Utente:Vale93b/Sandbox1: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
m - cat encicl. da pag. utente |
|||
| (15 versioni intermedie di 3 utenti non mostrate) | |||
Riga 13:
|vittime=nessuno
|feriti= nessuno
|esecutori= Antonio Canossa, Taddeo Manfredi, Giangiacomo Pelliccione, Benedetto Accolti, Pietro Accolti, Giulio Accolti, Prospero Pittori, Giovanni da Norcia e un servitore sconosciuto.
|sospetti=Connivenze nella [[curia romana]]
|motivazione=
*ideali religiosi }}
==I fatti==
=== congiurati===
La congiura fu ordita da personaggi di diversa estrazione:
*il conte Antonio Canossa, giovane discendente di un ramo cadetto dell'antica e prestigiosa famiglia [[dinastia dei Canossa|Canossa]], ormai in piena decadenza. Erede al feudo di [[Montalto]], a Roma intratteneva rapporti con la [[Camera Apostolica]], che gli aveva dato in concessione alcuni mulini e miniere di [[allume]] nei territori dello [[Stato pontificio]].
*il conte Taddeo Manfredi, discendente di una famiglia che aveva governato ampi territori nell'odierna [[Emilia-Romagna]] (presso [[Imola]] e [[Faenza]]) fino alla fine del [[XV secolo]], quando [[Cesare Borgia]] li aveva conquistati. Dopo la sconfitta di quest'ultimo, tali territori erano passati sotto il diretto controllo della [[Santa Sede]].
*il cavalier Giangiacomo Pelliccione, [[pavia|pavese]] d'origine, trasferito a Roma dopo essere stato bandito dalla [[Repubblica di Venezia]] per aver coniato [[denaro falso]]: nella capitale pontificia dichiarava di essere discendente della famiglia [[Lusignano]] e si era stabilito nella zona di [[ponte Sisto]], frequentando abitualmente [[astrologi]] ed [[esorcista|esorcisti]].
*Benedetto Accolti, figlio illegittimo del cardinale [[Pietro Accolti]], uomo tanto fisicamente brutto e sgraziato quanto dalla cultura vastissima. abilissimo oratore, erudito delle [[Sacre Scritture]] e della cultura classica, risiedeva a Roma da circa un decennio e aveva acquisito una fama consolidata di profeta; frequentava assiduamente i palazzi di potenti porporati e curiali.
*il nipote di quest'ultimo, Pietro Accolti (figlio di Adriano, fratellastro di Benedetto) e Giulio, altro figlio illegittimo del cardinale d'Ancona.
*tre servitori del conte Manfredi (Prospero Pittori, Giovanni da Norcia e uno sconosciuto).
===Il fallito attentato===
La sera del 6 novembre [[1564]]
La mattina del 7 novembre sei di loro (esclusi Giovanni da Norcia e il servitore sconosciuto) si recarono presso la [[stanza della Segnatura]], in Vaticano, per incontrare il pontefice. Vestiti elegantemente, avevano portato con sé coltelli, spade e stiletti: il piano prevedeva che Benedetto Accolti avviasse l'azione atterrando il papa ed accoltellandolo, con il cavalier Pelliccione e il conte Canossa pronti ad intervenire con le spade; Prospero e Pietro rimasero un po' più indietro, pronti a coprire le spalle ai compagni in caso di necessità. Tuttavia, per motivi poco chiari, nessuno di loro aggredì il pontefice: l'udienza si svolse regolarmente e i congiurati se ne andarono senza aver concluso nulla.
Riga 37 ⟶ 48:
== Il processo ==
===I primi interrogatori===
Gli arrestati furono tradotti al carcere di Tor di Nona e immediatamente posti sotto [[processo]]. I primi interrogatori furono condotti dal procuratore fiscale Giovambattista Bizzoni, cui poi subentrò il governatore [[Alessandro Pallantieri]]. Per primo fu ascoltato il cavalier Pelliccione
Taddeo Manfredi confermò quanto detto dal Pelliccione: Benedetto Accolti li aveva convinti che
Antonio Canossa impostò la sua strategia difensiva sulla falsariga dei compagni, asserendo che il movente della congiura era completamente spirituale. Appellandosi al suo stato di aristocratico ed esponente di una famiglia (i [[dinastia dei Canossa|Canossa]]) ''cui la Sede Apostolica è obbligata più che a nessuna famiglia de Italia'', egli rifiutò ripetutamente di rispondere alle domande del governatore, chiedendo poi di essere risparmiato dalla tortura e di poter prendere visione dei capi d'accusa per approntare la sua difesa. Tali garanzie gli furono negate e tra il 20 e il 28 dicembre il Canossa venne orrendamente torturato, giungendo quasi in punto di morte.
===Ricerca di connivenze===
Il movente spirituale non convinse i giudici,
Le indagini pertanto si appuntarono sui canali attraverso i quali i congiurati si erano procurati le armi: emerse che il Pelliccione aveva preso in prestito un pugnale lungo un palmo e mezzo dall'amico Simone della Barba, fratello dell'[[archiatra pontificio]] Pompeo (che con l'oscuro cavaliere condivideva l'abitudine a frequentare gli ambienti della magia e dell'astrologia). Da tale allarmante legame con una persona tanto vicina al pontefice non emerse tuttavia alcunché di rilevante ai fini dell'indagine. Si passò quindi ad esaminare lo stiletto di Benedetto Accolti, frattanto ritrovato sull'architrave di una finestra del palazzo Manfredi e che si sospettava fosse stato intinto nel veleno per rendere ancor più letali le ferite inferte; Benedetto minimizzò affermando che si trattava di un coltello di poco conto che usava portare sempre con sé per trinciare il cibo.
Un'altra pista che fu battuta per trovare eventuali connivenze fu quella dei vestiti: tutti i congiurati si trovavano in difficili condizioni economiche, tanto da essere costretti a prendere in prestito abiti adatti a presentarsi al cospetto di Pio IV da dei famigliari di [[Curzio Gonzaga]] e [[Ascanio Della Cornia]]; quest'ultimo nome probabilmente risultò particolarmente sospetto, in quanto il Della Cornia era un potente condottiero, che già in passato aveva rivolto i suoi soldati contro il papa [[Paolo IV]]. Di lì a poco egli fu imprigionato a [[Castel Sant'Angelo]] per degli abusi perpetrati nel suo feudo di [[Chiusi]], ma non emersero prove di un suo effettivo coinvolgimento nella congiura contro Pio IV.▼
▲Un'altra pista che fu battuta
Nel giro di circa una settimana la concordanza delle versioni fornite dai prigionieri si ruppe ed essi cominciarono a scambiarsi accuse: nell'interrogatorio del 22 dicembre Benedetto Accolti, pur continuando a professarsi "capo" della banda, disse di essere stato incitato all'azione dai suoi complici, che si erano occupati di organizzare materialmente l'omicidio. Taddeo Manfredi disse che il Canossa aveva preparato delle polizze da recapitare alle magistrature romane per spiegare i motivi del gesto violento; il diretto interessato (unico a restare fedele alla teoria del movente spirituale) smentì di averle mai compilate, mentre Benedetto si dichiarò estraneo alla loro preparazione. Venne frattanto interrogato
== Note ==
Riga 95 ⟶ 106:
[[Categoria:Omicidio]]
[[Categoria:Storia dello Stato Pontificio]]
</nowiki>
| |||