno cercato di spiegare l'etimologia nel nome<ref>Il prof. Pendin nel suo ''Storia di Caldogno'' dedica un capitolo alla trattazione delle varie teorie riguardanti l'etimologia del nome. Fra gli autori citati ci sono il Mantese, il Benetti, il Dani e alcune note riguardanti il Barbarano la cui ipotesi viene citata come una ''rielaborazione in forma fantasiosa di tante roboanti deduzioni''. Ogni ipotesi viene comunque analizzata cogliendone sia le deduzioni corrette che le inesattezze.</ref>.
 
Primo fra tutti il Mantese<ref>{{cita|«G. Mantese, ''Memorie storiche della Chiesa Vicentina'', 1962, pagg. 17-18»|note a p. 60|StoriaPendin}}</ref >, che lo considera derivante da "''Carturnium''": un'analisi puramente filologica però, vorrebbe che mentre l'alternarsi delle dentali r > l potrebbe essere accettata, l'alterazione di vocali e consonanti che ne consegue sia rara da incontrare in una parola sola.<ref name=storiapendin56>{{cita|Pendin|p. 56|StoriaPendin}}</ref>
 
Il Benetti<ref>{{cita|«A. Benetti, ''Caldogno - Toponomastica romana'', 1972, pag. 21, in ''La Parrocchiale di S. Giovanni Battista in Caldogno''»|note a p. 60|StoriaPendin}}</ref > lo collega a "''Calidarium''" presupponendo che vi fossero nel territorio alcune sorgenti termali o uno stabilimento di bagni caldi. Due però sono le critiche che possono essere mosse contro tale ipotesi, vista la mancanza di evidenze dell'esistenza di tale luogo: era sensato che fossero presenti delle terme in una città non in un piccolo villaggio agricolo e Caldogno, con buona probabilità, era sede di sorgenti che alimentavano l'acquedotto romano<ref name=storiapendin26 /> e quindi era un posto fornito di sorgenti di acque fresche, non calde.<ref name=storiapendin56 />
 
Il Dani<ref>{{cita|«A. Dani, ''Le antiche comunità cristiane di Caldogno (Vicenza) e le loro chiese'', 1972, in ''La parrocchia di S. Giovanni Battista in Caldogno'' a pag. 27»|note a p. 60|StoriaPendin}}</ref > afferma invece che il nome derivi dal sostantivo ''calleu'', storpiatura di ''valleus'' (''vallis'') nella sua forma aggettivale ''calloneus'' che significherebbe "zona valliva". Oltre al fatto che Caldogno non sorge in una valle, c'è da considerare anche l'aspetto del grande numero di storpiature che il nome dovrebbe aver subito per arrivare all'attuale seguendo questa strada.<ref name=storiapendin56 />
 
Pendin, invece, sostiene che il cambio di nome da ''Sesto'' sia da ricercare in qualche fatto avvenuto dopo l'epoca romana. In ''Storia di Caldogno'' porta quindi altre due possibili ipotesi entrambe da ricondurre al periodo longobardo:
# il nome deriva dall'aggettivo in lingua germanica "''Kalt''", legato al fatto che dalle sorgenti uscisse un'acqua limpida e notevolmente fredda, andato poi trasformandosi in "''Caldonus''"<ref name=storiapendin57>{{cita|Pendin|p. 57|StoriaPendin}}</ref> secondo la normale alternanza delle due consonanti dentali D-T<ref name=storiapendin61>{{cita|Pendin|p. 61|StoriaPendin}}</ref>;
# il nome deriva da ''aldiones'' che indicava i contadini semiliberi in epoca longobarda. Tale parola se pronunciata aspirando leggermente può trasformarsi in ''Haldiones'' diventando per metatesi ''Caldonius'' facendo significare il tutto "Villaggio di contadini semiliberi" per separarli dai servi della gleba<ref name=storiapendin61 />.
 
==== Cresole ====
L'Olivieri, grande studioso della toponomastica della regione, assicura un'origine latina legata al nome dell'antico proprietario, "''Cresius''", che per primo ha fatto costruire nella zona prospiciente alle rive del [[Bacchiglione]] le capanne che costituiscono il primo nucleo abitativo<ref name=storiapendin58>{{cita|Pendin|p. 58|StoriaPendin}}</ref>.
 
Pendin, ricordando alcune voci del luogo, spiega come il nome potrebbe derivare da ''cretulae'', una specie di canne palustri presenti nella zona in origine acquitrinosa e paludosa<ref name=storiapendin61 />.
 
==== Rettorgole ====
Sia il Formenton che l'Olivieri concordano sul fatto che il nome della frazione derivi da ''Rivus turgulus'', cioè "rivo o fiumicello torbido", dall'aspetto che doveva avere l'acqua che confluiva nei vari torrentelli. Già in un atto del [[1499]] la zona di Rettorgole è chiamata "''villa de Roturgule''".<ref name=storiapendin58 />
 
=== I Caldogno ===
{{vedi anche|Caldogno (famiglia)}}
La storia di Caldogno fu legata alle vicende della [[Caldogno (famiglia)|famiglia omonima]] che possedeva buona parte del territorio. La prima investitura è da far risalire a poco dopo l'[[Anno Mille]] chee venne poi riconfermata da numerosi imperatori<ref name=storiapendin103>{{cita|Pendin|p. 103|StoriaPendin}}.</ref>. Dalle cronache, il primo Caldogno ad essere citato è Villanello Caldogno, che nel [[1176]] era uno dei consiglieri del [[Pretore di Vicenza]] e nel [[1190]] fu eletto console della città<ref name=storiapendin103 />.
 
Il membro della famiglia Caldogno che ricevette le più alte onorificenze dagli imperatori fu [[Calderico Caldogno]], consigliere militare di [[Federico Barbarossa]] e suo compagno d'armi nella guerra contro Milano e le truppe papali. Calderico fu ferito in battaglia nel [[1183]] e per questo nominato [[cavaliere aureato]] e [[conte palatino]], confermato di tutti i possessi e i privilegi. Gli fu concesso in quella occasione di adottare lo stemma dell'aquila imperiale nera su campo rosso lasciando per un ramo laterale della famiglia quella rossa su scudo d'argento.<ref name=storiapendin103 /> L'aquila dei Caldogno costituisce ancora oggi lo stemma araldico del Comune.
 
==== I vari possedimenti ====
Per vari secoli i Caldogno possedettero gran parte del suolo comunale e la loro prima residenza sembra essere stata l'attuale villa Todescato, sorta sui resti del castello di Caldogno, la cui origine, anche se dai documenti non ci viene segnalata, risulta essere precedente all'invasione [[longobardi|longobarda]] del [[569]]. Tale villa appartenne alla famiglia almeno dal [[1100]] al [[1700]].<ref name=storiapendin104>{{cita|Pendin|p. 104|StoriaPendin}}.</ref>
 
Le proprietà della famiglia subirono molte modifiche, sia unin chiave espansiva che non. Nel [[1225]] venne acquistato il castello di [[Isola Vicentina]] con tutto il contado, possedimento che durò fino al [[1306]]<ref name=storiapendin104 />. Un atto del [[1785]] descrive come i possedimenti non erano limitati a Caldogno e Capovilla, ma si estendevano anche in alcuni appezzamenti a [[San Pietro in Gu|San Pietro in Gù]], sempre in [[provincia di VicenzaPadova]], che erano affittati a Domenico Quadri e Giovanni Casarotto<ref name=storiapendin104 />.
 
=== Simboli ===
{{...|centri abitati}}
 
== Monumenti e luoghi d'interesse ==
[[File:Caldogno Chiesa e campanile.jpg|thumb|Chiesa di San Giovanni Battista, campanile e facciata]]
=== Chiese ===
[[File:Cresole chiesa parrocchiale.jpg|thumb|Chiesa di Sant'Urbano a Cresole]]
==== Chiesa di San Giovanni Battista ====
=== Architetture religiose ===
{{vedi anche|Chiesa di San Giovanni Battista (Caldogno)}}
* [[Chiesa di San Giovanni Battista (Caldogno)|Chiesa di San Giovanni Battista]], chiesa della parrocchiale di Caldogno. Come testimoniato dalla scoperta fatta nei primi [[Anni 1970|anni settanta]] durante la sistemazione dell'impianto di riscaldamento, la chiesa ha subito diverse ricostruzioni nel corso della storia<ref>Tale opera di scavo avvenne soprattutto grazie al cappellano don Tarcisio Pirocca che, anche se non specificato da Pendin, fu vicario cooperatore di Caldogno dal 1970 al 1972. cfr. {{cita|Pendin|p. 154}}</ref>. La datazione, naturalmente, è ardua dal momento che mancano graffiti o elementi decorativi e i mattoni con cui sono fatti i muri sono sia ben sagomati e squadrati (indice di un periodo florido) che rozzi e di creta mista (tipici invece di periodi più poveri),<ref name=storiapendin156>{{cita|Pendin|p. 156}}.</ref> anche se è sicuramente anteriore alla [[Chiesetta di San Michele (Caldogno)|chiesetta di San Michele]], la cui origine sembra risalire alla seconda metà del [[VII secolo]]<ref name=storiapendin157>{{cita|Pendin|p. 157}}.</ref>. Il più basso livello, infatti, corrisponde al [[V secolo]] e aveva l'abside verso est; il livello successivo è del [[VI secolo]] mentre quello superiore ancora del [[X secolo]]<ref name=storiapendin157 />. Durante il [[XVI secolo|XVI]] e il [[XVII secolo]] venne più volte rimaneggiata fino al 1648 quando venne totalmente ricostruita. I lavori portarono al rifacimento dell'altare maggiore e all'acquisto del tabernacolo, ancora oggi presente, con i due angeli ai lati e altri due più piccoli che sono andati perduti. Venne rifatta la facciata acquistando le cinque statue ancor oggi presenti. La chiesa venne danneggiata durante le incursioni napoleoniche, lasciando il posto a quella costruita nel 1818.<ref name="storiapendin158">{{cita|Pendin|p. 158}}.</ref> La struttura attuale prende origine dalla navata centrale, costruita nel 1818, che costituiva la chiesa di allora<ref name="storiapendin159">{{cita|Pendin|p. 159}}.</ref> e che venne ampliata nella prima metà del [[XX secolo]] su progetto di Ferruccio Cattaneo<ref name="storiapendin142">{{cita|Pendin|p. 142}}.</ref>. La struttura venne spesso ritoccata nel corso del [[XX secolo]] sia per ampliarla e restaurarla, che anche per riassestarla dopo il [[terremoto del Friuli del 1976|terremoto del Friuli]] nel 1976<ref name="storiapendin142" />. Nel 1990 venne gettata una nuova pavimentazione che portò allo stesso livello le tre navate progettate da Cattaneo agli inizi del Novecento<ref name="storiapendin142" />. All'interno è presente il sepolcro contenente le ossa di Felice Ponso<ref name="storiapendin145">{{cita|Pendin|p. 145}}.</ref>, parroco di Caldogno dal 1901 al 1908<ref name="storiapendin197">{{cita|Pendin|p. 197}}.</ref>. Tutto il soffitto della navata maggiore è dipinto con una serie di quattro affreschi che rappresentano quattro tappe importanti nella vita del santo patrono: [[san Giovanni Battista]]. Vicino all'ingresso è presente l'annunciazione a [[Zaccaria (Nuovo Testamento)|Zaccaria]] della nascita del figlio, al centro della navata è raffigurata la nascita, nel terzo riquadro la figura di Giovanni Battista e sopra il presbiterio l'immagine del banchetto durante il quale [[Salomè (figlia di Erodiade)|Salomè]] ricevette su un vassoio d'argento la testa di colui che rinfacciò a lei a e sua madre le colpe commesse: Giovanni Battista<ref name="storiapendin149">{{cita|Pendin|p. 149}}.</ref>. Autore di tale opera, nel 1839, sembra essere [[Pupin (famiglia)|Giuseppe Poppini]] di Schio la cui firma, però, è presente solo nell'ultimo riquadro<ref name="storiapendin150">{{cita|Pendin|p. 150}}.</ref>. Nel battistero è presente una tela raffigurante il Battesimo di Cristo di Giuseppe Poppini<ref name="storiapendin150" />.
[[File:Caldogno Chiesa e campanile.jpg|thumb|300px|Chiesa di San Giovanni Battista, campanile e facciata]]
* [[Chiesa di Sant'Urbano (Caldogno)|Chiesa di Sant'Urbano]]. La chiesa di Sant'Urbano è la chiesa parrocchiale di Cresole, frazione di Caldogno. Esiste dal 1185, anno in cui avvenne la conferma dell'ufficiatura ai Canonici di Vicenza da parte del vescovo Pistore<ref name=storiapendin129>{{cita|Pendin|p. 129}}.</ref> ed è divenuta parrocchiale nel 1444<ref name=storiapendin129 />. Il primo rifacimento delle mura avvenne nel [[1656]] e all'epoca era ufficiata dal parroco e da un cappellano il quale, come collaboratore, poteva usufruire di una casa regalata poi nel 1829 alla chiesa. Nel 1797 venne ristrutturata e aggiunto un terzo altare<ref name=storiapendin129 /><ref name=storiapendin131>{{cita|Pendin|p. 131}}.</ref><ref>Maccà fu presente alla benedizione che avvenne il 21 agosto 1797 e scrisse: «''Ultimamente questa chiesa è stata reedificata in più bella forma. Ha tre altari e sarebbevi luogo anche per altri due''» cfr. {{cita|Pendin|p. 28}}</ref>. Già nel 1901 cominciano a comparire nel registro della contabilità della chiesa le prime spese per i lavori d'ampliamento che risultano, però, ufficialmente avvenuti tra il 1906 e il 1907<ref>Queste sono le date presenti sull'iscrizione a lato dell'edificio.</ref><ref>Come confermato dalla targa affissa sul lato destro della chiesa riportante l'anno ''1907''</ref>. Il progettista fu [[Gerardo Marchioro]] e l'inaugurazione avvenne l'11 agosto 1907 alla presenza di mons. De Marchi.<ref name=storiapendin126>{{cita|Pendin|p. 126}}.</ref> Un ulteriore restauro è avvenuto nel 1994<ref name=storiapendin127>{{cita|Pendin|p. 127}}.</ref>. La chiesa presenta una facciata rivolta a sud ed è costruita con stile prevalentemente neoclassico. La chiesa presenta chiaramente tre navate con quattro altari laterali: uno del [[XVIII secolo|Settecento]] dedicato ai santi [[San Gaetano|Gaetano]] e [[Santa Lucia|Lucia]] con una tela di [[Giobatta Stefani]] datata 1843, uno con la statua in marmo della Madonna del Rosario del 1944 e i due di destra costruiti negli [[Anni 1990|anni novanta]] dedicati a Sant'Antonio e alla Madonna<ref name=storiapendin127 />. [[Bruno Vedovato]] ha dipinto due affreschi per questa chiesa: uno sul soffitto raffigurante la [[trasfigurazione di Gesù]]<ref name=storiapendin127 /> e uno sopra la porta d'ingresso con il discorso della montagna<ref name=storiapendin129 />. La pala dell'altare maggiore sembra essere da attribuire a Agostino Bottazzi che la dipinse nella meta dell'[[XIX secolo|Ottocento]]: vi sono rappresentati Sant'Urbano vestito da pontefice con Santa Lucia e, in catene, i due soldati suoi fratelli Valeriano e Massimo<ref name=storiapendin129 />.
La '''chiesa di San Giovanni Battista''' è la chiesa della parrocchiale di Caldogno.
[[File:Rettorgole Chiesa facciata.jpg|thumb|Chiesa di San Bartolomeo a Rettorgole]]
 
* [[Chiesa di San Bartolomeo (Rettorgole di Caldogno)|Chiesa di San Bartolomeo]], chiesa parrocchiale di Rettorgole, frazione di Caldogno. La prima chiesa costruita sul luogo dovrebbe risalire all'[[XI secolo]] e probabilmente era costruita in direzione nord-sud. Dopo essere stata spogliata dei beni e parzialmente demolita<ref>Come si evince da un documento del 1600: «''turpato il Cemeterio, demolita la casa, cavati li morari, et spoliata di tutti li suoi beni mobili et stabili et venduto ancor il [[quartese]]''»; il vescono Michele Priuli, in una visita del 1584 scrisse che la trovò: «''derelita et spoliata di tutti li suoi beni''» cfr. {{cita|Pendin|p. 136}}</ref> ad opera di un certo Francesco Milano che recuperò i mattoni per costruirsi la sua dimora<ref name=storiapendin136>{{cita|Pendin|p. 136}}.</ref> venne abbattuta per lasciare posto ad una chiesa [[XVIII secolo|settecentesca]] di cui sono stati ereditati i due altari laterali<ref name=storiapendin135 /><ref>Lo stato di degrado della chiesa viene riportato anche nelle relazioni delle visite pastorali. Nella visita pastorale a Cresole del vescovo Michele Priuli il 3 maggio 1582, il cappellano riferisce: «''Vi è una chiesa di San Bastiano di Rettorgole ch'è membro di questa chiesa, ma vien usurpato ogni cosa dal sig. Antonio Dall'Acqua et dal Cavalier Milano da Novoledo, et per quanto mi vien detto l'haveva entrata assai, ma è stata usurpata''». Nella visita a Rettorgole del 10 giugno 1648 del cardinale Marco Antonio Bragadino si cita la canonica non più presente perché usurpata da dei ''laici'' contro i quali il parroco sta agendo legalmente. cfr. {{cita|Pendin|pp. 171-172}}</ref>. La chiesa venne ricostruita<ref name=storiapendin135 /> rispettando le strutture preesistenti negli anni 1888-89 con una struttura neogotica che si ispira alle chiese fiorentine del [[XIV secolo|Trecento]] e con un aspetto non molto dissimile da quello odierno<ref name=storiapendin134>{{cita|Pendin|p. 134}}.</ref>. Nel [[1898]] la chiesa venne ampliata aggiungendo una quarta arcata alla navata espandendo così la facciata verso nord<ref name=storiapendin135>{{cita|Pendin|p. 135}}.</ref>.
Come testimoniato dalla scoperta fatta nei nei primi [[Anni 1970|anni settanta]] durante la sistemazione dell'impianto di riscaldamento, la chiesa ha subito diverse ricostruzioni nel corso della storia<ref>{{cita|Tale opera di scavo avvenne soprattutto grazie al cappellano don Tarcisio Pirocca che, anche se non specificato da Pendin, fu vicario cooperatore di Caldogno dal 1970 al 1972.|p. 154|StoriaPendin}}</ref>.
[[File:Caldogno San Michele facciata (più ampia).jpg|thumb|Chiesetta di San Michele]]
La datazione, naturalmente, è ardua dal momento che mancano graffiti o elementi decorativi e i mattoni con cui sono fatti i muri sono sia ben sagomati e squadrati (indice di un periodo florido) che rozzi e di creta mista (tipi, invece di periodi più poveri)<ref name=storiapendin156>{{cita|Pendin|p. 156|StoriaPendin}}</ref> anche se è sicuramente anteriore alla [[Chiesetta di San Michele (Caldogno)|chiesetta di San Michele]], la cui origine sembra risalire alla seconda metà del [[VII secolo]]<ref name=storiapendin157>{{cita|Pendin|p. 157|StoriaPendin}}</ref>.
* [[Chiesetta di San Michele (Caldogno)|Chiesetta di San Michele]], o semplicemente ''chiesa longobarda''<ref>{{cita|Pendin|}}.</ref><ref>Come recitano le indicazioni stradali.</ref> è la chiesetta presente nel cimitero di Caldogno. La chiesa è stata quasi sicuramente costruita in epoca longobarda, come testimonia l'architrave sopra all'entrata principale. Durante la storia ha subito innumerevoli distruzioni che le hanno fatto perdere sicuramente l'aspetto originale di cui ci rimangono soltanto i materiali, che sono stati riciclati per i rifacimenti. Nel 1927 fu vittima di un tentativo di abbattimento da parte del podestà di allora.<ref name=storiapendin235 /> L'abside verso est, denota fattezze paleocristiane. Costruita con vari materiali, che vanno da mattoni grezzi a piccoli cubi di pietra legati da strati di malta abbondante, presenta numerose imprecisioni nella struttura, tipiche di quell'epoca.<ref name=storiapendin236>{{cita|Pendin|p. 236}}.</ref> Originariamente non era vicina al cimitero, che con il tempo le è stato costruito attorno per spostarlo dalla chiesa di San Giovanni Battista, l'attuale chiesa parrocchiale<ref name=storiapendin154>{{cita|Pendin|p. 154}}.</ref>. All'esterno e all'interno sono presenti degli affreschi del [[XIV secolo]], ormai molto sbiaditi, che rappresentano figure molto care alla tradizione longobarda: [[San Martino di Tours]], [[Cristo]], la [[Maria (madre di Gesù)|Vergine]] e [[Sant'Agata]].<ref name=storiapendin235>{{cita|Pendin|p. 235}}.</ref>
Il più basso livello, infatti, corrisponde al [[V secolo]] e aveva l'abside verso est; il livello successivo è del [[VI secolo]] mentre quello superiore ancora del [[X secolo]]<ref name=storiapendin157 />. Durante il [[XVI secolo|XVI]] e il [[XVII secolo]] venne più volte rimaneggiata fino al 1648 quando venne totalmente ricostruita. I lavori portarono al rifacimento dell'altare maggiore e all'acquisto del tabernacolo, ancora oggi presente, con i due angeli ai lati e altri due più piccoli che sono andati perduti. Venne rifatta la facciata acquistando le cinque statue ancor oggi presenti. La chiesa venne danneggiata durante le incursioni napoleoniche lasciando il posto a quella costruita nel 1818.<ref name=storiapendin158>{{cita|Pendin|p. 158|StoriaPendin}}</ref> La struttura attuale prende origine dalla navata centrale, costruita nel [[1818]], che costituiva la chiesa di allora<ref name=storiapendin159>{{cita|Pendin|p. 159|StoriaPendin}}</ref> e che venne ampliata nella prima metà del [[XX secolo]] su progetto di Ferruccio Cattaneo<ref name=storiapendin142>{{cita|Pendin|p. 142|StoriaPendin}}</ref>. La struttura venne spesso ritoccata nel corso del [[XX secolo]] sia per ampliarla e restaurarla, ma anche per riassestarla dopo il [[terremoto del Friuli]] nel [[1976]]<ref name=storiapendin142 />. Nel [[1990]] venne gettata una nuova pavimentazione che portò allo stesso livello le tre navate progettate da Cattaneo agli inizi del Novecento<ref name=storiapendin142 />.
 
All'interno è presente il sepolcro contenente le ossa di Felice Ponso<ref name=storiapendin145>{{cita|Pendin|p. 145|StoriaPendin}}</ref>, parroco di Caldogno dal 1901 al 1908<ref name=storiapendin197>{{cita|Pendin|p. 197|StoriaPendin}}</ref>. Tutto il soffitto della navata maggiore è dipinto di una serie di quattro affreschi che rappresentano quattro tappe importanti nella vita del santo patrono: [[san Giovanni Battista]]. Vicino all'ingresso è presente l'annunciazione a [[Zaccaria]] della nascita del figlio, al centro della navata è raffigurata la nascita, nel terzo riquadro la figura di Giovanni Battista e sopra il presbiterio l'immagine del banchetto durante il quale [[Salomé]] ricevette su di un vassoio d'argento la testa di colui che rinfacciò a lei a e sua madre le colpe commesse: Giovanni Battista<ref name=storiapendin149>{{cita|Pendin|p. 149|StoriaPendin}}</ref>. Autore di tale opera, nel 1839, sembra essere [[Pupin (famiglia)|Giuseppe Poppini]] di Schio la cui firma, però, è presente solo nell'ultimo riquadro<ref name=storiapendin150>{{cita|Pendin|p. 150|StoriaPendin}}</ref>. Nel battistero è presente una tela raffigurante il Battesimo di Cristo di Gisueppe Poppini<ref name=storiapendin150 />.
 
==== Chiesa di Sant'Urbano ====
{{vedi anche|Chiesa di Sant'Urbano (Cresole di Caldogno)}}
[[File:Cresole chiesa parrocchiale.jpg|thumb|300px|left|Chiesa di Sant'Urbano a Cresole]]
La chiesa di Sant'Urbano è la chiesa parrocchiale di Cresole, frazione di Caldogno.
 
La chiesa esiste dal [[1185]], anno in cui avvenne la conferma dell'ufficiatura ai Canonici di Vicenza da parte del vescovo Pistore<ref name=storiapendin129>{{cita|Pendin|p. 129|StoriaPendin}}</ref> ed è divenuta parrocchiale nel [[1444]]<ref name=storiapendin129 />.
 
Il primo rifacimento delle mura avvenne nel [[1656]] e all'epoca era ufficiata dal parroco e da un cappellano il quale, come collaboratore, poteva usufruire di una casa regalata nel [[1829]] alla chiesa. Nel [[1797]] venne ristrutturata e aggiunto un terzo altare<ref name=storiapendin129 /><ref name=storiapendin131>{{cita|Pendin|p. 131|StoriaPendin}}</ref><ref>{{cita|Maccà fu presente alla benedizione che avenne il 21 agosto 1797 e scrisse: «''Ultimamente questa chiesa è stata reedificata in più bella forma. Ha tre altari e sarebbevi luogo anche per altri due''»|p. 28|StoriaPendin}}</ref >. Già nel 1901 cominciano a comparire nel registro della contabilità della chiesa le prime spese per i lavori d'ampliamento che risultato, però, ufficialmente avvenuti tra il 1906 e il 1907<ref>Questi sono le date presenti sull'iscrizione a lato dell'edificio.</ref><ref>Come confermato dalla targa affissa sul lato destro della chiesa riportante l'anno ''1907''</ref>. Il progettista fu Geraro Marchioro e l'inaugurazione avvenne l'11 agosto 1907 alla presenza di mons. De Marchi.<ref name=storiapendin126>{{cita|Pendin|p. 126|StoriaPendin}}</ref> Un ulteriore restauro è avvenuto nel [[1994]]<ref name=storiapendin127>{{cita|Pendin|p. 127|StoriaPendin}}</ref>.
 
La chiesa presenta una facciata rivolta a sud ed è costruita con stile prevalentemente neoclassico. La chiesa presenta chiaramente tre navate con quattro altari laterali: uno del [[XVIII secolo|Settecento]] dedicato ai santi [[San Gaetano|Gaetano]] e [[Santa Lucia|Lucia]] con una tela di [[Giobatta Stefani]] datata [[1843]], uno con la statua in marmo della Madonna del Rosario del [[1944]] e i due di destra costruiti negli [[Anni 1990|anni novanta]] dedicati a Sant'Antonio e alla Madonna<ref name=storiapendin127 />. [[Bruno Vedovato]] ha dipinto due affreschi per questa chiesa: uno raffigurante la [[trasfigurazione di Gesù]] sul soffitto<ref name=storiapendin127 /> e uno con il discorso della montagna sopra la porta d'ingresso<ref name=storiapendin129 />. La pala dell'altare maggiore sembra essere da attribuire a Agostino Bottazzi che la dipinse nella meta dell'[[XIX secolo|Ottocento]]: vi sono rappresentanti Sant'Urbano vestito da pontefice con Santa Lucia e, in catene, i due soldati suoi fratelli Valeriano e Massimo<ref name=storiapendin129 />.
 
==== Chiesa di San Bartolomeo ====
{{vedi anche|Chiesa di San Bartolomeo (Rettorgole di Caldogno)}}
[[File:Rettorgole Chiesa facciata.jpg|thumb|200px|Chiesa di San Bartolomeo a Rettorgole]]
La chiesa di San Bartolomeo è la chiesa parrocchiale di Rettorgole, frazione di Caldogno.
 
La prima chiesa costruita sul luogo dovrebbe risalire all'[[XI secolo]] e probabilmente era costruita in direzione nord-sud. Dopo essere stata spogliata dei beni e parzialmente demolita<ref>{{cita|Come si evince da un documento del 1600: «''turpato il Cemeterio, demolita la casa, cavati li morari, et spoliata di tutti li suoi beni mobili et stabili et venduto ancor il quartese''»; il vescono Michele Priuli, in una visita del 1584 scrisse che la trovò: «''derelita et spoliata di tutti li suoi beni''»|p. 136|StoriaPendin}}</ref> ad opera di un certo Francesco Milano recuperando i mattoni per costruirsi la sua dimora<ref name=storiapendin136>{{cita|Pendin|p. 136|StoriaPendin}}</ref> venne abbattuta per lasciare posto ad una chiesta [[XVIII secolo|settecentesca]] di cui sono stati ereditati i due altari laterali<ref name=storiapendin135 /><ref>{{cita|Dello stato di degrado della chiesa viene riportato anche nelle relazioni delle visite pastorali. Nella visita pastorale a Cresole del vescovo Michele Priuli il 3 maggio 1582, il cappellano riferisce: «''Vi è una chiesa di San Bastiano di Rettorgole ch'è membro di questa chiesa, ma vien usurpato ogni cosa dal sig. Antonio Dall'Acqua et dal Cavalier Milano da Novoledo, et per quanto mi vien detto l'haveva entrata assai, ma è stata usurpata''». Nella visita a Rettorgole del 10 giugno 1648 del cardinale Marco Antonio Bragadino si cita la canonica non più presente perché usurpata da dei ''laici'' contro i quali il parroco sta agendo legalmente.|p. 171-172|StoriaPendin}}</ref>. La chiesa venne ricostruita<ref name=storiapendin135 /> rispetto alle strutture preesistenti negli anni 1888-89 con una struttura neogotica che si ispira alle chiese fiorentine del [[XIV secolo|Trecento]] e con un aspetto non molto dissimile da quello odierno<ref name=storiapendin134>{{cita|Pendin|p. 134|StoriaPendin}}</ref>. Nel [[1898]] la chiesa venne ampliata aggiungendo una quarta arcata alla navata espandendo così la facciata verso nord<ref name=storiapendin135>{{cita|Pendin|p. 135|StoriaPendin}}</ref>.
 
==== Chiesetta di San Michele ====
{{vedi anche|Chiesetta di San Michele (Caldogno)}}
[[File:Caldogno San Michele facciata (più ampia).jpg|thumb|300px|left|Chiesetta di San Michele]]
La chiesetta di San Michele<ref>{{cita|Come più volte citato nel testo.||StoriaPendin}}</ref> o semplicemente ''chiesa longobarda''<ref>Come recitano le indicazioni stradali.</ref> è la chiesetta presente nel cimitero di Caldogno.
 
La chiesa è stata quasi sicuramente costruita in epoca longobarda, come testimonia l'architrave sopra dell'entrata principale. Durante la storia ha subito innumerevoli distruzioni che le hanno fatto perdere sicuramente l'aspetto originale di cui ci rimangono soltanto i materiali, che sono stati riciclati per i rifacimenti. Nel 1927 fu vittima di un tentativo di abbattimento da parte del podestà di allora.<ref name=storiapendin235 />
 
L'abside verso est, denota fattezze paleocristiane. Costruita con vari materiali, che vanno da mattoni grezzi a piccoli cubi di pietra legati da strati di malta abbondante, presenta numerose imprecisioni nella struttura, tipiche di quell'epoca.<ref name=storiapendin236>{{cita|Pendin|p. 236|StoriaPendin}}</ref>
 
Originariamente non era vicina al cimitero che con il tempo le è stato costruito attorno per spostarlo dalla chiesa di San Giovanni Battista, l'attuale chiesa parrocchiale<ref name=storiapendin154>{{cita|Pendin|p. 154|StoriaPendin}}</ref>.
 
All'esterno e all'interno sono presenti degli affreschi del [[XIV secolo]], ormai molto sbiaditi che rappresentano figure molto care alla tradizione longobarda: [[San Martino di Tours]], [[Cristo]], la [[Vergine]] e [[Sant'Agata]].<ref name=storiapendin235>{{cita|Pendin|p. 235|StoriaPendin}}</ref>
 
==== Chiesetta della Maternità di Maria ====
{{vedi anche|Chiesetta della Maternità di Maria (Caldogno)}}
{{doppia immagine|right|Caldogno Chiesa Maternità Maria facciata.jpg|200|Caldogno Chiesa Sant'Antonio.jpg|160|Chiesetta della Maternità di Maria|Chiesetta di Sant'Antonio a Novoledo}}
* [[Chiesetta della Maternità di Maria (Caldogno)|Chiesetta della Maternità di Maria]]. La chiesetta della Maternità di Maria<ref>{{cita|Nonostante per lungo tempo si èsia pensato che fosse intitolata alla Trinità, tutti i documenti che ne parlano la descrivono come dedicata alla Maternità di Maria. cfr. {{cita|Pendin|p. 228 e 231|StoriaPendin}}</ref> è un piccolo oratorio un tempo annessaannesso, tramite le strutture rustiche ospitatiospitanti le stalle, alla [[Caldogno#Villa Fogazzaro-Arnaldi|Villa Fogazzaro-Arnaldi]]. Riguardo alla sua origine o ai primi usi non si hanno notizie. Il Maccà ricorda come, agli inizi dell'[[XIX secolo|Ottocento]], fosse senza ufficiatura e appartenente alla famiglia Nanti, divenne poi dei Fogazzaro e in seguito degli Arnaldi<ref name=storiapendin228>{{cita|Pendin|p. 228}}.</ref>. Durante il [[Prima guerra mondiale|primo conflitto mondiale]] i soldati requisirono entrambe le strutture: in particolare dissacrarono la chiesetta per farne una prigione e deturparono le pareti con scritte e altro<ref name=storiapendin229>{{cita|Pendin|p. 229}}.</ref><ref name=storiapendin230>{{cita|Pendin|p. 230}}.</ref>. Dopo che l'associazione religiosa San Raffaele Arcangelo portò via quasi tutti gli arredi sacri, fino al 1954 la chiesetta rimase sconsacrata e adibita a magazzino. In quell'anno vennero eseguiti i lavori di ripristino volontari che riportarono ad uso religioso la chiesetta. La statua della [[Vergine Ausiliatrice]], non originaria della chiesetta, venne donata in questo periodo da un gruppo di Salesiani del paese<ref name=storiapendin230 />. Il disegno della facciata venne eseguito durante un restauro nel 1972<ref name=storiapendin230 />.
* [[Chiesetta di Sant'Antonio (Caldogno)|Chiesetta di Sant'Antonio]]. Si tratta di un oratorio situato nel comune di Caldogno, ma facente parte della vicina parrocchia di Novoledo, frazione di [[Villaverla]]. Al momento della sua edificazione la chiesetta si trovava sotto la parrocchia di Caldogno ed era intitolata a [[San Domenico]], ma nel 1874 venne aggregata alla parrocchia di Novoledo e cambiò il santo titolare in Sant'Antonio. Inizialmente era nata come cappella gentilizia della famiglia Ghellini nella seconda metà del [[XVII secolo|Seicento]]. Quando la parrocchia di Novoledo acquistò la chiesetta nel 1927, diede subito il via a lavori di restauro seguiti da nuovi interventi nel 1978<ref name=storiapendin265>{{cita|Pendin|p. 265}}.</ref>.
 
Nessuna notizia ci appartiene riguardo alla sua origine o ai primi usi, rimanendo comunque intimamente legata alla villa vicina. Il Maccà ricorda come, agli inizi dell'[[XIX secolo|Ottocento]], fosse senza ufficiatura e appartenente alla famiglia Nanti, divenne poi dei Fogazzaro e in seguito degli Arnaldi<ref name=storiapendin228>{{cita|Pendin|p. 228|StoriaPendin}}</ref>. Durante il [[Prima Guerra Mondiale|primo conflitto mondiale]] i soldati requisirono entrambe le strutture: in particolare dissacrarono la chiesetta per farne una prigione e deturparono le pareti con scritte e altro<ref name=storiapendin229>{{cita|Pendin|p. 229|StoriaPendin}}</ref><ref name=storiapendin230>{{cita|Pendin|p. 230|StoriaPendin}}</ref>. Dopo che l'associazione religiosa San Raffale Arcangelo portò via quasi tutti gli arredi sacri, fino al 1954, la chiesetta rimase sconsacrata e adibita a magazzino. In quell'anno vennero eseguiti i lavori di ripristino volontari che riportarono ad uso religioso la chiesetta. La statua della [[Vergine Ausiliatrice]], non originaria della chiesetta, venne donata in questo periodo da un gruppo di [[Salesiani]] del paese<ref name=storiapendin230 />. Il disegno della facciata venne eseguito durante un restauro nel 1972<ref name=storiapendin230 />.
 
==== Chiesetta di Sant'Antonio ====
{{vedi anche|Chiesetta di Sant'Antonio (Caldogno)}}
La chiesetta di Sant'Antonio è un oratorio facente parte della parrocchia di Novoledo, frazione di [[Villaverla]].
 
La chiesa sorse sotto la parrocchia di Caldogno e intitolata a [[San Domenico]], ma nel [[1874]] venne aggregata alla parrocchia di Novoledo e cambiò santo titolare in [[Sant'Antonio]].
 
La chiesetta è sorta come cappella gentilizia della famiglia Ghellini e fu costruita nella seconda metà del [[XVII secolo|Seicento]]. La parrocchia di Novoledo acquistò la chiesetta nel [[1927]] che subito la restaurò per intervenire una seconda volta nel 1978<ref name=storiapendin265>{{cita|Pendin|p. 265|StoriaPendin}}</ref>.
 
=== Ville ===
==== Villa Caldogno ====
{{vedi anche|Villa Caldogno}}
[[File:Villa caldogno storica.jpg|thumb|right|Villa Caldogno]]
Il monumento principale di Caldogno è [[Villa Caldogno]], una villa Palladiana che è inserita nella lista dei [[Patrimonio dell'umanità|patrimoni dell'umanità]] dell'[[UNESCO]].
 
==== Villa Todescato ====
Villa Todescato è una residenza che venne costruita nel 1534 da Michele Caldogno ristrutturando il castello di Caldogno<ref name=mantese214>{{cita|Mantese|p. 214|Mantese}}</ref><ref name=storiapendin223>{{cita|Pendin|p. 223|StoriaPendin}}</ref>.
 
La storia di questa struttura è intimamente legata a quella del Castello stesso. La presenza di un castello a Caldogno è facilmente spiegata dalla sua posizione ottimale per il controllo delle strade che portavano alla [[Val Leogra]] e alla [[Val d'Astico]], dell'origine dell'acquedotto romano e per la vicinanza con la città di [[Vicenza]]<ref name=storiapendin222>{{cita|Pendin|p. 222|StoriaPendin}}</ref>. Appare quindi chiaro come nei documenti dei primi del [[XIV secolo|Trecento]] si accenni ad un castello già esistente e antico. Poco dopo l'[[Anno Mille]] diventa castello vescovile e sicuramente il primo feudatario fu un conte di Caldogno<ref name=storiapendin222 /><ref>La questione di chi fosse il castello rimane ancora molto dibattuta. La presenza di privilegi falsicati, tra cui quello concesso da Federico Barbarossa nel 1183 e quello di Ludovico il Bavaro nel 1330, consente di mettere in dubbio che sia sempre stato dei conti Caldogno. Sicuramente tali conti vennero investiti dai vescovi di Vicenza del feudo nei secoli tra il XIII e il XVIII.</ref>. Nel 1313 venne completamente distrutto dalle incursioni padovane, ma subito ricostruito visto che era già pienamente operativo nei secoli [[XIV secolo|XIV]] e [[XV secolo|XV]]<ref name=mantese214 />. Nel 1534, come già accennato, venne completamente ristrutturato da Michele Caldogno che ha fatto perdere completamente le sembianze di fortezza preferendo l'aspetto attuale<ref>{{cita|Da Barbarano, ''Historia Ecclesiastica della Città Territorio, e Diocesi di Vicenza'': «''eravi anco una Torre con le sue fosse d’intorno, e ponte levador, che fu ridotto in Palazzo dal Cavalier Michele Caldogno l’anno 1534''»|p. 223|StoriaPendin}}</ref> su progetto, molto probabilmente, di Giandomenico Scamozzi<ref name=storiapendin224>{{cita|Pendin|p. 224|StoriaPendin}}</ref>.
 
Dopo tale rimaneggiamento cessa per l'edificio il capitolo di fortezza per iniziare quello di residenza di campagna, anche se sotto l'intonaco rimangono ancora presenti le mura del castello. Ulteriori recenti restauri hanno ulteriormente cancellato le tracce dell'antica struttura<ref name=storiapendin223 />. Spariti sono anche la colombara e i sistemi di difesa descritti dai documenti antichi (tra cui fossato e ponte levatoio)<ref name=storiapendin224 />.
 
=== Architetture civili ===
Attualmente la porta d'ingresso si apre in un muro che presenta molti mattoni a vista che sbucano nelle zone dove l'intonaco è caduto. Le pareti dei prospetti nord e sud sono chiusi da un cornicione che è leggermente più alto degli spioventi del tetto. Negli altri due lati, invece, è presente una cornice a dente di sega, indice della sua appartenenza almeno al secolo [[XV secolo|XV]]<ref name=storiapendin223 />.
[[File:Villa caldogno storica.jpg|thumb|Villa Caldogno]]
[[File:Caldogno ex municipio.jpg|thumb|Il municipio vecchio o, ufficialmente, ex municipio in Piazza Bruno Viola]]
 
* [[Villa Caldogno]]. Il monumento principale di Caldogno è una villa palladiana che è inserita nella lista dei [[Patrimonio dell'umanità|patrimoni dell'umanità]] dell'[[UNESCO]].
Dopo i Caldogno, appartenne ai Pagello e dal 1920 ai Todescato<ref name=mantese214 />.
* [[Municipio vecchio (Caldogno)|Municipio vecchio]]. L'ex municipio in Piazza Bruno Viola<ref>Il nome ufficiale che il Comune di Caldogno assegna a tale edificio è ''Ex municipio in Piazza Bruno Viola''. Non risulta che abbia mai avuto qualche nome in particolare: dopo la destinazione a sede comunale nel 1931 assunse il nome di ''Municipio'' salvo poi perdere tale denominazione nel 1987 quando il municipio ritornò nella sede attuale.</ref> o più comunemente municipio vecchio è una delle residenze appartenute ai conti Caldogno. In realtà tale struttura non è la primitiva residenza dei nobili in questo lato del paese dal momento che, tutta la struttura ad occidente più volte rimodellata nel [[XVII secolo|Seicento]] e che ha perso l'aspetto originario. Nel [[XIV secolo|Trecento]] venne infatti costruita una struttura il cui prospetto sud possedeva un ampio portico con quattro arcate sovrastate da grandi finestre: di questo rimane solo una delle arcate e le chiavi di volta delle altre tre.<ref name="storiapendin219">{{cita|Pendin|p. 219}}.</ref> Sita in centro paese, venne costruita verso la fine del [[XVI secolo|Cinquecento]] quando, un non ben noto ramo della famiglia, ebbe l'iniziativa.<ref name="storiapendin219" /> È attualmente di proprietà del comune ed è in discussione la possibilità di venderlo o restaurarlo<ref>{{cita web|url=http://www.ilgiornaledivicenza.it/stories/2570_caldogno/1021758_vendere_lex_municipio_piuttosto_che_lasciarlo_nel_degrado/?refresh_ce#scroll=570|titolo=Vendere l'ex municipio piuttosto che lasciarlo nel degrado|accesso=23 marzo 2015|dataarchivio=2 aprile 2015|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150402160859/http://www.ilgiornaledivicenza.it/stories/2570_caldogno/1021758_vendere_lex_municipio_piuttosto_che_lasciarlo_nel_degrado/?refresh_ce#scroll=570|urlmorto=sì}}</ref>.
* Villa Todescato è una residenza che venne costruita nel 1534 da Michele Caldogno ristrutturando il castello di Caldogno<ref name=mantese214>{{cita|Canova e Mantese|p. 214}}.</ref><ref name=storiapendin223>{{cita|Pendin|p. 223}}.</ref>. La storia di questa struttura è intimamente legata a quella del Castello stesso. La presenza di un castello a Caldogno è facilmente spiegata dalla sua posizione ottimale per il controllo delle strade che portavano alla [[Val Leogra]] e alla [[Val d'Astico]], dell'origine dell'acquedotto romano e per la vicinanza con la città di [[Vicenza]]<ref name=storiapendin222>{{cita|Pendin|p. 222}}.</ref>. Appare quindi chiaro come nei documenti dei primi del [[XIV secolo|Trecento]] si accenni ad un castello già esistente e antico. Poco dopo l'[[Anno Mille]] diventa castello vescovile e sicuramente il primo feudatario fu un conte di Caldogno<ref name=storiapendin222 /><ref>La questione di chi fosse il castello rimane ancora molto dibattuta. La presenza di privilegi falsicati, tra cui quello concesso da Federico Barbarossa nel 1183 e quello di Ludovico il Bavaro nel 1330, consente di mettere in dubbio che sia sempre stato dei conti Caldogno. Sicuramente tali conti vennero investiti dai vescovi di Vicenza del feudo nei secoli tra il XIII e il XVIII.</ref>. Nel 1313 venne completamente distrutto dalle incursioni padovane, ma subito ricostruito visto che era già pienamente operativo nei secoli [[XIV secolo|XIV]] e [[XV secolo|XV]]<ref name=mantese214 />. Nel 1534, come già accennato, venne completamente ristrutturato da Michele Caldogno che ha fatto perdere completamente le sembianze di fortezza preferendo l'aspetto attuale<ref>Da [[Francesco Barbarano de' Mironi|Barbarano]], ''Historia Ecclesiastica della Città Territorio, e Diocesi di Vicenza'': «''eravi anco una Torre con le sue fosse d'intorno, e ponte levador, che fu ridotto in Palazzo dal Cavalier Michele Caldogno l'anno 1534''» cfr. {{cita|Pendin|p. 223}}</ref> su progetto, molto probabilmente, di Giandomenico Scamozzi<ref name=storiapendin224>{{cita|Pendin|p. 224}}.</ref>. Dopo tale rimaneggiamento cessa per l'edificio il capitolo di fortezza per iniziare quello di residenza di campagna, anche se sotto l'intonaco rimangono ancora presenti le mura del castello. Ulteriori recenti restauri hanno ulteriormente cancellato le tracce dell'antica struttura<ref name=storiapendin223 />. Spariti sono anche la colombara e i sistemi di difesa descritti dai documenti antichi (tra cui fossato e ponte levatoio)<ref name=storiapendin224 />. La porta d'ingresso si apre in un muro che presenta molti mattoni a vista che sbucano nelle zone dove l'intonaco è caduto. Le pareti dei prospetti nord e sud sono chiusi da un cornicione che è leggermente più alto degli spioventi del tetto. Negli altri due lati, invece, è presente una cornice a dente di sega, indice della sua appartenenza almeno al secolo [[XV secolo|XV]]<ref name=storiapendin223 />. Dopo i Caldogno, appartenne ai Pagello e dal 1920 ai Todescato<ref name=mantese214 />.
 
==== Villa Fogazzaro-Arnaldi ====
[[File:Caldogno Villa Fogazzaro-Arnaldi.jpg|thumb|Villa Fogazzaro-Arnaldi]]
La villa Fogazzaro-Arnaldi è una residenza sullo stampo delle ville venete del [[XVIII secolo|Settecento]] usata come residenza estiva per lungo tempo dallo scrittore vicentino [[Antonio Fogazzaro]]<ref name=storiapendin227>{{cita|Pendin|p. 227|StoriaPendin}}</ref>.
 
* Villa Fogazzaro-Arnaldi è una residenza sullo stampo delle ville venete del [[XVIII secolo|Settecento]] usata come residenza estiva per lungo tempo dallo scrittore vicentino [[Antonio Fogazzaro]]<ref name=storiapendin227>{{cita|Pendin|p. 227}}.</ref>. Probabilmente basata su di un'abitazione precedente della seconda metà del [[XVII secolo|Seicento]]<ref name=storiapendin226>{{cita|Pendin|p. 226|StoriaPendin}}.</ref>, un tempo la villa faceva parte di un complesso residenziale costituito da scuderie e ambienti rustici (in parte abbattuti) che, uno vicino all'altro, si univano alla [[Chiesetta della Maternità di Maria (Caldogno)|chiesetta della Maternità di Maria]], poco distante. Secondo il Maccà originariamente apparteneva ai Nanti, passò poi ai Valmarana<ref name=storiapendin2312>{{cita|Pendin|p. 231}}.</ref>, Fogazzaro<ref name=storiapendin228 /> e infine agli Arnaldi<ref name=storiapendin229 />. Durante la [[prima guerra mondiale]] la villa e l'annessa chiesetta vennero requisite dai militari che le danneggiarono<ref name=storiapendin229 />. La struttura della villa è impostata su una pianta quadrata, la cui facciata principale è verso sud. Tutti gli elementi compositivi sono rigidamente simmetrici e con una densità che va crescendo verso l'asse di simmetria. Gli interni sono stati più volte manomessi, ma rimangono comunque sulla struttura tipica delle ville venete, con ampio salone centrale che riceve luce dalle facciate su cui si aprono stanze laterali simmetriche. Il piano nobile presenta sale più alte ed è più ricco di rifiniture.<ref name=storiapendin227 />
 
[[File:Caldogno Villa Ghellini-Piovene.jpg|thumb|Resti della Villa Ghellini-Piovene]]
Secondo il Maccà originariamente apparteneva ai Nanti, passò poi ai Valmarana<ref name=storiapendin2312>{{cita|Pendin|p. 231|StoriaPendin}}</ref>, Fogazzaro<ref name=storiapendin228 /> e infine agli Arnaldi<ref name=storiapendin229 />.
Durante la [[Prima Guerra Mondiale]] la villa e l'annessa chiesetta vennero requisite dai soldati che le rovinarono<ref name=storiapendin229 />.
 
* Villa Ghellini-Piovene era una residenza in via Scartezzini, una contrada di Novoledo sotto il comune di Caldogno<ref name=storiapendin260>{{cita|Pendin|p. 260}}.</ref>. Già dal medioevo la famiglia Ghellini possedeva una residenza in questa zona, ma fu solo nella metà del [[XVII secolo|Seicento]]<ref name=storiapendin260 /> che venne restaurata dal conte Giovanni Battista Ghellini, facendone uno luogo di villeggiatura molto caratteristico nel [[XVIII secolo|Settecento]]<ref name=storiapendin261>{{cita|Pendin|p. 261}}.</ref>. La villa, però, ha vita breve: nel [[XX secolo|Novecento]] venne divisa in più proprietari e ognuno la ristrutturò per adattarla alle proprie esigenze facendo perdere tutto l'antico splendore dell'edificio. Annessa alla villa è la chiesetta di Sant'Antonio<ref name=storiapendin262>{{cita|Pendin|p. 262}}.</ref>, ora sotto la parrocchia di Novoledo<ref name=storiapendin263>{{cita|Pendin|p. 263}}.</ref>.
La struttura della villa è impostata su di una pianta quadrata, la cui facciata principale è verso sud. Tutti gli elementi compositivi sono rigidamente simmetrici e con una densità che va crescendo verso l'asse di simmetria. Gli interni sono stati più volte manomessi, ma rimangono comunque sulla struttura tipica delle ville venete, con ampio salone centrale che riceve luce dalle facciate su cui si aprono stanze laterali simmetriche. Il piano nobile presenta sale più alte ed è più ricco di rifiniture.<ref name=storiapendin227 />
* Villa Curti è un complesso residenziale che sorge a Rettorgole. Probabilmente costruita da un capomastro locale nella fine del [[XIX secolo|Ottocento]]<ref name=storiapendin271>{{cita|Pendin|p. 271}}.</ref>, si rifà molto alle ville post-palladiane<ref name=storiapendin269>{{cita|Pendin|p. 269}}.</ref>: la facciata è simmetrica e divisa in tre settori (uno centrale leggermente avanzato e due laterali), originariamente senza il tipico frontone, ma con lo stesso cornicione per le tre parti. Con i restauri avvenuti alla fine degli [[Anni 1990|anni novanta]] è stato aggiunto un timpano triangolare nel settore centrale. Ha un prospetto meridionale sviluppato molto in larghezza<ref name=storiapendin269 />. L'ala destra comunica con una struttura sempre a tre piani, ma più ridotti, che è collegata ad una barchessa di origine [[XVII secolo|seicentesca]] costituita da otto colonne e due pilastri all'estremità che ricavano, quindi, nove intercolumni<ref name=storiapendin270>{{cita|Pendin|p. 270}}.</ref>. All'interno viene rispettata l'organizzazione tipica delle ville venete, con un grande salone centrale che dà su due prospetti e con le porte che danno alle stanze laterali<ref name=storiapendin270 />.
* Villa Floriani-Pagani è una residenza presente a Rettorgole, una frazione di Caldogno, già scuola elementare di Rettorgole venne comprata da Antonio Pagani nel 1973 che la ristrutturò<ref name=storiapendin276 />. La struttura presenta una facciata principale volta ad est tipica delle [[Villa veneta|ville venete]], con un settore centrale principale e due ali simmetriche leggermente rientranti<ref name=storiapendin274>{{cita|Pendin|p. 274}}.</ref>. Sul frontone sono poste tre statue raffiguranti Giove al centro, Ercole e una figura femminile ai lati<ref name=storiapendin276 />. Fu costruita dalla famiglia Floriani nel 1713, come si legge nella targa:
{{citazione|I fratelli Giovanni, Flaminio e Angelo Floriani eressero dalle fondamenta nell'anno del Signore 1713<ref name=storiapendin276>{{cita|Pendin|p. 276}}.</ref>|Scritta incisa sul lato inferiore del frontone|IOANNES FLAMINIUS ET ANGELUS FRATRES FLORIANI A FUNDAMENTIS EREXERUNT ANNO DOMINI MDCCXIII|lingua=la}}
 
* Municipio. La sede del municipio<ref>Il Cevese, nel suo ''Ville della Provincia di Vicenza'', la nomina come Villa Caldogno cfr. {{cita|Pendin|p. 247}}</ref> corrisponde ad un'antica villa di origine ignota che venne acquistata dal comune verso la fine del [[XVIII secolo|Settecento]] o agli inizi dell'[[XIX secolo|Ottocento]] con l'intento di farne, appunto, la sede municipale. All'epoca presentava tre piani come ora, ma molto più bassi degli attuali visto che insieme raggiungevano l'altezza della cimasa dell'attuale secondo piano. Già in un documento del 1861 troviamo scritto che «''la casa comunale di Caldogno, che serve ad uso d'ufficio, e scuola, e per abitazione del cappellano, ed agente comunale, trovasi in fatto in istato di disordine e meritevole di pronti instauri''».<ref name=storiapendin245>{{cita|Pendin|p. 245}}.</ref> Questo portò ad un restauro radicale nel 1868 su progetto dell'ingegnere Girolamo Bonato<ref>Per una spesa di £ 23.212,19 cfr. {{cita|Pendin|p. 245}}</ref> che mantenne la suddivisione in tre piani, le finestre del piano terra rimasero con una semplice cornice, mentre quelle del primo piano furono arricchite di una cimasa<ref name=storiapendin245 />. La disposizione interna primitiva venne modificata dai vari rimodellamenti per adattarla alle varie funzioni per le quali l'edificio fu adibito: fino al 1931 fu sede municipale, dal 1931 al 1959 fu scuola elementare, divenne poi Scuola di Avviamento Professionale salvo poi convertirsi a Scuola Media quando l'obbligo scolastico fu esteso a 15 anni. Alcune stanze furono persino un gabinetto dentistico e ufficio postale.<ref name=storiapendin246>{{cita|Pendin|p. 246}}.</ref> Tra il 1984 e il 1987, dopo la decisione di destinare la struttura a municipio, avvenne una totale ristrutturazione dell'edificio che mantenne intatto soltanto il muro occidentale<ref name=storiapendin245 />. Gli uffici si trasferirono il 15 ottobre 1987<ref name=storiapendin247>{{cita|Pendin|p. 247}}.</ref>.
==== Villa Ghellini-Piovene ====
* Convento. Il Convento è un antico edificio dei primi del [[XVI secolo|Cinquecento]] circa a mezzo miglio dalla chiesa parrocchiale di Rettorgole nei pressi della roggia Muzzana<ref name=storiapendin277>{{cita|Pendin|p. 277}}.</ref>. È chiamato così dagli anziani<ref name=storiapendin277 /> del luogo perché una tradizione locale vuole che fosse stato un convento anche se, viste le dimensioni, molto probabilmente fu un lascito a qualche ordine religioso o qualche convento di Vicenza da cui prese il nome<ref name=storiapendin278>{{cita|Pendin|p. 278}}.</ref> o forse venne usato come luogo di convalescenza o di quiete di qualche religioso<ref name="storiapendin280">{{cita|Pendin|p. 280}}.</ref>. Nella parete orientale vennero murate le finestre e le cornici in pietra di queste ultime furono poi coperte dall'intonaco. Le cornici delle finestre del piano superiore ora fungono da stipiti per le porte del lato meridionale che dà su un piccolo cortile. Gli interni furono più volte ristrutturati e suddivisi e sono andati persi gli eleganti caminetti presenti all'interno.<ref name=storiapendin277 /> Ancora intatta è la porta del lato orientale che dà verso una barchessa ospitante la stalla, un fienile e una legnaia<ref name=storiapendin277 />. Alla destra di tale entrata sono presenti tracce di un affresco che raffiguravano un crocifisso con sbiadite forme del Padre, il Figlio e un globo che sprigiona fiamme con probabile soggetto, quindi, la [[Trinità (cristianesimo)|Trinità]]. Ai piedi del crocifisso l'affresco si perde, lasciando ignoto il disegno.<ref name="storiapendin280" /> Dai primi decenni del [[XVI secolo]] ad oggi venne molte volte modificato dai vari inquilini fino ad un radicale intervento nel 1970<ref name=storiapendin280 />.
[[File:Caldogno Villa Ghellini-Piovene.jpg|thumb|Ciò che rimane della Villa Ghellini-Piovene]]
Villa Ghellini-Piovene era una residenza in via Scartezzini, una contrada di Novoledo sotto il comune di Caldogno<ref name=storiapendin260>{{cita|Pendin|p. 260|StoriaPendin}}</ref>. Già dal medioevo la famiglia Ghellini possedeva una residenza in questa zona, ma fu solo nella metà del [[XVII secolo|Seicento]]<ref name=storiapendin260 /> che venne restaurata dal conte Giovanni Battista Ghellini, facendone uno luogo di villeggiatura molto caratteristico nel [[XVIII secolo|Settecento]]<ref name=storiapendin261>{{cita|Pendin|p. 261|StoriaPendin}}</ref>
 
La villa, però, ha vita breve: nel [[XX secolo|Novecento]] venne divisa in più proprietari e ognuno la ristrutturò per adattarla alle proprie esigenze facendo perdere tutto l'antico splendore dell'edificio.
 
Annessa alla villa è la chiesetta di Sant'Antonio<ref name=storiapendin262>{{cita|Pendin|p. 262|StoriaPendin}}</ref>, ora sotto la parrocchia di Novoledo<ref name=storiapendin263>{{cita|Pendin|p. 263|StoriaPendin}}</ref>.
 
==== Villa Curti ====
Villa Curti è un complesso residenziale che sorge a Rettorgole.
Probabilmente costruita da un capomastro locale nella fine del [[XIX secolo|Ottocento]]<ref name=storiapendin271>{{cita|Pendin|p. 271|StoriaPendin}}</ref>, si rifà molto alle ville post-palladiane<ref name=storiapendin269>{{cita|Pendin|p. 269|StoriaPendin}}</ref>: la facciata è simmetrica e divisa in tre settori (uno centrale leggermente avanzato e due laterali), originariamente senza il tipico frontone, ma con lo stesso cornicione per le tre parti. Con i restauri avvenuti alla fine degli [[Anni 1990|anni novanta]] è stato aggiunto un timpano triangolare nel settore centrale.
 
Ha la caratteristica di avere un prospetto meridionale sviluppato molto in larghezza<ref name=storiapendin269 />. L'ala destra comunica con una struttura sempre a tre piani, ma più ridotti, che è collegata ad una barchessa di origine [[XVII secolo|seicentesca]] costituita da otto colonne e due pilastri all'estremità che ricavano, quindi, nove intercolumni<ref name=storiapendin270>{{cita|Pendin|p. 270|StoriaPendin}}</ref>.
 
All'interno viene rispettata l'organizzazione tipica delle ville venete, con un grande salone centrale che dà su due prospetti e con le porte che danno alle stanze laterali<ref name=storiapendin270 />.
 
==== Villa Floriani-Pagani ====
La villa Floriani-Pagani è una residenza presente a Rettorgole, una frazione di Caldogno costruita dalla famiglia Floriani nel 1713, come si evince dalla targa:
{{citazione|I fratelli Giovanni, Flaminio e Angelo Floriani eressero dalle fondamenta nell’anno del Signore 1713<ref name=storiapendin276>{{cita|Pendin|p. 276|StoriaPendin}}</ref>|Scritta incisa sul lato inferiore del frontone|IOANNES FLAMINIUS ET ANGELUS FRATRES FLORIANI A FUNDAMENTIS EREXERUNT ANNO DOMINI MDCCXIII|lingua=la}}
 
Già scuola elementare di Rettorgole venne comprata da Antonio Pagani nel 1973 che la ristrutturò<ref name=storiapendin276 />.
 
La struttura presenta una facciata principale volta ad est tipica delle [[Villa veneta|ville venete]], con un settore centrale principale e due ali simmetriche leggermente rientranti<ref name=storiapendin274>{{cita|Pendin|p. 274|StoriaPendin}}</ref>. Sul frontone sono poste tre statue raffiguranti Giove al centro, Ercole e una figura femminile ai lati<ref name=storiapendin276 />.
 
=== Altri edifici ===
==== Il municipio ====
L'odierna sede del municipio<ref>{{cita|Il Cevese, nel suo ''Ville della Provincia di Vicenza'', la nomina come Villa Caldogno|p. 247|StoriaPendin}}</ref> corrisponde ad un'antica villa di origine ignota che venne acquistata dal comune verso la fine del [[XVIII secolo|Settecento]] o agli inizi dell'[[XIX secolo|Ottocento]] con l'intento di farne, appunto, la sede municipale. All'epoca presentava tre piani come ora, ma molto più bassi degli attuali visto che insieme raggiungevano l'altezza della cimasa dell'attuale secondo piano. Già in un documento del 1861 troviamo scritto che «''la casa comunale di Caldogno, che serve ad uso d’ufficio, e scuola, e per abitazione del cappellano, ed agente comunale, trovasi in fatto in istato di disordine e meritevole di pronti instauri''».<ref name=storiapendin245>{{cita|Pendin|p. 245|StoriaPendin}}</ref>
 
Questo portò ad un restauro radicale nel 1868 su progetto dell'ingegnere Girolamo Bonato<ref>{{cita|Per una spesa di £ 23.212,19|p. 245|StoriaPendin}}</ref> che mantenne la suddivisione in tre piani, le finestre del piano terra rimasero con una semplice cornice, mentre quelle del primo piano furono arricchite di una cimasa<ref name=storiapendin245 />.
 
La disposizione interna primitiva venne modificata dai vari rimodellamenti per adattarla alle varie funzioni per le quali l'edificio fu adibito: fino al 1931 fu sede municipale, dal 1931 al 1959 fu scuola elementare, divenne poi Scuola di Avviamento Professionale salvo poi convertirsi a Scuola Media quando l'obbligo scolastico fu esteso a 15 anni. Alcune stanze furono persino un gabinetto dentistico e ufficio postale.<ref name=storiapendin246>{{cita|Pendin|p. 246|StoriaPendin}}</ref>
 
Tra il 1984 e il 1987, dopo la decisione di destinare la struttura a municipio, avvenne una totale ristrutturazione dell'edificio che mantenne intatto soltanto il muro occidentale<ref name=storiapendin245 />. Gli uffici si trasferirono il 15 ottobre 1987<ref name=storiapendin247>{{cita|Pendin|p. 247|StoriaPendin}}</ref>.
 
==== Il Convento ====
Il Convento è un antico edificio dei primi del [[XVI secolo|Cinquecento]] circa a mezzo miglio dalla chiesa parrocchiale di Rettorgole nei pressi della roggia Muzzana<ref name=storiapendin277>{{cita|Pendin|p. 277|StoriaPendin}}</ref>. È chiamato così dagli anziani<ref name=storiapendin277 /> del luogo perché una tradizione locale vuole che fosse stato un convento anche se, viste le dimensioni, molto probabilmente fu un lascito a qualche ordine religioso o qualche convento di Vicenza da cui prese il nome<ref name=storiapendin278>{{cita|Pendin|p. 278|StoriaPendin}}</ref> o forse venne usato come luogo di convalescenza o di quiete di qualche religioso<ref name=storiapendin280>{{cita|Pendin|p. 280|StoriaPendin}}</ref>.
 
Nella parete orientale vennero murate le finestre e le cornici in pietra di quest'ultime furono poi coperte dall'intonaco. Le cornici delle finestre del piano superiore ora fungono da stipiti per le porte del lato meridionale che dà su di un piccolo cortile. Gli interni furono più volte ristrutturati e suddivisi e sono andati persi gli eleganti caminetti presenti all'interno.<ref name=storiapendin277 />
 
Ancora intatta è la porta del lato orientale che dà verso una barchessa ospitante la stalla, un fienile e una legnaia<ref name=storiapendin277 />. Alla destra di tale entrata sono presenti tracce di un affresco che raffiguravano un crocifisso con sbiadite forme del Padre, il Figlio e un globo che sprigiona fiamme con probabile soggetto, quindi, la [[Trinità]]. Ai piedi del crocifisso l'affresco di perde, lasciando ignoto il disegno.<ref name=storiapendin280>{{cita|Pendin|p. 280|StoriaPendin}}</ref>
 
Dai primi decenni del [[XVI secolo]] ad oggi venne molte volte modificato dai vari inquilini fino ad un radicale intervento nel 1970<ref name=storiapendin280 />.
 
== Società ==
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=== Istruzione ===
==== Scuole ====
A Caldogno sono presenti 4 scuole statali: una [[scuola dell'infanzia]] (Giovanni Pascoli), due [[Scuola primaria|scuole primarie]] (San Giovanni Bosco a Caldogno e Carlo Collodi a Rettorgole) e una [[scuola secondaria di primo grado]] (Dante Alighieri)<ref>[{{Cita web |url=http://www.istitutocaldogno.it/ |titolo=Sito dell'istituto comprensivo] |accesso=28 luglio 2014 |dataarchivio=28 luglio 2014 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140728192926/http://www.istitutocaldogno.it/ |urlmorto=sì }}</ref>.
 
==== Biblioteche ====
Nel capoluogo vi è la Biblioteca civica, che fa parte della rete di biblioteche vicentine "Bibioinrete", insieme alla maggior parte della biblioteche appartenenti alla Rete Bibliotecaria Vicentina<ref>{{Cita web|http://biblioinrete.comperio.it|Biblioinrete}}</ref>.
 
==== Università ====
== Persone legate a Caldogno ==
A Caldogno vi è una delle 22 sedi dell'Università degli adulti/anziani del Vicentino<ref>[http://www.univia.it/sedi/caldogno.aspx Sito dell'Università adulti/anziani] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20170402224008/http://www.univia.it/sedi/caldogno.aspx |data=2 aprile 2017 }}</ref>.
* [[Giustino Cattaneo]], progettista della [[Isotta Fraschini]]<ref name=storiapendin191>{{cita|Pendin|p. 191|StoriaPendin}}</ref> e nativo del paese
* [[Dina Perbellini]], attrice, nativa del paese
* [[Bruno Viola]], partigiano medaglia d'oro al valor militare<ref name=storiapendin191 />
* [[Marino Fontana]], ciclista, nativo del paese
* [[Elio Veller]], attore, nativo del paese
* Ludovico (Vico) Calabrò ([[Agordo]], [[1938]]), pittore italiano, vive a Caldogno
* [[Marino Basso]], ciclista, nativo del paese
* [[Roberto Baggio]], calciatore, nativo del paese
* [[Ilvo Diamanti]], sociologo
* [[Massimiano Bucchi]], sociologo, vive a Caldogno
* [[Eddy Baggio]], calciatore, nativo del paese
 
== Geografia antropica ==
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Nel 1987 è avvenuta un cessione di alcuni territori a Vicenza e un'annessione di territori appartenenti al capoluogo. Si tratta di zone disabitate.<ref>Fonte: ISTAT - Unità amministrative, variazioni territoriali e di nome dal 1861 al 2000 - ISBN 88-458-0574-3</ref>
 
=== Frazioni ===
=== Rettorgole ===
Rettorgole è la maggiore frazione di Caldogno. Il santo patrono è San Bartolomeo. Conta circa {{formatnum:3000}} abitanti e comprende il quartiere di Lobbia/Aeroporti.
 
=== Cresole ===
Cresole è una piccola frazione del comune di Caldogno attraversata dal fiume Bacchiglione. Conta {{formatnum:1200}} abitanti circa e il suo santo patrono è San Gaetano.
La frazione è stata colpita da una devastante [[Alluvione del Veneto del 2010|alluvione]] il 1º novembre 2010. Pochi giorni dopo è stato trovato il corpo senza vita di un uomo nella cantina della propria abitazione, completamente allagata. Dopo la distruttiva alluvione gli sfollati nel Comune sono stati più di 1500.
 
== Economia ==
{{...|centri abitati d'Italia}}
 
== Amministrazione ==
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|
|[[Sindaco]]
|<ref name=storiapendin196>{{cita|Pendin|p. 196|StoriaPendin}}.</ref>
}}
{{ComuniAmminPrec
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}}
{{ComuniAmminPrec
|[[13 marzo]] [[1920]]
|[[8 novembre]] [[1920]]
|Luigi Lovato
|
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|Luigi Dal Toso
|
|[[Podestà (fascismo)|Podestà]]
|<ref name=storiapendin196 />
}}
{{ComuniAmminPrec
|[[23 luglio]] [[1935]]
|[[20 agosto]] [[1935]]
|Mario Cimino
|
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}}
{{ComuniAmminPrec
|[[1940]]
|[[1935]]
|[[1940]]
|Egelio Altissimo
|
|[[Podestà (fascismo)|Podestà]]
|<ref name=storiapendin196 />
}}
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|Pietro Lovisetto
|
|[[Podestà (fascismo)|Podestà]]
|<ref name=storiapendin196 />
}}
{{ComuniAmminPrec
|[[1º ottobre]] [[1944]]
|[[15 novembre]] [[1944]]
|Luciano Gobbato
|
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}}
{{ComuniAmminPrec
|[[26 aprile]] [[1945]]
|[[18 giugno]] [[1945]]
|Riccardo Trevisan
|
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}}
{{ComuniAmminPrec
|[[27 gennaio]] [[1946]]
|[[9 aprile]] [[1946]]
|Rino Manni
|
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}}
{{ComuniAmminPrec
|[[6 luglio]] [[1986]]
|[[2 luglio]] [[1992]]
|Gaetano Lazzari
|[[Democrazia Cristiana|DC]]
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}}
{{ComuniAmminPrec
|[[7 giugno]] [[1992]]
|[[28 aprile]] [[1997]]
|Aldo Cunico
|[[Democrazia Cristiana|DC]]
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}}
{{ComuniAmminPrec
|[[27 aprile]] [[1997]]
|[[14 maggio]] [[2001]]
|Costantino Toniolo
|Centro
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}}
{{ComuniAmminPrec
|[[13 maggio]] [[2001]]
|[[30 maggio]] [[2006]]
|Costantino Toniolo
|Centro
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}}
{{ComuniAmminPrec
|[[28 maggio]] [[2006]]
|[[16 maggio]] [[2011]]
|Marcello Vezzaro
|Lista civica
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}}
{{ComuniAmminPrec
|[[15 maggio]] [[2011]]
|5 giugno [[2016]]
|In carica
|Marcello Vezzaro
|Lista civica (Amministrare Insieme)insieme
|[[Sindaco]]
|<ref name=storiapendin196 /><ref name=vezzaro />
}}
{{ComuniAmminPrec
|6 giugno [[2016]]
|4 ottobre [[2021]]
|Nicola Ferronato
|Lista civica Insieme per Caldogno
|[[Sindaco]]
|<ref name=storiapendin196 /><ref name="ferronato" />
}}
{{ComuniAmminPrec
|4 ottobre [[2021]]
|''in carica''
|Nicola Ferronato
|Lista civica Insieme per Caldogno
|[[Sindaco]]
|<ref name=ferronato >Pagina di Nicola Ferronato nel [http://amministratori.interno.it/amministratori/ServletNomeReg3?campo1=1052715&campo2=a sito del Ministero dell'Interno]</ref>
}}
{{ComuniAmminPrecFine}}
 
== Sport ==
La principale squadra di calcio è il 'l'U.S.D. Caldogno'' Calcio<ref>{{Cita web|url=https://www.tuttocampo.it/Veneto/Promozione/GironeB/Squadra/CaldognoCalcio/66842/Scheda|titolo=Caldogno Calcio Promozione - Girone B|accesso=15 novembre 2022}}</ref> che milita in Promozione ed è affiliata al [[Vicenza {{Calcio]] Vicenza|N}}<ref>{{cita web|url=http://www.vicenzacalcio.com/settore-giovanile/vicenza-academy/item/vicenza-academy|titolo=Progetto "Vicenza Academy"|editore=[[Vicenza {{Calcio]] Vicenza|N}}|accesso=27 marzo 2013|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130930140246/http://www.vicenzacalcio.com/settore-giovanile/vicenza-academy/item/vicenza-academy|dataarchivio=30 settembre 2013}}</ref> mentre l'altra squadra del comune di Caldogno è il Cresole 80 con la quale c'è una grande rivalità sportiva.
 
Seguito anche nel volley, attraverso la società A.S.D. Pallavolo Caldogno, operante sul territorio dal 1989 e attualmente milita in 2 Divisione
.
 
Caldogno è nota per essere il paese d'origine di [[Roberto Baggio]], celebre calciatore italiano nonché tra i più grandi giocatori della [[storia del calcio]], ma ha dato anche i natali a [[Marino Basso]], [[Campionati del mondo di ciclismo su strada 1972|campione del mondo di ciclismo 1972]] a [[Gap (Francia)|Gap]], in Francia.<ref>{{Cita web|url=https://sport660.wordpress.com/2024/01/12/i-drammatici-ultimi-50-metri-del-mondiale-di-gap-1971-che-eleggono-marino-basso-campione/|titolo=Nicola Pucci, I DRAMMATICI, ULTIMI METRI DEL MONDIALE DI GAP 1972 CHE ELEGGONO MARINO BASSO CAMPIONE, 12 gennaio 2024|accesso=14 marzo 2025}}</ref>
 
== Note ==
{{<references|auto}}/>
 
== Bibliografia ==
* {{Bibliografia|Mantesecita libro|autore=Antonio Canova, |autore2=Giovanni Mantese, ''|titolo=I castelli medioevali del vicentino'', |editore=Accademia Olimpica di Vicenza, |città=Vicenza, |anno=1979|cid=Canova e Mantese}}
* {{Bibliografia|StoriaPendincita libro|autore=Galdino Pendin, ''|titolo=Storia di Caldogno'', |città=Vicenza, |editore=La Serenissima, II edizione, |ed=2|anno=1997|cid=Pendin}}
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto|commons=Category:Caldogno}}
 
== Collegamenti esterni ==
{{Provincia di Vicenza}}
* {{Collegamenti esterni}}
 
{{Comuni della provincia di Vicenza}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|Vicenza}}
 
[[Categoria:Caldogno]]
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