Processo mediatico: differenze tra le versioni

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'''Processo mediatico''' (o ''processo in piazza'', o ''[[linciaggio]] mediatico'') è un'espressione entrata nell'uso giornalistico e sociologico per riferirsi a una patologia nella rappresentazione di eventi criminosi da parte dei [[mezzi di comunicazione di massa]], volta a precostituire l'accertamento di responsabilità penale con mezzi [[Etica dei media|deontologicamente]] scorretti.
{{NN|sociologia|marzo 2015|sospetta [[WP:RO|ricerca originale]] in alcune parti.}}
'''Processo mediatico''' è un'espressione della [[lingua italiana]] entrata nell'uso giornalistico e sociologico per riferirsi a una patologia della rappresentazione di eventi criminosi da parte dei [[mezzi di comunicazione di massa]] italiani, in particolare da parte di [[televisione in Italia|quelli televisivi]]. In simili casi, sono i mass media ad assumersi il ruolo di mettere in piedi percorso extra-processuale, per [[Circo mediatico|via mediatica]], al fine di individuare un colpevole, attraente dal punto di vista mediatico, che finisce per essere additato alla pubblica riprovazione.
 
Per metonimia, nella [[lingua italiana]] indica il [[linciaggio]] con cui i mezzi di comunicazione [[televisione in Italia|televisivi]], in Italia, hanno messo in piedi percorsi extra-processuali (se non proprio para-processuali) di esaltazione ed esasperazione delle notizie di [[cronaca]]<ref>Solitamente nera, ma anche di situazioni irrisolte - come nel caso delle persone scomparse - o di questioni di cronaca di altro tipo, come possono essere fatti di cattiva gestione dell'Amministrazione pubblica: [[Giovanni Fiandaca]], [https://www.ilfoglio.it/giustizia/2022/02/17/news/i-trent-anni-di-mediatizzazione-del-processo-penale-3697685 ''I trent'anni di mediatizzazione del processo penale'', Il Foglio, 17 febbraio 2022].</ref>, mirate spesso ad individuare ''a priori'' una responsabilità delittuosa in capo a un determinato soggetto.
Questo processo di "invenzione" (o "fabbricazione") del colpevole riesce a essere così convincente e suggestivo da influenzare l'[[opinione pubblica]] anche quando la soluzione del caso ha permesso di accertare i veri responsabili, e di scagionare chi è stato oggetto di accuse mediatiche. Il ruolo principale, nel "processo mediatico", viene svolto dal mezzo televisivo; questo si spiega con il maggior favore accordatogli dagli [[italiani]] rispetto ad altre fonti di informazione.
== Destinatari e mezzo di diffusione ==
Soggetto da colpevolizzare che viene posto al centro dei processi mediatici e che finisce spesso per essere additato alla pubblica riprovazione, sia in relazione alla vicenda principale sia con riguardo a elementi soggettivi e di personalità o caratteriali che esulano totalmente la vicenda originante l'attenzione mediatica. Talvolta, se i toni sono particolarmente violenti o colpevolizzanti, si usa pertanto anche il termine di "linciaggio mediatico" o "gogna mediatica"<ref>Giglioli, Cavicchioli e Fele, in un volume del 1997, li definirono «riti di degradazione mediatica»: [[Sofia Ventura]], [http://espresso.repubblica.it/palazzo/2018/07/10/news/cosi-la-sinistra-ha-aperto-la-strada-alla-destra-1.324719 ''Così la sinistra ha aperto la strada alla destra'', L'Espresso, 12 luglio 2018].</ref>.
 
Questo processo di "invenzione" (o "fabbricazione") del colpevole molto spesso riesce a essere così convincente e suggestivo da influenzare l'[[opinione pubblica]] anche quando la soluzione del caso ha permesso di accertare i veri responsabili, e di scagionare chi è stato oggetto di accuse mediatiche. Il ruolo principale nel "processo mediatico" è ricoperto dal mezzo televisivo: sia per il maggiore favore accordatogli dagli [[italiani]] rispetto ad altri mezzi di informazione sia per la particolarità del mezzo stesso, che bene si adatta a una informazione semplificata e istantanea e a ricostruzioni virtuali e suggestive di luoghi ed eventi.
In [[Dottrina (diritto)|dottrina]], si è discusso dell'influenza che tale costume nazionale dispiega sulla condotta dei processi e sulle strategie difensive in sede giurisdizionale.
 
In [[Dottrina (diritto)|dottrina]] si discute circa i legami e le influenze che si possono creare ed alimentare con le attività investigativo-giudiziarie e le strategie difensive in sede giurisdizionale.
== Fenomenologia del processo mediatico ==
 
== Fenomenologia ==
Da un punto di vista [[fenomenologia|fenomenologico]], la patologia sottesa al cosiddetto "processo mediatico" si realizza, soprattutto mediante il mezzo televisivo, attraverso la formazione di un generalizzato giudizio di colpevolezza, condiviso da una grande platea di spettatori, per effetto di un «processo celebrato sui mezzi d'informazione»<ref name="L. D'Auria"/>. Questo fenomeno della comunicazione televisiva e del [[giornalismo in Italia|giornalismo italiano]] emerge da una sinergia patologica che si stabilisce tra cittadini-telespettatori e [[mezzi di comunicazione di massa]], soprattutto televisivi<ref name="Almanacco Guanda, 262"/>. È ritenuto emblematico del [[mutamento sociale]] che ha trasfigurato il volto antropologico della società italiana nei circa due decenni a cavallo del cambio di secolo<ref name="Almanacco Guanda, 262">Ranieri Polese, ''Come si cambia: 1989-2006. La metamorfosi italiana'', 2006 (p. 262)</ref>.
 
Da un punto di vista [[fenomenologia|fenomenologico]], la patologia sottesa al cosiddetto "processo mediatico" si realizza, soprattutto mediante il mezzo televisivo, attraverso la formazione di un generalizzato giudizio di colpevolezza, condiviso da una grande platea di spettatori, per effetto di un «processo celebrato sui mezzi d'informazione»<ref name="L. D'Auria"/>. Questo fenomeno della comunicazione televisiva e del [[giornalismo in Italia|giornalismo italiano]] emerge da una sinergia patologica che si stabilisce tra cittadini-telespettatori e [[mezzi di comunicazione di massa]], soprattutto televisivi<ref name="Almanacco Guanda, 262"/>. È ritenuto emblematico del [[mutamento sociale]] che ha trasfigurato il volto antropologico della società italiana nei circa due decenni a cavallo del cambio di secolo<ref name="Almanacco Guanda, 262">Ranieri Polese, ''Come si cambia: 1989-2006. La metamorfosi italiana'', 2006 (p. 262)</ref>.
Questo fenomeno ha stimolato riflessioni [[Dottrina (diritto)|dottrinarie]] sulle evidenti storture che esso dispiega sul corretto accertamento della [[verità giudiziaria]]<ref name="L. D'Auria">Luca D'Auria, ''La difesa penale davanti al nuovo modello processuale mediatico-popolare. Alcune riflessioni anche in relazione a singole vicende processuali'', «''Il Foro Ambrosiano''», 2004, (p. 408)</ref>, un accertamento che, in uno [[stato di diritto]], deve essere di esclusiva competenza di un [[equo processo]] regolato da norme, in cui [[accusa]] e [[Diritto di difesa|difesa]], vittime e carnefici, colpevoli e innocenti, possano confrontarsi nel perimetro [[Certezza del diritto|certo]] e [[garantismo|garantito]] del [[procedura penale|complesso di regole e procedure]] che governano l'[[azione penale]] nell'[[Giudizio ordinario penale|ordinario giudizio dibattimentale]].
 
Questo fenomeno ha stimolato riflessioni [[Dottrina (diritto)|dottrinarie]] sulle evidenti storture che esso dispiega sul corretto accertamento della [[verità giudiziaria]]<ref name="L. D'Auria">Luca D'Auria, "La difesa penale davanti al nuovo modello processuale mediatico-popolare. Alcune riflessioni anche in relazione a singole vicende processuali", ''Il Foro Ambrosiano''», 2004, (p. 408)</ref>, un accertamento che, in uno [[stato di diritto]], deve essere di esclusiva competenza di un [[equo processo]] regolato da norme, in cui [[accusa]] e [[Diritto di difesa|difesa]] possano confrontarsi nel perimetro [[Certezza del diritto|certo]] e [[garantismo|garantito]] del [[procedura penale|complesso di regole e procedure]] che governano l'[[azione penale]] nell'[[Giudizio ordinario penale|ordinario giudizio dibattimentale]].
I processi mediatici prendono il loro percorso mantenendo "sempre meno punti di contatto con quello giuridico"<ref name="B. Carfagna, 303">[[Barbara Carfagna]], ''Processo mediatico e processo giuridico'', in Luisella De Cataldo Neuburger (a cura di), ''La prova scientifica nel processo penale'', 2007 (p. 303)</ref>, emettendo "sentenze mediatiche" di condanna, o assoluzione, in tempi molto più rapidi di quelli della giustizia, con inizio il giorno stesso dell'evento criminoso arrivando a conclusione, spesso, quando il processo vero è appena alle prime battute procedurali<ref name="B. Carfagna, 303"/>. Le "sentenze mediatiche" sono verdetti di condanna (o assoluzione) sociale<ref name="B. Carfagna, 306"/> che producono immediati effetti sociali ed economici<ref name="B. Carfagna, 303"/>, con "conseguenze devastanti"<ref name="B. Carfagna, 306"/> sulla vita sociale, sul mondo degli affetti, sulla cerchia professionale del colpevole mediatico: [[disagio sociale|disagio]] e [[isolamento sociale]], [[vergogna]], che possono destabilizzare perfino la [[salute psichica]] della persona<ref name="B. Carfagna, 306"/>. Gli esiti di tali verdetti si consolidano in "giudizi senza appello" con la sola presentazione di indizi a carico<ref name="B. Carfagna, 304">[[Barbara Carfagna]], ''Processo mediatico e processo giuridico'', in Luisella De Cataldo Neuburger (a cura di), ''La prova scientifica nel processo penale'', 2007 (p. 304)</ref>. Essi non vengono scalfiti, e diventano irreversibili, con tutte le loro conseguenze sociali, perfino quando già le risultanze dell'indagine, o quelle del successivo processo, sortiscono risultati differenti: in casi del genere, l'[[immaginario collettivo]] risulta indelebilmente segnato dalle impressioni generate nella vicenda mediatica, motivo per cui i risultati delle indagini, chiarimenti degli investigatori, risultati dei processi arrivano "mediaticamente troppo tardi"<ref name="B. Carfagna, 304"/> rispetto ai tempi strettissimi di cui si nutre la televisione.
 
I processi mediatici intraprendono il loro corso mantenendo "sempre meno punti di contatto con quello giuridico"<ref name="B. Carfagna, 303">[[Barbara Carfagna]], ''op. cit.'', p. 303</ref>, emettendo "sentenze mediatiche" di condanna, o assoluzione, in tempi molto più rapidi di quelli della giustizia, con inizio il giorno stesso dell'evento criminoso arrivando a conclusione, spesso, quando il processo vero è appena alle prime battute procedurali<ref name="B. Carfagna, 303"/>. Le "sentenze mediatiche" sono verdetti di condanna (o assoluzione) sociale<ref name="B. Carfagna, 306"/> che producono immediati effetti sociali ed economici<ref name="B. Carfagna, 303"/>, con "conseguenze devastanti"<ref name="B. Carfagna, 306"/> sulla vita sociale, sul mondo degli affetti, sulla cerchia professionale del colpevole mediatico: [[disagio sociale|disagio]] e [[isolamento sociale]], [[vergogna]], che possono destabilizzare perfino la [[Salute mentale|salute psichica]] della persona<ref name="B. Carfagna, 306"/>. Gli esiti di tali verdetti si consolidano in "giudizi senza appello" con la sola presentazione di indizi a carico<ref name="B. Carfagna, 304">[[Barbara Carfagna]], ''op. cit.'', p. 304</ref>. Essi non vengono scalfiti, e diventano irreversibili, con tutte le loro conseguenze sociali, perfino quando già le risultanze dell'indagine, o quelle del successivo processo, sortiscono risultati differenti: in casi del genere, l'[[immaginario collettivo]] risulta indelebilmente segnato dalle impressioni generate nella vicenda mediatica, motivo per cui i risultati delle indagini, chiarimenti degli investigatori, risultati dei processi arrivano "mediaticamente troppo tardi"<ref name="B. Carfagna, 304"/> rispetto ai tempi strettissimi di cui si nutre la televisione; persino l'[[assoluzione (diritto)|assoluzione]] in via definitiva, in certi casi, risulta inidonea ad eliminare lo [[stigmatizzazione (scienze sociali)|stigma]] sociale che aveva colpito l'imputato<ref>E non solo lui: [[Stefano Bartezzaghi]], ''TUTTI SCHIAVI DELLA GOGNA IN TEMPO REALE'', La Repubblica, 21 settembre 2018, narra come, a seguito delle polemiche per aver intervistato l'assolto Jian Ghomeshi, lo scrittore Ian Buruma sia stato costretto alle dimissioni dalla direzione del ''New York Review of books''.</ref>.
Un altro profilo problematico associato al [[fenomeno sociale]] riguarda la possibilità che il rumore mediatiche e le aspettative delle moltitudini degli spettatori televisivi finiscano per turbare la serenità della [[giuria popolare]] nei vari gradi e condizionarne l'espressione del giudizio<ref name="B. Carfagna, 306">[[Barbara Carfagna]], ''Processo mediatico e processo giuridico'', in Luisella De Cataldo Neuburger (a cura di), ''La prova scientifica nel processo penale'', 2007 (p. 306)</ref>.
 
Un altro profilo problematico associato al [[fenomeno sociale]] riguarda la possibilità che il "rumore" mediatico e le aspettative delle moltitudini degli spettatori televisivi finiscano per turbare la serenità della [[giuria popolare]] nei vari gradi e condizionarne l'espressione del giudizio<ref name="B. Carfagna, 306">[[Barbara Carfagna]], ''op. cit.'', p. 306</ref>.
== Genesi del fenomeno: il rapimento di Tommaso Onofri ==
{{C|*chi* ha indicato questa «genesi» del fenomeno? mancano le fonti e, considerato anche l'evidente [[WP:RECENTISMO|recentismo]], il contenuto di questa sezione solleva più di un dubbio. AGGIUNTA: anche il caso [[Marta Russo]] fu parecchio mediatico|sociologia|aprile 2014}}
Si fa risalire la prima manifestazione del fenomeno<ref name="Almanacco Guanda, 268">Ranieri Polese, ''Come si cambia: 1989-2006. La metamorfosi italiana'', 2006 (p. 268)</ref> a un celebre caso di [[cronaca nera]], il rapimento di un bambino di 18 mesi, Tommaso Onofri, strappato ai propri genitori nella sera del 2 marzo 2006, mentre consumava la cena, in circostanze che apparvero singolari: il caso polarizzò a lungo l'attenzione del pubblico televisivo, prima che gli investigatori giungessero alla scoperta della verità, un mese dopo: la morte del bambino avvenuta lo stesso giorno del rapimento, a seguito del precipitare degli eventi e della tragica degenerazione dell'atto criminoso iniziale.
 
== Storia del processo mediatico in Italia ==
Per questo motivo, il caso criminale è divenuto importante nella storia dei mezzi di comunicazione di massa italiani, oltre che un caso di studio, perché segnò il primo emergere di un fenomeno collettivo dell'informazione italiana, l'aspirazione a "fabbricare" un colpevole che, pur in assenza di un impianto accusatorio a suo carico<ref name="B. Carfagna, 305"/>, soddisfacesse le esigenze dell'[[industria dello spettacolo]], dell'[[Storia del giornalismo italiano|informazione giornalistica]], e dell'[[opinione pubblica]]: nello specifico, la propensione dei mass media si rivolse, in maniera del tutto arbitraria, verso il padre stesso del bambino, che, sottoposto a un martellante accanimento mediatico, vide concentrarsi su di sé i sospetti e la condanna di un'[[opinione pubblica]] fortemente condizionata dalla sua natura di spettatori televisivi. Il caso fu oggetto di una una serie continua e incessante di servizi televisivi, condotti non solo nelle sezioni informative specialistiche, ma anche all'interno degli spazi generalisti dei palinsesti destinati all'intrattenimento del grande pubblico, dove vennero messe in piedi delle vere e proprie maratone mediatiche in cui si realizzava una staffetta tra programmi del mattino con i telegiornali e questi con i contenitori pomeridiani, tutti ruotanti sul medesimo tema<ref name="Almanacco Guanda, 268"/>. Furono ben 538 i servizi di cronaca sul rapimento andati in onda, in [[prima serata]], solo nei sette telegiornali nazionali della sera<ref name="Inchiesta Diamanti"/><ref name="T. Jones, pag. 109"/>. Il padre del bambino divenne bersaglio di un'attenzione maniacale: si mise in atto una tecnica di analisi minuziosa del profilo del sospettato, del quale furono passati al setaccio tutti gli atteggiamenti, le parole, le espressioni, perfino le smorfie del viso, sotto lo sguardo della telecamera, con l'utilizzo di tecniche di ripresa in stile cinematografico, con [[primo piano|primissimi piani]] puntati sul volto e perfino con riesami al [[ralenti|rallentatore]] al fine di rivelare allo spettatore, rendendole percepibili, anche le più sottili sfumature espresse dalla fisiognomica dell'uomo<ref name="B. Carfagna, 305">[[Barbara Carfagna]], ''Processo mediatico e processo giuridico'', in Luisella De Cataldo Neuburger (a cura di), ''La prova scientifica nel processo penale'', 2007 (p. 305)</ref>.
Dalla prima diffusione dei ''mass media'', essi hanno avuto parte nei processi pubblici, ma fu con l'avvento della televisione che si sviluppò tale tipo di effetto.
Un primo esempio di questa fenomenologia, in Italia, fu il processo contro [[Pietro Valpreda]], l'[[anarchico]] accusato e assolto per la [[strage di piazza Fontana]] e soggetto nel 1969 di un forte linciaggio mediatico; ma fu dagli anni '90 che si diffuse particolarmente il fenomeno, talvolta con imputati invitati (se in libertà) in televisione a processo in corso.<ref>[http://www.webalice.it/guido.vitiello/valentini%2028-10-2002.htm Giovanni Valentini, ''Quando il processo lo fanno i mass media''] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20150617170334/http://www.webalice.it/guido.vitiello/valentini%2028-10-2002.htm |data=17 giugno 2015 }}</ref> Taluni invece retrodatano il primo processo mediatico moderno al [[caso Montesi]] ([[1953]]), in cui fu coinvolto e poi assolto [[Piero Piccioni]], musicista e figlio del politico [[Attilio Piccioni]].
 
Il giudice [[Ferdinando Imposimato]], parlando del caso [[Marta Russo]] (e della condanna di [[Giovanni Scattone]] e [[Salvatore Ferraro (1967)|Salvatore Ferraro]]) e di altri casi, analizzò due diversi atteggiamenti della stampa. In certi casi ci fu un "silenzio della stampa", che ha favorito una certa tolleranza del potere giudiziario verso alcune irregolarità diffuse; in altri casi ci fu molto clamore, spesso di tono colpevolista. Secondo il magistrato la maggioranza dei processi mediatici generano errori giudiziari. In tal modo il giornalista diventa complice: quello che accade e che si scrive nei primi giorni diviene spesso determinante l'opinione pubblica né quella dei giudici popolari, che si rifanno alla prima impressione, adeguandosi alla tesi dell'accusa. A causa del "libero convincimento del giudice", una campagna di stampa colpevolista può avere effetti irreversibili ai fini di un'ingiusta condanna. Nel caso citato, benché la sentenza di condanna per colpa abbia escluso il dolo, la prima ricostruzione (un omicidio effettuato per gioco o per realizzare il delitto perfetto") rimase legata al caso nella mente di parte dell'[[opinione pubblica]], a causa di una campagna stampa aggressiva e accondiscendente verso le tesi degli investigatori e dei pubblici ministeri, i quali si avvalsero spesso dello strumento della [[querela]] per difendere il loro teorema giudiziario.<ref name=tavola>[http://www.webalice.it/guido.vitiello/tavolarotonda.htm Tavola rotonda su informazione e giustizia] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20160304140558/http://www.webalice.it/guido.vitiello/tavolarotonda.htm |data=4 marzo 2016 }}</ref>
Un simile inedito martellamento [[voyeurismo|voyeuristico]] è divenuto il modello applicato ad altri casi simili di cronaca nera, come il [[delitto di Cogne]], l'[[omicidio di Meredith Kercher]] a [[Perugia]], l'[[:n:Speciale Omicidio Chiara Poggi|assassinio di Chiara Poggi]] a [[Garlasco]], la [[strage di Erba]]<ref name="T. Jones, pag. 109">{{cita libro | cognome=Tobias | nome=Jones| wkautore=Tobias Jones| titolo=Sangue sull'altare. Il caso Elisa Claps: storia di un efferato omicidio e della difficile ricerca della verità| | anno=2012 | pagine = p. 109}}</ref>, il [[delitto di Avetrana]]<ref name="Inchiesta Diamanti">[[Ilvo Diamanti]], [http://www.repubblica.it/cronaca/2010/10/11/news/tv_ansia-7933773/www.repubblica.it/cronaca/2010/10/11/news/tv_ansia-7933773 Cara Televisione, dacci la nostra ansia quotidiana''], ''[[la Repubblica]]'', 11 ottobre 2010</ref>.
 
La maggioranza dei processi mediatici con impostazione colpevolista, da parte dei ''[[mass media]]'', si è infatti conclusa, a differenza di altri casi giudiziari, con la condanna dei principali imputati. Una delle poche eccezioni è considerato il processo per l'[[omicidio di Meredith Kercher]], in cui due imputati su tre (Raffaele Sollecito e Amanda Knox) vennero assolti dopo un lungo e travagliato iter giudiziario, nonostante l'iniziale impostazione mediatica volta a colpevolizzare i due giovani come esponenti della "gioventù bruciata", e persino ad attaccare in maniera pesante il giudice di secondo grado, che aveva pronunciato la prima sentenza di assoluzione.<ref>[http://www.repubblica.it/cronaca/2015/03/30/news/claudio_pratillo_hellmann_per_avere_assolto_amanda_e_raffaele_venni_linciato_anche_dai_magistrati_-110835508/ ''Claudio Pratillo Hellmann: "Per aver assolto Amanda e Raffaele venni linciato anche dai magistrati"'']</ref><ref>{{Cita web |url=http://www.amandaknoxcase.com/il-caso-amanda-knox-e-raffaele-sollecito/ |titolo=''Il caso Amanda Knox e Raffaele Sollecito. Il più rilevante errore giudiziario del ventunesimo secolo'' |accesso=17 giugno 2015 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150403093937/http://www.amandaknoxcase.com/il-caso-amanda-knox-e-raffaele-sollecito/ |dataarchivio=3 aprile 2015 |urlmorto=sì }}</ref>
== Note ==
 
Questo fa sì che sia, tranne il caso in cui l'imputato goda di appoggi nel mondo culturale o di aiuti finanziari, molto arduo ribaltare la percezione mediatica e giudiziaria colpevolista, e riabilitare una reputazione distrutta, perfino in caso di assoluzione piena.<ref name=tavola/>
{{references|2}}
 
Secondo lo scrittore ''[[noir]]'' [[Massimo Carlotto]] (coinvolto negli anni '70, '80 e '90 in un processo mediatico) è stato il [[delitto di Garlasco]] (2007), il primo processo in cui ci furono anche dei sondaggi per "decidere" l'innocenza o la colpevolezza dell'imputato, che ha segnato negativamente il culmine e la svolta di quelle che ha chiamato "attrazioni criminali nella fabbrica del consenso", che distrarrebbero il telespettatore medio dai grandi crimini di stampo [[mafioso]] e contribuirebbero a diminuire il [[garantismo]] e lo [[stato di diritto]].<ref>[http://www.dimensionidiverse.it/dblog/stampa.asp?articolo=1092 Massimo Carlotto, ''Attrazioni criminali nella fabbrica del consenso''], [[il manifesto]], 2007</ref>
==Perp walk==
Durante una ''perp walk'' (dall’inglese ''perpetrator walk'': “camminata del colpevole”), «le [[forze dell'ordine]] scortano pubblicamente una persona accusata di un reato mentre viene trasferita all’esterno di una stazione di polizia o di un tribunale, di solito sotto gli occhi delle telecamere dei ''[[mass media]]''»<ref>Christal Hayes, [https://www.bbc.com/news/articles/ce8052nz9m7o ''FBI agent suspended over refusal to 'perp walk' former director'', BBC news, 4 ottobre 2025].</ref>.
 
Questa pratica è comune nei casi di grande risonanza negli Stati Uniti, dove il termine è spesso usato in senso critico per indicare qualsiasi esposizione mediatica di un sospetto prima del giudizio: ciò perché, in questi casi, il sospetto viene scortato da agenti di polizia, spesso in manette o con altri vincoli, in modo che giornalisti e fotografi possano riprendere il momento dell’arresto o del trasferimento.
In alcuni casi, le autorità coordinano l’evento con la stampa per garantire la presenza delle telecamere: è frequente che la “camminata” venga allungata o ripetuta per favorire le riprese mediatiche.
 
Il soggetto può tentare di coprirsi il viso per evitare l’esposizione, ma la ''perp walk'' rimane comunque una forma di apparizione pubblica forzata del sospettato.
Secondo i sostenitori, il perp walk serve a:
* rendere trasparente l’operato delle forze dell’ordine;
* mostrare che nessuno è al di sopra della legge;
* rafforzare la fiducia pubblica nelle istituzioni e nella giustizia penale;
* attirare l’attenzione su determinati casi di rilievo.
 
La pratica è ampiamente criticata perché:
*può violare la [[presunzione d'innocenza]] e il [[diritto alla riservatezza]];
*rappresenta una forma di umiliazione pubblica, più vicina allo spettacolo mediatico che alla giustizia;
*quando “messa in scena” appositamente per i ''media'', può essere ritenuta incostituzionale perché altera il [[Sentenza#Descrizione_generale|libero convincimento]] della [[giuria popolare]] che potrebbe essere chiamata a decidere sulla colpevolezza o meno dell'arrestato<ref>Una decisione significativa è ''Lauro v. Charles'' (2000), in cui un tribunale federale stabilì che una ''perp walk'' organizzato solo per scopi mediatici violava i diritti del sospettato. Tuttavia, le corti hanno riconosciuto la legittimità della ''perp walk'' quando essa avviene come parte naturale e necessaria del trasporto dell’imputato.</ref>.
 
La ''perp walk'' è particolarmente associata alla città di [[New York]], dove divenne comune a partire dagli anni 1980, specialmente nei casi di reati finanziari (''white-collar crimes'').
Uno dei casi più celebri fu quello di [[Dominique Strauss-Kahn]] (2011), ex direttore del FMI, mostrato in manette davanti alle telecamere a New York dopo il suo arresto: l’episodio provocò forte indignazione in Francia, dove la pratica è considerata contraria alla dignità della persona e ai principi del diritto penale. La pratica, infatti, non è comune al di fuori degli Stati Uniti e, in molti paesi europei, sarebbe considerata una violazione dei diritti fondamentali. Anche per questo destò sconcerto in Italia, quando fu utilizzata subito dopo l'arresto di [[Enzo Tortora]]<ref>Vacirca, S. (2018). ’Il Caso Tortora’: Assuming the Celebrity’s Guilt. Mediascapes Journal, (11), 20–28. Recuperato da https://rosa.uniroma1.it/rosa03/mediascapes/article/view/14544.</ref>.
{{citazione|Quando l'opinione pubblica appare divisa su un qualche clamoroso caso giudiziario - divisa in "innocentisti" e "colpevolisti" - in effetti la divisione non avviene sulla conoscenza degli elementi processuali a carico dell'imputato o a suo favore, ma per impressioni di simpatia o antipatia. Come uno scommettere su una partita di calcio o su una corsa di cavalli. Il [[Enzo Tortora|caso Tortora]] è in questo senso esemplare: coloro che detestavano i programmi televisivi condotti da lui, desideravano fosse condannato; coloro che invece a quei programmi erano affezionati, lo volevano assolto.|[[Leonardo Sciascia]]<ref>Articolo su ''[[El País]]'', 5 maggio 1987</ref>}}
 
== Note ==
<references/>
 
== Bibliografia ==
* [[Barbara Carfagna]], ''Processo mediatico e processo giuridico'', in Luisella De Cataldo Neuburger (a cura di), ''La prova scientifica nel processo penale'', 2007.
* Rita Di Giovacchino, ''Il libro nero della Prima Repubblica'', Fazi, 2005.
* {{cita libro | cognome=Di Giovacchino| nome=Rita | wkautore=Rita Di Giovacchino| titolo=Delitti privati. Trent'anni di omicidi in famiglia: da Maso a Erika e Omar, dai Carretta a Tullio Brigida, dal piccolo Tommy alla strage di Erba| editore=[[Fazi Editore]] ISBN 978-88-6411-863-5 | anno=2012 | id=ISBN 978-88-6411-863-5}}
* Andrea Barberi e Marco Fini. ''Pietro Valpreda. Processo al processo''. Milano, Feltrinelli, 1972.
* [[Pietro Valpreda]], ''È lui. Diario dalla galera'', Milano, Rizzoli, 1974.
* Massimiliano Frassi, ''Ho conosciuto un angelo. La storia di Tommaso Onofri'', Marna-i Quindici, 2011 ISBN 978-88-6670-029-6.
* Luca D'Auria, ''La difesa penale davanti al nuovo modello processuale mediatico-popolare. Alcune riflessioni anche in relazione a singole vicende processuali'', «''Il Foro Ambrosiano''»,, anno 2004, vol. 6, Fasc. 3, pp.&nbsp;407–415.
* Luisella De Cataldo Neuburger (a cura di), ''La prova scientifica nel processo penale'', [[CEDAM]], 2007 ISBN 978-88-13-27247-0.
* Luca D'Auria, ''La difesa penale davanti al nuovo modello processuale mediatico-popolare. Alcune riflessioni anche in relazione a singole vicende processuali'', «''Il Foro Ambrosiano''»,, anno 2004, vol. 6, Fasc. 3, pp. 407-415.
* [[Enzo Biagi]] e [[Loris Mazzetti]], ''Quello che non si doveva dire'', Rizzoli, 2006. ISBN 88-17-01310-2.
* [[Ranieri Polese]], ''Come si cambia: 1989-2006. La metamorfosi italiana'', [[Guanda]], 2006 ISBN 88-8246-925-5.
* {{cita libro | cognome=Tobias | nome=Jones| wkautore=Tobias Jones| titolo=Sangue sull'altare. Il caso Elisa Claps: storia di un efferato omicidio e della difficile ricerca della verità| editore=[[Il Saggiatore (casa editrice)|Il Saggiatore]] | città=Milano | anno=2012 | id=ISBN 978-88-4281-773-4}}
* {{cita libro | cognome=Soulez Larivière| nome=Daniel | wkautore=Daniel Soulez Larivière| titolo=Il circo mediatico-giudiziario| editore= Liberlibri | città=Macerata| anno=1994| id=ISBN 88-8514-015-7}}
** ed. orig.: {{cita libro | cognome=Soulez Larivière| nome=Daniel | titolo=Du cirque médiatico-judiciaire et des moyens d'en sortir| editore=[[Éditions du Seuil]] | città=Parigi| anno=1993|lingua = fr}}
* {{cita libro | Marco | Catino | Sociologia di un delitto. Media, giustizia e opinione pubblica nel caso Marta Russo | 2001 | Luca Sossella | Roma }}
* {{cita libro | autore=[[Salvatore Ferraro (1967)|Salvatore Ferraro]] | titolo=Il dito contro. Memoriale del processo per l'assassinio di Marta Russo | anno=2001 |editore=Avagliano|altri=prefazione di [[Vittorio Feltri]]}}
* [[Enzo Tortora]], ''Cara Silvia. Lettere per non dimenticare'', Venezia, Marsilio, 2003.
* Luisella De Cataldo Neuburger (a cura di), ''La prova scientifica nel processo penale'', [[CEDAM]], 2007 ISBN 978-88-13-27247-0.
* [[Ilaria Cavo]], ''La chiamavano Bimba. Annamaria Franzoni nei racconti di chi l'ha conosciuta'', Milano, Mondadori, 2007. ISBN 978-88-04-56466-9
* [[Alan Dershowitz]], ''Dubbi ragionevoli. Il sistema della giustizia penale e il caso O.J. Simpson'', Giuffrè, 2007
* {{cita libro | Sabina |Marchesi | I processi del secolo. Enigmi, retroscena, orrori e verità in trenta casi giudiziari italiani da Gino Girolimoni a Marta Russo| 2008 |Olimpia}}
* {{cita libro | Sabina |Marchesi | I processi del secolo. Enigmi, retroscena, orrori e verità in trenta casi giudiziari italiani da Gino Girolimoni a Marta Russo| 2008 |Olimpia}}
* [[Ferdinando Imposimato]], ''L'errore giudiziario. Aspetti giuridici e casi pratici'', Milano, Giuffrè, 2009. ISBN 88-14-14779-5.
* [[Annalisa Chirico]], ''Condannati preventivi. Le manette facili di uno Stato fuorilegge'', Rubbettino, 2012.
* [[Raffaele Sollecito]], Andrew Gumbel, ''Honor Bound: My Journey to Hell and Back with Amanda Knox'', 2012, Gallery Books. ISBN 978-1-4516-9598-4.
* [[Gennaro Francione]], Paolo Franceschetti e Ferdinando Imposimato, ''Temi Desnuda (Vademecum per creare una giustizia giusta)'', Roma, Herald, [[2015]]
* Gennaro Francione, Paolo Franceschetti e Ferdinando Imposimato, ''Temi Desnuda (Vademecum per creare una giustizia giusta)'', Roma, Herald, [[2015]]
* "Raffaele Ganzerli , " Il caso Pacciani: storia di un processo mass-mediatico" 2020 ISBN 979-8626569674 Independently published
 
== Voci correlate ==
 
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* [[Circo mediatico]]
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