Concilio di Nicea I: differenze tra le versioni

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{{nota disambigua|il concilio del 787|Concilio di Nicea II|Concilio di Nicea}}
{{Avvisounicode}}
{{Concilio ecumenico
{{nota disambigua|il [[concilio ecumenico|concilio di Nicea]] del [[787]]|[[Concilio di Nicea II]]}}
|nome=Concilio di Nicea
{{Concilio ecumenico|nome=Concilio di Nicea|data=[[325]]|accettato=[[Chiesa cattolica|cattolici]], [[Chiesa ortodossa|ortodossi]], [[luteranesimo|luterani]], [[anglicanesimo|anglicani]], [[Vetero-cattolicesimo|vetero-cattolici]] (I)|precedente=[[Concilio di Arles]] (?)|successivo=[[Concilio di Costantinopoli I]]|convocato=Imperatore [[Costantino I]]|presieduto=Imperatore [[Costantino I]]|partecipanti=circa 300|argomenti= Divinità di [[Cristo Gesù]], consustanzialità tra il Padre e il Figlio, [[Arianesimo]].|documenti=[[Simbolo niceno-costantinopolitano|Simbolo Niceno]]|scismatici=[[Arianesimo|Ariani]], [[Meleziani]], [[Antipapa Novaziano|Novaziani]]}}
|immagine = THE FIRST COUNCIL OF NICEA.jpg
|didascalia = Il primo Concilio di Nicea in un'[[Icona (arte)|icona]] ortodossa
|luogo = [[Nicea]]
|data= [[20 maggio]] [[325]] (Apertura) <br/> [[25 luglio]] [[325]] (Chiusura)
|accettato=[[Chiesa cattolica|cattolici]], [[Chiesa ortodossa|ortodossi]], [[luteranesimo|luterani]], [[anglicanesimo|anglicani]], [[Vetero-cattolicesimo|vetero-cattolici]] (I)
|precedente=[[Concilio di Gerusalemme]]
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|presieduto=Imperatore [[Costantino I]]
|partecipanti=circa 300
|argomenti= [[Cristologia|Divinità di Cristo Gesù]] <br/> [[Diofisismo|Consustanzialità tra il Padre e il Figlio]] <br/> [[Arianesimo|Eresia ariana]]
|documenti=[[Simbolo niceno-costantinopolitano|Simbolo Niceno]]
|scismatici=[[Arianesimo|Ariani]], [[Meleziani]], [[Antipapa Novaziano|Novaziani]]
}}
{{Concili della Chiesa cattolica}}
Il '''Concilio di Nicea''', tenutosi nel [[325]] d.C., è stato il primo [[concilio ecumenico]]<ref>''Ecumenico'', dal [[Koinè|greco ellenistico]] ''[[Ecumene|oikoumenikos]]'', che letteralmente significa "mondiale", ma che al tempo indicava di fatto i territori dell'[[Impero romano]], conformemente alla convinzione dei [[Cesare (titolo)|Cesari]] di essere governatori del mondo o "ecumene".
 
Il termine compare per la prima volta nel 338 nell'opera di [[Eusebio di Cesarea]], ''[[Vita di Costantino]]'' [http://khazarzar.skeptik.net/books/eusebius/vc/gr/index.htm Eusebius. Vita Constantini - Greek]: «{{polytonic|σύνοδον οἰκουμενικὴν συνεκρότει}}» («convocò un concilio ecumenico»); lo stesso termine nella lettera ''Ad Afros Epistola Synodica'' di Atanasio nel 369 [http://www.newadvent.org/fathers/2819.htm CHURCH FATHERS: Ad Afros Epistola Synodica (Athanasius)], e nella lettera del 382 a [[papa Damaso I]] e ai vescovi latini del [[Concilio di Costantinopoli I|primo Concilio di Costantinopoli]]-[http://www.tertullian.org/fathers2/NPNF2-14/Npnf2-14-63.htm#P4054_732076 Council of Constantinople: the Synodical Letter].</ref> [[cristianesimo|cristiano]].
Il '''concilio di [[Nicea]]''', tenutosi nel [[325]], è stato il primo [[concilio ecumenico]]<ref>''Ecumenico'', dal [[Koinè|greco ellenistico]] ''[[Ecumene|oikoumenikos]]'', che letteralmente significa "mondiale", ma che al tempo indicava di fatto i territori dell'Impero Romano, conformemente alla convinzione dei Cesari di essere governatori del mondo o "ecumene".
 
Venne convocato e presieduto dall'imperatore romano [[Costantino I]], il quale intendeva ristabilire la pace religiosa e raggiungere l'unità [[dogma]]tica, minata da varie dispute, in particolare sull'[[arianesimo]]; il suo intento era anche politico, dal momento che i forti contrasti tra i cristiani indebolivano anche la società e, con essa, lo Stato romano. Con queste premesse, il concilio ebbe inizio il 20 maggio del 325.<ref>{{en}} Joseph Francis Kelly, ''The Ecumenical Councils of the Catholic Church: A History'', p. 21</ref> Data la posizione geografica di [[Nicea]], la maggior parte dei [[vescovo|vescovi]] partecipanti proveniva dalla parte orientale dell'Impero.
Il termine compare per la prima volta nel 338 nell'opera di Eusebio, ''Vita di Costantino'' [http://khazarzar.skeptik.net/books/eusebius/vc/gr/index.htm Eusebius. Vita Constantini - Greek]: "{{polytonic|σύνοδον οἰκουμενικὴν συνεκρότει}}" ("convocò un concilio ecumenico"); lo stesso termine nella lettera ''Ad Afros Epistola Synodica'' di Atanasio nel 369 [http://www.newadvent.org/fathers/2819.htm CHURCH FATHERS: Ad Afros Epistola Synodica (Athanasius)], e nella lettera del 382 a [[papa Damaso I]] e ai vescovi latini del [[Concilio di Costantinopoli I|primo Concilio di Costantinopoli]]-[http://www.ccel.org/fathers2/NPNF2-14/Npnf2-14-63.htm#TopOfPage NPNF2-14. The Seven Ecumenical Councils | Christian Classics Ethereal Library]. In questo senso il Concilio di Nicea si può intendere come il primo concilio universale di tutta la Chiesa cristiana, e quindi occupa un posto di preminenza anche rispetto al [[Concilio di Gerusalemme]] citato negli [[Atti degli Apostoli]].</ref> del [[cristianesimo|mondo cristiano]], secondo la prassi del [[Concilio di Gerusalemme]] di età apostolica.
 
Il concilio fu convocato e presieduto dall'imperatore [[Costantino I]], il quale intendeva ristabilire la pace religiosa e raggiungere l'unità dogmatica, minata da varie dispute; l'intento era anche politico, dal momento che se tali dispute non fossero state risolte avrebbero dato un ulteriore impulso centrifugo all'impero, in una fase in cui esso si trovava sulla via della disgregazione. Con queste premesse, il concilio ebbe inizio il 20 maggio del [[325]]<ref>{{en}} Joseph Francis Kelly, ''The Ecumenical Councils of the Catholic Church: A History'', p. 21</ref>; i partecipanti provenivano in maggioranza dalla parte orientale dell'Impero.
 
== Introduzione ==
Lo scopo del concilio era quello di rimuovere le divergenze sorte inizialmente nella Chiesa di [[Alessandria d'Egitto]] e poi diffuse largamente sulla [[natura di Cristo]] in relazione al [[Dio Padre|Padre]]; in particolare, se egli fosse “nato” dal Padre e così della stessa natura eterna del Padre o se invece, come insegnava [[Ario]], egli fosse stato “creato” e avesse così avuto un inizio nel tempo.<ref>Vedi l'[http://www.ccel.org/ccel/schaff/creeds2.iv.i.ii.iii.html anatema] pronunciato dal Concilio di Nicea: «Coloro poi che dicono: “C'era (un tempo) quando (Gesù) non c'era”, e: “Prima di essere generato non c'era”, e che dal non essente fu generato o da un'altra persona o essenza dicono essere o creato, o trasformabile o mutevole il Figlio di Dio, (costoro li) [[anatema]]tizza la Chiesa cattolica» (tradotto in italiano).</ref>
{{Vedi anche|Primi centri del Cristianesimo}}
[[File:THE FIRST COUNCIL OF NICEA.jpg|thumb|upright=1.4|Il primo Concilio di Nicea in un'[[Icona (arte)|icona]] ortodossa.]]
Lo scopo del concilio era quello di rimuovere le divergenze nella Chiesa di Alessandria e stabilire la natura di Cristo in relazione al Padre; in particolare, stabilire se il Figlio fosse della stessa ''ousìa'', o ''[[sostanza (filosofia)|sostanza]]'' del Padre. Questo in quanto il [[Sinodo di Alessandria]] del 321, convocato da [[Alessandro di Alessandria|Alessandro, vescovo di Alessandria]], pur concludendosi con la scomunica del presbitero [[Ario]], non ne aveva fermato la sua attività propagandistica. Infatti Ario, rifugiatosi in [[Palestina]] presso il suo antico compagno di scuola, l'influente [[Eusebio di Nicomedia]], creò un centro per l'[[arianesimo]].
 
Un'ulteriore decisione del concilio fu stabilire una data per la [[Pasqua]], la festa principale della cristianità. Il concilio stabilì che la Pasqua si festeggiasse la prima [[domenica]] dopo il [[plenilunio]] successivo all'[[equinozio|equinozio di primavera]], in modo quindi indipendente dalla [[Pesach|]] (la Pasqua ebraica]]), stabilita in base al [[calendario ebraico]]. Il [[Patriarchi di Alessandria|Vescovo di Alessandria]] (probabilmente usando il [[calendario copto]]) avrebbe d'da allora in avanti stabilito la data e l'avrebbe poi comunicata agli altri vescovi.
 
Con il Concilio, Costantino auspicava che fosse chiarito, una volta per tutte, un [[dogma]] (verità di fede) riguardo a una diatriba sorta in un primo momento intorno a una questione [[cristologia|cristologica]], ma le cui conseguenti lacerazioni teologiche avevano effetto anche sulla pace dell'impero, di cui egli si riteneva il custode. Siccome la disputa ariana nacque e coinvolse le Chiese d'Oriente, di lingua greca, la rappresentanza latina al concilio fu ridotta: il papavescovo di Roma [[papa Silvestro I|Silvestro]] fu rappresentato da due preti (questa prassi divenne costante anche nei concili successivi). Più in generale, gli ecclesiastici presenti (il cui numero è stato ben presto fissato in 318 dalla tradizione) erano tutti orientali tranne cinque: [[Marco di Calabria]] dall'Italia, [[CecilioCeciliano di Cartagine]] dall'Africa, [[Osio di Cordova]] dalla Spagna, [[Nicasio di DigioneDie]] dalla Gallia, [[Domno di StridoneSirmio]] dalla provincia danubiana.
 
Il Concilio si svolse nel palazzo imperiale dal 19 giugno al 25 luglio del [[325]]<ref>G. Gharib, E. Toniolo, ''Testi mariani del primo Millennio'', Città Nuova, Roma, 2001</ref> e gli ecclesiastici furono spesati nel viaggio come se fossero stati funzionari di Stato. Il documento conclusivo venne firmato prima dal rappresentante imperiale [[Osio di Cordova]], e poi dai rappresentanti del papa. Nonostante la presenza di [[Ario]] e soprattutto di [[Eusebio di Nicomedia]],<ref>Secondo la tradizione, Eusebio era così vicino all'imperatore che questi accettò di farsi battezzare da lui in punto di morte.</ref> la maggioranza fu contraria alle loro idee. Infatti il comportamento dei due, per nulla conciliante, indispose la fazione moderata che votò contro di loro. Il clima conciliare niceno fu a dir poco turbolento; il dibattito sulle tesi di Ario degenerò a tal punto che [[San Nicola di Bari|Nicola di Bari]] avrebbe preso a schiaffi l'eresiarca.<ref>Il primo a parlare dello schiaffo ad Ario sembra sia stato [[Pietro de' NatalibusNatali]] nel suo ''Catalogus sanctorum et gestorum eorum ex diversis voluminibus collectus'', Lugduni 1508 (scritto neldal 1369 XIVal secolo1372)</ref>
 
== Organizzazione del concilio ==
[[File:Meister von San Apollinare Nuovo in Ravenna 001.jpg|thumb|left|upright=1.8|Teoria di santi, [[basilica di Sant'Apollinare Nuovo]], [[Ravenna]] (VI secolo).]]
[[Costantino I|Costantino]] invitò tutti i 1800 vescovi della Chiesa cristiana (circa 1000 in Oriente e 800 in Occidente). Tuttavia, solo da 250 a 320 vescovi furono in grado di partecipare. Riguardo al numero esatto di partecipanti, le fonti coeve non sono concordi: secondo [[Eusebio di Nicomedia]] erano 250; [[Eustazio di Antiochia]], citato da [[Teodoro di Mopsuestia|Teodoro]], afferma che erano 270; sant'[[Atanasio di Alessandria|Atanasio]], nelle sue ''Epistole ai Solitari'', parla di 300 (come Costantino), anche se nella lettera agli Africani, racconta di 318<ref>''Epist. ad Afros'', ii.</ref>. Il numero preciso non si conosce, ma, da alcuni Padri della Chiesa è collegato al simbolismo dei servitori di Abramo (vedi Genesi 14, 14), come viene spiegato nella [[Lettera di Barnaba]].<ref>Michel Aubineau, «Les 318 serviteurs d’Abraham (Gen. 14:14) et le nombre des Pères au Concile de Nicée (325)», Revue d’Histoire Ecclésiastique 61,1 (1966) 5-43.</ref>
 
[[Costantino I|Costantino]] invitò tutti i 1800 vescovi della Chiesa cristiana (circa 1000 in Oriente e 800 in Occidente). Tuttavia, solo da 250 a 320 vescovi furono in grado di partecipare. Riguardo al numero esatto di partecipanti, le fonti coeve non sono concordi: secondo [[Eusebio di Nicomedia]] erano 250; [[Eustazio di Antiochia]], citato da [[Teodoro di Mopsuestia]], afferma che erano 270; [[Atanasio di Alessandria]], nelle sue ''Epistole ai Solitari'', parla di 300 (come Costantino), anche se nella lettera agli Africani, racconta di 318<ref>''Epist. ad Afros'', ii.</ref>. Il numero preciso non si conosce, ma, da alcuni Padri della Chiesa è collegato al simbolismo dei servitori di Abramo (vedi Genesi 14, 14), come viene spiegato nella [[Lettera di Barnaba|Lettera di Pseudo-Barnaba]].<ref>Michel Aubineau, «Les 318 serviteurs d'Abraham (Gen. 14:14) et le nombre des Pères au Concile de Nicée (325)», Revue d'Histoire Ecclésiastique 61,1 (1966) 5-43.</ref>
Il numero di 318, che il papa san [[Papa Leone I|Leone]] definisce misterioso, è stato poi adottato dalla maggioranza di Padri della Chiesa. Ad esempio, [[Sant'Ambrogio]] spiegava che tale numero dava la dimostrazione della presenza del Signore Gesù nel Concilio, in quanto la croce ne indicava 300, mentre il nome di Gesù 18. [[Ilario di Poitiers|Sant'Ilario]], difendendo il termine "consustanziale" - approvato nel Concilio, anche se condannato 55 anni prima dal [[Sinodo di Antiochia (268)|Sinodo di Antiochia]] - spiegava che: {{Citazione|80 vescovi rigettarono il termine consustanziale, ma 318 l'hanno approvato. Quest'ultimo numero è per me santo, poiché è quello degli uomini che accompagnarono Abramo, quando, vittorioso dei re empi, venne benedetto da colui che è il sacerdote eterno|{{citazione necessaria}}}}
Infine [[Selden]] racconta che [[Doroteo]], metropolita di [[Monemvasia]], diceva che il numero di padri conciliari era esattamente di 318, dato che erano passati esattamente 318 anni dall'incarnazione (tutti i cronologisti datano il concilio nel 325 dell'era volgare, ma Doroteo lo anticipa di 7 anni perché il suo ragionamento funzioni); d'altronde solo con il [[concilio di Lestina]], nel [[743]], si iniziarono a contare gli anni a partire dall'incarnazione di Gesù.
 
Nell'edizione critica delle liste conciliari, pubblicata da Heinrich Gelzer nel 1898, l'autore elenca un massimo di 220 vescovi che presenziarono al concilio niceno.<ref>Gelzer, ''Patrum nicaenorum nomina'', pp. LX-LXIV.</ref>
A causa delle riserve espresse sulla dottrina dell'''[[#Dichiarazione dell'homooùsios|homooùsion]]'' da [[Eusebio di Nicomedia]] e da [[Teognis di Nicea]], entrambi, pur avendo firmato gli atti, vennero esiliati in [[Gallia]] tre mesi dopo. Infatti, avendo i due ripreso a predicare che il Figlio non era consustanziale al Padre, si disse che avevano guadagnato alla loro causa il custode degli atti del concilio nominato dall'imperatore per cancellarne le proprie firme. A quel punto venne pensato di ristabilire il numero misterioso di 318 partecipanti, mettendo gli atti del concilio distinti per sessione sulle tombe di [[Crisanzio]] e di [[Misonio]], morti durante lo svolgimento del concilio; all'indomani, dopo aver passato la notte in orazioni, si scoprì che i due vescovi avevano firmato.
 
A causa delle riserve espresse sulla dottrina dell{{'}}''[[homoousion|homooùsion]]'' (vedi ''supra'') da [[Eusebio di Nicomedia]] e da [[Teognis di Nicea]], entrambi, pur avendo firmato gli atti, vennero esiliati in [[Gallia]] tre mesi dopo. Infatti, avendo i due ripreso a predicare che il Figlio non era consustanziale al Padre, si disse che avevano guadagnato alla loro causa il custode degli atti del concilio nominato dall'imperatore per cancellarne le proprie firme. A quel punto venne pensato di ristabilire il numero misterioso di 318 partecipanti, mettendo gli atti del concilio distinti per sessione sulle tombe di [[Crisanzio]] e di [[Misonio]], morti durante lo svolgimento del concilio; all'indomani, dopo aver passato la notte in orazioni, si scoprì che i due vescovi avevano firmato.
 
== Decisioni del Concilio ==
[[File:Byzantinischer Mosaizist um 1000 002.jpg|thumb|[[Costantino I|Costantino]] convoca i vescovi a Nicea per il concilioofferente: mosaico in [[Basilica di Santa Sofia (Istanbul)|Santa Sofia]], [[Istanbul]], c. 1000)]]
Con un'amplissima maggioranza - solo Teona di Marmarica e Secondo di Tolemaide votarono contro - si arrivò a una dichiarazione di fede<ref>[http://www.intratext.com/IXT/ITA0141/_P1.HTM I Concilio di Nicea 325: testo - IntraText CT]</ref>, che ricevette il nome di ''[[Simbolo niceno-costantinopolitano|Simbolo niceno]] o credo niceno''. Il simbolo, che rappresenta ancora oggi un punto centrale delle celebrazioni cristiane, stabilì esplicitamente la dottrina dell'[[Concilio di Nicea I#Dichiarazione dell'homooùsion|''homooùsion'']], cioè della ''consustanzialità'' del Padre e del Figlio: nega che il Figlio sia creato (''genitum, non factum''), e che la sua esistenza sia posteriore al Padre (''ante omnia saecula''). In questo modo, l'[[arianesimo]] fu negato in tutti i suoi aspetti.
[[File:Constantine burning Arian books.jpg|thumb|''[[Costantino I|Costantino]] condanna al rogo i libri degli ariani'': manoscritto dell'Archivio capitolare di [[Vercelli]] ([[IX secolo]])]]
 
Le decisioni prese dal concilio con un'amplissima maggioranza - solo Teona di Marmarica e Secondo di Tolemaide votarono contro - furono essenzialmente tre:
Inoltre, venne ribadita l'incarnazione, morte e resurrezione di Cristo, in contrasto alle dottrine [[gnosticismo|gnostiche]] che arrivavano a negare la crocifissione.
# su proposta di [[Eusebio di Cesarea]] si arrivò a una dichiarazione di fede<ref>[http://www.intratext.com/IXT/ITA0141/_P1.HTM I Concilio di Nicea 325: testo - IntraText CT]</ref>, che ricevette il nome di ''[[Simbolo niceno-costantinopolitano|Simbolo niceno]] o credo niceno''. Il simbolo, che rappresenta ancora oggi un punto centrale delle celebrazioni cristiane, stabilì esplicitamente la dottrina dell'[[Concilio di Nicea I#Dichiarazione dell'homooùsion|''homooùsion'']], cioè della ''consustanzialità'' del Padre e del Figlio: nega che il Figlio sia creato (''genitum, non factum''), e che la sua esistenza sia posteriore al Padre (''ante omnia saecula''). In questo modo, l'[[arianesimo]] viene negato in tutti i suoi aspetti. Inoltre, viene ribadita l'incarnazione, morte e resurrezione di Cristo, in contrasto alle dottrine [[gnosticismo|gnostiche]] che arrivavano a negare la crocifissione.
 
# venne dichiarata ufficialmente la [[Verginità di Maria|nascita virginale]] di Gesù, definita nel simbolo niceno: ''Gesù nacque da Maria Vergine''. In realtà la nascita verginale di Gesù era già affermata nel vangelo di Matteo, pertanto nel simbolo niceno essa venne solo ribadita.
Si dichiarò la [[Verginità di Maria|nascita virginale]] di Gesù (''nacque da Maria Vergine'' – cfr. [[Vangelo secondo Matteo]] 1,18 e 25, e [[Vangelo secondo Luca]] 1,34-35) e furono anatemizzati i sostenitori di certe affermazioni ariane, cioè coloro che dicono: "C'era (un tempo) quando (Gesù) non c'era", e: "Prima di essere generato non c'era", e che dal non essente fu generato o da un'altra persona o essenza dicono essere o creato, o trasformabile o mutevole il Figlio di Dio.
# fu condannata come eretica la dottrina cristologica elaborata da [[Ario]] (arianesimo), che sosteneva che Gesù non avesse natura divina come il Padre.
 
Altre decisioni erano invece di carattere non solo dottrinale ma anche disciplinare, e riguardavano la posizione da tenere in particolare rispetto agli [[eresia|eretici]] e a coloro che avevano rinnegato il cristianesimo, e cioè:
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# si presero delle decisioni su coloro che avevano rinnegato il cristianesimo durante la persecuzione di [[Licinio]], cioè i cosiddetti ''[[lapsi]]''.
 
Altre decisioni riguardavano l'organizzazione interna della Chiesa: per esempio, presidenza del vescovo della capitale della provincia civile (il [[metropolita]]) e autorità sovra-metropolitana dei vescovi di Roma e di Alessandria.
L'imperatore fece trasmettere le decisioni del concilio a tutti i vescovi cristiani esortandoli ad accettarle, sotto la minaccia dell'esilio. Alla fine del concilio vennero stabiliti i seguenti ''canoni'' (cioè, "regole"):
 
:1. proibizione dell'auto-[[castrazione]]; (vedi [[Origene di Alessandria|Origene]])<ref>[http://www.intratext.com/IXT/ITA0141/_P2.HTM I Concilio di Nicea 325: testo - IntraText CT]</ref>
[[File:Constantine burning Arian books.jpg|thumb|''Il Concilio di Nicea, presieduto da [[Costantino I|Costantino]], condanna gli eretici ariani'': manoscritto dell'[[Archivio capitolare di Vercelli]] ([[IX secolo]])]]
 
L'imperatore fece trasmettere le decisioni del concilio a tutti i vescovi cristiani esortandoli ad accettarle, sotto la minaccia dell'esilio. Alla fine del concilio vennero stabiliti i seguenti ''canoni'' («regole»):
:1. proibizione dell'automutilazione. Soprattutto in Oriente, molti monaci rifiutavano l'ordinazione sacerdotale considerandola associata al potere mondano e fonte di orgoglio, ricorrendo a espedienti peculiari come l'automutilazione di alcune parti del corpo (vedi [[Origene di Alessandria|Origene]])<ref>[http://www.intratext.com/IXT/ITA0141/_P2.HTM I Concilio di Nicea 325: testo - IntraText CT]</ref>
:2. definizione di un termine minimo per l'ammissione dei neo-[[catecumeno|catecumeni]] nella Chiesa;<ref>[http://www.intratext.com/IXT/ITA0141/_P3.HTM I Concilio di Nicea 325: testo - IntraText CT]</ref>
:3. proibizione della presenza di donne nella casa di un chierico (le cosiddette [[Agapete#Differenze e confusioni con le virgines.2Fmulieres subintroductae|''virgines ''(o ''mulieres'') ''subintroductae'']]);<ref>[{{Cita web |url=http://www.intratext.com/IXT/ITA0141/_P4.HTM |titolo=I Concilio di Nicea 325: testo - IntraText CT] |accesso=22 giugno 2006 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20100224080103/http://www.intratext.com/IXT/ITA0141/_P4.HTM |urlmorto=sì }}</ref>
:4. ordinazione di un vescovo in presenza di almeno tre vescovi della provincia, subordinata alla conferma da parte del [[metropolita|vescovo metropolita]];<ref>[http://www.intratext.com/IXT/ITA0141/_P5.HTM I Concilio di Nicea 325: testo - IntraText CT]</ref>
:5. sugli [[scomunica]]ti, e sull'obbligo di tenere almeno due [[Concilio|sinodi]] all'anno in ciascuna provincia;<ref>[http://www.intratext.com/IXT/ITA0141/_P6.HTM I Concilio di Nicea 325: testo - IntraText CT]</ref>
:6. preminenza dei Vescovi di [[Roma]] e [[Alessandria d'Egitto|Alessandria]];<ref>[http://www.intratext.com/IXT/ITA0141/_P7.HTM I Concilio di Nicea 325: testo - IntraText CT]</ref>
:7. riconoscimento di particolare onore (τιμή) per il vescovo di [[Gerusalemme]];<ref>[http://www.intratext.com/IXT/ITA0141/_P8.HTM I Concilio di Nicea 325: testo - IntraText CT]</ref>
:8. riconoscimento del sacerdozio dei [[antipapa Novaziano|Novaziani]];<ref>[http://www.intratext.com/IXT/ITA0141/_P9.HTM I Concilio di Nicea 325: testo - IntraText CT]</ref>
:9–14. provvedimento di clemenza verso coloro che hanno rinnegato il Cristianesimo durante la persecuzione di [[Licinio]];<ref>[http://www.intratext.com/IXT/ITA0141/_PA.HTM I Concilio di Nicea 325: testo - IntraText CT]</ref>-<ref>[http://www.intratext.com/IXT/ITA0141/_PF.HTM I Concilio di Nicea 325: testo - IntraText CT]</ref>
:15–16. proibizione di trasferimento di presbiteri e vescovi dalle loro città;<ref>[http://www.intratext.com/IXT/ITA0141/_PG.HTM I Concilio di Nicea 325: testo - IntraText CT]</ref>-<ref>[http://www.intratext.com/IXT/ITA0141/_PH.HTM I Concilio di Nicea 325: testo - IntraText CT]</ref>
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:20. proibizione di inginocchiarsi durante la liturgia della [[domenica]] e nei giorni pasquali, fino alla [[Pentecoste]].<ref>[http://www.intratext.com/IXT/ITA0141/_PL.HTM I Concilio di Nicea 325: testo - IntraText CT]</ref>
 
Il 25 luglio [[325]] il Concilio si concluse e i Padri convenuti celebrarono il ventesimo anniversario di regno dell'imperatore. Nel suo discorso conclusivo, Costantino confermò la sua preoccupazione per le controversie cristologiche e sottolineò la sua volontà che la Chiesa vivesse in armonia e pace. In una lettera fatta circolare nella prima festa della [[Pasqua]], annunciò la raggiunta unità di fatto dell'intera Chiesa.
=== Il credo niceno: differenze e similitudini con il credo cattolico ===
[[File:Nicaea icon.jpg|thumb|Icona che raffigura [[Costantino I|Costantino]] fra i Padri conciliari al primo Concilio di Nicea (325): il rotolo contiene anacronisticamente il testo del [[Simbolo niceno-costantinopolitano]] nella forma datagli nel 381 al [[Concilio di Costantinopoli I]].]]
Sin dai primi tempi in cui il cristianesimo si tramandava solo oralmente, {{Citazione necessaria|vari tipi di Credo erano segni distintivi di una comunità}}: a [[Roma]], per esempio, era popolarissimo il [[simbolo degli apostoli|Credo detto "degli apostoli"]], soprattutto durante la [[Quaresima]] e nella liturgia di [[Pasqua]]. Al Concilio di Nicea persino [[Ario]] avrebbe potuto citare il suo credo. Ma per [[Alessandro di Alessandria]], e i suoi sostenitori, occorreva maggiore chiarezza. La sua opinione alla fine prevalse. Il Concilio, infatti, adottò un credo specifico per stabilire in modo chiaro la fede di tutta la Chiesa, includendo coloro che la professavano ed escludendo gli altri.
 
=== Il credo del Concilio di Nicea I ===
{{Citazione necessaria|Alcuni elementi distintivi del [[simbolo niceno-costantinopolitano|credo niceno]] furono probabilmente aggiunti da [[Osio di Cordova]]}}, e cioè:
[[File:Nicaea icon.jpg|thumb|Icona che raffigura [[Costantino I|Costantino]] fra i Padri del primo Concilio di Nicea (325): il rotolo contiene anacronisticamente il [[Simbolo niceno-costantinopolitano]] del 381 nella forma posteriormente datagli nella liturgia greca (πιστεύω invece di πιστεύομεν).]]
# Dio è uno solo: è il primo articolo del credo niceno: ''Credo in unum Deum'' (Credo in un solo Dio).
Il credo adottato al Concilio di Nicea I (nel greco originale) è il seguente:<ref>[http://www.earlychurchtexts.com/public/creed_of_nicaea_325.htm Early Church Texts, The Creed of Nicaea]</ref>
# Cristo è descritto come ''Deum de Deo, lumen de lumine'' (Dio da Dio, luce da luce), confermando la sua divinità. In un'epoca in cui tutte le sorgenti di luce erano naturali, l'essenza della luce era da considerarsi identica, indipendente dalla sua forma estrinseca. {{Citazione necessaria|È singolare che un ragionamento del genere fosse usato dagli eretici [[monarchianismo|modalisti]], che erano stati condannati dal [[Sinodo di Antiochia (268)|Sinodo di Antiochia]] nel [[264]]-[[268]].}}
# Gesù Cristo è affermato essere ''genitum, non factum'' (generato, non creato), in opposizione diretta con l'[[arianesimo]].
# La dottrina dell'[[Concilio di Nicea I#Dichiarazione dell'homooùsion|''homooùsion'']] (vedi più sotto) viene sancita esplicitamente (in latino, ''consustantialem Patri''). {{Citazione necessaria|Alcuni ascrivono questo termine a Costantino stesso,}} il quale, su questo punto in particolare, potrebbe avere scelto di manifestare chiaramente la sua volontà.
 
{{citazione
{{Citazione necessaria|Del terzo articolo di fede, solo le parole ''et in Spiritum Sanctum'' ([Credo] nello Spirito Santo) erano presenti}}: il credo niceno finiva con queste parole ed era immediatamente seguito dai 20 canoni del concilio. Quindi, invece di un credo battesimale che poteva essere accettato sia dagli ortodossi, sia dagli [[arianesimo|Ariani]] (come proposto da [[Eusebio di Nicomedia|Eusebio]]), il concilio ne promulgò uno che era chiarissimo nei termini di contesa fra le due parti e quindi era totalmente incompatibile con la posizione degli [[arianesimo|Ariani]].
|Crediamo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore di tutte le cose visibili e invisibili.
 
E in un solo Signore, Gesù Cristo, il Figlio di Dio, generato dal Padre, unigenito, cioè dall'essenza del Padre, Dio da Dio, luce da luce, vero Dio da vero Dio, generato, non creato, consustanziale con il Padre;
Il ruolo del vescovo [[Osio di Cordova]], uno dei primi sostenitori dell<nowiki>'</nowiki>''homooùsion'', fu probabilmente decisivo nel portare il concilio a un consenso. Al tempo del concilio, egli era il primo consigliere dell'[[imperatori bizantini|imperatore bizantino]] sulle questioni ecclesiastiche. Osio è presente come primo della lista dei vescovi e [[Atanasio di Alessandria|Atanasio]] attribuisce a lui la formulazione attuale del Credo. I Padri che più difesero la dottrina dell<nowiki>'</nowiki>''homooùsion'' furono [[Eustazio di Antiochia]], [[Alessandro di Alessandria]], [[Atanasio di Alessandria|Atanasio]] e [[Marcello di Ancira]].
per mezzo di lui tutte le cose sono state create, sia quelle nel cielo sia quelle sulla terra;
per noi gli uomini e per la nostra salvezza discese e si è incarnato;
morì ed è risuscitato il terzo giorno ed è salito nei cieli;
e verrà per giudicare i vivi e i morti.
 
E nello Spirito Santo.
{{Citazione necessaria|Nonostante la simpatia personale per [[Ario]]}}, [[Eusebio di Cesarea]] aderì alla decisione del concilio, accettando il credo come era stato formulato. La dottrina nicena fu ratificata da Costantino e l'imperatore affermò che chiunque si fosse opposto alle decisioni del concilio avrebbe dovuto prepararsi a prendere immediatamente la via dell'esilio. A causa delle riserve espresse da [[Eusebio di Nicomedia]] e da Teognis di Nicea, e della frode che secondo Costantino perpetrarono (nella parola originariamente concordata ''homoùsios'' inserirono una iota che cambiò la parola in ''homoioùsios'', cioè di "simile sostanza", in luogo del significato originario di "medesima sostanza") essi, pur avendo avallato le decisioni conciliari, vennero esiliati in [[Gallia]] tre mesi dopo. [[Ario]] fu messo al bando in una remota provincia dell'[[Illiricum|Illirico]], la sua persona e i suoi discepoli furono bollati dalla legge con il nome di ''porfiriani''<ref>[http://www.akkuaria.com/teologia/iconticonlastoria/dalregnodidio.htm AKKUARIA UN PONTE SULLA CULTURA DIRETTO DA VERA AMBRA]</ref>, i suoi scritti furono condannati alle fiamme e contro chiunque ne fosse stato trovato in possesso fu comminata la pena capitale.
 
A riguardo di quelli che dicono che c'era un tempo quando Egli non c'era, e prima di essere generato non c'era,
=== Dichiarazione dell<nowiki>'</nowiki>''homooùsios'' ===
e che affermano che è stato fatto dal nulla o da un'altra sostanza o essenza,
[[File:Baptistery.Arians06.jpg|thumb|left|upright=1.9|Battesimo di Cristo, mosaico sul soffitto del [[Battistero degli Ariani]] a [[Ravenna]] (prima metà del VI secolo)]]
o che il Figlio di Dio è una creatura, o alterabile o mutevole,
la santa cattolica e apostolica Chiesa li anatematizza.
|
|Πιστεύομεν εἰς ἕνα Θεόν, Πατέρα παντοκράτορα, πάντων ὁρατῶν τε καὶ ἀοράτων ποιητήν.
 
Καὶ εἰς ἕνα κύριον Ἰησοῦν Χριστόν, τὸν υἱὸν τοῦ Θεοῦ, γεννηθέντα ἐκ τοῦ Πατρὸς μονογενῆ, τουτέστιν ἐκ τῆς οὐσίας τοῦ Πατρός, Θεὸν ἐκ Θεοῦ, φῶς ἐκ φωτός, Θεὸν ἀληθινὸν ἐκ Θεοῦ ἀληθινοῦ, γεννηθέντα, οὐ ποιηθέντα, ὁμοούσιον τῷ Πατρί,
δι' οὗ τὰ πάντα ἐγένετο, τά τε ἐν τῷ οὐρανῷ και τὰ ἐπὶ τῆς γῆς,
τὸν δι' ἡμᾶς τοὺς ἀνθρώπους καὶ διὰ τὴν ἡμετέραν σωτηρίαν κατελθόντα καὶ σαρκωθέντα καὶ ἐνανθρωπήσαντα,
παθόντα, καὶ ἀναστάντα τριτῇ ἡμέρᾳ, καὶ ἀνελθοντα εἰς τοὺς οὐρανούς,
και ἐρχόμενον κρῖναι ζῶντας καὶ νεκρούς.
 
Καὶ εἰς τὸ Ἅγιον Πνεῦμα.
 
Τοὺς δὲ λέγοντας, ὅτι ἦν ποτε ὅτε οὐκ ἦν, καὶ πρὶν γεννηθῆναι οὐκ ἦν,
καὶ ὅτι ἐξ οὐκ ὄντων ἐγένετο, ἢ ἐξ ἑτέρας ὑποστάσεως ἢ οὐσίας φάσκοντας εἶναι,
ἢ κτιστόν, ἢ τρεπτὸν ἢ ἀλλοιωτὸν τὸν υἱὸν τοῦ Θεοῦ,
τούτους ἀναθεματίζει ἡ ἁγία καθολικὴ καὶ ἀποστολικὴ ἐκκλησία.
|lingua=gr
}}
 
Fu il primo documento conciliare ad utilizzare l'espressione "Noi crediamo".<ref>{{Cita web|lingua=it|url=https://www.vaticannews.va/it/vaticano/news/2025-02/concilio-nicea-prinzivalli-galadza.html|titolo=Concilio di Nicea, fonte e direttrice di unità - Vatican News|sito=www.vaticannews.va|data=2025-02-27|accesso=2025-03-06}}</ref>
 
Le differenze fra questo testo del Concilio del 325, che anatematizza le tipiche affermazioni degli [[arianesimo|Ariani]], e quello del Concilio di Costantinopoli del 381 sono indicate nella voce sul [[Simbolo niceno-costantinopolitano#I due testi del Credo|Simbolo niceno-costantinopolitano]].
 
=== Dichiarazione dell<nowiki>'</nowiki>ὁμοούσιος (''homooùsios'') ===
[[File:Baptism of Christ - Arian Baptistry - Ravenna 2016.jpg|thumb|left|Battesimo di Cristo, mosaico sul soffitto del [[Battistero degli Ariani]] a [[Ravenna]] (prima metà del VI secolo)]]
La controversia [[arianesimo|ariana]] scoppiò ad [[Alessandria d'Egitto]] fra i seguaci di Ario e i seguaci di [[Alessandro di Alessandria|Alessandro, vescovo di Alessandria]]. In un periodo in cui la dottrina della [[Trinità (cristianesimo)|Trinità]] non aveva ancora preso una forma definitiva, la Chiesa affermava che il Figlio fosse uguale al Padre in quanto alla divinità, cioè composto della stessa [[sostanza (filosofia)|sostanza]] (nel senso [[Aristotele|aristotelico]] del termine). Gli [[arianesimo|ariani]], invece, sostenevano che Padre e Figlio fossero due distinti esseri divini: in particolare, il Figlio, pur essendo perfetto come creatura, era stato comunque ''creato'' dal Padre.
 
Gran parte della disputa riguardava la differenza fra l'essere "nato", o "creato", e l'essere "generato" dal Padre. Gli ariani dicevano che i due concetti erano la stessa cosa, i seguaci di Alessandro no. In effetti, molti dei termini usati nel concilio di Nicea erano abbastanza oscuri per coloro che non parlavano il greco; le parole del [[koinè|greco ellenistico]] come "essenza" (οὐσία, ''ousìa''), "[[sostanza (filosofia)|sostanza]]" (ὑπόστασις, ''[[ipostasi|hypòstasis]]''), "natura" (φύσις, ''physis''), "persona" (πρόσωπον, ''prosopon[[pròsopon]]'') contenevano una varietà di significati che venivano direttamente desunti dai filosofi greci vissuti alcuni secoli prima del cristianesimo; essi non potevano che introdurre gravi incomprensioni se non spiegati adeguatamente. In particolare, la parola ''homooùsion'' (= «della stessa essenza)», (che tra l'altro vennefu approssimativamente tradotta nel latino del Credo con ''consubstantialem''), fu accolta poco convintamente dai padri conciliari, per la sua vicinanza formale ai termini propri degli [[gnosticismo|gnostici]], che ne facevano un uso abbondante nella loro teologia. In particolare, il termine stesso ''[[homooùsion]]'' era stato proibito dal [[Sinodo di Antiochia#Sinodi del 264 e del (268)|Sinodo di Antiochia]] nel [[264]]-[[268]], per l'interpretazione sabelliana della Trinità, nota anche come [[monarchianismo]].
 
I propugnatori dell<nowiki>{{'</nowiki>}}''homooùsion'' credevano che seguire l'eresia [[arianesimo|ariana]] significasse spezzare l'unità della natura divina, e rendere il Figlio ineguale al Padre, in palese contrasto con le Scritture («Io e il Padre siamo una cosa sola», [[Vangelo secondo Giovanni|Gv]] {{Passo biblico|Gv|10,30|libro=no}}). Gli ariani, dal canto loro, credevano che, siccome il Padre ha creato il Figlio, il Figlio deve essere stato emanato dal Padre, e quindi essere ''meno'' del Padre, in quanto il Padre è eterno, ma il Figlio è stato creato dopo di lui, e, quindi, non è eterno (nel senso che [[Aristotele]] dà all'[[infinito (filosofia)|infinito]], per es. nel ''[[De Caelo]]''). Anche gli ariani citavano le Scritture, per esempio citando [[Vangelo secondo Giovanni|Gv]] {{Passo biblico|Gv|14,28|libro=no}}: «Avete udito che vi ho detto: Vado e tornerò a voi; se mi amaste, vi rallegrereste che io vado dal Padre, perché il Padre è più grande di me».
 
I fautori dell<nowiki>{{'</nowiki>}}''homooùsion'' rispondevano dicendo che la paternità di Dio, come tutti i suoi attributi, è eterna: il Padre è sempre stato Padre, e quindi il Figlio è stato ed è sempre Figlio, indipendentemente dalla sua incarnazione avvenuta in un preciso momento della Storia. Perciò il Figlio non è né una creatura, pur superiore, elevata ada uno status divino, né è un essere divino "inferiore",: ma cheEgli partecipa della natura divina in misura uguale al Padre. Il Concilio decretò il trionfo dell<nowiki>{{'</nowiki>}}''homooùsion'', cioè che il Padre e il Figlio sono della stessa sostanza e sono co-eterni: i padri conciliari basarono questa dichiarazione sull'autorità apostolica e sulla tradizione cristiana. La formulazione finale di questo [[dogma]] si ritrova nel [[Credo niceno]].
 
=== Calcolo della data della Pasqua cristiana in modo autonomo dalla tradizione ebraica ===
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==== Pasqua ebraica e Pasqua cristiana ====
La festa cristiana della [[Pasqua]] è strettamente legata alla [[Pesach|Pasqua ebraica]], in quanto la [[crocifissione]] e [[risurrezione]] di Gesù avvennero rispettivamente subito prima e subito dopo questa festa (Giovanni {{Passo biblico|Gv|19,14|libro=no}}), che gli ebrei celebrano al termine del giorno 14 del mese di [[nisan]] (Levitico {{Passo biblico|Lv|23,5|libro=no}}), un mese il cui inizio era mobile rispetto al calendario solare e veniva determinato con criteri complessi e tuttora poco noti (i criteri attualmente seguiti dagli ebrei vennero precisati nei secoli successivi alla nascita del cristianesimo).
 
Anche dal punto di vista teologico e liturgico le due feste sono strettamente collegate: le letture bibliche veterotestamentarie della liturgia ebraica sono tuttora utilizzate dalla maggior parte dei cristiani per la [[veglia pasquale|liturgia del sabato santo]]. L'intervento divino per liberare Israele dall'Egitto è per i fedeli di entrambe le religioni simbolo dell'intervento redentore per liberare l'uomo dal peccato. La festa, inoltre, è collegata alla venuta del Messia già per la religione ebraica. In particolare la lettura della ''akedah'', la vicenda in cui Dio stesso fornisce il capro che viene sacrificato al posto di [[Isacco]] (Genesi {{passo biblico|Gen|22,1-18|libro=no}}), ha un'interpretazione messianica, sia pure diversa, in entrambe le religioni.
 
I primi cristiani, quindi, non avevano motivo per non celebrare la Pasqua ebraica e soprattutto non lo avevano le comunità in cui era prevalente la presenza di cristiani di origine ebraica. Nello stesso tempo, però, la passione e resurrezione di Gesù, "nostra Pasqua" (1 Corinti {{passo biblico|1 Cor|5,67|libro=no}}) costituisce per i cristiani il momento culminante dell'intervento redentore divino, il "vero" evento prefigurato secondo loro dalle letture veterotestamentarie. La festa cristiana della Pasqua, quindi, doveva essere principalmente un ricordo della passionemorte e resurrezione di Gesù, una vicenda articolata su tre giorni e conclusa solo la mattina della domenica.
 
==== La controversia quartodecimana ====
{{vedi anche|Quartodecimani|Protopaschiti}}
Molti cristiani restavano legati alla determinazione ebraica della data della Pasqua ([[Quartodecimani]]), il giorno 14 del mese di [[Nisan]]. Altri la celebravano la prima domenica successiva alla festa giudaica ([[Protopaschiti]]). Altri ancora osservavano la Pasqua la prima domenica dopo l'[[equinozio]] di primavera, senza riferimento al [[calendario ebraico]].
La celebrazione della pasqua ebraica presentava per i cristiani un difetto principale:
si era svolta proprio quando Gesù era nella tomba. Che senso poteva avere far festa (interrompendo il digiuno preparatorio) in quella stessa data, prima della resurrezione? La festa ebraica, inoltre, era una festa mobile che solo saltuariamente cadeva di sabato come ai tempi di Gesù e ciò era di ostacolo al suo utilizzo come ricorrenza per la festa cristiana. Sembra, perciò, che molti cristiani, pur restando legati alla determinazione ebraica della settimana di Pasqua, abbiano cominciato molto presto a celebrare la Pasqua la prima domenica successiva alla festa giudaica.
 
Secondo [[Ireneo di Lione]], lquest'ultimo uso, diffuso in molte parti dell'[[impero romano]], risaliva in Roma almeno al periodo di [[papa Sisto I]]<ref>citato da [[Eusebio di Cesarea]], ''Storia Ecclesiastica'', V 25,14. Si osservi che Ireneo afferma soltanto che ai tempi di Sisto I, morto nel 126, e dei papi successivi, l'usoesistenza di diverse date di celebrazione in regioni diverse non era motivo di contesa, lasciando perciò intendere implicitamente che entrambi i riti erano in vigore da tempo.</ref>, ma scrittoriautori successivi facevano risalire la consuetudine agli apostoli [[Pietro (apostolo)|Pietro]] e [[Paolo. di Tarso|Paolo]].
 
Dal canto loro i cristiani che celebravano simultaneamentecontemporaneamente agli ebrei (detti "[[quartodecimani]]") facevano risalire la loro tradizione agli apostoli Giovanni e Filippo. I quartodecimani erano diffusi soprattutto nella [[Asia (provincia romana)|provincia romana dell'Asia]], in [[Siria (regione storica)|Siria]] e in [[Mesopotamia]]. Il desiderio di unificare la data della celebrazione portò ada una controversia fra le due tradizioni, entrambe apparentemente di chiara origine apostolica, e scoppiò per la prima volta a [[Laodicea]] nel 164-166. La visita di [[Policarpo di Smirne]] a [[papa Aniceto]] calmò gli animi ma non risolse la questione.<ref>Eusebio di Cesarea, ''Storia Ecclesiastica'', V 25,16.</ref> Nell'ultimo decennio del II secolo la questione fu affrontata sistematicamente da diversi sinodi locali tenuti in Palestina, Italia, Gallia, Grecia, Ponto, ecc. e tutti risultarono a favore della celebrazione domenicale tranne quello tenuto nella provincia romana dell'Asia, presieduto da Policrate, vescovo di Efeso. [[Papa Vittore I]] minacciò di scomunicare le Chiese dell'Asia, ma venne indotto da Ireneo ad accettare lo stato di fatto.<ref>Eusebio di Cesarea, Storia Ecclesiastica, V 23-25.</ref>
 
Non è chiaro quando la prassi quartodecimana sia scomparsa e se ciò sia avvenuto prima o dopo il concilio di Nicea. La maggior parte degli storici, seguendo quanto proposto da L. Duchesne nel 1880 <ref>L. Duchesne, "La question de la PaquePâque au Concile de Nicée", ''Revue des Questions Historiques'', 28 (1880), 5-42.</ref>, ritiene oggi che i quartodecimani siano scomparsi nel corso del III secolo, prima cioè del Concilio di Nicea, e che proprio dalla necessità di conciliare le due tradizioni sia sorta la liturgia del triduo pasquale. Il Concilio di Nicea, invece, avrebbe combattuto la [[protopaschiti|prassi protopaschita]], che consisteva nel celebrare la Pasqua durante la prima domenica dopo la Pasqua ebraica (o nella stessa data se essa cadeva di domenica) - anche in occasioni quando la data della Pasqua ebraica precedeva l'equinozio primaverile.<ref>Secondo Mark DelCogliano: "So by the early fourth century all Christians were celebrating Easter on a Sunday. Accordingly, it was not the Quartodeciman practice that Constantine sought to eliminate, but rather the so-called 'Protopaschite' practice which calculated the paschal full moon according to the Jewish lunar calendar and not the Julian solar calendar. They are called '[[protopaschiti|Protopaschites]]' because [...] they celebrated Easter a full month before those Christians celebrating the feast according to the Julian calendar" (p. Cfr:44). "sometimes in successive calendar years the Jews celebrated Pascha after the spring equinox in the first year and before the spring equinox in the second year, thereby celebrating two Paschas in the same ''solar'' year" (p. 50). Mark DelCogliano, ''The Promotion of the Constantinian Agenda in Eusebius of Caesarea's "On the Feast of Pascha"'' in: Sabrina Inowlocki and Claudio Zamagni (ed.a cura di), ''[https://books.google.it/books?id=YkhHst91hQIC&pg=PA46&lpg=PA46&dq=protopaschiti&source=bl&ots=inUPuA5c4K&sig=2d0zhkEK_6gKeTo5By68pm21jbA&hl=it&sa=X&ei=9S02VdiHJov7ywOL6YC4Dg&ved=0CCgQ6AEwAg#v=onepage&q=protopaschiti&f=false Reconsidering Eusebius:collected Collected papers on literary, hystoricalhistorical and theological issues]'', Brill, Leida 2011, pp. 39-68. Quote is from p.44.</ref>
 
==== Le incertezze ebraiche sulla data della Pasqua ====
Una nuova difficoltà sorse nel secolo successivo per impedire ai cristiani di celebrare la Pasqua in una stessa data. Gli ebrei a quel tempo non utilizzavano ancora il [[ciclo metonico]] per stabilire la data d'inizio del nuovo anno (e quindi la data della Pasqua).<ref>Esso sarebbe stato introdotto nel 359 dal patriarca rabbinico (detto propriamente "nasi") [[Hillel II]]. Di fatto, però, l'attuale calendario ebraico della Pasqua si consolidò molti secoli dopo (VIII-IX?) e venne compiutamente esposto solo da [[Maimonide]].</ref> La scelta del capodanno ebraico dipendeva non solo dalla data dell'equinozio, ma anche dalla maturazione dell'orzo, a cui era legata la [[Pesach|festa degli azzimi]], di cui la Pasqua era il momento d'avvio<ref>Tuttora gli ebrei [[Karaismo|caraiti]] valutano l'inizio della primavera dal grado di maturazione dell'orzo, per trovarsi in accordo stagionale con Es 9,31. Per i criteri si veda il [http://www.karaite-korner.org/abib.shtml loro sito].</ref>. Gli ebrei finivano così talvolta colper farfare coincidere il capodanno con un novilunio di febbraio e colper celebrare la Pasqua prima dell'equinozio. (cfr. [[Tabella delle date di Pasqua di Sardica]]). Dalla metà del III secolo alcuni autori cristiani cominciarono a lamentare che gli ebrei chiamavano "nisan" il mese lunare sbagliato e che ignorando l'equinozio avevano abbandonato la propria tradizione precedente, dato che nel passato il 14 nisan non era mai caduto prima dell'equinozio.<ref>Anatolio VII 33</ref><ref>{{harvnbcita|Chronicon Paschale}}.</ref><ref>loc=Book 3, Chapter 1, Section 10</ref> Dato, poi, che l'inizio del mese lunare dipendeva dall'osservazione della prima falce lunare, capitava che i calendari delle comunità ebraiche in parti diverse dell'impero fossero sfasati di uno o due giorni per motivi meteorologici o astronomici. Gli autori cristiani, quindi, proposero che le chiese locali cristiane si svincolassero dall'abitudine di celebrare la Pasqua nella stessa settimana in cui la locale sinagoga celebrava la Pasqua e alcune chiese, fra cui Alessandria e Roma, stabilirono un computo autonomo del calendario lunare.
 
==== Le decisioni conciliari ====
Secondo [[Epifanio di Salamina|Sant'Epifanio di Salamina]], che scrisse alla metà del [[IV secolo]]:<ref>{{en}} Epifanio, ''The Panarion of Epiphanius of Salamis'', Books II and III (Sects 47-80), De Fide. Section VI, Verses 1,1 and 1,3. Translated by Frank Williams, E.J. Brill, New York, 1994, pp. 471-472).</ref>: {{Citazione|... l'imperatore ... convocò un concilio di 318 vescovi ... nella città di Nicea. ... Essi approvarono alcuni canoni ecclesiastici durante il concilio, e inoltre decretarono riguardo alla Pasqua ebraica che ci dovesse essere un accordo unanime sulla celebrazione del santo e supremo giorno di Dio.}}
In appendice ai 20 canoni dogmatici il concilio si espresse anche sulla questione della Pasqua stabilendo due principi generali:
* La domenica di Pasqua doveva cadere in un mese lunare stabilito dai cristiani, un "nisan" cristiano non necessariamente coincidente colcon il nisan ebraico e scelto in modo che la Pasqua non capitasse mai prima dell'equinozio. Ciò garantiva che due pasque non sarebbero mai cadute in uno stesso anno solare (calcolato da equinozio vernale ada equinozio vernale);
* Tutti i cristiani dovevano celebrare la Pasqua in uno stesso giorno. Ciò implica anche che la data non doveva dipendere da aleatorie osservazioni astronomiche (la prima falce della luna nuova), ma doveva essere stabilita secondo un criterio calendariale predeterminato.
I criteri precisi per il calcolo della data non furono precisati e trascorsero diversi secoli e numerose controversie prima che la procedura di Alessandria venisse tradotta in latino da [[Dionigi il piccolo]] e adottata anche a Roma e in tutti gli altri stati cristiani (cfr: [[Data della Pasqua]]). Equinozio e noviluni, infatti, non erano stabiliti per osservazione astronomica, ma tramite convenzioni e formule approssimate. Roma considerava ancora convenzionalmente che il capodanno, ossia l'equinozio di primavera, fosse il 25 marzo come ai tempi di Cesare, mentre Alessandria aveva già aggiornato la data al 21 marzo. Roma seguiva un ciclo lunare con 31 mesi intercalari ogni 84 anni, mentre Alessandria, il maggior centro scientifico dell'impero, aveva già adottato il [[ciclo metonico]], più accurato.
 
I principi stabiliti a Nicea non impedivano che la Pasqua cadesse il 14 nisan (bastava che il giorno fosse una domenica) né che potesse coincidere con la data ebraica della Pasqua. Il principio che la pasqua cristiana fosse sempre successiva al 14 nisan ebraico fu stabilito solo secoli dopo e descriveva semplicemente la situazione di fatto determinatasi per l'accumulo di errori nel calendario solare Giulianogiuliano e in quello lunare ebraico.<ref>{{harvnbcita|L'Huillier|, 1996|p=. 25}}.</ref>
 
I principi stabiliti a Nicea furono imposti con molta difficoltà alle chiese di Siria, Cilicia e Mesopotamia (cfr: [[Protopaschiti]]) anche se Costantino utilizzò tutto il peso della sua autorevolezza (di cui, però, gli [[audiani]] si presero gioco). L'autorevolezza ebraica sulla data della Pasqua era consolidata dalla tradizione e per scardinarla Costantino non esitò ada utilizzare argomentazioni apertamente antisemiteantiebraiche.
[[Eusebio di Cesarea]] scrive che Costantino si espresse con queste parole:<ref>{{cita web|lingua=en|cognome=Eusebio di Cesarea |url=http://www.newadvent.org/fathers/25023.htm |titolo=Vita di Costantino Libro 3°, Cap. XVIII. |accesso=8 maggio 2006 }}</ref> {{Citazione|... sembrava una cosa indegna che nella celebrazione di questa santissima festa si dovesse seguire la pratica dei Giudei, che hanno insozzato le loro mani con un peccato enorme, e sono stati giustamente puniti con la cecità delle loro anime. ...È bene non avere nulla in comune con la detestabile cricca dei Giudei; in quanto abbiamo ricevuto dal Salvatore una parte diversa.}}
 
Anche [[Teodoreto di Cirro]] riporta parole analoghe dell'imperatore<ref>{{cita web|lingua=en|cognome=Jackson |nome=Blomfield |url=http://ccel.org/ccel/schaff/npnf203.iv.viii.i.x.html |titolo=The Ecclesiastical History, Dialogues, and Letters of Theodoret |accesso=8 maggio 2006 }}</ref>: {{Citazione|Fu prima di tutto dichiarato improprio il seguire i costumi dei Giudei nella celebrazione della santa Pasqua, perché, a causa del fatto che le loro mani erano state macchiate dal crimine, le menti di questi uomini maledetti erano necessariamente accecate. ... Non abbiamo nulla in comune con i Giudei, che sono i nostri avversari. ... evitando ogni contatto con quella parte malvagia. ... le cui menti, dopo avere tramato la morte del Signore, fuori di sé, non sono guidate da una sana ragione, ma sono spinte da una passione irrefrenabile ovunque la loro follia innata le porti. ... un popolo così completamente depravato. ...Quindi, questa irregolarità va corretta, in modo da non avere nulla in comune con quei parricidi e con gli assassini del nostro Signore. ... neanche un solo punto in comune con quegli spergiuri dei Giudei.}}
 
=== Sull'eresia di Melezio ===
La soppressione dell'eresia [[MelezianiMelezio di Licopoli|meleziana]] fu una delle tre importanti questioni di ordine interno alla Chiesa che accompagnarono le decisioni teologiche del Concilio di Nicea. [[Melezio di Licopoli|Melezio]] fu deposto per varie ragioni, fra cui quella di offrire sacrifici agli idoli e di ordinare sacerdoti al di fuori della sua [[diocesi]] (il che era proibito fin quasi dall'inizio del cristianesimo). Gli scarsi riferimenti di [[Atanasio di Alessandria|Sant'Atanasio]] erano le uniche informazioni su di lui, fino a che nel [[XVIII secolo]] l'archeologo [[Scipione Maffei]] scoprì un manoscritto che riguardava l'[[eresia]] meleziana in [[Egitto]]. Da questi documenti, e da quelli di Atanasio si deduce che l'eresia meleziana incominciò intorno al [[304]]-[[305]], cioè ai tempi della persecuzione di [[Diocleziano]]. Sant'Atanasio dice che « [...] i Meleziani divennero scismatici cinquantacinque anni fa, mentre quelli [gli Ariani] vennero dichiarati eretici trentasei anni fa»<ref>{{en}} Sant'Atanasio, [http://ccel.org/fathers2/NPNF2-04/Npnf2-04-40.htm#P3909_1647297 Epistola ad episcopos,22].</ref>. Poiché si può ritenere che gli [[Arianesimo|ariani]] venissero dichiarati eretici nel Concilio di Nicea nel [[325]], a ritroso si può calcolare che i meleziani divenissero scismatici nel [[306]].
 
Al Concilio si decise che Melezio dovesse rimanere nella sua città di Licopoli (moderna [[Asyūṭ|Licopoli]]), ma senza potere ordinare nuovi preti; gli fu inoltre vietato di viaggiare nei dintorni della città, o entrare in un'altra diocesi per consacrare nuovi sacerdoti. Melezio mantenne il titolo episcopale, ma gli ecclesiastici che erano stati ordinati da lui dovevano ricevere di nuovo l'[[successione apostolica|imposizione delle mani]], in quanto le ordinazioni fatte da Melezio non erano da considerarsi valide. Il clero consacrato da Melezio doveva dare la precedenza a quello ordinato da [[Alessandro di Alessandria|Alessandro]], e non poteva prendere nessun provvedimento se non previo consenso deldello [[Alessandro di Alessandria|vescovostesso Alessandro]].<ref>{{cita web|lingua=en|url=http://www.newadvent.org/cathen/10164a.htm|titolo=Meletius of Lycopolis|editore=newadvent.org|accesso=5 maggio 2014}}</ref> Nel caso di morte di un vescovo o un presbitero non-meleziano, il soglio vacante avrebbe potuto essere assegnato a un meleziano, purché ne fosse degno, e l'elezione popolare venisse confermata da Alessandro. Per quanto riguardava lo stesso Melezio, le prerogative e i diritti episcopali gli furono negati. Questi provvedimenti blandi furono tuttavia inutili; i meleziani si unirono agli ariani e causarono dissensi ancora più gravi,<ref>{{en}} Atanasio di Alessandria, [http://ccel.org/fathers2/NPNF2-04/Npnf2-04-40.htm#P3909_1647297 ''ibidem, 22''].</ref> diventando nemici implacabili di Atanasio, sotto il regno di [[Costanzo II]], figlio e successore di Costantino, che era notoriamente un protettore degli Ariani. La corrente meleziana venne meno intorno alla metà del [[V secolo]].
 
Nel caso di morte di un vescovo o un presbitero non-meleziano, il soglio vacante avrebbe potuto essere assegnato a un meleziano, purché ne fosse degno, e l'elezione popolare venisse confermata da [[Alessandro di Alessandria|Alessandro]]. Per quanto riguardava lo stesso Melezio, le prerogative e i diritti episcopali gli furono negati. Questi provvedimenti blandi furono tuttavia inutili; i meleziani si unirono agli ariani e causarono dissensi ancora più gravi<ref>{{en}} Sant'Atanasio, [http://ccel.org/fathers2/NPNF2-04/Npnf2-04-40.htm#P3909_1647297 ''ibidem, 22''].</ref>, diventando nemici implacabili di Atanasio, sotto il regno di [[Costanzo II]], successore e nipote di Costantino, che era notoriamente un protettore degli Ariani. L'eresia meleziana venne meno comunque intorno alla metà del [[V secolo]].
 
=== Il battesimo degli eretici ===
{{...|cristianesimo}}
 
=== Sulla persecuzione di Licinio ===
{{...|cristianesimo}}
 
== Altre questioni ==
Infine il concilio promulgò 20 nuove leggi ecclesiastiche, chiamate ''canoni'' (sebbene il numero esatto sia oggetto di dibattito<ref>{{cita web|url=http://www.ccel.org/fathers2/NPNF2-14/Npnf2-14-24.htm#TopOfPage |titolo=Nicene and Post-Nicene Fathers, Series II, Vol. XIV, Excursus on the Number of the Nicene Canons |sito=Early Church Fathers |accesso=8 maggio 2006 }}</ref>), cioè, regole immutabili intese a disciplinare qualcosa. I 20 canoni sono elencati nella Patristica relativa a Nicene e successivamente ad essa, nel modo seguente:<ref>{{cita web|url=http://www.ccel.org/fathers2/NPNF2-14/Npnf2-14-13.htm#P561_131414 |titolo=Nicene and post-Nicene Fathers, Series II, Vol. XIV, The Canons of the 318 Holy Fathers Assembled in the City of Nice (sic), in Bithynia. |sito=Early Church Fathers |accesso=8 maggio 2006 }}</ref>
 
== Effetti del concilio ==
Gli effetti a lungo termine del concilio di Nicea furono significativi. Per la prima volta, rappresentanti di tutti i [[vescovo|vescovi]] della Chiesa furono concordi su un tema di dottrina, pena [[esilio]] e morte. Sempre per la prima volta, l'Imperatore (che non era ancora cristiano) svolse un ruolo attivo, convocando insieme i vescovi sotto la sua autorità e usando il potere dello Stato per dar seguito alle disposizioni conciliari (compreso il rendere esecutive le condanne all'esilio e simili). Questo fu l'inizio del cosiddetto [[cesaropapismo]]: un coinvolgimento di Chiesa e Stato che seguiterà fino ai nostri giorni ada essere oggetto di dibattito. A breve termine tuttavia, il concilio non risolse del tutto i problemi per cui era stato convocato.
 
Gli ariani e i meleziani quasi subito riguadagnarono pressoché tutti i diritti che avevano perduto e l'[[Arianesimo]] continuò a propagarsi malgrado le forti pene repressive e a causare divisioni nella Chiesa per tutto il rimanente [[IV secolo]]. Quasi immediatamente [[Eusebio di Nicomedia]] usò la sua influenza a corte per guadagnarsi il favore di [[Costantino I|Costantino]], spostandolo dai vescovi ortodossi di Nicea agli Ariani. [[Eustazio di Antiochia]] fu deposto ed esiliato nel 330. Atanasio, che era succeduto ad Alessandro come vescovo di Alessandria, fu deposto dal [[primo concilio di Tiro|primo sinodo di Tiro]] nel 335 e [[Marcello di Ancira]] lo seguì nel 336. Ario stesso tornò a Costantinopoli per essere riaccolto nella Chiesa, ma morì poco prima che ciò potesse accadere. Nel 337 morì Costantino dopo avere ricevuto il battesimo proprio da un vescovo ariano, [[Eusebio di Nicomedia]]<ref>Cfr il ''Chronicon'' di [[Sofronio Eusebio Girolamo]]. Il battesimo, senza specificarne il sacerdote, è attestato da un gran numero di scrittori antichi.</ref>.
 
== Influenza di Costantino ==
L'imperatore Costantino ebbe una notevole influenza sulle decisioni del concilio di Nicea; Costantino, infatti, non solo aveva messo fine alle persecuzioni del predecessore [[Licinio]] degli anni precedenti, ma nel giro di meno di un anno aveva restituito o ricostruito tutti gli edifici religiosi distrutti o confiscati, attingendo dal tesoro imperiale quando necessario. Concesse ai sacerdoti cristiani gli stessi privilegi un tempo concessi ai sacerdoti pagani, e questo lo mise nella posizione di influenzare fortemente, e forse di determinare, il corso degli eventi a Nicea.<ref>{{Cita libro|nome=Richard E.|cognome=Rubenstein|titolo=When Jesus Became God: The Epic Fight over Christ's Divinity in the Last Days of Rome|url=https://books.google.it/books?id=WzASAC8jSBoC&pg=PT91&lpg=PT91&dq=%E2%80%9CConstantine+was+in+a+position+strongly+to+influence%E2%80%8B%E2%80%94perhaps+even+to+dictate%E2%80%94%E2%80%8Bthe+course+of+events+at+Nicaea.%E2%80%9D&source=bl&ots=IFDkURvcjX&sig=ACfU3U1ZDorwzj0bmiCnj-vDB6E6_KeQLw&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwithoD63pT6AhVmgf0HHbUBCMoQ6AF6BAgDEAM#v=onepage&q=%E2%80%9CConstantine%20was%20in%20a%20position%20strongly%20to%20influence%E2%80%8B%E2%80%94perhaps%20even%20to%20dictate%E2%80%94%E2%80%8Bthe%20course%20of%20events%20at%20Nicaea.%E2%80%9D&f=false|accesso=2022-09-14|data=2013-08-16|editore=HMH|lingua=en|ISBN=978-0-547-35096-7}}</ref> Secondo l{{'}}''Encyclopedia Britannica'', guidò attivamente la discussione sulla controversia ariana e, dietro i consigli di [[Osio di Cordova]], fu lui stesso a proporre di adottare il concetto di ὁμοούσιος (''homooùsion''); a questo proposito, la stessa Britannica afferma<ref>{{Cita libro|titolo=Encylopedia Britannica|url=https://books.google.com/books?id=zuJFAAAAYAAJ&newbks=0&printsec=frontcover&dq=%E2%80%9COverawed+by+the+emperor,+the+bishops,+with+two+exceptions+only,+signed+the+creed,+many+of+them+much+against+their+inclination.%E2%80%9D%E2%80%9D&q=%E2%80%9COverawed+by+the+emperor,+the+bishops,+with+two+exceptions+only,+signed+the+creed,+many+of+them+much+against+their+inclination.%E2%80%9D%E2%80%9D&hl=it|accesso=2022-09-14|data=1973|editore=Encyclopedia Britannica, Incorporated, William Benton Publisher|lingua=en|ISBN=978-0-85229-173-3}}</ref>:
{{Citazione|Intimoriti dall’imperatore, i vescovi, con due sole eccezioni, firmarono il simbolo, molti fondamentalmente contro la loro volontà”.}}
 
== Padri del concilio di Nicea ==
=== Introduzione ===
La lista dei partecipanti al concilio di Nicea è riportata da molti manoscritti e in diverse lingue.<ref>Le informazioni che seguono sono tratte da: Destephen, ''Prosopographie chrétienne du Bas-Empire 3. Prosopographie du diocèse d'Asie (325-641)'', Paris 2008, pp. 18-20.</ref> Le differenti versioni sono state editate nel 1898 da Heinrich Gelzer, Heinrich Hilgenfeld e Otto Cuntz nel ''Patrum nicaenorum nomina Latine, Graece, Coptice, Syriace, Arabice, Armeniace'', che resta ancora oggi il testo fondamentale per lo studio delle liste conciliari nicene. L'opera distingue le diverse liste per [[Lingua (linguistica)|lingua]].
* In [[lingua latina]] appartengono molti elenchi, raggruppati da Turner nella sua opera ''Ecclesiae Occidentalis monumenta iuris antiquissima'' (1899) in cinque famiglie. I manoscritti più importanti sono quelli noti con il nome di ''Collectio Dionysio-Hadriana'', che fu consegnata da [[papa Adriano I]] a [[Carlo Magno]] nel 774 e che completa la ''collectio'' redatta dal monaco [[Dionigi il Piccolo]] ed apparsa a [[Roma]] nei primi decenni del VI secolo. Le liste latine riportano elenchi che variano da 195 a 217 nomi.
* In [[lingua greca]], Gelzer pubblicò due liste: una di 212 nomi attribuita a [[Teodoro il Lettore]] (prima metà del VI secolo), desunta da [[Socrate Scolastico]]; e una di 165 nomi conservata nel codice ''Vaticanus gr. 44''. Nel 1950 Ernst Honigmann pubblicò una terza lista di 301 nomi, conservata nel codice ''Vaticanus gr. 1587''.<ref>Ernst Honigmann, [https://www.scribd.com/doc/190505364/Byzantion-20-1950 ''Une liste inédite des Pères de Nicée: cod. Vatic. gr. 1587''] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20160324175404/https://www.scribd.com/doc/190505364/Byzantion-20-1950 |data=24 marzo 2016 }}, in ''Byzantion'' 20 (1950), pp. 63-71.</ref>
* In [[lingua copta]] è stato trasmesso un solo elenco frammentario di 162 nomi, ricavato da quello di Teodoro il Lettore, conservato in un manoscritto del museo Borgia di Roma.
* In [[lingua siriaca]], Gelzer riporta due liste: una di 218 nomi, costituita da una traduzione di un originale greco fatta nel 501/502 a Gerapoli; una seconda lista di 221 nomi attribuita a [[Abdisho bar Berika]] († 1318) e che corrisponde in parte a quella di Teodoro il Lettore. A queste due liste sono associate altre tre liste in siriaco: una lista in greco e siriaco di 227 nomi pubblicata da Kaufhold<ref>Hubert Kaufhold, ''Griechisch-syrische Vaterlisten der frühen griechischen Synoden'', in ''Oriens Christianus'' 77 (1993), pp. 57-66.</ref> e Ruggieri<ref>Vincenzo Ruggieri, [https://www.academia.edu/9860637/The_iv_century_Greek_episcopal_lists ''The IV Century Greek Episcopal Lists in the Mardin Syriac. 7 (olim Mardin Orth. 309/9)''], in ''Orientalia Christiana Periodica'' 59 (1993), pp. 327-342.</ref> nel 1993; un elenco di 222 nomi tratto dalla ''Cronaca'' di [[Michele il Siro]];<ref>Traduzione in francese in: Jean-Baptiste Chabot, [https://archive.org/stream/ChroniqueDeMichelLeSyrienT.1Fasc.1translation/michael_the_syrian1#page/n254/mode/1up ''Chronique de Michel le Syrien, Patriarche Jacobite d'Antiche (1166-1199)''], vol. I, Paris 1899, pp. 247-253.</ref> e una lista di 214 nomi attribuita al [[Arcidiocesi di Martiropoli|vescovo di Martiropoli]] [[san Maruta|Maruta]].<ref>Arthur Vööbus, ''The Canons Ascribed to Maruta of Maipherqat and Related Sources'', Louvain 1982 (CSCO 440), pp. 98-101.</ref>
* In [[lingua araba]] esiste un solo elenco di vescovi niceni, costituito da 318 nomi, conservato nel manoscritto 1628 della [[biblioteca Bodleiana]] dell'[[università di Oxford]].
* Infine in [[lingua armena]] esiste un elenco di 211 nomi proveniente dalla collezione canonica composta dal [[Lista dei catholicoi di Armenia|catholicos armeno]] [[Giovanni di Odzun|Giovanni III il Filosofo]] (717-728).
 
Tutti questi elenchi non escludono la possibilità che possano esistere altre liste dei vescovi niceni finora rimaste inedite o inaccessibili.
 
=== Elenco ===
L'elenco che segue è la lista di 220 nomi, suddivisi per [[Provincia ecclesiastica|province ecclesiastiche]], che gli studiosi tedeschi Gelzer, Hilgenfeld e Cuntz hanno ricavato dall'analisi di queste differenti liste di vescovi niceni; l'elenco fu pubblicato nel ''Patrum nicaenorum nomina'', pp.&nbsp;LX-LXIV, con il titolo di ''Index patrum Nicaenorum restitutus''.<ref>Nella sua ricostruzione della lista dei padri conciliari di Nicea, Honigmann riduce a 194 il numero dei padri presenti al concilio (''La liste originale des Pères de Nicée. A propos de l'évêché de Sodoma en Arabie'', Byzantion 14 (1939), pp. 44-48).</ref><ref>Secondo [[Eusebio di Cesarea]], parteciparono 250 vescovi e un numero imprecisati di presbiteri, diaconi e accoliti. Cfr. ''Vita Constantini'', libro 3, 7, 1. Come citato in
{{Cita pubblicazione|nome=Emmanuel|cognome=Moutafov|titolo=First Ecumenical Council of Nicea, 325|accesso=2025-04-07|url=https://www.academia.edu/4200703/First_Ecumenical_Council_of_Nicea_325?email_work_card=title}}</ref>
{{Colonne}}
# [[Osio di Cordova]], Vito e Bisenzio presbiteri di [[Diocesi di Roma|Roma]]
;Egitto<ref>Tutte le liste, ad eccezione di alcune, omettono la presenza di [[Pafnuzio di Tebe|Pafnuzio]] di Egitto, che secondo la ''Historia Ecclesiastica'' di [[Rufino di Concordia]] fu presente al concilio. Honigmann, ''La liste originale des Pères de Nicée'', p. 30.</ref>
<ol>
<li value=2> [[Alessandro di Alessandria]]
<li> Arpocrazio di [[Diocesi di Alfocranon|Alfocranon]]
<li> Adamanzio di [[Diocesi di Cinopoli di Egitto|Cinopoli]]
<li> Arbizio di [[Diocesi di Farbeto|Farbeto]]
<li> Filippo di [[Diocesi di Panefisi|Panefisi]]
<li> Potamone di [[Diocesi di Setroe|Eracleopoli]]
<li> Secondo di [[Diocesi di Tolemaide di Libia|Tolemaide]]
<li> Doroteo di [[Arcidiocesi di Pelusio|Pelusio]]
<li> Caio di [[Diocesi di Tmui|Tmui]]
<li> Antioco di [[Diocesi di Memfi|Memfi]]
<li> Tiberio di [[Diocesi di Tanis|Tanis]]<ref>Nell{{'}}''Index patrum Nicaenorum restitutus'', Tiberio è indicato come vescovo ''Thautités'', sede sconosciuta (p. LX, nº 12). Ernest Honigmann e Annick Martin, in base alle liste copte e siriache, hanno corretto il nome di questa sede in ''Tanités'', ossia Tanis. {{fr}} Annick Martin, [http://www.persee.fr/doc/efr_0223-5099_1996_ths_216_1 ''Athanase d'Alexandrie et l'Église d'Égypte au IVe siècle (328-373)''], École Française de Rome, Roma, 1996, pp. 30-36. {{fr}} Ernst Honigmann, ''La liste originale des Pères de Nicée. A propos de l'évêché de Sodoma en Arabie'', in Byzantion 14 (1939), p. 50.</ref>
</ol>
;Tebaide
<ol>
<li value=13> Attas di [[Diocesi di Schedia|Schedia]]
<li> Tiranno di [[Arcidiocesi di Antinoe|Antinoe]]
<li> Plusiano di [[Diocesi di Licopoli|Licopoli]]
</ol>
;Libia
<ol>
<li value=16> Dachis di [[Diocesi di Berenice|Berenice]]
<li> Zopiro di [[Diocesi di Barca|Barca]]
<li> Sarapione di [[Diocesi di Antipirgo|Antipirgo]]
<li> Secondo di [[Diocesi di Teuchira|Teuchira]]
</ol>
; Libia inferiore
<ol>
<li value=20> Tito di [[Diocesi di Paretonio|Paretonio]]
</ol>
;Palestina
<ol>
<li value=21> [[Macario di Gerusalemme]]
<li> Germano di [[Diocesi di Neapoli di Palestina|Neapoli]]
<li> Marino di [[Diocesi di Sebaste di Palestina|Sebaste]]
<li> Gaiano di Sebaste<ref>Tutte le liste dei padri niceni, a eccezione di una, riportano due vescovi di Sebaste, Mariano e Gaiano. Ignote le cause di questo raddoppiamento di sede. Delmas, ''Les Pères de Nicée et Le Quien'', p. 88.</ref>
<li> [[Eusebio di Cesarea]]
<li> Sabino di [[Diocesi di Gadara|Gadara]]
<li> Longino di [[Diocesi di Ascalona|Ascalona]]
<li> Pietro di [[Diocesi di Emmaus|Nicopoli]]
<li> Macrino di [[Diocesi di Jamnia|Jamnia]]
<li> Massimo di [[Diocesi di Eleuteropoli di Palestina|Eleuteropoli]]
<li> Paolo di [[Diocesi di Massimianopoli di Palestina|Massimianopoli]]
<li> Ianuario di [[Diocesi di Gerico|Gerico]]
<li> Eliodoro di [[Diocesi di Zabulon|Zabulon]]
<li> Ezio di [[Diocesi di Lidda|Lidda]]
<li> Silvano di [[Diocesi di Azoto|Azoto]]
<li> [[Patrofilo di Scitopoli]]
<li> Asclepa di [[Diocesi di Gaza|Gaza]]
<li> Pietro di [[Diocesi di Ela|Ela]]
<li> Antioco di [[Diocesi di Capitoliade|Capitoliade]]
</ol>
;Fenicia
<ol>
<li value=40> Zenone di [[Arcidiocesi di Tiro|Tiro]]
<li> Enea di [[Diocesi di Tolemaide di Fenicia|Tolemaide]]
<li> Magno di [[Arcidiocesi di Damasco|Damasco]]
<li> Teodoro di [[Diocesi di Sidone|Sidone]]
<li> Ellanico di [[Diocesi di Tripoli di Fenicia|Tripoli]]
<li> Filocalo di [[Diocesi di Cesarea di Filippo|Paneade]]
<li> Gregorio di [[Arcidiocesi di Berito|Berito]]
<li> Marino di [[Diocesi di Palmira (Fenicia)|Palmira]]
<li> Tadone di Alasso<ref name="ignoto">Sede sconosciuta.</ref>
<li> Anatolio di [[Arcidiocesi di Emesa|Emesa]]
</ol>
;Celesiria
<ol>
<li value=50> [[Eustazio di Antiochia]]
<li> Zenobio di [[Arcidiocesi di Seleucia Pieria|Seleucia]]
<li> Teodoto di [[Arcidiocesi di Laodicea di Siria|Laodicea]]
<li> Alfio di [[Arcidiocesi di Apamea di Siria|Apamea]]
<li> Bassiano di [[Diocesi di Rafanea|Rafanea]]
<li> Filosseno di [[Arcidiocesi di Gerapoli di Siria|Gerapoli]]
<li> Salomone di [[Diocesi di Germanicia|Germanicia]]
<li> Peperio di [[Arcidiocesi di Samosata|Samosata]]
<li> Archelao di [[Diocesi di Doliche|Doliche]]
<li> Eufrazio di [[Diocesi di Balanea|Balanea]]
<li> Falade [[corepiscopo]]
<li> Zoilo di [[Arcidiocesi di Gabala|Gabala]]
<li> Basso di [[Diocesi di Zeugma di Siria|Zeugma]]
<li> Geronzio di [[Diocesi di Larissa di Siria|Larissa]]
<li> Manicio di [[Diocesi di Epifania di Siria|Epifania]]
<li> Eustazio di [[Diocesi di Aretusa|Aretusa]]
<li> Paolo di [[Diocesi di Neocesarea di Siria|Neocesarea]]
<li> Siricio di [[Arcidiocesi di Cirro|Cirro]]
<li> Seleuco [[corepiscopo]]
<li> Pietro di [[Diocesi di Gindaro|Gindaro]]
<li> Pegaso di Arbocadama<ref name="ignoto"/>
<li> Bassiano di [[Arcidiocesi di Gabula|Gabula]]
</ol>
;Arabia
<ol>
<li value=72> Nicomaco di [[Arcidiocesi di Bosra|Bosra]]
<li> Cirione di [[Diocesi di Filadelfia di Arabia|Filadelfia]]
<li> Gennadio di [[Diocesi di Esbo|Esbo]]
<li> Severo di Sodoma<ref>Nome di sede sconosciuta. Delmas (''Les Pères de Nicée et Le Quien'', pp. 89-90) e Honigmann (''Sur les listes des évêques participant aux conciles de Nicée et de Constantinople'', p. 338) propongono di identificare questa diocesi con quella di [[Diocesi di Zoara|Zoara]].</ref>
<li> Sopatro di Beretana<ref>Nome di sede sconosciuta. Honigmann (''Sur les listes des évêques participant aux conciles de Nicée et de Constantinople'', p. 338) propone di interpretare il termine ''Beretana'' come una corruzione di ''Erres tes Batanaias'', in riferimento alla [[diocesi di Erra]].</ref>
<li> Severo di [[Diocesi di Dionisiade|Dionisiade]]
</ol>
;Mesopotamia
<ol>
<li value=78> Etolio di [[Arcidiocesi di Edessa di Osroene|Edessa]]
<li> [[Giacomo di Nisibi]]
<li> Antioco di [[Diocesi di Resaina|Resaina]]
<li> Marea di Macedonopoli
<li> Giovanni della Persia<ref>Alcuni autori (Delmas, ''Les Pères de Nicée et Le Quien'', p. 90) hanno voluto vedere in questo Giovanni un vescovo di [[Diocesi di Perre|Perre]]. La tesi è rifiutata sia da Schwartz (''Über die Bischofslisten...'', p. 73 nº 3) che da Honigmann. Quest'ultimo ricorda (''Sur les listes des évêques participant aux conciles de Nicée et de Constantinople'', pp. 339-340) come negli atti siriaci di Karka d'Beth Slokh (odierna [[Kirkuk]]), sono menzionati un vescovo Giovanni che prese parte al concilio di Nicea assieme a [[Giacomo di Nisibi]] e ad un altro Giovanni di [[Arcieparchia di Arbil|Arbela]].</ref>
</ol>
{{Colonne spezza}}
<ol>
</ol>
;Cilicia
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<li value=83> Teodoro di [[Arcidiocesi di Tarso|Tarso]]
<li> [[Anfione (vescovo)|Anfione]] di [[Diocesi di Epifania di Cilicia|Epifania]]
<li> Narciso di Neroniade<ref>Vescovo elencato due volte, sotto il titolo di Neroniade e quello di [[Diocesi di Irenopoli di Cilicia|Irenopoli]] (nº 93). Honigmann, ''La liste originale des Pères de Nicée'', pp. 24-25.</ref>
<li> Mosé di [[Diocesi di Castabala|Castabala]]
<li> Niceta di [[Diocesi di Flaviade|Flaviade]]
<li> Eudamone [[corepiscopo]]
<li> Paolino di [[Arcidiocesi di Adana|Adana]]
<li> Macedonio di [[Arcidiocesi di Mopsuestia|Mopsuestia]]
<li> Tarcondimanto di [[Diocesi di Egee|Egee]]
<li> Esichio di [[Diocesi di Alessandretta|Alessandretta]]
<li> Narciso di [[Diocesi di Irenopoli di Cilicia|Irenopoli]]
</ol>
;Cappadocia
<ol>
<li value=94> Leonzio di [[Metropolia di Cesarea|Cesarea]]
<li> Eutichio di [[Arcidiocesi di Tiana|Tiana]]
<li> Eritrio di [[Diocesi di Colonia di Cappadocia|Colonia]]
<li> Timoteo di [[Diocesi di Cibistra|Cibistra]]
<li> Elpidio (Ambrogio) di [[Diocesi di Comana di Armenia|Comana]]<ref>Quasi tutte le liste episcopali riportano, per i vescovati di Comana in Cappadocia e per quello omonimo nel [[Diosponto]], il nome del vescovo Elpidio, cosa che risulta poco verosimile. Alcuni manoscritti e la lista di [[Michele il Siro]] hanno, per la diocesi di Comana di Cappadocia, il nome di Ambrogio. Schwartz e Honigmann sostengono questa ipotesi.</ref>
<li> Gorgonio [[corepiscopo]]
<li> Stefano [[corepiscopo]]
<li> Eudromio [[corepiscopo]]
<li> Rodo [[corepiscopo]]
<li> Teofane [[corepiscopo]]
</ol>
;Armenia minore
<ol>
<li value=104> Eulalio di [[Arcidiocesi di Sebastea|Sebastea]]
<li> Evezio di [[Diocesi di Satala di Armenia|Satala]]
</ol>
;Armenia maggiore
<ol>
<li value=106> Aristachio di Armenia
<li> Acrito
</ol>
;Diosponto
<ol>
<li value=108> Eutichiano di [[Metropolia di Amasea|Amasea]]
<li> Elpidio di [[Diocesi di Comana Pontica|Comana]]
<li> Eraclio di [[Diocesi di Zela|Zela]]
</ol>
;Ponto Polemoniaco
<ol>
<li value=111> Longino di [[Metropolia di Neocesarea|Neocesarea]]
<li> Domno di [[Metropolia di Trebisonda|Trebisonda]]
<li> Stratofilo di [[Diocesi di Pitionte|Pitionte]]
</ol>
;Paflagonia
<ol>
<li value=114> Filadelfio di [[Arcidiocesi di Pompeopoli di Paflagonia|Pompeopoli]]
<li> Petronio di [[Diocesi di Gionopoli|Gionopoli]]
<li> Eupsichio di [[Arcidiocesi di Amastri|Amastri]]
</ol>
;Galazia
<ol>
<li value=117> [[Marcello di Ancira]]
<li> Dicasio di [[Diocesi di Tavio|Tavio]]
<li> Erezio di [[Diocesi di Ecdaumava|Ecdaumava]]
<li> Gorgonio di [[Diocesi di Cinna|Cinna]]
<li> Filadelfio di [[Diocesi di Giuliopoli|Giuliopoli]]
</ol>
;Asia
<ol>
<li value=122> Teonas di [[Metropolia di Cizico|Cizico]]
<li> Menofanto di [[Metropolia di Efeso|Efeso]]
<li> Orione di [[Diocesi di Ilio|Ilio]]
<li> Eutichio di [[Metropolia di Smirne|Smirne]]
<li> Mitre di [[Diocesi di Ipepa|Ipepa]]
<li> Marino di Ilio<ref>La presenza di due vescovi di Ilio nelle liste episcopali nicene resta problematica. Marino è menzionato in tutte le liste come vescovo di Ilio malgrado sia già presente il vescovo Orione, mentre solo la lista di [[Teodoro il Lettore]] riporta per Marino la [[Diocesi di Troade|sede di Troade]]. Destephen (''Prosopographie du diocèse d'Asie'', p. 643) opta per quest'ultima diocesi.</ref>
<li> Paolo di [[Metropolia di Anea|Anea]]
</ol>
;Lidia
<ol>
<li value=129> Artemidoro di [[Arcidiocesi di Sardi|Sardi]]
<li> Seras di [[Diocesi di Tiatira|Tiatira]]
<li> Etemasio di [[Diocesi di Filadelfia di Lidia|Filadelfia]]
<li> Pollione di [[Diocesi di Bagi|Bagi]]
<li> Agogio di [[Diocesi di Tripoli di Lidia|Tripoli]]
<li> Florenzio di [[Diocesi di Ancira Ferrea|Ancira Ferrea]]
<li> Antioco di [[Diocesi di Aureliopoli di Lidia|Aurelianopoli]]
<li> Marco di Standi<ref>Tutte le liste riportano il termine ''Standos'', sede sconosciuta e inesistente. Schwartz (''op. cit.'', p. 67) propone di correggere il termine in [[Diocesi di Silando|Silando]]. Destephen, ''Prosopographie du diocèse d'Asie'', p. 650.</ref>
<li> Antioco di [[Diocesi di Gerocesarea|Gerocesarea]]
</ol>
;Frigia
<ol>
<li value=138> Nunechio di [[Arcidiocesi di Laodicea di Frigia|Laodicea]]
<li> Flacco di [[Diocesi di Sanavo|Sanavo]]
<li> Procopio di [[Arcidiocesi di Sinnada|Sinnada]]
<li> Pistico di [[Diocesi di Ezani|Ezani]]
<li> Atenodoro di [[Diocesi di Dorileo|Dorileo]]
<li> Paolo di Apamea<ref>Non esiste in Frigia nessuna città con questo nome. Schwartz, Honigmann e Destephen ritengono si tratti del raddoppiamento della sottoscrizione di Paolo di [[Metropolia di Anea|Anea]] (nº 128).</ref>
<li> Eugenio di [[Diocesi di Eucarpia|Eucarpia]]
<li> Flacco di [[Diocesi di Geropoli|Geropoli]]
</ol>
;Pisidia
<ol>
<li value=146> Eulalio di [[Metropolia di Iconio|Iconio]]
<li> Telemaco di [[Diocesi di Adrianopoli di Pisidia|Adrianopoli]]
<li> Esichio di [[Arcidiocesi di Neapoli di Pisidia|Neapoli]]
<li> Eutichio di [[Diocesi di Seleucia Ferrea|Seleucia]]
<li> Aranio di [[Diocesi di Limne|Limne]]
<li> Tarsichio di [[Diocesi di Apamea Ciboto|Apamea]]
<li> Patrizio di [[Diocesi di Amblada|Amblada]]
<li> Policarpo di [[Diocesi di Metropoli di Pisidia|Metropoli]]
<li> Academio di [[Diocesi di Pappa|Pappa]]
<li> Eraclio di [[Diocesi di Baris di Pisidia|Baris]]
<li> Teodoro di [[Diocesi di Vasada|Vasada]]<ref name="duevolte">Vescovo inserito due volte: nella posizione corretta in Pisidia e per un errore dei manoscritti anche in Isauria.</ref>
</ol>
;Licia
<ol>
<li value=157> Eudemo di [[Diocesi di Patara|Patara]]
</ol>
{{Colonne spezza}}
<ol>
</ol>
;Pamfilia
<ol>
<li value=158> Callinico di [[Arcidiocesi di Perge|Perge]]
<li> Evresio di [[Diocesi di Termesso|Termesso]]
<li> Zeuxios di Syarba<ref>Syarba è un vescovado inesistente in Pamfilia. È stato proposto di modificare il nome in "Berbé", in riferimento alla [[diocesi di Verbe]]. Honigmann, ''La liste originale des Pères de Nicée'', p. 28. Destephen, ''Prosopographie du diocèse d'Asie (325-641)'', p. 976.</ref>
<li> Domno di [[Diocesi di Aspendo|Aspendo]]
<li> Quinziano di Seleucia<ref>Unico vescovo noto di questa sede della Pamfilia (da non confondere con l'omonima diocesi di Pisidia), che dovette scomparire prima del [[VI secolo]]. Destephen, ''Prosopographie du diocèse d'Asie (325-641)'', pp. 590-591.</ref>
<li> Patrizio di [[Diocesi di Massimianopoli di Pamfilia|Massimianopoli]]
<li> Afrodisio di [[Diocesi di Magido|Magido]]
</ol>
;Isole
<ol>
<li value=165> Eufrosino di [[Arcidiocesi di Rodi|Rodi]]
<li> Melifrone di [[Diocesi di Cos|Cos]]
<li> Strategio di [[Arcidiocesi di Lemno|Lemno]]
<li> Aletodoro di [[Arcidiocesi di Corfù, Zante e Cefalonia|Corcira]]<ref>Secondo Honigmann (''La liste originale des Pères de Nicée'', pp. 37-38) il vescovo Aletodorus di Corcyra non è che un raddoppiamento di Letodorus di Cybira (nº 172), tenendo conto che l'isola di [[Corcira]] non apparteneva affatto alla [[provincia ecclesiastica]] detta "delle Isole", situata nel [[mar Egeo]].</ref>
</ol>
;Caria
<ol>
<li value=169> Eusebio di [[Diocesi di Antiochia al Meandro|Antiochia]]
<li> Ammonio di [[Arcidiocesi di Stauropoli|Afrodisias]]
<li> Eugenio di [[Diocesi di Apollonia Salbace|Apollonia]]
<li> Letodoro di [[Diocesi di Cibira|Cibira]]
<li> Eusebio di [[Arcidiocesi di Mileto|Mileto]]
</ol>
;Isauria
<ol>
<li value=174> Stefano di [[Diocesi di Barata|Barata]]
<li> Ateneo di [[Diocesi di Coropisso|Coropisso]]
<li> Edesio di [[Diocesi di Claudiopoli di Isauria|Claudiopoli]]
<li> Agapio di [[Arcidiocesi di Seleucia di Isauria|Seleucia]]
<li> Silvano di Metropoli<ref>Una sede di Metropoli in Isauria è inesistente. A partire da alcuni testi letterari, Destephen (''Prosopographie du diocèse d'Asie'', pp. 849-850) propone di attribuire questo vescovo alla [[Diocesi di Isauropoli|sede di Isaura]], che apparteneva alla provincia dell'Isauria prima della costituzione, attorno al 371, della provincia della [[Licaonia]].</ref>
<li> Fausto di [[Diocesi di Panemotico|Panemotico]]
<li> Antonino di [[Diocesi di Antiochia Minore|Antiochia]]
<li> Nestore di [[Diocesi di Siedra|Siedra]]
<li> Esichio [[corepiscopo]]
<li> Cirillo di [[Diocesi di Omona|Omona]]<ref>Destephen, ''Prosopographie du diocèse d'Asie (325-641)'', pp. 599-600.</ref>
<li> Teodoro di [[Diocesi di Vasada|Vasada]]<ref name="duevolte"/>
<li> Anatolio [[corepiscopo]]
<li> Paolo di [[Diocesi di Laranda|Laranda]]
<li> Cinto [[corepiscopo]]
<li> Tiberio di [[Diocesi di Ilistra|Ilistra]]
<li> Aquila [[corepiscopo]]
<li> Eusebio
</ol>
;Cipro
<ol>
<li value=191> Cirillo di [[Diocesi di Pafo|Pafo]]
<li> Gelasio di [[Arcidiocesi di Salamina|Salamina]]
</ol>
;Bitinia
<ol>
<li value=193> [[Eusebio di Nicomedia]]
<li> Teognide di [[Metropolia di Nicea|Nicea]]
<li> Maris di [[Arcidiocesi di Calcedonia|Calcedonia]]
<li> Cirillo di [[Arcidiocesi di Cio|Cio]]
<li> Esichio di [[Metropolia di Prusa|Prusa]]
<li> Gorgonio di [[Diocesi di Apolloniade|Apolloniade]]
<li> Giorgio di [[Diocesi di Prusiade|Prusiade]]
<li> Evezio di [[Diocesi di Adriani|Adriani]]
<li> Teofane [[corepiscopo]]
<li> Rufo di [[Diocesi di Cesarea di Bitinia|Cesarea]]
<li> Eulalio [[corepiscopo]]
</ol>
;Europa
<ol>
<li value=204> Fedro di [[Metropolia di Eraclea|Eraclea]]
</ol>
;Dacia
<ol>
<li value=205> Protogene di [[Arcidiocesi di Sardica|Sardica]]
</ol>
;''Kalabrias''
<ol>
<li value=206> Marco di Kalabrias<ref>Incerta è l'attribuzione di questo vescovo, che la tradizione italiana attribuisce a [[Arcidiocesi di Brindisi-Ostuni|Brindisi]] (Calabria infatti è il nome con cui era conosciuto il Salento nel IV secolo). Schwartz (''Über die Bischofslisten...'', pp. 70 e 76) propone di modificare il termine ''Kalabrias'' in ''Salambria'', in riferimento all'[[Metropolia di Selimbria|arcidiocesi di Selimbria]]. Honigmann invece, in un primo momento, ritiene si tratti della città di Kalabria (oggi chiamata [[Yolçatı]]), documentata dalle fonti geografiche antiche, a pochi chilometri da [[Silivri]] (= Selimbria), dove forse per un certo periodo si erano trasferiti i vescovi di Selimbria. Diverse liste episcopali in latino assegnano il vescovado di "Kalabrias o Komea" alla Dacia, provincia di Serdica (Honigmann, ''Sur les listes des évêques participant aux conciles de Nicée et de Constantinople'', p. 339). Lo stesso Honigmann, modificando la sua prima ipotesi, ritiene che, a partire da alcune varianti dei manoscritti più affidabili, Marco potrebbe essere stato vescovo di [[Arcidiocesi di Tomi|Tomis]] (''La liste originale des Pères de Nicée'', pp. 39-40).</ref>
</ol>
;Mesia
<ol>
<li value=207> Pisto di [[Arcidiocesi di Marcianopoli|Marcianopoli]]
</ol>
;Africa
<ol>
<li value=208> [[Ceciliano di Cartagine]]
</ol>
;Macedonia
<ol>
<li value=209> Alessandro di [[Arcidiocesi di Tessalonica|Tessalonica]]
<li> Budio di [[Diocesi di Stobi|Stobi]]
</ol>
;Dardania
<ol>
<li value=211> Daco di Macedonia
</ol>
;Acaia
<ol>
<li value=212> Pisto di [[Arcidiocesi di Atene|Atene]]
<li> Marco di [[Eubea]]<ref>Il nome risulta molto corrotto nei manoscritti; Gelzer riproduce il nome ''Boìas'', che Delmas interpreta in Eubea, isola del mar Egeo, la cui diocesi principale era quella di [[Diocesi di Calcide di Grecia|Calcide]], a cui Delmas attribuisce il vescovo Marco.</ref>
<li> Strategio di [[Arcidiocesi di Lemno|Lemno]]<ref>I manoscritti riportano un termine corrotto (''Efaistias''), che gli autori ([[Michel Le Quien|Le Quien]], Gelzer, Schwartz, Honigmann) riconducono a Lemno; si tratterebbe di uno dei diversi casi in cui un vescovo è elencato due volte nelle liste conciliari (vedi nº 167).</ref>
</ol>
;Tessalia
<ol>
<li value=215> Claudiano di [[Arcidiocesi di Larissa|Tessalia]]
<li> Cleonico di [[Diocesi di Tebe di Ftiotide|Tebe]]
</ol>
;Pannonia
<ol>
<li value=217> Domno di Pannonia
</ol>
;Gallie
<ol>
<li value=218> Nicasio di [[Diocesi di Die|Die]]
</ol>
;Gothia
<ol>
<li value=219> Teofilo di Gothia
</ol>
;Bosporo
<ol>
<li value=220> Cadmo di [[Arcidiocesi di Bosporo|Bosporo]]
</ol>
{{Colonne fine}}
 
==Fonti storiche==
Gli ariani e i meleziani quasi subito riguadagnarono pressoché tutti i diritti che avevano perduto e l'[[Arianesimo]] continuò a propagarsi malgrado le forti pene repressive e a causare divisioni nella Chiesa per tutto il rimanente [[IV secolo]]. Quasi immediatamente [[Eusebio di Nicomedia]] usò la sua influenza a corte per guadagnarsi il favore di [[Costantino I|Costantino]], spostandolo dai vescovi ortodossi di Nicea agli Ariani. [[Eustazio di Antiochia]] fu deposto ed esiliato nel [[330]]. Atanasio, che era succeduto ad Alessandro come vescovo di Alessandria, fu deposto dal [[primo concilio di Tiro|primo sinodo di Tiro]] nel [[335]] e [[Marcello di Ancira]] lo seguì nel [[336]]. Ario stesso tornò a Costantinopoli per essere riaccolto nella Chiesa, ma morì poco prima che ciò potesse accadere. Nel [[337]] morì Costantino dopo avere, secondo la leggenda, ricevuto il battesimo da un vescovo ariano<ref>Nonostante la conversione, Costantino venne tumulato come Gran Sacerdote Massimo del culto del Sole Invicta.</ref>.
Non esistono atti conciliari. Le principali fonti storiche sono: la ''[[Storia ecclesiastica (Eusebio di Cesarea)|Storia ecclesiastica]]'' di [[Eusebio di Cesarea]], la ''Storia del Primo Concilio di Nicea'' di [[Gelasio di Cizico]], [[Atanasio di Alessandria]] (tre orazioni ''Contro gli ariani'' e due lettere, una scritta fra il 350 e il 352 riguardo alle decisioni del Concilio di Nicea<ref>La ''Epistula de decretis nicaenae synodi'', in cui Atanasio difende la terminologia del concilio. Vedi {{Cita pubblicazione|nome=Pavel|cognome=Dudzik|data=2014-01-05|titolo=Nicene terminology defended by Athanasius of Alexandria in "De Decretis Nicaenae synodi" and the possible influence of Eusebius’ "Epistula ad Caesarienses"|rivista=Vox Patrum|volume=61|pp=123-135|accesso=2024-06-11|doi=10.31743/vp.3613|url=https://czasopisma.kul.pl/index.php/vp/article/view/3613 | issn=0860-9411}}</ref> e che riporta il Simbolo niceno, e un'altra ''Sugli eventi dei concili a [[Concilio di Rimini|Rimini]] e in [[Concilio di Seleucia (359)|Seleucia]]''), la ''[[Storia ecclesiastica (Socrate Scolastico)|Storia ecclesiastica]]'' di [[Socrate Scolastico]] e quelle di [[Sozomeno]], [[Teodoreto di Cirro]] e [[Rufino di Aquileia]]. Gli aspetti teologici sono trattati anche da [[Basilio di Cesarea]], [[Gregorio di Nissa]] e [[Gregorio di Nazianzio]].
<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Emmanuel|cognome=Moutafov|titolo=First Ecumenical Council of Nicea, 325|accesso=2024-05-28|url=https://www.academia.edu/4200703/First_Ecumenical_Council_of_Nicea_325}}</ref>
 
== Giudizi storici ==
Nel corso del [[XVIII secolo]], l'atteggiamento di alcuni [[illuminismo|illuministi]] nei confronti del concilio di Nicea fu improntato su posizioni critiche, evidenziando gli aspetti politici e sociali che accompagnarono il primo dei concili ecumenici. Notevole è la discussione che fa [[Edward Gibbon]] del Concilio nella sua monumentale opera ''[[Storia del declino e della caduta dell'Impero romano|Decline and Fall of the Roman Empire]]''<ref>[[Edward Gibbon]], ''Decline and Fall of the Roman Empire'', trad. italiana Oscar Storia Mondadori, 1998, p.293, ISBN 88-04-45284-6.</ref>. In particolare, [[Edward Gibbon|Gibbon]] evidenzia le necessità politiche di mantenimento dell'unità dell'Impero, che spinsero [[Costantino I|Costantino]] a convocare il concilio. [[Edward Gibbon|Gibbon]] non fa mistero del provvedimento di esilio da parte imperiale: «( [...] ) la dottrina nicena fu ratificata da Costantino, e quando l'imperatore affermò risolutamente che chiunque si fosse opposto al giudizio divino del concilio avrebbe dovuto prepararsi a prendere immediatamente la via dell'esilio, tacquero i mormorii di protesta di una fiacca opposizione, che da diciassette vescovi si ridusse quasi istantaneamente a due.»
 
Su posizioni più caustiche si situa [[Voltaire]], che nel suo ''[[Dictionnaire philosophique]]'' dedica la voce "Concili" a una succinta storia dei concili ecumenici<ref>{{fr}} [http://www.voltaire-integral.com/18/conciles.htm 'Concili', Dizionario filosofico. Voltaire, Parigi 1694 - 1778] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20060616023637/http://www.voltaire-integral.com/18/conciles.htm |data=16 giugno 2006 }}</ref>. [[Voltaire]] indica l'attore primo della convocazione del concilio in [[Costantino I|Costantino]], il quale desiderava che le "frivole" dispute teologiche non costituissero uno scandalo o, peggio, occasioni di dissidio nel popolo<ref>''Ces questions, qui ne sont point nécessaires et qui ne viennent que d’uned'une oisiveté inutile, peuvent être faites pour exercer l'esprit; mais elles ne doivent pas être portées aux oreilles du peuple.''</ref>. [[Voltaire]] ritiene che tali dispute avessero poco a che fare con il messaggio principale dei Vangeli, e con la moralità che normalmente si chiede da una persona dabbene.
 
L'[[aneddoto]] citato da Voltaire è da lui riportato per affermare che i concili sono fatti dagli uomini e che quindi sono il frutto naturale delle passioni umane e delle circostanze storiche:
{{Citazione|Tutti i concili sono infallibili, senza alcun dubbio: se non altro perché sono fatti dagli uomini. <br />
È cosa impossibile che in alcun modo le passioni, gli intrighi, lo spirito polemico, l'odio, la gelosia, il pregiudizio, l’ignoranzal'ignoranza, regnino in tali consessi.<br />
Ma perché, ci si potrebbe chiedere, tanti concili si sono opposti gli uni agli altri? È successo per esercitare la nostra fede; essi, ciascuno nel proprio tempo, hanno sempre avuto ragione.<br />
Non si crede oggi, presso i cattolici romani, che ai concili approvati dal Vaticano; e non si crede oggi, presso i cattolici greci, che a quelli approvati in Costantinopoli. I protestanti si burlano sia dei primi chesia dei secondi; in tal modo tutti devono dichiararsi contenti.|Voltaire. ''[[Dictionnaire philosophique]]'', voce ''Conciles''}}
 
Infatti in una missiva San [[Gregorio Nazianzeno]] (che in qualità di Vescovo di Costantinopoli, presiedette per poco tempo il [[Concilio di Costantinopoli I|concilio di Costantinopoli]]) scrivendo a Procopio ebbe a dire al riguardo:
{{Citazione|Temo i concili, non ne ho mai visto alcuno che non abbia fatto più male che bene, e che abbia avuto una buona riuscita: lo spirito polemico, la vanità, l’ambizionel'ambizione vi dominano; colui che vuole riformare i maliziosi si espone a essere a sua volta accusato senza averli corretti}}
 
=== Della distinzione tra libri ispirati e apocrifi ===
Voltaire amava giocare fra serietà e l'ironia; relativamente al concilio di Nicea cita ad esempio l'episodio che sarebbe avvenuto dellanella distinzione fra libri [[apocrifo|apocrifi]] e ispirati
{{Citazione|I Padri del Concilio distinsero tra libri delle Scritture e apocrifi grazie a un espediente piuttosto bizzarro: avendoli collocati alla rinfusa sull'altare vennero detti apocrifi quelli che caddero in terra.}}
 
Secondo [[Andrew Hunwick]]:
{{Citazione|Il problema della distinzione tra vangeli spuri e autentici non è stato discusso nel primo concilio di Nicea: l'aneddoto è inventato. Compare nel testo clandestino ''La Religione Cristianacristiana Analizzataanalizzata'' (in francese nell'originale, ''La Religion chretiennechrétienne analysée'') attribuito a [[César Chesneau Dumarsais]], e pubblicato da Voltaire in forma ridotta in ''Raccolte Essenziali'' (''Recueil necessaire'') nel [[1765]], dove è indicata come fonte ''Sanctissima concilia'' (1671-1672, Parigi, vol II, pp 84-85) di [[Pierre Labbe]] ([[1607]]-[[1667]]), che afferma di seguire gli anni [[325]] § 158 degli ''Annales ecclesiasti'' ([[1559]]-[[1607]]) di [[Cesare Baronio|Baronio]] ([[1538]]-[[1607]]), anche se si deve notare che Baronio, riportando dell'adozione di certi vangeli e del rifiuto di altri come spuri, non riporta in che modo fu fatta la distinzione.
 
Voltaire ripete l'aneddoto romanzesco più volte, citando [[Labbe]] come fonte, si veda B. E. Schwarzbach, p. 329 e n. 81. Dubbi furono espressi in precedenza, da [[Louis-Sébastien Le Nain de Tillemont]] (si veda L. S. Le Nain de Tillemont, ''Memorie per la storia della Chiesa'' [''Memoires pour servir a l'histoire ecclesiastique]'', 1701-14, seconda edizione, Parigi, Robustel - Arsenal 4° H.5547, volume VI, p. 676.) Nei fatti l'aneddoto data Baronio più di sei secoli prima della sua nascita: compare in un anonimo Synodikon contenente brevi citazione di 158 concili dei primi nove secoli. Portato dalla [[Grecia]] nel [[XVI secolo]] da [[Andreas Darmasius]], questo documento fu acquistato ed edito dal teologo [[luteranesimo|luterano]] [[Johannes Pappus]] ([[1549]]-[[1610]]). Fu successivamente ristampato, certamente almeno nella [[Bibliotheca graeca]] [...] di Fabricio, la prima di queste edizioni fu pubblicata negli anni [[1705]]-[[1707]], e potrebbe essere stata conosciuta da D'Holbach. L'aneddoto si trova in ''Synodicon vetus'' sezione 34, "Council of Nicaea" ([[Johann Albert Fabricius]], Biblioteca graeca… [1790-1809, [[Amburgo]]: [[Bohn]]], Volume XII, pagine 370-371.)|Andrew Hunwick, edizione critica di ''Ecce Homo'' di Baron D'Holbach<ref>Andrew Hunwick, edizione critica di ''Ecce Homo'' di Baron D'Holbach, Mouton de Gruyter, 1995, pp. 48-49, nota 25 [http://www.tertullian.org/rpearse/nicaea.html The Council of Nicaea (Nicea) and the Bible]</ref>}}
 
La citazione di Voltaire riguarda un testo denominato ''Synodicon Vetus'' dell'887<ref>John Duffy & John Parker (ed.), ''The Synodicon Vetus'', Washington, Dumbarton Oaks, Center for Byzantine Studies (1979). Series: Dumbarton Oaks texts 5 / Corpus fontium historiae Byzantinae. Series Washingtonensis 15. ISBN 0-88402-088-6</ref> che racconta dei concili e che aggiunge alcune informazioni (spesso considerate spurie) rispetto ai testi degli storici della chiesa. Restando alla citazione l'autenticità dell'episodio è dubbia in quanto comparendo solamente nel ''Synodicon'' non è possibile determinare con certezza se è una invenzione o se risale a un'antica tradizione alla quale l'autore aveva accesso.
 
== Nella narrativa contemporanea ==
Il primo concilio ha assunto una certa notorietà nel 2003, grazie al romanzo di [[Dan Brown]] ''[[Il codice da Vinci]]''. Nel romanzo si sostiene che « [...] fino a quel momento, Gesù era visto come un profeta mortale dai suoi seguaci... un grande e potente uomo, ma sempre un uomo. Un mortale. La sua definizione come "il figlio di Dio" fu ufficialmente proposta e votata al concilio di Nicea.». Il romanzo afferma quindi che la divinità di Gesù è stata ottenuta dopo una votazione al concilio, con un margine stretto, e che Costantino avrebbe condizionato il voto per consolidare il suo potere.
 
In realtà le affermazioni del romanzo non sono storicamente sostenibili, in quanto la divinità di [[Gesù]] è affermata da Lui stesso, dagli Apostoli subito dopo la sua morte e risurrezione, durante la loro predicazione, e quindi dai primi scrittori cristiani. Anche uno storico latino come [[Gaio Plinio Cecilio Secondo|Plinio il Giovane]], parlando dei cristiani in una sua celebre lettera all'[[imperatore]] [[Traiano]], dell'inizio del II secolo, quindi di due secoli precedente all'assise di Nicea, afferma che i cristiani « [...] cantano un inno a Cristo come ada un dio»<ref>Sugli scritti di autori non cristiani riguardo ai cristiani nei primi due secoli, si veda la voce [[Fonti storiche non cristiane su Gesù]].</ref>.
 
Seguendo tutte le fonti disponibili si può dire, certamente, che Costantino propiziò la celebrazione del Concilio di Nicea e influì con la presidenza.
 
== Note ==
<references/>
 
==Bibliografia==
== Fonti primarie ==
=== Fonti primarie ===
* [http://www.intratext.com/IXT/ITA0141/_INDEX.HTM Testo dei canoni del concilio]
* {{cita web|http://www.intratext.com/IXT/ITA0141/_INDEX.HTM|Testo dei canoni del concilio}}
* {{en}} [[Eusebio di Cesarea]], ''[http://www.ccel.org/ccel/schaff/npnf204.ix.ii.html Letter of Eusebius of Cæsarea to the people of his Diocese]'' Account of the Council of Nicea; ''[http://www.ccel.org/ccel/schaff/npnf201.toc.html The Life of the Blessed Emperor Constantine]'' Book 3, Chapters VI-XXI treat the First Council of Nicaea.
* {{en}} [[Eusebio di Cesarea]], ''[http://www.ccel.org/ccel/schaff/npnf204.ix.ii.html Letter of Eusebius of Cæsarea to the people of his Diocese]'' Resoconto del Concilio of Nicea.
* ''[http://www.ccel.org/ccel/schaff/npnf201.toc.html The Life of the Blessed Emperor Constantine]''. Il Libro 3, Capitoli VI-XXI trattano del Primo Concilio of Nicea.
* {{en}} [[Atanasio di Alessandria]], ''[http://ccel.org/fathers2/NPNF2-04/Npnf2-04-33.htm#P3180_1245193 Defence of the Nicene Definition]''; ''[http://ccel.org/fathers2/NPNF2-04/Npnf2-04-68.htm#P7813_3132319 Ad Afros Epistola Synodica]''
* {{en}} [[Eustazio di Antiochia]], ''[https://web.archive.org/web/20060714133340/http://www.ccel.org/fathers2/NPNF2-03/Npnf2-03-10.htm#P944_169833 Letter recorded in Theodoret H.E. 1.7]''
* {{lingue|it|lt|en|grc|fr}}cita [web|http://www.documentacatholicaomnia.eu/01_10_0325-0325-_Concilium_Nicaenum_I.html |Testi Integrali di Canoni, Decreti e Simbolo]|lingua=it, lt, en, grc, fr}}
* {{en}} Socrates, ''[http://ccel.org/ccel/schaff/npnf202.ii.iv.viii.html Of the Synod which was held at Nicæa in Bithynia, and the Creed there put forth]'' Libro 1 Capitolo 8 della sua ''Storia Ecclesiastica'', fonte del V secolo
 
* {{en}} [[Sozomeno]], ''[http://www.ccel.org/ccel/schaff/npnf202.iii.vi.xvii.html Of the Council convened at Nicæa on Account of Arius]'' Libro 1 Capitolo 17 della sua ''Storia Ecclesiastica'', fonte del V secolo
== Fonti secondarie ==
* ''[http://ccel.org/ccel/schaff/npnf203.iv.viii.i.x.html The Epistle of the Emperor Constantine, concerning the matters transacted at the Council, addressed to those Bishops who were not present]'' Libro 1 Capitolo 9 della sua ''Storia Ecclesiastica'', fonte del V secolo
* {{en}} [http://15.1911encyclopedia.org/N/NI/NICAEA.htm Nicaea] in the 1911 [[Enciclopedia Britannica]]
* {{en}} Theodoret, ''[http://ccel.org/ccel/schaff/npnf203.iv.viii.i.vii.html General Council of Nicæa]'' Libro 1 Capitolo 6 della sua ''Storia Ecclesiastica''
=== Fonti secondarie ===
* {{en}} [https://web.archive.org/web/20060614004135/http://15.1911encyclopedia.org/N/NI/NICAEA.htm Nicaea] in [[Enciclopedia Britannica]], 1911
* {{en}} [[Catholic Encyclopedia]]: [http://www.newadvent.org/cathen/11044a.htm First Council of Nicaea]
* {{en}} [http://www.christianitytoday.com/chhistory/2005issues/001issue-85/7.18road-to-nicaea.html The Road to Nicaea], sommario del concilio, di [[John Anthony McGuckin]].
* {{en}} [http://www.tertullian.org/rpearse/nicaea.html The Council of Nicaea and the Bible], articolo contro la teoria che il [[canone della Bibbia]] fosse discusso nel concilio.
* {{fr}} [[Voltaire]], [https://web.archive.org/web/20060616023637/http://www.voltaire-integral.com/18/conciles.htm ''Concili''], [[Dizionario filosofico. Voltaire]], Parigi, 1694 - 1778]. articolo che racconta di come si discusse del canone nel concilio
* {{en}} Lewis Ayres, ''Nicaea and Its Legacy. An Approach to Fourth-Century Trinitarian Theology'', New York, Oxford University Press, 2004.
* {{en}} Warren H. Carroll, ''The Building of Christendom'', 1987, ISBN 0-931888-24-7
* {{en}} Leo Donald Davis, [[Compagnia di Gesù|S.JI.]], ''The First Seven Ecumenical Councils (325-787)'', 1983, ISBN 0-8146-5616-1
* {{en}} J.N.D. Kelly, ''The Nicene Crisis'' in: ''Early Christian Doctrines'', 1978, ISBN 0-06-064334-X
* {{en}} J.N.D. Kelly, ''The Creed of Nicea'' in: ''Early Christian Creeds'', 1982, ISBN 0-582-49219-X
* {{de}} [[Wolfgang Kosack]], ''Die koptischen Akten der Konzile von Nikaia und Ephesos.'' Textfragmente und Handschriften in Paris, Turin, Neapel, Wien und Kairo. In Parallelzeilen herausgegeben, bearbeitet und übersetzt. Koptisch - Deutsch, Basel, Verlag Christoph Brunner, 2015 ISBN 978-3-906206-07-3.
* {{en}} [[John Henry Newman|John Henry Cardinal Newman]], ''[http://www.newmanreader.org/works/arians/chapter3-1.html The Ecumenical Council of Nicæa in the Reign of Constantine] from ''Arians of the Fourth Century'', 1871
* {{en}} [[John Henry Newman]], ''[http://www.newmanreader.org/works/arians/chapter3-1.html The Ecumenical Council of Nicæa in the Reign of Constantine]'' from ''Arians of the Fourth Century'', 1871
* {{en}} William G. Rusch, ''The Trinitarian Controversy'', Sources of Christian Thought Series, ISBN 0-8006-1410-0
* {{en}} William G. Rusch, ''The Trinitarian Controversy'', Sources of Christian Thought Series, 1980 ISBN 0-8006-1410-0 (antologia di testi in traduzione inglese)
* {{en}} Philip Schaff, ''[http://www.ccel.org/ccel/schaff/npnf214.vii.i.html The first ecumenical council]'', comprende simboli e canoni del concilio.
* {{en}} SocratesPhilip Schaff, ''[http://www.ccel.org/ccel/schaff/npnf202npnf214.iivii.iv.viiii.html OfThe theFirst SynodEcumenical which was held at Nicæa in Bithynia, and the Creed there put forthCouncil]'', Bookcomprende 1simboli Chapter 8 of his Ecclesiastical History,e 5thcanoni centurydel sourceconcilio.
* {{en}} [[Sozomeno]], ''[http://www.ccel.org/ccel/schaff/npnf202.iii.vi.xvii.html Of the Council convened at Nicæa on Account of Arius]'' Book 1 Chapter 17 of his Ecclesiastical History, a 5th century source.
* {{en}} Norman P. Tanner S.J., ''The Councils of the Church: A Short History'', 2001, ISBN 0-8245-1904-3
* Frances M. Young, con Andrew Teal, ''From Nicaea to Chalcedon. A Guide to the Literature and its Background'', (Seconda edizione), Grand Rapids (MI), Baker Academic, 2010.
* {{en}} Theodoret, ''[http://ccel.org/ccel/schaff/npnf203.iv.viii.i.vii.html General Council of Nicæa]'' Book 1 Chapter 6 of his Ecclesiastical History; ''[http://ccel.org/ccel/schaff/npnf203.iv.viii.i.x.html The Epistle of the Emperor Constantine, concerning the matters transacted at the Council, addressed to those Bishops who were not present]'' Book 1 Chapter 9 of his Ecclesiastical History, a 5th century source;
* {{de}}[[Wolfgang Kosack]]:''Die koptischen Akten der Konzile von Nikaia und Ephesos.'' Textfragmente und Handschriften in Paris, Turin, Neapel, Wien und Kairo. In Parallelzeilen herausgegeben, bearbeitet und übersetzt. Koptisch - Deutsch. Verlag Christoph Brunner, Basel 2015, ISBN 978-3-906206-07-3.
 
=== Fonti per le liste dei vescovi ===
== Collegamenti esterni ==
*{{fr}} F. Delmas, [http://www.persee.fr/doc/rebyz_1146-9447_1900_num_4_2_3322 ''Les Pères de Nicée et Le Quien''], in ''Échos d'Orient'', tome 4, n°2, 1900. pp.&nbsp;87–92
* [http://www.bibliotecaprovinciale.foggia.it/capitanata/2006/2006pdf/2006_20_253-266_Schiraldi.pdf "La diocesi di Lucera: genesi ed evoluzione della presenza cristiana"], sul Marco di Calabria sopra citato.
*{{fr}} Sylvain Destephen, [https://books.google.it/books?id=8rjYAAAAMAAJ&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false ''Prosopographie chrétienne du Bas-Empire 3. Prosopographie du diocèse d'Asie (325-641)''], Paris, 2008
*{{la}} Heinrich Gelzer, Heinrich Hilgenfeld, Otto Cuntz, [https://archive.org/stream/patrumnicaenoru00cuntgoog#page/n10/mode/2up ''Patrum nicaenorum nomina Latine, Graece, Coptice, Syriace, Arabice, Armeniace''], Lipsia, 1898
*{{fr}} Ernst Honigmann, [https://www.jstor.org/stable/44169719 ''Sur les listes des évêques participant aux conciles de Nicée et de Constantinople''], in ''Byzantion'' 12 (1937), 323-347
*{{fr}} Ernst Honigmann, [https://www.jstor.org/stable/44171181 ''La liste originale des Pères de Nicée. A propos de l'évêché de Sodoma en Arabie''], in ''Byzantion'' 14 (1939), 17-76
*{{de}} Eduard Schwartz, [http://publikationen.badw.de/de/007184930 ''Über die Bischofslisten der Synoden von Chalkedon, Nicaea und Konstantinopel''], München, 1937
*{{la}} Cuthbert H. Turner, [https://archive.org/stream/ecclesiaeocciden01turn#page/n5/mode/2up ''Ecclesiae Occidentalis monumenta iuris antiquissima''], Oxford, 1899
 
== Voci correlate ==
*[[Concilio ecumenico]]
 
== Altri progetti ==
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== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* Gaetano Schiraldi, [http://www.bibliotecaprovinciale.foggia.it/capitanata/2006/2006pdf/2006_20_253-266_Schiraldi.pdf "La diocesi di Lucera: genesi ed evoluzione della presenza cristiana"] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20150923184622/http://www.bibliotecaprovinciale.foggia.it/capitanata/2006/2006pdf/2006_20_253-266_Schiraldi.pdf |data=23 settembre 2015 }}
 
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