Giustiniano I: differenze tra le versioni
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{{Nota disambigua||
{{Magistrato romano
|nome = Giustiniano I
|titolo = [[Imperatore bizantino|
|immagine =
|legenda = Giustiniano raffigurato su un mosaico
|regno =
|
|fine regno = 14 novembre 565
|incoronazione = 1º aprile 527
|investitura =
|nome completo = Flavius Petrus Sabbatius Iustinianus
|altrititoli = *''Caesar''
*''Nobilissimus''
|data di nascita = 482
|luogo di nascita = [[Tauresio]]
|data di morte = 14 novembre
|luogo di morte = [[Costantinopoli]]
|luogo di sepoltura = [[Chiesa dei Santi Apostoli (Costantinopoli)|Chiesa dei Santi Apostoli]], [[Costantinopoli]]
|data di sepoltura =
|sepoltura =
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|erede =
|successore = [[Giustino II]]
|consorte = [[Teodora (
|consortedi =
|consolato = prima volta nel [[520]] poi a vita dal [[527]]
|cognomina ex virtute = ''Africanus'' e ''Gothicus maximus''
|tribuno militare = ''[[Schola (unità)|Tribunus scholae]]''
|coniuge 4 =
|coniuge 5 =
|figli =
|casa reale =
|dinastia = [[Dinastia giustinianea]]
|motto reale =
|padre = Sabbazio
|madre = Vigilanza
|religione = [[Cristianesimo calcedoniano]]
}}
{{Dinastia giustinianea}}
{{Bio
|Nome = Flavio Pietro Sabbazio
|Cognome = Giustiniano
|ForzaOrdinamento = Giustiniano 01
|PreData = {{latino|Flavius Petrus Sabbatius Iustinianus}}, [[Scrittura e pronuncia del latino|pronuncia classica o ''restituta'']]: {{IPA|[ˈflaːwɪ.us ˈpɛ.t̪rus ˈsab.ba.t̪i.us juːs.t̪i.niˈaːnus}}
|Sesso = M
|LuogoNascita = Tauresio
|AnnoNascita = 482
|NoteNascita = {{efn|Secondo {{cita|Zonara|XIV, 5.40}}, Giustiniano all'epoca della sua ascesa al trono (527) aveva all'incirca quarantacinque anni, per cui doveva essere nato intorno al 482. Gibbon ([https://www.ccel.org/g/gibbon/decline/volume2/chap40.htm capitolo 40]) riporta come ipotetica data di nascita il 5 maggio 482 o l'11 maggio 483, [https://www.ccel.org/g/gibbon/decline/volume2/nt400/001.htm rinviando in nota alle sue fonti per ulteriori approfondimenti]. Secondo l'Enciclopedia Britannica<ref>{{Cita libro|titolo=Encyclopædia Britannica: A New Survey of Universal Knowledge|url=https://books.google.it/books?id=W_bkAAAAMAAJ&q=%22May+11%22+483+Britannica&dq=%22May+11%22+483+Britannica&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwiC-eywppDqAhXlxIsKHaD7B-wQ6AEwAXoECAYQAg|accesso=2025-04-08|data=1964|editore=Encyclopædia Britannica|lingua=en}}</ref> Giustiniano sarebbe nato, molto probabilmente, l'11 maggio 483. Altri autori pongono la data di nascita nel 482 <ref>{{cita|Ravegnani 2019|p. 33}}</ref>.}}
|LuogoMorte = Costantinopoli
|GiornoMeseMorte = 14 novembre
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|Attività = imperatore
|Nazionalità = bizantino
|
}}
Governò assieme alla moglie [[Teodora (moglie di Giustiniano)|Teodora]] fino a quando rimase vedovo (548). Giustiniano, ultimo imperatore
Ha contribuito in modo significativo alla [[Storia del diritto romano (753 - 451 a.C.)|storia del diritto,]] infatti la sua morte (565) viene fatta convenzionalmente coincidere con la fine del [[diritto romano]]. Inoltre, i suoi contribuiti segneranno notevolmente il [[diritto medievale]], in particolare quello del [[Basso Medioevo]], e sono alla base del diritto contemporaneo.<ref name=":0" />La maggiore eredità lasciata da Giustiniano è la raccolta normativa del
== Biografia ==
=== Giovinezza e ascesa al potere (482-527) ===
[[File:Tauresium, Macedonia1.JPG|thumb|Le rovine della città di [[Tauresio]], città natale di Giustiniano I
Giustiniano I nacque a [[Tauresio]]<ref>{{cita libro|titolo=Britannica Concise Encyclopedia|editore=Encyclopædia Britannica, Inc.|anno=2008|ISBN=1593394926| url=https://books.google.com/books?id=ea-bAAAAQBAJ&pg=PA1007|p=1007}}</ref> (l'odierna [[Taor]], nella [[Macedonia del Nord]]), un villaggio della [[Impero bizantino|provincia romano-orientale]] della [[Dardania (Balcani)|Dardania]], intorno al 482 in una famiglia di [[Romanizzazione (storia)|lingua e cultura latine]],<ref>{{cita libro|titolo=The Inheritance of Rome|url=https://archive.org/details/isbn_9780670020980|autore=Chris Wickham|editore=Penguin Books Ltd.|anno=2009|ISBN=978-0-670-02098-0|p=[https://archive.org/details/isbn_9780670020980/page/90 90]}}</ref> molto probabilmente di stirpe [[illiri]]ca<ref>{{Cita libro|url=https://books.google.com/?id=9AvjaThtrKYC&pg=PA74 |titolo=The Cambridge Companion to the Age of Justinian|editore=Cambridge University Press|autore=Michael Maas |data=2005|isbn=978-1-139-82687-7}}</ref><ref name=":0">{{cita libro|cognome=Treadgold|nome=Warren T.|anno=1997|titolo=A history of the Byzantine state and society|url=https://archive.org/details/historybyzantine00trea_749|editore=Stanford University Press|p=[https://archive.org/details/historybyzantine00trea_749/page/n264 246]|ISBN=978-0-8047-2630-6}}</ref><ref name="Barker1966">{{Cita libro|cognome=Barker|nome=John W.|titolo=Justinian and the later Roman Empire |url=https://books.google.com/?id=LiJljEXvwAoC&pg=PA75 |accesso=28 novembre 2011|anno=1966|editore=University of Wisconsin Press|isbn=978-0-299-03944-8|p=75}}</ref> o [[Traci|trace]].<ref>{{Cita libro|url=https://books.google.com/?id=gOIMSWMtow0C&pg=PA21&lpg=PA21|titolo=Justinian and Theodora|editore=Gorgias Press|autore=Robert Browning|anno=2003|isbn=978-1-59333-053-8|urlmorto=sì}}</ref><ref>{{cita libro|titolo=Shifting Genres in Late Antiquity|autore=Hugh Elton|autore2=Geoffrey Greatrex|editore=Ashgate Publishing, Ltd.|anno=2015|ISBN=1472443500|url=https://books.google.bg/books?id=aR2dBQAAQBAJ&pg=PA259 |p=259}}</ref><ref>{{cita libro|titolo=Pannonia and Upper Moesia: A History of the Middle Danube Provinces of the Roman Empire|autore=András Mócsy|editore=Routledge|anno=2014| ISBN=1317754255|url=https://books.google.bg/books?id=LP9RAwAAQBAJ&pg=PA350 |p=350}}</ref> Sua madre, Vigilanza, era la sorella dello stimato generale [[Giustino I|Giustino]] il quale, facendo carriera tra i gradi dell'esercito, riuscì a divenire imperatore nel 518<ref name=dotma>{{cita libro|autore=Robert Browning|capitolo=Justinian I|titolo=Dictionary of the Middle Ages|volume=VII|anno=1986}}</ref>; venne in seguito adottato dallo zio, che lo portò con sé a [[Costantinopoli]], dove poté ricevere una buona istruzione, seguendo il classico corso di studi che comprendeva, tra le materie, la [[giurisprudenza]] e la [[filosofia]].<ref name=dotma/>
Seguì le orme dello zio, arruolandosi nelle file dell'[[esercito bizantino]], nel quale fece avanzamenti di carriera rapidissimi, soprattutto grazie alla proclamazione di Giustino a imperatore. Nel 518 era già un membro scelto delle ''[[Schola (unità romana)|Scholae Palatinae]]'', mentre nel 520 divenne ''[[magister militum praesentalis]]'' in seguito all'assassinio del suo predecessore [[Vitaliano (console 520)|Vitaliano]], forse ordito dallo stesso Giustiniano.<ref>{{cita|Ravegnani 2019|p. 34}}.</ref> Nel 521 assunse il [[console (storia romana)|consolato]], che celebrò con giochi fastosi e dispendiosi senza precedenti che lo portarono a spendere ben {{formatnum:4000}} libbre d'oro pur di accattivarsi il favore del popolo.<ref name=dotma/><ref>{{cita|Ravegnani 2019|p. 35}}.</ref> Giustiniano, per il suo forte ascendente sullo zio, divenne l'effettivo detentore del potere molto prima che Giustino, proclamandolo [[Augusto (titolo)|Augusto]], lo associasse a sé come imperatore il 1º aprile del 527.<ref>{{cita|Moorhead|pp. 21-22}}, con un riferimento a Procopio, ''Storia segreta'' 8.3.</ref> Già tra il 518 e il 520, nonostante la sua posizione all'epoca non elevata, assunse un ruolo importante nella risoluzione dello [[scisma acaciano]] prendendo parte attiva ai negoziati.<ref>{{cita|Ravegnani 2019|pp. 36-37}}.</ref> Giustiniano, inoltre, approfittò della sua influenza politica per far sì che i crimini della fazione dell'ippodromo degli Azzurri fossero lasciati impuniti all'insaputa dello zio; tuttavia, tra il 524 e il 525, Giustiniano, essendosi ammalato gravemente, non riuscì a impedire che gli Azzurri responsabili di gravi delitti venissero condannati dal prefetto urbano su ordini di Giustino I, informato della situazione da alcuni funzionari; in ogni caso Giustiniano, una volta guarito, non tardò a vendicarsi del prefetto condannandolo all'esilio. Questo episodio, narrato dall'ostile ''Storia Segreta'' di Procopio, mostra l'enorme influenza rivestita da Giustiniano già all'epoca del regno dello zio.<ref>{{cita|Ravegnani 2019|p. 37}}.</ref>
Tra il 524 e il 525, Giustiniano sposò [[Teodora (VI secolo)|Teodora]], un'attrice teatrale con trascorsi da [[prostituta]].<ref group="N">{{cita|Gibbon|p. 457 (nota)}}, afferma: «A una cena memorabile trenta schiavi servirono a tavola: dieci giovani si appagarono di Teodora. La sua carità era ''universale''».</ref> Giustiniano, per sposarla, dovette aggirare parecchi impedimenti, tra cui le resistenze di sua zia, l'imperatrice [[Eufemia (imperatrice)|Eufemia]], che era contraria al matrimonio con Teodora a causa della sua precedente attività, oltre a una legge che proibiva agli uomini di alto rango di sposare serve o attrici.<ref name=Gib458>{{cita|Gibbon|p. 458}}.</ref> Tuttavia, dopo la morte della zia, Giustiniano riuscì a persuadere lo zio imperatore a emanare un editto che permetteva alle ex attrici pentite di sposare i cittadini di alto rango, rendendo così possibile il matrimonio.<ref name=Gib458/> Teodora sarebbe divenuta molto influente nelle politiche dell'impero, e gli imperatori successivi avrebbero seguito l'esempio di Giustiniano, sposandosi al di fuori della classe aristocratica.
Il 1º agosto dell'anno 527, per la morte di [[Giustino I|Giustino]], Giustiniano restò l'unico imperatore.<ref name=dotma/>
=== Regno ===
[[File:Justinian Multiple Solidi.jpg|thumb|left|Ricostruzione di una moneta di Giustiniano I, che commemorava la riconquista dell'[[Africa]], nel
Il suo regno ebbe un impatto mondiale,
==== Amministrazione interna e provinciale ====
===== Protezione degli Azzurri =====
{{vedi anche|Rivolta di Nika}}
[[File:Mosaic blue charioteer Massimo.jpg|thumb
Varie fonti ostili al sovrano, come Procopio ed [[Evagrio Scolastico]], sostengono che Giustiniano, nel corso del suo regno, garantì l'immunità alla fazione dell'ippodromo degli Azzurri (anche detti ''Veneti''), permettendo loro ogni crimine ai danni dei loro avversari (i Verdi, anche detti ''Prasini'') e punendo severamente i magistrati che osavano condannarli. Evagrio, in particolare, narra che gli Azzurri potevano impunemente assassinare di giorno per strada i loro avversari e depredarli dei beni, e che il ''[[praeses]]'' (governatore) della [[Cilicia (provincia romana)|Cilicia]], Callinico, fu giustiziato per aver osato condannare due di essi per i loro crimini; la conseguenza di tale politica fu che i Verdi erano costretti a fuggire dalle loro abitazioni e, venendo respinti dovunque andassero, per reazione si diedero ad assaltare i viandanti per derubarli o assassinarli; Evagrio comunque ammette che in alcune circostanze Giustiniano, mostrando una certa volubilità, non si oppose alla giusta punizione degli Azzurri per i crimini commessi.<ref>{{cita|Evagrio Scolastico|IV, 31}}.</ref> La ''Storia Segreta'' di Procopio, fornendo sostanzialmente la stessa versione di Evagrio ma con maggiori dettagli, sostiene che gli Azzurri indossavano un caratteristico abbigliamento "alla unna" e che in un primo momento commettevano omicidi e furti di sera, ma, successivamente, a causa della loro mancata punizione da parte delle autorità pubbliche, cominciarono a commettere delitti anche in pieno giorno e a danni di persone qualunque (indipendentemente dalla loro appartenenza ai Verdi), talvolta su commissione.<ref>Procopio, ''Storia Segreta'', 7.</ref>
La storiografia moderna ritiene che Giustiniano favorì gli Azzurri, che condividevano le sue idee politiche ed ecclesiastiche e godevano del favore di Teodora che detestava i Verdi,<ref name=Ostr62>{{cita|Ostrogorsky|p. 62}}.</ref> soprattutto durante il regno di Giustino, mentre, una volta diventato imperatore, assunse una posizione più neutrale: lo testimonierebbe un editto promulgato da Giustiniano insieme a suo zio Giustino (il quale lo aveva appena associato al trono proclamandolo co-imperatore), con il quale veniva proclamata l'uguaglianza di tutti di fronte alla legge, indipendentemente dalla loro fazione.<ref>{{cita|Ravegnani 2019|p. 66}}.</ref> Le repressioni, che colpirono ambedue le fazioni, suscitarono il malcontento di entrambe, e a ciò si unì l'aumento delle tasse, imposto da Giustiniano per ottenere il denaro necessario per portare avanti la propria politica restauratrice dell'Impero romano universale.<ref name=Ostr62/>
[[File:Flavius Petrus Sabbatius Justinianus 02.JPG|thumb|left|Dittico consolare che mostra il nome completo di Giustiniano I]]
La conseguenza di ciò fu una seria rivolta scoppiata durante i giochi dell'[[ippodromo]] alle idi di gennaio del 532. Tre giorni prima il ''[[praefectus urbi]]'' aveva condannato a morte sette esponenti di entrambe le fazioni, presumibilmente per dimostrare ai Verdi, che si erano lamentati per il favore imperiale goduto dagli Azzurri,<ref group="N">Le proteste dei Verdi sono riferite da Teofane, che riporta un dialogo tra i Prasini (o Verdi) e il banditore che parlava in nome dell'imperatore. Essi si lamentarono all'ippodromo per le iniquità commesse nei loro confronti e l'appoggio dato dell'imperatore alla fazione opposta. Quando videro che le loro lamentele non avevano effetto, iniziarono a offendere l'imperatore, affermando che sarebbe stato meglio che suo padre Sabbazio non fosse mai nato e dandogli dell'asino, tiranno spergiuro e omicida; poco dopo, indignati, abbandonarono l'ippodromo. Secondo J. B. Bury questo dialogo tra imperatore e sudditi potrebbe non aver nulla a che vedere con la rivolta di Nika e potrebbe riferirsi a un'altra rivolta. Cfr. {{cita|Bury|cap. XV}}. {{cita|Evans|}} invece sostiene che il dialogo avvenne lo stesso giorno dell'esecuzione dei criminali e la stessa esecuzione sarebbe stata decretata per mostrare ai Verdi che anche gli Azzurri venivano puniti, versione confermata anche dal lemma "Giustiniano I" dell'enciclopedia Treccani.</ref> l'imparzialità del governo. Tuttavia due dei faziosi (uno appartenente agli Azzurri e l'altro ai Verdi) condannati all'impiccagione si salvarono perché il capestro si spezzò e riuscirono a fuggire trovando rifugio in una chiesa. Tre giorni dopo, ai giochi dell'ippodromo, le due fazioni chiesero la grazia dei due criminali scampati ma, non ricevendo risposta, si rivoltarono entrambe. Ebbe così inizio la rivolta di Nika, dal grido con cui le due fazioni diedero inizio alla rivolta ("Nika", cioè "Vinci").<ref>{{cita|Ravegnani 2019|p. 67}}.</ref>
L'imperatore tentò di trattare coi rivoltosi, destituendo i ministri [[Triboniano]] e [[Giovanni di Cappadocia]], invisi ai faziosi, ma ciò non bastò a spegnere la rivolta e le due fazioni proclamarono imperatore [[Ipazio (console 500)|Ipazio]], nipote di [[Anastasio I Dicoro|Anastasio I]].<ref>{{cita|Bury|pp. 41-42}}.</ref> Giustiniano, disperato, aveva già pronte le navi per fuggire dalla capitale, ma Teodora riuscì a dissuaderlo, affermando che avrebbe preferito morire da imperatrice piuttosto che perdere il trono fuggendo.<ref>{{cita|Bury|p. 45}}.</ref> Incoraggiato dalle parole di Teodora, Giustiniano diede a [[Narsete]] il compito di corrompere gli Azzurri col denaro, mentre [[Belisario]] e [[Mundo (generale)|Mundo]] dovevano sedare la rivolta con le armi; la vicenda si concluse col massacro di oltre {{formatnum:30000}} persone nell'ippodromo.<ref>{{cita|Bury|pp. 46-47}}.</ref> Il giorno successivo vennero giustiziati l'usurpatore Ipazio e il complice Pompeo.
Negli anni successivi alla rivolta sembra che le fazioni si siano comportate bene e occasionali disordini furono stroncati sul nascere.<ref>{{cita|Bury|p. 48}}.</ref> L'imperatore riedificò [[Hagia Sophia|Santa Sofia]] e le altre chiese ed edifici danneggiati durante la rivolta.
Con la morte di Giustiniano e l'ascesa di [[Giustino II]], il nuovo imperatore giurò che avrebbe punito con uguale vigore sia i Verdi sia gli Azzurri. Queste furono le sue parole alle due fazioni: «Azzurri, Giustiniano non c'è più! Verdi, egli è ancora vivo!»<ref name=Gib464>{{cita|Gibbon|p. 464}}.</ref>
==== Riforme provinciali ====
Giustiniano apportò alcune modifiche al sistema provinciale che si discostarono dai principi di [[Diocleziano]] e che, secondo [[John Bagnell Bury|J. B. Bury]], anticiparono la riforma dei [[thema]]ta: queste riforme prevedevano infatti per determinate regioni dell'Impero l'accentramento del potere amministrativo e militare (che secondo Diocleziano dovevano rimanere separati) nelle mani di un'unica persona, la soppressione di alcuni vicari e l'accorpamento di province più piccole in province più grandi.<ref name=Bury339>{{cita|Bury|p. 339}}.</ref> Queste riforme risalgono agli anni 535 e 536 e sono motivate dal tentativo di porre fine ai conflitti tra autorità civile e autorità militare.<ref name=Bury339/>
[[Cipro]] e [[Rodi]], le [[Cicladi]], la [[Caria]], la [[Mesia]] e la [[Scizia]] vennero unite nella cosiddetta "Prefettura delle Isole" e posta sotto il comando di un ''[[Quaestura exercitus|quaestor exercitui]]'' residente a [[Varna|Odesso]].<ref name=Bury340>{{cita|Bury|p. 340}}.</ref> Giustiniano, inoltre, elevò i ''[[praeses]]'' della [[Fenicia Libanese]] al rango di ''spectabilis'' e i ''praeses'' della [[Palestina Salutare]] a proconsoli, il che illustra la volontà dell'Imperatore di incrementare i poteri delle autorità minori. Nello stesso tempo diminuì i poteri dei governatori più potenti, per esempio il [[Prefetto del pretorio d'Oriente]] e il [[comes Orientis|Conte d'Oriente]], quest'ultimo degradato a semplice governatore provinciale.<ref>{{cita|Bury|p. 339}}. Governava la ''Syria Prima''.</ref> Anche le [[Asia (diocesi)|diocesi di Asia]] e [[Ponto (diocesi)|Ponto]] vennero abolite, anche se quest'ultima, tredici anni dopo, venne ripristinata per gravi problemi interni.<ref name=Bury339-340>{{cita|Bury|pp. 339-340}}.</ref> I vicari di queste due [[diocesi (impero romano)|diocesi]] divennero, con il titolo di ''Comes Iustinianus'' e con poteri sia civili sia militari, governatori rispettivamente delle province di Frigia Pacatiana e Galazia Prima.<ref name=Bury339-340/> Quando la diocesi del Ponto venne ripristinata, il vicario ottenne poteri anche militari, per poter contrastare meglio i banditi che infestavano la regione.<ref name=Bury340/> Giustiniano abolì inoltre il titolo di vicario di Tracia e di vicario delle Lunghe Mura, affidando l'amministrazione della [[Tracia (diocesi)|diocesi di Tracia]] al ''Praetor Iustinianus'' di Tracia.<ref name=Bury340/> In [[Egitto (diocesi)|Egitto]], ritenendo troppo gravoso per un solo uomo il governo della diocesi egiziana, limitò l'autorità del ''Prefetto Augusteo'' (il vicario d'Egitto) alle sole province di Alessandria e di ''Aegyptus I'' e ''II'' con il titolo di ''[[duce (storia romana)|dux]]'' e con autorità sia civile sia militare.<ref name=Bury342>{{cita|Bury|p. 342}}.</ref> Le province della Tebaide vennero invece affidate al ''dux'' di Tebaide mentre le due Libie vennero governate dal ''dux'' di Libia. Il risultato fu che la diocesi d'Egitto venne scissa in cinque circoscrizioni (gruppi di province) indipendenti tra loro, governate da duci con autorità sia civile sia militare e dipendenti dal prefetto d'Oriente.<ref name=Bury342/>
Quando Africa e Italia vennero riconquistate, Giustiniano ripristinò la [[prefettura del pretorio d'Africa]] mentre la [[prefettura del pretorio d'Italia]] ritornò in mano imperiale dopo averla strappata ai Goti.
===== Abolizione del consolato =====
Nel
===== Riforme contro gli abusi =====
Durante la prefettura di [[Giovanni di Cappadocia]], il prefetto d'Oriente e Giustiniano promulgarono alcune leggi per contrastare gli abusi e le iniquità commesse a danno dei sudditi. Una di queste
Confermò inoltre una legge che proibiva ai governatori che si dimettevano di lasciare la provincia prima di 50 giorni dalle dimissioni, in modo che potessero essere giudicati per eventuali reati commessi.<ref name=Bury336/> Cercò anche di dare maggiore autorità al ''difensor civitatis'', il magistrato che avrebbe dovuto difendere i diritti dei più deboli, ma che era diventato pressoché ininfluente e impotente; stabilì che il ''difensor civitatis'' sarebbe stato eletto tra gli individui più influenti della città, sarebbe stato in carica non più di due anni e avrebbe giudicato anche i casi minori e non coinvolgenti non più di 300
Istituì anche la figura del ''quaesitor'', un magistrato che aveva l'incarico di indagare i motivi per cui i provinciali si fossero trasferiti a Costantinopoli e, nel caso non fossero validi, rispedirli nelle loro province natie. Una tale carica fu istituita per contrastare il trasferimento dei provinciali nella capitale, dove un aumento del proletariato avrebbe potuto causare numerosi problemi di ordine pubblico.<ref name=Bury337>{{cita|Bury|p. 337
Abolì inoltre la carica di ''praefectus vigilum'', un ufficiale subordinato al ''praefectus urbi'' che aveva il compito di arrestare i malviventi, sostituendola con la carica di ''pretore dei demi''. Quest'
Tuttavia queste leggi non riuscirono a eliminare la corruzione;
===== Politica finanziaria =====
[[File:Iustinianus Flavius Petrus Sabbatius Magnus.jpg|thumb|Giustiniano ritratto da Giovanni Battista Cavalieri nell'opera ''Romanorum Imperatorum effigies'' (1583), dalla copia conservata presso la Biblioteca comunale di Trento]]
Giustiniano viene accusato da Procopio di aver dilapidato le casse statali, lasciate piene da Anastasio, con le sue guerre di conquista e con la sua attività edilizia e, una volta svuotatele, di aver oppresso i sudditi facendosi erede di ricchi senatori con falsi testamenti, confiscando con pretesti vari le ricchezze di vari senatori e tassando i poveri.<ref name=ProcSS19>Procopio, ''Storia Segreta'', [[s:Storia segreta/Capo XXI|19]].</ref> Inoltre, a dire di Procopio, il denaro accumulato in tal modo veniva elargito, sotto forma di tributi, ai Barbari, rendendo così l'Impero loro tributario.<ref name=ProcSS19/>
Pur essendo presente nella ''[[Storia segreta]]'' di Procopio un fondo di verità, va detto che è una fonte di parte e che Procopio tenta di screditare Giustiniano facendo apparire come "sue
Analisi moderne hanno calcolato che il bilancio statale ai tempi di Anastasio era di circa 8 milioni di [[Nomisma (moneta)|nomismata]] con una riserva di 23 milioni.<ref>{{cita|Treadgold|p. 80
La catastrofica epidemia di peste del 542 cambiò le carte in tavola.<ref name=Trea86>{{cita|Treadgold|p. 86
Giustiniano comunque cercò di venire incontro ai suoi sudditi: poiché gli abitanti delle province erano gravati dall'onere di fornire cibo agli eserciti ivi stanziati e trasportare le scorte negli accampamenti, egli con una legge del 545 stabilì che da
Nel
===== Politica commerciale =====
{{vedi anche|Introduzione delle uova di baco da seta nell'Impero bizantino}}
Ai tempi di Giustiniano, [[Costantinopoli]], grazie alla sua posizione geografica privilegiata, dominava i traffici commerciali nel [[Mar Mediterraneo|Mediterraneo]].<ref name=Ostr64>{{cita|Ostrogorsky|p. 64}}.</ref> I [[Bizantini]] non erano granché interessati a commerciare con nazioni europee, ormai impoverite dalle [[invasioni barbariche]]; preferirono piuttosto stringere contatti commerciali con le nazioni dell'Estremo Oriente, come [[India]] e [[Cina]], dove veniva prodotta la [[seta]].<ref name=Ostr64/> I Cinesi importavano dai Bizantini vasellame e stoffe prodotte in Siria ed esportavano la seta.<ref name=Ostr64/>
[[File:Justinian.jpeg|thumb|left|Giustiniano I, raffigurato su una moneta dell'epoca]]
Un grosso ostacolo ai traffici con l'Estremo Oriente era però rappresentato dalla [[Persia]], nemico giurato dell'Impero, sul cui territorio era necessario passare per giungere in Cina. Una conseguenza di ciò è che, durante i frequenti conflitti con i Persiani [[Sasanidi]], i traffici con Cina e India non erano possibili.<ref name=Ostr64/> Giustiniano cercò di ovviare a questo problema tentando di aprirsi un passaggio per la Cina attraverso la [[Crimea]] e in questa occasione i Bizantini avviarono delle relazioni diplomatiche con i Turchi, anch'essi venuti in conflitto commerciale con i Sasanidi.<ref name=Ostr64/> Sotto il successore di Giustiniano, Giustino II, Bizantini e Turchi si allearono contro i Persiani. Un altro modo con cui Giustiniano cercò di commerciare con la Cina senza passare per la Persia fu giungere via mare passando per il [[Mar Rosso]] e per l'[[Oceano Indiano]].<ref name=Ostr64/> In quest'occasione strinse rapporti commerciali con gli Etiopi del [[Regno di Aksum]].<ref name=Ostr64/> Tuttavia entrambe le vie alternative presentavano inconvenienti: l'Oceano Indiano era dominato dai mercanti sasanidi, mentre la via asiatica era impervia e piena di pericoli.<ref name=Ostr64/>
Il problema fu risolto dall'astuzia di
I Bizantini esportavano dai popoli delle steppe stoffe, ornamenti e vino e importavano pelli, cuoio e schiavi.<ref name=Ostr64/> L'Egitto importava dall'India le [[spezie]]. Il commercio delle spezie potrebbe aver contribuito alla diffusione dell'epidemia di peste che colpì l'Impero durante il regno di Giustiniano; sembra infatti che l'epidemia si sia originata dall'[[Etiopia]] e da lì, tramite il commercio, sarebbe giunta in Egitto, da dove si sarebbe diffusa per tutto l'Impero.<ref name=Trea108>{{cita|Treadgold|p. 108
==== L'attività legislativa ====
{{vedi anche|Corpus Iuris Civilis}}
[[File:Justinian mosaik ravenna.jpg|thumb|upright=1.4|L'imperatore Giustiniano I con il suo seguito, [[Ravenna]], [[Basilica di San Vitale (Ravenna)|
{{Citazione|Cesare fui e son
Se i piani militari o le sue risposte alle gravi crisi demografica, economica e sociale non ebbero particolare successo, Giustiniano conquistò una fama duratura per la sua rivoluzione giuridica, che
La sua attività può essere opportunamente suddivisa in tre periodi. Il "primo" periodo, dal
* Il ''primo Codice'' (''[[Novus Iustinianus Codex]]''), dal
* Il ''[[Digesto]], o [[Pandette]]'' (''Digestum, seu Pandectae''), dal
* Le ''[[Istituzioni di Giustiniano|Istituzioni]]'' (''Institutiones Iustiniani sive Elementa''),
* Il ''secondo Codice'' (''[[Codex repetitae praelectionis]]''),
Il lavoro compiuto in questo periodo risentì positivamente del coordinamento operato da [[Triboniano]]: il ''quaestor sacri palatii'' era infatti un esperto e colto giurista, perfettamente a suo agio anche nel maneggiare leggi vecchie di secoli.
Il "secondo periodo", dal
Il ''[[Corpus
Il ''Corpus'' forma la base della giurisprudenza latina (compreso il [[diritto canonico]]: ''ecclesia vivit lege romana'') e, per gli storici, fornisce una preziosa visione dall'interno, delle preoccupazioni e delle attività
Anche in campo amministrativo la sua attività fu notevole: dopo la [[rivolta di Nika]] iniziò a rinnovare l'impero coadiuvato dal prefetto [[Giovanni di Cappadocia]], accorpando province, potenziando l'accentramento amministrativo e iniziando una rigorosa politica finanziaria improntata al taglio degli sprechi
==== Le attività militari e le campagne di Belisario ====
[[File:Justinien 527-565.svg|thumb|upright=1.4|Mappa dell'[[
Come i suoi predecessori romani e successori bizantini, Giustiniano si impegnò in guerra contro la [[Persia]] della [[sasanidi|dinastia sasanide]]. Comunque, le sue principali ambizioni militari si concentrarono sul [[Mar Mediterraneo|Mediterraneo]] occidentale, dove il suo generale [[Belisario (generale bizantino)|Belisario]] guidò la riconquista di parti del territorio del vecchio Impero
===== Guerre in Africa =====
{{vedi anche|Guerra vandalica|Prefettura del pretorio d'Africa}}
Nel
[[File:Diptych Barberini Louvre OA9063 whole.jpg|left|upright|thumb|L'[[avorio Barberini]], raffigurante probabilmente Giustiniano trionfante sul nemico persiano
Immediatamente dopo la vittoria, nell'aprile 534, l'imperatore Giustiniano promulgò una legge riguardante l'organizzazione amministrativa dei nuovi territori. L'Augusto ripristinò la vecchia amministrazione, ma promosse il governatore a Cartagine a [[prefetto del pretorio]]: {{Citazione|Dall'anzidetta città, con l'aiuto di Dio, sette province con i loro magistrati verranno controllate, di cui Tingi, Cartagine, Byzacium e Tripoli, in precedenza sotto la giurisdizione di un [[proconsole]], saranno governate da consolari; mentre le altre, cioè la Numidia, Mauritania e Sardegna saranno, con l'aiuto di Dio, governate da governatori.|''[[Codex Iustinianus]], I.XXVII''}}
L'intento di Giustiniano fu, sostiene lo storico J.B. Bury, quello di «cancellare ogni traccia della conquista vandala, come se non ci fosse mai stata».<ref>{{cita|Bury|p. 139
Anche la proprietà terriera venne riportata
Le campagne successive in Africa, volte soprattutto a difendere i territori bizantini dagli attacchi dei [[Mauretania|Mauri]], culminarono nel
===== Guerre in Italia =====
{{vedi anche|Guerra gotica (535-553)}}
Giustiniano trovò quindi il pretesto per dichiarare guerra agli Ostrogoti, che governavano a quei tempi l'Italia, nell'assassinio della reggente [[Amalasunta]] compiuto da [[Teodato]] per impadronirsi del trono. Giustiniano aveva stretto relazioni amichevoli con Amalasunta, reggente del regno ostrogoto per conto del figlio [[Atalarico]], la quale, venuta a conoscenza che era stata ordita una congiura per detronizzarla, prese in considerazione la possibilità di fuggire a Costantinopoli presso Giustiniano, salvo poi ripensarci dopo essere riuscita a sventare il golpe. Nel frattempo il giovane Atalarico si era gravemente ammalato e Amalasunta, consapevole di non riuscire a conservare a lungo il potere dopo la morte del figlio a causa della crescente opposizione al suo governo, intavolò trattative con Giustiniano per la cessione dell'Italia all'Impero.<ref name="Ravegnani12">{{cita|Ravegnani 2004|p. 12}}.</ref> Mentre le trattative erano ancora in corso, Atalarico si spense in tenera età, costringendo Amalasunta a condividere il trono con il cugino Teodato (534), il quale non tardò a organizzare un colpo di Stato con cui rovesciò ed esiliò la regina madre sull'isola Martana del lago di Bolsena; quest'ultima venne poi strangolata per ordine di Teodato nel 535.<ref group=N>Secondo la ''Storia segreta'' - fonte non completamente attendibile in quanto un libello diffamatorio contro Giustiniano -
[[File:
Belisario avanzò in [[Sicilia]], conquistandola in breve tempo, mentre contemporaneamente
Nel frattempo i Goti, insoddisfatti della passività di Teodato, lo uccisero per eleggere re [[Vitige]], il quale preparò la controffensiva gota che si
Belisario era in disaccordo con Giustiniano sul che fare dei territori riconquistati: Giustiniano avrebbe voluto lasciare che gli Ostrogoti governassero uno Stato a nord del Po, mentre Belisario avrebbe preferito fare dell'intera Italia un territorio imperiale
[[File:Colosso di Barletta.jpg|thumb|left|Il [[Colosso di Barletta]]: secondo alcune teorie rappresenterebbe Giustiniano I
Dopo la partenza di [[Belisario]] dall'Italia, Giustiniano, assorto nel tentativo di risoluzione di importanti controversie teologiche (come quella dei [[Tre Capitoli]]), continuò a dilazionare l'invio di rinforzi in Italia, malgrado i solleciti in tal senso da parte dei [[senato romano|senatori]] rifugiatisi a Costantinopoli.<ref name=Rav49>{{cita|Ravegnani 2004|p. 49}}.</ref> Di conseguenza, [[Totila]] riconquistò Roma e altre città, per poi invadere la [[Sicilia]] e la [[Sardegna]], riducendo i territori ancora controllati dai Bizantini nella penisola a poche piazzeforti isolate. Nel frattempo i Franchi, approfittando della guerra in corso tra Ostrogoti e Bizantini, avevano occupato gran parte dell'Italia settentrionale. Giustiniano, a questo punto, si risolse a inviare in Italia consistenti rinforzi sotto il comando di suo cugino [[Germano Giustino|Germano]], il quale fu nominato ''strategos autokrator'' (generalissimo) e sposò l'ex regina ostrogota [[Matasunta]], una mossa propagandistica che si sperava avrebbe significativamente ridotto la resistenza oppostagli dagli Ostrogoti.<ref>{{cita|Ravegnani 2004|p. 51}}.</ref> Tuttavia Germano si spense improvvisamente nell'autunno del 550 durante i preparativi della spedizione, che fu per il momento rinviata.<ref>{{cita|Ravegnani 2004|p. 52}}.</ref>
Nel 551 l'imperatore affidò al generale eunuco [[Narsete]] il compito di concludere una volta per tutte la guerra gotica. Nel corso del 552 Narsete, supportato da truppe adeguate allo scopo, riuscì a sconfiggere definitivamente gli [[Ostrogoti]] annientandoli nelle battaglie di [[battaglia di Tagina|Tagina]] (nel corso della quale morì Totila) e dei [[Battaglia dei Monti Lattari|Monti Lattari]] (dove trovò la morte l'ultimo re ostrogoto [[Teia (re)|Teia]]). La conquista non si rivelò però salda, dal momento che la penisola venne invasa dai [[Franchi]] e [[Alemanni]] che dilagarono fino allo stretto di Messina, mentre alcune fortezze gote ancora resistevano. Narsete riuscì a superare anche questi nuovi ostacoli, annientando la coalizione franco-alemanna nella [[Battaglia del Volturno (554)|battaglia del Volturno]] del 554, e nel 555 l'ultima fortezza gota a sud del Po, Conza, capitolò.<ref name=Rav61>{{cita|Ravegnani 2004|p. 61}}.</ref>
Gli anni successivi furono dedicati alla conquista delle città a nord del Po rimaste in mano gota e franca: nel 559 [[Milano]] e la [[Venezia (regione)|Venezia]] risultavano già essere in mano imperiale, ma fu solo nel 562, con la resa di Brescia e Verona, che la conquista dell'Italia poté dirsi completa.<ref name=Rav61/> Ma le conquiste di Narsete non furono durature e, a causa dello spopolamento e delle frequenti razzie di Franchi e Alemanni, non si ebbe mai un'ordinata gestione dei territori recuperati.
Con la ''[[Prammatica Sanzione]]'' del 554 la legislazione imperiale fu estesa all'Italia. La Dalmazia entrò a far parte della [[prefettura del pretorio dell'Illirico]] mentre la Sicilia non entrò a far parte di nessuna prefettura. La [[prefettura del pretorio d'Italia]] fu ristretta quindi all'[[Italia continentale]] e [[Penisola italiana|peninsulare]], escludendo [[Italia insulare|le isole]].<ref name=Rav62>{{cita|Ravegnani 2004|p. 62}}.</ref> La massima autorità civile era in teoria il ''[[prefetto del pretorio]]'' risiedente a Ravenna ma nei fatti l'autorità civile fu sempre limitata fin dal principio da quella militare. Fu infatti il ''generalissimo'' (''strategos autokrator'' in greco) Narsete ad assumere il governo effettivo dell'Italia. Pare che la prefettura d'Italia fu suddivisa in due diocesi, come nel tardo Impero romano.<ref name=Rav62/>
L'Imperatore, mostrando soddisfazione per la fine del "tiranno Totila", annullò tutti i provvedimenti di quel re goto, confermando però le leggi dei suoi predecessori: questi provvedimenti erano volti ad annullare la riforma sociale di Totila, che aveva colpito gli interessi della classe senatoria con confische e l'affrancamento dei servi, e restaurare l'ordine preesistente alla guerra.<ref>{{cita|Ravegnani 2004|p. 63}}.</ref> Inoltre promise a Roma fondi per la ricostruzione dei danni della guerra, e tentò di porre fine agli abusi fiscali compiuti dai suoi sottoposti nella penisola,<ref name=Rav64>{{cita|Ravegnani 2004|p. 64}}.</ref> ma questi provvedimenti non ebbero molto effetto. Anche se alcune fonti coeve propagandistiche parlano di un'Italia florida e rinata dopo la conclusione del conflitto,<ref name=Rav64/> la realtà doveva essere ben diversa: la guerra aveva infatti inflitto all'Italia danni che non fu possibile cancellare in breve tempo, e, anche se Narsete e i suoi sottoposti ricostruirono numerose città distrutte dai Goti,<ref>''Auctarii Havniensis extrema'', 3: «[Narses] Italiam Romano imperio reddidit urbesque dirutas restauravit totiusque Italiae populos expulsis Gothis ad pristinum reducit gaudium.» («[Narsete] restituì l'Italia all'Impero romano, ricostruì le città distrutte e, espulsi i Goti, riportò i popoli dell'Italia intera all'antica felicità.»); Mario di Avenches, ''Chronica'', s.a. 568: «Hoc anno Narses ex praeposito et patricio post tantos prostratos tyrannos, ... Mediolanum vel reliquas civitates, quas Goti destruxerant, laudabiliter reparatas, de ipsa Italia a supra scripto Augusto remotus est.» («In quest'anno Narsete ex proposito e patrizio, dopo aver abbattuto tanti tiranni... e ricostruite lodevolmente Milano e le città rimaste, che i Goti avevano distrutto, fu destituito dal governo dell'Italia dal suddetto Augusto [Giustino II].»)</ref> la situazione dell'Italia era comunque disastrosa, dato che, come ammise in due lettere Papa Pelagio, le campagne erano talmente devastate da essere irrecuperabili e la Chiesa riceveva proventi solo dalle isole o da zone esterne alla Penisola;<ref>{{cita|Ravegnani 2004|p. 66}}.</ref> inoltre i tentativi di Giustiniano di porre fine agli abusi nella riscossione delle tasse in Italia non ebbero effetto, poiché ancora esistevano, mentre il [[Senato romano]] entrò in una crisi irreversibile e scomparve agli inizi del VII secolo.<ref>{{cita|Ravegnani 2004|p. 65}}.</ref>
La conquista dell'Italia fu tuttavia effimera: infatti tre anni dopo la morte di Giustiniano, nel 568, i [[Longobardi]] invasero la penisola e in pochi anni riuscirono a occuparne circa due terzi.
===== Conquista della Spagna meridionale =====
{{Vedi anche|Spagna bizantina}}
Nel corso del 551 il [[regno visigoto]] fu colpito da una grave guerra civile: un pretendente al trono, [[Atanagildo]], era infatti insorto contro il re legittimo [[Agila I]], chiedendo aiuti militari proprio all'Impero romano d'Oriente per rovesciare il legittimo sovrano; Giustiniano decise di accettare la richiesta di aiuto giuntagli da Atanagildo, intendendo approfittare della guerra civile tra i Visigoti per strappare loro territori in Spagna meridionale; affidò il comando della spedizione a [[Pietro Marcellino Felice Liberio|Liberio]], che invase la Spagna meridionale in supporto di Atanagildo; sullo svolgimento della guerra le cronache dell'epoca non sono molto dettagliate, ma intorno al 555 la guerra civile terminò con l'uccisione di Agila e l'ascesa al trono di Atanagildo, che però non riuscì a ottenere il ritiro delle truppe imperiali dalle città da esse occupate.<ref>Giordane, ''Getica'', 303; ''Chronica Caesarea Augusta'',
I territori occupati dalle truppe imperiali (che comprendevano parte della Spagna meridionale) formarono la nuova provincia di ''Spania'', che resistette agli assalti visigoti fino al 624, anno in cui i Bizantini furono espulsi dalla Spagna. Sembra che i Bizantini abbiano occupato parte della Spagna, non solo per portare avanti il progetto di ''restauratio imperii'' giustinianea, ma anche per formare una zona "cuscinetto" (la Spagna bizantina appunto) per impedire ai Visigoti di invadere l'Africa bizantina.<ref>{{cita|Meier|p. 91}}.</ref>
===== Il rovescio della medaglia: le guerre in Oriente e nei Balcani =====
[[File:Justinian Byzanz.png|upright=1.2|thumb|
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{{legend|#FFA040|Vassalli dei Sasanidi}}
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Lo squilibrio creato a oriente dalle campagne in Europa occidentale fu subito colto dai Persiani, che tra il
Inoltre anche le frontiere balcaniche erano messe a rischio dalle popolazioni di Slavi che, nonostante la robustezza delle fortezze imperiali, sulle quali Giustiniano aveva investito molti soldi, invadevano quasi ogni anno i Balcani massacrando e saccheggiando le province bizantine senza incontrare quasi alcuna resistenza.<ref>{{cita|Ravegnani 2009|p. 29
Della politica espansionistica di Giustiniano ne fecero dunque le spese gli abitanti dell'Impero come afferma Procopio nella ''Storia segreta'':
{{Citazione|[...]Nessuno, mi pare, se non Dio, potrebbe riferire con esattezza l'ammontare delle vittime sue: si conterebbe prima quanti granelli ha la sabbia, che non le vittime di questo imperatore. A una considerazione sommaria della terra ch'egli lasciò deserta d'abitanti, direi che siano morti milioni e milioni di persone. La sconfinata Libia si era svuotata a tal punto, che anche affrontando un lungo cammino era arduo imbattersi in anima viva. [...] Insomma, a stimar 5 milioni i morti in Libia, non si sarebbe ancora al livello dei fatti. [...] Incapace di lasciare le cose come stavano, era nato per rovesciare tutto nel caos. L'Italia, che è almeno tre volte la Libia, divenne ovunque un deserto, ancor peggio dell'altra. [...] Prima della guerra, il regno dei Goti andava dalla Gallia ai confini della Dacia, dove si trova la città di Sirmio; quando l'esercito romano giunse in Italia, erano i Germani a detenere la maggior parte e della Gallia e del territorio dei Veneti; quanto a Sirmio e ai suoi dintorni, è nelle mani dei Gepidi; ma tutto, a dirla in breve, è un assoluto deserto. Alcuni erano stati uccisi dalla guerra, altri dalla malattia e dalla fame, consueto corredo della guerra. Dacché Giustiniano ascese al trono, l'Illiria con la Tracia tutta subì pressoché annualmente le scorrerie di Unni, Sclaveni e Anti: alla popolazione furono inflitti scempi fatali. Ritengo che ad ogni loro invasione fossero più di duecentomila i Romani che finivano per morire, o in schiavitù. Il risultato fu che tutta quella regione divenne una vera desolazione [[sciti]]ca. Tali gli esiti della guerra in Libia e in Europa. In tutto questo periodo, i Saraceni compirono continue scorrerie contro i Romani in Oriente, dall'Egitto ai confini della Persia; scorrerie tanto devastanti che tutta quell'area ne restò pressoché spopolata. Né ritengo sia possibile, a chiunque indaghi, appurare il numero di quanti così persero la vita. I Persiani, con Cosroe, attaccarono per tre volte le altre zone dell'impero; distrussero le città e dei prigionieri catturati nelle città conquistate e nelle restanti aree, parte ne uccisero, parte ne portarono via con sé. In qualunque terra facessero irruzione, la lasciavano spopolata.[...]|Procopio, ''Storia Segreta'', 18.}}
====
[[File:
La politica religiosa di Giustiniano rifletteva la convinzione imperiale che l'unità dell'impero presupponesse incondizionatamente l'unità della fede; e con lui sembrò un dato di fatto che questa fede potesse essere solo l'ortodossia. Gli appartenenti
Forse, l'evento più degno di nota avvenne nel
L'adorazione di [[Amon]] ad [[Augila]], nel deserto libico,<ref name="ref_A">Procopio, ''De Aedificiis'', vi. 2</ref> venne abolita; così come i resti del culto di [[Iside]] sull'isola di [[
Anche gli [[
===== La repressione dei
L'imperatore ebbe molti problemi con i [[
Successivamente, nel 551, l'Imperatore, dopo aver avuto dal vescovo di Cesarea Sergio assicurazioni che la conversione dei
===== Le persecuzioni dei
L'uniformità della politica di Giustiniano significò che anche i [[Manicheismo|manichei]] (che credevano in una religione dualista basata sulla Luce e le Tenebre) soffrirono dure persecuzioni, sperimentando sia l'esilio sia la minaccia della pena capitale.<ref name="Cod., I., v. 12"/> A Costantinopoli, in un'occasione, molti manichei, dopo una dura ma manipolata inquisizione, vennero giustiziati alla presenza di Giustiniano in persona: alcuni sul rogo, altri per affogamento.<ref>F. Nau, in ''Revue de l'orient'', ii., 1897, p. 481</ref>
==== Politica ecclesiastica ====
[[File:Gurlitt Justinian column.jpg|thumb|Ricostruzione della [[colonna di Giustiniano I]] di Bisanzio a [[Costantinopoli]]
Come per l'amministrazione secolare, il [[dispotismo]] apparve anche nella politica ecclesiastica dell'imperatore. Egli regolava tutto, sia nella religione
Agli inizi del suo regno, ritenne appropriato promulgare per legge il suo credo nella [[Trinità (cristianesimo)|Trinità]] e nell'[[Incarnazione]]; e di minacciare tutti gli [[eresia|eretici]] con delle punizioni.<ref>''Cod.'', I., i. 5</ref>
==== Relazioni con Roma ====
Dalla metà del [[V secolo]] in poi, compiti sempre più ardui dovettero essere affrontati dagli imperatori d'
Giustiniano entrò nell'arena dello
Giustiniano però non desistette dal tentativo di conciliazione e trovò una possibile formula teologica compromissoria nella [[controversia teopaschita|dottrina teopaschita]]. All'inizio era dell'opinione che la questione rivolgeva attorno a parole di poca importanza. Per gradi comunque, Giustiniano venne a comprendere che la formula in questione non solo appariva ortodossa, ma poteva anche servire come misura conciliatoria nei confronti dei monofisiti, e fece un vano tentativo per usarla nella conferenza religiosa con i seguaci di [[Severo di Antiochia]], nel
[[File:
Nei primi anni della guerra gotica, combattuta contro i Goti per la riconquista dell'Italia, l'
Successivamente scoppiò la [[scisma dei Tre Capitoli|controversia dei Tre Capitoli]], che significò nuovi contrasti con Roma. L'
Nella condanna dei tre capitoli Giustiniano cercò di soddisfare sia l'Oriente
==== Scritti religiosi ====
[[File:Half follis-Justinian I-sb0165.jpg|thumb|upright=1.4|Mezzo follis di Giustiniano I
Giustiniano mise mano personalmente a manifesti teologici che portò avanti come imperatore; anche se, in ragione della posizione dell'autore, diventa difficile discernere se i documenti attualmente attribuiti al suo nome provenivano anche dalla sua penna.
* L'editto sulle [[eterodossia|eterodossie]] di [[Origene]], del
* richiami ai vescovi riuniti a Costantinopoli in occasione del concilio del
* un editto sulla [[scisma dei Tre Capitoli|controversia dei Tre Capitoli]], probabilmente emesso nel 551;
* un discorso al concilio del 553, riguardante la teologia antiochena;
* un documento, probabilmente antedatato al
* uno scritto di [[scomunica]] contro [[Antimo I di Costantinopoli|Antimo]], [[Severo di Antiochia|Severo]] e compagni;
* un appello ai monaci egiziani, con una confutazione degli errori monofisiti;
* un frammento di un documento, inviato al
La teologia sostenuta in questi scritti concordava, in generale, con quella di [[Leonzio
Si deve anche menzionare l'[[
===
Giustiniano si spense di vecchiaia nel [[Gran Palazzo|Palazzo Imperiale]] la notte tra il 14 e il 15 novembre 565, senza aver avuto figli da Teodora (spentasi nel 548 di cancro). Prima di morire non aveva fissato una regola per la successione, ma il ciambellano Callinico, presente al momento della morte, sostenne che Giustiniano, sul punto di spirare, avesse designato quale suo successore il nipote [[Giustino II|Giustino]], figlio della sorella Vigilanza. Questo fu convocato a palazzo dallo stesso Callinico e da alcuni senatori nella stessa notte e incoronato prontamente dal [[patriarca di Costantinopoli]]. Il nuovo imperatore Giustino II fece prontamente assassinare un altro possibile candidato per la successione, il lontano cugino [[Giustino (console 540)|Giustino]] (figlio del cugino di Giustiniano, [[Germano Giustino|Germano]]).<ref>{{cita|Meier|p. 109}}.</ref>
Giustiniano fu sepolto nella [[Chiesa dei Santi Apostoli (Costantinopoli)|Chiesa dei Santi Apostoli]] di Costantinopoli. La Chiesa ortodossa lo commemorava annualmente il 14 novembre, apparentemente come santo, anche se, a dire di Meier, il culto di Giustiniano, del quale si hanno alcuni indizi, «non si manifestò mai chiaramente, non quanto per esempio quello di Costantino».<ref>{{cita|Meier|p. 110}}.</ref>
== Fonti e storiografia ==
=== Fonti biografiche ===
La principale fonte per il regno di Giustiniano è costituita dalle opere di [[Procopio di Cesarea]], anche se la storia ecclesiastica di [[Giovanni da Efeso]] (che sopravvive come base per molte cronache successive) fornisce molti ulteriori dettagli.<ref name=Ostr24>{{cita|Ostrogorsky|p. 24}}.</ref> Entrambi gli storici ebbero toni aspri nei confronti di Giustiniano e Teodora: a fianco della sua opera principale, Procopio scrisse anche una ''Storia Segreta'', che relaziona dei molti scandali alla corte di Giustiniano.<ref name=Ostr24/> Continuatori di Procopio furono [[Agazia Scolastico]] e [[Menandro Protettore]], le cui opere forniscono importanti informazioni sugli ultimi anni di regno del sovrano, quelli successivi al 552.<ref name=Ostr24/> Altre fonti importanti sono la ''Chronographia'' di [[Giovanni Malala]] e le storie ecclesiastiche di [[Giovanni da Efeso]] ed [[Evagrio Scolastico]].<ref name=Ostr24/> Il ''De magistratibus'' di [[Giovanni Lido]], funzionario imperiale, è un'altra fonte importante.<ref>{{cita|Ostrogorsky|p. 25}}.</ref>
=== Aspetto fisico ===
[[File:Mosaic of Justinian I - Sant'Apoilinare Nuovo - Ravenna 2016.png|left|thumb|Mosaico della [[basilica di Sant'Apollinare Nuovo]] che si presume raffiguri Giustiniano I (ma potrebbe trattarsi anche di [[Teodorico il Grande|Teodorico]])]]
Il cronista coevo [[Giovanni Malala]] descrisse Giustiniano come basso di statura, con il naso regolare, la carnagione chiara, i capelli ricci e il viso rotondo e stempiato.<ref>{{cita|Giovanni Malala|425}}.</ref> Secondo la ''[[Storia segreta]]'' di [[Procopio di Cesarea]], il sovrano «non era né alto né troppo basso, ma giusto, non magro ma un po' in carne, tondo di viso e non brutto» e «per riassumere in breve i suoi connotati era somigliantissimo a Domiziano figlio di Vespasiano».<ref name=StoSeg8>{{cita|Procopio, ''Storia Segreta''|8}}.</ref> Le monete emesse dal sovrano all'inizio del suo regno non sono di aiuto nel ricostruire il suo aspetto fisico, fornendone ritratti stilizzati, ma secondo [[John Bagnell Bury]] quelle emesse a partire dal 538 fornirebbero un ritratto genuino dell'Imperatore e proverebbero che la presunta somiglianza con il tirannico [[Domiziano]] asserita dall'ostile Procopio potrebbe avere qualche fondamento.<ref name=Bur24>{{cita|Bury|p. 24}}.</ref> Il celebre mosaico della [[Basilica di San Vitale (Ravenna)|Basilica di San Vitale a Ravenna]] conferma il naso regolare ma non il viso rotondo; è incerto, invece, se il mosaico della [[Basilica di Sant'Apollinare Nuovo]] raffiguri effettivamente Giustiniano oppure [[Teodorico il Grande]].<ref>{{cita|Ravegnani 2019|p. 171}}.</ref> Un'altra opera artistica a raffigurare il sovrano è la copia, esposta al ''[[British Museum]]'', di un medaglione realizzato in occasione alla riconquista dell'Africa del 534, il cui originale purtroppo è stato trafugato nel 1831.<ref>{{cita|Ravegnani 2019|p. 172}}.</ref> Il disegno, datato XV secolo, della [[Colonna di Giustiniano|statua equestre di Giustiniano]] nell'[[Augusteum]] di Costantinopoli non è d'aiuto, né lo è il disco d'argento di Kerch che raffigura un imperatore a cavallo, la cui identificazione con Giustiniano non è certa; non è certo se l'[[avorio Barberini]] raffiguri Giustiniano o un altro imperatore.<ref name=Bur24/>
=== Valutazione del suo operato ===
Quanto al suo operato, le fonti si dividono tra quelle che ne fanno lodi sperticate e quelle che lo descrivono come un tiranno, cosicché, come scrisse [[Charles Diehl]] nel 1901, «pochi personaggi storici sono più difficili da giudicare dell'imperatore Giustiniano» («peu de personnages historiques sont plus difficiles à juger que l'empereur Justinien»).<ref>{{cita libro|autore=Charles Diehl|titolo=Justinien et la civilisation Byzantine au VIe siècle|editore=E. Leroux|città=Parigi|anno=1901|p=8|lingua=fr}} Citato in {{cita|Ravegnani 2019|p. 172}}.</ref> Uno dei problemi maggiori è costituito dalle opere di Procopio, che forniscono un ritratto contraddittorio del sovrano a seconda del pubblico a cui erano destinate: se nel ''[[De aedificiis]]'' (opera encomiastica commissionatagli dall'imperatore stesso) Procopio lo esalta oltremodo, nella ''[[Storia segreta]]'' (un libello diffamatorio che circolava segretamente tra gli oppositori di Giustiniano) ne fa un ritratto completamente agli antipodi; nella ''[[Storia delle guerre]]'', invece, lo storico di Cesarea si mantiene cautamente neutrale (per evitare di subire rappresaglie), pur non mancando di criticare in maniera velata il suo governo.<ref>{{cita|Ravegnani 2019|pp. 172-173}}.</ref>
[[File:Historia Arcana 1623.jpg|thumb|Frontespizio dell'[[editio princeps]] della ''[[Storia segreta]]'' di [[Procopio di Cesarea|Procopio]]]]
La ''Storia segreta'' di Procopio descrive il carattere del sovrano accusandolo di essere «falso, imbroglione, artefatto, tenebroso nell'ira, doppio, un uomo tremendo, perfetto nel dissimulare un'opinione» nonché spergiuro, frettoloso nell'emettere sentenze, «aperto alle calunnie e pronto nelle vendette».<ref name=StoSeg8/> Passando al suo operato, Procopio lo critica per aver avviato guerre di conquista che provocarono per lo più morte e devastazione, per la persecuzione delle minoranze religiose, per l'aumento delle tasse e della corruzione, per la concessione dell'immunità alla fazione degli Azzurri, per la confisca di beni ai senatori (dei quali si sarebbe fatto erede con falsi testamenti) e per lo sperpero delle risorse finanziarie dell'Impero, dissipate in tributi ai Barbari e costruzioni di fastosi edifici. Lo storico di Cesarea descrive inoltre il sovrano come succubo della moglie Teodora, e afferma che di fatto i due reggessero congiuntamente l'Impero come se fosse una diarchia, trascinandolo verso la rovina. È degno di nota il fatto che nel ''[[De aedificiis]]'' lo stesso Procopio aveva esaltato il sovrano per aver reso il suo Stato (alla sua ascesa «incurabilmente disgregato») «più grande per estensione e molto più splendido, scacciandone dai confini i barbari, antichi tormentatori», nonché per la lotta alle eresie, politiche pesantemente condannate nella ''Storia segreta''.<ref>{{cita|Procopio, ''De aedificiis''|I, 1}}.</ref> Ravegnani ha definito Procopio «squallido» per aver attaccato in maniera così veemente il sovrano nonostante ne avesse fornito un ritratto completamente antitetico altrove, e definisce la ''Storia segreta'' uno scritto dai toni più consoni a un giornale scandalistico che non a una opera storica.<ref>{{cita|Ravegnani 2019|pp. 173-176}}.</ref>
Anche se Procopio accentua di molto le responsabilità del sovrano, definendo "sue innovazioni" degli abusi che erano eredità dei governi precedenti, molte delle critiche mossegli (ad esempio l'oppressione finanziaria e religiosa, il pagamento dei tributi ai Barbari e l'immunità concessa agli Azzurri) trovano riscontro in altre fonti coeve, come le storie ecclesiastiche di [[Giovanni da Efeso]] ed [[Evagrio Scolastico]], mentre l{{'}}''Epitome delle storie'' di [[Zonara]] (redatta tuttavia nel [[XII secolo]]) conferma la diarchia con Teodora.<ref name=Bur349/> Queste fonti presumibilmente presentano il punto di vista degli oppositori di Giustiniano.
La critica storiografica moderna ha assolto Giustiniano da diverse accuse mossegli da Procopio. Le accuse che si fosse fatto erede di senatori con falsi testamenti sembrerebbero essere infondate, e l'Imperatore, al contrario di quanto afferma Procopio, sapeva anche essere occasionalmente clemente, come conferma il fatto che perdonò diversi senatori coinvolti nella [[rivolta di Nika]] richiamandoli dall'esilio o restituendo loro le terre in un primo momento confiscate.<ref>{{cita|Ravegnani 2019|pp. 176-177}}.</ref> Inoltre Giustiniano, al contrario dei suoi predecessori che rispettavano con maggiore rigore l'etichetta di corte rendendosi inavvicinabili alla gente comune, era più facilmente accessibile ai sudditi dando loro udienza più frequentemente e promulgando diverse leggi in accoglimento delle loro istanze.<ref>{{cita|Ravegnani 2019|pp. 177-178}}.</ref>
Secondo il ''[[De aedificiis]]'' di Procopio, Giustiniano era parco e tendeva a lavorare fino a tardi, dormendo poco la notte e conducendo uno stile di vita ascetico, descrizione confermata anche da altre fonti.<ref>{{cita|Procopio, ''De aedificiis''|I, 7}}.</ref> Nella convinzione assoluta, attestata da diverse sue leggi, di aver ricevuto la missione divina di riportare l'Impero romano al suo antico splendore, il sovrano trascorreva gran parte della giornata nella gestione dello Stato, redigendo di persona leggi, piani di conquista e finanche trattati teologici.<ref>{{cita|Ravegnani 2019|pp. 179-181}}.</ref> Il suo carattere fortemente accentratore e autocratico lo portava a prendere da solo tutte le decisioni per quanto possibile, invece di delegarle ai suoi subordinati a cui lasciava ben poca autonomia.<ref>{{cita|Ravegnani 2019|p. 181}}.</ref>
Vari storici moderni hanno criticato Giustiniano per aver attuato una politica offensivista sconsiderata, espandendo a dismisura l'Impero pur non avendo le risorse disponibili per mantenere le nuove conquiste e lasciando sguarnite le vecchie frontiere permettendo ai Barbari e ai Persiani di devastarle.<ref>{{cita|Luttwak|p. 101}}.</ref> Diversi studiosi ritengono invece che al declino dell'Impero e al fallimento della ''[[restauratio imperii]]'' giustinianea contribuì in modo decisivo l'epidemia di peste del 542, che indebolì di molto l'Impero, svantaggiandolo rispetto ai suoi nemici (meno evoluti e meno urbanizzati e dunque colpiti in modo meno grave dalla peste).<ref name=Trea87/><ref>{{cita|Luttwak|p. 107}}.</ref> Inoltre il suo successore, Giustino II, ebbe anche lui delle colpe, in quanto invece di mandare truppe in soccorso dell'Italia invasa dai Longobardi decise di iniziare un'inutile e dispendiosa guerra contro la Persia che indebolì l'Impero, favorendo la conquista longobarda e impedendogli di reagire in modo efficace allo stanziamento nelle province balcaniche degli Slavi e degli Avari.<ref>{{cita|Treadgold|p. 100}}.</ref>
Molto discussa è anche la politica religiosa giustinianea; lo storico [[Ernst Stein]] lo definì «il solo principe che abbia perseguitato tutte le comunità religiose dell'Impero, senza far eccezione per quella a cui lui stesso rivendicò di appartenere» («le seul prince qui ait persécuté toutes les communautés religieuses de son Empire, sans excepter celle dont il se réclamait lui-méme»).<ref>{{cita libro|autore=E. Stein|titolo=Histoire du Bas-Empire|volume=vol. II: ''De la disparition de l'Empire d'Occident à la mort de Justinien (476-565)''|curatore=J. R. Palanque|editore=Desclée de Brouwer|città=Amsterdam|anno=1968|p=279}}</ref>
=== Eredità storica culturale ===
La maggiore eredità lasciata da Giustiniano è la raccolta normativa del 535, poi conosciuta come ''[[Corpus iuris civilis]]'', una compilazione omogenea della legge romana che è tutt'oggi alla base del [[diritto civile]], l'ordinamento giuridico più diffuso al mondo.<ref>{{cita|Ravegnani 2019|p. 199}}.</ref> In Occidente, il ''Corpus iuris'' venne preso come testo di riferimento solo a partire dal [[Basso Medioevo]] per merito della [[Scuola bolognese dei glossatori]], dato che nell'[[Alto Medioevo]] sia sul [[diritto germanico]] sia sul diritto in uso presso le genti di espressione e cultura latine, ebbe maggiore influenza il ''[[Codice teodosiano|Codex Theodosianus]]'', emanato nel periodo di costituzione dei [[regni romano-barbarici]] entro un Impero d'Occidente in pieno smembramento.
Il poeta [[Dante Alighieri]] nella [[Divina Commedia]] colloca Giustiniano in Paradiso tra gli spiriti che bene operarono per fama e gloria terrena, posti nel cielo di Mercurio (Paradiso, fine canto V e [[Paradiso - Canto sesto|canto VI]]). Il sovrano bizantino è la figura centrale del canto VI (il cosiddetto "canto politico"): egli parla della propria vita e della storia del potere imperiale (simboleggiato dall'aquila), spiegando come l'Impero romano sia stato voluto da Dio per essere strumento della Redenzione e deplorandone la decadenza ai tempi di Dante, causata dalle lotte tra guelfi e ghibellini. Si ritiene che l'intento di Dante fosse quello di presentare Giustiniano come l'imperatore da prendere a modello per risollevare l'impero dal declino, con l'argomentazione che intervenne in Italia per riportarla sotto il controllo imperiale, riformò il diritto e mantenne buoni rapporti con il Papato, anteponendo la Fede alla Ragione.<ref>{{Treccani|giustiniano_(Enciclopedia-Dantesca)|Giustiniano}}</ref> Dante rappresenta Giustiniano come guidato dalla Provvidenza Divina nella riforma del diritto e nelle conquiste militari in Occidente, sostenendo che furono possibili solo in seguito all'intervento di [[papa Agapito I]] che avrebbe ricondotto l'Imperatore, inizialmente [[monofisismo|monofisita]], alla vera fede:
{{Citazione|E prima che mi accingessi a tal impresa, credevo che in Cristo ci fosse una sola natura, ed ero soddisfatto di tale mia fede; ma il santo Agapito, che fu papa, mi ricondusse alla vera fede grazie alle sue parole.|[[Dante Alighieri|Dante]], ''[[Divina Commedia]]'', ''[[Paradiso (Divina Commedia)|Paradiso]]'', [[:s:it:Divina Commedia/Paradiso/Canto VI|canto VI, vv. 13-18]]|E prima ch'io a l'ovra fossi attento,<br>una natura in Cristo esser, non piùe,<br>credea, e di tal fede era contento;<br><br>ma 'l benedetto Agapito, che fue<br>sommo pastore, a la fede sincera<br>mi dirizzò con le parole sue.|lingua2 = Parafrasi|lingua = Volgare toscano}}
In realtà Dante disponeva di informazioni incomplete se non imprecise su Giustiniano che, insieme all'intento di presentare le azioni del sovrano come guidate dalla Provvidenza Divina, contribuirono all'omissione degli aspetti più negativi del suo governo e a errori cronologici e fattuali, soprattutto per quanto concerne le sue convinzioni religiose e i rapporti con la Chiesa: in particolare il poeta si sbagliò sull'iniziale adesione di Giustiniano all'eresia monofisita, in realtà appoggiata dalla moglie Teodora,<ref>{{cita libro|autore=Dante Alighieri|titolo=Divina Commedia - Paradiso|curatore=G. Giacalone| città=Roma |anno=1969|editore=Signorelli |p=195}}</ref> anche se è accertato che papa Agapito I si recò a Costantinopoli nel 536 riuscendo a convincere l'imperatore ad abbandonare la politica di compromesso con i monofisiti intrapresa per l'influenza dell'intrigante imperatrice, benché ciò fosse avvenuto dopo, e non prima, la redazione del ''Corpus iuris civilis'' e la riconquista dell'Africa;<ref>{{Treccani|agapito-i_(Enciclopedia-Dantesca)|Agapito I}}</ref> in ogni caso, contrariamente a quanto lascia intendere Dante, anche successivamente Giustiniano prese decisioni controverse in politica religiosa, che lo portarono allo scontro con il Papato (nel corso del quale fece deportare [[papa Vigilio]] a Costantinopoli per costringerlo a sottomettersi alla politica religiosa imperiale),<ref>{{Cita libro|autore = Claire Sotinel|capitolo = Vigilio |titolo=Enciclopedia dei Papi|anno = 2000|editore = Treccani|città = Roma|url = http://www.treccani.it/enciclopedia/vigilio_%28Enciclopedia-dei-Papi%29/|accesso = 27 marzo 2015|volume = I|pp = 512-529}}</ref> arrivando addirittura ad aderire alla dottrina monofisita dell'[[aftartodocetismo]] negli ultimi anni di regno.<ref>{{Treccani|monofisiti_(Enciclopedia-Italiana)|Monofisiti}}</ref>
Giustiniano compare in diverse altre opere letterarie e cinematografiche, anche se non sempre ne è il protagonista. Diverse di queste opere sono relative al "mito" (senza fondamento storico) dell'accecamento di [[Belisario]] per ordine di Giustiniano, descritto come un sovrano ingrato reo di aver acriticamente dato credito alle accuse infondate di tradimento messe in giro dai funzionari imperiali, invidiosi per i grandi successi conseguiti dal generale.<ref>{{Cita libro|titolo =Oxford Dictionary of Byzantium|volume =Vol. I |editore =Oxford University Press |città =Oxford |anno =1991 | p =278 |ISBN =978-0-19-518792-2|lingua=en}}</ref><ref>{{cita pubblicazione |nome=Borje |cognome=Knos |titolo=La légende de Bélisaire dans les pays grecs |rivista=Eranos |numero=58 |anno=1960 |pp=237-280 |lingua=fr }}</ref> Altre opere sono incentrate sulla moglie [[Teodora (moglie di Giustiniano)|Teodora]] o sulla guerra tra i Bizantini e gli Ostrogoti per il possesso dell'Italia (vedasi ad esempio ''L{{'}}Italia liberata dai Goti'', poema composto nel XVI secolo dal vicentino [[Gian Giorgio Trissino]]; ''[[Ein Kampf um Rom]]'', romanzo dello scrittore tedesco [[Felix Dahn]]; ''O bizantino'', romanzo dello scrittore brasiliano [[Miguel M. Abrahão]]).
== Note ==
;Esplicative
<references group="N"/>
;Bibliografiche
<references/>
== Bibliografia ==
;Fonti primarie
* {{cita libro|autore=[[Procopio di Cesarea]]|titolo=Προκοπίου Καισαρέως Υπέρ των πολέμων|url=http://www.perseus.tufts.edu/hopper/text?doc=Perseus%3Atext%3A2008.01.0670%3Abook%3D1%3Achapter%3D1%3Asection%3D1|lingua=grc}}
** Libri I-II: {{cita libro|titolo=[[s:Istoria delle guerre persiane|De bello persico]]|cid=Procopio, ''La guerra persiana''}}
** Libri III-IV: {{cita libro|titolo=[[s:Istoria delle guerre vandaliche|De bello vandalico]]|cid=Procopio, ''La guerra vandalica''}}
** Libri V-VIII: {{cita libro|titolo=[[s:Istoria delle guerre gottiche|De bello gothico]]|cid=Procopio, ''La guerra gotica''}}
* Procopio di Cesarea, ''[[s:Storia
* Procopio di Cesarea, ''[[s:
* {{cita libro|autore=[[Agazia]]|titolo=Ιστοριων|curatore=Barthold Georg Niebuhr|città=Bonn|anno=1828|url=http://www.documentacatholicaomnia.eu/25_90_1828-1897-_Corpus_Scriptorum_Historiae_Byzantinae.html|lingua=grc|cid=Agazia}}
*{{cita libro|Evagrio|Scolastico|Εκκλησιαστική Ιστορία|url=https://books.google.de/books?id=3H2sPfGVyYwC&pg=PR1#v=onepage&q&f=false|città=Oxford|anno=1844|lingua=grc|cid=Evagrio Scolastico}}
;Fonti secondarie
* {{cita libro|
* {{cita libro|
* {{cita libro|Averil|Cameron|The Cambridge Ancient History, Vol. 14|2002|Cambridge|ed=2|ISBN=0-521-30199-8|lingua=en}}
* {{cita libro|autore=Gianfranco Cimino|titolo=L'esercito romano d'Oriente|anno=2009|editore=Chillemi|isbn=978-88-903765-0-4}}
* {{cita libro|autore=Charles Diehl|titolo=La civiltà bizantina|anno=1962|editore=Garzanti|isbn=no|città=Milano}}
* {{cita libro|autore=Charles Diehl|titolo=Figure bizantine|altri=introduzione di [[Silvia Ronchey]]|anno=2007|annooriginale=1927|editore=Einaudi|isbn=978-88-06-19077-4}}
* {{cita libro|
* {{cita libro|autore=
* {{cita libro|Edward|Gibbon|Declino e caduta dell'Impero romano|1986|Mondadori|Milano |isbn=978-88-04-45284-3|cid=Gibbon}}
* {{cita libro|Gerhard|Herm|I bizantini|1985|Garzanti|Milano|isbn=978-88-11-67663-8}}
* {{cita libro|Alexander P.|Kazhdan|wkautore=Aleksandr Petrovič Každan|Bisanzio e la sua civiltà|2004|Laterza|Bari|ed=2|isbn=88-420-4691-4}}
* {{cita libro|Ralph-Johannes|Lilie|Bisanzio la seconda Roma|2005|Newton & Compton|Roma|isbn=88-541-0286-5}}
* {{cita libro|Giovanni|Luchetti|Contributi di Diritto Giustinianeo|2004|Giuffrè Editore|ISBN=88-14-11366-1}}
* {{cita libro|Edward N.|Luttwak|La grande strategia dell'Impero bizantino|2009|Rizzoli|isbn=978-88-17-03741-9|cid=Luttwak}}
* {{cita libro|Cyril|Mango|La civiltà bizantina|2009|Laterza|Roma-Bari|isbn=978-88-420-9172-1|cid=Mango}}
* {{cita libro|Mischa|Meier|Giustiniano|2007|Il Mulino|Bologna|isbn=978-88-15-11552-2|cid=Meier}}
* {{cita libro|Marco|Melluso|La schiavitù in età giustinianea| 2000|Les Belles Lettres| Paris|isbn=2-913322-41-7}}
* {{cita libro|cognome=Moorhead|nome=John|titolo=Justinian|url=https://archive.org/details/justinian0000moor|città=London|anno=1994|cid=Moorhead|lingua=en}}
* {{cita libro|John Julius|Norwich|Bisanzio|2000|Mondadori|Milano|isbn=88-04-48185-4}}
* {{cita libro|Georg|Ostrogorsky|wkautore=Georgij Aleksandrovič Ostrogorskij|[[Storia dell'impero bizantino (Ostrogorskij)|Storia dell'Impero bizantino]]|1968|Einaudi|Milano|isbn=88-06-17362-6|cid=Ostrogorsky}}
* {{cita libro|Giorgio|Ravegnani|wkautore=Giorgio Ravegnani|I bizantini in Italia|2004|Il Mulino|Bologna|cid=Ravegnani 2004|isbn=88-15-09690-6}}
* {{cita libro|Giorgio|Ravegnani|wkautore=Giorgio Ravegnani|Imperatori di Bisanzio|2008|Il Mulino|Bologna|isbn=978-88-15-12174-5}}
* {{cita libro|Giorgio|Ravegnani|wkautore=Giorgio Ravegnani|Soldati e guerre a Bisanzio|2009|Il Mulino|Bologna|isbn=978-88-15-13044-0|cid=Ravegnani 2009}}
* {{cita libro|Giorgio|Ravegnani|wkautore=Giorgio Ravegnani|L'età di Giustiniano|2019|Carocci|Roma|cid=Ravegnani 2019|isbn=978-88-430-9831-6}}
* {{cita libro|Silvia|Ronchey|Lo stato bizantino|2002|Einaudi|Torino|isbn=88-06-16255-1}}
* {{cita libro|Berthold|Rubin|Das Zeitalter Iustinians|1960|città=Berlin|isbn=3-11-003411-5|lingua=de}}
* {{cita libro|Warren|Treadgold|wkautore=Warren Treadgold|Storia di Bisanzio|2005|Il Mulino|Bologna|isbn=978-88-15-13102-7|cid=Treadgold}}
== Voci correlate ==
{{
* [[Dinastia giustinianea]]
* [[Peste di Giustiniano]]
* [[Esarcato d'Italia]]
* [[Ultimus Romanorum]]
* [[Avorio Barberini]]
* [[Restauratio Imperii]]
* [[Prammatica Sanzione]]
* [[Corpus iuris civilis]]
* [[Concilio di Costantinopoli II]]
* [[Giustiniana Prima]]
{{
== Altri progetti ==
{{interprogetto
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* {{cita web | url = http://web.upmf-grenoble.fr/Haiti/Cours/Ak | titolo = The Roman Law Library | accesso = 30 ottobre 2006 | dataarchivio = 31 agosto 2012 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20120831060912/http://web.upmf-grenoble.fr/Haiti/Cours/Ak | urlmorto = sì }}
* {{cita web|http://www.documentacatholicaomnia.eu/30_20_0482-0565-_Flavius_Justinianus_Imperator.html|Opera Omnia dal Migne Patrologia Graeca con indici analitici}}
* {{
* {{cita web|http://www.wildwinds.com/coins/byz/justinian_I/i.html|Monete emesse da Giustiniano I|lingua=en}}
{{Box successione|carica=[[Imperatori bizantini|Imperatore bizantino]]|immagine=Double-headed_eagle_of_the_Greek_Orthodox_Church.svg|periodo=[[527]]-[[565]]| precedente=[[Giustino I]] | successivo=[[Giustino II]]}}
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