Giovanni Falcone: differenze tra le versioni

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{{nota disambiguand}}
{{Citazione|La mafia non è affatto invincibile. È un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio, e avrà anche una fine. Piuttosto bisogna rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio e molto grave e che si può vincere non pretendendo eroismo da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni.|Giovanni Falcone, in un'intervista a [[Raitre]]}}
{{Bio
|Nome = Giovanni Salvatore Augusto
|Nome = Giovanni Salvatore Augusto<ref name="Falcone eroe solo">{{cita libro|autore=Maria Falcone, Francesca Barra|titolo=Giovanni Falcone, un uomo solo|editore=Rizzoli|città=Milano|anno=2012}}</ref>
|Cognome = Falcone
|Sesso = M
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|GiornoMeseNascita = 18 maggio
|AnnoNascita = 1939
|NoteNascita = <ref>{{cita web|url=https://www.fondazionefalcone.org/giovanni-falcone/|titolo=Chi era Giovanni Falcone|editore=Fondazione Falcone|accesso=9 gennaio 2024}}</ref><ref>Giovanni Falcone nacque il 18 maggio 1939, ma all'anagrafe risulta la data del 20 maggio perché il padre andò a registrarlo due giorni dopo la nascita</ref>
|NoteNascita =
|LuogoMorte = Palermo
|GiornoMeseMorte = 23 maggio
|AnnoMorte = 1992
|NoteMorte = <ref>{{cita web|url=https://www.ansa.it/sito/notizie/speciali/2017/05/22/capaci-la-strage-dagli-archivi-ansa-_ecba6017-b9c4-4840-8657-b53a3825b647.html|titolo=Capaci, la strage dagli archivi ANSA|editore=[[ANSA]]|accesso=23 maggio 2020}}</ref>
|NoteMorte =
|Attività = magistrato
|Epoca = 1900
|Attività = magistrato
|Nazionalità = italiano
|PostNazionalità = , [[Vittime di Cosa nostra in Italia|vittima di Cosa Nostra]] nella [[strage di Capaci]] assieme alla moglie [[Francesca Morvillo]] e a tre agenti della scorta
|Immagine = Giovanni Falcone.jpg
|DidascaliaImmagine = Giovanni Falcone 2.jpg
|Didascalia = Giovanni Falcone nel 1992
|Didascalia2 = [[File:Giovanni Falcone signature.svg]]
}}
Fu assassinato con la moglie [[Francesca Morvillo]] e tre uomini della scorta nella [[strage di Capaci]] per opera di ''[[cosa nostra]].
 
Assieme alai collegacolleghi e amicoamici [[Rocco Chinnici]], [[Antonino Caponnetto]] e [[Paolo Borsellino]], Falcone è consideratostato una delle personalità più importanti e prestigiose nella lotta alla [[mafia in Italia]], anchee a livello internazionale.
 
== Biografia ==
=== L'infanziaOrigini e la formazione ===
[[File:Lapide nel luogo di nascita di Giovanni Falcone.jpg|miniatura|Lapide nel luogo in cui nacque Giovanni Falcone: l'abitazione non esiste più perché venne demolita nel 1959<ref name=":13" />. Piazza Magione, Palermo.]]
Nacque il 18 maggio [[1939]] a [[Palermo]] in via Castrofilippo nel quartiere della [[Tribunali o Kalsa|Kalsa]], lo stesso di [[Paolo Borsellino]] e di molti ragazzi futuri mafiosi come [[Tommaso Buscetta]]. La stranezza della sua nascita, è che nacque con i pugni chiusi e senza urlare. Nel momento in cui nacque, dalla finestra aperta entrò una colomba, simbolo di pace, che terrà ( come testimoniano i parenti ) a casa.
Giovanni Falcone<ref name="Falcone eroe solo">{{cita libro|nome=Maria|cognome=Falcone|nome2=Francesca|cognome2=Barra|titolo=Giovanni Falcone un eroe solo!. Il tuo lavoro, il nostro presente. I tuoi sogni, il nostro futuro|editore=Rizzoli|città=Milano|anno=2012|ISBN=978-8817056175}}</ref> nacque in una famiglia benestante: il padre, Arturo Falcone (1904-1976),<ref name="Falcone vive">{{cita libro|nome=Lucio|cognome=Galluzzo|nome2=Saverio|cognome2=Lodato|wkautore2=Saverio Lodato|nome3=Francesco|cognome3=La Licata|titolo=Falcone vive|editore=Flaccovio|città=Palermo|anno=1992|ISBN=88-7804-078-9}}</ref> era il direttore del [[laboratorio chimico]] di igiene e profilassi del comune di Palermo, e la madre, Luisa Bentivegna (1907-1982),<ref name="Falcone vive"/> era figlia di un noto [[ginecologo]] della stessa città. Terzo figlio, aveva due sorelle maggiori: Anna (1934)<ref name="Falcone vive"/> e [[Maria Falcone|Maria]].<ref name="Falcone vive"/> Nacque il 18 maggio [[1939]] a [[Palermo]] in via Castrofilippo, nel quartiere della [[Tribunali o Kalsa|Kalsa]], lo stesso di [[Paolo Borsellino]] e di molti futuri mafiosi, come Tommaso Spadaro.
 
Il secondo nome di Giovanni, Salvatore, gli fu dato in memoria dello zio materno Salvatore Bentivegna ([[Palermo]], 20 marzo 1898 - [[Carso]], 16 settembre 1916)<ref>{{Cita web|url=https://www.cadutigrandeguerra.it/ShowImg.aspx?id=6%2fKY2bjdbhPMNoxKeVjibPCcqyMKp%2fi3Bvl7Li%2fI2LS5oIZ5Iig2LQfdb3PKulRkGl0VIvDi5Xk8qpzS3026Yg%3d%3d|titolo=}}</ref>, tenente dei [[Bersaglieri]] disperso in battaglia dopo essere stato colpito da una granata durante la [[prima guerra mondiale]]. Il terzo nome, Augusto, fu dovuto alla passione del padre per la [[storia romana]]. Il fratello del padre, Giuseppe Falcone, prestò anch'egli servizio durante la [[seconda guerra mondiale]] come capitano nell'[[Aviazione]] e morì all'età di 24 anni abbattuto con il suo aereo. Anche il padre di Giovanni partecipò alla guerra: colpito alla testa, si riprese dopo un intero anno passato tra la vita e la morte. In seguito si laureò e sposò Luisa. Il fratello della nonna paterna, [[Pietro Bonanno]], fu assessore ai Lavori Pubblici e poi, dal 28 dicembre [[1903]] fino all'11 febbraio [[1905]], fu a capo dell'[[Palermo#Amministrazione|amministrazione di Palermo]] come [[prosindaco]].
Il padre Arturo ([[1904]]-[[1976]]<ref name="Falcone vive">{{cita libro|autore=Lucio Galluzzo, Saverio Lodato, Francesco La Licata|titolo=Falcone vive|editore=Flaccovio|città=Palermo|anno=1992}}</ref>) era il direttore del [[laboratorio chimico]] provinciale e la madre Luisa Bentivegna ([[1907]]-[[1982]]<ref name="Falcone vive"/>) era figlia di un noto [[ginecologo]] di [[Palermo]]. Essa insegnava ai figli l' importanza della giustizia, della lealtà, dei doveri. Aveva due sorelle maggiori, Anna ([[1934]]<ref name="Falcone vive"/>) e Maria ([[1936]]<ref name="Falcone vive"/>).
I Falcone dovettero abbandonare la Kalsa nel [[1940]] a causa dei bombardamenti della [[seconda guerra mondiale]] e sfollarono a [[Sferracavallo]], una borgata marinara di Palermo. Dopo il 9 maggio [[1943]] (bombardamento della passeggiata e dei palazzi del porto) si trasferirono dai parenti della madre a [[Corleone]]. A seguito dell'[[armistizio di Cassibile]], tornarono alla Kalsa dove, a causa dei danneggiamenti riportati dal loro appartamento, vennero ospitati dalle zie Stefania e Carmela, sorelle del padre. La prima era una musicista e si era formata al Conservatorio di Palermo mentre la seconda era una pittrice sullo stile di [[Francesco Lojacono]].
 
Giovanni frequentò le scuole elementari al [[Convitto Nazionale Giovanni Falcone|Convitto Nazionale]] di Palermo, le medie alla scuola "Giovanni Verga" e le superiori al [[Liceo classico Umberto I (Palermo)|liceo classico "Umberto I"]]. Frequentava l'[[Azione Cattolica]]<ref>{{cita web|url=http://www.como.istruzione.lombardia.it/comunicazioni/2008/11/seminario/Abstract_per_incontro_14_novembre%20(1).pdf|titolo="Due eroi per la legalità"|nome=Claudio|cognome=Minichiello|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140222034440/http://www.como.istruzione.lombardia.it/comunicazioni/2008/11/seminario/Abstract_per_incontro_14_novembre%20(1).pdf |data=22 febbraio 2014}}</ref><ref>{{Google books|id=3DvxqVPSwekC|nome=Francesco|cognome=La Licata|titolo=Storia di Giovanni Falcone|editore=Feltrinelli|anno=2002|pagina=26|ISBN=9788807817038}}</ref> e trascorreva gran parte dei suoi pomeriggi in parrocchia facendo la spola tra quella di Santa Teresa alla Kalsa e quella di San Francesco. Nella prima conobbe padre Giacinto che diventò il suo cicerone e gli fece visitare il [[Trentino]] e [[Roma]]. All'età di tredici anni cominciò a giocare a [[Calcio (sport)|calcio]] all'Oratorio dove, durante una delle tante partite, conobbe Paolo Borsellino, con cui si sarebbe ritrovato prima sui banchi dell'università e poi nella magistratura.<ref>{{cita web|url=https://www.footballpills.com/calcio-italiano/personaggi-calcio-italiano/giovanni-falcone-capitano-tutti/|titolo=Giovanni Falcone, il capitano di tutti noi|pubblicazione=Football Pills|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190330181812/https://www.footballpills.com/calcio-italiano/personaggi-calcio-italiano/giovanni-falcone-capitano-tutti/|data=29 gennaio 2018|nome=Claudio|cognome=Leone}}</ref>
Il secondo nome di Giovanni, Salvatore, gli è stato dato in memoria dello zio materno Salvatore Bentivegna, tenente dei [[Bersaglieri]] morto sul [[Carso]] colpito da una granata durante la [[prima guerra mondiale]]. Il terzo nome Augusto è dovuto alla passione del padre per la storia romana. Il fratello del padre, Giuseppe Falcone, si arruolò anch'esso per la guerra come capitano nell'[[Aviazione]] e morì all'età di 24 anni abbattuto con il suo aereo. Anche il padre di Giovanni partecipò alla guerra: colpito alla testa, si riprese dopo un anno passato tra la vita e la morte. In seguito si laureò e sposò Luisa, di tre anni più giovane. [[Pietro Bonanno]], fratello di sua nonna, fu prima assessore ai Lavori Pubblici e poi sindaco di Palermo tra il [[1904]] e il [[1905]].
 
[[File:Giovanni falcone accademia navale.jpg|thumb|Allievo 1ª Classe Stato Maggiore Giovanni Falcone, gennaio 1958.]]
I Falcone dovettero abbandonare la Kalsa nel [[1940]] a causa dei bombardamenti della [[seconda guerra mondiale]] e sfollarono a [[Sferracavallo]], un borgo che oggi fa parte della riserva marina di [[Isola delle Femmine]]. Dopo il 9 maggio [[1943]] (bombardamento della passeggiata e dei palazzi del porto) si trasferirono dai parenti della madre a [[Corleone]]. Dopo l'[[armistizio di Cassibile]], tornarono alla [[Kalsa]] dove, a causa dei danneggiamenti riportati dal loro appartamento, vennero ospitati dalle zie Stefania e Carmela, sorelle del padre. La prima era una musicista e si era formata al Conservatorio di Palermo mentre la seconda era una pittrice sullo stile di [[Francesco Lojacono]].
In parrocchia si appassionò anche al ping-pong e in una partita si trovò a giocare con un suo coetaneo, Tommaso Spadaro, che sarebbe diventato personaggio di spicco della mafia locale implicato nel [[contrabbando]] di sigarette e nel [[Traffico di droga|traffico di stupefacenti]].<ref name=":1">{{Cita libro|autore=Giovanni Falcone|autore2=Marcelle Padovani|wkautore2=Marcelle Padovani|titolo=[[Cose di Cosa Nostra (saggio)|Cose di Cosa Nostra]]|annooriginale=1991|editore=Rizzoli|ISBN=88-17-00233-X}}</ref> Al liceo trovò il professore Franco Salvo, insegnante di storia e filosofia seguace dell'[[Illuminismo]] che con i suoi insegnamenti risultò fondamentale per la formazione del ragazzo. Terminò il liceo all'età di 18 anni, nel [[1957]], diplomandosi con il massimo dei voti.
 
Nel settembre 1957 si trasferì a [[Livorno]] per frequentare l'[[Accademia navale]], con l'intenzione di diventare ufficiale e laurearsi in ingegneria, ma anziché essere assegnato ai corpi tecnici fu assegnato al corso per il ruolo [[Stato maggiore della Marina|Stato Maggiore]]. Dopo quattro mesi, nel gennaio [[1958]], abbandonò l'Accademia e tornò nella città natia iscrivendosi, al pari della sorella Maria, invece che in ingegneria alla Facoltà di Giurisprudenza dell'[[Università degli Studi di Palermo]]. In quegli anni ebbe modo di praticare diverse attività sportive con molta costanza, sebbene avesse dovuto precedentemente abbandonare il livello agonistico nel [[1956]] a causa di un infortunio. Si era così dedicato al [[canottaggio]], frequentando la Canottieri Palermo durante tutti gli anni dell'università. Nel [[1959]] la famiglia Falcone fu costretta a trasferirsi in [[Via Notarbartolo]] per via degli avvenimenti legati al [[sacco di Palermo]], che portarono alla demolizione della loro abitazione per lasciare spazio alla costruzione di una strada più ampia, che poi non ebbe più luogo<ref name=":13" />. Nel corso della sua vita Giovanni avrebbe poi cambiato tre case in quella stessa strada: una da ragazzo, una con la prima moglie [[Rita Bonnici|Rita]] e poi un'altra ancora con Francesca, la seconda moglie. Si laureò poi con 110 e lode nel [[1961]], con una tesi sull{{'}}''Istruzione probatoria in diritto amministrativo'', discussa con il professore [[Pietro Virga]].<ref name="Falcone eroe solo"/>
[[File:Giovanni falcone accademia navale.jpg|thumb|left|Foto di Giovanni Falcone allievo all'[[Accademia navale di Livorno)]] (gennaio 1958)]]
 
=== L'ingresso e le prime indagini in magistratura ===
Giovanni frequentò le scuole elementari al Convitto Nazionale di Palermo, le medie alla scuola "Giovanni Verga" e le superiori al liceo classico "Umberto I". Aveva la media dell'otto a scuola, frequentava l'[[Azione Cattolica]]<ref>[http://www.como.istruzione.lombardia.it/comunicazioni/2008/11/seminario/Abstract_per_incontro_14_novembre%20(1).pdf “Due eroi per la legalità”] como.istruzione.lombardia.it. Vedi anche Francesco La Licata, "Storia di Giovanni Falcone", Feltrinelli, 2002, pag. 26.</ref> e trascorreva gran parte dei suoi pomeriggi in parrocchia facendo la spola tra quella di Santa Teresa alla Kalsa e quella di San Francesco. Nella prima conobbe padre Giacinto che diventò il suo cicerone e gli fece visitare il [[Trentino]] e [[Roma]]. Già da bambino, Giovanni giocava a ping-pong e con i soldatini di piombo. Inoltre, il suo libro preferito era I tre moschettieri, che si faceva leggere dalla madre non per la bellezza del libro, ma per il suo significato: insieme, il bene può sempre battere il male. All'età di tredici anni cominciò a giocare a calcio all'Oratorio dove, durante una delle tante partite, conobbe [[Paolo Borsellino]], più piccolo di sei mesi, con cui si sarebbe ritrovato prima sui banchi dell'Università e poi in Magistratura. In parrocchia si appassionò anche al ping-pong e in una partita giocò con [[Tommaso Spadaro]] futuro ''"re della Kalsa"'', personaggio di spicco della malavita locale impegnato nel traffico di stupefacenti e oggi all'ergastolo. In quel periodo incrociò anche [[Tommaso Buscetta]], futuro boss mafioso che si pentirà proprio con Falcone negli [[anni 1980|anni ottanta]].
[[File:Francesca Morvillo e Giovanni Falcone.jpg|thumb|Giovanni Falcone insieme alla moglie e collega [[Francesca Morvillo]], entrambi in [[toga]].]]
Falcone vinse il concorso ed entrò nella [[magistratura italiana]] nel [[1964]] e in quello stesso anno nella [[Basilica della Santissima Trinità del Cancelliere]] sposò [[Rita Bonnici]], maestra elementare. Nel [[1965]], a soli 26 anni, divenne [[pretore (ordinamenti moderni)|pretore]] a [[Lentini]]: uno dei suoi primi casi fu quello di una persona morta per un [[incidente sul lavoro]]. A partire dal [[1966]], e per i successivi dodici anni, fu al [[tribunale]] di [[Trapani]], nei primi anni come sostituto procuratore e giudice istruttore. A poco a poco, nacque in lui la passione per il [[diritto penale]].<ref name=":2">{{Cita libro|nome=Francesco|cognome=La Licata|titolo=Storia di Giovanni Falcone|editore=Feltrinelli|anno=2002|pp=37-44|ISBN=9788807817038}}</ref> Nel 1967 istruì il primo processo importante, quello alla banda mafiosa del boss di [[Marsala]], Mariano Licari. Nell'aprile [[1969]] la malattia del padre, un tumore all'intestino che lo avrebbe poi portato alla morte nel 1976, lo toccò profondamente. In quegli anni stava mutando radicalmente, a cambiarlo non fu solo la mancanza del riferimento paterno ma intervennero anche fattori esterni.
 
Abbracciò i principi del [[comunismo]] sociale di [[Enrico Berlinguer|Berlinguer]] in occasione delle [[elezioni politiche in Italia del 1976|elezioni politiche del 1976]], sebbene la sua famiglia avesse da sempre votato [[Democrazia Cristiana]] anche in quanto [[Cattolicesimo|cattolici]] praticanti. Scontratosi per questo motivo con la sorella Maria, motivò la sua scelta dicendo che, da profondo amante della giustizia quale egli era, si poneva il problema di combattere le disparità sociali e nel comunismo intravedeva quindi la possibilità di appianare le sperequazioni. Rispose quasi volendola rassicurare che il comunismo italiano sarebbe stato differente da quello russo, aggiungendo sarcasticamente che, nell'ipotetica eventualità di una crisi di libertà nella loro democrazia, sarebbe ritornato sulle montagne come i partigiani.<ref name=iskra>{{cita web|url=https://iskra.myblog.it/media/00/02/1928495894.pdf|titolo=Giovanni Falcone comunista del PCI di Berlinguer dal 1976|data=21 aprile 2012|accesso=13 marzo 2020}}</ref> Nel suo lavoro però non si lasciò mai influenzare dalle idee politiche. <ref>{{Cita web |url=http://www.calendariodelpopolo.it/Falcone-Giovanni#.VUTTcd_Rcx8 |titolo=''Falcone Giovanni'' da calendariodelpopolo.it, 19 giugno 2013 |accesso=2 maggio 2015 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150518095634/http://www.calendariodelpopolo.it/Falcone-Giovanni#.VUTTcd_Rcx8 |urlmorto=sì}}</ref> Successivamente, si allontanerà dal comunismo, avvicinandosi al pensiero della tradizione [[Partito Socialista Italiano|socialista]], ed in particolare all'elaborazione del "nuovo corso" rappresentato da [[Bettino Craxi]] e da Claudio Martelli.<ref>{{Cita web |url=https://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/news/analisi/608003/io-che-ho-vissuto-tra-craxi-e-falcone.html |titolo=''Io che ho vissuto tra Craxi e Falcone'' da La Gazzetta del Mezzogiorno, 1 dicembre 2014 |accesso=16 aprile 2022}}</ref> Più volte difatti il magistrato siciliano ha elogiato l'operato dei [[Governo Craxi I|Governi Craxi]] (1983-1987) e [[Claudio Martelli|Martelli]] lo ebbe come suo fedele collaboratore (1991-1992).
Al liceo trovò il professore [[Franco Salvo]], insegnante di storia e filosofia seguace dell'[[Illuminismo]] che con i suoi insegnamenti risultò fondamentale per la formazione del ragazzo. Decise di praticare l'attività sportiva a livello agonistico causando una distrazione dagli studi. Terminò il liceo all'età di 18 anni nel [[1957]] con il massimo dei voti.
 
Nel [[1973]] si trasferì alla sezione civile del tribunale di Trapani. Nel 1976, nella sala colloqui del carcere di [[Favignana]], un detenuto lo bloccò per molte ore ponendogli un coltello alla gola.<ref>[[Salvatore Mugno]], ''[[Quando Falcone incontrò la mafia]]'', Trapani, Di Girolamo Editore, 2014. ISBN 978-88-97050-43-8</ref> Nel luglio [[1978]] ritornò a Palermo. In quell'anno la Bonnici lasciò Falcone per restare a [[Trapani]], dove si era innamorata del presidente del tribunale della città [[Cristoforo Genna]].<ref>{{Google books|id=3DvxqVPSwekC|nome=Francesco|cognome=La Licata|titolo=Storia di Giovanni Falcone|editore=Feltrinelli|anno=2002|pagina=42|ISBN=9788807817038}}</ref>
Subito dopo si trasferì a [[Livorno]] per frequentare l'Accademia navale con il pretesto che amava il mare e che voleva laurearsi in Ingegneria. Intanto la sorella Maria stava studiando alla facoltà di Giurisprudenza a Palermo e si teneva in stretto contatto con il fratello. Dopo soli quattro mesi, nel gennaio del [[1958]], per la sua attitudine al comando fu assegnato allo [[Stato Maggiore]], ma si stava convincendo sempre di più che la vita militare non faceva per lui, mortificato dalle pesanti imposizioni. Così avendo la possibilità di scegliere, decise di tornare a Palermo per iscriversi pure lui alla facoltà di [[giurisprudenza]] dell'[[Università degli Studi di Palermo]].
 
Nel tribunale palermitano cominciò a lavorare nella sezione fallimentare, occupandosi di [[diritto civile]] ed emettendo alcune sentenze di grande importanza. L'anno successivo conobbe la collega [[Francesca Morvillo]], con la quale iniziò una relazione sentimentale che sfociò nel matrimonio nel 1986.
In quegli anni ebbe modo di praticare diverse attività sportive con molta costanza, sebbene avesse dovuto abbandonare il livello agonistico nel [[1956]] a causa di un infortunio. Si era così buttato nel canottaggio, frequentando la Canottieri Palermo durante tutti gli anni dell'università.
 
Dopo l'omicidio del giudice [[Cesare Terranova]], nel settembre [[1979]], nonostante le preoccupazioni familiari, accettò l'offerta che da tanto tempo [[Rocco Chinnici]] gli proponeva e passò così all'[[Giudice istruttore|Ufficio istruzione]] della sezione penale, che sotto, appunto, la guida di Chinnici divenne un esempio innovativo di organizzazione giudiziaria.<ref name="Falcone eroe solo"/> Chinnici chiamò al suo fianco anche [[Paolo Borsellino]], che divenne collega di Falcone nello sbrigare il lavoro arretrato di oltre 500 processi.<ref>{{cita libro|cognome=Lodato |nome=Saverio |wkautore=Saverio Lodato |titolo=[[Trent'anni di mafia]] |annooriginale=2008 |editore=Rizzoli |isbn=978-88-17-01136-5 |pp=52-53 |capitolo= I professionisti dell'antimafia}}</ref>
Nel [[1959]] la famiglia Falcone fu costretta a trasferirsi in [[Via Notarbartolo]] per il [[Sacco di Palermo]] per opera dell'assessore [[Vito Ciancimino]], che Falcone avrà modo di arrestare nel [[1985]] per mafia. Nel corso della sua vita Giovanni avrebbe poi cambiato tre case in quella stessa strada: una da ragazzo, una con la prima moglie Rita e poi un'altra ancora con Francesca, la seconda moglie.
 
=== I nuovi metodi investigativi e i processi Spatola e Mafara ===
Giovanni si laureò poi con 110 e lode nel [[1961]], con una tesi sull<nowiki>'</nowiki>''Istruzione probatoria in diritto amministrativo'', discussa con il professore [[Pietro Virga]].<ref name="Falcone eroe solo"/>
{{Vedi anche|Pizza connection|Rosario Spatola (1940)}}
[[File:Giovanni Falcone memorial tree.jpg|thumb|left|L'"Albero di Falcone" posto davanti all'ingresso della sua abitazione in [[via Notarbartolo]] n. 23. A fianco, è visibile la guardiola blindata costruita per assicurare maggiore protezione al giudice.]]
Nel maggio [[1980]] il procuratore capo di Palermo [[Gaetano Costa]] firmò personalmente 56 mandati di cattura contro [[Rosario Spatola (1940)|Rosario Spatola]], un costruttore edile palermitano, incensurato e molto rispettato perché la sua impresa aveva dato lavoro a centinaia di operai, e diversi esponenti dei clan italo-americani, guidati da [[Salvatore Inzerillo]] e [[John Gambino]], accusati di gestire il traffico di stupefacenti con gli Stati Uniti; Chinnici decise quindi di affidare l'inchiesta su Spatola e i suoi associati al giudice Falcone.<ref>{{Cita web|url=https://www.giustizia.palermo.it/MuseoFalconeBorsellino_galleria.aspx?idg=348|titolo=Corte d'Appello di Palermo|accesso=4 gennaio 2022|dataarchivio=4 gennaio 2022|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20220104210113/https://www.giustizia.palermo.it/MuseoFalconeBorsellino_galleria.aspx?idg=348|urlmorto=sì}}</ref><ref name=":3">{{Cita news|lingua=|autore=Giovanni Falcone|url=http://archiviopiolatorre.camera.it/img-repo/fondo_zupo/Sez._I_serie_0001_Vol_025.pdf|titolo=Ordinanza di rinvio a giudizio contro Spatola Rosario + 119 - Ufficio Istruzione del Tribunale di Palermo|pubblicazione=|data=25 gennaio 1982}}</ref><ref name="Ayala">{{cita libro|nome=Giuseppe|cognome=Ayala|wkautore=Giuseppe Ayala|titolo=Chi ha paura muore ogni giorno|url=http://books.google.it/books?id=4b6d70hI8TUC&pg=PA18&dq=gaetano+costa+spatola&hl=it&sa=X&ei=a7ICUPLFFvHb4QSg_rXBCA&ved=0CE4Q6AEwBQ#v=onepage&q=gaetano%20costa%20spatola&f=false|accesso=15 luglio 2012|anno=2010|editore=Mondadori|città=Milano|pp=|cid=Ayala|ISBN=9788852012327}}</ref>
 
Alle prese con questo caso, Falcone comprese che per indagare con successo le associazioni mafiose era necessario basarsi anche su indagini patrimoniali e bancarie, ricostruire il percorso del denaro che accompagnava i traffici e avere un quadro complessivo del fenomeno. Notò che gli stupefacenti venivano venduti negli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]] così chiese a tutti i direttori delle banche di Palermo e provincia di mandargli le distinte di cambio valuta estera dal [[1975]] in poi. Alcuni telefonarono personalmente a Falcone per capire che intenzione avesse e lui rimase fermo sulle sue richieste.<ref name="lodato55">{{cita libro|cognome=Lodato |nome=Saverio |wkautore=Saverio Lodato |titolo=[[Trent'anni di mafia]] |annooriginale=2008 |editore=Rizzoli |isbn=978-88-17-01136-5 |pp=55-56 |capitolo= I professionisti dell'antimafia}}</ref> Così, anche attraverso le verifiche bancarie effettuate dagli uomini della [[Guardia di Finanza]] guidati dal colonnello Elio Pizzuti e dal maresciallo Angelo Crispino<ref name=":13">{{Cita libro|autore=Alexander Stille|wkautore=Alexander Stille|titolo=Nella terra degli infedeli. Mafia e politica nella Prima Repubblica|annooriginale=1995|editore=Mondadori|ISBN=88-04-38802-1}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.repubblica.it/super8/2017/05/18/news/falcone_venticinque_anni_dopo_la_strage_di_capaci-165726994/|titolo=Vita e morte di Giovanni Falcone, 25 anni dopo la strage di Capaci|sito=la Repubblica|data=18 maggio 2017|lingua=it|accesso=11 febbraio 2022}}</ref> e alle indagini serrate e perquisizioni compiute dagli agenti del dirigente Guglielmo Incalza della [[Squadra mobile]],<ref name=":14" /> riuscì a cominciare a vedere il quadro di una gigantesca organizzazione criminale: i confini di [[Cosa nostra]]. Risalì così al rapporto fra gli amici di Spatola e la famiglia Gambino del [[New Jersey]], rivelando i collegamenti fra mafia americana e siciliana. Il 6 agosto dello stesso anno fu ucciso il procuratore [[Gaetano Costa|Costa]], che aveva firmato i mandati di cattura nei confronti del clan Spatola-Inzerillo-Gambino, e subito dopo assegnarono la scorta a Falcone.<ref name=":13" /><ref name="Ayala" />
=== L'ingresso in magistratura e ''pizza connection'' ===
{{Vedi anche|Pizza connection}}
Falcone vinse il concorso ed entrò nella [[magistratura italiana]] nel [[1964]] e in quello stesso anno nella [[Basilica della Santissima Trinità del Cancelliere]] sposò [[Rita Bonnici]], maestra elementare di cinque anni più giovane e poi laureatasi in Psicologia, dalla quale divorzierà quattordici anni dopo. Nel [[1965]], a soli 26 anni, diventò [[pretore (ordinamenti moderni)|pretore]] a [[Lentini]]. Il suo primo caso risolto fu quello di una persona morta per un incidente sul lavoro. A partire dal [[1966]] fu poi, per dodici anni, sostituto procuratore e giudice presso il [[tribunale]] di [[Trapani]]. A poco a poco, nacque in lui la passione per il [[diritto penale]].<ref>Francesco La Licata, ''Storia di Giovanni Falcone'', pp. 37-44</ref>
 
Grazie a un [[assegno bancario]] dell'importo di centomila dollari cambiato presso la Cassa di Risparmio di piazza Borsa di Palermo, Falcone trovò la prova che il potente banchiere [[Michele Sindona]] aveva trovato ospitalità in Sicilia nell'[[estate]] precedente presso gli [[Albergo|alberghi]] del noto imprenditore catanese [[Gaetano Graci]], smascherando quindi il finto [[sequestro di persona]] organizzato a suo favore dal clan Spatola-Inzerillo-Gambino alla vigilia del suo giudizio e instaurando così un proficuo rapporto di collaborazione con i colleghi milanesi [[Gherardo Colombo]] e [[Giuliano Turone]], che si occupavano dell'inchiesta sul finto sequestro.<ref name=":13" /><ref name="lodato55" /><ref name=":4">{{Cita web|url=http://mafie.blogautore.repubblica.it/2018/05/23/presidente-grasso/|titolo=Il “metodo Falcone” era lui stesso, uomo e giudice|autore=Attilio Bolzoni|sito=Mafie|lingua=it|accesso=10 gennaio 2022}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1994/07/13/manette-graci-socio-della-mafia.html|titolo=MANETTE A GRACI, SOCIO DELLA MAFIA - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=19 marzo 2022}}</ref> Secondo i "diari" di Chinnici, Falcone sarebbe stato sollecitato dall’allora Procuratore generale Giovanni Pizzillo ad "insabbiare" il ruolo dell'imprenditore Graci nella vicenda.<ref name=":13" /><ref>{{Cita web|url=https://www.csm.it/documents/21768/2450973/audizione%2Bfalcone.pdf|titolo=Audizione del dott. Giovanni Falcone|sito=[[Consiglio Superiore della Magistratura]]|data=6 settembre 1983|urlmorto=sì}}</ref>
Nell'aprile del [[1969]] la morte del padre per un tumore all'intestino lo toccò profondamente. In quegli anni Giovanni Falcone stava mutando profondamente, a cambiarlo non fu solo la mancanza del riferimento paterno ma intervennero anche fattori esterni. Cominciò ad abbracciare i principi del [[comunismo]] sociale di [[Enrico Berlinguer]] in occasione delle [[elezioni politiche italiane del 1976]] sebbene la sua famiglia avesse da sempre votato [[Democrazia Cristiana]]. Scontratosi per questo motivo con la sorella Maria, motivò la sua scelta dicendo che, da profondo amante della Giustizia qual era, si poneva il problema di combattere le disparità sociali e nel comunismo intravedeva quindi la possibilità di appianare le sperequazioni. Nel suo lavoro però non si lasciò mai influenzare dalle idee politiche. Nel luglio [[1978]] ritornò a [[Palermo]] e cominciò a lavorare nella sezione fallimentare del tribunale, occupandosi di [[diritto civile]] e promulgando alcune sentenze di grande importanza. In quell'anno la Bonnici lasciò Falcone per fare ritorno a [[Trapani]], dove si era innamorata del presidente del tribunale della città.<ref>[http://www.calendariodelpopolo.it/Falcone-Giovanni#.VUTTcd_Rcx8 ''Falcone Giovanni'' da calendariodelpopolo.it, 19 giugno 2013]</ref>
 
Contemporaneamente all'inchiesta Spatola, Falcone sviluppò un filone d'indagine parallelo riguardante sempre il [[traffico di droga]], scaturito dall'arresto nel marzo 1980 all'[[Aeroporto di Roma-Fiumicino|aeroporto di Fiumicino]] di tre corrieri stranieri (Albert Gillet, Edgard Barbè ed Eric Chartier) che trasportavano 8&nbsp;kg di [[eroina]]:<ref name=":3" /><ref name=":4" /> i tre iniziarono subito a collaborare con il magistrato ed ammisero di lavorare per conto di un'organizzazione siculo-americana che aveva come capofila un certo Francesco Mafara, costruttore edile legato al ''boss'' [[Stefano Bontate]], e come destinatari finali della droga sempre esponenti della famiglia Gambino; nel [[1983]], a conclusione dell'indagine, Falcone rinviò a giudizio 22 persone, in quello che giornalisticamente venne chiamato "processo Mafara".<ref>{{Cita web|url=https://archivio.unita.news/assets/main/1983/07/01/page_005.pdf|titolo=Mafia e droga: chieste pene per 264 anni e 2 miliardi|autore=Saverio Lodato|editore=L'Unità|data=1º luglio 1983}}</ref><ref>{{Cita news|url=https://archivio.unita.news/assets/main/1983/05/10/page_006.pdf|titolo=Sotto processo i «sensali» della droga|pubblicazione=|editore=L'Unità|data=10 maggio 1983|p=6}}</ref>
Dopo l'omicidio del giudice [[Cesare Terranova]], nel settembre del [[1979]], nonostante le preoccupazioni famigliari, accettò l'offerta che da tanto tempo [[Rocco Chinnici]] gli proponeva e passò così all'[[Giudice istruttore|Ufficio istruzione]] della sezione penale, che sotto appunto la guida di Chinnici divenne un esempio innovativo di organizzazione giudiziaria.<ref name="Falcone eroe solo"/> Chinnici chiamò al suo fianco anche [[Paolo Borsellino]] che divenne collega di Falcone nello sbrigare il lavoro arretrato di oltre cinquecento processi.<ref>{{cita libro|cognome=Lodato |nome=Saverio |wkautore=Saverio Lodato |titolo=[[Trent'anni di mafia]] |annooriginale=2008 |editore=Rizzoli |isbn=978-88-17-01136-5 |pp=52-53 |capitolo= I professionisti dell'antimafia}}</ref>
 
Falcone avvertiva, quindi, l'esigenza di una collaborazione internazionale nelle indagini contro il fenomeno mafioso, attraverso mirate [[Rogatoria|rogatorie]] all'estero che furono occasione per allacciare una rete personale di contatti con alcuni dei più validi inquirenti di quei Paesi: nei primi giorni del mese di dicembre [[1980]] si recò per la prima volta a [[New York]] per discutere di mafia e stringere una collaborazione con Victor Rocco, investigatore del distretto est.<ref>{{cita libro|cognome=Lodato |nome=Saverio |wkautore=Saverio Lodato |titolo=[[Trent'anni di mafia]] |annooriginale=2008 |editore=Rizzoli |isbn=978-88-17-01136-5 |p=58 |capitolo= I professionisti dell'antimafia}}</ref> Entrando negli uffici del Procuratore [[Rudolph Giuliani]] rimase stupito dall'efficienza e dai loro strumenti, fra i quali c'era per esempio il [[computer]]. Falcone seppe instaurare subito un rapporto di fiducia con Giuliani e con i suoi collaboratori Louis J. Freeh e Richard Martin, oltre che con gli agenti della [[Drug Enforcement Administration|Dea]] e dell'[[FBI]]. Grazie a questa collaborazione riuscirono a sgominare il traffico di eroina gestito dalla famiglia Gambino utilizzando come copertura la gestione di bar, [[Ristorante|ristoranti]] e [[Pizzeria|pizzerie]] nel New Jersey (che sarebbe sfociata nella famosa inchiesta c.d. "[[Pizza connection]]" condotta dall'[[FBI]]). Anche la stampa americana seguiva con attenzione questa sinergia e presentava la figura di Falcone con stima e grandissimo favore. Nonostante la buona collaborazione con l'allora U.S. Attorney (Procuratore Federale) per il distretto sud di New York [[Rudy Giuliani]], Falcone non nascose perplessità nei suoi confronti circa la sua integrità.<ref>{{Cita libro|titolo = Vendetta: The Mafia, Judge Falcone and the Quest for Justice|url = https://archive.org/details/vendettamafiajud0000foll|nome = John|cognome = Follain|editore = Hodder & Stoughton|città = Londra|anno = 2012|lingua = en|p = {{cita testo|url=https://archive.org/details/vendettamafiajud0000foll/page/45|titolo=45}}|ISBN = 978-1444714142}}</ref>
Nel maggio del [[1980]] Chinnici affidò a Falcone la sua prima inchiesta contro [[Rosario Spatola (1940)|Rosario Spatola]], un costruttore edile palermitano, incensurato e molto rispettato perché la sua impresa aveva dato lavoro a centinaia di operai. Doveva la sua fortuna al riciclaggio di denaro frutto del traffico di eroina dei clan italo-americani, guidati da [[Stefano Bontate]], [[Salvatore Inzerillo]], [[Carlo Gambino]].
 
Nei suoi diari, [[Rocco Chinnici]] scrisse di aver ricevuto nel maggio [[1982]] la visita del Procuratore generale Pizzillo, che lo esortò "''in malo modo''" a caricare Falcone soltanto di processi di poco conto perché, con i suoi accertamenti presso le banche, stava "''rovinando l'economia palermitana''".<ref>{{Cita web|url=https://www.csm.it/web/csm-internet/aree-tematiche/per-non-dimenticare/rocco-chinnici|titolo=Rocco Chinnici|accesso=10 gennaio 2022|dataarchivio=5 maggio 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20210505154046/https://www.csm.it/web/csm-internet/aree-tematiche/per-non-dimenticare/rocco-chinnici|urlmorto=sì}}</ref> Il 25 gennaio 1982, Falcone chiuse l'inchiesta Spatola, rinviando a giudizio 120 indagati.<ref name=":3" /><ref name=":14">{{Cita web|url=http://mafie.blogautore.repubblica.it/2018/05/19/1848/|titolo=Le prime indagini sui grandi misteri di Palermo|autore=Attilio Bolzoni|sito=Mafie|lingua=it|accesso=10 gennaio 2022}}</ref><ref name=":9">{{Cita web|url=https://www.treccani.it/enciclopedia/giovanni-falcone_(Dizionario-Biografico)|titolo=FALCONE, Giovanni in "Dizionario Biografico"|lingua=it|accesso=4 gennaio 2022}}</ref> Il 6 giugno [[1983]], al termine del processo, Rosario Spatola fu infine condannato, insieme con altri 75 esponenti della cosca Spatola-Gambino-Inzerillo, a dieci anni di reclusione ma sarebbe stato arrestato a New York dall'FBI, in collaborazione con la polizia italiana, solo nel [[1999]].<ref>{{Cita web|url=https://www.repubblica.it/online/fatti/spatola/spatola/spatola.html|titolo=la Repubblica/fatti: Arrestato a New York il boss amico di Sindona|accesso=10 gennaio 2022}}</ref> In precedenza per indagare su Spatola avevano già perso la vita il capo della Mobile [[Boris Giuliano]] e il capitano dei Carabinieri [[Emanuele Basile (carabiniere)|Emanuele Basile]]. I processi Spatola e Mafara furono quindi molto delicati, ma rappresentarono anche un successo per Falcone perché venne così universalmente riconosciuto il ''"metodo Falcone"'':<ref name="Falcone eroe solo"/><ref name=":13" />
Alle prese con questo caso, Falcone comprese che per indagare con successo le associazioni mafiose era necessario basarsi anche su indagini patrimoniali e bancarie, ricostruire il percorso del denaro che accompagnava i traffici e avere un quadro complessivo del fenomeno. Notò che gli stupefacenti venivano venduti negli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]] così chiese a tutti i direttori delle banche di Palermo e provincia di mandargli le distinte di cambio valuta estera dal [[1975]] in poi. Alcuni telefonarono personalmente a Falcone per capire che intenzione avesse e lui rimase fermo sulle sue richieste.<ref name="lodato55">{{cita libro|cognome=Lodato |nome=Saverio |wkautore=Saverio Lodato |titolo=[[Trent'anni di mafia]] |annooriginale=2008 |editore=Rizzoli |isbn=978-88-17-01136-5 |pp=55-56 |capitolo= I professionisti dell'antimafia}}</ref> Grazie a un attento controllo di tutte le carte richieste, una volta superate le reticenze delle banche, e "seguendo i soldi" riuscì a cominciare a vedere il quadro di una gigantesca organizzazione criminale: i confini di [[Cosa nostra]]. Risalì così al rapporto fra gli amici di Spatola e la famiglia Gambino, rivelando i collegamenti fra mafia americana e siciliana. Il 6 agosto dello stesso anno fu ucciso il procuratore capo di Palermo [[Gaetano Costa]] e subito dopo assegnarono la scorta a Falcone.
{{Citazione|[...] il vero "tallone d'Achille" delle organizzazioni mafiose è costituito dalle tracce che lasciano dietro di sè i grandi movimenti di denaro connessi alle attività illecite più lucrose. Lo sviluppo di queste tracce, attraverso un'indagine patrimoniale che segua il flusso di denaro proveniente dai traffici illeciti,
è quindi la strada maestra, l'aspetto decisamente da privilegiare nelle investigazioni in materia di mafia, perché è quello che maggiormente consente agli inquirenti di costruire un reticolo di prove obiettive, documentali, univoche, insuscettibili di distorsioni, e foriere di conferme e riscontri ai dati emergenti dall'attività probatoria di tipo tradizionale diretta all'immediato accertamento della consumazione di delitti.|Giovanni Falcone e [[Giuliano Turone]], ''Tecniche di indagine in materia di mafia'', [[1982]], pag. 10}}
 
=== L'esperienza del "pool antimafia" e le dichiarazioni di Buscetta ===
Grazie a un assegno dell'importo di centomila dollari cambiato presso la Cassa di Risparmio di piazza Borsa di Palermo, Falcone trovò la prova che [[Michele Sindona]] si trovava in Sicilia smascherando quindi il finto sequestro organizzato a suo favore dalla mafia siculo-americana alla vigilia del suo giudizio.<ref name="lodato55" /> Nei primi giorni del mese di dicembre [[1980]] Giovanni Falcone si recò per la prima volta a [[New York]] per discutere di mafia e stringere una collaborazione con [[Victor Rocco]], investigatore del distretto est.<ref>{{cita libro|cognome=Lodato |nome=Saverio |wkautore=Saverio Lodato |titolo=[[Trent'anni di mafia]] |annooriginale=2008 |editore=Rizzoli |isbn=978-88-17-01136-5 |p=58 |capitolo= I professionisti dell'antimafia}}</ref> Entrando negli uffici di [[Rudolph Giuliani]] rimase stupito dall'efficienza e dai loro strumenti, fra i quali c'era per esempio il computer. Falcone seppe instaurare subito un rapporto di fiducia con Giuliani e con i suoi collaboratori [[Louis Frech]] e [[Richard Martin]], oltre che con gli agenti della Dea e dell'Fbi. Grazie a questa collaborazione riuscirono a sgominare il traffico di eroina nelle pizzerie. Anche la stampa americana seguiva con attenzione questa sinergia e presentava la figura di Falcone con stima e grandissimo favore.
{{Vedi anche|Pool antimafia|Tommaso Buscetta|Seconda guerra di mafia|Maxiprocesso di Palermo#La nascita del pool antimafia}}
[[File:Falcone, Borsellino, Caponnetto.jpg|thumb|Falcone insieme a Paolo Borsellino (al centro) e [[Antonino Caponnetto]] (a destra) nell'ottobre 1986.]]
Il progetto del cosiddetto ''[[pool antimafia]]'' nacque dall'idea di [[Rocco Chinnici]], ma successivamente sarebbe stato sviluppato da [[Antonino Caponnetto]] (subentrato a Chinnici, assassinato in un tragico attentato il 29 luglio [[1983]]) che, nel novembre 1983,<ref>Citato da Caponnetto durante l'intervista a Storie, Rai2, il 23 maggio 1996</ref> costituì una squadra composta da quattro magistrati istruttori (oltre a Falcone, Paolo Borsellino, [[Giuseppe Di Lello Finuoli|Giuseppe Di Lello]] e [[Leonardo Guarnotta]]):<ref name=":12">{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1986/02/08/uccidendo-chinnici-la-mafia-ci-ha-sfidato.html|titolo=UCCIDENDO CHINNICI LA MAFIA CI HA SFIDATO E ORA DOVRA PAGARE - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=25 gennaio 2022}}</ref> il ''pool'' nacque con lo specifico compito di coordinare tutte le indagini su [[Associazione di tipo mafioso|reati di mafia]], esclusivamente e a tempo pieno, col vantaggio sia di favorire la condivisione delle informazioni tra tutti i componenti e minimizzare così i rischi personali, sia per garantire in ogni momento una visione più ampia ed esaustiva possibile di tutte le componenti del fenomeno mafioso, sfruttando in particolar modo l'esperienza maturata da Falcone durante le inchieste Spatola e Mafara (soprattutto nell'ambito delle indagini bancarie e patrimoniali).<ref name="Ayala" /> La squadra concentrò l'attenzione sull'inchiesta contro i 162 mafiosi iniziata da Chinnici,<ref name=":12" /> dividendo il carico di lavoro in maniera efficace: Falcone e Guarnotta indagavano sui movimenti di denaro provento del [[traffico di droga]], Di Lello sugli omicidi e altri reati minori commessi dagli imputati mafiosi e invece Borsellino seguiva l'indagine connessa ai cosiddetti "delitti eccellenti" (cioè quelli contro personalità dello Stato consumati in quegli anni) e agli omicidi compiuti dalla spietata cosca di [[Corso dei Mille-Sant'Erasmo|Corso dei Mille]];<ref name=":13" /> erano inoltre coadiuvati da cinque colleghi della Procura ([[Giuseppe Ayala]], Domenico Signorino, Vincenzo Geraci, [[Alberto Di Pisa]] e [[Giusto Sciacchitano]]), il cui compito era quello di portare a processo come [[Pubblico ministero (ordinamento italiano)|pubblici ministeri]] i risultati delle indagini del ''pool'' e ottenere le condanne.<ref name="Ayala" /><ref name=":12" /> La validità del nuovo sistema investigativo si dimostrò subito indiscutibile, e sarà fondamentale per ogni successiva indagine, negli anni a venire.<ref name="Falcone eroe solo" />
 
[[File:Buscetta.jpg|thumb|Tommaso Buscetta arriva all'aeroporto Fiumicino di Roma il 15 luglio 1984.|alt=]]
Sono anni tumultuosi che vedono la prepotente ascesa dei [[Clan dei Corleonesi|Corleonesi]], i quali impongono il proprio feudo criminale insanguinando le strade a colpi di omicidi. Emblematici i titoli del quotidiano palermitano [[L'Ora]], che arriverà a titolare le sue prime pagine enumerando le vittime della drammatica guerra di mafia. Tra queste [[Vittime di Cosa nostra|vittime]] anche svariati e valorosi servitori dello Stato come [[Pio La Torre]], principale artefice della legge [[Virginio Rognoni|Rognoni]]-[[Pio La Torre|La Torre]] (che introdusse nel codice penale il reato di [[associazione mafiosa]]), e il generale [[Carlo Alberto Dalla Chiesa]].
Una vera e propria svolta epocale alle indagini sarebbe stata impressa con l'arresto di [[Tommaso Buscetta]],<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1984/07/18/sono-don-masino-non-dico-altro.html|titolo='SONO DON MASINO. NON DICO ALTRO...' - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=28 marzo 2022}}</ref> il quale diventò uno dei primi mafiosi a decidere di collaborare con la giustizia italiana: infatti i [[Corleonesi]], capeggiati da [[Salvatore Riina]], avevano deciso di eliminare Buscetta perché legato allo schieramento avversario guidato da [[Stefano Bontate]], [[Salvatore Inzerillo]] e [[Gaetano Badalamenti]], uccidendogli per vendetta due figli, un fratello, un genero, un cognato e quattro nipoti.<ref name="autogenerato4">{{Cita web|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1984/07/17/un-impero-basato-sulla-cocaina-che-gestiva.html|titolo=Un impero basato sulla cocaina che gestiva come un Gangster - La Repubblica, luglio 1984|accesso=17 febbraio 2010|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20141006103042/http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1984/07/17/un-impero-basato-sulla-cocaina-che-gestiva.html|urlmorto=no}}</ref> Nel giugno [[1984]], in compagnia del [[sostituto procuratore]] [[Vincenzo Geraci (giudice)|Vincenzo Geraci]] e di [[Gianni De Gennaro]] del nucleo operativo della [[Criminalpol]], Falcone si recò in [[Brasile]] per interrogare Buscetta e lì ebbe l'impressione che potesse essere disposto a collaborare.<ref name=":12" /> Lo Stato italiano ne chiese allora l'estradizione alle autorità brasiliane. Quando questa venne concessa,<ref>{{Cita web|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1984/06/28/il-brasile-ha-concesso-estradizione-tommaso.html|titolo=Il Brasile Ha Concesso L'Estradizione Tommaso Buscetta Presto In Ital - Repubblica.It » Ricerca<!-- Titolo generato automaticamente -->|accesso=17 febbraio 2010|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20131230231849/http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1984/06/28/il-brasile-ha-concesso-estradizione-tommaso.html|urlmorto=no}}</ref> Buscetta, per evitarla, tentò il suicidio ingerendo della [[stricnina]] ma venne salvato.<ref>{{Cita web|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1984/07/15/forse-gia-domani-tommaso-buscetta-arriva-in.html|titolo=Forse Già Domani Tommaso Buscetta Arriva In Italia - Repubblica.It » Ricerca<!-- Titolo generato automaticamente -->|accesso=17 febbraio 2010|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20131230234635/http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1984/07/15/forse-gia-domani-tommaso-buscetta-arriva-in.html|urlmorto=no}}</ref> Il 15 luglio dello stesso anno arrivò in Italia accompagnato dagli uomini di De Gennaro<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1990/10/07/da-buscetta-alla-tacchella-tutti-successi-di.html|titolo=DA BUSCETTA ALLA TACCHELLA TUTTI I SUCCESSI DI DE GENNARO - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=10 aprile 2021}}</ref> e decise definitivamente di collaborare.<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1984/10/02/buscetta-ci-disse-non-sono-un-nemico.html|titolo=BUSCETTA CI DISSE: 'NON SONO UN NEMICO' - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=28 marzo 2022}}</ref> Prima di procedere al primo interrogatorio, Buscetta avvertì Falcone delle portata dirompente delle dichiarazioni che stava per rendere: «''L'avverto, signor giudice. Dopo quest'interrogatorio lei diventerà forse una celebrità, ma la sua vita sarà segnata. Cercheranno di distruggerla fisicamente e professionalmente. Non dimentichi che il conto con Cosa Nostra non si chiuderà mai. È sempre del parere di interrogarmi?''» Falcone però gli comunicò che poteva continuare a parlare ed infatti iniziò l'interrogatorio, il primo di una lunga serie.<ref name=":13" /><ref name=":1" /> Nei mesi successivi, il giudice riempì circa quattrocento pagine di verbali scritte a mano, nelle quali Buscetta rivelava per la prima volta la struttura di [[Cosa nostra|Cosa Nostra]] ("[[Famiglia (mafia)|famiglia]]", "[[Mandamento (cosa nostra)|mandamento]]", "[[Commissione provinciale|Commissione]]") e i nomi degli affiliati alle varie "famiglie", nonché circa trent'anni di delitti, traffici illeciti e misfatti avvenuti nel palermitano;<ref name=":2" /><ref name="Ayala" /> di portata rivoluzionaria si rivelò anche la sua rivelazione circa l'esistenza di un organo direttivo dell'intera organizzazione, la cosiddetta "[[Commissione provinciale|Commissione]]" o "Cupola", e che tutti gli omicidi di un certo rilievo erano imputabili ad essa e ai suoi componenti (si parlò in questo caso di "''teorema Buscetta''"<ref>{{Cita web|url=http://www1.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/2003/04/19/Cronaca/MAFIA-IL-TEOREMA-BUSCETTA-LA-SCHEDA_165700.php|titolo=MAFIA: IL 'TEOREMA BUSCETTA' / LA SCHEDA|accesso=19 gennaio 2022}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.treccani.it/enciclopedia/mafia_res-73b06684-9bc1-11e2-9d1b-00271042e8d9_(Enciclopedia-Italiana)|titolo=Mafia in "Enciclopedia Italiana"|lingua=it|accesso=19 gennaio 2022}}</ref>). Talmente importante fu perciò la testimonianza di Buscetta, che Falcone ebbe a dire, anni dopo: «''Prima'' ''di lui, non avevo - non avevamo - che un'idea superficiale del fenomeno mafioso. Con lui abbiamo cominciato a guardarvi dentro. Ci ha fornito numerosissime conferme sulla struttura, sulle tecniche di reclutamento, sulle funzioni di Cosa Nostra. Ma soprattutto ci ha dato una visione globale, ampia, a largo raggio del fenomeno. Ci ha dato una chiave di lettura essenziale, un linguaggio, un codice. È stato per noi come un professore di lingue che ti permette di andare dai turchi senza parlare coi gesti.»''<ref name=":1" /> Tuttavia Buscetta rifiutò di parlare dei legami politici di Cosa Nostra perché, a suo parere, lo Stato non era pronto per dichiarazioni di quella portata, e si dimostrò abbastanza generico su quell'argomento, nonostante le insistenze e le contestazioni di Falcone,<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/10/22/in-nome-di-falcone-buscetta-ha.html|titolo=E IN NOME DI FALCONE BUSCETTA HA ROTTO IL SILENZIO SUI POLITICI - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=4 gennaio 2022}}</ref> limitandosi soltanto ad accusare l'ex sindaco di Palermo, [[Vito Ciancimino]] e i potenti esattori [[Nino e Ignazio Salvo]], che verranno colpiti da mandati di cattura firmati dal pool nel novembre successivo.<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1984/11/04/negli-usa-miliardi-di-ciancimino.html|titolo=NEGLI USA I MILIARDI DI CIANCIMINO - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=27 gennaio 2022}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1984/11/06/ora-della-verita-per-salvo-esattori-in.html|titolo=ORA DELLA VERITA' PER I SALVO ESATTORI IN ODORE DI MAFIA - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=27 gennaio 2022}}</ref>
 
In ottobre, l'esempio di Buscetta venne seguito da un altro "uomo d'onore" palermitano, [[Salvatore Contorno]] (detto ''Totuccio''), che tre anni prima era miracolosamente sopravvissuto ad un agguato tesogli dai Corleonesi (i quali, per vendetta, gli avevano ucciso diversi parenti ed amici) ed aveva deciso anche lui di rendere dichiarazioni a Falcone, costituendo un'ulteriore conferma a quelle di Buscetta: il 29 settembre 1984 le dichiarazioni di Buscetta produssero 366 ordini di cattura (c.d. ''blitz di [[San Michele]]'') mentre il 25 ottobre successivo quelle di Contorno altri 127 mandati di cattura, nonché arresti eseguiti tra Palermo, Roma, [[Bari]] e [[Bologna]].<ref name=":13" /><ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1984/10/26/un-altro-pentito-parla-56-arresti.html?ref=search|titolo=Un altro pentito parla, 56 arresti|autore=Giuseppe Cerasa|editore=[[la Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]]|data=26 ottobre 1984|accesso=5 febbraio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180715040538/https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1984/10/26/un-altro-pentito-parla-56-arresti.html?ref=search|urlmorto=no}}</ref>
Il 6 giugno [[1983]] Rosario Spatola fu condannato, insieme con 75 esponenti della cosca Spatola-Gambino-Inzerillo, a dieci anni di reclusione ma sarebbe stato arrestato a [[New York]] dall'[[Fbi]], in collaborazione con la polizia italiana, solo nel [[1999]]. In precedenza per indagare su Spatola avevano già perso la vita il capo della Mobile [[Boris Giuliano]] e il capitano dei Carabinieri [[Emanuele Basile (carabiniere)|Emanuele Basile]]. Il processo Spatola fu quindi molto delicato, ma rappresentò anche un grande successo per Falcone perché venne così universalmente riconosciuto il ''"metodo Falcone"''.<ref name="Falcone eroe solo"/>
 
=== Il periodo all'Asinara e il maxiprocesso di Palermo ===
=== L'esperienza del ''pool antimafia'' ===
{{Vedivedi anche|PoolMaxiprocesso antimafiadi Palermo}}
[[File:MaxiprocessoPalermo.jpg|thumb|upright=1.4|Un'udienza del [[Maxiprocesso di Palermo]], scaturito dal monumentale lavoro di Falcone e degli altri magistrati del pool.]]
Il progetto del così detto "''[[pool antimafia]]''" nacque dall'idea di Rocco Chinnici, inizialmente avvalendosi della collaborazione di Falcone, di [[Paolo Borsellino]] e di [[Giuseppe Di Lello]], pupillo di Chinnici, ma successivamente sarebbe stato sviluppato da [[Antonino Caponnetto]] (subentrato a Chinnici, ucciso il 29 luglio [[1983]]) che, nel marzo [[1984]], avrebbe poi costituito un "[[Pool (magistratura)|pool]]" composto da quattro magistrati (nel frattempo si era aggiunto anche [[Leonardo Guarnotta]]) affinché coordinasse le indagini sfruttando l'esperienza maturata e quello sguardo d'insieme e sul fenomeno mafioso portato da Falcone. I quattro magistrati erano affiatati, amici e con un sogno comune: restituire la città ai palermitani e la Sicilia ai siciliani onesti. Il pool doveva occuparsi dei processi di mafia, esclusivamente e a tempo pieno, col vantaggio sia di favorire la condivisione delle informazioni tra tutti i componenti e minimizzare così i rischi personali, sia per garantire in ogni momento una visione più ampia ed esaustiva possibile di tutte le componenti del fenomeno mafioso. La validità del nuovo sistema investigativo si dimostrò subito indiscutibile, e sarà fondamentale per ogni successiva indagine, negli anni a venire.<ref name="Falcone eroe solo"/>
Nell'agosto 1985, dopo gli omicidi del commissario [[Giuseppe Montana]] e del vicequestore [[Antonino Cassarà|Ninni Cassarà]] (stretti collaboratori di Falcone e Borsellino), si cominciò a temere per l'incolumità anche dei due magistrati, che furono perciò trasferiti per motivi di sicurezza con le rispettive famiglie presso la foresteria del [[carcere dell'Asinara]], dove poterono terminare la scrittura delle oltre {{formatnum:8000}} pagine della colossale richiesta di rinvio a giudizio per i 475 indagati a seguito delle indagini del ''pool,'' che finirono per abbracciare i più disparati settori di attività illecita di Cosa Nostra, dagli [[Omicidio|omicidi]] (ad esempio i c.d. "delitti eccellenti" [[Boris Giuliano|Giuliano]], [[Emanuele Basile (carabiniere)|Basile]], [[Carlo Alberto dalla Chiesa|dalla Chiesa]], [[Calogero Zucchetto|Zucchetto]] e [[Paolo Giaccone|Giaccone]]) alle [[Estorsione|estorsioni]], al [[traffico di droga]], agli intrecci politico-affaristici e così via.<ref name=":13" /> Per tale periodo il [[Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria]] richiese poi ai due magistrati un rimborso spese e un indennizzo per il soggiorno trascorso.<ref>{{Cita libro|titolo = Figure di una battaglia. Documenti e riflessioni sulla mafia dopo l'assassinio di G. Falcone e P. Borsellino|nome = Maurizio|cognome = Calvi|wkautore= Maurizio Calvi|curatore = Crescenzo Fiore|editore = Dedalo|città = Bari|anno = 1993|ISBN = 88-220-6137-3|p=121}}</ref> L'ordinanza-sentenza portò così a costituire il primo grande processo contro l'organizzazione mafiosa denominata [[Cosa nostra|Cosa Nostra]], passato alla storia come il ''[[maxiprocesso di Palermo]]'', che iniziò in primo grado il 10 febbraio 1986 presso un'[[Aula bunker del carcere dell'Ucciardone|aula bunker]] appositamente costruita nel giro di pochi mesi a ridosso del [[carcere dell'Ucciardone]] per contenere 476 imputati e centinaia di avvocati.<ref name=":13" /> Il dibattimento terminò infine il 16 dicembre [[1987]]. La sentenza inflisse 360 condanne per complessivi 2665 anni di carcere e undici miliardi e mezzo di lire di multe da pagare, segnando un successo per il lavoro svolto da tutto il [[pool antimafia]].<ref>{{Cita libro|titolo = Raccolto rosso. La mafia, l'Italia. E poi venne giù tutto|nome = Enrico|cognome = Deaglio|wkautore = Enrico Deaglio|editore = Feltrinelli|città = Milano|anno = 1993|ISBN = 88-07-12010-0}}</ref> Tuttavia la partita non era chiusa poiché il processo doveva affrontare altri due gradi di giudizio ed appunto Falcone, durante un'intervista, frenò gli entusiasmi: «''Non bisogna cullarsi nel trionfalismo. Guai a credere che processare quasi 500 persone rappresenti un colpo definitivo alla mafia''».<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1987/12/18/quel-delitto-perche-parla-falcone.html|titolo=QUEL DELITTO PERCHE': PARLA FALCONE - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=1º marzo 2022}}</ref>
 
[[File:Borsellino-falcone.jpg|thumb|Giovanni Falcone e Paolo Borsellino fotografati insieme.]]
Ma una vera e propria svolta epocale alla lotta alla mafia sarebbe stata impressa con l'arresto di [[Tommaso Buscetta]], il quale, dopo una drammatica sequenza di eventi, decise di collaborare con la Giustizia. Il suo interrogatorio, cominciato a Roma nel luglio [[1984]] in presenza del [[sostituto procuratore]] [[Vincenzo Geraci]] e di [[Gianni De Gennaro]] del nucleo operativo della ''[[criminalpol]]'', si rivelerà determinante per la conoscenza non solo di determinati fatti, ma specialmente della struttura e delle chiavi di lettura dell'organizzazione definita ''[[cosa nostra]]''.
 
=== Il periodo all'Asinara ed il maxiprocesso di Palermo ===
{{vedi anche|Maxiprocesso di Palermo}}
[[Cosa nostra]] facendo terra bruciata attorno ai magistrati italiani impegnati nel processo: dopo l'omicidio di [[Giuseppe Montana]] e [[Antonino Cassarà|Ninni Cassarà]] nell'estate [[1985]], stretti collaboratori di Falcone e di [[Paolo Borsellino]], si cominciò a temere per l'incolumità anche dei due magistrati, che furono indotti per motivi di sicurezza a soggiornare qualche tempo con le famiglie presso il [[carcere dell'Asinara]] per il quale l'amministrazione penitenziaria richiese poi ai due magistrati un rimborso spese ed un indennizzo per il soggiorno trascorso.<ref>''Figure di una battaglia: documenti e riflessioni sulla mafia dopo l'assassinio di G. Falcone e P. Borsellino'', pag. 121</ref> Qui iniziarono a preparare l'[[istruttoria]]; le inchieste avviate da Chinnici e portate avanti dalle indagini di Falcone e di tutto il [[Pool (magistratura)|pool]] portarono così a costituire il primo grande processo contro la [[mafia in Italia]]; passato alla storia come il ''[[maxiprocesso di Palermo]]'' che iniziò il 10 febbraio 1986 e terminò il 16 dicembre 1987. La sentenza inflisse 360 condanne per complessivi 2665 anni di carcere e undici miliardi e mezzo di lire di multe da pagare, segnando un grande successo per il lavoro svolto da tutto il [[pool antimafia]].<ref>[[Enrico Deaglio]], ''Raccolto rosso: la mafia, l'Italia e poi venne giù tutto''</ref>
 
Nel dicembre [[1986]], Borsellino vienevenne nominato Procuratore della Repubblica di [[Marsala]] e lascialasciò il pool. Come ricorderà Caponnetto, a quel punto gli sviluppi dell'istruttoria includonoincludevano ormai quasi un milione di fogli processuali, che portarono all'apertura di altri tre nuovi maxi-processi, rendendo così necessaria l'integrazione di nuovi elementi all'interno della squadra per seguire l'accresciuta mole di lavoro.;<ref Entrarononame=":13" così/><ref name=":15" /> entrarono perciò a far parte del pool altri tre giudici istruttori: Ignazio De Francisci, [[Gioacchino Natoli]] e Giacomo Conte.<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2007/10/26/con-falcone-si-rispettavano-le-regole-ora.html|titolo=Con Falcone si rispettavano le regole ora il pool antimafia non esiste più - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|accesso=17 gennaio 2022}}</ref>
 
=== LaL'elezione di Meli e la fine del ''"pool''" ===
Caponnetto si apprestava a lasciare l'incarico per ragioni di salute, e raggiunti limiti di età. Alla sua sostituzione vennero candidati Falcone, e [[Antonino Meli]]. NelIl 19 settembregennaio [[19871988]], dopo una discussa votazione, il [[Consiglio Superiore della Magistratura]] nominò Meli.<ref> Dalla parte di Meli si schierò inaspettatamente Vincenzo Geraci (che aveva partecipato alle indagini del pool antimafia ed era diventato membro togato del Csm per la corrente ''[http://digilander.libero.it/inmemoria/falcone_meli.htm[Magistratura indipendente]</ref>]''), mentre, Aa favore di Falcone, votò anche il futuro [[Procuratore della Repubblica]] di Palermo, [[Gian Carlo Caselli]], in dissenso con la corrente di ''[[Magistratura Democratica]]'' cui apparteneva.<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1989/04/01/quando-la-guerra-tra-meli-falcone-spacco.html|titolo=QUANDO LA GUERRA TRA MELI E FALCONE SPACCO' IN DUE IL MONDO DELLA GIUS - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=27 gennaio 2022}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://palermo.repubblica.it/cronaca/2014/11/16/news/e_morto_il_giudice_meli_il_csm_lo_prefer_a_falcone_come_consigliere_istruttore-100691519/|titolo=È morto il giudice Meli: il Csm lo preferì a Falcone come consigliere istruttore|sito=la Repubblica|data=16 novembre 2014|lingua=it|accesso=27 gennaio 2022}}</ref>
 
La scelta di Meli, generalmente motivata in base alla mera anzianità di servizio, piuttosto che alla maggiore competenza effettivamente maturata da Falcone, innescò amare polemiche, e venne interpretata come una possibile rottura dell'azione investigativa, inoltre rese Falcone un bersaglio molto più facile per la mafia, perché la sua sconfitta aveva dimostrato che effettivamente non era stimato come si credeva; Borsellino stesso aveva lanciato a più riprese l'allarme a mezzo stampa, rischiando conseguenze disciplinari; esternazioni che di fatto non sortirono alcun effetto.<ref name=":13" />
 
Meli si insedia nel gennaio 1988 e finisce con lo smantellare il metodo di lavoro intrapreso, riportandolo indietro di un decennio. Da qui in poi Falcone e i suoi dovettero fronteggiare un numero sempre crescente di ostacoli alla loro attività. [[Cosa nostra]] intanto assassinò l'ex sindaco di Palermo [[Giuseppe Insalaco]] (che abitava nello stesso stabile del giudice in [[via Notarbartolo]]<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1984/10/17/la-mafia-avverte-ex-sindaco.html|titolo=LA MAFIA AVVERTE L'EX SINDACO - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=8 febbraio 2022}}</ref>), il quale tre anni prima aveva denunciato alla [[Commissione Antimafia]] e a Falcone stesso<ref>{{Cita web|url=https://palermo.repubblica.it/cronaca/2016/01/15/news/un_documentario_per_raccontare_giuseppe_insalaco_il_sindaco_dei_cento_giorni_ucciso_dalla_mafia-131325715/|titolo=Un documentario per raccontare Giuseppe Insalaco, il sindaco dei cento giorni ucciso dalla mafia|sito=la Repubblica|data=15 gennaio 2016|lingua=it|accesso=8 febbraio 2022}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1985/03/30/insalaco-ai-giudici-ora-vi-dico-io.html|titolo=INSALACO AI GIUDICI: 'ORA VI DICO IO CHI SONO I MAFIOSI' - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=11 febbraio 2022}}</ref> le pressioni subite da parte di [[Vito Ciancimino]] e del conte [[Arturo Cassina]] durante il suo mandato,<ref>{{Cita web|url=https://archivio.unita.news/assets/derived/1988/01/16/issue_full.pdf|titolo=«Attenti ai Cavalieri del Sepolcro»|autore=Saverio Lodato|editore=L'Unità|data=16 gennaio 1988|p=5}}</ref> e la delicata indagine su questo ennesimo "delitto politico" venne condotta dai sostituti procuratori Ayala e Di Pisa e poi passò direttamente a Falcone.<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1989/11/02/il-delitto-insalaco-episodio-chiave.html|titolo='IL DELITTO INSALACO È L'EPISODIO CHIAVE' - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=8 febbraio 2022}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1989/11/03/misteri-del-delitto-insalaco.html|titolo=I MISTERI DEL DELITTO INSALACO - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=8 febbraio 2022}}</ref> Tempo dopo, i due membri del pool Di Lello e Conte si dimisero in polemica con Meli.<ref name=":15">{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1991/03/01/un-altro-magistrato-lascia-palermo-giacomo-conte.html|titolo=UN ALTRO MAGISTRATO LASCIA PALERMO GIACOMO CONTE DAL POOL ANTICLAN A G - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=27 febbraio 2022}}</ref> Non ultimo, persino la [[Corte suprema di cassazione|Cassazione]] sconfessò l'unitarietà delle indagini in fatto di mafia affermata da Falcone, dando ragione a Meli in ben due occasioni: la prima, nel caso del cosiddetto "''blitz delle [[Madonie]]''", un'inchiesta che aveva portato all'arresto di numerosi mafiosi e amministratori corrotti nella zona tra [[Termini Imerese]] e [[San Mauro Castelverde]], che i giudici del pool avevano avocato a sé in base al principio dell'unicità di Cosa Nostra (il cosiddetto ''teorema Buscetta'') mentre Meli reputava che l'inchiesta dovesse essere affidata ai magistrati di Termini Imerese, competenti per territorio;<ref name=":0">{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1990/06/28/vado-via-in-punta-di-piedi-meli.html|titolo='VADO VIA IN PUNTA DI PIEDI' MELI È ANDATO IN PENSIONE - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=24 luglio 2021}}</ref> la seconda, nel caso dell'indagine nata dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia [[Antonino Calderone]], la quale coinvolgeva numerosi indagati di diverse province siciliane, che Meli riteneva dovesse essere divisa in tante inchieste da affidare alle Procure competenti per territorio.<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1989/03/11/smembrata-inchiesta-calderone.html|titolo=SMEMBRATA L'INCHIESTA CALDERONE - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=24 luglio 2021}}</ref>
Meli si insedia nel gennaio [[1988]] e finisce con lo smantellare il metodo di lavoro intrapreso, riportandolo indietro di un decennio. Da qui in poi Falcone e i suoi dovettero fronteggiare un numero sempre crescente di ostacoli alla loro attività. La mafia intanto non ha abbassato la guardia, e uccide l'ex sindaco di Palermo [[Giuseppe Insalaco]], che aveva denunciato le pressioni subite da [[Vito Ciancimino]] durante il suo mandato. Tempo dopo, i due membri del pool Di Lello e Conte si dimisero polemicamente. Non ultimo, persino la Cassazione sconfessò l'unitarietà delle indagini in fatto di mafia affermata da Falcone.
 
Il 30 luglio, a seguito delle polemiche innescate dalla famosa intervista in cui Borsellino denunciava lo smantellamento del pool,<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1988/07/20/lo-stato-si-arreso-del-pool.html|titolo='LO STATO SI È ARRESO DEL POOL ANTIMAFIA SONO RIMASTE MACERIE' - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=6 aprile 2022}}</ref> Falcone richiese addirittura di essere destinato a un altro ufficio ma infine ritirò questa richiesta.<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1989/06/22/breve-storia-di-un-pool-antimafia.html|titolo=BREVE STORIA DI UN POOL ANTIMAFIA - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=19 gennaio 2022}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.csm.it/web/csm-internet/aree-tematiche/per-non-dimenticare/paolo-borsellino/-/journal_content/56_INSTANCE_DLCdNq1Rx2gh/21768/1944693?p_p_state=pop_up&_56_INSTANCE_DLCdNq1Rx2gh_titolo=Il+%22disarmo%22+dell%27antimafia%3A+la+denuncia+pubblica+di+Borsellino&_56_INSTANCE_DLCdNq1Rx2gh_page=1&_56_INSTANCE_DLCdNq1Rx2gh_viewMode=print|titolo=Paolo Borsellino
Il 30 luglio Falcone richiese addirittura di essere destinato a un altro ufficio, e Meli, ormai in aperto contrasto con Falcone, come predetto da Borsellino, sciolse ufficialmente il pool. Un mese dopo, Falcone ebbe l'ulteriore amarezza di vedersi preferito Domenico Sica alla guida dell'[[Alto Commissariato per la lotta alla Mafia]]. Nonostante gli avvenimenti, tuttavia, Falcone proseguì ancora una volta il suo straordinario lavoro, realizzando un'importante operazione antidroga in collaborazione con [[Rudolph Giuliani]], allora procuratore distrettuale di [[New York]].
Il "disarmo" dell'antimafia: la denuncia pubblica di Borsellino|sito=Consiglio Superiore della Magistratura|curatore=Antonio Ardituro|urlmorto=sì}}</ref> Un mese dopo, ebbe l'ulteriore amarezza di vedersi preferito [[Domenico Sica]] alla guida dell'[[Alto Commissariato per la lotta alla Mafia]].<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1988/08/06/falcone-bocciato-da-siciliani.html|titolo=FALCONE BOCCIATO DA 4 SICILIANI - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=19 gennaio 2022}}</ref> Le ostilità ripresero nel novembre successivo, quando Meli, davanti ad una delegazione della [[Commissione parlamentare antimafia|Commissione Parlamentare Antimafia]] giunta a Palermo, denunciò un presunto abbassamento della guardia proprio da parte del ''pool'' antimafia (in particolare nei confronti di Falcone) che non aveva emesso un mandato di cattura nei confronti del potente imprenditore catanese [[Carmelo Costanzo]], accusato da Calderone di collusione con la mafia;<ref>{{Cita web|url=https://archivio.unita.news/assets/main/1988/11/08/page_010.pdf|titolo=L'accusa di Meli alla Procura: «Dovevate incriminare i Costanzo»|autore=Francesco Vitale|editore=L'Unità|data=8 novembre 1988}}</ref> Falcone spiegò in seguito che tale misura non venne presa perché stava convincendo Costanzo a collaborare con lui ma il suo arresto, disposto da Meli scavalcando il ''pool'', bloccò ogni dialogo.<ref>{{Cita web|url=http://www1.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/1996/05/22/Cronaca/FALCONE-AVEVA-SCOPERTO-TANGENTOPOLI-MA-FU-BLOCCATO_151500.php|titolo=FALCONE: AVEVA SCOPERTO TANGENTOPOLI, MA FU BLOCCATO|accesso=19 gennaio 2022}}</ref> Meli, ormai in aperto contrasto con Falcone, come predetto da Borsellino, sciolse ufficialmente il ''pool'' poiché ormai buona parte dei suoi componenti aveva preferito dimettersi e dedicarsi ad altri incarichi.<ref>{{Cita libro|nome=Giovanni|cognome=Falcone|titolo=La posta in gioco|url=https://books.google.it/books?id=o8kaDvHt0rAC&pg=PT262&lpg=PT262&dq=carmelo+costanzo+Falcone+meli+pool+archivio+repubblica&source=bl&ots=x1oGPgHze2&sig=ACfU3U1x8gDl6hOH42X3tr6eP8LtTzeeCA&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwjUypncuL31AhW1RvEDHb_4A-k4FBDoAXoECBwQAg#v=onepage&q=carmelo%20costanzo%20Falcone%20meli%20pool%20archivio%20repubblica&f=false|accesso=19 gennaio 2022|data=31 maggio 2011|editore=Bur|lingua=it|ISBN=978-88-586-1353-5}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/05/23/voi-falsi-amici-di-giovanni.html|titolo=' VOI, FALSI AMICI DI GIOVANNI...' - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=2 marzo 2022}}</ref> Inoltre la figura del [[giudice istruttore]] stava per essere soppressa dalla riforma del [[Codice di procedura penale (Italia)|codice di procedura penale]] voluta dall'allora Ministro della Giustizia [[Giuliano Vassalli]].<ref name=":13" /> Nonostante gli avvenimenti, tuttavia, Falcone proseguì ancora una volta il suo straordinario lavoro, realizzando l'importante operazione antidroga "''Iron Tower''" in collaborazione con [[Rudolph Giuliani]], allora procuratore distrettuale di New York, che colpì nuovamente le famiglie Gambino e Inzerillo coinvolte nel traffico di eroina.<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1988/12/02/iron-tower-operazione-conclusa.html|titolo='IRON TOWER, OPERAZIONE CONCLUSA' - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=25 luglio 2021}}</ref>
 
=== Il fallito attentato dell'Addaura e la vicenda del "corvo" ===
{{Vedi anche|Attentato dell'Addaura}}
[[File:Palazzo di Giustizia ridotto (Palermo).jpg|thumb|left|Il [[Palazzo di Giustizia (Palermo)|Palazzo di Giustizia di Palermo]], ribattezzato "''Palazzo dei veleni''" a causa del clima di ostilità nei confronti di Falcone e del pool antimafia.]]
Il 21 giugno [[1989]], Falcone divenne obiettivo di un attentato presso la villa al mare affittata per le vacanze, comunemente detto [[attentato dell'Addaura]]: alcuni mafiosi piazzarono un borsone con cinquantotto candelotti di tritolo in mezzo agli scogli, a pochi metri dalla villa affittata dal giudice, che stava per ospitare i colleghi [[Carla del Ponte]] e Claudio Lehmann. Il piano era probabilmente quello di assassinare il giudice allorché fosse sceso dalla villa sulla spiaggia per fare il bagno, ma l'attentato fallì. Inizialmente venne ritenuto che i killer non fossero riusciti a far esplodere l'ordigno a causa di un [[detonatore]] difettoso, dandosi quindi alla fuga e abbandonando il borsone.<ref>{{Cita news|url=http://www.ipezzimancanti.it/download/Cassazione%20Addaura|titolo=Sentenza della Corte di Cassazione sul processo per l'attentato all'Addaura}}</ref>
Il 21 giugno [[1989]], Falcone divenne obiettivo di un attentato presso la villa al mare affittata per le vacanze, comunemente detto [[attentato dell'Addaura]]: alcuni mafiosi piazzarono un borsone con cinquantotto candelotti di tritolo in mezzo agli scogli, a pochi metri dalla villa affittata dal giudice, che stava per ospitare i colleghi svizzeri [[Carla Del Ponte]] e Claudio Lehmann. Il piano era probabilmente quello di assassinare il giudice allorché fosse sceso dalla villa sulla spiaggia per fare il bagno, ma l'attentato fallì. Inizialmente venne ritenuto che i killer non fossero riusciti a far esplodere l'ordigno a causa di un [[detonatore]] difettoso, dandosi quindi alla fuga e abbandonando il borsone.<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1989/06/22/doveva-morire-alle-sulla-scogliera.html|titolo=DOVEVA MORIRE ALLE 8 SULLA SCOGLIERA - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=21 gennaio 2022}}</ref>
 
Falcone, in occasione di una famosa intervista resa al giornalista [[Saverio Lodato]], dichiarò al riguardo che a volere la sua morte si trattavaera probabilmente di qualcuno che intendeva bloccarne l'inchiesta sul riciclaggio in corso, parlando inoltre di "''menti raffinatissime''", e teorizzando la collusione tra soggetti occulti e criminalità organizzata.: Espressioniespressioni in cui molti lessero i servizi segreti deviati.<ref>{{Cita news|autore=Saverio Lodato|titolo=Nella villa sul mare di Falcone: «Stesso copione, sono solo come Dalla Chiesa»|pubblicazione=L'Unità|data=10 luglio 1989}}</ref> Il giudice, in privato, si manifestò sospettando di [[Bruno Contrada]], funzionario del [[SISDE]] che aveva costruito la sua carriera al fianco di [[Boris Giuliano]]. Contrada verrà poi arrestato e condannato in primo grado a dieci anni di carcere per concorso esterno in [[associazione mafiosa]], sentenza poi confermata in Cassazione.<ref>{{cita news|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1994/09/28/contrada-voleva-uccidere-falcone.html?ref=search|titolo=Contrada voleva uccidere Falcone|pubblicazione=la Repubblica|autore=Attilio Bolzoni|accesso=12 gennaio 2014|data=28 settembre 1994|p=23}}</ref>
 
Ma, nello stesso periodo, al Palazzo di Giustizia di Palermo aveva preso corpo anche la nota vicenda del "corvo": una serie di lettere anonime (di cui un paio addirittura composte su carta intestata della [[Criminalpol]]<ref name=":10">{{Cita web|url=https://palermo.repubblica.it/cronaca/2016/01/04/news/alberto_di_pisa_non_ero_il_corvo_di_palermo_qualcuno_voleva_fermarmi_-130605879/|titolo=Alberto Di Pisa: "Non ero il corvo di Palermo, qualcuno voleva fermarmi"|sito=la Repubblica|data=4 gennaio 2016|lingua=it|accesso=21 gennaio 2022}}</ref>), che diffamarono il giudice e i colleghi [[Giuseppe Ayala]], [[Pietro Giammanco]], Giuseppe Prinzivalli piùed altri, come il Capo della [[Polizia di Stato]], [[Vincenzo Parisi]], e importanti investigatori come [[Gianni De Gennaro]] e [[Antonio Manganelli]]. In esse Falcone veniva millantatocalunniato soprattutto con l'accusa di avere "pilotato" il ritorno di un [[pentito]], [[Totuccio Contorno]], al fine di sterminare i corleonesiCorleonesi, storici nemici della sua famiglia.<ref name=":11">{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1999/11/02/la-lunga-stagione-dei-veleni-cinque-lettere.html|titolo=La lunga stagione dei veleni cinque lettere e un Corvo - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=21 gennaio 2022}}</ref>
 
I fatti descritti venivano presentati da più parti come movente della morte di Falcone per opera dei corleonesiCorleonesi, i quali avrebbero organizzato il poi fallito attentato come vendetta per il rientro di Contorno.<ref>{{Cita Iweb|url=http://www.brunocontrada.info/doc/Vol8.doc|titolo=ATTO contenutidi IMPUGNAZIONE, particolarmente ben dettagliati sulle presunte coperture del Contorno e gli accadimenti allnell'internointeresse del tribunale,dr. furonoBruno alimentati ad arte sino a destare notevole inquietudine negli ambienti giudiziariContrada, tantoavverso chela nellosentenza stesso ambiente degli informatori di polizia queste missive vennero attribuite a un "corvo", ossia un magistrato.n°338/96
del Tribunale di Palermo - Sezione V.|volume=Vol. VIII. Capitolo VI: La vicenda Tognoli}}</ref> I contenuti, particolarmente ben dettagliati sulle presunte coperture del Contorno e gli accadimenti all'interno del tribunale, furono alimentati ad arte sino a destare notevole inquietudine negli ambienti giudiziari, tanto che nello stesso ambiente degli informatori di polizia queste missive vennero attribuite a un "corvo", ossia un magistrato<ref name=":10" />. Sebbene sul momento la stampa non lo spiegasse apertamente al grande pubblico, infatti, tra gli esperti di "cose di cosa nostra" (come Falcone) era risaputo che, nel linguaggio mafioso, tale appellativo designasse proprio i magistrati (dalla toga nera che indossano in udienza);<ref name=":9" /> le missive avrebbero così inteso insinuare la certezza che in realtà il pool operasse al di fuori dalle regole, immerso tra invidie, concorrenze e gelosie professionali.<ref>{{Cita web|url=https://palermo.repubblica.it/cronaca/2019/09/27/news/quando_falcone_fini_sotto_accusa_per_il_ritorno_del_pentito_contorno_in_sicilia_l_antimafia_pubblica_i_verbali-237095533/|titolo=Quando Falcone finì sotto accusa per il ritorno del pentito Contorno in Sicilia. L’Antimafia pubblica i verbali|sito=la Repubblica|data=27 settembre 2019|lingua=it|accesso=21 gennaio 2022}}</ref>
 
Gli accertamenti per individuare gli effettivi responsabili portarono alla condanna in primo grado per diffamazione del giudice [[Alberto Di Pisa]], identificato grazie a dei rilievi dattiloscopici. Le impronte digitali raccolte con un artificio dall'Alto commissario [[Domenico Sica]] furono però dichiarate processualmente inutilizzabili, oltre a lasciare dubbi sulla loro validità probatoria (sia il bicchiere di carta su cui erano state prelevate le impronte, sia l'anonimo con cui furono confrontate, erano alquanto deteriorati)<ref name=":11" />. Sica affermò che il nome di Di Pisa come possibile autore delle lettere anonime gli fu fatto per la prima volta dallo stesso Falcone, circostanza subito smentita dal magistrato.<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1990/09/25/impronta-che-devasto-antimafia.html|titolo=L' IMPRONTA CHE DEVASTO' L'ANTIMAFIA - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=3 febbraio 2022}}</ref> Una settimana dopo il fallito attentato, il Csm decise la nomina di Falcone a [[procuratore aggiunto]] presso la [[Procura della Repubblica]] di Palermo.<ref name=":0" /> Di Pisa, che tre mesi dopo davanti al Csm avrebbe mosso gravi rilievi sull'operato dello stesso Falcone e sulla gestione dei pentiti Buscetta e Contorno,<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1989/09/28/il-corvo-vola-ancora-su-palermo.html|titolo=IL CORVO VOLA ANCORA SU PALERMO - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=24 luglio 2021}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1989/09/19/di-pisa-spara-zero-contro-tutti.html|titolo=DI PISA SPARA A ZERO CONTRO TUTTI - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=24 gennaio 2022}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1989/10/13/falcone-il-corvo-di-palermo.html|titolo=FALCONE E IL CORVO DI PALERMO - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=24 gennaio 2022}}</ref> verrà poi assolto in Appello per non aver commesso il fatto.<ref name=":10" /><ref>Anche se al suo dossier difensivo al CSM il sostituto procuratore Ayala fa discendere un ulteriore elemento di delegittimazione del pool antimafia, cioè gli addebiti deontologici che portarono al suo trasferimento per incompatibilità ambientale: Giuseppe Ayala, ''Chi ha paura muore ogni giorno'', Mondadori 2008.</ref>
Sebbene sul momento la stampa non lo spiegasse apertamente al grande pubblico, infatti, tra gli esperti di "cose di cosa nostra" (come Falcone) era risaputo che, nel linguaggio mafioso, tale appellativo designasse proprio i magistrati (dalla toga nera che indossano in udienza); le missive avrebbero così inteso insinuare la certezza che in realtà il pool operasse al di fuori dalle regole, immerso tra invidie, concorrenze e gelosie professionali.
 
=== Le critiche e la "stagione dei veleni" ===
Gli accertamenti per individuare gli effettivi responsabili portarono alla condanna in primo grado per diffamazione del giudice Alberto Di Pisa, identificato grazie a dei rilievi dattiloscopici. Le impronte digitali - raccolte con un artificio dal magistrato inquirente - furono però dichiarate processualmente inutilizzabili, oltre a lasciare dubbi sulla loro validità probatoria (sia il bicchiere di carta su cui erano state prelevate le impronte, sia l'anonimo con cui furono confrontate, erano alquanto deteriorati).
[[File:Giovannifalcone.jpg|thumb|Primo piano di Giovanni Falcone.]]
Nell'agosto [[1989]] cominciò a collaborare coi magistrati anche il mafioso catanese Giuseppe Pellegriti, fornendo preziose informazioni sull'omicidio del giornalista [[Giuseppe Fava]], e rivelando al [[pubblico ministero]] [[Libero Mancuso]] di essere venuto a conoscenza, tramite il boss [[Nitto Santapaola]], di fatti inediti sul ruolo del politico [[Salvo Lima]] negli omicidi di [[Piersanti Mattarella]] e [[Pio La Torre]]. Mancuso informò subito Falcone, che interrogò il [[pentito]] a sua volta, e, dopo due mesi di indagini, lo incriminò insieme ad [[Angelo Izzo]], spiccando nei loro confronti due mandati di cattura per calunnia (poi annullati dal Tribunale della libertà in quanto essi erano già in carcere). Pellegriti, dopo l'incriminazione, ritrattò, attribuendo a Izzo di essere l'ispiratore delle accuse.<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1990/05/27/datemi-le-registrazioni.html|titolo='DATEMI LE REGISTRAZIONI' - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=17 gennaio 2022}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1989/10/06/un-grande-imbroglio-nato-dietro-le-sbarre.html|titolo=UN GRANDE IMBROGLIO NATO DIETRO LE SBARRE - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=4 febbraio 2022}}</ref>
 
Lima e la corrente di [[Giulio Andreotti]] erano disprezzati dal sindaco di Palermo [[Leoluca Orlando]] e da tutto il movimento antimafia, per cui l'incriminazione di Pellegriti venne vista come una sorta di cambiamento di rotta del giudice dopo il fallito attentato, tanto che ricevette nuove e dure critiche al suo operato da parte di esponenti come [[Carmine Mancuso]], [[Alfredo Galasso]] e in maniera minore anche da [[Nando dalla Chiesa]], figlio del compianto generale, come ricordato anche da [[Gerardo Chiaromonte]], presidente della [[Commissione Antimafia|Commissione Parlamentare Antimafia]] dal 1988 al [[1992]], il quale scriverà poi, in riferimento al fallito attentato all'Addaura contro Falcone: «''I seguaci di Orlando sostennero che era stato lo stesso Falcone a organizzare il tutto per farsi pubblicità e per rafforzare la sua candidatura a procuratore aggiunto a Palermo''<ref>{{Cita libro|autore=Gerardo Chiaromonte|titolo=I miei anni all'antimafia|annooriginale=1996}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.ilgiornale.it/news/mafia-antimafia-duello-devastante-l-unione.html|titolo=Mafia-antimafia, duello devastante per l’Unione|sito=ilGiornale.it|data=9 novembre 2005|lingua=it|accesso=4 febbraio 2022}}</ref>».
Una settimana dopo il fallito attentato, il C.S.M. decise la nomina di Falcone a procuratore aggiunto presso la Procura della Repubblica. Di Pisa, che tre mesi dopo davanti al C.S.M. avrebbe mosso gravi rilievi allo stesso Falcone sia sulla gestione dei pentiti sia sull'operato, verrà poi assolto in Appello per non aver commesso il fatto.<ref>Anche se al suo dossier difensivo al CSM il sostituto procuratore Ayala fa discendere un ulteriore elemento di delegittimazione del pool antimafia, cioè gli addebiti deontologici che portarono al suo trasferimento per incompatibilità ambientale: Giuseppe AYALA: Chi ha paura muore ogni giorno – Mondadori 2008.</ref>
 
Ai primi di dicembre del 1989, le dichiarazioni del nuovo collaboratore di giustizia [[Francesco Marino Mannoia]] (ex mafioso palermitano, braccio destro del ''boss'' [[Stefano Bontate]] ed esperto nella raffinazione di [[eroina]]) raccolte da Falcone produssero un blitz con quattordici mandati di cattura e cinquanta [[Avviso di garanzia|avvisi di garanzia]] eseguiti tra Palermo, Roma e [[Napoli]].<ref>{{Cita web|url=https://archivio.unita.news/assets/main/1989/12/05/page_011.pdf|titolo=Finalmente trema la nuova mafia|autore=Saverio Lodato|editore=L'Unità|data=5 dicembre 1989}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1989/12/06/ecco-gli-orrori-di-palermo.html|titolo='ECCO GLI ORRORI DI PALERMO' - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=2 febbraio 2022}}</ref> Nel gennaio [[1990]], Falcone coordinò un'altra importante inchiesta insieme all'FBI, che portò all'arresto di trafficanti di droga colombiani e siciliani legati alle potenti famiglie Madonia e Galatolo di [[Resuttana-San Lorenzo|Resuttana]].<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1990/02/23/palermo-chiama-medellin.html|titolo=PALERMO CHIAMA MEDELLIN - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=19 luglio 2021}}</ref> Ma a maggio riesplose, violentissima, la polemica, allorquando Orlando interviene alla seguitissima trasmissione televisiva di [[Rai 3]] ''[[Samarcanda (programma televisivo)|Samarcanda]]'', dedicata all'omicidio di [[Giovanni Bonsignore]], scagliandosi contro Falcone che, a suo dire, avrebbe "''tenuto chiusi nei cassetti''" della Procura una serie di documenti riguardanti i cosiddetti "delitti politici" siciliani (gli omicidi di [[Michele Reina]], di [[Piersanti Mattarella]], di [[Pio La Torre]] e del suo autista [[Rosario Di Salvo]]).<ref>{{cita web|url=http://www.fondazionefalcone.it/a_istituzionale/c_falco.htm|titolo=Giovanni Falcone - Biografia|editore=Fondazione Falcone|accesso=18 luglio 2010|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090801124730/http://www.fondazionefalcone.it/a_istituzionale/c_falco.htm}}</ref> Le accuse erano indirizzate anche verso il giudice [[Roberto Scarpinato]], oltre al procuratore [[Pietro Giammanco]], ritenuto vicino ad Andreotti. Si asserirono responsabilità politiche che trascendevano le decisioni della "Cupola" mafiosa (il cosiddetto "terzo livello") ma Falcone dissentì sostanzialmente da queste conclusioni sostenendo, come sempre, la necessità di prove certe e bollando simili affermazioni come "cinismo politico". Rivolto direttamente a Orlando, nel corso di un'intervista al quotidiano ''[[La Repubblica (quotidiano)|La Repubblica]]'', dirà: "''Questo è un modo di far politica attraverso il sistema giudiziario che noi rifiutiamo. Se il sindaco di Palermo sa qualcosa, faccia nomi e cognomi, citi i fatti, si assuma le responsabilità di quel che ha detto. Altrimenti taccia: non è lecito parlare in assenza degli interessati''".<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1990/05/20/nomi-altrimenti-stia-zitto.html|titolo='I NOMI, ALTRIMENTI STIA ZITTO...' - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=17 gennaio 2022}}</ref><ref>{{Cita news|autore=|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/10/21/quando-cossiga-convoco-le-toghe-di-sicilia.html|titolo=Quando Cossiga convocò le toghe di sicilia|pubblicazione=[[La Repubblica (quotidiano)|La Repubblica]]|data=21 ottobre 1993|p=4|accesso=24 gennaio 2010}}</ref> La polemica ha continuato ad alimentarsi anche dopo la morte di Falcone; in particolare, la sorella Maria Falcone in un collegamento telefonico con il programma radiofonico ''Mixer'' ha accusato Orlando di aver infangato suo fratello: «''hai infangato il nome, la dignità e l'onorabilità di un giudice che ha sempre dato prova di essere integerrimo e strenuo difensore dello Stato contro la mafia [...] lei ha approfittato di determinati limiti dei procedimenti giudiziari, per fare, come diceva Giovanni, politica attraverso il sistema giudiziario''».<ref>{{Cita news|titolo=Maria Falcone a Orlando: ha infangato mio fratello|url=http://archiviostorico.corriere.it/1993/gennaio/26/Maria_Falcone_Orlando_infangato_mio_co_0_9301267422.shtml|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130118054805/http://archiviostorico.corriere.it/1993/gennaio/26/Maria_Falcone_Orlando_infangato_mio_co_0_9301267422.shtml|accesso=6 gennaio 2013|data=26 gennaio 1993|pubblicazione=Corriere della Sera|urlmorto=sì}}</ref> In un'intervista a ''Klauscondicio'', Leoluca Orlando ha dichiarato di non essersi pentito riguardo alle accuse che rivolse a Falcone.<ref>{{Youtube|id=p_tex_ZOCuw|titolo=Orlando: Frasi su Falcone? Non mi pento|accesso=28 novembre 2015|data=18 luglio 2008|}}</ref>
=== Le critiche e la ''stagione dei veleni'' ===
Nell'agosto [[1989]] cominciò a collaborare coi magistrati anche il mafioso Giuseppe Pellegriti, fornendo preziose informazioni sull'omicidio del giornalista [[Giuseppe Fava]], e rivelando al [[pubblico ministero]] [[Libero Mancuso]] di essere venuto a conoscenza, tramite il boss [[Nitto Santapaola]], di fatti inediti sul ruolo del politico [[Salvo Lima]] negli omicidi di [[Piersanti Mattarella]] e [[Pio La Torre]]. Mancuso informò subito Falcone, che interrogò il [[pentito]] a sua volta, e, dopo due mesi di indagini, lo incriminò insieme ad [[Angelo Izzo]], spiccando nei loro confronti due mandati di cattura per calunnia (poi annullati dal Tribunale della libertà in quanto essi erano già in carcere). Pellegriti, dopo l'incriminazione, ritrattò, attribuendo a Izzo di essere l'ispiratore delle accuse.
 
Sempre nel maggio 1990, Falcone collaborò con il sostituto procuratore di Milano [[Ilda Boccassini]] nell'indagine denominata [[Duomo Connection]] che aveva come oggetto l'infiltrazione [[Mafia|mafiosa]] in [[Lombardia]].<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1990/05/31/aste-fallimenti-finti-per-riciclare-nord-il.html|titolo=ASTE E FALLIMENTI FINTI PER RICICLARE A NORD IL DENARO MAFIOSO - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=17 gennaio 2022}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1990/05/18/milano-gli-affari-della-mafia-spa.html|titolo=MILANO, GLI AFFARI DELLA MAFIA SPA - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=17 gennaio 2022}}</ref>
Lima e la corrente di [[Giulio Andreotti]], erano disprezzati dal sindaco di Palermo, [[Leoluca Orlando]], e da tutto il movimento antimafia, e l'incriminazione di Pellegriti venne vista come una sorta di cambiamento di rotta del giudice dopo il fallito attentato, tanto che ricevette nuove e dure critiche al suo operato da parte di esponenti come [[Carmine Mancuso]], [[Alfredo Galasso]] e in maniera minore anche da [[Nando Dalla Chiesa]], figlio del compianto generale. [[Gerardo Chiaromonte]], presidente della [[Commissione Antimafia]], scriverà poi, in riferimento al fallito attentato all'Addaura contro Falcone: «I seguaci di Orlando sostennero che era stato lo stesso Falcone a organizzare il tutto per farsi pubblicità».
 
Nel giugno dello stesso anno, fece arrestare nuovamente l'ex sindaco [[Vito Ciancimino]] insieme ad alcuni imprenditori e funzionari delle [[aziende municipalizzate]] con l'accusa di manovrare da dietro le quinte gli [[Appalto pubblico|appalti]] banditi dal Comune di Palermo nonostante la svolta legalitaria voluta dal sindaco Orlando:<ref name=":02">{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1990/06/06/la-seconda-volta-di-ciancimino.html|titolo=LA SECONDA VOLTA DI CIANCIMINO|autore=[[Attilio Bolzoni]]|editore=[[la Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]]|data=6 giugno 1990|accesso=11 ottobre 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160306013542/http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1990/06/06/la-seconda-volta-di-ciancimino.html|urlmorto=no}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://archivio.unita.news/assets/main/1990/06/06/page_003.pdf|titolo=Manette per Vito Ciancimino|autore=Saverio Lodato|editore=L'Unità|data=6 giugno 1990}}</ref> infatti il 15 ottobre del 1991, nel corso di un'audizione davanti al [[Consiglio superiore della magistratura|CSM]], Falcone affermò che le accuse nei suoi confronti da parte di Orlando erano sicuramente dovute a queste sue ultime indagini.<ref>{{Cita web|url=https://www.csm.it/documents/21768/1909111/26%2Bverbale%2Bprima%2Bcommissione%2B15%2Bottobre%2B1991.pdf|titolo=Testo integrale dell'audizione di GIOVANNI FALCONE dinanzi la prima commissione referente del CSM, in data 15 ottobre 1991|accesso=16 maggio 2023|dataarchivio=11 febbraio 2023|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20230211092057/https://www.csm.it/documents/21768/1909111/26+verbale+prima+commissione+15+ottobre+1991.pdf|urlmorto=sì}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/04/14/ma-fu-vera-primavera.html|titolo=MA FU VERA ' PRIMAVERA' ? - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=1993-04-14|lingua=it|accesso=2023-05-16}}</ref>
Nel gennaio '90, Falcone coordina un'altra importante inchiesta che porta all'arresto di trafficanti di droga colombiani e siciliani. Ma a maggio riesplose, violentissima, la polemica, allorquando Orlando interviene alla seguitissima trasmissione televisiva di [[Rai 3]], [[Samarcanda (programma televisivo)|Samarcanda]] dedicata all'omicidio di [[Giovanni Bonsignore]], scagliandosi contro Falcone, che, a suo dire, avrebbe "tenuto chiusi nei cassetti" una serie di documenti riguardanti i delitti eccellenti della mafia.<ref>{{cita web|url=http://www.fondazionefalcone.it/a_istituzionale/c_falco.htm|titolo=Giovanni Falcone - Biografia|editore=Fondazione Falcone|accesso=18 luglio 2010}}</ref> Le accuse erano indirizzate anche verso il giudice [[Roberto Scarpinato]], oltre al procuratore [[Pietro Giammanco]], ritenuto vicino ad Andreotti. Si asseriscono responsabilità politiche alle azioni della cupola mafiosa (il cosiddetto "terzo livello") ma Falcone dissente sostanzialmente da queste conclusioni, sostenendo, come sempre, la necessità di prove certe e bollando simili affermazioni come "cinismo politico". Rivolto direttamente a Orlando, dirà: "Questo è un modo di far politica attraverso il sistema giudiziario che noi rifiutiamo. Se il sindaco di Palermo sa qualcosa, faccia nomi e cognomi, citi i fatti, si assuma le responsabilità di quel che ha detto. Altrimenti taccia: non è lecito parlare in assenza degli interessati".<ref>{{Cita news|autore=|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/10/21/quando-cossiga-convoco-le-toghe-di-sicilia.html|titolo=Quando Cossiga convocò le toghe di sicilia|pubblicazione=[[La Repubblica]] |data=21 ottobre 1993|p=4|accesso=24 gennaio 2010}}</ref>
La polemica ha continuato ad alimentarsi anche dopo la morte del giudice Falcone. In particolare, la sorella Maria Falcone in un collegamento telefonico con il programma radiofonico "Mixer" ha accusato [[Leoluca Orlando]] di aver infangato suo fratello, « hai infangato il nome, la dignità e l'onorabilità di un giudice che ha sempre dato prova di essere integerrimo e strenuo difensore dello Stato contro la mafia [...] lei ha approfittato di determinati limiti dei procedimenti giudiziari, per fare, come diceva Giovanni, politica attraverso il sistema giudiziario».<ref>{{Cita news|titolo=Maria Falcone a Orlando: ha infangato mio fratello|url=http://archiviostorico.corriere.it/1993/gennaio/26/Maria_Falcone_Orlando_infangato_mio_co_0_9301267422.shtml|accesso=6 gennaio 2013|data=26 gennaio 1993|pubblicazione=Corriere della Sera}}</ref> In un'intervista a Klauscondicio, Leoluca Orlando ha dichiarato di non essersi pentito riguardo alle accuse che rivolse a Falcone.
 
Nello stesso periodo, condusse anche, insieme al capitano dell'[[Arma dei Carabinieri]] [[Angelo Jannone]] (allora in servizio a [[Corleone]]), delle indagini finalizzate alla ricerca del latitante [[Salvatore Riina|Totò Riina]], autorizzando la collocazione di microspie presso le abitazioni di alcuni familiari e presso lo studio del commercialista Giuseppe Mandalari a Palermo. Soprattutto le intercettazioni presso lo studio di Mandalari metteranno in luce una serie di collusioni massoniche e politiche che furono ritenute particolarmente importanti e delicate dal magistrato, che avvertì il capitano Jannone: "''chi tocca questi fili muore''".<ref>{{Cita libro|nome=Arrigo|cognome=Benedetti|titolo=L'Europeo|url=https://books.google.it/books?id=uSgnAQAAIAAJ&q=angelo+jannone&dq=angelo+jannone&hl=it&sa=X&ei=PaclVcOJI8GsswGk4ICoBg&ved=0CEYQ6AEwBw|accesso=8 aprile 2015|data=1993|editore=Editoriale Domus|lingua=it|urlmorto=no|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150415194638/https://books.google.it/books?id=uSgnAQAAIAAJ&q=angelo+jannone&dq=angelo+jannone&hl=it&sa=X&ei=PaclVcOJI8GsswGk4ICoBg&ved=0CEYQ6AEwBw}}</ref>
Ad [[Annozero]] [[Claudio Martelli]] all'epoca Ministro della Giustizia, ha accusato [[Leoluca Orlando]] di aver indebitamente attaccato Giovanni Falcone perché il giudice siciliano aveva fatto riarrestare Ciancimino, colpevole di aver stretto affari con lo stesso Orlando.
 
Nonostante il clima di sospetti determinatosi in questo periodo, Falcone spendeva ogni sua energia nel lavoro investigativo sui "delitti eccellenti" di [[Michele Reina]], [[Piersanti Mattarella]] e [[Pio La Torre]], sottoscrivendo infine la requisitoria<ref>{{Cita web|autore = Procura della Repubblica di Palermo|url = http://archiviopiolatorre.camera.it/img-repo/fondo_zupo/Sez._I_serie_0003_Vol_009.pdf|titolo = Procedimento penale contro Greco Michele ed altri (N. 3162/89 A - P.M.)|accesso = 9 novembre 2014|editore = Archivio Pio La Torre - Camera dei Deputati|data = 9 marzo 1991|urlmorto = no|urlarchivio = https://web.archive.org/web/20141109003613/http://archiviopiolatorre.camera.it/img-repo/fondo_zupo/Sez._I_serie_0003_Vol_009.pdf}}</ref> con cui, il 9 marzo 1991, la Procura di Palermo chiedeva per quei delitti il rinvio a giudizio dei vertici di [[Cosa nostra|Cosa Nostra]] insieme a quello di esponenti dell'estrema destra quali [[Giuseppe Valerio Fioravanti]] e [[Gilberto Cavallini]], questi ultimi indicati quali esecutori materiali dell'[[Omicidio di Piersanti Mattarella|omicidio Mattarella]] (vennero poi assolti nel processo svoltosi, nella parte che li riguardava, dopo l'uccisione di Falcone): il giudice la sottoscrisse nonostante non fosse totalmente convinto poiché, a suo parere, l'inchiesta non aveva scavato in profondità le reali motivazioni di quei delitti ed infatti, come scrisse nei suoi diari pubblicati dopo la morte, avrebbe voluto indagare sul presunto coinvolgimento di [[Organizzazione Gladio|Gladio]] (organizzazione paramilitare ''[[stay-behind]]'' con funzioni anti-comuniste scoperta proprio in quegli anni) ma ciò gli venne impedito dal procuratore Giammanco, il quale gli frappose infiniti ostacoli procedurali.<ref name=":5">{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/06/25/falcone-se-resto-divento-il-loro.html|titolo=FALCONE: ' SE RESTO, DIVENTO IL LORO ALIBI' - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=19 luglio 2021}}</ref>
Nel settembre 1991 [[Salvatore Cuffaro]], all'epoca deputato regionale della [[Democrazia Cristiana]] e anni dopo condannato per mafia, intervenne a una puntata speciale della trasmissione televisiva ''[[Samarcanda (programma televisivo)|Samarcanda]]'' condotta da Michele Santoro in collegamento con il ''[[Maurizio Costanzo Show]]'' e dedicata alla commemorazione dell'imprenditore [[Libero Grassi]], ucciso da ''[[cosa nostra]]''. In quella occasione, Cuffaro - presente tra il pubblico - si scagliò con veemenza contro la trasmissione (tra i cui ospiti era presente Falcone), sostenendo come le iniziative portate avanti da un certo tipo di "giornalismo mafioso" fossero degne dell'attività mafiosa vera e propria, tanto criticata e comunque lesive della dignità della Sicilia. Cuffaro parlò di certa magistratura "che mette a repentaglio e delegittima la classe dirigente siciliana", con chiaro riferimento a Mannino, in quel momento uno dei politici più influenti della Dc.<ref>{{Cita news|autore=|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1991/10/12/mannino-non-mafioso-il-caso-viene.html|titolo=Mannino non è mafioso e il caso viene archiviato|pubblicazione=[[La Repubblica]] |giorno=12 ottobre 1991|pagina=6|accesso=18 ottobre 2009}}</ref> Con sentenza numero 1742 del 2013 il Tribunale civile di Palermo ha disposto un risarcimento in favore di Cuffaro da parte di [[Antonio Di Pietro]], che aveva linkato sul proprio sito internet il video dell'intervento di Cuffaro a ''Samarcanda ''con il titolo "Costanzo Show: Totò Cuffaro aggredisce Giovanni Falcone". Nella sentenza il Tribunale ha accertato che "non si evince un attacco diretto di Cuffaro nei confronti del giudice Falcone" e che lo stesso, semmai, si era scagliato contro un'inchiesta, peraltro archiviata pochi giorni dopo la trasmissione, e contro il Magistrato che la conduceva, persona diversa da Giovanni Falcone.<ref>{{cita web|url=http://livesicilia.it/2013/05/31/cuffaro-non-aggredi-falcone-di-pietro-dovra-risarcirlo_325331/|titolo=Cuffaro non aggredì Falcone" Di Pietro dovrà risarcirlo|editore=Live Sicilia|accesso=12 gennaio 2014|data=31 maggio 2013}}</ref>
 
Le polemiche sancirono la rottura del fronte antimafia e [[Cosa nostra]] sembrò trarre vantaggio della tensione strisciante nelle istituzioni, cosa che avvelenò sempre più il clima attorno a Falcone, isolandolo. Alle seguenti elezioni dei membri togati del Consiglio superiore della magistratura del 1990, Falcone venne candidato per le liste collegate "Movimento per la giustizia" e "Proposta 88", ma non fu eletto. Nel febbraio [[1991]], fattisi poi via via sempre più aspri i dissensi con Giammanco, Falcone optò per accettare la proposta di [[Claudio Martelli]], allora vicepresidente del Consiglio del [[Governo Andreotti VI]] e ministro di Grazia e Giustizia ''[[ad interim]]'', a dirigere la sezione Affari Penali del ministero.<ref name=":5" /><ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1991/02/19/falcone-lascia-palermo-martelli-ora-lo-vuole.html|titolo=FALCONE LASCIA PALERMO MARTELLI ORA LO VUOLE AL MINISTERO DI GIUSTIZIA - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=17 gennaio 2022}}</ref>
Nel clima determinatosi nel periodo 1988-1991 Giovanni Falcone spendeva ogni sua energia nel lavoro investigativo sui cosiddetti "delitti politici" siciliani (gli omicidi di [[Michele Reina]], di [[Piersanti Mattarella]], di [[Pio La Torre]] e del suo autista [[Rosario Di Salvo]]), sottoscrivendo infine la requisitoria<ref>{{Cita web|autore = Procura della Repubblica di Palermo|url = http://archiviopiolatorre.camera.it/img-repo/fondo_zupo/Sez._I_serie_0003_Vol_009.pdf|titolo = Procedimento penale contro Greco Michele ed altri (N. 3162/89 A - P.M.)|accesso = 9 novembre 2014|editore = Archivio Pio La Torre - Camera dei Deputati|data = 9 marzo 1991}}</ref> con cui, il 9 marzo 1991, la Procura di Palermo chiedeva per quei delitti il rinvio a giudizio dei vertici di [[Cosa nostra|Cosa Nostra]] insieme a quello di esponenti dell'estrema destra quali [[Giuseppe Valerio Fioravanti]] e [[Gilberto Cavallini]], questi ultimi indicati quali esecutori materiali dell'omicidio Mattarella (vennero poi assolti nel processo svoltosi, nella parte che li riguardava, dopo l'uccisione di Falcone).
 
Nel frattempo, Falcone insistette con forza affinché un dossier di 900 pagine stilato dal [[Raggruppamento Operativo Speciale|ROS]] dell'[[Arma dei Carabinieri]] venisse depositato presso la Procura di Palermo ma il nuovo incarico al Ministero non gli permise di ottemperare a ulteriori approfondimenti su di esso: infatti il rapporto (che venne denominato appunto "''[[Mafia e appalti|Mafia e Appalti]]''") analizzava il neo-equilibrio tra mafia, politica e imprenditoria e svelava l'esistenza di un comitato d'affari mirato all'accaparramento degli [[Appalto pubblico|appalti pubblici]].<ref>{{Cita web|url=https://www.editorialedomani.it/fatti/blog-mafie-depistaggio-via-damelio-dossier-mafia-appalti-guerra-fra-magistrati-carabinieri-kwoh9l8k|titolo=Il dossier “mafia-appalti” e la guerra fra magistrati e carabinieri|autore=Commissione Antimafia ARS|accesso=18 gennaio 2022}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.panorama.it/news/mafia-appalti|titolo=Mafia & appalti, una verità scomoda|sito=Panorama|data=12 luglio 2013|lingua=it|accesso=21 gennaio 2022}}</ref><ref name=":6" /> Prima di lasciare definitivamente il suo ufficio, in un'intervista rilasciata al giornalista [[Attilio Bolzoni]], il giudice affermò: «''Mi sento come uno che si sta tuffando in un mare in tempesta.''»<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1991/03/01/falcone-non-me-ne-vado-per.html|titolo=FALCONE: ' NON ME NE VADO PER PAURA' - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=18 gennaio 2022}}</ref>
Negli stessi anni conduce insieme al capitano [[Arma dei Carabinieri]] [[Angelo Jannone]] - allora in servizio a [[Corleone]] - delle indagini finalizzate alla ricerca del latitante [[Totò Riina]], autorizzando la collocazione di microspie presso le abitazioni di alcuni familiari e presso lo studio del commercialista [[Giuseppe Mandalari]] a [[Palermo]]. Sopratutto le intercettazioni presso lo studio di Mandalari metteranno in luce una serie di collusioni massoniche e politiche che furono ritenute particolarmente importante e delicate dal magistrato che avverti il capitano Jannone: "chi tocca questi fili muore".<ref>{{Cita libro|nome = Arrigo|cognome = Benedetti|titolo = L'Europeo|url = https://books.google.it/books?id=uSgnAQAAIAAJ&q=angelo+jannone&dq=angelo+jannone&hl=it&sa=X&ei=PaclVcOJI8GsswGk4ICoBg&ved=0CEYQ6AEwBw|accesso = 2015-04-08|data = 1993|editore = Editoriale Domus|lingua = it}}</ref>
 
=== Le dichiarazioni e l'ostilità dei politici ===
La polemica sancì la rottura del fronte antimafia, ''[[cosa nostra]]'' sembrò trarre vantaggio della tensione strisciante nelle istituzioni, cosa che avvelenò sempre più il clima attorno a Falcone, isolandolo. Alle seguenti elezioni dei membri togati del Consiglio superiore della magistratura del [[1990]], Falcone venne candidato per le liste collegate "Movimento per la giustizia" e "Proposta 88", ma non viene eletto. Fattisi poi via via sempre più aspri i dissensi con Giammanco, Falcone optò per accettare la proposta di Claudio Martelli, allora vicepresidente del Consiglio e ministro di Grazia e Giustizia ad interim, a dirigere la sezione Affari Penali del ministero.
[[File:Andò con Falcone e Martelli.jpg|thumb|[[Claudio Martelli]], [[Marida Lombardo Pijola]], Giovanni Falcone e [[Salvo Andò]] a Racalmuto nel 1991 durante un incontro in memoria di [[Leonardo Sciascia]].]]
La vicinanza di Falcone al socialista [[Claudio Martelli]] costò al magistrato siciliano violenti attacchi da diversi esponenti politici. In particolare, l'appoggio di Martelli fece destare sospetti da parte del [[Partito Comunista Italiano]] e di altri settori del mondo politico ([[Leoluca Orlando]] ''in primis'', oltre a qualche altro esponente della sinistra DC e diversi giudici aderenti a [[Magistratura Democratica]]) che fino ad allora avevano appoggiato una possibile candidatura di Falcone.<ref>{{cita web|url=http://www.ilgiornale.it/news/interni/sinistra-e-repubblicadavano-guittoal-giudice-falcone.html|titolo=Sinistra e Repubblica davano del "guitto" al giudice Falcone...|editore=[[il Giornale]]|data=23 maggio 2012|nome=Mariateresa|cognome=Conti|accesso=12 gennaio 2014|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20120818014057/http://www.ilgiornale.it/news/interni/sinistra-e-repubblicadavano-guittoal-giudice-falcone.html}}</ref> Il 10 agosto [[1991]], ai funerali in Calabria di [[Antonino Scopelliti]], Falcone sentì di essere in pericolo e confida al fratello del collega: ''«Se hanno deciso così non si fermeranno più [...] ora il prossimo sarò io»''.<ref>{{Cita libro|autore=Aldo Pecora|titolo=Primo sangue|anno=2010|editore=Rizzoli|isbn=978-88-586-1339-9|p=64}}</ref>
 
Il 26 settembre 1991 Falcone fu uno degli ospiti della celebre puntata della trasmissione di [[Canale 5]] ''[[Maurizio Costanzo Show]]'', condotta da [[Maurizio Costanzo]] a reti unificate con [[Samarcanda (programma televisivo)|''Samarcanda'']] (condotta da [[Michele Santoro]] su [[Rai 3]]) e dedicata alla memoria di [[Libero Grassi]] (che raccolse quella sera quasi dieci milioni di telespettatori);<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1991/09/28/undici-milioni-davanti-al-video.html|titolo=UNDICI MILIONI DAVANTI AL VIDEO - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=17 gennaio 2022}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1991/09/26/rai-fininvest-contro-la-mafia.html|titolo=RAI E FININVEST CONTRO LA MAFIA - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=17 gennaio 2022}}</ref> l'ormai ex magistrato venne duramente attaccato da un altro ospite in studio, l'avvocato [[Alfredo Galasso]], esponente de [[La Rete (partito politico)|''La Rete'']]:
=== Le dichiarazioni dei politici e l'ostilità ===
<blockquote>GALASSO: «''Giovanni Falcone secondo me farebbe bene ad andarsene al più presto possibile dal posto al ministero, perché l’aria non gli fa bene, non gli fa proprio bene [...] ''».
La vicinanza di Falcone al socialista [[Claudio Martelli]] costò al magistrato siciliano violenti attacchi da diversi esponenti politici. In particolare, l'appoggio di Martelli fece destare sospetti da parte del [[Partito Comunista Italiano]] e di altri settori del mondo politico ([[Leoluca Orlando]] in primis, oltre a qualche altro esponente della [[Democrazia Cristiana]] e diversi giudici aderenti a [[Magistratura Democratica]]) che fino ad allora avevano appoggiato una possibile candidatura di Falcone.<ref>{{cita web|url=http://www.ilgiornale.it/news/interni/sinistra-e-repubblicadavano-guittoal-giudice-falcone.html|titolo=Sinistra e Repubblicadavano del "guitto"al giudice Falcone...|editore=IlGiornale.it|data=23 maggio 2012|autore=Mariateresa Conti|accesso=12 gennaio 2014}}</ref>
FALCONE: «''È un’opinione soggettiva, e questo significa mancanza di senso dello Stato''» (...)
GALASSO: «''Giovanni, non mi piace che stai dentro il palazzo di governo!''»<ref>{{Cita web|url=https://www.ilgiornale.it/news/orlando-paladino-antimafia-che-impallina-chi-contro-i-boss.html|titolo=Orlando, il paladino antimafia che impallina chi è contro i boss|sito=ilGiornale.it|data=1º febbraio 2010|lingua=it|accesso=17 gennaio 2022}}</ref></blockquote>
 
Tra il pubblico di ''[[Samarcanda (programma televisivo)|Samarcanda]]'' al [[Teatro Biondo]] di Palermo c'era un giovanissimo [[Salvatore Cuffaro]], all'epoca deputato regionale della [[Democrazia Cristiana]] e anni dopo condannato per mafia, il quale prese la parola e si scagliò con veemenza contro la trasmissione, sostenendo come le iniziative portate avanti da un certo tipo di "''giornalismo mafioso''" fossero degne dell'attività mafiosa vera e propria, tanto criticata e comunque lesive della dignità della Sicilia. Cuffaro parlò di certa magistratura "''che mette a repentaglio e delegittima la classe dirigente siciliana''", con chiaro riferimento a [[Calogero Antonio Mannino|Calogero Mannino]], in quel momento uno dei politici più influenti della DC sotto inchiesta per presunti rapporti con la mafia a seguito delle accuse del discusso collaboratore di giustizia [[Rosario Spatola (1949)|Rosario Spatola]] (solo omonimo del costruttore inquisito anni prima da Falcone).<ref>{{Cita news|nome=Attilio|cognome=Bolzoni|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1991/10/12/mannino-non-mafioso-il-caso-viene.html|titolo=Mannino non è mafioso e il caso viene archiviato|pubblicazione=[[La Repubblica (quotidiano)|La Repubblica]]|data=12 ottobre 1991|accesso=18 ottobre 2009|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190330221558/https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1991/10/12/mannino-non-mafioso-il-caso-viene.html|p=6}}</ref><ref>{{Cita news|autore=Francesco Vitale|url=https://archivio.unita.news/assets/main/1991/09/06/page_011.pdf|titolo=Politici e boss, «amicizie pericolose»|pubblicazione=L'Unità|data=6 settembre 1991}}</ref>
Inoltre, alcuni magistrati, tra i quali lo stesso Paolo Borsellino, criticarono poi il progetto della ''[[procura nazionale antimafia]]'', denunciando il rischio che essa costituisse paradossalmente un elemento strategico nell'allontanamento di Falcone dal territorio siciliano e nella neutralizzazione reale delle sue indagini.<ref>Citato in: F. La Licata, ''Storia di Giovanni Falcone'', Feltrinelli, Milano 2006, pp. 120, 137-141.</ref> Il 10 agosto [[1991]], ai funerali in Calabria di [[Antonino Scopelliti]] Falcone sentì di essere in pericolo e confida al fratello del collega: ''«Se hanno deciso così non si fermeranno più... ora il prossimo sarò io»''.<ref>{{Cita libro|autore=Aldo Pecora|titolo=Primo sangue|anno=2010|editore=Rizzoli|isbn=978-88-586-1339-9|p=64}}</ref>
 
Il 15 ottobre 1991 Giovanni, Falcone venne convocato davanti al [[Consiglio Superiore della Magistratura|CSM]] in seguito all'esposto presentato il mese prima (l'11 settembre) da Leoluca Orlando, Carmine Mancuso e Alfredo Galasso, in cui si accusava l'ex giudice di aver "insabbiato" le indagini riguardo al coinvolgimento di mandanti politici (in particolare dell'onorevole [[Salvo Lima]]) nei "delitti eccellenti" [[Piersanti Mattarella|Mattarella]], [[Michele Reina|Reina]] e [[Pio La Torre|La Torre]]: in particolare, Falcone era accusato di non aver approfondito le dichiarazioni del collaboratore di giustizia [[Francesco Marino Mannoia]] in cui parlava dei legami di Lima con la mafia e, anzi, di avere occultato quei passaggi con l'apposizione di numerosi "[[omissis]]".<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1991/10/05/le-pericolose-amicizie-dell-onorevole-lima.html|titolo=LE PERICOLOSE AMICIZIE DELL' ONOREVOLE LIMA - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=19 gennaio 2022}}</ref><ref name=":7">{{Cita news|autore=Alessandra Longo|url=https://archiviopiolatorre.camera.it/img-repo/rassegna_stampa/PROCESSO_DELITTI_POLITICI/QUOTIDIANI_NAZIONALI/LA_REPUBBLICA/1991_09_05.pdf|titolo="Così insabbiano le inchieste di mafia"|pubblicazione=La Repubblica|data=5 settembre 1991}}</ref> L'esposto contro Falcone era il punto di arrivo della serie di accuse mosse da Orlando al magistrato palermitano, il quale ribatté ancora alle accuse definendole «''eresie, insinuazioni''» e «''un modo di far politica attraverso il sistema giudiziario''», affermando anche che i verbali di Marino Mannoia coperti da omissis vennero trasmessi ad altri giudici e alla Commissione Antimafia e quindi non erano stati tenuti nascosti.<ref name=":7" /> Sempre davanti al [[Consiglio Superiore della Magistratura|CSM]] Falcone, commentando il clima di sospetto creatosi a [[Palermo]], affermò che «''non si può investire nella cultura del sospetto tutto e tutti. La cultura del sospetto non è l'anticamera della verità, è l'anticamera del [[khomeinismo]]''».<ref>{{Cita web|url=https://www.panorama.it/news/falcone-ingroia-leoluca-orlando|titolo=Quei cazzotti a Falcone|sito=Panorama|data=31 gennaio 2013|lingua=it|accesso=17 gennaio 2022}}</ref>
 
Come direttore degli Affari penali al Ministero della Giustizia, Falcone si fece promotore dell'istituzione della [[Procura nazionale antimafia|Procura Nazionale Antimafia]] (la cosiddetta "Superprocura"), che avrebbe consentito di realizzare un potere di contrasto alle organizzazioni mafiose sin lì impensabile. Sostenuto da Martelli, rispose sempre con lucidità di analisi e limpidezza di argomentazioni, intravedendo, presumibilmente, che il coronamento della propria esperienza professionale avrebbe definito nuovi e più efficaci strumenti al servizio dello Stato.<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1991/10/03/ma-contro-cosa-nostra-occorrono-superuomini.html|titolo=' MA CONTRO COSA NOSTRA OCCORRONO SUPERUOMINI' - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=18 gennaio 2022}}</ref> Tale progetto però riaprì le ennesime polemiche sul timore di una riduzione dell'autonomia della Magistratura e una subordinazione della stessa al potere politico.<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1991/10/29/magistrati-tentano-di-silurare-la-superprocura.html|titolo=I MAGISTRATI TENTANO DI SILURARE LA SUPERPROCURA - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=17 gennaio 2022}}</ref> Inoltre, alcuni magistrati, tra i quali lo stesso Paolo Borsellino, criticarono poi il progetto della [[Procura nazionale antimafia|Superprocura]], denunciando il rischio che essa costituisse paradossalmente un elemento strategico nell'allontanamento di Falcone dal territorio siciliano e nella neutralizzazione reale delle sue indagini.<ref>{{Cita libro|nome=Francesco|cognome=La Licata|titolo=Storia di Giovanni Falcone|anno=2002|editore=Feltrinelli|p=120, 137-141|ISBN=9788807817038}}</ref> Le critiche al progetto sfociarono per giunta in uno sciopero dell'[[Associazione Nazionale Magistrati]]<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1991/11/29/magistrati-in-sciopero-contro-cossiga-il-ministro.html|titolo=MAGISTRATI IN SCIOPERO CONTRO COSSIGA E IL MINISTRO - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=17 gennaio 2022}}</ref> ma, nonostante ciò, il 16 novembre 1991 il [[Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana|Consiglio dei ministri]] approvò il [[decreto-legge]] che istituiva la [[Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo|Direzione Nazionale Antimafia]] (DNA), un organismo inquirente coordinato da un procuratore nominato dal Csm, e la [[Direzione Investigativa Antimafia]] (DIA).<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1991/11/16/via-alla-superprocura.html|titolo=VIA ALLA SUPERPROCURA - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=17 gennaio 2022}}</ref>
In questo contesto fortemente negativo, nel marzo 1992 viene assassinato [[Salvo Lima]], omicidio che rappresenta un importante segnale dell'inasprimento della strategia mafiosa la quale rompe così gli equilibri consolidati e alza il tiro verso lo Stato per ridefinire alleanze e possibili collusioni. Falcone era stato informato poco più di un anno prima con un dossier dei [[Carabinieri]] del [[Raggruppamento Operativo Speciale|ROS]] che analizzava l'imminente neo-equilibrio tra mafia, politica e imprenditoria, ma il nuovo incarico non gli aveva permesso di ottemperare a ulteriori approfondimenti.
[[File:Arvulu Falcone.JPG|thumb|280|Il [[Ficus macrophylla]] davanti al portone del palazzo in via Emanuele Notarbartolo 23, a [[Palermo]] dove abitavano Giovanni Falcone e [[Francesca Morvillo]], diventato dopo il 23 maggio [[1992]], "''Albero Falcone''".]]
 
Sempre nella veste di direttore degli Affari penali, si interessò all'estradizione per motivi umanitari dell'attivista [[Silvia Baraldini]], condannata a 43 anni di carcere negli Stati Uniti ma la trattativa con il governo americano sfumò.<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1991/08/09/falcone-in-america-per-la-baraldini.html|titolo=FALCONE IN AMERICA PER LA BARALDINI - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=18 gennaio 2022}}</ref>
Il ruolo di "superprocuratore" a cui stava lavorando avrebbe consentito di realizzare un potere di contrasto alle organizzazioni mafiose sin lì impensabile. Ma ancor prima che egli vi venisse formalmente indicato, si riaprirono ennesime polemiche sul timore di una riduzione dell'autonomia della Magistratura e una subordinazione della stessa al potere politico. Esse sfociarono per giunta in uno sciopero dell'[[Associazione Nazionale Magistrati]] e nella decisione del Consiglio Superiore della Magistratura che per la carica gli oppose inizialmente [[Agostino Cordova]].
 
Il 12 gennaio 1992, in una trasmissione televisiva su RaiTre, a seguito di una domanda posta da una persona del pubblico, Falcone affermò, in riferimento all'[[attentato dell'Addaura]] che subì tre anni prima:<blockquote>«''Questo è il paese felice in cui se ti si pone una bomba sotto casa e la bomba per fortuna non esplode, la colpa è la tua che non l'hai fatta esplodere.»''<ref>{{Cita web|url=http://www.ilsecolo.eu/costume-e-societa/questo-e-il-paese-felice-in-cui-se-ti-si-pone-una-bomba-sotto-casa-e-la-bomba-per-fortuna-non-esplode-la-colpa-e-tua-che-non-lhai-fatta-esplodere/|titolo=«Questo è il Paese felice in cui se ti si pone una bomba sotto casa e la bomba per fortuna non esplode la colpa è tua che non l’hai fatta esplodere!»|lingua=it|accesso=8 febbraio 2019|nome=Rosario|cognome=Di Grazia|sito=IlSecolo.eu|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190209180030/http://www.ilsecolo.eu/costume-e-societa/questo-e-il-paese-felice-in-cui-se-ti-si-pone-una-bomba-sotto-casa-e-la-bomba-per-fortuna-non-esplode-la-colpa-e-tua-che-non-lhai-fatta-esplodere/|urlmorto=sì}}</ref><ref>{{Youtube|cognome=stunf|titolo=Giovanni Falcone: "Per essere credibili bisogna essere ammazzati?"|accesso=8 febbraio 2019|id=xc7CQsY2pTE}}</ref></blockquote>
Sostenuto da Martelli, Falcone rispose sempre con lucidità di analisi e limpidezza di argomentazioni, intravedendo, presumibilmente, che il coronamento della propria esperienza professionale avrebbe definito nuovi e più efficaci strumenti al servizio dello Stato. Eppure, nonostante la sua determinazione, egli fu sempre più solo all'interno delle istituzioni, condizione questa che prefigurerà tristemente la sua fine. Emblematicamente, Falcone ottenne i numeri per essere eletto Superprocuratore il giorno prima della sua morte.
 
Grazie ad un suggerimento di Falcone, Martelli avviò il monitoraggio delle sentenze pronunciate dalla Prima sezione della [[Corte suprema di cassazione|Cassazione]] presieduta dal giudice [[Corrado Carnevale]] (soprannominato «ammazzasentenze» perché aveva annullato numerose condanne nei confronti di mafiosi), tanto da indurre il Presidente della Cassazione [[Antonio Brancaccio (magistrato)|Antonio Brancaccio]] a introdurre il criterio della rotazione nell'assegnazione dei processi di mafia:<ref>{{Cita web|url=https://www.editorialedomani.it/fatti/blog-mafie-strage-capaci-cosa-nostra-aveva-paura-giovanni-falcone-wetqlwcf|titolo=Cosa Nostra aveva paura di Giovanni Falcone|autore=A. cura dell'Associazione Cosa Vostra|accesso=18 gennaio 2022}}</ref> fu così che il [[Maxiprocesso di Palermo|maxiprocesso]] fu assegnato non a Carnevale ma alla Sesta sezione della Corte, presieduta dal giudice Arnaldo Valente, che il 30 gennaio [[1992]] confermò le condanne all'ergastolo ed annullò le assoluzioni in appello, affermando in maniera definitiva che Cosa Nostra era una struttura unitaria a direzione rigidamente verticistica (c.d. "''teorema Buscetta''"), come scoperto, a suo tempo, dalle indagini di Falcone e del [[pool antimafia]].<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1995/01/21/falcone-un-cretino.html|titolo=' FALCONE? UN CRETINO' - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=18 gennaio 2022}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/12/03/cosa-nostra-punta-tutto-sull-ultimo-processo.html|titolo=COSA NOSTRA PUNTA TUTTO SULL' ULTIMO PROCESSO - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=18 gennaio 2022}}</ref>
Nell'intervista rilasciata a [[Marcelle Padovani]] per ''[[Cose di Cosa Nostra (saggio)|Cose di Cosa Nostra]]'', Falcone attesta la sua stessa profezia: "Si muore generalmente perché si è soli o perché si è entrati in un gioco troppo grande. Si muore spesso perché non si dispone delle necessarie alleanze, perché si è privi di sostegno. In Sicilia la mafia colpisce i servitori dello Stato che lo Stato non è riuscito a proteggere." Alcuni giorni prima dell'attentato dichiarò: "Mi hanno delegittimato, stavolta i boss mi ammazzano."<ref>{{cita news|url=http://archiviostorico.corriere.it/1992/maggio/24/orrore_ucciso_Falcone_co_0_92052411428.shtml|titolo=Orrore,ucciso Falcone|data=24 maggio 1992|pubblicazione=Corriere della Sera}}</ref>
 
Il 24 febbraio 1992 il Csm votò per eleggere il Procuratore nazionale antimafia ma, nonostante l'appoggio (dichiarato) del Presidente della Repubblica [[Francesco Cossiga]],<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/03/25/anche-cossiga-si-schiera-al-csm.html|titolo=ANCHE COSSIGA SI SCHIERA ' AL CSM STARO' CON FALCONE' - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=18 gennaio 2022}}</ref> la maggioranza preferì il magistrato [[Agostino Cordova]] a Falcone.<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/03/22/guerra-tra-martelli-magistrati.html|titolo=È GUERRA TRA MARTELLI E I MAGISTRATI - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=17 gennaio 2022}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/02/26/superprocuratore-cordova-il-piu-votato-ma-non.html|titolo=SUPERPROCURATORE CORDOVA IL PIU' VOTATO MA NON È FINITA LA CORSA A OS - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=18 gennaio 2022}}</ref> Martelli si oppose subito a questa decisione e rifiutò infatti di dare il suo concerto, bloccando di fatto la nomina di Cordova e precludendo al plenum del Csm di pronunciarsi al riguardo.<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/03/05/superprocuratore-scontro.html|titolo=SUPERPROCURATORE, È SCONTRO - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=18 gennaio 2022}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://dati.camera.it/ocd/aic.rdf/aic3_00117_11|titolo=INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE 3/00117 presentata da TRIPODI GIROLAMO (RIFONDAZIONE COMUNISTA) in data 30/06/1992}}</ref> In un articolo apparso su ''[[L'Unità]]'' in quel periodo e firmato dal giurista [[Alessandro Pizzorusso]] con il titolo «''Falcone superprocuratore? Non può farlo, vi dico perché''» si affermava: "''Fra i magistrati è diffusa l’opinione secondo cui Falcone è troppo legato al ministro per poter svolgere con la dovuta indipendenza un ruolo come quello di procuratore nazionale antimafia. (...) tale opinione sarebbe accentuata, e quasi verificata, se, in sede di concerto, il ministro si pronunciasse a favore di Falcone e contro tutti gli altri''<ref name=":8" />". In questo contesto fortemente negativo, nel marzo dello stesso anno viene assassinato il parlamentare siciliano della DC [[Salvo Lima]], omicidio che rappresenta un importante segnale dell'inasprimento della strategia mafiosa, la quale rompe così gli equilibri consolidati e alza il tiro verso lo Stato per ridefinire alleanze e possibili collusioni.<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/03/31/salvo-lima-il-delitto-dimenticato.html|titolo=SALVO LIMA, IL DELITTO DIMENTICATO - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=18 gennaio 2022}}</ref>
 
Undici giorni prima dell'attentato a [[Capaci]], in un convegno organizzato dall'[[Adnkronos|AdnKronos]] a Roma giunse un foglietto anonimo nelle mani di Falcone, e quel foglietto lo avvertiva".<ref name=":6">{{cita news|cognome=Damiano|nome=Aliprandi|pubblicazione=Il Dubbio|data=4 maggio 2018|url=https://ildubbio.news/ildubbio/2018/05/04/mafia-appalti-falcone-lavoro-quel-dossier-sparito/|titolo=Mafia e Appalti: Falcone lavorò su quel dossier sparito|accesso=28 maggio 2019|dataarchivio=28 maggio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190528181552/https://ildubbio.news/ildubbio/2018/05/04/mafia-appalti-falcone-lavoro-quel-dossier-sparito/|urlmorto=sì}}</ref> Nonostante la sua determinazione, infatti, egli fu sempre più solo all'interno delle istituzioni, condizione questa che prefigurerà tristemente la sua fine: nell'intervista concessa l'anno precedente a [[Marcelle Padovani]] per il libro ''[[Cose di Cosa Nostra (saggio)|Cose di Cosa Nostra]]'', Falcone attesta la sua stessa profezia: "''Si muore generalmente perché si è soli o perché si è entrati in un gioco troppo grande. Si muore spesso perché non si dispone delle necessarie alleanze, perché si è privi di sostegno. In Sicilia la mafia colpisce i servitori dello Stato che lo Stato non è riuscito a proteggere"''<ref name=":1" />. In effetti, alcuni giorni prima dell'attentato, Falcone disse ad alcuni amici: "''Mi hanno delegittimato, stavolta i boss mi ammazzano''".<ref>{{cita news|url=http://archiviostorico.corriere.it/1992/maggio/24/orrore_ucciso_Falcone_co_0_92052411428.shtml|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150926154234/http://archiviostorico.corriere.it/1992/maggio/24/orrore_ucciso_Falcone_co_0_92052411428.shtml|titolo=Orrore,ucciso Falcone|data=24 maggio 1992|pubblicazione=Corriere della Sera|urlmorto=sì}}</ref>
 
=== La strage di Capaci e la morte ===
{{vedi anche|Strage di Capaci}}
[[File:StragecapaciSTRAGE-DI-CAPACI.jpg|300pxminiatura|right|thumb|L'autostradaIl eluogo ledove automobiliè sventratestato inattivato seguitoil alldetonatore dell'esplosioneordigno inusato seguitoper allala [[strage di Capaci]], (23sul maggioquale [[1992]])è stata successivamente dipinta la frase "no mafia".]]
[[File:Stragecapaci.jpg|upright=1.4|thumb|L'autostrada e le automobili sventrate in seguito all'esplosione alla [[strage di Capaci]] (23 maggio 1992). L'auto di Falcone è la Fiat Croma bianca sulla sinistra.]]
Falcone venne assassinato in quella che comunemente è detta [[strage di Capaci]], il 23 maggio [[1992]].<ref>Citato in: F. La Licata, ''Storia di Giovanni Falcone'', Feltrinelli, Milano 2006, p. 169.</ref> Stava tornando, come era solito fare nei fine settimana, da Roma. Il jet di servizio partito dall'aeroporto di Ciampino intorno alle 16:45 arriva all'[[aeroporto di Palermo-Punta Raisi|aeroporto di Punta Raisi]] dopo un viaggio di 53 minuti. Il ''boss'' [[Raffaele Ganci]] seguiva tutti i movimenti del poliziotto [[Antonio Montinaro]], il caposcorta di Falcone, che guidò le tre [[Fiat Croma]] blindate dalla caserma "Lungaro" fino a Punta Raisi, dove dovevano prelevare Falcone; Ganci telefonò a Giovan Battista Ferrante (mafioso di [[San Lorenzo (Palermo)|San Lorenzo]], che era appostato all'aeroporto) per segnalare l'uscita dalla caserma di Montinaro e degli altri agenti di scorta.<ref name=autogenerato1>{{cita web|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1997/03/29/ora-brusca-dice-esitai-uccidere-falcone.html|titolo=Ora Brusca dice: Esitai ad uccidere Falcone|editore=la Repubblica.it|autore=Attilio Bolzoni|accesso=18 febbraio 2014|data=29 marzo 1997}}</ref><ref>{{cita news|url=http://archiviostorico.corriere.it/1993/novembre/13/duro_giorni_film_della_strage_co_0_9311136390.shtml|titolo=Duro' 5 giorni il " film " della strage|pubblicazione=Corriere della Sera|autore=Felice Cavallaro|p=11|data=15 novembre 1993|accesso=18 febbraio 2014}}</ref>
Giovanni Falcone venne assassinato in quella che comunemente è detta [[strage di Capaci]], il 23 maggio 1992, cinque giorni dopo il suo 53º compleanno.<ref>{{Google books|id=3DvxqVPSwekC|nome=Francesco|cognome=La Licata|titolo=Storia di Giovanni Falcone|editore=Feltrinelli|anno=2002|pagina=169|ISBN=9788807817038}}</ref> Il giudice, come era solito fare nei fine settimana, stava tornando in Sicilia da Roma. Il jet di servizio partito dall'[[Aeroporto di Roma-Ciampino|aeroporto di Ciampino]] arrivò intorno alle 16:45 all'[[aeroporto di Palermo-Punta Raisi|aeroporto di Punta Raisi]] dopo un [[viaggio]] di 53 minuti. Il ''boss'' [[Raffaele Ganci]] seguiva tutti i movimenti del poliziotto [[Antonio Montinaro]], il caposcorta di Falcone, che guidò il corteo delle tre [[Fiat Croma]] blindate dalla caserma "Lungaro" fino a Punta Raisi, dove dovevano prelevare Falcone; Ganci telefonò a Giovan Battista Ferrante (mafioso di [[San Lorenzo (Palermo)|San Lorenzo]], che era appostato all'aeroporto) per segnalare l'uscita dalla caserma di Montinaro e degli altri agenti di scorta.<ref name=autogenerato1>{{cita web|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1997/03/29/ora-brusca-dice-esitai-uccidere-falcone.html|titolo=Ora Brusca dice: Esitai ad uccidere Falcone|editore=la Repubblica.it|autore=Attilio Bolzoni|accesso=18 febbraio 2014|data=29 marzo 1997}}</ref><ref>{{cita news|url=http://archiviostorico.corriere.it/1993/novembre/13/duro_giorni_film_della_strage_co_0_9311136390.shtml|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140221171019/http://archiviostorico.corriere.it/1993/novembre/13/duro_giorni_film_della_strage_co_0_9311136390.shtml|titolo=Duro' 5 giorni il " film " della strage|pubblicazione=Corriere della Sera|autore=Felice Cavallaro|p=11|data=15 novembre 1993|accesso=18 febbraio 2014|urlmorto=sì}}</ref>
Sceso dall'aereo, Falcone si sistemò alla guida della [[Fiat Croma]] bianca con accanto la moglie [[Francesca Morvillo]], mentre l'autista giudiziario Giuseppe Costanza andò a occupare il sedile posteriore. Nella Croma marrone si era posto alla guida [[Vito Schifani]], con accanto l'agente scelto [[Antonio Montinaro]] e sul retro [[Rocco Dicillo]], mentre nella Croma azzurra c'erano Paolo Capuzza, Gaspare Cervello e Angelo Corbo. Le tre auto si misero in fila, con in testa la Croma marrone, poi la Croma bianca guidata da Falcone e in coda la Croma azzurra, che imboccarono l'[[autostrada A29 (Italia)|autostrada A29]] in direzione Palermo. In quei momenti, [[Gioacchino La Barbera]] (mafioso di [[Altofonte]]) seguì con la sua auto il corteo blindato dall'aeroporto di Punta Raisi fino allo svincolo di [[Capaci]], mantenendosi in contatto telefonico con [[Giovanni Brusca]] e [[Antonino Gioè]] (capo della [[Famiglia (mafia)|Famiglia]] di [[Altofonte]]), che si trovavano in osservazione sulle colline sopra [[Capaci]].
 
AppenaAlle scesoore dall'aereo17:58, Falcone3-4 sisecondi sistemadopo allaaver guida della [[Fiat Croma]] bianca, e accanto prende postochiuso la moglie [[Francesca Morvillo]] mentre l'autista giudiziario Giuseppe Costanza va a occupare il sedile posteriore. Nella Croma marrone c'è alla guida [[Vito Schifani]],telefonata con accanto l'agente scelto [[Antonio Montinaro]] e sul retro [[Rocco Dicillo]], mentre nella vettura azzurra ci sono Paolo Capuzzo, Gaspare Cervello e Angelo Corbo. Al gruppo è in testa la Croma marrone, poi la Croma bianca guidata da Falcone, e in coda la Croma azzurra, che imboccarono l'[[autostrada A29]] in direzione [[Palermo]]. In quei momenti, [[Gioacchino La Barbera]] (mafioso di [[Altofonte]]) seguì con la sua auto il corteo blindato dall'aeroporto di Punta Raisi fino allo svincolo di [[Capaci]], mantenendosi in contatto telefonico con [[Giovanni Brusca]] e [[Antonino Gioè]] (capo della [[Famiglia (mafia)|Famiglia]] di [[Altofonte]]), che si trovavano in osservazione sulle colline sopra [[Capaci]]. Tre, quattro secondi dopo la fine della loro telefonata, Brusca azionò il telecomando che provocò l'esplosione di 400 {{M|500|u=kg}} di [[tritolo]] sistemati all'interno di fustini in un cunicolo di drenaggio sotto l'autostrada:<ref name=autogenerato1 /><ref>{{cita news|url=http://archiviostorico.corriere.it/1993/novembre/15/strage_Capaci_spunta_Santapaola_co_0_9311156734.shtml|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140109202750/http://archiviostorico.corriere.it/1993/novembre/15/strage_Capaci_spunta_Santapaola_co_0_9311156734.shtml|titolo=Strage di Capaci: spunta Santapaola|pubblicazione=Corriere della Sera|autore=Felice Cavallaro|p=11|data=15 novembre 1993|accesso=12 gennaio 2014|urlmorto=sì}}</ref> la prima auto, la Croma marrone, venne investita in pieno dall'esplosione e sbalzata dal manto stradale in un giardino di olivi a più di dieci metri di distanza, uccidendo sul colpo gli agenti Montinaro, Schifani e Dicillo; la seconda auto, la Croma bianca guidata dal giudice, avendo rallentato, si schianta invece contro il muro di cemento e detriti improvvisamente innalzatosi per via dello scoppio, proiettando violentemente Falcone e la moglie, che non indossano le cinture di sicurezza, contro il parabrezza; rimangono feriti gli agenti della terza auto, la Croma azzurra, che infine resiste, e si salvano miracolosamente anche un'altra ventina di persone che al momento dell'attentato si trovano a transitare con le proprie autovetture sul luogo dell'eccidio. La detonazione provoca un'esplosione immane e una voragine enorme sulla strada.<ref name="C. Lucarelli 2004">Si{{Cita veda:TV|lingua C.= it|autore = Carlo Lucarelli,|wkautore = Carlo Lucarelli|trasmissione = Blu Nottenotte - Misteri Italianiitaliani|wktrasmissione (sesta= serieBlu notte - 2004),Misteri italiani|titolo = La Mattanzamattanza: dai silenzi sulla Mafia al silenzio della Mafia|stagione = 6|episodio = 4|canale = Rai 3|wkcanale = Rai 3|data = 17 ottobre 2004}}</ref> InI unprimi climaad irrealeaccorrere esul diposto iniziale disorientamento,furono altri automobilisti e abitanti dalle villette vicine dannoche l'allarmeavvisarono allele autorità e prestano i primi soccorsi tra la strada sventrata e una coltre di polvere.
 
[[File:San Domenico Tomba Falcone.jpg|thumb|left|La tomba di Falcone nella [[Chiesa di San Domenico (Palermo)|chiesa di San Domenico]] a Palermo.]]
Venti minuti dopo circa, Giovanni Falcone viene trasportato sotto stretta scorta di un corteo di vetture e di un elicottero dell'[[Arma dei Carabinieri]] presso l'ospedale civico di Palermo. Gli altri agenti e i civili coinvolti vengono anch'essi trasportati in ospedale mentre la polizia scientifica eseguì i primi rilievi ed il [[corpo nazionale dei Vigili del Fuoco]] provvide all'estrazione dalle lamiere i cadaveri - resi irriconoscibili - degli agenti della [[Polizia di Stato]] di Schifani, Montinaro e Di Cillo.
 
IntantoCirca laventi stampaminuti edopo, laFalcone televisionevenne iniziaronotrasportato asotto diffonderestretta lascorta notiziadi un corteo di vetture e di un attentatoelicottero adell'[[Arma dei Carabinieri]] presso l'ospedale civico di Palermo,. Gli altri agenti e i civili coinvolti vennero anch'essi trasportati in ospedale mentre la polizia scientifica eseguì i primi rilievi e il nome[[corpo nazionale dei Vigili del giudiceFuoco]] Falconeprovvedette trovaa viaestrarre viadalle conferma.lamiere L'Italiai interacadaveri, sgomentaresi irriconoscibili, trattienedegli ilagenti fiatodella per[[Polizia ladi sorteStato]] delleSchifani, vittimeMontinaro cone tensioneDicillo. sempreIntanto piùla vivastampa e contrastante,la sinchételevisione iniziarono a diffondere la notizia di un attentato a Palermo. Il [[decesso]] ufficiale del magistrato venne dichiarato alle 19:05, adopo un'ora e sette minuti dall'attentato, Giovanni Falcone muore dopoe alcuni disperati tentativi di rianimazione, a causa della gravità del [[trauma cranico]] e delle lesioni interne. Francescariportati; Morvillosenza moriràriprendere anch'essapiù conoscenza, intornomorì allepoi 22:00.fra Il corpo del giudice Falcone è stato tumulato inle una tomba monumentale nel [[Sant'Orsola (cimitero)|Cimiterobraccia di Sant'Orsola]],Borsellino.<ref a [[Palermo]].name=iskra/>
 
La salma fu inizialmente tumulata in una tomba monumentale nel [[cimitero di Sant'Orsola]] a Palermo. Nel giugno [[2015]] fu poi traslata nella [[Chiesa di San Domenico (Palermo)|Chiesa di San Domenico]], situata sempre nel capoluogo siciliano.<ref>{{cita testo|url=http://palermo.repubblica.it/cronaca/2015/06/23/news/svelata_la_tomba_di_falcone_nel_pantheon_di_palermo-117543797/?ref=fbpr|titolo=''Svelata la tomba di Falcone nel pantheon di Palermo'' Palermo.repubblica.it, 23 giugno 2015|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150626141028/http://palermo.repubblica.it/cronaca/2015/06/23/news/svelata_la_tomba_di_falcone_nel_pantheon_di_palermo-117543797/?ref=fbpr}}</ref>
== Riconoscimenti e influenza ==
=== La normativa ===
{{Vedi anche|Direzione investigativa antimafia|Direzione nazionale antimafia}}
[[File:falcone borsellino-francobollo.gif|right|thumb|Francobollo commemorativo]]
Una delle più importanti eredità dell'operato del magistrato è stata quella dell'emanazione di alcuni provvedimenti normativi atti ad agevolare il contrasto e la repressione del fenomeno della [[mafia in Italia]]; tra le più importanti si ricordano:<ref>[https://books.google.it/books?id=x2AJSvM5P4oC&pg=PA125&lpg=PA125&dq=legge+falcone+1991&source=bl&ots=w_JQQf5aQ1&sig=_U30jhZhWLZBhN2OumHiTRzVo10&hl=it&sa=X&ei=5MNEVfWnBoT6Uua6gcgH&ved=0CEMQ6AEwBA#v=onepage&q=legge%20falcone%201991&f=false ''Perché fu ucciso Giovanni Falcone'' di Luca Tescaroli (seconda edizione) Rubettino editore, 2001 pag. 125]</ref>
 
== Le reazioni all'attentato ==
* decreto legge 8 giugno 1992, n. 306 - convertito in legge n. 7 agosto 1992 n. 356 - una delle prime leggi che regolo il fenomeno dei "''[[collaboratori di giustizia]]''";
[[File:Sheet Falcone Borsellino.jpg|thumb|upright=2|Volantini recanti una citazione del giudice Falcone: "''Gli uomini passano, le idee restano. Restano le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini''".<br>La foto verosimilmente più nota e diffusa di Falcone e Borsellino e divenuta un'icona, stampata su manifesti, magliette e altri supporti, fu pubblicata nel 1992 dal suo autore [[Tony Gentile]], per la [[Silvana Editoriale]].<ref>{{Cita notizia|lingua=it|autore=Carlo Sala|url=https://www.silvanaeditoriale.it/libro/9788836652723|titolo=Tony Gentile, Sicilia 1992, Luce e memoria|pubblicazione=Silvana Editoriale|anno=1992|accesso=7 aprile 2023|cid=}}</ref>]]
* decreto legge 29 ottobre 1991 n. 345 - convertito in legge 30 dicembre 1991 n. 410 - che istituì della [[direzione investigativa antimafia]];
Due giorni dopo, il 25 maggio, mentre a Roma veniva eletto presidente della Repubblica [[Oscar Luigi Scalfaro]], a Palermo, nella [[Chiesa di San Domenico (Palermo)|Chiesa di San Domenico]], si svolgevano i funerali delle vittime ai quali partecipò l'intera città, assieme a colleghi e familiari e personalità come [[Giuseppe Ayala]] e [[Gaetano Grasso]]. I più alti rappresentanti del mondo politico, come [[Giovanni Spadolini]], [[Claudio Martelli]], [[Vincenzo Scotti]] e [[Giovanni Galloni]], furono duramente contestati dalla cittadinanza. Le immagini televisive delle parole e del pianto di [[Rosaria Costa]], vedova dell'agente Schifani, "''io vi perdono, ma voi vi dovete mettere in ginocchio''", suscitarono particolare emozione nell'[[opinione pubblica]].
* decreto legge 20 novembre 1991, n. 367 - convertito in legge 20 gennaio 1992, n. 8 - che modificava il [[codice di procedura penale italiano]].
 
Nel giugno 1992, ad appena un mese dalla strage, il [[quotidiano]] ''[[Il Sole 24 Ore]]'' realizzò uno ''scoop'', pubblicando alcuni appunti personali che erano stati consegnati da Falcone nel 1991 alla giornalista [[Liliana Milella]] e che vennero soprannominati giornalisticamente i "''diari di Falcone''": in essi il magistrato esprimeva il suo disappunto nei confronti del procuratore capo [[Pietro Giammanco]] e l'amarezza per il clima di isolamento in cui si trovava all'interno della Procura di Palermo prima di accettare l'incarico ministeriale.<ref name=":5" /> Gli appunti furono riconosciuti come autentici da molti colleghi del giudice, come Paolo Borsellino.<ref>{{Cita web|url=https://www.ildubbio.news/2021/07/19/strage-di-via-damelio-borsellino-voleva-denunciare-fatti-interni-alla-procura-di-palermo-ecco-le-prove/|titolo=Strage di Via D'Amelio, Borsellino voleva denunciare i fatti interni alla Procura di Palermo: ecco le prove|data=19 luglio 2021|lingua=it|accesso=2 febbraio 2022}}</ref>
=== Le reazioni ===
[[File:Sheet Falcone Borsellino.jpg|thumb|Volantini recanti una citazione del giudice Falcone: "Gli uomini passano, le idee restano. Restano le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini".]]
Due giorni dopo, il 25 maggio mentre a Roma viene eletto presidente della Repubblica [[Oscar Luigi Scalfaro]], a [[Palermo]], nella [[Chiesa di San Domenico (Palermo)|Chiesa di San Domenico]], si svolgono i funerali delle vittime ai quali partecipa l'intera città, assieme a colleghi e familiari e personalità come [[Giuseppe Ayala]] e Tano Grasso. I più alti rappresentanti del mondo politico, come [[Giovanni Spadolini]], [[Claudio Martelli]], [[Vincenzo Scotti]], [[Giovanni Galloni]], vengono duramente contestati dalla cittadinanza; e le immagini televisive delle parole e del pianto straziante della giovanissima Rosaria, vedova dell'agente Schifani "''io vi perdono, ma voi vi dovete mettere in ginocchio''", susciteranno particolare emozione nell'opinione pubblica.
 
Il magistrato [[Ilda Boccassini]] dichiarò, rivolgendosi ai colleghi nell'aula magna del tribunale di Milano, dichiarò: «''Voi avete fatto morire Giovanni, con la vostra indifferenza e le vostre critiche; voi diffidavate di lui; adesso qualcuno ha pure il coraggio di andare ai suoi funerali''».<ref>Huffingtonpost, ''[https://www.huffingtonpost.it/entry/falcone-e-il-csm-allora-come-ora_it_5eccb93cc5b6be6b46a8dadf/ Falcone e il Csm, allora come ora]'', di Maria Antonietta Calabrò, 26 maggio 2020</ref> Nel suo sfogo illa magistratomagistrata, che si faràfece poi trasferire a [[Caltanissetta]] per indagare sulla [[strage di Capaci]], ricorderàricordò anche il linciaggio subito dall'amico Falcone da parte dei suoi colleghi magistrati, anche facenti capo alla stessa corrente cui Falcone aderiva:
 
{{citazione|Due mesi fa ero a [[Palermo]] in un'assemblea dell'[[Associazione nazionale magistrati|AnmANM]]. Non potrò mai dimenticare quel giorno. Le parole più gentili, specie da [[Magistratura democratica]], erano queste: Falcone si è venduto al potere politico. Mario Almerighi lo ha definito un nemico politico. Ora io dico che una cosa è criticare la Superprocura. Un'altra, come hanno fatto il [[Consiglio superiore della magistratura]], gli intellettuali e il cosiddetto fronte antimafia, è dire che Giovanni non fosse più libero dal potere politico. A Giovanni è stato impedito nella sua città di fare i processi di mafia. E allora lui ha scelto l'unica strada possibile, il [[ministero della Giustiziagiustizia]], per fare in modo che si realizzasse quel suo progetto: una struttura unitaria contro la mafia. Ed è stata una rivoluzione.}}
 
La [[Ilda Boccassini|Boccassini]] criticheràcriticò anche l'atteggiamento dei magistrati milanesi impegnati in [[Mani pulite]]:
 
{{citazione|Tu, [[Gherardo Colombo]], che diffidavi di Giovanni, perché sei andato al suo funerale? Giovanni è morto con l'amarezza di sapere che i suoi colleghi lo consideravano un traditore. E l'ultima ingiustizia l'ha subìta proprio da quelli di [[Milano]], che gli hanno mandato una richiesta di rogatoria per la Svizzera senza gli allegati. Mi ha telefonato e mi ha detto: "Non si fidano neppure del direttore degli Affari penali"<ref>Camera.it, ''[https://leg16.camera.it/410?idSeduta=0637&tipo=stenografico Testo integrale dell'intervento del deputato Giancarlo Lehner nel ventesimo anniversario della strage di Capaci]'', di [[Giancarlo Lehner]]</ref>}}
 
Ilda Boccassini, confermeràconfermò le critiche in un'intervista a ''[[La Repubblica (quotidiano)|La Repubblica]]'' del maggio 2002,<ref>{{Cita news|autore=[[Giuseppe D'Avanzo]]|url=http://www.repubblica.it/online/politica/falcone/falcone/falcone.html|titolo=Boccassini: "Falcone un italiano scomodo"|pubblicazione=[[La Repubblica (quotidiano)|La Repubblica]] |data=21 maggio 2002|accesso=18 ottobre 2009|urlmorto=no|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090917082955/http://www.repubblica.it/online/politica/falcone/falcone/falcone.html}}</ref> in occasione dell'affissione di una targa in memoria di Giovanni Falcone al ministero della Giustizia. IlLa magistratomagistrata criticheràcriticò gli onori postumi offerti a Falcone, sostenendo che:
 
{{citazione|Né il Paese né la magistratura né il potere, quale ne sia il segno politico, hanno saputo accettare le idee di Falcone, in vita, e più che comprenderle, in morte, se ne appropriano a piene mani, deformandole secondo la convenienza del momento. <nowiki>[...]</nowiki> Non c'è stato uomo la cui fiducia e amicizia è stata tradita con più determinazione e malignità. Eppure le cattedrali e i convegni, anno dopo anno, sono sempre affollati di "amici" che magari, con Falcone vivo, sono stati i burattinai o i burattini di qualche indegna campagna di calunnie e insinuazioni che lo ha colpito}}<ref>[[Francesca Nell'intervistaBarra]], ricorderàMaria ancheFalcone, come''Giovanni diversiFalcone magistratiun eeroe politicisolo'', sia vicini a partiti della sinistra sia della destraBur, criticarono2013 fortemente- FalconeISBN quando questo era ancora vivo.8858649605</ref>}}
[[File:Maria Falcone Presidente Fondazione Falcone.jpg|thumb|Maria Falcone, sorella di Giovanni, presidente della Fondazione Falcone.]]
Nell'intervista ricordò anche come diversi magistrati e politici, vicini a partiti sia della sinistra che della destra, avessero in passato criticato fortemente Falcone. In particolare, forte era stata l'opposizione a Falcone dei magistrati vicini al [[Partito Democratico della Sinistra|PDS]]: al CSM per diverse volte il magistrato palermitano aveva subito dei veti. Ad esempio, quando aveva concorso al posto di super-procuratore antimafia, gli era stato preferito Agostino Cordova, all'epoca procuratore capo di [[Palmi]]. Nell'occasione, [[Alessandro Pizzorusso]], componente laico del CSM designato dal Partito Comunista, aveva firmato un articolo sull{{'}}''[[L'Unità|Unità]]'' sostenendo che Falcone non sarebbe stato "affidabile" e che, essendo "governativo", avrebbe perso le sue caratteristiche di indipendenza.<ref name=":8">{{cita news|Alessandro Pizzorusso|url=https://archivio.unita.news/assets/main/1992/03/12/page_002.pdf|Falcone superprocuratore? Non può farlo, vi dico perché|l'Unità|12 marzo 1992|p=2}}</ref>
 
Già in precedenza, quando - a seguito del collocamento a riposo di Caponnetto - al Consiglio superiore della magistratura si era dovuto decidere se Falcone dovesse essere posto o meno a capo dell'Ufficio istruzione di Palermo, gli era stato preferito [[Antonino Meli]]; avevano votato per quest'ultimo, e quindi contro Falcone, anche gli esponenti di [[Magistratura democratica]], vicini al [[Partito Democratico della Sinistra|PDS]], Giuseppe Borré ed [[Elena Ornella Paciotti|Elena Paciotti]], quest'ultima poi eletta europarlamentare dei [[Democratici di Sinistra]]. Paolo Borsellino, nel noto discorso alla biblioteca comunale di Palermo il 25 giugno del 1992,<ref>RaiPlay, ''[https://www.raiplay.it/video/2017/07/Borsellino-Discorso-alla-biblioteca-comunale-di-Palermo-76b76930-d00d-4512-ad04-b4f87bd35306.html Le parole di Borsellino]''</ref> così ricordò l'episodio:
[[File:Maria Falcone.JPG|right|thumb|Maria Falcone, sorella di Giovanni, ancora oggi rende omaggio alla memoria del fratello nelle scuole italiane]]
{{q|[...] nel gennaio del 1988, quando Falcone, solo per continuare il suo lavoro, propose la sua candidatura a succedere ad Antonino Caponnetto, il Consiglio superiore della magistratura con motivazioni risibili gli preferì il consigliere Antonino Meli. [...] Si aprì la corsa alla successione all’ufficio istruzione al tribunale di Palermo. Falcone concorse, qualche Giuda si impegnò subito a prenderlo in giro, e il giorno del mio compleanno il Consiglio superiore della magistratura ci fece questo regalo: preferì Antonino Meli.<ref>Trascrizione Micromega 3/93, ''[https://www.micromega.net/i-giorni-di-giuda-falcone-e-borsellino/ I giorni di Giuda]''</ref>}}
 
Dopo la sua morte, Leoluca Orlando, commentando l'ostracismo che Falcone aveva subito da parte di alcuni colleghi negli ultimi mesi di vita, disse: «L'isolamento era quello che Giovanni si era scelto entrando nel Palazzo dove le diverse fazioni del regime stavano combattendo la battaglia finale».
In particolare, l'opposizione a Falcone dei magistrati vicini al [[Partito Democratico della Sinistra|Pds]] fu fortissima: al Csm, per diverse volte il magistrato palermitano subì dei veti. Ad esempio, quando concorse al posto di super-procuratore antimafia, gli venne preferito Agostino Cordova, all'epoca procuratore capo di [[Palmi]]. Nell'occasione, Alessandro Pizzorusso, componente laico del Csm designato dal Partito Comunista, firmò un articolo sull'[[L'Unità|Unità]] sostenendo che Falcone non fosse "affidabile" e che essendo "governativo", avrebbe perso le sue caratteristiche di indipendenza. Già in precedenza, quando - a seguito del collocamento a riposo di Caponnetto - al Consiglio superiore della magistratura si dovette decidere se Falcone dovesse essere posto o meno a capo dell'Ufficio istruzione di Palermo, gli venne preferito [[Antonino Meli]]; votarono per quest'ultimo, e quindi contro Falcone, anche gli esponenti di [[Magistratura democratica]], vicini al [[Partito Democratico della Sinistra|Pds]], Giuseppe Borré ed Elena Paciotti, quest'ultima poi eletta europarlamentare dei [[Democratici di Sinistra]].
 
Dopo la sua morte, Leoluca Orlando, commentando l'ostracismo che Falcone subì da parte di alcuni colleghi negli ultimi mesi di vita, dirà: «L'isolamento era quello che Giovanni si era scelto entrando nel Palazzo dove le diverse fazioni del regime stavano combattendo la battaglia finale». All'esecrazione dell'assassinio, il 4 giugno si unisceunì anche il Senato degli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]], con una risoluzione (la n. 308) intesa a rafforzare l'impegno del gruppo di lavoro italo-americano, di cui Falcone era componente.<ref name="C. Lucarelli 2004"/> La [[Corte Suprema degli Stati Uniti]], massimo organo giurisdizionale USA, ricordaricordò il 29 ottobre [[2009]] Giovanni Falcone in una seduta solenne quale "martire della causa della giustizia".<ref>{{Cita news|autore=|url=http://www.lasiciliaweb.it/index.php?id=29813&template=lasiciliaweb|titolo=Gli Usa ricordano Falcone |pubblicazione=[[La Sicilia]]|giorno=30|mese=ottobre |anno=2009|accesso=30 ottobre 2009|urlmorto=no|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140112174751/http://www.lasiciliaweb.it/index.php?id=29813&template=lasiciliaweb}}</ref>
 
In un'intervista del 2008 al ''[[Corriere della Sera]]'' l'ex [[Presidente della Repubblica Italiana]] [[Francesco Cossiga]] ha imputato al Csm grosse responsabilità riguardo alla morte del Giudice Falcone, ha infatti affermato affermando: "''i primi mafiosi stanno al CSM. [Sta scherzando?] Come no? Sono loro che hanno ammazzato Giovanni Falcone negandogli la DNADIA e prima sottoponendolo a un interrogatorio. Quel giorno lui uscì dal CSM e venne da me piangendo. Voleva andar via. Ero stato io a imporre a Claudio Martelli di prenderlo al Ministero della Giustizia''". La circostanza del ruolo di Cossiga (e di [[Giuliano Vassalli]]) è stata confermata fra gli altri da [[Calogero Mannino]]<ref>ADN Kronos, ''[https://www.adnkronos.com/cossiga-mannino-fu-lui-a-volere-falcone-agli-affari-penali-glielo-presentai-io_6f1xBDsF31Yt6KpIpafIfs Cossiga, Mannino: "Fu lui a volere Falcone agli Affari penali, glielo presentai io"]''</ref> e comunque fu partecipata pubblicamente dallo stesso interessato.<ref>Repubblica, ''[https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/03/25/anche-cossiga-si-schiera-al-csm.html Anche Cossiga si schiera 'al CSM staro' con Falcone']'', di Ottavio Lucarelli, 25 marzo 1992</ref>
 
== Riconoscimenti e influenza ==
=== Monumenti ===
{{citazione|La mafia non è affatto invincibile; è un fatto umano, e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine. Piuttosto bisogna rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio e molto grave e che si può vincere non pretendendo l'eroismo da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni.|Giovanni Falcone, [[Rai 3]], 30 agosto 1991<ref>{{cita video|url=http://www.rainews.it/dl/rainews/media/Falcone-La-mafia-non-invincibile-2011d7b9-31e1-4fca-ade7-8fb81d0623e7.html|titolo=Falcone: "La mafia non è invincibile, avrà una fine"|editore=Rai News|data=23 maggio 2014}}</ref>}}
{{Vedi anche|Teca Falcone}}
Al magistrato, in [[Sicilia]] e nel resto d'[[Italia]] sono state dedicate molte scuole e strade, nonché una piazza nel centro di [[Palermo]] (nel giugno del [[2008]]). La prima scuola dedicatogli è il liceo linguistico di [[Bergamo]], il cui nome dedicato al magistrato è stato approvato nel 1993 e ufficializzato con una cerimonia il 27 novembre dello stesso anno, alla quale ha partecipato anche il magistrato [[Armando Spataro]], collaboratore di Falcone a Palermo. Nel [[1999]] gli è stato intitolato il [[convitto nazionale]] di [[Palermo]].
 
=== La normativa ===
* Nella sede del [[FBI]] di [[Marine Corps Base Quantico|Quantico]] negli [[USA|Stati Uniti]], è presente una statua di Giovanni Falcone, voluta dal direttore [[Louis Freech]].<ref>{{cita web|url=http://www.ilcarciofino.com/2013/05/23-maggio-2013-mafia-vaffanculo.html|titolo=23 Maggio: Mafia...|accesso=15 febbraio 2015}}</ref>
{{Vedi anche|Direzione investigativa antimafia|Direzione nazionale antimafia}}
[[File:falcone borsellino-francobollo.gif|thumb|Francobollo commemorativo]]
Una delle più importanti eredità dell'operato di Falcone è stata l'emanazione di alcuni provvedimenti normativi atti ad agevolare il contrasto e la repressione del fenomeno della [[mafia in Italia]]; tra le più importanti si ricordano:<ref>{{Google books|id=x2AJSvM5P4oC|titolo=Perché fu ucciso Giovanni Falcone|nome= Luca|cognome=Tescaroli|pagina =125|editore = Rubbettino|edizione=2|anno=2001|ISBN = 978-8849801590}}</ref>
 
* decreto-legge 15 gennaio 1991, n. 8, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 marzo 1991, n. 82 - una delle prime norme. che disciplinò il fenomeno dei "''[[Collaboratore di giustizia (Italia)|collaboratori di giustizia]]''".
* A Falcone e al suo collega Borsellino il comune di [[Castellammare di Stabia]] ha dedicato l'aula del consiglio comunale intitolandola a loro nome; nel comune di [[Scafati]] è dedicata loro una piazza proprio di fronte alla scuola elementare "Ferdinando II di Borbone"; anche nel comune di [[Casaluce]] in provincia di Caserta, è stata dedicata a Falcone una piazza su un bene confiscato alla camorra; a Casalnuovo, in provincia di Napoli, gli è dedicata una via, mentre ai due colleghi magistrati è stato dedicato anche l'[[Aeroporto di Palermo-Punta Raisi]].
* decreto legge 29 ottobre 1991 n. 345 - convertito in legge 30 dicembre 1991 n. 410 - che istituì della [[direzione investigativa antimafia]];
* decreto legge 20 novembre 1991, n. 367 - convertito in legge 20 gennaio 1992, n. 8 - che modificava il [[codice di procedura penale italiano]];
* decreto legge 8 giugno 1992, n. 306 - convertito in legge n. 7 agosto 1992 n. 356 - norma che contempla diverse misure in tema di [[procedimento penale]], contrasto al crimine mafioso, [[riciclaggio di denaro]], giustizia minorile e alcune disposizioni circa la tutela dei collaboratori di giustizia.
 
=== Monumenti ===
[[File:Arvulu_Falcone.JPG|right|thumb|L<nowiki>'</nowiki>''albero Falcone'' a [[Palermo]], in via Emanuele Notarbartolo n. 23]]
{{Vedi anche|Teca Falcone}}
 
[[File:Resti dell'automobile della scorta di Giovanni Falcone (2).jpg|thumb|Resti dell'automobile della scorta di Giovanni Falcone.]]
* Un albero situato di fronte l'ingresso del suo appartamento, nella centralissima via [[Emanuele Notarbartolo]] a Palermo, raccoglie messaggi, regali e fiori dedicati al giudice: è "''l'albero Falcone''".<ref>[[Enrico Deaglio]], ''Raccolto rosso: la mafia, l'Italia e poi venne giù tutto'', p. 180</ref> Strade e piazze intitolate ai due magistrati si trovano un po' ovunque nei comuni d'Italia.
[[File:Arvulu Falcone.JPG|thumb|L{{'}}''albero Falcone'' a Palermo, in via Emanuele Notarbartolo n. 23.]]
 
[[File:Falcone Denkmal.jpg|thumb|Monumento commemorativo a Falcone nel punto esatto dove avvenne la strage a [[Capaci]].]]
* Il 23 gennaio [[2008]], su proposta del sindaco [[Walter Veltroni]], con una risoluzione approvata all'unanimità dal Consiglio dell'VIII Municipio di Roma, la località Ponte di Nona è stata rinominata [[Villaggio Falcone]] in suo onore.<ref>[http://www.romamunicipiodelletorri.it/Primo%20Piano/Notizie%20Primo%20Piano/Villaggio%20Falcone.htm Nuova denominazione per Ponte di Nona P.d.z. "Villaggio Falcone"]</ref>{{collegamento interrotto}} Dal 2011, l'aula delle udienze della [[Palazzo di Giustizia (Trento)|Corte d'Appello di Trento]] è dedicata a Giovanni Falcone e [[Paolo Borsellino]].<ref>''Targa per i magistrati'', «Trentino», 22 maggio 2011, 17</ref><ref>''L'aula della corte d'appello intitolata ai giudici Falcone e Borsellino'', «L'Adige», 22 maggio 2011, 15</ref>
Al magistrato, in [[Sicilia]] e nel resto d'[[Italia]], dopo la scomparsa, sono state dedicate molte scuole e strade, nonché una piazza nel centro di Palermo (nel giugno del 2008). La prima scuola dedicatagli è il liceo linguistico di [[Bergamo]], il cui nome dedicato al magistrato è stato approvato nel 1993 e ufficializzato con una cerimonia il 27 novembre dello stesso anno, alla quale ha partecipato anche il magistrato [[Armando Spataro]], collaboratore di Falcone a Palermo. Nel 1999 gli è stato intitolato il [[Convitto Nazionale Giovanni Falcone|convitto nazionale di Palermo]].
* Nella sede dell'FBI di [[Marine Corps Base Quantico|Quantico]] negli Stati Uniti, è presente una statua di Giovanni Falcone, voluta dal direttore Louis Freech.
* A Falcone e al suo collega Borsellino il comune di [[Castellammare di Stabia]] ha dedicato l'aula del consiglio comunale intitolandola a loro nome; nel comune di [[Scafati]] è dedicata loro una piazza proprio di fronte alla scuola elementare "Ferdinando II di Borbone"; anche nel comune di [[Casaluce]] in [[provincia di Caserta]], è stata dedicata a Falcone una piazza su un bene confiscato alla camorra; a [[Casalnuovo di Napoli]] gli è dedicata una via, mentre ai due colleghi magistrati è stato dedicato anche l'[[Aeroporto di Palermo-Punta Raisi]].
* Nel 2002 il comune di [[Savignano sul Panaro]] ha dedicato a Falcone realizzata dallo scultore Antonio Sgroi. L'opera presenta un labirinto dal quale fuoriesce una donna che porta fra le mani una melagrana. Attraverso una fenditura nel frutto si intravede la forma della Venere preistorica di Savignano, come omaggio alla terra locale.<ref>Comune di Savignano sul Panaro Modena, periodico bimestrale, N.2 Aprile 2002</ref>
* Un albero situato di fronte all'ingresso del suo appartamento, nella centralissima via [[Emanuele Notarbartolo]] a Palermo, raccoglie messaggi, regali e fiori dedicati al giudice: è "''l'albero Falcone''".<ref>{{Google books|id= DYpNrwMsAZ4C|titolo= Raccolto rosso. La mafia, l'Italia. E poi venne giu di tutto|pagina = 180|wkautore = Enrico Deaglio|nome = Enrico|cognome = Deaglio|anno= 1993|editore=Feltrinelli|città = Milano|ISBN=88-07-12010-0}}</ref>
* Luoghi pubblici intitolati a Falcone, al collega Borsellino o ad entrambi i giudici sono presenti in moltissimi comuni italiani.
* Il 23 gennaio 2008, su proposta del sindaco [[Walter Veltroni]], con una risoluzione approvata all'unanimità dal Consiglio dell'VIII Municipio di Roma, la località Ponte di Nona è stata rinominata [[Villaggio Falcone]] in suo onore.<ref>{{cita testo|url=http://www.comune.roma.it/PCR/resources/cms/documents/mun8__Ris_003_2008_2008.pdf|titolo=Nuova denominazione per Ponte di Nona P.d.z. 20 in "Villaggio Falcone"|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150923210122/http://www.comune.roma.it/PCR/resources/cms/documents/mun8__Ris_003_2008_2008.pdf}}</ref>
* Dal maggio 2011, l'aula delle udienze della [[Palazzo di Giustizia (Trento)|Corte d'Appello di Trento]] è dedicata a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.<ref>{{cita news|titolo=Caselli a Trento: "Mafia, le zone ricche più a rischio"|url=http://www.giornaletrentino.it/cronaca/trento/caselli-a-trento-mafia-le-zone-ricche-pi%C3%B9-a-rischio-1.904062|nome=Mara|cognome=Deimichei|pubblicazione=Trentino|data=22 maggio 2011}}</ref><ref>{{cita news|url=http://www.ladige.it/news/cronaca/2011/05/21/caselli-trento-targa-falcone-borsellino|titolo=Caselli a Trento: targa per Falcone e Borsellino|pubblicazione=l'Adige|data=22 maggio 2011}}</ref>
* All'uscita di Capaci dell'[[autostrada A29 (Italia)|autostrada A29]], in prossimità del luogo dell'attentato, è stata eretta una colonna che espone i nomi delle vittime di quel 23 maggio 1992. Qui il giudice, sua moglie e la scorta vengono commemorati ogni anno il giorno dell'anniversario della strage, con la chiusura del tratto al traffico.<ref>{{cita news|url=http://archivio.agi.it/articolo/ea9c7cc834cfc636fc0808bc068e947a_20100522_falcone-anas-dispone-chiusura-autostrada-a-29-per-commemorazione/|titolo=Falcone: Anas dispone chiusura autostrada A/29 per commemorazione|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160311032225/http://archivio.agi.it/articolo/ea9c7cc834cfc636fc0808bc068e947a_20100522_falcone-anas-dispone-chiusura-autostrada-a-29-per-commemorazione/|data=11 marzo 2016|pubblicazione=Agenzia Giornalistica Italia}}</ref>
* Il 18 maggio 2012, a Roma, nella [[piazza d'armi]] della [[Scuola agenti del Corpo di polizia penitenziaria]], intitolata al magistrato, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha inaugurato un manufatto in acciaio e cristallo, denominato [[teca Falcone]], in cui sono conservati i resti della [[Fiat Croma]] bianca su cui viaggiava il magistrato al momento di essere vittima dell'attentato.<ref>{{cita news|url=http://www.ilmessaggero.it/ROMA/STORIE/strage_di_capaci_in_una_teca_di_vetro_l_auto_in_cui_mor_igrave_giovanni_falcone/notizie/197011.shtml|titolo=Strage di Capaci, in una teca di vetro l'auto in cui morì Giovanni Falcone|data=18 maggio 2012|pubblicazione=Il Messaggero|accesso=2 maggio 2015|dataarchivio=2 settembre 2016|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160902212757/http://www.ilmessaggero.it/ROMA/STORIE/strage_di_capaci_in_una_teca_di_vetro_l_auto_in_cui_mor_igrave_giovanni_falcone/notizie/197011.shtml|urlmorto=sì}}</ref>
* Il 3 giugno 2015 le sue spoglie sono state traslate dal cimitero di Sant'Orsola di Palermo nella chiesa di San Domenico della stessa città, Pantheon degli uomini illustri di Sicilia, all'interno di un semplice sepolcro di fronte al monumento funebre di [[Emerico Amari]].
* Il 10 luglio 2017, a pochi giorni dal 25º anniversario della [[strage di via D'Amelio]], è stato decapitato il busto del giudice Falcone, donato dall'Istituto Superiore per la difesa delle tradizioni, davanti all'Istituto Comprensivo che porta lo stesso nome del magistrato, situato nel quartiere palermitano dello [[ZEN (Palermo)|Zen]].<ref>{{cita testo|url=http://www.isdt.it/archivio/605/|titolo=Istituto Superiore per la Difesa delle Tradizioni "Roberto G. Trapani della Petina"}}</ref> La [[statua]], a cui è stata staccata la testa e un pezzo del busto, è stata poi usata come ariete contro il muro dell'istituto scolastico.<ref>{{Cita news|url=http://www.lastampa.it/2017/07/11/italia/cronache/sfregio-a-falcone-distrutto-il-busto-e-bruciata-una-foto-45iGa1CvjWuh8CvLqXes4J/pagina.html|titolo=Sfregio a Falcone, distrutto il busto e bruciata una foto|accesso=28 luglio 2017|pubblicazione=[[La Stampa]]|urlmorto=no|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170728164637/http://www.lastampa.it/2017/07/11/italia/cronache/sfregio-a-falcone-distrutto-il-busto-e-bruciata-una-foto-45iGa1CvjWuh8CvLqXes4J/pagina.html|nome=Riccardo|cognome=Arena}}</ref> "Oltraggiare la memoria di #Falcone è una misera esibizione di vigliaccheria" è il messaggio su Twitter<ref>{{Cita web|url=https://twitter.com/PaoloGentiloni/status/884380790179721216|titolo=Oltraggiare la memoria di #Falcone è una misera esibizione di vigliaccheria|autore=Paolo Gentiloni|sito=@PaoloGentiloni|data=10 luglio 2017|accesso=28 luglio 2017|urlmorto=no|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180518072126/https://twitter.com/PaoloGentiloni/status/884380790179721216}}</ref> che il [[primo ministro]] [[Paolo Gentiloni]] ha pubblicato subito dopo aver preso coscienza dell'accaduto.
* Una delle due sale consiliari (quella situata nel quartiere [[Arenella (Napoli)|Arenella]]) della [[Municipalità 5 di Napoli|V Municipalità di Napoli]] è intitolata a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
* Il 14 novembre 2017, la rappresentanza italiana presso l'Agenzia europea per il contrasto al crimine organizzato (''[[Eurojust]]'') con sede a [[L'Aia|L'Aja]] è stata intitolata alla memoria dei giudici Falcone e Borsellino.
 
==Opere==
[[File:Falcone Denkmal.jpg|200px|left|thumb|Monumento commemorativo a Falcone il punto esatto dove avvenne la strage a [[Capaci]].]]
* ''Tecniche di indagine in materia di mafia'', con [[Giuliano Turone]], in Cassazione Penale, 1983.
* All'uscita dell'[[Autostrada A29|autostrada Palermo-Capaci]], in prossimità del luogo dell'attentato, è stata eretta una colonna che espone i nomi delle vittime di quel 23 maggio [[1992]]. Qui il giudice, sua moglie e la scorta vengono commemorati il giorno dell'anniversario della strage, con la chiusura del tratto al traffico, come avvenuto anche nel [[2010]].<ref>[http://www.agi.it/anas/news/notizie/201005221501-cro-r010300-falcone_anas_dispone_chiusura_autostrada_a_29_per_commemorazione AGI.it - Falcone: Anas dispone chiusura autostrada A/29 per commemorazione<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>{{collegamento interrotto}}
* ''Rapporto sulla mafia degli anni '80. Gli atti dell'Ufficio istruzione del tribunale di Palermo. Giovanni Falcone: intervista-racconto'', a cura di Lucio Galluzzo, Francesco La Licata, [[Saverio Lodato]], Palermo, [[Flaccovio Editore|S. F. Flaccovio]], 1986.<ref name=":16" />
 
* Il 18 maggio 2012, a Roma, nella [[piazza d’armi]] della [[Scuola agenti del Corpo di polizia penitenziaria]], intitolata al magistrato, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha inaugurato un manufatto in acciaio e cristallo, denominato [[teca Falcone]], in cui sono conservati i resti della [[Fiat Croma]] bianca su cui viaggiava il magistrato al momneto di essere vittima dell'attentato.<ref>[http://www.ilmessaggero.it/ROMA/STORIE/strage_di_capaci_in_una_teca_di_vetro_l_auto_in_cui_mor_igrave_giovanni_falcone/notizie/197011.shtml ''Strage di Capaci, in una teca di vetro l'auto in cui morì Giovanni Falcone'' da ilmessaggero.it, 18 maggio 2012]</ref>
 
== Opere ==
* ''Rapporto sulla mafia degli anni '80. Gli atti dell'Ufficio istruzione del tribunale di Palermo'', Palermo, S. F. Flaccovio, 1986.
* ''[[Cose di Cosa Nostra (saggio)|Cose di Cosa Nostra]]'', in collaborazione con [[Marcelle Padovani]], Milano, Rizzoli, 1991.
* ''Io accuso. Cosa nostra, politica e affari nella requisitoria del maxiprocesso'', Roma, Libera informazione, 19931995.<ref name=":16">L'opera raccoglie ampi stralci della sentenza-ordinanza di rinvio a giudizio del maxiprocesso redatta da Falcone e Borsellino.</ref>
* ''La posta in gioco. Interventi e proposte per la lotta alla mafia'', Milano, BUR Rizzoli, 2010., ISBN 978-88-17-04391-5.
 
== Nella cultura di massa ==
=== TeatroCinema, cinematelevisione e televisioneteatro ===
Nelle opere di finzione narrativa, ossia nei [[film]] e nelle [[fiction televisive]], è stato più volte mostrato Giovanni Falcone, o con immagini di repertorio (ad esempio nel documentario ''[[In un altro paese]]''), oppure come personaggio interpretato da attori (sia in pellicole interamente incentrate sulla vita e la morte di Falcone, sia in pellicole in cui Falcone è solamente citato oppure appare come comparsa).
Anche il [[teatro]], il [[cinema]] e la [[televisione]] hanno onorato la memoria del magistrato palermitano:
* ''[[Giovanni Falcone (film)|Giovanni Falcone]]'' di(1993), [[Giuseppecon Ferrara]],protagonista ([[1993Michele Placido]]); nel ruolo di Falcone.
* ''[[I giudici - Excellent Cadavers|I giudici - Vittime Eccellenti]]'' di(1999), con [[RickyChazz TognazziPalminteri]], ([[1999]])nel ruolo di Falcone.
* ''[[Paolo Borsellino (miniserie televisiva)|Paolo Borsellino]]'', ([[2004]]), regia dicon [[GianlucaEnnio Maria TavarelliFantastichini]] ([[2004]])nel ruolo di Falcone.
* ''[[In un altro paese]]'' (2005), un documentario di Marco Turco<ref>{{Cita news|url=http://www.repubblica.it/2007/07/sezioni/spettacoli_e_cultura/film-mafia-stille/film-mafia-stille/film-mafia-stille.html|titolo="In un altro Paese", omaggio agli eroi che guardarono in faccia Cosa nostra|pubblicazione=La Repubblica|data=22 luglio 2007|accesso=6 gennaio 2013|nome=Silvia|cognome=Fumarola|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190330181739/http://www.repubblica.it/2007/07/sezioni/spettacoli_e_cultura/film-mafia-stille/film-mafia-stille/film-mafia-stille.html}}</ref> in cui ci sono immagini di repertorio su Falcone.
* ''[[Giovanni Falcone, l'uomo che sfidò Cosa Nostra]]'' di [[Andrea Frazzi|Andrea]] e [[Antonio Frazzi]], ([[2006]])
* ''[[Giovanni Falcone - L'uomo che sfidò Cosa Nostra]]'' (2006), con protagonista [[Massimo Dapporto]] nel ruolo di Falcone.
* ''[[In un altro paese]]'' di [[Marco Turco]], ([[2006]])<ref>{{Cita news|titolo="In un altro Paese", omaggio agli eroi che guardarono in faccia Cosa nostra|url=http://www.repubblica.it/2007/07/sezioni/spettacoli_e_cultura/film-mafia-stille/film-mafia-stille/film-mafia-stille.html|accesso=6 gennaio 2013|data=22 luglio 2007|pubblicazione=La Repubblica}}</ref>
* ''[[Il Capocapo dei Capicapi]]'' (2007), regia dicon [[AlexisAndrea SweetTidona]] enel [[Enzoruolo Monteleone]]di ([[2007]])Falcone.
* ''[[Vi perdono ma inginocchiatevi]]'', diun [[ClaudioTV Bonivento]],movie [[filmdel tv]] ([[2012]]) che racconta le vicende degli uomini della scorta di Giovanni Falcone.
*''Convitto Falcone'' (2012), cortometraggio di Pasquale Scimeca.
* ''[[Morti ammazzati: Falcone, Borsellino e altri eroi]]'', scritto e diretto da [[Emanuele Montagna]], ([[2012]])
* ''[[1992 (serie televisiva)|1992]]'', un telefilm del 2015 in cui c'è una brevissima partecipazione di [[Claudio Spadaro]] nel ruolo di Falcone, adeguatamente camuffato per assomigliare al magistrato palermitano.
* ''[[Per questo mi chiamo Giovanni]]'', scritto da [[Luigi Garlando]] ([[2012]])
* ''[[La mafia uccide soloEra d'estate]]'', diretto(2015) dacon protagonista [[PierfrancescoMassimo DilibertoPopolizio]] ([[2013]])nel ruolo di Falcone.
* ''[[Il traditore (film 2019)|Il traditore]]'' (2019) con [[Fausto Russo Alesi]] nel ruolo di Falcone.
* ''Giovanni Falcone - Anni di piombo'' (2020), di Marco Giolo, progetto per un lungometraggio animato mai realizzato, respinto dal [[Ministero della cultura|MiBACT]] e dalla [[Rai]].<ref>{{Cita news|autore=Marco Giolo|url=http://www.giovannifalcone.com|titolo=Giovanni Falcone - Anni di piombo|pubblicazione=Marco Giolo animation studio|data=2020}}</ref>
* Gli invisibili - la solitudine dei giusti (dal 2022), atto unico teatrale prodotto dalla Nuova Compagnia Teatrale aps di [[Verona]] per la regia di [[Enzo Rapisarda]].<ref>{{Cita web|url=https://www.larena.it/argomenti/spettacoli/spettacoli/solitudine-dei-giusti-commozione-e-rabbia-1.9423673|titolo=Solitudine dei giusti Commozione e rabbia|autore=Società Athesis S.p.A|sito=L'Arena|data=2022.05.23T02:41:43+0200|accesso=2024-05-26}}</ref>
* [[Francesca e Giovanni - Una storia d'amore e di mafia]] (2025) regia di [[Simona Izzo]] e [[Ricky Tognazzi]].
 
=== MusicaLetteratura e musica ===
* ''[[Per questo mi chiamo Giovanni]]'', romanzo scritto da [[Luigi Garlando]] nel [[2004]].
* [[Stefano Fonzi]] (musiche), Giommaria Monti (testi). ''[[Il coraggio della solitudine]]''. Edizioni Musicali [[Rai Trade]], [[2007]]<ref>{{Cita news|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2007/05/23/falcone-mille-ragazzi-lo-ricordano-corleone.html|titolo=Falcone, mille ragazzi lo ricordano a Corleone|autore=Alessandrea Ziniti|pubblicazione=[[la Repubblica]]|data=23 maggio 2003}}</ref>
* I [[Savatage]],Marco gruppo [[thrash metalOngaro]] [[statunitense]], hannoha dedicato al giudice Falcone la canzone "Castles''La Burning"scorta'', presente nell'album del 19942010 [[HandfulCanzoni ofper Rainadulti]].
* [[Stefano Fonzi]] (musiche), [[Giommaria Monti]] (testi). ''Il coraggio della solitudine''. Edizioni Musicali [[Rai Trade]], 2007.<ref>{{Cita news|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2007/05/23/falcone-mille-ragazzi-lo-ricordano-corleone.html|titolo=Falcone, mille ragazzi lo ricordano a Corleone|nome=Alessandrea|cognome=Ziniti|pubblicazione=[[La Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]]|data=23 maggio 2003|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190330222644/https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2007/05/23/falcone-mille-ragazzi-lo-ricordano-corleone.html}}</ref>
* [[Lucci Brokenspeakers]] gli ha dedicato il brano "La collina", presente nell'album [[Brutto & Stonato]].
* I [[Savatage]], gruppo heavy metal [[statunitense]], hanno dedicato al giudice Falcone la canzone "Castles Burning", presente nell'album del 1994 [[Handful of Rain]].
* ''[[Signor tenente]]'', canzone scritta da [[Giorgio Faletti]] nel [[1994]] e presentata al Festival di Sanremo dello stesso anno, fa allusione alla [[strage di Capaci]] e a quella di [[strage di Via D'Amelio|Via D'Amelio]].
* [[Giacomo Bendotti]] (testo e disegni), autore romano, ha realizzato una graphic novel dedicata a Giovanni Falcone.
* Lo scrittore [[Roberto Saviano]], basandosi su testimonianze ed atti processuali, ha raccontato la vita di Falcone nel romanzo ''Solo è il coraggio. Giovanni Falcone, il romanzo'', pubblicato da [[Feltrinelli]] nel [[2022]] in occasione del trentennale della [[strage di Capaci]].
 
== Onorificenze ==
{{Onorificenze
|immagine = Valor civile gold medal BAR.svg
|nome_onorificenza = Medaglia d'oro al valor civile
|collegamento_onorificenza = Medaglia d'oro al valor civile
|motivazione = Magistrato tenacemente impegnato nella lotta contro la criminalità organizzata, consapevole dei rischi cui andava incontro quale componente del 'pool antimafia', dedicava ogni sua energia a respingere con rigorosa coerenza la sfida sempre più minacciosa lanciata dalle organizzazioni mafiose allo Stato democratico. Proseguiva poi tale opera lucida, attenta e decisa come Direttore degli Affari Penali del Ministero di Grazia e Giustizia ma veniva barbaramente trucidato in un vile agguato, tesogli con efferata ferocia, sacrificando la propria esistenza, vissuta al servizio delle Istituzioni.<ref>{{cita web|url=http://www.quirinale.it/onorificenze/insigniti/4158|titolo=Medaglia d'oro al valor civile|accesso=12 marzo 2020}}</ref>
|luogo =[[ Palermo]], 5 agosto [[1992]]
}}
Il 13 novembre [[2006]] è stato nominato tra gli eroi degli ultimi 60 anni dal ''[[TIME|Time magazine]]''.<ref>[{{cita web|url=http://www.lagazzettaitaliana.com/giovanni-falcone.aspx |titolo=Giovanni Falcone, un eroe da ricordare|pubblicazione=La -Gazzetta Italiana|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20120526005714/http://www.lagazzettaitaliana.com]/giovanni-falcone.aspx|data=26 maggio 2012|nome=Michele|cognome=Alonzo}}</ref> Inoltre, è stato nominato in suo onore l'asteroide [[60183 Falcone]].<ref>[{{cita web|url=http://www.loschermo.it/articoli/view/43728 |titolo=Intitolato a Giovanni Falcone l'asteroide scoperto a Capannori|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130307173457/http://www.loschermo.it/articoli/view/43728 |data=7 marzo 2013|pubblicazione=LoSchermo.it}}</ref><ref>{{cita web|url=http://ssd.jpl.nasa.gov/sbdb.cgi?sstr=60183|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20161220113744/http://ssd.jpl.nasa.gov/sbdb.cgi?sstr=60183|sito=[[Jet Propulsion Laboratory]]|lingua=en|titolo=JPL Small-Body Database Browser}}</ref>
 
[[File:2 euro commemorativo 2022 italia falcone borsellino.jpeg|miniatura|2 euro commemorativi]]
 
L'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato ha annunziato l'emissione nel 2022 di una [[2 euro commemorativi|moneta commemorativa da 2 euro]], destinata alla circolazione, in occasione del 30°esimo anniversario dell'assassinio di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.<ref>{{Cita web|url=https://tg24.sky.it/cronaca/2022/05/17/falcone-borsellino-moneta|titolo=A trent'anni dalla morte, emessa moneta da 2 euro in ricordo di Falcone e Borsellino {{!}} Sky TG24|sito=tg24.sky.it|data=2022-05-17|accesso=2023-07-28}}</ref>
 
Nel 2022 la Fondazione Italia USA gli ha attribuito alla Camera dei Deputati il [[Premio America]] alla memoria, che è stato ritirato da Pietro Grasso.<ref>[https://www.italiausa.org/premio-america-xii/]</ref>
 
== Note ==
{{<references|2}}/>
 
== Bibliografia ==
* Manfredi Giffone, Fabrizio Longo, Alessandro Parodi, ''[{{cita testo|url=http://www.einaudi.it/speciali/Giffone-Longo-Parodi-Un-fatto-umano |titolo=Un fatto umano - Storia del pool anfimatia]|accesso=14 aprile 2019|dataarchivio=2 gennaio 2013|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130102153943/http://www.einaudi.it/speciali/Giffone-Longo-Parodi-Un-fatto-umano|urlmorto=sì}}'', Einaudi Stile Libero, 2011, graphic novel, ISBN 978-88-06-19863-3.
* Giacomo[[Giuseppe BendottiAyala]], ''GiovanniChi ha paura muore ogni giorno. I miei anni con Falcone e Borsellino'', Ed. BeccoGialloMilano, 2011Mondadori, graphic novel2008, ISBN 978-88-8583204-9059093-94.
* Giacomo Bendotti, ''Giovanni Falcone'', Ed. BeccoGiallo, 2011, graphic novel, ISBN 978-88-85832-90-9.
* [[Gian Carlo Caselli]] e Raoul Muhm, ''Il ruolo del Pubblico Ministero - Esperienze in Europa'', Vecchiarelli Editore Manziana, Roma, 2005, ISBN 88-8247-156-X.
* [[Enrico Deaglio]], ''Raccolto rosso: la mafia, l'Italia e poi venne giù tutto'', Feltrinelli Editore, 1993, ISBN 978-88-07-12010-7.
* Anna Falcone, Maria Falcone, Leone Zingales, ''Giovanni Falcone, un uomo normale'', Ed. Aliberti, 2007, ISBN 978-88-7424-253-5.
* Giovanni Falcone e [[Marcelle Padovani]], ''[[Cose di Cosa Nostra (saggio)|Cose di Cosa Nostra]]'', Milano, Rizzoli, 1991, ISBN 978-88-17-00233-2.
* ''Rapporto sulla mafia degli anni '80: gli atti dell'Ufficio istruzione del tribunale di Palermo. Giovanni Falcone: intervista-racconto'', a cura di Lucio Galluzzo, Francesco La Licata e [[Saverio Lodato]], Palermo, [[Flaccovio Editore]], [[1986]].
* [[Claudio Fava]], ''Cinque delitti imperfetti: Impastato, Giuliano, Insalaco, Rostagno, Falcone'', Mondadori, Milano 1994.
* [[Claudio Fava]], ''Cinque delitti imperfetti: Impastato, Giuliano, Insalaco, Rostagno, Falcone'', Mondadori, Milano. 1994.
* Fondazione Giovanni Falcone, ''Giovanni Falcone: interventi e proposte (1982 – 1992)'' a cura di F. Patroni Griffi, Sansoni, Firenze, 1994.
* Fondazione Giovanni Falcone, ''Giovanni Falcone: interventi e proposte (1982-1992)'' a cura di F. Patroni Griffi, Sansoni, Firenze, 1994.
* [[Luigi Garlando]], ''[[Per questo mi chiamo Giovanni]]'', [Milano], Fabbri, 2004.
* [[Luigi Garlando]], ''[[Per questo mi chiamo Giovanni]]'', Milano, Fabbri, 2004, ISBN 978-88-17-05577-2.
* Lucio Galluzzo, ''Obiettivo Falcone'', Napoli, Pironti, 1992.
* [[Francesco La Licata]], ''[{{cita testo|url=http://books.google.it/books?id=3DvxqVPSwekC&printsec=frontcover&dq=giovanni+falcone&client=firefox-a&sig=ACfU3U1jswcx5S9noIUi_kKuiIjyhBNoHg#PPA24,M1 |titolo=Storia di Giovanni Falcone]}}'', Rizzoli, Milano, 1993; Feltrinelli, Milano, 2005.
* [[Saverio Lodato]], ''Ho ucciso Giovanni Falcone: la confessione di Giovanni Brusca'', Milano, Mondadori, 1999.
* [[Saverio Lodato]], ''[[Trent'anni di mafia]]'', Rizzoli, 2008, ISBN 978-88-17-01136-5.
* Giammaria[[Giommaria Monti]], ''Falcone e Borsellino: la calunnia, il tradimento, la tragedia'', prefazione di [[Luciano Violante]], Roma, Editori Riuniti, 1996. Nuova edizione con contributi di [[Maria Falcone]] e [[Rita Borsellino]]; Roma, [[Editori Riuniti]], 2006. {{ISBN|978-88-359-5781-2}}
* Luca Rossi, ''I disarmati: Falcone, Cassarà e gli altri'', Milano, Mondadori, 1992.
* [[Alexander Stille]], ''Nella terra degli infedeli. Mafia e politica nella prima Repubblica'' (titolo originale: ''Excellent Cadavers: The Mafia and the Death of the First Italian Republic''), Milano, Mondadori, 1995. ISBN 88-04-38802-1; Milano, [[Garzanti]], 2007. ISBN 978-88-11-74061-2.
* [[Alexander Stille]], ''Excellent Cadavers'', Vintage (Jonathan Cape), 1995.
* Aldo Pecora, ''Primo sangue'', [[Rizzoli]] (Bur), 2010, ISBN 978-88-17-04389-2.
* [[Maria Falcone]], [[Francesca Barra]], ''Giovanni Falcone, un uomo solo'', Milano, Rizzoli, aprile 2012, ISBN 978-88-17-05617-5.
* [[Giovanni Bianconi (giornalista)|Giovanni Bianconi]], ''L'assedio. Troppi nemici per Giovanni Falcone'', [[Giulio Einaudi Editore]], 2017, ISBN 9788806233709.
* Luca Teescaroli ''Perché fu ucciso Giovanni Falcone'' Rubettino editore, 2001.
* Luca Tescaroli, ''Perché fu ucciso Giovanni Falcone'' [[VincenzoRubbettino CerusoEditore|Rubbettino editore]], 2001.
* Vincenzo Ceruso, ''Da Giovanni Falcone a Paolo Borsellino, da Libero Grassi a Carlo Alberto Dalla Chiesa: storia degli uomini in lotta contro la criminalità organizzata'', Roma, Newton Compton Editori, 2008.
* [[Attilio Bolzoni]], ''Uomini soli. Pio La Torre e Carlo Alberto Dalla Chiesa; Giovanni Falcone e Paolo Borsellino'', Milano, Melampo Editore, 2012.
* [[Salvatore Mugno]], ''[[Quando Falcone incontrò la mafia]]. I primi processi del magistrato a Cosa Nostra nel Palazzo di Giustizia di Trapani ed altre singolari vicende (1967-1978)'', presentazione di Dino Petralia, Trapani, Di Girolamo Editore, 2014 -, ISBN 978-88-97050-43-8.
* Angelo Di Liberto,''La stanza del presepe. Una storia di Giovanni Falcone'' con un testo di Maria Falcone, Palermo, due punti edizioni, 2014.
* Angelo Di Liberto, "Il Bambino Giovanni Falcone - Un ricordo d'infanzia" con un testo di Maria Falcone, Milano, Mondadori, 2017.
* Angelo Di Liberto, "Il coraggio di Giovanni" con un testo di Maria Falcone e le illustrazioni di Damiano Rotella, Gallucci, 2024.
 
== Voci correlate ==
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* [[Antonino Caponnetto]]
* [[Attentato dell'Addaura]]
* [[Collaboratore di giustizia (Italia)]]
* [[Cosa nostra]]
* [[Cosa nostra americanastatunitense]]
* [[Direzione Investigativa Antimafia]]
* [[Direzione Nazionale Antimafia]]
* [[Emanuele Piazza]]
* [[Francesca Morvillo]]
* [[Giovanni Falcone (film)]]
* [[Mafia in Italia]]
* [[Magistratura italiana]]
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* [[Rocco Chinnici]]
* [[Pizza connection]]
* [[StrageBombe didel via d'Amelio1992-1993]]
** [[Strage di Capacivia d'Amelio]]
** [[Strage di Capaci]]
* [[Teca Falcone]]
* [[Vittime di cosaCosa nostra in Italia]]
* [[Vittime del dovere]]
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== Altri progetti ==
{{interprogetto|q|commons=Category:Giovanni Falcone}}
 
== Collegamenti esterni ==
* [http://www.giovannifalcone.com ''Giovanni Falcone - Anni di piombo''], su ''giovannifalcone.com'', sito del film d'animazione inspirato alla [[strage di Capaci]] (mai realizzato).{{Collegamenti esterni}}
* [http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntate/giovanni-falcone/620/default.aspx Giovanni Falcone - Anomalia palermitana], ''[[La storia siamo noi]]''
* {{cita testo|url=http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntate/giovanni-falcone/620/default.aspx|titolo=Giovanni Falcone - Anomalia palermitana|accesso=2 giugno 2019|dataarchivio=14 novembre 2017|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20171114165908/http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntate/giovanni-falcone/620/default.aspx|urlmorto=sì}}, ''[[La storia siamo noi]]''
* [http://palermo.repubblica.it/dettaglio/il-custode-dei-segreti-di-falcone-dai-suoi-archivi-spariti-molti-dati/1811349 Fonte: La Repubblica, 22.12.2009, "Il custode dei segreti di Falcone: «Dai suoi archivi spariti molti dati»"] - [http://palermo.repubblica.it/multimedia/home/22235706 "Mancano 20 dischetti dall'archivio di Falcone"]
* {{cita testo|url=http://palermo.repubblica.it/dettaglio/il-custode-dei-segreti-di-falcone-dai-suoi-archivi-spariti-molti-dati/1811349|titolo=Fonte: La Repubblica, 22.12.2009, "Il custode dei segreti di Falcone: «Dai suoi archivi spariti molti dati»"|accesso=22 dicembre 2009|dataarchivio=17 novembre 2017|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20171117144729/http://palermo.repubblica.it/dettaglio/il-custode-dei-segreti-di-falcone-dai-suoi-archivi-spariti-molti-dati/1811349|urlmorto=sì}} - {{cita testo|url=http://palermo.repubblica.it/multimedia/home/22235706|titolo="Mancano 20 dischetti dall'archivio di Falcone"|accesso=22 dicembre 2009|dataarchivio=8 gennaio 2013|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130108201444/http://palermo.repubblica.it/multimedia/home/22235706|urlmorto=sì}}
* [http://www.quotidianolegale.it/falcone-borsellino-nel-ricordo-di-gesualdo-bufalino/ Giovanni Falcone e Paolo Borsellino - Il ricordo di Gesualdo Bufalino],
* {{cita testo|url=http://www.quotidianolegale.it/falcone-borsellino-nel-ricordo-di-gesualdo-bufalino/|titolo=Giovanni Falcone e Paolo Borsellino - Il ricordo di Gesualdo Bufalino}}
* [http://www.raistoria.rai.it/articoli/lattentato-a-falcone/13130/default.aspx L'attentato a Falcone, sul portale RAI Storia]
* {{cita web|url=http://www.raistoria.rai.it/articoli/lattentato-a-falcone/13130/default.aspx|titolo=L'attentato a Falcone, sul portale RAI Storia}}
* {{cita testo|url=http://www.fondazionefalcone.it/index.php?id_area=1|Fondazione|titolo=Giovanni e Francesca Falcone}}
 
{{CosaAntimafia Nostrain Italia}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|biografie|diritto|Sicilia|storia d'Italia}}
 
[[Categoria:Lotta alla mafia]]
[[Categoria:Medaglie d'oro al valor civile]]
[[Categoria:Vittime di Cosa nostra]]
[[Categoria:Eroi nazionali italiani]]
[[Categoria:Personalità commemorate con funerali di Stato]]
[[Categoria:PersoneSepolti legatenella achiesa Trapanidi San Domenico (Palermo)]]
[[Categoria:Assassinati con esplosivo]]
[[Categoria:Studenti dell'Università degli Studi di Palermo]]