Max Scheler: differenze tra le versioni

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{{Bio
|Nome = Max
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|GiornoMeseMorte = 19 maggio
|AnnoMorte = 1928
|Attività = filosofo
|Epoca = 1900
|Attività = filosofo
|Nazionalità = tedesco}}
|Nazionalità = tedesco
|Immagine = Max Scheler.jpg
}}
 
Fu, assieme a [[Edmund Husserl|Husserl]], uno dei maggiori esponenti della [[fenomenologia]] tedesca.
 
== Biografia ==
Per volere della madre, Max Scheler ricevette una rigida formazione religiosa [[ebraismo|ebraica]], che abbandonò a 25 anni in seguito alla conversione al [[cattolicesimo]], dal quale a sua volta prese le distanze nell'ultima fase della sua vita.
 
DiFin madre ebrea e padre protestante si convertì al cattolicesimo, anche se nell'ultima fase della sua vita se ne allontanò. Dada giovane si appassionò alla lettura di [[Friedrich Nietzsche|Nietzsche]] e poi di [[Henri Bergson|Bergson]], che assieme a [[Franz Brentano]] esercitarono un influsso decisivo sul suo pensiero. Studiò medicina a München[[Monaco di Baviera|Monaco]] e successivamente filosofia e sociologia a [[Berlino]] con Wilhelm [[Wilhelm Dilthey]], [[Carl Stumpf]] e [[Georg Simmel]]. A [[Jena]] venne a contatto con il [[Neokantismo]] (soprattutto nelle sue dottrine etiche ed epistemologiche) e nel 1897 completò il dottorato sotto la guida di [[Rudolf Christoph Eucken|Rudolf nel 1897Eucken]] con una tesi su "Contributi persulla stabilireconstatazione ledelle relazioni tra lei relazioniprincipi logichelogici ed eticheetici" (''Beiträge zur Feststellung der Beziehungen zwischen den logischen und ethischen Prinzipien''). Nel 1899 ottenne l'abilitazione con launa tesi su "Il metodo trascendentale ede il metodo psicologico" (''Die transzendentale und die psychologische Methode'').
 
Fra il 1900 e il 1913 si avvicinò alla fenomenologia di Edmund [[Husserl]], anche se non si considerò mai un allievo di Husserl, ma casomai di Brentano. Dal 1913 (uscita del primo volume del ''Formalismus'') fino al 1927 (uscita di ''Essere e Tempo'' di [[Heidegger]]) fu considerato il maggior filosofo tedesco per le sue analisi sulla persona e sulla sfera affettiva (il fenomeno del risentimento, del pudore, della simpatia, dell'amare e dell'odiare, dell'umiltà, della meraviglia, della sofferenza, dell'angoscia della morte) in cui sviluppa e rivede molte tematiche nietzschiane con una sensibilità profondamente ispirata dal cristianesimo (per questo venne soprannominato da Ernst Troeltsch il "Nietzsche cattolico"). Nell'autunno del 1914 abbandonò l'iniziale entusiamo con cui aveva accolto la notizia dell'entrata in guerra della Germania e cominciò a criticare il militarismo tedesco. Nel primo dopoguerra divenne uno dei più importanti punti di riferimento del mondo culturale cattolico tedesco anche grazie all'uscita di "L'eterno nell'uomo". Anche successivamente alla presa di distanza dal cattolicesimo continuò a porre al centro dei suoi scritti il problema di Dio e del sacro, contrapponendosi sia al processo di desacralizzazione del mondo e alle varie forme di relativismo sia al dogmatismo etico e comunque rimase sempre molto legato al cattolicesimo. Per questo fu sempre di difficile collocazione, ma anche uno dei filosofi più segretamente influenti del XX secolo<ref>Franco Volpi, ''Scheler incognitus'', in: «Verifiche» 1978, 85-104</ref> e diversi accenti del suo pensiero sono facilmente riconoscibili ad es. in Heidegger, in [[Maria Zambrano]]<ref>"L'amore e la morte, eluse dalla filosofia pura, mi diedero coraggio, quando scoprii l<nowiki>'</nowiki>''ordo amoris'' di Max Scheler, per me più decisivo del concetto di angoscia di Kierkegaard" (M. Zambrano, Verso un sapere dell'anima, Milano 1996, 7). "Così ci sentiamo di fronte alla rivelazione che ci offre la Ragione secondo il suo nuovo significato: quello di essere guida, cammino di vita. In questo cammino avvertiamo la necessità di un sapere dell'anima, di un ordine della nostra interiorità. A ciò mirano gli scritti postumi di Max Scheler, Ordo amoris e Morte e sopravvivenza" (ibid., 13).</ref>, nella fenomenologia della corporeità di [[Merleau Ponty]]<ref>R. Guccinelli, ''Le direzioni del sentire. Intersoggettività e conoscenza interpersonale tra Scheler e Merleau-Ponty'', in: http://mondodomani.org/dialegesthai/rgu01.htm; inoltre: M. Spina, ''Al cuore dell'esperienza. Scheler nella prospettiva di Merleau-Ponty'', in: http://mondodomani.org/dialegesthai/msp01.htm</ref>, come anche nel testo di [[Hans Jonas]] sul concetto di Dio dopo Auschwitz. Morì prematuramente nel 1928 a 53 anni. Il suo primogenito Wolfgang Heinrich Scheler venne ucciso dai nazisti alla fine degli anni Trenta nel Lager di Oranienburg come "materiale umano inferiore".<ref>Cfr. M. Mader, ''Scheler'', Hamburg 1980, pag. 140.</ref>
Fra il 1900 e il 1913 si avvicinò alla fenomenologia di [[Edmund Husserl]], pur continuando a considerarsi un allievo di Brentano. Dal 1913 (uscita del primo volume del ''Formalismus'') fino al 1927 (uscita di ''[[Essere e tempo|Essere e Tempo]]'' di [[Martin Heidegger|Heidegger]]) fu considerato il maggior filosofo tedesco per le sue analisi sulla persona e sulla sfera affettiva (il fenomeno del risentimento, del pudore, della simpatia, dell'amare e dell'odiare, dell'umiltà, della [[meraviglia]], della sofferenza, dell'angoscia della morte) in cui sviluppa e rivede molte tematiche nietzscheane con una sensibilità profondamente ispirata dal cristianesimo (per questo fu soprannominato da [[Ernst Troeltsch]] il "Nietzsche cattolico").
 
Nell'autunno del 1914 abbandonò l'iniziale entusiasmo con cui aveva accolto la notizia dell'entrata in guerra della [[Germania]] e cominciò a criticare il militarismo tedesco.
 
Nel primo dopoguerra divenne uno dei più importanti punti di riferimento del mondo culturale cattolico tedesco anche grazie all'uscita di "L'eterno nell'uomo". Nel 1923 si allontanò dalla chiesa cattolica, anche se rimase legato ai temi fondamentali del cattolicesimo e continuò a porre al centro dei suoi scritti il problema di Dio e del sacro, contrapponendosi sia al processo di desacralizzazione del mondo e alle varie forme di relativismo sia al dogmatismo etico.
 
Morì prematuramente nel 1928 a 53 anni. Il suo primogenito Wolfgang Heinrich Scheler fu ucciso dai nazisti alla fine degli [[anni 1930]] nel [[campo di concentramento di Oranienburg]] come "materiale umano inferiore".<ref>Cfr. M. Mader, ''Scheler'', Hamburg 1980, pag. 140.</ref>
 
==Pensiero==
===Persona e atto===
 
===Persona e atto===
Il nucleo del suo pensiero è costituito dalla cosiddetta ''Materiale Wertethik'' (l'etica materiale dei valori sviluppata fra il 1913 eil 1916 nel ''Formalismus''), come premessa per una teoria della persona e dei rapporti interpersonali. Scheler vede nella riduzione kantiana della persona a soggetto logico della ragion pratica una spersonalizzazione della persona. La persona non è neppure identificabile con l'Io, come soggetto della sfera psichica, o con un'anima dualisticamente contrapposta al corpo. Non coincide neppure con lo spirito in quanto, come portatrice di valori attraverso l'esecuzione di atti, è la persona che rende concreto lo spirituale in una identità irriducibile: è lo spirituale fattosi visibile nell'individuale.<ref>Giovanni Ferretti, Max Scheler, Vol I, ''Fenomenologia e antropologia personalistica'', Milano 1972</ref> La persona è piuttosto un ordine del sentire (''ordo amoris'') che si esprime nell'atto: è «la concreta unità ontologica, in se stessa essenziale, di atti di diversa natura». Ad ogni atto inerisce la persona nella sua totalità, ma senza esaurire nell’atto stesso il suo essere. Nell'esecuzione dell'atto la persona diviene nel rapporto con gli altri. Sempre in contrasto con Kant la persona realizza se stessa nell'atto agapico dell'amare<ref>A. R. Luther, ''Persons in Love'', The Hague 1972</ref>. Se nel ''Formalismus'' vigeva ancora una completa autonomia della persona nei confronti della vita, nell'ultimo periodo tale autonomia viene ripensata all'interno di un processo di sublimazione delle energie dal basso verso l'alto: la persona assume le proprie energie dalla sfera vitale, ma nella ''co-esecuzione'' dell'atto offre loro la possibilità di svilupparsi in una direzione completamente autonoma dalla logica vitale. In tal modo, superando il dualismo anima-corpo, la persona finita diventa centro concreto di atti che si esprime in un corpo-vivo (''Leib'').
Il nucleo del suo pensiero è costituito dalla cosiddetta ''Materiale Wertethik'' (l'etica materiale dei valori sviluppata fra il 1913 e il 1916 nel ''Formalismus''), come premessa per una teoria della persona e dei rapporti interpersonali. "Materiale" è considerato da Scheler in opposizione a "formale" e non significa assolutamente "materialista", ma contenutistico. Scheler vede nella concezione kantiana della persona intesa come soggetto logico della ragion pratica ("Homo noumenon") una spersonalizzazione della persona stessa, in quanto Kant ha considerato l'umanità astratta. La persona va invece considerata, secondo Scheler, nella sua individualità. La persona non è neppure identificabile con l'Io, come soggetto della sfera psichica, o con un'anima dualisticamente contrapposta al corpo. Non coincide con lo spirito in quanto, come portatrice di valori attraverso l'esecuzione di atti, è la persona che rende concreto lo spirituale in un'identità irriducibile: è lo spirituale fattosi visibile nell'individuale.<ref>Giovanni Ferretti, Max Scheler, Vol I, ''Fenomenologia e antropologia personalistica'', Milano 1972</ref> La persona non è infine neppure una sostanza, è piuttosto un ordine del sentire (''ordo amoris'') che si esprime nell'atto: è «la concreta unità ontologica, in se stessa essenziale, di atti di diversa natura». A ogni atto inerisce la persona nella sua totalità, ma senza esaurire nell'atto stesso il suo essere. Nell'esecuzione dell'atto la persona diviene nel rapporto con gli altri. Sempre in contrasto con Kant la persona realizza sé stessa nell'atto agapico dell'amare<ref>A. R. Luther, ''Persons in Love'', The Hague 1972</ref>. Se nel ''Formalismus'' vigeva ancora una completa autonomia della persona nei confronti della vita, nell'ultimo periodo tale autonomia viene ripensata all'interno di un processo di sublimazione delle energie dal basso verso l'alto: la persona assume le proprie energie dalla sfera vitale, ma nella ''co-esecuzione'' dell'atto offre loro la possibilità di svilupparsi in una direzione completamente autonoma dalla logica vitale. In tal modo, superando il dualismo anima-corpo, la persona finita diventa centro concreto di atti che si esprime in un corpo-vivo (''Leib'').
 
===Persona e diritto===
Un problema molto controverso è quello del rapporto fra persona e diritto in Scheler.<ref>M. A. Marquez, ''Derecho y valor'', Madrid 2004</ref> Scheler svolge analisi molto dettagliate su come nelle diverse società e epoche storiche sia stato diversamente considerato l'omicidio. La variazione dell'ethos e la diversità delle varie culture non permettono di far riferimento a un'idea univoca di persona partendo dal diritto vigente (proprio questi motivi avevano indotto Scheler a fondare la persona ontologicamente). Nel ''Formalismo'' Scheler nota che il diritto storicamente non ha considerato come omicidio l’uccisionel'uccisione di chi in quel momento non veniva riconosciuto socialmente come persona (schiavi, donne, malati mentali, stranieri, popolazioni nemiche, ecc.)., Mama l’esserel'essere persona essendoè inoggettivabile. Per questo motivo sfugge ai confini che il diritto ha, di volta in volta, storicamente tracciato fra persona e non persona a seconda delle più disparate esigenze, per cui questo confine è inutilizzabile: non si può far coincidere la persona con quello che il diritto definisce un individuo responsabile e quindi imputabile. Secondo Scheler anche i malati mentali e i bambini sono persone, pur non essendo per il diritto responsabili penalmente delle loro azioni. Come: persona rimane anche un individuo che entra in coma. In questi casi «si può solo affermare che la malattia rende completamente invisibile la personalità e che non è pertanto possibile alcun giudizio su di essa» (''Formalismo'', tr. it. 594).
 
=== Il valore e la gerarchia dei valori ===
Premettendo al volere la ''materia'' dei valori e indagando le componenti emozionali della vita morale, Scheler ha inteso operare una revisione critica del formalismo e dell'intellettualismo dell'etica di [[Immanuel Kant]], di cui peraltro egli accetta l'apriorismo anti psicologistico. Infattie anti utilitaristico; infatti, il coglimento del valore non è il contagio affettivo dei comportamenti gregari, ma l'atteggiamento simpatetico, in cui la presenza del valore unisce le persone senza abolire la loro distanza.
Secondo Scheler non è la volontà buona che definisce il valore, ma al contrario l'altezza del valore scelto che qualifica l'intenzione. Le classi di valore sono ordinate secondo una gerarchia non convenzionale (da quelli sensibili ai valori vitali, spirituali e del sacro), a cui corrisponde un graduale incremento oggettivo dell'apertura che porta dalla chiusura ambientale all'apertura al mondo (''Weltoffenheit''), in un processo soterico la cui espressione massima è raggiungibile attraverso il valore del sacro. In altri termini Scheler con valore intende qualcosa di profondamente diverso da ciò che Heidegger e [[Carl Schmitt|Schmitt]] criticano con valore. Quando Scheler definisce il valore come protofenomeno (''Urphänomen'') esclude che il valore possa essere ridotto a un attributo o una qualità del fenomeno dato: se è protofenomeno è qualcosa che rende possibile il fenomeno stesso. Il valore del valore non è nell'essere una qualità, ma nel permettere al fenomeno di venire alla luce: per questo il valore è il "primo messaggero dell'oggetto". In questo senso va completamente reinterpretato anche il concetto di gerarchia dei valori: le classi di valori rappresentano altrettanti gradi di apertura al mondo. In questa direzione il valore più che una qualità è un "diaframma esistenziale" capace di regolare l'apertura al mondo.<ref>G. Cusinato, ''Katharsis'', Napoli 1999, 235-259: Id., ''Orientamento al bene e trascendenza dal sé. Il problema dell’oggettività dei valori in Max Scheler'', in: «Verifiche», 2012, 39-63.</ref>.
 
Secondo Scheler non è (come in Kant) la volontà buona (la purezza dell'intenzione) che definisce il valore, ma al contrario l'altezza del valore scelto che qualifica l'intenzione. Le classi di valore sono ordinate secondo una gerarchia non convenzionale:1) i valori sensibili, 2) i valori vitali, 3) i valori spirituali e 4) i valori del sacro. A questi valori corrisponde un graduale incremento oggettivo dell'apertura, che porta, dalla chiusura ambientale, all'apertura al mondo (''Weltoffenheit''), in un processo esoterico, la cui espressione massima è raggiungibile attraverso il valore del sacro. Di particolare importanza sono i valori vitali: l'avere preso in grande considerazione i valori vitali, procurò a Scheler il celebre appellativo di"Nietzsche cristiano".
=== I limiti della critica di Schmitt al concetto di valore ===
Di questa nuova concezione del valore come indice della ''Weltoffenheit'' non c'è traccia nella celeberrima interpretazione di C. Schmitt sulla così detta "tirannia dei valori".<ref>C. Schmitt, ''La tirannia dei valori'', Adelphi 2008</ref> Schmitt critica in modo convincente un concetto di valore che però era già stato superato da Scheler stesso nella sua etica materiale. Schmitt concentra la sua attenzione su di un passo ambiguo che Scheler riprende da Brentano: «la non esistenza d’un valore negativo è in sé un valore positivo». Tuttavia Schmitt per dimostrare la propria tesi aveva bisogno d'includere in esso l’idea di un’azione attivamente "negatrice" del valore positivo su quello negativo. Dal momento che tale idea nel testo di Scheler non c'era, gliela aggiunge lui stesso, così nella citazione di Schmitt il passo di Scheler diventa: «La ''negazione'' d’un valore negativo è un valore positivo» (Schmitt ''Tyrannei'', 38). A questo punto Schmitt può concludere che «quel principio di Scheler consente di ripagare il male con il male e in questo modo di trasformare la nostra terra in un inferno, e l’inferno in un paradiso dei valori» (Schmitt, ''Tyrannei'', 39).
La differenza fra il concetto di valore criticato da Schmitt e quello proposto da Scheler risulta evidente se si tiene presente che Schmitt ritiene che il principio costitutivo di ogni gerarchia dei valori indichi necessariamente un rapporto di forza fra i valori, per cui il valore superiore è quello capace d’imporsi "militarmente" sugli altri:
un valore, per Schmitt, vale solo nella misura in cui "si fa valere con la forza". Scheler al contrario sostiene che proprio i valori più alti sono quelli più fragili e trascurati dall'uomo. L'azione etica per Scheler non consiste nell’eliminazione d’un valore in se stesso negativo, piuttosto bene è il volere il valore più alto in relazione alla solidarietà verso la comunità illimitata delle persone che amano. Tale atto del preferire non implica però alcuna violenza verso il valore non scelto. Al contrario i valori personali si affermano non distruggendo i valori economici, ma solo dopo che i valori economici sono stati «appagati» e rilasciano, in un processo di ''sublimazione'', la loro energia ai valori superiori. Nella storia, per Scheler, l'uomo si è sempre dedicato, tranne in rare e momentanee eccezioni, all'arte e alla cultura solo ''dopo'' aver appagato in qualche misura la fame e i bisogni primari. Questi bisogni primari in sé non sono affatto negativi, ma assolutamente positivi. Negativo è casomai l'assolutizzarli o il continuare a orientarsi ad essi, a scapito dei valori estetici o solidaristici, anche quando sono stati appagati. Si può inoltre tracciare un parallelo fra la "gerarchia dei valori" di Scheler e la "gerarchia dei bisogni" di Maslow.<ref>Sui limiti della critica di Schmitt a Scheler cfr. G. Cusinato, ''Katharsis'', op. cit. 226-227</ref>
 
Ritornando al concetto di valore, con questo Scheler intende qualcosa di diverso da bene e fine; infatti bene è una cosa che incorpora un valore, ma non lo esaurisce, in quanto il valore è trascendente. Il fine è poi il termine di un'aspirazione che può avere (o non avere) valore. Da ciò si desuma la distanza che separa l'etica di Scheler dall'etica scolastica, in particolar modo tomista, ripresa in Italia, nel '900, dal Neotomismo di Olgiati, Vanni-Rovighi e Bontadini.
===La funzionalizzazione dell'''ordo amoris'' e il problema dell'intuizione dei valori===
 
Inoltre il valore, come è inteso da Scheler, è anche profondamente diverso da ciò che, come valore, è criticato da [[Martin Heidegger|Heidegger]] e [[Carl Schmitt|Schmitt]]: quando Scheler definisce il valore come protofenomeno (''Urphänomen'') esclude che il valore possa essere ridotto a un attributo o una qualità del fenomeno dato. Se è protofenomeno, è qualcosa che rende possibile il fenomeno stesso. La proprietà del valore non è nell'essere una qualità, ma nel permettere al fenomeno di venire alla luce: per questo il valore è il "primo messaggero dell'oggetto". In questo senso va completamente reinterpretato anche il concetto di gerarchia dei valori: le classi dei valori rappresentano altrettanti gradi di apertura al mondo. In questa direzione il valore, più che una qualità, è un "diaframma esistenziale" capace di regolare l'apertura al mondo.<ref>G. Cusinato, ''Katharsis'', Napoli 1999, 235-259: Id., ''Orientamento al bene e trascendenza dal sé. Il problema dell'oggettività dei valori in Max Scheler'', in: «Verifiche», 2012, 39-63.</ref>.
 
=== I limiti della critica di Schmitt al concetto di valore ===
Di questa nuova concezione del valore come indice della ''Weltoffenheit'' non c'è traccia nella celeberrima interpretazione di C. Schmitt sulla cosiddetta "tirannia dei valori".<ref>C. Schmitt, ''La tirannia dei valori'', Adelphi 2008</ref> Schmitt critica in modo convincente un concetto di valore che però era già stato superato da Scheler stesso nella sua etica materiale. Schmitt concentra la sua attenzione su di un passo ambiguo che Scheler riprende da Brentano: «la non esistenza d'un valore negativo è in sé un valore positivo». Tuttavia Schmitt per dimostrare la propria tesi aveva bisogno d'includere in esso l'idea di un'azione attivamente "negatrice" del valore positivo su quello negativo. Dal momento che tale idea nel testo di Scheler non c'era, gliela aggiunge lui stesso, così nella citazione di Schmitt il passo di Scheler diventa: «La ''negazione'' d'un valore negativo è un valore positivo» (Schmitt ''Tyrannei'', 38). A questo punto Schmitt può concludere che «quel principio di Scheler consente di ripagare il male con il male e in questo modo di trasformare la nostra terra in un inferno, e l'inferno in un paradiso dei valori» (Schmitt, ''Tyrannei'', 39).
La differenza fra il concetto di valore criticato da Schmitt e quello proposto da Scheler risulta evidente se si tiene presente che Schmitt ritiene che il principio costitutivo di ogni gerarchia dei valori indichi necessariamente un rapporto di forza fra i valori, per cui il valore superiore è quello capace d'imporsi "militarmente" sugli altri: un valore, per Schmitt, vale solo nella misura in cui "si fa valere con la forza". Scheler al contrario sostiene che proprio i valori più alti sono quelli più fragili e trascurati dall'uomo. L'azione etica per Scheler non consiste nell'eliminazione d'un valore in sé stesso negativo, piuttosto bene è il volere il valore più alto in relazione alla solidarietà verso la comunità illimitata delle persone che amano. Tale atto del preferire non implica però alcuna violenza verso il valore non scelto. Al contrario i valori personali si affermano non distruggendo i valori economici, ma solo dopo che i valori economici sono stati «appagati» e rilasciano, in un processo di ''sublimazione'', la loro energia ai valori superiori. Nella storia, per Scheler, l'uomo si è sempre dedicato, tranne in rare e momentanee eccezioni, all'arte e alla cultura solo ''dopo'' aver appagato in qualche misura la fame e i bisogni primari. Questi bisogni primari in sé non sono affatto negativi, ma assolutamente positivi. Negativo è casomai l'assolutizzarli o il continuare a orientarsi a essi, a scapito dei valori estetici o solidaristici, anche quando sono stati appagati. Si può inoltre tracciare un parallelo fra la "gerarchia dei valori" di Scheler e la "gerarchia dei bisogni" di Maslow.<ref>Sui limiti della critica di Schmitt a Scheler cfr. G. Cusinato, ''Katharsis'', op. cit. 226-227</ref>
 
===La funzionalizzazione dell{{'}}''ordo amoris'' e il problema dell'intuizione dei valori===
L'''ordo amoris'' è una struttura dinamica di orientamento che costituisce il ''principium individuationis'' della persona e che si esprime in particolar modo negli atti dell'amare e dell'odiare. Scheler non cerca di superare il relativismo dei valori e lo storicismo attraverso la tesi dell'intuizionismo dei valori. La recezione dei valori non avviene né attraverso l'intuizione intellettuale (l'intelletto è cieco nei confronti dei valori come l'udito nei confronti dei colori) né l'intuizione sensibile, ma attraverso un "sentire affettivo", il ''Fühlen'' indipendente dall'intelletto e dalla sensibilità. Tale recezione dei valori è a priori rispetto alla stessa percezione sensibile (tesi della priorità del "Wert-nehmen" sul "Wahr-nehmen"). Nella prima parte del ''Formalismus'' Scheler usa l'espressione "intuizione dei valori", e parla del valore come meta intenzionale di una intuizione, tuttavia già nella seconda parte del ''Formalismus'' l'intuizionismo, se con esso s'intende un atto che pretende di far a meno dei segni, viene superato precisando che la recezione del valore non è data in modo apodittico. Il fatto che i valori siano "oggettivi" non esclude che ci si possa ingannare sul loro conto o che si verifichino fenomeni di illusione etica o di distorsione valutativa (fenomeno quest'ultimo indagato esemplarmente da Scheler a proposito del risentimento). Essi inoltre sono colti da diverse prospettive, così come da diverse prospettive può essere vista una montagna (il che nel linguaggio di Husserl significherebbe che non si danno in modo apodittico). La recezione del valore richiede pertanto un complesso processo non solo ''ermeneutico'' ma pure formativo (problema della ''Bildung'' e dell'analfabetismo emozionale): esiste una ''funzionalizzazione'' dei valori (''ordo amoris'') che esprime un prospettivismo unico e irripetibile per ogni persona. Per Scheler infatti il punto di partenza dell'uomo non è l<nowiki>'</nowiki>''ordo amoris'' ma piuttosto un disordine del cuore che va costantemente rettificato grazie all'esemplarità altrui (''Vorbild'').<ref>M. Scheler, ''Modelli e capi'', Milano 2011.</ref> Invece l'idea di una intuizione dei valori di tipo apodittico, in cui il valore viene cioè colto con evidenza e senza residui, lungi dal contrastare il relativismo etico, finirebbe con il ritorcersi contro la libertà della persona e quindi risulterebbe incompatibile con il concetto stesso di etica. In tal modo si confonderebbe, come fa Carl Schmitt, l'etica materiale dei valori con la tirannia dei valori, il prospettivismo solidaristico nei confronti dell'infinito mondo dei valori con l'assolutizzazione egocentrica del proprio ''ethos''.
L'''ordo amoris'' è una struttura dinamica di orientamento che costituisce il ''principium individuationis'' della persona e che si esprime in particolar modo negli atti dell'amare e dell'odiare. Scheler non cerca di superare il relativismo dei valori e lo storicismo attraverso la tesi dell'intuizionismo dei valori. La recezione dei valori non avviene né attraverso l'intuizione intellettuale (l'intelletto è cieco nei confronti dei valori come l'udito nei confronti dei colori) né l'intuizione sensibile, ma attraverso un "sentire affettivo", il ''Fühlen'' indipendente dall'intelletto e dalla sensibilità. Tale recezione dei valori è a priori rispetto alla stessa percezione sensibile (tesi della priorità del "Wert-nehmen" sul "Wahr-nehmen"). Nella prima parte del ''Formalismus'' Scheler usa l'espressione "intuizione dei valori", e parla del valore come meta intenzionale di un'intuizione emozionale, tuttavia già nella seconda parte del ''Formalismus'' l'intuizionismo, se con esso s'intende un atto che pretende di far a meno dei segni, viene superato precisando che la recezione del valore non è data in modo apodittico. Il fatto che i valori siano "oggettivi" non esclude che ci si possa ingannare sul loro conto o che si verifichino fenomeni di illusione etica o di distorsione valutativa (fenomeno quest'ultimo indagato esemplarmente da Scheler a proposito del risentimento). Essi inoltre sono colti da diverse prospettive, così come da diverse prospettive può essere vista una montagna (il che nel linguaggio di Husserl significherebbe che non si danno in modo apodittico). La recezione del valore richiede pertanto un complesso processo non solo ''ermeneutico'' ma pure formativo (problema della ''Bildung'' e dell'analfabetismo emozionale): esiste una ''funzionalizzazione'' dei valori (''ordo amoris'') che esprime un prospettivismo unico e irripetibile per ogni persona. Per Scheler infatti il punto di partenza dell'uomo non è l{{'}}''ordo amoris'' ma piuttosto un disordine del cuore che va costantemente rettificato grazie all'esemplarità altrui (''Vorbild'').<ref>Un'approfondita analisi del concetto di esemplarità in Scheler è presente in: G. Cusinato, ''Sull'esemplarità aurorale'', saggio introduttivo a: M. Scheler, ''Modelli e capi'', tr. it. a cura di E. Caminada, Milano 2011, pp. 7-28.</ref> Invece l'idea di un'intuizione dei valori di tipo apodittico, in cui il valore viene cioè colto con evidenza e senza residui, lungi dal contrastare il relativismo etico, finirebbe con il ritorcersi contro la libertà della persona e quindi risulterebbe incompatibile con il concetto stesso di etica. In tal modo si confonderebbe, come fa Carl Schmitt, l'etica materiale dei valori con la tirannia dei valori, il prospettivismo solidaristico nei confronti dell'infinito mondo dei valori con l'assolutizzazione egocentrica del proprio ''ethos''.
 
===Linguaggio, parola, strumento===
Non è corretto affermare, come fa Geheln[[Arnold Gehlen]] in ''L'uomo'', che Scheler non si sia mai occupato del problema del linguaggio. Una discussione sull'origine e l'essenza del linguaggio è rintracciabile nel saggio del 1914 ''Sull'idea dell'uomo''. In questo saggio Scheler contesta l'interpretazione di origine pragmatista che cerca di definire l'uomo a partire dal linguaggio o dalla capacità di usare gli utensili, ma senza distinguerli adeguatamente dal segno e dallo strumento. Scheler sottolinea che la 'parola' non riporta semplicemente, come l'espressione di un urlo, ada un'esperienza vissuta ma rinvia intenzionalmente attraverso una funzione rappresentativa ada un oggetto nel mondo. La parola viene cioè vivificata da un'intenzionalità che non compare nel segno o nell'urlo di paura o nella pura espressione di dolore. In questo la parola eccede e trascende la rilevanza organica. La stessa differenza viene riscontrata a proposito dello strumento e dell'utensile. L’utensileL'utensile è qualcosa di essenzialmente diverso da un semplice strumento (ad es. un oggetto ambientale come una pietra usato, anche da certe scimmie, per schiacciare una noce), in quanto è alla base del processo di esonero delle energie verso l'alto che va sotto il nome di civilizzazione. L'utensile, e tutto ciò che appartiene alla civilizzazione, acquista infatti il suo senso ultimo come via alla cultura<ref>G. Cusinato, ''Guida alla lettura di'' [httphttps://books.google.it/books?id=fZlVe1GMwkQC&printsec=frontcover&source=gbs_v2_summary_r&cad=0#v=onepage&q=&f=false#''La posizione dell'uomo nel cosmo''] pp. 32-38</ref>.
 
===Fenomenologia dell'alterità ed espressività===
Secondo Scheler lla ''consapevolezza''Io del sé emerge solo gradualmente da un livello unipatico in cui vige unaun'originaria indistinzione originaria fra Io e Tu, come quella del neonato nei confronti della madre. LaQuesta emersione del sé riguarda tuttavia il piano conoscitivo: a emergere non è il sé in carne e ossa del neonato (come gli viene attribuito dalla sua allieva <ref name="avvenire.it" /> [[Edith Stein]] in ''Il problema dell'empatia''), infatti il sé del neonato esiste già anche a livello unipatico come sé corporeo, bensì solo la ''consapevolezza didel'', avvienee dunquequesta emerge solo gradualmente all'interno di un processo in cui la messa a fuoco deldell'alterità Tudella madre procede di pari passo alla messa a fuoco dell'Iodel sé del neonato. NonQuesto esistesignifica che il sé del neonato non è già pre-costituito, come nell'io-trascendentale di Husserl, ma si rivela come un Io monadicoenormemente puro''plastico'', cioèaperto none che nel muoversi ed esprimersi incomincia a organizzarsi attorno alla forma del corpo-vivo-psichico ("Leibschema") confrontandosi con la dimensione sociale. Nell'esperimento contaminatomentale originariamenteproposto da influssiScheler, esterniun [[Robinson Crusoe]], che incontravivesse lin un'altroisola solodeserta doposenza averfare giàesperienza costituitodella ladimensione propriasociale identitàdel Tu, rimarrebbe privo di consapevolezza di sé, in una situazione simile a quella dell{{'}}''[[Il ragazzo selvaggio|enfant sauvage]]'' descritto da [[François Truffaut]]. La situazione di partenza della fenomenologia dell'[[alterità]] (e dell'[[empatia]], come atto con cui viene colta l'alterità in quanto alterità) non sarebbeè dunquepertanto ill'identità rapportodel fra soggettisoggetto già costituiticostituita e consapevole di sé (l'inter-soggettività) ma il processo stesso did'individuazione, costituzione dell'identitàorientato in base alla funzione esemplare o controesemplare dell'espressività altrui.<ref>[httphttps://www.phenomenologylab.eu/index.php/2010/10/espressivita-empatia-intersoggettivita/ ''Espressività, empatia, intersoggettività'']</ref> Nella prima versione del 1913 del saggio sulla ''Simpatia'' Scheler afferma la possibilità di percepire l'espressività altrui senza basarsi su di un argomento per analogia. «Nel sorriso altrui cogliamo direttamente la sua gioia, nelle lacrime il suo dolore, nel suo arrossire il suo senso di vergogna». Questa tesi vennefu successivamente fatta propria da E.Edith Stein nel saggio sulla ''Empatia'' del 1917<ref>Un confronto fra il testo di Scheler del 1913 e quello di Stein del 1917 è rintracciabile in: G. Cusinato, ''La Totalità incompiuta'', Milano 2008, 232-238</ref>. Negli ultimi anni fra gli studiosi più attenti della fenomenologia c'è un risveglio di interesse per le analisi di Scheler sull'alterità, come testimonia anche un recente libro di Gallagher e [[Dan Zahavi]] in cui, nel trattare la fenomenologia dell'alterità, viene dato largo spazio proprio a Scheler. Secondo Gallagher e Dan Zahavi particolarmente significative sarebbero le critiche di Scheler alle teorie che desumono l'alterità attraverso la simulazione o l'argomento per analogia.<ref>Gallagher/Dan Zahavi, ''La mente fenomenologica'', Milano 2009, p. 275-279.</ref>.
 
===L'ultima fase: la tesi delle ''ideae cum rebus'' e del Dio in divenire===
L'interpretazione relativa ai valori è molto controversa. Da un lato si insiste su un intuizionismo dogmatico di un mondo di valori statici<ref>In questa direzione A. Escher di Stefano afferma che Scheler «intende fondare e celebrare una un'intelligibile, eterna realtà come sede di valori immutabili, il cui supporto è il cosmo metafisico e il cui metodo è quello realistico-dogmatico» (''Il coraggio della verità'', Napoli 1991, p. 168).</ref>. Dall'altro si è messo in luce come questo non sia vero neppure per il periodo intermedio, dove sarebbe più corretto parlare di "prospettivismo" e che in ogni caso nel tardo Scheler la tesi del prospettivismo viene radicalizzata nel contesto della tesi delle ''ideae cum rebus'' e dell'impotenza dello spirito: non si tratta solo di una funzionalizzazione e di un divenire della conoscenza umana, ma di un divenire della realtà stessa, in questo senso non esiste un mondo delle idee antecedente il divenire del mondo, ma quelle che venivano chiamate ''ideae ante res'' prendono forma ''cum rebus'', solo nel e attraverso il divenire del mondo<ref>Sulla teoria delle ''ideae cum rebus'' cfr. in particolare G. Cusinato, ''Katharsis'', op. cit., 325-345.</ref>. Non esiste di conseguenza nessuna forma di teleologia o di finalismo, ma solo un processo aperto in senso ''teleocline''. Negli scritti postumi pubblicati nel volume XI delle sue opere in tedesco Scheler afferma: «Von Teleologie und Plan ist gar keine Rede» (Scheler GW XI, 211). Si tratta di una brusca rottura nei confronti del periodo intermedio che trova espressione nella tesi del Dio in divenire. Da cosa venne causata? A partire dal 1923 Scheler si dimostrò molto colpito dal libro di [[Adolf von Harnack]] su [[Marcione]] e dallo ''Scritto sulla libertà'' di [[Schelling]]. Nella seconda edizione di ''Essenza e forme della simpatia'' (1923) vengono aggiunte alcune pagine particolarmente significative su San Francesco, considerato come il vero punto di svolta del cristianesimo nei confronti di Marcione a favore di una riabilitazione della natura e di un nuovo equilibrio fra eros e agape (in una direzione simile a quella recentemente proposta da Marion). È su queste basi che Scheler sviluppa, in alternativa all'ateismo postulatorio di [[Nicolai Hartmann]], la tesi di un "Dio in divenire": un Dio che mantiene una dimensione assolutamente trascendente (''Deus absconditus''), ma che contemporaneamente si manifesta nel mondo spingendo a solidarizzare con il sofferente, l'escluso, l'emarginato. Un Dio tragico, che nel contatto con la finitezza non ammutolisce tutti gli interrogativi e non neutralizza all'istante tutte le sofferenze, ma tuttavia rende possibile il superamento del male nel mondo: Dio si manifesta empiricamente in ogni tentativo di superare il male, è questo superamento stesso. In ciò consiste il pan-enteismo (da non confondere con "panteismo") di Scheler, che fu influenzato indubbiamente più da Bergson che da Hegel (come invece ritiene [[Nicola Abbagnano|Abbagnano]]): in particolare fu in questo senso importante "L'Evoluzione Creatrice" che Bergson pubblicò nel 1907. Dal punto di vista della tesi del Dio diveniente, che rinuncia all'onnipotenza tecnologica della prima creazione per esplicitarsi come esemplarità che apre le porte alla seconda creazione, il problema della teodicea, "''si Deus est unde malum?"'', va rovesciato in: "non esiste solo il male, dunque Dio esiste".<ref>Sugli influssi di Schelling, Harnack, Hartmann e in particolare sulla rilevanza delle pagine di Scheler su San Francesco ha richiamato l'attenzione G. Cusinato, ''Scheler. Il Dio in divenire'', Padova 2002, pp. 137-147.</ref>
A partire dal 1923 Scheler si dimostrò molto colpito dal libro di Harnack su Marcione e dallo ''Scritto sulla libertà'' di Schelling. Nella seconda edizione di ''Essenza e forme della simpatia'' (1923) vengono aggiunte alcune pagine particolarmente significative su San Francesco, considerato come il vero punto di svolta del cristianesimo nei confronti di Marcione a favore di una riabilitazione della natura e di un nuovo equilibrio fra eros e agape È su queste basi che Scheler sviluppa, in alternativa all'ateismo postulatorio di Nicolai Hartmann, la tesi di un "Dio in divenire": un Dio trascendente, ma che si manifesta nel mondo dalla parte del sofferente. Un Dio tragico che nel contatto con la finitezza non ammutolisce tutti gli interrogativi e non neutralizza all'istante tutte le sofferenze, ma realizza il superamento del male nel mondo solo alla fine della storia attraverso il divenir persona dell'uomo.<ref>Sugli influssi di Schelling, Harnack, Hartmann e in particolare sulla rilevanza delle pagine di Scheler su San Francesco ha richiamato l'attenzione G. Cusinato, ''Scheler. Il Dio in divenire'', Padova 2002, pp. 137-147.</ref>.
 
Dal 1924 si dedicò inoltre alla fondazione della Sociologia del sapere (''WissensoziologieWissenssoziologie'') conosciuta anche come "Sociologia della conoscenza". Sempre in quegli anni iniziòincominciò a precisare anche il progetto di una un'antropologia filosofica, i cui tratti essenziali sono consegnati alla celebre conferenza del 1927 pubblicata poi in forma separata nel 1928 con il titolo ''La posizione dell'uomo nel cosmo'' (opera che Maria Zambrano ebbe a definire "immortale") e dal saggio sull<nowiki>{{'</nowiki>}}''Ausgleich'', in cui definisce in termini di globalizzazione la nuova era dell'umanità. Il principale problema della nuova era della globalizzazione è l'individuazione di una un'orientatività rettificante come antidoto all'altrimenti inevitabile processo di livellamento e neutralizzazione delle differenze. La nuova concezione dell'uomo all'altezza della nuova era dello ''Ausgleich'' è, in opposizione all'''Übermensch'' di Nietzsche, quella di ''Allmensch'' o ''uomo-globale''.
 
===L'errore di Cartesio===
L'errore di [[Cartesio]] consiste secondo Scheler nell'aver misconosciuto la funzione intermediatrice di tutto il sistema fisiologico e pulsionale che unifica psichico e fisico nel corpo-vivente; solo attraverso questo nuovo concetto di corporeità vivente «l'abisso che Descartes ha scavato fra anima e corpo è stato colmato da un'unità della vita divenuta tangibile. Naturalmente il fatto che quando un cane vede un pezzo di carne il suo stomaco incominci a secernere determinati succhi gastrici, risulta, dal punto di vista di Descartes, un miracolo assoluto: egli infatti elimina dalla sfera psichica il complesso della vita pulsionale e affettiva e tenta inoltre una spiegazione puramente chimico-fisica delle manifestazioni vitali anche relativamente alle loro leggi strutturali. […] Che cosa direbbe però Descartes se gli si facesse vedere l'esperimento di Heyder, secondo cui la semplice suggestione del mangiare un cibo sortisce gli stessi effetti che si verificano a proposito di un mangiare effettivo? Qui emerge l'errore, l'errore fondamentale di Descartes: l'aver misconosciuto completamente il sistema pulsionale nell'uomo e nell'animale. È solo tale sistema che costituisce la mediazione e l'unità fra ogni autentico movimento vitale e il contenuto della coscienza»<ref>Max Scheler, ''La posizione dell'uomo nel cosmo'', cit., pp. 163-164</ref>.
 
L'errore di Cartesio consiste secondo Scheler nell'aver misconosciuto la funzione intermediatrice di tutto il sistema fisiologico e pulsionale che unifica psichico e fisico nel corpo-vivente, solo attraverso questo nuovo concetto di corporeità vivente «l’abisso che Descartes ha scavato fra anima e corpo è stato colmato da un’unità della vita divenuta tangibile. Naturalmente il fatto che quando un cane vede un pezzo di carne il suo stomaco inizi a secernere determinati succhi gastrici, risulta, dal punto di vista di Descartes, un miracolo assoluto: egli infatti elimina dalla sfera psichica il complesso della vita pulsionale e affettiva e tenta inoltre una spiegazione puramente chimico-fisica delle manifestazioni vitali anche relativamente alle loro leggi strutturali. […] Che cosa direbbe però Descartes se gli si facesse vedere l’esperimento di Heyder, secondo cui la semplice suggestione del mangiare un cibo sortisce gli stessi effetti che si verificano a proposito di un mangiare effettivo? Qui emerge l’errore, l’errore fondamentale di Descartes: l’aver misconosciuto completamente il sistema pulsionale nell’uomo e nell’animale. È solo tale sistema che costituisce la mediazione e l’unità fra ogni autentico movimento vitale e il contenuto della coscienza»<ref>Max Scheler, ''La posizione dell'uomo nel cosmo'', cit., pp. 163-164</ref>.
 
===La questione del dualismo cartesiano e l'impotenza dello spirito===
Uno dei punti di maggior attrito nelle diverse interpretazioni sull'ultimo Scheler è quello relativo al nodo del [[dualismo cartesiano]]. Eppure Scheler a proposito è molto chiaro:
 
''«In epoca moderna la teoria classica dell'uomo ha trovato la sua forma più efficace nella dottrina di Descartes, una dottrina che a dire il vero solo recentemente ci siamo impegnati a demolire completamente. Dividendo tutte le sostanze in "pensanti" ed "estese" Descartes ha introdotto nella coscienza occidentale una fitta schiera di errori, del tipo più grave, relativamente alla natura umana. […] Oggi possiamo affermare che il problema del rapporto fra anima e corpo-vivente, che per così tanti secoli non ci ha dato tregua, ha perso per noi la sua importanza metafisica. I filosofi, i medici, gli scienziati che si occupano di questa questione convergono sempre di più verso una visione fondamentale unitaria. [...] Fondamentalmente falsa risulta anche la tesi di Descartes secondo cui lo psichico coincide con la "coscienza" e risulta connesso esclusivamente alla corteccia cerebrale. […] È tutto il corpo-vivente che oggi torna prepotentemente a essere quel campo fisiologico parallelo dei fenomeni psichici, che finora era stato limitato al cervello. Oggi non si può più parlare seriamente di una connessione esterna fra una sostanza psichica e una sostanza corporea così come era stato ipotizzato da Descartes. Si tratta al contrario di un'unica e medesima vita che nel suo "esser-interno" assume la forma dello psichico e nel suo esser-in-relazione-all'altro assume la forma del corpo-vivente. […] Opponendoci nella maniera più risoluta a tutte queste teorie noi affermiamo che il processo vitale fisiologico e psichico risultano rigorosamente identici da un punto di vista ontologico'''»'''''<small>'''''<ref>Max Scheler, ''La posizione dell'uomo nel cosmo'', Milano 2004 (II edizione), 159-160.</ref>.'''''</small>
Uno dei punti di maggior attrito nelle diverse interpretazioni sull'ultimo Scheler è quello relativo al nodo del dualismo cartesiano. Eppure Scheler a proposito è molto chiaro:
 
Nonostante queste affermazioni esplicite di Scheler, il fraintendimento che riconduce Scheler al dualismo cartesiano, confondendo di fatto Scheler con Klages, ebbe vasta diffusione,<ref>In Italia tale fraintendimento è riproposto in particolare da F. Bosio, che ha definito il rapporto fra spirito e vita in Scheler nei termini di un "dualismo addirittura ontologico" (F. Bosio, ''L'idea dell'uomo e la filosofia nel pensiero di Scheler'', Roma 1976, p. 272) e da M.T. Pansera, che ha riletto tutta l'opera di Scheler all'insegna del dualismo cartesiano, a cui contrappone Plessner in quanto «a differenza di quella scheleriana, la prospettiva filosofica di Plessner rifiuta qualsiasi conclusione dualistica che opponga spirito e vita, anima e corpo, ''res cogitans'' e ''res extensa''» (M. T. Pansera, ''Antropologia filosofica'', Milano 2007, p. 20).</ref> Il dualismo si sarebbe inoltre accentuato nell'ultimo periodo in seguito all'allontanamento dal cattolicesimo fino a sfociare in un "dualismo panteista".<ref>Questa tesi è stata recentemente ripresa da S. Sánchez-Migallón, ''La persona humana y su formación en Max Scheler'', Eunsa, Pamplona 2006.</ref> Questo canone interpretativo è stato messo in discussione solo a metà degli anni Novanta <ref>Cfr. in particolare G. Cusinato, ''La tesi dell'impotenza dello spirito e il problema del dualismo nell'ultimo Scheler'', in: «Verifiche», XXIV 1995, pp. 65-100</ref>. Come nota Cusinato, la questione decisiva è che dopo il 1923, il termine spirito (''Geist'') e persona non coincidono più. È questo il punto su cui cadono quasi tutti gli interpreti dell'ultimo Scheler. Di conseguenza è del tutto errata anche l'interpretazione che deduce dalla tesi dell'impotenza dello spirito la tesi di un'impotenza della persona o di Dio. Dopo il 1923 la persona diventa infatti un centro reale dotato di forza, che inaugura un inizio ex-centrico rispetto alla chiusura ambientale: diventa l'essere capace di ''Weltoffenheit'', al centro dell'antropologia filosofica.<ref>Ibid.</ref>
'''''«In epoca moderna la teoria classica dell’uomo ha trovato la sua forma più efficace nella dottrina di Descartes, una dottrina che a dire il vero solo recentemente ci siamo impegnati a demolire completamente. Dividendo tutte le sostanze in "pensanti" ed "estese" Descartes ha introdotto nella coscienza occidentale una fitta schiera di errori, del tipo più grave, relativamente alla natura umana. […] Oggi possiamo affermare che il problema del rapporto fra anima e corpo-vivente, che per così tanti secoli non ci ha dato tregua, ha perso per noi la sua importanza metafisica. I filosofi, i medici, gli scienziati che si occupano di questa questione convergono sempre di più verso una visione fondamentale unitaria. [...] Fondamentalmente falsa risulta anche la tesi di Descartes secondo cui lo psichico coincide con la "coscienza" e risulta connesso esclusivamente alla corteccia cerebrale. […] È tutto il corpo-vivente che oggi torna prepotentemente ad essere quel campo fisiologico parallelo dei fenomeni psichici, che finora era stato limitato al cervello. Oggi non si può più parlare seriamente di una connessione esterna fra una sostanza psichica e una sostanza corporea così come era stato ipotizzato da Descartes. Si tratta al contrario di un’unica e medesima vita che nel suo "esser-interno" assume la forma dello psichico e nel suo esser-in-relazione-all’altro assume la forma del corpo-vivente. […] Opponendoci nella maniera più risoluta a tutte queste teorie noi affermiamo che il processo vitale fisiologico e psichico risultano rigorosamente identici da un punto di vista ontologico»'''''<small>'''''<ref>Max Scheler, ''La posizione dell’uomo nel cosmo'', Milano 2004 (II edizione), 159-160.</ref>.'''''</small>
 
L'interpretazione che riconduce Scheler al dualismo cartesiano, assimilando di fatto Scheler a Klages, ebbe vasta diffusione, probabilmente anche in quanto venne proposta con molta insistenza sia da Plessner che da Gehlen, e per certi versi dallo stesso Cassirer in un articolo del 1930<ref>"Spirito e vita nella filosofia contemporanea" (ora in: Cassirer, ''Spirito e vita'', a cura di R. Racinaro, Salerno 1992). In Italia su questa linea si è espresso F. Bosio, che ha definito il rapporto fra spirito e vita in Scheler nei termini di un "dualismo addirittura ontologico" (F. Bosio, ''L'idea dell'uomo e la filosofia nel pensiero di Scheler'', Roma 1976, p. 272) e più recentemente M. T. Pansera, che vede solo in Plessner, e non in Scheler, un superamento del dualismo cartesiano: «a differenza di quella scheleriana, la prospettiva filosofica di Plessner rifiuta qualsiasi conclusione dualistica che opponga spirito e vita, anima e corpo, ''res cogitans'' e ''res extensa''» (M. T. Pansera, ''Antropologia filosofica'', Milano 2007, p. 20).</ref> Il dualismo si sarebbe inoltre accentuato nell'ultimo periodo in seguito all'allontanamento dal cattolicesimo fino a sfociare in un "dualismo panteista".<ref>Questa tesi è stata recentemente ripresa da S. Sánchez-Migallón, ''La persona humana y su formación en Max Scheler'', Eunsa, Pamplona 2006.</ref> Questo canone interpretativo a metà degli anni Novanta è stato messo in discussione da G. Cusinato, notando che l'opposizione fra spirito e vita, che è in realtà già ben presente nel periodo intermedio (anche se non nel senso del dualismo cartesiano), nell'ultimo periodo, in concomitanza con l'elaborazione dell'antropologia filosofica, non può essere interpretato nel senso del dualismo cartesiano fra ''res cogitans'' e ''res extensa'' ma piuttosto della distinzione di due attributi spinoziani. La questione decisiva è che dopo il 1923, il termine spirito (''Geist'') e persona non coincidono più<ref>Cfr. in particolare G. Cusinato, ''La tesi dell'impotenza dello spirito e il problema del dualismo nell'ultimo Scheler'', in: «Verifiche», XXIV 1995, pp. 65-100</ref>. Dopo il 1923 la persona diventa infatti un centro reale dotato di forza, che inaugura un inizio excentrico rispetto alla chiusura ambientale: diventa l'essere capace di ''Weltoffenheit'', al centro dell'antropologia filosofica. In questo nuovo contesto l'opposizione diventa semmai quella fra vita e intelletto: «non lo spirito, ma solo l'intelletto ipersublimato, che Klages confonde con lo spirito, è in un certo senso ostile alla vita»<ref>Max Scheler, GW IX, p. 150</ref>. Lo spirito invece diventa completamente ''impotente'': «per sua natura e fin dall’iniziodall'inizio lo spirito non possiede alcuna energia propria»<ref>Max Scheler, ''La posizione dell'uomo'', cit., p. 152</ref>. A proposito del dualismo cartesiano Cusinato si chiede: con quali forze uno spirito originariamente impotente si potrebbe contrapporre dualisticamente alla vita? La soluzione consisterebbe in una rilettura del rapporto fra spirito (''Geist'') e impulso vitale (''Drang'') nel senso di una progressiva ''compenetrazione'' (il termine centrale per comprendere l'ultima fase del pensiero di Scheler non sarebbe dunque quello di "dualismo" ma di ''Durchdringung'') a livelli sempre più complessi. Tuttavia, finché incentratoincentrata su di un concetto astratto di spirito, questoquesta sembra rimanere un tentativo cheprospettiva non viene a capo di numerose ambiguità e aporie. UnaPer alternativaquesto èCusinato eventualmente quellapropone di rileggere iltutto concettol'ultimo diperiodo non nella visuale dell'astratta metafisica del ''Geist'', attraversoma quellonel senso di una filosofia della ''Bildung'' odella persona e delle pratiche di "compartecipatività"condivisione emozionale (''emotional sharing'')<ref name="ReferenceA">G. Cusinato, ''PersonAnthropogenese. Hunger nach Geburt und SelbsttranszendenzSharing der Gefühle aus Max Schelers Perspektive'', Würzburg«Thaumàzein», 20122015, 29-82.[http://rivista.thaumazein.it/index.php?journal=thaum&page=article&op=view&path%5B%5D=38&path%5B%5D=43]</ref>
 
===Le nuove interpretazioni dell'antropologia filosofica===
Negli ultimi anni sono emerse alcune nuove interpretazioni dell'antropologia filosofica di Scheler oltre il consueto orizzonte dell'opposizione dualistica fra vita e spirito. J. Fischer, noto studioso di Plesser, in un poderoso volume ha messo in evidenza la necessità di superare il doppio pregiudizio interpretativo finora dominante sia nei confronti di Scheler (il dualismo fra spirito e vita) sia nei confronti di Gehlen (il riduttivismo naturalista) come presupposto per una rivalutazione complessiva dell'antropologia filosofica, che nel corso del XX secolo avrebbe ottenuto una legittimazione come sapere scientifico alternativo alla metafisica e al riduttivismo naturalista. L'antropologia filosofica in questo modo, da sottodisciplina filosofica, diventa una filosofia all'altezza dei tempi che, superando le premesse metafisiche, viene pienamente riconosciuta come scienza sociale non riduttivistica.<ref>J. Fischer, ''Philosophische Anthropologie'', Freiburg/München 2008</ref>. G. Cusinato parte invece dalla constatazione che l'antropologia filosofica, nelle originarie intenzioni di Scheler, mantiene la pretesa di promuovere un rinnovamento interno alla filosofia stessa: non punta a rendere "scientifica" la filosofia, ma mira a ritornare all'originario significato socratico della filosofia come esercizio di trasformazione dell'esistenza e della società. La legittimazione della filosofia viene cercata in direzione di una pratica di trasformazione in contrasto con la filosofia accademica: diventa un esercizio di trasformazione (''Umbildung'') del centro personale nel suo posizionarsi nel cosmo (''Weltoffenheit''). In tal modo si apre una convergenza ideale fra l'antropologia filosofica della ''Bildung'' di Scheler e la filosofia come esercizio spirituale di [[Pierre Hadot]]. In questa ottica una particolare rilevanza assume l'interpretazione della riduzione fenomenologica come ''cura non solipsistica'', nel senso di un esercizio di autotrascendimento (presa di distanza critica dal sé abitudinario) e trasformazione (''Umbildung'') dell'individuo e della società<ref name="ReferenceA" />. Al centro dell'antropologia filosofica di Scheler non ci sarebbe quindi la coppia metafisica ''Geist''-''Drang'', ma piuttosto l'empirico processo di tras-formazione della persona, intesa come "Totalità incompiuta". La proposta è quella di passare da un'antropologia filosofica focalizzata sullo spirito (''Geist'') a un'antropologia filosofica della formazione (''Bildung'')<ref>G. Cusinato, ''La Totalità incompiuta'', Milano 2008. In questo senso si è mossa anche l'iniziativa editoriale che ha portato in Italia alla traduzione degli scritti di Scheler raccolti in: ''Formare l'uomo'', e del saggio ''Modelli e capi'', che quindi andrebbero letti, assieme a ''La posizione dell'uomo nel cosmo'', come testi fondamentali dell'antropologia filosofica.</ref>.
 
== Influsso del pensiero e ricezione delle opere ==
Negli ultimi anni sono emerse alcune nuove interpretazioni dell'antropologia filosofica di Scheler oltre il consueto orizzonte dell'opposizione dualistica fra vita e spirito. J. Fischer, noto studioso di Plesser, in un poderoso volume ha messo in evidenza la necessità di superare il doppio pregiudizio interpretativo finora dominante sia nei confronti di Scheler (il dualismo fra spirito e vita) sia nei confronti di Gehlen (il riduttivismo naturalista) come presupposto per una rivalutazione complessiva dell'antropologia filosofica, che nel corso del XX secolo avrebbe ottenuto una legittimazione come sapere scientifico alternativo alla metafisica e al riduttivismo naturalista. L'antropologia filosofica in questo modo, da sottodisciplina filosofica, diventa una filosofia all'altezza dei tempi che, superando le premesse metafisiche, viene pienamente riconosciuta come scienza sociale non riduttivistica.<ref>J. Fischer, ''Philosophische Anthropologie'', Freiburg/München 2008</ref>. G. Cusinato parte invece dalla constatazione che l'antropologia filosofica, nelle originarie intenzioni di Scheler, mantiene la pretesa di promuovere un rinnovamento interno alla filosofia stessa: non punta a rendere "scientifica" la filosofia, ma mira a ritornare al significato originario della filosofia come formazione (Bildung) maieutica. La legittimazione viene cercata attraverso una reinterpretazione della filosofia come esercizio di trasformazione (''Umbildung'') del centro personale nel suo posizionarsi nel cosmo (''Weltoffenheit''). In tal modo si apre una convergenza ideale fra l'antropologia filosofica della ''Bildung'' di Scheler e la filosofia come esercizio spirituale di [[Pierre Hadot]]. In questa ottica una particolare rilevanza assume l'interpretazione della riduzione fenomenologica come ''cura sui'', nel senso di un esercizio di autotrascendimento (presa di distanza critica dal sé abitudinario) e trasformazione (''Umbildung'')<ref name="ReferenceA"/>. Al centro dell'antropologia filosofica di Scheler non ci sarebbe quindi la coppia ''Geist''-''Drang'', ma piuttosto il concreto processo di formazione della persona, intesa come totalità incompiuta. La proposta è quella di passare da un'antropologia filosofica focalizzata unicamente sullo spirito (''Geist'') a un'antropologia filosofica della formazione (''Bildung'')<ref>G. Cusinato, ''La Totalità incompiuta'', Milano 2008. In questo senso si è mossa anche l'iniziativa editoriale che ha portato in Italia alla traduzione degli scritti di Scheler raccolti in: ''Formare l'uomo'', e del saggio ''Modelli e capi'', che quindi andrebbero letti, assieme a ''La posizione dell'uomo nel cosmo'', come testi fondamentali dell'antropologia filosofica.</ref>.
 
=== Influsso del pensiero ===
==Opere==
Scheler fu sempre di difficile collocazione, ma anche uno dei filosofi più segretamente influenti del XX secolo<ref>Franco Volpi, ''Scheler incognitus'', in: «Verifiche» 1978, 85-104</ref> e diversi accenti del suo pensiero sono facilmente riconoscibili ad es. nell'analisi esistenziale dell'essere-nel-mondo del ''Dasein'' specialmente nell'attenzione alla dimensione affettiva (la ''Grundstimmung'') in [[Heidegger]], in [[María Zambrano]]<ref>"L'amore e la morte, eluse dalla filosofia pura, mi diedero coraggio, quando scoprii l{{'}}''ordo amoris'' di Max Scheler, per me più decisivo del concetto di angoscia di Kierkegaard" (M. Zambrano, Verso un sapere dell'anima, Milano 1996, 7). "Così ci sentiamo di fronte alla rivelazione che ci offre la Ragione secondo il suo nuovo significato: quello di essere guida, cammino di vita. In questo cammino avvertiamo la necessità di un sapere dell'anima, di un ordine della nostra interiorità. A ciò mirano gli scritti postumi di Max Scheler, Ordo amoris e Morte e sopravvivenza" (ibid., 13).</ref>, in Hannah Arendt (ad es. sul concetto di ''homo faber''),<ref>Cfr. L. Allodi, ''La modernità controversa'', Roma 2000, 178-180; P. Terenzi, ''Per una sociologia del senso comune: studio su Hannah Arendt'', Rubbettino 2002, 71-73,
===Ricezione delle opere e ''Gesammelte Werke''===
</ref> nella fenomenologia della corporeità di [[Merleau Ponty]] (decisiva è ad es. la distinzione proposta da Scheler fra ''Leib'', corpo-vivo, e ''Körper'', corpo-fisico già a partire dal 1913)<ref>R. Guccinelli, ''Le direzioni del sentire. Intersoggettività e conoscenza interpersonale tra Scheler e Merleau-Ponty'', in: https://mondodomani.org/dialegesthai/rgu01.htm; inoltre: M. Spina, ''Al cuore dell'esperienza. Scheler nella prospettiva di Merleau-Ponty'', in: https://mondodomani.org/dialegesthai/msp01.htm</ref>. Attraverso [[Alfred Schütz]] importante fu il suo influsso sulla sociologia.<ref>{{Cita libro|autore = A. Schütz|titolo = Max Scheler. Epistemologia, etica, intersoggettività|anno = 2015|editore = |città = Brescia}}</ref> Elementi della sua visione tragica del divino sono rintracciabili nel testo di [[Hans Jonas]] sul concetto di Dio dopo Auschwitz e nella teologia di Moltmann. Notevole è anche la convergenza fra la tesi di Scheler della ''Selbstgegebenheit'' come rivelazione del fenomeno da raggiungere attraverso la riduzione e quella di J.-L. Marion di un rapporto direttamente proporzionale fra riduzione e donazione: per più versi Marion segue un percorso parallelo a quello tracciato da Scheler nella critica a Husserl relativamente al concetto di ''Gegebenheit'' e di sensibilità. Va poi segnalata una convergenza fra la tesi di uno spazio "noi-centrico" pre-individuale - espressa da Scheler nel ''Sympathiebuch'' (1913), prima ancora di [[Vygotskij]] e [[Winnicott]], e i recenti sviluppi della fenomenologia dell'intersoggettività. La concezione della persona di Scheler influenzò anche [[Papa Giovanni Paolo II|Karol Wojtyla]]<ref name="philarchive, 2006">{{cita web|url=https://philarchive.org/archive/MALLDK|titolo=L’antropologia di K. Wojtyla come sintesi del pensiero classico e della modernità|autore=A. Malo|sito=philarchive.org|lingua=it|formato=doc|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20181206143217/https://philarchive.org/archive/MALLDK|dataarchivio=6 dicembre 2018|urlmorto=no|pagine=7,8-10|anno=2006|accesso=6 dicembre 2018}}</ref>, in particolare alcune opere filosofiche scritte prima dell'elezione al Soglio petrino.<ref name="avvenire.it">{{cita web|url=https://www.avvenire.it/agora/pagine/scheler-davanti-al-male-come-ivan-karamazov|titolo=Scheler davanti al male come Ivan Karamazov|data=19 gennaio 2024}}</ref>
Nel 1929 Maria Scheler consegnò a Heidegger un'importante raccolta di opere postume del marito, incluso lo scritto ''Ordo amoris'', chiedendo un aiuto per trovare un finanziamento e un editore per la stampa. Heidegger preferì non appoggiare l'iniziativa, così nel 1933 Maria Scheler stampò gli inediti a proprie spese. Dal 1933 al 1945 il regime nazista vietò la pubblicazione e la ristampa delle sue opere, anche perché Scheler era di madre ebrea. Tuttavia pure durante il nazismo il pensiero di Scheler continuò a circolare fra i maggiori intellettuali tedeschi più di quanto potesse trasparire. Emblematico è il caso di Arnold Gehlen che nel 1936 tenne alcune lezioni universitarie sul problema dell'uomo riproponendo alla lettera le tesi di ''La posizione dell'uomo nel cosmo'', senza tuttavia avvertire gli studenti che si trattava non di un suo testo, ma di quello di Scheler. Ricostruendo l'intera vicenda L. Samson (uno dei maggiori studiosi di Gehlen) ha proposto di rovesciare la diffusa credenza secondo cui il capolavoro di Gehlen, ''L'uomo'', manterrebbe solo un rapporto episodico e critico nei confronti dell'antropologia filosofica di Scheler.<ref>L. Samson, ''Gehlen und Scheler'', in: H. Klages/H. Quaritsch (Hg.), ''Zur geisteswissenschaftlichen Bedeutung Arnold Gehlens'', Berlin 1994.</ref>.
 
===L'influsso di Scheler sulla psicopatologia fenomenologica===
Dal 1948 iniziò la pubblicazione delle opere di Scheler in lingua tedesca (i ''Gesammelte Werke'') dapprima a cura della moglie Maria Scheler, anche se in completo isolamento e senza finanziamenti dal mondo accademico tedesco, e successivamente in America da Manfred Frings (che fu anche il suo maggiore studioso a livello internazionale).
Ancora poco noto è l'influsso di Scheler sulla psicopatologia fenomenologica.<ref>Su Scheler e la psicopatologia cfr. {{Cita libro|autore = G. Cusinato, ''Biosemiotica e psicopatologia dell'ordo amoris. In dialogo con Max Scheler'', FrancoAngeli, Milano 2018}};</ref> Eppure Kurt Schneider conseguì nel 1922 un dottorato sotto la guida di Max Scheler e applicò la sua teoria della stratificazione emozionale alla classificazione delle psicopatologie, in particolare della malinconia,<ref>Su Scheler e Schneider cfr. in particolare {{Cita libro|autore = R. Glazinski,|titolo = Zur Philosophie und Psychopathologie der Gefühle bei Max Scheler und Kurt Schneider : systematische und historische Überlegungen|anno = 1997|editore = |città = }}; Krahl A./ M. Schifferdecker, ''Max Scheler and Kurt Schneider. Scientific influence and personal relationship'', "Fortschriftte der Neurologie-Psychiatrie", 1998, 66, pp. 94–100.</ref> ma un profondo influsso è individuabile anche in W. Stern, P. Schilder, von Gebsattel, V. von Weizsäcker, V. Frankl<ref>{{Cita pubblicazione|autore = M. Arndt,|titolo = Max Scheler und der seelenkundliche Diskurs der 20er Jahre, in: https://www.psycharchives.org/handle/20.500.12034/207}}</ref> e inoltre in [[Erwin Straus]] ed [[Eugène Minkowski]].<ref>{{Cita libro|autore = Herbert Spiegelberg|titolo = Phenomenology in Psychology and Psychiatry: A Historical Introduction|anno = |editore = |città = |p = 236}}</ref> Degno di nota è che uno dei maggiori esperti attuali di schizofrenia, lo psichiatra inglese John Cutting, veda proprio in Scheler il miglior punto di riferimento filosofico per l'analisi di questa patologia.<ref>Cfr. J. Cutting, ''Scheler, Phenomenology, and Psychopathology, in: "''Philosophy, Psychiatry, & Psychology", Volume 16, Number 2, June 2009, pp. 143-159; L. Sass, ''On Scheler and Psychiatry,'' in: "Philosophy, Psychiatry, & Psychology", Volume 16, Number 2, June 2009, pp- 171-174. Cfr. anche la recente traduzione italiana di Norbert Andersch e John Cutting, ''Schizofrenia e malinconia. Implicazioni psicopatologiche e filosofiche'', Giovanni Fioriti Editore 2013.</ref> Nella psichiatria italiana influssi del suo pensiero sono rintracciabili ad esempio in Giovanni Enrico Morselli e [[Eugenio Borgna]], che a proposito della situazione attuale della psichiatria così si esprime:
* [http://maxscheler2.wordpress.com/der-philosoph-max-scheler/gesammelte-werke/'''Gesammelte Werke''']
 
''"una indagine descrittiva degli stati depressivi si è ormai inaridita; mentre riannodare la psicopatologia dell'esperienza malinconica alla fenomenologia scheleriana ci sembra orizzonte teleologico di una qualche rilevanza e di una qualche attualità. La fenomenologia scheleriana della vita emozionale ancor oggi consente di ricondurre i diversi aspetti clinici della malinconia in un orizzonte di significato psicologicamente unitario [...] la fenomenologia scheleriana è venuta collocandosi nello sfondo della mediazione schneideriana [...] che solo negli ultimi scritti si è incrinata in senso quasi daseinanalitico, e dall'altro nella fenomenologia scheleriana ritroviamo una fondazione teoretica e una rigorosa articolazione di alcune fondamentali strutture psicopatologico-cliniche che l'indagine descrittiva è andata individuando nel circolo delle malinconie. Del resto alla dottrina scheleriana è largamente ancorata, nelle sue linee generali, la riflessione di Erwin Straus, e a essa si richiamano Lòpez Ibor, Schulte e Wyrsch''"<ref>E. Borgna, ''Fenomenologia scheleriana e psicopatologia degli strati depressivi'', in: Id., ''Nei luoghi perduti della follia'', Milano 2008, 245-246. Sempre Borgna osserva: "''Nel 1965/66 uscirono alcuni lavori di Morselli e miei in contrapposizione alla linea fenomenologico-esistenziale sostenuta da Cargnello, da Callieri e da Bovi. In questi lavori avevo cercato di attribuire un maggiore spessore metodologico a quello che Morselli aveva scritto fondandosi esclusivamente sulla sua intuizione, sulla lettura di Scheler e di Minkowski"''{{Cita web|url = http://www.humantrainer.com/articoli/borgna-psichiatria-fenomenologia.html|titolo = Eugenio Borgna tra Psichiatria e Fenomenologia}}</ref>
===Principali opere tradotte in italiano===
 
===Ricezione delle opere e fondazione della ''Max-Scheler-Gesellschaft''===
Nel 1929 Maria Scheler consegnò a Heidegger un'importante raccolta di opere postume del marito chiedendo un aiuto per trovare un finanziamento e un editore per la stampa. Heidegger preferì non appoggiare l'iniziativa: Scheler era pur sempre di madre ebrea, così nel 1933 Maria Scheler fu costretta a stampare una raccolta d'inediti, fra cui il famoso scritto ''Ordo amoris'', a proprie spese. Dal 1933 al 1945 il regime nazista vietò la pubblicazione e la ristampa delle sue opere. Tuttavia pure durante il nazismo il pensiero di Scheler continuò a circolare fra i maggiori intellettuali tedeschi più di quanto potesse trasparire. Emblematico è il caso di Arnold Gehlen che nel 1936 tenne un seminario sul problema dell'uomo leggendo e commentando a lezione ''La posizione dell'uomo nel cosmo'' di Scheler, un testo già allora poco conosciuto fra gli studenti, facendolo passare per un proprio lavoro. Ricostruendo l'intera vicenda L. Samson (uno dei maggiori studiosi di Arnold Gehlen) ha proposto di rovesciare la diffusa credenza secondo cui il capolavoro di Gehlen, ''L'uomo'', manterrebbe solo un rapporto episodico e critico nei confronti dell'antropologia filosofica di Scheler.<ref>L. Samson, ''Gehlen und Scheler'', in: H. Klages/H. Quaritsch (Hg.), ''Zur geisteswissenschaftlichen Bedeutung Arnold Gehlens'', Berlin 1994.</ref>. Negli anni Trenta e Quaranta in Italia, prima di venir messo in ombra dal successo di Heidegger, ci fu un notevole interesse nei confronti di Scheler con scritti ancora oggi di notevole rilievo ad es. di Banfi, Luporini, Paci e Bobbio.
 
Dal 1948 incominciò la pubblicazione delle opere di Scheler in lingua tedesca (i ''Gesammelte Werke'') dapprima a cura della moglie Maria Scheler, anche se in completo isolamento e senza finanziamenti dal mondo accademico tedesco, tanto che successivamente venne proseguita in America da Manfred Frings (che fu anche il suo maggiore studioso a livello internazionale). Questo isolamento dal mondo accademico tedesco venne rotto solo nel 1993 con la fondazione all'Università di Colonia, da parte di Manfred Frings e dal secondogenito di Scheler (il famoso fotografo tedesco Max Georg Scheler), della società filosofica internazionale dedicata a Max-Scheler: la "Max-Scheler-Gesellschaft".<ref>{{Cita web|url = https://maxscheler2.wordpress.com/|titolo = Max Scheler Gesellschaft}}</ref>
 
=== Il rimaneggiamento del testo ''La posizione dell'uomo nel cosmo'' nel 1947 e il ritorno all'edizione originale del 1928 ===
Di particolare interesse è la storia dell'edizione del testo ''La posizione dell'uomo nel cosmo''. Originariamente era il testo di una conferenza tenuta da Scheler all'inizio del 1927 e pubblicata in una rivista nell'estate di quell'anno. Successivamente Scheler riprese il testo della conferenza, gli aggiunse tre pagine di ''Prefazione'' nell'Aprile del 1928, e inviò il testo alla casa editrice, senza modificarlo. Il testo uscì così come libro nel 1928, pochi giorni prima della morte di Scheler. A causa del nazismo, il testo non poté essere ristampato, come tutte le altre opere di Scheler, in quanto filosofo di madre ebrea. Quando fu finalmente possibile ripubblicarlo, nel 1947, la moglie di Scheler decise di rivedere il testo. Il problema è che non si limitò a semplici correzioni stilistiche, ma a un vero e proprio rimaneggiamento del testo: aggiunse diverse pagine, con il risultato che il testo venne accresciuto di circa il 10%. Tali aggiunte non sono riconducibili a nessun manoscritto inedito di Scheler, ma sono da ascrivere esclusivamente alla moglie di Scheler. In queste modifiche e aggiunte la moglie di Scheler accentuò la contrapposizione dualistica fra ''Geist'' e ''Drang'': è significativo che diversi passi, solitamente citati a sostegno delle interpretazioni dualiste di Scheler, in realtà non esistevano nell'edizione del 1928 scritta da Scheler, ma sono stati aggiunti di proprio pugno dalla moglie nel 1947. Il testo rimaneggiato nel 1947 venne poi ripreso nell'edizione delle opere in tedesco (''Gesammelte Werke'') curata dalla moglie, Maria Scheler, e poi da Manfred Frings. La conseguenza è che il testo che attualmente conosciamo, anche nell'edizione tedesca, propriamente non è un testo di Scheler, ma il testo rimaneggiato dalla moglie. La traduzione in italiano del testo originale di Scheler, quello del 1928, è uscita nel 2000 a cura di Guido Cusinato [https://books.google.it/books?id=fZlVe1GMwkQC&printsec=frontcover&hl=it&source=gbs_ge_summary_r&cad=0#v=onepage&q&f=false ''La posizione dell'uomo nel cosmo'']. L'edizione del 1928 è stata infine riedita anche in lingua tedesca, in una edizione critica, nel 2018 presso la Meiner Verlag a cura di Wolfhart Henckmann.<ref>[https://meiner.de/die-stellung-des-menschen-im-kosmos-9955.html Max Scheler, ''Die Stellung des Menschen im Kosmos'']</ref>
 
==Opere e bibliografia==
 
===Opere in lingua tedesca===
Le opere di Scheler in lingua originale, ''Gesammelte Werke'', sono state edite da Maria Scheler e Manfred Frings in 15 volumi:
* {{cita web|https://maxscheler2.wordpress.com/der-philosoph-max-scheler/gesammelte-werke/|Gesammelte Werke}}
 
===Principali opere tradotte in italiano===
* ''Metodo trascendentale e metodo psicologico'' (1900), Quodlibet Macerata 2009.
* ''Logica'' (1906), Quodlibet Macerata 2011.
*''Il risentimento nella edificazione delle morali'' (1912) .
*''Sfera assoluta e posizione reale dell'idea di Dio'', [a cura di A. Piazza] FrancoAngeli 2014
* ''Scritti fenomenologici'' (1911-1913), [a cura di V. D'Anna] FrancoAngeli, Milano 2013
* ''Amore e conoscenza'' (1915), Morcelliana, Brescia 2009; oppure: Aracne, Roma 2010 (con testo tedesco a fronte).
*''Ordo amoris'', FrancoAngeli, Milano 2008; oppure: Morcelliana, Brescia 2008; oppure: Aracne, Roma 2010 (con testo tedesco a fronte).
*''Il formalismo nell'etica e l'etica materiale dei valori'', (originale 1913-1916) Bompiani Milano 2013, con testo tedesco a fronte (tr. it. e ''Saggio introduttivo'' di R. Guccinelli, ''Presentazione'' di R. de Monticelli); oppure: San Paolo, Milano 1996.
* ''Morte e sopravvivenza'', Morcelliana, Brescia 2012.
* ''Modelli e capi'', FrancoAngeli, Milano 2011.
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*''Essenza e forme della simpatia'' (1923), FrancoAngeli, Milano 2010.
*''Sociologia del sapere'' (1924)
* ''La posizione dell'uomo nel cosmo'' (1927 su rivista, 1928 come libro), a cura di G. Cusinato, FrancoAngeli, Milano 2000, V ed. 2009.
* ''Formare l'uomo'', FrancoAngeli Milano 2009, Titolo originale: ''Philosophische Weltanschauung'' (comprende la raccolta di saggi relativi alla ''Bildung'' e all'''Ausgleich'' usciti fra il 1925 e il 1928).
* ''L' idea di pace e il pacifismo'', (a cura di Leonardi Allodi; Prefazione di Angelo Scivoletto), 2. ed. riveduta Milano, FrancoAngeli, 1995
* ''Politica e morale'', Morcelliana, Brescia 2011.
* ''Conoscenza e lavoro'', FrancoAngeli 1997.
* ''Sociologia del sapere'', Edizione Abete, Roma 1976.
 
==Bibliografia Note ==
<references/>
 
== Bibliografia ==
* L. Allodi, "Alfred Schütz e l'ombra di Scheler su di noi", saggio introduttivo a: A. Schütz, ''Max Scheler. Epistemologia, etica, intersoggettività'', Morcelliana, 2015, pp.&nbsp;9–97.
* M. Amori, Forme dell'esperienza e persona. La filosofia di Max Scheler dai primi scritti al ''Formalismus'', Catanzaro 2010.
* E. Borgna, ''Fenomenologia scheleriana e psicopatologia degli strati depressivi'', in: Id., ''Nei luoghi perduti della follia'', Milano 2008, 245-260.
* S. Besoli e G.Mancuso (a cura di), ''Un sistema, mai concluso, che cresce con la vita : studi sulla filosofia di Max Scheler'', Macerata, Quodlibet 2010.
* M. Barber, ''Guardian of Dialogue: Max Scheler's Phenomenology, Sociology of Knowledge, and Philosophy of Love'', Bucknell University Press, Lewisburg 1993.
* G. Cusinato, ''Katharsis. La morte dell’ego e il divino come apertura al mondo nella prospettiva di Max Scheler'', (con una Prefazione di Manfred Frings), Napoli 1999.
* S. Besoli e G. Mancuso (a cura di), ''Un sistema, mai concluso, che cresce con la vita: studi sulla filosofia di Max Scheler'', Macerata, Quodlibet 2010.
* Giulia Brunetti, ''Dall'Io al Sé attraverso l'altro. Edith Stein e Max Scheler a confronto'', Perugia, Morlacchi, 2020, {{ISBN|978-88-9392-165-7}}
* G. Cusinato, ''Katharsis. La morte dell'ego e il divino come apertura al mondo nella prospettiva di Max Scheler'', (con una Prefazione di Manfred Frings), Napoli 1999.
* -Id., ''Scheler. Il Dio in divenire'', Padova 2002.
* -Id. (a cura di), ''LaMax totalità incompiutaScheler. AntropologiaEsistenza filosoficadella persona e ontologiaradicalizzazione della personafenomenologia'', Milano 20082007.
* -Id., ''Person und Selbsttranszendenz. Ekstase und Epoché des Ego als Individuationsprozesse bei Schelling und Scheler'', Königshausen & Neumann Verlag, Würzburg 2012.
* -Id. (a cura di), ''MaxBiosemiotica Scheler.e Esistenzapsicopatologia delladell'ordo personaamoris. eIn radicalizzazionedialogo dellacon fenomenologiaMax Scheler'', FrancoAngeli, Milano 20072018.
* V. D'Anna, ''Max Scheler'', Roma 2006.
* -Id., ''Il Dio in tensione. Uomo e mondo della vita nella metafisica di Max Scheler'', Milano 2011.
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* [[Giovanni Ferretti (filosofo)|Giovanni Ferretti]], ''Max Scheler'', Vita e Pensiero, Milano 1972 (2 voll.).
* -Id., ''La trascendenza dell'amore. Saggi su Max Scheler'', Milano 2014.
* [[Vincenzo Filippone-Thaulero|V. Filippone-Thaulero]], ''Max Scheler. Fenomenologia della persona'', Introduzione di G. Ferretti, in: Opera omnia vol. III, a cura di V. Di Marco, Edizioni Studium, Roma 2018
* V. Filippone-Thaulero, ''Società e cultura nel pensiero di Max Scheler'', 2 voll., Milano 1964-1969.
* Id., ''Società e cultura nel pensiero di Max Scheler'', 2 voll., Milano 1964-1969.
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*A. Schütz, ''Max Scheler. Epistemologia, etica, intersoggettività'', Brescia 2015.
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*D. Verducci, ''Il segmento mancante'' (II parte su Scheler), Roma 2003
*K. Wojtyla, ''Valutazioni sulla possibilità di costruire l’etical'etica cristiana sulle basi del sistema di Max Scheler'', in: Id., Metafisica della persona, Milano 2003, 263-450pp.&nbsp;263–450.
* A. Zhok, ''Intersoggettività e fondamento in Max Scheler'', Firenze 1997
 
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== Altri progetti ==
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==Collegamenti esterni==
* {{Collegamenti esterni}}
* [http://www.max-scheler.de/?t=organisation&PHPSESSID=8aecd50c1abad7b65e6a4cd501d43f81/'''Max Scheler Gesellschaft''']
* {{SEP|scheler|Max Scheler|Zachary Davis, Anthony Steinbock}}
* [http://maxscheler2.wordpress.com/der-philosoph-max-scheler/literatur-ab-2000/ Bibliografia]
* [https://books.google.it/books?id=fZlVe1GMwkQC&printsec=frontcover&source=gbs_v2_summary_r&cad=0#v=onepage&q=&f=false# Max Scheler, ''La posizione dell'uomo nel cosmo'']
 
* {{cita web|url=https://maxscheler2.wordpress.com/|titolo=Max Scheler Gesellschaft}}
== Note ==
* {{cita web|https://maxscheler2.wordpress.com/der-philosoph-max-scheler/literatur-ab-2000/|Bibliografia a cura della Max Scheler Gesellschaft}}
<references/>
* {{cita web|url=https://www.youtube.com/watch?v=JwmU58knDs0|titolo= Seminario su Max Scheler all'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici}}
* [https://www.deutsche-digitale-bibliothek.de/item/FO2K32ASGYED5TPATKDGH2TGQEXC2N2P Nachlass von Max Scheler in der Bayerischen Staatsbibliothek]
 
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