Al-Nabigha al-Ja'di: differenze tra le versioni

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{{nota disambigua|descrizione=notizie sul poeta arabo preislamico dei B. Dhubyān|titolo=[[Al-Nabigha al-Dhubyani|al-Nābigha al-Dhubyānī]]}}
{{titolo minuscolo}}
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|GiornoMeseMorte =
|AnnoMorte = 698-99
|Attività =
|Categorie = no
|Epoca = VII
|Attività = poeta
|Nazionalità = arabo
|FineIncipit = è stato un [[poeta]] [[arabi|arabo]] e un ''[[Sahaba]]'' del profeta [[Maometto]], incluso nelle cronache tra i ''muʿammarūn'' (centenari)
|Categorie = no
|FineIncipitPostNazionalità = è stato un [[poeta]] [[arabi|arabo]] e un ''[[Sahaba]]'' del profeta [[Maometto]], incluso nelle cronache tra i ''muʿammarūn'' (centenari)
}}
 
Ḥibbān (o Ḥassān, o Ḥayyān) ibn Qays ibn ʿAbd Allāh al-Nābigha al-Jaʿdī, appartenente ai Banū Jaʿda, sottogruppo della più grande [[tribù]] araba dei Banū ʿĀmir b. Ṣaʿṣaʿa (di cui fu in seguito ''[[Sayyid]]''), fece parte della categoria più tardi classificata dei poeti ''mukhaḍramūn'', che vissero cioè a cavallo tra la [[Jahiliyya|Jāhiliyyajāhiliyya]] e l'[[Islam]], e dei ''fuḥūl'' (lett. "stalloni", a indicare l'eccellenza dei versi<ref>[[alAl-JahizJāḥiẓ|Jāḥiẓ]] ad esempio, ne riporta con ammirazione la sua descrizione del [[Equus caballus|destriero]] nel ''Kitāb al-ḥayawān'' "Il libro degli animali" (I, 330 dell'edizione curata nel 1967 al [[Cairo]] da M. Hārūn per i tipi di Muṣṭafā al-Bābī al-Ḥalabī).</ref>).
 
Si convertì all'Islam quando, ancor giovane, giunse giunse nel [[630]] a [[Medina]] con un'ambasceria (''wifāda'') della sua tribù - che allora risiedeva ad al-Aflāj, in [[Najd]], a sud della [[Yamama]] - che si proponeva di contrarre con [[Maometto]] un'alleanza (''ḥilf''). In quell'occasione il Profeta lo benedisse<ref>Al verso di Nābigha «''Abbiamo raggiunto il cielo con la nostra gloria e coi nostri avi, e tuttavia fermamente noi speriamo sopra di ciò un luogo dove salire [ancora]''», [[Maometto]] avrebbe commentato, con qualche sospetto: «''Dove o Abū Laylā?''», ricevendo la replica, che molto soddisfece il Profeta: «''Al Paradiso''», che gli valse la benedizione di Maometto espressa con la frase «''Iddio non rompa la tua bocca''», che sarebbe stata confermata dal fatto che, malgrado l'età avanzatissima, a Nābigha non caddero mai i denti.</ref> e gli fece dono di una proprietà (''ḍayʿa'') in al-Falaj, nei territori d'insediamento della sua tribù, scrivendo oltre tutto un documento che fu conservato con venerazione dai B. Jaʿda.<ref>[[Maria Nallino]], "an-Nābiġah al-Ǧaʿdī e le sue poesie", (I parte) su: ''Rivista degli Studi Orientali'', XIV (1934), pp. 135-190, a p. 180.</ref>
 
In base alla sua stessa testimonianza, contenuta nel ''Dīwān'' (Canzoniere) edito da [[Maria Nallino]], si trasferì a [[Bassora|Baṣra]] con la sua sotto-tribù all'epoca del secondo [[Califfo]] "ortodosso" [['UmarʿOmar ibn al-KhattabKhaṭṭāb]].<ref>''Dīwān'', XI, versi 6-8.</ref> Partecipò quindi a vari fatti d'arme, nel quadro delle conquiste che lo avrebbero spinto, secondo un suo verso «''fino a che io e chi era con me non scorgevamo [più] Suhayl (=[[Canopo]]); allorché esso appariva, [subito] dopo tramontava''», dando modo di dedurre che egli fu in [[Khorasan]].
 
Fece parte dei sostenitori di [['Ali ibn Abi Talib]] a [[Battaglia di Siffin|Ṣiffīn]] ed è annoverato tra i ''muʿammarūn'', i "vegliardi" cioè vissuti talmente a lungo da far fornire a vari [[Tradizionista (Islam)|tradizionisti]] cifre talmente spropositate da essere del tutto inverosimili (180, 200, 230 o 240 anni addirittura).<br />
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La critica ritiene che al-Nābigha abbia risentito dell'influenza di [[Labid|Labīd]] per quanto riguarda la tematica della caducità dell'uomo, destinato alla morte:
{{quote|(1) O miei due amici, fermate un momento le vostre cavalcature, fermatevi al meriggio, biasimate ciò che il tempo produce o toglie.<br />(2) Non sapete che l'andar via, anzi un rapido andar via, è oggi è più giusto che l'astenersi [dall'andare]?<br />(3) Non fate domande - certo la vita è breve - adattatevi [invece] agli eventi [anche se] spaventosi, o rimanete calmi;<br />(4) e se vi accade cosa che non siete capaci di allontanare, non vi affliggete di ciò che Iddio ha decretato, e abbiate pazienza...|''Le poesie di an-Nābigha al-Ǧaʿdī'', [[QasidaQaṣīda|Qaṣīda III]], trad. di M. Nallino, pp. 39-40}}
Accorati sono i suoi versi, rivolti alla moglie, per la morte del loro figlio Muḥārib e del fratello di Nābigha, Waḥwaḥ:
{{quote|(22) Non sai forse che io sono stato privato di Muḥārib, sicché né tu né io abbiamo [più] oggi alcuna cosa di lui?<br />(23) E [non rammenti] ciò di cui già prima di lui sono stato privato [con la morte] di Waḥwaḥ, il quale era figlio di mia madre e [mio] amico sincero?<br />(24) [Muḥārib era] un giovane le cui virtù erano perfette; per di più era generoso e non conservava [per sé] nulla delle sue sostanze;<ref>La generosità faceva parte delle migliori virtù dell'uomo, come parte integrante della ''[[muruwwa]]''.</ref><br />(25) un giovane che aveva al completo quel che poteva rallegrare il suo amico, malgrado che in lui fosse [anche] quel che può dare dolore ai nemici|"an-Nābiġah al-Ǧaʿdī e le sue poesie", su: ''Rivista degli Studi Orientali'', XIV (1934), pp. 135-190, alle pp. 177-78 ([[QasidaQaṣīda|Qaṣīda XII]]).}}
 
==Note==
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[[Categoria:Letteratura araba]]
[[Categoria:Poeti arabi]]