Arte romana: differenze tra le versioni
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[[File:Roman fresco Villa dei Misteri Pompeii 009.jpg|thumb|right|[[Affresco]] in [[secondo stile]] dalla [[Villa dei Misteri]] di [[Pompei (città antica)|Pompei]], ca. 60-50 a.C.]]
Per '''arte romana''' si intende l'[[arte]] della [[
Le forme artistiche autoctone, nella fase delle origini e della prima repubblica, sono piuttosto elementari e poco raffinate. Con il contatto con la [[civiltà greca]] Roma avrà un atteggiamento ambivalente nei confronti della "superiore" [[arte greca]]: progressivamente ne apprezzerà le forme, mentre proverà disprezzo per gli autori, artisti greci socialmente inferiori nei confronti dei conquistatori romani (lo stesso atteggiamento era tenuto verso filosofi e poeti ellenici). Con il passare dei secoli l'arte greca avrà un sempre maggiore apprezzamento, anche se non mancheranno tendenze autoctone "anticlassiche" che costituiranno un elemento di continuità con
== Elementi di arte romana ==▼
=== Arte di Roma o arte dell'Impero romano? ===▼
Parlare di arte romana implica
All'inizio di questo svolgimento il problema sul quale si sono soffermati gli studi è quello di individuare un momento di stacco tra la produzione genericamente italica (intesa come ''koinè'' tra l'arte campana, etrusca e laziale) e la nascita di un accento peculiare legato all'insediamento di Roma, diverso dagli altri e dotato di una propria
▲==Elementi di arte romana==
▲===Arte di Roma o arte dell'Impero romano?===
▲Parlare di arte romana implica di trattare della produzione artistica nell'arco temporale di circa un millennio, con confini geografici di volta in volta più estesi.
Via via che il territorio amministrato da Roma si faceva più
▲All'inizio di questo svolgimento il problema sul quale si sono soffermati gli studi è quello di individuare un momento di stacco tra la produzione genericamente italica (intesa come ''koinè'' tra l'arte campana, etrusca e laziale) e la nascita di un accento peculiare legato all'insediamento di Roma, diverso dagli altri e dotato di una propria specificità.
I due orizzonti (arte della città di
▲Via via che il territorio amministrato da Roma si faceva più ampio sorge un'altra questione negli studiosi, cioè quella se comprendere o meno tutte le forme artistiche dei popoli assoggettati a Roma. Ciò porterebbe a comprendere sotto la stessa le civiltà artistiche più antiche, come quelle legate all'[[ellenismo]] ([[Antica Grecia|Grecia]], [[Asia Minore]], [[Egitto]]), e produzioni più incolte, messe in contatto con l'ellenismo proprio dai romani (come la penisola iberica, la [[Gallia]], la [[Bretagna]], ecc.).
[[Paul Zanker]] aggiunge che, l'ellenizzazione di Roma si ebbe con la conquista delle città e monarchie greche, che modificarono radicalmente le strutture politiche e sociali della [[Repubblica romana]] e dei suoi alleati italici. Egli con tale premessa, vorrebbe far iniziare il periodo dell'arte romana con l'epoca delle grandi vittorie di Roma su [[Assedio di Siracusa (212 a.C.)|Siracusa]] (212 a.C.), [[Assedio di Taranto (209 a.C.)|Taranto]] (209 a.C.) e [[terza guerra macedonica|Perseo]], [[regno di Macedonia|re di Macedonia]] (168 a.C.), fino alla [[Battaglia di Cartagine (146 a.C.)|distruzione di Cartagine]] e di [[Battaglia di Corinto|Corinto]] (146 a.C.).<ref name=Zanzer1>{{cita|Zanker 2008|p. 3}}.</ref>
▲I due orizzonti (arte della città di Roma e arte antica in età romana) vanno entrambi tenuti presenti, anche per il continuo intrecciarsi delle esperienze legate alla produzione artistica da Roma alle province e viceversa. Tutta l'arte romana è infatti intessuta da un continuo scambio tra il centro e la periferia: da Roma partivano le indicazioni ideologiche e di contenuto che influenzavano la produzione, senza però proibire una certa diversità e autonomia di espressione legata alle preesistenti tradizioni. In particolare i Romani arrivarono a influenzare anche i centri ellenistici tramite un nuovo concetto dell'arte, intesa come celebrazione dell'individuo "nello Stato" e dello Stato come propulsore del benessere collettivo.
=== Differenze
{{Citazione|È uso greco non coprire il corpo [delle statue], mentre i Romani, in quanto soldati, aggiungono la corazza.|[[Plinio il Vecchio]], ''[[Naturalis Historia]]'', XXXIV, 18|lingua=la|Graeca res nihil velare, at contra Romani ac militaris thoracis addere.}}
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|[[File:Statue-Augustus.jpg|thumb|upright|L{{'}}''[[Augusto di Prima Porta]]''.]] ||[[File:
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Le vittorie romane in [[Sicilia (provincia romana)|Sicilia]] sui [[Syrakousai|Siracusani]] nel [[assedio di Siracusa (212 a.C.)|212 a.C.]], in [[Asia Minore]] sui [[Seleucidi]] a [[Magnesia (Lidia)|Magnesia]] nel [[189 a.C.]] e la conquista della [[Antica Grecia|Grecia]] nel 146 a.C., con la presa di [[Corinto (città antica)|Corinto]] e di [[Cartagine]], costituiscono due date fondamentali per l'evoluzione artistica dei Romani.
{{Citazione|<nowiki>[</nowiki>[[Marco Claudio Marcello]]<nowiki>]</nowiki> fece trasportare a [[Roma (città antica)|Roma]] le cose preziose della città, le statue, i quadri dei quali era ricca Siracusa, oggetti considerati spoglie dei nemici e appartenenti al diritto di guerra. Cominciò proprio da questo momento l'ammirazione per le cose greche e la sfrenatezza di spogliare dovunque le cose sacre e profane.|{{cita|Livio|XXV, 40.1-2}}.}}
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L'uso "personale" dell'arte nell'arte romana permise la fioritura dell'arte del [[ritratto]], che si sostituì all'astrazione formale delle teste nelle statue greche. L'aggiungere teste realistiche a corpi idealizzati (come nella [[statua di personaggio romano da Delos]]), che avrebbe fatto rabbrividire un greco di età classica, era però ormai praticata dagli artisti [[neoattici]] della fine del II secolo a.C., per committenti soprattutto romani.
=== L'uso dell'arte romana ===
[[File:RomaAraPacis ProcessioneSudParticolare.jpg|thumb|Rilievo dell{{'}}''Ara Pacis''.]]
[[File:Intaglio Caracalla Cdm Paris Chab2101.jpg|thumb|upright|Intaglio su [[ametista]] con ''Caracalla'', [[212]] circa, [[Cabinet des Médailles]], [[Parigi]].]]
La produzione artistica romana non fu mai "gratuita", cioè non era mai rivolta a un astratto godimento estetico, tipico dell'arte greca. Dietro le opere d'arte si celava sempre un fine politico, sociale, pratico. Anche nei casi del migliore artigianato di lusso (vasi di metalli preziosi e
Le sculture ufficiali, per quanto valide esteticamente, avevano sempre intenti celebrativi, se non addirittura [[propaganda|propagandistici]], che in un certo senso pesavano più dell'astratto interesse formale. Ciò non toglie che l'arte romana fosse comunque un'arte "bella" e attenta alla qualità: la celebrazione imponeva scelte estetiche curate, che si incanalavano nel solco dell'ellenismo di matrice greca.
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I modelli greci tuttavia, persa la loro concezione astratta e oggettiva, subirono una sorta di "svuotamento", e questo ha alimentato a lungo un'impostazione detta "neoclassica", che inquadrava la produzione artistica romana nell'orbita di una decadenza dell'ellenismo. La [[Scuola viennese di storia dell'arte]] ha superato la concezione "neoclassica" dimostrando che in realtà i modelli greci, perso un significato originario, ne acquistarono un altro concreto e soggettivo; e questa libertà nella reinterpretazione di schemi iconografici del passato sfocerà poi, in epoca cristiana, nel riciclo e quindi nella continuità di questi modelli: la ''[[Nike (mitologia)|Nike]]'' alata che diventa [[angelo]], il filosofo barbuto che diventa apostolo, ecc.
=== Innovazione nell'arte romana ===
Senza considerare l'architettura e soffermandosi solo sulle arti più propriamente figurative ([[pittura]] e [[scultura]]), appare chiaro che nell'arte romana la creazione ''ex novo'', a parte alcune rare eccezioni (come la [[Colonna Traiana]]), non esiste, o per lo meno si limita al livello più superficiale del mestierante. Manca quasi sempre una cosciente ricerca dell'ideale estetico, tipica della cultura greca. Anche il momento creativo che vide la nascita di una vera e propria arte "romana", tra la metà del II secolo a.C. e il [[secondo triumvirato]], fu dovuto in massima parte alle ultime maestranze greche e italiote, nutrite di ellenismo<ref>Bianchi Bandinelli-Torelli, cit., pag. 15.</ref>.
In questo i Romani seguirono il solco degli [[arte italica|italici]], presso i quali la produzione artistica era sempre rimasta qualcosa di artigianale, istintivo, condizionato da fattori pratici esterni.
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Ma la freschezza dell'arte romana è data comunque dalla straordinaria aderenza alle tematiche e dalla mirabile capacità tecnica, anche in schemi ripetuti infinite volte.
=== Produzione di copie ===
[[File:Pothos Apollo Musei Capitolini MC649.jpg|thumb|upright|left|Copia romana del ''Pothos'' di [[Skopas]].]]
Un fenomeno tipicamente romano fu la produzione in quantità di massa di copie dell'arte greca, soprattutto del periodo classico databile tra il V e il IV secolo a.C. Questo fenomeno prese avvio nel II secolo a.C. quando crebbe a Roma una schiera di collezionisti appassionati di [[arte greca]], per i quali ormai non bastavano più i bottini di guerra e gli originali provenienti dalla [[Grecia]] e dall'[[Asia Minore]]. Il fenomeno delle copie ci è giunto in massima parte per la scultura, ma dovette sicuramente riguardare anche la pittura, gli elementi architettonici e le cosiddette arti applicate. Le copie di statue greche di epoca romana hanno permesso la ricostruzione delle principali personalità e correnti artistiche greche, ma hanno anche perpetrato a lungo tempo negli studiosi moderni alcune idee errate, come la convinzione che le tipologie dell'arte greca fossero caratterizzate dalla fredda accademicità delle copie, o che l'arte romana stessa fosse un'arte dedita principalmente alla copiatura, falsandone la prospettiva storica.
Per i romani non esisteva lo [[storicismo (arte)|storicismo]] e in nessuna fonte antica si trovano echi di un diverso apprezzamento tra opera originale e copia, che evidentemente erano considerati pienamente equivalenti. Non mancarono esempi però di raffazzonature, pasticci e modifiche arbitrarie, come nel caso di un ''[[Pothos (statua)|Pothos]]'' di [[Skopas]], del quale esistono copie simmetriche usate per fare ''pendant'' nella decorazione architettonica.
=== Eclettismo ===
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|colspan=2| [[File:Ara di domizio enobarbo, lustrum censorio.jpg|thumb|upright=1.4|center|[[Ara di Domizio Enobarbo]], il ''lustrum'' censorio.]]
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|[[File:Ara di domizio enobarbo, thiasos marino 01.jpg|thumb|upright=0.5|La ''Thiasos'' ellenistica.]] ||
[[File:Ara di domizio enobarbo, thiasos marino 02 (neptune and aphitrite on a car with tritons).jpg|thumb|upright=0.5|La ''Thiasos'' ellenistica.]]
|}
Con l'afflusso a Roma di opere greche provenienti da molte epoche e aree geografiche è naturale che si formasse un gusto [[eclettismo|eclettico]], cioè amante dell'accostamento di più stili diversi, con una certa propensione al raro e al curioso, senza una vera comprensione delle forme artistiche e dei loro significati.
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Ma l'eclettismo dei romani riguardava anche la presenza della tradizione italica, che si era inserita a uno strato molto profondo della società. Per i romani non solo era naturale accostare opere d'arte in stili diversi, ma l'eclettismo si riscontrava spesso anche nella medesima opera, assorbendo da più fonti diverse iconografie, diversi linguaggi formali e diversi temi.
L'importanza dell'eclettismo nella storia artistica romana è anche data dal fatto che, a differenza di altre culture, non comparve, come di tendenza, al termine e al decadere culturale, ma all'inizio della stagione artistica romana. Uno dei più antichi esempi di questa tendenza si ha nell'[[ara di Domizio Enobarbo]], della quale è conservato parte del frontone al [[Louvre]] (presentazione di animali per un sacrificio, con uno stile di derivazione chiaramente realistico e plebeo) e due lastre del fregio a [[Monaco di Baviera]] (in stile ellenistico, un corteo di divinità marine). L'eclettismo si manifestò precocemente anche in opere della massima committenza pubblica, come nell
=== Alle radici dell'arte romana: il rilievo storico ===
[[File:Affresco con scena storica della necropoli dell'esquilino.jpg|thumb|upright|Affresco con scena storica dalla [[necropoli dell'Esquilino]], tra le prime testimonianza di pittura su affresco romana pervenutaci.]]
Il passo decisivo che segnò uno stacco tra arte greca e romana fu senz'altro la comparsa del rilievo storico, inteso come narrazione di un evento di interesse pubblico, a carattere civile o militare. Il rilievo storico romano non è mai un'istantanea di un avvenimento o di una cerimonia, ma presenta sempre una selezione didascalica degli eventi e dei personaggi, composti in maniera da ricreare una narrazione simbolica ma facilmente leggibile.
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Gradualmente il soggetto storico si cristallizzerà in alcuni temi, entro i quali l'artista aveva limitato motivo di inserire varianti, a parte quelle particolarizzazioni legate ai luoghi, ai tempi ed ai personaggi ritratti. Per esempio per celebrare una guerra vittoriosa si seguiva lo schema fisso della:
* ''[[Profectio]]'', partenza;
* Costruzione di strade, ponti o fortificazioni;
* ''[[Lustratio]]'', sacrificio agli dei;
* ''[[Adlocutio]]'', incitamento delle truppe (allocuzione);
* ''Proelium'', battaglia;
* ''Obsidio'', assedio;
* ''Submissio'', atto di sottomissione dei vinti;
* ''Reditus'', ritorno;
* ''[[Trionfo|Triumphus]]'', corteo trionfale;
* ''Liberalitas'', atto di beneficenza.
Tramite questi schemi fissi la rappresentazione diventava immediatamente esplicita e facilmente comprensibile a chiunque.
=== Arte aulica e arte plebea, arte provinciale ===
{{vedi anche|arte plebea|arte provinciale romana}}
[[File:StoryN 5.jpg|thumb|left|Rilievi in stile "plebeo" nell'[[arco di Costantino]].]]
La società romana fu caratterizzata sin dalle origini da un dualismo, che si è manifestato pienamente anche nella produzione artistica: quello tra [[patrizio (storia romana)|patrizi]] e [[plebei]] e quindi tra arte patrizia (o "aulica") e [[arte plebea]] (o "popolare" che, dopo il I secolo d.C., trovò sviluppi nella produzione artistica delle province occidentali). Queste due correnti, la cui importanza storica è stata riconosciuta solo nella seconda metà del XX secolo, coesistettero fin dagli esordi dell'arte romana e gradualmente si avvicinarono, fino a fondersi nell'epoca [[arte tardoantica|tardoantica]].
Sarebbe sbagliato volere imporre una gerarchia assoluta in queste due correnti, essendo animate, a livello generico, da interessi e fini molto diversi: l'arte plebea aveva scopi di celebrazione inequivocabile del committente, di immediata chiarezza, di semplificazione, di astrazione intuitiva, che entreranno nell'arte ufficiale dei monumenti pubblici romana solo dal III secolo-inizi del IV secolo d.C. (a seguito di profondi mutamenti ideali e sociologici), provocando quella rottura con l'ellenismo che confluirà nell'[[arte medievale]]. L'arte plebea non seguiva il solco del naturalismo [[ellenistico]], anzi rappresentò il primo vero superamento dell'ellenismo
La corrente più aulica invece sopravvisse nella nuova capitale [[Costantinopoli]], per poi uscire sublimata, tramite il contatto con centri artistici di lontana ascendenza iranica ([[Hatra]], [[Palmira|Palmyra]], [[Doura]]), nell'[[arte bizantina]], con una rinnovata attenzione al linearismo.
== Storia dell'arte romana ==
=== Arte delle origini e della monarchia ===
[[File:Acroterio dall'area archeologica di sant'omobono, forse raffigurante minerva.jpg|thumb|upright|L'[[acroterio]] fittile della "Minerva" dall'[[area sacra di Sant'Omobono]]]]▼
{{vedi anche|arte romana arcaica}}
▲[[File:Acroterio dall'area archeologica di sant'omobono, forse raffigurante minerva.jpg|thumb|upright|L'[[acroterio]] [[fittile]] della "Minerva" dall'[[area sacra di Sant'Omobono]].]]
Secondo la leggenda, la città di Roma venne fondata il 21 aprile nell'anno [[753 a.C.]] Alle origini della città ebbe grande importanza il guado sul [[Tevere]], che costituì per molto tempo il confine tra [[Etruschi]] e [[Latini]], nei pressi dell'[[Isola Tiberina]], e l'approdo fluviale dell{{'}}''Emporium'', tra [[Palatino]] e [[Aventino]].
Nell'età protostorica e [[Età regia di Roma|regia]] non si può ancora parlare di arte "romana" (cioè con caratteristiche proprie), ma solo di produzione artistica "a Roma", dalle caratteristiche [[arte italica|italiche]], con notevoli influssi etruschi.
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Presso l'emporio vicino all'attraversamento del fiume, il [[Foro Boario]], è stato scavato un tempio arcaico, nell'[[area di Sant'Omobono]], risalente alla fine del [[VII secolo a.C.|VII]]-metà del [[VI secolo a.C.]], con resti di età appenninica che documentano una continuità di insediamento per tutta l'epoca regia.
Sotto [[Tarquinio Prisco]] viene edificato sul [[Campidoglio]] il [[
[[File:Cista ficoroni, fine IV-inizio III secolo ac., roma.jpg|thumb|left|Decorazione a graffito della [[cista Ficoroni]].]]
Le sculture in [[terracotta]] che lo adornavano, altra caratteristica dell'[[arte etrusca]], sono andate perdute ma non dovevano essere molto diverse dalla scultura etrusca più famosa della stessa epoca, l'[[Apollo di Veio]] dello scultore [[Vulca]], anch'essa parte di una decorazione templare (il [[Santuario di Portonaccio]] a [[Veio]]). Anche la tipologia architettonica del tempio sul Campidoglio è di tipo etrusco: un alto [[podio]] con doppio colonnato sul davanti sul quale si aprono tre [[cella (architettura)|celle]].
Tra le opere più imponenti della Roma arcaica ci furono la [[Cloaca Maxima]], che permise l'insediamento nella valle del Foro, e le [[Mura serviane]], delle quali restano vari tratti.
Bisogna attendere il periodo tra la fine del IV e l'inizio del III secolo a.C. per trovare un'opera d'arte figurativa prodotta sicuramente a Roma: è la nota [[Cista Ficoroni]], contenitore in bronzo finemente cesellato col mito degli [[Argonauti]] (dall'iscrizione ''Novios Plautios med Romai fecid'', "Novio Plautio mi fece a Roma"). Ma la tipologia del contenitore è [[
===Arte repubblicana===▼
▲=== Arte repubblicana ===
{{vedi anche|arte romana repubblicana}}
Il primo periodo dell'arte repubblicana fu una continuazione dello stile arcaico (come nei tempi gemelli dell'[[area di Sant'Omobono]] o quelli del [[largo Argentina]]). Una sostanziale rivoluzione si ebbe quando i romani entrarono in contatto sempre più stretto coi greci, che culminò nella conquista della [[Magna Grecia]], della [[Grecia]] ellenica, della [[Macedonia (regione storica)|Macedonia]] e dell'[[Asia Minore]]. I bottini di guerra fecero arrivare in patria un
Fu solo dopo un certo periodo che i romani, "digerita" l'invasione di opere greche di tanti stili diversi (per epoca e per regione geografica) iniziarono a sviluppare un'arte peculiarmente "romana", anche se ciò fu dovuto in
In particolare fu sotto il governo di [[Lucio Cornelio Silla|Silla]] che si notano i primi albori dell'arte romana, che si sviluppò originalmente soprattutto in tre campi: l'architettura, il ritratto fisiognomico e la pittura.
==== Architettura ====
[[File:Portico degli dei consenti sullo sfondo del tabularium.jpg|thumb|Resti del ''[[Tabularium]]'' (in secondo piano, sotto il [[palazzo dei Senatori]]).]]
Al tempo di Silla le strutture lignee con rivestimento in terracotta di matrice [[architettura etrusca|etrusca]], o quelle in [[tufo]] stuccato lasciarono definitivamente il passo agli edifici in [[travertino]] o in altre pietre [[calcare]]e, secondo forme desunte dall'[[architettura ellenistica]], ma adattate a un gusto più semplice con forme più modeste. A Roma si procedette con grande libertà degli architetti usando gli elementi classici come figure puramente decorative, sollevate da esigenze statiche, che erano invece sopperite dalla rivoluzionaria [[Tecnica edilizia romana|tecnica muraria]]. Pur non mancando a Roma edifici sacri del periodo repubblicano, è nelle grandi opere pubbliche "infrastrutturali" che si espresse il genio costruttivo dei romani. Venne costruita la [[Strade romane|grande rete viaria]], tuttora esistente, a cui sono da aggiungere le opere collaterali come ponti, gallerie e acquedotti. Le città di nuova fondazione vengono costruite secondo uno schema ortogonale, basato sul tracciamento dei due assi principali del [[Cardine (storia romana)|cardo]] e [[decumano]].
Al tempo di [[Ermodoro di Salamina]] e delle [[guerre macedoniche]] sorsero i primi edifici in [[marmo]] a Roma, che non si distinguevano certo per grandiosità. Dopo l'incendio dell'[[83 a.C.]] venne ricostruito in pietra il [[Tempio di Giove Ottimo Massimo|tempio di Giove Capitolino]], con colonne marmoree venute da [[Atene]] e con un nuovo simulacro [[crisoelefantino]] di [[Giove (divinità)|Giove]], forse opera di [[Apollonio di Nestore]]. Risale al [[78 a.C.]] la costruzione del ''[[Tabularium]]'', quinta scenografica del [[Foro Romano]] che lo metteva in comunicazione col [[Campidoglio]] e fungeva da [[archivio]] statale. Vi si usarono semicolonne addossate sui pilastri dai quali partono gli archi, schema usato anche nel [[santuario di Ercole Vincitore]] a [[Tivoli]].
I templi romani sillani sopravvissuti sono piuttosto modesti (tempio di [[San Nicola in Carcere]], [[
Al tempo di [[Gaio Giulio Cesare|Cesare]] si ebbe la creazione del sontuoso [[foro di Cesare|Foro]] e [[tempio di Venere Genitrice]], ma solo col restauro del [[tempio di Apollo Sosiano]] nel [[32 a.C.]] Roma ebbe per la prima volta un edificio di culto all'altezza dell'eleganza ellenistica.
==== Ritratto ====
[[File:Ritratto repubblicano dal museo torlonia, roma.jpg|thumb|upright|Il [[patrizio Torlonia]]]]▼
{{vedi anche|ritratto romano repubblicano}}
▲[[File:Ritratto repubblicano dal museo torlonia, roma.jpg|thumb|upright|Il [[patrizio Torlonia]].]]
L'altro importante traguardo raggiunto dall'arte romana a partire dall'epoca di Silla è il cosiddetto ritratto "veristico", ispirato alla particolare concezione "[[catone il Censore|catoniana]]" delle virtù dell'uomo patrizio romano: carattere forgiato dalla durezza della vita e della guerra, orgoglio di classe, inflessibilità, ecc. Il diverso contesto dei valori nella società romana portò però a divergere dai [[ritratto ellenistico|modelli ellenistici]] con i volti ridotti a dure maschere, con una resa secca e minuziosa della superficie, che non risparmia i segni del tempo e della vita dura.
Tra gli esempi più significativi del "verismo patrizio" ci sono la [[patrizio Torlonia|testa 535]] del [[Museo Torlonia]] (replica tiberiana), il [[velato del Vaticano]] (replica della prima età augustea), il [[ritratto di ignoto di Osimo]], il busto 329 dell'[[Albertinum]] di [[Dresda]], ecc. Il crudo verismo di queste opere è mitigato in altri esempi ([[70 a.C.|70]]-[[50 a.C.]]) dal [[plasticismo]] più ricco e una rappresentazione più organica e meno tetra, con la rigidezza mitigata da un'espressione più serena: è il caso la testa 1332 del [[museo Nuovo dei Conservatori]] (databile [[60 a.C.|60]]-[[50 a.C.]]) o il [[ritratto di Pompeo]] alla [[Ny Carlsberg Glyptotek]] di [[Copenaghen]].
Nonostante la rilevanza solo in ambito urbano e la breve durata temporale, il ritratto romano repubblicano ebbe un riflesso e seguito notevole nel tempo, soprattutto nei monumenti funerari delle classi inferiori che guardavano al patriziato con aspirazione, come i [[liberto|liberti]].
[[File:Casa di via graziosa, scena dell'odissea (attacco dei lestrigoni), I secolo ac.jpg|thumb|left|Roma, [[Casa di via Graziosa]], scena dell'Odissea (''Attacco dei [[Lestrigoni]]'').]]
==== Pittura ====
In questo periodo si colloca anche la costituzione di una tradizione pittorica romana. Essa viene detta anche "[[stili pompeiani|pompeiana]]", perché studiata nei cospicui ritrovamenti di [[scavi di Pompei|Pompei]] e delle altre città vesuviane sommerse dall'[[
Era tipico per una casa signorile avere ogni angolo di parete dipinta, da cui deriva una straordinaria ricchezza quantitativa di decorazioni pittoriche. Tali opere però non erano frutto dell'inventiva romana, ma erano un ultimo prodotto, per molti versi banalizzato, dell'altissima civiltà pittorica greca.
Si individuano quattro "[[stili pompeiani|stili]]" per la pittura romana, anche se sarebbe più corretto parlare di schemi decorativi. Il [[primo stile]] ebbe una documentata diffusione in tutta l'area ellenistica (incrostazioni architettoniche dipinte) dal III-II secolo a.C. Il [[secondo stile]] (finte architetture) non ha invece lasciato tracce fuori da Roma e le città vesuviane, databile dal 120 a.C. per le proposte più antiche, fino agli esempi più tardi del 50 a.C. circa; è forse un'invenzione romana. Il [[terzo stile]] (''ornamentale'') si sovrappose al ''secondo stile'' ed arrivò fino alla metà del I secolo, all'epoca di [[
=== Arte imperiale classica ===
==== La prima fase dell'impero e il classicismo augusteo ====
{{vedi anche|arte augustea}}
===== Architettura =====
[[File:Croatia Pula Amphitheatre 2014-10-11 11-04-27.jpg|thumb|L'anfiteatro di Pola]]
Con il principato di [[Augusto]] ebbe inizio una radicale trasformazione urbanistica di Roma in senso monumentale. Nel periodo da Augusto ai Flavi si nota un irrobustirsi di tutti quegli edifici privi dell'influenza del [[tempio greco]]: archi trionfali, terme, anfiteatri, ecc. Nell'[[arco partico]] del [[Foro Romano]] ([[20 a.C.]] circa) nacque una forma ancora embrionale dell'arco a tre [[fornice|fornici]]. Risalgono a questo periodo i più spettacolari edifici per spettacoli: il [[teatro di Marcello]] ([[11 a.C.]]), l'[[anfiteatro di Pola]], l'[[Arena di Verona]], il [[teatro di Orange]] e poco dopo il [[Colosseo]] (inaugurato da Tito nell'[[80]] e poi completato da [[Domiziano]]).
[[File:Statue-Augustus2.jpg|thumb|upright=0.5|left|L'''Augusto loricato''.]]
===== Scultura =====
Anche nelle arti figurative si ebbe una grande produzione artistica, improntata ad un classicismo finalizzato a costruire un'immagine solida e idealizzata dell'impero. Si recuperò, in particolare, la scultura greca del V secolo a.C., [[Fidia]] e [[Policleto]], nella rappresentazione delle divinità e dei personaggi illustri romani, fra cui emblematici sono alcuni ritratti di [[augusto di via Labicana|Augusto come pontefice massimo]] e l'[[Augusto loricato]], quest'ultimo rielaborato dal [[Doriforo]] di [[Policleto]]. L'uso di creare opere nello stile greco classico va sotto il nome di [[neoatticismo]], ed è improntato a un raffinato equilibrio, che però non è esente da una certa freddezza di stampo "accademico", legata cioè alla riproduzione dell'arte greca classica idealizzata e priva di slanci vitali. Solo durante la [[dinastia giulio-claudia]] si ebbe un graduale attenuarsi dell'influenza neoattica permettendo la ricomparsa di un certo colore e calore nella produzione scultorea.
===== Pittura =====
[[File:Villa di livia, affreschi di giardino, parete corta meridionale 01.jpg|thumb|upright|[[Villa di Livia]], [[Affreschi del ninfeo sotterraneo della villa di Livia|affreschi del ninfeo sotterraneo]].]]
Tra il [[30 a.C.|30]] e il [[25 a.C.]] poteva dirsi pienamente compiuto lo sviluppo del [[secondo stile pompeiano]]. Ascrivibile al [[terzo stile]] è la decorazione della [[Casa della Farnesina]] o la [[Casa del Criptoportico]] a [[Pompei (città antica)|Pompei]]. A cavallo tra la fine del regno di Augusto e l'epoca claudia si collocano gli [[Affreschi del ninfeo sotterraneo della villa di Livia|affreschi della grande sala]] della [[villa di Prima Porta]] di [[Livia Drusilla|Livia]], con la veduta di un folto giardino, culmine della [[Pittura romana di giardino|pittura di giardini illusionistici]]. Forse risale all'epoca di Augusto anche la famosa sala della [[villa dei Misteri]], dove sono mescolate copie di pitture greche e inserzioni romane.
Le ricostruzioni
===== Toreutica e glittica =====
Nel periodo di Augusto anche la [[toreutica]] e la [[glittica]] ebbero la migliore fioritura, con un notevole livello sia tecnico che artistico, con più naturalezza rispetto all'arte in grande formato. Tra i pezzi più pregiati il [[tesoro di Hildesheim]], la [[Gemma Augustea]] ([[29 a.C.]]), il [[cammeo di Augusto e Roma]] e il [[Grande cammeo di Francia]] (di epoca tiberiana).
==== I Flavi ====
[[File:Colosseum-2003-07-09.jpg|thumb|Il [[Colosseo]]]]▼
{{vedi anche|arte flavia}}
▲[[File:Colosseum-2003-07-09.jpg|thumb|Il celebre [[Colosseo]].]]
Gli imperatori della [[dinastia flavia]] proseguirono nell'edificazione di opere di grande impegno. Fra queste spicca il [[Colosseo]], il simbolo più famoso di Roma. In quell'epoca l'arte romana si sviluppò superando la pesante tutela dell'arte [[neoattica]], generando nuovi traguardi artistici. Nel campo della scultura non è ancora chiaro quanto fu determinante l'ispirazione al mondo ellenistico per superare la parentesi neoattica. In ogni caso nei rilievi nell'[[Arco di Tito]] ([[81]] o [[90]] d.C.) si nota un maggiore addensamento di figure e, soprattutto, una consapevole disposizione coerente dei soggetti nello spazio, con la variazione dell'altezza dei rilievi (dalle teste dei cavalli a tutto tondo alle teste e le lance sagomate sullo sfondo), che crea l'illusione di uno spazio atmosferico reale.
[[File:Sack of jerusalem.JPG|thumb|left|Processione sull'[[Arco di Tito]].]]
Inoltre per la prima volta si trova portata a compimento la disposizione delle figure su una linea curva convessa (piuttosto che retta), come dimostra il rilievo della processione dove a sinistra le figure sono viste di tre quarti e di faccia, e all'estrema destra di dorso mentre entrano sotto il fornice della ''[[Porta Triumphalis]]''. Lo spettatore ha così la sensazione di essere circondato e quasi sfiorato dal corteo, secondo
In architettura quest'epoca fu fondamentale per lo sviluppo di tecniche nuove, che permisero ulteriori sviluppi delle articolazioni spaziali. Lo stesso arco di Tito è impostato secondo uno schema più pesante e compatto dei precedenti augustei, che si allontana sempre di più dall'eleganza di matrice ellenistica. Ma fu soprattutto con la diffusione delle [[cupole]] emisferiche ([[Domus Transitoria]], [[Domus Aurea]] e [[ninfeo di Domiziano]] a [[Albano Laziale]]) e la [[volta a crociera]] ([[Colosseo]]), aiutata dall'uso di archi trasversali in laterizio che creano le nervature e dall'uso di materiale leggero per le volte (anfore). Inoltre venne perfezionata la tecnica della [[volta a botte]], arrivando a poter coprire aree di grandi dimensioni, come la vasta sala (33 metri di diametro) del [[Gruppo di edifici domizianei nel Foro Romano|vestibolo domizianeo]] del [[Foro Romano]].
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==== Il tempo di Traiano ====
{{vedi anche|arte traianea}}
[[File:29 colonna traiana da sud 05.jpg|thumb|Rilievi della [[Colonna Traiana]].]]
Sotto [[Traiano]] ([[98]]-[[117]] d.C.) l'impero conobbe il suo apogeo, ed anche l'arte riuscì, per la prima volta (stando a quanto ci è pervenuto) a staccarsi dall'influenza ellenistica, portando un proprio, nuovo prodotto artistico (il rilievo storico) ai livelli dei grandi capolavori dell'arte antica: i rilievi della [[Colonna Traiana]]. In questa opera, dove confluisce tutta la perizia tecnica ellenistica e la scorrevole narrazione romana, si svolge per circa duecento metri continui la narrazione delle [[Conquista della Dacia|campagne in Dacia]] di Traiano, priva, come scrive [[Ranuccio Bianchi Bandinelli]], "di un momento di stanchezza ripetitiva, di una ripetizione, insomma, di un ''vuoto'' nel contesto narrativo"<ref>Bianchi Bandinelli-Torelli, cit.,
Vi sono molte innovazioni stilistiche, ma è straordinario come anche il contenuto, per la prima volta in un rilievo storico, riesca a superare la barriera del freddo distacco un po' compassato delle opere augustee e ancora flavie: le battaglie sono veementi, gli assalti impetuosi, i vinti ammantati di umana pietà. Scene dure, come i suicidi di massa o la deportazione di intere famiglie, sono rappresentati con drammatica e pietosa partecipazione e la ricchezza di dettagli e accenti narrativi fu probabilmente dovuta a un'esperienza diretta negli avvenimenti<ref>O forse alla lettura dei commentari di Traiano stesso a proposito delle guerre daciche, non pervenutici.</ref>.
[[File:Mercati di Traiano
I rilievi della Colonna, come anche la nuova tipologia di ritratto imperiale (il "[[ritratto del decennale di Traiano|ritratto del decennale]]"), sono caratterizzati da un senso di umana dignità e forza morale, che non ha niente di sovrumano, di teatrale, di retorico. Traiano è l{{'}}''optimus princeps'' (il "primo funzionario" dello Stato) e amministra con la disciplina e la razionalità, senza richiami trascendeti o aloni augurali e religiosi.
In architettura [[Apollodoro di Damasco]] completò la serie dei [[Fori imperiali]] di Roma, con il vastissimo [[Foro di Traiano]], dalla pianta innovativa, priva di tempio all'estremità. Ancora più originale fu la sistemazione del fianco del [[colle Quirinale]] con i cosiddetti [[Mercati di Traiano]], un complesso amministrativo e commerciale che si componeva di sei livelli articolati organicamente in uffici, botteghe e altro. La ricchezza ottenuta con le campagne militari vittoriose permise il rafforzarsi di una classe media, che diede origine a una nuova tipologia abitativa, con più abitazioni raggruppate in un unico edificio, sempre più simili alle ricche case patrizie.
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==== Il tempo di Adriano ====
{{vedi anche|arte adrianea}}
[[File:Pantheon rome.interior.jpg|thumb|left|Interno del [[Pantheon (Roma)|Pantheon]].]]
Il successore, l'imperatore [[Publio Elio Traiano Adriano|Adriano]], era appassionato di cultura [[Ellenismo|ellenistica]]. Fece edificare, prendendo parte alla progettazione, [[Villa Adriana]] a [[Tivoli]], grandioso complesso architettonico e paesaggistico le cui architetture riprendono ecletticamente modelli orientali ed ellenistici. Fece inoltre ricostruire il [[Pantheon (Roma)|Pantheon di Roma]], con la cupola perfettamente emisferica appoggiata ad un cilindro di altezza pari al raggio e pronao corinzio, uno degli edifici romani meglio conservati e il suo mausoleo, ora [[Castel Sant'Angelo (monumento)|Castel Sant'Angelo]], al [[colle Vaticano|Vaticano]]. In scultura tipici della sua epoca sono i ritratti di [[Antinoo]], suo giovane amante morto in circostanze misteriose e da lui divinizzato con un culto ufficiale per tutto l'Impero.
[[File:Antinous Ecouen Louvre Ma1082 n3.jpg|thumb|upright|L'''Antinoo'' del [[Louvre]].]]
Il classicismo adrianeo si discostò abbastanza da quello dell'[[arte augustea]] ([[neoatticismo]]), più freddo e accademico, essendo anche ormai la società romana profondamente cambiata dai tempi del primo imperatore. Facendo un paragone con l'arte moderna si potrebbe affermare che l'arte augustea era stata una sorta di [[neoclassicismo]], quella adrianea di [[romanticismo]]. Sotto Adriano Roma aveva ormai consolidato una società articolata, una cultura propria e un livello artistico notevole e indipendente, non era più ai primi passi e non aveva quindi più bisogno del rigido sostegno degli artisti ateniesi come era avvenuto a cavallo tra il I secolo a.C. e il I secolo d.C. L'amore verso la Grecia classica di Adriano va comunque collocato nell'ambito dell'interesse privato del ''princeps'', non fu un evento di largo raggio che suscitò una vera e propria problematica artistica (un "rinascenza" o "rinascimento"), e svanì con la scomparsa del protagonista. Questa forma artistica era però espressione anche di un preciso programma politico, legato a un avvicinamento del sovrano (e quindi di Roma) alle province di cultura ellenica, come documentano anche i suoi frequenti viaggi.
==== Gli Antonini ====
{{vedi anche|arte dei primi Antonini|arte nell'età di Commodo}}
[[File:Base della colonna antonina, decursio sx 02.
Sotto la [[dinastia degli Antonini]], la produzione artistica ufficiale continuò nel solco del classicismo adrianea, con alcune tendenze che si svilupparono ulteriormente. Il gusto per il contrasto tra superfici lisce e mosse (come nel [[ritratto di Adriano (Museo delle Terme)|ritratto di Adriano]]), trasposto su una composizione d'insieme produsse il rilievo estremamente originale della ''decursio'' nella base della [[colonna Antonina]]. Conseguenza fu anche l'accentuazione del chiaroscuro.
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===Il Basso Impero===
[[File:Rome-ForumRomain-ArcheSeptime.jpg|thumb|[[Arco di Settimio Severo]]]]▼
{{vedi anche|arte tardoantica}}
▲[[File:Rome-ForumRomain-ArcheSeptime.jpg|thumb|[[Arco di Settimio Severo]].]]
[[File:10 2023 - Palazzo Altemps, Roma, Lazio, 00186, Italia - Sarcofago Grande Ludovisi (Grande Ludovisi sarcophagus) - Arte Romana - Photo Paolo Villa FO232047 ombre gimp bis.jpg|thumb|Il [[Sarcofago Ludovisi]].]]
La tumultuosa successione di [[Commodo]] mise in luce, nel [[192]], tutte le debolezze istituzionali dell'Impero, dando il via a un periodo di grave instabilità politica, economica e sociale che portò alla [[crisi del III secolo]]. L'Impero romano entrò nella sua fase discendente, chiamata anche "Basso Impero". L'arte prese una direzione anti-ellenistica, cercando forme meno organiche, razionali e naturalistiche. Più che un momento di crisi artistica (o "decadenza", secondo l'impostazione storica agli studi di matrice [[neoclassicismo|neoclassica]]), fu un fenomeno di più ampio raggio, che corrispondeva a nuove esigenze sociali e culturali del mutato contesto, che non si riconosceva più nel naturismo, la razionalità e la coerenza formale dell'arte di derivazione greca: le necessità di evasione, di isolamento, di fuga dalla realtà portarono a nuove concezioni filosofiche religiose, dominate dall'irrazionalità e dall'astrazione metafisica, che si riflessero in maniera profonda nella produzione artistica.
Inoltre il confluire nella capitale un numero sempre maggiore di persone dalle province (funzionari, mercanti, artisti, ma anche gli stessi imperatori), contrapposto alla perdita di autorità e di importanza del Senato e dell'antica aristocrazia romana, portò nella capitale i modi dell'[[Arte provinciale romana|arte cosiddetta ''provinciale'']] e ''[[arte plebea|plebea]]'' che già da secoli era orientata verso un maggiore espressionismo opposto alla rappresentazione fedele della natura.
==== Il periodo dei Severi ====
{{vedi anche|arte severiana}}
Già nei rilievi dell'[[Arco di Settimio Severo]] (202-203), si infittisce l'uso dello scalpello che crea solchi profondi e quindi toni più chiaroscurali; inoltre si afferma una rappresentazione della figura umana nuova, in scene di massa che annullano la rappresentazione individuale di matrice greca; anche la [[Plasticità (arte)|plasticità]] è diminuita. L'imperatore appare su un piedistallo circondato dai generali mentre recita l{{'}}''[[adlocutio]]'' e sovrasta la massa dei soldati come un'apparizione divina.
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{{vedi anche|arte nell'età di Gallieno|arte dioclezianea}}
L'ultima fase dell'impero, a partire da [[Diocleziano]], [[Costantino]] fino alla caduta della parte occidentale, è caratterizzata dalla perdita delle certezze e dall'insinuarsi di una sensibilità nuova. In architettura si affermarono costruzioni per scopi difensivi, come le [[mura aureliane]] o il [[Palazzo di Diocleziano]] (293-305 circa) a [[Spalato]], provvisto di solide fortificazioni.
[[File:Gordian III Massimo.jpg|thumb|upright|left|''[[Ritratto di Gordiano III]]'', III secolo, [[Museo Nazionale Romano]], Roma.]]
[[File:
I ritratti imperiali in quegli anni divennero innaturali, con attenzione al dettaglio minuto piuttosto che all'armonia dell'insieme (come nella ''[[Ritratto di Gordiano III|Testa di Gordiano III]]''), idealizzati, con sguardi laconici dai grandi occhi (come nella ''[[Statua colossale di Costantino I]]''). Non interessava più la rappresentazione della fisionomia, ma ormai il volto imperiale doveva esprimere un concetto, quello della santità del potere, inteso come emanazione divina.
==== Il IV secolo ====
{{vedi anche|arte costantiniana|arte teodosiana}}
Ancora più emblematico di questa progressiva perdita della forma classica è l'[[arco di Costantino]] (312-315), dove sono scolpiti bassorilievi con figure dalle forme tozze e antinaturalistiche, affiancate a materiale di spoglio dalle forme ancora classiche del II secolo. Nell
[[File:Arch of Constantine forum frieze.jpg|thumb|center|upright=2.4|Arco di Costantino, Rilievo dell{{'}}''Adlocutio'', 312-315, marmo scolpito.]]
Queste tendenze sono riscontrabili anche nel celebre [[gruppo dei tetrarchi]], già a [[Costantinopoli]] e ora murato nella [[Basilica di San Marco (Venezia)|basilica di San Marco a Venezia]].
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L'allontanamento dalle ricerche naturalistiche dell'arte greca portava d'altro canto una lettura più immediata ed una più facile interpretazione delle immagini. Per lungo tempo questo tipo di produzione artistica venne vista come chiaro esempio di decadenza, anche se oggi studi più ad ampio raggio hanno dimostrato come queste tendenze non fossero delle novità, ma fossero invece già presenti da secoli nei territori delle province e che il loro emergere nell'arte ufficiale fu il rovescio di un processo di irradiazione artistica dal centro verso la periferia, con il sempre presente (anche in altre epoche storiche) ritorno anche in senso opposto di tendenze dalle periferie al centro.
Con l'[[editto di Milano|editto]] del [[313]] con il quale Costantino permise la libertà di culto ai cristiani si ebbe la formazione di un'arte pubblica del Cristianesimo, che si espresse nell'edificazione delle grandiose [[Basilica (architettura cristiana)|basiliche]] a Roma, in [[Terra
===Verso l'arte medievale===
{|align=right
|[[File:Leone da un sarcofago dalle catacombe di san sebastiano.jpg|thumb|Leone da un sarcofago dalle [[catacombe di San Sebastiano]] (il rilievo è ancora composto plasticamente).]] || [[File:Leone da un sarcofago a palazzo giustiniani.jpg|thumb|upright|Leone da un sarcofago a [[palazzo Giustiniani (Roma)|palazzo Giustiniani]] (il rilievo è suggerito in maniera pittorica scavando solchi nelle parti in ombra).]]
|}
La forma antica di produrre arte non venne distrutta, come si sarebbe portati a pensare, né dalle [[invasioni barbariche]], né dal [[Cristianesimo]]. Soprattutto in campo artistico questi nuovi poteri si dimostrarono rispettosi dei modi precedenti: Courtois<ref>1955</ref> dimostrò bene come i barbari, pur senza comprenderla, rispettarono la maniera romana di derivazione ellenistica, permettendo la sua sopravvivenza per almeno tutto il secolo V e, in parte, VI, anche se ormai svuotata di qualsiasi contenuto originario.
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== Le forme artistiche ==
=== La scultura ===
Già nei periodi imperiali la scultura romana era in continuo progresso: i volti sono rappresentati con realismo al contrario dell'arte greca basata soprattutto sul corpo.
Ancora a differenza dell'arte greca classica la scultura romana non rappresenta solo la bellezza ideale ma anche le virtù morali.
=== Il rilievo storico ===
Il rilievo storico fu la prima vera e propria forma d'arte romana. Si sviluppò nel tardo periodo repubblicano, nel [[I secolo a.C.]] e, come per il ritratto romano, si formò dalla congiunzione del naturalismo [[arte ellenistica|ellenistico]] nella sua forma oggettiva, con i rilievi dell'[[arte plebea]], una corrente legata sia alla mentalità civile e al rito religioso dei romani, e si ha così il suo sviluppo.
Di questo stile i primi esempi che lo descrivono sono ben riassumibili nel piccolo fregio trionfale del [[tempio di Apollo Sosiano]], semplice ed incisivo, riferito appunto al trionfo di [[Gaio Sosio|Sosio]] del [[34 a.C.]], ma forse di esecuzione più tarda del [[20 a.C.|20]]-[[17 a.C.]], simile anche a quello successivo dell'altare al centro dell'[[Ara Pacis]]. Per questo stile è buon uso ricordare la formula ''ogni genere letterario per metro diverso'', quindi ogni genere corrisponde ad uno stile diverso, causa la sua equità strutturale nel tempo.
Interessante è anche il fregio che doveva adornare un altare molto simile a quello dell'Ara Pacis, trovato sotto al "Palazzo della Cancelleria" e ora [[Musei Vaticani]], la cosiddetta [[base dei Vicomagistri]] ([[30]]-[[50]] d.C.): vi si legge una processioni per un sacrificio, dove si vedono gli animali, gli assistenti sacerdoti e i musicanti. Qui con lo scorcio delle trombe e la posizione dei suonatori di dorso, si ha uno dei pochi esempi di ''dilatazione spaziale'': il fondo non esiste, è uno spazio libero, entro al quale le figure si muovono.
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=== Il ritratto ===
{{vedi anche|ritratto romano}}
[[File:Ritratto repubblicano dal museo torlonia, profilo, roma.jpg|thumb|left|upright|[[Patrizio Torlonia|Ritratto virile 535]] dal Museo Torlonia.]]
[[File:Ritratto di Gallieno.jpg|thumb|upright|[[Ritratto di Gallieno]] dal Museo delle Terme.]]
Il ritratto, col ''rilievo storico'', è la forma più caratteristica dell'arte romana. Entrambi erano frutto della manifestazione di un forte legame oggettivo e pratico dei Romani, lontano da ogni astrazione metafisica. Il rilievo storico però ha le sue radici nell'arte plebea di tradizione medio-italica, il secondo è stato invece creato dall'ambiente patrizio a partire dal [[ritratto ellenistico]].
Vi sono precedenti del ritratto sia nella medio-italica ([[testa di Giunio Bruto]]), e in quella etrusca seppur non prima del IV secolo a.C.; ma il ritratto tipico romano è tutt'altra cosa, si rifà al culto familiare piuttosto che alla sfera onoraria e funerale, anche se poi queste lo assorbiranno. Direttamente collegato alla tradizione patrizia dello ''[[ius imaginum]]'', la sua nascita è strettamente connessa allo sviluppo nella età [[Lucio Cornelio Silla|Silla]]na del patriziato, e si svilupperà fino al secondo triumvirato; per esempio nella [[statua di personaggio romano da Delos]] si notano le fattezze ben individualizzate della testa ritratta impostata su un corpo in posizione eroica di classica idealizzazione.
A partire da queste esperienze i mercanti romani tornati in patria, divenuti nel frattempo "aristocrazia del denaro", impostarono le premesse per l'arte del ritratto. In quell'epoca si definì quindi una committenza alta e aristocratica, interessata a ritratti idealizzati e psicologici, nel ricco [[scultura ellenistica|stile ellenistico "barocco"]], e una committenza "borghese", interessata a ritratti fedeli nella fisionomia, anche a scapito dell'armonia dell'insieme e della valenza psicologica, nello stile cosiddetto "verista" (come nel [[ritratto di ignoto di Osimo]]).
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Il ritratto romano quindi, come tutta l'arte romana, si esprimeva con diversi linguaggi formali.
== Retaggio dell'arte romana ==
{|align=right
|[[File:Marcus.aurelius.horse.statue.rome.arp.jpg|thumb|Officina romana, [[Statua di Marco Aurelio]], [[Roma]].]]
|| [[File:Donatello, Monumento equestre al Gattamelata 03.JPG|thumb|[[Donatello]], [[Monumento equestre al Gattamelata|Statua del Gattamelata]], [[Padova]].]]
|}
L'arte romana fu per la prima volta nel mondo europeo e mediterraneo, un'arte universale, capace di unificare in un linguaggio dai tratti comuni una vastissima area geografica, che travalica anche i meri confini dell'[[
Ciò implicò che l'arte romana, grazie alla sua diffusione, fosse nelle generazioni future il diretto tramite con l'arte antica. Per gli artisti europei la produzione romana venne sempre considerata come
L'arte greca rimase infatti oscura fino alla fine del XVIII secolo, quando avvenne il suo riconoscimento teorico, mentre la sua conquista documentata si data al XIX secolo. L'arte romana invece rimase sempre nota durante i secoli successivi, influenzando profondamente le generazione successivi di artisti e committenti.
== Note ==
<references/>
== Bibliografia ==
* {{cita libro|autore=[[Ranuccio Bianchi Bandinelli]] e [[Mario Torelli
* {{cita libro|autore=Pierluigi De Vecchi ed [[Elda Cerchiari
* {{cita libro|autore=[[Paul Zanker]]|titolo=Arte romana|anno=2008|città=Bari|editore=[[Giuseppe Laterza & Figli|Economica Laterza]]|cid=Zanker 2008 |pagine=pp. 220|isbn=978-8842098713}}
== Voci correlate ==
* [[Architettura romana]]
* [[Arte erotica a Pompei e Ercolano]]
* [[Civiltà romana]]
== Altri progetti ==
{{interprogetto|preposizione=sull'}}
== Collegamenti esterni ==
* {{
{{Arte romana}}
{{Storia dell'arte occidentale}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|Antica Roma|archeologia|architettura}}
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