Vulcano (divinità): differenze tra le versioni

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[[File:DiegoVelázquez Velasquez,- TheLa ForgeFragua ofde VulcanVulcano (Museo del Prado, 1630).jpg|miniatura|''[[La fucina di Vulcano]]''<br /> di [[Diego Velázquez]]. [[Il Prado]], Madrid]]
'''Vulcano''' ([[lingua latina{{latino|latino]] ''Vulcanus''}}, ''Volcanus'' o arcaico ''Volkanus'') è il dio [[religioneDivinità romanaromane|dio romano]] del [[Dio del fuoco|fuoco]] terrestre e distruttore. Appartiene alla fase più antica della religione romana; infatti [[Marco Terenzio Varrone|Varrone]] riferisce, citando gli ''[[annales pontificum]]'', che re [[Tito Tazio]] aveva dedicato altari ada una serie di divinità tra le quali era anche Vulcano<ref name="VarroneV">{{cita libro |autore=Varrone |wkautore=Marco Terenzio Varrone |titolo=De Lingua Latina |url=http://www.thelatinlibrary.com/varro.ll5.html|anno=47-45 a.C|volume=Liber V | capitolo=Capitolo X |anno= 47-45 a.C.}}</ref>. Spesso è erroneamente indicato come figlio di Giove e Giunone, in realtà è stato generato per partenogenesi da quest'ultima.
 
Venne in seguito identificato con il greco [[Efesto]] secondo l'''[[Interpretatio graeca]]''.
 
== Etimologia ==
L'etimologia del nome non è chiara: la tradizione romana sosteneva che il dio derivasse il proprio nome da alcuni termini latini collegati alla folgore (''fulgere'', ''fulgur'', ''fulmen''), la quale è in qualche modo collegata al fuoco<ref name="VarroneV" />. Al dio sono attribuiti due epiteti: ''Mulciber'' (''qui ignem mulcet''), cioè "che addolcisce", ''Quietus''<ref>{{CIL|6|00801}}, proveniente da Roma: dedica di Gaio Giulio Salvio, ''magister'' della Regio III.</ref> e ''Mitis''<ref>{{AE|1983|00827}}: dedica di Gaio Sempronio Urbano, ''procurator Augusti'' a [[Ulpia Traiana Sarmizegetusa]], in [[Dacia (regione storica)|Dacia]].</ref>, entrambi col significato di "tranquillo"; tutti questi epiteti servono a scongiurare l'azione distruttiva del dio (per esempio negli incendi). In seguito all'identificazione di Vulcano con il greco [[Efesto]], l'epiteto Mulciber fu interpretato come "colui che addolcisce i metalli nella forgia"<ref>Festo, [http://remacle.org/bloodwolf/erudits/Festus/m.htm libro XI], s.v. ''Mulciber''.</ref>.
sono attribuiti due epiteti: ''Mulciber'' (''qui ignem mulcet''), cioè "che addolcisce", ''Quietus''<ref>{{CIL|6|00801}}, proveniente da Roma: dedica di Gaio Giulio Salvio, ''magister'' della Regio III.</ref> e ''Mitis''<ref>{{AE|1983|00827}}: dedica di Gaio Sempronio Urbano, ''procurator Augusti'' a [[Ulpia Traiana Sarmizegetusa]], in [[Dacia (regione storica)|Dacia]].</ref>, entrambi col significato di "tranquillo"; tutti questi epiteti servono a scongiurare l'azione distruttiva del dio (per esempio negli incendi). In seguito all'identificazione di Vulcano con il greco [[Efesto]], l'epiteto Mulciber fu interpretato come "colui che addolcisce i metalli nella forgia"<ref>Festo, [http://remacle.org/bloodwolf/erudits/Festus/m.htm libro XI], s.v. ''Mulciber''.</ref>.
 
Fino alla metà del [[XX secolo]] si pensava che il suo nome non fosse latino ma fosse correlato foneticamente al nome del dio cretese ''Velkhanos''<ref>A. B. Cook, ''Zeus: a Study in Ancient Religion'', vol. II, pag. 946 e seguenti. 1925.</ref> che però ha funzioni molto diverse da quelle del dio romano.
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Secondo Wolfgang Meid il nome del dio romano non è correlato a quello di ''Velkhanos''<ref>Wolfgang Meid, "Etr ''Velkhans'' - lat. ''Volcaanus''", ''Indogermanische Forschungen'', 66 (1961), pp. 259-266.</ref> e Christian Guyonvarc'h ha invece proposto di collegarlo al nome di persona irlandese ''Olcán'' ([[ogam]]ico ''Ulccagni'', al genitivo)<ref>Articolo su ''Ogam'', 91 (1969), p. 364</ref>. Un'altra ipotesi, avanzata da [[Vasilij Ivanovič Abaev|Vasilij Abaev]], prende in esame una possibile relazione tra ''Volcanus'' e l'[[lingua osseta|osseto]] ''-waergon'' variante del nome di ''Kurdalaegon'', il fabbro mitico dell'[[Ciclo dei Narti|epopea nartica]]. Come fa notare Dumézil, la forma ''Kurdalaegon'' è stabile e ha un significato chiaro (''kurd'', "fabbro" + ''-on'' "della famiglia" + ''Alaeg'', nome di una delle famiglie nartiche). La variante che si avvicina al nome di Vulcano, invece, è stata attestata una sola volta per cui, sempre secondo Dumézil, si tratta di un accostamento da respingere<ref>Georges Dumézil, ''La religione romana arcaica'', p. 284, nota 12</ref>.
 
[[File:Rubens - Vulcano forjando los rayos de Júpiter.jpg|thumb|''Vulcano forgia le folgori per [[Giove (divinità)|Giove]]'' di [[PieterPeter Paul Rubens|Rubens]] (XVII secolo)]]
 
== Natura del dio ==
A [[Creta (Grecia)|Creta]] era venerato Velkhanos, un dio della natura e degli Inferi e in passato si è ipotizzato che Vulcano provenisse dal Mediterraneo orientale tramite l'Etruria<ref name="rose">Herbert Jennings Rose, "Vulcano" in ''Dizionario di antichità classiche''. Torino, San Paolo, 1995. ISBN 88-215-3024-8.</ref>.
 
Secondo [[Georges Dumézil]], la reale natura di Vulcano si spiega con la teoria dei tre fuochi [[Veda|vedici]]. Secondo questa teoria per celebrare un sacrificio si devono accendere sul terreno tre fuochi: il primo, chiamato "fuoco del padrone di casa", rappresenta il sacrificante stesso e serve ad accendere gli altri, il secondo, "fuoco delle offerte", porta il sacrificio agli dèidei per mezzo del fumo, il terzo, "fuoco di destra o del sud", è situato al limite dell'area sacrificale e serve da sentinella contro l'attacco degli spiriti maligni. Questa teoria si sarebbe conservata anche a Roma, dove i primi due fuochi sono rappresentati da [[Vesta]] mentre il terzo è Vulcano<ref>Georges Dumézil, ''La religione romana arcaica'', p. 277 e sgg. Milano, Rizzoli, 1977. ISBN 88-17-86637-7</ref>. Il dio è quindi il fuoco che divora e distrugge, rivolto verso le potenze ostili e questo spiega ciò che si era chiesto anche Plutarco<ref>Plutarco, ''Questioni romane'', [http://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/Plutarch/Moralia/Roman_Questions*/C.html#47 47].</ref>, cioè perché i suoi templi dovevano essere costruiti fuori o al limite esterno delle mura, come già il Volcanal alle origini di Roma. Questo spiega anche perché a Vulcano si consegnassero bruciandole per annientarle le armi e le spoglie del nemico prese sul campo di battaglia<ref>[[Servio Mario Onorato|Servio]], ''Commento all'Eneide'', [http://web.upmf-grenoble.fr/Haiti/Cours/Ak/Auteurs_anciens/serv8.htm VIII] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20070929091306/http://web.upmf-grenoble.fr/Haiti/Cours/Ak/Auteurs_anciens/serv8.htm |data=29 settembre 2007 }}, 562.</ref>, come anche le armi del sopravvissuto alla ''[[devozione|devotio]]''<ref>Tito Livio, ''Storia di Roma'', [http://www.thelatinlibrary.com/livy/liv.8.shtml#10 VIII, 10]</ref>.
 
== Vulcano nella tradizione latina e romana ==
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[[Jacqueline Champeaux]]<ref>Jacqueline Champeaux, ''Fortuna, I, Fortuna dans la religion romaine archaïque'', Roma, 1982.</ref> e [[Attilio Mastrocinque]]<ref>Attilio Mastrocinque, ''Romolo. La fondazione di Roma tra storia e leggenda''. Este, 1993.</ref> hanno avanzato l'ipotesi che sia identificabile con Vulcano il dio ignoto che nella più antica mitologia latina avrebbe fecondato una dea vergine e madre corrispondente alla [[Rea (mitologia)|Rea]] greca (la dea [[Fortuna (divinità)|Fortuna]] a [[Palestrina|Praeneste]] e [[Feronia]] ad [[Terracina|Anxur]]). In tal caso Vulcano sarebbe stato il padre di [[Giove (divinità)|Giove]].
 
[[File:Stromboli_Eruption.jpg|thumb|right|Vulcano come fuoco terrestre e distruttore]]
 
Confrontando i diversi racconti mitologici, l'archeologo [[Andrea Carandini]] ritiene che Caco e Caca fossero figli di Vulcano e di una divinità o di una vergine locale così come lo è Ceculo; Caco e Caca rappresenterebbero l'uno il fuoco metallurgico e l'altra il fuoco domestico, proiezioni di Vulcano e [[Vesta]]. Questi racconti mitologici risalirebbero al periodo pre-urbano del [[Lazio]] e il loro significato appare abbastanza chiaro: sul piano divino Vulcano feconda una dea vergine e genera Giove, il sovrano divino; sul piano umano Vulcano feconda una vergine locale (probabilmente una "principessa") e genera un capo<ref>Andrea Carandini, ''La nascita di Roma'', §45, pag. 52. Torino, Einaudi, 1997. ISBN 88-06-14494-4.</ref>. La prima attestazione di un'associazione rituale fra Vulcano e Vesta risale al [[lettisternio]] del 217 a.C.<ref>Tito Livio, ''Storia di Roma'', [http://www.thelatinlibrary.com/livy/liv.22.shtml#10 XXII, 10]</ref>. Altri indizi che sembrano confermare questo legame sembrano essere la vicinanza tra i due santuari e l'affermazione fatta da Dionigi di Alicarnasso, secondo il quale entrambi i culti sarebbero stati introdotti a Roma da Tito Tazio per esaudire un voto fatto in battaglia<ref>Dionigi di Alicarnasso, ''Antichità romane'', [http://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/Dionysius_of_Halicarnassus/2B*.html#50 II, 50, 3]</ref>.
 
A Vulcano, dio del fuoco, era associata [[Vesta]], dea del focolare, come anche dimostrato dal [[Portico degli Dei Consenti]], dove tra le coppie dei '' duodecim deos Consentis''<ref>[[Marco Terenzio Varrone]], [[De re rustica (Varrone)|De re rustica]],I,4</ref> trovava posto anche quella formata da Vesta e da Vulcano.<ref>{{cita web|url=https://penelope.uchicago.edu/Thayer/I/Gazetteer/Places/Europe/Italy/Lazio/Roma/Rome/Forum_Romanum/_Texts/Huelsen*/2/11.html|titolo=Porticus Deorum Consentium|accesso=21 gennaio 2023}}</ref>
A Vulcano sono collegate due divinità femminili ugualmente antiche, ''Stata Mater''<ref>{{CIL|6|00802}}, proveniente da Roma.</ref>, che è probabilmente la dea che ferma gli incendi, e [[Maia (divinità)|Maia]]<ref>Aulo Gellio, ''Notti Attiche'', [http://www.thelatinlibrary.com/gellius13.html#23 XIII, 23, 2]: ''Maiam Volcani''</ref>, il cui nome secondo H. J. Rose deriva dalla radice ''MAG'', per cui va interpretata come la dea che presiede alla crescita, forse a quella dei raccolti<ref name=rose/>.
 
A Vulcano inoltre, sono collegate due divinità femminili ugualmente antiche, ''Stata Mater''<ref>{{CIL|6|00802}}, proveniente da Roma.</ref>, che è probabilmente la dea che ferma gli incendi, e [[Maia (divinità)|Maia]]<ref>Aulo Gellio, ''Notti Attiche'', [http://www.thelatinlibrary.com/gellius13.html#23 XIII, 23, 2] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20060910040558/http://www.thelatinlibrary.com/gellius13.html |data=10 settembre 2006 }}: ''Maiam Volcani''</ref>, il cui nome secondo H. J. Rose deriva dalla radice ''MAG'', per cui va interpretata come la dea che presiede alla crescita, forse a quella dei raccolti<ref name=rose/>. Macrobio riferisce l'opinione di Cincio secondo il quale la compagna di Vulcano sarebbe Maia, giustificando questa affermazione con il fatto che il flamine di Vulcano sacrificava a questa dea alle calende di maggio, mentre secondo Pisone la compagna del dio sarebbe Maiesta<ref>Macrobio, ''Saturnali'', [http://penelope.uchicago.edu/Thayer/L/Roman/Texts/Macrobius/Saturnalia/1*.html#12 I, XII, 18].</ref>. Anche secondo Gellio Maia era associata a Vulcano, citando i libri di preghiere in uso ai suoi tempi<ref>Aulo Gellio, ''Notti attiche'', [http://www.thelatinlibrary.com/gellius13.html XIII, 23, 2] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20060910040558/http://www.thelatinlibrary.com/gellius13.html |data=10 settembre 2006 }}. Milano, Rizzoli, </ref>. Il dio è il patrono dei mestieri legati ai forni (cuochi, fornai, pasticceri) e se ne trova attestazione in Plauto<ref>Plauto, ''Aulularia'', 359</ref>, Apuleio (dove fa il cuoco alle nozze di [[Amore e Psiche]])<ref>Apuleio, ''Metamorfosi'', VI, 24, 2</ref> e nel poemetto di Vespa contenuto nell'[[Anthologia Latina]] e incentrato sulla contesa tra un fornaio e un cuoco<ref>''[http://bcs.fltr.ucl.ac.be/FE/09/VespaTrad.html Iudicium coci et pistoris iudice Vulcano]''</ref>.
 
== Santuari ==
[[File:GiorcesBardo51.jpg|thumb|Fucina di Vulcano ([[Museo nazionale del Bardo|Vulcano]], [[Tunisi]])]]
 
Il principale e più antico santuario di Vulcano a [[Roma]] era il ''[[Volcanal]]'', situato nell'''area Volcani'', un'area all'aperto ai piedi del [[Campidoglio]], nell'angolo nord-occidentale del [[Foro Romano]], con un'[[Altare#Religione romana|ara]] dedicata al dio e un fuoco perenne. Secondo la tradizione romana, il santuario era stato dedicato da [[Romolo]], il quale vi aveva anche posto una [[quadriga]] di bronzo dedicata al dio, preda di guerra dopo la sconfitta dei [[Fidene|Fidenati]] (ma secondo [[Plutarco]] la guerra in questione fu quella contro [[Città scomparse del Lazio arcaico|Cameria]], sedici anni dopo la fondazione di Roma<ref name=plutarco>Plutarco, ''Romolo'', [http://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/Plutarch/Lives/Romulus*.html#24 24]</ref>), e una propria statua con una un'iscrizione contenente una lista dei suoi successi redatta in [[alfabeto greco|caratteri greci]]<ref>[[Dionigi di Alicarnasso]], ''Antichità romane'', [http://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/Dionysius_of_Halicarnassus/2B*.html#54 II, 54, 2]</ref>; secondo Plutarco Romolo era rappresentato incoronato dalla [[Vittoria (divinità)|Vittoria]]<ref name=plutarco/>. Inoltre il re avrebbe piantato nel santuario un albero di [[Celtis australis|loto sacro]], che esisteva ancora ai tempi di [[Gaio Plinio Secondo|Plinio il vecchioVecchio]] e si diceva che fosse tanto antico quanto la città stessa<ref>Plinio il vecchio, ''Storia naturale'', [http://penelope.uchicago.edu/Thayer/L/Roman/Texts/Pliny_the_Elder/16*.html#236 XVI, 236].</ref>. Si è ipotizzato che il santuario risalisse all'epoca in cui il Foro era ancora fuori della città. Il Volcanal è menzionato due volte da [[Tito Livio]] in merito al ''prodigium'' di una pioggia di sangue avvenuto nel [[183 a.C.]]<ref>Tito Livio, ''Storia di Roma'', [http://www.thelatinlibrary.com/livy/liv.39.shtml#46 XXXIX, 46].</ref> e nel [[181 a.C.]]<ref>Tito Livio, ''Storia di Roma'', [http://www.thelatinlibrary.com/livy/liv.40.shtml#19 XL, 19, 2].</ref>.
 
L'''area Volcani'', probabilmente un ''locus substructus'', era circa 5 metri più alta del ''[[Comitium]]''<ref>Dionigi di Alicarnasso, ''Antichità romane'', [http://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/Dionysius_of_Halicarnassus/2B*.html#50 II, 50, 2].</ref> e da essa i re e i magistrati della prima [[repubblica romana|repubblicaRepubblica]], prima che fossero costruiti i ''[[rostra]]'', si rivolgevano al popolo<ref>Dionigi di Alicarnasso, ''Antichità romane'', [http://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/Dionysius_of_Halicarnassus/11B*.html#39 XI, 39, 1].</ref>. Sul Volcanal c'era anche una statua in bronzo di [[Orazio Coclite]]<ref>Plutarco, ''Publicola'', [http://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/Plutarch/Lives/Publicola*.html#16 16].</ref>, che era stata qui spostata dal Comizio, un ''locus inferior'', dopo essere stata colpita da un fulmine. [[Aulo Gellio]] racconta che furono chiamati alcuni [[aruspici]] per espiare il prodigio, ma questi mossi dal malanimo fecero spostare la statua in un luogo più basso dove non batteva mai il sole. L'inganno fu però scoperto e gli aruspici giustiziati; in seguito si scoprì che la statua doveva essere posta in un luogo più alto e così fu fatto sistemandola nell'area Volcani<ref>Aulo Gellio, ''Notti attiche'', [http://www.thelatinlibrary.com/gellius4.html#5 IV, 5] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20060909095405/http://www.thelatinlibrary.com/gellius4.html |data=9 settembre 2006 }}; Gellio dice che l'episodio era narrato nell'XI libro degli ''[[Annales maximi]]'' e nel I libro delle ''Cose memorabili'' di [[Verrio Flacco]]</ref>. Già nel [[304 a.C.]] nell'area Volcani fu costruito un tempio alla [[Concordia (divinità)|Concordia]] dedicato dall'edile curule [[Gneo Flavio]]<ref>
Tito Livio, ''Storia di Roma'', [http://www.thelatinlibrary.com/livy/liv.9.shtml#46 IX, 46]</ref>. Stando a [[Samuel Ball Platner]] nel corso del tempo il VolcanaleVolcanal sarebbe stato sempre più ristretto dagli edifici circostanti fino ada essere ricoperto del tutto<ref>Samuel Ball Platner, ''A Topographical Dictionary of Ancient Rome'', s.v. Volcanal. Londra, Oxford University Press, 1929.</ref>. Il culto era comunque vivo ancora nella prima metà età imperiale, come testimonia il ritrovamento di una dedica di Augusto nell'anno [[9 a.C.]]<ref>{{CIL|6|457}}</ref>.
 
Agli inizi del [[XX secolo]] furono ritrovate, dietro l'[[Arcoarco di Settimio Severo]], alcune antiche fondazioni in tufo che probabilmente appartenevano al VolcanaleVolcanal e tracce di una specie di piattaforma rocciosa, lunga 3,95 metri e larga 2,80, che era stata ricoperta di cemento e dipinta di rosso. La sua superficie superiore è scavata da varie canaline e di fronte ci sono i resti di una canale di drenaggio fatto di lastre di tufo. Si avanzò l'ipotesi che si trattasse dell'ara stessa di Vulcano. La roccia mostra segni di danni e di riparazioni e nella superficie ci sono alcune cavità, rotonde e squadrate, che hanno una qualche rassomiglianza con le tombe e sono perciò state considerate tali da alcuni autori in passato<ref>Richter, BRT iv.15-16</ref>, specialmente [[Friedrich von Duhn|von Duhn]], il quale, dopo la scoperta di antiche tombe a cremazione nel Foro, ha sostenuto che in origine il VolcanaleVolcanal fosse il luogo dove venivano bruciati i corpi<ref>[[Friedrich von Duhn]] (Italische Gräberkunde i.413 sqq.)</ref>.
 
Un altro [[Tempio di Vulcano nel Campo Marzio|tempio]] gli fu eretto prima del [[215 a.C.]] nel [[Campo Marzio (antichità)|Campo Marzio]], presso il [[Circo Flaminio]] dove si tenevano giochi in suo onore in occasione della festività dei Volcanalia. [[Marco Vitruvio Pollione|Vitruvio]] afferma che anche gli aruspici [[etruschi]] prescrivono nei loro libri di costruire i templi di Vulcano fuori delle mura cittadine, per evitare che il fuoco si rivolga contro le abitazioni<ref>Vitruvio, ''Dell'architettura'', [http://www.thelatinlibrary.com/vitruvius1.html#7.1 I, 7, 1] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20060821150203/http://www.thelatinlibrary.com/vitruvius1.html#7.1 |date=21 agosto 2006 }}. Pisa, Giardini editore, 1978.</ref>.
 
== Festività ==
Al culto di Vulcano era preposto un [[flamine]] minore, denominato [[flamine vulcanale]]; al dio era dedicata la festività dei ''[[Volcanalia]]'', celebrata il 23 agosto (ovvero il X alle [[calende]] di settembre), in occasione della quale si svolgevano i ''Ludi Piscatorii'', giochi in onore dei pescatori del [[Tevere]] sull'altra riva del fiume rispetto alla città e si sacrificavano nel fuoco del Volcanal piccoli pesci vivi, pescati nel fiume, al posto di anime umane.<ref>Festo, [http://remacle.org/bloodwolf/erudits/Festus/p.htm libro XIV], s.v. ''Piscatorii ludi''.</ref><ref>{{cita libro |autore=Varrone |wkautore=Marco Terenzio Varrone |titolo=de Lingua Latina |url=http://www.gmu.edu/departments/fld/CLASSICS/varro.ll6.html |volume=Liber VI | capitolo=Capitolo III |anno= 47-45 a.C. |urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20061019015437/http://www.gmu.edu/departments/fld/CLASSICS/varro.ll6.html |dataarchivio=19 ottobre 2006 }}</ref>. Pare che durante questa festa la gente usasse appendere abiti o stoffe al sole<ref>[[San Paolino di Nola|Paolino di Nola]], ''Lettere'', XXXII, 139</ref>; secondo Dumézil questa pratica rituale potrebbe riflettere un legame teologico tra Vulcano e il dio [[Sol Invictus|Sole]]<ref>Georges Dumézil, ''Feste romane'', pag. 70</ref>. Un'altra usanza praticata in questo giorno era di iniziare a lavorare con la luce di una candela, probabilmente per auspicare un uso benefico del fuoco legato al dio<ref>Plinio il giovane, ''Lettere'', III, 5.</ref>.
 
== Vulcano fuori di Roma ==
A [[Ostia (città antica)|Ostia]] il culto di Vulcano era il più importante della città, così come lo era il suo sacerdote, denominato ''pontifex Volcani et aedium sacrarum'', il quale aveva il controllo su tutti gli edifici sacri della città e concedeva (o negava) l'autorizzazione all'erezione di statue dedicate alle divinità orientali. Il pontefice di Vulcano era nominato a vita probabilmente dal consiglio dei decurioni e la sua posizione corrispondeva a quella del [[pontefice massimo (storia romana)|pontefice massimo]] a Roma ed era il vertice della carriera amministrativa della città di Ostia; veniva scelto, quindi, tra le persone che aveva già ricoperto cariche pubbliche in città o anche a livello imperiale. Il pontefice di Vulcano era l'unica autorità che disponesse di un certo numero di aiutanti e precisamente di tre pretori e due o tre edili, cariche religiose diverse da quelle civili omonime<ref>Carlo Pavolini, ''La vita quotidiana a Ostia''. Roma-Bari, Laterza, 1986. ISBN 88-420-4817-8.</ref>. In base ad unaa un'iscrizione<ref>{{AE|1953|00073}}</ref> frammentaria ritrovata ad [[Annaba]] (antica ''Hippo Regius''), si ritiene probabile che lo scrittore [[Gaio Svetonio Tranquillo|Svetonio]] abbia ricoperto questa carica<ref>Gianfranco Gaggero, introduzione a ''Vite dei dodici Cesari'' di Svetonio. Milano, Rusconi, 1994. ISBN 88-18-70081-2.</ref>.
 
Da [[Strabone]] sappiamo che a [[Pozzuoli]] vi era una zona denominata in greco "agorà di Efesto" (''Forum Vulcani'' in latino), una pianura caratterizzata da numerosi sbocchi di vapore vulcanico (odierna località "La Solfatara")<ref>Strabone, ''Geografia. L'Italia'', V, 4, 6. Milano, Rizzoli, 1988. ISBN 88-17-16687-1.</ref>.
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== Identificazione con il dio greco Efesto ==
[[File:Statuette Vulcanus MBA Lyon A1981.jpg|thumb|right| Vulcano, indossante una un{{'}}''[[exomis]]'' e un ''[[pileo]]''. [[I sec. a.C.]] circa.]]
Assimilato al dio greco [[Efesto]], in età classica ne assunse anche la mitologia ritrovandosi così ada essere considerato figlio di [[Giove (divinità)|Giove]] e di [[Giunone]] e sposo di [[Venere (divinità)|Venere]]. Già il poeta [[Lucio Accio]] nel ''Filottete'' chiama Lemno, l'isola di Efesto, con l'appellativo di Vulcania<ref>{{cita libro |autore=Varrone |wkautore=Marco Terenzio Varrone |titolo=de Lingua Latina |url=http://www.thelatinlibrary.com/varro.ll7.html |volume=Liber VII | capitolo=Capitolo II |anno= 47-45 a.C.}}</ref>.
 
Nell'Eneide Virgilio mescola temi arcaici e temi ellenizzanti: se da una parte Vulcano viene identificato con la furia del fuoco che brucia le navi<ref>Virgilio, ''Eneide'', [http://www.thelatinlibrary.com/vergil/aen5.shtml V], 662</ref> o con le faville che sprizzano dalle torce<ref>Virgilio, ''Eneide'', [http://www.thelatinlibrary.com/vergil/aen9.shtml IX], 76</ref>, dall'altra Vulcano viene identificato con il dio greco Efesto quando viene chiamato "il dio di [[Lemno]]"<ref>Virgilio, ''Eneide'', VIII, 454</ref> o nell'episodio in cui la dea Venere seduce il dio nel talamo divino per convincerlo a fornire armi a Enea. Il dio acconsente e corre all'[[isola di Lipari]] sotto la quale vi è un antro nel quale i [[ciclope (mitologia greca)|ciclopi]] forgiano le armi per gli dèidei. Vulcano ordina loro di interrompere il lavoro e di dedicarsi alla fabbricazioni delle armi per Enea<ref>Virgilio, ''Eneide'', VIII, 370-453</ref>, tra le quali uno scudo sul quale vengono effigiati i principali eventi della storia romana da [[Romolo]] ad [[Augusto (imperatore romano)|Augusto]]<ref>Virgilio, ''Eneide'', VIII, 626-728</ref>. Anche in Ovidio c'è una simile mescolanza: nelle [[MetamorfosiLe metamorfosi (Ovidio)|Metamorfosi]] Vulcano è associato alla violenza del fuoco<ref>Ovidio, ''Metamorfosi'', [http://www.thelatinlibrary.com/ovid/ovid.met9.shtml IX] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20130716225911/http://www.thelatinlibrary.com/ovid/ovid.met9.shtml |data=16 luglio 2013 }}, 251</ref> e alle fiamme soffiate dalle narici dei tori prodigiosi che [[Giasone (mitologia)|Giasone]] deve affrontare per avere il vello d'oro<ref>Ovidio, ''Metamorfosi'', [http://www.thelatinlibrary.com/ovid/ovid.met7.shtml VII] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20130716225906/http://www.thelatinlibrary.com/ovid/ovid.met7.shtml |data=16 luglio 2013 }}, 104</ref>, ma poi gli viene attribuita la paternità del brigante Perifete, figlio di Efesto<ref>Ovidio, ''Metamorfosi'', VII, 437</ref>.
 
Nella letteratura latina del [[III secolo]] Vulcano è completamente identificato con Efesto nel ''De concubitu Martis et Veneris'' di Reposiano, un poemetto contenuto nell'[[Anthologia Latina]], nel quale si racconta l'episodio omerico della scoperta del tradimento di Venere con Marte; in pratica di romano qui c'è solo il nome dei divini protagonisti che sostituisce l'originale greco<ref>Reposiano, ''[http://www.thelatinlibrary.com/reposianus.html De concubitu Martis et Veneris]''</ref>. L'identità di Vulcano con Efesto permane nei secoli successivi. È riconoscibile, per esempio, nelle numerose rappresentazioni di Vulcano nell'arte [[Rinascimento|rinascimentale]] e moderna quali:
* ''[[La fucina di Vulcano]]'' - Dipinto di [[Diego Velázquez]] ([[1630]])
* ''[[Marte e Venere sorpresi da Vulcano]]'' di [[François Boucher]] ([[1754]])
e in alcune opere eroicomiche della letteratura italiana:
* [[Francesco Bracciolini]], ''SchernoLo'' s''cherno de' aglifalsi dèidei'' ([[1618]]-[[1626]])
* [[Ferrante Pallavicino]], ''La rete di Vulcano'' ([[1640]])
* [[Domenico Luigi Batacchi]], ''La rete di Vulcano'' ([[1812]], postumo)
ove la divinità rappresentata mostra esclusivamente le caratteristiche del dio greco.
 
== Vulcano in Alabama ==
[[File:Vulcan statue Birmingham AL 2008 snow retouched.jpg|thumb|La statua di Vulcano a Birmingham.]]
Nel [[XX secolo]] Vulcano è stato assunto come simbolo dalla città [[USAStati Uniti d'America|statunitense]] di [[Birmingham (Alabama)|Birmingham]], che ha dedicato al dio una statua in [[ghisa]] sulla cima della Red Mountain ("Montagna Rossa"), all'interno del Vulcan Park, dalla quale guarda la città. Alta {{converti|56 [[piede (unità di misura)|piedi]] (17 [[metroft|metri]])abbr=off|lk=on}} e posta su un piedistallo di {{converti|124 piedi (38 metri)|ft|abbr=off}}, è la più grande statua di ghisa del mondo.
 
La statua fu costruita dallo scultore di origine italiana [[Giuseppe Moretti (scultore)|Giuseppe Moretti]] ([[1857]]-[[1935]]) per essere presentata alla all'Esposizione di [[St. Louis (Missouri)|St. Louis]] del [[1904]] come simbolo dell'attività industriale della città e in seguito fu riportata a Birmingham per essere posta nel [[1938]] sulla cima della Red Mountain. Con il trascorrere degli anni la statua cominciò a presentare segni di deterioramento e soprattutto di formazione di ruggine, cosicché da ottobre a novembre [[1999]] fu smontata in vari pezzi e messa in restauro a spese della comunità; lo smontaggio fu reso difficoltoso dalla presenza del cemento messo in origine nelle gambe della statua per stabilizzarla. Dopo il restauro la statua fu rimontata e rimessa al suo posto nel [[2003]] e nel [[2004]], anno del centenario, il Vulcan Park fu riaperto al pubblico.
 
== Note ==
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== Bibliografia ==
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* [[San Paolino di Nola|Paolino di Nola]], ''Lettere''.
* [[Plauto]], ''Aulularia''.
* [[Plinio il giovaneGiovane]], ''Lettere''.
* [[Plinio il vecchioVecchio]], ''Storia naturale''.
* [[Plutarco]], ''Questioni romane''
* Plutarco, ''Vita di Publicola''
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* [[Reposiano]], ''De concubitu Martis et Veneris''.
* ''Scholia Veronensia all'Eneide''.
* [[Servio Mario Onorato]], ''Commento all'Eneide''.
* [[Strabone]], ''Geografia. L'Italia''. Milano, Rizzoli, 1988. ISBN 88-17-16687-1.
* [[Marco Terenzio Varrone]], ''De lingua latina''.
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=== Fonti secondarie ===
* Andrea Carandini, ''La nascita di Roma'', §45, pag. 52, Einaudi, Torino 1997. ISBN 88-06-14494-4.
* Jacqueline Champeaux, ''Fortuna dans la religion romaine archaïque'' (Fortuna.[...] vol. I), EcoleÉcole française de Rome, Roma, 1982.
* Arthur Bernard Cook, ''Zeus: a Study in Ancient Religion'', vol. II, pag. 946 e seguenti. (1914-1925).
* [[Georges Dumézil]], ''Feste romane'', pag. 70, Il Melangolo, Genova, 1989. ISBN 88-7018-091-3.
* Georges Dumézil, ''La religione romana arcaica'', pag. 284, nota 12, Rizzoli, Milano, 1977. ISBN 88-17-86637-7.
* [[Gaio Svetonio Tranquillo|Svetonio]], ''Vite dei dodici Cesari'' a cura di Gianfranco Gaggero, introduzione, Rusconi, Milano 1994. ISBN 88-18-70081-2.
* Mastrocinque, Attilio Mastrocinque, ''Romolo. La fondazione di Roma tra storia e leggenda'', Zielo Editore, Este, 1993.
* Wolfgang Meid, Wolfgang, ''Etrusk. Velkhans, kret. Welkhanos und die angebliche Herkunft des lat. GN. Volcānus aus dem Etruskischen'', in ''Indogermanische Forschungen'' n°º66 (1961), pp. 259-266&nbsp;259–266.
* Pavolini, Carlo Pavolini, ''La vita quotidiana a Ostia'', Laterza, Roma-Bari, 1986. ISBN 88-420-4817-8.
* [[Samuel Ball Platner|Platner, Samuel Ball]], ''A Topographical Dictionary of Ancient Rome'', Oxford University Press, Londra, 1929.
* Rose, Herbert Jennings Rose, ''Vulcano'' in ''Dizionario di antichità classiche'', San Paolo, Torino 1995. ISBN 88-215-3024-8.
 
== Voci correlate ==
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== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* {{en}} [http://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Gazetteer/Places/Europe/Italy/Lazio/Roma/Rome/_Texts/PLATOP*/Volcanal.html Il Volcanal sul Topographical Dictionary of Ancient Rome], di [[Samuel Ball Platner]] e Thomas Ashby (Londra, Oxford University Press, 1929; ora su [[LacusCurtius]], nel pubblico dominio).
* {{en}}cita [web|http://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/RomanGazetteer/TextsPlaces/secondaryEurope/SMIGRAItaly/Lazio/Roma/Rome/_Texts/PLATOP*/VulcanaliaVolcanal.html La festività dei Volcanalia], sempre sul Platner-Ashby.|Volcanal|lingua=en}}
* {{cita web|http://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/secondary/SMIGRA*/Vulcanalia.html|Vulcanalia|lingua=en}}
* {{en}}cita [httpweb|https://vulcanparkvisitvulcan.org com/|Sito ufficiale] del Vulcan Park di Birmingham (Alabama).|lingua=en}}
* {{en}} [http://www.colecciondeverda.com/search/label/Mitolog%C3%ADa%20en%20los%20maestros%20italianos/2012/12/venus-en-la-forja-de-vulcano.html La fucina di Vulcano (E. Vico e P. del Po)][http://www.colecciondeverda.com/search/label/Mitolog%C3%ADa%20en%20los%20maestros%20italianos/2012/12/venus-en-la-fragua-de-vulcano.html 2]
 
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