Utente:Filippof/Sandbox: differenze tra le versioni
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=== Esempio di ''quoting'' bilingue ===
{{quote|Era la mia voce antica<br />ignara dei densi succhi amari.<br />La sento lambire i miei piedi<br />sotto le fragili felci bagnate.<br /><br />Ahi, voce antica del mio amore,<br />ahi, voce della mia verità,<br />ahi, voce del mio aperto costato,<br />quando tutte le rose nascevano dalla mia lingua<br />e il prato non conosceva l'impassibile dentatura del cavallo!.|F. G. Lorca, ''Poemas del lago Edem Mills'', ''Poema doble del algo lago Edema'', a Eduardo Ugarte|Era mi voz antigua<br />ignorante de los densos jugos amargos.<br />La adivino lamiendo mis pies<br />bajo los frágiles helechos mojados.<br /><br />¡Ay voz antigua de mi amor,<br />ay voz de mi verdad,<br />ay voz de mi abierto costado,<br />cuando todas las rosas manaban de mi lengua<br />y el césped no conocía la impasible dentadura del caballo!|lingua=es}}
=== Colonne automatiche (esempio con codice) ===
{{div col}}
*[[Abracadabra]]
*[[Albero della vita (cabala)]]
*[[Cabala ebraica]]
*[[Cabala pratica]]
*[[Esoterismo]]
*[[Esoterismo occidentale]]
*[[Ghematria]]
*[[Lettura dei tarocchi]]
*[[Metatron]]
*[[Misticismo ebraico]]
*[[Occulto]]
*[[Rosacroce]]
*[[Sephirot]]
*[[Shemhamphorasch]]
*[[Taumaturgia]]
*[[Teosofia]]
*[[Teurgia]]
{{div col end}}
==Editing handle==
=== Monda ===
{{quote|Pensò poi che il giovane dicesse cose sensate, sulle quali riflettere. Forse per questo nessuno si fermava ad ascoltarlo, e i pochi che prendevano i volantini li buttavano nel primo cestino.|[[Antonio Monda]]<ref> ''L'America non esiste'', pag. 26</ref>}}
{{quote|Non sapeva precisamente cosa lo irritasse, ma comprese subito che non si trattava solo di quella mattina: l’illusione che in ogni cosa si potesse trovare del bene, o l’indifferenza con cui reagiva agli insulti della vita.|[[Antonio Monda]]<ref> ''L'America non esiste'', pag. 119</ref>}}
{{quote|Nathan non era più osservante, ma la vita gli sembrava troppo assurda perché non esistesse un Dio.|[[Antonio Monda]]<ref> ''L'America non esiste'', pag. 159</ref>}}
{{quote|Nicola non se la prese, al massimo quella giovane donna era un’emissaria, che si limitava a ripetere le rivelazioni, e proprio perché non nascevano da lei le difendeva con durezza e le sposava con fervore.|[[Antonio Monda]]<ref> ''L'America non esiste'', pag. 185</ref>}}
{{quote|Si finisce sempre per pentirsi dei capricci, non hanno mai senso.|[[Antonio Monda]]<ref> ''L'America non esiste'', pag. 197</ref>}}
{{quote|Ogni inizio infatti è solo un seguito, e il libro degli eventi è sempre aperto a metà.|[[Antonio Monda]]<ref> ''L'America non esiste'', pag. 253</ref>}}
=== Sartre ===
{{quote|La vertigine è angoscia in quanto temo non di cadere nel precipizio, ma di gettarmici io stesso. |[[Jean-Paul Sartre]] <ref>''[[L'essere e il nulla]]'', pag. 65</ref>}}
{{quote|Proust ammette senz'altro la pluralità successiva dei Me, ma questa concessione, se presa alla lettera, ci fa cadere nelle difficoltà insormontabili che hanno incontrato al loro tempo gli associazionisti.|[[Jean-Paul Sartre]], ''[[L'essere e il nulla]],'' pag. 151}}
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{{quote|Nessuno scrive così male come i difensori delle ideologie che invecchiano, nessuno fa il suo mestiere con meno pulizia e meno sforzi.|[[Hermann Hesse]] <ref>''[[Il lupo della steppa (romanzo)|Il lupo della steppa]],'' ISBN 8804460350, pag. 139</ref>}}
{{quote|Per noi uomini di scienza nulla è importante se non lo stabilire delle diversità: scienza significa arte del distinguere.|[[Hermann Hesse]] <ref>''[[Narciso e Boccadoro]],'' pag. 98</ref>}}
{{quote|Sotto a tutti, poi, stanno i Paria, che non sono una casta, non sono uomini, non sono nulla, non hanno nemmeno il diritto di esistere.|[[Massimo Mila]] <ref>''Nota introduttiva'' a ''[[Siddharta]]'' ([[Hermann Hesse]]), pag. 13</ref>}}
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{{quote|Si capiva che aveva pensato più degli altri, e nel mondo intellettuale possedeva quell'oggettività quasi fredda, quella sicurezza di sapere e di pensiero che hanno soltanto gli uomini veramente dotati di spirito, i quali sono senza ambizione e non desiderano mai di brillare o persuadere gli altri o di avere ragione ad ogni costo.|[[Hermann Hesse]] <ref>''[[Il lupo della steppa (romanzo)|Il lupo della steppa]],'' ISBN 8804460350, pag. 42</ref>}}
{{quote|In principio non vi è innocenza né semplicità: tutto ciò che è creato, anche le cose apprentemente più semplici, sono già colpevoli, sono già molteplici, buttate nel sudicio fiume del divenire e non possono mai più, mai più risalire la corrente. [...] Ogni nascita è separazione dal tutto, è limitazione, distacco da Dio, nuovo doloroso divenire. Il ritorno al tutto, l'annullamento della dolorosa individuazione, il divenir Dio significa aver allargato talmente la propria anima da poter riabbracciare l'universo.|[[Hermann Hesse]] <ref>''[[Il lupo della steppa (romanzo)|Il lupo della steppa]],'' ISBN 8804460350,
=== Thackeray ===
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=== Altri ===
{{quote|Il tempio della dea silvana è scomparso, è vero; il re del bosco non monta più la guardia al ramo d'oro, ma i boschi di Nemi sono ancora verdi e mentre il tramonto a ponente impallidisce sopra di essi ci giunge sulle ali del vento il suono dell'Angelus dalle campane di Roma. ''Ave Maria!'' Dolci e solenni giungono i loro rintocchi dalla città lontana e vanno lentamente a morire sulle vaste paludi della campagna romana.<br>
''Le roi est mort, vive le roi! Ave Maria!''
|[[James George Frazer]], '' [[Il ramo d'oro]] '', ''explicit''}}
{{quote|La storia della religione è un lungo tentativo di conciliare usanze antiche con motivazioni nuove, di trovare una valida teoria per un'assurda pratica.|[[James George Frazer]], ''[[Il ramo d'oro]]'', pag. 538}}
{{quote|I guai, vedi, sono la definizione generica delle cose nelle quali Dio esiste.|[[Jack Kerouac]], ''[[Sulla strada]], pag. 178}}
{{quote|Non consegnare, Signore, il tuo scettro a dèi che neppure esistono.|[[Libro di Ester]], 4:16}}
{{quote|In guerra, non si pensa al domani.|[[Emilio Lussu]], ''[[Un anno sull'Altipiano]]'', pag. 14}}
{{quote|Every boy ought to learn how to shoot and to obey orders, else he is no more good when war breaks out than an old woman, and merely gets killed like a squealing rabbit, being unable to defend himself|[[Robert Baden-Powell]], ''[[Scautismo per ragazzi]]'', "Camp Fire Yarn.—No. 1. Mafeking Boy Scouts." (Part I, Chapter I, pagg. 9–10)}}
{{quote|Lei crede che il conflitto nel 2025 si concluderà?<br>
"Io credo in Dio, e Dio è con noi."|[[Vladimir Putin]], citato in ''[[Nella mente di Putin]]'' di Marco Imarisio, pag. 54}}
{{quote|We just have to remember who we are: We are the United States of America, and there’s nothing — nothing we can’t do if we do it together.|[[Joe Biden]], ''[https://www.whitehouse.gov/briefing-room/speeches-remarks/2021/07/05/remarks-by-president-biden-celebrating-independence-day-and-independence-from-covid-19/ Remarks by President Biden Celebrating Independence Day and Independence from COVID-19]'', whitehouse.gov.}}
{{quote|Le sembrava che credere in Dio fosse una cosa necessaria, come lavarsi i denti o portare le mutande.|[[Bonnie Garmus]], ''[[Lezioni di chimica (romanzo)|Lezioni di chimica]]'', pag. 275}}
{{quote|La parola umana è come un vaso di rame, su cui noi battiamo melodie buone a far ballare gli orsi, mentre vorremmo commuovere le stelle.|[[Gustave Flaubert]], ''[[Madame Bovary]]'', pag. 90}}
{{quote|"There's a Providence in it all", said Sam.<br>
"O' course there is," replied his father with a nod of grave approval. "Wot 'ud become of the undertakers without it, Sammy?"|[[Charles Dickens]], ''[[Il Circolo Pickwick|The Pickwick Papers]]'', pag. 830}}
{{quote|Ma non è necessario che tutti credano al dramma perché questo si svolga.|[[Emilio Lussu]], ''[[Un anno sull'Altipiano]]'', pag. 189}}
{{quote|Osservare e denominare sono le due strategie da seguire: “poter dare un nome a quanto ci circonda, e comprendere il funzionamento degli esseri e dei sistemi fa parte dei desideri legittimi di una popolazione per la quale la natura – questo misterioso bene comune — chiede di rendersi intellegibile. Solo a questa condizione essa diviene rispettabile. Quel che non ha nome non esiste" (Ibid.,
p. 72).|[[Andrea Pase]], prefazione a ''[[I nomi della terra]]'' di [[Antonio Mazzotti]], pag. 32, contenente citazione di G. Clément, ''Manifesto del Terzo paesaggio'' (2016)}}
{{quote|Ma la lampada fu inflessibile, come tutte le lampade di Aladino, serie e rispettose dei precetti con cui sono state pensate, progettate, fabbricate e diffuse.|[[Giuseppi dei Nur]], al secolo [[Sergio Zuncheddu]], ''[[Buongiorno SarDegna]]'', Vol. 2 ''Dove siamo'', pag. 102}}
{{quote|Tutta la città si agitò fuori, per festeggiare il minuto d'oppressione in cui il tempo delle sofferenze finiva e il tempo dell'oblio non era ancora incominciato.|[[Albert Camus]], ''[[la peste (romanzo)|La peste]]'', pag. 282}}
{{quote|Questo alpinismo pieno di vanità e di pettegolezzo, tanto in uso nei paesi eleganti dei nostri laghi, è buono per le signorine, che vi portano i tacchi alti, i pizzi, i profumi e le chicche di menta per far buona l'aria.|[[Emilio De Marchi (scrittore)|Emilio De Marchi]], '' [[L'età preziosa]]'', pag. 538}}
{{quote|Quando un uomo vestito a spese dello Stato perseguita un uomo dalle vesti in brandelli, è sempre allo scopo di fare anche di questi un uomo vestito a spese dello Stato.|[[Victor Hugo]], '' [[I miserabili]] '', pag. 2883}}
{{quote|Some people collected books. Others collected high explosives. Who was he to judge?|[[Dan Moren]], ''[[The Bayern Agenda]]'', pag. 8}}
{{quote|To Kovalic, a plan was nothing more than a recipe for disappointment.|[[Dan Moren]], ''[[The Caledonian Gambit]]'', pag. 275}}
{{quote|Ad entrambi era nello stesso modo ostile tutto quanto è fatalmente tipico dell’uomo d’oggi, la sua voluta esaltazione, le sue isteriche velleità e quell’inerzia della fantasia, che innumerevoli lavoratori dell’arte e della scienza si preoccupano di alimentare, perché la genialità rimanga un’eccezione.|[[Boris Pasternak]], '' [[Il dottor Živago]] '', pag. 516}}
{{quote|L’uomo non libero idealizza sempre la propria schiavitù.|[[Boris Pasternak]], '' [[Il dottor Živago]] '', pag. 626}}
{{quote|Un giorno, Larisa Fëdorovna uscì di casa per non ritornarvi più. Forse fu arrestata per istrada. Morì, o scomparve chissà dove, un numero qualunque di un elenco andato smarrito di uno degli innumerevoli campi dì concentramento femminili, o comuni, del nord.|[[Boris Pasternak]], '' [[Il dottor Živago]] '', pag. 653}}
{{quote|Riprendendo un detto apocrifo di Gustav Avrakotos, capo della sezione afghana della CIA negli anni Ottanta, “Si vedrà”.|[[Phillip Orchard]], '' [[Caro Putin, Washington ringrazia]] '', in [[Limes (periodico)|Limes]], 4/2022, pag. 149}}
{{quote|In un altro albergo – e in un libro diverso – le luci e il sibilo sprigionati in aria sarebbero sembrati una liberazione di spiriti.|[[Benjamin Stevenson]], '' [[Tutti nella mia famiglia hanno ucciso qualcuno]] '', pag. 538}}
{{quote|Capisce intuitivamente l’affermazione di Stenfalk: creiamo storie che ci aiutino a dare forma a un mondo caotico, per farci largo tra le iniquità del potere, per accettare la nostra mancanza di controllo sulla natura, sugli altri, su noi stessi.|[[Doug Dorst]]. ''[[S. La nave di Teseo]]'', pag. 146}}
{{quote|È straordinario poter scrivere con una penna su un foglio invece che con un chiodo o un amo sul legno di quercia, sentire le proprie parole fluire così liberamente da uno strumento su una superficie, senza le barriere dell’attrito o di una scarsa potenza di leva, eppure con dei piaceri tattili tutti suoi quando il pennino scava piccoli canali sul foglio.|[[Doug Dorst]]. ''[[S. La nave di Teseo]]'', pag. 295}}
{{quote| "We've heard a good bit in this courtroom about public key encryption," said Albright. "Are you familiar with that?"
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{{quote|Non manifesta antipatia o timore. L'avversione per i negri dovrà apprenderla. Secondo i citati Autori, il bambino è spesso picchiato quando viene sorpreso a giocare con un bambino negro, e gli si fa comprendere che si continuerà a picchiare fintanto che si ostinerà a giocare con un bambino negro. In tal modo, per timore della punizione, egli apprende il pregiudizio razziale.|David Krech, Richard S. Crutchfield, Egerton L. Ballachey (ed. ital. a cura di Giulia Villone Betocchi, traduzione di Anna Maria Asprea)<ref>''Individuo e società: manuale di psicologia sociale'', Giunti Barbèra, Firenze 1973, pagg. 89-90</ref>}}
{{quote|Gli scienziati godono, al momento, di una posizione di alto prestigio, ma in una società democratica (come del resto in ogni altra) il prestigio privo di simboli non è che transitorio, mentre i simboli senza prestigio possono durare per sempre.|Warburton F.E., ''Malpighii, the newsletter, (circulation 18) of the Malpighian Society of Montreal,'' vol. 2, n. 2, 14 gennaio 1960<ref>Citato in: David Krech, Richard S. Crutchfield, Egerton L. Ballachey (ed. ital. a cura di Giulia Villone Betocchi, traduzione di Anna Maria Asprea) ''Individuo e società: manuale di psicologia sociale'', Giunti Barbèra, Firenze 1973, pag. 493</ref>}}
{{quote|Lui, ''ha-Shem, Hu,'' che magari può anche non esistere, come sussurrano o affermano o proclamano tutti quelli che hanno la forza o il disperato coraggio di chiamarsi ''tout court'' atei, e come talora temono (o sperano?) tutti gli altri: ma che certamente ''è,'' e ''sarà'' per sempre, nei secoli dei secoli.|[[Franco Cardini]]<ref> ''Gerusalemme,'' pag. 23</ref>}}
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{{quote|Dato che la loro situazione li costringe a fare molte scelte, i poveri hanno meno energie per studiare, lavorare e fare altre cose che potrebbero consentirgli di entrare nella classe media.|[[John Tierney]],<ref>Collegamenti esterni in punto:
*[http://topics.nytimes.com/top/reference/timestopics/people/t/john_tierney/index.html Recent Tierney columns] at the [[New York Times]]
*[http://select.nytimes.com/packages/khtml/2005/09/19/opinion/20050919_TIERNEY_FEATURE.html "Meet John Tierney"], ''New York Times'' biographical video interview</ref> ''[[Internazionale (
{{quote|Ciò può essere nei voti di coloro che intravedono in una nuova guerra la vendetta di templi crollati, non nei nostri.|[[Benito Mussolini]]<ref>Fonte: [[Arrigo Petacco]], ''Faccetta nera: storia della conquista dell'impero,'' pag. 81</ref>}}
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{{quote|1=Il vero cultural bias è tradurre da enW senza valutare il giusto rilievo, come se enW e le fonti che propone fossero la Bibbia o, il che è peggio, che il taglio che essa dà ai suoi temi sia sempre giusto. Personalmente ''detesto'' la sociologia, ma non mi metterei a discettare nei termini ''fonti serie = enciclopedicità,'' poiché l'errore sta nel "lemmificare" un mero esempio. Allo stesso modo Kant e Hegel (et al.) hanno discusso di [[estetica]] e [[sublime]] in relazione al canto degli uccelli, ma si tratta di strumenti esemplificativi.|2=[[utente:Pequod76|Pequod76]], [[Wikipedia:Pagine_da_cancellare/Orientamento_della_carta_igienica|Votazione sulla cancellazione della voce "Orientamento della carta igienica"]]}}
{{quote|However vast the darkness, we must supply our own light.|[[Stanley Kubrick]] in his 1968 interview with [[Playboy (periodico)|Playboy]]<ref>Fonte: [http://daringfireball.net/linked/2011/08/25/supply-our-own-light Daring Fireball]</ref>}}
{{quote|Si drizzò per scrutare oltre le canne, ma non vide niente: né robot, né ponti scintillanti, né astronavi. Solo altre canne. Si mise in ascolto, ma il vento non gli portò il suono ormai familiare di etimologi semifolli che si davano la voce da un capo all'altro del territorio melmoso.|[[Douglas Adams]], ''[[La vita, l'universo e tutto quanto]],''<ref>Disponibile su [http://www.scribd.com/doc/30063924/Adams-La-Vita-l-Universo-e-Tutto-Quanto Scribd.com]</ref>}}
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{{quote|Che si guardi alla diminuzione delle bare oppure all'aumento delle culle, le differenze di sviluppo economico, e quindi di condizioni di vita e di opportunità, incidono fortemente sulla demografia.|Vittorio Beonio-Brocchieri <ref>''La memoria ed il tempo'', volume 2, Einaudi Scuola 2006, ISBN 9788828605416, pagina 5</ref>}}
{{quote|Premesso che il creazionismo è una teoria che di scientifico ha poco, segnalo che esistono primati (non uomini) che si accoppiano anche frontalmente. Ma il solo fatto di pensare ad una divisione animalesco non-animalesco tradisce una concezione antropocentrica e sessuofobica che ha più dell'onanismo mentale che dello scientifico.|<small>[[Utente:Biopresto|<span style="color:blue">'''Uomo in ammollo'''
{{quote|Academics write hieratic prose that is not meant for demotic readers. A social class of priests and professors are needed to interpret the cryptic words for the common reader. This Wiki article of ''Actual Idealism'' could be considered to be a classic example of the academic manner. [[:en:Analytic Philosophy]], with its purpose of clarification, came into being in response to such uncommunicative writing.|[[:en:User:Lestrade|Lestrade]] ([[:en:User talk:Lestrade|talk]]) 19:58, 12 April 2008 (UTC)Lestrade <ref>Dalla pagina di discussione di [[:en:Actual Idealism]] </ref>}}
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{{quote|Ma che cosa, al fondo, l'uomo moderno cerca sempre? Qual è il suo progetto fondamentale, la sua prima scelta? La risposta ci è fornita da quella che Sartre chiama (in polemica con quella, naturalistica, di Freud) la ''psicoanalisi esistenzialista''. Questa non deve mai dimenticare, nelle sue descrizioni e nella sua interpretazione del comportamento umano, la natura essenzialmente libera e progettuale del per-sé, senza cercare le proprie spiegazioni nell'inconscio (che per Sartre non esiste). Ciò che il per-sé vuole nel suo fondo è di essere. Essendo nulla, esso desidera tuttavia l<nowiki>'</nowiki>''essere.'' Non l'essere in-sé; opaco, vischioso, agglutinante in cui l'uomo si sente gettato e che suscita in lui un sentimento (che assume, come l'angoscia, rilevanza metafisica) di ''nausea.''|DIALOGOS AUTORI E TESTI PENSIERO MODERNO, Autore Coautore: CIOFFI GALLO LUPPI, Editore: B.MONDADORI, ISBN 8842452653 pag. 347 }}
{{quote|Security research is the continual process of discovering that your spaceship is a deathtrap.|James Mickens, ''[http://scholar.harvard.edu/files/mickens/files/thisworldofours.pdf This World of Ours],'' scholar.harvard.edu}}
{{quote|Noi solchiamo i meandri della storia. Noi siamo ombre di cui le cronache non parleranno. Noi non esistiamo.|[[Luther Blissett (pseudonimo)|Luther Blissett]]<ref>''[[Q (romanzo)|Q]]'' pagina 541</ref>}}
=== Nietzsche (e dintorni)===
{{quote|È mio sincero convincimento che un tedesco, il quale per il solo fatto di essere tedesco ritenga di essere qualcosa di ''più'' di un ebreo, sia un personaggio da commedia, per non dire da manicomio.|[[Friedrich Nietzsche]] <ref>Fonte: Nota introduttiva a ''Genealogia della morale,'' pag. XV, ISBN 8845905888 </ref> }}
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{{quote|- Incuranti, beffardi, violenti - così ''ci'' vuole la saggezza: è una donna, ama unicamente un guerriero. <br />''Così parlò Zarathustra''|[[Friedrich Nietzsche]] <ref> ''[[Genealogia della morale]], '' pag. 89</ref>}}
{{quote|Dopo una risposta così ammodo, la mia filosofia mi consiglia di tacere e di non domandare oltre; tanto più che in certi casi, come dice il proverbio, si ''rimane'' filosofi solo — tacendo.|[[Friedrich Nietzsche]] <ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' pag. 11, Prefazione, ''explicit''.</ref>}}
{{quote|La ''matematica'' certo non sarebbe nata se si fosse saputo fin dall'inizio che in natura non esiste una linea esattamente dritta, né un vero cerchio, né un'assoluta misura di grandezza.|[[Friedrich Nietzsche]] <ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' pag. 37</ref>}}
{{quote|Anche la ''logica'' poggia su premesse a cui nulla corrisponde nel mondo reale, per esempio sul presupposto dell’uguaglianza delle cose, dell’identità della stessa cosa in diversi punti del tempo; ma quella scienza sorse dall’opposta fede (che ci fossero veramente cose simili nel mondo reale).|[[Friedrich Nietzsche]] <ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' aforisma 11, pag. 21</ref>}}
{{quote|La perfetta chiarezza di tutte le rappresentazioni oniriche, la quale ha come presupposto la fede incondizionata nella loro realtà, ci riporta ad antichi stati dell'umanità, quando l'allucinazione era oltremodo frequente e prendeva intere comunità, interi popoli. Dunque, nel sonno e nel sogno, noi eseguiamo ancora una volta il compito dell'umanità primitiva.|[[Friedrich Nietzsche]] <ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' pag. 38</ref>}}
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{{quote|Su questo morboso eccesso di sentimento, sulla profonda corruzione della mente e del cuore a esso necessaria, agiscono tutte le invenzioni psicologiche del Cristianesimo: esso vuole annientare, spezzare, stordire, inebriare, solo una cosa esso non vuole: la ''misura,'' e perciò è, nel senso più profondo, barbarico, asiatico, non nobile, non greco.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' aforisma 114, pag. 98</ref>}}
{{quote|La superstizione circa i poteri speciali del genio suscita in questi il senso dell'irresponsabilità e di diritti eccezionali, cui contribuisce, paradossalmente, il nostro amor proprio che colloca il genio al di fuori dell'umanità per non dover misurarsi con lui e soffrire d'invidia.| [[Giovanni Maria Albertin]], introduzione a ''[[Umano, troppo umano]], ''pag.10}}
{{quote|Come avviene per le carbonaie nelle foreste, i giovani divengono capaci di un'effettiva produttività soltanto dopo aver fiammeggiato ed essere stati carbonizzati; prima sono piuttosto fastidiosi, sgradevoli e soprattutto arroganti.| [[Giovanni Maria Albertin]], introduzione a ''[[Umano, troppo umano]], ''pag.14}}
{{quote|La donna inoltre è incapace di un giudizio obiettivo: accetta facilmente le opinioni delle persone che le sono simpatiche e mette la sua intelligenza a servizio di un odio in cui sa essere tremenda. Il mistero della sua psicologia, tanto decantata da poeti e letterati, in realtà non esiste, perché essa manca strutturalmente di interiorità.| [[Giovanni Maria Albertin]], introduzione a ''[[Umano, troppo umano]], ''pag.15}}
{{quote|Noi siamo sin dall'inizio esseri illogici e pertanto ingiusti, e ''possiamo riconoscerlo'': questa è una delle più grandi e irresolubili disarmonie dell'esistenza.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' aforisma 32, pag. 49</ref>}}
{{quote|Certo si deve ''manifestare'' compassione, ma guardarsi bene dal ''provarla'': gli infelici sono infatti così ''stolti'', che per essi la manifestazione di compassione costituisce il più grande bene del mondo.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' aforisma 50, pag. 59</ref>}}
{{quote|Nella conversazione in società, tre quarti delle domande e tre quarti delle risposte si danno per fare un po' male all'interlocutore; per questo tanti uomini sono così assetati di società: essa dà loro il senso della propria forza.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' aforisma 50, pag. 59</ref>}}
{{quote|Anche nel più profondo dolore, l'attore non può fare a meno di pensare all'impressione prodotta dalla sua persona e all'effetto scenico complessivo, persino, ad esempio, ai funerali del suo bambino; egli piangerà sul proprio dolore e sulle manifestazioni di esso, come spettatore di sé stesso.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' aforisma 51, pag. 60</ref>}}
{{quote|Ma in fondo si pensa che, se qualcuno ha sinceramente creduto in qualcosa e per questa sua fede ha combattuto e perso la vita, sarebbe veramente troppo ''iniquo'' che egli fosse stato animato soltanto da un errore. Un processo del genere sembra contraddire l'eterna giustizia; per questo il cuore degli uomini sensibili decreta sempre, contro il proprio cervello, il seguente principio: tra azioni morali e visioni intellettuali deve assolutamente esistere un legame necessario. Purtroppo le cose così; infatti non esiste alcuna giustizia eterna.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' aforisma 53, pag. 61</ref>}}
{{quote|Ma se un bambino è cresciuto in una complessa situazione familiare, userà con altrettanta naturalezza la menzogna e senza volerlo dirà ciò che conviene al suo interesse; il senso della verità, la ripugnanza per la bugia gli sono affatto estranei e inaccessibili, e pertanto egli mentirà in piena innocenza.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' aforisma 54, pag. 61</ref>}}
{{quote|Così si parla dell'astuzia e dell'arte iniqua dei gesuiti, ma non si considera quale superamento di sé ognuno si imponga, e come la facilitata pratica di vita predicata dai manuali gesuitici intenda favorire non questi, ma i laici. È lecito anzi domandarsi se noi illuminati saremmo, con una tattica e un'organizzazione in tutto simili, strumenti altrettanto buoni, e altrettanto ammirevoli per vittoria su noi stessi, infaticabilità e spirito di sacrificio.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' aforisma 55, pag. 61</ref>}}
{{quote|In fatto di morale l'uomo tratta sé stesso non come ''individuum'', ma come ''dividuum''.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' aforisma 57, pag. 62</ref>}}
{{quote|Zeus infatti volle che l'uomo, benché tanto angustiato dagli altri mali, non gettasse via la vita, ma continuasse ancora e sempre a farsi angariare. Perciò egli dà all'uomo la speranza: in verità essa è il peggiore dei mali, perché prolunga il tormento degli uomini.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' aforisma 71, pag. 66</ref>}}
{{quote|Ci si sbaglierà raramente, attribuendo le azioni estreme alla vanità, quelle mediocri all'abitudine e quelle meschine alla paura.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' aforisma 74, pag. 66</ref>}}
{{quote|L'asceta fa di virtù necessità.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' aforisma 76, pag. 67</ref>}}
{{quote|Di fronte alla sfida del suicidio, le religioni offrono un quantità di scappatoie: per questo ottengono il favore di coloro che sono innamorati della vita.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' aforisma 80, pag. 68</ref>}}
{{quote|Gli uomini non si vergognano quando pensano qualcosa di sporco, ma quando immaginano che li si pensi capaci di questi pensieri sporchi.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' aforisma 84, pag. 68</ref>}}
{{quote|La maggior parte degli uomini è troppo occupata di sé per essere cattiva.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' aforisma 87, pag. 69</ref>}}
{{quote|''Luca 18,14 corretto''. Chi si umilia, vuol essere innalzato.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' aforisma 85, pag. 69</ref>}}
{{quote|Esiste un diritto per il quale noi togliamo la vita a un uomo, ma non ne esiste nessuno per il quale gli togliamo la morte: è pura crudeltà.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' aforisma 88, pag. 69</ref>}}
{{quote|Chiunque abbia dichiarato che l'altro è uno stupido, un cattivo compagno, si irrita poi se quello dimostra di non esserlo.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' aforisma 90, pag. 69</ref>}}
{{quote|La crudeltà verso gli animali, propria dei bambini e degli italiani, si riconnette ad un'incomprensione: l'animale, soprattutto per la dottrina ecclesiastica, è stato posto troppo indietro rispetto all'uomo.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' aforisma 101, pag. 75</ref>}}
{{quote|Senza piacere non c'è vita; la lotta per il piacere è lotta per la vita! Se il singolo combatte questa lotta in modo che gli uomini lo dicano ''buono'', o la combatte in modo che lo dicano ''cattivo'', questo lo decide la misura e la qualità del suo ''intelletto''.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' aforisma 104, pag. 77</ref>}}
{{quote|Azioni buone sono azioni cattive sublimate; azioni cattive sono azioni buone inasprite e corrotte.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' aforisma 107, pag. 78</ref>}}
{{quote|In effetti tra le religioni e la vera scienza non esiste parentela né amicizia, e neppure ostilità: esse vivono su stelle diverse. […] Detto in prosa, e applicandolo al nostro caso: il ''consensus sapientium'' consiste in questo, che il ''consensus gentium'' è rivolto a una follia.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' aforisma 110, pag. 82</ref>}}
{{quote|Su questo morboso eccesso del sentimento, sulla profonda corruzione della mente e del cervello ad essa necessaria, operano tutte le trovate psicologiche del cristianesimo: esso vuole annientare, frantumare, stordire, estasiare — solo una certa cosa non vuole: la ''misura'', ed è per questo è, nel senso più profondo, barbarico, asiatico, non nobile, non greco.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' aforisma 114, pag. 86</ref>}}
{{quote|Tutti coloro che non si intendono di qualche mestiere di armi — e tra le armi vanno annoverate anche lingua e penna — diventano servili; ad essi la religione torna molto utile, perché così la servilità prende l'abito della virtù cristiana e ne esce sorprendentemente abbellita.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' aforisma 115, pag. 86</ref>}}
{{quote|Presupposto che in genere si ''creda'', il cristiano comune è una figura miserevole, un uomo che davvero non sa contare sino a tre e che del resto, per la sua incapacità mentale, non meriterebbe di essere punito così duramente come il cristianesimo gli promette.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' aforisma 116, pag. 87</ref>}}
{{quote|Non appena una religione ''prevale'', ha come avversari tutti quelli che sarebbero stati i suoi primi seguaci.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' aforisma 118, pag. 87</ref>}}
{{quote|È fra le opere più grandi di ''quegli'' uomini che son detti geni e santi il procurarsi interpreti che li ''fraintendano'' per la salvezza dell'umanità.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' aforisma 126, pag. 88</ref>}}
{{quote|Nel mondo non esistono abbastanza amore e bontà da potersi permettere di farne dono ad esseri immaginari.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' aforisma 129, pag. 89</ref>}}
{{quote|Questo desiderio ci induce a prendere per buone ragioni cattive.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' aforisma 131, pag. 90</ref>}}
{{quote|Questo spezzare sé stessi, questo scherno per la propria natura, questo ''spernere se sperni'', cui le religioni hanno dato tanta importanza, è propriamente un grado molto elevato di vanità. […] In ogni morale ascetica, l'uomo adora una parte di sé come Dio, e a tale scopo è costretto a rendere diabolica la parte che resta.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' aforisma 137, pag. 93</ref>}}
{{quote|Anche la ''logica'' poggia su premesse a cui nulla corrisponde nel mondo reale, per esempio sul presupposto dell'uguaglianza delle cose, dell'identità della stessa cosa in diversi punti del tempo; ma quella scienza sorse dall'opposta fede (che ci fossero veramente cose simili nel mondo reale).|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' aforisma 11, pag. 21</ref>}}
{{quote|In quanto perciò ogni metafisica si è di preferenza occupata di sostanza e libertà di volere, la si
può definire come la scienza che tratta degli errori fondamentali dell'uomo — però come se fossero verità fondamentali.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' aforisma 18, pag. 29</ref>}}
{{quote|La scoperta delle leggi dei numeri è stata fatta in base all'errore già in origine dominante che ci siano più cose uguali (ma in realtà non c'è niente di uguale), o che perlomeno ci siano cose (ma non ci sono "cose").|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' aforisma 20, pag. 31</ref>}}
{{quote|I più illuminati riescono solo a liberarsi dalla metafisica e a volgersi a guardarla con superiorità; mentre anche qui, come nell’ippodromo, al termine della dirittura è necessario girare.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' aforisma 20, pag. 31</ref>}}
{{quote|Non il mondo come cosa in sé, bensì il mondo come rappresentazione (come errore) è così ricco di significato, così profondo e meraviglioso, e reca in seno tanta felicità e tanta infelicità. Questo risultato conduce ad una filosofia di ''negazione logica del mondo'': la quale del resto si può conciliare altrettanto bene con un'affermazione pratica del mondo quanto col suo contrario.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' aforisma 29, pag. 37</ref>}}
{{quote|Anche l'uomo più ragionevole ha bisogno, di tempo in tempo, di ritornare alla natura, cioè alla sua ''fondamentale posizione illogica rispetto a tutte le cose''.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' aforisma 31, pag. 39</ref>}}
{{quote|Noi siamo già in partenza esseri illogici e perciò ingiusti ''e possiamo capirlo'': è questa una delle più grandi e insolubili disarmonie dell'esistenza.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' aforisma 32, pag. 39</ref>}}
{{quote|Ma chi al soffio di un tale modo di ragionare si sente scendere l'inverno nell'anima, ha forse soltanto troppo poco fuoco in sé.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' aforisma 38, pag. 48</ref>}}
{{quote|La bestia in noi vuol essere ingannata; la morale è la menzogna necessaria per non esserne sbranati.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' aforisma 40, pag. 51</ref>}}
{{quote|L'economia della bontà è il sogno dei più temerari utopisti.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' aforisma 48, pag. 58</ref>}}
{{quote|Le religioni sono ricche di scappatoie contro l'istanza del suicidio. Con esse si ingraziano coloro che sono innamorati della vita.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' aforisma 80, pag. 68</ref>}}
{{quote|Buone azioni sono cattive azioni sublimate; cattive azioni sono buone azioni imbruttite e abbrutite.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' aforisma 107, pag. 83</ref>}}
{{quote|Su questo morboso eccesso di sentimento, sulla profonda corruzione della mente e del cuore a esso necessaria, agiscono tutte le invenzioni psicologiche del Cristianesimo; esso vuole annientare, spezzare, stordire, inebriare, solo una cosa esso non vuole: la ''misura'', e perciò esso è, nel senso più profondo, barbarico, asiatico, non nobile, non greco.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' aforisma 114, pag. 98</ref>}}
{{quote|L'arte solleva la testa dove le religioni si ritirano.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' aforisma 150, pag. 123</ref>}}
{{quote|Il non parlare affatto di sé è un'ipocrisia molto distinta.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' aforisma 504, pag. 279</ref>}}
<!-- Non usare questo quote come modello. -->
{{quote|L'albero della conoscenza non è quello della vita.|[[George Gordon Byron]], ''Manfredi'', I, 1 <ref>nota a pag. 325, [[Friedrich Nietzsche]] ''[[Umano, troppo umano]], '' riferita all'aforisma 109, pag. 90</ref>}}
<!-- Non usare questo quote come modello. -->
{{quote|Nello sfolgorio vespertino di un sole da fine del mondo, che splendeva sui popoli cristiani, la figura del santo crebbe fino a diventare immane: anzi giunse a tale altezza, che perfino nel nostro tempo, che non crede più in Dio, ci sono ancora pensatori che credono nei santi.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' aforisma 148, pag. 116</ref>}}
{{quote|Allo stesso modo non ho tenuto conto dei santi indiani, che stanno a un gradino intermedio tra il santo cristiano e il filosofo greco, e pertanto non rappresentano un tipo puro: la conoscenza, la scienza — nella misura in cui cose esistevano — l'elevazione al di sopra degli altri uomini, attraverso la disciplina e l'educazione del pensiero, furono richieste dai buddhisti come segno di santità, allo stesso modo in cui le stesse qualità vengono negate e bollate nel mondo cristiano come segno di non santità.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' aforisma 144, pag. 117</ref>}}
{{quote|L'arte rende tollerabile la vista della vita ricoprendola col velo del pensiero non puro.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' aforisma 151, pag. 123</ref>}}
{{quote|A ogni grande apparizione segue la decadenza, specie nel dominio dell'arte.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' aforisma 158, pag. 126</ref>}}
{{quote|L'arte muove dalla naturale ''ignoranza'' dell'uomo circa la sua intima essenza (come corpo e carattere): essa non è fatta per i fisici e i filosofi.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' aforisma 160, pag. 128</ref>}}
{{quote|Di colui che sta in mezzo non è a parlare; egli non è né popolo né artista, e non sa che cosa vuole: quindi anche il suo piacere è confuso e di poco conto.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' aforisma 166, pag. 134</ref>}}
{{quote|Ambire a onori significa qui "farsi superiori e desiderare che anche in pubblico appaia così". Se la prima cosa manca e viene tuttavia desiderata la seconda, si parla di ''vanità''. Se manca la seconda e non se ne sente la mancanza si parla di ''fierezza''.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' aforisma 170, pag. 135</ref>}}
{{quote|L'antitesi è la porta stretta per la quale l'errore si insinua più volentieri per giungere alla verità.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' aforisma 187, pag. 139</ref>}}
{{quote|Si dovrebbe considerare uno scrittore come un malfattore che solo in rarissimi casi merita l'assoluzione o la grazia: questo sarebbe un rimedio contro il dilagare dei libri.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' aforisma 193, pag. 139</ref>}}
{{quote|Considerare lo scrivere una professione per la vita, dovrebbe giustamente essere reputato una specie di follia.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' aforisma 94, pag. 40</ref>}}
{{quote|Il poeta anticipa qualcosa del piacere del pensatore nel ritrovare un grande pensiero e ce ne rende in tal modo desiderosi, sicché noi cerchiamo subito di ghermirlo; ma quello passa svolazzando sulle nostre teste mostrandocene bellissime ali di farfalla — e tuttavia ci sfugge.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' aforisma 207, pag. 144</ref>}}
{{quote|La volontà incessante di creare è volgare e rivela gelosia, invidia, ambizione. Se si è qualcosa non si ha veramente bisogno di fare qualcosa — e si fa tuttavia moltissimo.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' aforisma 210, pag. 145</ref>}}
{{quote|Gli uomini si assoggettano per abitudine a tutto ciò che vuole avere potenza.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' aforisma 260, pag. 184</ref>}}
{{quote|I Greci cioè niente possedevano meno che una salute quadrata; il loro segreto era di venerare come Dio anche la malattia, purché avesse ''potenza''.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' aforisma 214, pag. 147</ref>}}
{{quote|Seguiamo tutti un sistema rivoluzionario intimamente falso — la nostra o la prossima generazione giungerà ancora alla stessa convinzione.|[[George Byron]] citato da[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' aforisma 221, pag. 155</ref>}}
{{quote|Il meglio di noi è stato forse ereditato da epoche anteriori, a cui per via diretta quasi non possiamo più giungere; Il sole è tramontato, ma il cielo della nostra vita arde e risplende ancora di esso, sebbene non lo vediamo più.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' aforisma 223, pag. 158</ref>}}
{{quote|L'abitudine a principi intellettuali non ragionati si chiama fede.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' aforisma 226, pag. 164</ref>}}
{{quote|Tutte le grandi potenze spirituali esercitano, oltre alla loro azione liberatrice, anche un'azione oppressiva; ma certo fa differenza che sia Omero o la Bibbia o la scienza a tiranneggiare gli uomini.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' aforisma 262, pag. 187</ref>}}
{{quote|Quanto più profondamente uno intende la vita, tanto meno irride; solo che finisce magari per irridere ancora alla "profondità" del suo "intendere".|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' aforisma 240, pag. 175</ref>}}
{{quote|Poiché manca il tempo per pensare e la calma per pensare, non si medita più sulle opinioni divergenti: ci si accontenta di odiarle.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' aforisma 282, pag. 197</ref>}}
{{quote|Tutti gli uomini si distinguono, in ogni tempo anche oggi, in schiavi e liberi, perché chi non ha per sé due terzi della sua giornata è uno schiavo, qualunque cosa poi sia: uomo di Stato, commerciante, funzionario, dotto.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' aforisma 283, pag. 198</ref>}}
{{quote|Noi non attribuiamo particolare valore al possesso di una virtù, finché non ne notiamo la totale mancanza nel nostro avversario.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' aforisma 302, pag. 208</ref>}}
{{quote|Alle persone che non amiamo imputiamo a colpa le gentilezze che ci fanno.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' aforisma 309, pag. 208</ref>}}
{{quote|Chi non sa mettere in ghiaccio i suoi pensieri, non deve portarsi nel calore della disputa.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' aforisma 315, pag. 209</ref>}}
{{quote|Sono pochi quelli che, quando sono in imbarazzo per mancanza di argomenti nella conversazione, non tradiscono gli affari segreti dei loro amici.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' aforisma 327, pag. 211</ref>}}
{{quote|Le convinzioni sono nemici della verità più pericolosi delle menzogne.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' aforisma 483, pag. 277</ref>}}
{{quote|Spesso nei rapporti tra noi e un'altra persona il giusto equilibrio dell'amicizia ritorna, se poniamo qualche granello di torto nel nostro piatto della bilancia.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' aforisma 305, pag. 208</ref>}}
{{quote|''Tutto'' ciò che è umano merita, riguardo alla sua ''genesi'', la considerazione ironica; perciò l'ironia nel mondo è così ''superflua''.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' aforisma 262, pag. 180</ref>}}
{{quote|Oggi invero viviamo ancora nell'età giovanile della scienza e sogliamo andare dietro alla verità come a una bella ragazza; ma che avverrà quando essa sarà divenuta un giorno una donna attempata dallo sguardo arcigno?|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' aforisma 257, pag. 182</ref>}}
{{quote|''Il libro diventato quasi un uomo.'' È cosa che non finisce mai di sorprendere uno scrittore il fatto che il libro, non appena si sia staccato da lui, continui a vivere una vita per conto proprio; per lui è come se la parte distaccata di un insetto proseguisse il suo cammino. Forse egli lo dimentica quasi del tutto, forse si eleva al di sopra delle idee espresse nel libro, forse anche non lo capisce più e ha perduto le ali con le quali volava allora, quando concepì quel libro: intanto quello si cerca i suoi lettori, infiamma esistenze, allieta, spaventa, genera nuove opere, diviene l'anima di proponimenti e di azioni — insomma: vive come un essere dotato di spirito e anima e tuttavia non è un uomo. La sorte più felice sarà toccata all'autore che, da vecchio, potrà dire che tutto ciò che è stato in lui di pensieri e di sentimenti vivificanti, fortificanti, nobilitanti, rischiaranti, continua a vivere nei suoi scritti, e che egli stesso non rappresenta altro che la grigia cenere, mentre dappertutto il fuoco viene salvato e propagato. Se poi si considera che ogni azione di un uomo, non soltanto un libro, diventa in qualche modo motivo di altre azioni, decisioni, pensieri, che tutto ciò che accade si annoda in modo indissolubile con tutto ciò che accadrà, si conosce la sola vera ''immortalità'' che ci sia, quella del movimento: ciò che una volta ha mosso, è incluso ed eternato nella catena dell'essere, come un insetto nell'ambra.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' aforisma 208, pag. 144</ref>}}
{{quote|''Tutto'' ciò che è umano merita, riguardo alla sua ''genesi'', la considerazione ironica; perciò l'ironia nel mondo è così ''superflua''.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' aforisma 252, pag. 180</ref>}}
{{quote|Per ciò che concerne le donne, Pericle nel discorso funebre dice tutto con le parole: esse sono le migliori quando fra gli uomini si parla di loro il meno possibile.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' aforisma 259, pag. 182</ref>}}
{{quote|Nella solitudine il solitario divora se stesso, nella moltitudine lo divorano i molti. Ora scegli.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' vol. II, aforisma 348, pag. 122</ref>}}
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''L'ombra:'' Cammina verso questi pini e guarda intorno verso i monti; il sole tramonta.</br>
''Il viandante:'' Dove sei? Dove sei?|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' [[explicit]]</ref>}}
====Nietzsche finale====
{{quote|Nella solitudine il solitario divora se stesso, nella moltitudine lo divorano i molti. Ora scegli.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' vol. II, aforisma 348, pag. 122</ref>}}
{{quote|La ferrea necessità è una cosa di cui gli uomini nel corso della storia capiscono che essa non è né ferrea né necessaria.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' aforisma 514, pag. 280</ref>}}
{{quote|L'illogicità di una cosa non è una ragione contro la sua esistenza, bensì una condizione di essa.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' aforisma 515, pag. 280</ref>}}
{{quote|Se uno ha molto da cacciarvi dentro, una giornata ha cento tasche.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' aforisma 529, pag. 282</ref>}}
{{quote|Chi ci vede poco, vede sempre meno, chi ci sente male, sente sempre qualcosa in più.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' aforisma 544, pag. 284</ref>}}
{{quote|Bisogna parlare solo quando non è lecito tacere; e solo di ciò che si è ''superato'', — ogni altra cosa è chiacchiera, "letteratura", mancanza di disciplina.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' vol. II, Incipit</ref>}}
{{quote|Il dio della gioia creò il cattivo e il mediocre per la stessa ragione per cui creò il buono.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' vol. II, aforisma 149, pag. 59</ref>}}
{{quote|I buoni lettori fanno un libro sempre migliore e i buoni avversari lo chiariscono.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' vol. II, aforisma 153, pag. 60</ref>}}
{{quote|I geni sanno meglio dei talenti nascondere l'organetto grazie al loro più ricco drappeggio; ma in fondo anch'essi non possono far altro che sonare sempre daccapo i loro vecchi sette pezzi.|[[Friedrich Nietzsche]]<ref> ''[[Umano, troppo umano]], '' vol. II, aforisma 155, pag. 60</ref>}}
=== Rawlins ===
{{quote|Questo libro è per voi se non sapete granché sui computer e volete sapere cosa possono fare per voi — o a voi. Racconta la storia di come noi siamo diventati schiavi dei nostri inservienti silicei, e di come un giorno potrebbero essere loro a diventare i nostri schiavi.<br /> Leggetelo in spiaggia.| [https://www.cs.indiana.edu/~rawlins/ Gregory J. E. Rawlins], [http://tecalibri.altervista.org/R/RAWLINS-GJE_computer.htm ''Schiavi del computer?
{{quote|L'intelligenza artificiale, in effetti, ha il problema di porre sé stessa fuori dal problema.| [https://www.cs.indiana.edu/~rawlins/ Gregory J. E. Rawlins], [http://tecalibri.altervista.org/R/RAWLINS-GJE_computer.htm ''Schiavi del computer?
=== Veronesi ===
{{quote|''Cosa simboleggia, dottore? La normalità che perdura nella mia vita sottosopra? Il calore domestico che sopravvive nel gelo del cambiamento? Il caos calmo che ho dentro?''|[[Sandro Veronesi]], [[Caos calmo (
{{quote|Sapevamo, Pietro, che una fusione di quelle proporzioni genera un dio molto debole, cioè Boesson, e un esercito di frustrati, umiliati, rimossi, trasferiti, licenziati; sapevamo che genera valore in borsa, quando viene annunciata, ma poi svilisce e azzera la qualità del lavoro prodotto dalle società che ne fanno parte, e che alla lunga diventa un fallimento per tutti. Lo sapevamo perché l'avevamo visto succedere, e spesso ne avevamo anche approfittato.|[[Sandro Veronesi]], [[Caos calmo (
{{quote|Terminale, ossidrico, definitivo, è il bacio assoluto, l<nowiki>'</nowiki>''ur-bacio,'' che ci scioglie e ci fa colare uno dentro l'altra, e ci disperde nella caotica bellezza dell'universo…|[[Sandro Veronesi]], [[Caos calmo (
{{quote|Non è vero che il mistero genera mistero, è solo paccottiglia romantica. Il mistero genera conseguenze logiche, come tutto.|[[Sandro Veronesi]], [[Caos calmo (
=== Carofiglio ===
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{{quote|Non lo sapevo proprio cosa andavo a cercare, ma avevo la mia rabbia, il mio bastone alla cintura e un bicchiere di vino da quindici gradi in corpo.|[[Gianrico Carofiglio]], ''[[Gianrico_Carofiglio#Racconti|Non esiste saggezza]],'' pag. 161}}
{{quote|Era un'intuizione perfetta e al tempo stesso mi sembrava contenesse l'opposto del suo significato apparente, come succede alle migliori metafore, al di là dell'intenzione di chi le ha create.|[[Gianrico Carofiglio]], ''[[Le tre del mattino]],'' pag. 139}}
=== Mazzantini ===
{{quote|In realtà l'unica cosa che so di me è che non mi piace soffrire. Sono cresciuta in un mondo orizzontale, spuntato forse, ma confortante.|[[Margaret Mazzantini]] <ref>''[[Venuto al mondo]]'', pag. 46</ref>}}
{{quote|Una notte facemmo l'amore sui giornali sparsi in terra, l'inchiostro della stampa stinse sui nostri corpi accaldati, un pezzo di un soldato sovietico in Afghanistan restò tatuato sulla schiena di Diego.|[[Margaret Mazzantini]] <ref>''[[Venuto al mondo]]'', pag. 118</ref>}}
{{quote|Un giorno ancora a venire Goijko avrebbe detto: "Ora so cos'è l'arte..." e, attraversandomi con quello sguardo unto, ebete di intelligenza, "è Dio che ha nostalgia degli uomini."|[[Margaret Mazzantini]] <ref>''[[Venuto al mondo]]'', pag. 193</ref>}}
{{quote|Sì, una coda l'abbiamo riportata, sporca ci scivola dietro, ci si mette tra i passi. Una coda ferita. Bisogna darle il tempo, qualche giorno e poi cadrà… un lembo di carne che puzza e morirà. E torneremo a essere noi, quelli di prima. Culi lisci e aperitivi al sole.|[[Margaret Mazzantini]] <ref>''[[Venuto al mondo]]'', pag. 316</ref>}}
{{quote|Non sono mai stata veramente amica di questa ragazza accidentata, ha fatto tutto da sola. Ma stasera penso che qualcosa ha fatto davvero, che certe persone ti entrano dentro come il cancro, non sai bene quando.|[[Margaret Mazzantini]] <ref>''[[Venuto al mondo]]'', pag. 341</ref>}}
{{quote|Uomo, donna, bambino", gli sembrano parole che sporcano la sua missione. […] <br /> È come sparare sui conigli", sorride. Poi la crosta della faccia s'indurisce e e resta quel misero stupore, quello del diavolo che guarda se stesso.|[[Margaret Mazzantini]] <ref>''[[Venuto al mondo]]'', [[passim]]
{{quote|Non so ancora se è il mio bambino, se sarà il mio. Dovrò aspettare il giorno in cui sarà lui, in terza elementare, che mi battezzerà. Ma intanto lo tengo. E sono già il lupo. Sono il cecchino che torna sul campo di neve a guardare il buco nella nuca.|[[Margaret Mazzantini]] <ref>''[[Venuto al mondo]]'', pag. 404</ref>}}
{{quote|Vede un aratro che solca un campo, le lame che scuoiano le zolle. Sa che quel campo è il suo corpo, e il rumore è quello della testa che sbatte contro il muro dove l'hanno spinta.|[[Margaret Mazzantini]] <ref>''[[Venuto al mondo]]'', pag. 501</ref>}}
=== Carcopino ===
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=== Altri/2 ===
{{Quote|*"One: Please don't smoke in bed."
*"Two: Please don't go up to the roof
to eat your lunch."
*"Three: Please--even if you are very
hot--do not go up to the roof to
sleep."
*"Four: There should be no going up
on the roof at night."|[[John Irving]], ''[[Le regole della casa del sidro (film)|Le regole della casa del sidro]],'' [http://www.dailyscript.com/scripts/cider_house_rules.html Sceneggiatura] }}
{{quote|Ritenevo di essere pronta a tutto; mi credevo pressoché decisa a sacrificare te, la bambina il mio avvenire e allo stesso tempo — puoi capirlo? — mi eri più caro che mai.|[[Arthur Schnitzler]] <ref>''[[Doppio sogno]],'' pagg. 14-15</ref>}}
{{quote|È uno dei grandi vantaggi di essere donna il passare davanti a una negra bellissima senza volerne fare un’inglese.|[[Virginia Woolf]] <ref>''[[Una stanza tutta per sé]],'' pag. 75</ref>}}
{{quote|Il denaro dà dignità a ciò che è frivolo se non viene pagato.|[[Virginia Woolf]] <ref>''[[Una stanza tutta per sé]],'' cap. IV, pag. 13</ref>}}
{{quote|Vieni con me, straniera non-straniera. Vieni a onorare la madre, a visitare i serpenti della cisterna.|[[Antonia Arslan]]<ref>''[[La strada di Smirne]],'' pag. 110</ref>}}
{{quote|E questo sermone, la cui traiettoria era chiara era chiara fin dalla prima frase e che era pieno di Gesù e di altre cose che non condivido, mi ridusse in lacrime.|[[Robert Sapolsky]]<ref>''Perché alle zebre non viene l'ulcera?,'' nota 29 a pag. 455</ref>}}
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{{quote|Essi devono convincersi anzitutto che non è impossibile annullare i contrari, trasformare il male in bene, la notte in giorno, il nero in bianco. L'atman, dicono gli indiani, il tao, dicono i cinesi; la grazia dicono i cristiani.|[[Ervino Pocar]] <ref>''Cronologia'' premessa a ''[[Il lupo della steppa (romanzo)|Il lupo della steppa]],'' ISBN 8804460350, pag. 23</ref>}}
{{quote|L'illusione di tagliare i fondi [per la ricerca]
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=== Muriel Barbery ===
{{quote|Troppo comodo rimproverare ai fenomenologi il loro autismo senza gatto; io ho dedicato la vita alla ricerca dell'atemporale. Ma chi persegue l'eternità raccoglie solitudine.|[[Muriel Barbery]]
{{quote|Pensiero profondo n° 1<br>
''Sogni le stelle''<br>
''nella boccia dei pesci''<br>
''finisci''|[[Muriel Barbery]]<ref>''[[L'eleganza del riccio]],'' pag. 16 </ref>}}
<!-- Non usare quote sopra come modello: manca punto alla fine della frase. -->
{{quote|
=== Ruskin ===
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{{quote|La medicina, quando non riesce a guarire, cerca di cambiare il significato dei verbi e dei pronomi.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. IV, ''[[Sodoma e Gomorra]],'' pag. 378</ref>}}
{{quote|Siccome il marchese era strabico — il che dà un'intenzione spiritosa anche agli imbecilli — l'effetto di quel riso era di
{{quote|Il cameriere entrava. Non gli dicevo che avevo suonato parecchie volte perché mi rendevo conto che, fino allora, mi ero limitato a sognare di suonare. Ero però spaventato al pensiero che quel sogno aveva avuto la nitidezza della conoscenza. La conoscenza avrebbe dunque avuto, a sua volta, l'irrealtà del sogno?|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. IV, ''[[Sodoma e Gomorra]],'' pag. 478</ref>}}
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==== V. ====
<!-- *************** Attenzione, in data 04/07/2012 ho terminato l'inserimento di quotes riferiti al libro V; i prossimi inserimenti riguarderanno il libro VI, "La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva", quanto meno. ************** -->
{{quote|Era d'altronde più che scusabile perché la realtà, anche se necessaria, non è mai completamente prevedibile; coloro che vengono a sapere sulla vita di un altro qualche particolare esatto, ne traggono subito conseguenze che esatte non sono, e vedono nel fatto recentemente scoperto la spiegazione di cose che non hanno invece alcun rapporto con loro.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. V, ''[[La prigioniera]],'' pag. 22</ref>}}
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==== VI. ====
{{quote|Sentivo di averlo in mio possesso perché, essendo l'avvenire ciò che ancora non esiste se non nel nostro pensiero, ci sembra possibile modificarlo con l'intervento ''in extremis'' della nostra volontà.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 25</ref>}}
{{quote|Per rappresentarsi una situazione sconosciuta, l'immaginazione prende a prestito elementi noti e, proprio per questo, non riesce a rappresentarsela.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 29</ref>}}
{{quote|Ma è estremamente raro che ci si lasci in buoni rapporti, perché se i rapporti fossero buoni non ci si lascerebbe.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 30</ref>}}
{{quote|Per quanto riguardava la stessa Albertine, lei esisteva unicamente sotto la forma del suo nome che, salve alcune rare pause al momento del risveglio, si inscriveva nel mio cervello e vi si fissava indelebilmente.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 38</ref>}}
{{quote|Prima, quando era ancora riferito a lei, credevamo che la nostra felicità dipendesse dalla sua presenza, invece dipendeva soltanto dalla fine della nostra angoscia.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 39</ref>}}
{{quote|Per gli individui, il plagio umano a cui è difficile sfuggire (ma anche per i popoli che perseverano nei loro errori e li aggravano) è il plagio di se stessi.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pagg. 42-43</ref>}}
{{quote|Lasciamo le donne belle agli uomini senza immaginazione.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 47</ref>}}
{{quote|Era possibile, ma non era vero, e quella parte di verità era per l'appunto una menzogna.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 49</ref>}}
{{quote|Ci sono momenti della vita in cui nasce una sorta di bellezza dalla molteplicità dei guai che ci piovono addosso, incrociati come motivi wagneriani, e dalla consapevolezza, che di conseguenza ne emerge, che gli avvenimenti non sono situati nell'insieme di riflessi visibili nel misero specchietto che l'intelligenza reca davanti a sé e che chiama l'avvenire, ma sono fuori di noi e sorgono all'improvviso come qualcuno che sia testimone di un delitto.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 52</ref>}}
{{quote|Credetemi, da parte mia non dimenticherò mai quella passeggiata due volte crepuscolare (scendeva la sera e noi stavamo per lasciarci) che solo la notte eterna cancellerà dalla mia mente.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 52</ref>}}
{{quote|Il mondo non è stato creato una volta per tutte per ciascuno di noi. Vi si aggiungono, nel corso della vita, cose che non avremmo mai sospettato.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 90</ref>}}
{{quote|A volte immersi in una nebbia che ci dava l'illusione di essere circondati da un immenso lago, a volte in serate limpide in cui il chiaro di luna, smaterializzando la terra, facendola apparire celeste, a due passi da noi, come durante il giorno è solo in lontananza, chiudeva i campi e i boschi, con il firmamento al quale li aveva assimilati, nell'agata arborizzata di un unico azzurro.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 95</ref>}}
{{quote|Il nostro più giusto e crudele castigo per l'oblio totale, pacificato come quello dei cimiteri, con cui ci siamo distaccati da coloro che non amiamo più, consiste nel prevedere come inevitabile questo stesso oblio nei confronti di chi amiamo ancora.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 97</ref>}}
{{quote|E anche, in una stagione più avanzata, quelle sere trionfali in cui gli uffici, i collegi, dischiusi come cappelle, lambiti da una polvere dorata lasciano che la strada si adorni di quelle semidee che, chiacchierando non lontano da noi con le loro simili, ci mettono addosso la febbre di penetrare nella loro esistenza mitologica, mi ricordavano solo la tenerezza di Albertine che, accanto a me, mi era di impedimento ad accostarmi a loro.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 101</ref>}}
{{quote|Ma non era più possibile, era morta; così anche, per paura di depravarla, avevo sempre finto di non capire, le sere in cui sembrava offrirmi dei piaceri che altrimenti non avrebbe forse richiesto ad altri, e che ora suscitavano in me un desiderio furioso.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 105</ref>}}
{{quote|Non ero un solo uomo, ma una sfilata di un esercito composito in cui coesistevano degli appassionati, dei gelosi — dei gelosi di cui nessun uomo era geloso della stessa donna.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 106</ref>}}
{{quote|Siccome, semplicemente pensando a lei la risuscitavo, i suoi tradimenti non potevano non essere quelli di una morta, dato che l'istante in cui li aveva compiuti diveniva l'istante attuale non soltanto per Albertine ma per quello dei miei ''io,'' subitamente evocato, che la contemplava. Di modo che nessun anacronismo poteva mai dividere la coppia indissolubile, dove a ogni colpevole si sarebbe immediatamente appaiato un geloso querulo e sempre contemporaneo.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 107</ref>}}
{{quote|Mi sembrava, in effetti, nelle ore in cui soffrivo meno, che in qualche modo beneficiassi della sua morte, perché una donna è di maggior utilità nella nostra vita se invece che elemento di felicità è strumento di dolore, e non ce n'è nessuna il cui possesso sia tanto prezioso quanto quello delle verità che essa ci rivela facendoci soffrire.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 113-114</ref>}}
{{quote|Quando parliamo dell'"amabilità" di una donna, forse non facciamo che proiettare all'esterno il piacere che proviamo a vederla, come i bambini quando dicono: "Mio caro lettino, mio caro cuscinetto, miei cari piccoli biancospini!".|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 114</ref>}}
{{quote|Ma noi non possiamo giudicare con lo stesso metro il fascino di una persona che è come tutte le altre, esterna a noi, dipinta all'orizzonte del nostro pensiero, e quello di una persona che, in seguito a un errore di localizzazione, dovuto a certi avvenimenti, ma tenace, si è insediata nel nostro corpo, al punto che, domandarci, retrospettivamente, se un certo giorno abbia o meno guardato una donna nel corridoio di un trenino marittimo, ci fa provare le stesse sofferenze di un chirurgo che cercasse una pallottola nel nostro cuore.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 114-115</ref>}}
{{quote|Rivedevo Albertine mentre sedeva alla pianola, rosea sotto i capelli neri; sentivo sulle mie labbra che lei cercava di dischiudere, la sua lingua, la sua lingua materna, incommestibile, nutritizia e santa, di cui la fiamma e la rugiada secrete erano tali che anche quando lei la faceva semplicemente scivolare sulla superficie del mio collo, del mio ventre, quelle carezze superficiali ma in qualche modo fatte dall'interno della mia carne, esteriorizzata come una stoffa che mostrasse il suo rovescio, assumevano, anche negli sfioramenti più esteriori, quasi la misteriosa dolcezza di una penetrazione.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 115</ref>}}
{{quote|Per disperarsi bisogna ancora tenere a questa vita che non potrà che essere infelice.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''`[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 116</ref>}}
{{quote|Siano le condizioni sociali ad impedirlo o le previsioni della saggezza, in realtà non si ha alcuna presa sulla vita di un altro essere.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 126</ref>}}
{{quote|E per quanto straziante sia il sacrificio, non rinunceremmo qualche volta a serbare come amici, dopo la loro morte, coloro che abbiamo amato, per paura di averli anche come giudici?|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 130</ref>}}
{{quote|Se Albertine avesse potuto sapere quel che poi sarebbe successo sarebbe rimasta con me. Ma questo voleva dire soltanto che se si fosse vista morta, avrebbe preferito restare con me in vita.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 134</ref>}}
{{quote|Pertanto, con l'ingenuità degli antichi teologi, io immaginavo quella creatura viva nell'atto di concedermi, non già le spiegazioni che avrebbe potuto darmi, ma, estrema contraddizione, quelle che, in vita, mi aveva sempre rifiutato.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 132</ref>}}
{{quote|L'indomani giunse una lettera la cui busta bastò a farmi fremere; avevo riconosciuto la calligrafia di Aimé, perché ogni persona, anche la più umile, ha alle proprie dipendenze quei piccoli esseri familiari, vivi e tuttavia distesi in una specie di torpore sulla carta: vale a dire i caratteri della propria scrittura e che lei sola possiede.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 146</ref>}}
{{quote|Ricordandomela com'era sul mio letto, mi pareva di vedere la sua coscia ricurva, la vedevo, era un collo di cigno che cercava la bocca dell'altra ragazza.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 150</ref>}}
{{quote|Era l'immagine di una morta, ma poiché quella morta viveva, mi fu facile fare immediatamente ciò che non avrei esitato a compiere se fosse stata accanto a me da viva (quello che farei se dovessi mai ritrovarla in un'altra vita), le perdonai.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 154</ref>}}
{{quote|Costruito dalla contiguità dei ricordi che si susseguivano l'un l'altro, il nero tunnel sotto il quale il mio pensiero fantasticava da troppo tempo perché potesse badare a sé stesso, veniva interrotto bruscamente da uno sprazzo di sole che cullava in lontananza un universo sorridente e azzurro dove Albertine non era più che un ricordo sorridente e pieno di fascino.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 158</ref>}}
{{quote|E questo continuava anche dopo la sua morte perché la memoria bastava a mantenere la vita reale che è mentale.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 167</ref>}}
{{quote|Certo, noi ignoriamo la particolare sensibilità di ogni essere, ma, di solito, non sappiamo nemmeno di ignorarla perché la sensibilità degli altri ci è indifferente.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 171</ref>}}
{{quote|Come un fiore tenebroso e sconosciuto che mi fosse recato dall'oltretomba da un essere nel quale non avessi saputo scoprirlo, mi sembrava di vedere dinnanzi a me il Desiderio incarnato d'Albertine che Andrée era per me, come Venere era per Giove.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 172</ref>}}
{{quote|Nell'universo vago e inesistente in cui si svolgevano le passeggiate di Albertine e di Andrée, mi sembrava che questa, con una creazione successiva e diabolica, aggiungesse all'opera di Dio una vallata maledetta.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 173</ref>}}
{{quote|E quel piacere doveva essere assai intenso per sconvolgere a tal punto la creatura che lo provava e strapparle quel linguaggio sconosciuto che sembrava designare e commentare tutte le fasi del delizioso dramma vissuto dalla ragazzina che il velo, sempre abbassato per gli altri salvo che per se stessa su ciò che avviene nella misteriosa intimità di ogni donna, nascondeva ai miei occhi.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 177</ref>}}
{{quote|Adesso capivo i vedovi che crediamo si siano consolati perché sposano la sorella della moglie, invece proprio questo prova che sono inconsolabili.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 181</ref>}}
{{quote|Così che avrei potuto credere — se non avessi fatto l'esperienza della presenza insopportabile di un'altra — di rimpiangere più un bacio che certe labbra, un piacere più che un amore, un'abitudine più che una persona.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 181</ref>}}
{{quote|Tutte le curiosità che avevo avuto un tempo per la sua vita, quando la conoscevo solo di vista, e, d'altra parte, tutti i desideri della mia vita, si fondevano in questa sola curiosità: sapere come Albertine provasse piacere, vederla con altre donne, forse perché, scomparse loro, io sarei rimasto solo con lei, ultimo e padrone.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 182</ref>}}
{{quote|L'idea della sua unicità non era più un "a priori" metafisico attinto nell'individualità di Albertine, come un tempo accadeva per le passanti, ma un "a posteriori" costituito dall'embricatura contingente ma indissolubile dei miei ricordi.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 184</ref>}}
{{quote|Come c'è una geometria nello spazio, c'è una psicologia nel tempo, in cui i calcoli di una psicologia piana non sarebbero più esatti perché non vi si terrebbe più conto del tempo e di una delle forme che esso riveste: l'oblio; l'oblio di cui cominciavo a sentire la forza, potente strumento di adattamento alla realtà in quanto a poco a poco distrugge in noi il passato che ancora sopravvive ed è, con la realtà, in perenne contraddizione.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 185</ref>}}
{{quote|La sventura degli esseri umani è quella di non essere per noi che immagini stampate da collezione sottoposte nel nostro pensiero a un continuo deterioramento.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 185</ref>}}
{{quote|La mia gelosia, essendo tenuta a bada da quella sensazione di intrigante e dolce tristezza che provavo, i miei sensi si risvegliavano.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 189</ref>}}
{{quote|Subito, allo sguardo che posavo sull'una o sull'altra di loro, si accompagnava immediatamente lo sguardo curioso, furtivo, intraprendente, riflesso di inafferrabili pensieri che di nascosto Albertine avrebbe lanciato su di loro e che, germinando, il mio con un'ala misteriosa, rapida e azzurrastra, pervadeva quei viali, fino a quel momento così naturali, di quel brivido di un ignoto che il mio desiderio da solo non sarebbe riuscito a risvegliare, perché per me non aveva niente di strano.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 189</ref>}}
{{quote|E l'atto di quella ragazza nel risalire in auto non lo constatavo soltanto con i miei occhi, come una visione superficiale che si attua così spesso durante una passeggiata: divenuto una sorta di atto durevole mi sembrava si estendesse anche nel passato con quella parte che gli era stata aggiunta che si appoggiava così voluttuosamente, così tristemente contro il mio cuore.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 190</ref>}}
{{quote|Ed ecco che l'avevo vista, per nulla diversa dalle sue amiche, salvo che per quello sguardo dissimulato che stabiliva tra lei e me una segreta intromissione in parti della sua vita evidentemente nascoste alle sue amiche, e che me la facevano apparire più accessibile — quasi mia a metà — più dolce di quanto non sono di solito le ragazze dell'aristocrazia.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 193</ref>}}
{{quote|Sarebbe stato un caso veramente straordinario che di quelle tre ragazze una si chiamasse Mademoiselle d'Eporcheville e fosse proprio quella che mi aveva guardato quasi sorridendo (prima verifica topica della mia supposizione) ma non quella che andava in una casa di appuntamenti.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 193</ref>}}
{{quote|Un tempo, invece, quando venivo riaccompagnato a casa dagli Champs-Elysées da Françoise, covando impotenti desideri e impossibilitato a servirmi dei mezzi pratici della civiltà, amavo come un selvaggio, anzi, poiché non avevo la possibilità di muovermi, come un fiore.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 194-195</ref>}}
{{quote|Ma già sul suo viso lo stupore e la collera erano spariti sotto il mero e vischioso sorriso di una pietà trascendente e di un'ironia filosofica, liquido colloso che il suo amor proprio offeso secerneva per guarire la ferita.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 196</ref>}}
{{quote|Poi considerai quale pane spirituale sia un giornale ancora caldo e umido della stampa recente e della nebbia del mattino in cui viene distribuito, fin dall'alba, alle governanti che lo portano al loro padrone con il caffè e latte, pane miracoloso, moltiplicabile, che è contemporaneamente uno e diecimila, che resta identico per tutti pur entrando contemporaneamente innumerevole in ogni casa.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 197</ref>}}
{{quote|E mi riprometto d'ora in avanti di leggerli sempre e leggere anche il nome dell'autore; ma, come un amante geloso che non inganna la propria donna per poter credere alla sua fedeltà, penso con tristezza che la mia attenzione futura non influenzerà, non ha retrospettivamente influenzato quella degli altri.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 198</ref>}}
{{quote|È una Venere collettiva, di cui non si possiede che un arto mutilato se ci si attiene al pensiero dell'autore, perché esso non si realizza completamente se non nella mente dei suoi lettori.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 199</ref>}}
{{quote|In quel medesimo istante, io vedevo il mio pensiero per tanta gente — o per coloro che non erano in grado di comprenderlo, la ripetizione del mio nome e come un'evocazione imbellita di me stesso — brillare su di loro, colorire il loro pensiero in un'aurora che mi riempiva di maggior forza e di una gioia ben più trionfante di quella multiforme che in quel medesimo istante compariva rosa a tutte le finestre.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 200</ref>}}
{{quote|Quel perpetuo errore che è la "vita" non dà le sue mille forme solo all'universo visibile e udibile, ma anche all'universo sociale, all'universo sentimentale e storico ecc.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 204</ref>}}
{{quote|Benissimo l'Affare Dreyfus, ma allora tanto vale che il mio droghiere qua all'angolo si dichiari nazionalista per pretendere di essere ricevuto da noi.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 208</ref>}}
{{quote|Probabilmente — poiché a tutti i livelli della società una vita mondana e frivola paralizza la sensibilità e toglie il potere di risuscitare i morti — la duchessa apparteneva a quella categoria di persone che per amare veramente hanno bisogno della presenza (di quella presenza che, da vera Guermantes, lei eccelleva a prolungare) ma, cosa, più rara, ne hanno bisogno anche per detestare un po'.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 210</ref>}}
{{quote|Questo, a volte, malgrado la sua frivolezza, dava alla condotta di Madame de Guermantes un che di abbastanza nobile unito a molta bassezza. Infatti, mentre i tre quarti degli esseri umani adulano i vivi e non tengono più in alcun conto i morti, lei spesso, invece, dopo la loro morte, faceva ciò che avrebbero desiderato quelli che aveva maltrattato in vita.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 209-210</ref>}}
{{quote|"Ma certo!" replicò Madame de Guermantes con un tono malinconico che attestava la sua comprensione per il dolore della figlia, e con un eccesso di voluta intensità che le permetteva di fingere di non essere sicura di ricordarsi proprio esattamente di suo padre.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 212</ref>}}
{{quote|Allo stesso modo un antisemita nel momento in cui dimostra la propria affabilità a un ebreo, parla male degli israeliti genericamente, modalità che gli permette di essere offensivo senza apparire villano.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 212-213</ref>}}
{{quote|Gilberte apparteneva, o almeno appartenne in quegli anni, alla varietà più diffusa di struzzi umani, quelli che nascondono la testa nella speranza, non di essere visti, cosa che essi ritenevano poco probabile, ma di non vedere che li si vede, il che, a loro, sembra già molto, e permette di affidarsi per il resto alla fortuna.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 219, nota a p.d.p.</ref>}}
{{quote|Avevo quasi le lacrime agli occhi nel dirlo, ma, per la prima volta, mi faceva un certo piacere parlarne. E a partire da quel momento cominciai a scrivere a tutti che avevo avuto un gran dolore, e a smettere di provarlo.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 222</ref>}}
{{quote|Quasi tutti i sogni rispondono alle domande che ci poniamo con affermazioni complesse, con regie dai molti personaggi, ma che non hanno domani.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 225</ref>}}
{{quote|E poiché succede per il dolore come per il desiderio delle donne, che aumenta se ci si pensa, aver molto da fare renderebbe molto più facile sia la castità che l'oblio.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 227</ref>}}
{{quote|Mi consolava forse più facilmente il constatare che colei che avevo amato, dopo un certo tempo non era più che un pallido ricordo, che il non ritrovare in me quella vana attività che ci fa perdere il tempo a tappezzare la nostra vita di una flora umana vivace e parassita, vita di cui non resterà nulla dopo la morte, già estranea a tutto quanto avevamo conosciuto e alla quale, per altro, la nostra senilità, chiacchierona, malinconica e futile cerca di piacere.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 228</ref>}}
{{quote|Ora questo essere nuovo mi recava, al contrario, con l'oblio una soppressione quasi totale della sofferenza, e quest'essere, così temuto, così benefico, altro non era che uno dei miei io di ricambio che il destino tiene in serbo per noi, e che, senza più ascoltare le nostre preghiere, più di quanto non faccia un medico chiaroveggente e autoritario, sostituisce, nostro malgrado, con un opportuno intervento, all'io veramente troppo ferito.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 229</ref>}}
{{quote|Mi ricordo che eravamo in camera mia, perché in quel momento mi faceva piacere avere una mezza relazione carnale con lei, a causa di quell'aspetto collettivo che il mio amore, all'inizio, aveva avuto, e che ora riprendeva per le ragazze della piccola banda, amore a lungo indiviso tra loro e, soltanto negli ultimi mesi che avevano preceduto e seguito la sua morte, associato per breve tempo unicamente alla persona di Albertine.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 230</ref>}}
{{quote|L'abitudine a pensare impedisce a volte di sperimentare la realtà, immunizza contro di essa, la fa apparire ancora pensiero. Non c'è idea che non abbia con sé la propria smentita, una parola la parola contraria.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 238</ref>}}
{{quote|In questo caso l'aiutava il fatto che non temeva più Albertine, perché la realtà degli esseri sopravvive in noi per poco tempo dopo la morte, e in capo a qualche anno essi sono come quelle divinità delle religioni estinte che si offendono senza timore perché si è smesso di credere alla loro esistenza.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 238-239</ref>}}
{{quote|Per questo spesso, parlando a persone la cui buona salute, e soprattutto la consapevolezza della loro buona salute, l'esasperava, l'avevo spesso sentita dir loro che avevano un'aria molto malata, e dichiarare, nella speranza di irritarle, che lei stava benissimo di salute, cosa che continuò a sostenere anche nei momenti in cui stava davvero male, fino al giorno del distacco della morte, quando non le importò più che le persone felici stessero bene e sapessero che lei stava morendo.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 239</ref>}}
{{quote|Perché fondamentalmente non era cattiva, e se la sua natura non superficiale, quella un po' più profonda, non era, come si credeva al primo momento a causa delle sue delicate attenzioni, la gentilezza, ma piuttosto l'invidia e l'orgoglio, la sua terza natura, più profonda ancora, la vera, ma non completamente realizzata, tendeva alla bontà, all'amore verso il prossimo.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 240</ref>}}
{{quote|Mentiamo per difendere il nostro piacere, o il nostro onore, se la divulgazione del piacere è contraria all'onore. Si mente tutta la vita, anche, e soprattutto, forse soltanto a coloro che ci amano.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 246</ref>}}
{{quote|E in effetti, conoscere in tutta la sua laidezza Albertine, non era, malgrado la mia ragione volesse negarlo, sceglierla e amarla?|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 247</ref>}}
{{quote|Anche nel più completo accecamento la perspicacia persiste sotto la forma stessa della predilezione e della tenerezza, così abbiamo torto a parlare, in amore, di scelta sbagliata, poiché, posto che vi sia una scelta, questa non può essere che sbagliata.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 248</ref>}}
{{quote|Perché l'uomo è quell'essere che ha la facoltà di ridiventare in pochi secondi più giovane di parecchi anni, e, circondato dalle mura del tempo che vi naviga, ma come in una vasca in cui il livello mutasse continuamente mettendolo alla portata, ora di un'epoca, ora di un'altra.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 248</ref>}}
{{quote|Ma bisogna soprattutto dirsi questo: la bugia, da un lato, è un tratto del carattere, da un altro, in donne che altrimenti non sarebbero bugiarde, è una difesa naturale, improvvisata all'inizio, e poi sempre più organizzata contro quel pericolo immediato che potrebbe distruggere tutta una vita: l'amore.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 253</ref>}}
{{quote|D'altra parte, non è un caso se persone intellettuali e sensibili si concedono sempre a donne insensibili e inferiori, e tengono tanto a loro che la prova di non esserne amate non le guarisce dal sacrificare tutto pur di serbare accanto a sé una tale donna.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 253</ref>}}
{{quote|Ma allora, queste indiscrezioni che si compiono dopo che la vita terrena di una persona si è conclusa, non provano, in fondo, che nessuno crede in una vita futura?|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 255</ref>}}
{{quote|Ma quella ragione ultima, che elevava quasi a una sorta di parossismo appassionato le due prime, lui stesso forse l'ignorava, e le altre due esistevano realmente in Albertine, quando il pomeriggio della replica aveva voluto andare da Madame Verdurin, il piacere, del tutto onesto, di rivedere delle amiche d'infanzia che per lei non erano affatto viziose come lei non lo era per loro, chiacchierare con loro, far loro vedere, con la sua sola presenza dai Verdurin, che la povera ragazza che così avevano conosciuto, era ora invitata in un salotto famoso, e anche il piacere di ascoltare la musica di Vinteuil.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 261</ref>}}
{{quote|La verità e la vita sono assai ardue, e, alla fin fine, mi restava di esse, senza riuscire a conoscerle, un'impressione in cui la tristezza era forse superata dalla stranezza.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 262</ref>}}
{{quote|Da molto lontano, appena oltrepassato San Giorgio, scorgevo quell'ogiva che già mi aveva visto, e lo slancio dei suoi archi spezzati aggiungeva al suo sorriso di benvenuto la distinzione di uno sguardo più elevato e quasi incompreso.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 264</ref>}}
{{quote|E poiché a Venezia le cose magnifiche, incaricate di darci le sensazioni familiari della vita, sono opere d'arte, significa falsare il carattere di questa città, sotto il pretesto che la Venezia di certi pittori è freddamente estetica nella sua parte più celebre (eccetto nei superbi studi di Maxime Dethomas) rappresentandone solo gli aspetti miserabili, là dove sparisce ciò che ne costituisce lo splendore, e per rendere Venezia più intima e più vera, farla rassomigliare ad Aubervilliers.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 265</ref>}}
{{quote|Ma dopo essere stato in passato, in un primo senso e per viltà, infedele a ognuno dei miei desideri concepito come unico, poiché avevo ricercato un oggetto analogo e non lo stesso che non speravo più di ritrovare, ora, sistematicamente, ricercavo donne che, in quanto tali, Albertine non aveva conosciute e io d'altronde non ricercavo più quelle che, un tempo, avevo desiderate.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 268</ref>}}
{{quote|Infatti la vecchiaia ci rende incapaci di intraprendere ma non di desiderare.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 276</ref>}}
{{quote|I suoi articoli, dove ogni parola era soppesata, assomigliavano a quei bollettini medici ottimisti cui segue immediatamente la morte del malato.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 279</ref>}}
{{quote|Albertine non era stata per me che un coacervo di pensieri ed era sopravvissuta alla sua morte fisica fintanto che quei pensieri esistevano in me; inversamente, ora che quei pensieri erano morti, Albertine non risuscitava affatto con il suo corpo.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 284</ref>}}
{{quote|Lei era ora ciò che un tempo era stata Albertine; il mio amore per Albertine non era stato che una forma passeggera della mia devozione alla giovinezza. Crediamo di amare una ragazza e non amiamo in lei, ahimè! che quell'aurora di cui il suo viso riflette momentaneamente il rossore.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 287</ref>}}
{{quote|Il nostro amore della vita non è che un vecchio legame di cui non sappiamo più liberarci. La sua forza è nel suo perdurare. Ma la morte che lo interrompe ci guarirà dal desiderio di immortalità.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 288</ref>}}
{{quote|Per me è giunta l'ora in cui, quando mi ricordo del Battistero, davanti alle acque del Giordano, dove San Giovanni immerge il Cristo, mentre la gondola ci attendeva davanti alla Piazzetta, non mi è indifferente che in quella fresca penombra, accanto a me ci sia stata una donna, avvolta nel suo lutto, con il fervore rispettoso ed entusiasta della donna anziana che si vede a Venezia nel quadro di ''Sant'Orsola'' del Carpaccio, e che quella donna, dalle guance rosse e dagli occhi tristi, nei suoi veli neri, e che nulla per me potrà far uscire da quel santuario dolcemente illuminato di San Marco, in cui sono sicuro di ritrovarla perché essa vi ha lì il suo posto, riservato e immutabile come un mosaico, sia mia madre.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 290</ref>}}
{{quote|Avevo riconosciuto tutto, e quel mantello dimenticato, avendomi reso, per guardarlo, gli occhi e il cuore di colui che sarebbe andato a Versailles con Albertine, mi pervase per un istante di una vaga sensazione, ben presto dissipata, di desiderio e di malinconia. |[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 291</ref>}}
{{quote|Forse questa era la prova che aveva proprio qualcosa da nascondere, forse a causa di questo era stata schernita e disprezzata, e l'atteggiamento che assumeva per evitare che lo si credesse di lei, era come quell'avversione che gli animali provano per le persone che li hanno picchiati.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 294</ref>}}
{{quote|E siccome non ci sono grandi differenze tra il ricordo di un sogno e il ricordo di una realtà, finivo per chiedermi se non si fosse originata durante il mio sonno, in un cupo frammento di cristallizzazione veneziana, quella strana fluttuazione che offriva, alla prolungata meditazione del chiaro di luna, una vasta piazza circondata da romantici palazzi.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 296</ref>}}
{{quote|Subito l'idea di tutte le ore di piacere carnale di cui la nostra partenza mi avrebbe privato, elevò quel desiderio, che esisteva in me allo stato cronico, all'altezza di un sentimento e lo immerse nella malinconia e nel vago.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 296</ref>}}
{{quote|I palazzi mi parevano ridotti ai loro semplici elementi e masse di marmo, simili a tutti gli altri, e l'acqua a una combinazione di idrogeno e ossigeno, eterna, cieca, anteriore ed esteriore a Venezia, ignara dei Dogi e di Turner.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 297</ref>}}
{{quote|Non soltanto non conteneva più mia madre, ma siccome non avevo la calma sufficiente per permettere al mio pensiero di posarsi sulle cose che mi stavan davanti, esse cessarono di contenere qualcosa anche di me, anzi, cessarono di essere Venezia, come se fossi stato io a introdurre un'anima nelle pietre dei palazzi e nell'acqua del Canale.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 300</ref>}}
{{quote|Lungo il percorso, dal treno, vedemmo prima Padova e poi Verona venirci incontro, dirci addio fino quasi alla stazione, e mentre noi ci allontanavamo, ritornare, esse che non partivano, l'una alle sue pianure, l'altra alla sua collina.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 300</ref>}}
{{quote|Una buona parte di ciò che crediamo, ed è così fino alla fine, con un'ostinazione pari alla buona fede, viene da un primo errore sulle premesse.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 302</ref>}}
{{quote|Infatti l'ottimismo è la filosofia del passato. Gli eventi che sono accaduti, essendo tra tutti i possibili i soli che conosciamo, il male che ci hanno causato ci sembra inevitabile e per quel poco di bene che necessariamente hanno portato con sé, attribuiamo loro il merito, immaginandoci che senza di loro non si sarebbe prodotto.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 306</ref>}}
{{quote|Non solo perché adesso che si sapeva ricevuto non aveva più alcun piacere ad essere invitato, ma perché dei due vizi che se lo erano a lungo disputato, il meno naturale, lo snobismo, cedeva il posto ad un altro meno artificioso, poiché indicava una sorta di ritorno, anche se distorto, verso la natura.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 314</ref>}}
{{quote|Dapprima si era detto che la nonna sarebbe stata sorpresa a quelle notizie, poi che si sarebbe rattristata, il che era semplicemente un modo di dire che la nonna non avrebbe provato piacere per un avvenimento così straordinario, ma la mamma, non potendo ammettere che sua madre potesse essere stata privata di un piacere, preferiva pensare che era meglio così, poiché quella notizia non avrebbe potuto farle che dispiacere.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 321</ref>}}
{{quote|"Sarà", concluse la vice-maitresse in tono scettico, ma non aveva alcuna prova, ed era convinta che, nel nostro secolo, la perversità dei costumi gareggiasse con l'assurdità calunniatrice delle chiacchiere.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 309</ref>}}
{{quote|E la tristezza, cupa come un trasloco, amara come la gelosia, che quei matrimoni mi suscitarono con l'improvvisa imprevedibilità dello choc che subivo, fu così profonda che più tardi mi venne ricordata attribuendomene assurdamente il merito, come fosse stata tutto il contrario di ciò che al momento fu, cioè un doppio, triplo e anche quadruplo presentimento.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 310</ref>}}
{{quote|Jupien era sincero nella sua indignazione; nelle persone cosiddette immorali l'indignazione è altrettanto forte quanto in quelle morali; è appena un po' diverso l'oggetto.|[[Marcel Proust]] <ref>''|[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 327</ref>}}
{{quote|Soltanto chi abbia avuto per lungo tempo un'amante si premura di togliere il mantello alla propria moglie prima di entrare in un ristorante, e avere verso di lei i dovuti riguardi.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 329</ref>}}
{{quote|Gli omosessuali sarebbero i migliori mariti del mondo se non recitassero la commedia di amare le donne.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VI, ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]],'' pag. 333</ref>}}
==== VII. ====
{{quote|Ma, com'era stato per Elstir nei confronti di Chardin, si può rifare ciò che si ama solo ripudiandolo.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. </ref>}}
{{quote|Se gliel'avessi domandato forse mi avrebbe detto la verità, così come Albertine se fosse resuscitata.<ref>In seguito glielo chiesi. Era Léa vestita da uomo. Gilberte sapeva che Léa conosceva Albertine ma non poté dirmi di più. Così certe persone si ritrovano sempre nella nostra vita e preparano i nostri piaceri e i nostri dolori. [NDA, ''ibidem'']</ref>|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 24 </ref>}}
{{quote|Perché in questo mondo in cui tutto si logora, in cui tutto perisce, la cosa che cade in rovina e si distrugge ancor più completamente della Bellezza, e lasciando anche meno tracce di essa, è il Dolore.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 24</ref>}}
{{quote|Avrei potuto disegnare il quadrilatero di luce che il sole faceva sotto i biancospini, la zappetta che la ragazzina teneva in mano, il lungo sguardo che fissò su di me. Solo che io avevo creduto, a causa del gesto volgare che l'aveva accompagnato, che fosse uno sguardo di disprezzo, perché ciò che io desideravo mi pareva qualcosa che le ragazzine ignorassero e facessero soltanto nella mia immaginazione, durante le ore del mio desiderio solitario. E ancora meno avrei creduto che, con tanta disinvoltura e tempestività, una di esse, quasi sotto gli occhi di mio nonno, avesse avuto l'audacia di rappresentarlo.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 25</ref>}}
{{quote|Si dice, e ciò spiega l'indebolimento progressivo di certe affezioni nervose, che il nostro cervello invecchia. Il che non è vero soltanto per il nostro "io" permanente che si prolunga per tutta la durata della vita, ma per tutti i nostri "io" successivi che alla fine in parte lo compongono.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 26</ref>}}
{{quote|Ma, soprattutto dopo il favore di cui godono di questi tempi gli esercizi fisici, l'oziosità ha assunto una forma sportiva, anche nelle ore non dedicate allo sport, e si esprime, allora, non più in apatia ma in una vivacità febbrile, che crede di non lasciare né tempo né spazio alla noia per svilupparsi.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 29</ref>}}
{{quote|E, non trovandolo, avevo chiamato Albertine, credendo che la mia amica morta fosse sdraiata accanto a me, come faceva spesso la sera, e ci fossimo addormentati insieme, contando al risveglio, sul tempo che sarebbe occorso a Françoise per arrivare, perché Albertine suonasse, senza commettere imprudenza, il campanello che io non trovavo.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 29-30</ref>}}
{{quote|Anche quando era immobile, quel colorito che era più suo che di tutti i Guermantes, e che pareva il distillato di una giornata di sole allo stato solido, gli conferiva come una sorta di strano piumaggio, e faceva di lui come una specie così rara e preziosa che si sarebbe voluto possederla per una collezione ornitologica; ma più ancora, quando questa luce mutata in uccello si metteva in movimento, entrava in azione, quando, per esempio, vedevo Robert de Saint-Loup fare il suo ingresso a una serata di gala in cui anch'io ero presente, aveva, a momenti, certi scatti improvvisi del capo così sericamente e fieramente impennacchiato sotto l<nowiki>'</nowiki>''aigrette'' dorata dei capelli, appena un po' più radi di un tempo, certi movimenti del collo talmente più flessuosi, più mobili e più civettuoli di quanto non abbiano gli esseri umani, che, davanti alla curiosità e all'ammirazione, in parte mondana in parte zoologica, che ispirava, ci si chiedeva se ci trovassimo nel Faubourg Saint-Germain o al Giardino Zoologico, e se si stesse guardando un gran signore che attraversava un salotto o un uccello che andava avanti e indietro nella sua gabbia.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 35</ref>}}
{{quote|Quale che sia il genere di amori di un uomo, ci si inganna sempre sul numero di persone con cui egli ha delle relazioni, perché, erroneamente, normali amicizie vengono interpretate come relazioni, il che è un errore per addizione; infatti si ritiene che una relazione provata ne escluda un'altra, il che è un altro genere di errore.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 36</ref>}}
{{quote|Una donna che si ama raramente basta ai nostri bisogni, e la si inganna con una che non si ama.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 36</ref>}}
{{quote|Curiosi di sapere, quando la nostra mente ha riaperto gli occhi, ciò che abbiano potuto fare sotto il padrone che fa sdraiare i suoi schiavi prima di sottoporli ad un'incombenza precipitosa, i più maliziosi, appena il compito è assolto, tentano furtivamente di guardare. Ma il sonno li batte in velocità nel far sparire le tracce di ciò che avrebbero voluto vedere. Così, dopo tanti secoli non sappiamo granché a questo proposito.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 53</ref>}}
{{quote|Ma ero incapace di vedere qualunque cosa il cui desiderio non fosse stato risvegliato in me, in precedenza, da qualche lettura, qualcosa di cui non avessi tracciato, io stesso anticipatamente, un abbozzo che in seguito desideravo confrontare con la realtà.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 56</ref>}}
{{quote|Forse perché avrei potuto trarre da esse la conclusione che la vita insegna ad abbassare il valore della lettura, e ci mostra che ciò che lo scrittore ci vanta non valeva un granché; ma potevo ugualmente dedurne che la lettura, al contrario, ci insegna a rialzare il valore della vita, valore che non abbiamo saputo apprezzare e, solo grazie al libro, ci rendiamo conto di quanto fosse grande.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 56-57</ref>}}
{{quote|Come dalla inseminazione di una piccola quantità di lievito, apparentemente per generazione spontanea, certe giovani donne andavano in giro, a tutte le ore, con in testa alti turbanti cilindrici, come ne avrebbero potuti portare certe contemporanee di Madame Tallien, e indossando, per civismo, certe tuniche egizie, diritte, scure, molto "guerra", su gonne cortissime; calzavano sandali che richiamavano il coturno alla maniera di Talma, o alte ghette che ricordavano quelle dei nostri cari combattenti; dicevano che era perché non dimenticavano di dover rallegrare la vista dei nostri soldati, che si abbigliavano ancora non solo con abiti morbidi ma anche con gioielli che, per il loro tema decorativo, evocavano l'esercito, sebbene il materiale non provenisse dall'esercito, o non fosse stato lavorato nell'esercito.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 61</ref>}}
{{quote|Nel gran mondo (e del resto questo fenomeno sociale non è che un'applicazione di una legge psicologica ben più generale) le novità, riprovevoli o meno, suscitano sgomento fintanto che non sono assimilate e circondate da elementi rassicuranti.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 65</ref>}}
{{quote|In ogni caso, ogni peccato esige misericordia.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 66</ref>}}
{{quote|A volte si vedevano ancora attorno a lei anonimi resti di un mondo ignorato, ma che non stupivano più di alcuni frammenti di guscio attorno a un pulcino, coloro che sapevano da quale uovo fosse uscita Madame Bontemps.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 68</ref>}}
{{quote|Tanto sono rari i facili successi come gli smacchi definitivi.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 72</ref>}}
{{quote|Ma molti grandi alberghi, a quell'epoca, erano popolati da spie che prendevano nota delle notizie trasmesse per telefono da Bontemps con un'indiscrezione mitigata, per fortuna, dalla mancanza di fondatezza delle sue informazioni, puntualmente smentite dagli avvenimenti.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 75</ref>}}
{{quote|All'ora di cena i ristoranti erano affollati, e se per strada vedevo un povero soldato in licenza, sfuggito per sei giorni al rischio permanente della morte e pronto a ritornarsene in trincea, posare un istante gli occhi sulle vetrate illuminate, soffrivo come al Grand Hôtel di Balbec, quando i pescatori ci guardavano pranzare, anzi di più, perché sapevo che la miseria del soldato è più grande dei quella del povero in quanto le riunisce tutte in sé, ed è ancora più toccante perché più rassegnata e più nobile; quel soldato, pronto a ripartire per il fronte, alla vista degli imboscati che si spintonavano per avere un tavolo, si limitava a scuotere il capo con filosofia e senza mai odio, dicendo: " Si direbbe che qui non ci sia la guerra". |[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 76</ref>}}
{{quote|Poi si passava oltre e nulla più interrompeva l'igienico monotono e campestre scalpiccio nell'oscurità.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 78</ref>}}
{{quote|Così, per compensazione, mentre giovanotti virtuosi con l'età si abbandonano alle passioni di cui, alla fine, han preso coscienza, certi adolescenti facili divengono uomini di sani principi, contro i quali i Charlus, accorsi ma troppo tardi sulla fede di antiche voci, si scontrano sgradevolmente. È una questione di cronologia.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 79, nota pdp</ref>}}
{{quote|Avevo già notato, in diverse persone, che l'ostentazione di sentimenti lodevoli non è l'unico sistema per coprire quelli cattivi, ma una forma più nuova è l'esibizione di questi ultimi, se non altro per non dare l'impressione di volerli nascondere.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 79</ref>}}
{{quote|Ma le parole di Saint-Loup non mi suonavano male, in quanto mi ricordavano che la presunzione è stretta parente della stupidità, e la semplicità ha un sapore un po' nascosto ma gradevole.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 82</ref>}}
{{quote|Questa buona educazione è, malgrado tutto, indice di grandi inibizioni per lo spirito. Chi non sa liberarsene, resta un uomo di mondo.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 83</ref>}}
{{quote|Nelle persone intelligenti e che lavorano sul serio c'è una certa avversione per coloro che volgono in letteratura ciò che fanno e lo mettono in risalto.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 85</ref>}}
{{quote|Egli provava, a trascorrere, in maniera sicuramente casta, le notti all'addiaccio con dei senegalesi, sempre pronti in ogni momento a sacrificare la loro vita, una voluttà cerebrale non esente da molto disprezzo nei confronti di certi "signorini ricercati", e che, per quanto opposta gli sembrasse, non era molto diversa dall'ebbrezza che gli dava la cocaina di cui aveva abusato a Tansonville, e da cui l'eroismo, come un rimedio che supplisca a un altro, lo guariva.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 87</ref>}}
{{quote|Al di fuori dell'omosessualità, nelle persone per natura meno inclini ad essa, esiste un certo ideale di virilità che l'omosessuale, se non è un essere superiore, trova a propria disposizione, per poi magari snaturarlo.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 88</ref>}}
{{quote|La guerra, che fa, delle capitali in cui non sono rimaste che le donne, la disperazione degli omosessuali, costituisce, al contrario, il romanzo appassionato degli omosessuali, se sono abbastanza intelligenti per crearsi illusioni, ma non abbastanza da saperle mettere in luce, riconoscendone l'origine, giudicare sé stessi.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 90</ref>}}
{{quote|Ma i giornali si leggono come si ama, con una benda sugli occhi. Non si cerca di capire i fatti, si ascoltano le dolci parole del redattore capo come si ascoltano le parole della propria amante. Si è sconfitti e contenti, perché non ci si crede sconfitti, ma vincitori.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 96</ref>}}
{{quote|Infatti è straordinario fino a qual punto in questi scampati al fuoco che sono i soldati in licenza, nei vivi che un medium ipnotizza o nei morti che evoca, l'unico effetto del contatto con il mistero sia di accrescere, se possibile, la fatuità dei discorsi.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 104</ref>}}
{{quote|Ancora si può capire che al fronte ci sia una sorta di civetteria a esclamare: "Che rosa! è stupendo! e quel verde pallido!", quando si può venir uccisi da un momento all'altro, ma tutto questo non esisteva per Saint-Loup, a Parigi, poiché si trattava di un'incursione insignificante ma che, dal nostro balcone, nel silenzio di una notte in cui si era scatenata d'un tratto una festa ''vera'', con i tiri della contraerea, utili e protettori, e squilli di trombe che non erano una semplice esibizione, ecc.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 105</ref>}}
{{quote|Robert sembrava compiacersi di questo paragone tra aviatori e Valchirie, e lo spiegò d'altronde con ragioni puramente musicali: "Diamine, la musica delle sirene d'allarme era proprio quella di una ''Cavalcata!'' Bisogna proprio che arrivino i tedeschi per poter riascoltare un po' di Wagner a Parigi."|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 106</ref>}}
{{quote|Si può dire che in lui l'evoluzione del suo male, o la rivoluzione del suo vizio, era giunta a quel limite estremo per cui l'esigua originaria personalità dell'individuo, le sue ancestrali qualità, sono completamente eclissate dal passaggio, di fronte ad esse, del difetto o del male generico che le accompagnano.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 113</ref>}}
{{quote|Lo si trovava "anteguerra", fuori moda, perché sono proprio le persone meno adatte a giudicare i meriti altrui, quelle che, per classificarli, adottano quasi sempre le direttive della moda; non solo non hanno mai saputo trarre profitto dagli uomini di valore presenti in una generazione, ma non li hanno mai nemmeno sfiorati, e ora si sentono in dovere di condannarli tutti in blocco perché è già pronta l'etichetta di una nuova generazione che a sua volta non verrà maggiormente compresa.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 117</ref>}}
{{quote|M. de Charlus trovandosi in una città in cui gli uomini maturi, che finora erano stati la sua passione, erano scomparsi, si comportava come certi francesi, donnaioli impenitenti in Francia, che vivevano nelle colonie; aveva, prima per necessità e poi per gusto, preso l'abitudine dei ragazzini.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 120</ref>}}
{{quote|La gente di solito va alla ricerca dei propri piaceri senza mai pensare che gli se influssi inibenti e moderatori venissero a cessare, la proliferazione degli infusori raggiungerebbe il suo massimo, vale a dire, farebbe in pochi giorni un balzo di parecchi milioni di leghe passando da un millimetro cubo a ad una massa di un milione di volte più grande del sole dopo aver, nel frattempo, distrutto tutto l'ossigeno e tutte le sostanze di cui viviamo, e non ci sarebbero più né l'umanità, né terra, né animali; o senza immaginare che un'irreparabile e molto verosimile catastrofe potrebbe essere provocata, nell'etere, da un'attività incessante e frenetica del sole che la sua apparente immutabilità nasconde.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 123</ref>}}
{{quote|Tutta intenta ad immergere il ''croissant'' nel caffè e latte, dando dei colpetti al giornale per farlo restare aperto senza dover distogliere l'altra mano impegnata a inzuppare, esclamava: "Che orrore! Questo supera in orrore le più spaventose tragedie!" Ma la morte di tutte quelle persone doveva apparirle ridotta a un miliardesimo, perché, pur facendo a bocca piena tutte quelle amare considerazioni, l'espressione che era dipinta sul suo volto, prodotta probabilmente dal sapore del ''croissant,'' così prezioso per l'emicrania, era piuttosto quella di una dolce soddisfazione.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 124</ref>}}
{{quote|Avessero detto ai francesi che sarebbero stati sconfitti, ognuno di loro si sarebbe sentito disperato più che se avessero loro detto che sarebbe stato ucciso dalle ''Berta.''|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 125</ref>}}
{{quote|Charlus era molto intelligente, mentre in tutti i paesi gli sciocchi sono in maggior numero; non c'è dubbio che, se avesse vissuto in Germania, gli sciocchi tedeschi, l'avrebbero irritato; ma, vivendo in Francia, i francesi sciocchi che difendevano con ottusità e passione una causa giusta non lo irritavano di meno.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 127</ref>}}
{{quote|Infine M. de Charlus era umanamente sensibile; l'idea di un vinto lo faceva star male, era sempre dalla parte dei deboli, non leggeva le cronache giudiziarie per non dover soffrire sulla sua pelle le angosce del condannato, e per l'impossibilità di ammazzare il giudice, il boia e la folla entusiasta al vedere che "giustizia è fatta".|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 127</ref>}}
{{quote|In simili casi coloro che non conosciamo, ma immaginiamo soltanto, si compiangono più di chi ci è accanto nella banalità della vita quotidiana, a meno di essere tutt'uno con costoro, di essere con essi una sola carne; il patriottismo compie appunto un tale miracolo, si parteggia per il proprio paese come si parteggia per sé stessi in una discussione amorosa.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 128</ref>}}
{{quote|Suo malgrado, per quanto provasse ammirazione per l'Inghilterra, per la straordinaria maniera in cui era entrata in guerra, quell'Inghilterra impeccabile, incapace di menzogna ma che impediva l'importazione in Germania del pane e del latte, era un po' la patria di uomini d'onore, di testimoni patentati, d'arbitri in questioni d'onore; mentre sapevo che persone tarate, furfanti come certi personaggi di Dostojevski, possono essere migliori, e non ho mai potuto capire perché li identificasse con i tedeschi, dato che la menzogna e l'astuzia non sono sufficienti per emettere un giudizio di buon cuore che i tedeschi non sembra abbiano dimostrato.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 129</ref>}}
{{quote|Così, il gioco delle diverse leggi psicologiche si industria a compensare, nella fioritura della specie umana, tutto ciò che, in un senso o nell'altro, porterebbe al suo annientamento con l'eccesso o la rarefazione. Lo stesso avviene nel mondo dei fiori dove un'identica saggezza, messa in luce da Darwin, regola le modalità di fecondazione opponendole successivamente le une alle altre.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 135</ref>}}
{{quote|Inoltre, era irritante sentir accusare tutti, e probabilmente molto spesso senza alcuna prova, da parte di uno che escludeva sé stesso da quella categoria speciale di persone alla quale, per altro, era risaputo che egli appartenesse, e dove tanto volentieri includeva gli altri.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 144</ref>}}
{{quote|La banalità dell'uomo appariva di continuo sotto la pedanteria del letterato. E accanto a immagini che non volevano dire niente ("i tedeschi non potranno più guardare in faccia la statua di Beethoven"; "Schiller ha dovuto rivoltarsi nella tomba"; "l'inchiostro che ha sanzionato la neutralità del Belgio era appena asciugato"; "Lenin parla ma è come se parlasse al vento della steppa"), c'erano volgarità del genere: "Ventimila prigionieri sono una cifra; il nostro comando saprà tenere un occhio, e quello buono, bene aperto; noi vogliamo vincere, punto e basta". Ma in mezzo a tutto questo, che enorme erudizione! Quanta intelligenza! Quanti ragionamenti più che giusti!|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 147</ref>}}
{{quote|Ma soprattutto perché, da ex antidreyfusardo militante che aveva fiutato la preparazione tedesca molto prima della guerra, gli era capitato molto spesso di scrivere: "Già nel 1897 io ho denunciato che…", "Già nel 1901 io ho segnalato…", "Io ho avvertito nel mio opuscoletto, oggi rarissimo… (''habent sua fata libelli'')", e in seguito gli era rimasta l'abitudine.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 149</ref>}}
{{quote|In breve, soltanto per enunciare tutto ciò che lui non aveva detto e per ricordare tutto quello che aveva detto qualche anno prima, e quello che Clausewitz, Jomini, Ovidio, Apollonio di Tiana eccetera avevano detto qualche secolo fa, Brichot avrebbe potuto agevolmente raccogliere materiale per un enorme volume. Ed è un peccato che non l'abbia fatto, perché quei suoi articoli così corposi, ora è difficile reperirli.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 150</ref>}}
{{quote|Una simile preterizione mi era comunque meno penosa di spiegazioni retrospettive.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 153</ref>}}
{{quote|Le cattedrali devono essere venerate fino al giorno in cui, per conservarle, bisognerebbe rinnegare le verità che insegnano. Il braccio di san Firmino sollevato in un gesto di comando quasi militaresco significava: "Mi spezzino pure se l'onore lo esige. Non sacrificate gli uomini alle pietre la cui bellezza deriva proprio dall'aver fissato per un attimo delle verità umane."|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 154</ref>}}
{{quote|Perché la sua frivolezza era così sistematica, che la nascita nobile unita alla bellezza, e ad altri privilegi, erano per lui la sola cosa durevole — mentre la guerra, come l'affare Dreyfus, eran mode volgari e passeggere.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 161</ref>}}
{{quote|Gli aeroplani che, poche ore prima, avevo visto formare, come degli insetti, macchie scure nel blu della sera, passavano ora nella notte che il parziale oscuramento dei lampioni rendeva ancora più profonda, come luminosi brulotti.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 162</ref>}}
{{quote|In quella Parigi di cui, nel 1914, avevo visto la bellezza quasi indifesa attendere la minaccia del nemico che si avvicinava, c'era adesso, come allora, lo splendore antico e immutabile di una luna crudelmente, misteriosamente serena, che riversava sui monumenti ancora intatti l'inutile bellezza della sua luce; ma, come nel 1914, e più ancora che nel 1914, c'era anche un'altra cosa, luci diverse e fuochi intermittenti che, sia dagli aeroplani, sia dai proiettori della Torre Eiffel, sapevamo diretti da una volontà intelligente, da una vigilanza amica che dava quello stesso genere di emozione, ispirava lo stesso genere di gratitudine e di calma, che avevo provato nella camera di Saint-Loup, nella cella di quel chiostro militare in cui si esercitavano, prima che consumassero, un giorno, nel pieno della loro giovinezza e senza alcuna esitazione, il loro sacrificio, tanti cuori ardenti e disciplinati.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 162</ref>}}
{{quote|È sempre l'attaccamento all'oggetto a provocare la morte di chi lo possiede.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 169</ref>}}
{{quote|E, simbolo di quella invasione che preconizzava il disfattismo di M. de Charlus, sia della cooperazione dei nostri fratelli musulmani con le armate francesi, la luna ricurva e sottile come uno zecchino sembrava mettere il cielo di Parigi sotto il segno orientale della mezzaluna.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 172</ref>}}
{{quote|"Io mi interesso alle cose e agli uomini solo da pittore e da filosofo. D'altronde sono troppo vecchio. Peccato però che per completare il quadro uno di noi non sia un'odalisca."|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 172</ref>}}
{{quote|Tuttavia in lui mi colpì qualcosa, che non era il volto che non vedevo, né l'uniforme nascosta da un gran mantello, ma la straordinaria sproporzione tra il numero di punti diversi per i quali era passato il suo corpo e la manciata di secondi durante i quali la sua uscita, che sembrava l'uscita tentata da un assediato, si era svolta.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 173</ref>}}
{{quote|Quell'orrore che i grandi provano per gli snob che vogliono a tutti i costi familiarizzare con loro, l'uomo virile lo prova per l'invertito, la donna per ogni uomo troppo innamorato.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 185</ref>}}
{{quote|"Ci sono, però, delle brave persone tra i ricchi. Io mi farei ammazzare volentieri per un tipo così", dichiarò Maurice, che, evidentemente, compiva le sue terribili fustigazioni sul barone solo meccanicamente, per effetto di un'educazione trascurata, per bisogno di denaro e una certa tendenza a guadagnare in un modo presumibilmente ritenuto meno faticoso del lavoro, ma che forse lo era molto di più.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 186</ref>}}
{{quote|Quel ''ma dopotutto chi se ne importa'' era un esempio tra mille di quel magnifico linguaggio, così diverso da quello che parliamo solitamente, in cui l'emozione fa deviare ciò che vogliamo dire e fiorire in sua vece una frase completamente diversa, emersa da un lago sconosciuto dove vivono tali espressioni senza alcun rapporto con il pensiero, e che, appunto per questo, lo rivelano.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 188</ref>}}
{{quote|A causa del loro gonnellino, e perché certe fantasie lacustri si associano spesso a simili desideri, gli scozzesi erano tra i più ricordati. E siccome ogni follia riceve dalle circostanze qualche particolare caratteristica, se non addirittura un peggioramento, un vecchio, le cui curiosità erano state probabilmente tutte soddisfatte, chiedeva con insistenza se non era possibile fargli fare la conoscenza di un mutilato.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 190</ref>}}
{{quote|Un sadico ha un bel credersi in compagnia di un assassino, la sua anima pura, la sua anima di sadico, non cambia per questo, ed egli resta stupefatto davanti alla falsità di alcuni individui che, niente affatto assassini, vogliono guadagnarsi facilmente "uno scudo" e il cui padre o la madre o la sorella risuscitano e rimuoiono, di volta in volta, poiché parlando con il cliente cui vogliono piacere non fanno che contraddirsi.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 191</ref>}}
{{quote|Sembrava che tutti conoscessero M. de Charlus, ed egli indugiava a lungo con ciascuno, esprimendosi con quello che lui riteneva fosse il loro linguaggio, sia per una ostentazione pretenziosa di colore locale, sia per il sadico piacere di mescolarsi a una certa vita viziosa: "Tu, che schifo, ti ho visto davanti all'Olympia con due che fanno marchette. Era per farti dare la grana. Ecco come mi tradisci."|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 192</ref>}}
{{quote|Niente è più limitato del piacere e del vizio. In questo caso di può veramente dire, mutando il senso dell'espressione, che si ricade sempre nello stesso circolo vizioso.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 195</ref>}}
{{quote|Non si fa a suon di schiaffi solo l'educazione dei ragazzi ma anche quella dei poeti.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 200</ref>}}
{{quote|Nel frattempo persiste l'oscurità; immersi in quel nuovo elemento, i frequentatori della casa di Jupien, illudendosi di aver viaggiato, di esser venuti ad assistere a un fenomeno naturale come una marea o un'eclissi, e assaporando invece di un piacere predisposto e sedentario, quello di un incontro fortuito nell'ignoto, celebravano, nel fragore vulcanico delle bombe, sotto un postribolo pompeiano, riti segreti in tenebre di catacombe.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 204</ref>}}
{{quote|Ma a tutto quello che diceva si accompagnava un'espressione del volto che sarebbe convenuta a una frase tutta diversa, come se, pur possedendo tutta la gamma preziosa delle espressioni umane del volto, avesse vissuto in un altro mondo, e tali espressioni le esternasse non come si dovrebbe ma quasi sfogliasse a caso sguardi e sorrisi senza alcun rapporto con il discorso che stava ascoltando. Spero per lui, se, come mi auguro, è ancora al mondo, che non fosse preda di una malattia cronica, ma di un'intossicazione passeggera.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 205</ref>}}
{{quote|"Al principio della guerra ci dicevano che i tedeschi erano degli assassini, dei briganti, veri banditi, dei ''bboches''… " (Se metteva parecchie ''b'' a ''boches'' era perché l'accusa che i tedeschi fossero degli assassini le sembrava dopo tutto plausibile, ma quella che fossero dei ''boches'' le pareva inverosimile a causa della sua enormità. Soltanto, era difficile capire quale significato misteriosamente terribile Françoise desse al termine ''boche,'' dato che si trattava dell'inizio della guerra, e anche per il tono dubbioso con cui pronunciava questa parola. Infatti il dubbio che i tedeschi fossero dei criminali di fatto poter essere infondato, ma non racchiudeva in sé, da un punto di vista logico, nessuna contraddizione; ma come dubitare fossero ''boches'', visto che quel termine nella lingua popolare significa proprio tedeschi? Forse Françoise non faceva che ripetere, in modo indiretto, i discorsi violenti che aveva udito allora, e nei quali una particolare energia accentuava la parola ''boches''.) |[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 216</ref>}}
{{quote|In questo libro, cove non c'è un solo fatto che non sia fittizio, un solo personaggio "a chiave", dove tutto è inventato da me secondo le necessità della mia dimostrazione, io devo dire a lode del mio paese che i soli parenti milionari di Françoise, che avevano abbandonato il loro ritiro per abbandonare la nipote senza alcun appoggio, son persone reali, veramente esistenti.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 217</ref>}}
{{quote|E non sarebbe magari possibile che la stessa morte accidentale — come quella di Saint-Loup, legata, per altro, al suo carattere più di quanto io non abbia creduto di dover dire — fosse anch'essa decretata in anticipo, conosciuta soltanto agli dei, invisibile agli uomini, ma rivelata da una tristezza a metà incosciente, a metà cosciente (e anche in quest'ultima misura espressa agli altri con quella totale sincerità che poniamo nell'annunciare sventure alle quali crediamo intimamente di sfuggire, ma che tuttavia arriveranno) in colui che la porta in sé e di continuo l'avverte come una parola d'ordine, una scadenza fatale?|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 223</ref>}}
{{quote|Lui, che sempre in questa vita, anche seduto, anche camminando in un salotto, sembrava trattenere lo slancio di una carica, dissimulando in un sorriso l'indomabile volontà che c'era nella sua testa triangolare, aveva alla fine caricato. Sbarazzata dai suoi libri, la torretta feudale era ridivenuta militare.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 224</ref>}}
{{quote|Per parte mia vi scorsi piuttosto quella sorta di dolcezza quasi fisica, di distacco dalla realtà della vita, così ardente in coloro che la morte ha già accolto nella sua ombra.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 236</ref>}}
{{quote|Con una brutalità quasi trionfale ripeteva in tono monotono leggermente balbettante e con sorde risonanze sepolcrali: "Hannibal de Bréauté, morto! Antoine de Mouchy, morto! Charles Swann, morto! Adalbert de Montmorency, morto! Boson de Talleyrand, morto! Sosthéne de Doaudeville, morto!"; e ogni volta la parola "morto" pareva ricadere su quei defunti come una palettata di terra più pesante gettata da un becchino deciso a inchiodarli più profondamente alla tomba.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 239</ref>}}
{{quote|Si sarebbe proprio detto che i segni che quel giorno dovevano trarmi dallo scoraggiamento e ridarmi fiducia nella letteratura, avessero a cuore di moltiplicarsi, infatti accadde che un maggiordomo, da tempo al servizio dei Guermantes, avendomi riconosciuto mi portò nella biblioteca in cui mi trovavo, per evitarmi di andare al buffet, un piattino con alcuni dolcetti e un bicchiere di aranciata, e che io mi asciugassi le labbra con il tovagliolo che mi aveva dato; e subito, come quel personaggio delle ''Mille e una notte'' che, senza saperlo, compiva proprio il rito che faceva apparire, visibile soltanto a lui, un docile genio pronto a portarlo lontano, una nuova visione di azzurro passò davanti ai miei occhi; questa volta era un azzurro puro e salmastro, che si gonfiò in mammelle bluastre.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 246</ref>}}
{{quote|Questo spiegava come mai le mie inquietudini riguardo la morte fossero cessate nel momento in cui avevo riconosciuto inconsciamente il sapore della piccola ''madeleine'', poiché, in quel tempo, l'essere che io ero stato era un essere extratemporale, di conseguenza incurante delle vicissitudini dell'avvenire. Questo essere non era mai venuto a me, non si era mai manifestato, se non al di fuori dell'azione, dell'immediato godimento, ogni volta che il miracolo di un'analogia mi aveva consentito di sfuggire al presente. Lui solo aveva il potere di farmi ritrovare i giorni passati, il tempo perduto, dinnanzi al quale gli sforzi della mia memoria e della mia intelligenza fallivano sempre.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 250</ref>}}
{{quote|Quante volte, nel corso della mia vita, la realtà mi aveva deluso perché, nel momento in cui la percepivo, l'immaginazione, che era l'unico organo di cui disponevo per godere della bellezza, non poteva applicarsi ad essa, in virtù di quella imprescindibile legge che vuole che sia possibile immaginare solo ciò che è assente.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 250</ref>}}
{{quote|L'essere che si era ridestato in me quando, con un tale fremito di felicità, avevo udito il rumore comune sia al cucchiaio che tocca il piatto e al martello che batte sulla ruota o quando sotto il piede avevo avvertito le pietre disuguali, nel selciato del cortile dei Guermantes e nell'impiantito del battistero di San Marco, questo essere si nutre solo dell'essenza delle cose e solo in esso trova sostentamento e delizia. Egli langue nell'osservazione del presente, dove i sensi non sono in grado di recargliela, nella considerazione di un passato che l'intelligenza gli inaridisce, nell'attesa di un avvenire che la volontà costruisce con frammenti del presente e del passato, ai quali essa sottrae una parte della loro realtà conservandone solo ciò che conviene a un fine utilitaristico, strettamente umano, che loro assegna.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 251</ref>}}
{{quote|Un attimo affrancato dall'ordine del tempo ha ricreato in noi, perché lo si percepisca, l'uomo affrancato dall'ordine del tempo. Ed è comprensibile che costui confidi nella propria gioia, anche se il semplice piacere di una ''madeleine'' non sembra contenere logicamente la ragione di tale gioia, come è comprensibile che il termine "morte" non abbia più senso per lui: situato fuori del tempo che cosa potrebbe temere dall'avvenire?|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 252</ref>}}
{{quote|Avviene per i ricordi dolorosi la stessa cosa che avviene per i morti. Ora, questi si dissolvono presto, e intorno alle loro stesse tombe non resta che la bellezza della natura, il silenzio, la purezza dell'aria.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 253</ref>}}
{{quote|Sempre in simili resurrezioni il luogo remoto, generato intorno alla sensazione comune, si era accoppiato per un istante, come un lottatore, al luogo attuale. Sempre il luogo attuale ne era uscito vincitore; sempre era stato il vinto ad apparirmi più bello, così bello da farmi restare in estasi sul selciato sconnesso come davanti alla tazza di tè, cercando di trattenere, nel momento in cui mi apparivano, quella Combray, quella Venezia, quella Balbec, invadenti e respinte, che risorgevano per abbandonarmi in seguito in quei luoghi nuovi ma permeabili al passato.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 254</ref>}}
{{quote|L'impressione è per lo scrittore quello che per lo scienziato è la sperimentazione, con questa differenza, che nello scienziato il lavoro dell'intelligenza precede, mentre nello scrittore viene dopo. Ciò che noi non abbiamo dovuto decifrare, chiarire con il nostro sforzo personale, ciò che era già chiaro prima di noi, non ci appartiene. Da noi proviene soltanto ciò che traiamo dall'oscurità che è in noi e che gli altri non conoscono.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 261</ref>}}
{{quote|Così ero giunto ormai a questa conclusione: che noi non siamo per niente liberi di fronte all'opera d'arte, che non la creiamo a nostro piacimento, ma che, preesistendo a noi, dobbiamo, poiché è contemporaneamente necessaria e nascosta, proprio come faremmo con una legge di natura, scoprirla.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 262</ref>}}
{{quote|La vera arte non sa che farsene dei proclami, si compie nel silenzio.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 263</ref>}}
{{quote|E, forse, è più dalla qualità del linguaggio che non dai criteri estetici che è possibile giudicare il grado cui è stato portato il lavoro intellettuale e morale.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 263</ref>}}
{{quote|Un'opera imbevuta di teorie è come un oggetto su cui si lasci il cartellino del prezzo. Si ragiona, vale a dire, si divaga, ogni qualvolta non si ha la forza di costringersi a far passare l'impressione attraverso tutti gli stadi successivi che porteranno alla sua destinazione finale, all'espressione.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 263</ref>}}
{{quote|E se possedessi ancora quel ''François le Champi'' che la mamma estrasse una sera dal pacchetto dei libri che la nonna intendeva regalarmi per la mia festa, io non oserei mai guardarlo. Avrei troppa paura di inserirvi a poco a poco le mie impressioni di oggi, di vederlo diventare a tal punto una cosa del presente che, quando gli chiedessi di suscitare ancora una volta il ragazzino che decifrò il suo titolo nella cameretta di Combray, il ragazzino, non riconoscendo il suo accento, non risponderebbe più al suo richiamo e resterebbe per sempre sepolto nell'oblio.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 271</ref>}}
{{quote|L'anatomia non è il tema che sceglierebbe un cuore tenero, se avesse facoltà di scelta.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 271</ref>}}
{{quote|Allo stesso modo la ferrovia, secondo alcuni, avrebbe ucciso la contemplazione, ed era inutile rimpiangere il tempo delle diligenze, l'automobile, invece, adempie la funzione di queste ultime e fa sostare di nuovo i turisti davanti alle chiese abbandonate.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 272</ref>}}
{{quote|La natura stessa non mi aveva messo, per questo aspetto, sulla via dell'arte? Non era essa stessa un principio d'arte, lei che spesso mi aveva permesso di conoscere la bellezza di una cosa solo attraverso un'altra, il mezzogiorno a Combray nel suono delle sue campane, le mattinate di Doncieres nei singhiozzi del nostro calorifero ad acqua? Il rapporto può essere di scarso interesse, gli oggetti mediocri, pessimo lo stile, ma finché non c'è tutto questo, non c'è nulla.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 273</ref>}}
{{quote|Ma noi suoniamo di nuovo la sinfonia, ritorniamo a visitare la chiesa finché — in questa fuga lontano dalla nostra vera vita che non abbiamo il coraggio di guardare, e che si chiama eruzione — non le conosceremo altrettanto bene, e allo stesso modo, del più erudito musicologo e archeologo.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 275</ref>}}
{{quote|La sua scrittura complicata era fatta solo per la gente di mondo, dicevano alcuni democratici, rendendo così un onore immeritato alla gente di mondo.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 277</ref>}}
{{quote|Mentre la realtà del talento è un bene, un'acquisizione universale, di cui si deve cogliere la presenza sotto le mode apparenti del pensiero e dello stile, è su queste ultime che la critica si sofferma per classificare gli autori.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 277</ref>}}
{{quote|La loro logomachia si rinnova ogni dieci anni (poiché il caleidoscopio non è composto solo dai gruppi mondani, ma anche dalle idee politiche, sociali e religiose che assumono una momentanea ampiezza grazie alla loro rifrazione su vaste masse, ma che, ciononostante, restano limitate alla vita effimera delle idee la cui novità ha potuto sedurre solo spiriti poco esigenti in fatto di prove).|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 278</ref>}}
{{quote|Disgraziatamente, appunto perché non sono che mezzi ingegni, i primi hanno bisogno di completarsi nell'azione, agiscono quindi più degli ingegni superiori, attirano a sé la folla, creando attorno a sé, non solo eccessiva fama e sdegni ingiustificati, ma guerre civili e guerre generali da cui un po' di autocritica giansenista dovrebbe preservarli.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 278</ref>}}
{{quote|La vera vita, la vita finalmente scoperta e messa in luce, di conseguenza la sola vita realmente vissuta, è la letteratura, vita che, in un certo senso, dimora in ogni momento in tutti gli uomini così come nell'artista.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 280</ref>}}
{{quote|Soltanto con l'arte possiamo uscire da noi stessi.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 280</ref>}}
{{quote|Ma mi rendevo anche conto che la sofferenza che avevo provato la prima volta con Gilberte, e cioè che il nostro amore non appartiene all'essere che lo ispira, è salutare accessoriamente come mezzo (infatti, per poco che la nostra vita debba durare, è solo quando soffriamo che i nostri pensieri, agitati da moti perpetui e mutevoli, fanno salire come durante una tempesta, a un'altezza da cui possiamo vederla, tutta quell'immensità regolata da leggi, sulla quale, appostati ad una finestra mal situata, non riusciamo ad avere alcuna visione, perché la calma che dà felicità la lascia unita e a un livello troppo basso; forse soltanto per qualche grande genio un tale moto persiste costantemente senza che siano necessarie le angosce del dolore; tuttavia quando contempliamo l'ampio e regolare sviluppo delle loro opere gioiose, può darsi che si sia portati a supporre, in base alla gioosità dell'opera, quella della loro vita che è stata forse invece costantemente dolorosa) — ma salutare principalmente perché, se il nostro amore non appartiene soltanto a una Gilberte (cosa che ci fa tanto soffrire), non è perché è anche l'amore di una Albertine, ma perché è una porzione della nostra anima, più duratura dei diversi io che muoiono successivamente in noi, che vorrebbero egoisticamente trattenerlo, e che deve, qualunque sia il male che esso infligge (male per altro utile), staccarsi dagli esseri per ritrovare la propria generalità e dare quest'amore, la comprensione di quest'amore, a tutti, allo spirito universale, e non a questa e poi quell'altra donna nelle quali l'uno o l'altro che siamo successivamente stati, amerebbero fondersi.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 281</ref>}}
{{quote|Ogni persona che ci fa soffrire può essere da noi collegata a una divinità di cui non è che un riflesso frammentario e l'ultimo stadio, divinità (Idea) la cui contemplazione ci suscita subito gioia in luogo della tristezza che sentivamo. Tutta l'arte di vivere consiste nel servirci delle persone che ci fanno soffrire solo come un gradino che ci permetta di accedere alla loro forma divina, e popolare in tal modo gioiosamente la nostra vita di divinità.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 284 nota p.d.p.</ref>}}
{{quote|Come il seme, anch'io avrei potuto morire, quando la pianta si fosse sviluppata, e mi trovavo ad aver vissuto per essa senza saperlo, senza sospettare che la mia vita potesse entrare in rapporto con i libri che avrei voluto scrivere, e per i quali, quando mi mettevo a tavolino, non trovavo mai argomenti.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 284</ref>}}
{{quote|Egli non si ricorda che dell'universale. Grazie a tali intonazioni di voci, a tali espressioni fisionomiche, anche se visti nella sua più lontana infanzia, la vita degli altri aveva ormai lasciato in lui la sua impronta, e più tardi, quando avrebbe scritto, sarebbe venuta a comporre un movimento delle spalle comune a molti, vero come se fosse stato annotato sul taccuino di un anatomista, ma ora riprodotto per esprimere una verità psicologica, innestando su quelle spalle una mossa fatta da un altro, avendo ciascuno offerto il suo istante di posa.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 286</ref>}}
{{quote|E quando cerchiamo di estrarre l'universalità dal nostro dolore, quando ne scriviamo, ci sentiamo un po' consolati anche per un'altra ragione, diversa da quella che ho esposto fin qui: e cioè che pensare in maniera universale, scrivere, è per lo scrittore una funzione sana e necessaria, il cui adempimento rende felici, come per certi uomini dediti all'esercizio fisico, la ginnastica, il sudore, il bagno.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 288</ref>}}
{{quote|Non ero lontano dal provare per me un certo orrore, come lo proverebbe un partito nazionalista, in nome del quale si fosse iniziata una guerra in cui tante nobili vittime avessero sofferto e fossero morte, senza nemmeno sapere (cosa che almeno per la nonna sarebbe stata una grande ricompensa) l'esito della lotta.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 289</ref>}}
{{quote|E certo non ci sarebbero state solo la nonna e Albertine, ma altre persone ancora di cui ero riuscito ad assimilare una parola, uno sguardo, ma che, in quanto creature individuali non ricordavo più; un libro è come un grande cimitero in cui sulla maggior parte delle tombe non è più possibile leggere i nomi ormai cancellati.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 289</ref>}}
{{quote|Sotto questo primo aspetto, l'opera dev'essere considerata soltanto come un amore infelice che fatalmente ne presagisce altri, e farà sì che la vita assomigli all'opera, così che il poeta non avrà quasi più bisogno di scrivere, potendo trovare in ciò che ha scritto l'anticipazione di ciò che accadrà.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 291</ref>}}
{{quote|Ma per un altro aspetto, l'opera è segno di felicità perché ci insegna che in ogni amore l'universale sta accanto al particolare, e ci insegna a passare dal secondo al primo con una ginnastica che fortifica contro il dolore inducendoci a trascurarne la causa per approfondirne l'essenza.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 291</ref>}}
{{quote|Là dove la vita erge un muro, l'intelligenza apre una breccia, dato che, se non c'é rimedio per un amore non corrisposto, si può uscire dalla constatazione di una sofferenza, non foss'altro che traendone le conseguenze che essa comporta. L'intelligenza non conosce nella vita situazioni chiuse, senza via d'uscita.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 292</ref>}}
{{quote|Dovevo dunque rassegnarmi, poiché niente può durare se non trasformandosi in universale, e se lo spirito muore a sé stesso, all'idea che gli esseri che furono più cari allo scrittore non hanno fatto, in fin dei conti, che posare per lui, come dinanzi a un pittore.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 292</ref>}}
{{quote|Quanto alla felicità essa non ha quasi che un'unica utilità: rendere possibile l'infelicità. Occorre che nella felicità si formino legami molto forti e dolci, di fiducia e tenerezza, affinché la loro rottura ci susciti quella lacerazione così preziosa che si chiama infelicità. Se non fossimo stati felici, non foss'altro che a causa della speranza, le sventure sarebbero prive di crudeltà e di conseguenza resterebbero infruttuose.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 294</ref>}}
{{quote|Le nostre passioni abbozzano i nostri libri, ma sono le pause tra l'una e l'altra a scriverli.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 295, nota p.d.p.</ref>}}
{{quote|Beati coloro che hanno incontrato la prima, prima di incontrare la seconda, e per i quali, per quanto vicine possano essere l'una all'altra, l'ora della verità è scoccata prima dell'ora della morte!|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 298</ref>}}
{{quote|Lo scrittore non deve aversela a male se l'invertito dà alle sue eroine un volto maschile. Questa particolarità un po' aberrante permette all'invertito di dare, in seguito, a ciò che legge tutto il suo valore universale.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 299</ref>}}
{{quote|Lo scrittore, soltanto per un'abitudine presa dal linguaggio insincero delle prefazioni e delle dediche, dice: "il mio lettore". In realtà, ogni lettore, quando legge, è soltanto il lettore di sé stesso. L'opera dello scrittore non è che una specie di strumento ottico che egli offre al lettore al fine di permettergli di discernere ciò che, senza quel libro, forse non avrebbe visto in sé stesso. Il riconoscere dentro di sé, da parte del lettore, quanto dice il libro, è la prova della verità di questo e ''viceversa'', almeno in una certa misura, in quanto la diversità fra i due testi spesso è imputabile non all'autore ma al lettore. Inoltre il libro può essere troppo colto, troppo oscuro per il lettore semplice e offrirgli così solo una lente offuscata con la quale non potrà leggere. Ma altre particolarità (come l'inversione) possono far sì che il lettore abbia bisogno di leggere in un certo modo per poter leggere in maniera a lui comprensibile. L'autore non deve prendersela, ma al contrario, lasciare al lettore la più grande libertà, dicendogli: "Decidete voi se vedete meglio con questa lente, con quella, o con quell'altra ancora.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 299</ref>}}
{{quote|Il sogno inoltre costituisce uno di quei fatti della mia vita che mi aveva colpito di più, che più aveva contribuito a convincermi del carattere puramente mentale della realtà, e di cui non avrei disdegnato l'aiuto nella composizione della mia opera.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 303</ref>}}
{{quote|Ma proprio per questo (ed è un'indicazione a non vivere in un'atmosfera troppo intellettuale), proprio perché era così diversa da me, essa mi aveva fecondato con il dolore, e all'inizio anche con il semplice sforzo per riuscire a immaginare ciò che differisce da sé. Quelle pagine, se fosse stata capace di capirle, per questa stessa ragione non le avrebbe ispirate.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 304, nota p.d.p.</ref>}}
{{quote|La gelosia è un buon reclutatore che, quando c'è un vuoto nel nostro quadro, va a cercare per la strada la bella ragazza di cui abbiamo bisogno.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 306</ref>}}
{{quote|Quel fatto non aveva nulla di straordinario, dal momento che un'impressione capace di suscitare in me l'uomo eterno non era necessariamente legata più alla solitudine che alla società (come avevo creduto un tempo, come forse era stato per me in passato, e come magari avrebbe dovuto essere ancora se mi fossi armoniosamente sviluppato, invece che quella lunga interruzione che sembrava soltanto sul punto di concludersi).|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 308</ref>}}
{{quote|Il poeta stesso con maggior scelta e languore ricerca volontariamente nel profumo di una donna, per esempio, dei suoi capelli e del suo seno, le analogie ispiratrici che gli rievocheranno "l'azzurro del cielo immenso e tondo" o "un porto pieno di vele e di alberi".|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 308</ref>}}
{{quote|Qui, al contrario, un istinto mi aveva avvertito di dissimularle il più possibile; sentivo che in esse non c'era più nulla di lusinghiero perché ls trasformazione non era voluta, e mi accorsi infine, cosa cui non avevo pensato entrando in quel salone, che ogni festa, per quanto semplice sia, se ha luogo molto tempo dopo che si è smesso di andare in società, e se appena riunisca alcune delle persone che si sono conosciute in passato, fa l'effetto della festa in maschera, della più riuscita fra tutte, quella in cui siamo più sinceramente "intrigati" dagli altri, ma dove quelle maschere, che i presenti da un pezzo si sono adattati alla faccia senza volerlo, non si possono toglier via con acqua e sapone finita la festa.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 314</ref>}}
{{quote|Pupazzi, ma che, per identificarli con coloro conosciuti un tempo, bisognava leggere contemporaneamente su parecchi piani, situati dietro di essi, e che davano loro spessore e obbligavano a uno sforzo mentale ogni volta che ci si trovava davanti a quei vecchi fantocci, poiché bisognava guardarli contemporaneamente con gli occhi e con la memoria. Pupazzi immersi nei colori immateriali degli anni, pupazzi che esteriorizzano il Tempo, il Tempo che abitualmente non è visibile, che per diventarlo va alla ricerca di corpi, e ovunque li trovi, se ne impadronisce per mostrare su di essi la sua lanterna magica.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 315</ref>}}
{{quote|Avrei dovuto pensare che noi chiamiamo ''ancien régime'' tutto ciò di cui non abbiamo conosciuto che la fine; per cui ciò che scorgiamo all'orizzonte assume una grandezza misteriosa e ci sembra richiudersi su un mondo che non vedremo più.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 322</ref>}}
{{quote|Ma, innanzitutto, accade per la vecchiaia come per la morte. Alcuni la affrontano con indifferenza, non perché abbiano più coraggio degli altri, ma perché hanno meno immaginazione.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 323</ref>}}
{{quote|Perché se i nomi avevano perso per me qualcosa della loro individualità, le parole me ne rivelavano tutto il significato. La bellezza delle immagini è situata dietro gli oggetti; quella delle idee davanti. Di modo che la prima cessa di meravigliarci non appena li abbiamo raggiunti, ma si comprende la seconda solo quando li abbiamo oltrepassati.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 325, nota p.d.p.</ref>}}
{{quote|"È sempre ammirevole", rispose lui, usando un aggettivo che in alcune famiglie, al contrario di quanto avviene in certe tribù dove i genitori anziani sono trattati senza pietà, si attribuisce ai vecchi nei quali l'uso delle facoltà più materiali come l'udire, l'andare a messa a piedi, sopportare con un certo distacco i lutti, assume agli occhi dei figli una straordinaria bellezza morale.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 327</ref>}}
{{quote|Non erano dei vecchi, ma dei diciottenni estremamente appassiti.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 330</ref>}}
{{quote|E, d'altronde, essa non aggiungeva sempre e soltanto figure geometriche alla guance delle donne. Nella duchessa di Guermantes, per esempio, rimaste pressoché inalterate, sebbene ora composite come un torrone, scorgevo una sfumatura di verde rame, un frammento di conchiglia rosa, un gonfiore difficile da definire, più piccolo di una bacca di vischio e meno trasparente di una perla di vetro.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 332</ref>}}
{{quote|Quanto ai vecchi i cui lineamenti erano mutati, essi cercavano tuttavia di serbare, fissa su di loro in permanenza, una di quelle espressioni fugaci che si assumono per un secondo durante una posa fotografica e con le quali si tenta di nascondere un difetto. Sembravano, insomma, divenuti definitivamente delle immutabili istantanee di loro stessi.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 335</ref>}}
{{quote|Sono sfumature che il profano non coglie, ma una risata soffocata di un bambino sotto un occhio appuntito come una matita blu ben temperata, anche se un po' di traverso, è qualcosa di più di una differenza di orchestrazione.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 337</ref>}}
{{quote|C'erano uomini che sapevo imparentati con altri senza aver mai pensato che avessero qualcosa in comune; contemplando il vecchio eremita che era diventato Legrandin, d'un tratto constatai, anzi posso dire che scoprii con una soddisfazione da zoologo, nel rilievo delle guance la stessa struttura di quella del suo giovane nipote Léonor de Cambremer che tuttavia pareva non somigliargli affatto; a questo primo elemento comune ne aggiunsi un altro che non avevo notato in Léonor de Cambremer, poi altri ancora che non erano nessuno di quelli che normalmente mi offriva la sintesi della sua giovinezza; di modo che presto ebbi di lui una specie di caricatura più autentica, che se fosse stata in tutto e per tutto rassomigliante; suo zio, ora, mi sembrava semplicemente il giovane Cambremer che, per divertirsi, avesse assunto le sembianze del vecchio che sarebbe stato un giorno, cosicché, a darmi con tanta forza la sensazione del Tempo, non era più soltanto ciò che erano diventati i giovani di ieri, bensì anche ciò che sarebbero diventati quelli di oggi.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 340</ref>}}
{{quote|In secondo luogo, non sembravano invecchiate. La vecchiaia è qualcosa di umano; esse erano dei mostri e non sembravano "cambiate" più di quanto lo sarebbero delle balene.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 341</ref>}}
{{quote|E spesso quelle bionde ballerine non solo avevano conquistato, con una parrucca di capelli biondi, l'amicizia di duchesse che prima non conoscevano. Ma, non avendo fatto altro nella vita che danzare, l'arte le aveva toccate come la grazia. E così, come nel XVII secolo illustri dame prendevano il velo, esse vivevano in appartamenti pieni di quadri cubisti, e un pittore cubista dipingeva esclusivamente per loro, e loro non vivevano che per lui.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 342</ref>}}
{{quote|Perciò non c'è umiliazione, per quanto grande, cui non ci si possa facilmente rassegnare sapendo che in capo a qualche anno le nostre colpe, oramai sepolte, non saranno che un'invisibile polvere sulla quale sorriderà la pace ridente e fiorita della natura.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 345</ref>}}
{{quote|E, grazie alla pettinatura, alla soppressione dei baffi, all'eleganza del tipo ed alla volontà, quel naso ebraico spariva, così come può apparire quasi dritta una persona gobba ben vestita.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 351</ref>}}
{{quote|La sola presenza di quel monocolo sul viso Bloch, dispensava prima di tutto dal chiedersi se fosse bello o meno, come davanti a quegli oggetti inglesi di cui un commesso di negozio ci dice che sono "il massimo dello chic", dopo di che non abbiamo più il coraggio di chiederci se ci piacciano.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 351</ref>}}
{{quote|"Far parlare di sé", quest'espressione che in qualsiasi ambiente viene applicata ad ogni donna che abbia un'amante, nel faubourg Saint-Germain veniva attribuita a donne che pubblicano libri, nella borghesia di Combray a quelle che fanno matrimoni, in un senso o nell'altro, "sproporzionati"!|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 354</ref>}}
{{quote|La successione al nome è triste come tutte le successioni, come tutte le usurpazioni di proprietà; e sempre, senza interruzione, sarebbero seguite, come un'onda dopo l'altra, nuove principesse di Guermantes, o piuttosto, millenaria, sostituita di epoca in epoca nel suo ruolo da una donna diversa, una sola principessa di Guermantes, ignara della morte, indifferente a tutto ciò che muta e ferisce i nostri cuori, mentre il nome avrebbe rinchiuso su tutte quelle che di volta in volta sarebbero scomparse la usa sempre uguale e immemorabile imperturbabilità.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 354</ref>}}
{{quote|Ministri tarati, ex puttane erano considerati modelli di virtù.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 357</ref>}}
{{quote|D'altronde la marchesa non ha parlato di Madame Leroi, non tanto perché quest'ultima, in vita, era stata poco gentile nei suoi confronti, quanto perché nessuno avrebbe potuto interessarsi a lei dopo la sua morte, e quel silenzio era dettato più dal tatto letterario della scrittrice che dal rancore mondano della donna.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 363</ref>}}
{{quote|In un ambito più ristretto ed esclusivamente mondano, come in un problema più semplice che inizi a difficoltà più complesse ma del medesimo ordine, l'inintelligibilità che risultava, nella mia conversazione con la giovane donna, dal fatto che avevamo vissuto in un certo ambiente a venticinque anni di distanza, mi dava la sensazione della Storia, e avrebbe potuto rafforzarne in me il senso.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 364</ref>}}
{{quote|Un nome molto spesso è tutto quello che resta per noi di un individuo, non solo quando è morto, ma anche da vivo. E le nostre nozioni su di lui sono così vaghe o così bizzarre e corrispondono così poco a quelle che lui ha di noi, che abbiamo dimenticato di esser stati quasi sul punto quasi di batterci con lui in duello, ma ricordiamo che da bambino portava delle strane ghette gialle quando veniva agli Champs Elisées dove invece, nonostante le nostre assicurazioni, non ricorda di aver giocato con noi.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 367</ref>}}
{{quote|Da vicino, nella trasparenza di un viso dove, più da lontano e male illuminato, io non vedevo che la gaia giovinezza (sia che vi sopravvivesse, sia fossi io a evocarla) affiorava, quasi terrificante e smaniosa, la smorfia di un vecchio Shylock angosciato e in attesa dietro le quinte di entrare in scena, mentre già recita sottovoce i primi versi.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 367</ref>}}
{{quote|Il desiderio di non essersi sbagliati quando si è fatto un pronostico errato, abbrevia la durata del ricordo di quel pronostico e promette di affermare, il più rapidamente possibile, che non l'abbiamo formulato.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 371</ref>}}
{{quote|(Infatti, tra noi e gli altri esseri c'è un bordo di contingenze, come avevo capito, nelle mie letture di Combray, che ce n'è uno di percezione, che impedisce la posa di contatto assoluta tra la realtà e lo spirito.)|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 378</ref>}}
{{quote|E la difficoltà che ognuno aveva a fare una cernita tra le malattie, l'assenza, il ritiro in campagna, la morte delle persone anziane dell'alta società, consacrava, così come l'indifferenza degli incerti, l'insignificanza dei defunti.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 381</ref>}}
{{quote|Si limitò a guardarmi come ho detto, in un modo che significava: "Quanto tempo!" e in cui sfilavano i suoi mariti, gli uomini che l'avevano mantenuta, due guerre e i suoi occhi stellari, simili a un orologio astronomico intagliato in un opale, segnano successivamente tutte le ore solenni di un passato così lontano che le ritrovava ogni qualvolta voleva farvi un saluto che era sempre una scusa.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 383</ref>}}
{{quote|D'altronde, è fin troppo evidente che la guerra non è strategica, ma ha più attinenza con la medicina, in quanto comporta casi imprevisti che soltanto un clinico potrebbe sperare di evitare, come la Rivoluzione russa.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 387</ref>}}
{{quote|Vi osservavo mentre chiacchieravate con mia zia Oriane, che ha tutte le qualità del mondo, ma alla quale non faremo certamente torto dicendo che non appartiene all'élite pensante, non è vero?|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 391</ref>}}
{{quote|Ma avrei avuto il coraggio di rispondere a coloro che sarebbero venuti a trovarmi o mi avrebbero fatto cercare che, per cose essenziali di cui bisognava senza indugio fossi messo al corrente avevo un appuntamento di capitale importanza con me stesso. E tuttavia, benché ci siano pochi rapporti tra il nostro io autentico e l'altro, a causa dell'omonimia e del corpo comune ad entrambi, l'abnegazione che ci spinge a fare il sacrificio dei doveri più facili, perfino dei piaceri, sembra egoismo agli altri.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 391</ref>}}
{{quote|A che sarebbe servito che per anni perdessi serate a far scivolare sull'eco appena spenta delle loro parole il suono altrettanto vano delle mie, per lo sterile piacere di un contatto mondano che esclude ogni approfondimento? Non era meglio che, di quei gesti che compivano, di quelle parole che dicevano, della loro natura, io cercassi di descrivere la curva e rivelare la legge?|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 392</ref>}}
{{quote|Ma infine, quando mi fossero stata necessarie delle pause di riposo e di compagnia, sentivo che più che le conversazioni intellettuali che le persone di mondo credono utili agli scrittori, lievi amori con giovani ragazze in fiore sarebbero stati un alimento scelto che, a rigore, avrei potuto concedere alla mia immaginazione, simile al famoso cavallo che veniva nutrito solo di rose.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 393</ref>}}
{{quote|Il fatto è, come spesso avevo sospettato, che ciò che ci sembra così unico in una persona che si desidera, non le appartiene.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 393</ref>}}
{{quote|Ognuna si ergeva, in un momento diverso della mia vita, come una divinità protettrice e locale, dapprima al centro di uno di quei paesaggi sognati la cui giustapposizione divideva in quadrati la mia vita, e dove avevo cercato di immaginarla; in seguito, vista dal lato del ricordo, circondata dai luoghi dove l'avevo conosciuta e che lei mi rammentava, restandovi legata, perché se la nostra vita è vagabonda la nostra memoria è sedentaria, e noi abbiamo un bel correre senza tregua, i nostri ricordi inchiodati ai luoghi da cui ci distacchiamo, continuano a svolgere la loro vita casalinga, come quegli amici occasionali che un viaggiatore si è fatto in una città ed è costretto ad abbandonare quando la lascia perché è là che loro che non partono finiranno la giornata e la loro vita come se lui fosse ancora presente, presso la chiesa, davanti al porto, sotto gli alberi del corso.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 395</ref>}}
{{quote|Nei nuovi ambienti che frequentava, rimasta più sé stessa di quanto pensasse, continuava a credere che annoisrsi facilmente fosse indice di superiorità intellettuale, ma l'esprimeva con una sorta di violenza che dava alla sua voce una nota rauca.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 398</ref>}}
{{quote|Ciò che serve potentemente e aggiunge la propria influenza alle pure affinità intellettuali, è il tempo trascorso, che ci fa dimenticare la nostre antipatie, il nostro disprezzo e anche i motivi che spiegavano le nostre antipatie e il nostro disprezzo.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 399</ref>}}
{{quote|Ma queste cose combinate insieme avevano prodotto effetti scintillanti, mentre le cause, ormai lontane, non solo erano ignote a molti dei nuovi arrivati, ma anche coloro che le avevano conosciute le avevano dimenticate, essendo la loro mente rivolta molto più allo splendore attuale che alle vergogne passate, dato che un nome lo si prende sempre nell'accezione attuale. E l'interesse di quella nei trasformazioni nei salotti stava nel fatto che erano anch'esse un effetto del tempo perduto e un fenomeno di memoria.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 400</ref>}}
{{quote|Ma ben presto la tromba d'aria che trascinava tutti verso i Guermantes, e che aveva trascinato anche me, prevalse; il giovane si alzò e lasciò Fedra o la morte, non si sapeva bene quale delle due, finir di mangiare con la figlia e il genero i pasticcini funebri.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 407</ref>}}
{{quote|Il suo modo di recitare era intelligente, perché presupponeva la poesia che stava recitando come un tutto preesistente a quella recitazione e di cui udivamo soltanto un frammento, come se l'artista, passando per strada, si fosse trovata per pochi istanti alla portata del nostro orecchio.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 407</ref>}}
{{quote|Ma la prima volta, come in un processo modesto quando vediamo un avvocato venire avanti, alzare in aria un braccio da cui ricade la toga, cominciare l'arringa in tono minaccioso, non osiamo guardare i nostri vicini. Perché abbiamo l'impressione che ciò sia grottesco, ma, dopo tutto, potrebbe invece essere magnifico e aspettiamo di avere deciso.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 407</ref>}}
{{quote|La continuità del modo di procedere faceva credere alla sopravvivenza dello spirito, come capita a quelle persone che, superstiziosamente attaccate ad una marca di pasticceria, continuano a far venire i dolci da un certo negozio senza accorgersi che sono diventati detestabili.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 415</ref>}}
{{quote|La duchessa, d'altronde, si sforzava di contenere il proprio incanaglirsi e di impedire che questo si estendesse a quelle persone della sua famiglia dalle quali traeva un lusso aristocratico.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 416</ref>}}
{{quote|Ma ai suoi occhi queste differenze sfuggivano, e lei non avrebbe trovato strano che io fossi andato a casa sua due anni prima, non sapendo di essere per me una persona diversa, con uno zerbino diverso, e la sua persona non presentando per lei, come per me, alcuna discontinuità.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 422</ref>}}
{{quote|"Siete gentile a ricordarvene", mi disse teneramente, perché le donne chiamano gentilezza il ricordarsi della loro bellezza, come gli artisti l'ammirare le loro opere.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 423</ref>}}
{{quote|Il fatto è che molto tempo dopo che i poveri morti sono usciti dai nostri cuori la loro polvere indifferente continua a mescolarsi, a fungere dal amalgama alle circostanze del passato.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 423</ref>}}
{{quote|Ci piace far delle vittime, ma senza metterci proprio dalla parte del torto, e lasciandole vivere.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 427</ref>}}
{{quote|Era mediocre in questo ruolo come in ogni altro. Non che la vita non gliene avesse affidati anche di belli, ma lei non sapeva recitarli.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 434</ref>}}
{{quote|Ora, avendo sentito che gli scrittori amano la compagnia delle donne, per documentarsi, per farsi raccontare da loro storie d'amore, con me, adesso, ridiventava per interessarmi una semplice mantenuta.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 434</ref>}}
{{quote|Una donna che sia "il nostro tipo" raramente è pericolosa, perché non vuole nulla da noi, ci accontenta, ci lascia subito, non si insedia nella nostra vita, e nell'amore ciò che è pericoloso e genera sofferenza non è la donna in sé stessa, è la sua presenza quotidiana, la nostra curiosità per quello che lei fa in ogni momento; non è la donna ma l'abitudine.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 436</ref>}}
{{quote|Non che non avessi rifornito di continuo le riserve dell'immaginazione, ma in una forma molto più involontaria, e con un atto proveniente da me stesso che traeva da lei, a sua insaputa, le leggi della sua vita.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 437</ref>}}
{{quote|La posa languida, che nemmeno l'ingresso della duchessa valse a rimuovere, contrastava con la meravigliosa lucentezza dell'abito di seta scarlatta, a cospetto del quale le fucsia del rosa più acceso sarebbero impallidite, e sul cui tessuto madreperlaceo fiori e decorazioni sembrava fossero stati premuti a lungo affinché ne restasse l'impronta.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 438</ref>}}
{{quote|Infatti stavano suonando la ''Sonata a Kreutzer'', ma essendosi confuso sul programma credeva si trattasse di un pezzo di Ravel che gli avevano detto essere bello come un brano di Palestrina, difficile però da capire. Nella foga di cambiar posto urtò, a causa della semioscurità, un piccolo scrittoio, il che non mancò di far voltare il capo a parecchie persone, per le quali quel gesto così semplice di guardare dietro di sé interrompeva per un momento il supplizio di dover ascoltare religiosamente la ''Sonata a Kreutzer''.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 440</ref>}}
{{quote|Come, del resto, la maggior parte degli esseri umani, non era forse anche lei come sono nei boschi, e così anche nella nostra vita, quelle "stelle" formate dai crocicchi dove convergono strade provenienti da punti diversi?|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 444</ref>}}
{{quote|E senza dubbio tutti quei piani diversi sui quali il Tempo, dopo che l'avevo riafferrato in questa festa, disponeva la mia vita, inducendomi a pensare che, in un libro che volesse raccontare una vita, sarebbe necessario usare, anziché la psicologia piana che si usa di solito, una specie di psicologia nello spazio, aggiungevano una bellezza nuova a quelle resurrezioni che la mia memoria, introducendo il passato nel presente senza modificarlo nel momento in cui era il presente, sopprime appunto quella grande dimensione del Tempo secondo la quale si attua la vita.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 447</ref>}}
{{quote|L'anima di quel Guermantes si era dileguata; ma l'incantevole testa dagli occhi penetranti dell'uccello volato via era venuta a posarsi sulle spalle di Mademoiselle de Saint-Loup, facendo a lungo sognare quelli che avevano conosciuto suo padre. La trovavo molto bella: piena ancora di speranze, ridente, composta di quegli stessi anni che io avevo perduto, assomigliava alla mia giovinezza.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 448</ref>}}
{{quote|Per darne un'idea bisognerebbe rifarsi a paragoni con le arti più nobili e più disparate, infatti un tale scrittore, il quale per altro farebbe apparire le facce opposte di ogni carattere, per metterne in evidenza il volume, dovrebbe preparare minuziosamente il proprio libro con costanti raggruppamenti di forze come per un'offensiva, sopportarlo come una fatica, accettarlo come una regola, costruirlo come una chiesa, seguirlo come un regime, superarlo come un ostacolo, conquistarlo come un'amicizia, supernutrirlo come un neonato, crearlo come un mondo senza trascurare quei misteri che hanno la loro spiegazione solo in altri mondi, e il cui presentimento è quello che più ci commuove nella vita e nell'arte.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 449 </ref>}}
{{quote|Lo spirito ha i suoi paesaggi, la cui contemplazione gli è concessa solo per poco.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 452</ref>}}
{{quote|Il corpo imprigiona lo spirito in una fortezza; ben presto la fortezza viene assediata da ogni lato e, alla fine, lo spirito deve arrendersi.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 453</ref>}}
{{quote|Dice Victor Hugo:<blockquote>Occorre che l'erba cresca e i bambini muoiano.</blockquote> Io dico che la legge crudele dell'arte è che gli esseri muoiano esaurendo tutte le sofferenze, affinché l'erba spunti non dall'oblio ma dalla vita eterna, l'erba folta delle opere feconde sulle quali le future generazioni verranno gioiosamente a fare le loro "colazioni sull'erba", incuranti di chi dorme là sotto.|[[Marcel Proust]] <ref>''[[Alla ricerca del tempo perduto]],'' Vol. VII, ''[[Il tempo ritrovato]],'' pag. 456 </ref>}}
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{{quote|Da una certa data in poi vivere e scrivere cessano di essere per Proust due attività separate, dotate di reciproca indipendenza; ogni forma di osmosi diventa possibile tra loro, ed egli sperimenta come una realtà quotidiana l'affermazione del ''Tempo ritrovato,'' secondo cui "la vera vita, la sola finalmente scoperta e resa comprensibile, la sola vita di conseguenza vissuta, è la letteratura".</br>
[…]</br>
L'opera era diventata così consustanziale alla vita dello scrittore, che esse non potevano che finire insieme.|Giovanni Bogliolo <ref>[http://www.unicam.it/archivio/eventi/manifestazioni/AnnoAcc0405/Bogliolo.htm Biografia dell'autore dal sito dell'Università di Urbino]</ref> <ref>Saggio introduttivo a [[Marcel Proust]], ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]]'' nell'edizione [[Rcs MediaGroup|BUR]], pagg. 5 e ''[[passim]]'' 7-8</ref>}}
{{quote|L'autore di questa distruzione, il vero protagonista del volume, è il Tempo, qui visto come un'entità che uccide e che cancella, in antitesi con il Tempo che restituisce e che resuscita, oggetto della scoperta finale del ''Tempo ritrovato.''|Giovanni Bogliolo <ref>[http://www.unicam.it/archivio/eventi/manifestazioni/AnnoAcc0405/Bogliolo.htm Biografia dell'autore dal sito dell'Università di Urbino]</ref> <ref>Saggio introduttivo a [[Marcel Proust]], ''[[La fuggitiva (romanzo)|La fuggitiva]]'' nell'edizione [[Rcs MediaGroup|BUR]], pag. 9</ref>}}
{{quote|E soprattutto Proust scrisse le pagine interamente nuove sulla Parigi notturna sotto i bombardamenti. Questo episodio, uno dei più allucinati di tutta l'opera (molti critici hanno osservato come la città che vi è descritta assomigli molto alla Bagdad delle ''Mille e una notte'', soltanto più sinistra) costituisce l'ultima grande aggiunta che egli fece alla ''Ricerca;'' tematicamente, tale episodio si riconnette al mondo di Sodoma, e rappresenta un'ultima, estrema esplorazione nei giorni delle esperienze condannate, prima della redentrice scoperta finale.|Giovanni Bogliolo <ref>[http://www.unicam.it/archivio/eventi/manifestazioni/AnnoAcc0405/Bogliolo.htm Biografia dell'autore dal sito dell'Università di Urbino]</ref> <ref>Saggio introduttivo a [[Marcel Proust]], ''[[Il tempo ritrovato]]'' nell'edizione [[Rcs MediaGroup|BUR]], pag. 7</ref>}}
{{quote|Proust è nevroticamente ossessionato dallo scorrere del tempo, che vede come un principio di distruzione e di morte, come ciò che svuota ogni cosa del suo valore e finanche della sua identità (''tempus edax,'' il tempo come rivelatore della vanità del creato, è un tema cristiano, privato però qui del suo completare e consolatorio richiamo alla trascendenza). L'esperienza del tempo è nella ''Ricerca'' traumaticamente identificato nella rottura di uno stato caratterizzato dall'abitudine (e cioè del continuo ripetersi dell'uguale), stato localizzato nell'infanzia e nel luogo che rappresenta quasi la materializzazione dell'infanzia dell'autore, Combray), stato cui viene attribuito, per reazione alla sciagura che l'ha abolito, un valore supremo: ''Les vrais paradis sont les paradis qu'on a perdus.'' L'interruzione di una consuetudine (il bacio serale della madre) è il fatto apparentemente insignificante che mette fine all'infanzia del narratore, e mette contemporaneamente in moto tutto il meccanismo della ''Ricerca;'' da questo momento (che a buon diritto può essere definito originario) Marcel sarà prigioniero della crudele dialettica che lo costringe a cercare continuamente e invano il noto (l'anteriore) nel seno dell'ignoto; da questo momento tutte le esperienze del protagonista (e tutta l'ideologia dell'autore) saranno finalizzate alla ricerca di una rivincita sul tempo, di una possibile restaurazione dell'ordine precedente il trauma: e cioè, in pratica, alla ricerca di un mezzo che permetta di far tornare attuale il passato. Ma questo mezzo, si dirà, è trovato fin dall'inizio del romanzo: è la memoria involontaria, che fa sorgere da una tazza di te l'intera Combray, non falsificata dal ricordo intellettuale, ma viva e presente; è la memoria involontaria che permette di abolire il tempo cancellandone gli effetti.|Giovanni Bogliolo <ref>[http://www.unicam.it/archivio/eventi/manifestazioni/AnnoAcc0405/Bogliolo.htm Biografia dell'autore dal sito dell'Università di Urbino]</ref> <ref>Saggio introduttivo a [[Marcel Proust]], ''[[Il tempo ritrovato]]'' nell'edizione [[Rcs MediaGroup|BUR]], pag. 8</ref>}}
{{quote|La scoperta del ''Tempo ritrovato'' si può allora riassumere dicendo che ''l'arte è ciò che permette di fissare e generalizzare le esperienze della memoria involontaria.''|Giovanni Bogliolo <ref>[http://www.unicam.it/archivio/eventi/manifestazioni/AnnoAcc0405/Bogliolo.htm Biografia dell'autore dal sito dell'Università di Urbino]</ref> <ref>Saggio introduttivo a [[Marcel Proust]], ''[[Il tempo ritrovato]]'' nell'edizione [[Rcs MediaGroup|BUR]], pag. 10</ref>}}
{{quote|Non soltanto restituendoci la nostra vita passata, l'arte ce ne permette la comprensione e il godimento che ci sono negati nel vissuto quotidiano; ciò facendo, essa rende possibile la comunicazione intersoggettiva, che né l'amore, né l'amicizia, né le relazioni mondane riuscivano a raggiungere. Solo l'arte permette di comunicare ad altri la nostra visione del mondo, ciò che costituisce la nostra singolarità, il nucleo del nostro essere individuale. [''ibidem:'' intersezione tra soggettività e mondo esterno <nowiki>=</nowiki> campo d'azione dell'arte <nowiki>=</nowiki> sola verità a noi accessibile.]|Giovanni Bogliolo <ref>[http://www.unicam.it/archivio/eventi/manifestazioni/AnnoAcc0405/Bogliolo.htm Biografia dell'autore dal sito dell'Università di Urbino]</ref> <ref>Saggio introduttivo a [[Marcel Proust]], ''[[Il tempo ritrovato]]'' nell'edizione [[Rcs MediaGroup|BUR]], pag. 11</ref>}}
{{quote|Le tre cantiche di Dante, come si sa, terminano tutte con la stessa parola, ''stelle.'' Una stessa parola dà invece l'avvio e la conclusione alla ''Ricerca:'' la parola ''tempo,'' mimetizzata all'inizio nell'indicazione avverbiale ''longtemps'' e alla fine scopertamente come vera e ormai placata divinità tutelare dell'opera.|Giovanni Bogliolo <ref>[http://www.unicam.it/archivio/eventi/manifestazioni/AnnoAcc0405/Bogliolo.htm Biografia dell'autore dal sito dell'Università di Urbino]</ref> <ref>Saggio introduttivo a [[Marcel Proust]], ''[[Il tempo ritrovato]]'' nell'edizione [[Rcs MediaGroup|BUR]], pag. 12</ref>}}
=== Foucault ===
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{{quote|Gli dissi: fa' finta di avere il controllo assoluto della situazione e la gente penserà che tu l'abbia davvero.|Nathan Bushnell a [[Steve Jobs]]<ref>Fonte: [[Walter Isaacson]], ''Steve Jobs,'' pag. 68</ref>}}
=== Moravia ===
{{quote|Da quell'ombra, laggiù, che riempiva l'altra metà del salotto, l'onda morta del rancore si mosse, scivolò contro il petto di Carla, disparve, nera e senza schiuma; ella restò cogli occhi spalancati, senza respiro, resa muta da questo passaggio di odio.|[[Alberto Moravia]], ''[[Gli indifferenti]]'', pag. 7}}
{{quote|Quando non si è sinceri bisogna fingere, a forza di fingere si finisce per credere; questo è il principio di ogni fede.|[[Alberto Moravia]], ''[[Gli indifferenti]]'', pag. 233}}
{{quote|Era un anello di piú, come pensò, nella catena di normalità con la quale egli cercava di ancorarsi nelle sabbie infide della vita; e, per giunta, quest'anello era fatto di un metallo piú nobile e resistente degli altri: la religione.|[[Alberto Moravia]], ''[[Il conformista (romanzo)|Il conformista]]'', pag. 120}}
{{quote|Le chiese gli erano sempre piaciute come punti sicuri in un mondo fluttuante, costruzioni non casuali in cui in altri tempi aveva trovato espressione massiccia e splendida ciò che egli cercava: un ordine, una norma, una regola.|[[Alberto Moravia]], ''[[Il conformista (romanzo)|Il conformista]]'', pag. 139}}
{{quote|Certamente ella non sapeva nulla della luce che le raggiava sulla fronte e che non le apparteneva come non appartiene, in genere, la bellezza a chi è bello.|[[Alberto Moravia]], ''[[Il conformista (romanzo)|Il conformista]]'', pag. 219}}
{{quote|Mai gli pareva di averla tanto amata quanto adesso che, sforzando la finzione fino alla parodia, ella gli domandava falsamente se fosse sicuro di amarla.|[[Alberto Moravia]], ''[[Il conformista (romanzo)|Il conformista]]'', pag. 324}}
{{quote|Esitò un momento, per una specie di pudore mischiato di ripugnanza per il luogo comune; quindi finí con sforzo: "Non ho fatto che il mio dovere, come un soldato".|[[Alberto Moravia]], ''[[Il conformista (romanzo)|Il conformista]]'', pag. 364}}
{{quote|Privo di qualsiasi originalità creativa, ma buon chirurgo, dotato soprattutto di intuito psicologico e, come dire?, politico, lo spettacolo della viltà di fronte al dolore, e l'altro non meno istruttivo dell'ignoranza e dell'insufficienza dei medici, gli avevano ispirato fin da giovane il più grande disprezzo per gli uomini, e la convinzione che per farsi strada, in questo come in tutti gli altri campi, servissero soprattutto il cipiglio, la sicurezza del linguaggio, il tono duro e convinto, tutti insomma quei segni esteriori di autorità dietro i quali la folla immagina si nascondano lumi equivalenti e infallibili di sapienza e di genio.|[[Alberto Moravia]], ''[[I racconti 1927-1951|I racconti]]'', ''Inverno di malato'', pag. 62}}
=== Schopenhauer ===
{{quote|Chi tuttavia si dia la pena di scorrere al riguardo la massa di opere filosofiche apparse da Kant in poi, si renderà conto che, come gli errori dei principi sono espiati da interi popoli, così gli errori dei grandi spiriti estendono il loro influsso dannoso a intere generazioni, addirittura per secoli, anzi, crescendo e propagandosi, finiscono per degenerare in mostruosità; e tutto ciò deriva dal fatto che, come dice Berkeley, ''Few men think; yet all will<ref>La parola “will” è riportata da Schopenhauer et al., ma da più fonti risulterebbe mancare nel testo originale di [[George Berkeley]].</ref> have opinions''.|[[Arthur Schopenhauer]], '' [[Il mondo come volontà e rappresentazione]] '', pag. 59}}
{{quote|L’azione del corpo non è altro che l’atto della volontà oggettivato, cioè comparso nell’intuizione.|[[Arthur Schopenhauer]], '' [[Il mondo come volontà e rappresentazione]] '', pag. 124}}
{{quote|Avendo il senso di ciò, il grande mistico Angelo Silesio afferma:<br>
Ich weiß, daß ohne mich Gott nicht ein Nu kann leben:
Wird' ich zunicht; er muß von Noth den Geist aufgeben!|[[Arthur Schopenhauer]], '' [[Il mondo come volontà e rappresentazione]] '', pag. 59 e nota p.d.p. ("Io so che senza di me Dio non potrebbe vivere un solo istante: se io perissi, egli dovrebbe necessariamente esalare l'ultimo respiro" (''n.d.t.'').)}}
=== Asimov ===
{{Quote|Past it, drowned in daytime, but visible now, was the eternal radioactive blue of the horizon, mute witness of prehistoric wars.|[[Isaac Asimov]]<ref>''[[Il tiranno dei mondi|The Stars, Like Dust]]'', p. 25</ref>}}
{{Quote|But always, whatever the social conventions, the coming of night has a deep and abiding psychological significance, dating back to man’s prehuman arboreal existence. Night will always be a time of fear and insecurity, and the heart will sink with the sun.|[[Isaac Asimov]]<ref>''[[Il tiranno dei mondi|The Stars, Like Dust]]'', p. 68</ref>}}
{{Quote|There are depths in feminine psychology, which, without experience, defy analysis.|[[Isaac Asimov]]<ref>''[[Il tiranno dei mondi|The Stars, Like Dust]]'', p. 91</ref>}}
=== D'Annunzio ===
{{Quote|La ragione del suo potere stava in questo: che, nell'arte d'amare egli non aveva ripugnanza ad alcuna finzione, ad alcuna falsità ad alcuna menzogna. Gran parte della sua forza era nella ipocrisia.|[[Gabriele D'Annunzio]]<ref>''[[Il Piacere (romanzo)|Il Piacere]]'', p. 17</ref>}}
=== Codice delle leggi di [[Utente:Filippof/Preambolo_Hammurabi|Hammurabi]] ===
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{{quote|Qualora egli lo dia in affitto per un anno e poi ritorni, la casa, giardino e campo gli sia restituito, ed egli torni a dominarlo.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 31}}
{{quote|Qualora un capo o un uomo sia catturato nella "Strada del Re" (in guerra), e un mercante lo riscatti, e lo riporti al suo posto; qualora egli abbia i mezzi nella sua casa per pagare il riscatto, si riscatti lui stesso: qualora non abbia alcunché nella sua casa per riscattarsi, sia riscattato dal tempio della
{{quote|Qualora un ... o un ... si registri come un ritirato dalla "Strada del Re", e mandi un mercenario o un sostituto, ma lo ritiri, allora il ... o ... sia messo a morte.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 33}}
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{{quote|Qualora non possa rimpiazzare il frumento, allora egli e le sue proprietà siano divisi tra i coltivatori il cui frumento ha subito l'allagamento.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 54}}
{{quote|Qualora qualcuno apra i suoi solchi per irrigare il suo terreno, ma è malaccorto, e l'acqua allaghi il campo del suo vicino, allora paghi frumento per la sua perdita.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 55}}
{{quote|Qualora un uomo lasci entrare l'acqua, e l'acqua sommerga la piantagione del vicino, paghi dieci gur di frumento per ogni gan di terra.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 56}}
{{quote|Se un pastore, senza il permesso del proprietario del campo, ed all'insaputa del proprietario delle pecore, lascia le pecore in un campo a pascolare, allora il proprietario faccia il suo raccolto, ed il pastore, che ha fatto pascolare il gregge senza il permesso del proprietario del campo, paghi al proprietario venti gur di frumento per ogni dieci gan.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 57}}
{{quote|Qualora dopo che le greggi hanno lasciato il pascolo e sono state rinchiuse nel recinto comune alla porta della città, qualche pastore le lasci in un campo ed esse pascolano là, questo pastore prenda possesso del terreno in cui ha permesso che si pascolasse, ed al raccolto deve pagare sessanta gur di frumento per ogni dieci gan.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 58}}
{{quote|Qualora qualche uomo, all'insaputa del proprietario del giardino, tagli un albero in un giardino paghi mezza mina in denaro.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 59}}
{{quote|Qualora qualcuno affidi un terreno ad un giardiniere, perché sia adibito a giardino, qualora vi lavori, e ne abbia cura per quattro anni, il quinto anno il proprietario ed il giardiniere lo dividano, ed il proprietario abbia la sua parte.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 60}}
{{quote|Se il giardiniere non ha completato la messa a dimora del campo, lasciando una parte inutilizzata, questa sia assegnata a lui come sua.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 61}}
{{quote|Qualora non pianti il campo che gli fu affidato come giardino, qualora esso sia arabile (per frumento o sesamo) il giardiniere paghi al proprietario il prodotto del campo per gli anni che egli abbia lasciato incolto, a seconda del prodotto dei campi vicini, metta il campo in condizione arabile e lo restituisca al suo proprietario.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 62}}
{{quote|Qualora egli trasformi terra sprecata in campi arabili e la restituisca al suo proprietario, quest'ultimo gli paghi per un anno dieci gur per dieci gan.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 63}}
{{quote|Qualora qualcuno dia in uso il suo giardino ad un giardiniere per lavorare, il giardiniere paghi al suo proprietario due terzi del prodotto del giardino, per il tempo in cui ne ha il possesso, e tenga l'altro terzo.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 64}}
{{quote|Qualora il giardiniere non lavori il giardino ed il prodotto perisca, il giardiniere paghi in proporzione ai giardini vicini.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 65}}
{{quote|<nowiki>[Il testo relativo alle leggi dalla 66 alla 99 è perduto.]</nowiki>|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], leggi 66—99.}}
{{quote|... interesse per il denaro, tanto quanto ne ha ricevuto, gli sia pertanto data una nota, ed il giorno, quando stabilito, paghi al mercante.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 100}}
{{quote|Se non esistono usi commerciali nel posto in cui sia capitato, lasci egli al mercante l'intera somma ricevuta dal mediatore (agente) per darla al mercante.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 101}}
{{quote|Qualora un mercante affidi denaro ad un agente per qualche investimento, e l'agente patisca una perdita, e non prenda una ricevuta per il denaro che ha dato al mercante, non può considerare come proprio il denaro di cui non ha ricevuta.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 102}}
{{quote|Qualora l'agente accetti denaro dal mercante, ma abbia una lite con il mercante (negando la ricevuta), allora giuri il mercante dinanzi a Dio e a testimoni che ha dato tale denaro all'agente, e l'agente gli paghi tre volte la somma.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 106}}
{{quote|Qualora il mercante inganni l'agente, in ciò che quest'ultimo gli ha restituito tutto quel che gli era stato dato, ma il mercante nega la ricevuta di ciò che gli era stato restituito, allora questo agente accusi il mercante davanti a Dio e a giudici, e se ancora egli neghi di aver ricevuto ciò che l'agente gli aveva dato paghi sei volte la somma all'agente.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 107}}
{{quote|Se una taverniera tenutaria di una taverna non accetta frumento secondo il peso lordo in pagamento di bevande, ma prende denaro, ed il prezzo della bevanda è meno di quello del frumento, sia condannata e gettata nell'acqua.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 108}}
{{quote|Qualora cospiratori s'incontrino nella casa di una taverniera tenutaria di taverna, e questi cospiratori non sono catturati e consegnati alla corte, la taverniera tenutaria di taverna sia messa a morte.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 109}}
{{quote|Qualora una “sorella di un dio” apra una taverna, o entri in una taverna per bere, questa donna sia arsa viva.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 110}}
{{quote|Qualora una tenutaria di locanda serva sessanta ka di bevanda usakani a ... ella riceva cinquanta ka di frumento al raccolto.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 111}}
{{quote|Qualora qualcuno sia in viaggio ed affidi argento, oro, pietre preziose, o qualunque bene mobile ad un altro, e voglia riaverlo da lui; se quest'ultimo non riporti tutti i beni al posto stabilito, ma se ne appropri a suo uso, allora quest'uomo, che non portò i beni per la riconsegna, sia condannato e paghi il quintuplo di tutto ciò che gli era stato affidato.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 112}}
{{quote|Qualora qualcuno abbia in consegna frumento o denaro, ed egli prenda dal granaio o dalla cassa senza che il proprietario ne sia informato, allora chi prese senza che il proprietario ne fosse informato frumento dal granaio o denaro dalla cassa sia legalmente condannato, e ripaghi il frumento che ha preso. E perda qualunque provvigione gli fosse stata pagata o promessa.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 113}}
{{quote|Qualora un uomo non abbia alcun titolo su un altro per [avere] frumento e denaro, e tenti di richiederne con la forza, paghi un terzo di mina d'argento in ogni caso.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 114}}
{{quote|Qualora uno abbia un titolo su un altro per [avere] frumento e denaro e lo imprigioni; qualora il prigioniero muoia in prigione di morte naturale, il caso non proceda ulteriormente.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 115}}
{{quote|Qualora il prigioniero muoia in prigione per percosse o maltrattamento, il signore del prigioniero accusi il mercante davanti al giudice. Se era un uomo libero per condizione e per nascita, il figlio del mercante sia messo a morte; se era uno schiavo, pagherà un terzo di mina d'oro, e tutto ciò che il signore del prigioniero diede egli rifonderà.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 116}}
{{quote|Qualora chiunque manchi di adempiere un debito, e venda sé stesso, sua moglie, suo figlio, e la figlia per denaro o li ceda per lavoro forzato: lavoreranno per tre anni nella casa dell'uomo che li comprò, o del proprietario, e nel quarto anno siano rimessi in libertà.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 117}}
{{quote|Qualora egli ceda uno schiavo o schiava per lavoro forzato, ed il mercante li subaffitti, o li venda per denaro, non si può sollevare alcuna obiezione.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 118}}
{{quote|Qualora chiunque manchi di adempiere un debito, e venda la cameriera servente che gli ha partorito figli, per denaro, il denaro che ha pagato il mercante gli sia ripagato dal proprietario della schiava ed ella sia liberata.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 119}}
{{quote|Qualora qualcuno depositi frumento al sicuro nella casa di un'altra persona, ed avvenga un qualunque danno al frumento in deposito, o qualora il proprietario della casa apra il granaio e prenda del frumento, o qualora specialmente egli neghi che il frumento sia stato depositato nella sua casa: allora il proprietario del frumento reclamerà il frumento davanti a Dio (un giuramento), ed il proprietario della casa pagherà per tutto il grano che ha preso al suo proprietario.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 120}}
{{quote|Qualora qualcuno depositi frumento nella casa di un altro gli pagherà il deposito nella misura di un gur per ogni cinque ka di frumento per anno.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 121}}
{{quote|Qualora qualcuno dia ad altri argento, oro, o qualsiasi altra cosa da tenere, mostrerà tutto a testimoni, prepari un contratto, e poi lo affidi perché venga custodito in modo sicuro.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 122}}
{{quote|Qualora lo affidi in custodia senza testimoni o contratto, e l'affidatario lo neghi, allora egli non ha alcun diritto.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 123}}
{{quote|Qualora uno consegni argento, oro, o qualsiasi altra cosa ad un altro perché sia conservato in modo sicuro, davanti ad un testimone, ma egli neghi, sarà portato davanti ad un giudice, e pagherà per intero tutto ciò che ha negato.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 124}}
{{quote|Qualora qualcuno piazzi la sua proprietà presso un altro perché sia conservato in modo sicuro, e là, tramite ladri o rapinatori, la sua proprietà e la proprietà dell'altro vadano perdute, il proprietario della casa, per la cui negligenza ebbe luogo la perdita, compenserà il proprietario per tutto ciò che gli era stato affidato. Ma il proprietario della casa cercherà di seguire e recuperare la sua proprietà, e di riprenderla dal ladro.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 125}}
{{quote|Qualora qualcuno che non ha perduto i suoi beni affermi che essi sono andati perduti, e faccia false richieste: qualora egli reclami i propri beni e il risarcimento davanti a Dio, anche se non li ha persi, sarà compensato per tutta la pretesa perdita. (ossia, il giuramento è tutto quel che occorre)|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 126}}
{{quote|Qualora qualcuno “punti il dito” (calunni) su una sorella di un dio o la moglie di qualcuno, e non possa provarlo, questo uomo sia portato davanti ai giudici e la sua fronte sia segnata. (con il taglio della pelle, o forse dei capelli.)|[[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 127}}
{{quote|Qualora un uomo prenda una donna in moglie, ma non abbia rapporti con lei, questa donna non gli è moglie.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 128}}
{{quote|Qualora la moglie di un uomo sia sorpresa (in flagranza) con un un altro uomo, siano entrambi legati e gettati in acqua, ma il marito può perdonare la moglie ed il re i suoi schiavi.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 129}}
{{quote|Qualora un uomo violenti la moglie (promessa o sposa-bambina) di un altro uomo, che non ha mai conosciuto un uomo, e vive ancora nella casa paterna, e dorma con lei e sia sorpreso, quest'uomo sia messo a morte, ma la moglie è innocente.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 130}}
{{quote|Qualora un uomo porti un'accusa contro la moglie di un altro, ma ella non è stata sorpresa con un altro uomo, deve fare un giuramento e poi può ritornare a casa.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 131}}
{{quote|Se il “dito è puntato” contro una moglie di un altro uomo, ma non è colta a dormire con l'altro uomo, ella salterà nel fiume per suo marito.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 132}}
{{quote|Se un uomo è preso prigioniero in guerra, e v'è sostentamento nella sua casa, ma sua moglie lasci casa e corte, e vada in un'altra casa: poiché sua moglie non tenne la propria corte, ed andò in un'altra casa, sarà condannata giudizialmente e gettata nell'acqua.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 133}}
{{quote|Qualora qualcuno sia catturato in guerra e non vi sia sostentamento nella sua casa, qualora allora sua moglie vada in un'altra casa questa donna sarà tenuta innocente.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 134}}
{{quote|Qualora un uomo sia preso prigioniero in guerra e non vi sia sostentamento in casa sua e sua moglie vada in un'altra casa e dia alla luce figli; e qualora in seguito suo marito ritorni e venga a casa: allora questa moglie tornerà da suo marito, ma i figli seguiranno loro padre.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 135}}
{{quote|Qualora qualcuno lasci la sua casa, fugga, ed allora sua moglie vada in un'altra casa, qualora poi egli ritorni, e voglia riprendersi sua moglie: poiché è fuggito dalla sua casa ed è corso via, la mogli di questo fuggiasco non tornerà da suo marito.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 136}}
{{quote|Se un uomo desidera separarsi da una donna che gli ha partorito dei figli, o da sua moglie che gli ha partorito dei figli: allora egli restituirà a quella moglie la sua dote, ed una parte dell'usufrutto del campo, giardino, e proprietà, in modo che possa prendersi cura dei figli. Quando ha fatto crescere i suoi figli, una porzione di tutto ciò che è dato ai figli, pari a quanto è dato ad uno di loro, sarà dato a lei. Ella può allora sposare l'uomo del suo cuore.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 137}}
{{quote|Se un uomo desidera separarsi da una donna che non gli ha partorito dei figli, le darà il valore del suo denaro d'acquisto e la dote che ella portò dalla casa di suo padre, e la lascerà andare.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 138}}
{{quote|Se non vi fu alcun prezzo di acquisto le darà una mina d'oro come dono di rilascio.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 139}}
{{quote|Qualora sia un uomo liberato le dia un terzo di mina d'oro.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 140}}
{{quote|Se la moglie di un uomo, che vive in casa sua, desidera lasciarlo, piomba nei debiti, cerca di rovinare la propria casa, trascura suo marito, ed è dichiarata colpevole in giudizio: qualora suo marito le offra il rilascio, ella può andare per la sua strada, ed egli non le dà alcunché come dono di rilascio. Se suo marito non desidera rilasciarla, e qualora egli prenda un'altra moglie, ella rimarrà come serva nella casa di suo marito.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 141}}
{{quote|Qualora un uomo litighi con la moglie, e dica: “Tu non sei adatta a me,” vanno presentate le ragioni della sua manchevolezza. Se ella è incolpevole, e non c'è alcun torto da parte sua, ma egli la lascia e la trascura, allora nessuna colpa si lega a questa donna, ella prenderà la sua dote e tornerà alla casa di suo padre.|[[Codice di Hammurabi|Codice delle leggi di Hammurabi]], legge numero 142}}
{{Clear}}
== Note ==
Riga 1 039 ⟶ 1 861:
http://www.sissco.it/index.php?id=1231&tx_wfqbe_pi1%5Bidsocio%5D=6
;A) questo è valido
;B) ''Ed è anche già linkato da Eva Cecchinato, non serve disorfanare.''
=== [[Alessandro Casellato]]===
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