Albaro: differenze tra le versioni

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{{nd|la frazione di [[Ronco all'Adige]] in [[provincia di Verona]]|Albaro (Ronco all'Adige)}}
{{Quartiere
|nomeQuartiere = San Francesco d'Albaro
|immagine = Genova Albaro panorama.jpg
|didascalia = La collina di Albaro vista dal [[Santuario della Madonna del Monte (Genova)|santuario della Madonna del Monte]]
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|circoscrizione = [[Municipi di Genova|Municipio VIII Medio Levante]]
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}}
'''Albaro''' (''Arbâ'' in [[lingua ligure|genovese]], pronuncia {{IPA|/arbaː/}}<ref>Il toponimo dialettale è citato nel libro-dizionario del {{cita libro|professor Gaetano|Frisoni|Nomi propri di città, borghi e villaggi della Liguria del Dizionario Genovese-Italiano e Italiano-Genovese|1910-2002|Nuova Editrice Genovese|Genova}}</ref>) è un quartiere residenziale di {{formatnum:28189}} abitanti<ref name="statistica">{{cita web|url=http://statistica.comune.genova.it/pubblicazioni/download/not_stat/notiziario%20anno%202022/Notiziario%204-2022.pdf|titolo=Comune di Genova - Notiziario statistico 4-2022|accesso=17 febbraio 2025}}</ref> del comune di [[Genova]], compreso nel [[Municipi di Genova|Municipio VIII Medio Levante]].
{{Citazione|''Sorge, nella parte orientale di Genova, colle piacevolissimo che imitando l'Alba col nome, vien'à superarla in vaghezze''|[[Anton Giulio Brignole Sale]], "Le instabilità dell'ingegno", pubblicato per Giacomo Monti e Carlo Zenzero, [[1630]]}}
 
Con la denominazione di '''San Francesco d'Albaro''' è stato [[Comuni d'Italia soppressi|comune autonomo]] fino al 1873, quando insieme ai comuni di [[San Martino (Genova)|San Martino d'Albaro]], [[Staglieno]], [[Foce (Genova)|Foce]], [[Marassi]] e [[San Fruttuoso (Genova)|San Fruttuoso]] fu accorpato a quello di [[Genova]].<ref name=regiodecreto>{{Cita legge italiana|tipo=RD|anno=1873|mese=10|giorno=26|numero=1638|titolo=I Comuni di San Martino d'Albaro, della Foce, Marassi, San Francesco d'Albaro, San Fruttuoso e Staglieno sono soppressi ed uniti al Comune di Genova. (073U1638)}}</ref>
'''Albàro''' (in [[lingua ligure|genovese]] ''Arbâ'', pronuncia {{IPA|/arba:/}}<ref>Il toponimo dialettale è citato nel libro-dizionario del {{cita libro|professor Gaetano|Frisoni|Nomi propri di città, borghi e villaggi della Liguria del Dizionario Genovese-Italiano e Italiano-Genovese|1910-2002|Nuova Editrice Genovese|Genova}}</ref>) è un quartiere residenziale del levante [[Genova|genovese]].
 
Centro rurale, ma già sede fin dal Cinquecento di prestigiose residenze patrizie, dopo l'annessione a Genova è divenuto uno dei più eleganti quartieri residenziali cittadini.
Con la denominazione di "San Francesco d’Albaro" è stato comune autonomo fino al 1874, quando insieme ad altri cinque comuni della bassa [[val Bisagno]] fu inglobato nel comune di Genova.
Centro rurale, ma già sede fin dal [[XVI secolo|Cinquecento]] di prestigiose residenze patrizie, dopo l'annessione a Genova è divenuto uno dei più eleganti quartieri residenziali cittadini.
 
== Descrizione del quartiere ==
{{Citazione|Sorge, nella parte orientale di Genova, colle piacevolissimo che imitando l'Alba col nome, vien'à superarla in vaghezze|[[Anton Giulio Brignole Sale]], "Le instabilità dell'ingegno", pubblicato per Giacomo Monti e Carlo Zenzero, [[1630]]}}
Albaro fa parte insieme a [[Foce (quartiere di Genova)|Foce]] e [[San Martino (quartiere di Genova)|San Martino]] del [[Municipi di Genova|Municipio VIII Medio Levante]] e comprende le ''unità urbanistiche'' "Albaro", "Lido", "San Giuliano" e "Puggia".<ref name= statistica_genova>[http://statistica.comune.genova.it/pubblicazioni/download/not_stat/not_2_2014/testo%20integrale%202-2014.pdf Notiziario statistico 2-2014] del [[comune di Genova]]</ref>
{{Citazione|''Da lungi, la collina d'Albaro apparisce il facile dorso di un monte che spiccandosi da monti più alti si stenda a metter piede nel mare. Ma da presso la scorgete composta di più colli, che nei loro intervalli danno spazio a piacevolissime vallicelle. La costiera della collina di Albaro che risguarda sopra il mare, è quasi tutta teatrali rovine e scogli biancheggianti della spuma che vi fanno frangendosi l'onde.''|L'Italia descritta e dipinta con le sue isole, Tomo V, Stati del Re di Sardegna, Giuseppe Pomba & C editori, Torino, 1838}}
 
=== Toponimo ===
Riguardo l'origine del toponimo lo storico [[Federico Donaver]] nel volume ''Vie di Genova'', pubblicato nel [[1912]], cita lo storico locale Gaetano Poggi secondo il quale il nome Albaro deriva "''da raibà che significa insenatura; onde arbà in dialetto, italianizzato in Albaro. Trovandosi la località a levante dove spunta l'alba, in dialetto arba, non potrebbe derivare il nome da ciò?''".
 
Quest'ultima ipotesi sembrerebbe trovare supporto nella posizione della collina di Albaro, a levante del centro storico di Genova. Non esistono comunque fonti che attestino con certezza l'origine del toponimo.
 
Sempre il Donaver riferisce di una famiglia di nome Albaro, nota fin dall'[[XI secolo]], originaria però della [[riviera di Ponente]], ma egli stesso si domanda se sia questa ad aver preso il nome dalla località o al contrario ve l'abbia dato.
 
=== Territorio ===
[[File:Corso Italia, Genova, Italy - DSC01153.JPG|thumb|Veduta aerea della zona di San Giuliano]]
{{Citazione|''Da lungi, la collina d'Albaro apparisce il facile dorso di un monte che spiccandosi da monti più alti si stenda a metter piede nel mare. Ma da presso la scorgete composta di più colli, che nei loro intervalli danno spazio a piacevolissime vallicelle.''
Albaro comprende la parte più meridionale dell'omonima collina, che forma un mosso altopiano digradante verso il mare, ultima propaggine della dorsale che separa le valli dei torrenti [[Bisagno]] e [[Sturla (torrente)|Sturla]]. La collina termina a mare con alte scogliere, alternate a piccole spiagge, un tempo raggiungibili solo attraverso strette [[crêuza|crêuze]] tra gli orti e i giardini, mentre oggi l'intera linea di costa è percorsa dal lungomare di [[Corso Italia (Genova)|corso Italia]].
''La costiera della collina di Albaro che risguarda sopra il mare, è quasi tutta teatrali rovine e scogli biancheggianti della spuma che vi fanno frangendosi l'onde.''|L'Italia descritta e dipinta con le sue isole'', Tomo V, Stati del Re di Sardegna, Giuseppe Pomba & C editori, Torino, 1838}}
[[File:Corso Italia, Genova, Italy - DSC01153.JPG|thumb|upright=1.4|left|Veduta aerea della zona di San Giuliano]]
Albaro comprende la parte più meridionale dell'omonima collina, che forma un mosso altopiano digradante verso il mare, ultima propaggine della dorsale che separa le valli dei torrenti [[Bisagno]] e [[Sturla (torrente)|Sturla]]. La collina termina a mare con alte scogliere, alternate a piccole spiagge, un tempo raggiungibili solo attraverso strette [[crêuza|crêuze]] tra gli orti e i giardini, mentre oggi l'intera linea di costa è percorsa dal lungomare di [[Corso Italia (Genova)|Corso Italia]].
 
L'ex circoscrizione comprende la maggior parte del territorio dell'antico comune di San Francesco d'Albaro, ad eccezione delle frazioni di [[Borgo Pila]] con parte della piana del Bisagno (ora completamente urbanizzata e aggregata al [[Foce (Genova)|quartiere della Foce]]) e Vernazzola, borgo marinaro, oggi accorpato all'exnel circoscrizione "[[Sturla (quartiere di Genova)|Sturla]]-[[Quartoquartiere deidi Mille|QuartoSturla]]".
 
L'attuale territorio di Albaro confina a levante con Sturla, a nord con [[San Fruttuoso (quartiere di Genova)|San Fruttuoso]] e [[San Martino (Genova)|San Martino]], a ponente con la Foce, mentre a sud si affaccia sul mare. Più in dettaglio l'asse di via Podgora, via Nizza, via Francesco Pozzo e via Dassori delimitano il quartiere verso la Foce, corso Gastaldi verso San Fruttuoso, parte di via Montallegro e via Serretto verso San Martino, via San Pio X, via Sclopis e via al Capo di Santa Chiara verso Sturla. Il territorio dell'ex circoscrizione di San Francesco d'Albaro è suddiviso, unicamente a scopo statistico, nelle quattro "unità urbanistiche" Albaro, San Giuliano, Lido e Puggia.<ref name="statistica"/>
 
Il quartiere è caratterizzato da un tessuto urbano prevalentemente residenziale, di elevato livello qualitativo, in cui accanto alle [[Ville di Genova|storiche dimore patrizie]] sono sorti nell'ultimo secolo eleganti condomini e palazzine, molti dei quali circondati da ampi spazi verdi esclusivi.
 
== DemografiaOrigini del nome ==
Riguardo all'origine del [[toponimo]], lo storico [[Federico Donaver]] nel volume ''Vie di Genova'', pubblicato nel 1912, cita lo storico locale Gaetano Poggi secondo il quale il nome Albaro deriva "''da raibà che significa insenatura; onde arbà in dialetto, italianizzato in Albaro. Trovandosi la località a levante dove spunta l'alba, in dialetto arba, non potrebbe derivare il nome da ciò?''".
Le quattro "unità urbanistiche" che formano la ex circoscrizione di San Francesco d'Albaro avevano complessivamente al 31 dicembre 2013 una popolazione di 28.963 abitanti.<ref name= statistica_genova/>
[[File:Genova-DSCF7560.JPG|thumb|<center>Via Francesco Pozzo<br />Piazza Tommaseo e i grattacieli di [[Corte Lambruschini]]<center>]]
Nel [[XVI secolo|Cinquecento]], il [[Agostino Giustiniani|Giustiniani]] conta 144 case, delle quali solo 46 di contadini residenti, e le restanti appartenenti a ricchi cittadini. La crescita degli insediamenti patrizi, con la costruzione di grandi ville, nel tempo fece da volano per l'insediamento di nuovi residenti, anche se la presenza stessa delle ville con i loro fondi non consentì il formarsi di consistenti nuclei urbani. Il [[censimento]] del 1861 registra 5.556 abitanti, in costante aumento alle rilevazioni successive.
 
Quest'ultima ipotesi sembrerebbe trovare supporto nella posizione della collina di Albaro, a levante del [[centro storico di Genova]]. Non esistono comunque fonti che attestino con certezza l'origine del toponimo.
Con l'applicazione del piano regolatore del 1906<ref name=piano>[http://www.polis.unige.it/rco/rapu/pagine/schede/scheda%2017.htm ''Progetto di piano regolatore e di ampliamento della regione di Albaro'']</ref> ha inizio una fase di espansione edilizia che porta ad un ulteriore incremento della popolazione che raggiunge progressivamente il suo massimo storico nel 1961, con 59.413 abitanti.
 
Sempre il Donaver riferisce di una famiglia di nome Albaro, nota fin dall'XI secolo, originaria però della [[riviera di Ponente]], ma egli stesso si domanda se sia questa ad aver preso il nome dalla località o al contrario ve l'abbia dato.
Dopo la rettifica dei confini amministrativi (come accennato le modifiche più consistenti furono il passaggio dell'area nella piana del Bisagno, compresa tra [[Borgo Pila]] e piazza Tommaseo, al quartiere delle Foce e del borgo di Vernazzola a Sturla-Quarto), nel 1971 i residenti risultano 41.529.
Inizia da allora un costante decremento, più accentuato negli [[anni 1970|anni settanta]] e [[anni 1980|ottanta]], quando risulta superiore a quello medio del comune di Genova nel suo complesso, fino al censimento del 2001 che registra 30.304 abitanti, valore stabilizzato, sia pur con un lieve ulteriore calo, fino ad oggi.
 
Albaro è il quartiere di Genova con la più alta percentuale di laureati (29,8% della popolazione) ed il minore tasso di disoccupazione, mentre l'età media risultava, nel 2008, di 48,5 anni, di poco superiore a quella cittadina.<ref name= demografia>Comune di Genova - Ufficio Statistica, Atlante demografico della città, luglio 2008.</ref> Su questi ultimi fattori incide la destinazione del quartiere a residenza di classi benestanti, e come tale è percepito sia dai residenti che dal resto dei genovesi.
 
== Storia ==
[[File:Genova-Via San Nazaro nell'Ottocento.jpg|thumb|Immagine ottocentesca della villa Bagnarello, dove soggiornò [[Charles Dickens]].]]
{{nota|larghezza=380px|titolo=Il "Teatro da San Francesco"|contenuto=
{{Citazione|''Evvi un [[teatro]] con [[palco (teatro)|palchi]] in giro, di proprietà del sig. marchese Ridolfo Pallavicini, situato a poca distanza dalla chiesa parrocchiale dedicata a s. Francesco: da parecchi anni i dilettanti filodrammatici sogliono rappresentarvi scelte commedie e tragedie: questo teatro può contenere cinquecento e più spettatori.''|[[Goffredo Casalis]], "Dizionario geografico, storico, statistico e commerciale degli stati di S.M. il Re di Sardegna", Volume XVIII, 1849}}
 
All'inizio della via Albaro vi era un teatro, nel quale si tenne la prima genovese de ''[[L'italiana in Algeri]]'' di [[Gioacchino Rossini]]; non era l'unico teatro in Albaro perché si ricorda anche quello situato nella villa ''La Delizia'' del conte Leopoldo Doria in San Luca d'Albaro che nel [[1783]] ospitò la rappresentazione di una farsa in due atti: ''La nuova riconciliazione''.
 
Del "Teatro da San Francesco" si trova traccia nei trafiletti degli ''Avvisi'' (diventato poi la ''Gazzetta Nazionale della Liguria'') dal [[1778]] al [[1797]], dai quali si apprende che vi si tenevano opere comiche in musica tenute da artisti che in estate venivano a continuare le recite sospese per ''"le calure"'' al [[Teatro della Tosse|Teatro Sant'Agostino]]. Vi si tenevano anche ''"feste da ballo, frequentate da numeroso pubblico convenuto da San Francesco e da persone provenienti dalla Capitale''", che il biglietto d'ingresso costava 30 soldi e l'abbonamento a tutta la stagione 32 [[Lira genovese|lire]].
 
Secondo varie fonti questo primo teatro venne distrutto da un incendio causato dai patrioti della Guardia Nazionale o da truppe del generale francese [[Mathurin-Léonard Duphot|Duphot]] al quale era stata affidata la difesa di Genova dopo la sommossa tentata il 4 settembre 1797 dai contadini di Albaro e della [[val Bisagno]] contro la [[Repubblica Ligure]], che si era instaurata nel giugno dello stesso anno sul modello [[Francia|francese]].
 
L'8 settembre [[1810]] il teatro venne riaperto in un edificio di proprietà del marchese Ridolfo Pallavicini, come riportato dalla ''Gazzetta di Genova'':
{{Citazione|''Fin da sabato scorso nell'amena villeggiatura d'Albaro si è fatta apertura di un bel Teatro nuovo, presso la chiesa di San Francesco, in una situazione estremamente comoda, e a cui sono annesse delle sale per ridotto, giuochi, biliardo, e delle officine per sorbetterie, cuoco ecc.''|}}
A quell'epoca, in cui la Liguria era stata annessa all'[[Primo impero francese|Impero francese]], il biglietto d'ingresso era gravato da una sovrattassa a favore del ''Burò di Bienfaisance'' d'Albaro, in base a un decreto della prefettura che stabiliva "''que le Thèatre ètabli à S. François donne lieu par suite des disposition bienfaisantes du decret Imperial du 9 novembre [[1809]] à la perception d'un droit dont le produit doit etre employé en profit des pauvres..."''.<br />
Verso la fine dell'[[XIX secolo|Ottocento]] il teatro venne chiuso e l'edificio che l'ospitava demolito per lasciare spazio a nuove case.}}
=== Le origini ===
Fino al [[XIV secolo]] la collina di Albaro, raggiungibile solo da [[San Martino (Genova)|San Martino]] lungo stradine di campagna tra orti e vigneti, era scarsamente popolata, con poche case rustiche isolate al centro dei poderi ed alcune chiese appartenenti a ordini monastici. Il litorale, con le sue alte scogliere, non permetteva la presenza di insediamenti: solo all'estremità orientale, dove le rocce scendevano al livello del mare permettendo l'approdo delle barche, venne a formarsi il borgo di pescatori di [[Boccadasse]].<ref name= "fuori_mura">Corinna Praga, "Genova fuori le mura"</ref>
 
Tra il [[XVI secolo|XVI]] e il [[XVIII secolo]] le famiglie dell'[[oligarchia]] che governava la [[Repubblica di Genova]] fecero costruire grandi palazzi di villeggiatura nei dintorni della città e la collina di Albaro divenne uno dei loro luoghi di villeggiatura preferiti.<ref name="fuori_mura" /> In quei secoli Albaro, visto dal colle di [[Carignano (quartiere di Genova)|Carignano]], nell'[[incisione]] di [[Antonio Giolfi]] eseguita nel [[XVIII secolo|Settecento]], presentava gruppi di ville e case isolate tra le quali spuntavano i campanili delle numerose chiese, oggi in gran parte scomparse.
 
Così descrive la zona il [[Agostino Giustiniani|Giustiniani]], [[vescovo]] e [[storiografia|storico]], nei suoi "''Annali"'' (1537):
{{citazione|''Ed a mano manca di [[San Fruttuoso (quartiere di Genova)|S. Fruttuoso]] e di S. Martino giace la magnifica ed amena villa di Albaro, la qual è in lunghezza circa due miglia: e comprende centoquarantaquattro case, delle quali ve ne sono quarantasei di contadini, ed il restante di cittadini, che tutte hanno fruttifere ed amene ville; talché è cittadino che ha nella sua villa [[Pyrus|pere]] di ventidue specie. Sono queste ville dotate di domestico, di salvatico, di acque, di [[uccellagione|are per uccellare]]: tutte murate in cerco. E la struttura delle magnifiche case è superbissima; fra le quali ville hanno eccellenza quella che edificò Andrea Cicero, quella di Vincenzo Sauli, quella di Alessandro di Nigrone, e quella di Cosmo Damiano Giustiniano: è certo che tutte particolarmente hanno in loro qualche cosa degna di laude: ed i cittadini le abitano con grandissima comodità.''|[[Agostino Giustiniani]], "''Annali della Repubblica di Genova"'', 1537}}
 
=== L'Ottocento ===
Con la [[Campagna d'Italia (1796-1797)|discesa in Italia]] di [[Napoleone Bonaparte|Napoleone]], nel 1797 ebbe fine la storia plurisecolare della [[Repubblica di Genova]], che ribattezzata [[Repubblica Ligure]] passò di fatto sotto il controllo della [[Prima Repubblica francese|Francia repubblicana]] e nel 1805 annessa all'[[Primo Impero francese|Impero francese]]. Nel 1814, a seguito delle decisioni del [[Congresso di Vienna]] la ex Repubblica Ligure napoleonica passò al [[Regno di Sardegna (1720-1861)|Regno di Sardegna]], e con essa anche il comune di San Francesco d’Albarod'Albaro, così descritto dal [[Goffredo Casalis|Casalis]] nel 1849:
{{Citazione|''San Francesco d'Albaro, comune nel [[mandamento (diritto)|mandamento]] di [[San Martino (quartiere di Genova)|s. Martino]] prov. dioc. e div. di Genova. Dipende dal senato, intend. gen. prefett. ipot. insin. di Genova, posta di s. Martino d'Albaro.''
''Giace a ponente di s. Martino suo capoluogo di mandamento, da cui è discosto un miglio.
Gli sono aggregati i luoghi di [[Boccadasse]], e [[Borgo Pila|Pila]]. Nella parte australe confina col mare, ove sono alcune piccole piaggie chiamate di s. Nazaro, s. Giuliano, Boccadasse, Vernazzola.''
 
{{Citazione|San Francesco d'Albaro, comune nel [[mandamento (diritto)|mandamento]] di [[San Martino (Genova)|s. Martino]] prov. dioc. e div. di Genova. Dipende dal senato, intend. gen. prefett. ipot. insin. di Genova, posta di s. Martino d'Albaro. Giace a ponente di s. Martino suo capoluogo di mandamento, da cui è discosto un miglio. Gli sono aggregati i luoghi di [[Boccadasse]], e [[Borgo Pila|Pila]]. Nella parte australe confina col mare, ove sono alcune piccole piaggie chiamate di s. Nazaro, s. Giuliano, Boccadasse, Vernazzola.
''Salubre è l'aria che vi si respira; ma vi dominano i venti sciroccali, che danneggiano i vigneti, gli oliveti, ed i terreni coltivati a campo: nell'invernale stagione vi soffiano i venti di greco e di tramontana, che danneggiano gli agrumi, e gli ortaggi. Si mantiene poco bestiame: riescono di mediocre qualità i vini di questo comune: l'olio d'olivo e gli ortaggi si smerciano in Genova.
Popolazione 4355.''|[[Goffredo Casalis]], "Dizionario geografico, storico, statistico e commerciale degli stati di S.M. il Re di Sardegna", Volume XVIII, 1849}}
 
Nella prima metà dell'[[XIX secolo|Ottocento]] venne realizzata la prima strada di attraversamento del quartiere, che veniva a porre fine al secolare isolamento veicolare della zona. La "strada Principale", perpendicolare alle antiche crêuze che scendevano verso il mare, seguiva il tracciato delle attuali vie Albaro, Bocchella e Pisa collegando Genova con Sturla, e costituiva un tratto della cosiddetta via Aurelia.<ref name="fuori_mura"/>
Nel 1873, con un Regio Decreto, il comune di Genova si espandeva oltre il confine del Bisagno, inglobando, oltre San Francesco d'Albaro, i comuni della Foce, San Martino, San Fruttuoso, [[Marassi]] e [[Staglieno]], dando avvio ad una fase di sviluppo edilizio che negli ultimi decenni del secolo portò alla realizzazione nella piana del Bisagno di un nuovo quartiere con pianta a scacchiera, con strade ampie, rettilinee e pianeggianti, inedite nella Genova storica.
 
Salubre è l'aria che vi si respira; ma vi dominano i venti sciroccali, che danneggiano i vigneti, gli oliveti, ed i terreni coltivati a campo: nell'invernale stagione vi soffiano i venti di greco e di tramontana, che danneggiano gli agrumi, e gli ortaggi. Si mantiene poco bestiame: riescono di mediocre qualità i vini di questo comune: l'olio d'olivo e gli ortaggi si smerciano in Genova.
==== La ''Marinetta'' ====
Popolazione 4355.|[[Goffredo Casalis]], "Dizionario geografico, storico, statistico e commerciale degli stati di S.M. il Re di Sardegna", Volume XVIII, 1849}}
{{nota|larghezza=380px|titolo=Gozzano e la "Marinetta"|contenuto=<br />
{{Approfondimento
|larghezza = 380px
|titolo = Gozzano e la "Marinetta"
|contenuto = <br />
[[File:Genova - Guido Gozzano e gli amici della Marinetta.jpg|center|300px|Gozzano fra gli amici della "Marinetta"]]
La "Marinetta" vide [[Guido Gozzano]] <small>(nell'immagine sopra al centro)</small> tra i suoi più assidui frequentatori. Scrive [[Edoardo Firpo]]:
{{quoteCitazione|Ghe vegnivan artisti e poeti / a çercaghe salute e fortunn-a; / e vegnivan ben ben da lontan. / Mi t'ò visto unn -a sèja de lunn-a; / ëo insemme con Guido Gozzan.<ref>Ci venivano artisti e poeti / a cercare salute e fortuna; / e venivano da molto lontano. / Io ti ho visto una sera di luna; / ero insieme a Guido Gozzano.</ref>}}
 
Il futuro poeta era stato una prima volta da bambino a [[Cornigliano]] e si era innamorato della città; da adulto iniziò a recarsi a Genova soprattutto nei mesi invernali per godere del beneficio dell'aria marina e trovare sollievo alla malattia che lo affliggeva (la [[tubercolosi]]) e che lo avrebbe portato alla morte a soli 32 anni.
 
Alla "Marinetta", conosciuta come ''l'Osteria dei poeti'', Gozzano fece molte amicizie e in quell'ambiente trovò ispirazione per diverse sue poesie pubblicate sulla rivista ''[[La Riviera Ligure]]'' di [[Mario Novaro]] e sulla "Rassegna Latina" diretta da Martini. A Genova Gozzano ritornerà per l'ultima volta nel [[1916]], l'anno della sua morte, mentre i suoi amici erano ancora al [[Fronte (guerra)|fronte]].}}
}}Nella prima metà dell'Ottocento venne realizzata la prima strada di attraversamento del quartiere, che veniva a porre fine al secolare isolamento veicolare della zona. La "strada Principale", perpendicolare alle antiche crêuze che scendevano verso il mare, seguiva il tracciato delle attuali vie Albaro, Bocchella e Pisa collegando [[Genova]] con [[Sturla (Genova)|Sturla]], e costituiva un tratto della cosiddetta [[via Aurelia]].<ref name="fuori_mura" />
Per tutto l'Ottocento tra gli orti e i giardini di Albaro e sulla riva del mare vi erano tante piccole [[osteria|osterie]]. Tra le più rinomate c’erano la "Passaggia" e quella detta "del Parroco", ma la più celebre era la "Marinetta"<ref name=genovaperta>[http://www.genovaperta.net/prototipo/index.php?option=com_content&view=article&id=53:albaro&Itemid=67 Il quartiere di Albaro su www.genovaperta.net]</ref>, che il poeta [[Edoardo Firpo]] così cantava<ref>[http://www.francobampi.it/zena/intra/marinetta.htm Testo completo della poesia "Marinétta"], di [[Edoardo Firpo]]</ref>:
{{Citazione|Marinetta, patella de schêuggio, / bagnâ solo da-e-sc-ciumme do mä, / rievocate anc'un pö mi te vêuggio / comme t'ë ne-a-memoia restä!... / ... / Oh se alloa ti pàivi lontann-a/cö to canto do mä e de çigâe, / e o reciocco de qualche campann-a / dai ulivi lazzù a San Giulian!...<ref> Marinetta, [[Patella caerulea|patella]] di scoglio, / bagnata solo dalla schiuma del mare, / voglio rievocarti ancora un po' / come sei rimasta nella memoria!... / ... / Oh, se allora sembravi lontana/con il canto del mare e delle cicale, / e il rintocco di qualche campana / dagli ulivi laggiù a San Giuliano!...</ref>}}
Nel 1873, con un Regio Decreto, il comune di Genova si espandeva oltre il confine del [[Bisagno]], inglobando, oltre San Francesco d'Albaro, i comuni della [[Foce (Genova)|Foce]], [[San Martino (Genova)|San Martino]], [[San Fruttuoso (Genova)|San Fruttuoso]], [[Marassi]] e [[Staglieno]],<ref name=regiodecreto /> dando avvio a una fase di sviluppo edilizio che negli ultimi decenni del secolo portò alla realizzazione nella piana del Bisagno di un nuovo quartiere con pianta a scacchiera, con strade ampie, rettilinee e pianeggianti, inedite nella Genova storica.
 
==== La Marinetta ====
Per tutto l'Ottocento tra gli orti e i giardini di Albaro e sulla riva del mare vi erano tante piccole [[osteria|osterie]]. Tra le più rinomate c'erano la "Passaggia" e quella detta "del Parroco", ma la più celebre era la "Marinetta"<ref name="genovaperta">{{Cita web |url=http://www.genovaperta.net/prototipo/index.php?option=com_content&view=article&id=53:albaro&Itemid=67 |titolo=Il quartiere di Albaro su www.genovaperta.net |accesso=25 novembre 2014 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20141129020642/http://www.genovaperta.net/prototipo/index.php?option=com_content&view=article&id=53:albaro&Itemid=67# |urlmorto=sì }}</ref>, che il poeta [[Edoardo Firpo]] così cantava<ref>{{cita testo|url=http://www.francobampi.it/zena/intra/marinetta.htm|titolo=Testo completo della poesia "Marinétta"|postscript=nessuno}}, di [[Edoardo Firpo]]</ref>:
{{Citazione|Marinetta, patella de schêuggio, / bagnâ solo da-e sc-ciumme do mä, / rievocate anc'un pö mi te vêuggio / comme t'ë ne-a memoia restä!... / ... / Oh se alloa ti pàivi lontann-a / cö to canto do mä e de çigâe, / e o reciocco de qualche campann-a / dai ulivi lazzù a San Giulian!...<ref>Marinetta, [[Patella caerulea|patella]] di scoglio, / bagnata solo dalla schiuma del mare, / voglio rievocarti ancora un po' / come sei rimasta nella memoria!... / ... / Oh, se allora sembravi lontana/con il canto del mare e delle cicale, / e il rintocco di qualche campana / dagli ulivi laggiù a San Giuliano!...</ref>}}
 
Il ristorante San Giuliano, conosciuto come la Marinetta, detto anche l'osteria dei poeti, al quale sono legati diversi nomi della cultura genovese e italiana, sorgeva sulle scogliere accanto al [[forte San Giuliano]], dov'è oggi [[Corso Italia (Genova)|corso Italia]].<ref>Immagini della ''Marinetta'' {{cita testo|url=http://www.genovacards.com/genova/varie/ristgiuliano.html|titolo=prima|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150924021530/http://www.genovacards.com/genova/varie/ristgiuliano.html }} e {{cita testo|url=http://www.fortidigenova.com/antgiul.jpg|titolo=dopo}} la costruzione di corso Italia</ref>
 
Il ristorante ''San Giuliano'', conosciuto come la ''Marinetta'', detto anche l'''osteria dei poeti'', al quale sono legati diversi nomi della [[cultura]] genovese e italiana, sorgeva sulle scogliere accanto al [[forte San Giuliano]], dov'è oggi corso Italia.<ref>Immagini della ''Marinetta'' [http://www.genovacards.com/genova/varie/ristgiuliano.html prima] e [http://www.fortidigenova.com/antgiul.jpg dopo] la costruzione di corso Italia</ref>
La Marinetta sopravvisse solo di poco alla costruzione di corso Italia, che proprio in quel punto supera le scogliere e la piccola spiaggia su grandi arcate in cemento.
 
=== Il Novecento ===
Il progetto di espansione verso levante interessò nel nuovo secolo la collina di Albaro: il piano regolatore del 1906, che si poneva l'obiettivo di realizzare la piena integrazione del quartiere con il centro cittadino, diede inizio ad una fase di sviluppo urbanistico con la realizzazione di abitazioni destinate ai ceti medi nella parte più a monte della collina ed a quelli più benestanti lungo la nuova strada litoranea ([[Corso Italia (Genova)|corso Italia]]) e nelle sue vicinanze.<ref name="piano">{{Cita demografiaweb |url=http://www.polis.unige.it/rco/rapu/pagine/schede/scheda%2017.htm |titolo=''Progetto di piano regolatore e di ampliamento della regione di Albaro'' |accesso=25 novembre 2014 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20220702140940/http://www.polis.unige.it/rco/rapu/pagine/schede/scheda%2017.htm |urlmorto=sì }}</ref><ref name="demografia">Comune pianodi Genova - Ufficio Statistica, Atlante demografico della città, luglio 2008.</ref>
 
Il proposito era quello di creare un quartiere disteso tra il mare e la collina, con ampi viali adatti al crescente traffico automobilistico e con una ricca dotazione di verde, destinato alle famiglie dell'alta borghesia cittadina.<ref>[http://www.sagep.it/easyStore/SchedeVedi.asp?SchedaID=2087 R. Luccardini, Albaro e la Foce - Genova • Storia dell'espansione urbana del Novecento, Sagep, Genova, 2013, ISBN 978-88-6373-252-8]</ref>
 
Dopo la strada litoranea venne realizzata una nuova trama viaria funzionale all’espansioneall'espansione edilizia, che andò a sovrapporsi agli antichi percorsi: vennero così aperte la strada intermedia che tagliava le antiche crêuze e i poderi ed una serie di strade di collegamento da mare a monte, aprendo la via alla moderna lottizzazione: scomparsi orti e parchi, si è così sviluppato, com'era nelle premesse, un quartiere residenziale considerato il più elegante ed esclusivo della città.<ref name="fuori_mura" />
 
Dato il recente sviluppo urbanistico, pochi degli abitanti di Albaro, con la sola eccezione del borgo di [[Boccadasse]], possono considerare il quartiere come luogo di origine della propria famiglia.
 
== Monumenti e luoghi di d'interesse ==
[[File:Genova-chiesa san francesco d'albaro-facciata.jpg|thumb|La facciata della [[chiesa di San Francesco d'Albaro]]]]
=== Boccadasse ===
=== Architetture religiose ===
{{vedi anche|Boccadasse}}
{{citazione|E sono in questa villa di Albaro, primo: il piccolo monastero di S. Vitto, abitato dai [[Ordine dei frati predicatori|frati Osservanti predicatori]]; l'antica chiesa parrocchiale de' Ss. Nazaro e Celso, edificata nel luogo dove i santi predetti smontarono di mare in terra. Vi è eziandio una piccola chiesuola nominata S. Giusta, vicina alle case di Urbano Giustiniano e di Nicolò Spinola; e quasi a mezzo la villa il [[Chiesa di San Francesco d'Albaro|monastero di frati Conventuali di S. Francesco]]; e contiguo a quello in capo del Prato, la [[Chiesa di Santa Maria del Prato (Genova)|chiesa di S. Maria]], che è priorato di Canonici regolari; ed accanto al mare il [[Abbazia di San Giuliano (Genova)|monastero di S. Giuliano]] di [[Ordine di San Benedetto|monachi Osservanti di Montecassino]]; e più su verso la montagna la chiesa di S. Elena, che già fu monastero di monache; e più vicino alla marina una chiesa di S. Chiara<ref>Il complesso conventuale di S. Chiara, che dà il nome alla via al Capo di S. Chiara (da non confondere con l'[[Monastero di Santa Chiara (Genova)|omonimo monastero]] del quartiere di San Martino) è ancora esistente ed ospita [[monache agostiniane]]</ref><ref>{{cita testo|url=http://www.vitaconsacrataliguria.it/Congr.%20Femminili/Monache%20Agostiniane%20di%20S.%20Chiara%20e%20S.%20Sebastiano%20-%20Agostiniane.html|titolo=Info}}</ref>, ma nell'attuale ripartizione amministrativa ricade nell'area di [[Sturla (Genova)|Sturla]]; e fra S. Chiara e S. Elena, un piccolo monastero di S. Luca abitazione dei frati Osservanti predicatori.
[[File:Boccadasse notturna 01.jpg|thumb|upright=1.2|left|Veduta notturna del borgo di Boccadasse]]Il borgo di Boccadasse, celebre frazione di Albaro, è compreso tra l'estremità orientale di corso Italia e il Capo di S. Chiara; con le sue case dalle tinte pastello, addossate le une alle altre e strette attorno ad una piccola [[baia]], anche se ormai circondato dal contesto cittadino, si è conservato pressoché immutato nel tempo, circostanza che ne ha fatto una delle più conosciute attrattive turistiche genovesi.<ref name= TCI>[[Touring Club Italiano]], Guida d'Italia - Liguria, 2009</ref><ref name= zenazone>[http://ww1.zenazone.it/boccadasse/index.html Boccadasse su Genova - Zenazone.It.]</ref> Il borgo, fondato secondo una leggenda da naufraghi francesi intorno all'[[anno mille]], per la struttura delle abitazioni, l'uso dei materiali, le tecniche costruttive e le scelte dei colori rappresenta un tipico esempio dell'edilizia tradizionale dei borghi marinari liguri.<ref name=puc>[http://puc.comune.genova.it/03_11_2014/DEF/4_NRM/04_doc.pdf Comune di Genova, P.U.C. – Norme di conformità – Disciplina paesaggistica di livello puntuale]</ref>
[[File:Piccolo molo a Boccadasse.JPG|thumb|upright=1.2|left|Scogliere a Boccadasse]]L'aspetto paesaggistico del tratto di litorale compreso tra la chiesa di Boccadasse e il capo di S. Chiara, caratterizzato da lunghi filari di scogli che si protendono nel mare dalla base dei promontori rocciosi, insieme con il grande valore storico dell'insediamento abitativo, fa di questo borgo uno dei luoghi più significativi della costa ligure.<ref name="puc"/>
 
E certo che tanto numero di luoghi sacri basterebbe per comodità di una città: ma i cittadini Genovesi nelle loro ville sono troppo accomodati.|[[Agostino Giustiniani]], "Annali della Repubblica di Genova", 1537}}
Boccadasse e la vicina Vernazzola erano gli unici nuclei urbani compatti nella zona di Albaro e gli unici insediamenti in riva al mare; il borgo è sempre stato parte integrante del territorio di S. Francesco d'Albaro, da cui dipendeva amministrativamente, sia come comune che come parrocchia.
 
* [[Chiesa di San Francesco d'Albaro|Chiesa parrocchiale di San Francesco d'Albaro]]. Fu costruita nel 1324 sul sito di una precedente chiesa intitolata a [[Arcangelo Michele|san Michele]]. Totalmente ricostruita nel 1476, subì nei secoli vari interventi di restauro e fu arricchita di nuove decorazioni, in particolare nel XVIII secolo. Nel 1544 divenne parrocchiale, acquisendo il titolo dell'antica [[Chiesa dei Santi Nazario e Celso (Genova)|chiesa dei Santi Nazario e Celso]], caduta in rovina. Affidata fin dall'inizio ai [[Ordine dei frati minori conventuali|frati minori conventuali]], questi dovettero abbandonarla nel 1810 per le leggi di soppressione napoleoniche, ma vi fecero ritorno già dal 1817, restandovi da allora senza interruzioni.<ref name="TCI">[[Touring Club Italiano]], Guida d'Italia - Liguria, 2009</ref><ref name="sagep">F. Caraceni Poleggi, Genova - Guida Sagep, 1984.</ref><ref>{{cita web|url=http://www.sanfrancescoalbaro.org/?page_id=239|titolo=Sito ufficiale della parrocchia di San Francesco d'Albaro|accesso=29 novembre 2014}}</ref> Nella chiesa sono conservati un ciclo di affreschi settecenteschi di [[Giuseppe Galeotti]] ed opere di [[Giovanni Battista Carlone]], [[Domenico Fiasella]], [[Alessandro Magnasco]], [[Anton Maria Maragliano]] e [[Antonio Brilla]].<ref name="TCI" />
=== Strade, piazze e spazi pubblici ===
==== Corso Italia ====
{{vedi anche|Corso Italia (Genova)}}
[[File:Passeggiata corso italia genova 01.jpg|thumb|upright=1.2|left|Corso Italia all'altezza del forte San Giuliano; al centro l'abbazia di San Giuliano e poco oltre l'edificio del Nuovo Lido]]Corso Italia si sviluppa per circa due chilometri e mezzo lungo l'intero litorale del quartiere di Albaro collegando la Foce con il borgo marinaro di [[Boccadasse]]. Realizzata tra il 1909 e il 1915, divenne da subito uno dei principali punti di ritrovo del "passeggio" domenicale dei genovesi.
 
[[File:San Giuliano Genova 01.jpg|thumb|L'[[Abbazia di San Giuliano (Genova)|abbazia di San Giuliano]]]]
La nuova strada, realizzata nell'ambito del piano di espansione della città verso levante, sia per dare a Genova una moderna passeggiata lungomare, sia per agevolare l'accesso alle spiagge presenti nella zona, fu aperta con lo sbancamento delle scogliere che terminavano a mare la collina di Albaro, modificando profondamente l'ambiente costiero.<ref name=sagep>F. Caraceni Poleggi, Genova - Guida Sagep, 1984.</ref><ref name="TCI"/>
 
* [[File:Chiesa parrocchiale di Gesù.jpg|miniatura|Chiesa parrocchiale di Gesù in via Padre Semeria]]Chiesa parrocchiale di Gesù Adolescente. In via padre Giovanni Semeria (già via Montallegro), è stata costruita nel 1939 ed è parrocchiale dal 1977; è officiata dai [[chierici regolari di San Paolo]] conosciuti come "Barnabiti", dei quali ospita la comunità genovese.
La strada ha due [[Corsia di marcia|corsie]] per direzione, separate da un'aiuola spartitraffico ed un ampio [[marciapiede]] sul lato a mare. Diversi sono stati gli interventi di ''restyling'' tra gli [[anni 1930|anni trenta]] e gli [[anni 1990|anni novanta]]. Lungo il percorso si incontrano alcuni storici edifici quali la [[Chiesa dei Santi Pietro e Bernardo alla Foce|chiesa di S. Pietro]], il [[forte San Giuliano]], l'[[Abbazia di San Giuliano (Genova)|abbazia di San Giuliano]], lo stabilimento balneare del [[Nuovo Lido]] e la [[chiesa di Sant'Antonio in Boccadasse]]. Sul lato a monte si affacciano eleganti condomini e palazzine in stile [[art decò]], tra cui la villa Canali-Gaslini, opera dell'architetto fiorentino [[Gino Coppedè]], costruita intorno alla metà degli [[anni 1920|anni venti]], e palazzi [[Razionalismo italiano|razionalisti]] progettati da [[Luigi Carlo Daneri]].
*[[Chiesa di Sant'Antonio in Boccadasse|Chiesa parrocchiale di Sant'Antonio in Boccadasse]]. Anch'essa affidata ai frati minori conventuali, è tra i pochi edifici religiosi ancora esistenti (insieme con l'[[abbazia di San Giuliano (Genova)|abbazia di San Giuliano]]), tra i tanti che prima dell'apertura di [[Corso Italia (Genova)|corso Italia]] sorgevano sulle scogliere di Albaro. In origine una semplice [[cappella]], edificata agli inizi del XVIII secolo dai pescatori e dagli abitanti di [[Boccadasse]], nel 1787 fu ampliata e trasformata in una vera e propria chiesa, dipendente da San Francesco d'Albaro; divenne parrocchia il 25 marzo 1894 per decreto dell'[[arcivescovo]] [[Tommaso Reggio]]. Unica chiesa a Genova intitolata al santo di Padova, fu più volte restaurata ed ampliata fra il 1880 e il 1978. Ha un'unica [[navata]], il pavimento in marmi policromi e conserva al suo interno diverse opere d'arte tra le quali statue di [[Francesco Storace (scultore)|Francesco Storace]] e [[Antonio Canepa (scultore)|Antonio Canepa]]. Alle pareti sono appesi come [[ex voto]] diversi modellini di navi.
*[[Chiesa di Nostra Signora del Rosario (Genova)|Chiesa parrocchiale di Nostra Signora del Rosario]], in via Rosselli, fu edificata tra il 1954 e il 1957; parrocchiale dal 1968, fu consacrata il 20 aprile 1974 dal cardinale [[Giuseppe Siri]]. All'interno si trova una ''[[Via Crucis]]'' in pietra di Finale dello scultore [[Giovanni Battista Airaldi]]<ref>{{cita testo|url=http://www.bibliotecafranzoniana.it/index.php?app=biblioteca&bibliotecaID=0a5280de22062392b22eba6ccd04e45e&mod=ricerca_anagrafiche_details&anagrafica_id=699|titolo=Biografia di Giovanni Battista Airaldi|postscript=nessuno}}, sul sito della [[Biblioteca Franzoniana]] di Genova</ref>, autore anche del [[fonte battesimale]] in travertino e bronzo.<ref>{{Cita web |url=https://www.panoramio.com/photo/64563317 |titolo=Immagine della chiesa di N.S. del Rosario su www.panoramio.com |accesso=29 aprile 2019 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20161019181112/http://www.panoramio.com/photo/64563317 |urlmorto=sì }}</ref>
* [[Chiesa dei Santi Pietro e Teresa del Bambin Gesù|Chiesa parrocchiale dei Santi Pietro e Teresa del Bambin Gesù]]. La chiesa, con la duplice intitolazione all'apostolo Pietro e a santa Teresa di Lisieux, fu edificata nella zona di via Guerrazzi tra il 1955 e il 1958. La nuova chiesa veniva a dare una sede definitiva alla parrocchia, con sede provvisoria in via Pisa, istituita fin dal 1941 dal cardinale [[Pietro Boetto]]. La chiesa fu consacrata 5 giugno 1965 dal cardinale Siri.<ref>{{Cita web |url=http://www.santateresaalbaro.it/ |titolo=Sito della parrocchia dei Santi Pietro e Teresa del Bambin Gesù |accesso=14 dicembre 2014 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20141220065023/http://www.santateresaalbaro.it/ |urlmorto=sì }}</ref><ref>{{Cita web |url=http://www.ilsecoloxix.it/rf/Image-lowres_Multimedia/IlSecoloXIXWEB/genova/foto/2014/09/29/santateresina2-H140929185905.jpg |titolo=Immagine della chiesa dei Santi Pietro e Teresa del Bambin Gesù |accesso=14 dicembre 2014 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150404043453/http://www.ilsecoloxix.it/rf/Image-lowres_Multimedia/IlSecoloXIXWEB/genova/foto/2014/09/29/santateresina2-H140929185905.jpg |urlmorto=sì }}</ref>
*Chiesa parrocchiale di San Pio X. La chiesa intitolata al santo [[papa Pio X]], che sorge nell'omonima via, nella zona di levante del quartiere, fu edificata su progetto di Marcello Belleri tra il 1957 e il 1959. I lavori di costruzione iniziarono con la posa e benedizione della prima pietra il 19 marzo 1957 e si conclusero due anni più tardi. La nuova chiesa fu eretta in parrocchia con decreto arcivescovile del 21 giugno 1959 e consacrata il 12 marzo 1966.<ref>{{Cita web |url=http://www.cercoiltuovolto.it/wp-content/uploads/2011/03/Parrocchia-di-San-Pio-X-%E2%80%93-Genova-590x448.jpg |titolo=Immagine della chiesa di San Pio X |accesso=14 dicembre 2014 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20141220103812/http://www.cercoiltuovolto.it/wp-content/uploads/2011/03/Parrocchia-di-San-Pio-X-%E2%80%93-Genova-590x448.jpg |urlmorto=sì }}</ref>
 
[[File:Genova Albaro S Maria Prato facciata.JPG|thumb|La [[Chiesa di Santa Maria del Prato (Genova)|chiesa di Santa Maria del Prato]]]]
==== Via Albaro ====
* [[Abbazia di San Giuliano (Genova)|Abbazia di San Giuliano]]. Fondata nel 1240 dai [[Ordine francescano|frati francescani]]<ref name="TCI" /> passò nel 1308 ai [[Ordine cistercense|cistercensi]] e nel 1429 ai [[Ordine di San Benedetto|benedettini]], che tra alterne vicende vi rimasero fino al 1939, con una lunga interruzione tra il 1798 e il 1844, a causa delle leggi di soppressione emanate dalla [[Repubblica Ligure]], che portarono all'esproprio dell'edificio, infine riacquistato dai monaci.<ref name="remondini">{{cita testo|url=http://www.storiapatriagenova.it/BD_Remondini_Parrocchie_01.asp|titolo=A. Remondini, "Parrocchie suburbane di Genova, notizie storico-ecclesiastiche"|postscript=nessuno}}, Tipografia delle letture cattoliche, Genova, 1882</ref><ref name="secoli">Giovanni Battista Semeria, ''Secoli Cristiani della Liguria, Vol. I'', Torino, Tipografia Chirio e Mina 1843</ref> Per le nuove leggi di soppressione del 1855 il complesso rischiò ancora una volta la chiusura, ma anche questa volta i benedettini riuscirono a riacquistarlo<ref>AA.VV., Pietro Casaretto e gli inizi della [[Congregazione sublacense]] (1810-1880), [[Monastero di Montserrat|Abadia de Montserrat]], 1972</ref>. Il complesso si presenta oggi nel suo aspetto quattrocentesco, in stile [[Architettura romanica|romanico]]-[[gotico]], ed è formato dal convento, dalla chiesa e da un piccolo [[chiostro]]. La chiesa, a [[navata]] unica, ha un [[Portale (architettura)|portale]] [[XVI secolo|cinquecentesco]] in pietra nera<ref name="TCI" /> e il [[campanile]] cuspidato a bande bianche e nere.
Provenendo dal centro di Genova, giunti in piazza Tommaseo si risale la collina di Albaro per la via Francesco Pozzo (l'antica via Olimpo). La strada, alla sommità del colle, prende il nome di via Albaro, ed era la strada principale del vecchio comune di S. Francesco.<ref>[http://www.genovacards.com/genova/vie/viaalbaro.html Via Albaro e la chiesa di S. Francesco in un’immagine del 1910 su www.genovacards.com]</ref> Aperta nella prima metà dell'[[XIX secolo|Ottocento]] fu la prima strada carrozzabile del quartiere. Lungo la via sorgono alcune delle celebri ville di Albaro, in parte ben conservate, altre stravolte da recenti ristrutturazioni e lottizzazioni. Tra le meglio conservate la [[villa Saluzzo Bombrini]], detta "il Paradiso", la villa Saluzzo Mongiardino, dove soggiornò [[George Byron]], la villa Carrega Cataldi<ref name="TCI"/><ref name="sagep"/> e villa Bombrini, sede del [[Conservatorio Niccolò Paganini]]. Da via Albaro avevano origine le crêuze che scendevano al mare<ref name=guidadigenova>[http://www.guidadigenova.it/storia-genova/albaro-san-fruttuoso/ Storia di Albaro su www.guidadigenova.it]</ref>; con le successive vie Bocchella, Pisa e Caprera era parte della strada diretta a levante, che costituiva all'epoca della sua costruzione un'alternativa alla via medioevale che passava per S. Martino.
* [[Chiesa di Santa Maria del Prato (Genova)|Chiesa di Santa Maria del Prato]]. Fu costruita nel 1172 dai [[canonici regolari di Santa Croce di Mortara]], detti Mortariensi, con il finanziamento di ricchi cittadini. Dal XVII secolo venne data in [[commenda]] ad ecclesiastici secolari e per il complesso ebbe inizio un periodo di decadenza, durato fino alla prima metà del [[XVIII secolo]], quando ne ottennero il [[giuspatronato]] i [[De Fornari]].<ref name="TCI" /><ref name="remondini" /><ref name="immacolatine">{{cita testo|url=http://www.immacolatine.it/Santa_Maria_del_Prato.html|titolo=La chiesa di S. Maria del Prato sul sito delle suore immacolatine}}</ref> Nel 1730 l'[[abate]] Carlo Maria De Fornari la fece restaurare, trasformandola in forme [[barocco|barocche]]. Il complesso visse un periodo di discreto benessere fino al 1880, quando, venute meno le rendite, fu chiuso e venduto alle [[monache clarisse]], che vi rimasero fino al 1935. Ad esse subentrarono le [[Suore dell'Immacolata]], dette "Immacolatine". Negli anni a cavallo della [[seconda guerra mondiale]] il complesso venne completamente restaurato, recuperando le originarie forme romaniche.<ref name="immacolatine" /> L'edificio è interamente in [[concio (architettura)|conci]] di pietra squadrati e completamente privo di decorazioni, tranne il [[Portale (architettura)|portale]] contorrnato da colonnine marmoree con [[capitello|capitelli]] [[Ordine corinzio|corinzi]], al di sopra del quale, nella [[lunetta]], si trova un dipinto murale raffigurante la ''[[Odigitria|Madonna Odigitria]]'', di ispirazione [[Arte bizantina|bizantina]].<ref name="immacolatine" /> L'interno ha pianta [[Basilica (architettura cristiana)|basilicale]] a tre [[Navata|navate]], separate da alti [[pilastro|pilastri]] cruciformi, con capitelli sferocubici; il [[presbiterio]] è suddiviso su due livelli: in quello inferiore, impropriamente denominato [[cripta]], è collocata la tomba di sant'[[Agostino Roscelli]], fondatore delle immacolatine.<ref name="immacolatine" />
* [[Chiesa del Santissimo Sacramento (Genova)|Chiesa del Santissimo Sacramento]]. Annessa al [[monastero]] delle [[Adoratrici perpetue del Santissimo Sacramento|suore sacramentine]], sorto verso la fine dell'[[XIX secolo|Ottocento]] per volontà della nobildonna Antonietta Celesia De Ferrari, l'attuale chiesa è stata edificata nel 1958. Al suo interno viene ininterrottamente esposto il [[Santissimo Sacramento]], per consentire l'[[Adorazione eucaristica|adorazione continua]] non solo alle monache, ma anche ai semplici fedeli.
 
==== PiazzaChiese Leopardinon più esistenti ====
[[File:Albaro (Genova)-chiesa di ss nazario e celso pre demolizione-c.so italia.jpg|miniatura|La [[Chiesa dei Santi Nazario e Celso (Genova)|chiesa dei Santi Nazario e Celso]] e la torre in una fotografia di fine Ottocento]]
[[File:Genova Albaro S Maria Prato.JPG|thumb|upright=1.4|Uno scorcio di piazza Leopardi con il prospetto laterale della chiesa di S. Maria del Prato]]La piazza intitolata al [[Giacomo Leopardi|celebre poeta recanatese]], all'incrocio tra via Albaro e il percorso che scendeva da San Martino verso il mare, era l'antico "prato pubblico" del comune di S. Francesco, antistante le chiese di S. Francesco d'Albaro e S. Maria del Prato.<ref>[http://www.genovacards.com/genova/piazze/pleopardi.html Immagini d'epoca di piazza Leopardi su www.genovacards.com]</ref> Un'[[epigrafe|iscrizione]] posta sull'[[abside]] della chiesa di S. Francesco, accanto a quella che commemora caduti di Albaro nella [[prima guerra mondiale]] riporta: ''"Prato comunale/ è vietato a chiunque/di danneggiare/gli alberi ivi esistenti/siccome è proibito/qualunque giuoco/che potesse recarvi danno/e di pascolarvi bestiame/sotto le pene correzionali/prescritte dalle vigenti/leggi".''
* [[Chiesa dei Santi Nazario e Celso (Genova)|Chiesa dei Santi Nazario e Celso]], il cui primo impianto era risalente al X secolo. Ricostruita nel XVII secolo, venne demolita nel 1914 per l'apertura di corso Italia.
 
* Chiesa di Santa Giusta. Sorgeva nei pressi dell'attuale via Lavinia ed apparteneva alla [[Compagnia di Gesù]]. Chiamata dai Gesuiti "Residenza d'Albaro", risultava officiata fino alla fine del Settecento<ref>Alessandro Augusto Monti della Corte, ''La Compagnia di Gesù nel territorio della Provincia Torinese: memorie storiche compilate in occasione del primo centenario dalla restaurazione di essa Compagnia'', Volume 1, stabilimento tip. M. Ghirardi, 1914</ref>, ma già nell'Ottocento non ne restava traccia.<ref name="remondini"/>
La piazza, uno dei pochi luoghi di Albaro che conserva la memoria di un lontano passato, è chiusa a levante da una serie di modeste [[casa a schiera|case a schiera]], oggi ristrutturate, a ponente dall'[[abside]] della chiesa di S. Francesco e dal muro perimetrale dell'annesso convento. Di forma allungata, si presenta più come un viale alberato che una vera e propria piazza; fino all'inizio del Novecento era il [[capolinea]] degli [[omnibus]] a cavalli provenienti dal centro città.<ref name="TCI"/><ref name="guidadigenova"/>
* Chiesa di San Luca d'Albaro. In via superiore Panigalli (oggi via San Luca d'Albaro) esisteva una chiesa dedicata all'evangelista Luca, fondata nel 1302 grazie ad un lascito di Tedisio Camilla e con il contributo di Giovanni Spinola. Passata ai [[Ordine dei frati predicatori|domenicani]] nel 1460, fu ingrandita nel 1513; allontanati i frati nel 1799, la chiesa, ceduta dal demanio a privati, fu demolita nel 1824.<ref name="remondini"/><ref name="guardia"/>.
 
* Chiesa di Sant'Elena. Demolita anch'essa nell'Ottocento, nei pressi di via Camilla, in origine annessa ad un piccolo monastero di [[monache cistercensi]]; era stata fondata nel XIV secolo da Filippo Cattaneo.<ref name="remondini"/><ref name="guardia"/> Nel XVI secolo le monache si trasferirono nel [[Chiesa di Santa Maria in Passione|convento di Santa Maria in Passione]] e ad esse subentrarono i [[Ordine di San Benedetto|benedettini]], che vi rimasero fino al 1799.<ref name="remondini"/> La chiesa fu ancora officiata fino al 1822; il complesso intorno alla metà dell'Ottocento fu trasformato in abitazioni ed oggi non ne rimane traccia.<ref name="remondini"/>
Tra il [[XVII secolo|XVII]] e il [[XVIII secolo]] il prato era sede di partite di pallone che attiravano ai suoi bordi una grande folla. Nel 1797 vi venne innalzato uno dei primi [[Albero della Libertà|Alberi della Libertà]] sacrificando curatissime aiuole e roseti.<ref name="guidadigenova"/><ref name="genovaperta"/>
* Chiesa di San Vito. Sorgeva alle pendici occidentali del colle di Albaro ed era annessa ad un convento dei domenicani chiuso nel 1797 e trasformato in abitazione. La chiesa era stata costruita nel Quattrocento sul sito di una precedente cappella dai benedettini, che la cedettero ai domenicani nel 1475; la chiesa, in stile [[gotico]], con un alto campanile, dopo la chiusura del convento rimase in abbandono fino al 1879, quando fu trasformata in abitazione.<ref name="remondini"/> Sul suo sito sorge oggi la villa Ollandini.
 
==== Scalinata Giorgio Borghese ====
[[File:Genova-DSCF7561.JPG|thumb| Piazza Tommaseo, corso Buenos Aires e i grattacieli di [[Corte Lambruschini]]]]Da piazza Tommaseo una scenografica scalinata con decorazioni in [[Art decò|stile liberty]], intitolata a Giorgio Borghese<ref>Giorgio Borghese (1691-1766), (spagnolizzato in [[Jorge Burgues]]), [[Rapallo|rapallese]] di nascita, nel [[XVIII secolo]] fu il primo colono italiano a [[Montevideo]], all'epoca della fondazione della città, come ricordato da una targa lungo la scalinata</ref><ref>[http://www.mclink.it/com/inform/art/08n18729.htm Gli Italiani nell'Uruguay, sul sito dell'agenzia di stampa Inform]</ref>, conduce ad un belvedere panoramico nella parte alta di via Francesco Pozzo, da dove lo sguardo può spaziare sulla stessa piazza Tommaseo, limite tra i quartieri di Albaro e della Foce, con la [[statua equestre]] a [[Manuel Belgrano]], il rettifilo di corso Buenos Aires, l'antica via Minerva, e più in lontananza, in asse con questa, [[Via XX Settembre (Genova)|via XX Settembre]], della quale corso Buenos Aires è la prosecuzione verso levante.<ref name=trekking>[http://trekking.it/trekkingnews/emergenze%20itin%203.pdf Luoghi di interesse del levante genovese sul sito della rivista Trekking&Outdoor]</ref>
 
La scalinata, costruita all’inizio del [[XX secolo|Novecento]], si sviluppa su quattro livelli, e comprende alcuni locali coperti, ma versa da anni in stato di abbandono; sono stati proposti diversi progetti di riqualificazione ma al momento non è stata avviata nessuna concreta iniziativa per il recupero architettonico e l'utilizzo dei locali.<ref>[http://www.ilsecoloxix.it/p/genova/2014/04/25/AQR9Y4ZC-istituzioni_rinascita_rinnovato.shtml Articolo] su [[Il Secolo XIX]] del 25 aprile 2014</ref>
 
==== Le strade dell'espansione urbanistica del Novecento ====
Con lo sviluppo urbanistico, tra gli [[anni 1920|anni venti]] e [[anni 1930|trenta]] del [[XX secolo|Novecento]], tra la via Albaro e il lungomare di corso Italia, dove prima erano i giardini delle ville e i poderi vennero aperte nuove vie funzionali agli insediamenti residenziali che stavano sorgendo. Furono così aperti un nuovo asse di scorrimento da ponente a levante, intermedio tra via Albaro e corso Italia, ed una serie di viali da monte a mare, paralleli alle antiche crêuze. Il progetto iniziale prevedeva anche un ampio asse di scorrimento rettilineo a monte, parallelo a via Albaro e via Pisa, realizzato solo parzialmente nel [[secondo dopoguerra]] con la creazione di due ampi viali, via [[Federico Ricci (politico)|Federico Ricci]] e via [[Paolo Boselli]], paralleli ad un tratto di via Pisa ed inframmezzati dalla piazza [[Leonardo da Vinci]].
 
La via intermedia di scorrimento, accessibile da piazza Tommaseo attraverso via Nizza, è formata dalle vie [[Fratelli Rosselli|Rosselli]], [[Piero Gobetti|Gobetti]], Righetti e [[Oreste De Gaspari|De Gaspari]]<ref>[http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/basilicata/oreste-de-gaspari-eroe-lucano-dimenticato-dai-libri-di-storia-no395686 Cenni biografici su Oreste De Gaspari], sul sito della [[Gazzetta del Mezzogiorno]]</ref> e termina in via Cavallotti, dove confluisce anche corso Italia.
 
L'intitolazione delle nuove vie venne fortemente improntata al periodo storico tra le due guerre mondiali, con nomi legati all'epica della [[prima guerra mondiale]] ([[Piave]], [[Trento]], [[Trieste]]), alle annessioni italiane in [[Dalmazia]] e nell'[[Mar Egeo|Egeo]] ([[Quarnaro]], [[Zara]] e, nella parte più a monte del quartiere, via [[Rodi]] e via [[Dodecanneso]]), a martiri dell'[[Irredentismo italiano|irredentismo]] ([[Nazario Sauro]], [[Cesare Battisti]], [[Guglielmo Oberdan]]<ref>Dal dopoguerra via Oberdan fu intitolata al partigiano [[Renato Martorelli]], mentre al martire triestino è stata intitolata la via principale del quartiere di [[Nervi (quartiere di Genova)|Nervi]]</ref>) e caduti della [[guerra d'Etiopia]] ([[Renzo Righetti (militare)|Renzo Righetti]], [[Dalmazio Birago]], [[Tito Minniti]] e [[Reginaldo Giuliani]]; tranne via Righetti, le altre nel [[secondo dopoguerra]] furono intitolate a martiri [[antifascisti]], divenendo rispettivamente via Rosselli, via Gobetti e via [[Giovanni Minzoni|don Minzoni]]). Altre vie furono intitolate a politici del [[Risorgimento]] ([[Giacomo Medici del Vascello]], [[Francesco Domenico Guerrazzi]], [[Giovanni Bovio]]) e filosofi ([[Tommaso Campanella]], [[Giordano Bruno]], [[Giambattista Vico]]).
 
==== Le [[crêuza|crêuze]] di Albaro ====
L'origine delle romantiche "crêuze d'Arbà", cantate dai poeti, risale alla costruzione delle prime ville patrizie, quando le strade vicinali tra gli orti lasciarono il posto a strade selciate tra i muri che delimitavano i grandi poderi, al centro dei quali sorgevano le ville con i loro giardini.<ref name="fuori_mura"/> Queste caratteristiche strade, fiancheggiate dalle ville, dalla sommità del colle scendevano verso il mare seguendo i crinali dei piccoli rilievi della collina. Fino ai primi del [[XX secolo|Novecento]] erano l'unica rete viaria che consentiva di raggiungere le grandi ville nobiliari e il mare.<ref name="trekking"/> Alcuni tratti di esse ancora oggi sembrano immersi in un'atmosfera d'altri tempi, nonostante l'asfalto abbia ricoperto in gran parte l'antico selciato per consentire il traffico veicolare
 
===== Via San Nazaro =====
Tra le varie crêuze via S. Nazaro, che in origine scendeva fino alla scomparsa chiesa dei Santi Nazario e Celso, ed oggi termina in via fratelli Rosselli, presenta numerosi esempi di ville, ancora ben conservate; tra queste le più notevoli la villa Raggi, [[XV secolo|quattrocentesca]] ma ricostruita nel [[XVII secolo]], la villa [[Brignole (famiglia)|Brignole Sale]], seicentesca ma in gran parte rifatta dopo i gravi danni dell'ultimo conflitto e villa Bagnarello, dove soggiornò [[Charles Dickens]]. La via, citata per la prima volta in un documento del 1345, si snoda tra gli alti muri che delimitano i giardini, conservando, specie nel tratto mediano, l'originario carattere ambientale.<ref name="TCI"/><ref name="genovaperta"/>
 
===== Via Parini =====
Un'altra delle crêuze di Albaro è via [[Giuseppe Parini|Parini]] che collegava piazza Leopardi con la spiaggia di San Giuliano. La via oggi termina in via Gobetti, in corrispondenza del forte San Giuliano. Conserva anch'essa il suo antico carattere, con numerose ville, in parte oggi ancora residenze private, in parte sedi di istituti religiosi. Tra le ville notevoli, un'altra appartenuta ai Brignole Sale, la [[XVI secolo|cinquecentesca]] villa Elisa, con torre e la seicentesca villa Rebuffo Gattorno.<ref name="TCI"/><ref name="genovaperta"/>
 
===== Via al Capo di Santa Chiara =====
[[File:QuartoBoccadasseVernazzola.jpg|thumb|upright=1.4|Il capo di S. Chiara]]Via al Capo di S. Chiara è la più orientale delle crêuze di Albaro e collega via Caprera con il borgo di Boccadasse, fiancheggiata da ville settecentesche. Al culmine del capo di S. Chiara si trova un punto panoramico a picco sul mare dominato da due edifici del primo [[XX secolo|Novecento]] in stile medioevale, il "castello Casareto" e il "castello Türcke", quest'ultimo opera del [[Gino Coppedè|Coppedè]].<ref name="TCI"/><ref>[http://2.bp.blogspot.com/-5MKPaSH1w1k/UfJmRUGmGqI/AAAAAAAACKE/9ZQbWonv0-w/s1600/Castello+Casareto.jpg Immagine del capo di S. Chiara visto dal mare]</ref>
Dopo la rettifica dei confini amministrativi, negli [[anni 1960|anni sessanta del Novecento]], la via costituisce il limite tra Albaro e Sturla.
 
===== Altre crêuze =====
Altre crêuze storiche sono via Riboli, al limite di ponente del quartiere, dove nel 1980 le [[Brigate Rosse]] assassinarono il [[colonnello]] dei [[carabinieri]] Mario Tuttobene con il suo autista Antonino Casu, via Lavinia, nella zona di San Nazaro, via San Giuliano, via Capellini e via delle Castagne, nella zona di San Giuliano, e più a levante, l'asse formato da via Panigalli e via San Luca d'Albaro, che prende il nome da una storica chiesa oggi scomparsa.
 
===== Immagini delle crêuze di Albaro =====
<gallery>
File:Genova-Albaro-DSCF7613.JPG
File:Genova-DSCF7521.JPG
File:Genova-Albaro-DSCF7650.JPG
File:Genova-Albaro-DSCF7643.JPG
</gallery>
 
=== Architetture civili ===
==== Palazzi e ville ====
===== Le ville storiche =====
[[File:Alessandro Magnasco - Garden Party in Albaro - Google Art Project.jpg|thumb|upright=1.8|''[[Trattenimento in un giardino d'Albaro|Trattenimento in un giardino di Albaro]]'', di [[Alessandro Magnasco]].]]
 
{{vedi anche|Ville di Genova}}
 
{{citazione|''Una delle più leggiadre colline estese in faccia al mare ….ove un mondo, per così dire, di superbissime fabbriche e di bellissime ville forma in questa parte un teatro di cui non ha pari l'Europa, e si può dir l'Universo.''|Jacob Gråberg, "Lettera al r.do p. Bernardo Laviosa c.r.s. socio di molte accademie, sopra i piaceri della villeggiatura d'Albaro presso Genova", 1810}}
 
All'inizio del [[XVI secolo]], con il consolidarsi della ricchezza in città, i ricchi genovesi, appartenenti alle famiglie dell'[[oligarchia]] che governava la [[Repubblica di Genova|repubblica]], iniziarono a far costruire grandi palazzi di villeggiatura nei dintorni della città, chiamando a progettarli i migliori architetti dell'epoca. La collina di Albaro, per la sua vicinanza alla città, divenne uno dei siti di villeggiatura preferiti dai genovesi più abbienti, che qui avevano casa e che d'estate erano usi appunto a "recarsi in villa" per trascorrere la stagione calda.<ref name="fuori_mura" /> Inizialmente legate a fondi agricoli, nel tempo molte di esse sono state trasformate in dimore nobiliari di altissimo pregio, arricchite da preziose opere d'arte e da parchi e giardini curatissimi. La costruzione delle ville proseguì nei secoli successivi, raggiungendo il suo culmine nel [[XVIII secolo|Settecento]].
 
[[File:Genova-Villa Saluzzo Bombrini-DSCF9233.JPG|thumb|[[Villa Saluzzo Bombrini]], detta ''Il Paradiso.'']]
[[File:Alessandro Magnasco - Garden Party in Albaro - Google Art Project.jpg|thumb|upright=1.8|''Trattenimento in un giardino di Albaro'', di [[Alessandro Magnasco]]]]
Le famiglie patrizie non lesinarono le risorse destinate alla costruzione delle loro case, un immenso patrimonio edilizio e storico che comprende ancora oggi gli oltre centotrenta palazzi del [[Centro storico di Genova|centro storico]] e le oltre duecento ville suburbane, quasi la metà delle quali tra Albaro e [[Nervi (Genova)|Nervi]].<ref name= "genova_800_900">"Genova tra Ottocento e Novecento – Album storico-fotografico", vol. 1, a cura di M. Lamponi, Nuova Editrice Genovese, Genova, 2006</ref> Le [[Crêuza|crêuze]] che scendono al mare restano i percorsi più fitti di ville nobiliari, racchiuse fra alti muri interrotti da cancellate che lasciano appena intravvedereintravedere le facciate dei palazzi.<ref name="sagep" />
Il pennello di [[Alessandro Magnasco]] ha lasciato un'istantanea della vita e dell'ambiente in cui la società ricca trascorreva la sua villeggiatura nella prima metà del XVIII secolo. Nel dipinto ''[[Trattenimento in un giardino d'Albaro|Trattenimento in un giardino di Albaro]]'' (1735), conservato a [[Palazzo Doria-Tursi|palazzo Tursi]], si vedono piccoli gruppi di persone in un giardino (identificato come quello della [[villa Saluzzo Bombrini]]) intente a conversazioni, danze e giochi di carte, sullo sfondo della piana del [[Bisagno]], nella zona di [[San Fruttuoso (Genova)|San Fruttuoso]], ancora tutta coltivata a orti.
 
Nel corso dell'Ottocento alla società aristocratica immortalata dal pennello del Magnasco si sostituì la ricca [[borghesia]] imprenditoriale. Sorsero così eleganti villini, mentre i palazzi storici, troppo grandi per le nuove necessità, venivano divisi in appartamenti o ceduti a comunità religiose.<ref name="fuori_mura" />
Il pennello di [[Alessandro Magnasco]] ci ha lasciato un'istantanea della vita e dell'ambiente in cui la società ricca trascorreva la sua villeggiatura nella prima metà del [[XVIII secolo]]. Nel dipinto ''Trattenimento in un giardino di Albaro'' (1735), conservato a [[Palazzo Bianco (Genova)|Palazzo Bianco]], si vedono piccoli gruppi di persone in un giardino (identificato come quello della [[villa Saluzzo Bombrini]]) intente a conversazioni, danze e giochi di carte, sullo sfondo della piana del Bisagno, nella zona di San Fruttuoso, ancora tutta coltivata a orti.
 
Ancora oggi le ville storiche appartenute all'aristocrazia genovese, ristrutturate, in parte sono suddivise in appartamenti, altre ospitano scuole private, cliniche e [[casa di riposo|case di riposo]]. Se i palazzi si sono conservati, con le lottizzazioni e l'espansione urbanistica sono in gran parte andati persi i loro rigogliosi giardini; alcuni di quelli sopravvissuti sono oggi parchi pubblici.<ref name="sagep" />
Nel corso dell'[[XIX secolo|Ottocento]] alla società aristocratica immortalata dal pennello del Magnasco si sostituì la ricca borghesia imprenditoriale.
[[File:Villagiustinianicambiaso.jpg|thumb|La [[villa Giustiniani-Cambiaso]], sede della facoltà di ingegneria dell'[[Università degli Studi di Genova|università di Genova]].]]
Sorsero così eleganti villini, mentre i palazzi storici, troppo grandi per le nuove necessità, venivano divisi in appartamenti o ceduti a comunità religiose.<ref name="fuori_mura"/>
 
*[[Villa Giustiniani-Cambiaso]]. Ubicata in posizione dominante, al culmine della valletta Cambiaso, il suo parco è accessibile da via Montallegro, nei pressi della [[chiesa di San Francesco d'Albaro]]. Fu costruita nel 1548 su disegno di [[Galeazzo Alessi]] per [[Giustiniani (famiglia genovese)|Luca Giustiniani]]. La proprietà passò nel 1787 alla famiglia Cambiaso e nel 1921 al Comune di Genova; oggi appartiene alla [[Banca Carige|Fondazione Carige]] ed è sede della facoltà di [[ingegneria]] dell'[[Università degli Studi di Genova|Università di Genova]].<ref name="vincolo">{{Cita web |url=http://www.vincolimap.it/img/Vincoli_Monumentali/decreti/00108454.pdf |titolo=Relazione storico-artistica allegata al decreto di vincolo della villa Giustiniani Cambiaso |accesso=25 novembre 2014 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20220308181507/http://www.vincolimap.it/img/Vincoli_Monumentali/decreti/00108454.pdf |urlmorto=sì }}</ref> Il vasto parco che la circondava venne fortemente ridimensionato dall'espansione urbanistica degli anni trenta del Novecento. La struttura elaborata dall'architetto perugino per questa villa, con la sua forma cubica tripartita da [[lesena|lesene]], divenne il modello per la costruzione di altre ville e palazzi nel territorio genovese.<ref name="TCI" /><ref name="vincolo" />
Ancora oggi le ville storiche appartenute all'aristocrazia genovese, ristrutturate, in parte sono suddivise in appartamenti, altre ospitano scuole private, cliniche e [[casa di riposo|case di riposo]]. Se i palazzi si sono conservati, con le lottizzazioni e l'espansione urbanistica sono in gran parte andati persi i loro rigogliosi giardini; alcuni di quelli sopravvissuti sono oggi parchi pubblici.<ref name="sagep"/>
* [[Villa Saluzzo Bombrini]], detta ''il Paradiso'', si trova in posizione dominante alla confluenza delle vie Albaro e Francesco Pozzo. Fu costruita per Giacomo Saluzzo da [[Andrea Ceresola]], detto il ''Vannone'', nell'ultimo decennio del XVI secolo<ref name="TCI" />; nel 1837 divenne proprietà del marchese Henri de Podenas, nel 1886 fu venduta dagli eredi del nobile francese alla famiglia [[Giovanni Bombrini|Bombrini]], nelle cui mani è rimasta fino al 2005 quando è stata acquisita da una società immobiliare. Nel 2007 fu infine venduta a privati per destinarla ad abitazioni e uffici.<ref>{{cita testo|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2007/06/28/remondini-compra-il-paradiso-supervilla-non-hotel.html|titolo=Articolo}} su [[La Repubblica (quotidiano)|La Repubblica]] del 28 giugno 2008</ref> Attualmente per la sua destinazione ad uso privato, non è visitabile. Circondata da un ampio parco, è un tipico esempio di architettura tardo [[architettura manierista|manierista]]. All'interno è decorata da [[affresco|affreschi]] seicenteschi di [[Lazzaro Tavarone]], [[Bernardo Castello]] e [[Giovanni Andrea Ansaldo]].<ref name="TCI" /><ref>{{cita testo|url=http://images.alinari.it/img/480/QFA/QFA-S-005001-00LG.jpg|titolo=Villa Saluzzo Bombrini e il suo giardino}} in una foto dell'archivio [[Fratelli Alinari|Alinari]] datata 1973</ref> In uno degli appartamenti in cui è suddivisa la villa ha vissuto da giovane il [[cantautore]] [[Fabrizio De André]]<ref>[[Luigi Viva]], Non per un dio ma nemmeno per gioco: vita di [[Fabrizio De André]], [[LaFeltrinelli|Feltrinelli]], 2000.</ref>
 
[[File:Genova-DSCF7539.jpg|thumb|Villa Saluzzo Mongiardino]]
====== Villa Giustiniani Cambiaso ======
* Villa Saluzzo Mongiardino. Al civico 1 di via Albaro, di fronte all'ingresso della villa Saluzzo Bombrini, sorge la villa Saluzzo Mongiardino, costruita anch'essa per la famiglia Saluzzo all'inizio del XVIII secolo<ref>{{Cita news|autore=|titolo=Villa Saluzzo Mongiardino, Relazione Storico-Artistica della Soprintendenza dei Beni Ambientali ed Architettonici della Liguria allegata al decreto di vincolo|data=1º luglio 1987}}</ref>, divenuta nel 1871 proprietà dei Brian. Il nome Mongiardino deriva dagli affittuari che la occuparono dagli anni trenta agli anni settanta del XX secolo. Ancora oggi di proprietà privata e suddivisa in appartamenti, quindi non visitabile, è nota più che per le sue caratteristiche architettoniche e la ricca decorazione [[barocco|barocca]] degli interni per il soggiorno di [[George Gordon Byron|George Byron]], tra il 1822 e il 1823, prima di imbarcarsi per partecipare alla [[Guerra d'indipendenza greca|guerra per l'indipendenza della Grecia]]<ref name="TCI" />, dove sarebbe morto nell'aprile del 1824 per una grave malattia, come ricordato da un'[[epigrafe]] apposta sulla facciata della villa.<ref>{{Cita web|url=http://www.genovaperta.net/prototipo/index.php?option=com_content&view=article&id=53:albaro&Itemid=67|titolo=Villa Saluzzo Mongiardino e lord Byron su www.genovaperta.net|accesso=25 novembre 2014|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20141129020642/http://www.genovaperta.net/prototipo/index.php?option=com_content&view=article&id=53:albaro&Itemid=67#|urlmorto=sì}}</ref>
{{vedi anche|Villa Giustiniani-Cambiaso}}
* [[Villa Brignole Sale]]. In via San Nazaro 20, fu realizzata all'inizio del Seicento con il rifacimento di un precedente edificio cinquecentesco acquistato nel 1584 dal marchese [[Giulio Sale]]. La villa passò alla figlia Geronima e al [[Parentela#Genero/nuora|genero]] [[Giovanni Francesco Brignole Sale (1582-1637)|Gio. Francesco Brignole]], che vi apportò numerose modifiche. Questi, insieme al figlio [[Anton Giulio Brignole Sale|Anton Giulio]] ospitò nella villa illustri uomini di cultura del suo tempo, tra i quali il poeta savonese [[Gabriello Chiabrera]].<ref name="genovapertaBrignole">{{Cita web|url=http://www.genovaperta.net/prototipo/index.php?option=com_content&view=article&id=53:albaro&Itemid=67|titolo=Villa Brignole Sale su www.genovaperta.net|accesso=25 novembre 2014|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20141129020642/http://www.genovaperta.net/prototipo/index.php?option=com_content&view=article&id=53:albaro&Itemid=67#|urlmorto=sì}}</ref><ref name="travelitalia">{{cita testo|url=http://guide.travelitalia.com/it/guide/genova/villa-brignole-sale-albaro/|titolo=Villa Brignole-Sale su http://guide.travelitalia.com}}</ref><ref name="dearmissfletcher">{{cita testo|url=https://dearmissfletcher.wordpress.com/|titolo=Villa Brignole-Sale su http://dearmissfletcher.wordpress.com}}</ref> Nel 1882 fu venduta alle [[Suore di Santa Marcellina|suore marcelline]] e trasformata in un [[Collegio scolastico|educandato]] femminile; è ancora oggi un istituto scolastico privato, con asilo nido, scuola materna e scuola primaria<ref name="travelitalia" /><ref name="dearmissfletcher" /> Alcune parti dell'edificio vennero distrutte da un bombardamento nel 1942 e ricostruite nel dopoguerra rispettando per quanto possibile la struttura originaria.<ref name="genovapertaBrignole" /><ref name="travelitalia" />
[[File:Villagiustinianicambiaso.jpg|thumb|upright=1.1|left| Villa Giustiniani-Cambiaso, sede della facoltà di ingegneria dell'università di Genova]]La villa Giustiniani-Cambiaso sorge in posizione dominante al culmine della valletta Cambiaso. Il suo parco è accessibile da via Montallegro, nei pressi della chiesa di S. Francesco. Fu costruita nel 1548 su disegno di [[Galeazzo Alessi]] per Luca Giustiniani. La proprietà passò nel 1787 alla famiglia Cambiaso e nel 1921 al comune di Genova; oggi appartiene alla Fondazione [[Carige]] ed è sede della facoltà di [[ingegneria]] dell'[[Università degli Studi di Genova|Università di Genova]].<ref name=vincolo>[http://www.vincolimap.it/img/Vincoli_Monumentali/decreti/00108454.pdf Relazione storico-artistica allegata al decreto di vincolo della villa Giustiniani Cambiaso]</ref> Il vasto parco che la circondava venne fortemente ridimensionato dall'espansione urbanistica degli [[anni 1930|anni trenta del Novecento]].
 
[[File:Genova Albaro villa Bombrini.jpg|thumb|Villa Bombrini, sede del [[conservatorio Niccolò Paganini]].]]
La struttura elaborata dall'architetto perugino per questa villa, con la sua forma cubica tripartita da [[lesena|lesene]], divenne il modello per la costruzione di altre ville e palazzi nel territorio genovese.<ref name="vincolo"/><ref name="TCI"/>
 
* Villa Bagnarello. Raggiungibile dalla villa Brignole Sale scendendo verso il mare lungo via San Nazaro, risale nel suo nucleo centrale al XVI secolo ma ha subito nel corso del tempo numerosi rimaneggiamenti. Una porta carraia che si apre sulla via dà accesso ad un cortile delineato dalle antiche [[Scuderia (equini)|scuderie]] e dal corpo centrale della villa, da dove uno scalone conduce ad un ampio ballatoio dov'è l'ingresso principale.<ref name="genovapertaBrignole" /> La villa è conosciuta soprattutto per il soggiorno genovese di [[Charles Dickens]], che vi dimorò da luglio a settembre del 1844 con la sua famiglia (la moglie [[Catherine Dickens|Catherine]] e i cinque figli)<ref>Da settembre la famiglia Dickens proseguì il suo soggiorno genovese nella [[Villa delle Peschiere|villa Pallavicini "delle Peschiere"]]</ref>. La sua breve permanenza a villa Bagnarello è ricordata da una targa su cui si può leggere: ''"In questa villa / nel prisco rosso delle sue mura / ebbe gradita dimora / Carlo Dickens / geniale e profondo rivelatore / del sentimento moderno"''.<ref name="genovapertaBrignole" /> Al primo impatto con Genova, come scrisse lui stesso, lo scrittore non ebbe un'impressione positiva della città e della sua dimora nel sobborgo genovese, da lui definita ''"the pink jail"'' (''"la prigione rosa"''):
====== Villa Saluzzo Bombrini ======
{{Citazione|''Genova è tutta un contrasto; è la città più sporca e più pittoresca, più volgare e magnifica, repulsiva e più deliziosa che esista.''
{{vedi anche|Villa Saluzzo Bombrini}}
''… E questo è tutto quanto mi riesce di ricordare, fino al momento in cui fui deposto in un piazzale d'aspetto triste, ingombro di erbacce, che faceva parte di una sorta di prigione rosa; e mi fu detto che io abitavo lì.''|Charles Dickens, Pictures from Italy, 1846}}
[[File:Genova-Villa Saluzzo Bombrini-DSCF9233.JPG|thumb|upright=1.4|[[Villa Saluzzo Bombrini]], detta ''Il Paradiso'']]Villa Saluzzo Bombrini, detta ''il Paradiso'', si trova in posizione dominante alla confluenza delle vie Albaro e Francesco Pozzo. Fu costruita per Giacomo Saluzzo da [[Andrea Ceresola]], detto il ''Vannone'', nell'ultimo decennio del [[XVI secolo]]<ref name="TCI"/>; nel 1837 divenne proprietà del marchese Henri de Podenas, nel 1886 fu venduta dagli eredi del nobile francese alla famiglia [[Giovanni Bombrini|Bombrini]], nelle cui mani è rimasta fino al 2005 quando è stata acquisita da una società immobiliare. Nel 2007 fu infine venduta a privati per destinarla ad abitazioni e uffici.<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2007/06/28/remondini-compra-il-paradiso-supervilla-non-hotel.html Articolo] su [[La Repubblica]] del 28 giugno 2008</ref> Attualmente per la sua destinazione ad uso privato, non è visitabile.
 
A questo seguirono altri commenti non proprio lusinghieri, ma la permanenza in quel luogo, con la magnifica vista del mare blu e la piacevole [[brezza]] marina, lo fece ricredere fino a rimpiangerlo al momento della partenza.<ref>{{cita web|url=http://www.victorianweb.org/authors/dickens/gallery/genoa.html|titolo=Dickens a Genova}}</ref> Nella villa di Albaro scrisse il romanzo breve ''[[Le campane]]'' (''The Chimes''), pubblicato a dicembre del 1844; nei suoi scritti ha lasciato anche una descrizione dell'ambiente circostante, ancora non toccato dall'urbanizzazione.
Circondata da un ampio parco, è un tipico esempio di architettura tardo [[architettura manierista|manierista]]. All'interno è decorata da [[affresco|affreschi]] seicenteschi di [[Lazzaro Tavarone]], [[Bernardo Castello]] e [[Giovanni Andrea Ansaldo]].<ref name="TCI"/><ref>[http://images.alinari.it/img/480/QFA/QFA-S-005001-00LG.jpg Villa Saluzzo Bombrini e il suo giardino] in una foto dell'archivio [[Alinari]] datata 1973</ref>
 
{{Citazione|''… dai muri della casa fin giù ad una cappella in rovina''<ref>La scomparsa chiesa dei Santi Nazario e Celso</ref>'' costruita sugli scogli erti e pittoreschi in riva al mare, si stendono verdi vigneti, dove si può girare tutto il giorno, quasi all'ombra lungo stretti sentieri coperti da rustici [[Pergola (giardinaggio)|pergolati]].''|}}
In uno degli appartamenti in cui è suddivisa la villa ha vissuto da giovane il [[cantautore]] [[Fabrizio De André]]<ref>[[Luigi Viva]], Non per un dio ma nemmeno per gioco: vita di [[Fabrizio de Andrè]], [[Feltrinelli]], 2000.</ref>
[[File:Genova Albaro villa Rebuffo Gattorno.jpg|thumb|La villa Rebuffo Gattorno]]
 
* [[Villa Allgeyer-Fuckel]]. In via dei Maristi, venne costruita verso la fine del XVII secolo ed era in origine una villa di campagna. Nel 1728 risultava di proprietà del doge [[Gerolamo Veneroso]]. Nel 1901 venne acquistata dalla famiglia Fuckel, che la fece ristrutturare dall'architetto Riccardo Haupt, che vi aggiunse anche un nuovo scalone marmoreo e una torre belvedere. Requisita durante la [[prima guerra mondiale]], essendo i Fuckel cittadini germanici, venne loro restituita nel primo dopoguerra. Nel 1939 Anna Allgeyer, vedova del Fuckel, la vendette ai [[Fratelli maristi delle scuole|padri maristi]].<ref>{{Cita web |url=http://www.liguria.beniculturali.it/PDFs/patrimonio/Beni%20visitabili/002.pdf |titolo=Villa Fuckel su www.liguria.beniculturali.it |accesso=25 novembre 2014 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20141202052631/http://www.liguria.beniculturali.it/PDFs/patrimonio/Beni%20visitabili/002.pdf |urlmorto=sì }}</ref>
====== Villa Saluzzo Mongiardino ======
*[[Villa Sauli Bombrini Doria]], conosciuta come Villa Bombrini, via Albaro 36, attuale sede del [[conservatorio Niccolò Paganini]].
{{nota|larghezza=380px|titolo=George Byron a Genova|contenuto=<br />[[File:Lord Byron Genova.jpg|thumb|La targa che ricorda il soggiorno di Byron a villa Saluzzo]][[George Gordon Byron|Byron]] giunse ad Albaro nel settembre del 1822, turbato per i lutti che lo avevano colpito, la morte della figlioletta Allegra e dell'amico [[Percy Bysshe Shelley|Shelley]], annegato qualche mese prima nel mare davanti a [[Viareggio]]. Insieme alla sua amante Teresa Gamba prese in affitto villa Saluzzo, mentre la vedova di Shelley, la scrittrice [[Mary Shelley|Mary Godwin]], che li accompagnava, si stabilì nella vicina villa Negrotto con il figlioletto Percy Florence.<ref>Una targa in via Zara 24b, attuale indirizzo della villa Negrotto, ricorda il soggiorno della vedova Shelley, nota soprattutto come autrice del celebre romanzo ''[[Frankenstein]]'' ([http://www.ilsecoloxix.it/p/genova/2014/06/10/AREV47g-shelley_lacrime_genovesi.shtml Le lacrime genovesi di Mary Shelley], articolo sul [[Il Secolo XIX|Secolo XIX]] del 10 giugno 2014)</ref> Il poeta, giungendo a Genova scriveva:
*[[Villa Brignole Sale Interiano|Villa Brignole Sale "Interiano"]], Via Parini 17, seicentesca, dalla grande volumetria di stampo alessiano<ref name="TCI" />, sede dal 1922 del "Conservatorio Interiano" (pensionato per studentesse universitarie)<ref>Il "Conservatorio Interiano" trae origine da un istituto per ragazze orfane fondato nel 1609 da Paolo Battista Interiano ({{Cita web|url=http://www.diec.unige.it/Fondo_Conservatorio_Interiano.html|titolo=Fondo Conservatorio Interiano|accesso=8 novembre 2020|urlarchivio=https://archive.is/20141125211207/http://www.diec.unige.it/Fondo_Conservatorio_Interiano.html}}</ref>.
{{Citazione|''C'è qui un sospiro per quelli che mi amano / Un sorriso per quelli che mi odiano, / E, sotto qualunque cielo io vada, / C'è qui un cuore pronto ad ogni destino.''<ref name="guidadigenova"/>}}
*[[Villa Carrega Cataldi]], Via Albaro 11 e 13, del XVII secolo, sede dal 1967 al 1993 della [[Società Ligure di Storia Patria]].
*[[Villa Cordano]], via Parini 21, di origine seicentesca ma più volte rimaneggiata nel corso dei secoli; negli anni trenta del Novecento divenne un collegio del "Pio Istituto Artigianelli"<ref>{{cita web|url=http://www.gallaratiarchitetti.com/easynews/newsleggi.asp?newsid=84|titolo=Villa Cordano}}</ref>, fondato da don Francesco Montebruno<ref>{{cita testo|url=http://www.bibliotecafranzoniana.it/index.php?app=biblioteca&bibliotecaID=c860d03136a9c2122471803a1347f581&mod=ricerca_anagrafiche_details&anagrafica_id=3948|titolo=Biografia di don Francesco Montebruno}}</ref>. Oggi ospita il "Centro giovanile Montebruno" ed un asilo nido, rivolto in particolare a famiglie in condizioni disagiate, gestito dall'Associazione Circolo Oasis S. M. di Castello<ref>{{Cita web |url=http://www.circolooasis.it/chi_siamo.html |titolo=Sito dell'Associazione Circolo Oasis S. M. di Castello |accesso=25 novembre 2014 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150222035703/http://www.circolooasis.it/chi_siamo.html |urlmorto=sì }}</ref>.
*[[Villa Raggio]], via Pisa 56, cinquecentesca di origine ma ristrutturata da Riccardo Haupt tra il 1898 e il 1900, sede provvisoria del conservatorio Paganini negli anni della [[seconda guerra mondiale]], è stata trasformata, non senza polemiche, in abitazioni private, dopo essere stata per molti anni un istituto ospedaliero privato.<ref name="TCI" /><ref>Articoli e commenti sulla trasformazione di Villa Raggio in appartamenti privati su {{cita testo|url=http://genova.erasuperba.it/inchieste-genova/albaro-villa-raggio-residenze-parcheggi-piscina|titolo=genova.erasuperba.it}} e {{cita testo|url=http://www.osservatorioverde.it/notizie.ASP?ID=208|titolo=www.osservatorioverde.it|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20141220002453/http://www.osservatorioverde.it/notizie.ASP?ID=208 }}</ref><ref>{{cita testo|url=http://www.villaraggio.it/residenze.aspx|titolo=Immagini sul sito della società immobiliare che ha realizzato la trasformazione in appartamenti|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20141220000233/http://www.villaraggio.it/residenze.aspx}}</ref>
*[[Villa Rebuffo Gattorno]], Via Parini 5, seicentesca, con un ampio giardino antistante, ospita una residenza universitaria.
*[[Villa Soprani]], via Camilla 14, costruita all'inizio del XVII secolo, conserva un ciclo di affreschi di [[Giovanni Carlone (1584-1631)|Giovanni Carlone]] del 1616 circa con ''Scene dalle Metamorfosi di Ovidio''.<ref name="TCI" />
*[[Villa Stuarta]] Ravano. Cinque-seicentesca, ampliata nel Novecento.
*[[Villa Grimaldi Spinola]], via Corridoni 5, costruita verosimilmente nel XVI secolo, opere di [[Andrea Semino]] e [[Lazzaro Calvi]].
 
<gallery mode="packed" caption="Ville storiche di Albaro nelle foto di [[Paolo Monti]], 1963">
Byron lasciò Genova nel luglio del 1823, quando si imbarcò per unirsi ai patrioti greci insorti contro la [[Impero Ottomano|dominazione turca]], abbandonando anche Teresa, con la quale nel frattempo il rapporto si era logorato, e che non rivide mai più.<ref>[http://www.treccani.it/enciclopedia/teresa-gamba-ghiselli_%28Dizionario-Biografico%29/ Biografia di Teresa Gamba Ghiselli] sul Dizionario Biografico [[Enciclopedia Treccani|Treccani]]</ref> Del suo soggiorno genovese rimangono alcune lettere scritte agli amici e al suo editore, senza però alcun accenno a Genova ed ai luoghi in cui visse in quei mesi, con la mente rivolta quasi esclusivamente all'organizzazione di quel suo ultimo viaggio.<ref>[http://www.stoarte.unige.it/wiki/index.php/George_Gordon_Byron Il soggiorno di lord Byron a Genova su www.stoarte.unige.it]</ref>
Paolo Monti - Servizio fotografico (Genova, 1964) - BEIC 6362209.jpg|Villa Bagnarello Petracchi, scala
Paolo Monti - Servizio fotografico (Genova, 1963) - BEIC 6339327.jpg|Villa Barabino Benvenuto
Paolo Monti - Servizio fotografico (Genova, 1963) - BEIC 6339339.jpg|Villa De Franchi Rosasco Elisa
Paolo Monti - Servizio fotografico (Genova, 1963) - BEIC 6339324.jpg|Villa De Scalzi
Paolo Monti - Servizio fotografico - BEIC 6346600.jpg|Villa Franzone
 
Paolo Monti - Servizio fotografico (Genova, 1963) - BEIC 6339338.jpg|Villa Doria Spinola
[[Giuseppe Cesare Abba]], nel suo libretto "Noterelle", scrisse:
Paolo Monti - Servizio fotografico (Genova, 1963) - BEIC 6339315.jpg|Villa Gnecco Basevi L'Oliera
{{Citazione|''A pié della collina d'Albaro alzai gli occhi per vedere ancora una volta la villa dove Byron stette gli ultimi giorni, prima di partire per la [[Grecia]], e il suo grido d'Aroldo a Roma mi risuonò nelle viscere. Se vivesse, sarebbe là sul "[[Piemonte (nave)|Piemonte]]", a fianco a [[Giuseppe Garibaldi|Garibaldi]].''|}}
Paolo Monti - Servizio fotografico (Genova, 1963) - BEIC 6339334.jpg|Villa Raggio
}}
Paolo Monti - Servizio fotografico (Genova, 1964) - BEIC 6362200.jpg|Villa Rebuffo Gattorno
[[File:Genova-DSCF7539.jpg|thumb|left|upright=1.1|Villa Saluzzo Mongiardino]]Al civico 1 di via Albaro, di fronte all'ingresso della villa Saluzzo Bombrini, sorge la villa Saluzzo Mongiardino, costruita anch'essa per la famiglia Saluzzo all'inizio del [[XVIII secolo]]<ref>{{Cita news|autore = |titolo = Villa Saluzzo Mongiardino, Relazione Storico-Artistica della Sprintendenza dei Beni Ambientali ed Architettonici della Liguria allegata al decreto di vincolo|data = 01 Luglio 1987}}</ref>, divenuta nel 1871 proprietà dei Brian. Il nome Mongiardino deriva dagli affittuari che la occuparono dagli [[anni 1930|anni trenta]] agli [[anni 1970|anni settanta]] del [[XX secolo]]. Ancora oggi di proprietà privata e suddivisa in appartamenti, quindi non visitabile, è nota più che per le sue caratteristiche architettoniche e la ricca decorazione [[barocco|barocca]] degli interni per il soggiorno di [[George Gordon Byron|George Byron]], tra il 1822 e il 1823, prima di imbarcarsi per partecipare alla [[Guerra d'indipendenza greca|guerra per l'indipendenza della Grecia]]<ref name="TCI"/>, dove sarebbe morto nell'aprile del 1824 per una grave malattia, come ricordato da un'[[epigrafe]] apposta sulla facciata della villa.<ref>[http://www.genovaperta.net/prototipo/index.php?option=com_content&view=article&id=53:albaro&Itemid=67 Villa Saluzzo Mongiardino e lord Byron su www.genovaperta.net]</ref>
 
Paolo Monti - Servizio fotografico (Genova, 1963) - BEIC 6339308.jpg|Villa Soprani
====== Villa Brignole Sale ======
{{vedi anche|Villa Brignole Sale}}
La villa Brignole Sale (via San Nazaro, 20) fu realizzata all'inizio del [[XVII secolo|Seicento]] con il rifacimento di un precedente edificio cinquecentesco acquistato nel 1584 dal marchese [[Giulio Sale]]. La villa passò alla figlia Geronima e al [[genero]] [[Giovanni Francesco Brignole Sale (1582-1637)|Gio. Francesco Brignole]], che vi apportò numerose modifiche. Questi, insieme al figlio [[Anton Giulio Brignole Sale|Anton Giulio]] ospitò nella villa illustri uomini di cultura del suo tempo, tra i quali il poeta [[Savona|savonese]] [[Gabriello Chiabrera]].<ref name=travelitalia>[http://guide.travelitalia.com/it/guide/genova/villa-brignole-sale-albaro/ Villa Brignole-Sale su http://guide.travelitalia.com]</ref><ref name=genovaperta>[http://www.genovaperta.net/prototipo/index.php?option=com_content&view=article&id=53:albaro&Itemid=67 Villa Brignole Sale su www.genovaperta.net]</ref><ref name= dearmissfletcher>[http://dearmissfletcher.wordpress.com/ Villa Brignole-Sale su http://dearmissfletcher.wordpress.com]</ref>
 
Paolo Monti - Servizio fotografico (Genova, 1963) - BEIC 6339326.jpg|Villa Stuarta Ravano
Nel 1882 fu venduta alle [[Suore di Santa Marcellina|suore marcelline]] e trasformata in un [[Collegio scolastico|educandato]] femminile; è ancora oggi un istituto scolastico privato, con [[asilo nido]], [[scuola materna]] e [[scuola primaria]]<ref name="travelitalia"/><ref name="dearmissfletcher"/>
</gallery>
 
===== Ville e palazzi del Novecento =====
Alcune parti dell'edificio vennero distrutte da un bombardamento nel 1942 e ricostruite nel [[secondo dopoguerra italiano|dopoguerra]] rispettando per quanto possibile la struttura originaria.<ref name="travelitalia"/><ref name="genovaperta"/>
[[File:Genova-Capo Santa Chiara-DSCF1232.JPG|thumb|Il castello Casareto, in via al Capo di Santa Chiara.]]
[[File:Genova Albaro Villa Canali.jpg|thumb|[[Villa Canali Gaslini]]]]
[[File:Genova-DSCF7569.JPG|thumb|Villa Ollandini]]
 
Dopo la fine della [[Repubblica di Genova]], una nuova classe imprenditoriale borghese prese il posto delle storiche famiglie patrizie. Tra la fine dell'Ottocento e i primi decenni del Novecento, soprattutto in concomitanza con l'apertura di [[Corso Italia (Genova)|corso Italia]], le famiglie di questi ricchi imprenditori fecero costruire le loro palazzine lungo il nuovo lungomare o nelle sue adiacenze.Lo stile architettonico di questi edifici si differenzia a seconda delle epoche di costruzione, dal [[Architettura neogotica|neogotico]] e il [[Art Nouveau|Liberty]] dei primi del Novecento, allo [[razionalismo italiano|stile razionalista]] degli anni trenta.
====== Villa Bagnarello ======
[[File:Genova-Via San Nazaro nell'Ottocento.jpg|thumb|left|Immagine ottocentesca della villa Bagnarello, dove soggiornò [[Charles Dickens]]]]La villa Bagnarello, raggiungibile dalla villa Brignole Sale scendendo verso il mare lungo via San Nazaro, risale nel suo nucleo centrale al [[XVI secolo]] ma ha subito nel corso del tempo numerosi rimaneggiamenti. Una porta carraia che si apre sulla via dà accesso ad un cortile delineato dalle antiche [[Scuderia ippica|scuderie]] e dal corpo centrale della villa, da dove uno scalone conduce ad un ampio ballatoio dov'è l'ingresso principale.<ref name="genovaperta"/>
 
Benché più sobrie, almeno nelle dimensioni, rispetto alle ville storiche del passato, si tratta comunque di edifici di altissimo pregio, come la villa Canali Gaslini, il castello Türke di via al Capo di Santa Chiara e la palazzina Profumo, opere di [[Gino Coppedè]], edifici neogotici, come la villa San Nazaro (ex Park Hotel) e il castello Casareto, che domina il borgo di [[Boccadasse]], ma anche i condomini razionalisti di [[Luigi Carlo Daneri]] e l'originale villa Ollandini, nata dalla ricostruzione ad opera di [[Robaldo Morozzo della Rocca]] di un edificio ottocentesco distrutto dalla guerra.<ref>{{Cita web |url=http://www.levantenews.it/index.php/2014/07/30/per-mare-di-villa-in-villa-domani-quarto-appuntamento/ |titolo=Gli edifici del primo Novecento su www.levantenews.it |accesso=25 novembre 2014 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160305002851/http://www.levantenews.it/index.php/2014/07/30/per-mare-di-villa-in-villa-domani-quarto-appuntamento/ |urlmorto=sì }}</ref>
La villa è conosciuta soprattutto per il soggiorno genovese di [[Charles Dickens]], che vi dimorò da luglio a settembre del 1844 con la sua famiglia (la moglie Catherine e i cinque figli)<ref>Da settembre la famiglia Dickens proseguì il suo soggiorno genovese nella [[Villa delle Peschiere di Tobia Pallavicino|villa Pallavicini "delle Peschiere"]]</ref>. La sua breve permanenza a villa Bagnarello è ricordata da una targa su cui si può leggere: ''"In questa villa / nel prisco rosso delle sue mura / ebbe gradita dimora / Carlo Dickens / geniale e profondo rivelatore / del sentimento moderno"''.<ref name="genovaperta"/>
* [[Villa Canali Gaslini]]. Una delle ultime opere a Genova dell'architetto fiorentino [[Gino Coppedè]], fu costruita tra il 1924 e il 1925 per la famiglia Canali. Divenuta sede del [[Consolato (diplomazia)|consolato]] del [[Impero giapponese|Giappone]], nel periodo bellico fu occupata prima dalle [[Germania nazista|truppe tedesche]] e poi da quelle [[Alleati della seconda guerra mondiale|alleate]]. Acquistata nel 1942 da [[Gerolamo Gaslini]] (industriale oleario e fondatore dell'[[Istituto Giannina Gaslini|istituto pediatrico]] intitolato alla figlia Giannina) dopo le vicende belliche rientrò nella proprietà della famiglia che vi abitò a partire dal 1948. Il senatore Gaslini morì nel 1964. Con la scomparsa dell'ultima figlia Germana, nel 1988, la villa divenne sede della Fondazione Gaslini. La villa sorge su un poggio in posizione dominante su corso Italia, in corrispondenza della spiaggia di San Giuliano, circondata da uno scenografico giardino. Come molte opere del Coppedè lo stile dell'edificio è liberamente ispirato al [[gotico]] fiorentino.<ref>{{Cita web |url=http://www.fondazionegaslini.org/home/index.php/fondazione/storia-e-missione/sede |titolo=La villa Canali Gaslini sul sito della Fondazione Gaslini |accesso=25 novembre 2014 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20141030194856/http://www.fondazionegaslini.org/home/index.php/fondazione/storia-e-missione/sede |urlmorto=sì }}</ref>
* Villa Ollandini. Tra i numerosi edifici in [[razionalismo italiano|stile razionalista]] realizzati nel quartiere negli anni a cavallo della [[seconda guerra mondiale]] il palazzo conosciuto come Villa Ollandini (via S. Vito 2), costruito tra il 1958 e il 1963 su disegno di [[Robaldo Morozzo della Rocca]], si distingue per la sua storia e l'originalità della struttura. La ricostruzione della precedente villa Ollandini, distrutta dal bombardamento aereo inglese nella notte fra il 22 e il 23 ottobre 1942<ref>Ricordato a Genova come uno dei più tragici bombardamenti della seconda guerra mondiale, il bombardamento del 22-23 ottobre 1942 arrecò numerosi e gravi danni nel [[Centro storico di Genova|centro storico]], e fu indirettamente causa della [[Molo (Genova)#La tragedia della galleria delle Grazie|tragedia della galleria delle Grazie]], in cui persero la vita 354 persone</ref> venne concepita da Morozzo della Rocca come una sorta di memoriale di questo evento, creando nella muratura perimetrale, in pietra di Finale, uno spazio rivestito da pareti vetrate curvilinee, inclinate verso l'alto per seguire l'andamento delle solette dei piani, sfalsate orizzontalmente a ricordare idealmente lo squarcio creato dalle bombe nell'edificio distrutto.<ref name="ollandini">{{cita testo|url=https://www.gruppocarige.it/gruppo/html/ita/arte-cultura/la-casana/2012_1/pdf/30-33.pdf|titolo=Villa Ollandini. Un'architettura organica nella Genova degli anni'50, di Lorenzo Bagnara, sul periodico La Casana, gennaio 2012|accesso=25 novembre 2014|dataarchivio=8 marzo 2016|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160308014913/http://gruppocarige.it/gruppo/html/ita/arte-cultura/la-casana/2012_1/pdf/30-33.pdf|urlmorto=sì}}</ref><ref>{{cita testo|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/morozzo-della-rocca-robaldo_%28Dizionario-Biografico%29/|titolo=Informazioni su villa Ollandini, all'interno della biografia di Robaldo Morozzo della Rocca|postscript=nessuno}}, sul Dizionario biografico [[Enciclopedia Treccani|Treccani]]</ref><ref name="architetture">{{cita testo|url=https://www.academia.edu/5693712/Architetture_a_Genova_dagli_anni_venti_agli_anni_cinquanta_-_51_casi|titolo=Descrizioni e immagini degli edifici razionalisti di Genova tra gli anni venti e cinquanta, su www.academia.edu}}</ref> La precedente villa distrutta dalla guerra rivestiva un notevole interesse storico: sorgeva infatti nel luogo, alle pendici di ponente del colle di Albaro, dove fino alla fine del XVIII secolo si trovava la chiesa di San Vito, annessa ad un convento di [[Ordine dei frati predicatori|domenicani]] chiuso per le leggi di soppressione del 1797 ed in seguito trasformato in abitazione. Il complesso fu acquistato intorno alla metà dell'Ottocento da [[Raffaele Rubattino]], ricco armatore, noto anche per il contributo dato alla [[spedizione dei Mille]], che lo fece trasformare nello stile [[Architettura neogotica|neogotico]] in auge in quel periodo. Rubattino vi morì nel 1881 e la villa passò per via ereditaria prima a Rodolfo Hofer e poi ai marchesi Ollandini. Conosciuta all'epoca come "Castello Ollandini-Hofer", fu abitata anche dall'imprenditore [[Ferdinando Maria Perrone]].<ref name="architetture" />
 
===== Altri edifici =====
Al primo impatto con Genova, come scrisse lui stesso, lo scrittore non ebbe un'impressione positiva della città e della sua dimora nel sobborgo genovese, da lui definita ''"the pink jail"'' (''"la prigione rosa"''):
[[File:Genova-Albaro-DSCF7670.JPG|thumb|La Torre dell'Amore]]
{{Citazione|''Genova è tutta un contrasto; è la città più sporca e più pittoresca, più volgare e magnifica, repulsiva e più deliziosa che esista.''
[[File:Genova-Corso Italia-DSCF1241.JPG|thumb|Il complesso del "Lido d'Albaro"]]
''… E questo è tutto quanto mi riesce di ricordare, fino al momento in cui fui deposto in un piazzale d'aspetto triste, ingombro di erbacce, che faceva parte di una sorta di prigione rosa; e mi fu detto che io abitavo lì.''|Charles Dickens, Pictures from Italy, 1846}}
 
* La Torre dell'Amore è una suggestiva costruzione che risale al XV secolo, ma per la sua posizione nascosta, al centro di un nucleo di villette e raggiungibile solo attraverso una stradina chiusa, è sconosciuta anche a molti abitanti del quartiere. La [[torre]], in blocchi di pietra scura, è alta 13&nbsp;m; situata nell'omonima via, nella zona del Lido d'Albaro, è oggi adibita ad abitazione privata ed è stata recentemente restaurata. Incerte sono le notizie storiche: la sua elegante struttura fa ritenere che facesse parte di una villa patrizia, poi nel XVIII secolo sarebbe stata acquisita dal governo della [[Repubblica di Genova|Repubblica]] per farne una postazione di guardia sanitaria ed in seguito una batteria costiera. Circa l'origine del nome, l'ipotesi ritenuta più probabile è che derivi dalla famiglia Finamore, presente a Genova fino alla prima metà del XVII secolo e che ne fu proprietaria per un certo periodo. È ritenuta invece inattendibile dagli storici la tradizione popolare secondo la quale vi si sarebbero celebrati in passato matrimoni in forma civile.<ref name="guardia">{{cita testo|url=http://www.iisl.genova.it/ricerca/images/I%20posti%20di%20guardia.pdf|titolo=''I posti di guardia della sanità settecentesca dei commissariati di Albaro e Nervi''|postscript=nessuno}}, di Italo Pucci, [[Istituto internazionale di studi liguri]], 2004</ref>
A questo seguirono altri commenti non proprio lusinghieri, ma la permanenza in quel luogo, con la magnifica vista del mare blu e la piacevole [[brezza]] marina, lo fece ricredere fino a rimpiangerlo al momento della partenza.<ref>[http://www.victorianweb.org/authors/dickens/gallery/genoa.html Dickens a Genova su www.victorianweb.org]</ref> Nella villa di Albaro scrisse il romanzo breve ''[[Le campane]]'' (''The Chimes''), pubblicato a dicembre del 1844; nei suoi scritti ha lasciato anche una descrizione dell'ambiente circostante, ancora non toccato dall'urbanizzazione.
*A fianco a Villa Ollandini, in via Trento 8, fu costruito tra il 1948 ed il 1951 il palazzo inizialmente denominato Casa Fasce<ref>{{Cita web|url=https://www.academia.edu/5693712/Architetture_a_Genova_dagli_anni_venti_agli_anni_cinquanta_51_casi|titolo=Architetture a Genova dagli anni venti agli anni cinquanta - 51 casi}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.kleckner.it/stephen/2020/10/il-caseggiato-di-via-trento-8-disegnato-dallarchitetto-luigi-carlo-daneri/|titolo=Il caseggiato di Via Trento disegnato dall'Architetto Luigi Carlo Daneri}}</ref>, commissionato da Francesco Emilio Fasce e progettato da [[Luigi Carlo Daneri]]<ref>{{Cita web|url=https://www.treccani.it/enciclopedia/luigi-carlo-daneri/|titolo=Danèri, Luigi Carlo}}</ref>. Sotto al condominio vi era il famoso cinema Elios, con 900 posti, palco e camerini<ref>{{Cita web|url=https://geoservizi.regione.liguria.it/img/Vincoli_Monumentali/decreti/00210563.pdf|titolo=Relazione Storico Artistica per la Scuola materna nel quartiere Ina-Casa "Bernabò Brea"|accesso=13 novembre 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20201113171516/https://geoservizi.regione.liguria.it/img/Vincoli_Monumentali/decreti/00210563.pdf|urlmorto=sì}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://www.sitda.net/downloads/biblioteca/Libro_Liguria%20Guida_LT_cop.pdf|titolo=ARCHITETTURE IN LIGURIA DOPO IL 1945}}</ref>. Il cinema venne chiuso e vennero realizzati dei garage.
{{Citazione|''… dai muri della casa fin giù ad una cappella in rovina''<ref>La scomparsa chiesa dei Santi Nazario e Celso</ref>'' costruita sugli scogli erti e pittoreschi in riva al mare, si stendono verdi vigneti, dove si può girare tutto il giorno, quasi all'ombra lungo stretti sentieri coperti da rustici [[pergolato|pergolati]].''|}}
* [[Nuovo Lido|Lido d'Albaro]]. Il complesso balneare-ricreativo chiamato in origine Lido d'Albaro (più tardi [[Nuovo Lido]]) sorge in [[Corso Italia (Genova)|corso Italia]], tra San Giuliano e [[Boccadasse]]; costruito nel 1908 da Giuseppe Garibaldi Coltelletti, in concomitanza con l'inizio dei lavori di costruzione del lungomare, venne riqualificato nel secondo dopoguerra, assumendo negli anni cinquanta rinomanza nazionale come ''passerella'' per le selezioni del concorso di [[Miss Italia]]. Miss Lido furono in quegli anni due future ''star'' del [[cinema]]: [[Sophia Loren]] e [[Rosanna Schiaffino]], mentre negli anni ottanta la vittoria del titolo fu l'esordio nel mondo dello spettacolo, a soli 15 anni, per la futura cantante [[Sabrina Salerno]]<ref>Intervista de "[[L'Europeo]]" a Sabrina Salerno, 13 gennaio 1989</ref>. È stato anche sede di rappresentazioni dell'attore genovese [[Gilberto Govi]]. Il complesso, secondo quanto riportato sul sito della società che gestisce l'impianto, sarebbe tuttora il più grande stabilimento balneare europeo, in grado di accogliere diecimila persone, con mille cabine e tre [[piscina|piscine]] di cui una [[Piscina olimpionica|olimpionica]].<ref>{{cita testo|url=http://www.nuovolido.it/index.php|titolo=Sito Internet della società Nuovo Lido}}</ref>
* [[Teatro di San Francesco d'Albaro]], demolito sul finire dell'Ottocento dopo la sua chiusura, nei pressi della chiesa di San Francesco. Le sue origini sono datate ad un periodo anteriore al XVIII secolo. Ricostruito nel 1810, fu definitivamente chiuso nel 1890.
 
====== VillaArchitetture Allgeyer-Fuckelmilitari ======
{{vediVedi anche|VillaForti Allgeyer-Fuckeldi Genova|Difesa costiera di Genova}}
*[[File:BatteriaVagno0.jpg|thumb|Fotografia d'epoca della spiaggia di San Nazaro con la soprastante [[batteria del Vagno]]]][[Forte San Giuliano]]. Chiudeva a mare la linea difensiva a levante della città, fu costruito tra il 1826 e il 1836 nei pressi del luogo dove già esisteva dal 1745 una [[Artiglieria costiera|batteria costiera]], denominata "batteria Sopranis". Nel 1889 all'interno del forte venne installata una nuova postazione di artiglieria ("[[batteria San Giuliano]]"). Per l'apertura di corso Italia venne mutilato parte del prospetto sud, demolendo una galleria sotterranea, e subì ulteriori modifiche nel 1937 quando sul lato a mare vennero collocate alcune [[Arma contraerea|postazioni contraeree]]. Durante la [[seconda guerra mondiale]] il forte fu utilizzato dalla [[Wehrmacht]] e dalla [[Repubblica Sociale Italiana]] come carcere per gli [[Antifascismo|antifascisti]] ed al suo interno vennero fucilati diversi [[Partigiano|partigiani]], tra i quali [[Giacomo Buranello]]. Nel dopoguerra fu assegnata ai [[Arma dei Carabinieri|Carabinieri]], ma rimase in stato di abbandono fino al 1995, quando divenne sede del comando provinciale dell'Arma. Composto da due caserme, una sul lato sud e una sul lato nord, con un ampio piazzale nel mezzo, nel tempo ha subito varie modifiche e si presenta oggi come un complesso di edifici e spazi scoperti collocati su un vasto terrapieno, che nasconde alla vista le varie strutture. Il prospetto della caserma nord, dove si trova l'ingresso, visibile da via Gobetti, è la parte meglio conservata, con il [[ponte levatoio]] ancora presente insieme ai relativi meccanismi di azionamento.<ref name="forti">S. Finauri, ''Forti di Genova: storia, tecnica e architettura dei fortini difensivi'', Edizioni Servizi Editoriali, Genova, 2007</ref>
Villa Allgeyer-Fuckel, in via dei Maristi, venne costruita verso la fine del [[XVII secolo]] ed era in origine una villa di campagna. Nel 1728 risultava di proprietà del [[Doge (Repubblica di Genova)|doge]] [[Gerolamo Veneroso]]. Nel 1901 venne acquistata dalla famiglia Fuckel, che la fece ristrutturare dall'architetto Riccardo Haupt, che vi aggiunse anche un nuovo scalone marmoreo e una torre belvedere.
* [[Batteria del Vagno]]. Sulla scogliera di Punta Vagno si trovano i resti della Batteria del Vagno, una postazione di artiglieria con origini settecentesche a difesa dell'ingresso del [[porto di Genova]], poi utilizzata durante la [[seconda guerra mondiale]] come postazione contraerea. All'epoca dell'apertura di [[Corso Italia (Genova)|corso Italia]], benché la batteria non fosse già più considerata di importanza strategica, il [[Ministero della difesa|Ministero della Guerra]] si oppose alla sua demolizione, perciò il percorso della nuova strada fu spostato più a monte operando uno sbancamento che ha isolato Punta Vagno dal resto del colle. Nel 1931 al culmine della scogliera di Punta Vagno fu installato un piccolo [[faro]] (il secondo faro genovese dopo la [[Lanterna di Genova|torre della Lanterna]]), ancora attivo. I superstiti locali del complesso sono oggi in dotazione all'[[Istituto idrografico della Marina]] come residenza per il personale, perciò non sono visitabili.<ref name="forti" />
 
=== Altro ===
Requisita durante la [[prima guerra mondiale]], essendo i Fuckel cittadini germanici, venne loro restituita nel [[primo dopoguerra]]. Nel 1939 Anna Allgeyer, vedova del Fuckel, la vendette ai [[Fratelli maristi delle scuole|padri maristi]].<ref>[http://www.liguria.beniculturali.it/PDFs/patrimonio/Beni%20visitabili/002.pdf Villa Fuckel su www.liguria.beniculturali.it]</ref>
 
====== AltreCorso villeItalia storiche ======
[[File:Genova Albaro villa Rebuffo Gattorno.jpg|thumb|upright=1.1|La villa Rebuffo Gattorno]]Oltre a quelle già citate, molte altre sono le ville patrizie ancora presenti nel territorio di Albaro, tutte sottoposte a vincolo architettonico da parte della Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Liguria; tra le tante si possono citare:
 
{{vedi anche|Corso Italia (Genova)}}
* '''Villa Bombrini''', via Albaro 36, attuale sede del [[Conservatorio Niccolò Paganini]]
* '''Villa Brignole Sale "Interiano"''',Via Parini 17, [[XVII secolo|seicentesca]], dalla grande volumetria di stampo alessiano<ref name="TCI"/>, sede dal 1922 del "Conservatorio Interiano" (pensionato per studentesse universitarie)<ref>Il "Conservatorio Interiano" trae origine da un istituto per ragazze orfane fondato nel 1609 da Paolo Battista Interiano ([http://www.diec.unige.it/Fondo_Conservatorio_Interiano.html])</ref>
* '''Villa Carrega Cataldi''', Via Albaro 11 e 13, del [[XVII secolo]], sede dal 1967 al 1993 della [[Società Ligure di Storia Patria]].
* '''Villa Cordano''', via Parini 21, di origine seicentesca ma più volte rimaneggiata nel corso dei secoli; negli [[anni 1930|anni trenta del Novecento]] divenne un collegio del "Pio Istituto Artigianelli"<ref>[http://www.gallaratiarchitetti.com/easynews/newsleggi.asp?newsid=84 Villa Cordano su www.gallaratiarchitetti.com]</ref>, fondato da don Francesco Montebruno (1831-1895)<ref>[http://www.bibliotecafranzoniana.it/index.php?app=biblioteca&bibliotecaID=c860d03136a9c2122471803a1347f581&mod=ricerca_anagrafiche_details&anagrafica_id=3948 Biografia di don Francesco Montebruno]</ref> Oggi ospita il "Centro giovanile Montebruno" ed un [[asilo nido]], rivolto in particolare a famiglie in condizioni disagiate, gestito dall'Associazione Circolo Oasis S. M. di Castello<ref>[http://www.circolooasis.it/chi_siamo.html Sito dell'Associazione Circolo Oasis S. M. di Castello]</ref>
* '''Villa Raggio''', via Pisa 56, cinquecentesca di origine ma ristrutturata da Riccardo Haupt tra il 1898 e il 1900, sede provvisoria del conservatorio Paganini negli anni della [[seconda guerra mondiale]], è stata trasformata, non senza polemiche, in abitazioni private, dopo essere stata per molti anni un istituto ospedaliero privato.<ref name="TCI"/><ref>Articoli e commenti sulla trasformazione di Villa Raggio in appartamenti privati su [http://genova.erasuperba.it/inchieste-genova/albaro-villa-raggio-residenze-parcheggi-piscina genova.erasuperba.it] e [http://www.osservatorioverde.it/notizie.ASP?ID=208 www.osservatorioverde.it]</ref><ref>[http://www.villaraggio.it/residenze.aspx Immagini sul sito della società immobiliare che ha realizzato la trasformazione in appartamenti]</ref>
* '''Villa Rebuffo Gattorno''', Via Parini 5, seicentesca, con un ampio giardino antistante, ospita una residenza universitaria.
* '''Villa Sopranis''', via Camilla 14, costruita all'inizio del [[XVII secolo]], conserva un ciclo di affreschi di [[Giovanni Carlone (1584-1631)|Giovanni Carlone]] del [[1616]] circa con ''Scene dalle [[Le metamorfosi (Ovidio)|Metamorfosi]] di [[Ovidio]]''.<ref name="TCI"/>
 
[[File:Passeggiata corso italia genova 01.jpg|thumb|Corso Italia all'altezza del [[forte San Giuliano]]; al centro l'[[Abbazia di San Giuliano (Genova)|abbazia di San Giuliano]] e poco oltre l'edificio del [[Nuovo Lido]].]]
===== Ville e palazzi del Novecento =====
[[File:Genova-Capo Santa Chiara-DSCF1232.JPG|thumb|Il castello Casareto, in via al Capo di S. Chiara]]Dopo la fine della Repubblica di Genova, una nuova classe imprenditoriale borghese prese il posto delle storiche famiglie patrizie. Tra la fine dell'[[XIX secolo|Ottocento]] e i primi decenni del [[XX secolo|Novecento]], soprattutto in concomitanza con l'apertura di corso Italia, le famiglie di questi ricchi imprenditori fecero costruire le loro palazzine lungo il nuovo lungomare o nelle sue adiacenze.
Lo stile architettonico di questi edifici si differenzia a seconda delle epoche di costruzione, dal [[Architettura neogotica|neo-gotico]] e il [[Art Nouveau|Liberty]] dei primi del [[XX secolo|Novecento]], allo [[razionalismo italiano|stile razionalista]] degli [[anni 1930|anni trenta]].
 
Corso Italia si sviluppa per circa due chilometri e mezzo lungo l'intero litorale del quartiere di Albaro collegando la [[Foce (Genova)|Foce]] con il borgo marinaro di [[Boccadasse]]. Realizzata tra il 1909 e il 1915, divenne subito uno dei principali punti di ritrovo del "passeggio" domenicale dei genovesi. La nuova strada, realizzata nell'ambito del piano di espansione della città verso levante, sia per dare a Genova una moderna passeggiata lungomare, sia per agevolare l'accesso alle spiagge presenti nella zona, fu aperta con lo sbancamento delle scogliere che terminavano a mare la collina di Albaro, modificando profondamente l'ambiente costiero.<ref name="TCI" /><ref name="sagep" />
Benché più sobrie, almeno nelle dimensioni, rispetto alle ville storiche del passato, si tratta comunque di edifici di altissimo pregio, come la villa Canali Gaslini, il castello Türke di via al Capo di S. Chiara e la palazzina Profumo, opere di [[Gino Coppedè]], edifici neogotici, come la villa San Nazaro (ex Park Hotel) e il castello Casareto, che domina il borgo di Boccadasse, ma anche i condomini razionalisti di [[Luigi Carlo Daneri]] e l'originale villa Ollandini, nata dalla ricostruzione ad opera di [[Robaldo Morozzo della Rocca]] di un edificio ottocentesco distrutto dalla guerra.<ref>[http://www.levantenews.it/index.php/2014/07/30/per-mare-di-villa-in-villa-domani-quarto-appuntamento/ Gli edifici del primo Novecento su www.levantenews.it]</ref>
 
La strada ha due [[Carreggiata|carreggiate]], con due [[Corsia di marcia|corsie]] in direzione ponente e una in direzione levante, dove è stata aggiunta nel 2022 una pista ciclabile, separate da un'aiuola spartitraffico ed un ampio [[marciapiede]] sul lato a mare. Diversi sono stati gli interventi di ''restyling'' tra gli anni trenta e gli anni novanta. Lungo il percorso si incontrano alcuni storici edifici quali la [[chiesa dei Santi Pietro e Bernardo alla Foce]], il [[forte San Giuliano]], l'[[Abbazia di San Giuliano (Genova)|abbazia di San Giuliano]], lo stabilimento balneare del [[Nuovo Lido]] e la [[chiesa di Sant'Antonio in Boccadasse]]. Sul lato a monte si affacciano eleganti condomini e palazzine in stile [[art déco]], tra cui la [[villa Canali Gaslini]], opera dell'architetto fiorentino [[Gino Coppedè]], costruita intorno alla metà degli anni venti, e palazzi [[Razionalismo italiano|razionalisti]] progettati da [[Luigi Carlo Daneri]].
====== Villa Canali Gaslini ======
{{vedi anche|Villa Canali Gaslini}}
[[File:Genova Albaro Villa Canali.jpg|thumb|upright=1.1|Villa Canali Gaslini]]La villa Canali Gaslini, una delle ultime opere a Genova dell'architetto fiorentino [[Gino Coppedè]], fu costruita tra il 1924 e il 1925 per la famiglia Canali. Divenuta sede del [[Consolato (diplomazia)|consolato]] del [[Impero giapponese|Giappone]], nel periodo bellico fu occupata prima dalle truppe tedesche e poi da quelle alleate. Acquistata nel 1942 da [[Gerolamo Gaslini]] (industriale oleario e fondatore dell'[[Istituto Giannina Gaslini|istituto pediatrico]] intitolato alla figlia Giannina) dopo le vicende belliche rientrò nella proprietà della famiglia che vi abitò a partire dal 1948. Il senatore Gaslini morì nel 1964. Con la scomparsa dell'ultima figlia Germana, nel 1988, la villa divenne sede della ''Fondazione Gaslini''. La villa sorge su un poggio in posizione dominante su corso Italia, in corrispondenza della spiaggia di San Giuliano, circondata da uno scenografico giardino. Come molte opere del Coppedè lo stile dell'edificio è liberamente ispirato al [[gotico]] fiorentino.<ref>[http://www.fondazionegaslini.org/home/index.php/fondazione/storia-e-missione/sede La villa Canali Gaslini sul sito della Fondazione Gaslini]</ref>
 
====== VillaVia OllandiniAlbaro ======
Provenendo dal centro di [[Genova]], giunti in piazza Tommaseo si risale la collina di Albaro per la via Francesco Pozzo (l'antica via Olimpo). La strada, alla sommità del colle, prende il nome di via Albaro, ed era la strada principale del vecchio comune di San Francesco d'Albaro.<ref>{{cita testo|url=http://www.genovacards.com/genova/vie/viaalbaro.html|titolo=Via Albaro e la chiesa di S. Francesco in un'immagine del 1910 su www.genovacards.com}}</ref> Aperta nella prima metà dell'Ottocento fu la prima strada carrozzabile del quartiere.
[[File:Genova-DSCF7569.JPG|thumb|upright=1.1|left|Villa Ollandini]]Tra i numerosi edifici in [[razionalismo italiano|stile razionalista]] realizzati nel quartiere negli anni a cavallo della [[seconda guerra mondiale]] il palazzo conosciuto come Villa Ollandini (via S. Vito 2), costruito tra il 1958 e il 1963 su disegno di [[Robaldo Morozzo della Rocca]], si distingue per la sua storia e l'originalità della struttura. La ricostruzione della precedente villa Ollandini, distrutta dal bombardamento aereo inglese nella notte fra il 22 e il 23 ottobre 1942<ref>Ricordato a Genova come uno dei più tragici bombardamenti della seconda guerra mondiale, il bombardamento del 22-23 ottobre 1942 arrecò numerosi e gravi danni nel [[centro storico di Genova|centro storico]], e fu indirettamente causa della [[Molo (quartiere di Genova)# La tragedia della galleria delle Grazie|tragedia della galleria delle Grazie]], in cui persero la vita 354 persone</ref> venne concepita da Morozzo della Rocca come una sorta di memoriale di questo evento, creando nella muratura perimetrale, in pietra di Finale, uno spazio rivestito da pareti vetrate curvilinee, inclinate verso l'alto per seguire l'andamento delle solette dei piani, sfalsate orizzontalmente a ricordare idealmente lo squarcio creato dalle bombe nell'edificio distrutto.<ref name=ollandini>[https://www.gruppocarige.it/gruppo/html/ita/arte-cultura/la-casana/2012_1/pdf/30-33.pdf Villa Ollandini. Un'architettura organica nella Genova degli anni’50, di Lorenzo Bagnara, sul periodico La Casana, gennaio 2012]</ref><ref>[http://www.treccani.it/enciclopedia/morozzo-della-rocca-robaldo_%28Dizionario-Biografico%29/ Informazioni su villa Ollandini, all’interno della biografia di Robaldo Morozzo della Rocca], sul Dizionario biografico [[Enciclopedia Treccani|Treccani]]</ref><ref name=architetture>[http://www.academia.edu/5693712/Architetture_a_Genova_dagli_anni_venti_agli_anni_cinquanta_-_51_casi Descrizioni e immagini degli edifici razionalisti di Genova tra gli anni venti e cinquanta, su www.academia.edu]</ref>
 
Lungo la via sorgono alcune delle celebri ville di Albaro, in parte ben conservate, altre stravolte da recenti ristrutturazioni e lottizzazioni. Tra le meglio conservate la [[villa Saluzzo Bombrini]], detta "il Paradiso", la villa Saluzzo Mongiardino, dove soggiornò [[George Gordon Byron|George Byron]], la villa Carrega Cataldi<ref name="TCI" /><ref name="sagep" /> e villa Bombrini, sede del [[conservatorio Niccolò Paganini]]. Da via Albaro avevano origine le [[Crêuza|crêuze]] che scendevano al mare<ref name="guidadigenova">{{cita web|url=http://www.guidadigenova.it/storia-genova/albaro-san-fruttuoso/|titolo=Storia di Albaro}}</ref>; con le successive vie Bocchella, Pisa e Caprera era parte della strada diretta a levante, che costituiva all'epoca della sua costruzione un'alternativa alla via medioevale che passava per il [[San Martino (Genova)|quartiere di San Martino]].
La precedente villa distrutta dalla guerra rivestiva un notevole interesse storico: sorgeva infatti nel luogo, alle pendici di ponente del colle di Albaro, dove fino alla fine del [[XVIII secolo]] si trovava la chiesa di [[Vito di Lucania|San Vito]], annessa ad un convento di [[Ordine dei frati predicatori|domenicani]] chiuso per le leggi di soppressione del 1797 ed in seguito trasformato in abitazione. Il complesso fu acquistato intorno alla metà dell'[[XIX secolo|Ottocento]] da [[Raffaele Rubattino]], ricco [[armatore]], noto anche per il contributo dato alla [[spedizione dei Mille]], che lo fece trasformare nello stile [[neogotico]] in auge in quel periodo. Rubattino vi morì nel 1881 e la villa passò per via ereditaria prima a Rodolfo Hofer e poi ai marchesi Ollandini. Conosciuta all'epoca come "Castello Ollandini-Hofer", fu abitata anche dall'imprenditore [[Ferdinando Maria Perrone]].<ref name="architetture"/>
 
===== TorrePiazza dell'AmoreLeopardi =====
[[File:Genova Albaro S Maria Prato.JPG|thumb|Uno scorcio di piazza Leopardi con il prospetto laterale della [[Chiesa di Santa Maria del Prato (Genova)|chiesa di Santa Maria del Prato]]]]
[[File:Genova-Albaro-DSCF7670.JPG|thumb|La Torre dell'Amore]]
La piazza intitolata al celebre [[Giacomo Leopardi|poeta recanatese]], all'incrocio tra via Albaro e il percorso che scendeva da [[San Martino (Genova)|San Martino]] verso il mare, era l'antico "prato pubblico" del comune di San Francesco d'Albaro, antistante le chiese di [[Chiesa di San Francesco d'Albaro]] e [[Chiesa di Santa Maria del Prato (Genova)|Santa Maria del Prato]].<ref>{{cita web|url=http://www.genovacards.com/genova/piazze/pleopardi.html|titolo=Immagini d'epoca di piazza Leopardi}}</ref> Un'[[epigrafe|iscrizione]] posta sull'[[abside]] della chiesa di San Francesco, accanto a quella che commemora caduti di Albaro nella [[prima guerra mondiale]] riporta: ''"Prato comunale/ è vietato a chiunque/di danneggiare/gli alberi ivi esistenti/siccome è proibito/qualunque giuoco/che potesse recarvi danno/e di pascolarvi bestiame/sotto le pene correzionali/prescritte dalle vigenti/leggi".''
La Torre dell'Amore è una suggestiva costruzione che risale al [[XV secolo]], ma per la sua posizione nascosta, al centro di un nucleo di villette e raggiungibile solo attraverso una stradina chiusa, è sconosciuta anche a molti abitanti del quartiere.
 
La piazza, uno dei pochi luoghi di Albaro che conserva la memoria di un lontano passato, è chiusa a levante da una serie di modeste [[casa a schiera|case a schiera]], oggi ristrutturate, a ponente dall'[[abside]] della chiesa di San Francesco e dal muro perimetrale dell'annesso convento. Di forma allungata, si presenta più come un viale alberato che una vera e propria piazza; fino all'inizio del Novecento era il capolinea degli [[Carrozza#Omnibus|omnibus]] a cavalli provenienti dal centro della città.<ref name="TCI" /><ref name="guidadigenova" />
La [[torre]], in blocchi di pietra scura, è alta 13 m; situata nell'omonima via, nella zona del Lido d'Albaro, è oggi adibita ad abitazione privata ed è stata recentemente restaurata.
Incerte sono le notizie storiche: la sua elegante struttura fa ritenere che facesse parte di una villa patrizia, poi nel [[XVIII secolo]] sarebbe stata acquisita dal governo della repubblica per farne una postazione di guardia sanitaria ed in seguito una batteria costiera. Circa l'origine del nome, l'ipotesi ritenuta più probabile è che derivi dalla famiglia Finamore, presente a Genova fino alla prima metà del [[XVII secolo]] e che ne fu proprietaria per un certo periodo. È ritenuta invece inattendibile dagli storici la tradizione popolare secondo la quale vi si sarebbero celebrati in passato matrimoni in forma civile.<ref name=guardia>[http://www.iisl.genova.it/ricerca/images/I%20posti%20di%20guardia.pdf ''I posti di guardia della sanità settecentesca dei commissariati di Albaro e Nervi''], di Italo Pucci, [[Istituto Internazionale di Studi Liguri]], 2004</ref>
 
Tra il XVII e il XVIII secolo il prato era sede di partite di pallone che attiravano ai suoi bordi una grande folla. Nel 1797 vi venne innalzato uno dei primi [[Albero della libertà|alberi della libertà]] sacrificando curatissime aiuole e roseti.<ref name="genovaperta" /><ref name="guidadigenova" />
===== Lido d'Albaro =====
{{vedi anche|Nuovo Lido}}
[[File:Genova-Corso Italia-DSCF1241.JPG|thumb|upright=1.2|Il complesso del "Lido d'Albaro"]]Il complesso balneare-ricreativo chiamato in origine ''Lido d'Albaro'' (più tardi ''[[Nuovo Lido]]'') sorge in corso Italia, tra San Giuliano e Boccadasse; costruito nel 1908 da Giuseppe Garibaldi Coltelletti, in concomitanza con l'inizio dei lavori di costruzione del lungomare, venne riqualificato nel [[secondo dopoguerra]], assumendo negli [[anni 1950|anni cinquanta]] rinomanza nazionale come ''passerella'' per le selezioni del concorso di [[Miss Italia]]. Miss Lido furono in quegli anni due future ''star'' del [[cinema]]: [[Sophia Loren]] e [[Rosanna Schiaffino]], mentre negli [[anni 1980|anni ottanta]] la vittoria del titolo fu l'esordio nel mondo dello spettacolo, a soli 15 anni, per la futura cantante [[Sabrina Salerno]]<ref>Intervista de "[[L'Europeo]]" a Sabrina Salerno, 13 gennaio 1989</ref>. È stato anche sede di rappresentazioni dell'attore genovese [[Gilberto Govi]].
 
==== Scalinata Giorgio Borghese ====
Il complesso, secondo quanto riportato sul sito della società che gestisce l'impianto, sarebbe tuttora il più grande stabilimento balneare europeo, in grado di accogliere diecimila persone, con mille cabine e tre [[piscina|piscine]] di cui una [[Piscina olimpionica|olimpionica]].<ref>[http://www.nuovolido.it/index.php Sito Internet della società Nuovo Lido]</ref>
[[File:Scalinata Borghese 2018.jpg|thumb|La scalinata Borghese in piazza Tommaseo]]Da piazza Tommaseo una scenografica scalinata con decorazioni in [[Art déco|stile liberty]], intitolata a Giorgio Borghese<ref>Giorgio Borghese (1691-1766), (spagnolizzato in Jorge Burgues), [[Rapallo|rapallese]] di nascita, nel [[XVIII secolo]] fu il primo colono italiano a [[Montevideo]], all'epoca della fondazione della città, come ricordato da una targa lungo la scalinata</ref><ref>{{cita testo|url=http://comunicazioneinform.it/j-maria-sanguinetti-vi-spiego-linfluenza-dellitalia-in-uruguay/|titolo=Gli Italiani nell'Uruguay, sul sito dell'agenzia di stampa Inform}}</ref>, conduce ad un belvedere panoramico nella parte alta di via Francesco Pozzo, da dove lo sguardo può spaziare sulla stessa piazza Tommaseo, limite tra i quartieri di Albaro e della [[Foce (Genova)|Foce]], con la [[statua equestre]] a [[Manuel Belgrano]], il rettifilo di corso Buenos Aires, l'antica via Minerva, e più in lontananza, in asse con questa, [[Via XX Settembre (Genova)|via XX Settembre]], della quale corso Buenos Aires è la prosecuzione verso levante.<ref name="trekking">{{cita testo|url=https://trekking.it/itinerari/I-giardini-del-levante_3517.html|titolo=Luoghi di interesse del levante genovese sul sito della rivista Trekking&Outdoor}}</ref>
 
La scalinata, costruita all'inizio del Novecento, si sviluppa su quattro livelli, e comprende alcuni locali coperti; dopo anni in stato di abbandono<ref>{{cita testo|url=http://www.ilsecoloxix.it/p/genova/2014/04/25/AQR9Y4ZC-istituzioni_rinascita_rinnovato.shtml|titolo=Articolo|accesso=25 novembre 2014|dataarchivio=29 novembre 2014|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20141129154230/http://www.ilsecoloxix.it/p/genova/2014/04/25/AQR9Y4ZC-istituzioni_rinascita_rinnovato.shtml|urlmorto=sì}} su [[Il Secolo XIX]] del 25 aprile 2014</ref> nel 2018 sono iniziati dei lavori di riqualificazione che hanno portato al recupero architettonico della scalinata ed all'apertura di un locale, riaperta al pubblico il 14 gennaio 2020.<ref>{{cita testo|url=http://www.ansa.it/liguria/notizie/2018/11/18/rinasce-scalinata-borghese-a-genova_d08ec6cb-1c8e-42cc-ae7d-e8dc10c54224.html|titolo="Rinasce Scalinata Borghese a Genova"}}, articolo su ansa.it del 18 novembre 2018</ref><ref>{{cita testo|url=https://www.ilsecoloxix.it/p/multimedia/genova/2018/11/16/ADuQIQdC-ristrutturazione_iniziati_scalinata.shtml|titolo="Genova, iniziati i lavori di ristrutturazione per scalinata Borghese"|accesso=15 maggio 2019|dataarchivio=15 maggio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190515080634/https://www.ilsecoloxix.it/p/multimedia/genova/2018/11/16/ADuQIQdC-ristrutturazione_iniziati_scalinata.shtml|urlmorto=sì}}, video sul sito de [[Il Secolo XIX]]</ref><ref>{{cita testo|url=https://www.ilsecoloxix.it/genova/2020/01/21/news/genova-riapre-scalinata-borghese-un-tesoro-sottratto-all-abbandono-1.38362225|titolo="Genova, riapre Scalinata Borghese. Un tesoro sottratto all'abbandono"|accesso=5 marzo 2020|dataarchivio=28 febbraio 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20200228113008/https://www.ilsecoloxix.it/genova/2020/01/21/news/genova-riapre-scalinata-borghese-un-tesoro-sottratto-all-abbandono-1.38362225|urlmorto=sì}}, articolo su [[Il Secolo XIX]] del 21 gennaio 2020</ref><ref>{{cita testo|url=https://genova.repubblica.it/cronaca/2020/01/21/news/il_gioiello_ritrovato_riapre_scalinata_borghese-246255557/|titolo="Il gioiello ritrovato: riapre Scalinata Borghese"}}, articolo su [[la Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]] del 21 gennaio 2020</ref><ref>{{cita testo|url=https://genova.repubblica.it/cronaca/2020/02/04/foto/genova_inaugurata_scalinata_borghese-247593869/1/#1|titolo=Immagini della scalinata e della cerimonia di inaugurazione al termine dei lavori di ristrutturazione|postscript=nessuno}}, su [[la Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]] del 4 febbraio 2020</ref>
=== Architetture religiose ===
{{nota|larghezza=420px|titolo=Gli edifici religiosi scomparsi|contenuto=
Anticamente lungo le scogliere a mare o sulle pendici del colle di Albaro sorgevano alcune chiese, scomparse per l'espansione urbanistica e delle quali resta solo la memoria storica. La più conosciuta di queste era quella dedicata ai santi Nazario e Celso, demolita per l'apertura di corso Italia; le altre erano quelle di San Vito, Santa Giusta, San Luca in Albaro e Sant'Elena.
 
==== Le strade dell'espansione urbanistica del Novecento ====
* '''Chiesa dei Santi [[Nazario martire|Nazario]] e [[San Celso|Celso]]'''. Sorgeva ''in ripa maris'' (sulla riva del mare), nei pressi di punta Vagno, nel luogo dove secondo la tradizione sarebbero sbarcati a Genova i due santi evangelizzatori, che qui avrebbero celebrato pubblicamente la [[messa]], per la prima volta in Italia, nel 78 d.C.<ref name=remondini>[http://www.storiapatriagenova.it/BD_Remondini_Parrocchie_01.asp A. Remondini, "Parrocchie suburbane di Genova, notizie storico-ecclesiastiche"], Tipografia delle letture cattoliche, Genova, 1882</ref><ref name=bertolotti>Davide Bertolotti, "Viaggio nella Liguria marittima", vol. 3, Torino, 1834</ref><ref>Jacob Gråberg, "Lettera al r.do p. Bernardo Laviosa c.r.s. socio di molte accademie, sopra i piaceri della villeggiatura d'Albaro presso Genova", 1810</ref> Una prima chiesa sarebbe stata eretta nei primi secoli del cristianesimo, ma le prime notizie storiche risalgono al [[X secolo]], quando risultava affidata ai monaci dell'[[Chiesa di Santo Stefano (Genova)|abbazia di Santo Stefano]]<ref name="remondini"/>; ricostruita nel [[XVII secolo]], venne demolita nel 1914 per l'apertura di corso Italia, quando già da tempo non era più officiata.<ref name= genova_800_900>"Genova tra Ottocento e Novecento – Album storico-fotografico", vol. 1, a cura di M. Lamponi, Nuova Editrice Genovese, Genova, 2006</ref><ref>[http://www.genovacards.com/genova/delegazioni/snazaro.html Immagine d'epoca della chiesa dei santi Nazario e Celso]</ref>
Con lo sviluppo urbanistico, tra gli anni venti e trenta del Novecento, tra la via Albaro e il lungomare di [[Corso Italia (Genova)|corso Italia]], dove prima erano i giardini delle ville e i poderi vennero aperte nuove vie funzionali agli insediamenti residenziali che stavano sorgendo. Furono così aperti un nuovo asse di scorrimento da ponente a levante, intermedio tra via Albaro e corso Italia, ed una serie di viali da monte a mare, paralleli alle antiche crêuze. Il progetto iniziale prevedeva anche un ampio asse di scorrimento rettilineo a monte, parallelo a via Albaro e via Pisa, realizzato solo parzialmente nel secondo dopoguerra con la creazione di due ampi viali, via Federico Ricci e via Paolo Boselli, paralleli ad un tratto di via Pisa ed inframmezzati dalla piazza Leonardo da Vinci.
 
La via intermedia di scorrimento, accessibile da piazza Tommaseo attraverso via Nizza, è formata dalle vie Rosselli, Gobetti, Righetti e De Gaspari<ref>{{cita testo|url=http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/basilicata/oreste-de-gaspari-eroe-lucano-dimenticato-dai-libri-di-storia-no395686|titolo=Cenni biografici su Oreste De Gaspari|postscript=nessuno|urlmorto=sì}}, sul sito de ''[[La Gazzetta del Mezzogiorno]]''</ref> e termina in via Cavallotti, dove confluisce anche corso Italia.
:La primitiva chiesa, a tre [[navata|navate]] e con tre [[altare|altari]] fu distrutta nel 1543 dalla violenza dei marosi: il rettore si trasferì nel convento di S. Francesco e l'anno seguente, nell'impossibilità di ricostruirla, cedette la parrocchialità alla stessa chiesa di S. Francesco; S. Nazaro rimase in rovina per oltre un secolo; nel [[1643]] venne istituita una commissione per curarne il restauro, ma fu solo nel 1658, dopo un'altra terribile mareggiata che aveva fatto crollare definitivamente quanto ne restava, i Padri del Comune approvarono finalmente la ricostruzione, portata a termine in meno di un anno.<ref name="remondini"/> Abbandonata intorno alla metà del [[XVIII secolo]], nella prima metà dell'[[XIX secolo|Ottocento]] era in cattivo stato: trasformata nel 1866 in abitazione, finì definitivamente il suo tempo con l'apertura di corso Italia.<ref name="remondini"/><ref name="bertolotti"/>
[[File:Genova-Albaro-DSCF7650.JPG|thumb|Una crêuza del quartiere]]
L'intitolazione delle nuove vie venne fortemente improntata al periodo storico tra le due guerre mondiali, con nomi legati all'epoca della [[prima guerra mondiale]] ([[Piave]], [[Trento]], [[Trieste]]), alle annessioni italiane in [[Dalmazia]] e nell'[[Mar Egeo|Egeo]] ([[Quarnaro]], [[Zara]] e, nella parte più a monte del quartiere, via [[Rodi]] e via [[Dodecaneso|Dodecanneso]]), a martiri dell'[[Irredentismo italiano|irredentismo]] ([[Nazario Sauro]], [[Cesare Battisti]], [[Guglielmo Oberdan]]<ref>Dal dopoguerra via Oberdan fu intitolata al partigiano [[Renato Martorelli]], mentre al martire triestino è stata intitolata la via principale del quartiere di [[Nervi (Genova)|Nervi]]</ref>) e caduti della [[guerra d'Etiopia]] ([[Renzo Righetti (militare)|Renzo Righetti]], [[Dalmazio Birago]], [[Tito Minniti]] e [[Reginaldo Giuliani]]; tranne via Righetti, le altre nel secondo dopoguerra furono intitolate a martiri [[Antifascismo|antifascisti]], divenendo rispettivamente via Rosselli, via Gobetti e via [[Giovanni Minzoni|don Minzoni]]). Altre vie furono intitolate a politici del [[Risorgimento]] ([[Giacomo Medici|Giacomo Medici del Vascello]], [[Francesco Domenico Guerrazzi]], [[Giovanni Bovio]]) e filosofi ([[Tommaso Campanella]], [[Giordano Bruno]], [[Giambattista Vico]]).
 
==== Le crêuze di Albaro ====
:La chiesa seicentesca era ad una sola [[navata]] e della struttura originaria aveva solamente il nome. Di dimensioni ridotte rispetto alla precedente, aveva due cappelle laterali ed un [[coro (architettura)|coro]] a pianta quadrata. Il suo possente [[campanile]] era in origine una [[torre]] di avvistamento del [[XII secolo]].<ref name="genovaperta"/>
L'origine delle romantiche "[[crêuza|crêuze]] d'Arbà", cantate dai poeti, risale alla costruzione delle prime ville patrizie, quando le strade vicinali tra gli orti lasciarono il posto a strade selciate tra i muri che delimitavano i grandi poderi, al centro dei quali sorgevano le ville con i loro giardini.<ref name="fuori_mura" /> Queste caratteristiche strade, fiancheggiate dalle ville, dalla sommità del colle scendevano verso il mare seguendo i crinali dei piccoli rilievi della collina. Fino ai primi del Novecento erano l'unica rete viaria che consentiva di raggiungere le grandi ville nobiliari e il mare.<ref name="trekking" /> Alcuni tratti di esse ancora oggi sembrano immersi in un'atmosfera d'altri tempi, nonostante l'asfalto abbia ricoperto in gran parte l'antico selciato per consentire il traffico veicolare.
 
===== Via San Nazaro =====
* '''Chiesa di Santa Giusta'''. Sorgeva nei pressi dell'attuale Via Lavinia ed apparteneva alla [[Compagnia di Gesù]]. Chiamata dai Gesuiti "Residenza d'Albaro", risultava officiata fino alla fine del [[XVIII secolo|Settecento]]<ref>Alessandro Augusto Monti della Corte, ''La Compagnia di Gesù nel territorio della Provincia Torinese: memorie storiche compilate in occasione del primo centenario dalla restaurazione di essa Compagnia'', Volume 1, stabilimento tip. M. Ghirardi, 1914</ref>, ma già nell'Ottocento non ne restava traccia.<ref name="remondini"/>
Tra le varie crêuze via San Nazaro, che in origine scendeva fino alla scomparsa [[Chiesa dei Santi Nazario e Celso (Genova)|chiesa dei Santi Nazario e Celso]], ed oggi termina in via fratelli Rosselli, presenta numerosi esempi di ville, ancora ben conservate; tra queste le più notevoli la villa Raggi, quattrocentesca ma ricostruita nel XVII secolo, la villa [[Brignole (famiglia)|Brignole Sale]], seicentesca ma in gran parte rifatta dopo i gravi danni dell'ultimo conflitto e villa Bagnarello, dove soggiornò [[Charles Dickens]]. La via, citata per la prima volta in un documento del 1345, si snoda tra gli alti muri che delimitano i giardini, conservando, specie nel tratto mediano, l'originario carattere ambientale.<ref name="genovaperta" /><ref name="TCI" />
 
===== Via Parini =====
* '''Chiesa di San Luca d'Albaro'''. In via superiore Panigalli (oggi via S. Luca d'Albaro) esisteva una chiesa dedicata a [[Luca evangelista|S. Luca]], fondata nel 1302 grazie ad un lascito di Tedisio Camilla e con il contributo di Giovanni Spinola. Passata ai [[Ordine dei frati predicatori|domenicani]] nel 1460, fu ingrandita nel 1513; allontanati i frati nel 1799, la chiesa, ceduta dal demanio a privati, fu demolita nel 1824.<ref name="remondini"/><ref name="guardia"/>.
 
Un'altra delle crêuze di Albaro è via Giuseppe Parini che collegava piazza Giacomo Leopardi con la spiaggia di San Giuliano. La via oggi termina in via Piero Gobetti, in corrispondenza del [[forte San Giuliano]]. Conserva anch'essa il suo antico carattere, con numerose ville, in parte oggi ancora residenze private, in parte sedi di istituti religiosi. Tra le ville notevoli, un'altra appartenuta ai Brignole Sale, la cinquecentesca villa Elisa, con torre e la seicentesca villa Rebuffo Gattorno,<ref name="genovaperta" /><ref name="TCI" /> trasformata in residenza universitaria dell'[[Università degli Studi di Genova|ateneo genovese]].
* '''Chiesa di Sant'Elena'''. Un'altra chiesa, demolita anch'essa nell'[[XIX secolo|Ottocento]], era quella di [[Flavia Giulia Elena|Sant'Elena]], in via Camilla, in origine annessa ad un piccolo monastero di [[monache cistercensi]]; era stata fondata nel [[XIV secolo]] da Filippo Cattaneo.<ref name="remondini"/><ref name="guardia"/> Nel [[XVI secolo]] le monache si trasferirono nel convento di [[Chiesa di Santa Maria in Passione|Santa Maria in Passione]] e ad esse subentrarono i [[Ordine di San Benedetto|benedettini]], che vi rimasero fino al 1799.<ref name="remondini"/> La chiesa fu ancora officiata fino al 1822; il complesso intorno alla metà dell'Ottocento fu trasformato in abitazioni ed oggi non ne rimane traccia.<ref name="remondini"/>
 
===== Via al Capo di Santa Chiara =====
* '''Chiesa di San Vito'''. Sorgeva alle pendici occidentali del colle di Albaro ed era annessa ad un convento dei [[Ordine dei frati predicatori|domenicani]] chiuso nel 1797 e trasformato in abitazione. La chiesa era stata costruita nel [[XV secolo|Quattrocento]] sul sito di una precedente cappella dai [[Ordine di San Benedetto|benedettini]], che la cedettero ai domenicani nel 1475; la chiesa, in stile [[gotico]], con un alto campanile, dopo la chiusura del convento rimase in abbandono fino al 1879, quando fu trasformata in abitazione.<ref name="remondini"/> Sul suo sito sorge oggi la villa Ollandini.}}
[[File:QuartoBoccadasseVernazzola.jpg|thumb|Il capo di Santa Chiara visto dallo scoglio di [[Quarto dei Mille]]]]
{{citazione|''E sono in questa villa di Albaro, primo: il piccolo monastero di [[Vito di Lucania|S. Vitto]], abitato dai [[Ordine dei frati predicatori|frati Osservanti predicatori]]; l'antica chiesa parrocchiale de' Ss. [[Nazario martire|Nazaro]] e [[San Celso|Celso]], edificata nel luogo dove i santi predetti smontarono di mare in terra. Vi è eziandio una piccola chiesuola nominata [[Santa Giusta|S. Giusta]], vicina alle case di Urbano Giustiniano e di Nicolò Spinola; e quasi a mezzo la villa il [[Chiesa di San Francesco d'Albaro|monastero di frati Conventuali di S. Francesco]]; e contiguo a quello in capo del Prato, la [[Chiesa di Santa Maria del Prato|chiesa di S. Maria]], che è priorato di Canonici regolari; ed accanto al mare il [[Abbazia di San Giuliano (Genova)|monastero di S. Giuliano]] di [[Ordine di San Benedetto|monachi Osservanti di Montecassino]]; e più su verso la montagna la chiesa di [[Flavia Giulia Elena|S. Elena]], che già fu monastero di monache; e più vicino alla marina una chiesa di [[Chiara d'Assisi|S. Chiara]]<ref>Il complesso conventuale di S. Chiara, che dà il nome alla via al Capo di S. Chiara (da non confondere con l'[[Monastero di Santa Chiara (Genova)|omonimo monastero]] del quartiere di San Martino) è ancora esistente ed ospita [[monache agostiniane]] ([http://www.vitaconsacrataliguria.it/Congr.%20Femminili/Monache%20Agostiniane%20di%20S.%20Chiara%20e%20S.%20Sebastiano%20-%20Agostiniane.html info su www.vitaconsacrataliguria.it]), ma nell'attuale ripartizione amministrativa ricade nell'area di [[Sturla (quartiere di Genova)|Sturla]]</ref>; e fra S. Chiara e S. Elena, un piccolo monastero di S. Luca abitazione dei frati Osservanti predicatori.''
Via al Capo di Santa Chiara è la più orientale delle crêuze di Albaro e collega via Caprera con il borgo di [[Boccadasse]], fiancheggiata da ville settecentesche. Al culmine del capo di Santa Chiara si trova un punto panoramico a picco sul mare dominato da due edifici del primo Novecento in stile medioevale, il castello Casareto e il castello Türcke, quest'ultimo opera del [[Gino Coppedè|Coppedè]].<ref name="TCI" /><ref>{{cita testo|url=https://2.bp.blogspot.com/-5MKPaSH1w1k/UfJmRUGmGqI/AAAAAAAACKE/9ZQbWonv0-w/s1600/Castello+Casareto.jpg|titolo=Immagine del capo di S. Chiara visto dal mare}}</ref>
 
Dopo la rettifica dei confini amministrativi, negli anni sessanta del Novecento, la via costituisce il limite tra Albaro e [[Sturla (Genova)|Sturla]].
''E certo che tanto numero di luoghi sacri basterebbe per comodità di una città: ma i cittadini Genovesi nelle loro ville sono troppo accomodati.''|[[Agostino Giustiniani]], "Annali della Repubblica di Genova", 1537}}
 
===== ChieseAltre cattoliche parrocchialicrêuze =====
Altre crêuze storiche sono via Riboli, al limite di ponente del quartiere, dove nel 1980 le [[Brigate Rosse]] assassinarono il colonnello dei [[Arma dei Carabinieri|carabinieri]] [[Emanuele Tuttobene]] con il suo autista l'appuntato [[Antonino Casu]]<ref>{{Cita web|url=https://genovaquotidiana.com/2016/01/26/il-ricordo-dellomicidio-del-colonnello-tuttobene-e-dellappuntato-casu/|titolo=Il ricordo dell’omicidio del Colonnello Tuttobene e dell’appuntato Casu|lingua=it}}</ref>, via San Vito, via Puggia, via Padre Giovanni Semeria (già via Montallegro), via Lavinia, nella zona di San Nazaro, via San Giuliano, via Capellini e via delle Castagne, nella zona di San Giuliano, e più a levante, l'asse formato da via Panigalli e via San Luca d'Albaro, che prende il nome da una storica chiesa oggi scomparsa.
Nel quartiere si trovano oggi cinque chiese cattoliche [[parrocchia]]li, comprese nel [[vicariato]] di Albaro dell'[[arcidiocesi di Genova]]. Accanto alle storiche chiese di San Francesco d'Albaro e Sant'Antonio in Boccadasse, nel [[secondo dopoguerra]], come conseguenza dell'urbanizzazione del quartiere, sono sorti tre nuovi edifici di culto.
 
== Società ==
===== Chiesa di San Francesco d'Albaro =====
[[File:Genova-DSCF7560.JPG|thumb|Vista su via Francesco Pozzo, piazza Tommaseo e, sullo sfondo, i grattacieli di [[Corte Lambruschini]].]]
{{Vedi anche|Chiesa di San Francesco d'Albaro}}
=== Evoluzione demografica ===
[[File:Genova-chiesa san francesco d'albaro-facciata.jpg|thumb|upright=1.1|left|La [[facciata]] della chiesa di San Francesco d'Albaro]] La chiesa di San Francesco d'Albaro, o più precisamente chiesa dei Santi [[Nazario martire|Nazario]] e [[San Celso|Celso]] e [[Francesco d'Assisi|San Francesco]] d'Albaro si trova all'incrocio tra via Albaro e piazza Leopardi. Fu costruita nel 1324 sul sito di una precedente chiesa intitolata a [[Arcangelo Michele|San Michele]]. Totalmente ricostruita nel 1476, subì nei secoli vari interventi di restauro e fu arricchita di nuove decorazioni, in particolare nel [[XVIII secolo]]. Nel 1544 divenne parrocchiale, acquisendo il titolo dell'antica chiesa dei Santi Nazario e Celso, caduta in rovina. Affidata fin dall’inizio ai [[Ordine dei frati minori conventuali|frati minori conventuali]], questi dovettero abbandonarla nel 1810 per le leggi di soppressione napoleoniche, ma vi fecero ritorno già dal 1817, restandovi da allora senza interruzioni.<ref >{{cita web|url=http://www.sanfrancescoalbaro.org/?page_id=239|titolo=Sito ufficiale della parrocchia di San Francesco d'Albaro|accesso=29 novembre 2014}}</ref><ref name="TCI"/><ref name="sagep"/> Nella chiesa sono conservati un ciclo di affreschi [[XVIII secolo|settecenteschi]] di [[Giuseppe Galeotti]] ed opere di [[Giovanni Battista Carlone|G.B. Carlone]], [[Domenico Fiasella]], [[Alessandro Magnasco]], [[Anton Maria Maragliano]] e [[Antonio Brilla]].<ref name="TCI"/>
Le quattro "unità urbanistiche" che formano la ex circoscrizione di San Francesco d'Albaro avevano complessivamente al 31 dicembre 2013 una popolazione di 28.963 abitanti.<ref name= statistica_genova>{{cita testo|url=http://statistica.comune.genova.it/pubblicazioni/download/not_stat/not_2_2014/testo%20integrale%202-2014.pdf|titolo=Notiziario statistico 2-2014}} del [[comune di Genova]]</ref>
Nel Cinquecento, il [[Agostino Giustiniani|Giustiniani]] conta 144 case, delle quali solo 46 di contadini residenti, e le restanti appartenenti a ricchi cittadini. La crescita degli insediamenti patrizi, con la costruzione di grandi ville, nel tempo fece da volano per l'insediamento di nuovi residenti, anche se la presenza stessa delle ville con i loro fondi non consentì il formarsi di consistenti nuclei urbani. Il [[censimento]] del 1861 registra 5.556 abitanti, in costante aumento alle rilevazioni successive.
 
Con l'applicazione del piano regolatore del 1906<ref name="piano" /> ha inizio una fase di espansione edilizia che porta ad un ulteriore incremento della popolazione che raggiunge progressivamente il suo massimo storico nel 1961, con 59.413 abitanti.
===== Chiesa di Sant'Antonio in Boccadasse =====
{{Vedi anche|Chiesa di Sant'Antonio in Boccadasse}}
[[File:Chiesa San Antonio boccadasse genova.jpg|thumb|upright=1.1|left|La chiesa di Sant'Antonio in Boccadasse]]La chiesa di [[Antonio di Padova|Sant'Antonio]], anch'essa affidata ai [[Ordine dei frati minori conventuali|frati minori conventuali]], è tra i pochi edifici religiosi ancora esistenti (insieme con l'[[abbazia di San Giuliano (Genova)|abbazia di San Giuliano]]), tra i tanti che prima dell'apertura di corso Italia sorgevano sulle scogliere di Albaro.
In origine una semplice [[cappella]], edificata agli inizi del [[XVIII secolo]] dai pescatori e dagli abitanti della zona, nel 1787 fu ampliata e trasformata in una vera e propria chiesa, dipendente da San Francesco d'Albaro; divenne parrocchia il 25 marzo 1894 per decreto dell'[[arcivescovo]] [[Tommaso Reggio]]. Unica chiesa a Genova intitolata al santo di Padova, fu più volte restaurata ed ampliata fra il 1880 e il 1978. Ha un'unica [[navata]], il pavimento in marmi policromi e conserva al suo interno diverse opere d'arte tra le quali statue di [[Francesco Storace (scultore)|Francesco Storace]] e [[Antonio Canepa (scultore)|Antonio Canepa]]. Alle pareti sono appesi come [[ex voto]] diversi modellini di navi.
 
Dopo la rettifica dei confini amministrativi (come accennato le modifiche più consistenti furono il passaggio dell'area nella piana del [[Bisagno]], compresa tra [[Borgo Pila]] e piazza Tommaseo, al quartiere delle [[Foce (Genova)|Foce]] e del borgo di Vernazzola a [[Sturla (Genova)|Sturla]] - [[Quarto dei Mille]]), nel 1971 i residenti risultano 41.529. Inizia da allora un costante decremento, più accentuato negli anni settanta e ottanta, quando risulta superiore a quello medio del comune di Genova nel suo complesso, fino al censimento del 2001 che registra 30.304 abitanti, valore stabilizzato, sia pur con un lieve ulteriore calo, fino ad oggi.
===== Le nuove chiese parrocchiali del secondo dopoguerra =====
* '''[[Chiesa di Nostra Signora del Rosario (Genova)|Chiesa di Nostra Signora del Rosario]]''', in via Rosselli, fu edificata tra il [[1954]] e il [[1957]]; parrocchiale dal 1968, fu [[Consacrazione|consacrata]] il 20 aprile 1974 dal cardinale [[Giuseppe Siri]]. All'interno si trova una ''[[Via Crucis]]'' in pietra di Finale dello scultore [[Giovanni Battista Airaldi]]<ref>[http://www.bibliotecafranzoniana.it/index.php?app=biblioteca&bibliotecaID=0a5280de22062392b22eba6ccd04e45e&mod=ricerca_anagrafiche_details&anagrafica_id=699 Biografia di Giovanni Battista Airaldi], sul sito della [[Biblioteca Franzoniana]] di Genova</ref> (1914-1998), autore anche del [[fonte battesimale]] in [[travertino]] e [[bronzo]].<ref>[http://www.panoramio.com/photo/64563317 Immagine della chiesa di N.S. del Rosario su www.panoramio.com]</ref>
 
Albaro è il quartiere di Genova con la più alta percentuale di laureati (29,8% della popolazione) ed il minore tasso di disoccupazione, mentre l'età media risultava, nel 2008, di 48,5 anni, di poco superiore a quella cittadina.<ref name="demografia" /> Su questi ultimi fattori incide la destinazione del quartiere a residenza di classi benestanti, e come tale è percepito sia dai residenti che dal resto dei genovesi.
* ''' [[Chiesa dei Santi Pietro e Teresa del Bambin Gesù]]'''. La chiesa, con la duplice intitolazione all'[[Pietro apostolo|apostolo Pietro]] e a santa [[Teresa di Lisieux]], fu edificata nella zona di via Guerrazzi tra il [[1955]] e il [[1958]]. La nuova chiesa veniva a dare una sede definitiva alla parrocchia, con sede provvisoria in via Pisa, istituita fin dal 1941 dal cardinale [[Pietro Boetto]]. La chiesa fu consacrata 5 giugno 1965 dal cardinale Siri.<ref>[http://www.santateresaalbaro.it/ Sito della parrocchia dei Santi Pietro e Teresa del Bambin Gesù]</ref><ref>[http://www.ilsecoloxix.it/rf/Image-lowres_Multimedia/IlSecoloXIXWEB/genova/foto/2014/09/29/santateresina2-H140929185905.jpg Immagine della chiesa dei Santi Pietro e Teresa del Bambin Gesù]</ref>
 
== Cultura ==
* '''Chiesa di San Pio X'''. La chiesa intitolata al santo [[papa Pio X]], che sorge nell'omonima via, nella zona di levante del quartiere, fu edificata su progetto di Marcello Belleri tra il [[1957]] e il [[1959]]. I lavori di costruzione iniziarono con la posa e benedizione della prima pietra il 19 marzo 1957 e si conclusero due anni più tardi. La nuova chiesa fu eretta in parrocchia con decreto arcivescovile del 21 giugno [[1959]] e consacrata il 12 marzo [[1966]].<ref>[http://www.cercoiltuovolto.it/wp-content/uploads/2011/03/Parrocchia-di-San-Pio-X-%E2%80%93-Genova-590x448.jpg Immagine della chiesa di San Pio X]</ref>
{{Approfondimento
|larghezza = 380px
|titolo = George Byron a Genova
|contenuto = [[File:Lord Byron Genova.jpg|center|200px]][[George Gordon Byron|Byron]] giunse ad Albaro nel settembre del 1822, turbato per i lutti che lo avevano colpito, la morte della figlioletta Allegra e dell'amico [[Percy Bysshe Shelley|Shelley]], annegato qualche mese prima nel mare davanti a [[Viareggio]]. Insieme alla sua amante Teresa Gamba prese in affitto villa Saluzzo, mentre la vedova di Shelley, la scrittrice [[Mary Shelley|Mary Godwin]], che li accompagnava, si stabilì nella vicina villa Negrotto con il figlioletto Percy Florence.<ref>Una targa in via Zara 24b, attuale indirizzo della villa Negrotto, ricorda il soggiorno della vedova Shelley, nota soprattutto come autrice del celebre romanzo ''[[Frankenstein o il moderno Prometeo|Frankenstein]]'' ({{cita testo|url=http://www.ilsecoloxix.it/p/genova/2014/06/10/AREV47g-shelley_lacrime_genovesi.shtml|titolo=Le lacrime genovesi di Mary Shelley|postscript=nessuno|accesso=25 novembre 2014|dataarchivio=29 novembre 2014|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20141129154347/http://www.ilsecoloxix.it/p/genova/2014/06/10/AREV47g-shelley_lacrime_genovesi.shtml|urlmorto=sì}}, articolo sul [[Il Secolo XIX|Secolo XIX]] del 10 giugno 2014)</ref> Il poeta, giungendo a Genova scriveva:
 
{{Citazione|''C'è qui un sospiro per quelli che mi amano / Un sorriso per quelli che mi odiano, / E, sotto qualunque cielo io vada, / C'è qui un cuore pronto ad ogni destino.''<ref name="guidadigenova"/>}}
==== Altri luoghi di culto cattolici ====
===== Abbazia di San Giuliano =====
{{Vedi anche|Abbazia di San Giuliano (Genova)}}
[[File:San Giuliano Genova 01.jpg|thumb|upright=1.2|L'abbazia di San Giuliano]]L'[[abbazia]] di [[San Giuliano]], unica superstite delle piccole chiese "in ripa maris", è oggi adiacente a corso Italia. Fondata nel 1240 dai [[Francescani|frati francescani]]<ref name="TCI"/> passò nel 1308 ai [[Ordine cistercense|cistercensi]] e nel 1429 ai [[Ordine di San Benedetto|benedettini]], che tra alterne vicende vi rimasero fino al 1939, con una lunga interruzione tra il 1798 e il 1844, a causa delle leggi di soppressione emanate dalla [[Repubblica Ligure]], che portarono all'esproprio dell'edificio, infine riacquistato dai monaci.<ref name="remondini"/><ref name=secoli>Giovanni Battista Semeria, ''Secoli Cristiani della Liguria, Vol. I'', Torino, Tipografia Chirio e Mina 1843</ref> Per le nuove leggi di soppressione del 1855 il complesso rischiò ancora una volta la chiusura, ma anche questa volta i benedettini riuscirono a riacquistarlo.<ref> AA.VV., Pietro Casaretto e gli inizi della [[Congregazione Sublacense]] (1810-1880), [[Monastero di Montserrat|Abadia de Montserrat]], 1972</ref>
 
Byron lasciò Genova nel luglio del 1823, quando si imbarcò per unirsi ai patrioti greci insorti contro la [[Impero ottomano|dominazione turca]], abbandonando anche Teresa, con la quale nel frattempo il rapporto si era logorato, e che non rivide mai più.<ref>{{cita testo|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/teresa-gamba-ghiselli_%28Dizionario-Biografico%29/|titolo=Biografia di Teresa Gamba Ghiselli}} sul Dizionario Biografico [[Enciclopedia Treccani|Treccani]]</ref> Del suo soggiorno genovese rimangono alcune lettere scritte agli amici e al suo editore, senza però alcun accenno a Genova ed ai luoghi in cui visse in quei mesi, con la mente rivolta quasi esclusivamente all'organizzazione di quel suo ultimo viaggio.<ref>{{cita web|url=http://www.stoarte.unige.it/wiki/index.php/George_Gordon_Byron|titolo=Il soggiorno di lord Byron a Genova|urlmorto=sì}}</ref>
Risparmiato dalla costruzione di corso Italia, che lo aggira a monte grazie ad uno sbancamento della retrostante collina, dal 1939 è in stato di abbandono, pur restando parzialmente di proprietà dell'ordine benedettino (ed in parte del demanio pubblico). Parziali restauri sono stati condotti tra il 1986 e i primi [[anni 2000|anni duemila]]<ref name="TCI"/>, pur tra difficoltà di carattere finanziario e burocratico che non hanno finora consentito un completo recupero del complesso, che nonostante questi problemi si presenta ancora in discreto stato di conservazione.<ref name=superba>[http://genova.erasuperba.it/inchieste-genova/abbazia-san-giuliano-corso-italia La storia dei restauri dell'abbazia di San Giuliano, su http://genova.erasuperba.it]</ref><ref>[http://www.ilsecoloxix.it/p/genova/2011/12/16/AO5AkFWB-abbazia_giuliano_vergogna.shtml Abbazia di San Giuliano, mezzo secolo di vergogna], articolo de [[Il Secolo XIX]], del 16 dicembre 2011</ref><ref>[http://www.ilsecoloxix.it/p/genova/2014/09/18/ARZzNNzB-arrivano_giuliano_impalcature.shtml Arrivano le impalcature per l'abbazia di San Giuliano in corso Italia], articolo de [[Il Secolo XIX]], del 18 settembre 2014 relativo alla possibile ripresa dei lavori di ristrutturazione del complesso</ref>
 
[[Giuseppe Cesare Abba]], nel suo libretto "Noterelle", scrisse:
Il complesso si presenta oggi nel suo aspetto [[XV secolo|quattrocentesco]], in stile [[Architettura romanica|romanico]]-[[gotico]], ed è formato dal convento, dalla chiesa e da un piccolo [[chiostro]]. La chiesa, a [[navata]] unica, ha un [[Portale (architettura)|portale]] [[XVI secolo|cinquecentesco]] in pietra nera<ref name="TCI"/> e il [[campanile]] cuspidato a bande bianche e nere.
{{Citazione|''A pié della collina d'Albaro alzai gli occhi per vedere ancora una volta la villa dove Byron stette gli ultimi giorni, prima di partire per la [[Grecia]], e il suo grido d'Aroldo a Roma mi risuonò nelle viscere. Se vivesse, sarebbe là sul "[[Piemonte (nave)|Piemonte]]", a fianco a [[Giuseppe Garibaldi|Garibaldi]].''|}}
}}
 
=== Istruzione ===
===== Chiesa di Santa Maria del Prato =====
Il quartiere, oltre a diverse [[Scuola primaria in Italia|scuole primarie]] e [[Scuola secondaria di primo grado in Italia|secondarie di primo grado]], pubbliche (tra cui la scuola Diaz nota per [[Fatti della scuola Diaz|i fatti del G8 di Genova]]) e private, ospita il [[Conservatorio Niccolò Paganini|conservatorio, intitolato a Niccolò Paganini]] e due sedi dell'[[Università degli Studi di Genova|Università di Genova]], la Scuola Politecnica e il complesso di Valletta Puggia.
{{Vedi anche|Chiesa di Santa Maria del Prato (Genova)}}
[[File:Genova Albaro S Maria Prato facciata.JPG|thumb|upright=0.8|left|La chiesa di Santa Maria del Prato]]La chiesa di Santa Maria del Prato, in stile [[architettura romanica|romanico]]-[[gotico]], sorge all'angolo tra piazza Leopardi e via Parini; fu costruita nel 1172 dai [[Canonici regolari|canonici]] di Santa Croce di [[Mortara]], detti Mortariensi, con il finanziamento di ricchi cittadini. Dal [[XVII secolo]] venne data in [[commenda]] ad ecclesiastici secolari e per il complesso ebbe inizio un periodo di decadenza, durato fino alla prima metà del [[XVIII secolo]], quando ne ottennero il [[giuspatronato]] i [[De Fornari]].<ref name=immacolatine>[http://www.immacolatine.it/Santa_Maria_del_Prato.html La chiesa di S. Maria del Prato sul sito delle suore immacolatine]</ref><ref name="remondini"/><ref name="TCI"/>
 
*[[Università degli Studi di Genova|Università degli studi di Genova]]. La Scuola Politecnica (ex facoltà di Ingegneria) dell'Università di Genova ha sede nella [[Villa Giustiniani-Cambiaso|villa Giustiniani Cambiaso]], via Montallegro 1; il complesso di valletta Puggia (via Dodecaneso 31-33-35), costruito tra gli anni ottanta e novanta del Novecento, ospita i Dipartimenti di Chimica, Informatica, Matematica e Fisica.<ref>{{cita testo|url=http://www.scienze.unige.it/index.php?option=com_content&view=category&id=10&Itemid=123|titolo=Info sul sito della Facoltà di Scienze dell'università di Genova}}</ref>
Nel 1730 l'[[abate]] Carlo Maria De Fornari la fece restaurare, trasformandola in forme [[barocco|barocche]]. Il complesso visse un periodo di discreto benessere fino al 1880, quando, venute meno le rendite, fu chiuso e venduto alle [[monache clarisse]], che vi rimasero fino al 1935. Ad esse subentrarono le [[Suore dell'Immacolata Concezione]], dette "Immacolatine". Negli anni a cavallo della [[seconda guerra mondiale]] il complesso venne completamente restaurato, recuperando le originarie forme romaniche.<ref name="immacolatine"/>
*[[Conservatorio Niccolò Paganini]]. Fu fondato nel 1830 come scuola di canto gratuita per la formazione di [[coro (musica)|coristi]] per il [[teatro Carlo Felice]], da poco inaugurato. Dalla prima sede nel centro storico la scuola fu trasferita nell'ex [[Chiesa di Santa Maria delle Grazie la Nuova|monastero delle Grazie]]; chiusa nel 1849 per difficoltà finanziarie la scuola fu acquistata e riaperta dal comune di Genova. Nel 1866 un nuovo trasloco, nel [[Chiesa di San Filippo Neri (Genova)|convento dei padri filippini]] di via Lomellini. Intitolato al celebre violinista dal 1904, nel 1930 venne parificato ai conservatori statali. L'allora "Liceo Musicale Niccolò Paganini" nel 1936 fu trasferito una prima volta in Albaro, nella villa Raggio<ref>{{cita testo|url=http://puc.comune.genova.it/03_11_2014/DEF/3_STR/3_3_L2_VNC/3_3_2_SCH/scheda_67.pdf|titolo=Scheda della villa Raggio, allegata al P.U.C. del comune di Genova}}</ref>, poi nell'immediato dopoguerra trovò temporaneamente ospitalità nel [[Palazzo Gerolamo Grimaldi|palazzo della Meridiana]] ed infine dal 1972 si trova nell'attuale sede di villa Sauli Bombrini Doria, in via Albaro 36. Dal 1974 è un conservatorio statale.<ref>{{cita testo|url=http://www.conservatoriopaganini.org/index.php?app=cpag&mod=pages_details&page_id=3&chapter_id=18&parent_chapter_id=&amp;section_id=1&cpagID=q82nf0tplun602v2o3fp2aovb2|titolo=Sito del conservatorio Niccolò Paganini}}</ref><ref>{{cita testo|url=http://puc.comune.genova.it/03_11_2014/DEF/3_STR/3_3_L2_VNC/3_3_2_SCH/scheda_43.pdf|titolo=Scheda della villa Sauli Bombrini Doria, allegata al P.U.C. del comune di Genova}}</ref>
 
== Geografia antropica ==
L'edificio è interamente in [[concio (architettura)|conci]] di pietra squadrati e completamente privo di decorazioni, tranne il [[Portale (architettura)|portale]] contorrnato da colonnine marmoree con [[capitello|capitelli]] [[Stile corinzio|corinzi]], al di sopra del quale, nella [[lunetta]], si trova un dipinto murale raffigurante la ''[[Madonna Odigitria]]'', di ispirazione [[Arte bizantina|bizantina]].<ref name="immacolatine"/>
=== Sottoquartieri ===
==== Boccadasse ====
{{vedi anche|Boccadasse}}
[[File:Boccadasse notturna 01.jpg|thumb|left|Veduta notturna del borgo di Boccadasse]]
 
Il borgo di Boccadasse, celebre frazione di Albaro, è compreso tra l'estremità orientale di [[Corso Italia (Genova)|corso Italia]] e il Capo di Santa Chiara; con le sue case dalle tinte pastello, addossate le une alle altre e strette attorno ad una piccola [[baia]], anche se ormai circondato dal contesto cittadino, si è conservato pressoché immutato nel tempo, circostanza che ne ha fatto una delle più conosciute attrattive turistiche genovesi.<ref name="TCI" /><ref name="zenazone">{{cita testo|url=http://ww1.zenazone.it/boccadasse/index.html|titolo=Boccadasse su Genova - Zenazone.It.}}</ref> Il borgo, fondato secondo una leggenda da naufraghi francesi intorno all'anno mille, per la struttura delle abitazioni, l'uso dei materiali, le tecniche costruttive e le scelte dei colori rappresenta un tipico esempio dell'edilizia tradizionale dei borghi marinari liguri.<ref name="puc">{{cita testo|url=http://puc.comune.genova.it/03_11_2014/DEF/4_NRM/04_doc.pdf|titolo=Comune di Genova, P.U.C. – Norme di conformità – Disciplina paesaggistica di livello puntuale}}</ref>
L'interno ha pianta [[basilica]]le a tre [[Navata|navate]], separate da alti [[pilastro|pilastri]] cruciformi, con capitelli sferocubici; il [[presbiterio]] è suddiviso su due livelli: in quello inferiore, impropriamente denominato [[cripta]], è collocata la tomba di sant'[[Agostino Roscelli]], fondatore delle immacolatine.<ref name="immacolatine"/>
 
L'aspetto paesaggistico del tratto di litorale compreso tra la [[Chiesa di Sant'Antonio in Boccadasse|chiesa di Sant'Antonio]] e il capo di Santa Chiara, caratterizzato da lunghi filari di scogli che si protendono nel mare dalla base dei promontori rocciosi, insieme con il grande valore storico dell'insediamento abitativo, fa di questo borgo uno dei luoghi più significativi della costa ligure.<ref name="puc" />
===== Chiesa del SS. Sacramento =====
[[File:Genova-DSCF7532.JPG|thumb|upright=1.0|La chiesa del SS. Sacramento]]La chiesa del SS. Sacramento di via Byron è annessa al [[monastero]] delle [[Adoratrici perpetue del santissimo Sacramento|suore sacramentine]], sorto verso la fine dell'[[XIX secolo|Ottocento]] per volontà della nobildonna Antonietta Celesia De Ferrari, la cui figlia, Teresa De Ferrari, era entrata nel monastero delle Adoratrici Perpetue di [[Monza]]. Il monastero fu costruito tra il 1884 e il 1886 e Teresa De Ferrari (Maria Teresa del S. Cuore di Gesù) ne divenne la [[Badessa|superiora]].<ref name=sacramentine>[http://www.vitaconsacrataliguria.it/Congr.%20Femminili/Monache%20Adoratrici%20Perpetue%20del%20SS.%20Sacramento%20-%20Sacramentine.html Storia del monastero delle Sacramentine di Albaro su www.vitaconsacrataliguria.it]</ref><ref>[http://www.adoratriciperpetue.org/index.php?option=com_content&view=article&id=38&Itemid=144 Sito dell'ordine delle suore sacramentine]</ref>
 
Boccadasse e la vicina Vernazzola ([[Sturla (Genova)|Sturla]]) erano gli unici nuclei urbani compatti nella zona di Albaro e gli unici insediamenti in riva al mare; il borgo è sempre stato parte integrante del territorio di San Francesco d'Albaro, da cui dipendeva amministrativamente, sia come comune che come parrocchia.
Il complesso fu quasi completamente distrutto da un bombardamento durante la [[seconda guerra mondiale]] e le monache trovarono ospitalità nella villa Campostano, in via S. Luca d'Albaro, finché il monastero non fu ricostruito. Grazie ad un finanziamento della contessa Campostano venne anche costruita, su disegno dell'architetto Crosa, una nuova chiesa sui resti della precedente cappella, completata nel 1958, nella quale è ininterrottamente esposto il [[Santissimo Sacramento]], per consentire l'[[Adorazione eucaristica|adorazione continua]] non solo alle monache, ma anche ai semplici fedeli.<ref name="sacramentine"/>
 
=== Architetture militari ===
{{Vedi anche|Forti di Genova|Difesa costiera di Genova}}
==== Forte San Giuliano ====
{{vedi anche|Forte San Giuliano}}
Il [[Fortezza|forte]], che chiudeva a mare la linea difensiva a levante della città, fu costruito tra il 1826 e il 1836 nel luogo dove già esisteva dal 1745 una [[Artiglieria costiera|batteria costiera]], denominata "batteria Sopranis". Nel 1889 all'interno del forte venne installata una nuova postazione di artiglieria ("[[batteria San Giuliano]]"). Per l'apertura di corso Italia venne notevolmente alterato il prospetto sud, che subì ulteriori mutilazioni nel 1937 quando sul lato a mare vennero collocate alcune [[Arma contraerea|postazioni contraeree]].
 
Durante la [[seconda guerra mondiale]] il forte fu utilizzato dalla [[Wehrmacht]] e dalla [[Repubblica Sociale Italiana|RSI]] come carcere per gli [[Antifascista|antifascisti]] ed al suo interno vennero fucilati diversi [[Partigiano|partigiani]], tra i quali [[Giacomo Buranello]]. Nel dopoguerra fu assegnata ai [[Carabinieri]], ma rimase in stato di abbandono fino al 1995, quando divenne sede del comando provinciale dell'Arma. Composto da due [[caserma|caserme]], una sul lato sud e una sul lato nord, con un ampio piazzale nel mezzo, nel tempo ha subito varie modifiche e si presenta oggi come un complesso di edifici e spazi scoperti collocati su un vasto terrapieno, che nasconde alla vista le varie strutture. Il prospetto della caserma nord, dove si trova l'ingresso, visibile da via Gobetti, è la parte meglio conservata, con il [[ponte levatoio]] ancora presente insieme ai relativi meccanismi di azionamento.<ref name=forti>S. Finauri, ''Forti di Genova: storia, tecnica e architettura dei fortini difensivi'', Edizioni Servizi Editoriali, Genova, 2007</ref>
 
==== Batteria del Vagno ====
[[File:BatteriaVagno0.jpg|thumb|upright=1.1|Fotografia d'epoca della spiaggia di San Nazaro con la soprastante batteria del Vagno]]{{vedi anche|Batteria del Vagno}}
Sulla scogliera di Punta Vagno si trovano i resti della batteria del Vagno, una postazione di artiglieria [[XIX secolo|ottocentesca]] a difesa del [[porto di Genova]], poi utilizzata durante la [[seconda guerra mondiale]] come postazione antiaerea.
All'epoca dell'apertura di corso Italia, benché la batteria non fosse già più considerata di importanza strategica, il [[Ministero della Difesa|Ministero della Guerra]] si oppose alla sua demolizione, perciò il percorso della nuova strada fu spostato più a monte operando uno sbancamento che ha isolato Punta Vagno dal resto del colle. Nel 1931 al culmine della scogliera di Punta Vagno fu installato un piccolo [[faro]] (il secondo faro genovese dopo la [[torre della Lanterna di Genova|torre della Lanterna]]), ancora attivo. I superstiti locali del complesso sono oggi in dotazione all'[[Istituto Idrografico della Marina]] come residenza per il personale, perciò non sono visitabili.<ref name="forti"/>
 
== Istruzione ==
[[File:Nuova immagine.JPG|thumb|upright=1.3|Villa Bombrini, sede del conservatorio Niccolò Paganini]]Il quartiere, oltre a diverse [[Scuola primaria in Italia|scuole primarie]] e [[Scuola secondaria di primo grado in Italia|secondarie di primo grado]], pubbliche e private, ospita il [[conservatorio]], intitolato a [[Niccolò Paganini]] e due sedi dell'[[Università degli studi di Genova|Università di Genova]], la Scuola Politecnica e il complesso di Valletta Puggia.
 
* '''[[Università degli studi di Genova]]'''. La Scuola Politecnica (ex facoltà di Ingegneria) dell'Università di Genova ha sede nella [[Villa Giustiniani-Cambiaso|villa Giustiniani Cambiaso]], via Montallegro 1; il complesso di valletta Puggia (via Dodecaneso 31-33-35), costruito tra gli [[anni 1980|anni ottanta]] e [[anni 1990|novanta]] del Novecento, ospita i Dipartimenti di Chimica, Informatica, Matematica e Fisica.<ref>[http://www.scienze.unige.it/index.php?option=com_content&view=category&id=10&Itemid=123 Info sul sito della Facoltà di Scienze dell’università di Genova]</ref>
 
* '''[[Conservatorio Niccolò Paganini]]'''. Fu fondato nel 1830 come scuola di canto gratuita per la formazione di [[coro (musica)|coristi]] per il [[teatro Carlo Felice]], da poco inaugurato. Dalla prima sede nel centro storico la scuola fu trasferita nell'ex [[Chiesa di Santa Maria delle Grazie la Nuova|monastero delle Grazie]]; chiusa nel 1849 per difficoltà finanziarie la scuola fu acquistata e riaperta dal comune di Genova. Nel 1866 un nuovo trasloco, nel [[Chiesa di San Filippo Neri (Genova)|convento dei padri filippini]] di via Lomellini. Intitolato al celebre violinista dal 1904, nel 1930 venne parificato ai conservatori statali. L'allora "Liceo Musicale Niccolò Paganini" nel 1936 fu trasferito una prima volta in Albaro, nella villa Raggio<ref>[http://puc.comune.genova.it/03_11_2014/DEF/3_STR/3_3_L2_VNC/3_3_2_SCH/scheda_67.pdf Scheda della villa Raggio, allegata al P.U.C. del comune di Genova]</ref>, poi nell'immediato [[secondo dopoguerra italiano|dopoguerra]] trovò temporaneamente ospitalità nel [[Palazzo Gerolamo Grimaldi|palazzo della Meridiana]] ed infine dal 1972 si trova nell'attuale sede di villa Sauli Bombrini Doria, in via Albaro 36. Dal 1974 è un conservatorio statale.<ref>[http://www.conservatoriopaganini.org/index.php?app=cpag&mod=pages_details&page_id=3&chapter_id=18&parent_chapter_id=&amp;section_id=1&cpagID=q82nf0tplun602v2o3fp2aovb2 Sito del conservatorio Niccolò Paganini]</ref><ref>[http://puc.comune.genova.it/03_11_2014/DEF/3_STR/3_3_L2_VNC/3_3_2_SCH/scheda_43.pdf Scheda della villa Sauli Bombrini Doria, allegata al P.U.C. del comune di Genova]</ref>
 
== Infrastrutture e trasporti ==
=== Strade urbane ===
====Viabilità antica====
* '''Viabilità antica'''. Inizialmente la [[Via Aurelia]], usata dal [[Medioevo]] sino all'[[Primo impero francese|epoca napoleonica]], evitava la zona a mare passando per il colle di San Martino da dove scendeva a Sturla, tagliando completamente fuori la fascia costiera di Albaro, raggiungibile solo con strette crêuze che scendevano verso il mare. Con la rivoluzione viaria ottocentesca fu aperta la "strada Principale" o "strada Regia di Toscana", prosecuzione verso Genova della nuova [[Strada statale 1 Via Aurelia|via Aurelia]], che nel 1808 aveva raggiunto Nervi da levante. La nuova strada, perpendicolare alle antiche crêuze, corrispondente alle attuali vie Albaro, Bocchella e Pisa, poneva fine all'isolamento della zona.<ref name="fuori_mura"/>
Inizialmente la [[Via Aurelia]], usata dal [[Medioevo]] sino all'[[Primo Impero francese|epoca napoleonica]], evitava la zona a mare passando per il colle di [[San Martino (Genova)|San Martino]] da dove scendeva a [[Sturla (Genova)|Sturla]], tagliando completamente fuori la fascia costiera di Albaro, raggiungibile solo con strette crêuze che scendevano verso il mare. Con la rivoluzione viaria ottocentesca fu aperta la "strada Principale" o "strada Regia di Toscana", prosecuzione verso [[Genova]] della nuova [[Strada statale 1 Via Aurelia|via Aurelia]], che nel 1808 aveva raggiunto [[Nervi (Genova)|Nervi]] da levante. La nuova strada, perpendicolare alle antiche crêuze, corrispondente alle attuali vie Albaro, Bocchella e Pisa, poneva fine all'isolamento della zona.<ref name="fuori_mura"/>
 
:Un aspetto curioso della toponomastica delle antiche strade di Albaro sono i nomi ispirati all'antica [[mitologia greca]] e [[mitologia romana|romana]], in molti casi ancora esistenti come, per citarne alcuni, via [[Aurora (mitologiadivinità)|Aurora]], via [[Flora (divinità)|Flora]], via [[Lavinia (mitologia)|Lavinia]] e piazza [[Nettuno (divinità)|Nettuno]] (la piazzetta del borgo di [[Boccadasse]]); altri nel tempo hanno cambiato denominazione, come via [[Olimpo]] (oggi via Francesco Pozzo) e via [[Minerva]] (corso Buenos Aires).<ref>Altre vie con nomi ispirati alla mitologia classica sono oggi comprese nell'area di Vernazzola (Sturla), che un tempo faceva parte del comune di S. Francesco d'Albaro: [[Argonauti]], [[Giasone (mitologia)|Giasone]], [[Icaro]], [[Monte Pelio|Pelio]], [[Tritone (mitologia)|Tritone]] e [[Urania (mitologiamusa)|Urania]]</ref> Questi nomi furono attribuiti per volere dell'ultimo sindaco di San Francesco d'Albaro, appassionato cultore del mondo classico, poco prima dell'annessione del comune a Genova, nella seconda metà dell'Ottocento.<ref name="fuori_mura"/>
 
====Viabilità moderna====
* '''Viabilità moderna'''. Oggi diverse strade attraversano il quartiere sulla direttrice ponente-levante, anche se la principale arteria di attraversamento in questa direzione è costituita da [[Corso Europa (Genova)|corso Europa]], che scorre più a monte, nel quartiere di San Martino. I principali percorsi urbani che interessano il quartiere, oltre all'antica "strada Principale", sono quelli dell'urbanizzazione del primo Novecento: corso Italia e l'asse intermedio formato dalle vie Rosselli, Righetti, Gobetti e De Gaspari.
Oggi diverse strade attraversano il quartiere sulla direttrice ponente-levante, anche se la principale arteria di attraversamento in questa direzione è costituita da [[Corso Europa (Genova)|corso Europa]], che scorre più a monte, nel quartiere di [[San Martino (Genova)|San Martino]]. I principali percorsi urbani che interessano il quartiere, oltre all'antica "strada Principale", sono quelli dell'urbanizzazione del primo Novecento: corso Italia e l'asse intermedio formato dalle vie Rosselli, Righetti, Gobetti e De Gaspari.
 
=== Autostrade ===
I caselli autostradali più vicini sono quelli di ''Genova Est'' e ''Genova Nervi'', sull'[[Autostrada A12 (Italia)|autostrada A12 (Genova – Rosignano)]], entrambi a circa 6 &nbsp;km da Albaro.
 
=== Ferrovie ===
Albaro si trova a 2 &nbsp;km dalla [[stazione di Genova Brignole]]. Per i collegamenti locali con gli altri quartieri cittadini e i vari centri della [[riviera di Levante]] può essere utilizzata anche la [[Stazione di Genova Sturla]], sulla [[Ferrovia Genova-Pisa|linea Genova - Pisa]], anch'essa a 2 &nbsp;km dal centro di Albaro, nella quale fermano esclusivamente [[Treno regionale (Italia)|treni regionali]] e [[servizio ferroviario urbano di Genova|metropolitani]].
 
=== TrasportiMobilità urbaniurbana ===
Albaro è collegato con il centro di Genova e gli altri quartieri del levante da diverse linee di autobus urbani dell'[[AMT (Genova)|AMT]] (linee 15, 31, 36, 42, 43 e 4345, serali 606, 607 e 641, notturna N2).
 
=== AeroportiSport ===
[[File:Paolo Monti - Servizio fotografico (Genova, 1963) - BEIC 6338565.jpg|thumb|upright=1.2|Lo stadio del tennis intitolato a Beppe Croce in un'immagine del 1963 di [[Paolo Monti]]]]
* [[File:Italian traffic signs - icona aeroporto.svg|20px]] [[Aeroporto di Genova-Sestri|Aeroporto di Genova-Cristoforo Colombo]] - 14 &nbsp;km.
 
=== Ospedali ===
* [[File:Italian traffic signs - icona ospedale.svg|20px]] [[Ospedale San Martino]] – 2,5 &nbsp;km.
* [[File:Italian traffic signs - icona ospedale.svg|20px]] [[Ente Ospedaliero Ospedali Galliera|Ospedale Galliera]] - 4 &nbsp;km.
* [[File:Italian traffic signs - icona ospedale.svg|20px]] [[Istituto Giannina Gaslini|Ospedale pediatrico G. Gaslini]] – 2,5 &nbsp;km.
 
== Sport ==
=== Impianti sportivi ===
* [[Piscine di Albaro|Stadio del Nuoto]], realizzato nel corso degli anni trenta del Novecento su progetto dell'ingnere Paride Contri. Aperto nel 1935, è stato completamente ristrutturato a partire dal 2006 e riaperto nel 2008.
===== Stadio del nuoto =====
* Stadio Beppe Croce (Valletta Cambiaso). All'interno dei giardini pubblici intitolati a [[Carlo Alberto dalla Chiesa]], nei pressi di piazza Leopardi, si trova il principale stadio da [[tennis]] della città, il complesso di Valletta Cambiaso, con cinque [[Campo da tennis|campi]], tra i quali lo stadio intitolato a Beppe Croce nonno di [[Andrea Giuseppe Croce|Andrea Giuseppe "Beppe" Croce]]<ref>Beppe Croce (1914-1986) è stato [[Vela (sport)|velista]] e presidente della [[Federazione Italiana Vela]] e dello [[Yacht Club Italiano]]</ref> (capienza {{formatnum:1920}})<ref>{{cita testo|url=http://i53.tinypic.com/2ewk32g.png|titolo=Immagine dello Stadio Beppe Croce durante un incontro|urlmorto=sì}}</ref>; da settembre 2003 vi si disputa annualmente il "[[Genoa Open Challenger]]", torneo tennistico internazionale con un montepremi di 100&nbsp;000 [[Dollaro|dollari]].<ref>{{cita testo|url=http://www.vallettacambiaso.it/chi-siamo.html|titolo=Info sul sito del Tennis Club Valletta Cambiaso ASD|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20141219232554/http://www.vallettacambiaso.it/chi-siamo.html }}</ref>
Il complesso sportivo delle piscine d'Albaro (Piazza [[Henry Dunant]], 4) fu realizzato negli [[anni 1930|anni trenta del Novecento]] su progetto di [[Paride Contri]]. Comprende una [[piscina olimpionica]] coperta con [[Gradinata|gradinate]] per il pubblico e tre piscine scoperte, di cui una destinata ai bambini, oltre ad una grande terrazza per cure [[elioterapia|elioterapiche]], un salone per le feste e posti di ristoro. Il complesso è circondato da una pista per il [[pattinaggio]]. In epoca più recente si è aggiunta una piccola vasca di ambientamento neonatale, utilizzata anche per i corsi per gestanti e le attività di riabilitazione.<ref name=piscine>[http://www.piscinedialbaro.com/ Sito della società Piscine di Albaro S.r.l., che gestisce gli impianti sportivi]</ref><ref name=moderno>[http://www.architetturadelmoderno.it/scheda_nodo.php?id=423 Lo stadio del nuoto di Albaro su www.architetturadelmoderno.it]</ref>
 
Inaugurato nell'ottobre del 1935, era all'epoca una delle più moderne strutture di questo tipo in Europa, espressamente studiata, come sottolineava la stampa del tempo, per favorire la formazione di nuovi atleti nella disciplina del nuoto. La sua struttura architettonica ottenne l'unanime favore della critica e fu un vanto per il [[regime fascista]], per il quale la realizzazione di grandi strutture con finalità sociali costituiva in quel periodo un importante strumento di propaganda. L'edificio, significativa espressione del [[razionalismo italiano]], si caratterizza per le ampie vetrate in facciata, i due corpi laterali semicircolari e la torretta porta-antenna. All'interno della piscina coperta un [[mosaico]] in ceramica, opera dell'artista [[Futurismo|futurista]] [[Fillia]]. Le gradinate ai lati della vasca olimpionica potevano contenere 1.600 spettatori seduti e 3.000 in piedi.<ref name="piscine"/><ref name="moderno"/>
 
Dichiarato inagibile fin dal 1992 è stato completamente ristrutturato a partire dal 2006, rispettandone sostanzialmente la struttura originaria, salvo la discussa sopraelevazione dei due corpi laterali. Il complesso ristrutturato è stato inaugurato il 20 marzo 2008.<ref name="architetture"/>
 
===== Stadio Beppe Croce (Valletta Cambiaso) =====
All'interno dei giardini pubblici intitolati a [[Carlo Alberto dalla Chiesa]], nei pressi di piazza Leopardi, si trova il principale stadio da [[tennis]] della città, il complesso di Valletta Cambiaso, con cinque [[Campo da tennis|campi]], tra i quali lo stadio intitolato a [[Beppe Croce]]<ref>Beppe Croce (1914-1986) è stato [[Vela (sport)|velista]] e presidente della [[Federazione Italiana Vela]] e dello [[Yacht Club Italiano]]</ref> (capienza {{formatnum:1920}})<ref>[http://i53.tinypic.com/2ewk32g.png Immagine dello Stadio Beppe Croce durante un incontro]</ref>; da settembre 2003 vi si disputa annualmente il "[[Genoa Open Challenger]]", torneo tennistico internazionale con un montepremi di 100 mila [[Dollaro|dollari]].<ref>[http://www.vallettacambiaso.it/chi-siamo.html Info sul sito del Tennis Club Valletta Cambiaso ASD]</ref>
 
=== Società sportive ===
==== Calcio ====
La squadra di [[Calcio (sport)|calcio]] del quartiere è l'Athletic Club LiberiAlbaro, che milita nel campionato di [[PromozioneEccellenza (calcio)|Eccellenza Liguria]],. nataLa società ha recuperato nel 20132020 dallala denominazione nata nel fusione1983 tra due società della zona, l'U.S. Albaro e l'Athletic Club Genova,Pio storicaX<ref>{{Cita squadraweb|url=http://www.dilettantissimo.tv/athletic-club-albaro-nome-logo-conferme/|titolo=Athletic diClub Albaro,: fondatanuovo nelnome, nuovo 1968logo e iconferme Liberiimportanti|sito=Dilettantissimo|data=2 Sestresiagosto 1989,2020|lingua=it|accesso=15 squadraottobre dilettantistica di [[Sestri Ponente]]2020}}</ref>. La società è impegnata soprattutto nella promozione dell'attività giovanile, con 400 atleti tesserati e l'organizzazione di tornei rivolti ai più piccoli. Sia la squadra maggiore che le molte squadre giovanili disputano le loro partite su vari [[campo da calcio|campi]] siti nella vicina [[Quarto dei Mille|Quarto]].<ref>[{{Cita web |url=http://www.athleticclubliberi.it/Storia.htm |titolo=Storia dell'Athletic Club sul sito della società] |accesso=19 dicembre 2014 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20141219232201/http://www.athleticclubliberi.it/Storia.htm |urlmorto=sì }}</ref>
 
==== [[Nuoto]] ====
Presso le [[piscine di Albaro]] ha sede la società sportiva Nuotatori Genovesi, fondata nel 1973 ed attiva per oltre dieci anni nella piscina del [[Nuovo Lido]]. Dal 1985 per un lungo periodo non ha svolto attività agonistica, iniziando nuovamente dal 2006, con la riapertura delle piscine.<ref>[{{cita testo|url=http://nuotatorigenovesi.com/ |titolo=Sito della società sportiva Nuotatori Genovesi SSD]}}</ref><ref>[{{cita testo|url=http://www.piscinedialbaro.com/chi-siamo/nuotatori-genovesi |titolo=La società sportiva Nuotatori Genovesi sul sito delle piscine di Albaro]}}</ref>
 
==== [[Ciclismo]]Pallanuoto ====
Dal 2013 Albaro è rappresentata nella [[pallanuoto]] dalla squadra [[Società Albaro Nervi|Albaro Nervi]] che ha preso il posto della [[Società Sportiva Nervi|Sportiva Nervi]], fallita nell'ottobre di quell'anno. Dopo due stagioni in [[Serie A1 (pallanuoto maschile)|serie A1]], dal 2016 la squadra maschile milita nella [[Serie B (pallanuoto maschile)|serie B]], quella femminile milita anch'essa in [[Serie B (pallanuoto femminile)|B]]. La società disputa le partite interne nello Stadio del Nuoto di Albaro fino al 2016. Dopo la retrocessione in Serie B, la squadra utilizza il Crocera Stadium a [[Sampierdarena]].
Nel [[1955]] e nel [[1956]] Albaro è stata sede di arrivo di tappa del [[Giro d'Italia]], in entrambe le occasioni si trattava di frazioni a [[gara a cronometro|cronometro per squadre]].
 
=== Ciclismo ===
;Tappe del Giro d'Italia con arrivo ad Albaro
Nel [[Giro d'Italia 1955|1955]] e nel [[Giro d'Italia 1956|1956]] Albaro è stata sede di arrivo di tappa del [[Giro d'Italia]], in entrambe le occasioni si trattava di frazioni a [[Corsa a cronometro|cronometro per squadre]].
{| class="wikitable" style="font-size:95%;width:700px;"
!Anno
!Tappa
!Partenza
!km
!Vincitore di tappa
!Maglia rosa
|-
| align="center" | [[Giro d'Italia 1955|1955]] || align="center" |6ª || [[Genova]] ''(cron. a squadre)'' || align="center" | 18 || {{bandiera|ITA}} [[Torpado]] || {{bandiera|ITA}} [[Fiorenzo Magni]]
|-
| align="center" | [[Giro d'Italia 1956|1956]] || align="center" |3ª || Albaro ''(cron. a squadre)'' || align="center" | 12 || {{bandiera|ITA}} [[Leo Chlorodont]] || {{bandiera|ITA}} [[Vincenzo Zucconelli]]
|-
|}
 
=== Tennis ===
== Persone legate ad Albaro ==
Ha sede nel quartiere il [[Park Tennis Club]], nato nel 1929.
* [[Agostino Roscelli]] (1818-1902), [[presbitero|sacerdote]], fondatore delle [[Suore dell'Immacolata Concezione|immacolatine]], visse gli ultimi anni della sua vita nella casa generalizia di via Lavinia, dove morì il 7 maggio 1902; è sepolto nella [[chiesa di Santa Maria del Prato (Genova)|chiesa di Santa Maria del Prato]]; è stato [[canonizzazione|canonizzato]] da [[Giovanni Paolo II]] nel 2001.
* [[Gerolamo Gaslini]] (1877-1964), [[imprenditore]], fondatore dell'ospedale pediatrico Giannina Gaslini, abitò dal 1948 fino alla morte nella [[Villa Canali Gaslini|villa di corso Italia]], oggi sede della fondazione che porta il suo nome.
* [[Fabrizio De André]] (1940-1999); il popolare [[cantautore]] visse da ragazzo in un appartamento all'interno della [[villa Saluzzo Bombrini]].
* [[Gino Paoli]] (1934), altro famoso cantautore, genovese di adozione, ha vissuto nel quartiere, prima nel borgo di Boccadasse (al quale ha dedicato un brano contenuto nell'album del 2004 "[[Ti ricordi? No non mi ricordo]]"), e poi nella "villa Paradisetto" di via Byron.
 
Come già riportato nel testo, numerosi sono stati anche gli illustri visitatori che soggiornarono nel quartiere, lasciandone talvolta memoria nei loro scritti (tra gli altri [[Guido Gozzano]], [[Charles Dickens]], [[George Gordon Byron|George Byron]], [[Gabriello Chiabrera]]).
 
== Note ==
{{<references}}/>
 
== Bibliografia ==
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* {{cita libro|Angelo|Remondini|Parrocchie suburbane di Genova, notizie storico-ecclesiastiche|1882|Tipografia delle letture cattoliche|Genova|}}
* {{cita libro||[[Goffredo Casalis]]|Dizionario geografico, storico, statistico e commerciale degli stati di S.M. il Re di Sardegna|1841|G. Maspero|Torino|}}
 
== Voci correlate ==
* [[Genova vista da illustri viaggiatori]]
 
== Altri progetti ==
{{Interprogetto|commons=Albaro (quartiere di Genova)|q=Genova#Albaro}}
 
== Collegamenti esterni ==
* [{{cita web|url=http://www.comune.genova.it/servlets/resources?contentId=495043&resourceName=Allegato%202 |titolo=Dati statistici del Comune sui Municipi e le ex-Circoscrizioni]|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20120111092225/http://www2.comune.genova.it/servlets/resources?contentId=495043&resourceName=Allegato%202}}
* [{{cita testo|url=http://www.pmap.it/parrocchiemap/ricerca_pm.jsp?diocesi=Genova&iddecanatovicariator=61 |titolo=Le chiese del vicariato di Albaro]}} sul sito dell'[[arcidiocesi di Genova]]
* [{{cita web | url = http://meteoalbaro.altervista.org/ | titolo = Stazione meteorologica amatoriale di Genova Albaro] | accesso = 27 settembre 2011 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20160305120100/http://meteoalbaro.altervista.org/ | urlmorto = sì }}
* [{{cita web|url=http://www.genovacards.com/genova/delegazioni/sgiuliano.html |titolo=Immagini d'epoca dell'abbazia e della spiaggia di San Giuliano su www.genovacards.com]}}
* [{{cita web|url=http://www.genovacards.com/genova/delegazioni/sfrancescoalbaro.html |titolo=Immagini d'epoca di via Albaro e adiacenze su www.genovacards.com]}}
* [{{cita web | url = http://www.genovacards.com/genova/corsi/citalia.html | titolo = Immagini d'epoca di corso Italia su www.genovacards.com] | accesso = 19 dicembre 2014 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20150924021501/http://www.genovacards.com/genova/corsi/citalia.html | urlmorto = sì }}
 
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[[Categoria:Comuni della Liguriacittà metropolitana di Genova soppressi]]