Andrea Doria: differenze tra le versioni
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|nome = Andrea Doria
|immagine = Andrea Doria.jpg
|legenda = ''Ritratto di Andrea Doria
|stemma = Coat of Arms of the House of Doria.svg
|titolo = [[Principe di Melfi]]
|inizio reggenza = [[1531]]
|fine reggenza = [[1560]]
|predecessore = ''Titolo creato''
|successore = Marcantonio Doria del Carretto
|data di nascita = 30 novembre [[1466]]
|luogo di nascita = [[Oneglia]]
|data di morte =
|luogo di morte = [[Genova]]
|luogo di sepoltura = [[Chiesa di San Matteo (Genova)|Chiesa di San Matteo]]
|
|padre = Ceva [[Principato di Oneglia|Doria di Oneglia]]
|madre = Caracosa [[Marchesato di Dolceacqua|Doria di Dolceacqua]]
|
|figli =
|religione = [[
}}
{{Militare
|Immagine = Andrea Doria bulino.jpg
|Didascalia =
|Data_di_nascita = 1466
|Data_di_morte = 1560
|Nato_a = [[Genova]]
|Morto_a = [[Genova]]
|Guerre = [[Guerre d'Italia]], [[Guerre contro l'Impero ottomano]]
|Battaglie = [[Conquista di Tunisi]]<br/>[[Battaglia di Pianosa (1519)|Battaglia di Pianosa]]<br/>[[Battaglia di Girolata]]<br/>[[Battaglia di Prevesa]]<br/> [[Battaglia di Ponza]]<br/>[[Battaglia di Cherchell]]<br/>[[Assedio di Napoli (1528)|Assedio di Napoli]]<br/>[[Presa di Mahdia (1550)|Presa di Mahdia]]<br/>[[Assedio di Corone]]
|Comandante_di = Marina militare genovese
|Forza_armata = [[File:Flag_of_Genoa.svg|20px|border]] [[Marineria genovese|Marina militare genovese]]
|Grado = [[Ammiraglio]]
|Nazione_servita = [[File:Flag_of_Genoa.svg|20px|border]] [[Repubblica di Genova]]
}}
{{Bio
|Nome = Andrea
|Cognome = Doria
|Sesso = M
|LuogoNascita = Oneglia
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|GiornoMeseMorte = 25 novembre
|AnnoMorte = 1560
|Epoca = 1400
|Epoca2 = 1500
|Attività = ammiraglio
|Attività2 = politico
|Attività3 = nobile
|Nazionalità = italiano
|PostNazionalità =
}}<ref>{{Cita web|url=http://www.nobili-napoletani.it/Doria.htm|titolo=Famiglia Doria|sito=www.nobili-napoletani.it|accesso=11 aprile 2019}}</ref><ref>{{Enciclopedia italiana|nome= Dòria|nomeurl= doria|accesso=11 aprile 2019}}</ref>
Comandante in capo della [[Marineria genovese|Marina Genovese]], è considerato come uno dei migliori ammiragli dell'Italia e dell'Europa [[Medioevo|medievale]].<ref>{{Cita libro|titolo=Torri costiere del Mediterraneo: storie, popoli, battaglie |autore=Enrico Gurioli |url=https://books.google.be/books?id=b91bi8CdKLEC&pg=PA135&dq=andrea+doria+migliore+ammiraglio&hl=fr&newbks=1&newbks_redir=0&sa=X&ved=2ahUKEwiUxN3-m6OMAxWB_7sIHa5UBngQ6AF6BAgKEAM#v=onepage&q=andrea%20doria%20migliore%20ammiraglio&f=false |editore=Edizioni Gribaudo |anno=2011 |p=135 |ISBN=9788858004272}}</ref>
== Biografia ==
=== Giovinezza ===
Andrea Doria nacque ad [[Oneglia]] nel 1466 da [[Ceva II Doria]], [[Principato di Oneglia|consignore di Oneglia]]<ref>{{Cita web|url=https://www.treccani.it/enciclopedia/andrea-doria_%28Enciclopedia-Italiana%29/|titolo=Doria, Andrea|cognome=Vitale|nome=Vito Antonio|sito=Enciclopedia Treccani.it}}</ref>, esponente dell'antica famiglia genovese dei Doria di [[Oneglia]], e Caracosa Doria dei Doria di [[Dolceacqua]].<ref>{{Cita web|titolo=Famiglia Doria|url=http://www.nobili-napoletani.it/Doria.htm|accesso=11 luglio 2020|sito=www.nobili-napoletani.it}}</ref> Suo padre si trovò a un certo punto costretto a vendere i suoi titoli feudali, ed entrambi i genitori morirono relativamente giovani lasciando Andrea orfano a diciassette anni. A quei tempi, un giovane nobile che voleva migliorare la sua condizione poteva intraprendere due strade: il mestiere delle armi o la carriera ecclesiastica. Andrea scelse di diventare un soldato. Era fratello di Bartolomea (moglie di Giovanni Ambrogio [[Fieschi]]); [[Davide Doria|Davide]], consignore di [[Oneglia]]; [[Raffaele Doria|Raffaele]], consignore di [[Oneglia]], e Violante (moglie di [[Lazzaro Doria]] di [[Imperiale Doria|Imperiale]]). Andrea sposò (1527) [[Peretta Usodimare]] di [[Uso di Mare|Gherardo]] e Teodorina Cybo (figlia di [[Papa Innocenzo VIII|Innocenzo VIII]]).
=== Carriera militare ===
Si recò quindi nel 1485 a [[Roma]], città in cui il cugino [[Nicolò Doria]], suo lontano parente e congiunto a sua volta di [[papa Innocenzo VIII]] (il genovese Giovanni Battista Cybo), comandava la guardia del papa. Grazie alla parentela ottenne un posto da ufficiale, svolgendo il suo servizio fino alla morte di Innocenzo, avvenuta nel [[1492]].<br />Iniziò quindi una vera e propria carriera da [[soldato di ventura]], a servizio dei [[Da Montefeltro|Montefeltro]], degli [[Aragona|Aragonesi]] e di [[Giovanni Della Rovere|Giovanni della Rovere]], signore di [[Senigallia]], nipote di [[Papa Sisto IV|Sisto IV]] e fratello del futuro [[papa Giulio II]].<ref>{{cita|Campodonico|p. 10}}.</ref>
[[File:Genova-Palazzo San Giorgio-DSCF7710.JPG|thumb|upright|Andrea Doria raffigurato sul prospetto principale del [[Palazzo San Giorgio (Genova)|Palazzo San Giorgio]]]]
Nel [[1503]] ottenne il comando delle truppe genovesi che stavano sedando una rivolta in [[Corsica]]. Dopo una lunga campagna, riuscì a sconfiggere i rivoltosi ed a catturarne il capo, [[Rinuccio della Rocca|Ranuccio della Rocca]].
=== Presa della Briglia ===
[[File:Leone leoni, andrea doria, 1541.JPG|thumb|[[Leone Leoni (scultore)|Leone Leoni]], medaglia di Andrea Doria, 1541]]
A consacrare definitivamente anche a Genova l'immagine del condottiero ormai quasi cinquantenne fu l'episodio della fortezza Briglia (1514)<ref>{{Cita web|url=https://oubliettemagazine.com/2018/05/10/le-metier-de-la-critique-andrea-doria-self-made-man-del-500/|titolo=Andrea Doria, self made man del ‘500|cognome=Fadda|nome=Claudio|sito=Oubliette Magazine|data=10 maggio 2018}}</ref>. All'epoca, Genova era sotto il controllo dei [[Francia|francesi]], i quali mantenevano in città due guarnigioni, a Castelletto e alla Briglia, una fortezza fatta costruire dal re [[Luigi XII di Francia]]. Ubicata sullo stesso colle dove sorgeva la torre del faro, la Briglia dominava il [[porto]], tenendolo sotto il tiro dei suoi [[cannone|cannoni]].<ref>{{cita|Campodonico|p. 15}}.</ref>
Dopo la [[battaglia di Ravenna (1512)|battaglia di Ravenna]] ([[1512]]), a Genova si affermò il partito antifrancese guidato da [[Giano Fregoso (1455-1525)|Giano Fregoso]]. I francesi inviarono alla Briglia, che bloccava il traffico portuale, un vascello da guerra per rifornirla di vettovaglie<ref>Francesco Guicciardini, ''[[Storia d'Italia]]'', Lib. XI, cap. 9,
I francesi rientrarono a Genova, ripristinando
=== Sul mare ===
Intanto la situazione italiana era nuovamente mutata. A Marignano (oggi [[Melegnano]]) i francesi del nuovo re [[Francesco I di Francia|Francesco I]] sconfissero gli svizzeri ([[1515]]). Ottaviano Fregoso accettò allora di consegnare Genova a Francesco, che lo nominò governatore della città. Il mutamento istituzionale lasciò Andrea Doria al comando della flotta, a combattere contro i corsari.<ref>{{cita|Granata
===
[[File:Jean Clouet 001.jpg|upright|thumb|Francesco I ritratto da [[Jean Clouet]] [[1525]] circa]]
Francesco I non doveva essere l'unico protagonista di quell'inizio secolo. Il secondo fu [[Carlo V d'Asburgo|Carlo V]]. Era questi il figlio di [[Filippo I di Castiglia|Filippo
Carlo, nato nel [[1500]], alla morte del padre ([[1506]]) ereditò i domini borgognoni dei [[Paesi Bassi]] e della [[Franca Contea]] (il [[ducato di Borgogna]] vero e proprio era ormai saldamente rientrato in possesso della corona francese). Alla morte del nonno materno, [[Ferdinando II d'Aragona|Ferdinando II di Aragona]] ([[1516]]), ereditò i regni d'[[Aragona]], [[Sardegna]], [[Napoli]] e [[Sicilia]], e anche, in rappresentanza della madre - che, come indica l'infelice nome con cui è passata alla Storia, era
Alla morte del nonno paterno, l'imperatore [[Massimiliano I d'Asburgo|Massimiliano I]] ([[1519]]), Carlo ereditò i suoi domini austriaci e, grazie all'appoggio finanziario dei [[Fugger]], riuscì a farsi eleggere Imperatore, battendo gli altri candidati, tra cui Francesco I.
A diciannove anni, dunque, Carlo era diventato il sovrano più importante d'Europa; tuttavia,
Nel [[1522]], alla [[Battaglia della Bicocca|Bicocca]], gli imperiali sconfissero i francesi e, di conseguenza, di lì a poco le truppe imperiali e spagnole di [[Prospero Colonna (condottiero)|Prospero Colonna]] conquistarono Genova e la misero
=== Al servizio di Francesco I ===
Doria e la sua flotta riuscirono, ancora una volta, a prendere il mare prima che arrivassero i nemici. Trovato rifugio nella roccaforte dei [[Grimaldi (famiglia)|Grimaldi]] a [[Principato di Monaco|Monaco]], l'ammiraglio iniziò a compiere una serie di colpi di mano contro le coste occupate dagli spagnoli, passando da un successo all'altro e riuscendo pure ad evitare che [[Marsiglia]], accerchiata dagli imperiali, si arrendesse.
Le vittorie di Doria furono inutili. Nel [[1525]] Francesco I perse la cruciale [[Battaglia di Pavia (1525)|battaglia di Pavia]], fu catturato e trasportato a [[Madrid]].<ref>{{cita|Granata
=== Al comando della flotta pontificia ===
[[File:Sebastiano del Piombo – Portrait of Pope Clement VII (ca. 1526).
Doria, in disaccordo con il ministro [[Anne de Montmorency
Doria aveva trasferito sul mare il principio delle compagnie di ventura e si era creato una flotta, che metteva a disposizione del miglior offerente. Clemente VII progettava di cacciare spagnoli ed imperiali dall'Italia. La [[Lega di Cognac]], da lui appositamente promossa assieme agli altri stati italiani ed a Francesco I, appena tornato dalla cattività, disponeva di due tra i migliori condottieri del tempo, Doria e [[Giovanni
Frundsberg era caduto malato ed era stato costretto a rientrare in Germania (dove
L'invasione dei Lanzichenecchi ed il conseguente scempio posero termine alle ambizioni del papa, che era riuscito, all'ultimo momento, a rifugiarsi in [[
I successi navali di Andrea Doria erano stati, dunque, nuovamente frustrati dalle vittorie terrestri degli eserciti nemici.
=== Ritorno a Genova ed alleanza con
[[File:
Alla scadenza del contratto con Clemente VII, Doria ritornò al servizio di Francesco I. Comandante della flotta francese nel Mediterraneo ed appoggiato dalle truppe di Francesco, capitanate da Odet de foix, riuscì finalmente a liberare Genova
=== Crisi dell'alleanza con Francesco I ===
Francesco I progettò allora di cacciare gli spagnoli da [[Napoli]], armando una grossa flotta al cui comando non pose Andrea, bensì un nobile francese, [[
Dopo la liberazione di Genova, i problemi erano all'ordine del giorno. Innanzitutto, il re rifiutava di restituire Savona, punto su cui i genovesi non intendevano transigere.
L'alleanza con la Francia, in realtà, era ingombrante per Genova. Essa, legandosi ad un alleato tanto potente e, per giunta, così vicino, rischiava di trasformarsi in un protettorato. Carlo V, al contrario, offriva diverse garanzie. Prima di tutto, i centri del suo potere erano sufficientemente distanti dalla [[Liguria]]. Si sarebbe così accontentato, differentemente da Francesco I, di una semplice alleanza con Genova, senza pretendere di controllare militarmente parti del suo territorio ed interferire nella sua politica interna.<ref>{{cita|Spissu
Carlo, tra l'altro, per tenere insieme e sviluppare il proprio impero, esteso sia in Europa che nelle Americhe, doveva ricorrere a due fattori, di cui i genovesi avevano grande disponibilità: i capitali e le navi. Francesco I era a capo di un regno più piccolo, ma solo continentale e ben più coeso: a lui i capitali e le navi interessavano, eccome, ma, avendone meno bisogno, era disposto a pagare per essi un prezzo politico inferiore.
Alla spedizione contro Napoli, Andrea non prese parte, adducendo la propria età ormai avanzata. Inviò invece il cugino [[Filippino Doria]] che, il 20 maggio [[1528]] sconfisse la flotta spagnola. I tempi per il rivolgimento delle alleanze erano, in ogni caso, maturi.<ref>{{cita|Spissu
=== Alleanza con Carlo V ===
{{vedi anche|Svolta
{{Approfondimento
|titolo = Un quartiere come fortezza
|allineamento = destra
|larghezza = 250px
|contenuto = <br />[[File:
Palazzi dei Doria, in [[
}} Il 4 luglio seguente, Andrea ordinò alle navi comandate dal cugino di abbandonare la spedizione napoletana.<ref>{{cita|Campodonico
Durante l'estate l'accordo con Carlo V venne perfezionato. In cambio dell'alleanza, l'imperatore concesse a Genova la restaurazione della Repubblica, indipendente ed integra nel suo territorio. I genovesi avrebbero goduto gli stessi privilegi dei sudditi spagnoli ed avrebbero avuto rifornimenti di grano siciliano. Dal canto suo, Doria avrebbe messo a disposizione di Carlo dodici galere, comandate da lui, al prezzo annuo di sessantamila scudi.
Doria, per evitare
Pochi giorni dopo, il 9 settembre, si ripresentò con tredici galee davanti al porto genovese, bloccandolo tra il Molo vecchio e la Lanterna e
Il 12 settembre [[1528]] Andrea scese a terra e, stupendo non poche persone, rifiutò la
Nel frattempo, le truppe di Andrea e di [[Sinibaldo Fieschi]], iniziarono a prendere il controllo del territorio genovese, a partire dalle città più gelose della propria autonomia. La prima fu,
==
{{vedi anche|Ricostruzione del Dominio genovese
[[File:Genova-Palazzo San Giorgio-DSCF7713.JPG|thumb|La [[Croce di San Giorgio]] e [[Giano bifronte]], simboli di Genova]]
Poco più di un mese dopo, la nuova costituzione era pronta. Con essa la città assunse i caratteri di una [[
Alcune famiglie importanti, come i [[
Il [[Doge (Repubblica di Genova)|Doge]] veniva nominato per due anni ed era assistito da dodici senatori
Esistevano poi un [[Maggior e Minor Consiglio della Repubblica di Genova|Consiglio Maggiore
Il centro dello Stato era tuttavia costituito dai cinque
=== Palazzo del Principe ===
{{vedi anche|Palazzo del Principe di Genova}}
Cominciò così l'epoca in cui Andrea, pur privo di cariche ufficiali oltre al priorato dei Sindacatori, restò costantemente al centro della politica genovese. Nel [[1531]], oltre al ricevimento del [[Ordine del Toson d'oro|Toson d'oro]], fu nominato dall'imperatore Carlo V [[principe]] di [[Melfi]], feudo che tolse ai [[Caracciolo]]: alla sua morte subentrò Marcantonio Del Carretto (figlio di primo letto della moglie,
Il principe ebbe anche una reggia e una prestigiosa corte che gestì insieme alla consorte, che sposò nel 1527, [[Peretta Usodimare]], figlia di [[Gherardo Usodimare|Gherardo]] e Teodorina Cybo, a sua volta figlia di [[Papa Innocenzo VIII|Innocenzo VIII]]. I Doria, inoltre, avevano sempre fatto riferimento alla [[Chiesa di San Matteo (Genova)|chiesa di San Matteo]], che era stata la loro cappella gentilizia e luogo di sepoltura fin dalla costruzione, iniziata nel [[1125]]. Intorno a San Matteo i Doria avevano eretto le loro dimore e stabilito la propria base di potere in città. Il 12 settembre [[1528]], proprio dalle scalinate della chiesa Andrea Doria aveva tenuto il discorso al popolo dopo la sua presa di potere e sempre in piazza San Matteo la cittadinanza gli aveva donato un palazzo che lui non volle mai abitare.<ref>{{cita|Campodonico|p. 60}}.</ref>
Nel [[1521]] Andrea aveva comprato l'area di Fassolo, vicino a Porta San Tommaso. Fu lì che edificò la sua dimora, che ancora oggi è detta [[Palazzo del Principe di Genova|palazzo del Principe]].
===
In vista del passaggio alla parte
=== Di nuovo sul mare ===
[[File:EmperorSuleiman.jpg|thumb|upright|Solimano il Magnifico]]
La guerra contro i turchi, nel frattempo, continuava. In assenza di grandi battaglie le flotte ottomane e cristiane compivano continue incursioni contro le coste nemiche, saccheggiando i vari centri marittimi. Al servizio di Carlo V, Doria condusse diverse spedizioni. Nel [[1532]] la flotta ispano genovese da lui condotta mise a ferro e fuoco le coste del [[mar Egeo]], arrivando fino ai Dardanelli. In seguito spostò il fulcro delle operazioni sul [[Canale di Corinto]], conquistando [[Corone]] e [[Patrasso]].
Nel frattempo nel campo ottomano era sorta una nuova stella, [[Khayr al-Din Barbarossa|Khayr al-Dīn]], detto Barbarossa. Alla guida di una flotta importante, che gli era stata messa a disposizione da [[Solimano il Magnifico]], divenne signore di [[Algeri]] e [[Tunisi]], insidiando le coste cristiane del Mediterraneo occidentale. Nel [[1535]] Carlo V condusse una grossa [[Conquista di Tunisi (1535)|operazione contro Tunisi]], al fine di liberarsi una volta per tutte del Barbarossa. Con la fattiva partecipazione di Doria e della sua flotta, la città venne conquistata, ma il pirata evitò la cattura e l'anno dopo aveva già recuperato le forze sufficienti per devastare le [[Baleari]].<ref>{{cita|Campodonico|p. 100}}.</ref>
L'Impero manteneva un continuo stato di guerra con gli ottomani, ma anche i suoi rapporti con le altre potenze cristiane, prima fra tutte la [[Francia]], non potevano certo definirsi idilliaci. Nel [[1535]] morì [[Francesco II Sforza]] e Francesco I avanzò le sue pretese su Milano, facendo riaccendere il conflitto con Carlo che aveva incorporato i territori sforzeschi (che già controllava di fatto). La guerra andò avanti a fasi alterne, con una certa predominanza marittima della flotta imperiale (guidata, naturalmente, dall'ammiraglio genovese) e successi terrestri francesi. Alla fine però il predominio di Carlo sull'Italia venne rafforzato, grazie anche all'alleanza con il principe genovese che riuscì a portare nell'orbita imperiale i [[Medici]] di [[Firenze]] favorendo l'ascesa al potere di [[Cosimo I]].<ref>{{cita|Campodonico|pp. 102-104}}.</ref>
Il 28 settembre [[1538]] una flotta cristiana, organizzata dalla [[Lega Santa (1538)|Lega Santa]], alleanza fra [[Spagna|regno di Spagna]], la [[Repubblica di Genova]], la [[Repubblica di Venezia]] ed i [[Cavalieri Ospitalieri|Cavalieri di Malta]], voluta da [[papa Paolo III]] ed istituita nel febbraio di quell'anno per contrastare l'invadenza navale ottomana nel [[Mar Mediterraneo|Mediterraneo]], era finalmente riuscita a bloccare il Barbarossa nel canale di Corinto presso [[Prevesa]]. La [[battaglia di Prevesa]] avrebbe probabilmente avuto un esito diverso, risolvendo definitivamente i problemi portati da [[Khayr al-Din Barbarossa|Khayr al-Dīn Barbarossa]], se Doria, ritiratosi dal combattimento, non avesse lasciato campo libero al corsaro ottomano. Lo sganciamento operato dall'Ammiraglio era giustificato dalle difficoltà di manovra, per la mancanza di vento, dei velieri cristiani e in particolare della poderosa [[nave ammiraglia]] ''Galeone di Venezia'', contrapposti all'agile e veloce naviglio avversario.<ref>{{cita|Lingua|p. 86}}.</ref>
Le azioni del Doria a Prevesa furono oggetto di aspre critiche sia da parte dei veneziani che del papa che lo accusarono di aver compromesso una vittoria decisiva e d'essere un vigliacco. In realtà, più che con la viltà il comportamento dell'ammiraglio genovese è riconducibile allo scarso interesse che il mediterraneo orientale rivestiva per Genova e la Spagna (maggiormente protese verso l'atlantico) e dalla loro indisponibilità ad arrischiare i propri legni per favorire prevalentemente l'invisa Venezia.
[[File:Andrea Doria as Neptun by Angelo Bronzino.jpg|thumb|upright|[[Agnolo Bronzino|Bronzino]]<br/>[[Ritratto di Andrea Doria nelle vesti di Nettuno]]
[[File:Dragut rais.jpg|thumb|left|Ritratto popolare del corsaro Dragut; incatenato per quattro anni ai remi della nave ammiraglia di Andrea Doria fu poi liberato dietro riscatto.]]
Andrea Doria diresse ancora nel [[1540]] operazioni navali destinate a frenare le continue scorrerie dei corsari ottomani
Ben diverso era il discorso nel Mediterraneo occidentale, dove i pirati ottomani minacciavano costantemente le coste e le isole spagnole.
Nel [[1541]] Carlo V decise così di conquistare [[Algeri]], la principale roccaforte del Barbarossa. Doria disapprovava la spedizione, temendo le condizioni del mare (era autunno inoltrato), ma dovette arrendersi davanti alla decisione imperiale e salpò con la flotta dalla [[La Spezia|Spezia]]. Le operazioni di sbarco erano in corso quando, il 25 ottobre, una tempesta danneggiò pesantemente la flotta. Le truppe spagnole respinsero il contrattacco di Khayr al-Dīn, ma questi riuscì ad asserragliarsi in città e la situazione andò in stallo. Andrea Doria e
Nei cinque anni successivi, Doria continuò a servire - con una notevole energia, tanto più che aveva ormai superato i settant'anni - l'imperatore nelle diverse guerre, riuscendo quasi sempre a condurre la flotta alla vittoria.
===
{{vedi anche|
Dopo la [[Rapporti tra Carlo V e Francesco I|Pace di Crépy]] tra Francesco e Carlo nel [[1544]], Andrea Doria sperava di finire i suoi giorni nella tranquillità. Al contrario, il grande potere e l'enorme ricchezza, insieme all'arroganza del nipote ed erede
[[File:
I [[
La congiura scattò il 3 gennaio [[1547]]. Gli uomini di Gian Luigi Fieschi riuscirono a prendere possesso delle porte cittadine, mentre al porto il loro capo cercava di muovere le galee che aveva ottenuto da [[Pier Luigi Farnese]], figlio del papa e duca di [[Parma]] e [[Piacenza]]. Giannettino Doria, uscito da palazzo di Fassolo, fu ucciso. Il buon momento per la congiura, in ogni modo, svanì quasi subito. Gian Luigi Fieschi durante le manovre, cadde in mare e, appesantito dall'armatura, annegò. Soprattutto, la rivolta contro i Doria che i congiurati speravano di suscitare non avvenne.
Il giorno seguente, Genova era nel pieno controllo del Principe. La sua vendetta assunse i caratteri cupi del romanzo gotico. Il corpo di Gian Luigi Fieschi fu recuperato dal mare e lasciato a decomporsi sul molo per due mesi. I congiurati vennero messi a morte dopo un processo sommario. I beni dei Fieschi vennero espropriati, le loro roccheforti espugnate una ad una. Ebbe così fine il ruolo nella vita politica genovese di questa famiglia, l'unica delle quattro grandi a non avere grossi interessi nei commerci marittimi e nella finanza e che basava il suo potere sui grossi feudi posseduti nell'entroterra.<ref>{{cita|Campodonico
Nel settembre di quello stesso [[1547]], a [[Piacenza]], una parte della nobiltà locale mise in atto una congiura che si concluse con la morte di [[Pier Luigi Farnese]]. Oltre ai malumori degli aristocratici che vi presero parte, influì sul complotto l'appoggio del partito imperiale. Data l'importanza rivestita dal Doria tra i sostenitori italiani di Carlo V e considerato l'appoggio fornito dal Duca allo sfortunato tentativo insurrezionale di Gian Luigi Fieschi, molti hanno visto nella tragica fine di Pier Luigi una sorta di vendetta del Doria.
===
Altre cospirazioni seguirono, tutte fallite. La più importante fu quella di [[Giulio Cybo]] nel [[1548]].<br />
La disgrazia di Gian Luigi Fieschi ebbe come conseguenza le disgrazie di Eleonora Cybo e del fratello Giulio, figli della signora di Massa, [[Ricciarda Malaspina]] (erede della [[Signoria di Carrara|signoria di Massa]] e [[Storia di Carrara|Carrara]]) e di [[Lorenzo Cybo]].
La vedova di Gian Luigi Fieschi era [[Eleonora Cybo]], che, dopo la morte del marito allo scoppio dell'insurrezione, venne rinchiusa, per scelta dei parenti, nel convento delle Murate di Firenze. In seguito per lei fu organizzato un matrimonio con il capitano [[Luigi Vitelli]]. Quest'ultimo era un soldato dalla ferrea volontà e di carattere violento. Eleonora rimase vedova anche di questo secondo marito e fu rinchiusa di nuovo nel convento dove rimase sino alla morte nel 1594.<ref>{{cita|Lingua
Il fratello di Eleonora, [[Giulio Cybo]], gravitava nell'entourage di Andrea Doria, ed aveva sposato la sorella di Giannettino, Peretta. Nutriva rancore verso Andrea Doria poiché non gli voleva pagare la dote della moglie, dote della quale necessitava per pagare il [[Ducato di Massa e Carrara|Marchesato di Massa]] che altrimenti la di lui madre, [[Ricciarda Malaspina]], nota per la sua perfidia e per l'odio per il figlio, non intendeva cedergli. In questa contingenza Giulio Cybo si fece coinvolgere da Scipione Fieschi in un ulteriore tentativo di rovesciare il Doria.
Il suo tentativo ebbe vita ancor più breve, poiché venne denunciato anzitempo a [[Ferrante I Gonzaga]] da [[Paolino di Castiglione]]. Fu la madre, [[Ricciarda Malaspina]], a consegnarlo agli agenti imperiali. Giulio Cybo fu portato a Milano, giudicato e decapitato nel maggio 1548. Anche alla congiura di Giulio Cybo seguì una serie di persecuzioni degli avversari e tra i giustiziati fu Ottaviano Zino.<ref>
==
Il problema, per Doria, non era solo quello di salvaguardare il suo potere e la sua stessa vita, messi a repentaglio dalle congiure. Era anche quello di respingere i sempre più pressanti inviti a porsi sotto la diretta tutela imperiale che gli provenivano dalla Corte di Carlo V, attraverso l'ambasciatore [[Garcilaso de la Vega]].
Le proposte imperiali prevedevano lo stanziamento di una guarnigione spagnola al Castelletto, fatto che avrebbe significato la fine dell'indipendenza genovese, anche in politica interna. Nei complicati rapporti con l'Imperatore, le continue congiure facevano ovviamente pendere la bilancia a sfavore di Doria, che decise di varare una nuova riforma costituzionale, col proposito di stabilizzare la Repubblica e il suo potere.
Questa riforma è nota con il nome di ''[[Garibetto]]'', espressione
===
[[File:Bust of Andrea Doria, Vilnius.jpg|thumb|Busto di Andrea Doria conservato nel [[palazzo dei granduchi di Lituania]], a [[Vilnius]]]]
I pirati barbareschi continuavano a costituire un problema e, nel [[1550]] l'ormai ottantaquattrenne ammiraglio compì una spedizione nella Sirte, azione bellica che venne ripetuta anche [[1551|l'anno successivo]].
La guerra contro la Francia ricominciò. Nel [[1552]] e nel [[1553]] Doria condusse spedizioni contro la flotta nemica. I francesi, assieme agli ottomani, accesero la rivolta antigenovese in Corsica, che trovò un capo in [[Sampiero da Bastelica]]. Per due anni, fino al [[1555]] l'ammiraglio fu impegnato a combattere sull'isola, tornando poi definitivamente a Genova. La rivolta, di fatto posta sotto controllo, sarebbe stata definitivamente domata soltanto dopo l'uccisione di Sampiero da Bastelica, nel [[1567]].<ref>{{cita|Lingua
Dopo il ritorno a Genova, Doria decise di assegnare il comando delle navi a [[Gianandrea Doria]], figlio del defunto Giannettino.
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Nel [[1556]], Carlo V abdicò, lasciando al figlio [[Filippo II di Spagna|Filippo II]] (cui aveva già assegnato il [[Ducato di Milano]] ed il [[Regno di Napoli]] nel [[1554]] e i [[Paesi Bassi]] nel [[1555]]) la [[Spagna]], la [[Sicilia]] e le colonie americane e candidando all'Impero il fratello minore [[Ferdinando I d'Asburgo|Ferdinando]], già [[re di Boemia]] ed [[Ungheria]]. Si ritirò quindi nel convento di San Jeronimo a [[Yuste]], in [[Estremadura]], dove morì due anni dopo.
Nel [[1560]] venne organizzata una nuova spedizione contro gli ottomani. Doria si occupò unicamente dell'organizzazione, facendo partire Gianandrea. La spedizione si concluse disastrosamente a [[Battaglia di Gerba|Gerba]], il 14 maggio, quando la flotta spagnola e genovese, mal guidata da [[Juan de la Cerda]] duca di [[Medinaceli]] e reduce da una tempesta, venne distrutta da quella ottomana.<ref>{{cita|Lingua
=== Morte ===
Andrea Doria morì il 25 novembre [[1560]]. Fu sepolto nella [[Chiesa di San Matteo (Genova)|chiesa di San Matteo a Genova]]. Non lasciò figli e la sua eredità venne raccolta da Gianandrea, figlio dell'erede prediletto Giannettino (ucciso dal Fieschi nel 1547). Gianandrea, quando Andrea Doria stava morendo, era reduce dalla disfatta di Gerba: l'ammiraglio genovese poté spegnersi rasserenato almeno dal fatto che il suo erede era salvo. Si racconta che abbia redatto il suo testamento in [[lingua ligure]].<ref>{{cita|Campodonico|p. 160}}.</ref>
== Opere artistico-architettoniche patrocinate da Andrea Doria ==
Dopo la svolta politica del [[1528]] Andrea Doria chiamò a Genova vari artisti del pieno [[Rinascimento]] per importare con essi le novità stilistiche.
=== Artisti chiamati da Andrea Doria ===
* [[Perin del Vaga]]
* [[Il Pordenone]]
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=== Opere d'arte patrocinate da Andrea Doria a Genova ===
* [[Palazzo del Principe di Genova|Il Palazzo del Principe]]
* [[
== Navi che portano il nome di Andrea Doria ==
Nel corso del tempo, diverse navi sono state dedicate ad Andrea Doria.
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** Il [[transatlantico]] ''[[Andrea Doria (transatlantico)|Andrea Doria]]'', varato nel [[1951]] ed affondato il 26 luglio [[1956]], a seguito di una collisione in mare al largo delle coste [[Stati Uniti d'America|statunitensi]].
* [[Marina Militare Italiana]]:
** La [[corazzata]] ''[[Andrea Doria (nave da battaglia 1885)|Andrea
** La [[
** L'[[incrociatore lanciamissili]]/portaelicotteri [[Andrea Doria (C 553)|''Andrea Doria'' (C 553)]] - appartenente alla [[Classe Andrea Doria (incrociatore)|classe Andrea Doria]], varata nel [[1963]], in servizio fino al [[1992]].
** [[Cacciatorpediniere]] lanciamissili/[[Fregata (nave)|fregata]] [[Andrea Doria (D 553)|''Andrea Doria'' (D 553)]], appartenente alla [[
* [[
** Il [[
** La [[USS Andrew Doria
== Ascendenza ==
<div align="center">
{{Ascendenza
| 1 = Andrea Doria
| 2 = Ceva Doria
| 4 = [[Principato di Oneglia#Signori di Oneglia (1298-1488), principi di Oneglia (1488-1576)|Francesco Doria]]
| 8 = [[Principato di Oneglia#Signori di Oneglia (1298-1488), principi di Oneglia (1488-1576)|Ceva Doria]]
|16 = [[Principato di Oneglia#Signori di Oneglia (1298-1488), principi di Oneglia (1488-1576)|Aitone Doria]]
| 9 = Maria Grimaldi
|18 = Gaspare Grimaldi
|19 = Nicoletta Dardella
| 5 = Caterina Grimaldi
|10 = Giovanni Grimaldi
|20 = Luca Grimaldi
|21 = Yolande de Villeneuve
|11 = Bianca Doria
|22 = Bartolommeo Doria
|23 = Clemenza Spinola
| 3 = Caracosa Doria
| 6 = [[Sovrani di Dolceacqua|Enrichetto Doria]]
|12 = [[Sovrani di Dolceacqua|Marco I Doria]]
|24 = [[Sovrani di Dolceacqua|Imperiale I Doria]]
|25 = Leona ?
|13 = Ilaria ?
| 7 = Linò de Marini
|14 = Domenico de Marini
}}
</div>
== Onorificenze ==
{{Onorificenze
|immagine=Ordre de Saint-Michel Chevalier ribbon.svg
|nome_onorificenza= Cavaliere dell'Ordine di San Michele
|collegamento_onorificenza=Ordine di San Michele
}}<ref>{{Cita web|url=https://www.treccani.it/enciclopedia/andrea-doria_%28Dizionario-Biografico%29/ |titolo=Andrea Doria |autore= |sito=treccani.it |data= |lingua= |accesso=7 ottobre 2022}}</ref>
{{Onorificenze
|immagine=Order of the Golden Fleece ribbon bar.svg
|nome_onorificenza=Cavaliere dell'Ordine del Toson d'oro
|collegamento_onorificenza=Ordine del Toson d'oro
|motivazione=
|data=1531
}}
== Note ==
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== Bibliografia ==
* {{cita libro|autore= Pierangelo Campodonico |titolo= Andrea Doria |editore= Tormena |città= Genova |anno= 1997 |cid= Campodonico}}
* {{cita libro|autore= Angelo Luigi Fiorita |wkautore= Angelo Luigi Fiorita |titolo= Andrea Doria |serie= I Grandi Liguri |editore= Ceretti |anno= 1950 |cid= Fiorita}}
* {{cita libro|autore= Philip Gosse |titolo= Storia della pirateria |città= Bologna |editore= Odoya |anno= 2008 | ISBN= 978-88-6288-009-1}}
* {{cita libro|autore= Mario Granata |titolo= L'ammiraglio della Superba |editore= SAIE |anno= 1955 |cid= Granata}}
* {{cita libro|autore= Francesco Domenico Guerrazzi| wkautore= Francesco Domenico Guerrazzi |titolo= Vita di Andrea Doria |editore= Guigoni |anno= 1864 |cid= Guerrazzi}}
* {{cita libro|autore= Paolo Lingua |titolo= Andrea Doria |editore= Fratelli Frilli |città= Genova |anno= 2006 |cid= Lingua}}
* {{cita libro|autore= Anna Spissu |titolo= [[Il pirata e il condottiero]] |editore= Corbaccio |città= Milano|anno=2008 |cid= Spissu}} Romanzo storico.
== Voci correlate ==
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* [[Marchesato di Torriglia]]
* [[Repubblica di Genova]]
* [[Svolta filospagnola di Andrea Doria
== Altri progetti ==
{{
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
{{Box successione
|tipologia =
|carica = [[Principe
|periodo = [[1531]]-[[1560]]
|precedente = Giovanni Caracciolo
|successivo = Marcantonio Doria Del Carretto
|immagine = Coat of
}}
{{Marina genovese}}{{Controllo di autorità}}
{{Portale|biografie|Genova|marina|rinascimento|storia}}
[[Categoria:Ammiragli genovesi]]
[[Categoria:Doria|Andrea Doria]]
[[Categoria:Andrea Doria| ]]
[[Categoria:Cavalieri del Toson d'oro]]
[[Categoria:Marchesato di Torriglia]]
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