Giustiniano I: differenze tra le versioni

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{{Nota disambigua||[[Giustiniano (disambigua)]]|Giustiniano}}
{{Magistrato romano
{{Monarca
|nome = Giustiniano I
|titolo = [[Imperatore bizantino|Augusto dell'ImperoImperatore romano d'Oriente]]
|immagine = MeisterMosaic vonof Justinianus I - Basilica San Vitale in (Ravenna 004).jpg
|legenda = Giustiniano raffigurato su un mosaico innella [[basilica di San Vitale (Ravenna)|basilica di San Vitale]] a [[Ravenna]]
|regno = [[527]]-[[565]]
|incoronazioneinizio regno = [[1º agosto 527]]
|fine regno = 14 novembre 565
|incoronazione = 1º aprile 527
|investitura =
|nome completo = Flavius Petrus Sabbatius Iustinianus
|altrititoli = *''Caesar''
*''Nobilissimus''
|data di nascita = 11 maggio [[482]]
|data di nascita = 482
|luogo di nascita = [[Tauresio]]
|data di morte = 14 novembre [[565]]
|luogo di morte = [[Costantinopoli]]
|luogo di sepoltura = [[Chiesa dei Santi Apostoli (Costantinopoli)|Chiesa dei Santi Apostoli]], [[Costantinopoli]]
|data di sepoltura =
|sepoltura =
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|erede =
|successore = [[Giustino II]]
|consorte = [[Teodora (imperatricemoglie di Giustiniano)|Teodora]]
|consortedi =
|consolato = prima volta nel [[520]] poi a vita dal [[527]]
|coniuge 1 =
|cognomina ex virtute = ''Africanus'' e ''Gothicus maximus''
|coniuge 2 =
|tribuno militare = ''[[Schola (unità)|Tribunus scholae]]''
|coniuge 3 =
|coniuge 4 =
|coniuge 5 =
|figli =
|casa reale =
|dinastia = [[Dinastia giustinianea]]
|motto reale =
|padre = Sabbazio
|madre = Vigilanza
|religione = [[Cristianesimo calcedoniano]]
}}
{{Dinastia giustinianea}}
{{Bio
|Nome = Flavio Pietro Sabbazio
|Cognome = Giustiniano
|ForzaOrdinamento = Giustiniano 01
|PostCognomeVirgola= in [[lingua latina|latino]] ''Flavius Petrus Sabbatius Iustinianus'', meglio noto come '''Giustiniano I il Grande'''
|PreData = {{latino|Flavius Petrus Sabbatius Iustinianus}}, [[Scrittura e pronuncia del latino|pronuncia classica o ''restituta'']]: {{IPA|[ˈflaːwɪ.us ˈpɛ.t̪rus ˈsab.ba.t̪i.us juːs.t̪i.niˈaːnus}}
|Sesso = M
|LuogoNascita = Tauresio
|GiornoMeseNascita =11 maggio
|AnnoNascita = 482
|NoteNascita = {{efn|Secondo {{cita|Zonara|XIV, 5.40}}, Giustiniano all'epoca della sua ascesa al trono (527) aveva all'incirca quarantacinque anni, per cui doveva essere nato intorno al 482. Gibbon ([https://www.ccel.org/g/gibbon/decline/volume2/chap40.htm capitolo 40]) riporta come ipotetica data di nascita il 5 maggio 482 o l'11 maggio 483, [https://www.ccel.org/g/gibbon/decline/volume2/nt400/001.htm rinviando in nota alle sue fonti per ulteriori approfondimenti]. Secondo l'Enciclopedia Britannica<ref>{{Cita libro|titolo=Encyclopædia Britannica: A New Survey of Universal Knowledge|url=https://books.google.it/books?id=W_bkAAAAMAAJ&q=%22May+11%22+483+Britannica&dq=%22May+11%22+483+Britannica&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwiC-eywppDqAhXlxIsKHaD7B-wQ6AEwAXoECAYQAg|accesso=2025-04-08|data=1964|editore=Encyclopædia Britannica|lingua=en}}</ref> Giustiniano sarebbe nato, molto probabilmente, l'11 maggio 483. Altri autori pongono la data di nascita nel 482 <ref>{{cita|Ravegnani 2019|p. 33}}</ref>.}}
|LuogoMorte = Costantinopoli
|GiornoMeseMorte = 14 novembre
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|Attività = imperatore
|Nazionalità = bizantino
|PostNazionalitàFineIncipit = , meglio noto come '''Giustiniano I il Grande''', è stato un [[imperatore bizantino|imperatore romano]], dal 1º agosto [[527]] fino alla sua morte
}}
 
Governò assieme alla moglie [[Teodora (moglie di Giustiniano)|Teodora]] fino a quando rimase vedovo (548). Giustiniano, ultimo imperatore bizantinoromano educato nel seno di una famiglia di lingua e cultura latinelatina, fuè considerato uno dei più grandi sovrani di età [[Tarda antichità|tardo-antica]] e [[Alto Medioevo|altomedievale]]. Il suo governo coincise con un periodo d'oro per l'[[Impero bizantino|Impero romano d'Orienteorientale]], dal punto di vista civile, economico e militare:, ma di grande decadenza per la parte italica, a causa della lunga guerra civile contro la Diocesi d'Italia, governata dall'élite gota. Nell'ambito della ''[[Restauratio Imperii]]'', Lele vittoriose campagne didei generali [[Belisario]] (generalee bizantino)|Belisario[[Narsete]] permisero il ricongiungimento all'[[Imperosotto romanoil d'Oriente|Impero]]diretto controllo imperiale di parte dei territori dell'[[Impero romano d'Occidente|Occidente romano]];. venneVenne portato a compimento un progetto di [[edilizia]] civile che ha lasciato opere architettoniche di eccezionale importanza come la chiesa di [[Basilica di Santa Sofia (Istanbul)|Hagia Sophia]] a [[Costantinopoli]];. ilIl patronato imperiale diede inoltre nuova linfa alla cultura, con la fioritura di celebri storici e letterati, fra cui [[Procopio di Cesarea]], [[Agazia]], [[Giovanni Lido]] e [[Paolo Silenziario]].
 
Ha contribuito in modo significativo alla [[Storia del diritto romano (753 - 451 a.C.)|storia del diritto,]] infatti la sua morte (565) viene fatta convenzionalmente coincidere con la fine del [[diritto romano]]. Inoltre, i suoi contribuiti segneranno notevolmente il [[diritto medievale]], in particolare quello del [[Basso Medioevo]], e sono alla base del diritto contemporaneo.<ref name=":0" />La maggiore eredità lasciata da Giustiniano è la raccolta normativa del [[535]], poi conosciuta come ''[[Corpus iuris civilis]]'', una compilazione omogenea della legge romana che è tutt'oggi alla base del ''[[diritto civile]]'', l'ordinamento giuridico più diffuso al mondo. In occidenteOccidente, il ''Corpus iuris civilis'' venne preso come testo di riferimento solo a partire dal [[Basso Medioevo]] per merito della [[Scuola bolognese dei glossatori]], dato che nell'[[Alto Medioevo]] sia sul [[diritto germanico]] chesia sul diritto in uso presso le genti di espressione e cultura latine, ebbe maggiore influenza il ''[[Codice teodosiano|Codex Theodosianus]]'', emanato nel periodo di costituzione dei [[regni romano-barbarici]] entro un [[Impero romano di d'Occidente|Impero]] in pieno smembramento. La [[peste di Giustiniano|peste]] che, durante il regno di Giustiniano, colpì lo Stato bizantinoromano e più in generale, l'intero mondobacino mediterraneo durante il suo regno segnò la fine di un'epoca di splendore.
 
== Biografia ==
=== Giovinezza e ascesa al potere (482-527) ===
[[File:Tauresium, Macedonia1.JPG|thumb|Le rovine della città di [[Tauresio]], città natale di Giustiniano I.]]
Giustiniano I nacque a [[Tauresio]]<ref>{{cita libro|titolo=Britannica Concise Encyclopedia|editore=Encyclopædia Britannica, Inc.|anno=2008|ISBN=1593394926| url=https://books.google.com/books?id=ea-bAAAAQBAJ&pg=PA1007|p=1007}}</ref> (l'odierna [[Taor]], nella [[Macedonia del Nord]]), un villaggio della [[Impero bizantino|provincia romano-orientale]] della [[Dardania (Balcani)|Dardania]], intorno al 482 in una famiglia di [[Romanizzazione (storia)|lingua e cultura latine]],<ref>{{cita libro|titolo=The Inheritance of Rome|url=https://archive.org/details/isbn_9780670020980|autore=Chris Wickham|editore=Penguin Books Ltd.|anno=2009|ISBN=978-0-670-02098-0|p=[https://archive.org/details/isbn_9780670020980/page/90 90]}}</ref> molto probabilmente di stirpe [[illiri]]ca<ref>{{Cita libro|url=https://books.google.com/?id=9AvjaThtrKYC&pg=PA74 |titolo=The Cambridge Companion to the Age of Justinian|editore=Cambridge University Press|autore=Michael Maas |data=2005|isbn=978-1-139-82687-7}}</ref><ref name=":0">{{cita libro|cognome=Treadgold|nome=Warren T.|anno=1997|titolo=A history of the Byzantine state and society|url=https://archive.org/details/historybyzantine00trea_749|editore=Stanford University Press|p=[https://archive.org/details/historybyzantine00trea_749/page/n264 246]|ISBN=978-0-8047-2630-6}}</ref><ref name="Barker1966">{{Cita libro|cognome=Barker|nome=John W.|titolo=Justinian and the later Roman Empire |url=https://books.google.com/?id=LiJljEXvwAoC&pg=PA75 |accesso=28 novembre 2011|anno=1966|editore=University of Wisconsin Press|isbn=978-0-299-03944-8|p=75}}</ref> o [[Traci|trace]].<ref>{{Cita libro|url=https://books.google.com/?id=gOIMSWMtow0C&pg=PA21&lpg=PA21|titolo=Justinian and Theodora|editore=Gorgias Press|autore=Robert Browning|anno=2003|isbn=978-1-59333-053-8|urlmorto=sì}}</ref><ref>{{cita libro|titolo=Shifting Genres in Late Antiquity|autore=Hugh Elton|autore2=Geoffrey Greatrex|editore=Ashgate Publishing, Ltd.|anno=2015|ISBN=1472443500|url=https://books.google.bg/books?id=aR2dBQAAQBAJ&pg=PA259 |p=259}}</ref><ref>{{cita libro|titolo=Pannonia and Upper Moesia: A History of the Middle Danube Provinces of the Roman Empire|autore=András Mócsy|editore=Routledge|anno=2014| ISBN=1317754255|url=https://books.google.bg/books?id=LP9RAwAAQBAJ&pg=PA350 |p=350}}</ref> Sua madre, Vigilanza, era la sorella dello stimato generale [[Giustino I|Giustino]] il quale, facendo carriera tra i gradi dell'esercito, riuscì a divenire imperatore nel 518<ref name=dotma>{{cita libro|autore=Robert Browning|capitolo=Justinian I|titolo=Dictionary of the Middle Ages|volume=VII|anno=1986}}</ref>; venne in seguito adottato dallo zio, che lo portò con sé a [[Costantinopoli]], dove poté ricevere una buona istruzione, seguendo il classico corso di studi che comprendeva, tra le materie, la [[giurisprudenza]] e la [[filosofia]].<ref name=dotma/>
Giustiniano I nacque in un piccolo villaggio chiamato [[Tauresio]], nella [[Dardania (Balcani)|Dardania]], nel [[482]], da Vigilanza, sorella del molto stimato generale [[Giustino I|Giustino]], che fece carriera tra i gradi dell'esercito fino a diventare imperatore.<ref name=dotma>Robert Browning. "Justinian I" in ''Dictionary of the Middle Ages'', volume VII (1986).</ref> Suo zio lo [[adozione|adottò]] assicurandogli una buona educazione.<ref name=dotma/> Giustiniano completò il classico corso di studi, occupandosi di [[giurisprudenza]] e [[filosofia]].<ref name=dotma/> La sua carriera militare fu contrassegnata da rapidi avanzamenti, favoriti dalla proclamazione ad imperatore, nel [[518]], di Giustino. Giustiniano venne nominato console nel [[521]], e più tardi comandante dell'esercito d'Oriente.<ref name=dotma/> Funse da reggente molto prima che Giustino lo rendesse imperatore associato il 1º aprile [[527]].<ref>Moorhead (1994), pp. 21-22, con un riferimento a Procopio, ''Storia segreta'' 8.3.</ref>
 
Seguì le orme dello zio, arruolandosi nelle file dell'[[esercito bizantino]], nel quale fece avanzamenti di carriera rapidissimi, soprattutto grazie alla proclamazione di Giustino a imperatore. Nel 518 era già un membro scelto delle ''[[Schola (unità romana)|Scholae Palatinae]]'', mentre nel 520 divenne ''[[magister militum praesentalis]]'' in seguito all'assassinio del suo predecessore [[Vitaliano (console 520)|Vitaliano]], forse ordito dallo stesso Giustiniano.<ref>{{cita|Ravegnani 2019|p. 34}}.</ref> Nel 521 assunse il [[console (storia romana)|consolato]], che celebrò con giochi fastosi e dispendiosi senza precedenti che lo portarono a spendere ben {{formatnum:4000}} libbre d'oro pur di accattivarsi il favore del popolo.<ref name=dotma/><ref>{{cita|Ravegnani 2019|p. 35}}.</ref> Giustiniano, per il suo forte ascendente sullo zio, divenne l'effettivo detentore del potere molto prima che Giustino, proclamandolo [[Augusto (titolo)|Augusto]], lo associasse a sé come imperatore il 1º aprile del 527.<ref>{{cita|Moorhead|pp. 21-22}}, con un riferimento a Procopio, ''Storia segreta'' 8.3.</ref> Già tra il 518 e il 520, nonostante la sua posizione all'epoca non elevata, assunse un ruolo importante nella risoluzione dello [[scisma acaciano]] prendendo parte attiva ai negoziati.<ref>{{cita|Ravegnani 2019|pp. 36-37}}.</ref> Giustiniano, inoltre, approfittò della sua influenza politica per far sì che i crimini della fazione dell'ippodromo degli Azzurri fossero lasciati impuniti all'insaputa dello zio; tuttavia, tra il 524 e il 525, Giustiniano, essendosi ammalato gravemente, non riuscì a impedire che gli Azzurri responsabili di gravi delitti venissero condannati dal prefetto urbano su ordini di Giustino I, informato della situazione da alcuni funzionari; in ogni caso Giustiniano, una volta guarito, non tardò a vendicarsi del prefetto condannandolo all'esilio. Questo episodio, narrato dall'ostile ''Storia Segreta'' di Procopio, mostra l'enorme influenza rivestita da Giustiniano già all'epoca del regno dello zio.<ref>{{cita|Ravegnani 2019|p. 37}}.</ref>
Tra il [[524]] ed il [[525]], Giustiniano sposò [[Teodora (VI secolo)|Teodora]], un'attrice teatrale con trascorsi da prostituta.<ref>In una nota a p. 457, Gibbon (op. cit.) afferma: «A una cena memorabile trenta schiavi servirono a tavola: dieci giovani si appagarono di Teodora. La sua carità era ''universale''.»</ref> Giustiniano, per sposarla, dovette superare parecchi ostacoli, il più importante dei quali era una legge che proibiva agli uomini di alto rango di sposare serve o attrici.<ref name=Gib458>{{cita|Gibbon|p. 458.}}</ref> Il futuro imperatore, tuttavia, riuscì a vincere le resistenze della madre e della zia, contrarie a un matrimonio con una prostituta, e superò l'ostacolo della legge persuadendo lo zio imperatore ad abrogarla; l'editto che abrogò la legge permise alle ex attrici pentite di sposare i cittadini di più alto rango, portando a sfumare la distinzione in classi alla corte bizantina.<ref name=Gib458/> Teodora sarebbe divenuta molto influente nelle politiche dell'impero, e gli imperatori successivi avrebbero seguito l'esempio di Giustiniano sposandosi al di fuori della classe aristocratica.
 
Tra il 524 e il 525, Giustiniano sposò [[Teodora (VI secolo)|Teodora]], un'attrice teatrale con trascorsi da [[prostituta]].<ref group="N">{{cita|Gibbon|p. 457 (nota)}}, afferma: «A una cena memorabile trenta schiavi servirono a tavola: dieci giovani si appagarono di Teodora. La sua carità era ''universale''».</ref> Giustiniano, per sposarla, dovette aggirare parecchi impedimenti, tra cui le resistenze di sua zia, l'imperatrice [[Eufemia (imperatrice)|Eufemia]], che era contraria al matrimonio con Teodora a causa della sua precedente attività, oltre a una legge che proibiva agli uomini di alto rango di sposare serve o attrici.<ref name=Gib458>{{cita|Gibbon|p. 458}}.</ref> Tuttavia, dopo la morte della zia, Giustiniano riuscì a persuadere lo zio imperatore a emanare un editto che permetteva alle ex attrici pentite di sposare i cittadini di alto rango, rendendo così possibile il matrimonio.<ref name=Gib458/> Teodora sarebbe divenuta molto influente nelle politiche dell'impero, e gli imperatori successivi avrebbero seguito l'esempio di Giustiniano, sposandosi al di fuori della classe aristocratica.
Il 1º agosto dell'anno 527, per la morte di Giustino, Giustiniano restò l'unico imperatore.<ref name=dotma/>
 
Il 1º agosto dell'anno 527, per la morte di [[Giustino I|Giustino]], Giustiniano restò l'unico imperatore.<ref name=dotma/>
 
=== Regno ===
[[File:Justinian Multiple Solidi.jpg|thumb|left|Ricostruzione di una moneta di Giustiniano I, che commemorava la riconquista dell'[[Africa]], nel [[535]].]]
Il suo regno ebbe un impatto mondiale, costituendosegnando un'epoca distinta dellanella storia dell'[[Impero bizantino]] e della [[Chiesa Ortodossa d'Orienteortodossa]]. Giustiniano fu un uomo di insolita abilità nel lavoro e possedevadotato di un carattere moderato, affabile e vitale, diventandoma privoall'occorrenza di scrupoliscaltro e scaltroprivo quandodi occorrevascrupoli. Fu l'ultimo imperatore a tentare di restaurare l'antico [[Impero romano]], impadronendosi di gran parte dei territori che facevano parte dell'[[Impero romano d'Occidente]]; a questo scopo diresse le sue grandi guerre e la sua colossale attività di costruzione. Partendo dalla premessa che l'esistenza del bene comune era affidata alle armi e alla legge, prestò particolare attenzione alla [[legislazione]] e scrissefece redigere quello che sarebbe diventato un monumento a sua perenne memoria, codificando il [[diritto romano]] nel ''[[Corpus iuris civilis]]''. Nel 535, Giustiniano fondò [[Giustiniana Prima]], nei pressi della sua città natale. Teodora morì nel 548; Giustiniano le sopravvisse per quasi 20 anni e morì la notte tra il 14 e il 15 novembre 565.
 
[[Procopio]] ci fornisce la fonte primaria per la storia del regno di Giustiniano, anche se le cronache di [[Giovanni da Efeso]] (che sopravvive come base per molte cronache successive) forniscono molti ulteriori dettagli. Entrambi gli storici divennero molto aspri nei confronti di Giustiniano e Teodora. A fianco della sua opera principale, Procopio scrisse anche una ''Storia Segreta'', che relaziona dei molti scandali alla corte di Giustiniano. Teodora morì nel [[548]]; Giustiniano le sopravvisse per quasi 20 anni e morì il 13 o il 14 novembre 565.
 
==== Amministrazione interna e provinciale ====
===== Protezione degli Azzurri =====
{{vedi anche|Rivolta di Nika}}
[[File:Mosaic blue charioteer Massimo.jpg|thumb|upright=1.4|Auriga del circo. Le fazioni del circo generarono enormi disordini a Costantinopoli, minacciando persino di deporre Giustiniano.]]
Varie fonti ostili al sovrano, come Procopio ed [[Evagrio Scolastico]], sostengono che Giustiniano, nel corso del suo regno, garantì l'immunità alla fazione dell'ippodromo degli Azzurri (anche detti ''Veneti''), permettendo loro ogni crimine ai danni dei loro avversari (i Verdi, anche detti ''Prasini'') e punendo severamente i magistrati che osavano condannarli. Evagrio, in particolare, narra che gli Azzurri potevano impunemente assassinare di giorno per strada i loro avversari e depredarli dei beni, e che il ''[[praeses]]'' (governatore) della [[Cilicia (provincia romana)|Cilicia]], Callinico, fu giustiziato per aver osato condannare due di essi per i loro crimini; la conseguenza di tale politica fu che i Verdi erano costretti a fuggire dalle loro abitazioni e, venendo respinti dovunque andassero, per reazione si diedero ad assaltare i viandanti per derubarli o assassinarli; Evagrio comunque ammette che in alcune circostanze Giustiniano, mostrando una certa volubilità, non si oppose alla giusta punizione degli Azzurri per i crimini commessi.<ref>{{cita|Evagrio Scolastico|IV, 31}}.</ref> La ''Storia Segreta'' di Procopio, fornendo sostanzialmente la stessa versione di Evagrio ma con maggiori dettagli, sostiene che gli Azzurri indossavano un caratteristico abbigliamento "alla unna" e che in un primo momento commettevano omicidi e furti di sera, ma, successivamente, a causa della loro mancata punizione da parte delle autorità pubbliche, cominciarono a commettere delitti anche in pieno giorno e a danni di persone qualunque (indipendentemente dalla loro appartenenza ai Verdi), talvolta su commissione.<ref>Procopio, ''Storia Segreta'', 7.</ref>
Varie fonti, come [[Procopio di Cesarea|Procopio]] ed [[Evagrio Scolastico|Evagrio]], affermano che Giustiniano nel corso del suo regno garantì l'immunità alla fazione dell'ippodromo degli Azzurri (anche detti ''Veneti''), permettendo loro ogni crimine e punendo duramente i magistrati che cercavano di punirli. Il seguente è un passo tratto dal capitolo 31 del IV libro delle ''Storie'' di Evagrio:
{{Citazione|Debbo dire di altro fatto di Giustiniano, il quale non so indicare se dalla viziosa sua natura, o da timore e spavento nascesse. Questo fatto ebbe il suo principio da quella sedizione popolare, che si chiamò Nika, cioè Vinci. Piacque sì fortemente a Giustiniano favorire la fazione di quelli, che diconsi ''Veneti'', che costoro potevano impunemente trucidare in pien meriggio, e in mezzo alla città, i loro avversarii; e non solamente non temendo per ciò le pene dovute a tali delitti, ma standosi anzi sicuri di ottenere onori: d'onde venne che furonvi molti omicidii. A costoro era fatto lecito entrare violentemente nelle altrui case, rapire i tesori in esse nascosti, vendere alle persone la loro stessa salvezza e vita e se alcun magistrato cercasse frenarli, egli per quel fatto chiamava sopra il suo capo la sua ruina. E così accadde a certo personaggio, il quale era stato magistrato in Oriente: chi avendo voluto gastigare, facendo loro dare la frusta, alcuni di coloro, che a queste novità applicavansi, onde meglio in appresso si conducessero, fu per tutta la città strascinato e frustato egli medesimo gravissimamente. Callinico poi prefetto della Cilicia, perché due Cilici, Paolo e Faustino di nome, entrambi omicidi, i quali lui aveano assaltato e tentato d'uccidere, punì a tenor delle leggi, fu pubblicamente crocifisso; e s'ebbe un tale supplizio in mercede della sua buona coscienza, e di avere osservata la legge. Da queste cose nacque che quelli, i quali erano dell'altra fazione, fuggironsi dai loro domicilii, né trovarono ricovero presso alcuno. Così che cacciati da tutti come malfattori, incominciarono poi a darsi alla strada, ad assaltare i viandanti e a derubarli, e ad ammazzarli: a segno tale che tutti i luoghi furono pieni di morti immature, di rubamenti e dl simili misfatti. Altre volte Giustiniano mutata affezione e parte, uccise gli uomini che prima avea favoriti, e diede in potere delle leggi anche coloro, ai quali avea per lo innanzi all'uso de' Barbari permesso di commettere nelle città ogni empio delitto. Ma per esporre in particolare queste cose né ho tempo conveniente, né forza; e quanto ne dissi potrà bastare per vedere tutti gli altri suoi misfatti.}}
Tuttavia, secondo [[J.B. Bury]], Giustiniano avrebbe favorito gli Azzurri, che condividevano le sue idee politiche ed ecclesiastiche,<ref name=Ostr62>{{cita|Ostrogorsky|p. 62.}}</ref> solo durante il regno di Giustino, mentre, una volta diventato ufficialmente Imperatore, promulgò una legge con la quale dichiarava l'uguaglianza di tutti di fronte alla legge, indipendentemente dalla loro fazione. Le repressioni, che colpirono ambedue le fazioni, suscitarono il malcontento di entrambe, e a ciò si unì l'aumento delle tasse imposto da Giustiniano per ottenere il denaro necessario per portare avanti la sua politica restauratrice dell'Impero romano universale.<ref name=Ostr62/>
[[File:Flavius Petrus Sabbatius Justinianus 02.JPG|thumb|left|Dittico consolare che mostra il nome completo di Giustiniano I.]]
La conseguenza di ciò fu una seria rivolta scoppiata durante i giochi dell'[[ippodromo]] alle idi di gennaio del [[532]]. Tre giorni prima il ''[[praefectus urbi]]'' condannò a morte sette esponenti di entrambe le fazioni, presumibilmente per dimostrare ai Verdi, che si erano lamentati per il favore imperiale goduto dagli Azzurri,<ref>Le proteste dei Verdi sono riferite da Teofane, che riporta un dialogo tra i Prasini (o Verdi) e il banditore che parlava in nome dell'Imperatore. Essi si lamentarono all'ippodromo per le iniquità commesse nei loro confronti e l'appoggio dato dall'Imperatore alla fazione opposta. Quando videro che non ebbero effetto iniziarono a offendere l'Imperatore affermando che sarebbe stato meglio che suo padre Sabbazio non fosse mai nato e dandogli dell'asino, tiranno spergiuro e omicida; poco dopo, indignati, abbandonarono l'ippodromo. Secondo J.B. Bury questo dialogo tra imperatore e sudditi potrebbe non aver nulla a che vedere con la rivolta di Nika e potrebbe riferirsi a un'altra rivolta. V. JB Bury, Cap. XV. La più recente opera di Evans, ''The age of Justinian'', invece sostiene che il dialogo avvenne lo stesso giorno dell'esecuzione dei criminali e la stessa esecuzione sarebbe stata decretata per mostrare ai Verdi che anche gli Azzurri venivano puniti, versione confermata anche dal lemma "Giustiniano I" dell'enciclopedia Treccani.</ref> l'imparzialità del governo. Tuttavia due dei faziosi (uno appartenente agli Azzurri e l'altro ai Verdi) condannati all'impiccagione si salvarono perché la corda si spezzò e riuscirono a fuggire trovando rifugio in una chiesa. Tre giorni dopo, ai giochi dell'ippodromo, le due fazioni chiesero la grazia dei due criminali salvatisi per miracolo ma non ricevendo risposta si rivoltarono entrambe. Ebbe così inizio la rivolta di Nika, dal grido con cui le due fazioni diedero inizio alla rivolta ("Nika", cioè "Vinci").
 
La storiografia moderna ritiene che Giustiniano favorì gli Azzurri, che condividevano le sue idee politiche ed ecclesiastiche e godevano del favore di Teodora che detestava i Verdi,<ref name=Ostr62>{{cita|Ostrogorsky|p. 62}}.</ref> soprattutto durante il regno di Giustino, mentre, una volta diventato imperatore, assunse una posizione più neutrale: lo testimonierebbe un editto promulgato da Giustiniano insieme a suo zio Giustino (il quale lo aveva appena associato al trono proclamandolo co-imperatore), con il quale veniva proclamata l'uguaglianza di tutti di fronte alla legge, indipendentemente dalla loro fazione.<ref>{{cita|Ravegnani 2019|p. 66}}.</ref> Le repressioni, che colpirono ambedue le fazioni, suscitarono il malcontento di entrambe, e a ciò si unì l'aumento delle tasse, imposto da Giustiniano per ottenere il denaro necessario per portare avanti la propria politica restauratrice dell'Impero romano universale.<ref name=Ostr62/>
L'Imperatore tentò di trattare con i rivoltosi, destituendo i ministri [[Triboniano]] e [[Giovanni di Cappadocia]], invisi dai faziosi, ma ciò non bastò a spegnere la rivolta e le due fazioni proclamarono imperatore [[Ipazio]], nipote di [[Anastasio I Dicoro|Anastasio I]].<ref>{{cita|Bury|pp. 41-42.}}</ref> Giustiniano, disperato, aveva già pronte le navi per fuggire dalla capitale ma Teodora riuscì a dissuaderlo affermando che avrebbe preferito morire da imperatrice piuttosto che perdere il trono fuggendo.<ref>{{cita|Bury|p. 45.}}</ref> Incoraggiato dalle parole di Teodora, Giustiniano diede a [[Narsete (generale bizantino)|Narsete]] il compito di corrompere gli Azzurri con del denaro, mentre [[Belisario]] e [[Mundo (generale)|Mundo]] dovevano sedare la rivolta con le armi, che si concluse con il massacro di oltre 30.000 persone nell'ippodromo.<ref>{{cita|Bury|pp. 46-47.}}</ref> Il giorno successivo vennero giustiziati l'usurpatore Ipazio e il complice Pompeo.
[[File:Flavius Petrus Sabbatius Justinianus 02.JPG|thumb|left|Dittico consolare che mostra il nome completo di Giustiniano I]]
La conseguenza di ciò fu una seria rivolta scoppiata durante i giochi dell'[[ippodromo]] alle idi di gennaio del 532. Tre giorni prima il ''[[praefectus urbi]]'' aveva condannato a morte sette esponenti di entrambe le fazioni, presumibilmente per dimostrare ai Verdi, che si erano lamentati per il favore imperiale goduto dagli Azzurri,<ref group="N">Le proteste dei Verdi sono riferite da Teofane, che riporta un dialogo tra i Prasini (o Verdi) e il banditore che parlava in nome dell'imperatore. Essi si lamentarono all'ippodromo per le iniquità commesse nei loro confronti e l'appoggio dato dell'imperatore alla fazione opposta. Quando videro che le loro lamentele non avevano effetto, iniziarono a offendere l'imperatore, affermando che sarebbe stato meglio che suo padre Sabbazio non fosse mai nato e dandogli dell'asino, tiranno spergiuro e omicida; poco dopo, indignati, abbandonarono l'ippodromo. Secondo J. B. Bury questo dialogo tra imperatore e sudditi potrebbe non aver nulla a che vedere con la rivolta di Nika e potrebbe riferirsi a un'altra rivolta. Cfr. {{cita|Bury|cap. XV}}. {{cita|Evans|}} invece sostiene che il dialogo avvenne lo stesso giorno dell'esecuzione dei criminali e la stessa esecuzione sarebbe stata decretata per mostrare ai Verdi che anche gli Azzurri venivano puniti, versione confermata anche dal lemma "Giustiniano I" dell'enciclopedia Treccani.</ref> l'imparzialità del governo. Tuttavia due dei faziosi (uno appartenente agli Azzurri e l'altro ai Verdi) condannati all'impiccagione si salvarono perché il capestro si spezzò e riuscirono a fuggire trovando rifugio in una chiesa. Tre giorni dopo, ai giochi dell'ippodromo, le due fazioni chiesero la grazia dei due criminali scampati ma, non ricevendo risposta, si rivoltarono entrambe. Ebbe così inizio la rivolta di Nika, dal grido con cui le due fazioni diedero inizio alla rivolta ("Nika", cioè "Vinci").<ref>{{cita|Ravegnani 2019|p. 67}}.</ref>
 
L'imperatore tentò di trattare coi rivoltosi, destituendo i ministri [[Triboniano]] e [[Giovanni di Cappadocia]], invisi ai faziosi, ma ciò non bastò a spegnere la rivolta e le due fazioni proclamarono imperatore [[Ipazio (console 500)|Ipazio]], nipote di [[Anastasio I Dicoro|Anastasio I]].<ref>{{cita|Bury|pp. 41-42}}.</ref> Giustiniano, disperato, aveva già pronte le navi per fuggire dalla capitale, ma Teodora riuscì a dissuaderlo, affermando che avrebbe preferito morire da imperatrice piuttosto che perdere il trono fuggendo.<ref>{{cita|Bury|p. 45}}.</ref> Incoraggiato dalle parole di Teodora, Giustiniano diede a [[Narsete]] il compito di corrompere gli Azzurri col denaro, mentre [[Belisario]] e [[Mundo (generale)|Mundo]] dovevano sedare la rivolta con le armi; la vicenda si concluse col massacro di oltre {{formatnum:30000}} persone nell'ippodromo.<ref>{{cita|Bury|pp. 46-47}}.</ref> Il giorno successivo vennero giustiziati l'usurpatore Ipazio e il complice Pompeo.
Negli anni successivi alla rivolta sembra che le fazioni si fossero comportate bene ed eventuali disordini furono stroncati sul nascere.<ref>{{cita|Bury|p. 48.}}</ref> L'Imperatore riedificò [[Hagia Sophia|Santa Sofia]] e le altre chiese ed edifici danneggiati durante la rivolta.
 
Negli anni successivi alla rivolta sembra che le fazioni si siano comportate bene e occasionali disordini furono stroncati sul nascere.<ref>{{cita|Bury|p. 48}}.</ref> L'imperatore riedificò [[Hagia Sophia|Santa Sofia]] e le altre chiese ed edifici danneggiati durante la rivolta.
Con la morte di Giustiniano e l'ascesa di [[Giustino II]], il nuovo imperatore giurò che avrebbe punito con uguale vigore sia i Verdi che gli Azzurri. Queste furono le sue parole alle due fazioni: «Azzurri, Giustiniano non c'è più! Verdi, egli è ancora vivo!»<ref name=Gib464>{{cita|Gibbon|p. 464.}}</ref>
 
Con la morte di Giustiniano e l'ascesa di [[Giustino II]], il nuovo imperatore giurò che avrebbe punito con uguale vigore sia i Verdi sia gli Azzurri. Queste furono le sue parole alle due fazioni: «Azzurri, Giustiniano non c'è più! Verdi, egli è ancora vivo!»<ref name=Gib464>{{cita|Gibbon|p. 464}}.</ref>
===== Riforme provinciali =====
Giustiniano apportò alcune modifiche al sistema provinciale che si discostarono dai principi di [[Diocleziano]] e che, secondo J.B. Bury, anticiparono la riforma dei [[thema|temi]]: queste riforme prevedevano infatti per determinate regioni dell'Impero l'accentramento del potere amministrativo e militare (che secondo Diocleziano dovevano rimanere separati) nelle mani di un'unica persona, la soppressione di alcuni vicari e l'accorpamento di province più piccole in province più grandi.<ref name=Bury339>{{cita|Bury, p. 339.}}</ref> Queste riforme risalgono agli anni [[535]] e [[536]] e sono motivate dal tentativo di porre fine ai conflitti tra autorità civile e autorità militare.<ref name=Bury339/>
[[File:Sant'Apollinare Nuovo (Justinian I).jpg|thumb|Mosaico della [[Basilica di Sant'Apollinare Nuovo]] raffigurante Giustiniano I.]]
[[Cipro]] e [[Rodi]], le [[Cicladi]], la [[Caria]], la [[Mesia]] e la [[Scizia]] vennero unite nella cosiddetta "Prefettura delle Isole" e posta sotto il comando di un ''quaestor exercitui'' residente a Odesso.<ref name=Bury340>{{cita|Bury|p. 340.}}</ref> Giustiniano, inoltre, elevò i ''[[praeses]]'' della [[Fenicia Libanese]] al rango di ''spectabilis'' e i ''praeses'' della [[Palestina Salutare]] a proconsoli, il che illustra la volontà dell'Imperatore di incrementare i poteri delle autorità minori. Nello stesso tempo diminuì i poteri dei governatori più potenti, per esempio il [[Prefetto del pretorio d'Oriente]] e il [[comes Orientis|Conte d'Oriente]], quest'ultimo degradato a semplice governatore provinciale.<ref>{{cita|Bury|p. 339}}. Governava la ''Syria Prima''.</ref> Anche le [[Asia (diocesi)|diocesi di Asia]] e [[Ponto (diocesi)|Ponto]] vennero abolite, anche se quest'ultima, tredici anni dopo, venne ripristinata per gravi problemi interni.<ref name=Bury339-340>{{cita|Bury|pp. 339-340.}}</ref> I vicari di queste due [[diocesi (impero romano)|diocesi]] divennero, con il titolo di ''Comes Iustinianus'' e con poteri sia civili che militari, governatori rispettivamente delle province di Frigia Pacatiana e Galazia Prima.<ref name=Bury339-340/> Quando la diocesi del Ponto venne ripristinata, il vicario ottenne poteri anche militari, per poter contrastare meglio i banditi che infestavano la regione.<ref name=Bury340/>
 
==== Riforme provinciali ====
Giustiniano abolì inoltre il titolo di vicario di Tracia e di vicario delle Lunghe Mura, affidando l'amministrazione della [[Tracia (diocesi)|diocesi di Tracia]] al ''Praetor Iustinianus'' di Tracia.<ref name=Bury340/> In [[Egitto (diocesi)|Egitto]], ritenendo troppo gravoso per un solo uomo il governo della diocesi egiziana, limitò l'autorità del ''Prefetto Augusteo'' (il vicario d'Egitto) alle sole province di Alessandria e di ''Aegyptus I'' e ''II'' con il titolo di ''[[duce (storia romana)|dux]]'' e con autorità sia civile che militare.<ref name=Bury342>{{cita|Bury|p. 342.}}</ref> Le province della Tebaide vennero invece affidate al ''dux'' di Tebaide mentre le due Libie vennero governate dal ''dux'' di Libia. Il risultato fu che la diocesi d'Egitto venne scissa in cinque circoscrizioni (gruppi di province) indipendenti tra loro, governate da duci con autorità sia civile che militare e dipendenti dal prefetto d'Oriente.<ref name=Bury342/>
Giustiniano apportò alcune modifiche al sistema provinciale che si discostarono dai principi di [[Diocleziano]] e che, secondo [[John Bagnell Bury|J. B. Bury]], anticiparono la riforma dei [[thema]]ta: queste riforme prevedevano infatti per determinate regioni dell'Impero l'accentramento del potere amministrativo e militare (che secondo Diocleziano dovevano rimanere separati) nelle mani di un'unica persona, la soppressione di alcuni vicari e l'accorpamento di province più piccole in province più grandi.<ref name=Bury339>{{cita|Bury|p. 339}}.</ref> Queste riforme risalgono agli anni 535 e 536 e sono motivate dal tentativo di porre fine ai conflitti tra autorità civile e autorità militare.<ref name=Bury339/>
 
[[Cipro]] e [[Rodi]], le [[Cicladi]], la [[Caria]], la [[Mesia]] e la [[Scizia]] vennero unite nella cosiddetta "Prefettura delle Isole" e posta sotto il comando di un ''[[Quaestura exercitus|quaestor exercitui]]'' residente a [[Varna|Odesso]].<ref name=Bury340>{{cita|Bury|p. 340}}.</ref> Giustiniano, inoltre, elevò i ''[[praeses]]'' della [[Fenicia Libanese]] al rango di ''spectabilis'' e i ''praeses'' della [[Palestina Salutare]] a proconsoli, il che illustra la volontà dell'Imperatore di incrementare i poteri delle autorità minori. Nello stesso tempo diminuì i poteri dei governatori più potenti, per esempio il [[Prefetto del pretorio d'Oriente]] e il [[comes Orientis|Conte d'Oriente]], quest'ultimo degradato a semplice governatore provinciale.<ref>{{cita|Bury|p. 339}}. Governava la ''Syria Prima''.</ref> Anche le [[Asia (diocesi)|diocesi di Asia]] e [[Ponto (diocesi)|Ponto]] vennero abolite, anche se quest'ultima, tredici anni dopo, venne ripristinata per gravi problemi interni.<ref name=Bury339-340>{{cita|Bury|pp. 339-340}}.</ref> I vicari di queste due [[diocesi (impero romano)|diocesi]] divennero, con il titolo di ''Comes Iustinianus'' e con poteri sia civili sia militari, governatori rispettivamente delle province di Frigia Pacatiana e Galazia Prima.<ref name=Bury339-340/> Quando la diocesi del Ponto venne ripristinata, il vicario ottenne poteri anche militari, per poter contrastare meglio i banditi che infestavano la regione.<ref name=Bury340/> Giustiniano abolì inoltre il titolo di vicario di Tracia e di vicario delle Lunghe Mura, affidando l'amministrazione della [[Tracia (diocesi)|diocesi di Tracia]] al ''Praetor Iustinianus'' di Tracia.<ref name=Bury340/> In [[Egitto (diocesi)|Egitto]], ritenendo troppo gravoso per un solo uomo il governo della diocesi egiziana, limitò l'autorità del ''Prefetto Augusteo'' (il vicario d'Egitto) alle sole province di Alessandria e di ''Aegyptus I'' e ''II'' con il titolo di ''[[duce (storia romana)|dux]]'' e con autorità sia civile sia militare.<ref name=Bury342>{{cita|Bury|p. 342}}.</ref> Le province della Tebaide vennero invece affidate al ''dux'' di Tebaide mentre le due Libie vennero governate dal ''dux'' di Libia. Il risultato fu che la diocesi d'Egitto venne scissa in cinque circoscrizioni (gruppi di province) indipendenti tra loro, governate da duci con autorità sia civile sia militare e dipendenti dal prefetto d'Oriente.<ref name=Bury342/>
 
Quando Africa e Italia vennero riconquistate, Giustiniano ripristinò la [[prefettura del pretorio d'Africa]] mentre la [[prefettura del pretorio d'Italia]] ritornò in mano imperiale dopo averla strappata ai Goti.
 
===== Abolizione del consolato =====
Nel [[541]] Giustiniano abolì il [[console (storia romana)|consolato]]. Il motivo di tale provvedimento era il fatto che tale carica, oltre ada essere puramenteprettamente onorifica, portava al dispendio di grandiingenti somme di denaro.<ref name=Bury347>{{cita|Bury|p. 347.}}.</ref> Infatti i consoli dovevano assumersiPeraltro le spese per le celebrazioni all'inizio dell'anno, che erano a carico del console, ammontavano a 2.000{{formatnum:2000}} libbre d'oro, una cifra chealla nonportata tuttisolo potevanodei permettersicittadini più ricchi, per cui divennediventava sempre più difficile trovare persone disposte a spendere una tale quantità di denaro per assumere quellala carica.<ref name=Bury347/> In alcuni casi era l'Imperatoreimperatore stesso a pagare le spese per il consolato al posto del console. Nel [[538]] Giustiniano promulgò una legge che abbreviò la durata delle feste per festeggiare il console e rese facoltativofacoltativa lola spargimentodistribuzione di soldidenaro alla popolazione, stabilendo che, nel caso ci fosse statostata, sarebbero state sparsedistribuite non monete d'oro ma monete d'argento.<ref name=Bury347/> Nonostante ciò, nel [[541]], dopo il consolato di Basilio, la carica di console venne abolita. Da oraallora in poi il titolo di console divenne una carica che poteva essere assunta soltanto dall'Imperatoreimperatore nel primo anno di regno.
 
===== Riforme contro gli abusi =====
Durante la prefettura di [[Giovanni di Cappadocia]], il prefetto d'Oriente e Giustiniano promulgarono alcune leggi per contrastare gli abusi e le iniquità commesse a danno dei sudditi. Una di queste leggi prevedeva l'abolizione della ''suffragia'', una somma di denaro che i governatori di provinceprovincia dovevano sborsare per ottenere il posto;: secondo l'Imperatoreimperatore, i governatori, per rifarsi della spesa, spesso estorcevano con mezzi irregolari daiai cittadini una somma da tre a dieci volte la somma che dovettero sborsare per ottenere il postomaggiore.<ref>{{cita|Bury|p. 335.}}.</ref> L'Imperatoreimperatore proibì inoltre ai governatori di pagarecomprare somme di denaro per ottenerele cariche e i contravventori venivanovennero puniti con l'esilio, la perdita delle proprietà o con punizioni corporali.<ref name=Bury336>{{cita|Bury|p. 336.}}.</ref>
 
Confermò inoltre una legge che proibiva ai governatori che si dimettevano di lasciare la provincia prima di 50 giorni dalle dimissioni, in modo che potessero essere giudicati per eventuali reati commessi.<ref name=Bury336/> Cercò anche di dare maggiore autorità al ''difensor civitatis'', il magistrato che avrebbe dovuto difendere i diritti dei più deboli, ma che era diventato pressoché ininfluente e impotente; stabilì che il ''difensor civitatis'' sarebbe stato eletto tra gli individui più influenti della città, sarebbe stato in carica non più di due anni e avrebbe giudicato anche i casi minori e non coinvolgenti non più di 300 numismata[[Nomisma (moneta)|nomismata]].<ref name=Bury336/>
 
Istituì anche la figura del ''quaesitor'', un magistrato che aveva l'incarico di indagare i motivi per cui i provinciali si fossero trasferiti a Costantinopoli e, nel caso non fossero validi, rispedirli nelle loro province natie. Una tale carica fu istituita per contrastare il trasferimento dei provinciali nella capitale, dove un aumento del proletariato avrebbe potuto causare numerosi problemi di ordine pubblico.<ref name=Bury337>{{cita|Bury|p. 337.}}.</ref>
 
Abolì inoltre la carica di ''praefectus vigilum'', un ufficiale subordinato al ''praefectus urbi'' che aveva il compito di arrestare i malviventi, sostituendola con la carica di ''pretore dei demi''. Quest'ultima caricaultimo, a differenza del ''praefectus vigilum'', era indipendente dal ''praefectus urbi'' ed era sia un giudice chesia capo della polizia.<ref name=Bury337/>
 
Tuttavia queste leggi non riuscirono a eliminare la corruzione; infatti fonti contemporaneecoeve parlano infatti di compravendita delle cariche e di altri casi di corruzione, spesso adper opera dei ministri di Giustiniano (ad esempio il prefetto del pretorio [[Pietro Barsime]]).
 
===== Politica finanziaria =====
[[File:Iustinianus Flavius Petrus Sabbatius Magnus.jpg|thumb|Giustiniano ritratto da Giovanni Battista Cavalieri nell'opera ''Romanorum Imperatorum effigies'' (1583), dalla copia conservata presso la Biblioteca comunale di Trento]]
Giustiniano viene accusato da Procopio di aver dilapidato le casse statali, lasciate piene da Anastasio, con le sue guerre di conquista e con la sua attività edilizia e, una volta svuotate, di aver oppresso i sudditi facendosi erede di ricchi senatori con falsi testamenti, confiscando con pretesti vari le ricchezze di vari senatori e tassando i poveri.<ref name=ProcSS19>Procopio, ''Storia Segreta'', [[s:Storia Segreta/21|19]].</ref> Inoltre, a dire di Procopio, il denaro accumulato in tal modo veniva elargito, sotto forma di tributi, ai Barbari, rendendo così l'Impero loro tributario.<ref name=ProcSS19/>
 
Giustiniano viene accusato da Procopio di aver dilapidato le casse statali, lasciate piene da Anastasio, con le sue guerre di conquista e con la sua attività edilizia e, una volta svuotatele, di aver oppresso i sudditi facendosi erede di ricchi senatori con falsi testamenti, confiscando con pretesti vari le ricchezze di vari senatori e tassando i poveri.<ref name=ProcSS19>Procopio, ''Storia Segreta'', [[s:Storia segreta/Capo XXI|19]].</ref> Inoltre, a dire di Procopio, il denaro accumulato in tal modo veniva elargito, sotto forma di tributi, ai Barbari, rendendo così l'Impero loro tributario.<ref name=ProcSS19/>
 
Pur essendo presente nella ''[[Storia segreta]]'' di Procopio un fondo di verità, va detto che è una fonte di parte e che Procopio tenta di screditare Giustiniano facendo apparire come "sue novitàinnovazioni" degli abusi che già esistevanoesistenti sotto i suoi predecessori e che erano un'eredità dei governi precedenti.<ref name=Bur349>{{cita|Bury|p. 349.}}.</ref><ref group="N">Per esempio, l'obbligo per gli abitanti delle province di fornire e trasportare agli accampamenti le provviste all'esercito esisteva già da prima di Giustiniano, ed è altrettanto vero anche per l'epibola, una tassa sui terreni non coltivabili che gravava sui proprietari terrieri circostanti; Giustiniano sembra non aver aumentato questa tassa, e tentò di combattere gli abusi nella sua riscossione, anche se le devastazioni provocate dai Persiani e dalla peste del 542 devono aver reso il pagamento dell'epibola frequente e gravoso. Una nuova tassa introdotta da Giustiniano sembra essere stata l{{'}}''aërikon'' ("tassa sull'aria"), che probabilmente tassava gli edifici alti, come le ''insulae''. Cfr. {{cita|JB Bury|p. 350.}}.</ref> Secondo J.B. Bury il sistema fiscale tardo-romano era per sua stessa natura così oppressivo che qualunque occhio critico avrebbe potuto raccogliere vari casi di oppressione (omettendo tutti i tentativi per alleviarla) per attaccare un sovrano facendolo apparire un tiranno.<ref>{{cita|Bury|pp. 348-349.}}.</ref> Giustiniano, tra l'altro, tentò di combattere tali abusi e molte delle confische di terreni ai senatori erano giustificate dal fatto che essi avevano cospirato contro di lui. Le accuse che Giustiniano avrebbe sfruttato le leggi per arricchirsi tramite la confisca di proprietà aidei senatori giudicati colpevoli sembrano trovare smentite nel fatto che restituì ai senatori coinvolti nella rivolta di Nika le proprietà a loro confiscate e che negli ultimi anni, nonostante fosse in impellenti necessità di soldi, abolì la confisca di proprietà come pena per crimini ordinari.<ref>{{cita|Bury|p. 354.}}.</ref>
 
Analisi moderne hanno calcolato che il bilancio statale ai tempi di Anastasio era di circa 8 milioni di [[Nomisma (moneta)|nomismata]] con una riserva di 23 milioni.<ref>{{cita|Treadgold|p. 80.}}.</ref> Secondo [[Warren Treadgold]],<ref>{{cita|Treadgold|p. 85.}}.</ref> a smentita di quanto affermato da Procopio, Giustiniano spese si grandi somme di denaro sfruttando le riserve di denaro ereditate da Anastasio, ma non in maniera sconsiderata come lo storico tardo-antico affermava. Sotto l'amministrazione di Giovanni di Cappadocia finì la compravendita delle cariche e, grazie ai tesori dei Goti e dei Vandali, nel 541 il bilancio sembra essere aumentato a 11,3 milioni di nomismata, circa un terzo in più rispetto ad Anastasio.<ref name=Trea92>{{cita|Treadgold|p. 92.}}.</ref>
 
La catastrofica epidemia di peste del 542 cambiò le carte in tavola.<ref name=Trea86>{{cita|Treadgold|p. 86.}}.</ref> Probabilmente circa un quarto della popolazione dell'Impero venne uccisa dalla pestilenza e lo stesso Imperatoreimperatore cadde malato.<ref name=Trea86/> Inoltre la caduta in disgrazia del prefetto del pretorio Giovanni di Cappadocia, accusato di avere congiurato contro l'Imperatoreimperatore, privò Giustiniano di un abile consigliere seppur impopolare. Per mantenere in attivo il bilancio statale, con le entrate in forte calo a causa della peste, l'Imperatoreimperatore nominò Prefettoprefetto del pretorio [[Pietro Barsime]], un banchiere disonesto.<ref name=Trea87>{{cita|Treadgold|p. 87.}}.</ref> Pietro riuscì a mantenere in attivo il bilancio statale riprendendo la compravendita delle cariche e opprimendo i senatori con confische e altre iniquità.<ref name=Trea87/> Per risparmiare smise inoltre di pagare i ''[[limitanei]]'' (cioè le truppe di frontiera), con il risultato che nel 545 numerosi soldati disertarono.<ref name=Trea87/>
 
Giustiniano comunque cercò di venire incontro ai suoi sudditi: poiché gli abitanti delle province erano gravati dall'onere di fornire cibo agli eserciti ivi stanziati e trasportare le scorte negli accampamenti, egli con una legge del 545 stabilì che da in quel momento in poi sarebbero stati pagati in pieno per il cibo fornito agli eserciti e che gli eserciti non avrebbero potuto più prelevare dalla popolazione cibo gratuitamente o senza autorizzazione scritta.<ref name=Bury350>{{cita|Bury|p. 350}}.</ref> Tentò anche di combattere gli abusi nella riscossione dell'epibola, una tassa gravosa pagata dai proprietari terrieri per le terre non coltivabili adiacenti ai loro latifondi; la peste e le devastazioni apportate dai Persiani sembrano tuttavia aver reso la riscossione dell'epibola frequente e gravosa.<ref name=Bury350/>
 
Nel [[558]] scoppiò di nuovo la peste, che probabilmente vanificò ogni tentativo di ripresa demografica ed economica e che spinse il prefetto del pretorio Pietro Barsime (al suo secondo mandato) ad adottare gli stessi metodi impopolari del suo primo mandato pur di mantenere in attivo il bilancio statale.<ref name=Trea90>{{cita|Treadgold|p. 90.}}.</ref> Nel 565, alla morte di Giustiniano, il bilancio statale era di 8,3 milioni di nomismata, quasi lo stesso dei tempi di Anastasio.<ref name=Trea92/> La peste aveva impoverito lo Stato e costretto, insieme alle guerre di conquista e all'attività edilizia, Giustiniano a metodi oppressivi che lo resero impopolare. Secondo Warren Treadgold, Giustiniano ebbe il merito di aver saputo affrontare efficacemente la forte crisi provocata dalla peste, impedendo, seppur a malapena e con metodi impopolari, il completo collasso economico e militare dello Stato bizantino.<ref name=Trea93>{{cita|Treadgold|p. 93.}}.</ref>
 
===== Politica commerciale =====
{{vedi anche|Introduzione delle uova di baco da seta nell'Impero bizantino}}
Ai tempi di Giustiniano [[Costantinopoli]], grazie alla sua posizione geografica privilegiata, dominava i traffici commerciali nel [[Mar Mediterraneo|mediterraneo]].<ref name=Ostr64>{{cita|Ostrogorsky|p. 64.}}</ref> I Bizantini non erano granché interessati a commerciare con nazioni europee, ormai impoverite dalle [[invasioni barbariche]]; preferirono piuttosto stringere contatti commerciali con le nazioni dell'Estremo Oriente, come [[India]] e [[Cina]], dove veniva prodotta la [[seta]].<ref name=Ostr64/> I Cinesi importavano dai Bizantini vasellame e stoffe prodotte in Siria ed esportavano la seta.<ref name=Ostr64/>
Ai tempi di Giustiniano, [[Costantinopoli]], grazie alla sua posizione geografica privilegiata, dominava i traffici commerciali nel [[Mar Mediterraneo|Mediterraneo]].<ref name=Ostr64>{{cita|Ostrogorsky|p. 64}}.</ref> I [[Bizantini]] non erano granché interessati a commerciare con nazioni europee, ormai impoverite dalle [[invasioni barbariche]]; preferirono piuttosto stringere contatti commerciali con le nazioni dell'Estremo Oriente, come [[India]] e [[Cina]], dove veniva prodotta la [[seta]].<ref name=Ostr64/> I Cinesi importavano dai Bizantini vasellame e stoffe prodotte in Siria ed esportavano la seta.<ref name=Ostr64/>
[[File:Justinian.jpeg|thumb|left|Giustiniano I, raffigurato su una moneta dell'epoca.]]
[[File:Justinian.jpeg|thumb|left|Giustiniano I, raffigurato su una moneta dell'epoca]]
Un grosso ostacolo ai traffici con l'Estremo Oriente era però rappresentato dalla [[Persia]], nemico giurato dell'Impero, sul cui territorio era necessario passare per giungere in Cina. Una conseguenza di ciò è che durante i frequenti conflitti con i Persiani [[Sasanidi]] i traffici con Cina e India non erano possibili.<ref name=Ostr64/> Giustiniano cercò di ovviare a questo problema tentando di aprirsi un passaggio per la Cina attraverso la [[Penisola di Crimea|Crimea]], e in questa occasione i Bizantini avviarono delle relazioni diplomatiche con i Turchi, anch'essi venuti in conflitto commerciale con i Sasanidi.<ref name=Ostr64/> Sotto il successore di Giustiniano, Giustino II, Bizantini e Turchi si allearono contro i Persiani. Un altro modo con cui Giustiniano cercò di commerciare con la Cina senza passare per la Persia fu giungere via mare passando per il [[Mar Rosso]] e per l'[[Oceano Indiano]].<ref name=Ostr64/> In quest'occasione strinse rapporti commerciali con gli Etiopi del [[Regno di Aksum]].<ref name=Ostr64/> Tuttavia entrambe le vie alternative presentavano inconvenienti: l'Oceano Indiano era dominato dai mercanti sasanidi mentre la via asiatica era impervia e piena di pericoli.<ref name=Ostr64/>
Un grosso ostacolo ai traffici con l'Estremo Oriente era però rappresentato dalla [[Persia]], nemico giurato dell'Impero, sul cui territorio era necessario passare per giungere in Cina. Una conseguenza di ciò è che, durante i frequenti conflitti con i Persiani [[Sasanidi]], i traffici con Cina e India non erano possibili.<ref name=Ostr64/> Giustiniano cercò di ovviare a questo problema tentando di aprirsi un passaggio per la Cina attraverso la [[Crimea]] e in questa occasione i Bizantini avviarono delle relazioni diplomatiche con i Turchi, anch'essi venuti in conflitto commerciale con i Sasanidi.<ref name=Ostr64/> Sotto il successore di Giustiniano, Giustino II, Bizantini e Turchi si allearono contro i Persiani. Un altro modo con cui Giustiniano cercò di commerciare con la Cina senza passare per la Persia fu giungere via mare passando per il [[Mar Rosso]] e per l'[[Oceano Indiano]].<ref name=Ostr64/> In quest'occasione strinse rapporti commerciali con gli Etiopi del [[Regno di Aksum]].<ref name=Ostr64/> Tuttavia entrambe le vie alternative presentavano inconvenienti: l'Oceano Indiano era dominato dai mercanti sasanidi, mentre la via asiatica era impervia e piena di pericoli.<ref name=Ostr64/>
 
Il problema fu risolto dall'astuzia di alcunidue agentimonaci bizantininestoriani che, in un viaggio in Oriente, riuscirono ada impadronirsi del segreto della produzione della seta e riuscirono a portare di nascosto a Costantinopoli dei bachi da seta.<ref name=Ostr65>{{cita|Ostrogorsky|p. 65.}}.</ref><ref group="N">{{cita|Bury|p. 332}} spiega nei dettagli questa vicenda: due monaci provenienti dalla Cina o da qualche regione circostante si recarono a Costantinopoli nel 552 e svelarono all'Imperatoreimperatore il segreto della produzione della seta. Essi vennero allora incaricati dall'Augusto di procurarsi clandestinamente in Cina uova di bachi da seta in modo da portarle a Costantinopoli e permettere ai Bizantini di autoprodursi la seta senza importarla dalla Cina. Tuttavia passarono parecchi anni prima che la seta autoprodotta divenisse sufficiente per soddisfare la domanda interna, cosicché l'importazione di seta dalla Cina attraverso la Persia continuò per qualche tempo.</ref> La fioritura della produzione della seta nell'Impero che ne seguì fece sì che la produzione della seta divenne uno dei settori più importanti dell'industria bizantina e portò a un considerevole aumento delle entrate.<ref name=Ostr65/> I principali centri di produzione della seta nell'Impero erano Costantinopoli, [[Antiochia di Siria|Antiochia]], [[Tiro (città antica)|Tiro]], [[Beirut]] e [[Tebe (sito archeologico)|Tebe]].<ref name=Ostr65/>
 
I Bizantini esportavano dai popoli delle steppe stoffe, ornamenti e vino e importavano pelli, cuoio e schiavi.<ref name=Ostr64/> L'Egitto importava dall'India le [[spezie]]. Il commercio delle spezie potrebbe aver contribuito alla diffusione dell'epidemia di peste che colpì l'Impero durante il regno di Giustiniano; sembra infatti che l'epidemia si sia originata dall'[[Etiopia]] e da lì, tramite il commercio, sarebbe giunta in Egitto, da dove si sarebbe diffusa per tutto l'Impero.<ref name=Trea108>{{cita|Treadgold|p. 108.}}.</ref> La peste colpì duramente soprattutto i commerci, che entrarono in crisi.<ref name=Trea108/>
 
==== L'attività legislativa ====
{{vedi anche|Corpus Iuris Civilis}}
[[File:Justinian mosaik ravenna.jpg|thumb|upright=1.4|L'imperatore Giustiniano I con il suo seguito, [[Ravenna]], [[Basilica di San Vitale (Ravenna)|Basilicabasilica di San Vitale]].]]
{{Citazione|Cesare fui e son IustinianoIustinïano,<br />che, per voler del primo amor ch'i' sento,<br />d'entro le leggi trassi il troppo e 'l vano.|[[Dante Alighieri|Dante]], ''[[Divina Commedia]]'', - ''[[Paradiso (Divina Commedia)|Paradiso]]'', [[Paradiso -:s:it:Divina Commedia/Paradiso/Canto sestoVI|Cantocanto VI]], vv. 10-12]]}}
Se i piani militari o le sue risposte alle gravi crisi demografica, economica e sociale non ebbero particolare successo, Giustiniano conquistò una fama duratura per la sua rivoluzione giuridica, che organizzòriorganizzò il [[diritto romano]] in una forma e uno schema organico rimasto alla base della legge di diverse nazioni odierne.
 
La sua attività può essere opportunamente suddivisa in tre periodi. Il "primo" periodo, dal [[528]] al [[534]], fu caratterizzato dalle grandi compilazioni, con la preparazione e la pubblicazione di:<ref name=UniTel>{{cita web|url=https://lms.unifortunato.eu/files/doceboLms/scorm/317_79_1160253258_SDR_HTM_07.zip_content/SDR_07_05.htm|titolo=Le fonti del diritto nell’etànell'età tardoantica. I codici|editore=Università Telematica Giustino Fortunato|accesso=14 agosto 2011|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150401181540/https://lms.unifortunato.eu/files/doceboLms/scorm/317_79_1160253258_SDR_HTM_07.zip_content/SDR_07_05.htm|dataarchivio=1º aprile 2015|urlmorto=sì}}</ref>
* Il ''primo Codice'' (''[[Novus Iustinianus Codex]]''), dal [[528]] al [[529]].
* Il ''[[Digesto]], o [[Pandette]]'' (''Digestum, seu Pandectae''), dal [[530]] al [[533]], una raccolta di ''iura''materiali (opereattribuibili dia giuristi presiedutiantichi e, soprattutto, ai cinque ritenuti più autorevoli dalla Legge delle Citazioni, ovvero Papiniano, Gaio, Paolo, Ulpiano dae [[Triboniano]])Modestino.
* Le ''[[Istituzioni di Giustiniano|Istituzioni]]'' (''Institutiones Iustiniani sive Elementa''), [[del 533]], destinateun manuale dei fondamenti del diritto originariamente destinato all'insegnamento delscolastico dirittodella materia e composto attingendo largamente a testi analoghi di epoca precedente, come le Istituzioni di Gaio e quelle nelledi scuolePaolo.
* Il ''secondo Codice'' (''[[Codex repetitae praelectionis]]''), [[del 534]], ossia il Codice vero e proprio con la raccolta delle ''leges'' imperiali.
Il lavoro compiuto in questo periodo risentì positivamente del coordinamento operato da [[Triboniano]]: il ''quaestor sacri palatii'' era infatti un esperto e colto giurista, perfettamente a suo agio anche nel maneggiare leggi vecchie di secoli.
 
Il "secondo periodo", dal [[535]] al [[542]], fu caratterizzato da un'intensa legislazione "corrente" (per mezzo delle ''[[Novellae constitutiones]]'', che raccolsero i frutti dell'intensa stagione legislativa tra il 535 e il [[542]]).<ref name=UniTel/> Il "terzo periodo", infine, dal [[543]] al [[565]], anche per la minore, o diversa, qualità dei collaboratori, vide l'attività legislativa (sempre per mezzo di ''Novellae'') farsi sempre più scarsa e scadente.<ref name=UniTel/>
 
Il ''[[Corpus Iurisiuris Civiliscivilis]]'' fu formato da tali opere, nelle quali le nuove leggi si armonizzavano con quelle antiche. Nel primo periodo furono scritte in [[lingua latina|latino]], lingua ufficiale dell'impero ma scarsamente conosciuto dai cittadini delle province orientali (anche se lo stesso Giustiniano era di lingua, cultura e mentalità latine e parlava con difficoltà il greco). Il latino infatti era sostanzialmente la lingua dell'amministrazione, della giustizia e dell'esercito, mentre le principali lingue d'uso nella parte orientale dell'impero erano il greco e, in minor misura, il [[copto]], l'[[aramaico]] e l'[[Lingua armena|armeno]] (rispettivamente in [[Egitto]], [[Siria]] ede alcune regioni dell'[[Asia Minore]]).<ref>{{cita|Mango|pp. 18-19.}}.</ref> Se il dominio romano, repubblicano prima ede imperiale dopo, era riuscito ada imporre con successo il proprio diritto e le proprie istituzioni politiche e militari, il sostrato culturale delle province orientali dell'impero continuò ada essere improntato in larga misura a forme e moduli di tipo tardo-ellenistico. Per ovviare a ciò, le opere successive (dalle ''Novellae'' in poi) vennero redatte pragmaticamente in greco, lingua più utilizzata dal popolo e dallanella pratica amministrativa quotidiana.<ref name=Ostr65/>
 
Il ''Corpus'' forma la base della giurisprudenza latina (compreso il [[diritto canonico]]: ''ecclesia vivit lege romana'') e, per gli storici, fornisce una preziosa visione dall'interno, delle preoccupazioni e delle attività dei resti dell'Impero Romanoromano. Raccoglie assieme le molte fonti in cui le ''leges'' (leggi) e le altre regole erano espresse o pubblicate: leggi vere e proprie (''leges''), [[senatoconsulto|senatoconsulti]] (''senatusconsulta''), decreti imperiali, [[rescritto|rescritti]], opinioni e interpretazioni dei giuristi (''responsa prudentium''). Il ''Corpus'' viene definito un "monumento alla sapienza giuridica di Roma"<ref>{{cita libro|autore=[[Franco Cardini]] e |autore2=Marina Montesano, ''|titolo=Storia medievale'', |città=Firenze, |editore=[[Le Monnier]] Università, |anno=2006,| ISBN =8800204740 pag. |p=97.}}</ref> e fu alla base della rinascita degli studi giuridici e delle istituzioni politiche in Europa, tanto che ancora oggi costituisce il fondamento di molti sistemi giuridici nazionali nel mondo.
 
Anche in campo amministrativo la sua attività fu notevole: dopo la [[rivolta di Nika]] iniziò a rinnovare l'impero coadiuvato dal prefetto [[Giovanni di Cappadocia]], accorpando province, potenziando l'accentramento amministrativo e iniziando una rigorosa politica finanziaria improntata al taglio degli sprechi ede al recupero sistematico delle somme dovute allo Stato.
 
==== Le attività militari e le campagne di Belisario ====
[[File:Justinien 527-565.svg|thumb|upright=1.4|Mappa dell'[[imperoImpero bizantino]]:{{Legenda|#F7865F|Prima dell'avvento di Giustiniano I ([[527]]).}} {{Legenda|#F6B55F|Dopo la sua morte ([[565]]).}}]]
Come i suoi predecessori romani e successori bizantini, Giustiniano si impegnò in guerra contro la [[Persia]] della [[sasanidi|dinastia sasanide]]. Comunque, le sue principali ambizioni militari si concentrarono sul [[Mar Mediterraneo|Mediterraneo]] occidentale, dove il suo generale [[Belisario (generale bizantino)|Belisario]] guidò la riconquista di parti del territorio del vecchio Impero Romanoromano. Belisario ottenne questo compito come ricompensa per esser riuscito a sedare la [[rivolta di Nika]], a [[Costantinopoli]], nel gennaio del [[532]], nella quale fanatici della corsa con le bighe avevano costretto Giustiniano a dimettere l'impopolare [[Triboniano]], ede avevano tentato di rovesciare l'imperatore stesso. La conclusione della [[guerra iberica]] (526-532) contro la Persia, sancita con la cosiddetta [[pace eterna]] (532), diede a Giustiniano via libera per le campagne di conquista in Occidente, almeno fino alla ripresa delle ostilità con i Persiani a partire dal 540.
 
===== Guerre in Africa =====
{{vedi anche|Guerra vandalica|Prefettura del pretorio d'Africa}}
Nel [[533]] Giustiniano trovò un pretesto per dichiarare guerra ai [[Vandali]]: nel 530 il loro re [[Ilderico]], di fede cattolica, era stato infatti rovesciato dal cugino (di fede ariana) [[Gelimero]], che assunse il potere. Giustiniano, in buoni rapporti con Ilderico, intimò a Gelimero di restituire il trono al legittimo re, ma al suo rifiuto, dichiarò guerra ai Vandali. Belisario ottenne il comando della spedizione e, arrivato in Africa, riuscì a infliggere una seria sconfitta alla popolazione barbarica presso [[Battaglia di Ad Decimum|Ad Decimum]], poco distante da [[Cartagine]].<ref name=Rav14>{{cita|Ravegnani 2009|p. 14.}}.</ref> Due giorni dopo Belisario entrò a Cartagine e, infliggendo un'altra sconfitta ai Vandali a Tricamaro, li costrinse infine alla resa.<ref name=Rav14/> L'Impero ritornò così in possesso dell'Africa vandalica, Sardegna, Corsica e Isole Baleari.<ref name=Rav14/>
[[File:Diptych Barberini Louvre OA9063 whole.jpg|left|upright|thumb|L'[[avorio Barberini]], raffigurante probabilmente Giustiniano trionfante sul nemico persiano.]]
Immediatamente dopo la vittoria, nell'aprile 534, l'imperatore Giustiniano promulgò una legge riguardante l'organizzazione amministrativa dei nuovi territori. L'Augusto ripristinò la vecchia amministrazione, ma promosse il governatore a Cartagine a [[prefetto del pretorio]]: {{Citazione|Dall'anzidetta città, con l'aiuto di Dio, sette province con i loro magistrati verranno controllate, di cui Tingi, Cartagine, Byzacium e Tripoli, in precedenza sotto la giurisdizione di un [[proconsole]], saranno governate da consolari; mentre le altre, cioè la Numidia, Mauritania e Sardegna saranno, con l'aiuto di Dio, governate da governatori.|''[[Codex Iustinianus]], I.XXVII''}}
 
L'intento di Giustiniano fu, sostiene lo storico J.B. Bury, quello di «cancellare ogni traccia della conquista vandala, come se non ci fosse mai stata».<ref>{{cita|Bury|p. 139.}}.</ref> Il cattolicesimo ritornò ada essere la religione ufficiale delle nuove province e gli [[Arianesimo|Ariani]] vennero perseguitati.
 
Anche la proprietà terriera venne riportata aallo com'erastato primapreesistente dellaalla conquista vandalica, ma la scarsità di validi titoli di proprietà dopo 100 anni di dominio vandalico provocarono un caos amministrativo e giuridico. A capo dell'amministrazione militare venne posto il ''[[magister militum]] Africae'', con un subordinato ''magister peditum'' e quattro comandi regionali di frontiera (Tripolitania, Byzacena, Numidia e Mauretania) sotto il comando di un ''dux''. Questa organizzazione venne introdotta gradualmente, poiché a quel tempo i Romani erano impegnati nella lotta contro i Mauri.<ref>{{cita|Bury|p. 140.}}.</ref>
 
Le campagne successive in Africa, volte soprattutto a difendere i territori bizantini dagli attacchi dei [[Mauretania|Mauri]], culminarono nel [[548]] in una campagna vittoriosa di [[Giovanni Troglita]], cantata da [[Flavio Cresconio Corippo|Corippo]] nel poema ''Ioanneide''.
 
===== Guerre in Italia =====
{{vedi anche|Guerra gotica (535-553)}}
Giustiniano trovò quindi il pretesto per dichiarare guerra agli Ostrogoti, che governavano a quei tempi l'Italia, nell'assassinio della reggente [[Amalasunta]] compiuto da [[Teodato]] per impadronirsi del trono. Giustiniano aveva stretto relazioni amichevoli con Amalasunta, reggente del regno ostrogoto per conto del figlio [[Atalarico]], la quale, venuta a conoscenza che era stata ordita una congiura per detronizzarla, prese in considerazione la possibilità di fuggire a Costantinopoli presso Giustiniano, salvo poi ripensarci dopo essere riuscita a sventare il golpe. Nel frattempo il giovane Atalarico si era gravemente ammalato e Amalasunta, consapevole di non riuscire a conservare a lungo il potere dopo la morte del figlio a causa della crescente opposizione al suo governo, intavolò trattative con Giustiniano per la cessione dell'Italia all'Impero.<ref name="Ravegnani12">{{cita|Ravegnani 2004|p. 12}}.</ref> Mentre le trattative erano ancora in corso, Atalarico si spense in tenera età, costringendo Amalasunta a condividere il trono con il cugino Teodato (534), il quale non tardò a organizzare un colpo di Stato con cui rovesciò ed esiliò la regina madre sull'isola Martana del lago di Bolsena; quest'ultima venne poi strangolata per ordine di Teodato nel 535.<ref group=N>Secondo la ''Storia segreta'' - fonte non completamente attendibile in quanto un libello diffamatorio contro Giustiniano - adTeodora, ordiredeterminata a impedire l'assassinioeventuale liberazione ed esilio a Costantinopoli di Amalasunta sarebbenel statatimore addiritturache Teodora.<ref>Giustiniano ne potesse subire il fascino e l'influenza e di essere dunque messa in ombra, avrebbe ordinato all'ambasciatore bizantino Pietro di istigare Teodato a farla strangolare (Procopio, ''Storia Segreta'', [[s:Procopio/Storia Segretasegreta/19Capo XVIII|1716]]).</ref> L'imperatore affidò l'impresa di riconquistare l'Italia a Belisario, console per l'anno 535, mentre [[Mundo (generale)|Mundo]] ricevette l'incarico di invadere la Dalmazia.
[[File:MeisterBelisarius von San Vitale in Ravenna 013mosaic.jpg|thumb|Presunto ritratto di [[Belisario]] in un mosaico della [[Basilica di San Vitale (Ravenna)|Basilicabasilica di San Vitale]] a [[Ravenna]]]]
Belisario avanzò in [[Sicilia]], conquistandola in breve tempo, mentre contemporaneamente [[Mundo (generale)|Mundo]] riuscì a soggiogare la Dalmazia. AllarmatoNel frattempo il re ostrogoto Teodato, allarmato per i primi successi bizantini e poco incline alla guerra, ilinviò re[[papa gotoAgapito TeodatoI]] avviòa leCostantinopoli trattativeper dinegoziare la pace, conma la missione diplomatica del pontefice (che si spense nella capitale bizantina nella primavera del 536) ebbe successo solo dal punto di vista religioso (convincendo Giustiniano promettendoad abbandonare la politica di compromesso con gli eretici monofisiti).<ref name="Ravegnani12" /> Nel corso delle trattative, Teodato parve inizialmente remissivo dichiarandosi disposto a consegnare il regno ostrogoto all'Impero in cambio di una pensione annuale.<ref>{{cita|Procopio, ''La Guerraguerra Goticagotica'', |I, 6}}.</ref> Tuttavia, in seguito a una vittoria in Dalmazia dei Goti sulle truppe imperiali, feceil recuperarere legoto speranzetornò asui Teodatopropri chepassi, cambiòrompendo idea,le trattative di pace e decretandodeterminando il proseguimento delle ostilità.<ref>{{cita|Procopio, ''La Guerraguerra Goticagotica'', |I, 7}}.</ref> Nel 536 Belisario attraversò lo stretto di Messina, sottomise senza trovare quasi alcuna opposizione l'Italia meridionale e si diresse a Roma, che conquistò.
 
Nel frattempo i Goti, insoddisfatti della passività di Teodato, lo uccisero per eleggere re [[Vitige]], il quale preparò la controffensiva gota che si manifestòconcretò nell'assedio di Roma protrattosi per un anno. Durante l'[[assedio di Roma (537-538)|assedio di Roma del 537-538]], l'assediato [[Belisario]] chiese, ottenendoli, nuovi rinforzi all'imperatore. Il comandante dei rinforzi, l'eunuco [[Narsete (generale bizantino)|Narsete]], non era tuttavia disposto ada obbedire agli ordini di Belisario e, sentendosi legittimato dalla discrezionalità accordatagli da Giustiniano, intraprese la conquista dell'Emilia nonostante il disaccordo di Belisario.<ref>{{cita|Procopio, ''La Guerraguerra Goticagotica'', |II, 18}}.</ref> La conseguente disunione dell'esercito imperiale, diviso in una fazione fedele a [[Belisario]] e l'altra al seguito di Narsete, comportòagevolò la riconquista gota di Milano, in seguito alla quale Giustiniano richiamò Narsete a Costantinopoli. Senza più Narsete ada ostacolarlocontrastarlo, Belisario poté riprendere la riconquista dell'Italia, impadronendosi con l'inganno della capitale dei Goti Ravenna e facendo prigioniero il re [[Vitige]], che portò con sé a Costantinopoli.
 
Belisario era in disaccordo con Giustiniano sul che fare dei territori riconquistati: Giustiniano avrebbe voluto lasciare che gli Ostrogoti governassero uno Stato a nord del Po, mentre Belisario avrebbe preferito fare dell'intera Italia un territorio imperiale romano-bizantino.<ref>{{cita|Procopio, ''La Guerraguerra Goticagotica'', |II, 29}}.</ref> Deluso da Belisario, Giustiniano inviò quest'ultimo ada oriente, a difendere l'impero dai rinnovati attacchi dei Persiani. Dopo il richiamo di Belisario, Giustiniano spedì in Italia il logoteta (funzionario fiscale) Giovanni, il cui rapace fiscalismo alienò le simpatie degli italici soggetti al governo imperiale.<ref>{{cita|Ravegnani 2004|p. 25}}.</ref> Inoltre la mancanza di un comando unitario e le divisioni tra i generali agevolarono la ripresa degli Ostrogoti, condotti dal nuovo re [[Totila]], che riconquistarono gran parte del Sud Italia, compromettendo le conquiste di Belisario nel quinquennio tra il 535 al 540.<ref>{{cita|Ravegnani 2004|pp. 24-29}}.</ref>
[[File:Colosso di Barletta.jpg|thumb|left|Il [[Colosso di Barletta]]: secondo alcune teorie rappresenterebbe Giustiniano I.]]
DopoNel avertentativo stabilitodi unarisollevare nuovala pacesituazione, sulGiustiniano frontedecise orientale,dunque di rispedire [[Belisario]] fece ritorno in Italia (544). Anche a causa della [[Campagne siriano-mesopotamiche di Cosroe I del 540-545|guerra contro la Persia ancora in corso]], doveGiustiniano non gli Ostrogotipoté mettere a disposizione alcun esercito, condotticon dall'esclusione lorodelle nuovotruppe reche già si trovavano in Italia; per tali motivi, il generale aveva dovuto provvedere da sé, a proprie spese, al reclutamento di volontari in Tracia e in Illirico per un totale di {{formatnum:4000}} uomini.<ref name=ProcDBGIII10>Procopio, ''De Bello Gothico'', [[Totilas:Istoria delle guerre gottiche/Libro terzo/Capo X|III, 10]].</ref> A pesare sull'esiguo numero di truppe messe a disposizione del generale fu anche la sua recente caduta in disgrazia: nel 542 Belisario, avevanosospettato recuperatodi terrenotradimento, era stato destituito e privato dei suoi {{formatnum:7000}} ''[[bucellarii]]'' (una sorta di milizia privata al suo soldo che si era rivelata decisiva nelle vittorie contro Vandali e Ostrogoti) che non gli furono restituiti nemmeno quando fu riabilitato e spedito in Italia, privandolo così di truppe abili.<ref>{{cita|Ravegnani 2004|p. 31}}.</ref> Lo scarso numero di truppe fornitegli dall'imperatore impedì però al generale bizantino di contrastare efficacemente [[Totila]]: che per talegiunta motivoaveva potenziato la marina ostrogota, egliriuscendo così a ostacolare il rifornimento delle città assediate, e adottato delle contromisure atte a impedire a Belisario di applicare la sua tattica consueta basata sul logoramento delle forze nemiche tramite la [[guerriglia]]; ad esempio il re ostrogoto faceva demolire sistematicamente le mura delle città espugnate in modo da togliere alle armate bizantine la possibilità di fare uso dei centri fortificati per logorare il nemico e così costringerle allo scontro in campo aperto.<ref>{{cita|Ravegnani 2004|p. 26}}.</ref> In queste circostanze Belisario non osò mai avventurarsi nell'interno della penisola, ma piuttosto preferì spostamenti marittimi navigando lungo le coste.<ref>Procopio, ''Storia Segreta'', 8.</ref> Nonostante tali difficoltà, [[Belisario]] riuscì a riconquistarerecuperare Roma, riuscendo perfinoe a resistere adrespingere un tentativo di riconquista della città da parte di [[Totila]]. Infine,In Giustinianoogni caso la situazione si era ulteriormente deteriorata e tra la fine del 548 e gli inizi del 549 l'imperatore, su richiesta delladi [[Antonina (moglie di Belisario)|Antonina]], consorte di Belisario]], lo richiamò a Costantinopoli, dove lo accolse con grandi onori (548).
 
Dopo la partenza di [[Belisario]] dall'Italia, Giustiniano, assorto nel tentativo di risoluzione di importanti controversie teologiche (come quella dei [[Tre Capitoli]]), continuò a dilazionare l'invio di rinforzi in Italia, malgrado i solleciti in tal senso da parte dei [[senato romano|senatori]] rifugiatisi a Costantinopoli.<ref name=Rav49>{{cita|Ravegnani 2004|p. 49}}.</ref> Di conseguenza, [[Totila]] riconquistò Roma e altre città, per poi invadere la [[Sicilia]] e la [[Sardegna]], riducendo i territori ancora controllati dai Bizantini nella penisola a poche piazzeforti isolate. Nel frattempo i Franchi, approfittando della guerra in corso tra Ostrogoti e Bizantini, avevano occupato gran parte dell'Italia settentrionale. Giustiniano, a questo punto, si risolse a inviare in Italia consistenti rinforzi sotto il comando di suo cugino [[Germano Giustino|Germano]], il quale fu nominato ''strategos autokrator'' (generalissimo) e sposò l'ex regina ostrogota [[Matasunta]], una mossa propagandistica che si sperava avrebbe significativamente ridotto la resistenza oppostagli dagli Ostrogoti.<ref>{{cita|Ravegnani 2004|p. 51}}.</ref> Tuttavia Germano si spense improvvisamente nell'autunno del 550 durante i preparativi della spedizione, che fu per il momento rinviata.<ref>{{cita|Ravegnani 2004|p. 52}}.</ref>
Dopo la partenza di [[Belisario]] dall'Italia, [[Totila]] riconquistò Roma e altre città, giungendo a invadere persino la [[Sicilia]] e la [[Sardegna]]. Giustiniano, a questo punto, inviò in Italia il generale eunuco [[Narsete (generale bizantino)|Narsete]] per cercare di concludere una volta per tutte la guerra gotica. Narsete, supportato da truppe adeguate allo scopo, riuscì a sconfiggere definitivamente i [[Goti]] (uccidendo prima [[Totila]] e poi il suo successore [[Teia (re)|Teia]]), e a conquistare tutta l'Italia (553); la conquista non si rivelò però salda, dal momento che la parte settentrionale della penisola venne invasa dai [[Franchi]] e [[Alemanni|Alamanni]] mentre alcune fortezze gote ancora resistevano. Narsete riuscì a superare anche questi nuovi ostacoli, e nel 555 l'ultima fortezza gota a sud del Po capitolò.<ref name=Rav61>{{cita|Ravegnani (Mulino 2004)|p. 61.}}</ref>
 
Nel 551 l'imperatore affidò al generale eunuco [[Narsete]] il compito di concludere una volta per tutte la guerra gotica. Nel corso del 552 Narsete, supportato da truppe adeguate allo scopo, riuscì a sconfiggere definitivamente gli [[Ostrogoti]] annientandoli nelle battaglie di [[battaglia di Tagina|Tagina]] (nel corso della quale morì Totila) e dei [[Battaglia dei Monti Lattari|Monti Lattari]] (dove trovò la morte l'ultimo re ostrogoto [[Teia (re)|Teia]]). La conquista non si rivelò però salda, dal momento che la penisola venne invasa dai [[Franchi]] e [[Alemanni]] che dilagarono fino allo stretto di Messina, mentre alcune fortezze gote ancora resistevano. Narsete riuscì a superare anche questi nuovi ostacoli, annientando la coalizione franco-alemanna nella [[Battaglia del Volturno (554)|battaglia del Volturno]] del 554, e nel 555 l'ultima fortezza gota a sud del Po, Conza, capitolò.<ref name=Rav61>{{cita|Ravegnani 2004|p. 61}}.</ref>
Gli anni successivi furono dedicati alla conquista delle città a nord del Po rimaste in mano gota e franca: nel 559 [[Milano]] e la [[Venezia (regione)|Venezia]] risultavano già essere in mano imperiale, mentre nel 562, con la resa di Brescia e Verona, la conquista dell'Italia poté dirsi completa.<ref name=Rav61/> Ma le conquiste di Narsete non furono durature e, a causa dello spopolamento e delle frequenti razzie di Franchi e Alamanni, non si ebbe mai un'ordinata gestione dei territori recuperati.
 
Gli anni successivi furono dedicati alla conquista delle città a nord del Po rimaste in mano gota e franca: nel 559 [[Milano]] e la [[Venezia (regione)|Venezia]] risultavano già essere in mano imperiale, ma fu solo nel 562, con la resa di Brescia e Verona, che la conquista dell'Italia poté dirsi completa.<ref name=Rav61/> Ma le conquiste di Narsete non furono durature e, a causa dello spopolamento e delle frequenti razzie di Franchi e Alemanni, non si ebbe mai un'ordinata gestione dei territori recuperati.
Con la ''Pragmatica Sanzione'' del 554 la legislazione imperiale fu estesa all'Italia. La Dalmazia entrò a far parte della [[prefettura del pretorio dell'Illirico]] mentre la Sicilia non entrò a far parte di nessuna prefettura. La [[prefettura del pretorio d'Italia]] fu ristretta quindi alla [[penisola italiana]], escludendo le isole.<ref name=Rav62>{{cita|Ravegnani (Mulino 2004)|p. 62.}}</ref> La massima autorità civile era in teoria il ''[[prefetto del pretorio]]'' risiedente a Ravenna ma nei fatti l'autorità civile fu sempre limitata fin dal principio da quella militare. Fu infatti il ''generalissimo'' (''strategos autokrator'') Narsete ad assumere il governo effettivo dell'Italia. Pare che la prefettura d'Italia fu suddivisa in due diocesi, come nel tardo impero romano.<ref name=Rav62/>
 
Con la ''[[Prammatica Sanzione]]'' del 554 la legislazione imperiale fu estesa all'Italia. La Dalmazia entrò a far parte della [[prefettura del pretorio dell'Illirico]] mentre la Sicilia non entrò a far parte di nessuna prefettura. La [[prefettura del pretorio d'Italia]] fu ristretta quindi all'[[Italia continentale]] e [[Penisola italiana|peninsulare]], escludendo [[Italia insulare|le isole]].<ref name=Rav62>{{cita|Ravegnani 2004|p. 62}}.</ref> La massima autorità civile era in teoria il ''[[prefetto del pretorio]]'' risiedente a Ravenna ma nei fatti l'autorità civile fu sempre limitata fin dal principio da quella militare. Fu infatti il ''generalissimo'' (''strategos autokrator'' in greco) Narsete ad assumere il governo effettivo dell'Italia. Pare che la prefettura d'Italia fu suddivisa in due diocesi, come nel tardo Impero romano.<ref name=Rav62/>
L'Imperatore, mostrando soddisfazione per la fine del "tiranno Totila", annullò tutti i provvedimenti di quel re goto, confermando però le leggi dei suoi predecessori: questi provvedimenti erano volti ad annullare la riforma sociale di Totila, che aveva colpito gli interessi della classe senatoria con confische e l'affrancamento dei servi, e restaurare l'ordine preesistente alla guerra.<ref>{{cita|Ravegnani (Mulino 2004)|p. 63.}}</ref> Inoltre promise a Roma fondi per la ricostruzione dei danni della guerra, e tentò di porre fine agli abusi fiscali compiuti dai suoi sottoposti nella penisola,<ref name=Rav64>{{cita|Ravegnani (Mulino 2004)|p. 64.}}</ref> ma questi provvedimenti non ebbero molto effetto. Anche se alcune fonti contemporanee propagandistiche parlano di un Italia florida e rinata dopo la conclusione del conflitto,<ref name=Rav64/> la realtà doveva essere ben diversa: la guerra aveva infatti inflitto all'Italia danni che non fu possibile cancellare in breve tempo, e, anche se Narsete e i suoi sottoposti ricostruirono numerose città distrutte dai Goti,<ref>''Auctari Hauniensis Extrema'', 2, p. 337: «(Narses) Italiam romano imperio reddidit urbes dirutas restauravit totiusque Italiae populos expulsis Gothis ad pristinum reducit gaudium» («(Narsete) restituì l'Italia all'Impero romano, ricostruì le città distrutte e, espulsi i Goti, riportò i popoli dell'Italia intera all'antica felicità.»); Mario Aventicense, ''Chronica'', anno 568: «Hoc anno Narses ex praeposito et patricio post tantos prostratos tyrannos, ... Mediolanum vel reliquas civitates, quas Goti destruxerant, laudabiliter reparatas, de ipsa Italia a supra scripto Augusto remotus est.» («In quest'anno Narsete ex proposito e patrizio, dopo aver abbattuto tanti tiranni... e ricostruite lodevolmente Milano e le città rimaste, che i Goti avevano distrutto, fu destituito dal governo dell'Italia dal suddetto Augusto [Giustino II].»)</ref> la situazione dell'Italia era comunque disastrosa, dato che, come ammise in due lettere Papa Pelagio, le campagne erano talmente devastate da essere irrecuperabili e la Chiesa riceveva proventi solo dalle isole o da zone esterne alla Penisola;<ref>{{cita|Ravegnani (Mulino 2004)|p. 66.}}</ref> inoltre i tentativi di Giustiniano di porre fine agli abusi nella riscossione delle tasse in Italia non ebbero effetto, poiché ancora esistevano, mentre il [[senato romano]] entrò in una crisi irreversibile e scomparve agli inizi del VII secolo.<ref>{{cita|Ravegnani (Mulino 2004)|p. 65.}}</ref>
 
L'Imperatore, mostrando soddisfazione per la fine del "tiranno Totila", annullò tutti i provvedimenti di quel re goto, confermando però le leggi dei suoi predecessori: questi provvedimenti erano volti ad annullare la riforma sociale di Totila, che aveva colpito gli interessi della classe senatoria con confische e l'affrancamento dei servi, e restaurare l'ordine preesistente alla guerra.<ref>{{cita|Ravegnani 2004|p. 63}}.</ref> Inoltre promise a Roma fondi per la ricostruzione dei danni della guerra, e tentò di porre fine agli abusi fiscali compiuti dai suoi sottoposti nella penisola,<ref name=Rav64>{{cita|Ravegnani 2004|p. 64}}.</ref> ma questi provvedimenti non ebbero molto effetto. Anche se alcune fonti coeve propagandistiche parlano di un'Italia florida e rinata dopo la conclusione del conflitto,<ref name=Rav64/> la realtà doveva essere ben diversa: la guerra aveva infatti inflitto all'Italia danni che non fu possibile cancellare in breve tempo, e, anche se Narsete e i suoi sottoposti ricostruirono numerose città distrutte dai Goti,<ref>''Auctarii Havniensis extrema'', 3: «[Narses] Italiam Romano imperio reddidit urbesque dirutas restauravit totiusque Italiae populos expulsis Gothis ad pristinum reducit gaudium.» («[Narsete] restituì l'Italia all'Impero romano, ricostruì le città distrutte e, espulsi i Goti, riportò i popoli dell'Italia intera all'antica felicità.»); Mario di Avenches, ''Chronica'', s.a. 568: «Hoc anno Narses ex praeposito et patricio post tantos prostratos tyrannos, ... Mediolanum vel reliquas civitates, quas Goti destruxerant, laudabiliter reparatas, de ipsa Italia a supra scripto Augusto remotus est.» («In quest'anno Narsete ex proposito e patrizio, dopo aver abbattuto tanti tiranni... e ricostruite lodevolmente Milano e le città rimaste, che i Goti avevano distrutto, fu destituito dal governo dell'Italia dal suddetto Augusto [Giustino II].»)</ref> la situazione dell'Italia era comunque disastrosa, dato che, come ammise in due lettere Papa Pelagio, le campagne erano talmente devastate da essere irrecuperabili e la Chiesa riceveva proventi solo dalle isole o da zone esterne alla Penisola;<ref>{{cita|Ravegnani 2004|p. 66}}.</ref> inoltre i tentativi di Giustiniano di porre fine agli abusi nella riscossione delle tasse in Italia non ebbero effetto, poiché ancora esistevano, mentre il [[Senato romano]] entrò in una crisi irreversibile e scomparve agli inizi del VII secolo.<ref>{{cita|Ravegnani 2004|p. 65}}.</ref>
La conquista dell'Italia fu tuttavia effimera: infatti tre anni dopo la morte di Giustiniano, nel 568, i [[Longobardi]] invasero la penisola e in pochi anni riuscirono ad occuparne circa due terzi.
 
La conquista dell'Italia fu tuttavia effimera: infatti tre anni dopo la morte di Giustiniano, nel 568, i [[Longobardi]] invasero la penisola e in pochi anni riuscirono a occuparne circa due terzi.
 
===== Conquista della Spagna meridionale =====
{{Vedi anche|Spagna bizantina}}
Nel corso del 551 il [[regno visigoto]] fu colpito da una grave guerra civile: un pretendente al trono, [[Atanagildo]], era infatti insorto contro il re legittimo [[Agila I]], chiedendo aiuti militari proprio all'Impero romano d'Oriente per rovesciare il legittimo sovrano; Giustiniano decise di accettare la richiesta di aiuto giuntagli da Atanagildo, intendendo approfittare della guerra civile tra i Visigoti per strappare loro territori in Spagna meridionale; affidò il comando della spedizione a [[Pietro Marcellino Felice Liberio|Liberio]], che invase la Spagna meridionale in supporto di Atanagildo; sullo svolgimento della guerra le cronache dell'epoca non sono molto dettagliate, ma intorno al 555 la guerra civile terminò con l'uccisione di Agila e l'ascesa al trono di Atanagildo, che però non riuscì a ottenere il ritiro delle truppe imperiali dalle città da esse occupate.<ref>Giordane, ''Getica'', 303; ''Chronica Caesarea Augusta'', annos.a. 552; Isidoro, ''Historia Gothorum'', 46-47; Gregorio di Tours, ''Historia Francorum'', IV,8.</ref>
 
I territori occupati dalle truppe imperiali (che comprendevano parte della Spagna meridionale) formarono la nuova provincia di ''Spania'', che resistette agli assalti visigoti fino al 624, anno in cui i Bizantini furono espulsi dalla Spagna. Sembra che i Bizantini abbiano occupato parte della Spagna, non solo per portare avanti il progetto di ''restauratio imperii'' giustinianea, ma anche per formare una zona "cuscinetto" (la Spagna bizantina appunto) per impedire ai Visigoti di invadere l'Africa bizantina.<ref>{{cita|Meier|p. 91}}.</ref>
 
===== Il rovescio della medaglia: le guerre in Oriente e nei Balcani =====
[[File:Justinian Byzanz.png|upright=1.2|thumb|Gli ImperiL'[[Impero romano-orientale e sasanided'Oriente]] sotto il regno di Giustiniano e [[Impero sasanide|quello sasanide]]
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{{legend|#FFA040|Vassalli dei Sasanidi}}
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Lo squilibrio creato a oriente dalle campagne in Europa occidentale fu subito colto dai Persiani, che tra il [[540]] e il [[562]] [[campagne siriano-mesopotamiche di Cosroe I del 540-545|invasero]] l'[[Armenia]] e la [[Siria]], espugnando anche la metropoli di [[Antiochia di Siria|Antiochia]] la cui popolazione venne deportata in Persia.<ref>{{cita|Procopio, ''La Guerraguerra Persianapersiana'', |[[s:LaIstoria Guerradelle Persianaguerre persiane/IILibro secondo/14Capo XIV|II, 14]]}}.</ref> Giustiniano fu costretto a richiamare Belisario a Costantinopoli per inviarlo contro i Persiani nel 541 ma il generale, pur ottenendo qualche successo, non riuscì a ottenere una vittoria definitiva.<ref>{{cita|Ravegnani 2009|p. 11.}}.</ref> Nel 545 Giustiniano riuscì a ottenere una tregua a caro prezzo, non valida tuttavia per la [[Lazica]], dove la guerra riprese con intensità nel [[549]], dopo la rivolta della popolazione locale, oppressa dai Persiani, che chiese aiuto a Bisanzio. Il conflitto che ne risultò, detta [[guerra lazica]], durò fino al [[557]]. maTuttavia fu solo nel [[561]] che venne firmata la pace, con la quale il'impero Bizantiniromano riottenevanod'Oriente riotteneva il controllo della regione, ma al prezzo di un tributo da versare ai Persiani.<ref>{{cita|Ravegnani 2009|p. 12.}}.</ref>
 
Inoltre anche le frontiere balcaniche erano messe a rischio dalle popolazioni di Slavi che, nonostante la robustezza delle fortezze imperiali, sulle quali Giustiniano aveva investito molti soldi, invadevano quasi ogni anno i Balcani massacrando e saccheggiando le province bizantine senza incontrare quasi alcuna resistenza.<ref>{{cita|Ravegnani 2009|p. 29.}}.</ref> Infatti, a causa delle campagne in Occidente, le frontiere balcaniche furono sguarnite di truppe e di ciò ne approfittarono i Barbari che nel [[559]] giunsero a [[Battaglia di Chettos|minacciare direttamente Costantinopoli]] e furono respinti solo per merito di Belisario.<ref>Agazia, V, 16.</ref>
 
Della politica espansionistica di Giustiniano ne fecero dunque le spese gli abitanti dell'Impero come afferma Procopio nella ''Storia segreta'':
{{Citazione|[...]Nessuno, mi pare, se non Dio, potrebbe riferire con esattezza l'ammontare delle vittime sue: si conterebbe prima quanti granelli ha la sabbia, che non le vittime di questo imperatore. A una considerazione sommaria della terra ch'egli lasciò deserta d'abitanti, direi che siano morti milioni e milioni di persone. La sconfinata Libia si era svuotata a tal punto, che anche affrontando un lungo cammino era arduo imbattersi in anima viva. [...] Insomma, a stimar 5 milioni i morti in Libia, non si sarebbe ancora al livello dei fatti. [...] Incapace di lasciare le cose come stavano, era nato per rovesciare tutto nel caos. L'Italia, che è almeno tre volte la Libia, divenne ovunque un deserto, ancor peggio dell'altra. [...] Prima della guerra, il regno dei Goti andava dalla Gallia ai confini della Dacia, dove si trova la città di Sirmio; quando l'esercito romano giunse in Italia, erano i Germani a detenere la maggior parte e della Gallia e del territorio dei Veneti; quanto a Sirmio e ai suoi dintorni, è nelle mani dei Gepidi; ma tutto, a dirla in breve, è un assoluto deserto. Alcuni erano stati uccisi dalla guerra, altri dalla malattia e dalla fame, consueto corredo della guerra. Dacché Giustiniano ascese al trono, l'Illiria con la Tracia tutta subì pressoché annualmente le scorrerie di Unni, Sclaveni e Anti: alla popolazione furono inflitti scempi fatali. Ritengo che ad ogni loro invasione fossero più di duecentomila i Romani che finivano per morire, o in schiavitù. Il risultato fu che tutta quella regione divenne una vera desolazione [[sciti]]ca. Tali gli esiti della guerra in Libia e in Europa. In tutto questo periodo, i Saraceni compirono continue scorrerie contro i Romani in Oriente, dall'Egitto ai confini della Persia; scorrerie tanto devastanti che tutta quell'area ne restò pressoché spopolata. Né ritengo sia possibile, a chiunque indaghi, appurare il numero di quanti così persero la vita. I Persiani, con Cosroe, attaccarono per tre volte le altre zone dell'impero; distrussero le città e dei prigionieri catturati nelle città conquistate e nelle restanti aree, parte ne uccisero, parte ne portarono via con sé. In qualunque terra facessero irruzione, la lasciavano spopolata.[...]|Procopio, ''Storia Segreta'', 18.}}
 
==== PersecuzioniPersecuzione delle religioni non cristiane ====
[[File:ayaHagia Sophia Mars sofya2013.jpg|thumb|Giustiniano I ricostruì in modo grandioso la basilica di [[Hagia Sophia|Santa Sofia]], facendola diventare la più grande chiesa della cristianità. Egli dopo dirà: "Salomone, ti ho superato".]]
La politica religiosa di Giustiniano rifletteva la convinzione imperiale che l'unità dell'impero presupponesse incondizionatamente l'unità della fede; e con lui sembrò un dato di fatto che questa fede potesse essere solo l'ortodossia. Gli appartenenti ada un credo differente dovettero riconoscere che il processo iniziato a partire da [[Costantino III]] sarebbe continuato con vigore. Il ''Codice Giustiniano'' conteneva due statuti (''Cod.'', I., xi. 9 e 10) i quali decretavano la totale distruzione dell'[[Ellenismoellenismo]], anche nella vita civile; queste disposizioni vennero attuate con zelo. Le fonti contemporaneecoeve ([[Giovanni Malala]], [[Teofane Confessore]], [[Giovanni di Efeso]]) ci parlano di gravi persecuzioni, anche di uomini altolocati.
 
Forse, l'evento più degno di nota avvenne nel [[529]], quando gli insegnamenti dell'[[Accademia di Atene]] di [[Platone]] vennero posti sotto il controllo dello Stato per ordine di Giustiniano, soffocando in pratica questa scuola di formazione dell'ellenismo. Il [[Paganesimopaganesimo]] venne soppresso attivamente. Solo in [[Asia Minore]], Giovanni di Efeso sostenne di aver [[cristianizzazione|convertito]] 70.000{{formatnum:70000}} pagani.<ref>cf. F. Nau, in ''Revue de l'orient chretien'', ii., 1897, 482</ref> Altre popolazioni accettarono la cristianità: gli [[Eruli]],<ref>[[Procopio di Cesarea|Procopio]], ''Bellum Gothicum'', ii. 14; [[Evagrio Scolastico|Evagrio]], ''Hist. eccl.'', iv. 20</ref> gli [[Unni]] che dimoravano nei pressi del Don<ref>Procopio, iv. 4; Evagrio, iv. 23</ref>, gli Abasgi<ref>Procopio, iv. 3; Evagrio, iv. 22</ref> e gli Tzani<ref>Procopio, ''Bellum Persicum'', i. 15</ref> in [[Caucaso|Caucasia]].
 
L'adorazione di [[Amon]] ad [[Augila]], nel deserto libico,<ref name="ref_A">Procopio, ''De Aedificiis'', vi. 2</ref> venne abolita; così come i resti del culto di [[Iside]] sull'isola di [[PhilaeTempli di File|File]], sulle prime cataratte del [[Nilo]].<ref>Procopio, ''Bellum Persicum'', i. 19</ref> Il Presbitero Giuliano<ref>''DCB'', iii. 482</ref> e il Vescovo [[Longino]]<ref>Giovanni di Efeso, ''Hist. eccl.'', iv. 5 sqq.</ref> condussero una missione tra i [[Nabatei]] e Giustiniano tentò di rafforzare la [[cristianità]] nello [[Yemen]] inviandovi un ecclesiastico dall'[[Egitto]].<ref>Procopio, ''Bellum Persicum'', i. 20; Malala, ed. [[Barthold Georg Niebuhr|Niebuhr]], [[Bonn]], 1831, pp. 433 sqq.</ref>
 
Anche gli [[Ebreiebrei]] soffrirono; non solo le autorità restrinsero i loro diritti civili,<ref name="Cod., I., v. 12">''Cod.'', I., v. 12</ref> e minacciarono i loro privilegi religiosi;<ref>Procopio, ''Historia Arcana'', 28</ref> ma l'imperatore interferì negli affari interni della [[sinagoga]],<ref>''Nov.'', cxlvi., Feb. 8, 553</ref> vietando ad esempio l'uso della [[lingua ebraica]] nel culto. I recalcitranti vennero minacciati con punizioni corporali, esilio e perdita delle proprietà. Gli ebrei di [[Borium]], non lontano dalla [[Grande Sirte|Syrtis Major]], che resistettero a Belisario nella sua campagna contro i Vandali, dovettero abbracciare la cristianità; la loro sinagoga divenne una chiesa.<ref>Procopio, ''Dename="ref_A" Aedificiis'', vi. 2.</ref>
 
===== La repressione dei Samaritanisamaritani =====
L'imperatore ebbe molti problemi con i [[Samaritanisamaritani]], considerati refrattari alla cristianità e ripetutamente in insurrezione. Questo gruppo etnico religioso, che alle soglie dei VI secolo era divenuto dominante in Samaria, era avversato dai cristiani ede anche dagli Ebreiebrei. In quanto di religione non accettabile, essi subirono le stesse restrizioni di diritti civili subite dagli eretici. Una prima rivolta samaritana scoppiò nel 529, a causa dell'usanza da parte dei bambini cristiani di lanciare sassi contro le sinagoghe dei Samaritanisamaritani dopo la messa della domenica; i Samaritanisamaritani, che in genere sopportavano questa usanza, in quell'occasione reagirono rivoltandosi e massacrando la popolazione cristiana; nominarono successivamente imperatore un brigante di nome Giuliano, ma la loro rivolta venne rapidamente repressa nel sangue.<ref>{{cita|Bury|p. 365.}}; vcfr. anche {{cita|Evans, ''The age of Justinian'', |p. 248}}.</ref> I superstiti della rivolta tentarono senza successo di consegnare la Palestina ai Persiani ([[Guerra iberica|con cui l'Impero era in guerra]]) l'anno successivo. Giustiniano punì i Samaritanisamaritani con una legge del 531 che ordinava la distruzione delle sinagoghe samaritane e li privava del diritto di lasciare in eredità i propri beni a meno che gli eredi non fossero cristiani ortodossi.
 
Successivamente, nel 551, l'Imperatore, dopo aver avuto dal vescovo di Cesarea Sergio assicurazioni che la conversione dei Samaritanisamaritani era a un buon punto e sarebbero rimasti tranquilli, rimosserevocò con la legge ''Novella 129'' alcune restrizioni civili che gravavano sui Samaritanisamaritani tra cui il divieto di lasciare in eredità i loro beni ad altri samaritani (anche se nel caso uno degli eredi fosse stato cristiano ortodosso questi avrebbe ereditato tutto).<ref name=Bury366>{{cita|Bury|p. 366.}}; vcfr. anche {{cita|Evans, ''The age of Justinian'', |p. 248}}.</ref> Alla metà dell'estate del 556, tuttavia, scoppiò la seconda rivolta samaritana. I Samaritanisamaritani, che erano già stati decimati circa tre decenni prima, insorgevano in Cesarea, uniti questa volta ad alcuni alleati Ebreiebrei. Anche questa rivolta fu annientata senza pietà.<ref name=Bury366/>
 
===== Le persecuzioni dei Manicheimanichei =====
L'uniformità della politica di Giustiniano significò che anche i [[Manicheismo|manichei]] (che credevano in una religione dualista basata sulla Luce e le Tenebre) soffrirono dure persecuzioni, sperimentando sia l'esilio sia la minaccia della pena capitale.<ref name="Cod., I., v. 12"/> A Costantinopoli, in un'occasione, molti manichei, dopo una dura ma manipolata inquisizione, vennero giustiziati alla presenza di Giustiniano in persona: alcuni sul rogo, altri per affogamento.<ref>F. Nau, in ''Revue de l'orient'', ii., 1897, p. 481</ref>
 
L'uniformità della politica di Giustiniano significò che anche i [[Manicheismo|Manichei]] (che credevano in una religione dualista basata sulla Luce e le Tenebre) soffrirono dure persecuzioni, sperimentando sia l'esilio che la minaccia della pena capitale.<ref name="Cod., I., v. 12"/> A Costantinopoli, in un'occasione, molti manichei, dopo una dura ma manipolata inquisizione, vennero giustiziati alla presenza di Giustiniano in persona: alcuni sul rogo, altri per affogamento.<ref>F. Nau, in ''Revue de l'orient'', ii., 1897, p. 481</ref>
 
==== Politica ecclesiastica ====
[[File:Gurlitt Justinian column.jpg|thumb|Ricostruzione della [[colonna di Giustiniano I]] di Bisanzio a [[Costantinopoli]]. (Ilil disegno è però errato poiché la colonna non era coclide, ovvero era priva di fregi)]]
Come per l'amministrazione secolare, il [[dispotismo]] apparve anche nella politica ecclesiastica dell'imperatore. Egli regolava tutto, sia nella religione chesia nella legge.
 
Agli inizi del suo regno, ritenne appropriato promulgare per legge il suo credo nella [[Trinità (cristianesimo)|Trinità]] e nell'[[Incarnazione]]; e di minacciare tutti gli [[eresia|eretici]] con delle punizioni.<ref>''Cod.'', I., i. 5</ref>; dove successivamenteSuccessivamente dichiaravadichiarò che aveva stabilito di privare tutti i disturbatori dell'ortodossia dell'opportunità, per tale offesa, di un giusto processo di legge.<ref>''MPG'', lxxxvi. 1, p. 993</ref> Giustiniano rese il credo niceno-costantinopolitano l'unico simbolo della Chiesa<ref>''Cod.'', I., i. 7</ref> e concesse valore legale ai canoni dei quattro concili ecumenici.<ref>''Novellae'', cxxxi.</ref> I vescovi che parteciparono al [[Secondo concilio di Costantinopoli]] del [[553]], riconobbero che non poteva essere fatto niente nella Chiesa, che fosse contrario alla volontà e agli ordini dell'imperatore;<ref>Mansi, ''Concilia'', viii. 970B</ref> mentre, da parte sua, l'imperatore, nel caso del [[Patriarca Antimo I di Costantinopoli|Patriarcapatriarca Antimo]], rafforzò il bando della Chiesa con la proscrizione temporale.<ref>''Novellae'', xlii</ref> Diversi vescovi dovettero subire l'ira del tiranno. D'altra parte è vero che non negò alcuna opportunità per assicurare i diritti della Chiesa e del [[clero]] e per proteggere ede ampliarefavorire il [[monachesimo]].
 
In realtà, se il carattere dispotico delle sue misure non fosse stato così discutibile, si potrebbe essere tentati di chiamarlo un padre della Chiesa. Sia il ''Codex'' chesia le ''Novellae'' contengono molti decreti dell'Imperatore riguardanti donazioni, fondazioni, e l'amministrazione della proprietà ecclesiastica; elezioni e diritti di vescovi, sacerdoti ede abati; vita monastica, obblighi residenziali del clero, condotta del servizio divino, giurisdizione episcopale, ecc. Giustiniano abbellì e ingrandì [[Gerusalemme]], divenuta il centro religioso della cristianità, con la costruzione di una nuova grandiosa chiesa dedicata alla Vergine, denominata Nuova Chiesa (in greco ''Nea Ekklesia'') o Nuova S. Maria. L'ampio edificio a tre navate, già iniziato dal patriarca Elia, fu completato da Giustiniano nel 543, con grandi lavori di costruzione anche sulla collina sottostante. L'evento fu celebrato con l'introduzione il 21 novembre di una nuova festa solenne per la Chiesa ortodossa: la [[presentazione di Maria al tempio]]. L'aspetto della chiesa era simile a quello delle basiliche ravennati ed è presente nel famoso mosaico di [[Madaba]], vicino al ''decumanus maximus''. La nuova chiesa comprendeva un monastero e un ospizio per i poveri e i pellegrini, per cui Giustiniano le assicurò cospicui fondi. Diversamente dalle costruzioni precedenti, la ''Nea Ekklesia'' non segnalava la presenza di un luogo santo, ma era parte di un progetto di ampliamento della città. Le sue fondazioni, dotate di cisterne sotterranee adiacenti all'edificio, hanno restituito un'iscrizione ansata dedicatoria, sormontata da una croce, che menziona in greco esplicitamente il vescovo Elia e Giustiniano. Nella capitale Costantinopoli, Giustiniano inoltre ricostruì la Chiesa di [[Hagia Sophia]], il cui sito originale era stato distrutto durante la rivolta ''Nika''. La nuova Hagia Sophia, con le sue numerose cappelle e sacrari, la cupola ottagonale dorata, e i mosaici, divenne il centro e il monumento più visibile dell'del [[Ortodossiacristianesimo Orientaleortodosso]] a Costantinopoli.
 
==== Relazioni con Roma ====
Dalla metà del [[V secolo]] in poi, compiti sempre più ardui dovettero essere affrontati dagli imperatori d'orienteOriente, nella provincia della gestione ecclesiastica. I radicali di tutte le parti sentivano la costante repulsione per il credo che era stato adottato dal [[concilio di Calcedonia]], con lo scopo di mediare tra le parti dogmatiche. La lettera di [[Papapapa Leone I]] a [[Flaviano di Costantinopoli]], ada orienteOriente veniva ampiamente considerata come opera di [[Satana]],: quindi nessuno si curava di dare ascolto a ciò che proveniva dalla Chiesa di Roma. Gli imperatori, comunque, dovevano lottare con un duplice problema. In primo luogo avevano unail politicacompito di preservare l'unione tra Oriente ede Occidente, tra [[Bisanzio]] e [[Roma]]; questo rimaneva possibile solo se non si discostavano dalla linea definita a [[Calcedonia]]. In secondo luogo, le fazioni ada orienteOriente, che erano divenute inquiete e disaffezionate a causa di Calcedonia, richiedevano di essere tenute sotto controllo e pacificate. Questo problema si dimostrò il più difficile, poiché i gruppi dissidenti ada Oriente, eccedevano il partito che appoggiava Calcedonia, sia in termini di numeri, sia di abilità intellettuale. Il corso degli eventi dimostrò l'incompatibilità dei due obbiettivi: chiunque sceglieva Roma e l'Occidente doveva rinunciare all'Oriente e viceversa.<ref>{{cita|Bury|p. 372.}}.</ref>
 
Giustiniano entrò nell'arena dello statismostatalismo ecclesiastico poco dopo l'ascesa dello zio, nel [[518]], ponendo fine allo [[scisma]] [[monofisismo|monofisitaacaciano]], che durava, tra Roma e Bisanzio, sin dal [[483]]. I vescovi monofisiti vennero privati della loro carica ed esiliati, mentre le comunità monastiche eretiche in Oriente vennero disperse e i loro conventi chiusi. Il riconoscimento della sede romana come della più alta autorità ecclesiastica,<ref>cf. ''Novellae'', cxxxi.</ref> rimase la chiave di volta della sua politica occidentale, nonostante suonasse offensiva a molti ada orienteOriente. Comunque Giustiniano, una volta salito al trono, non rinunciò a trovare una formula teologica compromissoria che potesse andare bene sia per i Calcedoniani chesia per i monofisiti moderati. Nel 529 permise ai vescovi esiliati di ritornare, e li invitò a partecipare a un'assemblea che avrebbe dovuto risolvere la questione. L'assemblea, tenutasi nel 531, non portò però a risultati.<ref>{{cita|Bury|p. 376.}}.</ref>
 
Giustiniano però non desistette dal tentativo di conciliazione e trovò una possibile formula teologica compromissoria nella [[controversia teopaschita|dottrina teopaschita]]. All'inizio era dell'opinione che la questione rivolgeva attorno a parole di poca importanza. Per gradi comunque, Giustiniano venne a comprendere che la formula in questione non solo appariva ortodossa, ma poteva anche servire come misura conciliatoria nei confronti dei monofisiti, e fece un vano tentativo per usarla nella conferenza religiosa con i seguaci di [[Severo di Antiochia]], nel [[533]]. Ancora, Giustiniano rivide la stessa con approvazione nell'editto religioso del 15 marzo [[533]] (''Cod.'', L, i. 6), e si congratulò con sé stesso poiché [[Papapapa Giovanni II]] aveva ammesso l'ortodossia della confessione imperiale.<ref>''Cod.'', I., i. 8</ref> Questo tentativo di compromesso non toccava però la questione principale e non ebbe grande successo.
[[File:Imperatrice.teodoraEmpress Theodora mosaic detail (cropped).jpgpng|thumb|left|L'Imperatriceimperatrice [[Teodora (moglie di Giustiniano)|Teodora]] era una convinta [[monofisita]] e influenzò la politica del marito.]]
Nei primi anni della guerra gotica, combattuta contro i Goti per la riconquista dell'Italia, l'Imperatoreimperatore, evidentemente per mantenere il favore degli italici di fede calcedoniana, abbandonò ogni tentativo di compromesso, avviando una nuova persecuzione contro i monofisiti.<ref>{{cita|Bury|p. 378.}}.</ref> Nel 536, su pressionipressione di [[Papapapa Agapito I]], il patriarca di Costantinopoli Antimo, monofisita, venne deposto e sostituito dal calcedoniano Mena, che nel maggio dello stesso anno convocò un sinodo che condannò gli scritti dei patriarchi monofisiti Antimo e Severo (eletti per volere di Teodora). Gli atti del sinodo vennero poi ratificati con un editto dall'Imperatoreimperatore, che proibì con la stessa legge ai deposti patriarchi Antimo e Severo di risiedere nelle grandi città.<ref>{{cita|Bury|p. 377.}}.</ref> L'Imperatriceimperatrice Teodora, convinta monofisita, allora, si oppose alla politica ostile del marito, ponendo sotto la sua protezione i membri più eminenti della Chiesa monofisita e tramando per porre sul seggio papale un pontefice che appoggiasse il monofisismo. Si mise in contatto con l'[[Apocrisario|apocrisario papale]] Vigilio, promettendogli che avrebbe fatto in modo che divenisse Papapapa, ma solo a condizione che avrebbeavesse ripudiato il Concilioconcilio di Calcedonia e avrebbeavesse ristabilito Antimo come patriarca. Nello stesso tempo ordinò al generale Belisario e a sua moglie Antonina, in quel momento a Roma (che avevano strappato ai Goti), di deporre con l'accusa di tradimento Papapapa Silverio. Dopo la deposizione di detto papa, Teodora fece in modo che il suo successore fosse proprio Vigilio. Questi però non mantenne la promessa fatta a Teodora per ottenere il papato, e si mantenne ligio all'ortodossia.<ref>{{cita|Bury|pp. 378-380.}}.</ref>
 
Successivamente scoppiò la [[scisma dei Tre Capitoli|controversia dei Tre Capitoli]], che significò nuovi contrasti con Roma. L'Imperatoreimperatore fu infatti convinto che, per ottenere la conciliazione con i monofisiti, bisognasse condannare alcuni scritti contro il monofisismo, ovvero quelli di [[Teodoreto di Cirro]], di [[Iba di Edessa]] e di [[Teodoro di Mopsuestia]], in quanto, pur essendo stati accettati dal [[concilio di Calcedonia]], erano accusati dai monofisiti di essere [[nestorianesimo|nestoriani]]. Seppur con iniziali esitazioni, i patriarchi orientali approvarono la condanna dei Tre Capitoli, ma a condizione che anche il Papapapa fosse d'accordo.<ref>{{cita|Bury|p. 384.}}.</ref> La condanna di questi scritti non fu però accettata in Occidente, e, di fronte al silenzio papale, Giustiniano passò alle maniere forti deportando [[Papapapa Vigilio]] a Costantinopoli per costringerlo ad approvare l'[[editto dei Tre Capitoli]]. Nel 548, infine, Vigilio, cedendo alle pressioni dell'Imperatoreimperatore, approvò la condanna seppur con riserve, anche se la protesta dei vescovi occidentali (che minacciavano lo scisma) lo spinse a tornare sui propri passi, riuscendo a persuadere l'Imperatoreimperatore a convocare un concilio che ponesse fine alla questione evitando al contempo un possibile scisma. Prima di convocare tale concilio, però, l'Imperatoreimperatore si volle assicurare che nulla andasse contro i suoi piani e, a tal fine, depose i patriarchi di Alessandria e di Gerusalemme perché rei di non aver approvato la condanna. Nel 551, infine, emise un nuovo editto dei Tre Capitoli, che però non ricevette l'approvazione del Papapapa, il quale per questo motivo subì un tentativo di aggressione da parte della polizia imperiale e venne trattato per i successivi due anni come un prigioniero.<ref>{{cita|Bury|pp. 387-388.}}.</ref> Nel 553, infine, si tenne il [[concilio di Costantinopoli II]], che, in assenza del papa (che si era rifiutato di prendereprendervi parte al concilio), sancì la condanna dei Tre Capitoli.
 
Nella condanna dei tre capitoli Giustiniano cercò di soddisfare sia l'Oriente chesia l'Occidente, masenza finìperò colottenere non soddisfarel'esito nessunosperato. Anche se il Papapapa acconsentì alla condanna, l'in Occidente credevai metropoliti di Milano e di Aquileia, convinti che l'imperatore avesse agito in maniera contraria ai decreti di Calcedonia;, diedero vita al cosiddetto [[scisma tricapitolino]] e, anche se molti delegati ada Oriente risultarono asserviti a Giustiniano, molti altri, specialmente i monofisiti, rimasero insoddisfatti.<ref>{{cita|Ravegnani 2019|p. 121}}.</ref> Così l'imperatore sprecò i suoi sforzi per un compito impossibile; il più amaro per lui, poiché durante i suoi ultimi anni ebbe grande interesse per le questioni teologiche.
 
==== Scritti religiosi ====
[[File:Half follis-Justinian I-sb0165.jpg|thumb|upright=1.4|Mezzo follis di Giustiniano I.]]
Giustiniano mise mano personalmente a manifesti teologici che portò avanti come imperatore; anche se, in ragione della posizione dell'autore, diventa difficile discernere se i documenti attualmente attribuiti al suo nome provenivano anche dalla sua penna. AdCon l'eccezione delle lettere ai Papipapi [[Papa Ormisda|Ormisda]], [[Papa Giovanni II|Giovanni II]], [[Papa Agapito I|Agapito I]], e [[Papa Vigilio|Vigilio]], e a varie altre composizioni (raccolte in ''MPL'', lxiii., lxvi. e lxix.), i seguenti documenti sono degni di nota (trovabili tutti in ''MPG'', lxxxvi. 1, pp.&nbsp;945–1152):
 
* L'editto sulle [[eterodossia|eterodossie]] di [[Origene]], del [[543]] o [[544]];
* richiami ai vescovi riuniti a Costantinopoli in occasione del concilio del [[553]], con riferimento alla loro seduta di giudizio degli errori circolanti tra i seguaci monastici di Origene ([[Origenismo|Origenisti]]) a [[Gerusalemme]];
* un editto sulla [[scisma dei Tre Capitoli|controversia dei Tre Capitoli]], probabilmente emesso nel 551;
* un discorso al concilio del 553, riguardante la teologia antiochena;
* un documento, probabilmente antedatato al [[550]], indirizzato ad alcuni difensori innominati dei tre capitoli;
* uno scritto di [[scomunica]] contro [[Antimo I di Costantinopoli|Antimo]], [[Severo di Antiochia|Severo]] e compagni;
* un appello ai monaci egiziani, con una confutazione degli errori monofisiti;
* un frammento di un documento, inviato al Patriarcapatriarca [[Zoilo di Alessandria]].
 
La teologia sostenuta in questi scritti concordava, in generale, con quella di [[Leonzio II di Bisanzio]]; in quanto mirava alla soluzione finale del problema, interpretando il simbolo calcedoniano in termini della teologia di [[Cirillo di Alessandria]]. Due punti si devono notare al riguardo; la furbizia con cui l'imperatore, o i suoi rappresentanti, riuscirono a difendere la reputazione e la teologia di Cirillo e l'antagonismo con Origene, un chiaro segno della caratteristica mancanza di inclinazione di quell'epoca per il pensiero indipendente, almeno tra personaggi influenti.
 
Si deve anche menzionare l'[[Aftartodocetismoaftartodocetismo]], una dottrina professata dall'imperatore verso la fine della sua vita. [[Evagrio Scolastico|Evagrio]] riporta (e altre fonti confermano) che Giustiniano promulgò un editto nel quale dichiarava il corpo di [[Gesù Cristo|Cristo]] incorruttibile e non suscettibile di sofferenza naturale, e comandò ai suoi vescovi di accettare tale dottrina.<ref>''Hist. eccl.'', iv. 39</ref> La caduta del [[Eutichio di Costantinopoli|Patriarcapatriarca Eutichio]] si collega a questa fase finale della politica imperiale. Le fonti lamentano un declino dalla giusta fede nell'ultima condotta di Giustiniano. Il pensiero che è alla base dell'aftartodocetismo, comunque, non si oppone necessariamente all'ortodossia (si veda [[Giuliano di Alicarnasso]]);, poichédato che non nega l'accettazione dell'identità essenziale della natura di Cristo con quella umana. Quindi non è necessario considerare le ultime opinioni teologiche di Giustiniano come quelle di un uomo anziano, né screditarle come funzionali alla sua attività.
 
=== GiudiziMorte e successione ===
Giustiniano si spense di vecchiaia nel [[Gran Palazzo|Palazzo Imperiale]] la notte tra il 14 e il 15 novembre 565, senza aver avuto figli da Teodora (spentasi nel 548 di cancro). Prima di morire non aveva fissato una regola per la successione, ma il ciambellano Callinico, presente al momento della morte, sostenne che Giustiniano, sul punto di spirare, avesse designato quale suo successore il nipote [[Giustino II|Giustino]], figlio della sorella Vigilanza. Questo fu convocato a palazzo dallo stesso Callinico e da alcuni senatori nella stessa notte e incoronato prontamente dal [[patriarca di Costantinopoli]]. Il nuovo imperatore Giustino II fece prontamente assassinare un altro possibile candidato per la successione, il lontano cugino [[Giustino (console 540)|Giustino]] (figlio del cugino di Giustiniano, [[Germano Giustino|Germano]]).<ref>{{cita|Meier|p. 109}}.</ref>
=== Fonti primarie ===
==== Elogi ====
Giovanni Lido, nel suo ''De magistribus'', esprime un giudizio lusinghiero sull'Augusto:
{{Citazione|Giustiniano, non essendo affatto inferiore a Traiano, decise di conservare integra per Roma la regione settentrionale, già altra volta mostratasi riottosa. E non c'è proprio da meravigliarsi se tutto procedette secondo i suoi voti, poiché egli non solo emulò Traiano in campo bellico, ma superò Augusto stesso nella pietà verso Dio e nell'equilibrio di condotta, Tito in probità e Marco Aurelio in intelligenza|Giovanni Lido, ''De magistribus'', II, 28-29.}}
 
Giustiniano fu sepolto nella [[Chiesa dei Santi Apostoli (Costantinopoli)|Chiesa dei Santi Apostoli]] di Costantinopoli. La Chiesa ortodossa lo commemorava annualmente il 14 novembre, apparentemente come santo, anche se, a dire di Meier, il culto di Giustiniano, del quale si hanno alcuni indizi, «non si manifestò mai chiaramente, non quanto per esempio quello di Costantino».<ref>{{cita|Meier|p. 110}}.</ref>
Procopio, nei ''De aedificis'', elogia Giustiniano, dandone un ritratto completamente opposto di quello della ''Storia segreta'':
{{Citazione|In questi nostri tempi regna l'imperatore Giustiniano. Egli assunse la direzione de uno Stato incurabilmente disgregato e lo rese più grande per estensione e molto più splendido, scacciandone dai confini i barbari, antichi tormentatori, così come ho già narrato dettagliatamente nella mia opera sulle guerre. […] Giustiniano possiede l'abilità di conquistare altri Stati. Molti paesi, infatti, che all'epoca non appartenevano all'impero romano, li ha incorporati ad esso ed ha creato innumerevoli città che prima non esistevano. Avendo trovato che l'insegnamento religioso prima di lui si era spesso trovato invischiato in errori ed era stato costretto a peregrinare in svariate direzioni, annientò tutte le vie che conducono all'errore e riuscì a tenerlo saldo nella certezza della fede su un unico fondamento…|
Procopio di Cesarea, ''Sugli Edifici'', 1 }}
 
== Fonti e storiografia ==
==== Critiche ====
=== Fonti biografiche ===
[[File:Historia Arcana 1623.jpg|thumb|Copertina della ''Storia segreta'' di Procopio.]]
La principale fonte per il regno di Giustiniano è costituita dalle opere di [[Procopio di Cesarea]], anche se la storia ecclesiastica di [[Giovanni da Efeso]] (che sopravvive come base per molte cronache successive) fornisce molti ulteriori dettagli.<ref name=Ostr24>{{cita|Ostrogorsky|p. 24}}.</ref> Entrambi gli storici ebbero toni aspri nei confronti di Giustiniano e Teodora: a fianco della sua opera principale, Procopio scrisse anche una ''Storia Segreta'', che relaziona dei molti scandali alla corte di Giustiniano.<ref name=Ostr24/> Continuatori di Procopio furono [[Agazia Scolastico]] e [[Menandro Protettore]], le cui opere forniscono importanti informazioni sugli ultimi anni di regno del sovrano, quelli successivi al 552.<ref name=Ostr24/> Altre fonti importanti sono la ''Chronographia'' di [[Giovanni Malala]] e le storie ecclesiastiche di [[Giovanni da Efeso]] ed [[Evagrio Scolastico]].<ref name=Ostr24/> Il ''De magistratibus'' di [[Giovanni Lido]], funzionario imperiale, è un'altra fonte importante.<ref>{{cita|Ostrogorsky|p. 25}}.</ref>
Di altro avviso è Procopio nella sua ''Storia segreta'', un libello contro Giustiniano e Teodora:
{{Citazione|Di statura non era né alto né troppo basso, ma giusto, non magro ma un po' in carne, tondo di viso e non brutto; anche se digiuno da due giorni, era colorito. Ma per riassumere in breve i suoi connotati era somigliantissimo a Domiziano figlio di Vespasiano [...]. Il suo aspetto era dunque così; del carattere non sono in grado di parlare con esattezza. [...] Quest'Imperatore era dunque falso, imbroglione, artefatto, tenebroso nell'ira, doppio, un uomo tremendo, perfetto nel dissimulare un'opinione, capace di piangere non di piacere o di dolore, ma bugiardo sempre ma non a vanvera, bensì dopo [...] giuramenti solenni su quanto concordato. [...] era oltremodo aperto alle calunnie e pronto nelle vendette. Non giudicava mai dopo attento esame, ma appena udiva l'accusa tirava fuori il verdetto. Redigeva senza esitare decreti di conquista di paesi, [...] di popoli interi senza ragione alcuna. Di guisa che, se si pesassero tutti i disastri patiti dai Romani e sull'altro piatto della bilancia si mettessero questi eventi, credo che il sangue versato da quest'uomo apparirebbe più copioso di tutte le stragi di ogni tempo. Quanto alle ricchezze altrui, era prontissimo a impadronirsene sfacciatamente [...] e a darla magari ai Barbari, senza criterio. [...] Pertanto, avendo alienato la ricchezza dal territorio dell'Impero, divenne artefice di miseria per tutti.|Procopio, ''Storia Segreta'', 7-9.}}
 
=== Aspetto fisico ===
Anche Evagrio (''Storia Ecclesiastica'') critica aspramente l'Imperatore:
[[File:Mosaic of Justinian I - Sant'Apoilinare Nuovo - Ravenna 2016.png|left|thumb|Mosaico della [[basilica di Sant'Apollinare Nuovo]] che si presume raffiguri Giustiniano I (ma potrebbe trattarsi anche di [[Teodorico il Grande|Teodorico]])]]
{{Citazione|In Giustiniano fu tanto insaziabile la bramosia del denaro, e tanto turpe ed assurdo l'appetito delle robe altrui, che per avere oro vendé tutte le sostanze de' sudditi a quelli che esercitavano magistrature, o raccoglievano tributi, o desideravano senza averne alcuna ragione di ruinar gli uomini. Parecchi, e dirò meglio, innumerabili, che assai beni possedevano, con falsi ed artifiziosi pretesti spogliò di tutte le loro fortune. Se alcuna meretrice adocchiando i beni di uno fingesse avere qualche pratica, o intimità con lui, immediatamente, purché del turpe lucro chiamasse a parte Giustiniano, tutte le più sacre leggi venivano sovvertite riguardo a lei; e tutte le facoltà della persona processata di delitto che non avea commesso, erano trasportate a casa di quella. Era poi Giustiniano sì largo in erogare il denaro, che molti e magnifici templi in diversi luoghi innalzava. . . : cose al certo pie, e che sarebbero a Dio accette, se od egli, od altri, che cosi faccia, impiegassero beni proprii; e a Dio offerissero le opere della loro vita esenti dalle macchie del delitto|Evagrio, ''Storia ecclesiastica'', IV, 29.}}
Il cronista coevo [[Giovanni Malala]] descrisse Giustiniano come basso di statura, con il naso regolare, la carnagione chiara, i capelli ricci e il viso rotondo e stempiato.<ref>{{cita|Giovanni Malala|425}}.</ref> Secondo la ''[[Storia segreta]]'' di [[Procopio di Cesarea]], il sovrano «non era né alto né troppo basso, ma giusto, non magro ma un po' in carne, tondo di viso e non brutto» e «per riassumere in breve i suoi connotati era somigliantissimo a Domiziano figlio di Vespasiano».<ref name=StoSeg8>{{cita|Procopio, ''Storia Segreta''|8}}.</ref> Le monete emesse dal sovrano all'inizio del suo regno non sono di aiuto nel ricostruire il suo aspetto fisico, fornendone ritratti stilizzati, ma secondo [[John Bagnell Bury]] quelle emesse a partire dal 538 fornirebbero un ritratto genuino dell'Imperatore e proverebbero che la presunta somiglianza con il tirannico [[Domiziano]] asserita dall'ostile Procopio potrebbe avere qualche fondamento.<ref name=Bur24>{{cita|Bury|p. 24}}.</ref> Il celebre mosaico della [[Basilica di San Vitale (Ravenna)|Basilica di San Vitale a Ravenna]] conferma il naso regolare ma non il viso rotondo; è incerto, invece, se il mosaico della [[Basilica di Sant'Apollinare Nuovo]] raffiguri effettivamente Giustiniano oppure [[Teodorico il Grande]].<ref>{{cita|Ravegnani 2019|p. 171}}.</ref> Un'altra opera artistica a raffigurare il sovrano è la copia, esposta al ''[[British Museum]]'', di un medaglione realizzato in occasione alla riconquista dell'Africa del 534, il cui originale purtroppo è stato trafugato nel 1831.<ref>{{cita|Ravegnani 2019|p. 172}}.</ref> Il disegno, datato XV secolo, della [[Colonna di Giustiniano|statua equestre di Giustiniano]] nell'[[Augusteum]] di Costantinopoli non è d'aiuto, né lo è il disco d'argento di Kerch che raffigura un imperatore a cavallo, la cui identificazione con Giustiniano non è certa; non è certo se l'[[avorio Barberini]] raffiguri Giustiniano o un altro imperatore.<ref name=Bur24/>
 
=== Valutazione del suo operato ===
A questi due autori, si aggiunge Zonara:
Quanto al suo operato, le fonti si dividono tra quelle che ne fanno lodi sperticate e quelle che lo descrivono come un tiranno, cosicché, come scrisse [[Charles Diehl]] nel 1901, «pochi personaggi storici sono più difficili da giudicare dell'imperatore Giustiniano» («peu de personnages historiques sont plus difficiles à juger que l'empereur Justinien»).<ref>{{cita libro|autore=Charles Diehl|titolo=Justinien et la civilisation Byzantine au VIe siècle|editore=E. Leroux|città=Parigi|anno=1901|p=8|lingua=fr}} Citato in {{cita|Ravegnani 2019|p. 172}}.</ref> Uno dei problemi maggiori è costituito dalle opere di Procopio, che forniscono un ritratto contraddittorio del sovrano a seconda del pubblico a cui erano destinate: se nel ''[[De aedificiis]]'' (opera encomiastica commissionatagli dall'imperatore stesso) Procopio lo esalta oltremodo, nella ''[[Storia segreta]]'' (un libello diffamatorio che circolava segretamente tra gli oppositori di Giustiniano) ne fa un ritratto completamente agli antipodi; nella ''[[Storia delle guerre]]'', invece, lo storico di Cesarea si mantiene cautamente neutrale (per evitare di subire rappresaglie), pur non mancando di criticare in maniera velata il suo governo.<ref>{{cita|Ravegnani 2019|pp. 172-173}}.</ref>
{{Citazione|Salito Giustiniano al trono, non uno solo ebbe in mano il potere, ma furon due: perciocché sua moglie non meno di lui, anzi più di lui assolutamente poté. Fu questo Imperadore di facile accesso, pronto del pari a punire, e a credere veri quanti delitti gli venissero denunciati. Il denaro inconsideratamente profuse, e per ogni via e lecita ed illecita ne accumolò, spendendolo poi parte in edifizii, parte in mandare ad effetto i suoi disegni, parte nella guerra, e in perseguitar quelli, che alla sua volontà erano avversi. Per tal modo avendo sempre bisogno di denaro, se lo procacciava con ragioni poco oneste; e molto grati avea coloro, i quali gli additassero le strade di metterne insieme. Né egli solo era fatto cosi; ma l'imperadrice ancora, la quale punto non cedeva a lui né in licenza, né in diligenza, onde in ogni maniera far denaro. Ed anzi di gran lunga superava il marito in prepotenza; e con sottilissimo ingegno sapea trovar nuovi e varii modi di averne. Perciò i sudditi erano oppressi da doppio peso; ed accrescevansi i tributi annui, e se ne escogitavano de' nuovi. Venivano multati alcuni per cattive opinioni religiose; altri privavansi delle loro ricchezze perché viveano senza moderazione, e con petulanza; altri per contese che avessero fra loro; altri finalmente per altre cagioni, che tutte non si possono brevemente riferire.|Zonara}}
 
[[File:Historia Arcana 1623.jpg|thumb|Frontespizio dell'[[editio princeps]] della ''[[Storia segreta]]'' di [[Procopio di Cesarea|Procopio]]]]
=== Storici successivi ===
La scoperta della ''Storia Segreta'' di Procopio ad opera dell'Alemanno suscitò polemiche tra gli studiosi. Se alcuni hanno difeso Giustiniano accusando Procopio di averlo calunniato con falsità e dubitando addirittura dell'autenticità dell'opera, altri hanno difeso lo storico bizantino facendo notare che varie iniquità attribuite a Giustiniano nel libello sono confermate da altre fonti (come ad esempio Evagrio).
 
La ''Storia segreta'' di Procopio descrive il carattere del sovrano accusandolo di essere «falso, imbroglione, artefatto, tenebroso nell'ira, doppio, un uomo tremendo, perfetto nel dissimulare un'opinione» nonché spergiuro, frettoloso nell'emettere sentenze, «aperto alle calunnie e pronto nelle vendette».<ref name=StoSeg8/> Passando al suo operato, Procopio lo critica per aver avviato guerre di conquista che provocarono per lo più morte e devastazione, per la persecuzione delle minoranze religiose, per l'aumento delle tasse e della corruzione, per la concessione dell'immunità alla fazione degli Azzurri, per la confisca di beni ai senatori (dei quali si sarebbe fatto erede con falsi testamenti) e per lo sperpero delle risorse finanziarie dell'Impero, dissipate in tributi ai Barbari e costruzioni di fastosi edifici. Lo storico di Cesarea descrive inoltre il sovrano come succubo della moglie Teodora, e afferma che di fatto i due reggessero congiuntamente l'Impero come se fosse una diarchia, trascinandolo verso la rovina. È degno di nota il fatto che nel ''[[De aedificiis]]'' lo stesso Procopio aveva esaltato il sovrano per aver reso il suo Stato (alla sua ascesa «incurabilmente disgregato») «più grande per estensione e molto più splendido, scacciandone dai confini i barbari, antichi tormentatori», nonché per la lotta alle eresie, politiche pesantemente condannate nella ''Storia segreta''.<ref>{{cita|Procopio, ''De aedificiis''|I, 1}}.</ref> Ravegnani ha definito Procopio «squallido» per aver attaccato in maniera così veemente il sovrano nonostante ne avesse fornito un ritratto completamente antitetico altrove, e definisce la ''Storia segreta'' uno scritto dai toni più consoni a un giornale scandalistico che non a una opera storica.<ref>{{cita|Ravegnani 2019|pp. 173-176}}.</ref>
[[Edward Gibbon]] dedicò i capitoli 40-44 e parte del 47 della sua opera ''[[Storia del declino e della caduta dell'Impero romano]]'' al regno di Giustiniano. Pur non negando i suoi lati positivi, Gibbon fu piuttosto critico con Giustiniano, facendo largo uso delle fonti a lui ostili tra cui la ''Storia Segreta'': per Averil Cameron (cfr. ''Gibbon and Justinian'', articolo pubblicato nel libro ''Gibbon and the Empire'') il motivo della severità di Gibbon nei confronti del sovrano bizantino sarebbe il fatto che il suo regno, segnato da vari successi sia in ambito legislativo che in quello militare, sembrava contraddire la teoria dello storico inglese che dopo la caduta dell'Impero d'Occidente, l'Impero d'Oriente avrebbe conosciuto un irreversibile declino. Lo storico decise allora, per non contraddire la sua tesi, di impiegare le fonti ostili al sovrano per dimostrare che l'Impero sotto Giustiniano, seppur dando segni di rinascita, rimaneva comunque debole e dispotico. Prove della debolezza dell'Impero, secondo Gibbon, sarebbero la necessità di costruire fortezze (Capitolo 40) e di pagare tributi ai Barbari per contenere le loro incursioni (Capitolo 42). Anche le opere edilizie e legislative, seppur in parte lodate, vengono sminuite: sulla maestosa Hagia Sophia Gibbon scrive «com'è insignificante il lavoro se paragonato al più vile insetto strisciante sulla superficie del tempio» (capitolo 40), mentre il corpus di leggi del sovrano, seppur in parte lodato, viene criticato per alcune leggi discriminatorie e per il continuo rinnovamento delle leggi (capitolo 44). Al contrario ampie lodi vengono riservate al generale [[Belisario]].
 
Anche se Procopio accentua di molto le responsabilità del sovrano, definendo "sue innovazioni" degli abusi che erano eredità dei governi precedenti, molte delle critiche mossegli (ad esempio l'oppressione finanziaria e religiosa, il pagamento dei tributi ai Barbari e l'immunità concessa agli Azzurri) trovano riscontro in altre fonti coeve, come le storie ecclesiastiche di [[Giovanni da Efeso]] ed [[Evagrio Scolastico]], mentre l{{'}}''Epitome delle storie'' di [[Zonara]] (redatta tuttavia nel [[XII secolo]]) conferma la diarchia con Teodora.<ref name=Bur349/> Queste fonti presumibilmente presentano il punto di vista degli oppositori di Giustiniano.
JB Bury dedicò un intero volume della sua ''History of the Later Roman Empire'' al regno di Giustiniano. Lo storico inglese nella sua opera difende il sovrano dalle accuse della Storia Segreta di Procopio sostenendo che per molti degli abusi narrati da Procopio Giustiniano non aveva colpa perché erano eredità dei governi precedenti e anzi il sovrano tentò di combatterli come dimostrato dalle sue leggi.
 
La critica storiografica moderna ha assolto Giustiniano da diverse accuse mossegli da Procopio. Le accuse che si fosse fatto erede di senatori con falsi testamenti sembrerebbero essere infondate, e l'Imperatore, al contrario di quanto afferma Procopio, sapeva anche essere occasionalmente clemente, come conferma il fatto che perdonò diversi senatori coinvolti nella [[rivolta di Nika]] richiamandoli dall'esilio o restituendo loro le terre in un primo momento confiscate.<ref>{{cita|Ravegnani 2019|pp. 176-177}}.</ref> Inoltre Giustiniano, al contrario dei suoi predecessori che rispettavano con maggiore rigore l'etichetta di corte rendendosi inavvicinabili alla gente comune, era più facilmente accessibile ai sudditi dando loro udienza più frequentemente e promulgando diverse leggi in accoglimento delle loro istanze.<ref>{{cita|Ravegnani 2019|pp. 177-178}}.</ref>
Vari storici moderni hanno criticato Giustiniano per aver attuato una politica offensivista sconsiderata, espandendo a dismisura l'Impero pur non avendo le risorse disponibili per mantenere le nuove conquiste e lasciando sguarnite le vecchie frontiere permettendo ai Barbari e ai Persiani di devastarle.<ref>{{cita|Luttwak|p. 101.}}</ref> Alcuni hanno però fatto notare che a causare il declino dell'Impero e il fallimento della ''restauratio imperii'' giustinianea contribuì in modo decisivo l'epidemia di peste del 542, che indebolì di molto l'Impero, svantaggiandolo rispetto ai suoi nemici (meno evoluti e meno urbanizzati e dunque colpiti in modo meno grave dalla peste).<ref name=Trea87/><ref>{{cita|Luttwak|p. 107.}}</ref> Inoltre va anche aggiunto che il suo successore, Giustino II, ebbe anche lui delle colpe, in quanto invece di mandare truppe in soccorso dell'Italia invasa dai Longobardi decise di iniziare un'inutile e dispendiosa guerra contro la Persia che indebolì l'Impero, favorendo la conquista longobarda e impedendogli di reagire in modo efficace allo stanziamento nelle province balcaniche degli Slavi e degli Avari.<ref>{{cita|Treadgold|p. 100.}}</ref>
 
Secondo il ''[[De aedificiis]]'' di Procopio, Giustiniano era parco e tendeva a lavorare fino a tardi, dormendo poco la notte e conducendo uno stile di vita ascetico, descrizione confermata anche da altre fonti.<ref>{{cita|Procopio, ''De aedificiis''|I, 7}}.</ref> Nella convinzione assoluta, attestata da diverse sue leggi, di aver ricevuto la missione divina di riportare l'Impero romano al suo antico splendore, il sovrano trascorreva gran parte della giornata nella gestione dello Stato, redigendo di persona leggi, piani di conquista e finanche trattati teologici.<ref>{{cita|Ravegnani 2019|pp. 179-181}}.</ref> Il suo carattere fortemente accentratore e autocratico lo portava a prendere da solo tutte le decisioni per quanto possibile, invece di delegarle ai suoi subordinati a cui lasciava ben poca autonomia.<ref>{{cita|Ravegnani 2019|p. 181}}.</ref>
 
Vari storici moderni hanno criticato Giustiniano per aver attuato una politica offensivista sconsiderata, espandendo a dismisura l'Impero pur non avendo le risorse disponibili per mantenere le nuove conquiste e lasciando sguarnite le vecchie frontiere permettendo ai Barbari e ai Persiani di devastarle.<ref>{{cita|Luttwak|p. 101}}.</ref> Diversi studiosi ritengono invece che al declino dell'Impero e al fallimento della ''[[restauratio imperii]]'' giustinianea contribuì in modo decisivo l'epidemia di peste del 542, che indebolì di molto l'Impero, svantaggiandolo rispetto ai suoi nemici (meno evoluti e meno urbanizzati e dunque colpiti in modo meno grave dalla peste).<ref name=Trea87/><ref>{{cita|Luttwak|p. 107}}.</ref> Inoltre il suo successore, Giustino II, ebbe anche lui delle colpe, in quanto invece di mandare truppe in soccorso dell'Italia invasa dai Longobardi decise di iniziare un'inutile e dispendiosa guerra contro la Persia che indebolì l'Impero, favorendo la conquista longobarda e impedendogli di reagire in modo efficace allo stanziamento nelle province balcaniche degli Slavi e degli Avari.<ref>{{cita|Treadgold|p. 100}}.</ref>
 
Molto discussa è anche la politica religiosa giustinianea; lo storico [[Ernst Stein]] lo definì «il solo principe che abbia perseguitato tutte le comunità religiose dell'Impero, senza far eccezione per quella a cui lui stesso rivendicò di appartenere» («le seul prince qui ait persécuté toutes les communautés religieuses de son Empire, sans excepter celle dont il se réclamait lui-méme»).<ref>{{cita libro|autore=E. Stein|titolo=Histoire du Bas-Empire|volume=vol. II: ''De la disparition de l'Empire d'Occident à la mort de Justinien (476-565)''|curatore=J. R. Palanque|editore=Desclée de Brouwer|città=Amsterdam|anno=1968|p=279}}</ref>
 
=== Eredità storica culturale ===
La maggiore eredità lasciata da Giustiniano è la raccolta normativa del 535, poi conosciuta come ''[[Corpus iuris civilis]]'', una compilazione omogenea della legge romana che è tutt'oggi alla base del [[diritto civile]], l'ordinamento giuridico più diffuso al mondo.<ref>{{cita|Ravegnani 2019|p. 199}}.</ref> In Occidente, il ''Corpus iuris'' venne preso come testo di riferimento solo a partire dal [[Basso Medioevo]] per merito della [[Scuola bolognese dei glossatori]], dato che nell'[[Alto Medioevo]] sia sul [[diritto germanico]] sia sul diritto in uso presso le genti di espressione e cultura latine, ebbe maggiore influenza il ''[[Codice teodosiano|Codex Theodosianus]]'', emanato nel periodo di costituzione dei [[regni romano-barbarici]] entro un Impero d'Occidente in pieno smembramento.
 
Il poeta [[Dante Alighieri]] nella [[Divina Commedia]] colloca Giustiniano in Paradiso tra gli spiriti che bene operarono per fama e gloria terrena, posti nel cielo di Mercurio (Paradiso, fine canto V e [[Paradiso - Canto sesto|canto VI]]). Il sovrano bizantino è la figura centrale del canto VI (il cosiddetto "canto politico"): egli parla della propria vita e della storia del potere imperiale (simboleggiato dall'aquila), spiegando come l'Impero romano sia stato voluto da Dio per essere strumento della Redenzione e deplorandone la decadenza ai tempi di Dante, causata dalle lotte tra guelfi e ghibellini. Si ritiene che l'intento di Dante fosse quello di presentare Giustiniano come l'imperatore da prendere a modello per risollevare l'impero dal declino, con l'argomentazione che intervenne in Italia per riportarla sotto il controllo imperiale, riformò il diritto e mantenne buoni rapporti con il Papato, anteponendo la Fede alla Ragione.<ref>{{Treccani|giustiniano_(Enciclopedia-Dantesca)|Giustiniano}}</ref> Dante rappresenta Giustiniano come guidato dalla Provvidenza Divina nella riforma del diritto e nelle conquiste militari in Occidente, sostenendo che furono possibili solo in seguito all'intervento di [[papa Agapito I]] che avrebbe ricondotto l'Imperatore, inizialmente [[monofisismo|monofisita]], alla vera fede:
{{Citazione|E prima che mi accingessi a tal impresa, credevo che in Cristo ci fosse una sola natura, ed ero soddisfatto di tale mia fede; ma il santo Agapito, che fu papa, mi ricondusse alla vera fede grazie alle sue parole.|[[Dante Alighieri|Dante]], ''[[Divina Commedia]]'', ''[[Paradiso (Divina Commedia)|Paradiso]]'', [[:s:it:Divina Commedia/Paradiso/Canto VI|canto VI, vv. 13-18]]|E prima ch'io a l'ovra fossi attento,<br>una natura in Cristo esser, non piùe,<br>credea, e di tal fede era contento;<br><br>ma 'l benedetto Agapito, che fue<br>sommo pastore, a la fede sincera<br>mi dirizzò con le parole sue.|lingua2 = Parafrasi|lingua = Volgare toscano}}
In realtà Dante disponeva di informazioni incomplete se non imprecise su Giustiniano che, insieme all'intento di presentare le azioni del sovrano come guidate dalla Provvidenza Divina, contribuirono all'omissione degli aspetti più negativi del suo governo e a errori cronologici e fattuali, soprattutto per quanto concerne le sue convinzioni religiose e i rapporti con la Chiesa: in particolare il poeta si sbagliò sull'iniziale adesione di Giustiniano all'eresia monofisita, in realtà appoggiata dalla moglie Teodora,<ref>{{cita libro|autore=Dante Alighieri|titolo=Divina Commedia - Paradiso|curatore=G. Giacalone| città=Roma |anno=1969|editore=Signorelli |p=195}}</ref> anche se è accertato che papa Agapito I si recò a Costantinopoli nel 536 riuscendo a convincere l'imperatore ad abbandonare la politica di compromesso con i monofisiti intrapresa per l'influenza dell'intrigante imperatrice, benché ciò fosse avvenuto dopo, e non prima, la redazione del ''Corpus iuris civilis'' e la riconquista dell'Africa;<ref>{{Treccani|agapito-i_(Enciclopedia-Dantesca)|Agapito I}}</ref> in ogni caso, contrariamente a quanto lascia intendere Dante, anche successivamente Giustiniano prese decisioni controverse in politica religiosa, che lo portarono allo scontro con il Papato (nel corso del quale fece deportare [[papa Vigilio]] a Costantinopoli per costringerlo a sottomettersi alla politica religiosa imperiale),<ref>{{Cita libro|autore = Claire Sotinel|capitolo = Vigilio |titolo=Enciclopedia dei Papi|anno = 2000|editore = Treccani|città = Roma|url = http://www.treccani.it/enciclopedia/vigilio_%28Enciclopedia-dei-Papi%29/|accesso = 27 marzo 2015|volume = I|pp = 512-529}}</ref> arrivando addirittura ad aderire alla dottrina monofisita dell'[[aftartodocetismo]] negli ultimi anni di regno.<ref>{{Treccani|monofisiti_(Enciclopedia-Italiana)|Monofisiti}}</ref>
 
Giustiniano compare in diverse altre opere letterarie e cinematografiche, anche se non sempre ne è il protagonista. Diverse di queste opere sono relative al "mito" (senza fondamento storico) dell'accecamento di [[Belisario]] per ordine di Giustiniano, descritto come un sovrano ingrato reo di aver acriticamente dato credito alle accuse infondate di tradimento messe in giro dai funzionari imperiali, invidiosi per i grandi successi conseguiti dal generale.<ref>{{Cita libro|titolo =Oxford Dictionary of Byzantium|volume =Vol. I |editore =Oxford University Press |città =Oxford |anno =1991 | p =278 |ISBN =978-0-19-518792-2|lingua=en}}</ref><ref>{{cita pubblicazione |nome=Borje |cognome=Knos |titolo=La légende de Bélisaire dans les pays grecs |rivista=Eranos |numero=58 |anno=1960 |pp=237-280 |lingua=fr }}</ref> Altre opere sono incentrate sulla moglie [[Teodora (moglie di Giustiniano)|Teodora]] o sulla guerra tra i Bizantini e gli Ostrogoti per il possesso dell'Italia (vedasi ad esempio ''L{{'}}Italia liberata dai Goti'', poema composto nel XVI secolo dal vicentino [[Gian Giorgio Trissino]]; ''[[Ein Kampf um Rom]]'', romanzo dello scrittore tedesco [[Felix Dahn]]; ''O bizantino'', romanzo dello scrittore brasiliano [[Miguel M. Abrahão]]).
 
== Note ==
;Esplicative
{{references|2}}
<references group="N"/>
 
;Bibliografiche
<references/>
 
== Bibliografia ==
;Fonti primarie
* {{cita libro|autore=[[Procopio di Cesarea]]|titolo=Προκοπίου Καισαρέως Υπέρ των πολέμων|url=http://www.perseus.tufts.edu/hopper/text?doc=Perseus%3Atext%3A2008.01.0670%3Abook%3D1%3Achapter%3D1%3Asection%3D1|lingua=grc}}
*Procopio di Cesarea, ''Storia delle Guerre''
** Libri I-II: {{cita libro|titolo=[[s:Istoria delle guerre persiane|De bello persico]]|cid=Procopio, ''La guerra persiana''}}
**[[s:La Guerra Persiana|La Guerra Persiana]]
** Libri III-IV: {{cita libro|titolo=[[s:Istoria delle guerre vandaliche|De bello vandalico]]|cid=Procopio, ''La guerra vandalica''}}
**[[s:La Guerra Vandalica|La Guerra Vandalica]]
** Libri V-VIII: {{cita libro|titolo=[[s:Istoria delle guerre gottiche|De bello gothico]]|cid=Procopio, ''La guerra gotica''}}
**[[s:La Guerra Gotica|La Guerra Gotica]]
* Procopio di Cesarea, ''[[s:Storia Segretasegreta|Storia Segreta]]''
* Procopio di Cesarea, ''[[s:Indice:Opere di Procopio di Cesarea, Vol.Degli 1.djvuedifizii|Degli Edifizi]]''
* {{cita libro|autore=[[Agazia]]|titolo=Ιστοριων|curatore=Barthold Georg Niebuhr|città=Bonn|anno=1828|url=http://www.documentacatholicaomnia.eu/25_90_1828-1897-_Corpus_Scriptorum_Historiae_Byzantinae.html|lingua=grc|cid=Agazia}}
*Agazia, ''Storie''
*{{cita libro|Evagrio|Scolastico|Εκκλησιαστική Ιστορία|url=https://books.google.de/books?id=3H2sPfGVyYwC&pg=PR1#v=onepage&q&f=false|città=Oxford|anno=1844|lingua=grc|cid=Evagrio Scolastico}}
*Evagrio, ''Storia Ecclesiastica''
 
;Fonti secondarie
* {{cita libro|J. B.Roberto|BuryBonini|HistoryIntroduzione ofallo thestudio laterdell'età Roman Empiregiustinianea, Vol.Quarta 2ristampa|19581977|NewPàtron York (ristampa)Editore|Bologna|isbn=088-486555-203991423-9|cid=Bury7}}
* {{cita libro|BertholdJ. B.|RubinBury|DasHistory Zeitalterof Iustiniansthe Berlinlater Roman Empire, Vol. 2|1958|New York (ristampa)|isbn=30-11486-00341120399-59|1960cid=Bury|lingua=en}}
* {{cita libro|Averil|Cameron|The Cambridge Ancient History, Vol. 14|2002|Cambridge|ed=2|ISBN=0-521-30199-8|lingua=en}}
* {{cita libro|autore=Gianfranco Cimino|titolo=L'esercito romano d'Oriente|anno=2009|editore=Chillemi|isbn=978-88-903765-0-4}}
* {{cita libro|autore=Charles Diehl|titolo=La civiltà bizantina|anno=1962|editore=Garzanti|isbn=no|città=Milano}}
* {{cita libro|Georg|Ostrogorsky|Storia dell'Impero bizantino|1968|Einaudi|Milano|isbn=88-06-17362-6|cid=Ostrogorsky}}
* {{cita libro|Roberto|Bonini|Introduzione allo studio dell'età giustinianea, Quarta ristampa''|1977|Pàtron Editore|Bologna|isbn=88-555-1423-7}}
* {{cita libro|Gerhard|Herm|I bizantini|1985|Garzanti|Milano|isbn=978-88-11-67663-8}}
* {{cita libro|Edward|Gibbon|Declino e caduta dell'Impero romano|1986|Mondadori|Milano |isbn=978-88-04-45284-3|cid=Gibbon}}
* {{cita libro|John Julius|Norwich|Bisanzio|2000|Mondadori|Milano|isbn=88-04-48185-4}}
* {{cita libro|Marco|Melluso|La schiavitù in età giustinianea| 2000|Les Belles Lettres| Paris|isbn=2-913322-41-7}}
* {{cita libro|Silvia|Ronchey|Lo stato bizantino|2002|Einaudi|Torino|isbn=88-06-16255-1}}
* {{cita libro|Averil|Cameron|The Cambridge Ancient History, Vol. 14|(2002)|Cambridge (seconda edizione)|cid=ISBN 0521301998}}
* {{cita libro|Giovanni|Luchetti|Contributi di Diritto Giustinianeo|2004|Giuffrè Editore|cid=ISBN 8814113661}}
* {{cita libro|Alexander P.|Kazhdan|Bisanzio e la sua civiltà |2004|Laterza|Bari|edizione=2ª ed|isbn=88-420-4691-4}}
* {{cita libro|Giorgio|Ravegnani|La storia di Bisanzio |2004|Jouvence|Roma|isbn=88-7801-353-6}}
* {{cita libro|Giorgio|Ravegnani|I bizantini e la guerra |2004|Jouvence|Roma|isbn=88-7801-331-5}}
* {{cita libro|Giorgio|Ravegnani|I bizantini in Italia |2004|Il Mulino|Bologna|cid=Ravegnani (Mulino 2004)|isbn=88-15-09690-6}}
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* {{cita libro|Alain|Ducellier|Bisanzio (IV-XV secolo)|2005|San Paolo|Milano|coautori=Michel Kapla|isbn=88-215-5366-3}}
* {{cita libro|Warren|Treadgold|Storia di Bisanzio|2005|Il Mulino|Bologna|isbn=978-88-15-13102-7|cid=Treadgold}}
* {{cita libro|Giorgio|Ravegnani|Bisanzio e Venezia|2006|Il Mulino|Bologna|isbn=88-15-10926-9}}
* {{cita libro|Giorgio|Ravegnani|Introduzione alla storia bizantina|2006|Il Mulino|Bologna|isbn=88-15-10863-7}}
* {{cita libro|Giorgio|Ravegnani|Soldati e guerre a Bisanzio|2009|Il Mulino|Bologna|isbn=978-88-15-13044-0|cid=Ravegnani 2009}}
* {{cita libro|Mischa|Meier|Giustiniano|2007|Il Mulino|Bologna|isbn=978-88-15-11552-2}}
* {{cita libro|autore=Charles Diehl|titolo=Figure bizantine|altri=introduzione di [[Silvia Ronchey]]|anno=2007|annooriginale=1927|editore=Einaudi|isbn=978-88-06-19077-4}}
* {{cita libro|GiorgioAlain|RavegnaniDucellier|ImperatoriBisanzio di(IV-XV Bisanziosecolo)|20082005|IlSan MulinoPaolo|BolognaMilano|autore2=Michel Kapla|isbn=978-88-15215-121745366-53}}
* {{cita libro|autore=GianfrancoJames CiminoAllan Stewart Evans|titolo=L'esercitoThe RomanoAge d'Orienteof Justinian: The Circumstances of Imperial Power|annoeditore=2009Routledge|editoreanno=Chillemi2002|isbnISBN=978-880-903765203-013303-43|cid=Evans|lingua=en}}
* {{cita libro|Edward|Gibbon|Declino e caduta dell'Impero romano|1986|Mondadori|Milano |isbn=978-88-04-45284-3|cid=Gibbon}}
* {{cita libro|Gerhard|Herm|I bizantini|1985|Garzanti|Milano|isbn=978-88-11-67663-8}}
* {{cita libro|Alexander P.|Kazhdan|wkautore=Aleksandr Petrovič Každan|Bisanzio e la sua civiltà|2004|Laterza|Bari|ed=2|isbn=88-420-4691-4}}
* {{cita libro|Ralph-Johannes|Lilie|Bisanzio la seconda Roma|2005|Newton & Compton|Roma|isbn=88-541-0286-5}}
* {{cita libro|Giovanni|Luchetti|Contributi di Diritto Giustinianeo|2004|Giuffrè Editore|ISBN=88-14-11366-1}}
* {{cita libro|Edward N.|Luttwak|La grande strategia dell'Impero bizantino|2009|Rizzoli|isbn=978-88-17-03741-9|cid=Luttwak}}
* {{cita libro|Cyril|Mango|La civiltà bizantina|2009|Laterza|Roma-Bari|isbn=978-88-420-9172-1|cid=Mango}}
* {{cita libro|Mischa|Meier|Giustiniano|2007|Il Mulino|Bologna|isbn=978-88-15-11552-2|cid=Meier}}
* {{cita libro|Marco|Melluso|La schiavitù in età giustinianea| 2000|Les Belles Lettres| Paris|isbn=2-913322-41-7}}
* {{cita libro|cognome=Moorhead|nome=John|titolo=Justinian|url=https://archive.org/details/justinian0000moor|città=London|anno=1994|cid=Moorhead|lingua=en}}
* {{cita libro|John Julius|Norwich|Bisanzio|2000|Mondadori|Milano|isbn=88-04-48185-4}}
* {{cita libro|Georg|Ostrogorsky|wkautore=Georgij Aleksandrovič Ostrogorskij|[[Storia dell'impero bizantino (Ostrogorskij)|Storia dell'Impero bizantino]]|1968|Einaudi|Milano|isbn=88-06-17362-6|cid=Ostrogorsky}}
* {{cita libro|Giorgio|Ravegnani|wkautore=Giorgio Ravegnani|I bizantini in Italia|2004|Il Mulino|Bologna|cid=Ravegnani 2004|isbn=88-15-09690-6}}
* {{cita libro|Giorgio|Ravegnani|wkautore=Giorgio Ravegnani|Imperatori di Bisanzio|2008|Il Mulino|Bologna|isbn=978-88-15-12174-5}}
* {{cita libro|Giorgio|Ravegnani|wkautore=Giorgio Ravegnani|Soldati e guerre a Bisanzio|2009|Il Mulino|Bologna|isbn=978-88-15-13044-0|cid=Ravegnani 2009}}
* {{cita libro|Giorgio|Ravegnani|wkautore=Giorgio Ravegnani|L'età di Giustiniano|2019|Carocci|Roma|cid=Ravegnani 2019|isbn=978-88-430-9831-6}}
* {{cita libro|Silvia|Ronchey|Lo stato bizantino|2002|Einaudi|Torino|isbn=88-06-16255-1}}
* {{cita libro|Berthold|Rubin|Das Zeitalter Iustinians|1960|città=Berlin|isbn=3-11-003411-5|lingua=de}}
* {{cita libro|Warren|Treadgold|wkautore=Warren Treadgold|Storia di Bisanzio|2005|Il Mulino|Bologna|isbn=978-88-15-13102-7|cid=Treadgold}}
 
== Voci correlate ==
{{MultiColdiv col}}
* [[Dinastia giustinianea]]
* [[Peste di Giustiniano]]
* [[Esarcato d'Italia]]
* [[Ultimus Romanorum]]
{{ColBreak}}
* [[Avorio Barberini]]
* [[Restauratio Imperii]]
* [[Prammatica Sanzione]]
* [[Corpus iuris civilis]]
{{ColBreak}}
* [[Paradiso - Canto sesto]]
* [[Concilio di Costantinopoli II]]
* [[Giustiniana Prima]]
{{EndMultiColdiv col end}}
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto|commons=Category:Iustinianus I|q=Giustiniano I}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* [http://web.upmf-grenoble.fr/Haiti/Cours/Ak ''The Roman Law Library'']
* {{cita web | url = http://web.upmf-grenoble.fr/Haiti/Cours/Ak | titolo = The Roman Law Library | accesso = 30 ottobre 2006 | dataarchivio = 31 agosto 2012 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20120831060912/http://web.upmf-grenoble.fr/Haiti/Cours/Ak | urlmorto = sì }}
* [http://www.documentacatholicaomnia.eu/30_20_0482-0565-_Flavius_Justinianus_Imperator.html Opera Omnia dal Migne Patrologia Graeca con indici analitici]
* {{cita web|http://www.documentacatholicaomnia.eu/30_20_0482-0565-_Flavius_Justinianus_Imperator.html|Opera Omnia dal Migne Patrologia Graeca con indici analitici}}
* {{En}} [http://www.wildwinds.com/coins/byz/justin_I-justinian_I/i.html Monete emesse da Giustino I insieme a Giustiniano I]
* {{En}}cita [web|http://www.wildwinds.com/coins/byz/justin_I-justinian_I/i.html |Monete emesse da Giustino I insieme a Giustiniano I]|lingua=en}}
* {{cita web|http://www.wildwinds.com/coins/byz/justinian_I/i.html|Monete emesse da Giustiniano I|lingua=en}}
 
{{Box successione|carica=[[Imperatori bizantini|Imperatore bizantino]]|immagine=Double-headed_eagle_of_the_Greek_Orthodox_Church.svg|periodo=[[527]]-[[565]]| precedente=[[Giustino I]] | successivo=[[Giustino II]]}}
 
{{Imperatori bizantini}}
 
{{Controllo di autorità}}
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{{Voce di qualità|valutazione=Wikipedia:Voci di qualità/Segnalazioni/Giustiniano I di Bisanzio |arg=biografie|arg2=storia |giorno=23 |mese=08 |anno=2011}}
 
[[Categoria:Giustiniano I| ]]
[[Categoria:Casata di Giustiniano|Giustiniano I]]
[[Categoria:Personaggi citati nella Divina Commedia (Paradiso)]]
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[[Categoria:Santi re e regine della Chiesa ortodossa]]
 
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