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[[File:Ponte - palazzo Taverna degli Orsini a Monte Giordano - cortile e fontana dell'acqua Paola 00607.JPG|thumb|Fontana nel cortile del palazzo di Monte Giordano]]
[[File:Ingresso Palazzo Taverna su via Monte Giordano.jpg|thumb|Ingresso del palazzo su via Monte Giordano -. Sulla sinistra l'edificio degli Orsini del ramo di Bracciano]]
[[File:Ingresso Monte Giordano su via Gabrielli.jpg|thumb|IngressoAntico ingresso su via dei Gabrielli]]
[[File:Cortile Monte Giordano1.JPG|thumb|Veduta di parte della corte interna di Monte Giordano]]
'''Monte Giordano''' è una piccola altura posta nel centro di Roma nel rione [[Ponte (rione di Roma)|Ponte]], nella ''Regio'' nota in passato come ''Scorteclaria'', nei pressi di [[Ponte Sant'Angelo]], formatasi probabilmente per l'accumulo di detriti provenienti dal non lontano antico scalo fluviale della ''statio marmorum'' di [[Lungotevere Tor di Nona|Tor di Nona]].<ref>Rodolfo Lanciani, ''Storia degli Scavi di Roma e le Notizie intorno alle Collezioni Romane di Antichità'', a.1902, vol. I, p.9; Simon Swynfen Jervis & Dudley Dodd, ''Roman Splendour, English Arcadia: The Pope's Cabinet at Stourhead'', a.2014, p.44.</ref>. È situata lungo la via omonima, prolungamento della [[via di Panìco]], e prospiciente la [[via dei Coronari]] in prossimità di Piazza [[San Salvatore in Lauro]]; l'area è altresì delimitata dal vicolo Domizio<ref>Forse dal nome della prossima ''Porta Domitia'', una posterula che si apriva nelle Mura Aureliane presso lo scalo ''marmorum'', v. ''Case e torri medioevali a Roma: Documentazione, storia e sopravvivenza...'' di Lorenzo Bianchi, Maria Rosaria Coppola, Vincenzo Mutarelli, Mariella Piacentini, p. 359</ref> alla cui confluenza con via dei Coronari è posta la nota ''Immagine di Ponte'', e da via della Vetrina. <br>Il sito rivestiva nel Medio Evo notevole valore strategico per essere collocato tra due arterie principali quali la via ''Recta'' e a ridosso della via ''Papalis'', così detta essendo la strada che percorreva il Papa nelle [[Cavalcata papale|Cavalcate di Possesso]]; quest'ultima oggi nota come via dei Banchi Nuovi e via del Governo Vecchio, percorreva piazza dell'Orologio (già piazza di Monte Giordano), ed insieme a via del Pellegrino costituiva la principale arteria che collegava la città al Vaticano. <br>Il palazzo è contraddistinto con il numero 582 nella Pianta o ''Nuova Topografia'' di Roma di [[Giovanni Battista Nolli]].<br>Si vuole che il ''monte'' sia citato anche da [[Dante]] nel XVIII canto dell'[[Inferno (Divina Commedia)|Inferno]] (28-33).
== Storia ==
Noto dalla metà del [[secolo XII]] come luogo fortificato di proprietà di ''Johannes Roncionis'', detto signore di ''Raiano''<ref>Giovanni ''Runcio'' o ''Runcionis'' ''de Raiano'' era vivente nel 1151 quando fu testimone della cessione della metà del Tuscolo fatta dai Colonna a papa Eugenio III, v, Augustine Theiner, ''Codex diplomaticus S. Sedis'', vol. I, p.15; L. A. Muratori, ''Antiquitates Italicae Medii Aevi'', T. III p. 797. Secondo Antonio degli Effetti nel suo ''De' Borghi di Roma e luoghi convicini al Soratte...'' a.1675, pp.70-71, Giovanni di Roncione ottenne il castello dal Monastero di S. Paolo che possedeva pressoché l'intero territorio Collinense a cui, insieme al suo fratello minore Berardo, venne restituito nel 1159; p.71. Giovanni ''Runcio'' o di Roncione da taluni è fatto discendere da Guido di Leone di ''Reiano'' ritenuto della famiglia dei Boboni [[Bobone]], v. ''Niccolo III...'' in "La Civiltà Cattolica", A. XXXXVI (1895), Serie XVI, Vol. II, Quaderni 1078 e 1080, pp. 425 e 657. </ref> sito in territorio ''[[Capena|Collinense]]'' (quasi certamente l'attuale [[Riano (Italia)|Riano]]), ancora nella bolla di [[papa Alessandro III]] del 11781177, ne veniva già attestata la presenza della [[Chiesa dei Santi Simone e Giuda (Roma) |chiesa di S.Santa Maria in Monticello]] appartenente al monastero di [[Basilica di Sant'Elia|S. Elia di Falleri]].<ref>Christian Hulsen, ''Le chiese di Roma nel medioevo, cataloghi e appunti'', 1927, p.350. La chiesa chemantenne pochiil annititolo di S. Maria ''de monte Johannis Roncionis'' ancora nella prima metà del secolo XIV quando il monastero di S.Elia era passato sotto il controllo dell'[[Arcispedale di Santo Spirito in Saxia]], v. A. Esposito Aliano, ''Un inventano di beni in Roma dell'Ospedale di S. Spirito in Sassia (a. 1322)'', in Archivio [[Società romana di storia patria|Società Romana di Storia Patria]], a. XXX 3ª serie, a. XCIX, 1976, I-IV, n. 129, p.112. dopoSuccessivamente andrà a far parte delle filiali della basilica di S. Lorenzo in Damaso, quando nel sec. XV suole essere chiamata de ''Monte Iordano'', e dal periodo di papa Pio V prenderà il nome di S. Simone e Giuda; [[Costantino Corvisieri]], ''Delle posterule tiberine tra la porta Flaminia ed il ponte Gianicolense'', in Archivio società romana di storia patria, I, 1878, pp. 111 e segg.</ref> Nel secolo successivo il monte risultava di proprietà di Stefano ''Petri de Monte''<ref>Forse il medesimo Pietro che era senatore nel 1192, v. Claudio De Dominicis, ''Membri del senato della Roma pontificia Senatori, Conservatori, Caporioni e loro Priori e Lista d'oro delle famiglie dirigenti'' (secc. X-XIX), p.14. Non è tuttavia da escludere che costui appartenesse alla discendenza dell'aristocratico Cencio di Stefano vissuto nell'XI secolo che aveva fortificato con una torre sin dalla metà del secolo XI quel lato di ponte Elio e che fu protagonista del rapimento nel 1075 di [[papa Gregorio VII]] tenuto prigioniero in una sua torre in Parione; famiglia che, da una citazione espressa nel testo di P. Galletti nel descrivere alcuni componenti di essa, raccolti in un documento del secolo XI dell'Abbazia di San Paolo fuori le mura riguardo al possesso di alcuni castelli, sembra da identificare con i ''De Ponte''. v. Fedele Savio, Niccolò III (Orsini). 1277-1280. VIII. La Donazione di Castel S. Angelo, in Civiltà Cattolica, Anno XLV (1894), Serie XV, Vol. XII, Quad. 1064. p.147; Duchesne, ''Liber Pontificalis'' I, p. 337; voce Cencio in Dizionario Biografico degli Italiani; P. Galletti, ''Capena municipio de Romani'', Roma 1756, p.69; Basilio Trifone, ''Le carte del monastero di S. Paolo f.l.m. di Roma dal sec. XI al XV'', in Archivio della Regia Società Romana di Storia Patria, a. 1908, n.3-4, p.288, doc. n. VII del 1139; M. Thumser, ''Rom und der römische Adel in der späten Stauferzeit'', Tubingen 1995, v. fam. De Ponte.</ref> ritenuto della famiglia Stefaneschi che vi possedeva la ''Turris Maior''.<ref>Gio. Domenico Franzini ipotizza che prima di essi vi abitassero gli "antichissimi Conti di Sabina", ''Descrittione di Roma antica e moderna. Nella quale si contengono chiese...'' Roma 1694, p.787</ref>
=== Gli Orsini ===
Nel secolo successivo il monte risultava di proprietà di Stefano ''Petri de Monte''<ref>Forse il medesimo Pietro che era senatore nel 1192, v. Claudio De Dominicis, ''Membri del senato della Roma pontificia Senatori, Conservatori, Caporioni e loro Priori e Lista d’oro delle famiglie dirigenti'' (secc. X-XIX), p.14. Non è tuttavia da escludere che costui appartenesse alla discendenza dell'aristocratico Cencio di Stefano vissuto nell'XI secolo e che fu protagonista del rapimento nel 1075 di [[papa Gregorio VII]] tenuto prigioniero in una sua torre in Parione; famiglia che, da una citazione espressa nel testo di P. Galletti nel descrivere alcuni componenti di essa, raccolti in un documento del secolo XI dell’Abbazia di San Paolo fuori le mura riguardo al possesso di alcuni castelli, sembra da identificare con i ''De Ponte''. v. Duchesne, ''Liber Pontificalis'' I, p. 337; voce Cencio in Dizionario Biografico degli Italiani; P. Galletti, ''Capena municipio de Romani'', Roma 1756, p.69; Basilio Trifone, ''Le carte del monastero di S. Paolo f.l.m. di Roma dal sec. XI al XV'', in Archivio della Regia Società Romana di Storia Patria, a. 1908, n.3-4, p.288, doc. n. VII del 1139; M. Thumser, ''Rom und der römische Adel in der späten Stauferzeit'', Tubingen 1995, v. fam. De Ponte.</ref> ritenuto della famiglia Stefaneschi che vi possedeva la ''Turris Maior'', e quindi degliGli [[Orsini]] che,ne entratineentrarono progressivamente in possesso tra il [[1242]] e il [[1262]],<ref>[[Umberto Gnoli]], ''Topografia e toponomastica di Roma medievale e moderna'', 1939, alle voci; e Carocci S., ''Una divisione dei possessi romani degli Orsini (1242-1262)'', in Archivio della Società Romana di Storia patria, a.1992</ref>, ne divennerodivenendone poi gli unici proprietari. Il sito prese nome allora, probabilmente, dal [[Giordano Orsini (cardinale 1278)|cardinale Giordano]] (fratello del [[papa Niccolò III]]) o da Giordano [[Senatore di Roma]] nel 1339.<ref>Pasquale Adinolfi, ''Roma nell'età di mezzo'', Rione Ponte, Tomo V, P.3^, p.316.</ref>. Dallo stesso periodo la località, ormai pienamente di proprietà di alcuni rami della famiglia che vi si erano insediati, fu nota anche come ''Mons Ursinorum'', dalla cui dimora i rami della famiglia presero a distinguersi dagli altri con il nome di Orsini ''de Monte'', rispetto agli Orsini ''de Campo'' residenti in [[Campo de' Fiori]], e agli Orsini ''de Ponte'' residenti in prossimità del vicino [[Ponte Sant'Angelo]]<ref>v. Angelo Mercati, ''Nell'Urbe dalla fine di settembre 1337 al 21 gennaio 1338. Documenti seguiti da altre "Varia" in Archivio Segreto Vaticano''; in Miscellanea Historiae Pontificiae, Roma 1945, p.15.</ref>, o nello stessonell'omonimo [[Castel Sant'Angelo|castello]].
La famiglia Orsini vi costruì nei secoli successivi un complesso edilizio fortificato di notevoli dimensioni<ref>Kristin Triff, ''Two seventheeth-century plans of the Palazzo Orsini di Monte Giordano in Rome''. In Mitteilungen des Kunsthistorischen Institutes in Florenz, 1998, 511-523</ref> il cui antico accesso sarebbe stato quello sull'attuale via dei Gabrielli, dove si riunirono le abitazioni dei rami di [[Bracciano]], di [[Monterotondo]] e di [[Pitigliano]].<ref>Francesco Asso, ''Sull'origine dell'altura detta prima "Monte di Giovanni Roncione" poi "Monte Giordano"'', in Quaderni dell'Istituto di Storia dell'Architettura dell'Università di Roma”, 1 (1953), pp. 10-15</ref>. L'insieme, costituito così da più edifici distinti, fu tuttavia raramente abitato da membri della famiglia, che preferirono invece darlo in affitto ad ospiti di riguardo.
SulNel 1477 il complesso fu sottoposto da membri della famiglia al vincolo di inalienabilità mediante l'istituzione di un fedecommesso<ref>Finding Aid for the Orsini Family Papers, ca. 1150-1950 (bulk 1500-1900), p.903</ref> e sul finire deldello XVstesso secolo<ref>[[Stefano Infessura]] fissa il giorno nel 16 agosto 1482, durante la guerra tra Sisto IV di cui gli Orsini erano partigiani e il Duca di Calabria, a causa di folgori che si abbatterono su Roma e che rovinarono anche la torre angolare di [[Palazzo Venezia]], in ''Diaria Urbis Romae''</ref> il complesso subì dei crolli nelle sue parti più antiche tanto che l'atrio di Monte Giordano si riempì di pietre e quant'altro era caduto,. A causa della posizione assunta da [[Gentile Virginio Orsini]] durante la [[congiura dei Baroni]] nella notte tra 30 novembre e 1 dicembre 1485 le sue abitazioni a Monte Giordano vennero date alle fiamme; inoltre nei giorni della morte di [[papa Alessandro VI]] il complesso fortificato fu saccheggiato e incendiato dalle soldatesche di [[Cesare Borgia]] capitanate da [[Michelotto Corella]].<ref name="ref_A">P. Adinolfi, ''Roma nell'età di mezzo'' cit., ivi.</ref>.
L'edificio dei duchi di Bracciano, aggettante sulla attuale via di Monte Giordano costituì, in particolare, una delle sedi di rappresentanza a Roma (insieme al Palazzo di Monte Cavallo, l'odierno [[Palazzo del Quirinale|Quirinale]]) del cardinale [[Ippolito II d'Este]], che vi ospitò, tra gli altri, e a più riprese [[Bernardo Tasso]] e il figlio, il celebre [[Torquato Tasso|Torquato]]. Il cardinale morì nel palazzo il 2 dicembre [[1572]] e, vestita di mitra e paramenti violacei, la salma fu esposta nella sala maggiore prima di essere traslata nella [[Chiesa di Santa Caterina dei Funari]] il giorno successivo.
Nella seconda metà del secolo XVI e agli inizi del successivo vi furono alcuni tentativi di alienare il complesso o parte di esso da parte di [[Franciotto Orsini]] e dei suoi famigliari del ramo di Monterotondo e di [[Alessandro Orsini]] del ramo di Bracciano, a cui si oppose anche il [[papa Clemente VIII]] con la sospensione del fedecommesso.<ref>P. Adinolfi,name="ref_A" ''Roma nell'età di mezzo'' cit., ivi.</ref>.
Nel 1574 vi vennero ad abitare da Firenze [[Paolo Giordano I Orsini|Paolo Giordano Orsini]], I duca di Bracciano e uno dei protagonisti del forte indebitamento della famiglia, a causa delle enormi spese di rappresentanza che comportavano la sua posizione sociale, e lasua moglie, [[Isabella de' Medici]] (+1576), che fecero apportare delle modifiche alle stanze di quella che, seppur per breve periodo, fu la loro comune residenza.
Agli inizi del '600 gli eredi del ramo di Bracciano acquisirono l'adiacente edificio del ramo dei conti sovrani di [[Pitigliano]] che si erano trasferiti in Toscana, facendolo unire a quello di Bracciano mediante un arco, che sarà rimaneggiato nell'800, esaltando la monumentalità del nuovo accesso al complesso edilizio. Quanto all'edificio del ramo di Monterotondo, feudo ceduto ai Barberini nel 1646, questo era passato con Isabella Orsini per eredità ai conti di [[Carpegna]] per passare ai Tanari di Bologna.
Un altro ospite di rilievo fu il [[cardinale]] [[Maurizio di Savoia]] che, preso in affitto l'edificio a partire dal [[1626]], per qualche anno ne fece uno dei centri della vita mondana, culturale ed artistica di Roma. Nell'[[estate]] del [[1637]] il palazzo e la piazza antistante furono teatro delle fastose cerimonie organizzate dal cardinale per celebrare l'elezione di [[Ferdinando III d'Asburgo]] a [[imperatore del Sacro Romano Impero]].
=== L'estinzione degli Orsini di Bracciano e i Gabrielli ===
[[File:Flavio I Orsini duca di Bracciano.jpg|thumb|Flavio Orsini]]
Raccoltasi l'intera proprietà di quanto rimaneva del depauperato asse ereditario, al netto degli ingenti debiti accumulati dai componenti del casato, nelle mani di Don [[Flavio Orsini (1620-1698)|Flavio]],<ref>Assunte le redini dello stato avito alla morte del padre duca Ferdinando nel 1660, poteva infatti vantare i titoli di duca di Bracciano, principe di [[Nerola]], marchese dell’Anguillaradell'Anguillara, principe del S.R.I., duca di [[San Gemini]], con la signoria di decine di località; nonostante l'incameramento dei beni del ramo di [[Vicovaro]] avvenuto agli inizi del secolo e il ricco matrimonio con Ippolita Ludovisi, tentò inutilmente di risollevare le dissestate condizioni finanziarie con la vendita nell'arco di un decennio di più della metà dei suoi beni: parte dello stato di Bracciano con [[Anguillara Sabazia|Anguillara]] e [[Trevignano Romano|Trevignano]], [[Oriolo Romano|Oriolo]], [[Ischia di Castro]], [[Formello]] e [[Sacrofano]], [[Campagnano di Roma|Campagnano]], e vari altri feudi come [[Cerveteri]], [[Nerola]] e [[Vicovaro]] ceduti dal fratello Lelio.</ref>, ultimo duca di Bracciano e [[Principe assistente al Soglio pontificio|Assistente al Soglio]], privo di eredi, questi abitò a Monte Giordano con la seconda moglie, [[Marie Anne de La Trémoille]], la quale non poco contribuì al dissesto finanziario mediante acquisti di opere d'arte ([[Bronzino]], [[Tintoretto]], [[Tiziano]], [[Veronese]], [[Antoon van Dyck|van Dyck]] e [[Dürer]]), mobili di pregio e tappezzerie al fine di arricchire gli ambienti del palazzo che diventò così il centro intellettuale e mondano della città.<ref>Archivio Storico Capitolino, ''Natale a Corte. Auguri dei sovrani europei agli Orsini di Bracciano. Flavio Orsini.''. Roma 1988.</ref>.
Il complesso edilizio, nonostante gli inutili tentativi di risanamento finanziario, venne ceduto nel [[1688]], grazie all'intervento di un Commissario amministratore e della [[Congregazione dei baroni dello stato ecclesiastico|Congregazione dei Baroni]], che nel 1696 si occuperà pochi anni dopo (1696) della cessione del ducato di Bracciano agli [[Odescalchi]], ai marchesi romani Pietro e Antonio [[Gabrielli]], per 60.000 scudi. La transazione consentì agli Orsini di andare ad abitare nel quattrocentesco [[Palazzo Braschi|PalazzoOrsini Orsinia Pasquino]] dipresso [[piazza Navona]] detto ''a [[Pasquino]]'', già appartenuto al ramo di [[San Gemini]] (discendenti da Francesco Orsini Prefetto di Roma), con un vitalizio annuo di 4000 scudi.
[[File:Placido Gabrielli 2.jpg|thumb|Placido Gabrielli]]
VersoInsieme ilal finirepalazzo delvenne Seicentoalienata gran parte della ricca [[Collezione Orsini|collezione d'arte e antichità]] della famiglia<ref>Federico Rausa, ''Le collezioni di antichità Orsini nel palazzo sidi costituìMonte Giordano'', in Bullettino della Commissione Archeologica Comunale di Roma, Vol. 101 (2000), p.176</ref> che andò a costituire verso il finire del Seicento, ad opera di Pietro Gabrielli (1660-1734), [[protonotario apostolico]] e chierico di camera di [[Innocenzo XI]], unala notevolenota collezione d'arte, in larga parte dispersa a seguito della condanna dello stesso per [[eresia]] e alla conseguente fuga nella [[Repubblica di Venezia]].<ref>Dalma Frascarelli, Laura Testa. ''Arte e cultura nella quadreria romana di Pietro Gabrielli (1660-1734) a palazzo Taverna di Monte Giordano'', Roma: Istituto Nazionale di Studi Romani, 2004</ref>. Suo nipote, anch'egli di nome Pietro (1746-1824), fece restaurare l'insieme, incaricando l'architetto Francesco Rust di realizzare un nuovo braccio per collegare tutti gli edifici, ed affidando nel 1809 a [[Liborio Coccetti]] la realizzazione della decorazione interna secondo i canoni del [[Neoclassicismo]] e del "neopompeiano"<ref>Paul Fleuriot de Langle, ''Connaissance des Arts'', Paris, n. 177, nov. 1966</ref>, che vi rimase fino al 1816 anno della sua morte. Sospettato di simpatie napoleoniche, Liborio Coccetti visse nel palazzo per alcuni anni, in stato di volontaria reclusione, ospite del principe Pietro Gabrielli, che era stato ''maire adjoint'' (vicesindaco) di Roma durante il periodo francese: questo episodio sembra essere all'origine del dramma storico ''[[La Tosca]]'' di [[Victorien Sardou]] e quindi dell'omonima [[Tosca (opera)|opera lirica]] di [[Giacomo Puccini]].<ref>Alberto Arbasino. Marescialle e Libertini. Milano: Adephi, 2004</ref>. Successivamente, nel corso dell'Ottocento, i Gabrielli ospitarono nel palazzo alcuni membri della famiglia [[Bonaparte (famiglia)|famiglia Bonaparte]], tra cui l'[[Eugenia de Montijo|imperatrice Eugenia]] e il cardinale [[Lucien-Louis-Joseph-Napoléon Bonaparte|Luciano Luigi]], che vi morì nel [[1895]].
=== I Taverna ===
La proprietà fu poi ceduta, nel [[1888]], dal principe [[Placido Gabrielli]], figlio di [[Carlotta Bonaparte]] principessa di [[Canino (Italia)|Canino]], aial conticonte [[TavernaRinaldo (famiglia)|Taverna]], per la somma di 1.800.000 [[franco francese|franchi francesi]].<ref>Fondazione Camillo Caetani. ''Il costume è di rigore. 8 febbraio 1875: un ballo a Palazzo Caetani'', Roma: L'Erma di Bretschneider, 2002</ref>. Il complesso è quindi pervenuto sul finire del XX secolo per via ereditaria ai [[Gallarati Scotti (famiglia)|Gallarati Scotti]]. <br>Dal 1923 per oltre mezzo secolo ha ospitato la Biblioteca della Associazione di Studi Meridionali [[Giustino Fortunato]]. Attualmente è adibito in parte dai proprietari ad ospitare ricevimenti mediante il servizio catering [[Aldobrandini]]. <br />
Il palazzo è contraddistinto con il numero 582 nella Pianta o ''Nuova Topografia'' di Roma di [[Giovanni Battista Nolli]].
Il sito rivestiva nel Medio Evo notevole valore strategico per essere collocato a ridosso della via ''Papalis'', così detta essendo la strada che percorreva il Papa nelle [[Cavalcata papale|Cavalcate di Possesso]]. Oggi nota come via dei Banchi Nuovi e via del Governo Vecchio, la strada percorreva piazza dell'Orologio (già piazza di Monte Giordano), ed insieme a via del Pellegrino costituiva la principale arteria che conduceva al Vaticano.
Si vuole che il monte sia citato anche da [[Dante]] nel XVIII canto dell'[[Inferno (Divina Commedia)|Inferno]] (28-33).
== Dintorni ==
*[[Via dei Coronari]]
*[[Chiesa di San Salvatore in Lauro]]
*[[Palazzo Lancellotti]] ai Coronari
*[[Chiesa dei Santi Simone e Giuda (Roma)]]
*[[Chiesa di San Simeone Profeta (Roma)]]
*[[Palazzo Cesi-Gaddi]]
* Affreschi di [[Polidoro da Caravaggio]] in via della Maschera d'Oro ([[Palazzo Milesi (Roma)|Palazzo Milesi]])
*[[Lungotevere Tor di Nona]]
*[[Ponte Sant'Angelo]]
*[[Castel Sant’AngeloSant'Angelo]]
*[[Chiesa dei Santi Celso e Giuliano]]
*[[Palazzo Alberini]]
*[[Palazzo del Banco di Santo Spirito]]
*[[Chiesa di Santa Maria in Vallicella]]
*[[Oratorio dei Filippini]]
*[[ChiostroArchivio delStorico BramanteCapitolino]]
*[[Biblioteca Vallicelliana]]
*[[Chiesa di Santa Maria della Pace (Roma)|Chiesa di Santa Maria della Pace]] e Chiostro del Bramante
*[[Palazzo Gambirasi]]
== Note ==
{{Portale|Roma}}
▲{{Coord|41.900037|12.468871|type:landmark|display=title}}
[[Categoria:Roma R. V Ponte]]
[[Categoria:Palazzi di Roma|Monte Giordano]]
[[Categoria:Residenze degli Orsini]]
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