Walter Bonatti: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
m removed Category:Decorati con la Legion d'onore; added Category:Ufficiali della Legion d'onore usando HotCat |
|||
| (243 versioni intermedie di oltre 100 utenti non mostrate) | |||
Riga 1:
{{Sportivo
|Nome = Walter Bonatti
|Immagine= Walter Bonatti 1965b.jpg
|Didascalia = Walter Bonatti nel 1965
|Sesso = M
|CodiceNazione = {{ITA}}
|Disciplina = Alpinismo
|Specialità = roccia
{{Prestazione|''Conosciuto per''|Prima in solitaria dell'[[Aiguilles du Dru]] (1955), Prima salita del [[Gasherbrum IV]] con [[Carlo Mauri]] (1958)|}}
}}
{{Bio
|Nome = Walter
|Cognome = Bonatti
|Sesso = M
|LuogoNascita = Bergamo
Riga 12 ⟶ 20:
|AnnoMorte = 2011
|Epoca = XX
|Epoca2 = 2000
|Attività = alpinista
|Attività2 = esploratore
|Attività3 = giornalista
|AttivitàAltre = , [[scrittore]] e [[fotoreporter]]
|Nazionalità = italiano
|Didascalia2 = {{Premio|Piolet d'Or|alla carriera 2009||x}}
}}
[[File:Walter Bonatti 1964.jpg|thumb|Walter Bonatti nel 1964]]
== Biografia ==
[[File:Grand Capucin - East face - Bonatti-Ghigo route.jpg|thumb|Le pareti sud (a sinistra) ed est (al centro) del Grand Capucin, quest'ultima salita per la prima volta da Bonatti e Ghigo nel 1951. In arancione il tracciato della [[via Bonatti-Ghigo]].]]
{{Citazione|Io credo che la nitidezza che c'è in alta quota chiunque è andato in montagna l'ha ben presente,<br />quando tu vedi che il profilo della roccia e il cielo azzurro dietro sono smaglianti e inequivocabili.<br />Ecco, quella nitidezza è quello che lascia Walter. È bello perché è luce.|[[Michele Serra]], ''[[Sfide]]: Walter Bonatti – Al di là delle nuvole'', 15 agosto 2014}}
Nato a [[Bergamo]] nel 1930, figlio di Angelo Bonatti (1888-1973) e Agostina Appiani (1899-1951), aveva una sorella deceduta in giovane età; inizia la sua attività sportiva facendo il ginnasta nella società monzese [[Forti e Liberi]]. Nel 1948 compie le sue prime scalate sulle [[Prealpi]] lombarde, ma già dall'anno successivo inizia un susseguirsi di imprese dalle difficoltà estreme, cercando soluzioni ai problemi alpinistici dell'epoca e spostando sempre più avanti i limiti dell'umanamente possibile. Per mantenersi in quegli anni svolge il duro lavoro di operaio siderurgico presso la [[Falck (azienda)|Falck]], andando sulle montagne lombarde solo la domenica dopo il turno di notte del sabato.<ref>{{Cita web|url=https://www.corriere.it/cronache/11_settembre_14/bonatti-terruzzi-intervista-racconto_abe4664c-deba-11e0-ab94-411420a89985.shtml|titolo=«Lavoravo alla Falck e scalavo di notte» Bonatti e la sua vita sulle montagne - Corriere della Sera|accesso=1º settembre 2021}}</ref>
Nel [[1949]] Walter Bonatti ripete la via Ratti-Vitali<ref>{{Cita libro |titolo = Le età dell'alpinista |autore = Riccardo Doria |editore = Youcanprint |anno = 2015 }}<br />Visualizzazione limitata su Google Libri: {{cita web |url=https://books.google.it/books?id=UHMbBgAAQBAJ&pg=PR8&lpg=PR8&dq=Walter+Bonatti+via+Ratti-Vitali&source=bl&ots=h7m3OlT3Rr&sig=gJJlaBc8FBH2fhW7IpuauMKKQoI&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjck-X9p_3WAhXmAMAKHUQLCDUQ6AEIajAP#v=onepage&q=Walter%20Bonatti%20via%20Ratti-Vitali&f=false |titolo= Le età dell’alpinista}}</ref> sulla parete ovest della [[Aiguille Noire de Peuterey]] (seconda ripetizione), la via di [[Riccardo Cassin|Cassin]] sulla parete nord delle [[Grandes Jorasses]] (quinta ripetizione con l'amico [[Andrea Oggioni]]) e la via di [[Vitale Bramani]] e [[Ettore Castiglioni]] sulla parete nord-ovest del [[Pizzo Badile]]<ref>{{cita testo|url=http://www.alpinisme.com/FR/histoire-alpinisme/walter-bonatti/index.php?fic=art|titolo=Bonatti e il 1949}}</ref>.
Nel [[1950]] tenta la sua prima grande impresa in apertura di una nuova via: la parete est del [[Grand Capucin]],<ref>{{collegamento interrotto|1={{cita testo|url=http://www.alpinisme.com/FR/histoire-bearle/alpinisme/walter-bonatti/index.php?fic=premieres|titolo=I tentativi al Gran Capucin}} |data=aprile 2018 |bot=InternetArchiveBot }}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.montagna.tv/164371/walter-bonatti-e-luciano-ghigo-sul-grand-capucin-un-incontro-tra-estremi/|titolo=Walter Bonatti e Luciano Ghigo sul Grand Capucin, un incontro tra estremi|autore=Agostino Da Potenza|sito=montagna.tv|data=23 luglio 2020|accesso=5 febbraio 2025|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20240919071149/https://www.montagna.tv/164371/walter-bonatti-e-luciano-ghigo-sul-grand-capucin-un-incontro-tra-estremi/|dataarchivio=19 settembre 2024|urlmorto=no}}</ref> una parete di granito rosso mai scalata prima, nel gruppo del [[Monte Bianco]]. Il 24 luglio parte alla volta di quella guglia di 400 m di granito, insieme con il monzese Camillo Barzaghi, ma una violenta tormenta li fa desistere dopo solo poche decine di metri e sono costretti a bivaccare vicino al [[Rifugio Torino]], poiché quest'ultimo è troppo costoso per le loro tasche. Dopo tre settimane riprova la scalata, questa volta con Luciano Ghigo,<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2008/11/18/morto-ghigo-scalo-con-bonatti.html|titolo=è morto Ghigo, scalò con Bonatti - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|accesso=1º settembre 2021}}</ref> che ha casualmente incontrato nello stesso campeggio in fondovalle. Ma anche in questa occasione, dopo i primi tre giorni di bivacchi in parete, il tempo si guasta e una violenta tempesta di neve, complice un muro liscio e verticale di 40 m da superare, li costringe a una ritirata lunga e difficile per le condizioni in cui avviene. La conquista viene rimandata.
Nel [[1951]] ritenta<ref>{{cita testo|url=http://www.alpinisme.com/FR/histoire-alpinisme/walter-bonatti/index.php?fic=la_premiere|titolo=La ''prima'' al Gran Capucin}}</ref> con Luciano Ghigo il Grand Capucin. È il 20 luglio. Questa volta due giorni bastano per coprire la distanza scalata l'anno precedente in tre giorni e anche il muro verticale di 40 m viene superato. Ma ancora una volta il tempo volge al peggio e sono costretti ad un ulteriore bivacco in parete, appesi alle corde, in mezzo alla tempesta. Il giorno seguente giungono in cima e riescono a raggiungere il [[Rifugio Torino]] solo la notte seguente, in mezzo alla tempesta. È la prima volta che una via porta il nome di Bonatti. I festeggiamenti che seguono la riuscita di questa impresa però durano poco: Agostina, la madre di Walter, infatti, muore per l'emozione della vittoria del figlio.<ref>{{cita news|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/06/06/walter-bonatti.html|titolo=Walter Bonatti|pubblicazione=la Repubblica|data=6 giugno 2010|autore=Emanuela Audisio}}</ref> Al ritorno dei due alpinisti, [[Gaston Rébuffat]] definirà questa scalata come "la più grande impresa su roccia realizzata fino ad oggi, un'impresa di cui l'alpinismo italiano può andare fiero".
Nel [[1952]] è la volta dell'[[Aiguille Noire de Peuterey]] per la cresta sud, con Roberto Bignami. [[Servizio militare di leva in Italia|Chiamato alle armi]], è in prima istanza assegnato alla Scuola Motorizzazione della [[Cecchignola]]. In seguito alle sue proteste, viene assegnato al [[6º Reggimento alpini]] di Vipiteno, Battaglione "Bolzano" e successivamente fu istruttore presso la Scuola militare alpina di Aosta; qui frequenta numerosi corsi di alpinismo, che gli fruttano un ottimo allenamento.<ref name="montagnevita">Walter Bonatti, ''Montagne di una vita'', Baldini Castoldi Dalai, Milano, 2006, ISBN 978-88-6073-063-3</ref>
Nel febbraio [[1953]] compie la prima invernale della parete nord della [[Tre Cime di Lavaredo|Cima Ovest di Lavaredo]] con [[Carlo Mauri]] (affrontando elevate difficoltà con temperature di 24 gradi sotto zero) e qualche giorno dopo salgono anche la [[Tre Cime di Lavaredo|Cima Grande]], quest'ultima nord già salita in invernale nel 1938 da Fritz Kasparek. Poco prima della fine dell'inverno, con [[Roberto Bignami|Bignami]], in due giorni di scalata, raggiunge la vetta del [[Cervino]] aprendo una variante direttissima lungo gli strapiombi della ''cresta del Furggen''. In estate, sempre con [[Roberto Bignami|Bignami]], compie delle "prime" sulle [[Alpi Centrali]] della [[Val Masino (valle)|Val Masino]] ([[Torrione Fiorelli]] per la parete nord, [[Picco Luigi Amedeo]] per lo spigolo sud-ovest, [[Torrione di Zocca]] per lo spigolo est), oltre alla scalata del [[Monte Bianco]] per il canalone nord del [[Colle del Peuterey]] e al [[Pizzo Palù]] per la parete nord lungo la via Feult-Dobiasch, percorsa in condizioni quasi invernali.
Per l'ottimo livello dell'attività svolta viene ammesso al [[Club Alpino Accademico Italiano|CAAI (Club Alpino Accademico Italiano)]]. In seguito, nel [[1954]], consegue il brevetto di [[guida alpina]].
Tra il 14 marzo e il 18 maggio 1956 compie la prima traversata scialpinistica delle Alpi con Luigi Dematteis, Alfredo Guy e Lorenzo Longo. Si trattò di 66 giorni complessivi, 1795 km percorsi, {{M|136000|u=m}} di dislivello. In realtà vi fu anche un altro gruppo che negli stessi giorni, dall'11 marzo al 19 maggio 1956 compì la traversata. Il gruppo era formato da [[Bruno Detassis]] con Catullo Detassis e Alberto Righini. L'inseguimento ebbe termine al rifugio Maria Luisa in [[val Formazza]], dove la pattuglia Detassis si dovette fermare a causa delle condizioni meteorologiche. All'interno del rifugio, i due gruppi firmarono un accordo per completare congiuntamente la traversata, dal [[Colle del Teodulo]] al [[Col di Nava]], pur mantenendo l'indipendenza organizzativa. Il 19 maggio, all'Alpe Monesi, i sette uomini furono festeggiati dai dirigenti del [[Club Alpino Italiano]] e della [[Federazione italiana sport invernali|FISI]] (Federazione Italiana degli Sport Invernali). La FISI ha riconosciuto, come prima nella storia dell'alpinismo, la traversata di Bonatti.
=== Il K2 ===
[[File:Walter Bonatti Eric Abram K2 1954.jpg|thumb|left|Walter Bonatti (a sinistra) con [[Erich Abram]] al campo base dopo la salita al [[K2]]]]
{{Citazione|Quella notte sul K2, tra il 30 e il 31 luglio 1954, io dovevo morire. Il fatto che sia invece sopravvissuto è dipeso soltanto da me...|Walter Bonatti, ''Le mie montagne''}}
Sempre nel 1954 partecipa alla spedizione italiana capitanata da [[Ardito Desio]], che porterà [[Achille Compagnoni]] e [[Lino Lacedelli]] sulla cima del [[K2]]; con i suoi 24 anni è il più giovane della spedizione.
Il giorno prima che Lacedelli e Compagnoni raggiungano la vetta, Walter Bonatti scende dall'ottavo campo verso il settimo per recuperare le bombole d'ossigeno
I due però, soprattutto per scelta di Compagnoni,<ref name=autogenerato1>“K2: dove fu fissato in effetti il nono campo”, Roberto Mantovani in ''Rivista della Montagna'' 1994 e Roberto Copello in ''La Voce'' 1994</ref>
==== Il caso K2 ====
{{vedi anche|Spedizione al K2 del 1954}}
{{Citazione|Quello che riportai dal K2 fu soprattutto un grosso fardello di esperienze personali negative, direi fin troppo crude per i miei giovani anni.|Walter Bonatti, ''Le mie montagne''}}
[[File:K2 expedition 1954.jpg|thumb|I componenti della [[Spedizione al K2 del 1954|spedizione al K2]]. Bonatti è il terzo in piedi da sinistra. Accanto a lui, [[Ardito Desio]]]]
Bonatti rimase talmente deluso dall'atteggiamento dei suoi compagni da prediligere da allora in poi imprese alpinistiche condotte prevalentemente in solitaria.<ref name=montagnevita /> Altra delusione umana per Bonatti venne dall'atteggiamento del capo spedizione, [[Ardito Desio]], che si rifiutò sempre di andare in fondo all'accaduto dando solo la sua come unica verità circa la cronaca dell'impresa.<ref name=montagnevita /><ref name=k2verita>W. Bonatti, ''K2 - la verità'', ''passim''</ref> Il contratto firmato da Bonatti prima della partenza per il K2, tra l'altro, gli impedì di rilasciare interviste e resoconti della spedizione per un periodo di due anni. La versione dei fatti secondo Bonatti venne divulgata solo nel [[1961]], con la pubblicazione del suo libro "Le mie montagne".<ref name=k2buffet>Charlie Buffet, ''La collera di Walter Bonatti'', orig. in ''Le Monde'' e ''La Stampa'', 29 agosto 2001; riportato in W. Bonatti, ''K2 - la verità'', pagg. 219-226.</ref>
Nel [[1964]] il giornalista [[Nino Giglio]] pubblica sulla [[Nuova Gazzetta del Popolo]] un articolo che ripercorre la vicenda lanciando diverse accuse a Bonatti. Secondo questa versione dei fatti, Bonatti avrebbe prima convinto Mahdi a seguirlo ventilandogli la possibilità di salire in vetta in maniera indipendente; poi, avrebbe forzato la permanenza a 8.000 metri nella speranza di sostituire, il giorno seguente, uno dei due alpinisti (Compagnoni e Lacedelli) designati alla salita nel tentativo alla vetta; ed infine, durante la notte avrebbe utilizzato l'ossigeno delle bombole per sostentarsi, intaccandone la scorta, e mettendo a repentaglio il tentativo di vetta stesso. Bonatti intenta una causa per diffamazione al giornalista, e la vince; nel 1967 viene pubblicato sul medesimo giornale un articolo di rettifica.<ref>{{cita testo|url=http://www.alpinisme.com/FR/histoire-alpinisme/walter-bonatti/index.php?fic=annees60|titolo=Le false accuse a Bonatti}}</ref><ref name=k2verita5865>W. Bonatti, ''K2 - la verità'', pagg. 58-65.</ref> Da quel momento Bonatti inizia a battersi affinché venga pubblicata tutta la verità su quella notte, anche perché la spedizione era stata finanziata con soldi pubblici e pertanto, secondo Bonatti, agli italiani andava fornita la verità sull'impresa. L'alpinista sostiene di non aver mai inteso nella sua battaglia cercare una gloria personale o una maggior considerazione per ciò che aveva fatto nella spedizione al K2.<ref name=k2verita />
[[File:K2 summit 1954.jpg|thumb|Foto scattata in vetta da [[Achille Compagnoni|Compagnoni]]]]
{{Doppia immagine verticale|right|Compagnoni summit K2.jpg|Lacedelli summit K2 improved resolution.png|175|Compagnoni in vetta con la maschera dell'erogatore dell'ossigeno|Lacedelli in vetta. Il ghiaccio sulla barba indica che si è appena tolto la maschera dell'erogatore dell'ossigeno.}}
Nel [[1994]] il dottore [[australia]]no [[Robert Marshall]] rintraccia la prima foto scattata in vetta al K2, che era stata pubblicata sull'annuario svizzero "Berge der Welt" del 1955. Tale foto mostra che le maschere dell'ossigeno erano state utilizzate fino in vetta, e l'ossigeno non era finito a quota 8.400 come sostenevano le versioni ufficiali del Club Alpino Italiano, redatta da Compagnoni e presentata da Desio.<ref>{{Cita web |url=http://www.editionsguerin.com/docs/mailings/1149762727.jpg |titolo=Le foto in vetta al K2: la prova della maschera |accesso=11 ottobre 2007 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20070929025735/http://www.editionsguerin.com/docs/mailings/1149762727.jpg |urlmorto=sì }}</ref><ref name=bonattimarshall>Robert Marshall, ''Commento a "Processo al K2"... solo parole e fandonie'', in W. Bonatti, ''K2 - la verità'', pagg. 121-152, trad. di Mirella Tenderini.</ref>
Sempre nel [[1994]] [[Lino Lacedelli]], intervistato da [[Roberto Mantovani (giornalista)|Roberto Mantovani]] per la [[Rivista della Montagna]], dichiara, a proposito della posizione del nono campo: "Io volevo fermarmi prima, più in basso. Però Compagnoni non ne volle sapere" e aggiunge che quella di spostarsi più su della quota concordata con Bonatti "non fu una decisione saggia".<ref name=autogenerato1 /> Lo stesso anno il CAI commissiona a Mantovani una revisione storica degli eventi relativi al K2, pubblicata poi sul Catalogo Ufficiale del Museo Nazionale della Montagna di Torino, e in seguito pubblica sulla propria rivista un articolo nel quale viene riconosciuto il contributo di Bonatti alla conquista del K2.<ref>{{Cita news|autore=Silvia Metzelin e Alessandro Giorgetta|titolo=Walter Bonatti, un protagonista al suo posto|pubblicazione=La Rivista del Club Alpino Italiano|data=maggio 1994}}</ref> Bonatti tuttavia non si dichiara soddisfatto a causa di alcuni nodi irrisolti.<ref>{{Cita news|autore=Pietro Crivellaro|titolo=Sul K2 no al colpo di spugna|pubblicazione=Rivista della Montagna|data=agosto 1995}}</ref>
Si dovrà attendere il [[2004]], solo dopo la morte di Ardito Desio, perché il [[Club Alpino Italiano]], a seguito delle risultanze della propria Commissione d'Inchiesta, rettifichi ufficialmente l'errata relazione di Desio accogliendo molte delle obiezioni di Bonatti.<ref>{{cita testo|url=http://www.alpinisme.com/FR/histoire-alpinisme/walter-bonatti/index.php?fic=destin|titolo=K2: esito della Commissione d'Inchiesta del CAI (2004)}}</ref> In quell'anno il CAI richiede a "tre saggi" (lo scrittore [[Fosco Maraini]] e i docenti universitari [[Alberto Monticone]] e [[Luigi Zanzi]]) di effettuare un'analisi in chiave storico-critica della relazione realizzata nel 1954 da Ardito Desio. La relazione dei "tre saggi" viene pubblicata nel 2004, e nel 2007 viene inclusa nel libro ''K2. Una storia finita''<ref>F. Maraini, A. Monticone, L. Zanzi: ''K2. Una storia finita''. 140 pp, Priuli&Verlucca Ed., Scarmagno (TO), 2008. ISBN 978-88-8068-391-9</ref><ref>{{Cita web |url=http://www.liberonweb.com/asp/libro.asp?ISBN=8880683918 |titolo=Scheda del libro ''K2. Una storia finita'' |accesso=31 marzo 2008 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090130135816/http://www.liberonweb.com/asp/libro.asp?ISBN=8880683918 |urlmorto=sì }}</ref> a cura di Luigi Zanzi. Il libro contiene anche l'introduzione a cura del presidente generale del CAI, Annibale Salsa e i contributi di Zanzi, Camanni, [[Erich Abram]] e [[Roberto Mantovani]]<ref>{{cita testo|url=http://www.repubblica.it/2008/03/sezioni/sport/k2-casochiuso/k2-casochiuso/k2-casochiuso.html|titolo=Fonte: La Repubblica, 28.03.2008, ''K2: caso chiuso. La verità definitiva sull'arrivo in vetta: i "saggi" riabilitano Bonatti''}}</ref> Il CAI dichiara che tale relazione è da considerarsi la versione definitiva ed ufficiale della spedizione del 1954; la relazione sposa in molti punti la versione di Bonatti.
Dopo il Club Alpino Italiano, anche la [[Società Geografica Italiana]]<ref name=SGI>Lo stesso capospedizione [[Ardito Desio]] fu socio tra i più autorevoli della Società Geografica Italiana per quasi ottant'anni, e fu insignito della medaglia d'oro dalla società medesima proprio per la spedizione al K2.</ref> pone termine alla vicenda risalente al 1954 e chiarisce il ruolo di Bonatti nel raggiungimento della vetta. La versione definitiva della vicenda viene stilata in un incontro organizzato nel dicembre [[2008]] a Villa Celimontana a Roma (sede storica della Società), con la presenza di Annibale Salsa (presidente del CAI), Franco Salvatori (presidente della Società Geografica Italiana), Claudio Smiraglia (presidente del [[Comitato Glaciologico Italiano]], già allievo di Ardito Desio), [[Agostino Da Polenza]] (organizzatore della spedizione al K2 del cinquantenario) e Roberto Mantovani (storico della montagna).<ref>{{Cita web|url=https://www.repubblica.it/2008/12/sezioni/sport/k2-bonatti-chiude/k2-bonatti-chiude/k2-bonatti-chiude.html|titolo=Impresa K2, Bonatti aveva ragione La sua lettera: "Il caso è chiuso" - sport - Repubblica.it|accesso=1º settembre 2021}}</ref>
Informato in anticipo dalla Società Geografica Italiana della revisione che sarebbe stata effettuata, Walter Bonatti così risponde in una lettera:
{{Citazione|"''A cinquantatré anni dalla conquista del K2, sono state finalmente ripudiate le falsità e le scorrettezze contenute nei punti cruciali della versione ufficiale del capospedizione prof. Ardito Desio. Si è così ristabilita, in tutta la sua totalità, la vera storia dell'accaduto in quell'impresa nei giorni della vittoria... Si è (...) dato completa verità e dovuta dignità al grande successo italiano, una affermazione che ha saputo risvegliare, dopo gli anni bui, il vanto e l'orgoglio di tutti noi.''"<ref>
=== Il Monte Bianco ===
[[File:
Nel [[1955]], a metà agosto, dopo due tentativi frustrati dal cattivo tempo, in sei giorni scala in solitaria il pilastro sud-ovest del [[Petit Dru]], nel gruppo del Bianco, restando in parete per sei giorni. Questa è considerata un'impresa che segna una tappa indimenticabile nella storia dell'alpinismo.<ref>{{cita testo|url=http://www.alpinisme.com/FR/histoire-alpinisme/walter-bonatti/index.php?fic=drus|titolo=La sei giorni in solitaria al Petit Dru}}</ref> Dopo cinque giorni di arrampicata su verticalità assolute e con punti di ancoraggio aleatori, Bonatti si trova di fronte a una parete insormontabile. Non c'è possibilità di traversare a destra o a sinistra in quanto la roccia è troppo liscia e non è possibile nemmeno ritirarsi in doppia, a causa delle caratteristiche della parete appena superata. Bonatti collega tutti i cordini e il materiale da roccia che ancora gli resta a formare un ''grappino'' da lanciare alla fine di un lunghissimo pendolo. Lo tenta almeno una decina di volte e alla fine riesce a uscire dalla situazione di stallo e a raggiungere la vetta.<ref>{{cita testo|url=http://www.alpinisme.com/FR/histoire-alpinisme/walter-bonatti/index.php?fic=pilier|titolo=Il pilastro "Bonatti"}}</ref>
Così sintetizza l'impresa [[Reinhold Messner]]:{{Citazione|C'erano almeno tre cordate che tentavano la parete Ovest da anni, con un gran lavoro di preparazione. Bonatti dimostrò che conta più la testa dei muscoli, salendo da solo, in sei giorni, su una via molto più difficile e senza alcuna preparazione: un extraterrestre. Il suo fu un atto addirittura artistico, voluto per riuscire a piegare la sofferenza interiore, conseguenza del K2.}}
Nello stesso anno entra a far parte delle guide di [[Courmayeur]].
Nel dicembre del [[1956]] con l'amico/cliente Silvano Gheser tentano l'ascensione invernale della ''Via della Poire'' sul versante della Brenva del Monte Bianco. Durante l'avvicinamento incontrano altri due alpinisti ([[Jean Vincendon]] e [[François Henry]]) che hanno in programma lo [[Sperone della Brenva]], una via di discreta difficoltà solo di poco discosta dal loro itinerario. L'ascensione di entrambe le cordate inizia alle 4 del mattino di Natale, orario ideale per l'itinerario di Vincendon e Henry, ma già troppo tardi per quello che dovrebbero percorrere Bonatti e Gheser. Infatti, dopo qualche ora di sole le condizioni del ghiaccio peggiorano e la cordata di Bonatti è costretta a discendere sulla [[Brenva]] e a seguire la cordata di Vincendon. L'arrampicata prosegue senza problemi con le due cordate che si tengono in contatto vocale, su due vie diverse ma parallele. Alle
Ne scaturisce un bivacco di 18 ore di durata a quota 4.100 m, durante il quale le due cordate non riusciranno più a tenersi in contatto. Bonatti, superata indenne la notte (invece Gheser incomincia a soffrire di congelamento a un piede), la mattina del 26 dicembre, in un momento di calma del vento, raggiunge in pochi minuti l'altra cordata poco più sotto e concorda di fare cordata comune per coprire insieme, perdurando le pessime condizioni atmosferiche, gli ultimi 200 m che mancano alla vetta e poi, giunti al Colle della Brenva, decidere che itinerario seguire verso la salvezza.<ref name=montagnevita />
Delle due soluzioni possibili (scendere direttamente verso Chamonix lungo i pendii del Grande e del Piccolo Plateau resi ormai pericolosamente instabili dalla neve appena caduta, oppure raggiungere la cima del [[Monte Bianco]] e poi, attraverso la via normale, cercare rifugio presso il locale invernale dell'[[Osservatorio Vallot]]) Bonatti sceglierà la seconda. La più sicura, ma anche la più dolorosa, in quanto richiede agli alpinisti, ormai stanchi e provati, di riprendere il cammino in salita per altri 500 m di quota in una terribile tormenta. La cordata di Vincendon inizialmente lo segue. Bonatti avanza con la sua cordata il più velocemente possibile, in quanto si rende necessario consentire a Gheser, ormai colpito da gravi congelamenti (avrà alcune dita di entrambi i piedi e di una mano amputate), di ricevere cure urgenti. Arrivano alla Vallot con il sopraggiungere della notte. La cordata di Vincendon ha nel frattempo rinunciato, per sfinimento: a 200 m dalla vetta del [[Monte Bianco]] è ritornata sui suoi passi, optando per l'altra
Ma la notte li obbliga a bivaccare in un crepaccio a 4.600 m. Bonatti li chiamerà inutilmente nella tempesta senza ricevere risposta. Bonatti e Gheser vengono raggiunti e salvati il 30 dicembre al Rifugio Gonella dalle guide alpine [[Gigi Panei]], [[Sergio Viotto]], [[Cesare Gex]] e [[Albino Pennard]]. "Sulla cresta rocciosa appena sotto la capanna - scrive Bonatti nel libro 'Montagne di una vita' - riconosco l'amico [[Gigi Panei]]. Lo vedo balzare verso di me con un impeto in cui intuisco ansia, commozione e affetto. Seguono poi gli altri amici saliti con lui. Ricorderò sempre con quanta gratitudine li abbracciai". La storia verrà poi conosciuta come l'"[[Caso Vincendon Henry|affare Vincendon e Henry]]". Dopo cinque giorni di freddo e sfinimento, Vincedon e Henry i componenti di quest'ultima cordata muoiono nell'attesa che le squadre di soccorso, bloccate però dal maltempo, li prelevino (ancora vivi li raggiungerà un elicottero che però cadrà sul ghiacciaio).<ref name=rdm85>Claude Deck, ''Chi salverà Henry e Vincendon?'', trad. Pietro Crivellaro, in ''Rivista della montagna: Momenti di alpinismo'', n.7, luglio-agosto 1985, pagg. 68-87.</ref><ref>
Nel [[1957]] si stabilisce a [[Courmayeur]]. Dopo un lungo periodo di convalescenza resosi necessario per i postumi dell'ultima ascensione, Bonatti si rivolge all'ultima grande parete vergine del massiccio del [[Monte Bianco]]: la parete nord del [[Grand Pilier d'Angle]]. Sul Grand Pilier d'Angle aprirà tre vie: una nel 1957 sullo spigolo nord-est con Toni Gobbi, una nel 1962 sulla parete nord con Cosimo Zappelli e l'ultima nel 1963 sempre con Zappelli sulla parete sud-est.
Il 9 marzo 1961 Bonatti realizza insieme a [[Gigi Panei]] la prima invernale della ''Via della Sentinella Rossa'' sul versante della [[Brenva]] del Monte Bianco, impiegando solo 11 ore dal bivacco de la Fourche.<ref>Antonio Panei, Gigi Panei e Courmayeur, [[Aracne editrice]], [[Roma]], [[2015]], ISBN 978-88-548-8751-0</ref>
=== Patagonia, Ande, Karakorum e altre vette ===
[[File:
Nel gennaio del [[1958]] si reca in [[Patagonia]] ([[Argentina]]), per partecipare a una spedizione organizzata dall'italo-argentino [[Folco Doro Altan]] nella regione della cordigliera glaciale [[Hielos Continentales|Hielo Continental]], con l'intenzione di raggiungere la vetta ancora inviolata del [[Cerro Torre]] (3.128 m). Come compagno di scalata vuole con sé il lecchese [[Carlo Mauri]]. In totale saranno quindi 6 andinisti e 2 alpinisti. Per evitare la competizione generata dall'inattesa e contemporanea presenza di una spedizione trentina, oltre che venendo meno i finanziamenti promessi da varie istituzioni a causa degli atteggiamenti polemici assunti dagli organizzatori italo-argentini di entrambe le parti, il gruppo di cui faceva parte Bonatti decide di spostarsi sullo Hielo Continental, per attaccare il Cerro Torre dal lato ovest. Ne segue un difficoltoso spostamento non solo per l'inclemenza del tempo, ma anche perché, per mancanza di soldi, solo in parte possono usufruire di trasporto animale.<ref name=montagnevita />
[[File:Gasherbrum IV expedition 1958.jpg|thumb|left|I componenti della spedizione in Pakistan; Bonatti è al centro, seduto sulla roccia.]]
Solo il 2 febbraio, con l'arrivo del bel tempo, tentano la scalata, partendo in quattro: Bonatti e Mauri compongono il team che tenterà la vetta, [[Folco Doro]] e [[René Eggmann]] che hanno il compito di aspettarli, installando un campo avanzato. Ma devono desistere quando ormai mancano solo alcune centinaia di metri dalla cima, data la mancanza dell'attrezzatura minima necessaria (hanno ormai esaurito corde e chiodi) che sono riusciti a portarsi appresso a causa dello spostamento di versante. Nel corso della stessa spedizione il 4 febbraio scalano il [[Cerro Mariano Moreno]] in due cordate (Bonatti con Doro, Mauri con Eggmann), vetta ancora inviolata che nelle mappe del tempo figurava come una zona bianca con scritto "inexplorado". Per giungere in vetta e ridiscendere al secondo campo sono costretti a una marcia ininterrotta di 30 ore e oltre 70 km tra ghiacciai e pareti, vincendo una gara contro il tempo, la cattiva sorte e l'esaurimento dei viveri. Il 7 febbraio, con [[Carlo Mauri]], è poi la volta del Cerro Adela, battendo sul filo di lana i trentini [[Cesare Maestri]] e Luciano Eccher, che incontreranno durante la discesa. I due trentini infatti avevano rinunciato fin dall'inizio al Cerro Torre e stavano cercando di scalare per primi il [[Cerro Ñato]] e il [[Cerro Adela]].<ref>{{Cita web|url=https://www.repubblica.it/2006/12/gallerie/ambiente/cerro-torre/5.html|titolo=La parete di ghiaccio: ecco il Cerro Torre - Galleria - Repubblica.it|accesso=1º settembre 2021}}</ref> Sempre nella stessa giornata la cordata di Bonatti effettua il concatenamento di [[Cerro Doblado]], [[Cerro Grande]] e [[Cerro Luca]]. Quest'ultimo era una vetta ancora inviolata, del gruppo del Cerro Grande, che i due battezzano in omaggio al figlio di Mauri, nato da poco.<ref name=montagnevita />
[[File:Bonatti Gasherbrum IV summit.jpg|thumb|Bonatti sulla vetta del [[Gasherbrum IV]], fotografato da [[Carlo Mauri]].]]
Sempre nel [[1958]] Bonatti partecipa alla spedizione nella regione himalayana del [[Karakorum]] diretta da [[Riccardo Cassin]]. Assieme con Mauri il 6 agosto raggiunge la vetta del [[Gasherbrum IV]] (7.925 m) senza servirsi di bombole d'ossigeno, tracciando un itinerario di grande difficoltà. Nonostante il successo, si deteriora sempre più il rapporto di Bonatti col [[Club Alpino Italiano|CAI]], di cui Bonatti critica il funzionamento e la legittimità dell'organizzazione, che ritiene essere troppo burocratica e sterile.
Riga 100 ⟶ 118:
Nel [[1959]] si susseguono numerose le sue scalate sia in Italia che in Francia. È di questo periodo la prima al Pilastro Rosso di [[Monte Brouillard|Brouillard]] con l'amico [[Andrea Oggioni]]. Apre varie vie al [[Petit Mont Gruetta]] e sulla parete nord-ovest della [[Grivola]]. Ritorna sulla parete sud del [[Monte Maudit]] e in settembre realizza anche la prima solitaria della via Major al [[Monte Bianco]].
Nel maggio del [[1961]] si sposta nelle Ande peruviane, sulla [[Cordigliera Huayhuash]], dove completa la prima ascensione al [[Nevado Rondoy Norte]] con Andrea Oggioni, Giancarlo Frigieri e Bruno Ferrario.
=== La tragedia del Pilone Centrale ===
[[File:Oggioni Bonatti 1954.jpg|thumb|left|Walter Bonatti con l'amico Andrea Oggioni]]
Sempre nel [[1961]] effettua con Oggioni e [[Roberto Gallieni|Gallieni]] un tentativo di scalata del [[Pilone Centrale del Frêney]], una cima fino ad allora inviolata, facente parte del gruppo del Monte Bianco, sul versante sud<ref>{{cita testo|url=http://www.alpinisme.com/FR/histoire-alpinisme/walter-bonatti/index.php?fic=freney|titolo=Pilier central du Frêney}}</ref>. Lungo il percorso, al [[Bivacco della Fourche]], incontra la cordata francese guidata da [[Pierre Mazeaud]] (comprendente anche [[Pierre Kohlmann]], [[Robert Guillaume (alpinista)|Robert Guillame]] e [[Antoine Vieille]]) e le due cordate decidono di unirsi ed effettuare insieme l'ambizioso tentativo. Ma una violenta tormenta di neve, che continuerà per più di un'intera settimana, blocca le due cordate a soli 100 m dalla cima del Pilone. A dare l'allarme sono le guide alpine [[Gigi Panei]] e [[Alberto Tassotti]], che non avendo avuto più notizie di Bonatti si recano al [[Bivacco della Fourche]] e scoprono, leggendo il libro del rifugio, qual è la destinazione dell'inedita cordata franco-italiana.
Intanto, Bonatti e gli altri suoi compagni, impossibilitati per tre giorni sia a salire che a scendere (Kohlmann è anche colpito da un fulmine che si scarica sul suo apparecchio acustico - era parzialmente sordo - incidente al quale sopravviverà, ma che lo farà sprofondare in un totale isolamento acustico e che probabilmente darà il via alla pazzia che gli causerà la morte), decidono di tentare la discesa, ma solo tre di loro (Bonatti, Gallieni e Mazeaud) riescono a giungere vivi a valle. Gli altri quattro muoiono per lo sfinimento, mentre nella neve fresca si aprono la via verso la salvezza. Vieille muore ai [[Rochers Gruber]]; Guillaume cade in un crepaccio del ghiacciaio del Freney; al Canalino dell'Innominata è la volta di Oggioni, bloccato da un nodo delle corde ghiacciate sull'ultima parete di ghiaccio, a meno di un'ora dalla salvezza. Kohlmann a soli 10 minuti dalla [[Capanna Gamba]], con metà volto da giorni ustionato e reso pazzo dalla scarica del fulmine, vedendo Gallieni mettersi le mani in tasca per ripararsi dal freddo, pensa che questo voglia estrarre una pistola per ammazzarlo e lo aggredisce. Gallieni e Bonatti, ormai sfiniti, dopo essere riusciti a bloccarlo si vedranno costretti a fuggire verso la capanna Gamba per chiamare i soccorsi. Giunti alla capanna (che faticheranno a trovare dato che non era stato lasciato alcun segnale luminoso da chi vi dormiva) troveranno le mal organizzate squadre di soccorso addormentate.<ref>da "Freney 1961: tragedia sul Monte Bianco”di M.A. Ferrari, ed. Corbaccio, 2009.</ref>
=== Grandes Jorasses e Cervino ===
[[File:
In quattro giorni di scalata, tra il 6 e il 10 agosto [[1964]], sale per la prima volta
[[File:Grandes Jorasses - Tracé des voies.jpg|thumb|left|La parete nord delle Grandes Jorasses con le tracce delle principali vie.]]
Nel [[1965]], otto giorni dopo un primo tentativo di attacco alla parete nord del [[Cervino]] in cordata con [[Gigi Panei]] e [[Alberto Tassotti]] fallito a causa del maltempo (tra il 14 e il 15 febbraio Bonatti, Panei e Tassotti furono costretti ad un drammatico bivacco in parete di 24 ore con raffiche di polvere gelata che li investirono, avvolti nei loro sacchi imbottiti, a 100 chilometri all'ora, e si salvarono grazie ad una rocambolesca ritirata: quattrocento metri di calate a corda doppia nella bufera), il 22 febbraio di quell'anno Bonatti chiude la propria carriera alpinistica con un'altra impresa considerata straordinaria, aprendo in cinque giorni una via nuova in solitaria [[invernale]] sulla mitica [[Cervino|parete nord del Cervino]], sommando così in un'unica scalata tre diversi exploit: la prima ascesa in solitaria della parete, la prima salita invernale della stessa e l'apertura di una nuova via.
Questa via sulla nord del Cervino di 1200 m di [[grado di difficoltà|difficoltà]] ED+ non ha avuto molte ripetizioni; le più note sono:<ref>
* 12-13 agosto 1966: prima ripetizione dei polacchi
*
* 14
* 9-10
* 27
*31 marzo 2021: salita in giornata degli italiani [[Matteo Della Bordella]], François Cazzanelli e Francesco Ratti
=== Addio all'alpinismo estremo: Bonatti reporter ed esploratore ===
[[File:Matterhorn-mostlyEastSide-viewedFromRothorn.jpg|thumb|left|Il Cervino da nord-est. A destra, in ombra, la parete nord su cui Bonatti compì la sua ultima impresa alpinistica.]]
Dopo l'impresa del Cervino, che gli vale la Medaglia d'oro della Presidenza della Repubblica, a soli 35 anni, Bonatti si ritira dall'alpinismo estremo.
Successivamente decide di trasferire il suo alpinismo estremo dalla verticalità delle pareti alle distese del mondo orizzontale, alla ricerca di una propria ragione d'essere, di un modo di vivere a misura d'uomo. Il confronto leale con la natura rimane perciò elemento imprescindibile dal quale ripartire per i viaggi d'esplorazione in tutte le terre del pianeta, portando a conoscenza di molti, durante la lunga collaborazione con il settimanale [[Epoca (rivista)|Epoca]] (durerà fino al [[1979]]), ciò che pochissimi potevano vivere. La sua filosofia nell'affrontare un viaggio sarà sempre: storia, paesaggio naturale e avventura personale devono divenire un'unica cosa, devono fondersi così da vivere nella natura esperienze per ogni uomo uniche.
Nel [[1965]], tra maggio e luglio, Bonatti discende in canoa per 2500 km i fiumi Yukon e Porcupine (affluente), attraversando i territori del Klondike e dello Yukon (Canada e Alaska).
Nel [[1966]] Bonatti si trova in Africa e sale il [[Kilimangiaro]] in Tanzania e in Uganda esplora il Ruwenzori ripercorrendo il percorso del [[Ruwenzori#Spedizione Duca degli Abruzzi .281906.29|Duca degli Abruzzi]] del [[1906]] e raggiungendone la cima. Inoltre attraversa un territorio selvaggio di 1200 km da solo per provare la convivenza pacifica con gli animali feroci.
Nel [[1967]] Bonatti giunge sull'Alto Orinoco ed entra in contatto con la popolazione indigena dei [[Waika|waikas]] [[Yanomamö|Yanomami]].
Con due spedizioni (1967 e 1978) andrà alla ricerca delle sorgenti del Rio delle Amazzoni.
Riga 135 ⟶ 161:
Nel [[1969]] visita le Marchesi, dove ripercorre nella giungla il viaggio-fuga di [[Herman Melville|Melville]] (dai più ritenuto una semplice invenzione a fini novellistici), quando era scappato dall'imbarco della baleniera dove prestava servizio, ed era poi stato prigioniero dei cannibali. Ritrova i luoghi precisi narrati da Melville e comprova la veridicità di tale storia.
Nel [[1970]] è a [[Capo Horn]], sempre in solitaria. Sale anche il monte [[Aconcagua]] (6957m) la cima più alta delle Ande.
Nel [[1971]] è in Australia, dove esplora il "centro rosso" e le sponde orientali del Lago Eire, nel [[Deserto Simpson]]. Nello stesso anno esplora per 500 chilometri i fiordi della Patagonia. Parte dalla Penisola di [[Taitao]] per arrivare fino alla [[Laguna di San Rafael]], alla testata del ghiacciaio. Sempre nel [[1971]], col suo compagno Folco Doro Altan con cui ha già scalato le vette patagoniche nel 1958, naviga lungo l'intero corso del fiume [[Santa Cruz (fiume Argentina)|Santa Cruz]] dal [[Lago Viedma]] fino all'Atlantico, con l'intento di ricordare la prima esplorazione del geografo [[Francisco Moreno]] avvenuta nel 1877, seguita a quella nel 1834 del giovane [[Charles Darwin]] che aveva dovuto rinunciare all'impresa dopo ventun giorni per le difficoltà incontrate nel risalire con le scialuppe del Beagle l'impetuosa corrente.
Riga 141 ⟶ 167:
Nel [[1972]] è in [[Zaire]] e in [[Repubblica del Congo|Congo]], sul vulcano [[Nyiragongo]] e tra i pigmei. Nel [[1973]] Bonatti decide di ripercorrere un celebre itinerario fluviale nelle regioni dell'Amazzonia venezuelana, quello compiuto tra il 1799 e il 1804 dal barone [[Alexander von Humboldt]], descritto nei trenta volumi del “Viaggio nelle regioni equinoziali del Nuovo Continente”. L'avventura durerà due mesi e si snoderà lungo i corsi d'acqua [[Adabapo]], [[Casiquiare]], [[Padamo]] ed il grande [[Orinoco]], a bordo di diverse imbarcazioni in uso nella zona. Le impressioni che ne ricaverà Bonatti sono sorprendentemente simili a quelle che Humboldt scriveva 174 anni prima nel suo diario.
Nel [[1974]] è in [[Nuova Guinea]] tra i [[Dani (popolo)|Dani]]. Nel [[1975]] è sulle Terre Alte della Guayana.
Nel [[1976]] è in [[Antartide]], dove esplora le [[Valli Secche McMurdo]], con il prof Carlo Stocchino, oceanografo e meteorologo del CNR, leader della spedizione, il dott. Ivo Di Menno, tecnico elettronico, l'amm. Enrico Rossi, idrografo e ufficiale di Stato Maggiore della Marina Italiana e l'alpinista neozelandese Gary Ball.
Riga 150 ⟶ 176:
=== Il ritorno al grande pubblico ===
È solamente dopo la revisione finale del CAI pubblicata nel [[2008]] a chiarimento della [[Spedizione al K2 del 1954|vicenda del K2]] - con la convalida della versione di Bonatti - che Bonatti accetterà di partecipare a trasmissioni televisive (la prima, dopo tanti anni di esilio, nel 1983 intervistato da [[Enzo Biagi]] e poi a ''Che tempo che fa'', su RAI3 il 17 gennaio [[2009]]).<ref>
Al contempo venuto meno l'ostracismo in Italia nei confronti di Bonatti messo in atto dalle testate e dal mondo della montagna, iniziano a giungere - riscoperto in patria dal grande pubblico con decenni di ritardo - premi a riconoscimento della sua attività<ref name="repubblica.it">
=== Vita familiare ===
{{Approfondimento
|titolo=''Il casale di Dubino''
|contenuto=
"Walter Bonatti nella sua casa di Dubino, in Valtellina. Una casa dall'alta facciata, il cui corpo interno come sospeso a varie altezze e distanze, conquista, alle spalle, il monte. Scale a chiocciola, camere e camerette in varie ali, mobili in stile. Bellissima. La china del monte sale. Ci sono erbe grigie ed aspre: e anche tre giovanissimi ulivi che Rossana Podestà ha portato dall'Argentario. Hanno dovuto costruire un riparo in cima, mi spiega Walter, per arginare le notturne irruzioni di caprioli e cervi, che si nutrono di gemme."<ref>Estratto dall'articolo: "Bonatti e l'alpinismo spot" comparso su La Repubblica, 07.12.1995, pag. 50, sezione: SPORT</ref>}}
Walter Bonatti è stato sposato dal [[1972]] al [[1979]] con [[Giulia Lanfranco Carron-Ceva]], da cui divorziò, e fu poi a lungo compagno dell'attrice [[Rossana Podestà]]<ref>
===La morte e i funerali===
Quando nel corso dell'estate del [[2011]] fu diagnosticato a Bonatti un [[cancro al pancreas]], Rossana Podestà scelse di tenergli nascosta la notizia per timore che egli si [[Suicidio|suicidasse]]. "Il Re delle Alpi" morì la notte del 13 settembre 2011 all'età di 81 anni<ref>{{cita news|autore=|url=http://www.lecconotizie.com/cronaca/e-morto-walter-bonatti-un-mito-dellalpinismo-mondiale-27316/|titolo=È morto Walter Bonatti, mito dell'alpinismo mondiale|editore=lecconotizie.com|accesso=14 settembre 2011|dataarchivio=15 ottobre 2011|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20111015232115/http://www.lecconotizie.com/cronaca/e-morto-walter-bonatti-un-mito-dellalpinismo-mondiale-27316/|urlmorto=sì}}</ref><ref>{{cita news|autore=|url=http://archiviostorico.corriere.it/2011/settembre/16/attrice_scalatore_trent_anni_con_co_9_110916011.shtml|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20120915051605/http://archiviostorico.corriere.it/2011/settembre/16/attrice_scalatore_trent_anni_con_co_9_110916011.shtml|titolo=L'attrice e lo scalatore: trent' anni con Walter dopo un incontro al buio|editore=corriere.it|accesso=20 settembre 2011|urlmorto=sì}}</ref>. Rossana Podestà fu allontanata dal letto di morte dal personale medico<ref>{{cita web|URL=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2011/09/30/le-ultime-ore-di-bonatti-derubato-del.html|titolo=Le ultime ore di Bonatti, derubato del mio amore|autore=Michele Serra|data=30 Sett. 2011}}</ref>, con la motivazione che la coppia non era unita in [[matrimonio]]<ref>{{Cita web|url=https://www.lastampa.it/cronaca/2011/09/21/news/non-ero-la-moglie-di-bonatti-br-mi-hanno-cacciata-dall-ospedale-1.36931731|titolo="Non ero la moglie di Bonatti, mi hanno cacciata dall'ospedale"|sito=lastampa.it|data=21 settembre 2011|accesso=1º settembre 2021}}</ref>.
I funerali civili si sono svolti a [[Lecco]]<ref>
== Principali salite sulle Alpi ==
Nel seguente elenco sono riportate le salite più significative di Walter Bonatti sulle Alpi.<ref>
{| class="wikitable"
|- bgcolor="#
! Via
! Montagna
Riga 179 ⟶ 203:
| Via Oppio-Colnaghi-Guidi
| [[Croz dell'Altissimo]]
|
| Prima ripetizione con [[Andrea Oggioni]] e
|-
| Via Bramani-Castiglioni
Riga 210 ⟶ 234:
| [[Grand Capucin]]
| 20-23 luglio 1951
| Prima salita con Luciano Ghigo e prima ascensione della parete est<ref>
|-
| Via Bonatti
| [[Grandes Jorasses]], [[Punta Young]]
| 17 luglio 1952
| Prima salita con Enrico Peyronel, parete sud<ref>
|-
| Via della Tridentina
Riga 240 ⟶ 264:
| [[Grand Pilier d'Angle]]
| 1-3 agosto 1957
| Prima salita con Toni Gobbi, parete est<ref name="gpa">
|-
|
Riga 254 ⟶ 278:
| Via Bonatti
| [[Monte Maudit]]
|
| Prima salita con Andrea Oggioni e Roberto Gallieni<ref>
|-
| Via Major
Riga 285 ⟶ 309:
| [[Mont Blanc du Tacul]], la [[Chandelle]]
| 3-4 agosto 1960
| Prima salita con Roberto Gallieni<ref>
|-
| Via della Sentinella Rossa
Riga 330 ⟶ 354:
| [[Gruppo del Mont Blanc du Tacul|Trident du Tacul]], parete sud-ovest
| 18 settembre 1963
| Prima salita con Cosimo Zappelli di una nuova sulla parete sud-ovest<ref>
|-
| Via Bonatti-Zappelli
| [[Grand Pilier d'Angle]],
| 11-12 ottobre 1963
| Prima salita con Cosimo Zappelli, parete sud-est<ref name=gpa />
Riga 354 ⟶ 378:
== Spedizioni extra-europee ==
{| class="wikitable" style="text-align: left"
|- bgcolor="#efefef"
! Montagna
! Data
Riga 380 ⟶ 403:
* [[Alaska]] - 1965
* [[Tanzania]] - 1966 - Salita del [[Kilimangiaro]] - [[Uganda]] Salita del [[Ruwenzori]]
* [[Venezuela]] - 1967 - Foreste
* [[Indonesia]] - 1968 - Piccole Isole della Sonda
* [[Cile]] - 1970 Salita dell'[[Aconcagua]] - [[Capo Horn]]
Riga 397 ⟶ 420:
|collegamento_onorificenza = Ordine al merito della Repubblica Italiana
|motivazione = Di iniziativa del Presidente della Repubblica
|luogo=[[Roma]], 2 dicembre [[2004]]
}}
::::''Recatosi alla cerimonia di premiazione il 21 dicembre 2004, scopre in quell'occasione di essere stato premiato unitamente ad [[Achille Compagnoni]]. Offeso per il fatto di essere stato accomunato a Compagnoni, del quale aveva una pessima opinione a seguito dei fatti del K2, Walter Bonatti, con lettera al Segretario Generale della Presidenza della Repubblica del 25 dicembre 2004, rifiutò l'onorificenza.''<ref name=k2veritacavaliere>Walter Bonatti, ''K2 - La verità'', pagg. 279-283</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.quirinale.it/onorificenze/insigniti/144199|titolo=Le onorificenze della Repubblica Italiana|accesso=1º settembre 2021}}</ref>
{{Onorificenze
|immagine=Legion Honneur Commandeur ribbon.svg
Riga 405 ⟶ 428:
|collegamento_onorificenza=Legion_d'onore#Ufficiale
|motivazione=Un gigante dell'avventura dalla notorietà internazionale, un uomo coraggioso e generoso che non ha esitato a prendere tutti i rischi per soccorrere i compagni.
|luogo=[[Parigi]], [[2000]]<ref>{{Cita web|url=http://archiviostorico.corriere.it/2000/luglio/11/Bonatti_legion_onore_Chirac_co_0_0007114379.shtml|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150722224503/http://archiviostorico.corriere.it/2000/luglio/11/Bonatti_legion_onore_Chirac_co_0_0007114379.shtml|titolo=
}}
{{Onorificenze
|immagine =
|nome_onorificenza = Medaglia d'oro al valore
|collegamento_onorificenza = Medaglia d'oro al valore
|motivazione = Alpinista intrepido, già nel 1954 dette luminosa prova del suo eccezionale coraggio e generoso ardimento, contribuendo in modo determinante al successo della spedizione italiana al Karakorum-K2. La continuità delle sue imprese audacissime ha trovato la conferma più fulgida nella conquista invernale della parete nord del Cervino, alla quale si lanciava da solo, dopo aver ricondotto alla base i compagni di un primo tentativo sfortunato. La sua ferrea tempra fisica, dominata da un forte e nobile carattere, gli consentiva di superare difficoltà e ostacoli finora valutati insormontabili, quasi a simbolo della superiorità dello spirito dell'uomo sulle forze materiali. L'epica impresa suscitava la commossa ammirazione del mondo intero e l'orgoglio della Patria.
|luogo = Roma, 25 febbraio [[1965]]
}}
<ref>{{Cita web|url=https://www.quirinale.it/onorificenze/insigniti/4134|titolo=Le onorificenze della Repubblica Italiana|accesso=1º settembre 2021}}</ref>
== Riconoscimenti ==
[[File:Rifugio Walter Bonatti Refuge.jpg|thumb|[[Rifugio Bonatti]] in [[Val Ferret (Italia)|Val Ferret]]]]
* [[1971]] - trofeo ''Il gigante dell'avventura'', Per i suoi reportage foto-giornalistici. Iniziativa della rivista [[Argosy]] di [[New York]]
* 1971 - premio ''Die Goldene Blende''. Per i suoi reportage foto-giornalistici. Iniziativa della rivista Bild der Zeit di [[Stoccarda]]
* 1972 - II premio ''Etna'' - città di Linguaglossa. Motivazione: "che con eccezionali imprese alpinistiche ed eccezionali esplorazioni ha, estendendo i limiti del possibile, trasumanato l’uomo nella solitudine della montagna".
* [[1973]] - premio ''Die Goldene Blende''. Per i suoi reportage foto-giornalistici. Iniziativa della rivista Bild der Zeit di Stoccarda
* [[1998]] - È a lui intitolato il ''[[Rifugio Walter Bonatti]]''<ref name=rifugio>{{cita testo|url=http://www.rifugiobonatti.it/|titolo=Sito del Rifugio ''Walter Bonatti''}}</ref>, posto a 2.025 [[metro|m]] [[Livello del mare|s.l.m.]] nel vallone di Malatra in [[Val Ferret (Italia)|Val Ferret]]
* [[1999]] - la città di [[Monza]] lo premia con il [[Giovannino d'oro]]<ref>{{Cita web |url=https://www.comune.monza.it/export/sites/default/it/DOCUMENTI/monzaservizi/cultura/Giovannini_riepilogo.pdf |titolo=PREMIO S. GIOVANNI D’ORO |autore= |sito=comune.monza.it |data= |accesso=29 gennaio 2019 |dataarchivio=29 gennaio 2019 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190129235857/https://www.comune.monza.it/export/sites/default/it/DOCUMENTI/monzaservizi/cultura/Giovannini_riepilogo.pdf |urlmorto=sì }}</ref>
* [[2005]] - Il 21 marzo è stato insignito della ''[[Laurea Honoris Causa]]''<ref>
{{Citazione|''L'alpinismo è un'attività molto particolare; è considerata da molti uno sport, dove, però, non esistono punteggi, tempi, cronometraggi, dove in genere non vi possono essere spettatori. Alpinismo non è, però, solo questo. È sicuramente esplorazione, ma prima di tutto è scienza e conoscenza; in tutte le sue imprese, il grande alpinista cerca di studiare e comprendere la natura e l'ambiente intorno a sé, sempre confrontandosi in maniera leale, senza utilizzo di mezzi artificiali estremi che lo possano porre in posizione di eccessiva superiorità. Ma alpinismo significa anche comunicazione; l'alpinista esplora luoghi che forse solo lui è in grado di raggiungere, e deve così essere in grado, con i suoi scritti e i suoi reportages, di farli conoscere, apprezzare e studiare a tutti noi. E per finire, alpinismo è anche solidarietà e scuola di vita, quando abbiamo una corda in vita che si arrotola e si dipana, che trasmette, come fosse un cordone ombelicale, sensazioni e paure, amicizia, fiducia e felicità. Walter Bonatti rappresenta tutto ciò: è un uomo forte e coraggioso, sempre incline allo studio ed alla conoscenza di popoli ed ambienti, tenace nel difendere i suoi ideali e i suoi principi, libero e indipendente in tutti i suoi scritti.''|Dalla ''laudatio'' di Walter Bonatti a cura del Prof. Carlo Dossi}}</ref> in [[Scienze ambientali]] presso l'[[Università degli Studi dell'Insubria]]<ref>{{cita testo|url=http://www.uninsubria.it/uninsubria/allegati/pagine/4685/volum_04-05.pdf|titolo=Università degli Studi dell'Insubria, Inaugurazione dell'Anno Accademico 2004/2005|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20120206072511/http://www.uninsubria.it/uninsubria/allegati/pagine/4685/volum_04-05.pdf }}</ref>.
* [[2009]] - Il 26 aprile riceve il ''[[Piolet d'Or]] alla carriera''.<ref name="repubblica.it"/>
* [[2011]] - Il 10 dicembre viene ospitata al ''Jardin de l'Ange'' di [[Courmayeur]] [[Rossana Podestà]] per la presentazione in anteprima del numero speciale di [[Epoca (rivista)|"Epoca"]] dedicato a W. Bonatti.<ref>{{cita web|URL=http://www.mountainblog.it/ricordando-walter-bonatti-courmayeur-10-dicembre-2011/|titolo=Ricordando Walter Bonatti a Courmayeur il 10 Dic. 2011|data=29 Nov. 2011}}</ref><ref>{{cita web|URL=https://gaetanolopresti.blog/2011/12/13/a-courmayeur-epoca-ricorda-walter-bonatti-uno-che-ha-fatto-epoca/|titolo=A Courmayeur "Epoca" ricorda Walter Bonatti, uno che ha fatto Epoca|autore=Gaetano Lo Presti|data=13 Dic. 2011}}</ref>
* [[2012]] - Con la sua scomparsa, e in suo onore, il premio [[Piolet d'Or]] alla carriera venne rinominato "''Piolet d'Or alla carriera, premio Walter Bonatti''".<ref>{{cita web|lingua=en|url=http://www.pioletsdor.com/index.php?option=com_content&view=article&id=215&Itemid=322&lang=en|titolo=2012 Piolet d'Or Lifetime Achievement: Robert Paragot|editore=pioletsdor.com|accesso=22 marzo 2012|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20120320134247/http://www.pioletsdor.com/index.php?option=com_content&view=article&id=215&Itemid=322&lang=en}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://cai.mailnewsletter.it//newsletter/arc.html?cid=75682072O&mid=705214212M&pid=5410812884I&uid=7619&exid=1439|titolo=Piolets d'Or 2012 – "Premio Walter Bonatti"|sito=[[Club Alpino Italiano]]|accesso=14 febbraio 2021|urlarchivio=https://archive.is/20130413052436/http://cai.mailnewsletter.it//newsletter/arc.html?cid=75682072O&mid=705214212M&pid=5410812884I&uid=7619&exid=1439|dataarchivio=13 aprile 2013}}</ref>
* [[2013]] - Il 21 giugno viene intitolato a Walter Bonatti il piazzale antistante la sede del CAI provinciale di Bergamo.<ref>{{Cita web|url=https://video.repubblica.it/edizione/milano/bergamo-intitolata-una-piazza-a-walter-bonatti/132804/131323|titolo=Bergamo, intitolata una piazza a Walter Bonatti|sito=Repubblica TV - Repubblica|data=21 giugno 2013|accesso=1º settembre 2021}}</ref>
* 2016 - Il 16 maggio viene intitolata a Walter Bonatti la scuola media dell’IC di via Correggio di Monza.
* [[2021]] Il 20 Novembre si è svolta la dedicazione ufficiale a Walter Bonatti del sentiero ad anello di [[Portovenere]] realizzato dal [[Club Alpino Italiano|CAI]] di [[La Spezia]].<ref>{{cita web|URL=https://www.loscarpone.cai.it/giornata-al-mare-sulle-orme-bonatti/|titolo=Una giornata al mare... sulle orme di Bonatti: inaugurazione sentiero Bonatti/Portovenere|autore=Serafino Ripamonti|data=24 Nov. 2021}}</ref>
== Nella cultura di massa ==
[[File:Bonatti figurina.jpg|thumb|upright=0.7|La figurina di Walter Bonatti nell'album ''Campioni dello sport'' 1969/70]]
* Nell'album di [[figurina|Figurine]] [[Panini (azienda)|Panini]] ''Campioni dello sport'' 1967/68 la sua foto a colori è la n. 5. La stessa foto è stata usata per l'album ''Tutto Sport - I campionissimi'' del 1968 delle Edizioni Mira (è la n. 15).
* Nell'album ''Campioni dello sport'' 1969/70 la sua figurina è la n. 10 e viene subito dopo quella di [[Cesare Maestri]].
* Nel [[1992]] vengono pubblicati "''Solitario sullo Yukon''", "''Nel cuore dell'Africa''" e "''Sull'isola dei mostri''". Si tratta di tre albi a fumetti, tratti dai reportage di Bonatti pubblicati anni prima dal settimanale Epoca, disegnati da Enea Riboldi e Pasquale Del Vecchio e pubblicati dall'editore Massimo Baldini a partire dal maggio 1992. Dopo i primi tre albi la pubblicazione viene sospesa<ref>{{Cita web|url=https://www.repubblica.it/persone/2011/09/14/foto/bonatti_a_fumetti-21664092/1/|titolo=Bonatti a fumetti|sito=la Repubblica|data=14 settembre 2011|accesso=1º settembre 2021}}</ref>.
* Un'opera sinfonica dal titolo Quota 8100, presente nell'album [[Piano Car]] ([[Rai Trade]], 2010) del compositore [[Stefano Ianne]], è dedicata a Walter Bonatti.
* La rivista Magic Boy ha creato alcune storie a fumetti basate su alcune esplorazioni di Walter Bonatti.
* Nel maggio [[2012]] è uscito il primo [[film documentario]] autorizzato sulla vita di Bonatti ''Walter Bonatti, con i muscoli, con il cuore, con la testa'' di Michele Imperio e Fabio Pagani, prodotto da [[Road Television]]. Lo stesso Bonatti aveva dato il suo assenso alla realizzazione. In seguito alla morte dell'alpinista, avvenuta mentre il film era in produzione, ha subito alcune necessarie modifiche ed è stato presentato al [[Trento Filmfestival]] il 1º maggio [[2012]]<ref>{{Cita web|url=http://www.montagna.tv/cms/2012/05/02/trento-presentato-in-anteprima-assoluta-il-film-su-walter-bonatti/|titolo=Trento, presentato in anteprima assoluta il film su Walter Bonatti|sito=montagna.tv|data=2 maggio 2012|accesso=2 maggio 2012}}</ref>.
* Nel marzo [[2013]] [[
* La ''band'' [[Valdaosta|valdostana]] ''[[L'Orage]]'' ha dedicato a Bonatti il brano ''Skyline'' cantato insieme a [[Naif Herin]], dall'album "Macchina del tempo" del [[2016]].
* Il 12 settembre [[2021]] Rai 1 trasmette in prima visione il [[docu-drama]] ''[[Sul tetto del mondo (film)|Sul tetto del mondo]]''. Nelle parti recitate, Walter Bonatti è interpretato da [[Alessio Boni]].
==
Walter Bonatti partecipò a due serie di ''sketch'' della rubrica pubblicitaria televisiva su Rai1 ''[[Carosello]]'', pubblicizzando: nel 1957 il chinotto Recoaro per le Terme di Recoaro;<ref>[[Marco Giusti]], ''Il grande libro di Carosello'', II edizione, Sperling e Kupfer, ISBN 88-200-2080-7, p. 554 (in questo ''sketch'' Bonatti fu anche sceneggiatore)</ref> nel 1968 l'Amaro Medicinale Giuliani della Medicamenta Omnia.<ref>Marco Giusti, ''op. cit.'', p. 361.</ref>
== Eventi postumi ==
Il [[Museo Nazionale della Montagna]] di Torino, che dall'agosto [[2016]] conserva l'archivio Bonatti<ref>https://caisidoc.cai.it/clavisng/index.php?file=70846</ref> costituito da mezzo milione di pezzi - Bonatti era un conservatore puntiglioso dei suoi materiali - e che lo sta facendo inventariare da Veronica Lisino, Marco Ribetti e Roberto Mantovani, ha ritrovato le bozze di un libro di Bonatti relativo alla prima ascensione del [[Gasherbrum IV]] nel 1958, scalato da Bonatti con una squadra composta da [[Carlo Mauri]], [[Riccardo Cassin]], [[Bepi De Francesch]], [[Toni Gobbi]], [[Giuseppe Oberto]], [[Donato Zeni]] e [[Fosco Maraini]], libro mai pubblicato da Bonatti forse per evitare di mettersi in concorrenza con ''Gasherbrum IV'' di Fosco Maraini, che pure aveva partecipato alla scalata e aveva fornito il racconto della spedizione.
Il dattiloscritto inedito - ''La montagna scintillante'' - già corretto all'epoca da [[Gianni Vattimo]], è stato pubblicato nell'agosto [[2018]] dal Museo della Montagna, con introduzione di Roberto Mantovani, stretto amico e studioso di Bonatti, e presentato nel corso della "Colazione Bonatti", il 6 agosto 2018, sulla ''Vedetta alpina'' del Monte dei Cappuccini, la terrazza della sede del Museo della Montagna a Torino.<ref>{{Cita web|url=https://torino.repubblica.it/cronaca/2018/08/07/news/bonatti_un_caffe_sessant_anni_dopo_per_celebrare_il_gasherbrum_iv-203585135/|titolo=Bonatti, un caffè sessant'anni dopo per celebrare il Gasherbrum IV|sito=la Repubblica|data=7 agosto 2018|accesso=1º settembre 2021}}</ref>
== Opere ==
* 1961 - ''Le mie montagne'', Bologna, Nicola Zanichelli, pp.282; Milano, Rizzoli, 1983.
*
* 1971 - ''I giorni grandi. <small>Dalla tragedia del Bianco alla solitaria sul Cervino le ultime imprese di un grande alpinista</small>'', Prefazione di [[Dino Buzzati]], Milano, Arnoldo Mondadori Editore, pp.182; Zanichelli, 1978.
* 1980 - ''Ho vissuto tra gli animali selvaggi'', Bologna, Zanichelli, pp.224.
* 1984 - ''Avventura'', Milano, Rizzoli, ISBN 88-17-24039-7, pp.253.
*
*
* 1986 - ''La mia Patagonia'', Massimo Baldini Editore, pp.227.
* 1989 - ''L'ultima Amazzonia'', Massimo Baldini Editore, pp.207.
*
* 1995 - ''Il caso K2 - 40 anni dopo'', Ferrari Editrice, ISBN 88-86475-01-2, pp.205.
*
*
* 1997 - ''In terre lontane'', Milano, Baldini & Castoldi, ISBN 88-8089-323-8, pp.440.
* 1998 - ''Fermare le emozioni. L'universo fotografico di Walter Bonatti'', Edizioni Museo Nazionale della Montagna "Duca degli Abruzzi", ISBN 88-85903-75-4, pp.171.
* 1999 - ''Solitudini australi'', Edizioni Museo Nazionale della Montagna "Duca degli Abruzzi", ISBN 88-85903-91-6, pp.129.
* 2001 - ''Una vita così'', Milano, Baldini Castoldi Dalai Editore, ISBN 88-8490-051-4, pp.510; a cura di Angelo Ponta, nuova ed. aggiornata, Milano, BUR, 2014, ISBN 978-88-17-07843-6.
* 2003 - ''K2 La verità: storia di un caso'', Milano, Baldini Castoldi Dalai Editore, pp.282; ''1954-2004'', BCD, 2005; Prefazione di Rossana Podestà, Milano, Rizzoli, 2014; Milano, Solferino, 2021, ISBN 978-88-282-0658-3.
* 2006 - ''Terre Alte'', Milano, Rizzoli, ISBN 88-17-01323-4, pp.303.
* 2008 - ''I miei ricordi. Scalate al limite del possibile'', Milano, Baldini Castoldi Dalai Editore, pp.416.
* 2009 - ''Un mondo perduto. Viaggio a ritroso nel tempo'', Milano, Baldini Castoldi Dalai Editore, ISBN 978-88-6073-606-2, pp.463; Milano, Solferino, 2020, ISBN 978-88-282-0510-4.
* 2014 - ''In viaggio. Cronache e taccuini inediti'', a cura di Rossana Podestà e Angelo Ponta, Milano, Rizzoli.
* 2014 - ''Giorno per giorno, l'avventura. Appunti radiofonici'', Milano, Contrasto, pp.231.
* 2014 - ''Walter Bonatti. Fotografie dai grandi spazi'', a cura di Angelo Ponta, Milano, Contrasto, ISBN 978-88-696-5572-2.
* 2016 - ''Il sogno verticale. Cronache, immagini e taccuini inediti di montagna'', a cura di Angelo Ponta, Prefazione di [[Michele Serra]], Milano, Rizzoli, ISBN 978-88-170-8182-5.
* 2018 - ''La montagna scintillante. Karakorum 1958: il racconto inedito della conquista del Gasherbrum IV'', Milano, Solferino, ISBN 978-88-282-0064-2, pp.215.
* 2019 - ''Scalare il mondo. Passioni, imprese ed emozioni del ragazzo che sfidava l'impossibile'', a cura di Angelo Ponta, Milano, Solferino, ISBN 978-88-282-0162-5.
* 2021 - ''Stati di grazia. Un'avventura ai confini dell'uomo'', Milano, Solferino, ISBN 978-88-282-0646-0. [Catalogo della mostra]
=== Reportage di Walter Bonatti ===
Qui sotto il lungo elenco di reportage di Walter Bonatti:
{{div col}}
Riga 473 ⟶ 523:
*** ''Bonatti racconta la sua impresa più bella: la nord del Cervino in invernale'' (Epoca, n. 754, 7 marzo 1965)
* Serie '''Epoca Universo:'''
** ''Le grandi avventure di Walter Bonatti (Grande Nord America, British Columbia, Yukon, Alaska)'' - 1966
*** ''Sulla via dei cercatori d'oro''
*** ''Nel Klondike ho trovato l'oro''
*** ''Dawson: la città dei fantasmi''
*** ''Il silenzio della preistoria''
*** ''2500 chilometri in canoa, solo'' (Epoca, n. 807, 1966)
*** ''Trenta notti senza stelle'' (Epoca, n. 808, 1966)
*** ''I pellerossa dell'artico'' (Epoca, n. 809, 1966)
*** ''Sul tetto dell'inferno''
*** ''La scogliera dei leoni marini''
*** ''La strage dei salmoni''
*** ''Massacro alle Pribilof''
** ''Le mie avventure in Africa'' - 1967
*** ''Le mie avventure in Africa''
*** ''Senza fucile in mezzo ai leoni''
Riga 500 ⟶ 550:
*** ''La valle di Noè''
*** ''Nel mondo dei pigmei'' (Epoca, n. 1192, 1973)
** ''Nel mondo perduto -
*** ''Ritorno alla preistoria''
*** ''La foresta che vive''
*** ''Qui nasce il Rio delle Amazzoni'' (Epoca, n. 912, 1968)
*** ''La "Serpiente de Oro"'' (Epoca, n. 913, 1968)
*** ''Gli indios delle Ande'' (Epoca, n. 914, 1968)
*** ''Waikas, i figli della Luna''
*** ''Il cuore del Mato Grosso'' (Epoca, n. 917, 1968)
*** ''La leggenda delle cerbottane'' (Epoca, n. 918, 1968)
** ''Il giro del Mondo di Walter Bonatti'' - 1970
*** ''La magica cupola d'Australia''
*** ''Il regno degli animali più strani''
Riga 517 ⟶ 566:
*** ''La grande barriera'' (Epoca, n. 1020, 1970)
*** ''Il paradiso subacqueo''
*** ''Sulle orme di Melville'' (Epoca, n. 1023, 1970)
*** ''L'isola del silenzio''
** ''Ai confini del mondo'' - 1971
*** ''L'altra faccia del pianeta''
*** ''Le valli della Luna''
Riga 530 ⟶ 580:
*** ''L'inafferrabile tigre di Sumatra''
*** ''L'affascinante mondo della giungla''
*** ''Sono sceso dentro il Krakatoa'' (Epoca, n. 998, 1969)
*** ''I tre laghi colorati di Keli-Mutu''
*** ''I roghi sacri della magica isola di Bali''
Riga 553 ⟶ 603:
*** ''Il cimitero dei lobodonti''
** ''I giganti della Sierra Nevada - alta California'' (1ª e 2ª parte)
**
*** ''Le avventure di Bonatti cercatore d'oro'' (Epoca, n. 804, 1966)
*** ''Nel mondo perduto'' (Epoca, n. 910, 1968)
Riga 567 ⟶ 617:
** ''Alla ricerca di un punto d'incontro'', giugno 197?, pp 48–63
{{div col end}}
== Filmografia ==
* Michele Imperio e Fabio Pagani, ''Walter Bonatti: con i muscoli, con il cuore, con la testa'', Produzione Road Television, 2012.
* ''[[K2 - La montagna degli italiani]]'', regia di [[Robert Dornhelm]], [[fiction]] [[Raiuno]] del
* Grimpeurs (2015) di Andrea Federico. Documentario sulla tragedia del Freney che vide coinvolte le cordate Bonatti-Mazeaud nel Luglio del 1961
* [[Rossana Podestà]], Paola Nessi - ''W di Walter'', Ed. Contrasto
== Note ==
== Bibliografia ==
* 1996 - Marco A. Ferrari, ''Freney 1961, un viaggio senza fine'' pp. 245, Edizioni CDA & Vivalda, Collana: I licheni EAN13 9788878081284 (Vincitore del premio Gambrinus "Giuseppe Mazzotti" Sezione Montagna - XIV Edizione 1996) (ristampato nel 1998)
* 2004 - Angelo Granati, ''Ho fatto un sogno'' pp. 77, Edizioni Maremmi Editore. Ristampa 2012 in formato ebook con Narcissus.
* 2008 - [[Fosco Maraini]], Alberto Monticone, Luigi Zanzi, ''K2 una storia finita'' pp. 144, Edizioni Priuli & Verlucca editori
* 2010 - Barbara Tutino, ''Walter Bonatti'' pp. 56, Editore Cantagalli.
* 2012 - {{cita libro | autore=[[Rossana Podestà]] | titolo=Walter Bonatti. Una vita libera | anno=2012 | editore=[[Rizzoli editore]] | città= | ISBN =978-88-17-05692-2}}
* 2012 - {{cita libro | autore=[[Roberto Serafin]] | titolo=Walter Bonatti. L'uomo, il mito | città=Torino | editore=Priuli & Verlucca| anno=2012 | ISBN=978-88-8068-602-6}}
* 2013 - {{cita libro | autore=[[Reinhold Messner]] | titolo=Walter Bonatti. Il fratello che non sapevo di avere | anno=2013 | editore=[[Arnoldo Mondadori Editore|Mondadori Electa]] | città= | ISBN =978-88-370-9315-0}}
* 2020 - {{cita libro | autore=[[Donato Sperduto]] | autore2=[[Maria Sperduto]] | titolo=Apparire o essere? Da Walter Bonatti al terremoto del 1980 | città=Potenza | editore=EditricErmes| anno=2020 | ISBN=978-88-9832-152-0}}
* 2024 - {{cita libro | autore=[[Diego Alverà]] | titolo=Solo. Walter Bonatti dal K2 al Dru | città=Roma | editore=66thand2nd | anno=2024 | ISBN=978-88-9832-152-0 |collana=Vite Inattese}}
== Voci correlate ==
Riga 596 ⟶ 651:
== Altri progetti ==
{{interprogetto|q
== Collegamenti esterni ==
*{{collegamenti esterni}}
* {{
*
*
*
*
*
*
*
*
{{Controllo di autorità}}
Riga 614 ⟶ 669:
[[Categoria:Cavalieri di gran croce OMRI]]
[[Categoria:
[[Categoria:Insigniti con il Giovannino d'oro]]
[[Categoria:Persone legate agli alpini]]
[[Categoria:
[[Categoria:Scrittori italiani del XX secolo]]
[[Categoria:Scrittori italiani del XXI secolo]]
[[Categoria:Ufficiali della Legion d'onore]]
[[Categoria:Vincitori del Premio Saint-Vincent]]
| |||