Mobbing: differenze tra le versioni

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Il '''mobbing''' (dall<ref>Dall'[[Lingua inglese|inglese]] ''[to] mob'' «assalire, molestare»; quindi «molestia, [[angheria]]»)<ref>[http://www.treccani.it/vocabolario/mobbing/ Voce del Vocabolario {{Treccani Online]|v=si|mobbing}}</ref> nell'accezionein più comune[[psicologia]] è ununa insiemeforma di [[comportamento|comportamenti]] [[violenza|aggressiviabuso]] di natura fisica e verbale, esercitatiesercitato da una persona o da un [[gruppo sociale|gruppo di persone]] nei confronti di altriuno o più soggetti,. specieSebbene inil ambitotermine lavorativovenga utilizzato soprattutto per riferirsi a situazioni nel [[aziendamondo del lavoro]]le, cosìil datermine impedirgliindica dicomportamenti lavorareviolenti oanche porredi insopportabilialtri costrizionigruppi nello(sociali, svolgimento[[Famiglia|familiari]] delo lavoro stesso[[Branco|animali]]).
 
PiùNell'ambito in generale, il termine indica i comportamenti violenti che un gruppo ([[Gruppo socialelavoro|socialelavorativo]], [[Famiglia|familiare]],simili [[Branco|animale]]) rivolge ad un suo membro. Il termine viene spesso utilizzato nel mondo del [[lavoro]].attività Puòpossono anche essere messomesse in atto da persone che abbiano una certa autorità sulle altre, in tal caso si parla di [[bossing]]. In [[etologia]], il termine identifica i comportamenti aggressivi assunti da talune [[predazione|prede]] nei confronti di un [[predatore]] per intimorirlo e dissuaderlo dall’attaccodall'attacco.
 
== Origine ed etimologia del termine ==
{{Vedi anche|Mobster}}
Il termine venne coniato agli inizi degli [[anni 1970|anni settanta]] del [[XX secolo]] dall'[[etologo]] [[Konrad Lorenz]] per descrivere un particolare [[comportamento]] aggressivo tra individui della stessa specie, con l'obbiettivo di escludere un membro del gruppo. In [[etologia]], particolarmente in [[ornitologia]], ''mobbing'' indica anche il comportamento di gruppi di [[uccelli]] di piccola taglia nell'atto di respingere un [[Rapaci|rapace]] loro predatore. È stato utilizzato in diversi contesti e con diversi significati; infatti nel 1972 il medico svedese [[Paul Heinemann]] utilizzò il termine, come sinonimo di [[bullismo]], in una ricerca sull’aggressione di singoli bambini da parte di gruppi di coetanei. Negli anni ’80 lo psicologo svedese [[Heinz Leymann]], definì il mobbing nell’accezione attuale: “''una comunicazione ostile, non etica, diretta in maniera sistematica da parte di uno o più individui generalmente contro un singolo individuo''.”<ref>[http://www.medicitalia.it/minforma/Psicologia/1297/Il-Mobbing-soprusi-psicologici-sul-luogo-di-lavoro Il ''Mobbing: soprusi psicologici sul luogo di lavoro'' di Alessandro Raggi, da medicinaitaoia.it, 20 febbraio 2012]</ref>
Il termine venne coniato agli inizi degli [[anni 1970|anni settanta]] del [[XX secolo]] dall'[[etologo]] [[Konrad Lorenz]] per descrivere un particolare [[comportamento]] aggressivo tra individui della stessa specie, con l'obiettivo di escludere un membro del gruppo. In [[etologia]], particolarmente in [[ornitologia]], ''mobbing'' indica anche il comportamento di gruppi di [[uccelli]] di piccola taglia nell'atto di respingere un [[Rapaci|rapace]] loro predatore. È stato utilizzato in diversi contesti e con diversi significati; infatti nel 1972 il medico svedese [[Paul Heinemann]] utilizzò il termine, come sinonimo di [[bullismo]], in una ricerca sull'aggressione di singoli bambini da parte di gruppi di coetanei. Negli anni '80 lo psicologo svedese [[Heinz Leymann]], definì il mobbismo nell'accezione attuale: “''una comunicazione ostile, non etica, diretta in maniera sistematica da parte di uno o più individui generalmente contro un singolo ind''<ref>{{Cita libro|titolo=Luigi Battista, “Il mobbing quale fattispecie nella giurisprudenza”, GLav, 2005, 22.}}</ref>''ividuo''.”<ref>[http://www.medicitalia.it/minforma/Psicologia/1297/Il-Mobbing-soprusi-psicologici-sul-luogo-di-lavoro Il ''Mobbing: soprusi psicologici sul luogo di lavoro'' di Alessandro Raggi, da medicinaitaoia.it, 20 febbraio 2012]</ref>
 
Dal punto di vista linguistico-grammaticale ''mobbing'' è un gerundio sostantivato inglese derivato da "mob" (coniato nel [[1688]], secondo il dizionario Merriam-Webster), dall'espressione latina "''mob''ile vulgus", che significa "gentaglia (mobile)", cioè "una folla grande e disordinata", soprattutto "dedita al vandalismo e alle sommosse". Da qui il termine assunse, presso le classi sociali più elevate, anche una [[connotazione]] spregiativa, per cui "mob" era, anche in assenza di azioni violente, equivalente pressappoco all'italiano "plebaglia".
 
Nel caso italiano, invece, gli studi più accreditati e diffusi sono quelli dello psicologo Harald Ege, secondo cui il mobbing è una forma di “terrore psicologico sul posto di lavoro”, esercitato “attraverso comportamenti aggressivi e vessatori ripetuti”, da parte di colleghi o superiori, il quale si manifesta come un’azione, o una serie di azioni, che si ripete con una certa frequenza e per un certo periodo di tempo, compiuta da uno o più ''mobber'' (aggressori) per danneggiare la vittima, quasi sempre in maniera sistematica e con uno scopo ben preciso<ref>{{Cita libro|titolo=Harald Ege, “Il mobbing, ovvero il terrore psicologico sul posto di lavoro, e la situazione italiana”, in Marie-France Hirigoyen, Molestie morali. La violenza perversa nella famiglia e nel lavoro, cit., 236.}}</ref>.
A ''mobbing'' è correlato anche il lemma - di uso nello ''[[slang]]'' statunitense - ''[[mobster]]'', che indica genericamente chi appartenga alla malavita o abbia un comportamento malavitoso. In italiano è inoltre derivato il verbo "mobbizzare", col significato di "compiere azioni di mobbing", e ad esso sono collegati i termini "mobbizzatore" (o "mobber"), per indicare colui che perpetra l'attacco, "mobbizzato" (o "mobbed") per indicare la vittima<ref>[http://www.treccani.it/vocabolario/mobbizzare/ Mobbizzare in Vocabolario – Treccani<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>, e "mobbizzazione", sinonimo di mobbing. Nei paesi anglofoni, per indicare la violenza psicologica sul posto di lavoro, che in Italia, abbiamo visto, è l'accezione più comune di ''mobbing'', si utilizzano lemmi più specifici: ''harassment'' (utilizzato anche per molestie domestiche), ''abuse'' (maltrattamento), ''intimidation'' (intimidazione), ''workplace bullying'' (bullismo sul lavoro).
 
Il successo del neologismo “mobbing” scaturirebbe dal fatto che esso riguarda un’area di grande sensibilità sociale, com’è quella della tutela del lavoro nell’impresa e l’implicazione della persona nel processo produttivo. È anche certo che l’impiego di termini stranieri di solito comporta una certa visibilità del termine stesso (per la sua novità), una certa facilità di acquisizione e di impiego a livello mediatico.
== Caratteristiche generali ==
I comportamenti e le azioni possono sfociare in vera e propria violenza ed [[aggressione]] fisica, perpetrati da parte di uno o più individui nei confronti di un altro individuo, prolungato nel tempo e lesivo della dignità personale e professionale nonché della salute psicofisica dello stesso. Esempi tipici potrebbero essere angherie, vessazioni, [[demansionamento|demansionamento lavorativo]], [[emarginazione]], umiliazioni, [[Insulto|insulti]], maldicenze, [[aggressione|aggressioni]] fisiche e verbali, [[Ostracismo|ostracizzazione]].
 
Volendo trovare un sinonimo in italiano, si potrebbe far riferimento al termine “nonnismo”, da anni impiegato per definire analoghi comportamenti relativi alla vita militare, o a quello, di origine anch’esso inglesi<sup>]</sup>, di “bullismo”, normalmente riferito all’ambiente scolastico.
I singoli atteggiamenti molesti (o emulativi) possono anche non raggiungere necessariamente la soglia di [[reato]] né sono possono essere di per sé illegittimi, ma nell'insieme suscettibili di produrre [[danno|danni]] (essenzialmente a [[danno biologico|livello biologico]] ed [[Danno esistenziale|esistenziale]]), con gravi conseguenze quindi sulla salute della vittima, sulla sua esistenza, ed anche sul patrimonio, convincendola di cose non veritiere inerenti alla propria persona. Possiamo suddividere atti di mobbing a seconda del contesto in cui si verifichino: sul posto di lavoro, in famiglia, a scuola e nella società.
 
A ''mobbing'' è correlato anche il lemma - di uso nello ''[[slang]]'' statunitense - ''[[mobster]]'', che indica genericamente chi appartenga alla malavita o abbia un comportamento malavitoso. In italiano è inoltre derivato il verbo "mobbizzare", col significato di "compiere azioni di mobbing", e a esso sono collegati i termini "mobbizzatore" (o "mobber"), per indicare colui che perpetra l'attacco, "mobbizzato" (o "mobbed") per indicare la vittima<ref>{{Treccani|v=si|mobbizzare|Mobbizzare}}</ref>, e "mobbizzazione", sinonimo di mobbismo. Nei paesi anglofoni, per indicare la violenza psicologica sul posto di lavoro, che in Italia, abbiamo visto, è l'accezione più comune di ''mobbing'', si utilizzano lemmi più specifici: ''harassment'' (utilizzato anche per molestie domestiche), ''abuse'' (maltrattamento), ''intimidation'' (intimidazione), ''workplace bullying'' (bullismo sul lavoro).
== Nei vari contesti ==
{{vedi anche|Bossing|Bullismo|Nonnismo}}
Forme di mobbing, non sempre però rilevanti dal punto di vista giuridico, sono distinguibili anche in varie tipologie di aggregazione sociale non legate a professioni o ambiti lavorativi, ad esempio: tra studenti (in tal caso viene definito [[bullismo]]) amici, colleghi, gruppi o bande giovanili, circoli sportivi, associazioni amatoriali, società filantropiche, [[forze armate]] ([[nonnismo]]), ecc. Di solito lo scopo è quello di indurre un membro non gradito all’autoallontanamento spontaneo dal gruppo o associazione, attraverso tutta una serie di pressioni e vessazioni di tipo morale o psicologico. Una tipologia di ''mobbing verticale'' o ''mobbing dall'alto'' è riscontrabile quando a mettere in atto tali attività sono individui che abbiano alle dipendenze, o che esercitino una autorità in un determinato contesto, su altre persone; in tal caso si parla di [[bossing]].
 
== Descrizione ==
La materia in questione interessa soprattutto l’analisi psicologica (psicologia dei gruppi) e sociologica (sociologia delle relazioni interpersonali) che non quella giuridica.{{senza fonte}}
Il mobbing si può configurare come [[violenza psicologica]], ma le azioni possono sfociare anche in vera e propria [[aggressione]] fisica, perpetrati da parte di uno o più individui nei confronti di un altro individuo, prolungato nel tempo e lesivo della dignità personale e professionale nonché della salute psicofisica dello stesso, e può essere messo in atto da un singolo soggetto o da un gruppo di individui verso una o più persone.
 
Esempi tipici potrebbero essere angherie, vessazioni, [[demansionamento|demansionamento lavorativo]], [[emarginazione]], umiliazioni, [[Insulto|insulti]], maldicenze, [[aggressione|aggressioni]] fisiche e verbali, [[Ostracismo|ostracizzazione]]. A questi vanno aggiunte anche situazioni suscettibili di creare [[imbarazzo]]. Essere ripetutamente e volutamente messi in tali situazioni potrebbe creare stati psicologici simili a quelli dovuti ad aggressione, favorendo degli atteggiamenti di [[colpevolizzazione della vittima]]. Di solito lo scopo è quello di indurre un membro non gradito all'autoallontanamento spontaneo dal gruppo o associazione, attraverso tutta una serie di pressioni e vessazioni di tipo morale o psicologico. Una tipologia di ''mobbing verticale'' o ''mobbing dall'alto'' è riscontrabile quando a mettere in atto tali attività sono individui che esercitino un'autorità in un determinato contesto, su altre persone; in tal caso si parla di [[bossing]].
=== Nella famiglia ===
Questa pratica è condotta all'interno delle dinamiche relazionali coniugali e familiari ed è finalizzata alla delegittimazione di uno dei coniugi e alla estromissione di questo dai processi decisionali riguardanti la famiglia in genere e nello specifico i figli.<ref>Eurispes, «''3º Rapporto sulla Condizione dell'Infanzia e dell'adolescenza''», 2002</ref>
 
La materia in questione interessa soprattutto l'analisi psicologica (psicologia dei gruppi) e sociologica (sociologia delle relazioni interpersonali), con risvolti e conseguenze sulla salute e anche in ambito giuridico. Da quest'ultimo punto di vista giuridico singoli atteggiamenti molesti (o emulativi) possono raggiungere la soglia di [[reato]], ed eventualmente essere di per sé illegittimi, e nell'insieme suscettibili di produrre [[danno|danni]] (essenzialmente a [[danno biologico|livello biologico]] ed [[Danno esistenziale|esistenziale]]), con gravi conseguenze quindi sulla salute della vittima, sulla sua esistenza, e anche sul patrimonio, convincendola di cose non veritiere inerenti alla propria persona. Possiamo suddividere atti di mobbing a seconda del contesto in cui si verifichino: sul posto di lavoro, in famiglia, a scuola e nella società, che assomigliano alla truffa anche aggravata.
Il mobbing familiare più frequente è quello che coinvolge le famiglie separate e viene messo in pratica da parte del genitore affidatario nei confronti di quello non affidatario al fine di spezzare il legame genitoriale nei confronti dei figli, nei casi più gravi il fenomeno può portare il sottoscritto a compiere un gesto suicida.
 
== Nei vari contesti ==
Recenti studi e ricerche, come quelli dell'Osservatorio Permanente Interassociativo sulla Famiglia e Minori dell'Istituto degli Studi Giuridici Superiori o come quello dell'Osservatorio della Federazione Nazionale per la Bigenitorialità hanno evidenziato come questo particolare tipo di mobbing stia diventando sempre più frequente nelle relazioni coniugali contraddistinte da una intensa conflittualità.
Forme di mobbismo sono distinguibili in vari contesti, ad esempio nella [[scuola]] (in tal caso viene definito [[bullismo]]), all'interno delle [[forze armate]] ([[nonnismo]]) o nel [[mondo del lavoro]], ma anche in varie tipologie di aggregazione sociale non legate a professioni o ambiti lavorativi, come tra amici, gruppi o bande giovanili, circoli sportivi, associazioni ricreative.
 
=== Nella famiglia ===
Questa pratica è condotta all'interno delle dinamiche relazionali coniugali e familiari ed è finalizzata alla delegittimazione di uno dei coniugi e alla estromissione di questo dai processi decisionali riguardanti la famiglia in genere e nello specifico i figli.<ref>Eurispes, «''3º Rapporto sulla Condizione dell'Infanzia e dell'adolescenza''», 2002</ref> Il mobbing familiare più frequente è quello che coinvolge le famiglie separate e viene messo in pratica da parte del genitore affidatario nei confronti di quello non affidatario al fine di spezzare il legame genitoriale nei confronti dei figli, nei casi più gravi il fenomeno può portare la vittima a compiere un gesto suicida. Vari studi e ricerche hanno evidenziato come questo particolare tipo di mobbing sia più frequente nelle relazioni coniugali contraddistinte da una intensa conflittualità.{{sf}}.
 
In questo quadro rientra la controversa teoria della [[Sindrome da alienazione genitoriale]] (Parental Alienation Syndrome, PAS), attualmente oggetto di un acceso dibattito nella comunità scientifica e tra addetti ai lavori.
In alcuni casi, il mobbing familiare si presenta attraverso una serie di strategie "persecutorie" preordinate da parte di uno dei coniugi nei confronti dell'altro coniuge, allo scopo di costringere quest'ultimo a lasciare la casa coniugale o ad acconsentire, ad esempio, a una separazione consensuale, pur di chiudere rapporti coniugali fortemente conflittuali<ref>Ciccarello M. E., ''Il Mobbing in Famiglia'', Centro Studi Bruner, Master in Med. Familiare, 2002</ref>.
 
DalIn alcuni casi, il mobbing familiare si distinguepresenta ilattraverso una serie di strategie "mobbingpersecutorie" preordinate da parte di uno dei coniugi nei confronti dell'altro coniuge, allo scopo di costringere quest'ultimo a lasciare la casa coniugale o ad acconsentire, ad esempio, a una separazione consensuale, pur di chiudere rapporti coniugali fortemente conflittuali<ref>Ciccarello M. E., ''Il Mobbing in Famiglia'', Centro Studi Bruner, Master in Med. Familiare, 2002</ref>. Dal mobbismo familiare si distingue quello "genitoriale", fenomeno oggetto di diversi studi e tesi di laurea (per tutti, vedasi ad es. "Una nuova epidemia sociale: la conflittualità nelle separazioni coniugali tra mobbing genitoriale e PAS" di F. Troiano<ref>{{Cita web|autore = F. Troiano - Rel.: Prof. Maria Cristina Verrocchio|url = http://www.psychomedia.it/pm-thesis/troiano/troiano2.pdf|titolo = "Una nuova epidemia sociale: la conflittualità nelle separazioni coniugali tra mobbing genitoriale e PAS"|accesso = 16 novembre 2014|editore = Psychomedia Telematic Review - Univ. degli Studi G. D'annunzio|data = Anno Accademi}}</ref>) termine da riservarsi alle contese in corso di separazione coniugale in cui vi siano comportamenti finalizzati ada escludere l'altro genitore dall'esercizio della propria genitorialità. Il cosiddetto "mobbing genitoriale" sarebbe riconducibile a quattro casi (spesso erroneamente citati come casi di mobbing familiare):<ref>Gaetano Giordano, ''Conflittualità nella separazione coniugale: il "mobbing" genitoriale'', 2003, Psychomedia Telematic Review</ref>
 
* [[sabotaggio|sabotaggi]] delle frequentazioni della [[prole]];
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* denigrazione e delegittimazione familiare e sociale.
 
LoSecondo lo psicologo del lavoro Harald Ege, il concetto di mobbing familiare non sarebbe scientificamente attendibile.<ref>AVedasi pag. 16 del suo libro ''La valutazione peritale del danno da mobbing'', Giuffré Editore, 2002, nel paragrafo "Non è un problema familiare"</ref>obietta cheLo "Nonstesso haEge alcunconcorda sensocon parlarele di mobbing alaffermazioni di fuori del contesto lavorativo" e concludeKonrad: "Lasciamo però da parte il termine mobbing per ciò che riguarda quei conflitti che si generano al di fuori di quel che succede sul posto di lavoro: chiamiamo quest'ultimi con il proprio nome e affrontiamoli con gli strumenti più adatti al caso specifico!" Quindi, secondo Ege, il concetto di mobbing familiare non sarebbe scientificamente attendibile.
 
A tale affermazione di Ege, però, viene dedotto che "&nbsp;occorre invece procedere esattamente al contrario di quanto afferma Ege. Basta considerare la storia stessa del “mobbing”: "''{{citazione|Il termine mobbing è mutuato dall'etologia: Konrad Lorenz infatti lo utilizzò per indicare una reazione collettiva verso un predatore da parte di potenze di prede, che con l'assalto organizzato di gruppo lo confondono e ne elidono l'attacco, ma anche, successivamente, per indicare i comportamenti aggressivi di un gruppo di animali nei confronti di un singolo inter o intraspecifico.''"<ref>{{Cita web|autore = Gaetano Giordano|url = http://www.psychomedia.it/pm/grpind/separ/giordano1.htm|titolo = Verso uno studio delle "transazioni mobbizanti": il mobbing genitoriale e la sua classificazione|accesso = 16 novembre 2014|editore = PSYCHOMEDIA TELEMATIC REVIEW|data = 16 giugno 2005}}</ref>, e questo anche considerando come "il "mobbing" animale è un comportamento rivolto esclusivamente alla tutela della prole o dei nascituri, e - soprattutto - che si verifica esclusivamente in presenza di uova fecondate o di prole".&nbsp;<ref>{{Cita web|autore = Gaetano Giordano, Giuseppe Dimitri|url = http://www.psychomedia.it/pm/grpind/separ/giordano3.htm|titolo = Il mobbing genitoriale dall'etologia all'etica|accesso = 16 novembre 2014|editore = Psychomedia Telematic Review|data = 26 aprile 2007}}</ref> In definitiva, secondo questi autori, il "mobbing" -contrariamente a quanto sostiene Ege- emerge come fenomeno (e come osservazione) negli animali, è un comportamento animale destinato alla tutela della prole, e solo per un successivo utilizzo -desunto dagli studi etologici- viene descritto come fenomeno del mondo del lavoro, cui poi lo si vorrebbe confinare.
 
Secondo Gaetano Giordano come il "mobbing animale" è un comportamento rivolto esclusivamente alla tutela della prole o dei nascituri, e - soprattutto - che si verifica esclusivamente in presenza di uova fecondate o di [[prole]].&nbsp;<ref>{{Cita web|autore = Gaetano Giordano, Giuseppe Dimitri|url = http://www.psychomedia.it/pm/grpind/separ/giordano3.htm|titolo = Il mobbing genitoriale dall'etologia all'etica|accesso = 16 novembre 2014|editore = Psychomedia Telematic Review|data = 26 aprile 2007}}</ref> In definitiva, secondo questi autori questa tipologia di mobbismo - contrariamente a quanto sostiene Ege - emerge come fenomeno (e come osservazione) negli animali, è un comportamento animale destinato alla tutela della prole, e solo per un successivo utilizzo - desunto dagli studi etologici - viene descritto come fenomeno che si manifesta nel lavoro e nelle relazioni sociali umane.
=== Nel lavoro ===
Il primo a parlare di mobbing quale condizione di [[persecuzione]] psicologica nell'ambiente di [[lavoro]] è stato alla fine degli [[anni 1980|anni ottanta]] del [[XX secolo]] dallo psicologo svedese [[Heinz Leymann]] che lo definiva come una comunicazione ostile e non etica diretta in maniera sistematica da parte di uno o più individui generalmente contro un singolo, progressivamente spinto in una posizione in cui è privo di appoggio e/o di difesa. In [[Italia]] la tematica è stata introdotta dallo psicologo tedesco [[Harald Ege]], che per primo nel 2002 ha pubblicato un metodo per il riconoscimento del danno da mobbing e del fenomeno stesso tramite il riconoscimento di 7 parametri (il cosiddetto [[metodo Ege]]).
 
=== Nella scuola ===
Per potersi parlare di mobbing, l'attività persecutoria deve essere funzionale alla espulsione del lavoratore, causandogli una serie di ripercussioni psicofisiche che spesso sfociano in specifiche malattie (disturbo da disadattamento lavorativo, [[disturbo post-traumatico da stress]]) ad andamento cronico. Questa pratica è spesso condotta con il fine di indurre la vittima ad abbandonare da sé il lavoro, senza quindi ricorrere al [[licenziamento]] (che potrebbe causare imbarazzo o problemi di vario tipo al [[datore di lavoro]]) o per ritorsione a seguito di comportamenti non condivisi (ad esempio, denuncia ai superiori o all'esterno di irregolarità sul posto di lavoro), o per il rifiuto della vittima di sottostare a proposte o richieste immorali (sessuali, di eseguire operazioni contrarie a divieti deontologici o etici, etc.) o illegali.
{{Vedi anche|Bullismo|Cyberbullismo}}
Va peraltro sottolineato che l'attività mobbizzante può anche non essere di per sé illecita o illegittima o immediatamente lesiva, dovendosi invece considerare la contestualizzazione e la reiterazione dei singoli episodi che nel loro insieme tendono a produrre il danno nel tempo. In effetti, l'ingiustizia del danno, vale a dire dell'evento lesivo non previsto né giustificato da alcuna norma dell’[[ordinamento giuridico]], deve essere sempre ricercata valutando unitariamente e complessivamente i diversi atti, intesi nel senso di comportamenti e/o provvedimenti.
Nella [[scuola]] si utilizza il termine [[bullismo]] ovvero una azione di uno o più studenti ai danni di un compagno di classe, o di altro alunno dell'istituto scolastico. Una variante è il [[cyberbullismo]], ovvero qualora le attività e gli atti vengano poste in essere con l'utilizzo dei [[social network]] o con strumenti informatici di comunicazione. Esiste anche in ambiente scolastico, una forma particolare di "mobbing dall'alto", ossia praticato da un [[insegnante]] a danno di uno o più allievi, attraverso: espressioni sistematicamente denigratorie e/o provvedimenti disciplinari persecutori, valutazioni o giudizi ingiustificatamente negativi.
 
Altro fenomeno è il ''mobbing di studenti'' più o meno organizzati nei confronti di insegnanti ritenuti deboli e non in grado di mantenere la disciplina in classe, mobbismo che tende a voler nascondere le proprie mancate responsabilità nei confronti dello studio, della disciplina e del rispetto delle regole.
Si distingue, nella prassi, fra mobbing ''gerarchico'' o verticale e mobbing ''ambientale'' o orizzontale; nel primo caso gli abusi sono commessi da superiori gerarchici della vittima, nel secondo caso sono i colleghi della vittima ad isolarla, a privarla apertamente della ordinaria collaborazione, dell'usuale [[dialogo]] e del rispetto.
 
=== Nel lavoro ===
Si parla di ''mobbing dall'alto'', o [[bossing]] quando l'attività è condotta da un superiore al fine di costringere alle dimissioni un dipendente in particolare, ad es. perché antipatico, poco competente o poco produttivo; in questo caso, le attività di mobbing possono estendersi anche ai colleghi (i ''side mobber''), che preferiscono assecondare il superiore, o quantomeno non prendere le difese della vittima, per non inimicarsi il capo, nella speranza di fare carriera, o semplicemente per "quieto vivere". Si definisce invece ''mobbing tra pari'' quello praticato da parte dei colleghi verso un lavoratore non integrato nell'organizzazione lavorativa per motivi d'incompatibilità ambientale o caratteriale, ad es. per i diversi interessi sportivi, per motivi etnici o religiosi oppure perché [[diversamente abile]], oppure il ''mobbing dal basso''; generalmente la causa scatenante del mobbing orizzontale non sono tanto le incompatibilità all'interno dell'ambiente di lavoro quanto una reazione da parte di una maggioranza del gruppo allo stress dell'ambiente e delle attività lavorative: la vittima viene dunque utilizzata come "capro espiatorio" su cui far ricadere la colpa della disorganizzazione, delle inefficienze e dei fallimenti.<ref>{{cita web|url=http://www.ilmiopsicologo.it/pagine/il_mobbing.aspx|autore=Dott.sa Anna Zanon|titolo=La persecuzione psicologica sul posto di lavoro|accesso=18 agosto 2008}}</ref> Il mobbing ''strategico'' si ha quando l'attività vessatoria e dequalificante tende ad espellere il lavoratore, per far posto ad un altro lavoratore (di solito in posizioni di dirigenza o apicali).
{{Vedi anche|Bossing}}
Il primo a parlare di mobbing quale condizione di [[persecuzione]] psicologica nell'ambiente di [[lavoro]] è stato alla fine degli [[anni 1980|anni ottanta]] del [[XX secolo]] dallo psicologo svedese [[Heinz Leymann]] che lo definiva come una comunicazione ostile e non etica diretta in maniera sistematica da parte di uno o più individui generalmente contro un singolo, progressivamente spinto in una posizione in cui è privo di appoggio e/o di difesa. In [[Italia]] la tematica è stata introdotta dallo psicologo tedesco [[Harald Ege]], che per primo nel 2002 ha pubblicato un metodo per il riconoscimento del danno da mobbing e del fenomeno stesso tramite il riconoscimento di 7 parametri (il cosiddetto [[metodo Ege]]).
 
Si parla di [[bossing]] quando l'attività è condotta da un superiore al fine di costringere alle dimissioni un dipendente in particolare, ad esempio perché ritenuto antipatico, poco competente o poco produttivo; in questo caso, alle attività possono partecipare anche i colleghi (''side mobbing''), che preferiscono assecondare il superiore, o quantomeno non prendere le difese della vittima, per non inimicarsi il capo, nella speranza di fare carriera, o semplicemente per "quieto vivere". Si suole definire ''mobbing tra pari'' quello praticato da parte dei colleghi verso un lavoratore non integrato nell'organizzazione lavorativa per motivi d'incompatibilità ambientale o caratteriale, come per i diversi interessi sportivi, per motivi etnici o religiosi oppure perché [[diversamente abile]], oppure il ''mobbing dal basso''; generalmente la causa scatenante del mobbing orizzontale non sono tanto le incompatibilità all'interno dell'ambiente di lavoro quanto una reazione da parte di una maggioranza del gruppo allo stress dell'ambiente e delle attività lavorative: la vittima viene dunque utilizzata come "[[capro espiatorio]]" su cui far ricadere la colpa della disorganizzazione, delle inefficienze e dei fallimenti.<ref>{{cita web|url=http://www.ilmiopsicologo.it/pagine/il_mobbing.aspx|autore=Dott.sa Anna Zanon|titolo=La persecuzione psicologica sul posto di lavoro|accesso=18 agosto 2008|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20080915164832/http://www.ilmiopsicologo.it/pagine/il_mobbing.aspx|dataarchivio=15 settembre 2008}}</ref>; il mobbing ''strategico'' si ha quando l'attività vessatoria e dequalificante tende a espellere il lavoratore, per far posto a un altro lavoratore (di solito in posizioni di dirigenza o apicali).
Il [[bossing]] è un termine che indica azioni compiute dalla direzione o dall'amministrazione del personale e che assume i contorni di una vera e propria strategia aziendale, volta alla riduzione, ringiovanimento o razionalizzazione del personale, oppure alla semplice eliminazione di una persona indesiderata. Viene attuato con il preciso scopo di indurre il dipendente alle dimissioni. Può attuarsi in modalità differenti ma con lo scopo comune di creare un clima di tensione intollerabile.
 
Atti di [[bossing]] possono rientrare nell'ambito di strategie compiute dalla direzione o dall'amministrazione del personale dell'ente presso il quale si lavori, finalizzate alla riduzione o razionalizzazione del personale, oppure alla semplice eliminazione di persone indesiderata; viene messo in atto con il preciso scopo di indurre il dipendente alle dimissioni, e può attuarsi in modalità differenti ma con lo scopo comune di creare un clima di tensione intollerabile per le vittime. Per potersi parlare di mobbing, l'attività persecutoria deve essere funzionale alla espulsione del lavoratore, causandogli una serie di ripercussioni psicofisiche che spesso sfociano in specifiche malattie (come ad esempio disturbo da disadattamento lavorativo, [[disturbo post-traumatico da stress]]) ad andamento cronico. Questa pratica è spesso condotta con il fine di indurre la vittima ad abbandonare da sé il lavoro, senza quindi ricorrere al [[licenziamento]], che potrebbe causare imbarazzo o problemi di vario tipo al [[datore di lavoro]], o per ritorsione a seguito di comportamenti non condivisi come, ad esempio, una [[denuncia]] ai superiori o all'esterno di irregolarità sul posto di lavoro, o per il rifiuto della vittima di sottostare a proposte o richieste per essa immorali, illegali o ricatti di varia natura.
In ogni caso, il mobbing/bossing è riferibile ad un complesso, sistematico e duraturo comportamento del [[datore di lavoro]] e/o di uno o più colleghi, che deve essere esaminato in tutti i suoi aspetti e nelle loro conseguenze, per creare un coacervo di stimoli lesivi che non può né deve essere frazionato o spezzettato in tanti singoli episodi, ciascuno dei quali aventi un proprio effetto sanitario ovvero giuridico. Anche perché ''si è soliti ammantare con solide motivazioni anche gli atti peggiori, sì da dare ad essi una parvenza di legittimità.''<ref>{{cita pubblicazione|nome=Stefano|cognome=Gennai|titolo=Bossing, mobbing, straining nel pubblico impiego.|rivista=Altalex|data=6.12.2006}}</ref> Gli anzidetti concetti sono importanti per la dimostrazione giudiziale del mobbing.
 
Va peraltro sottolineato che l'attività mobbizzante può anche non essere di per sé illecita o illegittima o immediatamente lesiva, dovendosi invece considerare la contestualizzazione e la reiterazione dei singoli episodi che nel loro insieme tendono a produrre il danno nel tempo. In effetti, l'ingiustizia del danno, vale a dire dell'evento lesivo non previsto né giustificato da alcuna norma dell'[[ordinamento giuridico]], deve essere sempre ricercata valutando unitariamente e complessivamente i diversi atti, intesi nel senso di comportamenti e/o provvedimenti. Si distingue, nella prassi, fra mobbing ''gerarchico'' o verticale e mobbing ''ambientale'' o orizzontale; nel primo caso gli abusi sono commessi da superiori gerarchici della vittima, nel secondo caso sono i colleghi della vittima a isolarla, a privarla apertamente della ordinaria collaborazione, dell'usuale [[dialogo]] e del rispetto.
La pratica del mobbing sul posto di lavoro si esplica mediante la vessazione sistematica di un [[lavoratore dipendente]] o di un collega di lavoro con diversi metodi di violenza psicologica o addirittura fisica. Ad esempio: sottrazione ingiustificata di incarichi o della postazione di lavoro, dequalificazione delle mansioni a compiti banali (fare fotocopie, ricevere telefonate, compiti insignificanti, dequalificanti o con scarsa autonomia decisionale) così da rendere umiliante il prosieguo del lavoro; rimproveri e richiami, espressi in privato ed in pubblico anche per banalità; dotare il lavoratore di attrezzature di lavoro di scarsa qualità o obsolete, arredi scomodi, ambienti male illuminati; interrompere il [[flusso]] di [[informazione|informazioni]] necessario per l'attività (chiusura della [[Indirizzo di posta elettronica|casella di posta]] elettronica, restrizioni sull'accesso a [[Internet]]); continue [[visita fiscale|visite fiscali]] in caso malattia (e spesso al ritorno al lavoro, la vittima trova la [[scrivania]] sgombra).<br />
Può anche accadere che l'impulso di aggressione ad un [[lavoratore]] venga dall'alto e sia finalizzato alle dimissioni di qualcuno. In questo caso i colleghi che effettuano il mobbing eseguono servilmente le disposizioni del superiore anche se il collega mobbizzato non ha fatto niente di male a loro. Tutte queste situazioni ed in genere gli attacchi verbali non sono facilmente traducibili in "prove certe" da utilizzare in un eventuale processo per cui è anche difficile dimostrare la situazione di aggressione.
 
La pratica del mobbismo sul posto di lavoro si esplica mediante la vessazione sistematica di un [[lavoratore dipendente]] o di un collega di lavoro con diversi metodi di violenza psicologica o fisica, alcuni atti potrebbero essere ritenuti la sottrazione ingiustificata di incarichi o della postazione di lavoro, dequalificazione delle mansioni a compiti banali (fare fotocopie, ricevere telefonate, compiti insignificanti, dequalificanti o con scarsa autonomia decisionale) così da rendere umiliante il prosieguo del lavoro; rimproveri e richiami, espressi in privato e in pubblico anche per banalità; dotare il lavoratore di attrezzature di lavoro di scarsa qualità o obsolete, arredi scomodi, ambienti male illuminati; interrompere il [[flusso]] di [[informazione|informazioni]] necessario per l'attività (chiusura della [[Indirizzo di posta elettronica|casella di posta]] elettronica, restrizioni sull'accesso a [[Internet]]); continue [[visita fiscale|visite fiscali]] in caso malattia (e spesso al ritorno al lavoro, la vittima trova la [[scrivania]] sgombra). Può anche accadere che l'impulso di aggressione a un [[lavoratore]] venga dall'alto e sia finalizzato alle dimissioni di qualcuno. In questo caso i colleghi che effettuano il mobbing eseguono servilmente le disposizioni del superiore anche se il collega mobbizzato non ha fatto niente di male a loro. Tutte queste situazioni e in genere gli attacchi verbali non sono facilmente traducibili in "prove certe" da utilizzare in un eventuale processo per cui è anche difficile dimostrare la situazione di aggressione.
Insomma, un sistematico processo di "cancellazione" del lavoratore condotto con la progressiva preclusione di mezzi e relazioni interpersonali indispensabili allo svolgimento di una normale attività lavorativa. Altri elementi che fanno configurare il mobbing, possono essere "doppi sensi" o sottigliezze verbali quando si è in presenza del collega oggetto di mobbing, cambio di tono nel parlare quando un superiore si rivolge al collega vittima, assegnare incarichi di lavoro impossibili da portare a termine per motivi oggettivi o da eseguire in fretta l'ultimo giorno utile.
 
Le conseguenze del mobbing oltre ada essere dannose per chi le subisce, possono nuocere anche a coloro che mettono in atto tali attività, ede anche direttamente alle aziende stesse. La Warnaco Group, partner di [[Calvin Klein]], sotto la guida dell'ex amministratore Linda Wachner ha avuto il più alto tasso di turn over del settore ede ha perso in un lustro molti dirigenti validi.<ref>Fonte: ''The New York Times'', cit. in ''Il metodo antistronzi'', p. 57.</ref> Le offese ede i comportamenti discriminatori verso i sottoposti possono costare cari alle aziende, anche in termini di esborsi diretti: ad esempio, nel [[2001]] una società britannica, la Mercury Mobile Communications Services, ha dovuto stanziare un risarcimento di 370.000 sterline a favore di un dipendente vessato da un manager. Al diDi là, comunque, deidai singoli casi, il volume cita una ricca letteratura scientifica che dimostra come il livello di produttività nelle organizzazioni sia direttamente proporzionale alla soddisfazione vissuta dai lavoratori nell'ambiente di lavoro, ede inversamente proporzionale ada un clima intimidatorio o punitivo. È quindi chiaro che il mobbing non è una malattia ma rappresenta il termine per indicare la complessiva attività ostile posta in essere solitamente da un [[datore di lavoro]] (pubblico o privato, da solo o in combutta) a danno di un dipendente per isolarlo e obbligarlo al trasferimento o alle dimissioni. Le azioni rientranti nella categoria della costrittività organizzativa coinvolgono direttamente e in modo esplicito l'organizzazione del lavoro e la posizione lavorativa e possono assumere diverso rilievo ai fini del riconoscimento della natura professionale del danno conseguente.<ref>Paolo Pappone et Al. ''Patologia psichica da stress, mobbing e costrittività organizzativa: la tutela dell'Inail'', INAIL, Roma 2005</ref>
 
=== Nelle forze armate ===
È quindi chiaro che il mobbing non è una malattia ma rappresenta il termine per indicare la complessiva attività ostile posta in essere solitamente da un [[datore di lavoro]] (pubblico o privato, da solo o in combutta) per isolarlo e obbligarlo al trasferimento o alle dimissioni. Le azioni rientranti nella categoria della costrittività organizzativa coinvolgono direttamente e in modo esplicito l’organizzazione del lavoro e la posizione lavorativa e possono assumere diverso rilievo ai fini del riconoscimento della natura professionale del danno conseguente.<ref>Paolo Pappone et Al. ''Patologia psichica da stress, mobbing e costrittività organizzativa: la tutela dell'Inail'', INAIL, Roma 2005</ref>
{{Vedi anche|Nonnismo}}
Nelle [[forze armate]] si manifesta sovente nel [[nonnismo]], termine che si riferisce alla maggiore età dei [[militare|militari]] che commettano tali atti su vittime più giovani, generalmente [[recluta|reclute]].<ref>{{cita web|url=https://dizionari.corriere.it/dizionario_italiano/N/nonnismo.shtml|titolo=nonnismo}}</ref>
 
=== NellaStudi scuolae statistiche ===
Nei primi [[anni 1990]], lo psicologo svedese [[Heinz Leymann]] tenne in Italia una serie di conferenze che diedero inizio al dibattito nazionale sul mobbing, con una decina d'anni di ritardo rispetto a Svezia e Germania. Leymann estese il dibattito sul mobbismo dapprima in Germania e poi nel resto degli [[stati membri dell'Unione europea]]. Nel 2002 lo psicologo del lavoro Harald Ege elaborò un proprio modello per il contrasto al fenomeno, detto ''modello Ege''.<ref>{{cita web|url=https://www.psicologiadellavoro.org/il-metodo-ege/|titolo=Il “metodo Ege”|autore=Andrea Castello}}</ref>
Il mobbing a scuola spesso assume la forma di “vessazione di branco” che spesso si confonde con il [[bullismo]] ovvero con una sorta di bullismo di gruppo organizzato ai danni di un compagno di classe. Esiste anche in ambiente scolastico, benché più denunciato sui media che studiato e analizzato, una forma particolare di "mobbing dall’alto", ossia praticato da un [[insegnante]] a danno di uno o più allievi, attraverso: espressioni sistematicamente denigratorie e/o provvedimenti disciplinari persecutori, valutazioni o giudizi ingiustificatamente negativi.
 
Secondo l'[[INAIL]], che per prima in Italia ha fornito una definizione di mobbing lavorativo, qualificandolo come ''costrittività organizzativa'', le possibili azioni traumatiche possono riguardare la marginalizzazione dall'attività lavorativa, lo svuotamento delle mansioni, la mancata assegnazione dei compiti lavorativi o degli strumenti di lavoro, i ripetuti trasferimenti ingiustificati, la prolungata attribuzione di compiti dequalificanti rispetto al profilo professionale posseduto o di compiti esorbitanti o eccessivi anche in relazione a eventuali condizioni di handicap psicofisici, l'impedimento sistematico e strutturale all'accesso a notizie, la inadeguatezza strutturale e sistematica delle informazioni inerenti all'ordinaria attività di lavoro, l'esclusione reiterata da iniziative formative, il controllo esasperato ed eccessivo.<ref>[http://books.google.it/books?id=sL7GAg8tv2YC&printsec=frontcover&dq=isbn:8862921632&hl=it&sa=X&ei=odgFU7lLqtfsBumYgYAG&ved=0CDIQ6AEwAA#v=onepage&q&f=false''Percorsi di Criminologia'' di Marco Monzani, capitolo 6 pag. 180]</ref>
Fenomeno in aumento, anche se poco conosciuto e ancora meno studiato, il ''mobbing di studenti'' più o meno organizzati nei confronti di insegnanti ritenuti deboli e non in grado di mantenere la disciplina in classe, mobbing che tende a voler nascondere le proprie mancate responsabilità nei confronti dello studio, della disciplina e del rispetto delle regole.
 
== Le possibili conseguenzeConseguenze sulla salute ==
La patologia psichiatrica più frequentemente associata è il disturbo dell'adattamento; esso si compone di una variegata [[sintomatologia]] ansioso-depressiva reattiva all'evento [[stress (medicina)|stressogeno]]. Fra le conseguenze ci possono essere il [[disturbo post traumatico da stress]], che può associarsi a perdita d'[[autostima]], [[ansia]], [[esaurimento nervoso]], [[disturbo depressivo|depressione]], [[insonnia]], [[nevrosi]], isolamento sociale, attacchi di panico, ma anche causa di [[cefalea]], annebbiamenti della vista, [[tremore]], [[tachicardia]], [[sudorazione]] fredda, [[gastrite]] e [[dermatite]].<ref>[http://www.psicologiadellavoro.org/?q=il-mobbing-conseguenze ''Il Mobbing: Conseguenze''] da psicologiadellavoro.it, di Marco Benedetti</ref> La terapia cognitivo-comportamentale è quella più effettiva in questi casi anche se non è da disdegnare la psicoterapia di stampo freudiano, più tradizionale, soprattutto per i casi gravi in cui la personalità sia stata gravemente danneggiata.
 
== La tutela giuridica nel mondo ==
Fra le conseguenze rientrano la perdita d'[[autostima]], [[ansia]], [[esaurimento nervoso]], [[disturbo depressivo|depressione]], [[insonnia]], [[nevrosi]], isolamento sociale, attacchi di panico, ma anche causa di [[cefalea]], annebbiamenti della vista, [[tremore]], [[tachicardia]], [[sudorazione]] fredda, [[gastrite]], [[dermatite]],<ref>[http://www.psicologiadellavoro.org/?q=il-mobbing-conseguenze ''Il Mobbing: Conseguenze''] da psicologiadellavoro.it, di Marco Benedetti</ref> {{cn|ed anche [[suicidio]], nei casi più gravi.}}
=== Francia ===
In Francia una normativa specifica è stata emanata con la legge 17 gennaio 2002 n. 173, che modificando il codice del lavoro francese, contiene un capitolo espressamente dedicato alla materia intitolato “''Lutte contre le harcélement moral au travail''”.
 
=== Nel mondoGermania ===
La legislazione della Germania non prevede una esplicita tutela, ma ad eventuali vittime è comunque garantita tutela giuridica attraverso l’applicazione di normative di carattere generale poste a garanzia della salute e sicurezza dei lavoratori, in particolar modo secondo i principi della [[legge fondamentale della Repubblica Federale di Germania]] e nel ''[[Bürgerliches Gesetzbuch]]''. A queste si affiancano norme specifiche volte a tutelare i lavoratori.
=== Studi e statistiche ===
Nei primi [[anni 1990|anni novanta]] del [[XX secolo]], lo psicologo svedese [[Heinz Leymann]] tenne in Italia una serie di conferenze che diedero inizio al dibattito nazionale sul mobbing, con una decina d'anni di ritardo rispetto a Svezia e Germania. Leymann estese il dibattito sul mobbing dapprima in Germania e poi nel resto degli [[stati membri dell'Unione europea]].
 
=== Italia ===
{{Citazione necessaria|Secondo un'indagine del 1998, il 16% dei lavoratori inglesi denuncia di essere vittima di mobbing; l'Italia è ultima nella classifica UE con un 4,2%. Alcuni contratti sindacali, come quello dei metalmeccanici in Germania, prevedono un [[risarcimento]] di circa 250.000 euro per i lavoratori mobbizzati.}}
Sebbene non esista una [[legislazione]] specifica in materia, a partire dagli anni 2000 presso il [[parlamento della Repubblica Italiana|parlamento italiano]] sono stati depositati alcuni [[disegno di legge|disegni di legge]] specifici sul tema; come ad esempio un primo progetto risalente al 21 marzo 2002, presentato da senatori di [[Rifondazione Comunista]], poi ripreso da una commissione tecnico-scientifica nominata dal Ministero della Funzione Pubblica durante il [[governo Berlusconi II]], oppure il disegno di legge n. 1785 presentato durante il [[governo Renzi]] avente ad oggetto l'introduzione nel codice penale del reato di atti vessatori in ambito lavorativo.<ref>{{cita web|url=http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/17/DDLPRES/0/910759/index.html?part=ddlpres_ddlpres1|titolo=Disegno di legge n. 1785}}</ref>
 
Bisogna ricordare che la [[Costituzione della Repubblica Italiana]] afferma i [[principi giuridici]] di tutela della persona in tutte le sue fasi esistenziali, da quella di cittadino a quella di lavoratore. Dal punto di vista del diritto penale, non è previsto come [[fattispecie]] tipica di [[reato]] a sé stante, ma atti del genere possono rientrare in altre fattispecie previste e perseguite, quali ''[[stalking]]'', o [[lesione|lesioni personali gravi o gravissime, anche colpose]] che sono perseguibili di ufficio e si ritengono di fatto sussistenti nel caso di riconoscimento dell'origine professionale della malattia. Inoltre, l'art. 2087 del [[codice civile italiano]] afferma che spetta al [[datore di lavoro]] l'obbligo contrattuale di tutelare la salute e la personalità morale del dipendente, sebbene la Corte di Cassazione abbia ritenuto che un'iniziativa diretta alla repressione, e non già alla prevenzione, dei fatti mobbizzanti non è idonea a costituire adempimento agli obblighi previsti dalla citata norma.<ref>Sentenza Corte di Cassazione - Sezione Lavoro - del 25 maggio 2006 n. Pres. Ciciretti, Rel. De Luca</ref>
{{Citazione necessaria|Si stima che in [[Italia]] il numero di vittime del mobbing sia intorno a 1 milione e 200 mila, che salgono a 5 milioni se si considerano anche le famiglie. In [[Svezia]] e [[Germania]] circa mezzo milione di persone hanno dovuto ricorrere al [[prepensionamento]] o a [[Ospedale psichiatrico|cliniche psichiatriche]] a causa del mobbing. Negli ultimi anni i casi di mobbing denunciati hanno avuto un incremento esponenziale.Il mobbing ha un forte costo sociale stimato il 190% superiore al [[salario]] annuo lordo di un dipendente non mobbizzato. In Svezia si stima che il mobbing sia causa del 20% dei [[suicidio|suicidi]].}} Secondo l'[[INAIL]], che per prima in ha fornito una definizione di mobbing lavorativo, qualificandolo come ''costrittività organizzativa'', le possibili azioni traumatiche possono riguardare la marginalizzazione dall'attività lavorativa, lo svuotamento delle mansioni, la mancata assegnazione dei compiti lavorativi o degli strumenti di lavoro, i ripetuti trasferimenti ingiustificati, la prolungata attribuzione di compiti dequalificanti rispetto al profilo professionale posseduto o di compiti esorbitanti o eccessivi anche in relazione a eventuali condizioni di handicap psicofisici, l'impedimento sistematico e strutturale all’accesso a notizie, la inadeguatezza strutturale e sistematica delle informazioni inerenti l’ordinaria attività di lavoro, l'esclusione reiterata da iniziative formative, il controllo esasperato ed eccessivo.<ref>[http://books.google.it/books?id=sL7GAg8tv2YC&printsec=frontcover&dq=isbn:8862921632&hl=it&sa=X&ei=odgFU7lLqtfsBumYgYAG&ved=0CDIQ6AEwAA#v=onepage&q&f=false''Percorsi di Criminologia'' di Marco Monzani, capitolo 6 pag. 180]</ref>
 
Secondo una certa dottrina giuridica, il mobbing/bossing è riferibile a un complesso, sistematico e duraturo comportamento del [[datore di lavoro]] e/o di uno o più colleghi, che deve essere esaminato in tutti i suoi aspetti e nelle loro conseguenze, per creare un coacervo di stimoli lesivi che non può né deve essere frazionato o spezzettato in tanti singoli episodi, ciascuno dei quali aventi un proprio effetto sanitario ovvero giuridico. Anche atti di trasferimento ingiustificato, come talvolta accaduto nella [[pubblica amministrazione italiana]], possono integrare condotte ascrivibili ad atti di mobbing.<ref>{{cita web|url=https://www.altalex.com/documents/news/2007/04/12/bossing-mobbing-straining-nel-pubblico-impiego-il-trasferimento-per-ritorsione|titolo=Bossing, mobbing, straining nel pubblico impiego: il trasferimento per ritorsione|autore=Stefano Gennai|data=6 dicembre 2006}}</ref> La [[giurisprudenza]] della Corte costituzionale e della Cassazione ha trattato il fenomeno in varie occasioni: ad esempio, secondo la sentenza della [[Corte costituzionale]] 19 dicembre 2003, n. 359, gli atti posti in essere possono risultare ''"se esaminati singolarmente, anche leciti, legittimi o irrilevanti dal punto di vista giuridico"'', assumendo, purtuttavia, "rilievo quali elementi della complessiva condotta caratterizzata nel suo insieme dall'effetto" e risolvendosi, normalmente, in «disturbi di vario tipo e, a volte, patologie psicotiche, complessivamente indicati come sindrome da stress post traumatico.»<ref>{{cita web|url=https://www.puntosicuro.it/sicurezza-sul-lavoro-C-1/tipologie-di-rischio-C-5/rischio-psicosociale-stress-C-35/mobbing-uniforme-su-tutto-il-territorio-nazionale-AR-3683/|titolo=Mobbing “uniforme” su tutto il territorio nazionale|data=09 gennaio 2004}}</ref> L'accertamento del danno da mobbing esige «una valutazione unitaria degli episodi denunciati dal lavoratore, i quali raggiungono la soglia del mobbismo ove assumano le caratteristiche di una persecuzione, per la loro sistematicità e la durata dell'azione nel tempo.<ref>{{cita web|url=https://olympus.uniurb.it/index.php?option=com_content&view=article&id=329:cassazione-civile-sez-lavoro-6-marzo-2006-n-4774&catid=16&Itemid=138|titolo=Cassazione, sezione lavoro, 6 marzo 2006 n. 4774}}</ref> La Suprema Corte di Cassazione - Sezione Lavoro - con sentenza dell'11 settembre 2008, n. 22858, ha individuato gli elementi essenziali di carattere generale del mobbing in una condotta protratta nel tempo tesa a ledere il lavoratore a mezzo di una pluralità di azioni.<ref>{{cita web|url=https://www.diritto.it/cass-civ-sez-lav-9-settembre-2008-n-22858-sei-mesi-di-vessazioni-e-battute-grossolane-integrano-mobbing/|titolo=Cass. Civ., sez. lav., 9 settembre 2008, n. 22858 – “Sei mesi di vessazioni e battute grossolane integrano mobbing”|autore=Marta Johanna Del Giudice|data=15 gennaio 2009}}</ref> Con sentenza del 15 maggio 2015, n. 10037, la Cassazione ha inoltre individuato delle "linee guida", secondo cui è necessaria la presenza di sette elementi - che devono però ricorrere all'unisono - in presenza dei quali si possa parlare di mobbing, ovvero:<ref>[http://www.corriere.it/cronache/15_giugno_07/conflitti-soprusi-ecco-7-prove-mobbing-101419e0-0ce4-11e5-8612-1eda5b996824.shtml Cronaca: ultime notizie di cronaca - Corriere della Sera<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>
=== La tutela giuridica ===
==== Germania ====
{{Citazione necessaria|Sono diffusi sul territorio centri d'ascolto a cui rivolgersi in caso di molestie morali nelle aziende di maggiori dimensioni. Sempre in Germania è previsto il [[prepensionamento]] a carico dell'azienda per i dipendenti riconosciuti vittime di mobbing.}}
 
# vessazioni sul luogo di lavoro;
==== Italia ====
# contrasti, le mortificazioni o quant'altro devono durare per un congruo periodo di tempo;
Non esiste una legislazione specifica in materia di mobbing e quindi il fenomeno non è configurato come [[fattispecie]] tipica di [[reato]] a sé stante. Gli atti di mobbing possono però rientrare in altre fattispecie di reato, previste dal codice penale, quali le [[lesione|lesioni personali gravi o gravissime, anche colpose]] che sono perseguibili di ufficio e si ritengono di fatto sussistenti nel caso di riconoscimento dell'origine professionale della malattia. La legge italiana disciplina anche il [[risarcimento]] del [[danno biologico]], associabile a situazioni di mobbing. La giurisprudenza dispone più frequentemente e facilmente il risarcimento del [[danno biologico]], ma non del [[danno morale]]; il mobbing deve aver procurato al lavoratore una delle [[malattia|malattie]] documentate in letteratura medica per avere diritto a un'indennità dall'azienda, anche se ci sono tutele contro il [[trasferimento (lavoro)|trasferimento]] ed il [[licenziamento]] dei lavoratori.<ref>Vedasi ad esempio art. 18 dello ''[[Statuto dei Lavoratori]]''.</ref>
# la reiterazioni e la molteplicità degli atti;
# attacchi alla possibilità di comunicare, isolamento sistematico, cambiamenti delle mansioni lavorative, attacchi alla reputazione, violenze o minacce;
# dislivello tra gli antagonisti, con l'inferiorità manifesta del ricorrente;
# conseguenze sulla salute in modo da determinare esclusione dal mondo del lavoro, in modo da determinare sintomi psicosomatici, errori e abusi, aggravamento della salute, esclusione dal mondo del lavoro;
# intento persecutorio ovvero premeditazione.
 
Il Ministero dell'Interno nel 2012 è stato condannato in [[giudizio (diritto)|giudizio]], sia in primo che secondo grado, per le violazioni dell'art. 2087 del [[codice civile italiano]] che hanno determinato mobbing, gravi malattie e la morte del lavoratore vittima.<ref>[https://massimodangeli.wordpress.com/condannato-per-mobbing-il-ministero-interno/ (Vedasi sentenze tribunale civile di Roma n. 16654 del 16/10/2012 e n. 7242 del 26/10/2015.]</ref>
La Costituzione italiana (artt. 2-3-4-32-35-36-41-42) tutela la persona in tutte le sue fasi esistenziali, da quella di cittadino a quella di lavoratore. Inoltre, sul datore di lavoro grava l’obbligo contrattuale, derivante dall’art. 2087 c.c., di tutelare la salute e la personalità morale del dipendente. La Corte di Cassazione ha ritenuto che un’iniziativa diretta alla repressione, non già alla prevenzione dei fatti mobbizzanti non è idonea a costituire adempimento agli obblighi previsti dall’art. 2087 del [[codice civile italiano]].<ref>Sentenza Corte di Cassazione - Sezione Lavoro - del 25 maggio 2006 n. Pres. Ciciretti, Rel. De Luca</ref> Ad ogni modo diversi comportamenti che caratterizzano il mobbing rientrano in [[fattispecie]] contemplate da vai articoli del [[codice penale italiano]] ([[abuso d'ufficio]], [[percosse]], [[lesione personale]] volontarie, [[ingiuria (ordinamento italiano)|ingiuria]], [[diffamazione]], [[minaccia]], [[molestie]])
 
=== Svezia ===
Esiste invero una girisprudenza piuttosto ampia in tema; la sentenza del tribunale di [[Pisa]] del 10 gennaio 2002<ref>Trib. Pisa, sezione lavoro (1º grado) - 10 gennaio 2002</ref> ha stabilito la non computabilità nella durata della malattia delle assenze riconducibili alla violazione dell’obbligo aziendale di non aggravamento del compromesso stato di salute del dipendente. Un successiva sentenza della Corte Corte di Cassazione del 21 gennaio 2002 ha richiamato gli articoli del codice civile per i quali è obbligo del datore garantire un contesto lavorativo che non determini inidoneità fisiche e psichiche dei dipendenti, e non aggravi condizioni presenti o sopraggiunte per cause indipendenti dal contesto lavorativo.<ref>Sezione Lavoro, 21 gennaio 2002 n. 572 (udienza 14 giugno 2001) – Pres. Sciarelli – Rel. Mileo)</ref>La Corte in un successivo orientemnento del [[2005]] statuì che quando la situazione [[patologia|patologica]] è indotta dal [[datore di lavoro]] non vi è superamento del periodo di comporto.<ref>La sentenza della Suprema Corte di Cassazione del 5 marzo 2005 n. 4959 ha stabilito che un periodo di malattia eccedente i limiti previsti nel Contratto Collettivo di riferimento non è giustificato motivo soggettivo di licenziamento, se la malattia o invalidità permanente del lavoratore hanno una causa prevalente nell'attività lavorativa, oppure se, sopraggiunte per cause indipendenti, trovano nell'attività lavorativa una concausa aggravante, e il datore non adibisce il lavoratore ad altre mansioni, purché sussistano in azienda.</ref><ref name="nota">Resta salvo il principio, consolidato in giurisprudenza, della insindacabilità, ossia non modificabilità, delle scelte dell'imprenditore in tema di assetto organizzativo dell'azienda. In altre parole, se non esiste una mansione alternativa, il giudice non può disporre cambiamenti organizzativi o di sede, tali da creare un ruolo in cui il ricorrente possa essere reinserito.</ref>
In Svezia, l'Agenzia di sanità pubblica ha emanato l'ordinanza 21 settembre 1993, n. 17, entrata in vigore il 31 marzo 1994, con misure contro ogni forma di persecuzione psicologia negli ambienti di lavoro.
 
=== Svizzera ===
La non computabilità nella durata del periodo di malattia può essere interpretata come estensione ''de facto'' del limite dei tre mesi, oltre il quale i CCNL legittimano il licenziamento, oppure in un completo onere a carico del datore di lavoro, che deve corrispondere il 100% della retribuzione per i periodi di assenza non coperti dall'indennità di malattia. Nel primo caso, quota superiore al 50% della retribuzione è a carico dell'ente previdenziale, come previsto per le assenze prolungate. L'INPS può, in generale, però esercitare [[diritto di rivalsa]] su chi ha determinato la malattia/invalidità e il pagamento della relativa indennità, come chi causa un incidente stradale, o, nel caso in esame, il datore di lavoro. L’accertamento del danno da mobbing esige «una valutazione unitaria degli episodi denunciati dal lavoratore, i quali raggiungono la soglia del mobbing ove assumano le caratteristiche di una persecuzione, per la loro sistematicità e la durata dell’azione nel tempo.»<ref>Cassazione, sezione lavoro, 6 marzo 2006 n. 4774</ref>
Anche in Svizzera non vi è una normativa particolare e specifica, ma si applicano le disposizioni contenute in varie fonti, come la legge federale sul lavoro nell’industria, nell’artigianato e nel commercio n. 822.11, nonché il [[codice penale svizzero]].
 
=== Stati Uniti d'America ===
La più frequente azione da mobbing consiste nel dequalificare il lavoratore per demotivarlo, farlo ammalare e costringerlo alle dimissioni, considerando che, sul piano giuridico, il demansionamento è vietato perché costituisce sempre lesione del diritto fondamentale alla libera esplicazione della personalità del lavoratore nel luogo di lavoro, tutelato dagli artt. 1 e 2 della Costituzione; il danno che ne deriva è suscettibile di per sé, di risarcimento.<ref>Cass. sez. lav. 12 nov. 2002, n. 15868; Corte d’Appello di Salerno, sez. lav., 17 aprile 2002.</ref> In effetti, il mobbing sul posto di lavoro può realizzarsi con comportamenti datoriali, materiali o provvedimentali indipendentemente dall'inadempimento di specifichi obblighi contrattuali o dalla violazione di specifiche norme attinenti alla tutela del lavoratore subordinato. Quindi l'esistenza della lesione del bene protetto e delle conseguenze deve essere valutata nel complesso degli episodi dedotti in giudizio come lesivi, considerando l'idoneità offensiva della condotta, che può essere dimostrata, per la sistematicità e durata dell'azione nel tempo, dalle sue caratteristiche oggettive di persecuzione e discriminazione, risultanti specificamente da una connotazione emulativa e pretestuosa.<ref>Sentenza Corte di Cassazione, sentenza n. 4774 del 6 marzo 2006, da Legge e Giustizia Lettera telematica di notizie</ref> Riguardo alla [[condotta (diritto)|condotta]], la [[Corte di Cassazione]] ha statuito che per mobbing si intende un comportamento del [[datore di lavoro]] o del superiore gerarchico, sistematica e protratta nel tempo, tenuta nei confronti del lavoratore nell’ambiente di lavoro, che si risolve in sistematici e reiterati comportamenti ostili che finiscono per assumere forme di prevaricazione e di persecuzione psicologica, da cui può conseguire la mortificazione morale e l’emarginazione del dipendente, con effetto lesivo del suo equilibrio fisio-psichico e del complesso della sua personalità. La prova di tale condotta involge un giudizio di merito non censurabile in sede di legittimità.<ref>Sentenza Corte di Cassazione del 31 maggio 2011 n. 12048.</ref>
Negli USA, il fenomeno è stato oggetto di analisi, studi e statistiche, ma manca una normativa specifica a livello federale.
 
=== Unione Europea ===
Secondo l’avviso della [[Corte Costituzionale]] inoltre gli atti posti in essere possono risultare ''"se esaminati singolarmente, anche leciti, legittimi o irrilevanti dal punto di vista giuridico"'', assumendo, purtuttavia, "rilievo quali elementi della complessiva condotta caratterizzata nel suo insieme dall’effetto" e risolvendosi, normalmente, in «disturbi di vario tipo e, a volte, patologie psicotiche, complessivamente indicati come sindrome da stress postraumatico.»<ref>Corte Costituzionale, ''Sentenza n. 359 del 19 dicembre 2003'', in G.U.R.I., serie speciale, n. 51 del 24 dicembre 2003</ref>
Un [[Libro verde (Unione europea)|libro verde]] del [[Parlamento europeo]], "Il mobbing sul posto di lavoro", del 16 luglio 2001, introduceva il dibattito in tema di mobbismo in sede comunitaria.
 
La successiva risoluzione del Parlamento europeo sul mobbing sul posto di lavoro —2001/2339(INI)— è uno dei primi riferimenti normativi in materia, non recepito nell'ordinamento italiano. La risoluzione non è stata seguita da una direttiva europea, che obbligasse gli Stati membri a legiferare in tema.
{{Citazione necessaria|Presso il [[Parlamento]] italiano sono depositati diversi [[disegno di legge|disegni di legge]] specifici sul tema; manca invece un orientamento comunitario in tema di mobbing.}} Un primo disegno di legge del 21 marzo 2002, presentato da senatori di [[Rifondazione Comunista]], è stato ripreso da una commissione tecnico-scientifica nominata dal Ministero della Funzione Pubblica durante il [[Governo Berlusconi II|secondo governo Berlusconi]]. La commissione aveva l'incarico di accertare le cause di improduttività del personale nella Pubblica Amministrazione ed era giunta a definire un protocollo medico oggettivo del quale il giudice del lavoro poteva avvalersi per accertare le cause di mobbing.
 
Il disegno di legge, poi arenatosi, conteneva la proposta di spostare la competenza delle cause di mobbing dai tribunali ordinari alle preture del lavoro, con sentenze immediatamente esecutive, e opponibili nel termine di 15 giorni, riportando le cause di mobbing dai tempi di una causa civili alla celerità dei contenziosi in materia di diritto del lavoro. La legge definiva il responsabile per la sicurezza, non la controparte sindacale, ma il riferimento in azienda per le vittime di mobbing, prevedeva rapidità nei risarcimenti, e conferiva al giudice poteri di intervento nell'organizzazione aziendale per porre fine a pratiche di mobbing.
 
Dobbiamo infine ricordare che il [[Testo unico sulla sicurezza sul lavoro]] (come modificato dal d.lgs. 3 agosto 2009 n. 106), pur non occupandosi esplicitamente del fenomeno, ha previsto, presso [[Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali]] l'istituzione della Commissione consultiva permanente per la salute e sicurezza sul lavoro<ref>art. 6, comma 8, lettera m-quater d.lgs. n. 81/2008</ref><ref>[http://www.lavoro.gov.it/NR/rdonlyres/1C0B1EF9-60B8-489C-8667-9DFEA8D63F35/0/20101118_LC.pdf Lettera circolare del 18 novembre 2010 ]</ref> prevedendo tra le sue competenze l'elaborazione delle indicazioni necessarie alla valutazione del rischio da stress lavoro-correlato.
Il testo unico ha inoltre disposto che, a fare data dal 1º agosto 2010:<ref>28, comma 1-bis, del d.lgs. n. 81/2008</ref>
 
{{quote|La valutazione dello stress lavoro-correlato di cui al comma 1 e' effettuata nel rispetto delle indicazioni di cui all'articolo 6, comma 8, lettera m-quater), e il relativo obbligo decorre dalla elaborazione delle predette indicazioni e comunque, anche in difetto di tale elaborazione,[...]}}
 
==== Svezia ====
{{Citazione necessaria|Il paese possiede la prima e più avanzata [[legislazione]] che prevede un [[reato]] di mobbing.
La Svezia ha in generale un'attenzione ai [[diritti umani]] che ha favorito il [[dibattito]] sulle [[molestia morale|molestie morali]].}}
 
==== Stati Uniti d'America ====
{{Citazione necessaria|Gli Stati Uniti hanno una delle prime e più severe leggi sulle molestie sessuali sul posto di lavoro, ma poca attenzione per questa materia.}}
 
==== Unione Europea ====
Un [[Libro verde (Unione europea)|libro verde]] del Parlamento Europeo, "Il mobbing sul posto di lavoro", del 16 luglio 2001, introduceva il dibattito in tema di mobbing in sede comunitaria.
 
La successiva risoluzione del Parlamento europeo sul mobbing sul posto di lavoro —2001/2339(INI)— è uno dei primi riferimenti normativi in materia, non recepito nell'ordinamento italiano. La risoluzione non è stata seguita da una direttiva europea, che obbligasse gli Stati membri a legiferare in tema di mobbing.
 
== Filmografia ==
* [[Risorse umane (film)|''Risorse umane'']] (1999)
* [[Mi piace lavorare (Mobbing)]]
* ''[[Mi piace lavorare (Mobbing)]]'' (2003)
* ''[[Volevo solo dormirle addosso]]'' (2004)
 
== Note ==
{{<references|2}}/>
 
== Bibliografia ==
<!-- In testa i titoli più recenti -->
* Giovanni Nolfe e Luigi M. Sicca - '' Mobbing. Narrazioni individuali e organizzative'' - Prefazione di Barbara Czarniawska, Postfazione di Barbara Poggio - Editoriale scientifica, Napoli, 2020 ISBN 978-88-9391-853-4
* Marco Monzani ''Percorsi di Criminologia'' libreriauniversitaria.it edizioni, settembre 2011
* Roberto Colantonio - ''Storie di Mobbing. 89 sentenze'' - Prefazione di Alberto Maggi - Iemme edizioni, Napoli, 2020
* [[Marcello Pedrazzoli]] (diretto da) - ''Vessazioni e angherie sul lavoro. Tutele, responsabilità e danni nel mobbing'' - Zanichelli, Bologna, 2007
*[[Marcello Pedrazzoli]] (diretto da) - ''Vessazioni e angherie sul lavoro. Tutele, responsabilità e danni nel mobbing'' - Zanichelli, Bologna, 2007
* Francesco Blasi e Claudio Petrella - ''Il Lavoro perverso. Il mobbing come paradigma di una psicopatologia del lavoro'' Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, Napoli, 2005
* Paolo Pappone e0ede altri autori ''Patologia psichica da stress, mobbing e costrittività organizzativa: la tutela dell'Inail'', INAIL, Roma 2005.
* [[Robert Sutton]] - ''[[Il metodo antistronzi|Il metodo antistronzi. Come creare un ambiente di lavoro più civile e produttivo o sopravvivere se il tuo non lo è]]'' - Elliot - Roma, 2007. ISBN 978-88-6192-009-5
* [[Harald Ege]] - ''Oltre il Mobbing. Straining, Stalking ed altre forme di conflittualità sul posto di lavoro'' - FrancoAngeli - Milano, 2005,2023, ISBN 978 88 35 149897
* [[Harald Ege]] - ''Mobbing. Che cos'è il terrore psicologico sul posto di lavoro'' - Pitagora - Bologna, 1996
* [[Harald Ege]] - ''La valutazione peritale del danno da Mobbing'' - Giuffré - Milano, 2002
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== Voci correlate ==
{{Div col|cols=2|small=no}}
* [[Autodifesa]]
* [[Bossing]]
* [[Bullismo]]
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* [[Demansionamento]]
* [[Emarginazione]]
* [[Glass ceiling]]
* [[Ijime]]
* [[Mobster]]
* [[Nonnismo]]
* [[Persecuzione]]
* [[Ricatto]]
* [[Sicurezza sul lavoro]]
* [[Soffitto di cristallo]]
* [[Stalking]]
* [[Stress lavoro correlato]]
* [[Violenza psicologica]]
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== Altri progetti ==
{{interprogetto|wikt=mobbing|wikt_etichettapreposizione=mobbingsul}}
 
== Collegamenti esterni ==
* [{{cita web | 1 = http://www.lavoro.gov.it/NR/rdonlyres/EB43E0E1-EBC7-496C-9277-EC31394B33F4/0/Nota_MLPS_US_18112010.pdf | 2 = Nota del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali 18 novembre 2010] | accesso = 17 gennaio 2013 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20120616102700/http://www.lavoro.gov.it/NR/rdonlyres/EB43E0E1-EBC7-496C-9277-EC31394B33F4/0/Nota_MLPS_US_18112010.pdf | dataarchivio = 16 giugno 2012 | urlmorto = sì }}
* [{{cita web | 1 = http://www.personaedanno.it/CMS/Data/enciclopedia/010111.aspx | 2 = Definizione di Mobbing] | accesso = 28 maggio 2009 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20090513083948/http://www.personaedanno.it/CMS/data/enciclopedia/010111.aspx | dataarchivio = 13 maggio 2009 | urlmorto = sì }}
* [{{cita web | 1 = http://cd.univr.it/mobbing/page.php?1 | 2 = Centro Ricerca Mobbing e Benessere Organizzativo - Centro Docimologico - Università di Verona] | accesso = 30 aprile 2008 | dataarchivio = 6 febbraio 2009 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20090206211425/http://cd.univr.it/mobbing/page.php?1 | urlmorto = sì }}
* [{{cita web |1=http://www.leymann.se/ |2=L'Enciclopedia del mobbing] |accesso=7 luglio 2004 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20061004041403/http://leymann.se/ |dataarchivio=4 ottobre 2006 |urlmorto=sì }}
* [{{cita web|http://dirittolavoro.altervista.org/link3.html |Sentenze sul mobbing]}}
* [http://www.avvocatomassaro.net/mobbing.html Sentenze mobbing]
 
{{Criminologia}}
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[[Categoria:Vicende nel lavoro]]
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