Sekhmet: differenze tra le versioni

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in numerose raffigurazioni di geroglifici al tempio di Luxor è rappresentata come insegnante delle scienze della medicina. oltre che come "guaritrice" era considerata anche come "colei che insegna la guarigione" o "a guarire". l'atto di furia distruttrice fu un episodio singolo nei suoi racconti. per la maggior parte era venerata come dea protettrice ed appunto guaritrice.
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[[File:Sekhmet.svg|miniatura|Sekhmet]]{{Citazione|Grande è lo splendore [''del [[faraone]]''] che si scatena quando vede la linea di battaglia, come Sekhmet furibonda al tempo della Sua collera.|Iscrizione di [[Ramses III]] nel [[Medinet Habu (tempio)|Tempio di Medinet Habu]]<ref>Joyce Tyldesley, Ramesses: Egypt's Greatest Pharaoh, Penguin Books, 2001. ISBN 0-140-28097-9. p.197.</ref>}}
{{Avvisounicode}}
'''Sekhmet''' (anche '''Sachmis''', '''Sakhmet''', '''Sekhet''' o '''Sakhet''') è una [[divinità egizia]] appartenente alla [[religione egizia|religione dell'antico Egitto]]<ref name=":1">Wilkinson, Richard H. (2003). ''The Complete Gods and Goddesses of Ancient Egypt''. Thames & Hudson.</ref><ref name=":0">Guy Rachet, Dizionario della Civiltà egizia, Gremese Editore, Roma (1994). ISBN 88-7605-818-4. p.284.</ref>. Era venerata come divinità della [[guerra]], della medicina e delle guarigioni<ref>Rosalie David, Religion and Magic in Ancient Egypt, Penguin Books, 2002. ISBN 978-0-14-026252-0. pp.200, 287.</ref>. Veniva rappresentata come [[Panthera leo|leonessa]] o donna dalla testa di leonessa, la belva più feroce dell'immaginario egizio: la ferocia, la violenza e l'ira distruttiva erano infatti caratteristiche attribuite a questa temuta dea<ref name=":1" />. Gli antichi egizi ritenevano che il suo respiro generasse il [[deserto]]. Era inoltre considerata una patrona dei faraoni, specialmente in ambito militare<ref name=":8" /><ref name=":9" />. Sekhmet era una [[Divinità solari|divinità solare]] (e rappresentata con il [[Aton|disco solare]] sul capo), talvolta definita figlia di [[Ra]]<ref name=":2">Veronica Ions, Egyptian Mythology, Paul Hamlyn ed. (1973). p.106.</ref>, sposa di [[Ptah]]<ref name=":2" /> e associata a [[Bastet]]<ref name=":3">{{Cita web|url=http://www.ancient.eu/Bastet/|titolo=Bastet}}</ref>, [[Hathor]]<ref>{{Cita web|url=http://www.ancient.eu/Hathor/|titolo=Hathor}}</ref>, [[Tefnut]]<ref name=":4">Watterson, Barbara (2003). ''Gods of Ancient Egypt''. Sutton Publishing. ISBN 0-7509-3262-7.</ref> e [[Mut]]<ref name=":2" />, a sua volta raffigurata come leonessa. Secondo la teologia [[Menfi (Egitto)|menfita]], unendosi a Ptah avrebbe generato [[Nefertum]], dio del [[profumo]] (raffigurato, raramente, come leone)<ref>Rachet (1994), p.219.</ref> - a sua volta assimilato all'altro dio della guerra, [[Maahes]]<ref name=":10">{{Cita web|url=http://www.thekeep.org/~kunoichi/kunoichi/themestream/maahes.html#.WKd9W_nhDIU|titolo=Maahes, Ancient Egyptian God of War and Protection|autore=caroline seawright|lingua=en|accesso=17 febbraio 2017|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20151102051714/http://www.thekeep.org/~kunoichi/kunoichi/themestream/maahes.html#.WKd9W_nhDIU|dataarchivio=2 novembre 2015|urlmorto=sì}}</ref>; di conseguenza Ptah, Sekhmet e Nefertum erano venerati come una [[Triade egizia|triade]], come recita un'antica poesia rivolta a Menfi, sede del loro culto:
{{NN|mitologia|aprile 2014}}
[[File:Luxor Sekhmet New Kingdom.JPG|thumb|Statua della dea Sekmet. National Museum, Copenaghen]]
'''Sekhmet''' il cui nome significa "Colei che è potente" era una divinità solare zoomorfa della [[mitologia egizia]].
 
{{Citazione|Ptah è il suo boschetto di canne, Sekhmet è il suo mazzo di fiori, [...] Nefertum il suo [[Loto egizio|fiore di loto]].|Papiro Harris 500<ref>Kenneth A. Kitchen, Il Faraone trionfante, Laterza, Bari (1994). pp.163-4.</ref><ref>{{Cita web |url=http://www.reshafim.org.il/ad/egypt/religion/ptah.htm |titolo=The Triad of Memphis: Ptah, Sekhmet, Nefertem |accesso=6 gennaio 2017 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170116064404/http://reshafim.org.il/ad/egypt/religion/ptah.htm |dataarchivio=16 gennaio 2017 |urlmorto=sì }}</ref>}}
<hiero>s-abA-x:t-H8-I12</hiero> sḫmt
 
== Etimologia ==
Centro del suo culto era a [[Letopolis]] nel 2º [[nomos|distretto]] del [[Basso Egitto]].
Il nome di Sekhmet deriva dalla parola egizia ''sekhem'' che significa ''potenza, avere controllo'' con l'aggiunta del suffisso femminile ''t.'' Il suo nome ne esplica le caratteristiche: è traducibile come ''la Potente''<ref name=":0" />. Veniva anche denominata ''Colei davanti a Cui perfino il Male trema, Signora del terrore, Signora della strage, Colei Che percuote''<ref>Germond, Philippe (1981). Sekhmet et la protection du monde. Editions de Belles-Lettres.</ref><ref name=":5">{{Cita web|url=http://www.read-legends-and-myths.com/sekhmet.html|titolo=Sekhmet|urlmorto=sì|accesso=26 ottobre 2016|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20161026163714/http://www.read-legends-and-myths.com/sekhmet.html|dataarchivio=26 ottobre 2016}}</ref>.
 
<hiero>s-abA-x:t-H8-I12</hiero> ''sḫmt''
Veniva raffigurata come leonessa o come una donna dalla la testa [[Panthera leo|leonina]]<ref>[[Louis Charbonneau-Lassay]], ''Il bestiario del Cristo'', 2 voll., Ed. Arkeios, Roma, 1995, ISBN 88-86495-02-1, p. 87</ref> e, a partire dalla [[XVIII dinastia egizia|XVIII dinastia]], acquisì anche i simboli divini quali il [[Corona (Egitto)|disco solare]], l'[[ureo]] ed il bastone [[scettri egizi|uadj]].
[[File:WLA brooklynmuseum Sakhmet bust.jpg|sinistra|miniatura|359x359px|Busto di Sekhmet in [[granodiorite]], risalente al regno di [[Amenofi III]] (ca. 1386 a.C. - 1348 a.C.). [[Brooklyn Museum]], [[New York]]. Sono ben visibili attribuiti comuni della dea quali il [[Aton|disco solare]] sul capo e le due rosette in corrispondenza dei seni.]]
 
== Iconografia ==
Dalla parola egizia ''sekhem'' che significa potere, derivano sia lo [[scettri egizi#Sekhem|scettro]] e, con l'aggiunta della desinenza ''et,'' indicativa del femminile, il nome della dea.
Sekhmet era rappresentata come una feroce leonessa o come una donna con testa di leonessa<ref>[[Louis Charbonneau-Lassay]], ''Il bestiario del Cristo'', 2 voll., Ed. Arkeios, Roma, 1995, ISBN 88-86495-02-1, p. 87</ref> e vestita di rosso, colore del sangue; uno dei suoi epiteti era ''Rossa Signora''<ref name=":5" />. Talvolta il suo abito esibiva in corrispondenza del seno due rosette stilizzate, antico simbolo leonino. In quanto collegata al culto del sole, il suo capo era sempre sormontato dal [[Aton|disco solare]] il quale si fregiava dell'[[ureo]]; dal disco solare poteva sprigionare fiamme distruttive contro i suoi nemici<ref name=":2" /><ref name=":6">Barbara S. Lesko, The Great Goddesses of Egypt, University of Oklahoma Press (1999). ISBN 978-0806132020. p.140.</ref> (caratteristica condivisa con l'altra dea solare [[Tefnut]]<ref name=":4" />). Occasionalmente poteva essere raffigurata quasi o completamente svestita.
 
== Storia ==
Figlia di [[Ra]], nella tarda [[teogonia (mitologia)|teogonia]] [[Religione egizia#Cosmogonia|menfita]] a partire dal [[Nuovo Regno]], era membro della triade come sposa di [[Ptah]] e madre di [[Nefertum]], prendendo anche l'epiteto di ''"La grande, amata da Ptah"''.
=== Dal Periodo arcaico al Nuovo Regno: il rapporto con Bastet ===
Le varie culture dell'[[Periodo Protodinastico (Egitto)|Egitto arcaico]], confluite in una all'unificazione del Paese, avevano diverse divinità con le stesse funzioni e gli stessi attributi iconografici: nel III millennio a. C., sia Sekhmet che Bastet (o più correttamente Bast, nome con cui fu nota fino al [[Periodo tardo dell'Egitto|Periodo tardo]]) erano rappresentate sia integralmente come leonesse sia come donne con la testa di leonessa<ref>Velde, Herman te (1999). "Bastet". In Karel van der Toorn; Bob Becking; Pieter W. van der Horst. Dictionary of Demons and Deities in the Bible (2nd ed.). Leiden: Brill Academic. pp. 164–5. ISBN 90-04-11119-0. p.165.</ref>.
[[File:Statue of Sekhmet Front Full View - from Temple of Mut Karnak - 19th Dynasty - GL 67.jpg|miniatura|Statua di Sekhmet proveniente dal Tempio di [[Mut]] a [[Karnak]]. [[Staatliches Museum Ägyptischer Kunst]], [[Monaco di Baviera]].|500x500px]]
Il leone era considerato la più feroce belva africana; gli antichi osservavano le leonesse cacciare in gruppo: ebbe così origine, parallelamente, la rappresentazione di Sekhmet e Bast come dee della guerra. La dea-leonessa Sekhmet era adorata come divinità della guerra nell'[[Geografia dell'antico Egitto|Alto Egitto]], mentre il culto di Bast era diffuso nel Basso Egitto. Diversamente da molte divinità fuse in un'unica entità con l'unione delle Due Terre, Sekhmet e Bast rimasero ancora per molto tempo due personalità ben distinte nel pantheon egizio.
 
Il pantheon dell'antica religione egizia era in costante evoluzione. Durante la [[XVIII dinastia egizia|XVIII dinastia]], [[Tebe (sito archeologico)|Tebe]] divenne la capitale del Paese: in questo modo [[Amon]], patrono della città, divenne la suprema divinità nazionale. I sacerdoti del tempio di Amon ebbero modo di modificare i livelli d'importanza e di influenza degli altri dei; per esempio, [[Amon-Ra]] acquisì un'importanza fondamentale nel [[Nuovo Regno (Egitto)|Nuovo Regno]]. Tuttavia, le differenze di significato che Sekhmet e Bast assunsero nelle rispettive regioni d'influenza ne impedì la fusione in un'unica divinità. In questa epoca, il ruolo di Bast come dea della guerra cominciò ad attenuarsi a favore di Sekhmet, che a sua volta andava prendendo connotati di grande violenza e ferocia<ref name=":3" />.
Era la terribile [[divinità della guerra]] che, impersonificando i raggi dal calore mortale del sole, incarnava il potere distruttivo dell'astro, ma anche l'aria rovente del deserto, i cui venti erano il suo alito di fuoco e con i quali puniva i nemici che si ribellavano al volere divino.
Rappresentava anche lo strumento della vendetta di [[Ra]] contro l'insurrezione degli uomini imponendo l'ordine del mondo.
 
=== Amenofi III ===
Portava morte all'umanità ma era anche la dea protettrice dei medici, come citano i papiri medici [[Papiro Ebers|Ebers]] ed [[Papiro Edwin Smith|Edwin Smith]] ed i suoi sacerdoti, i quali, molto potenti, erano spesso chiamati per la cura di patologie ossee, quali le fratture.
Si stima che più di 600 statue di Sekhmet si trovassero nel Tempio di [[Mut]], a [[Karnak]], in gran parte attribuibile ad Amenofi III<ref>The British Museum Book of Ancient Egypt, The British Museum Press, London (2007). ISBN 978-0-7141-1975-5. p.77.</ref> ([[XIV secolo a.C.|1386 a.C.]] - 1348 a.C.<ref>Beckerath, Jürgen von, Chronologie des Pharaonischen Ägypten. Philipp von Zabern, Mainz, (1997) p.190</ref>) il quale, afflitto verso la fine della sua vita da numerose e dolorose patologie<ref>{{Cita web|url=http://www.ancientegypt.eu/interesting/why-the-pharaohs-didnt-smile.php|titolo=Why the Pharaohs didn’t smile|accesso=26 ottobre 2016|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20161019015401/http://www.ancientegypt.eu/interesting/why-the-pharaohs-didnt-smile.php|dataarchivio=19 ottobre 2016|urlmorto=sì}}</ref>, come emerge dalla sua mummia<ref>G. Elliot Smith, The Royal Mummies, Duckworth Egyptology, 1912 (ristampa 2000), ISBN 0-7156-2959-X. pp. 46-51.</ref>, avrebbe cercato di attirare la speciale benevolenza della dea delle guarigioni e dei medici<ref>{{Cita web|url=http://osiris.beniculturali.it/MuseiSchedeReperti/museo-dellagro-falisco-civita-castellana/2-frammenti-di-scultura-della-dea-sekhmet|titolo=2 frammenti di scultura della dea Sekhmet|accesso=26 ottobre 2016|dataarchivio=27 ottobre 2016|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20161027061344/http://osiris.beniculturali.it/MuseiSchedeReperti/museo-dellagro-falisco-civita-castellana/2-frammenti-di-scultura-della-dea-sekhmet|urlmorto=sì}}</ref>. I sacerdoti di Sekhmet erano medici, e viceversa<ref>David (2002), p.200.</ref>, venendo chiamati ''sunu'', termine che indica i medici<ref name=":7">Pierre Montet, Eternal Egypt, Phoenix Press, London 2005. ISBN 1-89880-046-4. p.147.</ref>. La scoperta di nuove sculture facenti parte, un tempo, di quel ''set'' immenso continua ancora oggi nel sito del tempio funerario<ref>{{Cita web|url=http://www.messagetoeagle.com/two-statues-of-goddess-sekhmet-discovered-by-german-archaeologists-in-the-ruined-city-of-luxor/|titolo=Two Statues Of Goddess Sekhmet Discovered By German Archaeologists In The Ruined City Of Luxor}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://www.archaeology.org/news/4266-160316-luxor-sekhmet-statues|titolo=Statues of Sekhmet and Amenhotep III Uncovered in Luxor}}</ref>. Alcuni hanno ipotizzato che la devozione estremamente accesa dimostrata da Amenofi III derivasse dal suo legame con la madre, [[Mutemuia]], che fu anche reggente durante la minore età del figlio divenuto faraone da bambino: il nome Mutemuia è teoforo, cioè reca il nome della dea [[Mut]], che allora era strettamente connessa (e talvolta identificata) con Sekhmet, e che forse il faraone individuò come speciale patrona del proprio regno<ref name=":6" />. Inoltre, le statue erano collocate proprio nel tempio dedicato a Mut.
[[File:SekhmetTempioDiKhnumEsna8651.JPG|thumb|upright=1.4]]
Dal carattere molto pericoloso questa dea aveva quindi un lato benevolo che richiedeva rituali specifici soprattutto durante gli ultimi [[Calendario egizio|cinque giorni]] dell'anno solare, considerati estremamente pericolose.
 
== Ruolo e culto ==
Era temuta persino nell'Aldilà, dove il malvagio [[Seth]] ed il serpente [[Apopi]], venivano sconfitti dalla dea che abbracciava con le sue spire di fuoco Ra nel suo viaggio notturno.
[[File:SekhmetTempioDiKhnumEsna8651.JPG|thumb|sinistra|326x326px|Sekhmet alle spalle di [[Khnum]], nel tempio di quest'ultimo a [[Esna]].]]
 
=== Sekhmet come divinità distruttrice ===
Sekhmet incarnava il fiammeggiante [[Occhio di Ra]] ed era in questo caso assimilabile a [[Tefnet]].
Figlia di [[Ra]], nella tarda [[teogonia (mitologia)|teogonia]] [[Religione egizia#Cosmogonia|menfita]], a partire dal [[Nuovo Regno (Egitto)|Nuovo Regno]], era membro della triade come sposa di [[Ptah]]<ref name=":2" /> e madre di [[Nefertum]], prendendo anche l'epiteto di ''Grande, amata da Ptah''. Era la terribile [[divinità della guerra]] e incarnava i raggi del sole e il loro calore mortale, così come potere distruttivo dell'astro e l'aria rovente del deserto, i cui venti erano il suo respiro di fuoco e tramite i quali puniva i suoi nemici, bruciandoli. Il faraone [[Ramses II]] ([[XIII secolo a.C.|1279 a.C.]] - [[1213 a.C.]]), che l'aveva adottata come simbolo della propria prodezza militare<ref name=":9">{{Cita web|url=http://www.ancientegyptonline.co.uk/sekhmet.html|titolo=Gods of Ancient Egypt: Sekhmet|accesso=4 gennaio 2017}}</ref>, dichiarò che Sekhmet aveva combattuto insieme a lui sul suo carro da guerra, pronta a distruggerne i nemici con il suo respiro incandescente<ref name=":8">Pinch, Geraldine (2004). Egyptian Mythology: A Guide to the Gods, Goddesses, and Traditions of Ancient Egypt. Oxford University Press. ISBN 978-0-19-517024-5. p.188.</ref>. Sekhmet condivideva il patronato della guerra con il dio-leone [[Maahes]] (spesso ritenuto suo figlio)<ref name=":10" /> e con [[Montu]].
Narra il mito della ''Dea Lontana'' che Ra, adirato con gli uomini che avevano cospirato contro di lui, la inviò per ucciderli, ma dovette poi fermarla ubriacandola con la birra, colorata di rosso come il sangue, per far sopravvivere il genere umano.
La dea, assetata di sangue, stava uccidendo sistematicamente tutti gli uomini, dopo aver bevuto la birra si addormentò ed al risveglio prese le sembianze di [[Hathor]].
 
Rappresentava anche lo strumento della vendetta di [[Ra]]<ref name=":6" /> contro l'empietà degli uomini imponendo l'ordine del mondo. Sekhmet era temuta persino nel ''[[Duat]]'', l'aldilà, dove il malvagio [[Seth]] e il serpente [[Apopi]] venivano sconfitti dalla dea che abbracciava suo padre Ra con spire di fuoco nel corso del viaggio notturno del sole nell'oltretomba sulla barca ''Mesektet''<ref>Hart, George (1986). ''A Dictionary of Egyptian Gods and Goddesses''. London, England: Routledge & Kegan Paul Inc. pp. 179–182. ISBN 0-415-05909-7.</ref>.
Per ricordare la terribile circostanza nacque la [[Festa dell'Ebbrezza]], celebrata nella stagione di [[Akhet]] ossia, durante l'inondazione del [[Nilo]], giorno in cui venivano preparate grandi quantità di birra.
[[File:Niu_temp_sekh.jpg|miniatura|202x202px|Riproduzione di [[Ludwig Borchardt]] di un rilievo raffigurante il giovane [[faraone]] [[Niuserra]] (ca. [[XXV secolo a.C.|2460 a.C.]] - 2430 a.C.) allattato da Sekhmet (dal suo tempio funerario).]]
Dietro a un carattere molto pericoloso, quindi, questa dea aveva un lato benevolo che richiedeva rituali specifici soprattutto durante gli ultimi [[Calendario egizio|cinque giorni]] dell'anno solare, considerati estremamente pericolosi<ref name=":6" />: per placare l'ira della sanguinaria Sekhmet, la sua classe sacerdotale celebrava ogni giorno dell'anno, al mattino e al pomeriggio, un rituale davanti a una diversa statua della divinità<ref>{{Cita web|url=http://www2.sptimes.com/Egypt/Artifacts/Artifacts.8.html|titolo=Statue of the lioness goddess Sekhmet|accesso=26 ottobre 2016|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150624092959/http://www2.sptimes.com/Egypt/Artifacts/Artifacts.8.html|dataarchivio=24 giugno 2015|urlmorto=sì}}</ref>. Tale pratica si può dedurre da varie rappresentazioni della dea conservatesi fino a oggi. La maggior parte delle statue della dea non esibiva alcun movimento o dinamismo, per limitare al massimo il rischio di rompersi e assicurare così al simulacro una lunga durata: l'ira di Sekhmet, credevano, avrebbe portato allo scoppio di epidemie<ref name=":7" /> e altre sciagure.
 
=== Sekhmet come dea guaritrice ===
L'attributo di ''Colei che è potente'' era in realtà attributo di [[Hathor]] e fu quest'ultima, per punire gli uomini ribelli, che si trasformò in Sekhmet a sua volta identificata, oltre alle già citate [[Bastet]] e [[Tefnet]], anche in [[Uadjet]].
Portava morte e distruzione all'umanità ma era anche launa deadivinità protettrice dei medici, come citano i papiri medici [[Papiro Ebers|''Ebers'']] ed [[Papiro Edwin Smith|''Edwin Smith'']]. ed iI suoi sacerdoti, i quali, molto potenti, erano spesso chiamati, fra le altre, per la cura di patologie ossee, quali le fratture. Fra i molti epiteti minacciosi e inquietanti della dea, quali ''Signora del terrore'' e ''Signora della strage'', spiccava l'epiteto ''Signora della vita''<ref name=":5" />, riferimento al suo ruolo di dea delle guarigioni che ha il potere di porre fine anche alle grandi epidemie.
 
Centro del suo culto era a [[Letopolis]] nel 2º [[nomosNomo (Egitto)|distretto]] del [[Basso Egitto]].
Più di cinquecento statue della dea sono state trovate nel [[tempio]] di [[Karnak]], fatte erigere da [[Amenofi III]] per non inimicarsi la crudele dea.
 
=== Mito ===
Successivamente [[Mut]], la dea di [[Tebe (Egitto)|Tebe]], assorbì per sincretismo le caratteristiche ed i compiti della dea Sekhmet, che ne divenne così il suo lato negativo ed oscuro.
In un mito sulla fine del dominio di Ra sulla terra, il dio, adirato con gli uomini che avevano cospirato contro di lui, inviò Sekhmet (o [[Hathor]] sotto forma di Sekhmet) fra gli uomini per distruggerli. Nel mito, al termine della battaglia la sete di sangue della dea non era ancora domata e ciò la portò a intraprendere la distruzione dell'umanità intera. Per porre freno alla strage e salvare il genere umano, Ra tinse della [[birra]] con [[ocra rossa]] ed [[ematite]] perché sembrasse sangue. Scambiando la birra per sangue, Sekhmet si ubriacò e non portò a termine il massacro, ritornando da Ra ammansita<ref>Lichtheim, Miriam (2006) [1976]. ''Ancient Egyptian Literature, Volume Two: The New Kingdom''. University of California Press. pp. 197–199.</ref><ref>The British Museum Book of Ancient Egypt, The British Museum Press, London (2007). ISBN 978-0-7141-1975-5. p.75.</ref>.
 
Questo mito compare, per esempio, nel papiro 86637 del [[Museo egizio del Cairo]], detto ''Calendario dei Giorni Fortunati e Sfortunati'', ove le azioni di Sekhmet, [[Horus]], [[Ra]] e [[Uadjet]] vengono ricondotte al sistema stellare [[Algol (astronomia)|Algol]], nella [[Perseo (costellazione)|costellazione di Perseo]]<ref>Jetsu, L.; Porceddu, S. (2015). [http://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0144140 "Shifting Milestones of Natural Sciences: The Ancient Egyptian Discovery of Algol's Period Confirmed"]. ''PLOS ONE''. 10(12): e.0144140 (23pp). [[Digital object identifier|doi]]:[[doi:10.1371/journal.pone.0144140|10.1371/journal.pone.0144140]].</ref>.
 
== Galleria d'immagini ==
<gallery widths="160" heights="160">
File:Thutmosis 2 Karnak Pylon 3.JPG|Copia di un rilievo raffigurante re [[Amenofi II]] al cospetto di [[Hathor]] e Sekhmet, e vivificato da quest'ultima. 2º pilone del [[Complesso templare di Karnak]].
File:Ramesses-Ptah-Sekhmet.jpg|Statua raffigurante re [[Ramses II]] fra [[Ptah]], a sinistra, e Sekhmet, consorte di quest'ultimo. [[Museo egizio del Cairo]].
File:The Childrens Museum of Indianapolis - Sekhmet sculpture.jpg|Statuetta di Sekhmet d'[[Periodo tardo dell'Egitto|epoca tarda]]. Museo dei Bambini, [[Indianapolis]].
File:The Childrens Museum of Indianapolis - Sekhmet sculpture - detail.jpg|Dettaglio del viso della precedente.
File:KomOmboSekhmet.JPG|Bassorilievo di Sekhmet nel [[Tempio di Kôm Ombo]]. [[Egitto tolemaico|Epoca tolemaica]]
File:Statua della dea Sekhmet F1145 C253.tif|Statua raffigurante la dea Sekhmet del quattordicesimo secolo avanti Cristo, [[Museo Egizio di Torino]]
</gallery>
 
== Note ==
<references/>
 
== Bibliografia ==
* {{Cita libro
|autore= [[Mario Tosi (egittologo)| Mario Tosi]]
|titolo= Dizionario enciclopedico delle divinità dell'antico Egitto
|anno= 2004
Riga 56 ⟶ 76:
|isbn= 978-88-7325-115-6
}}
* Germond, Philippe (1981). Sekhmet et la protection du monde. Editions de Belles-Lettres.
* {{Cita libro
* Veronica Ions, Egyptian Mythology, Paul Hamlyn ed. (1973).
|autore= [[Nawal al-Sa‘adawi]]
* von Känel, Frédérique (1984). Les prêtres-ouâb de Sekhmet et les conjurateurs de Serket. Presses Universitaires de France.
|altri= traduzione di Marika Macco, introduzione di [[Luisa Morgantini]]
 
|titolo= [[L'amore ai tempi del petrolio]]
== Voci correlate ==
|anno= [[2009]]
* [[Divinità della guerra]]
|editore= Editrice il Sirente, [[Fagnano Alto]]
* [[Bastet]]
|edizione= collana Altriarabi
* [[Maahes]]
|pagine= 144 pp.
* [[Nefertum]]
|isbn= 978-88-87847-16-1
* [[Tefnut]]
}}
* [[Amenofi III]]
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto|commons=Sekhmet}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
 
{{Religione egizia}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|valleantico del NiloEgitto|religione|archeologia}}
 
[[Categoria:Divinità egizie]]