75/18 (semovente): differenze tra le versioni

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{{Veicolo militare
{{WIP|Riottoso}}
{{F|veicoli militari|settembre 2011}}
{{Infobox veicolo militare
|Veicolo =semovente
|Nomeimmaginelungo =
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|Didascalia =Semovente Fiat-Ansaldo da 75/18 versione M41
<!-- Descrizione -->
|Tipo =artiglieriaArtiglieria controcarri
|Equipaggio =3 (pilota, cannoniere, marconista/porgitore)
|Progettista =Giuseppe Rosini
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|Data_primo_collaudo =1940
|Data_entrata_in_servizio=1941
|Data_ritiro_dal_servizio=anniAnni 50cinquanta
|Utilizzatore_principale =[[Regio Esercito]]{{ITA 1861-1946}}
|Altri_utilizzatori =[[Wehrmacht]] {{DEU 1933-1945}}
|Esemplari =M40: 60 unità<br />M41: 162-300 unità (dati incerti)
|Costo_unitario =
|Sviluppato_dal =[[M13/40]] e [[M14/41]]
|Altre_varianti =M42 da 75/18<br />[[75/34 (semovente)|M42 da 75/34]]
<!-- Dimensioni e pesi -->
|Tavole_prospettiche =
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|Capacità_combustibile =
<!--Propulsione e tecnica-->
|Motore =M40: Fiat-SPA 8T diesel<br />M41: Fiat-SPA 15TB diesel
|Potenza =M40: 125 [[Cavallo vapore britannico|hp]]<br />M41: 145 hp
|Rapporto_peso_potenza =M40: 8,50 hp/t<br />M41: 9,86 hp/t
|Trazione =cingolataCingolata con ruota motrice anteriore
|Sospensioni =aA balestra
<!-- Prestazioni -->
|Velocità =
|Velocità_max =M40: 31,8 [[Chilometro orario|km/h]]<br />M41: 33,3 km/h<br />(velocità ottenute su strada in 4ª marcia senza riduttore)
|Velocità_su_strada =M40/M41: 22-25 km/h (velocità media su un percorso in strada di 100 km)
|Velocità_fuori_strada =M40/M41: 12,3 [[Chilometro orario|km/h]] (velocità massima ottenuta in 4ª marcia con riduttore)
|Autonomia =200 km su strada
|Pendenza_max =40° in 1ª marcia ridotta a pieno carico
|Armamento e corazzatura =
|Apparati_di_tiro =Alzo per cannone da 75/18 - CannochialeCannocchiale panoramico - Iposcopio per la guida
|Armamento_primario =1 x obice [[75/18 Mod. 1934/1935|da 75/18]] con 44 colpi
|Armamento_secondario =1 x [[Breda Mod. 30]] da 6,5 mm
|Corazzatura =
|Corazzatura_frontale =30 mm (scafo)<br />25+25 mm (sovrastruttura)
|Corazzatura_laterale =25 mm
|Corazzatura_posteriore =15 mm
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|Altro =
|Note =Dati riferiti ai modelli M40 e M41
|Ref =Dati presi da {{cita|Pignato 2010|da p. 21 a p. 31}}.
}}
Il '''semovente da 75/18''' fu progettato dalla [[Ansaldo|Fiat-Ansaldo]] a partire dal [[1938]] nel quadro del programma di potenziamento deciso dallo [[Capo di stato maggiore dell'Esercito Italiano|stato maggiore del Regio Esercito]] per le unità corazzate. In base alle esperienze maturate nella [[guerra civile spagnola]] nacque un iniziale interesse per lo studio e la sperimentazione di unità d'artiglieria meccanizzata, dato che i carri armati italiani [[CV33|tipo L3]], fino ad allora disponibili, erano insufficienti ai bisogni della guerra moderna e il [[47/32 Mod. 1935|cannone controcarro da 47 mm]] era scarsamente mobile.
 
Dopo un primo prototipo di cannone semovente calibro 47&nbsp;mm, lo scoppio della [[seconda guerra mondiale]] e le successive campagne [[Campagna di Polonia|di Polonia]] e [[Campagna di Francia|di Francia]] fecero riorientare le priorità del Regio Esercito, che cercò allo stesso tempo di colmare rapidamente il divario con gli altri eserciti: fu data la precedenza a un semovente equipaggiato con il più potente obice [[75/18 Mod. 1934/1935]], utilizzando gli scafi dei carri medi [[M13/40]] e poi [[M14/41]], allora in piena produzione. Questi [[Cannone d'assalto|cannoni d'assalto]] furono inizialmente concepiti come unità di [[carro armato per fanteria|accompagnamento alla fanteria]] e di appoggio ai [[carro armato|carri armati]] nel contesto delle grandi unità corazzate ma, essendosi rivelati formidabili unità [[cacciacarri]], divennero indispensabili per controbattere l'azione dei corazzati nemici e soprattutto dei sempre più potenti [[M4 Sherman|carri di costruzione statunitense]], che per primi utilizzarono cannoni [[75 mm M3 L/40|da 75 mm]].
Il '''semovente da 75/18''' fu un [[semovente d'artiglieria]] [[Mezzo corazzato|corazzato]] progettato dalla [[Ansaldo|Fiat-Ansaldo]] a partire dal [[1938]] come dotazione per le unità corazzate del [[Regio Esercito]], nel quadro del programma di potenziamento deciso dallo [[Stato maggiore dell'Esercito|Stato maggiore dell'Esercito italiano]] proprio in quell'anno. In base alle esperienze maturate nella [[guerra civile spagnola|guerra di Spagna]], si registrò un iniziale interesse per lo studio e la sperimentazione di unità d'artiglieria meccanizzata, dato che i carri armati italiani [[CV33|tipo L3]] fino ad allora disponibili erano insufficienti ai bisogni della guerra moderna, e il [[47/32 Mod. 1935|cannone controcarro da 47 mm]] era scarsamente mobile.
 
Nonostante ciò le prime ordinazioni furono esigue e solo i risultati favorevoli ottenuti [[Battaglia di Ain el-Gazala|in Libia]] nella primavera 1942 condussero a una evoluzione della dottrina in seno all'esercito, che fino ad allora considerava l'artiglieria corazzata solo come un miglioramento dell'[[artiglieria da campagna]]: tuttavia questo cambiamento non provocò un'immediata riconversione delle [[catena di montaggio|linee di montaggio]] e la graduale trasformazione degli scafi dei carri in scafi per i semoventi poté avviarsi solo nel 1943, quando ormai le sorti del conflitto erano decise.<ref>{{Cita|Pignato 2010|p. 5}}.</ref>
Tali considerazioni indussero a sperimentare un primo esemplare di cannone semovente calibro 47 mm, ma lo scoppio della [[seconda guerra mondiale]] e le successive campagne di [[Campagna di Polonia|Polonia]] e [[Campagna di Francia|Francia]], fecero mobilitare l'esercito verso un più massiccio utilizzo di tale arma, cercando allo stesso tempo di colmare rapidamente il divario con gli altri eserciti. Si passò così alla realizzazione di un semovente equipaggiato con un più potente pezzo [[75/18 Mod. 1934/1935|da 75 mm]], utilizzando gli scafi dei carri M (prima [[M13/40]] poi [[M14/41]]) allora in piena produzione. Questi cannoni d'assalto furono inizialmente pensati per appoggiare i [[carro armato|carri armati]] delle unità corazzate, ma ben presto si rivelarono indispensabili per controbattere l'azione dei [[M4 Sherman|carri di costruzione statunitense]] che utilizzarono per primi cannoni [[75 mm M3 L/40|da 75 mm]].
 
Nonostante ciò le prime ordinazioni furono esigue, e solo i risultati favorevoli ottenuti [[Battaglia di Ain el-Gazala|in Libia]] nella primavera del 1942, condussero ad una evoluzione della dottrina in seno all'esercito, che fino ad allora considerava l'artiglieria corazzata solo come un miglioramento dell'artiglieria da campagna. Ma questo cambiamento non riuscì a portare ad un'immediata riconversione delle [[catena di montaggio|linee di montaggio]], e la graduale trasformazione degli scafi dei carri in scafi per i semoventi poté avviarsi solo nel 1943, quando ormai le sorti del conflitto erano decise<ref>{{cita|Pignato 2010|p. 5}}.</ref>.
 
== Storia ==
=== Sviluppo ===
Nel 1938, l'aggravarsi delle [[Conferenza e accordo di Monaco|tensioni tra gli stati europei]] mise in luce l'inadeguatezza sotto il profilo degli armamenti moderni del Regio Esercito, il quale, in tale prospettiva avviò un programma di potenziamento dei veicoli corazzati. Durante la guerra civile spagnola infatti, la carenza di carri armati dotati di cannone aveva costretto le unità corazzate dell'esercito italiano (formate dai leggeri e piccoli [[CV33|L3]]) ad utilizzare pezzi [[3,7 cm PaK 36|controcarro da 37 mm]], trainati dai carri stessi. Ciò limitava sia l'operatività che l'autonomia delle unità corazzate, costrette a dover operare condizionate dalla lenta messa in posizione dei pezzi trainati, i quali risultavano inoltre inutili contro i carri che venivano prodotti dagli altri maggiori eserciti. Il traino non era poi possibile per il nuovo pezzo controcarro Ansaldo [[47/32 Mod. 1935|da 47/32]], e l'azienda propose l'anno successivo lo stesso cannone montato su uno scafo modificato di carro L, che tuttavia non ebbe seguito<ref>{{cita|Pignato 2010|p. 6}}.</ref>.
Nel 1938 l'aggravarsi delle [[Conferenza di Monaco|tensioni tra gli stati europei]] mise in luce l'inadeguatezza degli armamenti moderni del [[Regio Esercito]] che, perciò, avviò un programma di potenziamento dei veicoli corazzati. Durante la [[guerra civile spagnola]], infatti, le deficienze offensive dei carri armati italiani rispetto a quelli schierati dall'avversario avevano costretto i leggeri e piccoli [[CV33|L3]] a utilizzare pezzi [[3,7 cm PaK 36|controcarro da 37 mm]] trainati dai carri stessi: ciò limitava sia l'operatività che l'autonomia delle unità corazzate, condizionate dalla lenta messa in posizione dei pezzi trainati, i quali risultavano inoltre inutili contro i carri che venivano prodotti dagli altri maggiori eserciti. Il traino non era poi possibile per il nuovo pezzo controcarro Ansaldo [[47/32 Mod. 1935|da 47/32]]; l'azienda propose nel 1939 lo stesso cannone [[CV33 47/32|montato su uno scafo modificato di carro L]], che tuttavia non ebbe seguito.<ref>{{Cita|Pignato 2010|p. 6}}.</ref>
 
[[File:Semovente da 75 18.jpg|miniatura|sinistra|Semovente da 75/18: si noti l'arma automatica Breda sul tetto, parzialmente visibile contro la figura del militare a destra]]
Nel 1939 il Regio Esercito istituì le prime due divisioni corazzate e il problema di dover adottare armi controcarro semoventi si ripresentò. La volontà era quella di utilizzare il [[75/34 Mod. S.F.|cannone da 75/34]] di nuova costruzione, ma anche in questo caso il progetto di Ansaldo di un pezzo da 75/34 montato su scafo di un carro da sei tonnellate, l'[[L6/40|M6]], rimase allo stadio embrionale, anche perché lo stesso M6 non era ancora entrato in produzione<ref>L'M6, fu poi adottato come carro [[L6/40]] nel marzo 1940. Vedi: {{cita|Pignato 2010|p. 7}}.</ref>.
 
ConNel lo1939, scoppiointanto, delerano state istituite le prime due divisioni corazzate e il problema di dover adottare armi controcarro semoventi si ripresentò. La volontà era quella di utilizzare il [[75/34 Mod. S.F.|cannone da 75/34]] di nuova costruzione conflittoma, anche in questo caso, il progetto proposto dalla Ansaldo di un pezzo da 75/34 montato sullo scafo di un carro da sei tonnellate indicato come M6 rimase allo stadio embrionale, anche perché il carro armato in questione sarebbe entrato in servizio solo nel marzo 1940 come [[L6/40]].<ref>{{Cita|Pignato 2010|p. 7}}.</ref> Nelle prime fasi della seconda guerra mondiale divennero evidenti i successi ottenuti daidagli [[Sturmgeschütz III|]], cannoni d'assalto]] tedeschi, derivati dai [[Panzer III]] e dotati di cannone da 7,5 cm75&nbsp;mm;<ref name = "regioesercito">{{citaCita web|url=http://www.regioesercito.it/mezzi/sem75-18m.htm|editore=regioesercito.it|titolo=Semovente 75/18|accesso=21 marzo 2015}}</ref>, e l'Ansaldo propose allo Stato[[stato Maggioremaggiore]] un progetto studiato dal colonnello Sergio Berlese del [[Servizio Tecnico Artiglieria]] (S.T.A.) Sergio Berlese in collaborazione con i tecnici Ansaldodell'azienda, che prevedeva l'utilizzodi diinstallare un obice da [[75/18 Mod. 1934/1935|75/18 mod. 34]] montato in [[casamatta]] sferica, ea collocatosua suvolta collocata unosullo scafo del carro armato medio [[M13/40]].<ref>{{Cita|Pignato da2010|p. tredici8}}.</ref> tonnellateIl nominali24 maggio 1940 il nuovo sottocapo di stato maggiore [[generale]] [[Mario Roatta]] richiese agli ispettorato interessati (Ispettorato Superiore per i Servizi Tecnici, Ispettorati della fanteria, artiglieria e genio) di sviluppare un mezzo analogo sulla base dello scafo del carro M13/40, di studiare un carro comando per le batterie semoventi e di individuare l'automezzo più idoneo per rifornire di munizioni le batterie.<ref>{{citaCita|Pignato 2010|ppp. 89-10}}.</ref> L'Ispettorato S.S.T. realizzò quindi i prototipi di un semovente su scafo M13 dotato di cannone 75/18, di un carro-osservatorio su scafo M13 armato solo di una [[mitragliatrice]] [[Breda Mod. 38]] da 8&nbsp;mm come ripiego al posto di un vero e proprio carro-comando, e di un carro-comando su telaio [[Fiat-SPA TL37]] come mezzo destinato al trasporto personale e mezzi tecnici. Fu anche messo allo studio un semicingolato armato con il pezzo 75/34, rimasto tuttavia in fase di progettazione fino al 1942/43.<ref>{{Cita|Pignato 2010|p. 10}}.</ref>
 
=== Produzione ===
Il 24 maggio 1940 il nuovo capo di stato maggiore, [[generale]] [[Mario Roatta]], richiese agli ispettorato interessati (Ispettorato Superiore per i Servizi Tecnici, Ispettorati della fanteria, artiglieria e genio) di sviluppare un mezzo analogo sulla base dello scafo del carro M13/40, e di studiare un carro comando per le batterie semoventi, e l'automezzo più idoneo per il rifornimento munizioni per le batterie stesse<ref>{{cita|Pignato 2010|pp. 9-10}}.</ref>. L'Ispettorato S.S.T. realizzò quindi i prototipi per un semovente su scafo M13 dotato di cannone 75/18 (lo studio di un semicingolato armato con cannone da 75/34 rimase in fase di progettazione fino al 1942/43), un carro-osservatorio corazzato su scafo M13, armato solo con [[mitragliatrice]] [[Breda Mod. 38|Breda 38 cal.8]], come ripiego al posto di un vero e proprio carro-comando, e un carro-comando blindato su telaio [[Fiat-SPA TL37|TL37]] come mezzo destinato al trasporto personale e mezzi tecnici<ref>{{cita|Pignato 2010|p. 10}}.</ref>.
Il primo prototipo di semovente 75/18 fu pronto all'inizio del febbraio 1941 per le prove di tiro a [[Cornigliano]]; ne furono poi ordinati trenta esemplari. Questa prima versione del veicolo fu denominata M40 e armata con un pezzo da 75&nbsp;mm fissato in uno scudo a calotta sferica, alloggiato sul lato destro della [[corazzatura]] anteriore della camera di combattimento.<ref name="regioesercito"/> Con disposizione del 16 aprile 1941 furono costituiti per il 30 dello stesso mese i primi due gruppi dapprima destinati alla [[133ª Divisione corazzata "Littorio"]], il IV e VI/133º Reggimento artiglieria: ciascuno era composto da due batterie di quattro semoventi per un totale di otto semoventi, quattro carri-comando e una riserva di due semoventi e un carro-comando. I due gruppi furono inviati in Africa settentrionale ma qui riassegnati al 132º Reggimento della [[132ª Divisione corazzata "Ariete"]], raggiungendola il reggimento a [[El-Agheila]] il 18 gennaio 1942. Questo primo lotto di semoventi fu affiancato il 1º giugno 1942 da altri trenta esemplari, sempre modello M40. I semoventi ebbero il battesimo del fuoco nella primavera 1942 e rimasero in prima linea sino alla totale distruzione a [[El Alamein]], nel novembre dello stesso anno.<ref>{{Cita|Pignato 2010|pp. 12-13}}.</ref>
Il primo prototipo si semovente 75/18 fu pronto per le prove di tiro a [[Cornigliano]] ai primi di febbraio 1941 e ne furono ordinati trenta esemplari. Questa prima versione del veicolo fu denominata M40, e armata con un pezzo da 75 mm brandeggiabile, tramite comandi meccanici, da -12 a 22° gradi in elevazione e di 20° sia a destra che a sinistra sull'asse orizzontale<ref name="regioesercito"/>.
Con disposizione del 16 aprile 1941 furono costituiti per il 30 dello stesso mese, i primi due gruppi dapprima destinati alla [[133ª Divisione corazzata "Littorio"|Divisione corazzata "Littorio"]] (IV e VI/133° Rgt. Artiglieria), ciascuno composto da due batterie di quattro semoventi, per un totale di otto semoventi e quattro carri-comando, oltre a due semoventi ed un carro-comando di riserva. I due gruppi sarebbero poi stati inviati in Africa settentrionale, dove però saranno assegnati al 132° Reggimento della [[132ª Divisione corazzata "Ariete"|Divisione corazzata "Ariete"]], raggiungendone il reggimento ad [[el-Agheila]] il 18 gennaio 1942. I primi trenta carri M40 saranno poi affiancati il 1° giugno 1942 da altri trenta semoventi modello M40. Questi mezzi avranno il battesimo del fuoco nella primavera del 1942 per poi terminare la loro breve vita ad [[el-Alamein]] nel novembre dello stesso anno<ref>{{cita|Pignato 2010|pp. 12-13}}.</ref>.
 
La produzione didei semoventi modello75/18 M40conobbe finìuna conmodifica l'ultimadopo commessa delil 1°º giugno 1942, quando si decise di iniziareintrodurre la produzione di semoventi 75/18 sulil telaio migliorato del carro armato medio [[M14/41]], dando origine al semovente M41. Sullo stesso telaio venne anche montato (modifica sul campo) il pezzo con canna più lunga, il [[75/32 Mod. 1937|75/32]]<ref name="regioesercito"/>. In totale ifurono fabbricati 162 semoventi 75/18 M41 raggiungeranno i 162 esemplari, che andarono a costituirecostituirono gruppi per le divisioni "Littorio", "Ariete" e per la [[131ª Divisione corazzata "Centauro"|"Centauro"]]. Naturalmente inschierati Africain settentrionaleLibia e [[Tunisia]] con ottimi risultati. I gruppi costituiti, schierati in Africa efurono numerati da DLI a DLXI{{#tag:ref|MenoIn cherealtà il DLXI schieratorimase in Sardegna e il DLVIII fu assegnato alla divisione di [[11ª Divisione fanteria "Brennero"|fanteria]], tipodi A.S.stanza "Brennero"]] (dapprima in [[Campagna italiana di Grecia|in Grecia]] e poi in [[Occupazione italiana dell'Albania (1939-1943)|in Albania]]). Altre due sezioni opererannooperarono assieme ada ununa compagnia di carri M in [[Slovenia-]] e [[Dalmazia]] nel 1942, mentre; una decina di semoventi 75/18 sierano troverannoinfine in [[Sicilia]] durante lo [[Sbarco in Sicilia|sbarco alleato]] nel luglio 1943.|group=N}}, andarono tutti persi in combattimento, e sarannofurono questivia glivia ultimi ad essere impiegatiannientati in guerracombattimento, insiemepur airiscuotendo pochicritiche semoventipositive presentie insvariati Sicilia durante lo [[Sbarco in Sicilia|sbarco alleato]] nel luglio 1943successi.<ref name=P96>{{citaCita|Pignato 2007|p. 96}}.</ref>. Gli altri resterannorestarono nella penisola: equipaggiando,si nellatrattava versionedel modello M42 (su scafo [[M15/42]], che sostituì l'M41 nelle linee di montaggio). Equipaggiarono i nuovi reparti tra i quali il [[Reggimento di cavalleria corazzata "Lancieri di Vittorio Emanuele II" (10º)]] della rinata[[135ª Divisione cavalleria corazzata "Ariete";|Divisione divisione"Ariete"]], ingrande unità nella cuiquale saràfu inquadrato anche un battaglione controcarro di [[75/34 (semovente)|semoventi da 75/34]]. AltroUn altro battaglione carristi, madotato armato con idei nuovi M42, verràfu inoltreassegnato inquadrato nella divisione di fanteriaalla [[12ª Divisione fanteria "Sassari"|"Sassari"]], (che leil si9 affiancheràsettembre affiancò la divisione corazzata nel tentativo di [[Mancata difesa di Roma|sbarrare la strada ai tedeschi]] verso [[Roma]] ai tedeschi il 9 settembre 1943).
 
Ma questi semoventi, assieme a quelli del CDXXXIII gruppo complemento carristi presenti a Parma, agli M41 presenti in Albania e ai nuovi semoventi 75/34 prodotti nei primi mesi del 1943, furono consegnati ai tedeschi dopo l'8 settembre 1943 e con loro continuarono le operazioni di guerra.
DopoQuesti glisemoventi, avvenimentiassieme della quelli del CDXXXIII Gruppo complemento carristi presenti a Parma, agli M41 in Albania e ai nuovi semoventi 75/34 prodotti nei primi mesi del 1943, furono consegnati ai tedeschi dopo l'8 settembre, gli1943. Gli unici semoventi da 75/18 sopravvissuti nelle file del disfatto Regio Esercito saranno glifuronogli M42 del gruppo DLXI diGruppo stanzalasciato in Sardegna: tuttavia, che però non poterono essere utilizzati a causa del veto degli alleati[[Alleati anglo-statunitensidella seconda guerra mondiale|Alleati]], sepoterono essere utilizzati nonsolo dopo la conclusione delle ostilità.<ref>{{citaCita|Pignato 2010|pp. 15-16}}.</ref>.
 
=== Impiego operativo ===
==== Organizzazione e dottrina tattica ====
Fino all'introduzione di questo mezzo, in Italia non si aveva nessuna esperienza nell'utilizzo e nelle dottrine tattiche di artiglierie semoventi. I due gruppi formati nel 1941 effettuarono il loro addestramento in due fasi; la prima riguardante l'utilizzo dell'artiglieria e la seconda basata sull'utilizzo del mezzo corazzato, per poi essere inviati in combattimento in [[Africa settentrionale italiana|Africa settentrionale]], contro le [[British Army|truppe britanniche]], che al contrario il carro armato lo avevano inventato. L'esercito peraltro non aveva neppure ideato una dottrina tattica d'impiego, e nei criteri adottati nell'estate del 1941 si limitò a suggerire di utilizzare i semoventi in cooperazione con le unità carriste, con compiti di accompagnamento e appoggio. Nel caso di azioni di accompagnamento veniva sottolineata la necessità di sparare a colpo sicuro, solo a distanze non superiori ai 500-700 metri, mentre per le azioni di appoggio, i gruppi di semoventi avrebbero dovuto estendere in profondità l'azione di accompagnamento delle unità che operavano in azioni offensive. Mentre nelle azioni difensive avrebbero dovuto assolvere a compiti di difesa di un settore<ref>{{cita|Pignato 2010|p. 34}}.</ref>.
Fino all'introduzione di questo mezzo, in Italia non si aveva nessuna esperienza circa le artiglierie semoventi. I due gruppi formati nel 1941 effettuarono il loro addestramento in due fasi: la prima riguardante l'utilizzo dell'artiglieria e la seconda l'uso del mezzo corazzato, per poi essere inviati in combattimento [[Campagna del Nordafrica|in Africa settentrionale]]. Il Regio Esercito, peraltro, non aveva neppure ideato una dottrina tattica d'impiego e, nei criteri adottati nell'estate 1941, si limitò a suggerire di utilizzare i semoventi in cooperazione con le unità carriste, con compiti di accompagnamento e appoggio. Nel caso di azioni di accompagnamento era sottolineata la necessità di sparare a colpo sicuro, solo a distanze non superiori ai 500-700 metri, mentre per le azioni di appoggio i gruppi semoventi avrebbero dovuto estendere in profondità la loro azione. Nelle azioni difensive avrebbero dovuto assolvere a compiti di difesa di un settore.<ref>{{Cita|Pignato 2010|p. 34}}.</ref>
 
[[File:Bundesarchiv Bild 101I-203-1680-12A, Albanien, deutsche Soldaten, italienische Panzer.jpg|upright=1.2|thumb|Semovente 75/18 utilizzato dai tedeschi in Albania]]
L'esperienza venne comunque acquisita e migliorata sul campo, dove la mancanza che caratterizzò le truppe corazzate italiane di un carro pesante, venne in parte sostituita dall'impiego dei semoventi in azioni di accompagnamento. Nonostante le mancanze tattiche e materiali, l'impiego dei semoventi ebbe un notevole successo nell'[[Invasione italiana dell'Egitto|invasione dell'Egitto]] nel 1942, dopo la quale si assistette ad una nuova organizzazione dei reparti in base alle nuove esigenze. Il gruppo semoventi, inizialmente concepito formato con due batterie, passò a tre (numero comunque limitato di pezzi se paragonato alle unità avversarie), e i semoventi vennero inquadrati nei battaglioni carri armati. In questa prospettiva, il nuovo impiego tattico dello stato maggiore del settembre 1942, suggeriva di assegnare i semoventi d'artiglieria: alle ondate delle divisioni corazzate, in accompagnamento alle divisioni di fanteria speciale ed eventualmente in funzione d'arresto, e in accompagnamento a reparti esploranti corazzati o a divisioni destinate ad affrontare un avversario abbondantemente fornito di carri e armamento pesante. Inoltre i criteri d'impiego prevedevano di utilizzare i semoventi in modo decentrato rispetto alle ondate di carri e muovendo sulle ali e negli intervalli, procedendo con i carri più avanzati, e infine in azioni di forza, gravitando nell'ondata di testa<ref>{{cita|Pignato 2010|p. 35}}.</ref>.
 
L'esperienza fu comunque acquisita e migliorata sul campo, dove la mancanza di un carro armato pesante (che caratterizzò le truppe corazzate italiane) fu in parte colmata dall'impiego dei semoventi in azioni di accompagnamento. Nonostante le mancanze tattiche e materiali, l'impiego dei semoventi ebbe un notevole successo durante la seconda offensiva italo-tedesca, cominciata da [[El-Agheila]] nel gennaio 1942, dopo la quale si assistette a una riorganizzazione dei reparti in base alle nuove esigenze.
L'organico delle unità comprendenti i semoventi venne ridisegnata il 4 ottobre 1942 in funzione alle esigenze della guerra in Africa. I "battaglioni carri armati" sarebbero stati formati da un comando di battaglione formato da quattro carri (due comando, due centro radio), da due compagnie carri composte da sedici carri ciascuna e da una compagnia semoventi da 75/18 formata da nove semoventi e un carro comando. Mentre i "gruppi di artiglieria semovente" furono organizzati con un comando di gruppo formato da due carri comando e tre brigate, ciascuna su sei semoventi e un carro comando, per un totale di 18 semoventi e cinque carri comando, tutti serviti da artiglieri, al contrario dei battaglioni carri che erano serviti da personale carrista. La composizione dei reparti fu rivista a fine dicembre dello stesso anno e divenne operativa a fine gennaio 1943; questa prevedeva l'eliminazione dai battaglioni carri M di una compagnia carri a favore di una compagnia semoventi<ref name="Pignato2010-36">{{cita|Pignato 2010|p. 36}}.</ref>, in risposta alle necessità della guerra nel deserto e alla sempre maggiore fiducia che i comandi davano al semovente, il quale dimostrò il suo valore nel confronto con i carri nemici. Il 75/18 venne considerato migliore rispetto ai carri M in quanto ne colmava i limiti in potenza di fuoco, manovrabilità e minore vulnerabilità<ref name="regioesercito"/>.
 
Il gruppo semoventi, inizialmente concepito su due batterie, passò a tre (numero comunque limitato di pezzi se paragonato alle unità avversarie) e i semoventi furono inquadrati nei battaglioni carri armati. In questa prospettiva il nuovo impiego tattico previsto dallo stato maggiore nel settembre 1942 suggeriva di assegnare i semoventi d'artiglieria: alle ondate delle divisioni corazzate, in accompagnamento alle divisioni di fanteria speciale ed eventualmente in funzione d'arresto, e in accompagnamento a reparti esploranti corazzati o a divisioni destinate ad affrontare un avversario abbondantemente fornito di carri e armamento pesante. Inoltre i criteri d'impiego prevedevano di utilizzare i semoventi in modo decentrato rispetto alle ondate di carri e muovendo sulle ali e negli intervalli, procedendo con i carri più avanzati, e infine in azioni di forza, gravitando nell'ondata di testa.<ref>{{Cita|Pignato 2010|p. 35}}.</ref>
=== In Africa settentrionale ===
La vita operativa dei semoventi da 75/18 si protrasse dalla fine del 1941, data dell'effettiva consegna ai reparti, sino alla fine del conflitto; in particolare furono impiegati in Nord Africa dalle divisioni corazzate "Ariete", "Littorio" e "Centauro", le grandi unità corazzate presenti sul [[campagna del Nordafrica|teatro di operazioni del Nordafrica]], fino alla resa in [[Tunisia]]. Alla vigilia della loro entrata in azione il loro impiego previsto era quello di appoggiare con il loro tiro il reggimento bersaglieri che costituiva, nell'ambito della divisione corazzata, la fanteria divisionale. In seguito, dopo l'esperienza dei primi combattimenti, fu deciso di impiegarli anche in azioni anticarro<ref name="regioesercito"/>. Superlibia si espresse in modo positivo sull'impiego dell'artiglieria corazzata, e alla data del 6 aprile 1943 venne inviato allo Stato maggiore il seguente messaggio: «Ha dato ottima prova il semovente 75/18, che unisce alla potenza del colpo singolomigliori [rispetto al carro armato M14/41] requisiti tecnici e migliore manovrabilità». Di conseguenza il ministero della Guerra decise di introdurre 163 nuovi esemplari della versione su scafo M42, che entrarono in servizio nel maggio 1943<ref name="Pignato2010-36"/>.
 
[[File:3ro portacarri div ariete.jpg|upright=1.2|left|thumb|Colonna sulla [[Via Balbia]] di [[Lancia 3Ro]] portacarri trasporta su rimorchio gli M13/40 della Divisione "Ariete"]]
=== In Italia ===
Fino all'[[Armistizio di Cassibile|armistizio]] il 75/18 fu impiegato da reparti corazzati e di cavalleria operanti sulla penisola; il DLX gruppo di artiglieria assegnato al 131° Reggimento di artiglieria corazzata (già [[135ª Divisione corazzata "Ariete II"|"Ariete II"]]) e il DLXI gruppo di artiglieria che dal 1942 al 1944 fu parte del Reggimento Motocorazzato di stanza in Sardegna. Per quanto riguarda i semoventi inquadrati nei battaglioni carri, fino alla data dell'armistizio si trovavano nelle file del Regio Esercito in Italia il XII gruppo controcarri della "Sassari" e sei squadroni appartenenti al [[Reggimento "Lancieri di Vittorio Emanuele II"]]<ref name="Pignato2010-36"/>.
 
L'organico delle unità corazzate fu rivisto il 4 ottobre 1942, in funzione alle esigenze della guerra in Africa. I "battaglioni carri armati" sarebbero stati formati da un comando di battaglione con quattro carri (due comando, due centro radio), da due compagnie carri composte da sedici mezzi ciascuna e da una compagnia semoventi da 75/18 con nove veicoli e un carro comando. I "gruppi di artiglieria semovente" furono organizzati con un comando di gruppo su due carri comando e tre brigate, ciascuna su sei semoventi e un carro comando, per un totale di diciotto semoventi e cinque carri comando. Questi gruppi erano tutti serviti da artiglieri, al contrario dei battaglioni carri che erano serviti da personale carrista. La composizione dei reparti fu perfezionata a fine dicembre dello stesso anno e divenne operativa a fine gennaio 1943; prevedeva l'eliminazione dai battaglioni carri di una compagnia carri a favore di una compagnia semoventi:<ref name=P36>{{Cita|Pignato 2010|p. 36}}.</ref> chiaro segnale delle necessità della guerra nel deserto e della sempre maggiore fiducia riposta dai comandi nel semovente, dimostratosi efficace contro i blindati anglo-statunitensi. Il 75/18 fu considerato migliore rispetto ai carri M in quanto ne colmava i limiti in potenza di fuoco, manovrabilità e minore vulnerabilità.<ref name="regioesercito"/>
Dopo l'8 settembre la "Ariete II" fu impegnata negli scontri contro i tedeschi durante la [[Mancata difesa di Roma|difesa di Roma]] nei giorni dell'armistizio a [[Cesano (zona di Roma)|Cesano]], [[Porta San Paolo]], [[Via Ostiense]]<ref>{{cita web|url=http://digilander.libero.it/historia_militaria/thennow_roma70.htm|titolo=La battaglia di Porta San Paolo|editore=historiamilitaria.it|accesso=22 marzo 2015}} - {{cita web|url=http://www.granatieridisardegna.it/ponte3|titolo=Immagine presa dalla galleria fotografica del sito|editore=granatieridisardegna.it|accesso=22 marzo 2015}}</ref> ma la maggior parte si ritirò, per ordine superiore, verso [[Tivoli]] e non partecipò più alla difesa della città. I suoi mezzi catturati andarono ad equipaggiare la [[2. Fallschirmjäger-Division|2ª Divisione paracadutisti tedesca]]. Ma tutti gli esemplari disponibili nel territorio italiano occupato dai tedeschi, al pari di ogni altro equipaggiamento militare italiano, furono requisiti dalle forze armate germaniche, che li ridipinsero con i propri colori, aggregandoli ai propri reparti combattenti. Alcuni esemplari vennero poi concessi in uso ad alcuni reparti dell'[[Esercito Nazionale Repubblicano]] della [[Repubblica Sociale Italiana|RSI]]. Il [[Gruppo squadroni corazzato "San Giusto"]] con tre semoventi da 75/18 su scafo M42 nello Squadrone Carri M, insieme ad un semovente da 75/34 su scafo M42 ed a quattro carri M delle diverse versioni. Il Raggruppamento Anti Partigiani (RAP) - Gruppo Esplorante con due semoventi da 75/18 su scafo M42, e il [[Gruppo corazzato "Leonessa"]], anch'esso con due [[M15/42#Versioni_di_comando|carri comando su scafo M42]] per batteria semoventi<ref name="regioesercito"/>.
 
==== Libia e Tunisia ====
== Descrizione tecnica ==
[[File:Bundesarchiv Bild 101I-784-0208-17A, Nordafrika, italienische Panzer.2.jpg|upright=1.2|thumb|Fronte libico: in primo piano un M41 e, in secondo piano su un'auto militare, il generale [[Erwin Rommel]] ]]
I vari modelli di semovente da 75/18 sono tutti ottenuti dagli scafi dei rispettivi modelli di carro armato, ma quello che venne prodotto in più esemplari fu l'M41. Lo scafo, il treno di rotolamento, il motore e la meccanica rimangono inalterati. Le modifiche, oltre all'eliminazione della torretta, riguardano il vano di combattimento. Tutta la sezione anteriore del vano di combattimento è ridisegnata; essa è costituita da una casamatta di lamiere corazzate imbullonate, di spessore aumentato a 50 mm, anziché due piastre sovrapposte da 25 mm. Viene eliminata la postazione di mitragliatrici binate a destra, mentre sulla sinistra il conduttore ha a disposizione una feritoia con portello corazzato. Al centro della casamatta, l'affusto dell'obice è installato su un supporto a sfera corazzato per permette il brandeggio dell'arma. Oltre al conduttore, nello scafo prendono posto il servente e, sulla destra, il capocarro-cannoniere, che ha a disposizione un [[periscopio]] e altri organi di mira. L'accesso al vano di combattimento avviene da due portelli superiori, in corrispondenza dei quali viene eventualmente installata la mitragliatrice. Sul lato sinistro del tetto si trovava il supporto per l'antenna della stazione R.T., e sul lato destro quello per il cannocchiale panoramico destinato all'esplorazione del terreno circostante<ref>{{cita|Pignato 2010|pp. da 21 a 24}}.</ref>.
 
La vita operativa dei semoventi da 75/18 si protrasse dalla fine del 1941, data dell'effettiva consegna ai reparti, sino alla fine della guerra. L'impiego più intenso fu in Nordafrica nei ranghi delle divisioni corazzate "Ariete", "Littorio" e "Centauro", fino alla resa in [[Tunisia]] nel maggio 1943. Alla vigilia della loro entrata in azione il loro impiego previsto era quello di appoggiare con il loro tiro il reggimento [[bersaglieri]] che costituiva, nell'ambito della divisione corazzata, la fanteria divisionale. In seguito, dopo l'esperienza dei primi combattimenti, fu deciso di impiegarli anche in azioni anticarro.<ref name="regioesercito"/> Superlibia, il comando superiore delle forze italiane schierate nella colonia, si espresse in modo positivo sull'utilizzo dell'artiglieria corazzata e, alla data del 6 aprile 1943, fu inviato allo stato maggiore il seguente comunicato: «Ha dato ottima prova il semovente 75/18, che unisce alla potenza del colpo singolo migliori requisiti tecnici e migliore manovrabilità [rispetto al carro armato M14/41]». Di conseguenza il ministero della Guerra decise di inoltrare un ordine per 163 nuovi esemplari della versione M42, che entrarono in servizio nel maggio 1943.<ref name=P36/>
L'armamento principale era costituito da un obice da 75/18 in casamatta accoppiato ad un fucile mitragliatore Breda mod.30, che rappresentò l'armamento standard del semovente in guerra. In una relazione dei tecnici britannici della Scuola di tecnologia carrista di [[Cobham (Surrey)|Cobham]], che esaminarono un M40 catturato in Africa, vi furono considerazioni lusinghiere, ancorché in essa non si trovassero riferimenti all'efficacia dell'armamento. Nonostante la relazione venne influenzata dai progressi registrati successivamente alla realizzazione del semovente, i tecnici britannici lodarono la meccanica definendola efficiente e pratica. Il motore 8T, pur di insufficiente potenza, si scrisse che era assai compatto e di facile accessibilità, buone vennero considerate le sospensioni e lo sterzo e la meccanica in generale. Le uniche critiche vennero mosse per quanto riguardava la protezione (al di sotto degli standard alleati), e venne lamentata l'assenza di protezione antischegge e l'esposizione delle sospensioni, particolarmente vulnerabili alle mine terrestri<ref>{{cita|Pignato 2010|pp. 17-18}}.</ref>.
 
==== Il semovente M40/M41Italia ====
Fino all'[[Armistizio di Cassibile|armistizio]] il 75/18 fu impiegato anche da reparti corazzati e di cavalleria operanti sulla penisola: il DLX Gruppo di artiglieria del 131º Reggimento di artiglieria corazzata, 135ª Divisione corazzata "Ariete II"; e il DLXI Gruppo di artiglieria che, dal 1942 al 1944, fece parte del Reggimento motocorazzato di stanza in Sardegna. Per quanto riguarda i semoventi inquadrati nei battaglioni carri, fino alla data dell'armistizio si trovavano nelle file del Regio Esercito in Italia il XII Gruppo controcarri della "Sassari" e sei [[Squadrone|squadroni]] appartenenti al Reggimento "Lancieri di Vittorio Emanuele II".<ref name=P36/>
 
Dopo l'8 settembre la "Ariete II" fu coinvolta negli scontri con i tedeschi nei dintorni e dentro Roma, in particolare a [[Cesano (Roma)|Cesano]], [[Porta San Paolo]] e lungo la [[Via Ostiense]]<ref>{{Cita web|url=http://digilander.libero.it/historia_militaria/thennow_roma70.htm|titolo=La battaglia di Porta San Paolo|editore=historiamilitaria.it|accesso=22 marzo 2015}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://www.granatieridisardegna.it/ponte3|titolo=Immagine della galleria fotografica|editore=granatieridisardegna.it|accesso=22 marzo 2015|urlmorto=sì}}</ref> ma la maggior parte si ritirò, per ordine superiore, verso [[Tivoli]] e non partecipò più alla difesa della città. I suoi mezzi caddero in mano dei tedeschi e andarono a equipaggiare la [[2. Fallschirmjäger-Division]]. In generale, dunque, condivisero il destino di tutto il materiale bellico italiano che i tedeschi ritennero di poter reimpiegare: un certo numero di semoventi da 75/18 fu pertanto ridipinta con le tipiche colorazioni dei mezzi corazzati tedeschi e furono aggregati ai reparti combattenti. Alcuni esemplari furono poi concessi in uso ad alcuni reparti dell'[[Esercito Nazionale Repubblicano]] della [[Repubblica Sociale Italiana|RSI]]. Per esempio il [[Gruppo squadroni corazzato "San Giusto"]] ebbe nel suo Squadrone carri M tre semoventi da 75/18 su scafo M42, un semovente da 75/34 su scafo M42 e quattro carri M dei diversi modelli; il Raggruppamento Anti Partigiani (RAP) - Gruppo Esplorante integrò due semoventi da 75/18 su scafo M42 e il [[Gruppo corazzato "Leonessa"]] schierò due [[M15/42#Versioni di comando|carri comando su scafo M42]] per la batteria semoventi.<ref name="regioesercito"/>
=== Armamento ===
 
== Tecnica ==
[[File:Ansaldo 75-18 laterale.jpg|miniatura|sinistra|Vista laterale di un semovente 75/18 M41: si può apprezzare la configurazione del treno di rotolamento]]
 
I vari modelli di semovente da 75/18 furono tutti ottenuti dagli scafi dei rispettivi modelli di carro armato, ma quello che fu prodotto in più esemplari fu l'M41. Il gruppo motore, [[Trasmissione (meccanica)|trasmissione]], organi di sterzo, frenatura, [[Sospensione (meccanica)|sospensioni]], [[Cingolo (trasporti)|cingoli]] e buona parte dello scafo rimasero inalterati e le modifiche (oltre all'eliminazione della torretta) riguardarono il vano di combattimento. Tutta la sezione anteriore fu riprogettata come una casamatta di lamiere corazzate imbullonate in pezzi unici da 50&nbsp;mm, anziché da due piastre sovrapposte da 25&nbsp;mm. Fu eliminata la postazione del mitragliere a destra mentre, sulla sinistra, il conducente ebbe a disposizione una feritoia con portello corazzato. Al centro della casamatta era installato l'affusto dell'obice su un supporto a sfera corazzato, per permettere il brandeggio. Oltre al conduttore, nello scafo prendevano posto il servente e, sulla destra, il capocarro-cannoniere per il quale erano disponibili un [[periscopio]] e altri organi di mira. L'accesso al vano di combattimento avveniva da due portelli superiori, in corrispondenza dei quali si poteva anche posizionare una mitragliatrice. Sul lato sinistro del tetto si trovava il supporto per l'antenna della [[Trasmissione (telecomunicazioni)|stazione ricetrasmittente]] e, sul lato destro, quello per il [[Cannocchiale|cannocchiale panoramico]] destinato all'esplorazione del terreno circostante. L'[[impianto elettrico]] differiva da quello dei carri armati poiché aveva un singolo gruppo di batterie, sistemato sulla camera motore e riunente quattro batterie tipo 3NF-12-1-24 [[Magneti Marelli]]; ciascuna aveva [[Differenza di potenziale elettrico|tensione]] di 6 [[volt]] ed erano collegate in serie. Lo scafo incorporava però alcune modifiche, come [[Filtro dell'aria|filtri dell'aria]] e nuovi [[Silenziatore (motore)|silenziatori]] e la versione M41 fu anzi adattata per accogliere il motore a [[Iniezione (motore)|iniezione]] SPA 15T in sostituzione dell'8T, che equipaggiava gli M13/40.<ref>{{Cita|Pignato 2010|pp. da 21 a 26}}.</ref>
 
Tecnici britannici della Scuola di tecnologia carrista di [[Cobham (Surrey)|Cobham]] esaminarono un semovente M40 catturato in Africa e redassero una relazione lusinghiera, ancorché non facesse cenno all'efficacia dell'armamento. Nonostante la relazione fosse stata influenzata dai progressi posteriori alla realizzazione del semovente, i britannici lodarono la meccanica definendola efficiente e pratica, specie le sospensioni e la sterzatura. Il motore 8T, pur di insufficiente potenza, fu considerato assai compatto e di facile accessibilità. Le uniche critiche furono mosse alla blindatura (al di sotto degli standard alleati) e fu lamentata sia l'assenza di protezione antischegge, sia l'esposizione delle sospensioni, particolarmente vulnerabili alle [[Mina terrestre|mine terrestri]].<ref>{{Cita|Pignato 2010|pp. 17-18}}.</ref>
 
[[File:Breda Mod.38 binate m13.jpg|miniatura|Le mitragliatrici binate Breda da 8&nbsp;mm in casamatta, che inizialmente armavano i carri comando M40]]
 
L'armamento principale era costituito dall'[[obice]] [[75/18 Mod. 1934/1935]] in [[casamatta]], accoppiato a un [[fucile mitragliatore]] [[Breda Mod. 30]] da 6,5&nbsp;mm, che rappresentò l'armamento standard del semovente. Il cannone era collegato attraverso degli orecchioni a uno scudo sferico provvisto di due perni verticali. Lo scudo trovava spazio nella parte destra della lamiera della camera di combattimento ed era fissato a questa tramite due supporti imbullonati, sorreggenti i due perni verticali. Il brandeggio consentito era di 20° a destra e 18° a sinistra, l'[[alzo]] copriva da +22° a -12°; il congegno dell'alzo era sistemato sull'orecchioniera a destra dello scudo sferico. Per mantenere ferma la bocca da fuoco durante la marcia del veicolo fu predisposta una barra di collegamento, fissata anteriormente sul supporto dello scudo sferico, che poteva agganciarsi su un apposito supporto a dente fissato sulla bocca da fuoco. Il fucile mitragliatore invece era dislocato sul tetto della camera di combattimento: dotato di supporto verticale con apposito alloggiamento, in caso di scontro a fuoco permetteva di far uscire l'arma e sorreggerla.<ref name=P24>{{Cita|Pignato 2010|p. 24}}.</ref>
 
Il [[munizione|munizionamento]] del cannone era costituito da 44 proietti sistemati in apposite casse sul fondo della camera di combattimento. Inizialmente erano impiegabili [[Proiettile perforante|granate perforanti]] da 75&nbsp;mm e anche le granate pari calibro del pezzo da montagna [[Škoda 7,5 cm Vz. 1915]], dette Mod. 32. In seguito furono introdotti proietti [[High Explosive Anti-Tank|E.P.]] ("effetto pronto") ed E.P.S. ("effetto pronto speciale") di maggiore efficacia contro i carri armati. I successi ottenuti, specie con le granate E.P.S. che, da alcuni dati di tiro, risulta riuscisse a perforare a 90° di incidenza spessori di 120&nbsp;mm, furono tali che ne fecero uso anche i tedeschi [[Campagna d'Italia (1943-1945)|contro le forze alleate in Italia]] per tutta la durata del conflitto<ref>{{Cita|Pignato 2010|pp. 31-32}}.</ref>{{#tag:ref|Nel 1942, sullo stesso telaio del semovente, fu collaudato l'obice [[75/32 Mod. 1937]], inserito nei supporti modificati per l'occasione. Rispetto al 75/18 godeva di maggiore [[Velocità alla volata|velocità iniziale]] ma le munizioni più grandi limitavano la dotazione di granate a 42. La modifica non convinse e gli sarà preferita la 75/34. Vedi: {{cita|Pignato 2010|p. 33}}.|group=N}}.
 
Per la guida, l'esplorazione del territorio, la mira e il puntamento del cannone, la camera di combattimento era dotata di un'apertura anteriore rettangolare munita di portellino sul lato sinistro frontale, di due feritoie circolari protette da piastre girevoli (situate ai lati della parete posteriore, di un [[Episcopio (ottica)|iposcopio]] e di un cannocchiale panoramico per la visione indiretta. Quest'ultimo era poi dotato di una graduazione in millesimi per l'osservazione del tiro. Per il puntamento del cannone si provvedeva con l'apposito alzo, modificato nell'asse verticale per garantire l'alloggiamento degli organi di parallelismo e direzione.<ref name=P24/>
 
== Versioni ==
=== Il carro comando M40/M41 ===
[[File:Bundesarchiv Bild 101I-304-0614-15A, Italien, italienisches Sturmgeschütz Semovente.jpg|miniatura|upright=0.8|Semovente 75/18 colpito durante i combattimenti a Porta San Paolo, Roma, 1943.]]
 
Parallelamente al semovente da 75/18 ne fu sviluppata la variante [[carro comando]]: un normale M13/40 privo di [[Torretta (cannone)|torretta]] e dotato delle necessarie attrezzature per la direzione del tiro delle batterie e per i collegamenti radio. Il vano torretta, inizialmente chiuso, era dotato di un accesso superiore con gli stessi due portelli del carro armato originale; durante la produzione di serie furono comunque ricavati quattro sportelli in totale, che consentivano maggiore spazio agli osservatori. Nella camera di combattimento alloggiavano a sinistra il pilota e a destra il mitragliere, sui due seggiolini posteriori prendevano posto il comandante e il [[Trigonometria|goniometrista]]. Il mitragliere era addetto a due Breda 38 da 8&nbsp;mm sull'M40, rimpiazzate da una singola [[Breda Mod. 31]] da 13,2&nbsp;mm nelle successive versioni; nel vano si trovava inoltre un'altra mitragliatrice Breda da 8&nbsp;mm con supporto speciale a bocca di lupo per il tiro [[Arma contraerea|contraereo]]. All'interno del veicolo erano infine distribuite le munizioni, gli apparecchi ottici, gli strumenti di controllo e gli organi di guida. Sulle estremità superiore e posteriore del lato destro del tetto erano posizionati i supporti per le due antenne delle stazioni radiotrasmittenti. Il cannocchiale panoramico era sistemato sull'angolo sinistro del tetto.<ref>{{Cita|Pignato 2010|pp. 18-19-20}}.</ref>
 
=== Semovente M42 ===
{{vedi anche|75/34 (semovente)}}
Le ultime ordinazioni di semoventi nell'estate 1942 comprendevano anche 253 mezzi armati con il [[75/34 Mod. S.F.]]: infatti, dopo l'installazione sperimentale del pezzo da 75/32 al posto del 75/18, si preferì utilizzare il 75/34 su scafo M42. Di tutti i nuovi M42 ordinati solo una sessantina furono consegnati alle truppe corazzate nell'agosto 1943. Va evidenziato che l'Ispettorato superiore dei Servizi Tecnici Armi e Munizioni, già dal gennaio 1940, considerava la sistemazione del 75/18 su scafo M13/40 come una «situazione di compromesso per ragioni inderogabili d'urgenza» e, contemporaneamente, e riteneva che si sarebbe dovuto mettere allo studio un nuovo affusto semovente armato con cannone da 75/34; si preferì aspettare due anni per poter usufruire del più veloce scafo modello M42.<ref>{{Cita|Pignato 2010|p. 49}}.</ref>
 
Il primo modello di M42 fu portato ai collaudi di tiro il 15 marzo 1943 e, grazie alla migliore velocità iniziale del proietto di 618&nbsp;[[Metro al secondo|m/s]], si stabilì che poteva raggiungere una gittata di {{formatnum:12000}} metri. L'impostazione del relativo carro comando fu mantenuta molto simile al modello precedente, a parte lo spostamento del portello d'accesso sul lato destro. Unica variante fu la produzione di un carro comando diversamente attrezzato per l'aerocooperazione e, quindi, provvisto della stazione standard RF 1CA e dell'apparato radio RF 3M, di maggiore potenza rispetto all'apparato radio d'ordinanza RF 2CA.<ref>{{Cita|Pignato 2007|p. 95}}.</ref> L'armamento del carro comando rimase invariato, tuttavia lo spazio rimasto consentì di trasportare solo venti caricatori con [[Cartuccia (munizione)|cartucce]] da 13,2&nbsp;mm rispetto ai trentasette tipici dei carri comando M40/41. Il semovente 75/34 poteva caricare 45 proiettili anziché 44 e {{formatnum:1344}} cartucce anziché {{formatnum:1104}}; la corazzatura anteriore della casamatta fu però spostata in avanti di 110&nbsp;mm per far posto al pezzo, il quale aveva un brandeggio leggermente minore rispetto al 75/18: 18° a destra e 18° a sinistra.<ref>{{Cita|Pignato 2010|pp. 52-59}}.</ref>
 
=== Gli ultimi 75/18 ===
Dopo la resa italiana dell'8 settembre 1943 le sopraggiunte autorità tedesche d'occupazione ripresero la produzione del 75/18 con lievi modifiche. Sul retro della sovrastruttura e sulla parte posteriore dello scafo fu aggiunto un secondo rullo di scorta per le candele fumogene (dispositivo montato sui veicoli del Regio Esercito solo dall'estate 1943)e il portello d'accesso superiore destro fu diviso in due pezzi incernierati fra loro. I nuovi 75/18 e 75/34, insieme a quasi tutti i veicoli di produzione Ansaldo, parteciparono sotto le insegne tedesche a tutti i combattimenti della campagna d'Italia fino al 2 maggio 1945.<ref>{{Cita|Pignato 2010|p. 559}}.</ref>
 
== VersioniEsemplari derivatesuperstiti ==
[[File:Italian self propelled gun WW II.jpg|thumb|Esemplare al Parco della rimembranza ([[Bergamo]])]]
{{vedi anche|Semovente 75/34|Ansaldo 105/25 M.43}}
Diversi esemplari di 75/18 sono sopravvissuti fino a oggi. Uno dei primi M40 fabbricati (targa RE 4445) è all'[[United States Army Ordnance Training and Heritage Center]] presso l'[[Aberdeen Proving Ground]] (trasferito a [[Fort Lee (Virginia)]] e un altro è in [[Francia]] al [[Museo dei blindati (Saumur)|Museo dei blindati]] di [[Saumur]]; un carro comando M41 (RE 5707) e un semovente M41 (RE 4475?) sono al [[Museo storico della motorizzazione militare]] di [[Roma]]. Un M41 (RE 5727) si trova presso la [[OTO Melara]] di [[La Spezia]], in ottime condizioni dopo il restauro avvenuto su richiesta della azienda stessa. Diversi M41 sono stati monumentalizzati: uno alla [[Scuola di cavalleria dell'Esercito Italiano|Scuola cavalleria]] di [[Lecce]], uno al [[Reggimento Artiglieria Terrestre "a Cavallo"|Reggimento artiglieria a cavallo "Voloire"]] di [[Milano]] e due in caserme di artiglieria in Veneto. Esistono poi diversi relitti di semoventi da 75/18, come l'M41 senza bocca da fuoco al Museo [[Diego de Henriquez|De Henriquez]] di [[Trieste]]; un probabile M40, con vistosi danni agli organi di movimento, è esposto al Museo della battaglia di [[El Alamein]]<ref name=P96/> e un M42 (RE 6173) restaurato è alla [[Rocca di Bergamo]]<ref>{{cita web|url= http://www.preservedtanks.com/Types.aspx?TypeCategoryId=5400|titolo= Semovente da 75/18 Assault Gun|editore= Preserved Tanks .com|accesso= 25 marzo 2015|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20150402120440/http://www.preservedtanks.com/Types.aspx?TypeCategoryId=5400|urlmorto= sì}}</ref>.
Lo sviluppo finale fu l'[[Ansaldo 105/25 M.43|M43]], costituito da un cannone da 105/25 sul telaio M15, del quale fu prodotta però solo una ventina di esemplari. Anche la versione col 75/46, cannone a canna lunga, era molto efficace, soprattutto con le granate perforanti EP (Effetto Pronto) equivalenti alle HEAT alleate. Esso era stato non solo allargato ma anche ridisegnato nella parte anteriore e la sua corazzatura frontale, parzialmente costituita con ghiaia<ref>''I corazzati italiani dal 1917 al 1945'' di Emiliano Ciaralli</ref>, arrivava a 75&nbsp;mm (100 mm considerando la ghiaia).
 
In totale sono stati conservati diciotto semoventi e un carro comando. Nella lista seguente gli esemplari indicati in '''neretto''' sono meccanicamente funzionanti:<ref>{{cita web|url= http://the.shadock.free.fr/Surviving_Panzers.html|titolo= Surviving Panzers|editore= shadock.free.fr|accesso= 14 luglio 2016}}</ref>
=== Caratteristiche dell'M42 ===
 
[[File:Museum at El Alamein - Flickr - heatheronhertravels (8).jpg|miniatura|Il semovente 75/18 esposto al Museo della battaglia di El-Alamein]]
=== Esemplari restaurati ===
 
* Carro Comando M41 - [[Museo storico della motorizzazione militare]] (Roma-Cecchignola)
== Galleria di foto ==
* Semovente M40 da 75/18 - Musée des Blindés (Saumur, Francia)
<gallery>
* Semovente M40 da 75/18 - El Alamein War Museum (El Alamein, [[Egitto]])<ref>Esemplare privo di cingoli.</ref>
Image:Bundesarchiv Bild 101I-304-0614-15A, Italien, italienisches Sturmgeschütz Semovente.jpg|Semovente 75/18 colpito durante i combattimenti a Porta San Paolo, Roma, 1943.
* '''Semovente M41 da 75/18''' - Museo storico della motorizzazione militare (Roma-Cecchignola)
Image:Ansaldo 75-18 laterale.jpg|Vista laterale di un semovente 75/18
* '''Semovente M41 da 75/18''' - [[OTO Melara]] (La Spezia)
Image:3ro portacarri div ariete.jpg|Colonna sulla [[Via Balbia]] di 3Ro Portacarri che trasportano su rimorchio gli [[M13/40]] della [[Divisione Ariete]]
* '''Semovente M41 da 75/18''' - Associazione Raggruppamento SPA (Piemonte)
</gallery>
* Semovente M41 da 75/18 - Caserma "Libroia" - 45º Reggimento trasmissioni ([[Nocera Inferiore]])
* Semovente M41 da 75/18 - Caserma "Scalise" - Reggimento artiglieria a cavallo "Voloire" ([[Vercelli]])
* Semovente M41 da 75/18 - Caserma "Baldassarre" - 132º Reggimento artiglieria corazzata "Ariete" ([[Maniago]])
* Semovente M41 da 75/18 - Museo di guerra per la pace Diego de Henriquez (Trieste)
* Semovente M41 da 75/18 - Caserma "Piave" - Comando Generale della [[Guardia di Finanza]] (Roma)
* Semovente M41 da 75/18 - Caserma "Zignani" - Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito Italiano (Roma)
* Semovente M41 da 75/18 - Caserma "Zappalà" - Scuola di cavalleria dell'Esercito Italiano (Lecce)
* Semovente M41 da 75/18 - U.S. Army Ordnance Training and Heritage Center (Fort Lee - Virginia, [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]])
* Semovente M41 - Monumento ai Carristi d'Italia ([[Marsala]])
* Semovente M42 da 75/18 - Caserma "Babini" - 4º Reggimento carri ([[Bellinzago Novarese]])
* Semovente M42 da 75/18 - Parco della Rimembranza ([[Lonate Pozzolo]])
* Semovente M42 da 75/18 - [[Parco delle Rimembranze (Bergamo)]]<ref>Esemplare parzialmente restaurato.</ref>
* Semovente M42 da 75/18 - [[Museo dell'aviazione di Rimini]] (Rimini)
 
== Note ==
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=== Bibliografiche ===
{{<references|auto}}/>
 
== Bibliografia ==
* {{cita libro|autore=Nicola Pignato|titolo=Semovente da 75/18|editore=Albertelli edizioni speciali|città=Parma|opera=Storia militare|anno=2010|isbn=978-88-8737-278-6|cid=Pignato 2010}}
* {{cita libro|autore=Nicola Pignato|titolo=I mezzi blindo-corazzati italiani 1923-1943|editore=Albertelli edizioni speciali|città=Parma|opera=Storia militare|anno=2007|isbn=978-88-7372-462-9|cid=Pignato 2007}}
* Sgarlato Nico, Semoventi italiani in action, Parma Delta Editrice , Eserciti nella Storia ,2024
* {{cita libro|autore=Nicola Pignato|coautore=Filippo Cappellano|titolo=Gli autoveicoli da combattimento dell'Esercito Italiano|volume=vol. II (1940-1945)|editore=Stato Maggiore dell'Esercito - Ufficio Storico|città=Roma|anno=2002|isbn={{NoISBN}}|cid=}}
* {{cita libro|autore=Nicola Pignato|coautore=Filippo Cappellano|titolo=Gli autoveicoli da combattimento dell'Esercito Italiano|volume=vol. II (1940-1945)|editore=Stato Maggiore dell'Esercito - Ufficio Storico|città=Roma|anno=2002|isbn=no|cid=}}
 
== Voci correlate ==
* [[SemoventeSturmgeschütz 75/34IV]]
* [[Semovente M.41 da 90/53]]
* [[Semovente43M Zrínyi 105/25II]]
* [[Semovente 149/40BT-42]]
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto|commons=Category:Semovente 75/18}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{en}}cita [web|url=http://www.comandosupremo.com/Semovente7518.html |titolo=semovente 75/18 in comandosupremo.com]|lingua=en|accesso=17 ottobre 2006|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20101007113007/http://comandosupremo.com/semovente7518.html|urlmorto=sì}}
*{{en}} [http://www.tanks-encyclopedia.com/ww2/italy/Semovente_da_75-18.php semovente da 75/18 su tanks.encyclopedia.com]
 
{{Artiglieria italiana II GM}}
{{Veicoli italiani}}
 
{{Portaleportale|guerra|Mezzimezzi corazzati|seconda guerra mondiale|Storia}}
 
[[Categoria:Veicoli militari italiani della seconda guerra mondiale]]