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{{Nota disambigua|i miorilassanti utilizzati in anestesiologia|Curaro (anestesiologia)}}
{{nd|il personaggio della serie televisiva a cartoni animati ''[[Batman of the Future]]''|Curaro (personaggio)}}
{{F|tossicologia|arg2=botanica|settembre 2012|}}
 
Il '''curaroCuraro''' è unil estrattonome comune di numerosi estratti [[alcaloidi]] di cui il principale è la [[vegetaletubocurarina]] preparatopreparati a partire da numerose e variediverse piante della [[foresta amazzonica]], utilizzatoutilizzati originariamente dagli [[indigeno|indigeni]] delle zonesudamericani come [[veleno]] da [[freccia]] per la [[caccia]] e lain seguito utilizzati come modelli per lo sviluppo di farmaci [[guerrabloccanti neuromuscolari]] utilizzati principalmente in campo [[anestesia|anestesiologico]].
 
== Storia ==
[[File:Strychnos Toxiferatoxifera by- KoehlerKöhler–s 1887Medizinal-Pflanzen-267.jpg|thumb|''Strychnos toxifera'' da Koehler 1887]]
Nel [[XVI secolo]] gli esploratori occidentali osservarono gli indigeni delle zone del [[Perù]], [[Brasile]], [[Ecuador]] e [[Colombia]] usare un veleno da freccia chiamato ''Curaricurari'' o ''Woorariurari'' (che in lingua locale significa appunto ''veleno''), in grado di uccidere animali e uomini in pochi minuti, anche solo dopo una ferita superficiale. Il veleno può essere usato per la caccia perché, mortale quando penetra direttamente nel torrente ematico, viene degradato facilmente daiper [[succhivia gastriciorale]] non viene assorbito.
 
Le prime notizie di questa sostanza in Europa si hanno nel [[1516]] e sono contenute in alcune lettere a Giovanni de' Medici da parte di [[Pietro Martire d'Anghiera]]; fu portato per la prima volta in Europa da [[Charles Marie de La Condamine]] nel [[1736]].
 
È solo nel [[XIX secolo]] che la preparazione del curaro fu descritta in maniera dettagliata ed esatta, da parte dei grandi esploratori [[Alexander von Humboldt]] e [[Aimé Bonpland]]: il curaro viene preparato a partire da ''[[Chondrodendron tomentosum]]'', ''[[abuta]]'' e ''[[curarea]]'' (tutte [[Liana|liane]]), mescolate a volte con ''[[Strychnos]]''. Le cortecce vengono grattate e poste in una foglia messa a guisa di imbuto, appesa a due lance; acqua fredda viene versata nell'imbuto e fatta percolare, il liquido scuro gocciola e viene raccolto in un recipiente di [[ceramica]]. Il liquido raccolto viene portato all’all'[[ebollizione]] varie volte per farlo schiumare, fino a che non si addensa lentamente; il liquido viene raffreddato e quindi scaldato un'ultima volta, fino a che non si forma uno strato vischioso che viene rimosso. Le punte delle frecce vengono bagnate nel liquido ed essiccate al fuoco.
 
Gli indigeni parlavano di "curaro un albero", "curaro due alberi" e "curaro tre alberi" per distinguere il curaro potente (una scimmia avvelenata può solo compiere un balzo da un albero edad un altro) e quello meno potente (la scimmia può saltare fino a tre alberi); la parola esatta che usavano per il curaro, infatti, era ''Urariurari'', che significa "chi lo riceve cade".<ref>Joe Schwarcz, ''Come si sbriciola un biscotto?'', pag. 144.</ref>
Ciò che più colpisce di questa preparazione è il fatto che i popoli cacciatori fossero riusciti a capire l’efficacia del veleno attraverso le lesioni ma non per ingestione, capendo che era possibile utilizzarlo per la caccia.
 
Ciò che più colpisce di questa preparazione è il fatto che i popoli cacciatori fossero riusciti a capiredistinguere l’efficaciafra l'efficacia del veleno attraverso le lesioni mae la sua noninnocuità per ingestione, capendo che era possibile utilizzarlo per la caccia.
Nel [[1820]] [[Charles Waterton]] comprese il meccanismo d'azione del curaro: sperimentò infatti il veleno su una mula che finì in morte apparente per poi venire rianimata grazie alla [[ventilazione artificiale]]. La pianta agisce quindi sulla [[respirazione]], bloccandola e provocando la morte per [[asfissia]]. Nel [[1844]] il grande fisiologo francese [[Claude Bernard]] conferma che il curaro agisce bloccando la trasmissione nervosa alla muscolatura.
 
Nel [[1820]] [[Charles Waterton]] comprese il meccanismo d'azione del curaro: sperimentò infatti il veleno su una mula che finì in morte apparente per poi venire rianimata grazie alla [[ventilazione artificiale]]. La pianta agisce quindi sulla [[Respirazione (fisiologia umana)|respirazione]], bloccandola e provocando la morte per [[asfissia]]. Nel [[1844]] il grande fisiologo francese [[Claude Bernard]] conferma che il curaro agisce bloccando la trasmissione nervosa alla muscolatura<ref>[[Silvia Bencivelli]],''Eroica, folle e visionaria - Storie di medicina spericolata'', pag. 113 ''Curaro'', Bollati Boringhieri [https://www.bollatiboringhieri.it/libri/silvia-bencivelli-eroica-folle-e-visionaria-9788833941745/], 2023, ISBN 978-8833941745</ref>.
Negli [[anni 1920|anni venti]] del [[Novecento]] uno studioso statunitense, [[Richard Gill]], spese molti anni tra gli indigeni ecuadoriani e studiò attentamente la preparazione del curaro; nel [[1938]] ritornò negli [[USA]] con qualche chilo di curaro e cercò di interessare le case farmaceutiche ad una sostanza che credeva molto promettente.
Nel frattempo infatti il chimico King, nel [[1935]], era riuscito ad isolare il principio attivo del curaro. Dato che non possedeva alcun campione di curaro, King aveva dovuto utilizzare per le sue analisi il campione originale di Spruce conservato ad [[Harvard]]. Dato che il campione era conservato in un tubo, la molecola si chiamò [[tubocurarina]] (la struttura proposta da King risultò poi errata, ma la molecola era stata isolata).
Gill non riuscì a trovare appoggi se non anni dopo, e solo nel [[1941]] iniziarono i primi esperimenti sugli animali: la tubocurarina venne aggiunta agli [[anestetico|anestetici]] per le operazioni chirurgiche, ma gli animali morirono di asfissia.
 
Nel [[1942]] [[Harold Griffith]], presidente del dipartimento di anestesia della McGill University, capì che all'utilizzo della molecola doveva sempre essere associata la ventilazione forzata e, nello stesso anno, compì le prime operazioni su esseri umani.<ref>Joe Schwarcz, ''Come si sbriciola un biscotto?'', pag. 146.</ref>
 
Oggi i curari vengono utilizzati in campo anestesiologico come [[Miorilassante|miorilassanti]]. La miorisoluzione è una delle tre componenti di una anestesia generale, insieme all'ipnosi e all'analgesia. Distinguiamo due categorie di curari: i depolarizzanti (come la [[succinilcolina]]) e i non depolarizzanti (come l'atracurio, il cisatracurio, il [[rocuronio]], il mivacurio).
==Note==
<references/>
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== Voci correlate ==
*[[Bloccante neuromuscolare]]
*[[Paralisi flaccida]]
*[[Tubocurarina]]
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto|etichetta=curaro|wikt=curaro}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{ThesaurusCollegamenti BNCFesterni}}
 
{{Controllo di autorità}}
 
[[Categoria:Veleni]]
[[Categoria:Miorilassanti]]